Italia Ornitologica Maggio 2019

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Rivista mensile di Ornitologia Scientifica - Tecnica - Pratica Organo Ufficiale della F.O.I.-Onlus

ANNO XLV numero 5 Maggio 2019

Ondulati e altri Psittaciformi

Estrildidi-Fringillidi-Ibridi

Canarini di Forma e Posizione Arricciati

Il raro Pyrrhura molinae restricta

Le categorie a concorso L’Arricciato E.F.I. per le mostre 2019 Gigante Italiano

Canarini di Colore

Le interazioni



ANNO XLV NUMERO 5 MAGGIO 2019

sommario Assemblea Generale delle Associazioni: tanto di nuovo sul fronte federale

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Antonio Sposito

Il raro Pyrrhura molinae restricta (Todd, 1947) Guglielmo Petrantoni e Simone Micheloni

Le interazioni Giovanni Canali

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La postazione veterinaria nelle mostre ornitologiche Gianluca Todisco

L’Arricciato Gigante Italiano Salvatore e Angelo Cremone

Il Satiné… ancora e sempre A. Filleul

Verzellino x Canarino Renzo Esuperanzi

Stress, miti e verità José Mauricio Barbanti Duarte

Orni-flash News al volo dal web e non solo

Canarini di Colore

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Erythrura, tra amicizia e tecnicismo Francesco Faggiano e Manuel Freitas

35 38 41 47 49 53 55

Canarini di Forma e Posizione Lisci

Lancashire Sergio Palma

Le categorie a concorso E.F.I. per le mostre 2019 Carmelo Montagno Bozzone

Una Razza di Canarini in via d’estinzione in Italia? Giuseppe Occhini

Incontro C.I.T.E.S. Roberto Garavaglia

Pagina aperta Argomenti a tema

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Canarini da Canto

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Canarini di Forma e Posizione Arricciati

Modalità di sviluppo canoro Francesco Di Giorgio

Verbale Consiglio Direttivo del 5-6-7 aprile 2019

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Editoriale

Assemblea Generale delle Associazioni: tanto di nuovo sul fronte federale di ANTONIO S POSITO

Il Consiglio federale espone i dati della gestione 2018 a Chianciano

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uella di quest’anno è stata un’Assemblea connotata da un preponderante vissuto emotivo, tenuta in un luogo bello, prestigioso ed affascinante, quale il Salone Nervi del Parco Acquasanta in Chianciano Terme. Assemblea convocata “in esterna” rispetto alla ordinaria sede di Piacenza, per la prima volta in Toscana. Anche i preliminari non sono stati propriamente di rito. Sono infatti intervenuti per gli indirizzi di saluto il Vice Sindaco di Chianciano Rossana Giulianelli – altresì portatrice di quello del Sindaco Andrea Marchetti che il giorno prima aveva fatto visita al CDF in albergo – ed il Presidente Generale della COM Carlos Fernando Ramoa. Entrambi gli interventi sono stati ricchi di contenuti istituzionali, il primo incentrato sul percorso di conoscenza fra l’Amministrazione Comunale e la Presidenza Federale iniziato in occasione del Campionato Mondiale di

Cesena ed il secondo sulle prospettive organizzative dell’ornitologia mondiale per il prossimo anno. Poi subito il tuffo nel merito assembleare nel quale l’Organo sovrano viene chiamato ad esprimersi sull’adozione di un nuovo Statuto, resasi necessaria con l’entrata in vigore del Codice del Terzo Settore promulgato con il decreto legislativo n. 117/2017. Il testo, nella sua versione integrale già inviato a tutte le Associazioni federate, costituisce il risultato finale di un lungo lavoro di esame e di approfondimento del contenuto della legge, dei lavori preparatori, della circolare ministeriale e dei commenti dottrinari, posto in essere dal Presidente e dal Consigliere Maria Carla Bianchi con l’ausilio di alcuni professionisti del settore di riferimento. Quel testo, attagliato e modellato sulle esigenze presenti e future della FOI, viene letto dal Presidente quanto alle parti oggetto di modifica e di

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Editoriale aggiornamento e la sua unanime approvazione sancisce la permanenza della Federazione fra gli Enti del Terzo Settore. Il momento di fondamentale significato viene cristallizzato nel verbale redatto dal Notaio Giuseppe Petrina, Giudice FOI, al quale il Presidente rivolge il ringraziamento per la disponibilità dimostrata. L’Assemblea continua confermando la linea di tenuta degli anni precedenti volta a rendere l’illustrazione del bilancio consuntivo non già una pedante lettura di voci e di numeri ma, piuttosto, una favorevole interazione con i Rappresentanti delle Associazioni tendente alla chiarezza ed alla trasparenza dei dati contabili. Persino la lettura della relazione del Collegio dei Revisori dei Conti si sviluppa con modalità più dinamiche rispetto al passato. In tale cerchio si inscrive anche il momento previsionale fondato sulla programmazione partecipata e condivisa dall’Assemblea che non può non soffermarsi sul punctum dolens che in questo periodo interessa la vita della Federazione ovvero la significativa flessione del numero dei tesserati. Orbene, per quanto si possa convenire sul fatto che la crescita di una entità come la FOI non possa e non debba essere valutata solo da un punto di vista numerico, si avverte la necessità, si percepisce l’esigenza di profondere impegno e risorse – qualora fosse richiesto, anche economiche – per far sì che la crescita della cultura ornitologica, ambientalista e protezionista del proprio sistema di riferimento non si arresti ma, invece, continui il proprio cammino senza assolutamente segnare il passo. In tale prospettiva vanno intesi la vicinanza ed il sostegno alle Associazioni ed ai Raggruppamenti Regionali che, su base territoriale e talvolta anche mediante forme molto differenti di interazione e di confronto con le Istituzioni

La consegna del riconoscimento a Dino Dorigo (al centro) da parte del Presidente F.O.I., Antonio Sposito (a destra) e del Presidente C.O.M.-Italia Ignazio Sciacca (a sinistra)

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locali, hanno il compito di fare cultura ornitologica, mediante la divulgazione del nostro movimento ed in particolare dell’allevamento amatoriale degli uccelli. In tale percorso si inserisce la precisa volontà di formare referenti FOI nei territori nell’ottica della promozione e dell’organizzazione di iniziative di divulgazione ornitologica e di fare una formazione pienamente cognitiva, sapiente, che possa coinvolgere anche personale esterno alla Federazione che abbia indiscutibili qualità didattiche e si sia appropriato appieno dei concetti divulgativi da trasferire. Sul piano dell’attuazione programmatica tutti i progetti contenuti negli indirizzi generali di governo della Federazione sottoposti all’Assemblea che elesse l’attuale Presidenza sono stati attivati e quasi completamente portati a termine. Prossimamente Italia Ornitologica avrà una nuova veste grafica, le Commissioni Tecniche Nazionali - coadiuvate dal Presidente dell’Ordine dei Giudici e dai Presidenti dei Collegi di Specializzazione - sono al lavoro per la realizzazione di un nuovo book fotografico in linea con le attuali esigenze, è stato attivato il progetto del “veterinario di prossimità”, si è preso parte ad un importantissimo progetto messo in campo per aiutare i bambini affetti da autismo con l’ausilio di pappagalli, è in corso di programmazione un congresso tecnico per la formazione dei Giudici, si è programmato di implementare il bagaglio editoriale mediante l’acquisizione di importanti testi di tenore divulgativo e di alto profilo tecnico-scientifico, si è programmato di acquisire la proprietà dell’immobile nel quale è ubicata la sede federale, è in corso di aggiornamento il parco attrezzature attraverso la sostituzione di materiali usurati e/o desueti. Appare evidente che anche lo scorso anno sociale è stato ricco di impegni e di iniziative che hanno coinvolto l’intero tessuto federale e che si sono fondati sui rapporti di interazione e di collaborazione fra gli Organi, le Associazioni ed i Club di Specializzazione. Solo così, unicamente ottimizzando le attività e rispettando le prerogative e le funzioni di ciascuno, si possono ottenere i rilevantissimi risultati economici che la FOI sta registrando negli ultimi anni. E quest’anno, in particolare, l’avanzo di gestione ha dell’eclatante nonostante la capacità di spesa si sia elevata e gli standard sia qualitativi che quantitativi si siano ancora di più accresciuti. Per altro verso tutti gli impegni assunti sono stati sempre onorati nei tempi previsti, in tal modo confermando la perfetta efficienza del sistema anche sul piano esterno e l’assolvimento di tutte le obbligazioni contrattuali assunte. In questi tempi il governo di una entità come la FOI prevede e presuppone significative capacità di gestione in molteplici settori, certamente nell’ambito della contrattualistica, nei rapporti con i fornitori, nei rapporti di lavoro con i dipendenti, nei rapporti con le Istituzioni Pubbliche, nel dover prestare atten-


Editoriale

I rappresentati delle Associazioni durante una votazione

zione alle leggi ed alle disposizioni promulgate negli ambiti di riferimento, nella continua e costante interazione con gli agenti federali. E non si tratta di attività di poco conto alle quali dedicarsi solo nei ritagli di tempo della propria vita familiare e professionale. La FOI pretende una dedicazione temporale quotidiana, costituita ogni giorno da molte ore di impegno professionale qualitativo, di disponibilità all’ascolto, di assunzione di responsabilità, di coraggio nelle scelte. Di tutto ciò, della profusione di tutto questo impegno, di tanta dedizione si chiede di parlare in Assemblea; è lì, in quella sede sovrana, che si chiede in conforto sul se si stanno perseguendo con successo gli obiettivi prefissati, sul se dei risultati ottenuti si avvantaggi l’intera comunità federale, sul se vi sia la soddisfazione della base del lavoro dirigenziale. La solidità economica è certamente un obiettivo primario ma non è verosimilmente l’unico, al suo fianco vi deve essere necessariamente la compattezza del tessuto sociale, la vicinanza fra gli amministrati e gli amministratori. E l’Assemblea del 7 aprile 2019 si è palesata per la sua grande e concreta partecipazione non solo in termini numerici ma soprattutto per la presenza forte e tangibile su importanti punti cardine della vita e del funzionamento della Federazione, ha inequivocabilmente mostrato di aver apprezzato l’approccio della condivisione nelle scelte più significative ed importanti posto a base del governo federale dall’attuale presidenza, ha percepito e fatta propria la notevole mole del lavoro sin qui svolto nel campo del progresso. Vi è consapevolezza che tanto ancora è necessario produrre per ulteriormente migliorare nel settore della conoscenza per la corretta tenuta degli allevamenti, sia sul piano tecnico che su quello normativo, e si registrano interessanti e competenti

interventi in tal senso che inevitabilmente contengono altresì una chiara sollecitazione (Associazione Ornicoltori Monzesi) di approfondimento del sempre problematico utilizzo del programma di gestione delle mostre. Si fa il punto sull’andamento del convogliamento al Campionato Mondiale di Zwolle che viene giudicato molto positivamente anche se non esente da alcune criticità. Si pongono quindi le basi per la costituzione dello staff che comporrà il convoglio per Matosinhos 2020 ma non prima di aver ringraziato Dino Dorigo per l’apporto sin qui profuso quale Convogliatore al servizio degli allevatori: in un momento ad alto contenuto emozionale il Presidente COM-Italia e il Presidente FOI gli consegnano una targa il cui testo è emblematico del suo essere un uomo perbene, equilibrato, accogliente ed altamente operativo. Il tempo che passa costituisce per tutti noi una variabile della quale tenere considerazione ed il congedo di Dino Dorigo rappresenta per la FOI un punto di orgoglio. Giunge il momento di discutere le proposte delle Associazioni, una delle quali, la prima, riguardante la mozione di sfiducia del Presidente FOI per la quale viene data la parola al Presidente della proponente Associazione Bolognese Canaricoltura per l’illustrazione sintetica della stessa, giacché la relativa documentazione era stata già inviata a mezzo pec a tutte le Associazioni federate. Alle controdeduzioni del Presidente federale segue la votazione che registra un solo voto favorevole alla mozione di sfiducia. Chiedere poi di sfiduciare un Presidente che con orgoglio ha deciso di dedicare una fetta importante della propria vita alla Federazione con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti e con delle motivazioni labili, prive di fondamento ed oggettivamente non veritiere, è parsa una vera e propria risibile boutade.

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ONDULATI E ALTRI PSITTACCIFORMI

Il raro Pyrrhura molinae restricta (Todd, 1947) di GUGLIELMO PETRANTONI e SIMONE MICHELONI, foto S. MICHELONI e M. MICHELS

Una P. restricta adulta in ambiente controllato, foto M. Michels

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eppure molto comune nei luoghi di origine ma non di grande presenza numerica, non certo lo si può dire egualmente sulla presenza in Europa, tanto che soltanto tre allevatori, un belga, un olandese ed un italiano, sono detentori di questo poco conosciuto pappagallo. Questo è il motivo che mi spinge a far conoscere e dare notizie complete per l’allevamento e per la conservazione della specie, dato che anche la nota avicultrice Rosemary Low ben poco ha scritto su tale sottospecie. Il primo soggetto entrò a far parte degli allevamenti di avicoltori solo nel 1984, e probabilmente il primo che riuscì nella riproduzione fu l’olandese J.L. Spenkelink-van Schaik. Nomi In altre lingue (1): Green-cheekedparakeet (GB); Conure de molina (F); Pyrrurah poxantha restricta (Latino); Palmarito-Grunwangen-rotschwanzsittich (D), Conuro di Santa Crutz (I), Chiripepè de la yunga (dialetto locale). Sinonimi: Palmarito conure (ndr: in italiano è attualmente denominato Conuro guance verdi di Palmarito, come da Elenco F.O.I. 2019). Origine del nome Pyrrhura: Purrhos dal

Il primo soggetto fu importato, anzi entrò a far parte degli allevamenti di avicoltori solo nel 1984

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Una bella e numerosa covata di P. restricta

greco che sta per colorato rosso fiamma; ouros (oura coda) mentre restricta, dal latino restrictus, ristretta, confinata, certamente riferito al limitato areale in cui è confinata la sottospecie. Presente con certezza solo nell’area intorno Palmarito (398 slm) e San Josè de Los Chiquitos (290 slm), dipartimento di Santa Cruz, Bolivia. Osservazione sul campo di Carlos A. Darrieu, della Università Nazionale de la Plata, esperto biologo sul campo. Frequenta zone che si aggirano tra i 500m e i 2500m caratterizzate da boschi a gallerie in ampi pantanal, o le pianure alluvionali, nonché tutti i tipi di terreno, paludi con alberi bassi fatati

Piantina di distribuzione delle Pyrrhura, con il piccolo areale di pertinenza della P. restricta colorato in giallo

Un giovane di pochi giorni appena aperti gli occhi

Vive in gruppi da dieci a venti soggetti fuori dalla stagione riproduttiva

rivestiti di muschio, in foresta secondaria caratterizzata da una copertura meno sviluppata e da alberi giovani sino ai 2900 m con clima umido. In questi siti, probabilmente è abbastanza comune (R.S. Ridgely, 1990). Si verificano talvolta alcuni spostamenti stagionali allorquando in inverno (marzo – agosto) scende a quote inferiori. Vive in gruppi da dieci a venti soggetti fuori dalla stagione riproduttiva, e occasionalmente in gruppi più numerosi; difficile da rilevare sugli alberi per la sua colorazione delle penne, tantoché si camuffano eccellentemente tra gli alberi; specie tranquilla e non chiassosa mentre si ciba sugli alberi, rumorosa quando vola diretta e bassa attraverso gli alberi, emettendo un sonoro richiamo bisillabo. Non esistono informazioni in merito alla sua dieta che si suppone essere simile a quella delle specie congeneriche; raccoglie il cibo sulla cima degli alberi,

I giovani crescono e incominciano a vedersi gli spuntoni delle penne

nidifica in cavità all’interno di tronchi d’albero. Tuttavia, sembra nutrirsi di semi secchi, frutti di bosco, fiori, bacche. In natura, nei luoghi di origine, appetisce bacche di Capsicum cardemasii chiamate in loco ulupice, fiori di Fuchisia boliviano, il frutto di achacha (piccoli frutti di colore arancione), ora coltivati per la vendita al commercio, e anche i frutti di Annona cherimola (2) abbastanza comune ovunque. Il richiamo bisillabo consta di gridi stridenti kree-ayt con la seconda nota di tonalità più bassa rispetto alla prima. Per ascoltare in diretta il richiamo bisillabo in natura, è possibile collegarsi ad AVIBASE e cliccare “xeno-canto del Parrocchetto guance verdi (Pyrrhura molinae restricta)” - Guy Kirwan, vocalizzazione rilevata dal rifugio Los Volcanes (Amboro National Park), Santa Cruz, Bolivia. - Dagli annali del Carnegie Museum vol XXX 1943-47, ci sono pervenute le misurazioni espresse in millimetri della popolazione degli uccelli boliviani, rilevata da Traylor: • Pyrrhura molinae restricta, altitudine 500m, due maschi, ali 126-137 mm; • Pyrrhura molinae molinae, altitudine 2800 m, due maschi, ali 143147mm.

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Evidenziazione della colorazione sottocaudale del soggetto La coppia adulta riproduttrice ove si puònotare la similitudine tra maschio e femmina

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- Da Forsaw, Parrots of the world, per le guance senza sfumature blu. 1973, località Palmarito, Chiquitos, Inoltre, portano in toto il piumaggio di Bolivia: colore meno vivace, iride più scura e • Pyrrhura m. restricta, due maschi ali macchia ventrale-pettorale dai con135-137 mm torni non definiti. Risultano essere • due femmine ali 142-143 mm eccellenti volatori. - T. Arndt nel suo documento conferiMaschi e femmine sono molto simili sce una lunghezza totale di 24 cm, ma dall’apertura alare è possibile non distinguendone sesso e località, distinguerne il sesso; pertanto la variapresumo perché dati rilevati di zione è stimata tra 129mm e 140mm e seconda mano. la coda da 119mm a 142mm (minimi e - T. Silva, indicando la lunghezza in 24 massimi tra maschi e femmine). cm, specifica che su quattro soggetti La sottospecie di molinae restricta è il peso medio è 62,5 grammi in giunta commercialmente in Europa entrambi i sessi. sino al 1979, poi nel 1984 è stato posto Gli adulti assomigliano alla specie un divieto di esportazione. Nessun nominale ma c’è una certa somiglianza pappagallo attualmente è stato introcon la P. m. hypoxantha (Salvadori) (3), dotto in avicoltura dal selvatico, mendove invece le guance, la fascia della tre negli USA comunque è dimostrato nuca, i fianchi del corpo, il sottocoda e essere allevato frequentemente (T. alcune penne copritrici superiori sono Silva, 1993). soffuse di blu. Probabilmente il primo ad allevare Essi portano questa sottospebecco, zampe e cie in ambiente unghie nero controllato fu il intenso, cera grisig. J. L. SpenkeMaschi e femmine sono gio chiaro, anello link-van Schaik in molto simili ma dalla perioftalmico Olanda, che proapertura alare è possibile bianco e carnoso, dusse giovani nel calotta nera; col1978. Tale Robildistinguerne il sesso lare azzurro al ler (1990) riferisce collo, caratteridi aver riprodotto stica della spela seconda genecie. Sopracciglio verdastro con forti razione dal 1982; da allora sono stati sfumature di azzurro e orecchie biandichiarati 42 giovani. Nel 1980 Denna castre. Guancia dall’altezza dell’ orecFerris è riuscito a riprodurli e per quechio azzurra che sfuma al verde sto la Federazione Americana di Allebandiera, bavaglio biancastro con barvatori lo ha premiato come primo rature crema grigio, petto verde con allevatore per tale sottospecie. Molti riflessi azzurri o sfumature azzurre che altri allevatori americani si sono cimenintensificano sempre di più scendendo tati nella riproduzione del P. m. verso la cloaca e il sottocoda che si restricta negli anni a venire, evidentinge di un azzurro carta da zucchero o ziando come la sottospecie fosse parazzurro aviatore intenso, comprese ticolarmente prolifica. Oggi In Europa, anche cosce e sopracosce, mentre i invece, pochi e sparuti allevatori detenfianchi rimangono azzurri con sfumagono soggetti ancestrali, ma fortunature verdi , macchia ventrale marrone tamente un italiano (S. Micheloni) ne è poco evidente o con qualche barratura proprietario e allevatore da vari ceppi marrone sparsa irregolare, caudali non consanguinei, prelevati in Olanda inferiori rosso scuro o rosso vinaccio, e Belgio. Le molteplici coppie di cui mentre la parte superiore è di un rosso dispone gli consentono di ottenere vivo, dorso verde bandiera (possono nuove linee di sangue non consanguiportare qualche penna blu sparsa irrenee e di diversa provenienza. La stagolare), con penne alle ali primarie e gione degli accoppiamenti inizia a secondarie di azzurro scuro, groppone febbraio. Occupano i nidi che si troverde. I giovani sono con meno rosso vano a non meno di 5 m da terra, dove mattone all’addome, fatta eccezione la femmina depone tre uova o più.


Allevati a mano sono affabili e tranquilli!

In avicoltura necessita di una voliera lunga due metri e alta due, per una larghezza di un metro, con all’interno un nido dalla base di 20 cm per 20 cm e profondo 70 cm, misura comoda anche per l’esterno. Trattandosi di pappagalli molto timidi ma nel contempo affabili,

usano rifugiarsi nel nido ad ogni pericolo, se si sentono minacciati; pertanto, predisporre almeno due ricoveri per ogni coppia. Dopo, appena presa confidenza con l’ambiente e con i rumori che li circondano, si sentono fiduciosi, tanto da rendersi confidenziali sino al punto di poter essere resi liberi! La dieta in ambiente controllato può essere costituita da un misto di semi di cartamo, avena ed un po’ di girasole germogliato, canapa, scagliola, grano saraceno, e bacche di sorbo. Inoltre, cibo fresco di verdure, piselli e rami con germogli in atto (rametti di salice). Molto utile e assai gradita la somministrazione di frutti di achacha boliviana (garcinia humilis), ricchi di potassio e acido folico. Questo frutto è oggi facilmente reperibile nelle nostre rivendite. Al momento della riproduzione si rende necessario isolare le coppie che hanno trascorso l’inverno in colonia, poiché, sebbene gregario in natura, in voliera potrebbe disturbarsi con altre coppie per la conquista del o dei nidi! La deposizione in allevamento è piuttosto generosa e può andare da tre a sette uova che vengono incubate per 23 giorni circa; i novelli sono alimentati dai genitori per ben 50 giorni. Dall’involo alla maturazione, mediamente impiegano otto mesi. NOTE (1) molina/molinae/Molinaea: Abate Juan Ignazio Molina (1740-1829) sacerdote cileno e naturalista, espulso dall’Ordine nel 1768. (2) Frutto coltivato anche in Calabria nelle zone

Impiumati cominciano a vedersi i colori anche se tenui, che sono caratteristici della sottospecie

costiere tra Reggio Calabria e Roccella Ionica. (3) Maurizio Manzoni segnala che, secondo l’ITIS (Integrated Taxonomic Information System), la P. m. hypoxantha non è una sottospecie, come si credeva prima, bensì una mutazione legata al sesso esistente anche in natura.

La misurazione effettuata con soggetto di allevamento

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CANARINI DI COLORE

Le interazioni

Quando non c’è dominanza piena, ma parziale, abbiamo invece degli intermedi

di GIOVANNI CANALI, foto E. DEL POZZO

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nterazione significa reciproca azione o influenza. Nel nostro campo la coesistenza nello stesso soggetto di più caratteri che ne creano uno nuovo. La coesistenza, come vedremo meglio in seguito, presuppone che i caratteri non siano allelici. Quando si accoppiano due soggetti omozigoti che presentano caratteri diversi ma allelici, cioè prodotti dalla stessa coppia di geni, si possono avere figli con il carattere dominante oppure forme intermedie se vi è una codominanza o una dominanza parziale. Gli esempi sono noti: il tipo classico, che è prodotto da molti geni, ha sempre una allelicità con tutte le mutazioni delle melanine, ed è spesso dominante. Ben lo vediamo, infatti, accoppiando ad esempio un classico con un opale oppure con un phaeo: abbiamo dei classici portatori del carattere recessivo. Quando non c’è dominanza piena, ma parziale, abbiamo invece degli intermedi, come: pezzati, quando si accoppia con un lipocromico, oppure jaspe singolo fattore, quando si accoppia con uno jaspe a doppio fattore. Nel canarino, quando si accoppiano due mutazioni recessive alleliche (stessa coppia di geni), abbiamo situazioni di dominanza parziali o intermedie. Se accoppiassimo agata x satiné, avremmo femmine come il padre (sono legati al sesso) e maschi agata schiariti, per una dominanza parziale dell’agata sul satiné; mentre se accoppiassimo un opale con un onice, avremmo intermedi con sostanzialmente pari espressione dei due caratteri. Alti casi vanno più o meno alla stessa maniera con qualche variazione; infatti, accop-

Isabella opale intenso giallo

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piando phaeo x topazio (sono mutazioni alleliche) abbiamo degli intermedi con prevalenza del topazio, si potrebbe anche parlare di topazio molto atipici, ma di solito si preferisce dire intermedi. Quando si accoppiano mutazioni recessive, non alleliche, abbiamo il fenomeno detto della complementazione, vale a dire che abbiamo dei classici doppiamente eterozigoti, portatori cioè di entrambe le mutazioni. Non deve stupire che si abbia l’espressione dominante dall’accoppiamento di due recessivi, poiché si tratta di recessivi diversi e non allelici. Di conseguenza ci sono di mezzo due coppie alleliche con quattro geni coinvolti e due saranno normali e due mutati. Mi spiego con le formule semplici a titolo esemplificativo. Se indicassimo

Non deve stupire che si abbia l’espressione dominante dall’accoppiamento di due recessivi, poiché si tratta di recessivi diversi e non allelici l’opale con la lettera a minuscola ed il classico con la lettera A maiuscola, avremmo AA il classico, aa l’opale e Aa il portatore. Se poi volessimo indicare anche l’onice, dovremmo obbligatoriamente usare la stessa lettera, cioè la a, poiché è allelico, però con una potenza per differenziare, avremmo a’, quindi a’a’ l’onice ed Aa’ il classico portatore di onice. Conseguentemente possiamo avere anche l’intermedio

opale – onice e cioè aa’. Allo stesso modo se prendessimo in considerazione il phaeo e lo indicassimo con la lettera r avremmo: rr il phaeo, RR il normale o classico ed Rr il portatore. Per indicare il topazio, allelico al phaeo, dovremmo usare la stessa lettera con una potenza, quindi: r’r’ il topazio, Rr’ il portatore e rr’ l’intermedio phaeo – topazio. Va da sé che per avere intermedi opale – onice, oppure phaeo – topazio, basterebbe accoppiare opale x onice oppure phaeo x topazio. Ora ci si deve chiedere: e se accoppiassimo opale x phaeo? Qui non potremmo avere intermedi, poiché opale e phaeo non sono allelici; avremmo quindi una complementazione, cioè dei classici portatori di opale e di phaeo. Come succede? Per capirlo bisogna considerare non una coppia allelica, ma due. Quindi, nei due individui accoppiati bisogna indicare non una, bensì due coppie di geni. Pertanto quando accoppiamo un opale che rappresentiamo come: - aa RR - con un phaeo che rappresentiamo come AA rr - potremo avere solo dei classici Aa Rr - portatori di entrambi i caratteri recessivi. L’opale lo abbiamo rappresentato aa RR perché mutato in una coppia di geni (aa) ma non mutato, o normale o classico che dir si voglia, ed omozigote nell’altra coppia di geni (RR). Nel phaeo, l’inverso. Comprendiamo quindi anche che un classico può essere portatore di due caratteri recessivi non allelici, mentre non può essere portatore di due caratteri recessivi allelici; a meno che non sia un soggetto non normale, con tre cromosomi invece di due in una certa coppia e quindi tre geni invece di due; per puro esercizio cito Aaa’ che presupporrebbe una condizione trisomica rarissima, che potrebbe non essere compatibile con la vita o che potrebbe indurre gravissime anomalie. A questo punto devo spiegare come nasce un soggetto opale – phaeo;

Agata jaspe sd mosaico rosso

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Nero jaspe sd mosaico giallo maschio

ebbene, ci potrebbero essere diverse circostanze, cito la più classica: accoppiando due soggetti come quelli sopra indicati (portatori di opale e di phaeo) avremmo i risultati del diibridismo mendeliano e cioè: 9 classici, 3 opale, 3 phaeo ed un opale – phaeo. In altri termini un bi dominante, due diversi mono dominanti ed un solo duplice recessivo opale – phaeo che indichiamo come: aa rr. Si noti che la percentuale di un carattere recessivo preso a sé stante si mantiene al 25%; poiché il doppio recessivo opale – phaeo va contato due volte, sia come opale che come phaeo, quindi si somma il 3 con l’1 e il 4 che ne deriva in sedicesimi, corrisponde al 25%. Segnalo che dei nove classici solo uno è omozigote, gli altri portano una o due mutazioni recessive, inoltre dei 3 opale, due portano il phaeo e dei 3 phaeo, due portano l’opale. Naturalmente vi possono essere anche altri casi per avere interazione, ad esempio un doppio portatore accoppiato con un opale portatore di phaeo vedrebbe nascere un soggetto su 8 opale – phaeo. Le interazioni non in tutte le specie sono sempre riconosciute, nel canarino di colore se ne riconoscono molte. Si parla di tipi base: nero, bruno, agata ed isabella, sui quali si riconoscono come tipo a concorso le interazioni dei tipi cosiddetti aggiunti, ad esempio nero pastello (che però non è una interazione), bruno pastello, agata pastello e tanti ulteriori. Ci sono anche casi particolari come il satiné ed altro. I neri come nero pastello, nero opale ecc. non sono vere interazioni poiché il carattere mutato è uno solo. Mentre, essendo bruno ed agata mutazioni, vanno a costituire interazioni come il bruno pastello o l’agata opale ecc. Sono ovviamente interazioni anche quelle con l’isabella che già a sua volta è dato dall’interazione di bruno ed agata. I meccanismi genetici in queste interazioni sono diversi da quello indicato fra opale e phaeo, poiché

abbiamo mutazioni legate al sesso. Nelle selezioni bisogna tener conto sia del tipo base che del tipo aggiunto. Ad esempio l’isabella pastello deve essere ben diluito, tipo base e, con disegno ridotto dal pastello, tipo aggiunto. In certi casi la coesistenza di due caratteri non è riconoscibile poiché uno copre completamente l’altro. Questo fenomeno si chiama epistasi: il carattere epistatico copre e quello coperto è detto ipostatico. L’acianismo, inibendo le melanine, copre tutti i tipi su pelle, piumaggio, becco e zampe, ma non sull’occhio che può tradire.

I neri come nero pastello, nero opale ecc. non sono vere interazioni poiché il carattere mutato è uno solo

Nelle varietà è il bianco recessivo ad essere epistatico poiché, inibendo totalmente i carotenoidi, copre tutte le altre varietà. Nell’interazione fra l’opale ed il pastello si ha una certa prevalenza dell’opale, che risulta però schiarito. In buona sostanza, i due caratteri interagenti sommano la loro azione. Lo si vede bene nell’opale - phaeo dove l’eumelanina è inibita ad opera del phaeo e la feomelanina è molto ridotta ad opera preminente dell’opale. Vi sono però due casi anomali nei quali sembra esservi una sorta di antagonismo fra due mutazioni e l’effetto è minore di quello previsto, formando una situazione particolare. Uno di questi casi è dato dal satiné. Quando la mutazione satiné agisce assieme a quella che produce il bruno, si ha il satiné con disegno, mentre quando non c’è questa interazione, il disegno è inibito. Questo ben strano caso è stato spiegato, come ipotesi, con una questione legata ai tempi

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della melanogenesi e a quelli dell’azione delle mutazioni. Esiste anche un meno noto antagonismo del satiné con il pastello; infatti si sono notati Isabella pastello-satiné con una persistenza di disegno superiore al previsto. Un altro caso molto strano dove sembra che vi sia qualcosa di ancor più simile ad un antagonismo, si ha fra agata e jaspe. In effetti, nel nero jaspe singolo fattore si crea una bifora stranamente simile a quella dell’ali grigie. Si ha cioè in striature, vergature e marcature, una forte riduzione della eumelanina che, nel nero jaspe singolo fattore, diventa grigio acciaio, mentre la periferia e la rachide sono di un grigio molto più scuro. Ebbene, nell’agata jaspe singolo fattore la riduzione è minore rispetto al grigio acciaio e si crea una stria o ver-

In conclusione mi piace ricordare ancora la più importante delle interazioni, e cioè l’isabella che venne ottenuta grazie al crossing-over gatura o marcatura, grigio omogeneo senza bifora alcuna, quindi senza contrasto. Semmai le strie dell’agata jaspe singolo fattore appaiono allargate rispetto al classico; del resto un allargamento c’è anche nel nero jaspe singolo fattore. Si noti che nel bruno jaspe singolo fattore c’è la bifora e nell’isabella corrispondente no: segue l’agata, creando disegno azzurrino. Del resto l’isabella è

l’interazione di bruno ed agata, quindi non stupisce che corrisponda all’agata. È davvero difficile immaginare cosa possa accadere; certo l’interazione jaspe con agata, nei singoli fattori, dà un effetto del tutto inaspettato, visto che in un diluito come l’agata ci si aspetterebbe qualcosa di più chiaro e non certo di più scuro, rispetto al nero. Se non altro, questo caso farà capire la totale infondatezza della convinzione di alcuni che sostenevano essere l’agata non una mutazione ma una selezione. Concetto peraltro già insostenibile prima dell’evento dello jaspe, che ora ci fornisce non una certezza, che già esisteva, ma una certezza lampante. Nelle interazioni può esserci anche un effetto maggiore del previsto; questo accade nel bianco dominante con l’avorio. In questa varietà bianco dominante, l’interazione con l’avorio dà un effetto maggiore di quello atteso, poiché non abbiamo un bianco con soffusioni avorio, ma un bianco puro, senza soffusioni. Si è ipotizzato che il bianco dominante agisca meglio in profondità, ove l’avorio relega i carotenoidi ridotti. Normalmente le interazioni sono delle semplici sommatorie degli effetti dei caratteri interagenti. Oggi si fanno discorsi fuori luogo con il perla. Questa recente ed interessante mutazione ha il “gravissimo torto” di essere nata in Italia e ciò che non viene dall’estero è guardato male da molti. Si è detto che fosse l’intermedio opale ed onice; c’è solo un piccolo particolare, il perla non somiglia neanche vagamente all’opale – onice, basta guardare la foto sui “Criteri di giudizio dei Canarini di Colore” a pag. 175. I soggetti intermedi opale – onice ben li abbiamo conosciuti, sono graziosi e non si prestano affatto ad alcun equivoco del genere. Il perla, inoltre, ha delle peculiarità sue che non consentono di ipotizzare alcuna interazione. Si consideri la maschera grigia, la più singolare ed unica caratteristica di questo tipo. Inol-

Isabella topazio bianco

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tre la persistenza di elevata melanina sulle grandi copritrici delle primarie e l’alula: nessuna interazione potrebbe, per logica, agire così. C’è anche chi vuole per forza che ci sia un’allelicità con l’opale e i suoi alleli ulteriori, come onice e mogano, ma questa allelicità non c’è; infatti c’è complementazione, ma anche se ci fosse non inficerebbe di certo la natura di mutazione. Semmai potrebbe esserci un’espressività variabile e qualche dubbio sulla migliore espressione, ma questo è un altro discorso. In conclusione mi piace ricordare ancora la più importante delle interazioni, e cioè l’isabella che venne ottenuta grazie al crossing-over, poiché le due mutazioni che la compongono (bruno ed agata) sono entrambe legate al sesso. Quindi non si poteva avere il rapporto mendeliano indicato prima con opale e phaeo. Si accoppiò bruno per agata o viceversa ed i maschi neri portatori di bruno e di agata, grazie al

crossing–over produssero non solo femmine brune ed agata, ma anche nere e soprattutto isabella (in percentuali non accertate, che dipendono dalla distanza di locus di geni interessati). Questi maschi vengono denominati passe par tout poiché producono tutti e quattro i tipi base, anche se spesso di scarsa qualità, visto che le linee selettive sono diverse. Il crossing–over è necessario, per le ricombinazioni, ogni qual volta che le diverse coppie alleliche (geni allelici) sono situate sulla stessa coppia cromosomica (cromosomi omologhi); questo anche quando ci sono coppie cromosomiche autosomiche, quindi non solo quella sessuale, anche se le nostre esperienze, per ora, le abbiamo fatte solo con la coppia cromosomica sessuale. Dal crossing-over dipendono le ricombinazioni, e quindi le interazioni, di tutti i caratteri legati al sesso fra di loro.

Ricordo che nel canarino sono: bruno, agata, pastello, satiné (allele dell’agata) ed avorio. In altre specie ve ne sono anche altri che in futuro potrebbero arrivare nel canarino. Ricordo anche che le mutazioni bruno ed avorio sono date da geni vicinissimi ed il crossing-over le ricombina pochissimo.

Nota della Redazione A seguito di alcune segnalazioni ricevute, si precisa che la fotografia pubblicata a pag. 38 di I.O. 03/2019 (articolo “Aspetti importanti da non dimenticare”, G. Canali), estratta dall’archivio FOI e ritraente un canarino Nero Topazio Intenso Giallo, non rispecchia l’attuale stato di selezione di tale tipo evolutosi negli ultimi anni, ma è stata inserita come riferimento alla categoria “intenso”, argomento trattato nello specifico in detto articolo.

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CANARINI DI FORMA E POSIZIONE LISCI

Lancashire testo e disegni di SERGIO PALMA

L

Il Lancashire è da sempre conosciuto come il gigante della famiglia dei canarini domestici

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e caratteristiche di semplicità ed immediatezza della lingua inglese sono ben note. Come pure è nota la capacità di adattamento propria dei vocaboli inglesi a situazioni diverse e distanti tra di loro. Un esempio? Il significato del termine goal è noto anche a coloro che non amano il calcio, ma il significato originario è traguardo, obiettivo. Perché segnare una rete costituisce il traguardo di ogni squadra durante un incontro di calcio. Più immediato di così! Probabilmente anche l’ornitologia ha dato il proprio contributo all’espressione di immediatezza ed alla capacità di adattamento della lingua anglosassone. Infatti, secondo Simon Tammam e Bryan Hoog, entrambi giudici OMJ inglesi, il termine coppy, col quale si indica il canarino Lancashire ciuffato, potrebbe trarre origine dalla parola cap (cappello, cuffia), poi modificato dalla lingua parlata dell’epoca vittoriana da parte di allevatori poco acculturati. Come in tutte le razze ciuffate, anche il Lancashire Coppy prevede il partner a testa liscia chiamato “Plainhead” (testa piana). Nonostante negli ultimi anni il numero degli allevatori di questa razza stia lievitando, abitualmente nei vari concorsi troviamo ancora una esigua presenza di soggetti esposti. In base alla mia esperienza, posso affermare che l’Italia, grazie soprattutto alla presenza e all’ottimo lavoro fatto fino a questo punto dal Club Italiano del Canarino Lancashire, ha visto crescere in maniera considerevole il numero degli allevatori e di conseguenza dei canarini Lancashire esclusivamente nelle mostre specialistiche. La cospicua pre-

senza di Lancashire Italiani all’ultimo Mondiale di Zwolle la dice tutta sull’ottimo, ma ancora non sufficiente lavoro degli allevatori italiani. Attualmente si può affermare che le nazioni dove la presenza di Lancashire è maggiore siano l’Italia e la Turchia. Nonostante questo, dobbiamo prendere atto del fatto che il Lancashire sia scarsamente popolare tra gli allevatori italiani di canarini di forma e posizione lisci. Questo per una serie di difficoltà che si incontrano non tanto nella riproduzione dei Lancashire ma per i paletti posti dallo standard, che vanno a cozzare con la miscellanea genetica ancora presente nei soggetti che oggi rappresentano la ricostruzione della razza (pezzature e ciuffi). Il Lancashire è da sempre conosciuto come il gigante della famiglia dei canarini domestici. In lunghezza supera di gran lunga tutti i suoi simili. Nei vecchi testi inglesi si racconta di grandi Lancashire che andavano dai venticinque ai trenta centimetri e per i quali vi era una grande richiesta. Ma, allorché la razza raggiunse il suo culmine, gli allevatori vendettero con superficialità i loro migliori esemplari per prezzi allettanti. Gli effetti di quella scellerata politica di cessione non sono stati ancora sanati, tanto da portare alla totale estinzione il Lancashire, come riportato da Vittorio Menassè nella sua Enciclopedia del Canarino edita da De Vecchi nel 1978. Il tentativo di ricostruzione del Lancashire, anche se a buon punto, è ancora in corso. Con le modificazioni necessarie, cito la descrizione che veniva fatta nei testi inglesi dei primi anni del ‘900 sul Lancashire. Nel testo Canaries Hybrids and British Birds (edito da S.H. Lever nel 1929) si legge: Il Lancashire


dovrebbe essere un canarino grande, di buona lunghezza e robustezza, e quando è nella gabbia da mostra dovrebbe avere un aspetto audace. Il ciuffo dovrebbe essere di una forma a ferro di cavallo che parte dietro la linea degli occhi, formando un tre quarti di un cerchio senza alcuna interruzione nella sua forma, e dovrebbe irradiarsi dal suo centro con un leggero abbassamento verso il becco. Non ci dovrebbero essere piume scomposte nella parte posteriore del cranio. E qui mi fermo, perché già nelle cinque righe riportate si trovano tanti spunti per aprire una discussione spero proficua per un ulteriore salto in avanti della selezione. “Il Lancashire dovrebbe essere un canarino grande, di buona lunghezza e robustezza”: Da tempo, all’interno del Club Italiano, si discute sulla taglia del Lancashire e, nel Settembre 2018 durante la riunione O.M.J. tra i rappresentanti della Sez. E di diversi Paesi, tenutasi a Cervia, è stato stabilito di adeguare la vecchia misura inglese di 8 inches in 21 cm. Grande successo, ritenuto il proverbiale conservatorismo degli allevatori anglosassoni, perché di fatto è stata aumentata la lunghezza ideale di 0,68 cm. L’aspetto taglia è stato comunque lasciato alla discrezionalità di ciascuna delle diverse nazioni. Nel testo inglese sopra citato viene riportata la frase che ho trascritto in neretto, dove non si dà una misura

Il Lancashire dovrebbe essere un canarino grande, di buona lunghezza e robustezza perentoria ma indicativa. Viene infatti così descritto: “grande, di buona lunghezza e robusto”. Solo in seguito, nel testo, si narra di soggetti di 25-30 cm venduti a buon prezzo dagli allevatori. Ora, tornando a noi, i criteri di giudizio italiani attualmente in uso recitano: “Taglia ideale cm. 23 e la selezione deve mirare a questa misura. Difetti: taglia inferiore a quella indicata”. Diciamo allora che gli allevatori italiani erano e sono qualche passo in avanti rispetto agli anglosassoni. Perché ora adeguarci ad una misura inferiore a quella verso la quale per anni noi italiani abbiamo mirato? Anche se, come sicuramente sarà, i 21 cm sono il minimo al di sotto dei quali si comincia a penalizzare, è comunque una regressione. Veniamo ora ad un altro punto dolente per gli allevatori del canarino di “Manchester”, ovvero il ciuffo. Il testo di L. H. Lever recita che “Il ciuffo dovrebbe essere di una forma a ferro di cavallo che parte dietro la linea degli occhi, formando un tre quarti di un cerchio

Ill. A: ciuffo cadente su metà occhio Ill. B: a destra ciuffo spostato indietro che poggia sul becco, a sinistra ciuffo spostato in avanti non cadente sul becco

senza alcuna interruzione nella sua forma”. In un recente incontro con Bryan Hoog, il quale, oltre ad essere allevatore di Lancashire, è Giudice del Pannello del Club Inglese del Lancashire, si è discusso proprio della descrizione a “horse shoe” (ferro di cavallo). Bryan ha spiegato che il loro paragone con il ferro di cavallo si riferisce al cavallo inglese che, a differenza di quello europeo, utilizza un ferro più chiuso verso il cerchio completo, quindi riconducibile alla descrizione del paragrafo precedente tre quarti di un cerchio. Credo si debba, come già fatto con la lunghezza, trovare un punto di incontro che, a mio avviso, è quello di eliminare dalla corrente descrizione l’espressione “ferro di cavallo”, dicendo che il ciuffo deve terminare immediatamente dietro gli occhi. Il fatto, poi, che sia cavallo inglese o europeo poco importa. I criteri di giudizio italiani recitano: “Ciuffo a forma di ferro di cavallo che, lasciando libero metà occhio”... (vedere Ill. A). Ancora, parlando del ciuffo si specifica che “dovrebbe irradiarsi dal suo centro con un leggero abbassamento verso il becco.” Infatti, per avere un ciuffo che sembra finire dietro gli occhi e che assuma una forma a tre quarti di cerchio, bisogna che il centro sia leggermente spostato verso il becco. A solo titolo esplicativo, con le immagini seguenti ho cercato di illustrare ai lettori quale sia la mia idea della forma del ciuffo e della posizione del centro che un buon Lancashire dovrebbe avere (vedere Ill. B). La selezione del Lancashire non deve più essere fatta meticciando il Crested con soggetti Plainhead. Questo tipo di accoppiamento che ancora molti fanno, porta a soggetti pezzati, tanto da far richiedere da parte di alcune nazioni il riconoscimento dei “varie-

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Ill. C: ciuffo a corona tipico del Gloster o del Crest

gati” nei concorsi del Lancashire. Anche il ciuffo sarà sempre e solo formato da piume che si irradiano su tutta la superficie del cranio partendo dal centro dello stesso (vedere Ill. C). Logicamente, se si ha un centro ciuffo leggermente spostato in avanti, si dovrà avere un piumaggio abbondante ma non largo come nel Crest. Di contro, un piumaggio corto darebbe vita a piume che si rizzerebbero dietro la nuca, generando la tanto temuta alopecia della nuca. Il ciuffo che dal centro del cranio si irradia a 360° non è da perpetuare nella selezione, anche se siffatto ciuffo copre interamente la nuca e ci salva dalla alopecia. Il ciuffo da Crested non porterà mai ad un buon ciuffo da Lancashire. Ma ancora oggi, nonostante lo sforzo che il Club Italiano sta facendo per divulgare la razza e spingere gli allevatori verso una selezione che miri ad elevare la tipicità del Lancashire italiano, assistiamo nelle competizioni alla premiazione di soggetti che del Lancashire hanno veramente poco, se non la livrea lipocromica. La colpa sicuramente non è dei Giudici che “devono” scegliere tra tutti i meno brutti, ma del “sistema”. Mi spiego: cosa sarebbe una competizione che vede 20 Lancashire esposti e neanche uno premiato? L’anno successivo, quanti allevatori esporrebbero in quella manifestazione? Per questo si prediligono le specialistiche, dove un soggetto vince anche se non proprio in standard. Non è difficile, infatti, incontrare il dissenso degli espositori nei confronti delle valutazioni dei Giudici nelle gare con punteggio. Purtroppo, il Lancashire oggi a parer mio non è altro che un ammasso etero-

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geneo di cromosomi, derivanti dalle razze utilizzate per la sua ricostruzione. Troppo marcata è la differenza genetica e fenotipica anche tra fratelli di nido, dunque bisognerebbe ancora una volta dettare degli indirizzi selettivi capaci di guidare gli allevatori verso la scelta dei riproduttori ed i giusti accoppiamenti. Il fattore melanina costituisce una ulteriore variabile nella valutazione e nel giudizio di questa razza. Chi li alleva sa bene che i punti dove più si accentrano le pezzature sono il cranio, la base del collo, le ali e la zona femorale. Ma quello che più fa discutere specialmente nelle esibizioni sono i soggetti considerati “debordanti” dal Giudice. Quanto deve estendersi la melanina per non essere considerata debordante? A mio avviso, se si vuole essere fiscali ed applicare la norma dettata dai criteri di giudizio, bisognerebbe avere quale linea immaginaria l’occhio. Tutti quei soggetti con melanina che scende oltre devono essere esclusi dal concorso. Ma questo non mi trova d’accordo. In questo modo non si fa altro che vessare gli allevatori. Io proporrei maggiore tolleranza nelle situazioni che vedono la melanina scendere sulla nuca, senza soluzione di continuità (vedere Ill. D e E).. Quali sono le prospettive future della

Razza? Questa è una domanda seria. Se le cose andranno avanti come hanno fatto negli ultimi dieci anni, un altro decennio potrebbe portare ancora una volta alla scomparsa del Lancashire. Solo l’applicazione degli allevatori che seriamente tengono alla razza, con l’aiuto del Club, possono farla migliorare e progredire. Molta attenzione dovrebbe essere posta nei confronti del lipocromo e della qualità del piumaggio, nella selezione del ciuffo e delle altre piume del cranio, che non dovrebbe vedere piume lunghe fin sopra il becco o l’alopecia nella zona occipitale, oltre ad una testa stretta sulla fronte e scarsa nel sopracciglio. Comunque, un buon canarino coppy con poca alopecia può essere usato se ad esso è abbinato un Plainhead pesantemente brinato. Le spalle strette sono generalmente accompagnate da un cattivo portamento delle ali ed entrambi sono gravi difetti. È inutile dire che molti soggetti che in mostra non conquistano medaglie sono assolutamente da tenere se dotati di un buon corpo. Consiglierei solo di scartare gli uccelli con zampe corte e collo molto stretto, perché i primi fanno ricordare i Crested e i secondi gli Yorkshire da scarto tipo continentale, entrambi sicuramente usati per la ricostruzione dell’attuale Lancashire.

Ill. D: Screziatura corretta del ciuffo

Ill. E: Screziatura non ammessa ma che potrebbe essere accettata


ESTRILDIDI FRINGILLIDI IBRIDI

Le categorie a concorso E.F.I. per le mostre 2019 di CARMELO MONTAGNO BOZZONE (Pres. C.T.N.-E.F.I.), foto E. DEL POZZO e FOI

Scorcio del Campionato Mondiale Cesena 2018, foto E. del Pozzo

A

rchiviata la Stagione Mostre 2018, ci accingiamo a programmare la prossima, con i migliori auspici. La CTN-EFI, durante lo svolgersi delle manifestazioni espositive, raccoglie i suggerimenti che da più parti arrivano per limare le criticità su argomenti di nostra competenza. Sono in tanti che chiedono di allargare numericamente le categorie a concorso e non sempre le motivazioni a supporto giustificano esigenze a carattere generale. Chi alleva Usignoli del Giappone vorrebbe si creasse una categoria ad hoc, loro riservata; così come chi abitualmente dedica il proprio tempo

alla ibridicoltura vorrebbe trovare più spazio loro dedicato fra le categorie a concorso, per evitare che i propri beniamini confluiscano all’interno di categorie generiche al cospetto di ibridi generati da parentali fenotipicamente superiori, che non darebbero nessuna chance di vittoria agli

Sono in tanti che chiedono di allargare numericamente le categorie a concorso

altri concorrenti. Se si desse seguito a richieste generiche, tendenti a soddisfare esigenze a carattere soggettivo, si rischierebbe di creare categorie a concorso prive di competitività, ove a gareggiare si ritroverebbero due-tre soggetti per categoria, con la conseguenza incresciosa di ritrovarsi dopo il giudizio con un numero di vittorie pari al numero di partecipanti. In verità, se si agisce con coerenza, nel porre rimedio alle criticità riscontrate durante l’anno, così come si interviene per allargare le categorie a concorso, bisognerebbe avere il coraggio, laddove le categorie a con-

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Diamante di Gould petto bianco testa nera, foto E. del Pozzo Cardellino x Crociere dell’Himalaya

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corso non hanno avuto gli sviluppi numerici desiderati, di intervenire tornando sui propri passi anche a distanza di qualche anno, tagliando e accorpando quelle categorie che non hanno avuto lo sviluppo numerico ipotizzato. È altresì vero che le categorie a concorso sono strutturate anche in funzione della tipologia di Mostra cui devono servire. Le Categorie a concorso per le Mostre Ornitologiche Nazionali non hanno uno sviluppo numerico paragonabile a quelle utilizzate per i Campionati Regionali o Italiani. Il numero di soggetti iscritti a concorso, molto più numerosi nei Campionati Regionali o Italiani, richiedono una loro naturale elaborazione di ordine superiore, per le Categorie a Concorso di riferimento, che ne determinano un allargamento numerico più rilevante, rispetto alle più modeste Categorie a Concorso utilizzate per le Mostre Ornitologiche Nazionali. Così come è altresì vero ed innegabile che le pretese avanzate da una Mostra Specialistica giustificano un ulteriore allargamento numerico delle categorie a concorso ufficiali, per le quali quasi sempre, dietro richiesta motivata, viene concessa l’autorizzazione da parte delle CC.TT.NN. in riferimento al loro ampliamento. In linea generale valgono le seguenti regole: le Associazioni organizzatrici di manifestazioni espositive, ovvero i Comitati Organizzatori, non possono variare né in diminuzione, né in aumento, il numero di Categorie a Concorso definite dalla Federazione per i Campionati Regionali o Italiani. Possono invece variare le Categorie delle Mostre Ornitologiche, così come possono aumentare le categorie delle Mostre Specialistiche, purché tutte le modifiche apportate, rispetto alle Categorie Ufficiali, siano autorizzate per iscritto da parte della competente C.T.N. di riferimento, fermo restando che le eventuali violazioni su tali principi, costituiscono valutazioni ai fini disciplinari da parte del CDF-FOI. Le Categorie a Concorso dedicate alla Specializzazione EFI sono distinte in

4 sezioni: F (ESTRILDIDI, AFFINI E LORO IBRIDI) G (FRINGILLIDI, AFFINI E LORO IBRIDI) O (TORTORE E COLOMBI) P (QUAGLIE E COLINI) I Titoli di Campione Razza nella specializzazione EFI che devono essere assegnati obbligatoriamente sono 6, così distribuiti per ogni sezione (tranne per i Campionati Regionali o Italiani): • SEZIONE “F” - 2 TITOLI DI CAMPIONE RAZZA (un titolo per gli ESTRILDIDI ED AFFINI, un altro titolo per gli IBRIDI FRA ESTRILDIDI ED AFFINI) • SEZIONE “G” - 2 TITOLI DI CAMPIONE RAZZA (un titolo per i FRINGILLIDI ED AFFINI,un altro titolo per gli IBRIDI FRA FRINGILLIDI ED AFFINI) • SEZIONE“O” - 1 TITOLO DI CAMPIONE RAZZA (TORTORE E COLOMBI) • SEZIONE“P” - 1 TITOLO DI CAMPIONE RAZZA (QUAGLIE E COLINI) Non sono ammesse deroghe riguardo al numero dei titoli di Campioni Razza da assegnare ed in presenza anche di un solo soggetto per sezione che raggiunge il punteggio minimo di 90 punti, il titolo deve essere obbligatoriamente assegnato. Il livello di sviluppo delle categorie a concorso è in funzione del numero dei soggetti che vengono esposti. Sarebbe impensabile dedicare una categoria a concorso per ogni specie alata vivente. Se così fosse, avremmo bisogno di oltre 10.000 categorie a concorso. Una categoria a concorso generica, preposta ad ospitare l’esposizione di molteplici specie anche appartenenti a famiglie diverse, allorquando registra un incremento numerico notevole attribuibile ad una certa specie, impone per gli anni a venire di creare una nuova categoria a concorso dedicata alla specie medesima che si è distinta. Identica considerazione viene fatta per le categorie a concorso generiche dei soggetti mutati. Le generiche categorie attribuite ad alcune Specie, denominate ALTRE MUTAZIONI E


COMBINAZIONI AMMESSE, dedicate alle mutazioni che non hanno una propria categoria a concorso, se negli anni registrano un incremento numerico considerevole, vengono separate in più categorie, dedicando categorie specifiche a quelle mutazioni che hanno avuto un certo sviluppo numerico. È successo per il CIUFFOLOTTO BRUNO PASTELLO, per il CARDINALINO DEL VENEZUELA BRUNO PASTELLO, per il CARDINALINO DEL VENEZUELA TOPAZIO, per il DIAMANTE DI GOULD BLU PASTELLO S.F. E PASTELLO TESTA CHIARA E TESTA NERA, che da quest’anno 2019, nelle Categorie a Concorso per i Campionati Regionali e Italiani, avranno una categoria esclusiva loro riservata. Una puntualizzazione a parte la meritano gli Ibridi. Negli ultimi anni abbiamo registrato un crescente notevole interesse, da parte degli allevatori/espositori per tale sezione, con il risultato positivo che i soggetti esposti all’ultimo Campionato Italiano di Parma 2018, hanno fatto registrare numeri di tutto rispetto. Infatti, su circa 2900 soggetti esposti nel settore EFI, circa 700 erano ibridi, cioè pari a circa il 25 % dei soggetti esposti (di cui circa 100 Ibridi fra Estrildidi e circa 600 ibridi fra Fringillidi). Questo numero ci fa riflettere e ci induce a considerare con maggiore evidenza le nostre decisioni di CTN rivolte a questo settore che non dobbiamo e non possiamo trascurare. Anzi, siamo convinti che gli allevatori devono essere incoraggiati ad esporre anche quei soggetti che generalmente lasciano in allevamento, in quanto ritenuti non all’altezza dei loro competitor. In questo contesto, la composizione delle categorie a concorso gioca un ruolo fondamentale per continuare ad ingenerare interesse verso questo settore. Analizzando le classifiche del recente Campionato italiano (Parma 2018), non può che destare molta curiosità la categoria a concorso denominata IBRIDI TRA FRINGILLIDI INDIGENI ED ESOTICI (TRANNE QUELLI CON IL CIUFFOLOTTO CROCIERE E FRINGUELLO) ove sono stati esposti

N°52 soggetti SINGOLI. Senza entrare nei meriti del giudizio, ampiamente condiviso, a parte i primi tre classificati rispettivamente con 95 punti, 94 e 93, il resto dei 49 soggetti giudicati si sono piazzati come segue: due soggetti con 92 Punti, quattro con 91 Punti, venticinque con 90 Punti, quindici con 89 Punti e tre soggetti non giudicati e/o assenti. Escludendo il podio, trentuno soggetti, che avrebbero quasi certamente vinto il titolo di campione Razza in qualunque altra mostra ornitologica nazionale, essendosi trovati a concorrere tutti insieme in un’unica categoria a concorso, hanno dovuto subire la rigida regola selettiva, poiché sul podio purtroppo possono andarci soltanto in tre. Pertanto, alla luce di queste considerazioni generiche, è stata posta molta attenzione nel rimodulare le categorie a concorso degli Ibridi, con l’unico razionale obiettivo di incrementare l’interesse per il settore EFI, evitando di avere concentrati in un’unica categoria a concorso molti ibridi, generati da

specie diverse, generalmente oltre che rari anche belli fenotipicamente. Tenuto inoltre conto del fatto che di solito gli ibridi più apprezzati fra i fringillidi sono quelli con i parentali Crocieri, Ciuffolotti e Cardellini, siamo riusciti a spalmare questi ibridi molto belli, che prima gareggiavano distribuiti su due categorie, su più categorie semplicemente collocando in ordine progressivo, procedendo dall’alto verso il basso, gli abbinamenti dei parentali fra fringillidi, escludendo quelli con il Ciuffolotto, il Crociere ed il Cardellino, che invece trovano collocazione nei posti successivi (procedendo dall’alto verso il basso). In tal modo, gli ibridi di SERINUS ESOTICI E CRITHAGRA X ALTRI FRINGILLIDI (ESCLUSI QUELLI CON IL CANARINO) messi in prima fila, possono contemplare ibridi con tutti gli altri fringillidi, ivi compresi quelli con i Crocieri, i Ciuffolotti e i Cardellini. Così come gli ibridi di SPINUS ESOTICI X ALTRI FRINGILLIDI (ESCLUSI: CANARINO, SERINUS E CRITHAGRA ESOTICI) messi in seconda fila, possono

Ibrido maschio topazio di Lucherino testa nera x Canarino

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Ciuffolotto ancestrale maschio

contemplare ibridi con tutti (tranne con quelli che li precedono nella elencazione) ed ivi compresi quelli con i Crocieri, i Ciuffolotti e i Cardellini, e così via. Quando si arriva ad elencare gli ibridi fra il CIUFFOLOTTO (Pyrrhula pyrrhula) X ALTRI FRINGILLIDI (ESCLUSI: CANARINO, SERINUS E CRITHAGRA ESOTICI, SPINUS ESOTICI E CARPODACO MESSICANO), nel frattempo, le categorie precedenti hanno già contemplato ibridi con questo parentale molto apprezzato e, di conseguenza, in tal modo siamo riusciti a spalmare questi ibridi belli su più categorie a concorso. In sintesi, durante i giudizi non saremo costretti a giudicare 50 ibridi bellissimi, generati da parentali diversi, collocati nella medesima categoria a concorso, ma ce li ritroveremo spalmati su più categorie a concorso. Inoltre, fra gli abbinamenti di alcuni parentali con Altri Fringillidi, che nelle categorie a concorso degli anni precedenti vedevano contemplati soltanto il Ciuffolotto, il Crociere ed il Fringuello, da quest’anno sono stati aggiunti altri

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parentali, generando 4 nuove categorie a concorso per il fenotipo classico e 4 per il fenotipo mutato: 1) SERINUS ESOTICI E CRITHAGRA X ALTRI FRINGILLIDI (ESCLUSI QUELLI CON IL CANARINO) 2) SPINUS ESOTICI X ALTRI FRINGILLIDI (ESCLUSI: CANARINO, SERINUS ESOTICI E CRITHAGRA) 3) CARPODACO MESSICANO (Haemorhous mexicanus) X ALTRI FRINGILLIDI (ESCLUSI: CANARINO, SERINUS ESOTICI E CRITHAGRA E SPINUS ESOTICI) 4) CARDELLINO (Carduelis carduelis) X ALTRI FRINGILLIDI (ESCLUSI: CANARINO, SERINUS ESOTICI E CRITHAGRA, SPINUS ESOTICI, CARPODACO MESSICANO, CIUFFOLOTTO E CROCIERI) In tal modo abbiamo evitato, che gli ibridi appartenenti a queste categorie a concorso vadano a confluire nelle tre generiche categorie denominate: 1) ALTRI IBRIDI TRA FRINGILLIDI INDIGENI

2) ALTRI IBRIDI TRA FRINGILLIDI (INDIGENO X ESOTICO) 3) ALTRI IBRIDI TRA FRINGILLIDI ESOTICI Negli Ibridi con il Canarino, laddove la categoria degli anni passati vedeva accomunati i soggetti esposti con fenotipo ancestrale e mutato, abbiamo sdoppiato la suddetta categoria per differire gli ibridi con il canarino a fenotipo ancestrale da quelli a fenotipo mutato. E ciò è stato fatto per i LUCHERINI ESOTICI (GENERE SPINUS-NON DIVERSAMENTE ELENCATI) X CANARINO, per i SERINUS ESOTICI E CRITHAGRA X CANARINO, per i VERDONI ESOTICI (GENERE CHLORIS NON DIVERSAMENTE ELENCATI) X CANARINO, per il NEGRITO DELLA BOLIVIA X CANARINO e per gli ALTRI IBRIDI DI FRINGILLIDE (INDIGENO ED ESOTICO) X CANARINO, creando quindi un totale di 5 nuove categorie a concorso. Gli Ibridi fra Fringillidi sono stati completamente rimodulati, sulla base di una Delibera attuale di CTN-EFI. In precedenza non vi era nessuna coerenza fra le categorie delle mostre Nazionali con quelle del Campionato Italiano e Regionale. Si è pensato di partire da una griglia coerente di categorie a concorso per le mostre ornitologiche Nazionali, per poi ampliarle all’interno delle categorie dedicate al Campionato Italiano e Regionale. Negli Ibridi fra Estrildidi sono state create due nuove categorie, una per il fenotipo ancestrale e l’altra per i mutati, denominata: “IBRIDI CON IL DIAMANTE RUFICAUDA (TRANNE QUELLI CON IL DIAMANTE MANDARINO, IL PASSERO DEL GIAPPONE, IL PADDA ED IL DIAMANTE GUTTATO)” al fine di permettere l’esposizione di Ibridi con il Ruficauda, oramai considerevoli numericamente, dedicando loro una categoria, ed evitare che vadano a confluire nella categoria generica “ALTRI IBRIDI TRA ESTRILDIDI ESCLUSI QUELLI PRECEDENTEMENTE ELENCATI (ANCHE A FENOTIPO MUTATO)”. Inoltre, sulla base delle medesime considerazioni che


sono state addotte per gli Ibridi di Fringillidi, è stato rimodulato l’ordine di elencazione anche per gli ibridi di Estrildidi, evitando di avere concentrati in un’unica categoria a concorso molti ibridi, generati da specie diverse, generalmente oltre che rari anche belli fenotipicamente. Inoltre, applicando lo stesso criterio adottato per gli ibridi fra Fringillidi, al fine di spalmare su più categorie a concorso quegli ibridi di Estrildidi generati con certi parentali fenotipicamente più apprezzati, abbiamo strutturato le categorie con un ordine ben definito, collocando dall’alto verso il basso gli abbinamenti dei parentali, escludendo per primi quelli con il Ruficauda, il Guttato e il Padda, che invece trovano collocazione nei posti successivi. Mentre i primi due abbinamenti sono stati fatti in ordine con il Diamante Mandarino e con il Passero del Giappone. Inoltre, in continuazione con il lavoro già iniziato lo scorso anno, tutte le categorie a concorso sono state corrette da tante piccole imperfezioni che ne ledevano il contenuto descrittivo. Sono state aggiunte molte indicazioni, per renderle più leggibili e senza equivoci di sorta, ai fini della corretta individuazione delle categorie a concorso cui destinare i soggetti da esporre; giusto per fare un esempio, la categoria LUCHERINO adesso è definita come LUCHERINO EUROPEO, in quanto negli anni precedenti per errore venivano esposti in questa categoria anche i Lucherini Americani. Le medesime precisazioni descrittive sono state inserite anche nelle categorie degli Ibridi, rendendo più leggibili ed evidenti con degli esempi quali ibridi confluiscono nelle varie categorie a concorso e quali no. Un’altra importante modifica, che è stata apportata rispetto ai contenuti degli anni precedenti, ha riguardato la descrizione delle varie specie a concorso, siano essi Esotici che Indigeni, indicando accanto al nome comune in Italiano anche il nome scientifico, identificativo in maniera inequivocabile della specie a concorso. In tal modo, giusto per fare un esempio, all’interno della categoria

Ciuffolotto, contenendo adesso l’ulteriore descrizione scientifica (Pyrrhula pyrrhula), non sarà più possibile sbagliare per gli allevatori, iscrivendo a concorso nella categoria non adeguata anche Ciuffolotti esotici che inevitabilmente andavano ad essere declassati da parte del Giudice. È stata creata una nuova categoria a concorso sia per la sezione F che per la G (secondo delibera di CTN-EFI) denominata “TUTTE LE MUTAZIONI E COMBINAZIONI AMMESSE DELLE SPECIE SOPRAELENCATE PRIVE DI CATEGORIA A FENOTIPO MUTATO”, ove troveranno collocazione tutte le mutazioni di specie a concorso che non hanno una categoria loro dedicata. Giusto per fare un esempio, se dovesse esserci uno Zigolo Nero mutato, visto che la categoria a concorso dedicata agli Zigoli è la seguente: ZIGOLI INDIGENI (EMBERIZIDAE) e non è prevista la medesima categoria a fenotipo mutato, in questo caso il soggetto mutato andrebbe esposto nella categoria creata come nuova nella propria sezione di competenza G. Lo stesso discorso vale per tutte le altre specie che non hanno ancora una propria categoria a concorso dedicata per i mutati. Ovviamente se in futuro alcune specie mutate dovessero diventare numericamente consistenti, vigileremo affinché venga data disposizione per creare una nuova categoria dedicata alla specie di riferimento con il fenotipo mutato. Questa decisione assunta risulta essere in linea con la distribuzione delle categorie a concorso in ambito COM. Analoga categoria a concorso è stata creata sia per la sezione O che per la P, ove troveranno collocazione tutte le mutazioni di specie a concorso appartenenti alla sezione O e P che non hanno una categoria loro dedicata. È stata creata una nuova categoria a concorso nella sezione G denominata “FRINGILLIDI (ESOTICI ED INDIGENI) ED INDIGENI (NO FRINGILLIDI) PEZZATI (ANCHE IN COMBINAZIONE AMMESSA CON FENOTIPO MUTATO)”, ove troveranno collocazione tutte le specie

Verdone pastello femmina Organetto ancestrale cabaret

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appartenenti alla sezione loro dedicata a fenotipo pezzato, per esempio un Verdone Pezzato oppure un Cardellino Pezzato o un Fringuello pezzato o un Merlo Pezzato concorreranno nella medesima categoria a concorso loro dedicata. Una medesima categoria a concorso, è stata creata nella sezione F denominata “ESTRILDIDI ED ESOTICI (NO FRINGILLIDI) PEZZATI (ANCHE IN COMBINAZIONE AMMESSA CON FENOTIPO MUTATO”, ove troveranno collocazione tutte le specie appartenenti alla sezione loro dedicata a fenotipo pezzato; per esempio un Diamante Pappagallo Pezzato, un Kittlitz pezzato oppure un Ruficauda Pezzato o un Merlo Esotico Pezzato concorreranno nella medesima categoria a concorso loro dedicata. La categoria a concorso ove lo scorso anno erano stati inseriti tutti gli uccelli indigeni (Non Fringillidi) di piccola e media taglia è stata scissa in due categorie a concorso, quindi ne è stata creata una nuova, ove sono stati raggruppati in categorie separate gli uccelli di piccola taglia e

Diamante codalunga

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quelli di media taglia. Tutto ciò al fine di evitare che si trovassero a competere nella stessa categoria uccelli molto diversi fra loro, quali potevano essere una Cincia, un Pettirosso o una Capinera (Uccelli di piccola taglia) con delle Upupe, con un Codirossone, con un Passero Solitario etc. (Uccelli di media taglia). Si intuisce che in una situazione simile non ci sarebbe stata gloria per i piccoli uccelli al cospetto di quelli di taglia maggiore molto più appariscenti. Sono state accorpate in un’unica categoria a concorso, distinta per sesso (Maschi e Femmine), le due precedenti categorie esistenti del Verdone Pastello e del Verdone Diluito. Pertanto, per il 2019 vi saranno le seguenti due categorie: 1) VERDONE MASCHIO PASTELLO E DILUITO 2) VERDONE FEMMINA PASTELLO E DILUITO Questa decisione è stata operata, in quanto i soggetti diluiti singolo fattore (non esponibili così come prescritto dal proprio Standard), nonché

i pastello, risultano fenotipicamente non facilmente distinguibili e di conseguenza le due precedenti categorie a concorso destinate alle loro rispettive collocazioni non assumevano una univoca determinazione. Discorso a parte meritano gli Organetti. Le precedenti 11 categorie a concorso loro dedicate, differite fra maschi e femmine, sono state rimodulate secondo il seguente elenco: 1) ORGANETTO 2) ORGANETTO BRUNO 3) ORGANETTO PASTELLO NERO BRUNO 4) ORGANETTO PASTELLO BRUNO 5) ORGANETTO PHAEOMELANICO 6) ORGANETTO PERLATO 7) ORGANETTO SCURO SU BASE NERO BRUNA 8) ORGANETTO ALTRE MUTAZIONI E COMBINAZIONI AMMESSE La CTN-EFI ha ritenuto, infatti, che le precedenti categorie a concorso fossero non coerenti con la espressione fenotipica della specie. L’organetto durante il primo anno di vita non ha un dimorfismo sessuale certo. Ma anche da adulto (oltre il primo anno di vita) alcune sottospecie continuano a non avere dimorfismo sessuale certo. Ricordiamo che la moderna Tassonomia classifica l’Organetto come unica specie “Acanthis flammea”, e ne contempla 5 sottospecie (compresa la specie nominale): 1) Acanthis flammea flammea 2) Acanthis flammea cabaret 3) Acanthis flammea exilipes 4) Acanthis flammea hornemanni 5) Acanthis flammea rostrata Fra queste 5 sottospecie, soltanto la flammea e la cabaret esprimono un dimorfismo sessuale certo ma soltanto dopo il primo anno e purchè i soggetti non siano affetti dalla mutazione Scuro (anche in combinazione) che, per la sua azione coprente, ne impedisce l’espressione visiva del lipocromo rosso del petto anche dopo il primo anno, impedendo di distinguere fenotipicamente il sesso degli esemplari. Sappiamo che le sottospecie exilipes, hornemanni e rostrata non esprimono mai dimorfismo sessuale certo (neanche da


adulti) attraverso la evidenza prodotta dal classico lipocromo rosso del petto. Alla luce di queste considerazioni, la CTN-EFI ha deciso di non dover continuare a distinguere le categorie a concorso fra i maschi e le femmine di questa specie. Piuttosto, abbiamo preferito inserire a concorso, tramite due nuove categorie loro riservate, la mutazione PHAEO e PERLATO, già riconosciute in ambito COM da diversi anni. La precedente unica categoria a concorso riguardante il DIAMANTE CODALUNGA A BECCO GIALLO ANCESTRALE E MUTATO (Poephila acuticauda acuticauda) è stata sdoppiata nelle due seguenti categorie a concorso: 1) DIAMANTE CODALUNGA A BECCO GIALLO (Poephila acuticauda acuticauda) 2) DIAMANTE CODALUNGA A BECCO GIALLO MUTATO (Poephila acuticauda acuticauda) La precedente categoria a concorso riguardante il DIAMANTE CODALUNGA HECKI (Poephila acuticauda hecki), mutazione TOPAZIO E PHAEO, è stata sdoppiata nelle seguenti due categorie a concorso: 1) DIAMANTE CODALUNGA HECKI TOPAZIO 2) DIAMANTE CODALUNGA HECKI PHAEO Riguardo il LUCHERINO TESTA NERA, alle precedenti categorie esistenti, è stata aggiunta, sia per i Maschi che per le Femmine, la seguente categoria: 1) LUCHERINO TESTA NERA ALTRE MUTAZIONI E COMBINAZIONI AMMESSE in quanto i soggetti esposti interessati da mutazioni fenotipiche non standardizzate o da combinazioni ammesse, attualmente non trovavano collocazione in nessuna categoria a concorso presente. La categoria a concorso che vedeva assieme il Verzellino con il Venturone è stata sdoppiata in quanto sono soggetti molto dissimili fra loro (peraltro con la recente classificazione Tassonomica non appartengono più allo stesso Genere, in quanto il Verzel-

lino è un Serinus ed il Venturone un Carduelis e, durante il giudizio, quasi sempre il Venturone aveva la meglio sul Verzellino) Da un confronto con le categorie ufficiali del 2018, appare chiaro che le categorie a concorso per la Specializzazione EFI nel 2019 hanno subito una notevole rimodulazione, in particolar modo nelle parti che riguardano gli Ibridi fra Estrildidi e fra Fringillidi. Abbiamo voluto rimandare al prossimo anno la trattazione dell’argomento riguardante l’inserimento a concorso di alcune categorie riservate agli Ibridi di sesso femminile. Riteniamo, infatti, che gli Ibridi di sesso femminile quasi sempre discriminati e relegati ai margini, se opportunamente valorizzati con una propria categoria a concorso, potrebbero finalmente avere una giusta considerazione ed essere esposti con pari dignità dei più fortunati e colorati fratelli di sesso maschile. Durante la stagione mostre 2018, grazie alla collaborazione offerta dagli organizzatori di due importanti manifesta-

Lucherino testa nera ancestrale, foto E. del Pozzo

zioni espositive, che ci onoriamo di annoverare sul nostro territorio nazionale, nello specifico: CARDUELID’ IN SHOW e FRINGILLIA, abbiamo proposto loro, in via sperimentale, di inserire a concorso, attraverso alcune categorie loro riservate, gli ibridi fra Fringillidi di sesso femminile. In entrambe le mostre sono stati esposti a concorso, attraverso categorie loro riservate, molti ibridi di sesso femminile. Riteniamo sia utile un ulteriore anno di sperimentazione attraverso questa preziosa collaborazione offerta dalle due manifestazioni (ma non solo) prima citate. Siamo consapevoli della esistenza di alcune criticità che bisognerà affrontare e risolvere, una fra tutte quella legata alla mancanza di dimorfismo sessuale in alcuni ibridi, quasi sempre generati da parentali ben definiti. L’orientamento naturale che si intende dare in questi casi, è quello di destinare questi soggetti privi di dimorfismo sessuale nelle categorie destinate agli ibridi di sesso femminile. Pertanto, un ulteriore anno di prova ci permetterà di superare queste ed altre piccole criticità, prima di ufficializzarle nelle mostre sia Nazionali che nei Campionati Regionali e Italiani. Nel frattempo, ci aspettiamo che diano disponibilità a collaborare in questo progetto anche altre manifestazioni espositive, per coinvolgere anche gli Ibridi di sesso Femminile fra Estrildidi. Le attuali modifiche, in parte già programmate lo scorso anno, allorquando le categorie a concorso furono profondamente ristrutturate, delineano uno scenario nuovo futuristico e dinamico, avente come obiettivo primario il coinvolgimento sportivo del maggior numero di allevatori FOI alle nostre manifestazioni espositive, sia a carattere locale che Regionale e Nazionale. Attendiamo nel frattempo, così come è già avvenuto lo scorso anno, le vostre preziose segnalazioni che ci permetteranno di elaborare ulteriori modifiche, certamente migliorative anche per gli anni a venire.

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CANARINI DA CANTO

Una Razza di Canarini in via d’estinzione in Italia? di GIUSEPPE OCCHINI foto OGIMOS, da WIKIPEDIA

I

l canarino Harzer-Roller è ritenuto da molti il migliore dei canarini da canto. Ovviamente, la valutazione della qualità della razza va effettuata riferendosi ai soggetti che realizzano i più alti punteggi previsti dalla scala di canto. Ebbene, questa razza antica e prestigiosa, che è diffusa in tutto il mondo e che ha avuto nel passato largo successo anche in Italia, proprio nel nostro Paese è soggetta ad una gravissima crisi. Nel settembre del 1960 la rivista ornitologica Il giornale degli uccelli pubblicava al proprio interno un bollettino dell’Associazione Harzisti Italiani in cui veniva completato l’elenco degli allevatori di Roller già iniziato in precedenti numeri della stessa rivista. Si trattava di 267 iscritti residenti lungo tutto lo Stivale. Attualmente, dell’Associazione Harzisti Italiani non si ha più notizia. Esiste ancora? Gli allevatori di Harzer-Roller sono rimasti in pochissime decine, senza alcuna organizzazione e sfiduciati nel vedere che alcuni abbandonano l’allevamento del Roller per dedicarsi ad altre razze. Né si ha notizia di qualcuno che sia legittimato a prendere decisioni o fare proposte in merito. Forse i giudici di canto? Ma i giudici hanno la sola funzione di giudicare, d’istruire altri a diventare giudici, di prendere decisioni, con le dovute procedure, in merito alla scala di canto e non di decidere autonomamente in merito ai vari problemi degli allevatori. Una deleteria teoria che tende a legittimare l’inerzia generale sarebbe quella che i canarini Harzer-Roller siano, e non possono non esserlo, una

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Canarino Harzer Roller, da Wikipedia, autore: Ogmios

“nicchia” del settore dell’ornitofilia. Se nel 1960 vi erano 267 allevatori, che non costituivano certamente una nicchia, se in altri stati europei il canarino Roller ha tuttora una discreta diffusione, non vi è nessun motivo oggettivo per cui in Italia debba essere una

Gli allevatori di Harzer-Roller sono rimasti in pochissime decine

nicchia. I teorici della nicchia diranno che allora erano altri tempi; frase che non significa nulla e che non spiega nulla a meno che con altri tempi non si voglia intendere altra gente, cioè persone con altra capacità, altra serietà ed altro impegno. Con quanto scritto sopra non vorrei essere frainteso; certamente, l’HarzerRoller non può essere una canarino di massa, come ad esempio quelli di colore, perché a parer mio è più difficile apprezzare il valore di una produzione di suoni, che si presta più facilmente ad interpretazioni non sempre unanimi, che non valutare ciò che è visibile e che resta invariabile durante tutto il tempo dell’osservazione (pur tenendo conto della difficoltà dovute alle numerosis-


sime varietà di certe razze). Il canarino da canto va inoltre adeguatamente addestrato con un rigoroso trattamento e presenta sempre l’incognita che per motivi spesso imponderabili non canti o, magari, canti al di sotto delle sue prestazioni. Che la produzione di buoni soggetti comporti particolare competenza, impegno, dedizione e costanza è fuori discussione; cose, queste, che contrastano con la diffusa frenesia dei nuovi allevatori di uccelli che pensano di ottenere grandi successi in tempi brevissimi. Costoro credono che l’acquisto di ottimi canarini, ben pagati, da famosi allevatori consenta, nel giro di un anno o due, di ottenere soggetti per vincere i campionati. Ciò potrebbe anche accadere ma in genere è fatto di breve durata; solamente avendo la pazienza di elaborare nel tempo un ceppo stabile ci si garantisce anche per il futuro. In definitiva, l’allevatore di canarini da canto, oltre i già elencati requisiti, deve essere anche persona paziente, equilibrata e che sa, prima ancora di iniziare questo tipo di allevamento, quello che vuole. Se quindi alcune difficoltà

oggettive possono esistere è anche vero che la capacità di superarle rende i buoni risultati ancora più gratificanti. La crisi dell’allevamento in Italia di Harzer-Roller si affianca a nuovi problemi relativi alle prestazioni dei canarini. Si sta consolidando una tendenza, che ritengo negativa, ovvero quella che sinteticamente definisco il canarino a 4 note, cioè a sole 4 strofe di canto, cioè il canarino che canta solo holrrollen, knorren, holklingel e pleifen. Gli allevatori (ma ritengo ci siano anche responsabilità di alcuni giudici), tendono ad escludere vassertouren, gluken, klingel e klingelrollen. Perché? Perché si sostiene che queste strofe siano invasive, cioè che abbiano la tendenza ad invadere e perturbare le altre. Ragionamento a mio avviso inaccettabile e che consiste nel dire: siccome queste ultime frasi comportano qualche attenzione e difficoltà di selezione, limitiamoci a quelle che presentano meno problemi e che consentono ugualmente di ottenere buoni punteggi. In tal modo, però, il repertorio di canto diminuisce ed il nostro canarino rischia, come ci rimproverano allevatori di altre

I NOSTRI LUTTI Il 21 Maggio c.a. il caro Pino Caricato, Presidente Onorario dell’AOS di Lecce, amico e guida di molti di noi Soci, ma anche del movimento ornitologico italiano, è venuto a mancare. Lo ricorderemo sempre come un uomo determinato, di grande capacità e prospettiva. Lo ricorderemo per la sua correttezza morale, per l’esempio virtuoso di uomo dedito alla democraticità e all’equità, oltre che per il vissuto di abnegazione verso la sua Associazione, di cui è stato a lungo Presidente e che lascia giustamente da Presidente Onorario. Lo ricorderemo anche come grande allevatore di Arricciato padovano, grazie al quale fu capace di conquistare titoli italiani e di raggiungere anche il titolo di campione del mondo, pur nella semplicità di una gestione Il momento della nomima di Pino casalinga del suo piccolo aviario, dove non a Presidente onorario A.O.S. mancavano mai le erbe prative. Era proprio questo il segreto del tuo carisma: l’essere concreto ed essenziale. Sarai sempre nei nostri cuori e sarai sempre un esempio da seguire. A nome di tutta l’AOS di Lecce: ciao, Pino. il Presidente FRANCESCO FAGGIANO

razze da canto che non sono in crisi, di diventare un canarino monotono. Né si può accettare l’obiezione che tale critica sia del tutto infondata perché ognuna delle 4 strofe è in grado di possedere diverse sfumature e varianti; questi aspetti possono essere apprezzati solo da allevatori di vecchia data ma spesso non sono percepibili da parte dei neofiti, di cui abbiamo comunque tanto bisogno. Infine, un’ultima osservazione: qualcuno sostiene che bisogna produrre Harzer-Roller colorati, cioè rossi, agata, mosaico…; in tal modo, dato l’attuale successo del canarino di colore, si prenderebbero, come si suol dire, due piccioni con una fava, cioè si renderebbe di più vasta diffusione il canarino da canto e si darebbe agli amanti del colore qualche cosa in più da aggiungere ai propri canarini. Ora, il nostro canarino è originariamente verde, spesso pezzato, qualche volta giallo ed è stato e deve continuare ad essere selezionato solo sulla base della qualità del canto. Ma una recente tendenza, basata non so su quali considerazioni, ha portato a costituire ceppi di Roller quasi completamente gialli. È sembrato, inoltre, di percepire da parte di qualche giudice un certo fastidio nei confronti di canarini verdi o pezzati. È evidente, in definitiva, che una crisi degli allevatori crei problemi anche alla qualità della razza. Tutto ciò detto, mi dovrei attendere da parte di alcuni delle pesanti critiche a tutto quello che ho sostenuto. Bene, siccome non sono portato per le inutili polemiche mi auguro che i competenti che sino ad ora si sono qualificati, oltre che per la suddetta competenza, anche per un assoluto silenzio ed una totale assenza, si “risveglino” ed intervengano a confutare tutto quello che ho detto, ma soprattutto che si attivino per ricreare un’organizzazione associativa che non esiste più. Poiché nutro un certo scetticismo rispetto alla possibilità che ciò accada, rivolgo un invito al Presidente della FOI a prendere in mano la situazione, se non si ritiene che la potenziale scomparsa, in futuro, di allevatori della prestigiosa razza degli Harzer-Roller sia un fatto ininfluente nell’ambito della canaricoltura italiana.

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CRONACA

Incontro C.I.T.E.S. Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione testo e foto di ROBERTO GARAVAGLIA

L

o scorso 18 maggio a Fontane di Villorba (TV) si è tenuto un interessante e molto partecipato incontro promosso dall’Associazione Ornitologica Marca Trevigiana e dal Gran Galà dei Pappagalli dal titolo “ A norma con la C.I.T.E.S.” . Ho avuto il piacere di parteciparvi con il consigliere Maria Carla Bianchi in rappresentanza di FOI Onlus ed a supporto del Raggruppamento Veneto/Trentino Alto Adige. Il nucleo C.I.T.E.S. Carabinieri di Vicenza rappresentato dall’Appuntato Scelto Margherita Nicolussi e dal Carabiniere Scelto Andrea Cutugno hanno tenuto un ottimo intervento che ha illustrato in modo chiaro, e con l’ausilio di un’effi-

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cace presentazione grafica, tutta la normativa e gli obblighi derivanti dai Regolamenti vigenti in merito alle procedure per l’accertamento della nascita in cattività e della riproduzione artificiale di uccelli inclusi negli allegati “A” e “B” al regolamento CE 338/97, nonché per il rilascio dei relativi certificati.

Normative ed obblighi per accertamento della nascita e della riproduzione

Prima di entrare nel merito dell’evento, credo sia indispensabile citare alcune definizioni per inquadrare meglio il tema. La Convenzione di Washington sul Commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, più comunemente conosciuta come CITES, è un accordo internazionale tra Stati che ha lo scopo di proteggere piante ed animali a rischio di estinzione, regolando e monitorando il loro commercio, ovvero esportazione, riesportazione e importazione di animali vivi e morti, di piante, nonché di parti e derivati. La Convenzione si basa su un sistema di permessi e certificati che


possono essere rilasciati se sono soddisfatte determinate condizioni e che devono essere presentati agli uffici doganali abilitati ai controlli dei Paesi interessati allo scambio. La Convenzione è entrata in vigore nel 1975 e vi aderiscono attualmente 183 Membri (Parties), compresa l’Unione europea che è diventata Parte dall’8 luglio 2015. La CITES regola il commercio internazionale di circa 35.000 specie, di cui approssimativamente 30.000 sono piante. Queste specie sono riportate in 3 Appendici secondo il grado di protezione che esse necessitano. Rientrano nella Convenzione esemplari di origine selvatica (W) ma anche, e non solo, esemplari nati e allevati in ambiente controllato e piante riprodotte artificialmente. In Italia, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare è l’Autorità di gestione responsabile in via principale dell’esecuzione della legislazione CITES, mentre le Autorità amministrative che, unicamente, possono rilasciare permessi e certificati CITES sono: • Ministero dello Sviluppo economico – Direzione Generale per la Politica commerciale internazionale Divisione II-CITES per permessi di importazione ed esportazione. • Arma dei Carabinieri - Servizio CITES dell’Arma dei Carabinieri per notifiche di importazione, certificati di riesportazione, certificati comunitari, per mostre itineranti, di proprietà personale e per collezioni di campioni. In sintesi C.I.T.E.S. intende regolare il commercio di esemplari, nel nostro caso specie di uccelli, minacciati di estinzione. Tutti i regolamenti e i relativi allegati sono subordinati a questo obiettivo introducendo livelli di tracciabilità degli esemplari dalla loro prima importazione e commercializzazione, alla riproduzione, alla cessione. Una volta ben compreso questo aspetto fondamentale, sarà molto più chiaro comprendere le motivazioni di tutta la documentazione richiesta e dei tempi di comunicazione con le Autorità sopra specificate. I Carabinieri Forestali del Servizio CITES si occupano di applicazione delle Leggi

e dei Regolamenti con i relativi controlli. Non hanno competenze inerenti la collocazione delle Specie nei vari Allegati, né nella definizione dei Regolamenti. In Europa, e quindi anche in Italia, viene utilizzata la nomenclatura per Allegati secondo il grado di protezione che le diverse Specie necessitano. Rientrano nella Convenzione esemplari di origine selvatica (W) ma anche, e non solo, esemplari nati e allevati in ambiente controllato. Le Specie a maggior protezione sono nell’Allegato A e quindi, in modo decrescente, negli allegati B e C. Esiste anche un Allegato D per le Specie non elencate negli Allegati da A, B e C ma per le quali il volume delle importazioni in Comunità Europea giustifica una vigilanza. Nell’Allegato X (decimo) sono, invece, incluse specie per le quali è indispensabile il solo obbligo del marcaggio dei soggetti nati in allevamento. Ad esempio, il Cardinalino del Venezuela, il Kakariki Fronte Rossa ed il Pappagallo dal Cappuccio Nero sono nell’allegato X. Le Specie in Allegato A sono quelle a maggior tutela e maggiormente soggette a verifiche, per cui il comporta-

mento e la disciplina devono essere ferree. L’Allevatore amatoriale e sportivo deve conoscere molto bene le specifiche regolamentari in merito alle varie definizioni, tra cui quelle che si riferiscono ad un uccello considerato nato in allevamento, art. 54 del regolamento (CE) 865/2006. Le denunce di nascita devono essere redatte conformemente ai modelli SCT1/A (Allegato A) e SCT1/B (allegato B). Ove previsto, tutte le nascite devono essere dichiarate entro 10 giorni con riferimento alla data di invio del documento. I metodi di marcatura devono essere conformi all’articolo 66 del Regolamento sopra citato. Per le Specie in Allegato A, è fondamentale recepire le note a chiarezza contenute nel documento del 2014 emesso dalle Autorità di Gestione CITES disponibile su sito www.foi.it più avanti dettagliato. I Registri devono essere tenuti per tutte le Specie previste ed aggiornati nei tempi definiti, senza porre ritardi e senza scritture errate o confuse.

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La disponibilità dei Carabinieri Forestali di Vicenza ha stimolato numerose domande e richieste di chiarimenti da parte di molti degli oltre 100 presenti che hanno anche toccato tematiche sanitarie, di trasporto e fiscali, su cui abbiamo risposto in modo puntuale sulla base delle esperienze maturate nelle interazioni svolte con la Direzione Veterinaria del Ministero della Salute e di varie Regioni, oltre che per le competenze professionali di Maria Carla Bianchi sui temi fiscali. Un aspetto fondamentale su cui non ci possono essere confusioni o aree nebulose è nella definizione dei ruoli: l’allevatore amatoriale e sportivo di uccelli da gabbia e da voliera alleva per hobby e per competere nelle Mostre Ornitologiche; un operatore commerciale di animali da compagnia svolge un’attività a fini di lucro regolata da specifiche leggi. Allevare uccelli di specie protette e regolamentate da CITES ha il nobile fine di “proteggere” rispettando le regole. Significa che i riproduttori devono provenire da fonte lecita e tracciata, possibilmente tutti nati in ambiente controllato, con i relativi marcaggi e documenti. In allevamento devono essere rispettate tutte le regole del benessere animale, la prole deve essere gestita, marcata e tracciata in base ai vari Allegati CITES. La cessione e lo scambio di soggetti deve seguire le procedure previste con una perfetta documentazione a supporto. Alcune raccomandazioni espresse dai

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Carabinieri Forestali che, per un Allevatore iscritto alla F.O.I., devono essere doveri ed obblighi: • Provvedere al rispetto dell’obbligo informativo/dichiarativo come al Modello SCT2/B in conformità con l’articolo 54 del Reg. (CE) n. 865/2006. Tale obbligo va rinnovato ogni 5 anni o all’introduzione di una nuova Specie tutelata. • Acquistare solo uccelli con documenti in regola; in caso di dubbio o palesi mancanze a carico del venditore, astenersi dall’acquisto ed informare tempestivamente le Autorità. Tutte le denunce sono sempre in forma anonima. Se al momento dell’acquisto non è chiara la documentazione che deve seguire l’esemplare, contattare il nucleo CITES della vostra zona per avere informazioni dirette e certe; non fidatevi di persone poco preparate o, peggio, che usano consuetudini non certificate da Regolamenti e Allegati. Le sanzioni amministrative partono da un minimo di 666,67 euro e possono arrivare, nei casi più gravi, a 150.000,00 euro oltre a possibili implicazioni penali. • Si consiglia il marcaggio di tutti gli uccelli anche quando non espressamente previsto, in modo da semplificare la tracciabilità di tutti gli esemplari. Gli anelli inamovibili F.O.I. garantiscono la perfetta tracciabilità di tutta la filiera e sono riconosciuti da tutte le Autorità CITES addette alle verifiche. In caso di perdita del mar-

caggio tramite anello inamovibile, o per la necessità di tagliarlo per salvaguardare il benessere dell’animale, è indispensabile contattare subito il Veterinario che, in qualità di Pubblico Ufficiale, accerterà ed attesterà l’evento e procederà ad un nuovo marcaggio tramite microchip. • Leggere con attenzione le indicazioni ed i chiarimenti specificati nel DPNM 2014 sopra citato che focalizza e chiarisce molti aspetti spesso poco conosciuti dall’Allevatore amatoriale e sportivo ma che possono avere forti rilevanze sanzionatorie. Regolamenti Comunitari e normativa italiana di riferimento Regolamenti dell’Unione Europea attualmente in vigore: Regolamento (CE) 338/1997 del Consiglio (protezione delle specie di flora e fauna selvatiche attraverso il controllo del loro commercio); Regolamento (CE) 865/2006 della Commissione (modalità di applicazione del Regolamento 338/97 del Consiglio) Regolamento (CE) 100/2008 della Commissione (che modifica ed integra il Regolamento 865/2006); Regolamento (UE) 791/2012 della Commissione che modifica il Regolamento (CE) 865/2006 relativo alle modalità di applicazione del Regolamento (CE) 338/97 del Consiglio; Regolamento (UE) 870/2015 della Commissione che modifica il Regolamento (CE) 865/2006;


Regolamento (CE) 865/2006 della Commissione (testo consolidato). Regolamento di esecuzione (UE) 792/2012 della Commissione (che stabilisce norme sulla struttura di permessi, certificati e degli altri documenti previsti dal Regolamento 338/97 del Consiglio, e che modifica il Regolamento 865/2006); Regolamento (UE) 57/2015 della Commissione (che modifica il Regolamento 792/2012); Regolamento (UE) 792/2012 della Commissione (testo consolidato) Regolamento di esecuzione (UE) 1915/2017 della Commissione (che vieta l’introduzione nella Comunità di esemplari di talune specie di fauna e flora selvatiche); Regolamento (UE) 2017/160 della Commissione (che modifica gli allegati del Regolamento del Consiglio 338/97). Normativa italiana di riferimento Legge n.150 del 7/2/1992 (Disciplina dei reati relativi all’applicazione in Italia della Convenzione sul commercio inter-

nazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione), modificata dalla Legge n. 59 del 1993, dalla Legge n. 426 del 1998 e dal Decreto legislativo n. 275/2001, (testo consolidato Legge 150/1992) Decreti del Ministero dell’Ambiente del 19/4/1996 e del 26/4/2001 che comprendono l’elenco delle specie (animali vivi pericolosi) la cui introduzione sul territorio nazionale è vietata. Le violazioni alle disposizioni dei Regolamenti comunitari CITES sono punite con le sanzioni previste dalla suddetta legislazione nazionale, che vanno dall’ammenda all’arresto, nei casi più gravi, e comportano il sequestro e la confisca degli esemplari o dei prodotti CITES.” DECRETO LEGISLATIVO 19 agosto 2016, n. 177 - Disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell’articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

Alcuni link utili www.cites.org

Sito ufficiale CITES

www.specieplus.net

Utilissimo sito dove per ogni Specie (nome scientifico) è possibile visualizzare tutte le relative informazioni CITES.

www.mise.gov.it/index.php/it/commerciointernazionale/import-export/cites-commercio-internazionale-fauna-e-flora

Area CITES del Ministero Sviluppo Economico

http://www.carabinieri.it/arma/oggi/organizzazione/organizzazione-per-la-tutelaforestale-ambientale-e-agroalimentare/cit es/modulistica

Modulistica

https://www.mise.gov.it/index.php/it/57commercio-internazionale/2038072comunicati-cites

Comunicati

https://www.adm.gov.it/portale/documents/20182/900422/anc-20150204+Elenco+uffici+doganali+Allegato+9963 +.pdf/f18864b5-6344-4ab2-bb8c4a89e68976ac

Uffici doganali abilitati ai controlli CITES

Le violazioni alle disposizioni dei Regolamenti comunitari CITES sono punite con le sanzioni previste dalla legislazione nazionale Documenti Utili Sul sito www.foi.it al link: https://www.foi.it/cites-procedureaccertamento-nascite-informazionionline.html è possibile scaricare il documento DPNM-CITES.pdf - un “Bignami” che tutti gli Allevatori di uccelli in Cites devono avere in allevamento e conoscere quasi a memoria. https://www.foi.it/cites-benessereanimale/pappagallo - cenerino cites.html informazioni sul Cenerino SOR 2016: “C.I.T.E.S.” volumi 1 e 2 SOR 2018: “Allevatori Sportivi: risorsa non minaccia SOR: “Norme sul benessere degli animali, commercio e scambio” Per qualsiasi dubbio su ogni aspetto della normativa e dei certificati, contattate sempre in modo preventivo e non tardivo le Autorità competenti. Sui sito www.foi.it, selezionando il riquadro CITES & Benessere Animale, è possibile trovare l’elenco di tutti i contatti CITES dei Carabinieri Forestali. Stiamo cercando di organizzare ulteriori incontri con i Carabinieri Forestali CITES di altre Regioni, in modo da offrire agli allevatori F.O.I. un momento di formazione e confronto. Per raggiungere questo obiettivo, è richiesta la collaborazione di tutti: Allevatori, Dirigenti di Associazione, Club di Specializzazione, Raggruppamenti Regionali, Organi Tecnici Federali, per poter dialogare al meglio ed aumentare le capacità relazionali dell’ecosistema F.O.I. con le Autorità CITES.

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Argomenti a tema

Spettabile rivista, sono un piccolo allevatore e nel leggere su Italia Ornitologica i vostri articoli o discutendo con vecchi allevatori, mi permetto di chiedere una delucidazione in merito alla riproduzione dei canarini o uccelli in generale, ovvero si sente dire che (esempio) se quest’anno una canarina ha fatto 4-5 covate con un numero variabile di uova 15-20, l’anno successivo si verificherà che lo stesso soggetto avrà una produzione quasi stentata, max 1-2 covate con poche uova. Potrei sapere cosa dicono i vostri esperti, considerato che so benissimo che è bene far fare max 2 covate annue. La richiesta è finalizzata non all’incremento della produzione ma a scopo scientifico culturale. Grazie, CLEMENTE GIOVANNI

32 MAGGIO 2019

La deposizione di 15 o anche 20 uova rientra nella normalità e non comporta stress particolari. Normalmente in un allevamento ben condotto non si va oltre le 3 covate. Limitarsi a 2 non è il caso, c’è anche il rischio molto elevato di avere uova non fecondate sul fondo della gabbia. Talvolta capita anche con le 3 covate. Alcuni consigliano le 2 covate in razze giganti molto delicate. Questo, sia perché non si vuole sfruttare troppo la femmina, sia perché andare oltre comporterebbe una quarta covata molto tardiva e difficilmente i novelli potrebbero essere pronti per le mostre e finirebbero la muta in inverno, con problemi per la loro utilizzabilità l’anno successivo, poiché in ritardo per la maturità sessuale ed inoltre non è escluso che possano risultare più deboli. È bene che le nascite si concludano in luglio; gli agostani hanno si una muta più precoce e più rapida, ma tendono a svilupparsi meno. Sugli agostani ci sono varie considerazioni a volte quasi dei miti, come particolari attitudini alle cure parentali, maggior numero di femmine ed altro. Certo sarebbe bene non superare la metà di agosto ed escludere nascite in settembre. Problemi di ritardo ci sono soprattutto quando si segue il metodo delle femmine sole. Quando si segue il metodo della coppia fissa le covate sono più ravvicinate e in qualche caso un’eventuale quarta covata potrebbe arrivare in tempo. È da ritenere che, con la coppia fissa, sarebbero un poco inferiori i problemi di sfruttamento della femmina, poiché maggiormente aiutata dal maschio. Direi anche meno probabile la debolezza dei novelli, per via delle cure parentali ottimali. Non si può non dire per doverosa completezza che, secondo alcuni autori, in natura il canarino supererebbe la terza covata. L’aspetto di una quinta covata, allo stato domestico, è diverso e va semplicemente esclusa. Poiché la normale covata è di 2 – 6 uova e spesso sono 5, un anno di 15 - 20 è rientrante nella normalità, sono cifre maggiori che devono preoccupare.


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Si badi però che a volte le covate diventano 4, 5 o più come deposizione delle uova, ma non come allevamento dei piccoli. Può accadere che una covata o due possa andare persa per vari motivi: uova non fecondate, morte embrionale, morte dei novelli. In questi casi se si arrivasse a 4 o 5 covate, ma solo con 2 o 3 portate a termina felicemente, la faccenda cambierebbe anche di molto. Una covata con felice esito di allevamento dei piccoli comporta una fatica maggiore che non la semplice deposizione delle uova, comunque impegnativa. Anche l’intervallo di tempo fra una covata e l’altra cambierebbe di molto. Quindi non basta contare le uova deposte nell’annata, bisogna sapere anche quante covate con novelli sono state felicemente svezzate. È necessario anche vedere le condizioni generali, in primo luogo: la robustezza e la salute della femmina. Poi considerare anche se una covata è andata male per malattia dei pulcini e dei genitori o per non fecondazione delle uova per maschi non pronti. Eventi patologici e cure necessarie conseguenti comportano uno stress che è superiore a quello di un semplice evento di uova non fecondate per ragioni non patologiche della femmina. Quanto alle conseguenze per l’anno successivo, in caso di vero eccesso, si possono fare diverse considerazioni. Tanto per cominciare, come dicevo prima, se la femmina avesse allevato più o meno e se ci fossero state o meno patologie. Nonché la robustezza di base della femmina e non di meno l’età. Ora, una femmina robusta e sana che avesse fatto alcune covate a vuoto per maschi sterili, sarebbe in condizioni ben diverse da un’altra meno robusta che avesse avuto a che fare con patologie ancorché risolte. Anche una femmina di un anno, oppure una di tre anni, a parità di condizioni e di stress, non reagirebbero allo stesso modo, nell’annata successiva. Pertanto le conseguenze ipotizzate di: covate ridotte nel numero e/o stentate, possono verificarsi oppure no a seconda dei casi e a diversi livelli. Comunque con deposizioni ben superiori alle 1520 uova ipotizzate nell’annata precedente. GIOVANNI CANALI - Foto: P. ROCHER

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VETERINARIO

Canarino ricoverato in camera calda di riacclimatamento

La postazione veterinaria nelle mostre ornitologiche testo e foto di GIANLUCA TODISCO (medico veterinario, PhD, Commissione scientifica F.O.I.)

I

l Campionato mondiale di Cesena nel 2018 è stato il banco di prova per l’allestimento di un ufficio veterinario che avesse, per la prima volta, anche la funzione di “ambulatorio di primo soccorso”, ovvero di vero e proprio pronto soccorso e cura degli uccelli ammalati, quindi non più solo locale adibito alla raccolta delle “carcasse” o all’allontanamento dei soggetti malati dalla sala espositiva. Farò, quindi, un rapido resoconto dell’attività clinica di cui ho avuto il piacere di occuparmi. In un locale annesso alla sala espositiva è stata allestita l’infermeria veterinaria, l’allestimento è stato basilare, ovvero

non si richiedeva di fare diagnosi di certezza o di effettuare prove di laboratorio, ma semplicemente fronteggiare le “emergenze di campo” con trattamenti di supporto o sintomatici, rimandando al proprietario eventuali approfondimenti di interesse clinico che, in questo tipo di

Fronteggiare le “emergenze di campo” con trattamenti di supporto o sintomatici

allevamenti, assume una valenza non tanto soggettiva dell’animale colpito, ma piuttosto collettiva dell’intero aviario. L’infermeria era quindi allestita con due camere calde, una grande e una più piccola, tre tavoli e il materiale di consumo necessario a prestare le prime cure agli uccelli ammalati. Gli animali che afferivano all’infermeria venivano quindi registrati, alloggiati in gabbie piccole (tipo canto) e ricoverati nella camera calda più grande dove ricevevano anche l’eventuale terapia farmacologica, alla remissione dei sintomi gli uccelli passavano alla camera calda più piccola

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Infermeria veterinaria del campionato mondiale di Cesena 2018

dove venivano tenuti sotto controllo per ulteriori 24 ore e contestualmente riacclimatati alle condizioni microclimatiche della sala espositiva. Per fare questo, ovviamente, è stato necessario installare un termometro e igrometro all’interno della sala espositiva e abbiamo monitorato temperatura e umidità relativa ogni 4 ore, giorno e notte, per tutta la durata della mostra. Dal giorno 15 al 18 gennaio, la temperatura è stata costante a 18° C, dal 19

Lo stress favorisce l’esacerbazione dei sintomi in animali già ammalati

al 21 gennaio la temperatura è salita a 20° C; l’Umidità Relativa è variata tra un massimo di 52% (16/01 h 17:00) a un minimo di 36% (18/01 h 5:00).

La maggior parte degli uccelli ricoverati erano comprensibilmente stressati (viaggio, nuovo ambiente, nuovo cibo, ecc.) e questo rientra nella normalità di qualsiasi gara anche in altri ambiti di competizione. Lo stress favorisce l’esacerbazione dei sintomi in animali già ammalati prima di partire, asintomatici o con sintomi lievi. Una minore quantità di uccelli è stata ricoverata per problemi traumatici (fratture di ossa e unghie), problemi oculari, malnutriti per cibo sbagliato. In totale sono afferiti all’infermeria veterinaria 126 uccelli, dei quali 61 sono stati ricoverati e curati; di questi 61 soggetti, 55 sono stati dimessi e sono tornati a casa, 6 purtroppo non ce l’hanno fatta. Da qui ho elaborato alcuni punti critici da migliorare, sia per gli organizzatori sia per gli allevatori che partecipano alle gare: Punti critici da migliorare per gli organizzatori 1) I varchi di comunicazione con l’esterno devono essere il più possibile chiusi per ridurre al minimo gli sbalzi termici (punto critico soprattutto il giorno dell’ingabbio) 2) Verificare prima dell’arrivo degli uccelli che le porte non abbiano spifferi (punto critico soprattutto il giorno del giudizio) 3) Evitare di collocare le gabbie sul pavimento (spifferi e paura) 4) Predisporre eventualmente dei pannelli di protezione delle cavalle situate in prossimità delle porte 5) Formare il personale addetto alla somministrazione di cibo affinché ciascuna specie venga alimentata con il cibo giusto (granivori e insettivori) e la giusta quantità 6) Evitare di alloggiare in gabbie vicine specie predatrici e specie prede.

Particolare delle due camere calde con pazienti ricoverati

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L'ingresso dell'infermeria veterinaria dovrebbe rimanere sempre chiuso per ridurre gli stress ai pazienti

Conclusioni L’infermeria veterinaria svolge un lavoro importantissimo per la salvaguardia del benessere animale (argomento d’attualità sui cui temi spesso si scontrano allevatori e “animalisti”), permette di salvare gli uccelli sofferenti, fornisce un servizio all’allevatore e al pubblico che si farà certamente un’idea positiva del nostro mondo. Non comporta grossi investimenti per l’organizzazione soprattutto se confrontati con i vantaggi che fornisce. Permette il monitoraggio dello stato sanitario in una determinata area geografica e fornisce dati utili per la prevenzione e la salvaguardia del patrimonio aviare nazionale. Per questi motivi è auspicabile che in futuro tutte le mostre predispongano anche un’infermeria veterinaria.

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CANARINI DI FORMA E POSIZIONE ARRICCIATI

L’Arricciato Gigante Italiano Alla ricerca della tipicità di SALVATORE E ANGELO CREMONE foto A. PETRAROLI

G

iovane razza tra le più ambite dagli allevatori di tutto il mondo, l’Arricciato Gigante Italiano presenta non poche difficoltà nelle varie fasi della propria vita legate forse ad una selezione estrema e ad una conseguente rusticità ormai ridotta ai minimi termini. Non staremo qui a scrivere di questo, ma dell’aspetto fenotipico di questo meraviglioso canarino, il quale mette al centro del proprio essere una mole da “gigante” rapportata al piumaggio che deve mantenere una qualità da vero “arricciato” per tessitura, colore e brillantezza, il tutto espresso in movenze fiere ed eleganti. Il canarino AGI è valutabile sotto 4 principali aspetti: la struttura, il piumaggio, il comportamento e le condizioni generali. Le altre voci che completano lo Standard sono raggruppate nelle principali; è importante che nell’applicazione dello Standard si tenga ben presente l’alto coefficiente di difficoltà. Così, riteniamo giusto interpretare e vivisezionare lo standard di quest’affascinante razza arricciata. AGI best in show “Faenza 2019” con punti 95 Allevamento: Cremone Salvatore foto: A. Petraroli

Il canarino Agi è valutabile sotto quattro principali aspetti: la struttura, il piumaggio, il comportamento e le condizioni generali

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La struttura Pesante e gigante sono due parole che rappresentano bene la struttura che deve possedere un AGI di qualità. Maggiore è la struttura, tendenzialmente più difficile sarà mantenere un equilibrio tra le varie caratteristiche. Di seguito le voci dello standard in cui la struttura ha un ruolo fondamentale: - Taglia (min.21 cm)


La taglia di un AGI è il rapporto tra lunghezza, larghezza e pesantezza del canarino.Tale rapporto deve tendere al gigante, a patto che il soggetto risulti armonico; meglio un soggetto di 20 cm che presenta una struttura pesante, rispetto ad un soggetto di 21/22 cm ma leggero, che, seppur in lunghezza rispecchi meglio lo standard, vede la mancanza di armonia strutturale. - Testa e collo (si intende solo la struttura del cranio e del collo) La struttura della testa e del collo di un AGI deve essere imponente; questa rispetto alle spalle deve essere possibilmente equamente larga, la testa richiesta è rotonda e larga, ampia la fronte. - Coda La coda deve essere dalla larga attaccatura, quadrata nel finale. Lunga in relazione alla lunghezza del tronco, può flettere leggermente in presenza di grande struttura della stessa. Gioca un ruolo fondamentale, in quanto una buona coda dona al soggetto quei centimetri che lo possono elevare all’eccellenza. - Ali Regolari e forti, è ammesso un leggero incrocio delle stesse data la grossa mole della razza. - Becco Conico, corto e largo. - Zampe Regolari e dalla presa forte e stabile. Le unghie che un tempo erano preferite a “cavatappi”, sono state, per motivi di benessere del canarino, sostituite da unghie normali o leggermente ricurve; importante che siano presenti ambedue le posteriori intatte, per le altre vige 1 punto di penalizzazione per ogni unghia spezzata fino ad un massimo di 2 unghie, alla terza scatta la squalifica del soggetto. Se un soggetto presenta anche una sola falange con

La taglia di un Agi è il rapporto tra lunghezza, larghezza e pesantezza del canarino

assenza totale di unghia, il soggetto in questione sarà da squalificare. Il piumaggio Il piumaggio di un vero AGI deve avere proprietà di sofficità, compattezza, forza e colore. La tessitura, che è la

struttura della piuma, deve far apparire quest’ultima soffice ma al tempo stesso forte ed elastica, tale da poter sostenere le arricciature. La compattezza di un soggetto abbinata al giusto volume deve essere tale da poter permettere al piumaggio di restare compatto nei movimenti. Piumaggi troppo corti e ruvidi, o troppo lunghi e soffici, non sono ammessi dallo standard e, anche se buoni in termini selettivi, saranno penalizzabili in fase di giudizio. Il colore, fondamentale per la voce piumaggio, deve essere vivo, di forte tonalità e brillante. Di seguito le voci dello standard in cui il piumaggio gioca un ruolo fondamentale. - Testa e collo (si intende movimento del piumaggio) A colpo d’occhio, sicuramente la testa è ciò che prima di altre caratteristiche influenza il giudizio di un AGI. Ciò non è certamente corretto, dato che la testa è solo una voce dello standard. Sono ammesse 4 tipi di teste, dal bavero rialzato, passando per il mezzo cappuccio e il 3/4 di cappuccio, arrivando al famoso cappuccio completo. Lo standard predilige teste grandi e rotonde, e specifica che, qualora a confronto vi fossero 2 soggetti con eguale dimensione di testa, verrà preferito il cappuccio più chiuso e meglio lavorato. I cappucci completi ma piccoli sono da ritenersi non rispecchianti il volere dello standard e l’ideologia di un vero AGI: meglio una testa grossa con bavero rialzato, che, seppur da penalizzare, rispecchia meglio la ricerca di pesantezza. Tale voce è composta dal bavero rialzato (tipicità importante), dai favoriti e dal collare (forma a grondaia).

AGI verde allevamento: Angelo Cremone foto: A. Petraroli

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- Pettorina È il movimento delle piume del petto: tale piumaggio dovrà avere un movimento verticale che parte dall’alto addome e si ricongiunge al collare senza lasciare buchi o stacchi. Prende il nome di Ventaglio quando le piume superiori debordano leggermente nei lati. - Spalline Le spalline a “rosa” sono una nota di eccellenza dell’Arricciato Gigante Italiano, piume che dal centro del dorso si diramano a cerchio; l’assenza di tale caratteristica è da ritenersi un difetto da penalizzare con minimo 2 punti. - Fianchi Piumaggio laterale del canarino, che dà rotondità al corpo; ricurvi, i fianchi devono essere vaporosi e forti. Fianchi parzialmente cadenti o mal posizionati sono da penalizzare, mentre in totale assenza di uno o entrambi, il soggetto sarà da squalificare. Storicamente il fianco destro è quello a maggior rischio di cedimento, essendo un tallone d’Achille di vecchia data di questa razza. La giusta direzione dei fianchi è quella ricurva verso le ali. - Piume di gallo Altra caratteristica affascinante e tipica della razza AGI, le piume di gallo, troppo spesso trascurate, sono le piume che dal codione penzolano sull’attaccatura della coda; queste, tanto più lunghe e numerose saranno, tanto più pregiata sarà la parte terminale del soggetto. - Imbracatura Interessa l’addome del soggetto, il piumaggio dovrà essere vaporoso, tanto da coprire buona parte delle gambe del soggetto.

AGI best in show “Faenza 2019” con punti 95 Allevamento: Cremone Salvatore foto: A. Petraroli

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Il piumaggio di un vero AGI deve avere proprietà di sofficità, compattezza, forza e colore

Il comportamento Un canarino, seppur di qualità, ha bisogno delle giuste movenze e della giusta angolazione per esprimere il suo reale valore. In assenza di queste importanti caratteristiche, un ottimo soggetto

potrebbe apparire non all’altezza del suo effettivo valore; viceversa, soggetti di basso livello con buoni doti comportamentali potranno mostrarsi meglio di quello che effettivamente sono. - Posizione Con un’angolazione di 60°, la posizione di un AGI deve apparire fiera ed elegante: è importante, in quanto influente sul giudizio visivo di un soggetto nel suo complesso. Un soggetto con posizione a “rana”, oltre ad essere penalizzato in sede di giudizio, sembrerà agli occhi del giudicante più corto e sgraziato. Il comportamento di un AGI deve essere tranquillo, agli stimoli il soggetto deve tendere a ergersi senza mostrare segni di irrequietezza. Le condizioni generali Maggiore è il coefficiente di difficoltà di una razza, maggiore è l’importanza di tale voce, perché se è normale trovare ottime condizioni generali in altri canarini arricciati, non è allo stesso modo sottinteso notare buone condizioni nella razza AGI. Un AGI in esposizione deve essere innanzitutto vivace e sicuro nei movimenti, esprimendo buone condizioni di salute, ma al tempo stesso deve presentare adeguata pulizia. In generale, nel giudizio di un Arricciato Gigante Italiano bisogna propendere a favore di soggetti con equilibrio tra una struttura importante tendente al gigante e un piumaggio di buona qualità, cioè soggetti che esprimano tipicità e appartenenza alla razza; non esistono caratteristiche predominanti, esiste l’insieme di un soggetto che riesce ad avvicinarsi il più possibile al gigante tipo. Forse la vera tipicità di un AGI è essere un AGI, un canarino diverso da tutti gli altri, un “gigante” tra gli arricciati.


Dall’archivio storico F.O.I.

Il Satiné… ancora e sempre di A. FILLEUL (ITALIA ORNITOLOGICA ottobre 1984)

- Prefazione Un articolo che fece discutere e che è bene non dimenticare è quello nel quale appare ampiamente discussa la tesi del sig. Houze sull’allelomorfia multipla fra agata e satiné, oggi largamente condivisa e che sarà bene non dimenticare. Trattasi di: “Il Satiné... ancora e sempre” - Di A. Filleul I. O. n°10 ott. 1984 traduzione di E. Meneghello. All’epoca ben pochi conoscevano il fenomeno degli alleli multipli, come pure l’importanza della posizione dei geni sul cromosoma in caso di crossing-over. Fenomeni molto diversi ma non sempre ben distinguibili, specialmente in caso di linkage. All’epoca, molti non si capacitavano bene del perché non potessero esserci ben distinti i 4 tipi base nel Satiné come in altri tipi aggiunti. Certo, oggi si è approfondito molto, specialmente con il parallelo con il Verdone. Tuttavia, conoscere la storia ci aiuta a capire ancor meglio. Il caso Satiné allele dell’Agata ci è stato utile a capire successivi fenomeni di alleli multipli, come nel caso del Phaeo con il Topazio.

Il mio articolo sulla mutazione “Satinè” nel Canarino, pubblicato in una Rivista francese nel 1981, non è stato compreso correttamente dagli allevatori principianti e novizi, per cui ho ritenuto opportuno procedere ad una revisione e ad illustrarlo con alcuni disegni al fine di renderlo meno ostico e difficile ai giovani canaricoltori. Vi sottopongo perciò questa rielaborazione nella speranza di avere il parere dei vostri allevatori sull’argomento trattato. Il mio primo articolo è stato pubblicato nel n. 1/1984 di “Italia Ornitologica” (traduzione della Rivista A.O.B. dell’ottobre 1982) ma, per “errore”, è apparso a firma del sig. W. Vermeulen. Il Satiné Quale differenza esiste tra un “BRUNO”, un “ISABELLA” e un “SATINE’”?....

Nel caso di questi tre Canarini, supponiamo il loro colore di fondo ininfluente. Il punto comune è il colore delle loro melanine, dunque quello del loro disegno, che è il BRUNO in gradi diversi. Il colore degli occhi è perciò tanto più rosso quanto il loro pigmento è ridotto. Il colore degli occhi è di un Bruno carico, quello di un Isabella più rosso (ciò si riscontra più nettamente alla nascita) e un Satinè conserva gli occhi rossi anche da adulto. Il BRUNO fa parte degli “ossidati classici”, la sua pigmentazione è forte. Il disegno bruno (striature) è appoggiato su un fondo bruno tenue e ripartito su tutto il piumaggio, senza alcuno schiarimento, segno altrimenti di mancanza di ossidazione. L’ISABELLA fa parte dei “classici nonossidati”; al contrario del Bruno, si richiede una riduzione delle melanine

brune. Questa riduzione si colloca su tutto il piumaggio con tonalità generalizzata più chiara; il colore bruno diventa isabella. Il disegno ne è egualmente modificato, le sue striature sono meno rilevanti e più corte, la riduzione delle melanine in tutte le sue piume, schiarendo queste zone, fa spiccare il disegno in striature su un fondo più chiaro. Questo effetto è anche visibile sulle grandi penne delle ali e della coda, dove si constata un orlo nettamente diluito. Sulla testa, la piccolezza delle piume fa apparire uno schiarimento alle sopracciglia, attorno al becco e sulle guance (questo disegno della testa è ancor più visibile sul suo omologo agata). Il SATINE’ presenta lo stesso disegno dell’ISABELLA, ma ancor più chiaro. Fra le striature, la pigmentazione bruna è praticamente assente. Il disegno (striature) si stacca perfet-

NOTA: in questo articolo si fanno riferimenti a immagini che non sono state riportate, poiché non più disponibili, e pertanto sostituite con altre più recenti

Satiné intenso rosso

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tamente ed è il più grande effetto. La depigmentazione dell’insieme delle piume del SATINE’ mostra un contrasto molto netto rispetto alla parte centrale striata di bruno. Se esaminiamo una piuma di ciascuno di questi tre Canarini, è necessario sceglierla sul fondo bianco affinché il colore lipocromico non mascheri la melanina più debole. Prendiamo una piuma copritrice dal dorso di questi tre soggetti (piuma del mantello), ed ecco schematicamente la ripartizione e il contenuto in melanine:

Dal celebre VEERKAMP rileviamo le note formule per identificare i fattori determinanti i colori classici nuovi: n+ rappresenta il NERO (gene ancestrale - selvatico e dominante); n mutazione recessiva del BRUNO; rb+ piena ossidazione (gene ancestrale - selvatico e dominante); rb primo fattore di riduzione della melanina, mutazione recessiva determinante l’agata e l’isabella. Questi differenti fattori, come il SATINE’, sono legati al sesso, cioè portati dai cromosomi sessuali. I primi citati e le loro combinazioni hanno dato le quattro “melanine classiche”. Ciascuna nuova mutazione o “nuovo colore” si è costruito su ciascuno di questi colori classici per produrre l’effetto più attraente. Il fattore SATINE’, sebbene così impostato, non si manifesta che in DUE FENOTIPI (fenotipo: aspetto e forma esteriore del soggetto): 1° - un SATINE’ TIPICO, a striature brune, considerato all’inizio come raggruppante gli isabella satiné e i bruni satiné. Essi sono a sotto piuma beige; 2° - un SATINE’ DILUITO, non avente praticamente alcun disegno, a sotto piuma grigio-chiaro, raggruppante i nero – bruni satiné e gli agata satiné. Tuttavia, il comportamento e i risultati ottenuti in relazione ai diversi

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accoppiamenti fanno sì che oggi si ammettano DUE SATINE’: 1° SATINE’ TIPICO, a striature brune, chiamato “ISABELLA SATINE’”; 2° SATINE’ DILUITO, senza disegno, denominato “AGATA SATINE’”. Malgrado i differenti accoppiamenti, nessun allevatore è mai riuscito ad ottenere il “bruno satiné”, né il “nero-bruno satiné”. Ogni qual volta si è ritenuto di essere in possesso di un BRUNO SATINE’ o di un NERO-BRUNO SATINE’, accoppiando quest’ultimo a un soggetto recessivo in rapporto al tipo, esso si comporta, e numerosi risultati lo provano, come segue: - il BRUNO SATINE’ come un ISABELLA SATINE’; - il NERO-BRUNO SATINE’ come un AGATA SATINE’. Altri esempi 1° anno: accoppiate un maschio BRUNO (nato da un ceppo autentico di bruni) con una femmina SATINE’ ISABELLA (nata da satiné per isabella). Conservate i giovani maschi: essi sono BRUNI e voi li ritenete dunque “portatori di isabella e satiné”. 2° anno: accoppiate i maschi “BRUNI” portatori di ISABELLA e SATINE’ con femmine brune, voi non otterrete nessun nato ISABELLA, ma solamente dei bruni classici e dei satinè (detti isabella satinè). Sembra impossibile, con questo

Satiné intenso giallo

genere di accoppiamenti, ottenere degli isabella classici e dei bruni satinè. Numerosi accoppiamenti di prova sono stati effettuati, al 3° anno, in questo senso. I risultati sono identici con l’accoppiamento “nero-bruno” e “agata satiné”; i figli maschi del tipo NERO-BRUNO, portatori di agata e di satiné, non danno mai figli “agata classico”, né “nero-bruno satiné”. Su questa base, sembrerebbe che tutto fosse stato detto. Certi, per spiegare l’impossibilità di ottenere dei satiné bruni e nero-bruni, si richiamano ad una teoria che si fonda sul LINKAGE. Ciò che, in genetica, si basa sul fatto che i geni sono legati fra di loro e che, inoltre, le loro posizioni, sullo stesso cromosoma, sono vicine. Questo sarà il caso dei fattori “rb” responsabili dell’agata e dell’isabella e del fattore “s” responsabile del satiné. Questi due geni sono molto vicini, e la possibilità che un crossing -over li separi è molto debole, ma non del tutto impossibile. Prima spiegazione di questo esempio Se la formula genetica del maschio dell’esempio relativo al 2°anno è (x)n rb+ s+ (x)n rb+ s+ cioè un maschio BRUNO, PORTATORE di ISABELLA e di SATINE’, esso può trasmettere alla sua discendenza i seguenti gameti: 1° (x)n rb+ s+ = BRUNO classico; 2° (x)n rb s = ISABELLA SATINE’; e mediante il crossing–over: 3° (x)n rb s+ = ISABELLA classico; 4° (x)n rb+ s = BRUNO SATINE’. Pertanto, essendo la posizione sul cromosoma x troppo vicina per i fattori “rb+” ed “s+” da una parte, e per i fattori “rb” ed “s” dall’altra, nessun crossing-over che separi questi due fattori e permetta la loro inversione è intervenuto sino ad oggi e noi non abbiamo ottenuto che DUE SPECIE DI GAMETI che danno bruni classici e gli isabella satiné. Soltanto l’eventualità di un crossing– over può permetterci di ottenere degli ISABELLA CLASSICI e dei BRUNI SATINE’.


Attualmente, visto il numero di anni che pratichiamo l’allevamento dei satiné, e nello stesso modo dei Verdoni lutino (stesso fattore), questa probabilità, egualmente debole, di ottenere questo crossing-over tanto desiderato, non mi sembra possibile e propendo piuttosto per la seconda spiegazione di questo risultato di accoppiamento. Questa seconda teoria è stata esposta dal sig. HOUZE: intendo dire l’ALLELOMORFIA MULTIPLA. Seconda spiegazione: l’“allelomorfia multipla” Per un dato gene, possono esservi più alleli possibili. In questo caso, dove più di due alleli sono identificati in uno stesso locus, si impiega il termine di pluriallelia. È tuttavia molto importante precisare che un soggetto non può essere portatore di PIU’ DI DUE ALLELI per un dato gene, ossia uno su ciascuno dei due cromosomi omologhi. In tale caso, si tratta di definire la dominanza degli uni rispetto agli altri. Per quanto concerne il piumaggio dei nostri Canarini, noi dobbiamo considerare la serie pluriallelica seguente: rb+ gene ancestrale-selvatico dominante, responsabile della massima ossidazione; rba gene mutato, recessivo, responsabile dell’espressione del primo fattore di riduzione della pigmentazione melanica; rbs gene mutato, recessivo, responsabile del fattore satiné (altra specie di riduzione della pigmentazione melaninica); «rb+» gene del TIPO ANCESTRALESELVATICO, dominante su “rba” e su “rbs”, che sono del TIPO MUTANTE, essendo “rba” a sua volta dominante su “rbs”. In genetica, i casi di alleli multipli sono ben conosciuti: egualmente il fatto che un soggetto portatore di due alleli mutanti differenti, dunque eterozigote, E’ INTERMEDIO nel tipo fra essi, portatore di una coppia di uno stesso allele mutante (omozigote). Ciò spiegherebbe, da una parte la differenza di genotipo fra: - un agata puro e un agata portatore di satiné;

Verdone lutino maschio

- un isabella puro e un isabella portatore di satiné e dall’altra, i risultati ottenuti nei casi dei diversi accoppiamenti precedentemente citati. Un soggetto, per uno STESSO GENE, non può dunque possedere che UNA COPPIA. Nel nostro caso, del fattore considerato, essendo un fattore legato al sesso, perché portato dai cromosomi sessuali “x”, e le femmine non ne possiedono che un solo esemplare e soltanto i maschi ne possiedono una coppia. Possibilità per questo gene che regola l’ossidazione e per i suoi alleli 1) TRE FEMMINE POSSIBILI non sono in grado di ereditare che uno solo di questi tre geni: rb+ = femmina classica ossidata (nero-bruna e bruna); rba = femmina classica non ossidata (agata e isabella); rbs = femmina satiné (tipica o diluita).

2) SEI MASCHI POSSIBILI: ossia tre maschi omozigoti (puri): maschio classico ossidato rb+ = rb+ (nero-bruno e bruno); rba maschio classico non ossidato = rba (agata e isabella); rbs maschio classico satiné (tipico = rbs diluito); e tre maschi omozigoti maschio ossidato portatore di rb+ = rba riduzione (non ossidazione); rb+ maschio ossidato portatore = rbs di satiné; rba maschio ossidato non = rbs portatore di satiné. Quest’ultimo maschio è intermedio NEL TIPO per il suo caratttere, perché porta due alleli mutati differenti dello stesso gene. Per completare la formula genetica del tipo di questi Canarini, è necessario aggiungervi il gene determinante il colore di base della melanina: n+ = melanina nera; n = melanina bruna, ossia due possibilità per le femmine e una terza per i maschi che possono possedere “n+” e “n” (nero portatore di bruno).

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Nella formula genetica dei nostri “classici”, nulla è cambiato, soltanto l’ ”rb” è sostituito dall’ “rba” e significa la stessa cosa. Con il fattore satiné rbs, il numero dei gameti è portato a sei: a) CANARINI OSSIDATI: n+ rb+ = NERO-BRUNO; n rb+ = BRUNO; b) CANARINI NON-OSSIDATI: n+ rba = AGATA; n rba = ISABELLA; c) CANARINI SATINE’: n+ rbs = SATINE’ DILUITO; n rbs = SATINE’ TIPICO. Questa teoria e queste formule spiegano i risultati ottenuti con i satiné e i portatori di satiné. Vediamo, ora, più specificatamente, i SATINE’. 1° caso del Satiné tipico a striature brune «n rbs» Le sue melanine sono brune (n), ma non è un isabella, né un bruno perché non possiede il gene “rb+”, né il gene “rba”.

Satiné bianco, foto E. del Pozzo

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Il suo comportamento sembra essere quello di un isabella, semplicemente perché la mutazione “rb = SATINE’” è RECESSIVA rispetto a quella “rba = ISABELLA”. A seconda del partner destinatogli, questo individuo consentirà il manifestarsi nella propria progenie dei fattori del partner stesso; se è accoppiato a un bruno, i figli potranno essere bruni e se è accoppiato a un isabella, i figli non potranno essere che isabella. Di contro, accoppiato a un BRUNO, i figli maschi bruni saranno portatori di satiné MA IN NESSUN CASO DI ISABELLA. Un tale maschio non avrà mai figlie isabella. 2° caso del Satiné diluito a melanine nere «n+ rbs» Questo individuo non è né agata, né un nero-bruno: si comporterà come un agata, sempre che sia possessore del gene recessivo rbs.

Il fenotipo dei suoi giovani manifesterà il fattore portato dal suo partner. Se è accoppiato a un nero-bruno, quest’ultimo apporterà il gene “rb+” e se sarà accoppiato a un’agata, quest’ultimo apporterà il gene “rba”. Un SATINE’, in un accoppiamento con un classico, NON PUO’ APPORTARE UN FATTORE DI OSSIDAZIONE SUPERIORE AL PROPRIO, PERCHE’ NON LO POSSIEDE. Non bisogna dimenticare che il satiné è recessivo in rapporto all’ossidazione del nero-bruno e del bruno e in rapporto al fattore non ossidato degli agata e degli isabella. Allo scopo di permettere che ciascun allevatore possa verificare la teoria dell’ALLEOMORFIA MULTIPLA, vi sottopongo all’attenzione qui di seguito alcune tavole di accoppiamenti, nei quali uno dei due partners è un SATINE’. Per rendere queste tavole comprensibili e più interessanti, vi propongo dei disegni con i seguenti simboli: 1 - SESSO. Poiché i fattori considerati sono “legati al sesso”, quest’ultimo deve necessariamente essere posto in evidenza. Esso sarà, da una parte indicato con il segno ♂ per il maschio e con segno ♀ per la femmina; dall’altra il maschio sarà rappresentato da un disegno del Canarino rivolto verso destra, mentre quello della femmina sarà rivolto verso sinistra. 2 – COLORE DELLE MELANINE. I soggetti a pigmento melaninico NERO (n+) avranno un tratto di contorno più SPESSO (nero-bruno, agata e satiné diluito). I soggetti a pigmento melaninico BRUNO n avranno un tratto di contorno LEGGERO (bruno, isabella e satiné tipico). 3 – GRADO DI PIGMENTAZIONE. I soggetti che possiedono l’OSSIDAZIONE OTTIMALE (rb+) avranno il disegno QUADRETTATO (nero-bruno e bruno). I soggetti a PIGMENTAZIONE RIDOTTA (rba) = primo fattore di riduzione della melanina, avranno il disegno STRIATO (agata e isabella). I soggetti SATINE’ (rba) = diversa specie di riduzione della melanina, avranno il disegno in BIANCO (satiné tipico e satiné diluito).


4 – MASCHI ETEROZIGOTI. I maschi eterozigoti (le femmine sono sempre pure per i fattori legati al sesso), vale a dire “portatori” di un fattore diverso rispetto a quello che essi esprimono visibilmente (fenotipo – n.d.t.), saranno rappresentati “DIVISI IN DUE”: la parte superiore del disegno che comprende i fattori visibili, dunque dominanti, e la parte inferiore, che rappresenta quelli di cui essi sono portatori e che sono recessivi rispetto ai precedenti. Queste tavole saranno tutte rappresentate nell’identica maniera:

a) Parte superiore della pagina: accoppiamento di partenza, maschio sempre citato per primo, perciò a sinistra. b) Parte mediana della pagina: prole nata da tale accoppiamento, con distinzione fra maschi e femmine. c) Parte inferiore della pagina: prole del secondo anno da un maschio ottenuto nel primo anno. Per questi risultati, i più interessanti, non si è tenuto conto che delle femmine che sono il riflesso del padre, dunque del suo fenotipo, e manifestano i fattori nascosti di quest’ultimo (il suo genotipo).

TAVOLA N.1 - MASCHIO: SATINE’ TIPICO (chiamato SATINE’ ISABELLA) X FEMMINA: NERO-BRUNA Se questo maschio possiede Le caratteristiche proprie dell’ Isabella, è evidente che noi otterremo nel primo anno dei maschi portatori di isabella e di satiné e che questi maschi, nel secondo anno, avranno alcune figlie del tipo “isabella”, e altre del tipo “satiné” ed altre che saranno “isabella satiné”. Accoppiamento poco consigliato

Agata intenso giallo, foto E. del Pozzo

Il primo accoppiamento, se è poco consigliato, è stato praticato all’inizio come ogni nuova mutazione al fine di ottenere dei figli maschi “passe-partout” portatori della stessa mutazione. È evidente che, per il meccanismo del crossing-over, è stato così ottenuto il “secondo tipo di satiné”: il satiné diluito chiamato “agata satiné”. Ancora oggi, questi soggetti, poco attraenti a causa dell’inesistenza del disegno, sono poco allevati. Di contro, avremmo potuto ottenere due specie di satiné a eumelanine brune: l’isabella satiné e il bruno satiné per crossing-over. Nel secondo accoppiamento, vi propongo: SATINE’ TIPICO (detto isabella satiné) x AGATA classico. Questo accoppiamento è praticato correntemente.

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La seconda tavola di accoppiamento mostra che si ottengono, in seconda generazione, degli ISABELLA classici. Ciò non prova che il satiné tipico dell’accoppiamento iniziale è un isabella. Questi ISABELLA di seconda generazione sono ottenuti mediante il “crossing-over”, ricombinazione genetica che riunisce: un fattore “melanine brune” (n) ereditato dal maschio satiné tipico (rappresentato dal tratto “leggero” di

contorno del disegno della tavola); un fattore di “riduzione della melanina” rba ereditato dalla femmina agata E CHE NELL’ACCOPPIAMENTO INIZIALE E’ LA SOLA AD ESSERE IN POSSESSO (rappresentato dal disegno con striature). Negli accoppiamenti di questo tipo che ho personalmente realizzato, i figli – un isabella classico e due satiné diluiti che ho ottenuto – erano in numero troppo esiguo.

Articolo integrale apparso nel 1982 sulla Rivisata francese del «CLUB TECHNICQUE COULEURS» ed in seguito pubblicato nel 3/1983 de «Le Monde des Oiseaux». (Traduzione di E. Meneghello). La Direzione ringrazia la sig.ra Filleul per la cortese collaborazione offerta ad Italia Ornitologica nel caso particolare

TAVOLA N.2 - SATINE’ TIPICO (chiamato ISABELLA SATINE’) x AGATA (classico)

Satiné mosaico giallo

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ESTRILDIDI - FRINGILLIDI - IBRIDI

Verzellino x Canarino testo e foto di RENZO ESUPERANZI

Ibrido maschio jaspe di Verzellino x Canarino

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i sono degli ibridi che da sempre solleticano la nostra fantasia per la loro bellezza e altri che ci stimolano per la loro difficoltà; altri ancora rappresentano un punto di arrivo in relazione al canto. Verzellino x Canarino, pur essendo un ibrido piuttosto facile, è sempre stato poco considerato, fino a quando la CTN di Gianni Ficeti ha avuto la lungimiranza di dedicargli una apposita categoria alle mostre. Fino ad allora, gli F1 con il Verzellino venivano realizzati per lo più allo scopo di generare dei portatori da riaccoppiare alle Verzelline,

Da quando “è nata” la loro categoria, diversi allevatori cercano di realizzare degli ottimi F1 usando canarine sature di colore e con disegni molto marcati

nella speranza di traslare nel piccolo serino indigeno qualche mutazione legata al sesso. Va anche detto che, fino ad allora, gli ibridi di Verzellino concorrevano con altri ibridi di indigeno e molto difficilmente riuscivano a spuntarla, per cui quasi nessuno si dedicava alla loro realizzazione in ottica espositiva. Da quando “è nata” la loro categoria, diversi allevatori cercano di realizzare degli ottimi F1 usando canarine sature di colore e con disegni molto marcati, generando dei soggetti che ben figurano in mostre importanti come il Campionato Italiano. Ovviamente, quanto più gli ibridi somigliano al Verzellino, tanto più vengono apprezzati in fase di giudizio. Un discorso a parte va rivolto agli F1 mutati. In questo ambito, fino a qualche anno fa, l’unica possibilità di ottenere maschi mutati era quella di usare canarine ardesia dominanti. Ora, grazie alla mutazione jaspe, le possibilità sono raddoppiate, senza considerare il fatto che alcune mutazioni sono in fase di fissaggio e quindi, accoppiando mutati corrispondenti, è possibile ottenere maschi F1 bruni o feomelanici: per questo, è doveroso ringraziare Edmondo Mazzoli. Ovviamente, è possibile ottenere anche femmine mutate per tutte le mutazioni sessolegate presenti nel canarino di colore. In questo caso, l’unica accortezza sarà quella di scegliere un canarino dalle forme aggraziate che ricordino quelle del Verzellino stesso, e non troppo “irruento”, per evitare di scondizio-

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Al termine della muta, sono risultati 3 maschi ed una femmina (la jaspe ardesia), dei quali 2 brinati (il non mutato ed il jaspe) e 2 intensi (l’ardesia e la jaspe ardesia)

sede di giudizio. Girando per Fringillia 2017, ho avuto l’occasione di vedere il Verzellino satiné di Inerio Moretti. Questa mutazione, appena sarà fissata definitivamente, ci permetterà di vedere F1 maschi mutati ad oggi desueti come i satiné, gli isabella e gli agata. Non nascondo di essere estremamente curioso...

Ibrido maschio ardesia di Verzellino x Canarino

Ibrido maschio verde di Verzellino x Canarino

nare la femmina. Se la scelta è azzeccata, risultano validi sia i maschi non mutati che le femmine mutate. Nel 2017, avendo a disposizione un Verzellino bello rotondo e perfettamente in forma, ho pensato di dedicargli una canarina jaspe intensa, piccola, ma molto armoniosa nelle proporzioni. La coppia mi ha generato una decina di ibridi, tutti intensi, dei quali soltanto uno jaspe. Al termine della muta, sono risultati tutti maschi tranne il soggetto mutato. Unendo lo stesso Verzellino con una jaspe ardesia intensa, ho ottenuto 4 F1: un ancestrale, un jaspe, un jaspe ardesia ed un ardesia. Al termine della muta, sono risultati 3 maschi ed una femmina (la jaspe ardesia), dei quali 2 brinati (il non mutato ed il jaspe) e 2 intensi (l’ardesia e la jaspe ardesia). Alle mostre, ho esposto soltanto il maschietto verde brinato che, somigliando molto al padre Verzellino, è stato piuttosto apprezzato in

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ORNITOLOGIA INTERNAZIONALE

articoli da autori e riviste estere

Stress, miti e verità di prof. JOSÉ MAURICIO BARBANTI DUARTE foto F.O.I.

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opo 30 anni di lavoro con animali selvatici e di origine selvatica in ambiente controllato, specialmente con un gruppo di animali molto sensibili agli stress, i cervidi, ho cambiato il modo di affrontare la sfida di mantenere il benessere delle nostre specie in allevamento. Allo stesso tempo, ho valutato come le persone, compresi i professionisti di biologia e veterinaria, intendono il modo in cui gli animali pensano e agiscono e l’interferenza della condizione “captiva” nelle loro vite. Quindi da dove viene l’impressione che gli animali che vivono in ambiente controllato sono stressati o “tristi”? Sappiamo che la libertà è uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano e questo dogma viene semplicemente trasferito agli animali. Immagina se un animale sogna o desidera essere nelle pianure del Pantanal senza essere mai stato lì! Questo non accadrà perché l’animale di solito ha una capacità molto più piccola di comprendere il mondo che lo circonda, valutando sempre ciò che è alla sua portata e visione. Il loro mondo è molto più semplice e basale del nostro e interpretare la mente degli animali come se fosse la nostra mente è un errore e di solito porta a problemi per gli animali stessi.

Ho cambiato il modo di affrontare la sfida di mantenere il benessere delle nostre specie in allevamento

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Di solito un uccello canta per due motivi, per attirare la sua partner o per difendere il territorio. Lo farà in qualsiasi condizione, ambiente controllato o vita libera e per lo stesso scopo. Vedo che alcune persone dicono che l’uccello “canta di tristezza” o che gli uccelli sono “tristi” nelle gabbie. In realtà, questo può essere detto solo da una persona che non conosce gli animali, e molto meno che li tiene in allevamento. In primo luogo, la tristezza e la gioia sono sentimenti umani che raramente possono essere perce-

portamento degli animali alla luce dei nostri sentimenti, e questo è un errore. Quindi non posso dire che gli animali siano felici in ambiente controllato o addirittura tristi, perché sono sensa-

piti negli animali come succede nelle persone. Ad esempio, gli animali malati sono tristi? No, in tal caso si deprimono per il dolore, il malessere o la febbre e questo ci trasmette la sensazione che loro siano tristi. Un cane che scodinzola è felice? No, questo comportamento è una postura di accettazione sociale; cioè, ti sta dicendo che ti accetta nel suo branco, che sei il benvenuto e che la tua compagnia è importante per lui (dato che sono originariamente animali che vivono in branco). Come si vede, cerchiamo sempre di interpretare il com-

zioni umane poco comprese o accettate negli animali. D’altra parte, lo stress indica una condizione di disagio, o rottura di omeostasi (equilibrio), e così è stato utilizzato come indicatore di qualità relativa alla gestione degli animali. L’effetto stressante stimola il rilascio dell’ormone cortisolo da parte della ghiandola surrenale, che è responsabile della preparazione dell’animale per la fuga o la lotta contro questo stimolo indesiderato. Così, la misurazione del cortisolo nel sangue o dei suoi Metaboliti che vengono espulsi nelle feci, è stata utilizzata per

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L’effetto stressante stimola il rilascio dell’ormone cortisolo da parte della ghiandola surrenale

valutare lo stress in molte specie e alcuni lavori sono stati eseguiti dal nostro gruppo di ricerca in questo senso. La figura di un animale che viene rilasciato allo stato selvatico dopo anni in ambiente controllato, porta alla maggior parte della gente un’immagine estremamente positiva, come se l’animale avesse cercato la libertà per tutta la vita e che, in quel momento, il desiderio si stesse avverando. Dopo anni di successivi processi di rilascio e reintroduzione della fauna selvatica, posso dire che quel momento è uno dei più stressanti della vita animale, ancora più grande della cattura e l’adattamento all’ambiente controllato. E che la sfida da quel momento in poi sarà immensa e condurrà probabilmente il soggetto alla morte, come è stato dimostrato nei numerosi programmi di reintroduzione monitorati. Un lavoro svolto dal nostro gruppo ha recentemente rilevato che i livelli di cortisolo mostrati da cervi di palude catturati in natura, dopo due settimane di prigionia tendono a tornare ai livelli basali, se la gestione degli animali è corretta. Questi animali, nati in libertà, dopo 60 giorni di prigionia erano già ben adattati alla manipolazione e al cibo, guadagnando peso e buona salute. Alcuni di essi sono stati reintrodotti in aree naturali in cui la specie non esisteva più; ciò che si è potuto osservare è che l’adattamento alla nuova condizione di libertà è stato molto difficile. Nell’area in cui è stata effettuata la reintroduzione, i quattro animali liberi sono morti nel primo mese successivo al rilascio. La loro reazione al nuovo ambiente è stata inaspettata per tutto il team di ricerca, giacché l’area aveva condizioni simili all’ambiente in cui erano stati rimossi gli animali che, comunque, avevano avuto l’apprendimento necessario per sopravvivere nella zona. I risultati positivi sono apparsi solo dopo una serie di tentativi e protocolli, dal cambiamento dell’ambiente all’utilizzo di farmaci per interferire con la reazione dell’animale a un nuovo ambiente. Iniziamo a capire a questo punto che, in generale, l’avversione al “nuovo”


deve essere uno dei fattori più importanti che generano stress. Come tutti quelli che conoscono gli animali che vivono in ambiente controllato, la routine è una delle cose più importanti per tenerli in condizioni di tranquillità. La rottura di questa routine è sempre un potenziale fattore di stress che dovrebbe essere considerato. In generale, specie con grado relativamente basso di “cerebralizzazione” (dimensione del cervello in relazione alle dimensioni del corpo, che indica il grado di intelligenza) hanno bisogno

Da allora, mi sono chiesto se gli animali che vivono in ambiente controllato fossero effettivamente stressati

di alcuni requisiti per mantenere il benessere, di solito cibo, protezione dai predatori e del territorio. Questi requisiti sono relativamente facili da ottenere in ambiente controllato. Un altro esperimento condotto dal nostro gruppo ha dimostrato che i cervi “catingueiros” isolati in recinti relativamente piccoli e chiusi (3 x 4m) hanno livelli di cortisolo più bassi rispetto agli animali che vengono tenuti in coppie in spazi molto più grandi (10m x 20m). Ma non c’era da aspettarsi che gli animali sarebbero stati meno stressati in ambienti più naturali? Invece è un grande errore: è più interessante valutare le condizioni di gestione e le sfide che intercorrono tra gli animali, rispetto alle dimensioni del recinto. Da allora, mi sono chiesto se gli animali che vivono in ambiente controllato fossero effettivamente stressati. Per cercare di rispondere a questa

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domanda, abbiamo lavorato con dei pappagalli, tra le specie considerate più intelligenti del mondo. A causa del loro alto grado di cerebralizzazione, ci aspettavamo che le loro richieste di gestione in allevamento fossero molto alte e difficili da raggiungere. Per verificare ciò, abbiamo condotto un sondaggio di quattro gruppi sperimentali di 20 animali ciascuno: 1) animali in libertà, 2) animali da zoo, 3) animali di allevamento commerciale e 4) animali da compagnia, tenuti in gabbia isolata. Gli escreti sono stati raccolti dai diversi gruppi in modo non invasivo, a distanza, in modo da non influenzare i risultati. Successivamente sono stati dosati i metaboliti del cortisolo, che mantengono un’alta correlazione con i livelli circolanti di questo ormone. I risultati hanno mostrato che gli animali liberi avevano livelli di cortisolo significativamente più alti di tutti i gruppi in ambiente controllato, circa il doppio dei livelli riscontrati in questi ultimi. Sebbene non vi fosse alcuna differenza significativa, gli animali tenuti come animali domestici erano quelli che presentavano livelli più bassi di cortisolo. Pertanto, non vogliamo dire che gli animali liberi sono stressati, poiché questa sarebbe la normale condizione di un animale che deve combattere quotidianamente per il suo cibo, la difesa del territorio e la fuga dei predatori. Tuttavia, non possiamo certa-

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Questa discussione etica è più nebulosa e dipende da principi personali che sono enormemente variabili mente affermare che gli animali in ambiente controllato siano stressati e dobbiamo accettare che le condizioni riscontrate in questi animali siano soddisfacenti. Dopo questi risultati, abbiamo iniziato a capire che i bisogni più elementari degli animali, in generale, sono soddisfatti in condizioni di ambiente controllato. Naturalmente, lì non svilupperanno varie attività che verrebbero eseguite nella vita libera, ma questo a quanto pare non interferisce con il loro normale sviluppo e non è stressante. D’altra parte, la vita in libertà impone agli animali una sfida costante e solo coloro che sono in condizioni perfette, e che sono i più adatti a queste sfide, sopravviveranno. Questa è la selezione naturale, che ha acquisito consistenza dopo l’opera di Darwin, quasi due secoli fa. Per questo motivo, numerosi dati hanno dimostrato che la sopravvivenza degli animali in ambiente controllato è, così, maggiore che nella vita libera. Come può un animale male alloggiato e gestito, che soffre di stress cronico, vivere più a lungo di un animale in

natura, in condizioni naturali di alimentazione e riproduzione? Impossibile! La verità è che questi animali in ambiente controllato, per la maggior parte, sono in piena salute e condizioni di benessere e hanno i loro bisogni di base ben soddisfatti dalla gestione stabilita. Naturalmente, ci sono quei casi che sono al di là della regola e dove gli animali sono tenuti in condizioni non idonee, con una dieta povera e una gestione impropria, ma credo che queste sono le eccezioni che possono essere corrette con una migliore formazione dei tecnici e delle altre persone coinvolte con la gestione in ambiente controllato di specie selvatiche. Così, la discussione sulla validità o giustificazione dell’allevamento di animali selvatici in ambiente controllato deve migrare verso la sfera etica, dove si mescola a quella che oggi riguarda la produzione di animali per fornire cibo e benefici per la popolazione umana. Questa discussione etica è più nebulosa e dipende da principi personali che sono enormemente variabili da persona a persona e che preferisco non affrontare in questo testo, che è tecnico e scientifico. José Maurício Barbanti Duarte Laureato in Medicina Veterinaria presso la Universidade Estadual Paulista Julio de Mesquita Filho (1986), specializzazione in Primatologia presso l’Università di Brasilia (1987), master in Genetica e riproduzione animale (1992) e un dottorato di ricerca in Scienze Biologiche (Genetica) (1998) presso la Paulista State University Julio de Mesquita Filho. Attualmente è Vice Presidente del Deer Specialist Group / IUCN, ex coordinatore del programma di conservazione in situ dei cervi di palude ICMBio, leader del gruppo di ricerca (CNPq) in Biologia e conservazione Cerfs brasiliani, coordinatore Centro di Ricerca e conservazione Cerfs (NUPECCE) Facoltà di Agraria e Veterinaria di Jaboticabal, assistente professore medico Dipartimento di Scienze animali della Universidade Estadual Paulista Julio de Mesquita


O rniFlash Una rarità, difficilissima da osservare. Una gazza albina è stata avvistata all’interno di un santuario che ospita fauna selvatica, in Tasmania. Le sue piume candide e il caratteristico occhio rosso non hanno lasciato spazio a dubbi. Secondo i custodi del parco si tratta di un uccello molto particolare, decisamente socievole e propenso ad accettare il cibo dalle mani, nonostante sia in grado di nutrirsi da solo. Di gazze così ne nascono una su un milione. Per questo ha stupito ancora di più. L’animale vive all’interno del Trowunna Wildlife Park. Il direttore Darren Rumble ha spiegato: “È stato trovato alla base di un albero senza possibilità di tornare al nido. Non appena lo abbiamo salvato, sapevamo che ci saremmo presi cura di lui per tutta la sua vita. Se lo avessimo lasciato andare, non sarebbe sopravvissuto più di un giorno”. Purtroppo, come altri animali albini, diventano più facili da individuare per i predatori. Nel caso della gazza, le sue piume bianche avrebbero attratto subito i corvi o altri rapaci. Raro, o più comune di quanto pensiamo? A rispondere è stato il Dott. Eric Woehler del BirdLife Tasmania Convenor secondo cui è impossibile dire quanto sia rara una gazza albina. “In realtà non abbiamo dati certi sull’albinismo nella popolazione di uccelli. Sappiamo che succede perché stiamo ricevendo sempre più segnalazioni”. Di certo è un fenomeno diffuso in natura, lo abbiamo visto più volte, ma nel mondo degli uccelli non è affatto frequente. Fonte: https://www.greenme.it/informarsi/animali/31842-gazza-albina Fotografia di Brenda Aksionov

Il colibrì, inaspettato e operoso seduttore Il colibrì codalarga (Selasphorus platycercus), nel tempo che noi impieghiamo a sbattere le palpebre, è in grado di generare suoni intensi con le penne della coda e mostrare i colori iridescenti del suo collare, sincronizzando il tutto con la sua massima velocità orizzontale. Sulla rivista Nature Communications sono stati pubblicati i risultati su velocità, suoni e colori delle loro esibizioni studiate da alcuni biologi dell’Università di Princeton nel Rocky Mountain Biological Laboratory in Colorado. Le piume sotto la gola del colibrì codalarga sono iridescenti: a seconda di come le si guarda, appaiono di un rosso brillante o nere. Questi uccelli, infatti, sono tetracromatici, ovvero possiedono quattro coni fotorecettori sulla retina (invece che tre, come noi) e uno di questi è sensibile alle lunghezze d’onda ultraviolette. Così, combinando alcune fotografie con un modello della visione a colori dei colibrì e con i dettagli del loro percorso a U, i ricercatori sono stati in grado di farsi un’idea di come appaiano all’occhio della femmina le piume iridescenti della gola del maschio durante le picchiate. Quello che hanno scoperto è che succede tutto quasi contemporaneamente, in una vera e propria esplosione di sensazioni: prima il maschio inizia con il brusio generato dalla coda. Poi, le piume sulla sua gola, color rosso brillante, diventano visibili alla femmina, cambiando rapidamente in nere a causa della velocità e dell’orientamento: è in questa fase che il volatile raggiunge la massima velocità orizzontale. A causa dell’effetto Doppler, la femmina avvertirà anche un cambiamento nel suono prodotto dal maschio, che le sembrerà più acuto quando si avvicina e più grave quando si allontana (per lo stesso principio per cui sentiamo cambiare il tono della sirena di un’ambulanza). Fonte: https://oggiscienza.it/2018/12/21/colibri-inaspettato-operoso-seduttore/

News al volo dal web e non solo

Avvistata rara gazza albina in Australia: solo una su un milione così

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O rniFlash News al volo dal web e non solo

Cooperare o fare il parassita? L’Ani maggiore e i suoi nidi comuni

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Per l’Ani maggiore (Crotophaga major), quando si tratta di covare le uova e accudire la prole vale il motto “l’unione fa la forza”. Questa specie forma dei nidi comuni, custoditi da due o tre coppie non imparentate tra loro che collaborano per la difesa del territorio, la costruzione del nido stesso, la cova e la nutrizione dei piccoli, che vengono cresciuti dal gruppo. Eppure, talvolta si osserva il comportamento inverso, quello del parassitismo: alcune femmine lasciano le proprie uova nei nidi comuni, ma guardandosi bene dal cooperare con quel gruppo. Quella del parassitismo del nido è una strategia ampiamente sfruttata in natura: si ritrova in almeno 250 specie di uccelli ed è molto studiata dagli scienziati. Tuttavia non è ancora chiaro perché nell’Ani maggiore gli individui si comportino a volte come cooperatori e a volte come parassiti, né come insorga un comportamento piuttosto che l’altro. Un nuovo studio, recentemente pubblicato su Nature e condotto da due ecologhe statunitensi, si è concentrato proprio su questi aspetti, scoprendo che le femmine iniziano la stagione riproduttiva sfruttando la strategia cooperativa ma che, se il nido viene distrutto (ad esempio da un predatore), in alcune insorge la strategia di parassitismo. Le ricercatrici hanno potuto osservare che, sebbene la strategia cooperativa sia la più sfruttata, poco più del 25% dei nidi era stato parassitato da femmine estranee. Incrociando i dati genotipici con quelli della popolazione di femmine che stavano accudendo le uova, hanno scoperto che sono soprattutto le femmine il cui nido era stato depredato a ripiegare sulla strategia di parassitismo. Queste femmine non sembrano essere influenzate, nella scelta del nido ospite, dalla dimensione del gruppo, dalla qualità del territorio o dal successo riproduttivo ma sembrano preferire nidi in prossimità di quello che hanno perduto. Fonte: https://oggiscienza.it/2019/03/20/cova-parassitismo-cooperazione-ani/

Forse dischiusosi uovo di raro condor della California nello Utah Un pulcino di condor della California (Gymnogyps californianus) potrebbe essersi dischiuso nello Zion National Park, Utah, Stati Uniti. Secondo le prime testimonianze dei ranger del parco, due esemplari di condor della California starebbero infatti covando il loro primo uovo e a testimonianza di questo vi sarebbero vari cambiamenti di comportamento di questi uccelli. Il condor della California è un rapace della famiglia dei catartidi originario degli Stati Uniti sud-occidentali (è un uccello tipico della California e dell’Arizona) ma diffuso anche nel sudovest del Canada. Si ritiene sia fortemente in pericolo di estinzione a causa della caccia e dell’avvelenamento passivo da pesticidi come il DDT. Già una prima volta era stato considerato estinto in natura dal 1987 al 1992. In questo anno, infatti, alcuni rari esemplari tenuti in cattività furono rilasciati in libertà secondo un programma di conservazione di questi uccelli ad opera delle istituzioni degli Stati Uniti. Se il pulcino sopravvivesse, sarebbe il primo esemplare nato in tutto lo Stato dello Utah. Secondo il portavoce dello Zion National Park, già precedentemente tre pulcini di condor della California erano nati ma erano morti poco dopo la nascita. Fonte: https://notiziescientifiche.it/forse-dischiusosi-uovo-di-raro-condor-della-california-nello-utah/


CRONACA

Erythrura, tra amicizia e tecnicismo di FRANCESCO FAGGIANO E MANUEL FREITAS, FOTO DINO MATALONE E FRANCESCO OLIVIERI

Storia della nuova mutazione del Diamante di Gould e di un’amicizia La società attuale è definita da eminenti filosofi come un’entità liquida sempre più pervasa da atteggiamenti e vissuti che galleggiano sulla superficie dell’esistenza e, pur non avendo questi mai conosciuto realmente l’essenza delle profondità che sovrastano, si crede di rispecchiarne una presunta, o meglio, una presuntuosa conoscenza. Oggi tutto è veloce, immediato e al contempo effimero, superficiale; tutto è sostituito e dimenticato con un clic. Così l’individuo, nell’illusione di essere più libero e di avere più spazio di espressione, pensa che la propria opinione interessi a quanti, affacciati agli schermi dei cellulari, sono in realtà una sorta di automa disinteressato a questa eco superficiale delle cose. Se va bene, si limitano a mettere un like sui post che viviamo come esperienza condivisa e che crediamo significativi per la nostra esistenza. Personalmente, pur apprezzando gli strumenti che la rivoluzione digitale ci ha messo a disposizione, continuo romanticamente ad apprezzare l’esperienza vera e diretta, i rapporti interpersonali fatti di strette di mano, di pranzi veri e non condivisi per immagini, di confronti faccia a faccia.

Diamante Mandarino Grigio Ino Femmina, 1° class., 90 punti, all. Enea Ciccarelli

Fortunatamente, di tutto questo nell’ornitofilia ritrovo ancora molto. A tal proposito, proprio nell’ultima edizione di Erythrura, che come ogni

anno si è svolta nel mese di settembre in Lanciano, ho ascoltato ed in parte vissuto una storia di amicizia fatta di strette di mani e passioni con-

Maschio TN a groppone giallo

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divise, grazie all’interesse per il Diamante di Gould ma soprattutto grazie all’accoglienza e all’amicizia che col cuore gli organizzatori tutti di questa importante mostra esprimono a chi vi si approccia. È così che il Signor Manuel Freitas e sua moglie, appassionati ornicoltori di Diamanti di Gould, in occasione di una vacanza nel centro Italia, alla ricerca di un posto dove trasferirsi dal Sudafrica, hanno visitato nel 2017 questa nostra prestigiosa specialistica FOI ed hanno conosciuto così il grande Luciano Di Biase e tutti gli amici che rendono così bella e umana, oltre che tecnicamente interessante, la manifestazione. Nel 2018, poi, sono riusciti ad esporre per la prima volta la loro nuova e caratteristica mutazione che da ben otto anni è comparsa nel loro aviario e che hanno fissato ad oggi su un adeguato numero di esemplari. Riuscire ad importare in Italia una parte dei loro esemplari, da quanto scritto nella nota del Signor Freitas di seguito riportata, è stato chiaramente difficoltoso ed è probabilmente anche grazie al sostegno degli amici di Erythrura, che hanno sostenuto il loro nuovo amico, che oggi in Italia possiamo ammirare una così bella e caratteristica mutazione del Diamante di Gould.

Nota personale dell’Allevatore Premessa Lanciano 2018, seconda edizione di Erythrura: come sempre, ottimo successo di ingabbi, di espositori e di visitatori. Tra le tante belle sorprese di questa edizione, c’è stata anche quella di aver potuto ammirare una nuova e sorprendente mutazione del Diamante di Gould, giunta direttamente dal Sudafrica grazie alla tenacia di Manuel Freitas. L’allevatore sudafricano, dopo aver vagliato mezza Europa, ha scelto insieme alla moglie Rosy, di origini italiane, di stabilirsi in Italia e nello specifico a Lanciano per il suo paesaggio e per l’accoglienza calorosa delle persone. Chiaramente, anche la presenza della mostra Erythrura, con al seguito un gruppo attivo di appassionati, ha avuto il suo peso nella scelta di Manuel, che si è inserito rapidamente e con soddisfazione nel Comitato Organizzatore della manifestazione. Qui di seguito il suo personale racconto di come si sia imbattuto in questa nuova mutazione e di come abbia saputo fissarla con perizia nel corso degli ultimi anni. I nostri complimenti, quindi, e il ringraziamento per aver onorato la nostra manifestazione di una prima mondiale così interessante. Luciano Di Biase

La storia “Nel gennaio 2010, ho ceduto una coppia di Diamanti di Gould ad un mio amico che stava appena iniziando la sua avventura ornitofila. Questa coppia di testarossa a pettobianco ha prodotto allevando in purezza 10 giovani durante la stagione riproduttiva sudafricana, che va da Gennaio ad Agosto. Uno di questi pulcini era però diverso, con differenze visibili già nel nido. Sfortunatamente, il padre del piccolo morì alla fine della stagione riproduttiva, ma la madre e tutta la sua progenie completarono con successo la muta. Fu in quel momento che comprendemmo che il pulcino diverso era davvero potenzialmente interessato da una nuova mutazione che proponiamo di chiamare “Groppone giallo e ali bordate di giallo” per il caratteristico fenotipo prodotto, con scomparsa del groppone azzurro e comparsa di una banda alare gialla sulle copritrici. All’inizio della stagione 2011, la madre ed il figlio mutante furono accoppiati assieme, per avviare un programma di allevamento e fissarne le caratteristiche genetiche su un buon numero di esemplari; sfortunatamente, la madre morì prematuramente, senza aver deposto nessun uovo. Venne immediatamente sostituita sempre con una femmina testarossa pettobianco non consanguinea, selezionata con cura e accoppiata con il maschio mutante; la coppia, fortunatamente, depose quattro covate nel corso della stagione riproduttiva. Per garantire che questa mutazione non fosse persa per qualche incidente imprevisto, mi fu affidata dall’amico e custode di questi esemplari una covata che, messa a balia sotto una coppia dei miei Gould, schiuse regolarmente. Tutte e quattro le uova erano, di fatto, feconde e in fase di crescita si notò che c’erano due piccoli mutati (rivelatisi poi due maschi) insieme a due piccoli normali (un maschio e una femmina). Tra me e il mio amico, producemmo in quella stagione 7 di questi soggetti a “groppone giallo e ali bordate di giallo”, che d’ora in poi chiameremo

Piccoli evidentemente mutati

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solo “Groppone giallo”. Furono anche allevati 8 esemplari normali e, considerando che non furono utilizzati esemplari di Passeri del Giappone come balie, 15 giovani da una coppia furono ritenuti un buon risultato. In Sudafrica si è sempre ritenuto che i Gould si riproducano meglio senza balie perché molto più resistenti. Nel 2012 i fratelli non mutati sono stati accoppiati e hanno prodotto a loro volta un totale di 12 giovani, anch’essi non mutati. Da questo risultato ho determinato che il gene mutante non sia legato al sesso. Di contro, da una coppia con un partner “Groppone giallo” per normale (non imparentato e quindi non portatore) si produce in media una prole al 50% mutata e questo dà evidenza del fatto che la mutazione sia dominante. I due maschi mutati del 2011 furono accoppiati a femmine testarossa pettobianco non consanguinee, generando 12 figli mutanti sia maschi che femmine, oltre a 14 Gould normali sia maschi che femmine. I test e l’allevamento sono continuati in consanguineità fino al 2013. In quell’annata introdussi esemplari a pettoviola nel ceppo di mutanti a “Groppone giallo”, fino a quel momento tutti a pettobianco; questo perché la maggior parte dei mutanti a “Groppone giallo” aveva una specie di collare dorato dietro la nuca, così come mostrava anche un collarino viola/malva (violetto) al posto del normale collarino azzurro, elementi che ritenevo difetti. Ma questo tentativo di cancellare quei presunti difetti con l’introduzione degli ancestrali non è servito, evidenziando che questa nuova mutazione aumenta il colore dorato della parte posteriore del collo e fa virare verso un colore violaceo il collarino anche nei pettoviola. Nel 2014 sono andato in Belgio e ho incontrato Ivan Lievens per discutere della nuova mutazione. Dopo aver studiato numerose fotografie e aver consultato altri allevatori belgi, suggerì anche lui il nome “Groppone Giallo Ala Bordata Gialla”. Quest’anno ho anche introdotto la mutazione blu pastello (bianca) nel ceppo a “Groppone Giallo” e ho generato tre esemplari gialli portatori di blu (pastello sf pettobianco) e due

Piccoli a groppone giallo di cui uno blu

della normale mutazione “Groppone Giallo”. Dei tre pastello a fattore singolo, i due a “Groppone Giallo” presentano il groppone giallo invece che blu. Altre ricerche sono in corso e saranno pubblicate man mano che i risultati verranno dimostrati. Trasferire i miei Gould dal Sudafrica in Italia non è stato né facile, né poco costoso. Il primo posto dove mi recai per capire come procedere fu il consolato italiano. Purtroppo, nessuno era molto aggiornato sul trasporto di uccelli da compagnia, perché normalmente si occupano di cani e gatti. Ho iniziato così a racco-

La maggior parte dei mutanti a “Groppone giallo” aveva una specie di collare dorato

gliere informazioni e ottenere esempi e indicazioni da società di trasporto, società che normalmente esportano animali domestici, a parlare con veterinari e col Dipartimento della Salute, nessuno dei quali è riuscito a darmi le informazioni di cui avevo bisogno. Tutto ciò richiese molto tempo e fu piuttosto frustrante. Al termine di tutte queste indagini mi è stato concesso di trasportare solo 5 esemplari per ogni membro della famiglia che viaggiava con me, per un totale di 15 animali. Gli uccelli prima sono stati messi in quarantena e testati per l’influenza aviaria; in seguito al rilascio del certificato di buona salute, ho avuto solo 48 ore di tempo per portarli in Europa prima della scadenza dello stesso certificato. Sebbene non avessi idea di quale sarebbe

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Maschio TR pettobianco a groppone giallo

stata la procedura in Italia, sono andato avanti e ho preso l’aereo dal Sudafrica. Arrivato a Roma, sono andato alla sezione cargo con tutti i documenti di spedizione. Alla fine, dopo sette lunghe ore, passando da un ufficio a un altro, pagando per servizi che non comprendevo e riempiendo scartoffie infinite, sono riuscito a recuperare i miei uccelli e mi sono avviato verso la loro nuova casa in Lanciano. E’ costato una piccola fortuna portare i miei Diamanti di Gould dal Sudafrica fin qui, ma ne è valsa la pena e sono ben contento di averlo fatto, ma soprattutto sono contento che tutti i miei Gould siano arrivati in buona salute in Italia. Non ultimo, giunge il mio ringraziamento al gruppo di allevatori di Lanciano che mi hanno accolto come nessun altro e con i quali ho da subito stretto un forte legame di amicizia e di collaborazione fondato sulla passione comune per il Diamante di Gould. Manuel Freitas

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Analisi ed ipotesi sul genotipo e sul fenotipo della mutazione “Groppone giallo Da quanto ci racconta il Signor Freitas, la mutazione è autosomica dominante e sembrerebbe letale allo stato omozigote (ci sono comunque soggetti più espressivi e caratterizzati che potrebbero essere omozigoti). L’ipotesi della letalità allo stato omozigote è data dal fatto che dall’accoppiamento tra mutato per ancestrale (non portatore) nascano sia figli mutati che ancestrali espressione della dominanza, ma dall’accoppiamento tra due mutati nascono comunque anche ancestrali... La mutazione interessa macroscopicamente l’area del groppone che, demelanizzata, appare di un tenue giallo che

Da quanto racconta Freitas la mutazione è autosomica dominante

sfuma diventando biancastro sulle copritrici caudali; da questo la proposta di denominarla “Groppone giallo”. Il giallo che sfuma in bianco si determina dal fatto che tra schiena e groppone nei soggetti ancestrali lo stacco cromatico non sia netto e la perdita del lipocromo sia graduale ed eccentrica. Complessivamente, si percepisce anche una leggera riduzione generale del deposito eumelanico, che appare più evidente sulla zona posteriore del collo dove è evidente una caratterizzante doratura uniforme e persistente del piumaggio, anche nei soggetti a pettoviola. Quasi tutti i soggetti (azzarderei dicendo “nei soggetti che meglio esprimono la mutazione”) hanno il collarino violaceo e non azzurro ed evidenziano piacevoli orlature giallastre sulle copritrici alari (quasi a formare una banda lipocromica), così come compaiono nei soggetti, sempre a mio parere più espressivi, caratteristiche orlature sul margine esterno delle remiganti e delle timoniere esterne. Anche il petto assume un colore differente dagli ancestrali, più rosaceo rispetto al viola selvatico, così come il verde del dorso che appare più “brunastro” probabilmente perché si mette in evidenza, in assenza di eumelanina, il leggerissimo deposito di feo. Ammetto che non possiamo dire oggi con certezza se anche questa sia una caratteristica data da riduzione del deposito eumelanico o solo una cattiva selezione, considerando che i soggetti oggi interessati da questa mutazione sono ancora evidentemente sotto gli standard selettivi medi a cui normalmente si fa riferimento. In combinazione con la varietà pettobianco, tutte le “schiarite” sono enfatizzate come se ci fosse un effetto di amplificazione, o meglio sommatorio tra i due mutanti. Per inciso, la storica mutazione pettobianco e la nuova “Groppone giallo” non hanno tecnicamente nulla in comune, se non il fatto che entrambe le mutazioni ci evidenzino e ci permettano di capire come le cromie del Diamante di Gould non si realizzino per depositi a sé stanti del pigmento nelle diverse aree, così come qualcuno sostiene, ma più semplicemente per differente concentrazione dei pigmenti mela-


nici che possono depositarsi in una determinata area. Tale concentrazione può variare da massima saturazione a totale assenza e questo determina, in correlazione alla presenza di lipocromo e di fattori rifrattivi, il colore finale. Così una mutazione come la pettobianco, che inibisce totalmente il deposito di feo su tutto il piumaggio, produce un leggerissimo schiarimento generale del soggetto, determinando però un petto totalmente bianco, perché in quell’area sarebbe previsto solo deposito feomelanico, che la mutazione a monte inibisce totalmente a livello generale. Analogamente, una mutazione come la “Groppone giallo”, che inibisce in parte il deposito di eumelanina, produce schiarimenti caratteristici laddove lo stesso deposito è già di per sé molto limitato, così che in aree dove il pigmento si deposita normalmente in modo minimo, in presenza di questa mutazione venga praticamente a mancare. Vedremo col passare degli anni come andrà realmente a stabilizzarsi questo nuovo fenotipo, come interagirà nella combinazione con altri mutanti quali ad esempio la pastello DF o la bruno, e come la selezione dome-

stica esercitata da bravi allevatori riuscirà ad esprimerne al meglio la sua caratteristica bellezza. Certo è che il Diamante di Gould ci propone nuova-

mente una meravigliosa cromia di cui dobbiamo essere custodi consapevoli e capaci di interpretare e preservare al meglio.

Femmina pettobianco a groppone giallo

Femmina TR a groppone giallo

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CANARINI DA CANTO

Modalità di sviluppo canoro di FRENCESCO DI GIORGIO, foto GIANLUCA MARSON

I

l canto, come bene evidenziato in tanti studi, è attività complessa e polivalente anche nei canarini delle razze canterine. A livello iniziale, esso comporta l’adesione a differenti modalità di studio e di effettuazione, pur essendo unico lo scopo finale. Conseguentemente, le modalità di sviluppo delle specifiche abilità dei cantori in erba osservano questi tempi: a) pre–canto o canto orientativo; b) canto selettivo; c) canto critico. La fase del pre–canto consiste in un abbozzo di note, sulla base di informazioni generali (che hanno valore esemplificativo, trasmesse da canarini adulti). Il canto selettivo si incentra sui diversi tours e naturalmente sull’indirizzo di ceppo. Affinché le informazioni fornite dai consimili vengano comprese adeguatamente e memorizzate in

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maniera tale che persistano a “tempi lunghi” nel ricordo, si richiede l’uso dell’apposito armadio. Il canto critico comporta la progressiva familiarità con accordi, tonalità e motivi melodici atti ad arricchire la trama sonora della partitura. Inoltre, mette in evidenza i rapporti logici esistenti tra le diverse frasi (i fili

È molto importante l’attenzione data alla prima settimana di vita, un periodo delicato in cui si formano le strutture della personalità

dell’ordito) e i temi centrali della canzone (gli snodi della trama). L’abilità relativa non è certo operazione semplice e immediata; essa anzi comporta, da parte dei piccoli, una insita attenzione per le più rilevanti specificità testuali, nonché la progressiva capacità di penetrare oltre le apparenze di superficie e di cogliere, appunto, di una canzone i fattori essenziali in relazione. La personalità del giovane canarino è in continua formazione e trasformazione. È molto importante l’attenzione data alla prima settimana di vita, un periodo delicato in cui si formano le strutture della personalità e in cui la vicinanza, la cura e l’attenzione di tutto l’entourage sono fondamentali. È interesse dei canaricoltori gettare buone basi per gli aspiranti cantori; una cattiva impostazione rende difficile lo


sviluppo sano e armonico della personalità e del carattere. Il mestiere del gestore della scuola di canto non è facile: è un compito complesso e impegnativo, affascinante e ricco di speranze; nessuno nasce già in grado di saperlo fare: l’impegno ha bisogno di atteggiamenti, conoscenze, disponibilità, ascolto che non sono dati da una volta per tutte ma richiedono una formazione continua. Anche chi ritiene di avere le idee chiare si accorge, invece, che i canarini di questa età li mettono in crisi, creano problemi, spiazzano con le loro necessità. Sinteticamente, i passaggi canori obbligati sono i seguenti: • Ricevente = ascoltare – cantare = decodificare • Bisogna capire • Uso riflesso individuale e motivato • Emittente = farsi ascoltare cantare = codificare • Intervento specifico e diretto • Mappa canora completa • Nodi tematici su misura del ricevente • Componente genetica + ambiente = cultura canora familiare prescolastica • Normale + ambiente normale e scuola = Cultura canora completa con capacità di analisi e di sintesi Se la riproduzione dei canarini delle razze canterine non differisce da quelle degli altri canarini, diverso è il trattamento da riservare ai giovani maschi, i quali vanno addestrati al canto con un lavoro paziente che esige notevoli doti di esperienza, congiunta ad una sensibilità musicale mancando la quale non è il caso di dedicarsi all’allevamento di questi volatili. L’allevatore deve cercare di raggruppare i cantori con caratteristiche affini, scartare i soggetti che risultano irrimediabilmente afflitti da difetti canori e preparare adeguatamente i soggetti destinati a partecipare ai concorsi. Si deve, cioè, tendere all’ottenimento di quartetti di canarini costituenti un complesso canoro affine ed armonioso, che cantino in una qualsiasi ora della giornata e che mantengano la piena forma per il periodo in cui devono gareggiare.

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Attività F.O.I. Sintesi del Verbale del Consiglio Direttivo Federale del 5-6-7 aprile 2019 L’intero Verbale è pubblicato sul sito www.foi.it/verbali Il CDF, in ordine al verbale del Consiglio dell’OdG del 2-3 febbraio 2019 e ad integrazione del proprio verbale del 22-23 marzo 2019, così provvede: - ratifica la proposta di integrazione della lettera “a” dell’art. 22 del RGM che, a seguito dell’integrazione, diventa il seguente: “a. esposizione di soggetti adulti non previsti dalle classifiche ufficiali FOI, calzanti anelli non colorati (acciaio) oppure dello stesso colore dell’anno corrente ma effettivamente di anni precedenti”; - non ratifica il trasferimento della lettera “c” dell’art. 22 del RGM nell’ambito delle ipotesi previste dall’art. 45 stesso regolamento; - pur ritenendolo principio istituzionalmente valido, allo stato non ratifica l’obbligo di svolgimento del giudizio in due giornate nelle manifestazioni che impegnano un cospicuo numero di giudici in attesa di eseguire uno screening sulla casistica evidenziata e di assumere contatti diretti con gli organizzatori di tali eventi al fine di concordare con gli stessi idonee modalità operative; - ratifica le proposte pervenute dalla CTN CFP lisci sulle quali l’ordine dei giudici ha espresso parere favorevole; - con riferimento alle proposte di cui al verbale della CTN colore del 15/12/2018 sulle quali l’OdG ha espresso parere favorevole, ratifica quella di cui al punto 1, ratifica quella di cui al punto 3 con esclusione degli avorio che, nelle categorie a concorso risultano già accorpati alla varietà principale (e non per i tipi base nei quali le categorie risultano già sdoppiate), ratifica quella di cui al punto 4, ratifica quella al punto 7. Con riferimento al punto 8 “varie ed eventuali” sempre del predetto verbale, il CDF provvede come di seguito: - ratifica il punto A per modo che la nuova definizione divenga “nuove mutazioni, nuovi tipi in studio e nuove linee selettive (non a concorso)”; - accoglie la richiesta di cui al punto B riservando ogni più compiuta valutazione successivamente alla richiesta di attuazione tecnica; - sui punti D, E, F, G, H, I ed L condivide la posizione dell’OdG. Ratifica il punto 2 del verbale (corso allievi giudici-resoconto), a condizione che l’iniziativa abbia connotato di discrezionalità e non di obbligo. Sul punto 3 ratifica le categorie a concorso pervenute dalle CTN, già approvate nel precedente verbale con esclusione di quelle relative all’ampliamento del lipocromico 100%, melaninico 100% e pezzato sia per il Rogetto che per il Mehringer. In relazione alle proposte formulate dalla CTN EFI, esaminato il deliberato dell’Ordine dei Giudici del 6 aprile del corrente anno, il Consiglio Direttivo Federale procede ad approvare le seguenti richieste, individuate nominalmente con il numero di delibera indicato nei verbali del 15/12/2018 e del 08/03/2019, così come proposte dalla CTN richiedente, al fine di rendere più agevole la comprensione del presente deliberato: - DELIBERA N. 10: estensione ad anni 3 esponibilità in classe A per alcuni uccelli, elencati nella richiesta (vds. punto 3) del verbale della CTN EFI del 15/12/2018), oltre quelli già rientranti in questo novero; - DELIBERA N. 11: esposizione ibridi senza limiti di età con superamento

dell’attuale limite di quattro anni; - DELIBERA N. 12: esponibilità soggetti pezzati sia nei Fringillidi che negli Estrildidi tramite l’inserimento di due categorie dedicate (vds. punto 5) del verbale CTN EFI del 15/12/2018). Su puntualizzazione del Consigliere Crovace, il quale ha esposto le sue osservazioni in merito, questa richiesta ha approvazione temporanea di un anno, al termine del quale la CTN richiedente dovrà far pervenire analitica relazione contenente argomentazioni tecniche, logiche e scientifiche che possano avvalorare questa scelta in termini definitivi, stabilendo criteri oggettivi di definizione delle pezzature ed escludendo in maniera altrettanto oggettiva tutte quelle manifestazioni fenotipiche che costituiscono difetto e non pregio. Le stesse argomentazioni dovranno poi essere proposte in ambito internazionale (O.M.J.) al fine di armonizzare i criteri di giudizio e le categorie a concorso in ambito nazionale ed internazionale; - DELIBERA N. 13: rivisitazione del diametro degli anelli per alcuni esemplari (vds. punto 6) del verbale CTN EFI del 15/12/2018); - DELIBERA N. 14: variazione delle categorie EFI anno 2019, per le mostre ornitologiche, Campionati Regionali e Campionati Italiani, sia per allineamento categorie OMJ sia come risposta tecnica a nuove mutazioni ed esigenze apparse negli ultimi due anni (vds. punto 7) del verbale CTN EFI del 15/12/2018); - DELIBERA N. 15: regolamentazione sovrapposizione mutazioni nelle combinazioni, secondo le modalità indicate dalla CTN EFI (vds. punto 9) del verbale CTN EFI del 15/12/2018), al fine di regolamentare le combinazioni di mutazioni che costituiscono fenotipo riconosciuto ai fini espositivi. Al riguardo si richiede alla CTN EFI di diffondere questa nuova disposizione mediante pubblicazione sulla Rivista Federale, adottando gli opportuni accorgimenti che possano rendere comprensibile anche agli allevatori la portata della stessa. - DELIBERA N. 16: modifiche alle categorie a concorso anno 2019, con particolare riguardo alla sezione ibridi, attraverso creazione di n. 4 categorie, una per ciascuna Sezione “F-G-O-P”(vds. punto 4) del verbale CTN EFI dell’ 8/3/2019), modifica di denominazione da Padda Grigio a Padda, razionalizzazione delle categorie degli ibridi secondo criteri più aderenti a principi di oggettività; - DELIBERA N. 17: esponibilità delle combinazioni di mutazione (vds. punto 5) del verbale CTN EFI dell’ 8/3/2019) secondo le specifiche indicate nel verbale di delibera della CTN EFI; - DELIBERA N. 18: rivisitazione dimensione anelli per l’anno 2020 con riferimento ad alcune Specie (vds. punto 6) del verbale CTN EFI dell’ 8/3/2019). Della circostanza sia data ampia diffusione a mezzo I.O. a cura della CTN EFI; - DELIBERA N. 19: partecipazione a concorso per Estrildidi e Fringillidi con combinazioni di mutazioni (vds. punto 7) del verbale CTN EFI dell’ 8/3/2019). Relativamente ai soggetti pezzati valgono le stesse prescrizioni formulate per la delibera n. 12 della CTN EFI: per cui l’approvazione ha temporaneità di un anno, al termine del quale si richiede apposita relazione per riferire circa le determinazioni che si ritiene dover assumere sulla scorta della maturata esperienza che si rileverà dagli esiti espositivi.

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Attività F.O.I. - DELIBERA N. 20: cause di non giudicabilità per assenza di armonia degli stamm - presenza di soggetti intensi e brinati -. Considerando che l’espressione fenotipica “intenso” è tipica dei canarini, ed in particolare dei canarini di colore, atteso che la conoscenza dell’effettiva categoria d’appartenenza non è cosa agevole per soggetti “intermedi”, si raccomanda la CTN EFI di impartire ai giudici del collegio opportune disposizioni limitando l’applicazione della non giudicabilità solo per quei casi in cui la diversa categoria è evidente e non dubbia. - Incontro con i Convogliatori ufficiali FOI, programmazione del convogliamento al Campionato Mondiale 2020 in Portogallo - proposte e determinazioni: Alle ore 15.00 di sabato 06/04/2019 il CDF ha incontrato i componenti dello staff che ha svolto l’attività di convogliamento a Zwolle. Preliminarmente il Presidente ha loro rivolto il sentito ringraziamento per l’opera prestata e per il sacrificio sostenuto a vantaggio della Comunità federale. A tale ringraziamento si è unito il Presidente della COM-Italia Ignazio Sciacca, responsabile del convoglio, con l’ausilio del quale si sono esaminate le criticità registrate lungo tutta la durata dell’azione e si sono ricercati i miglioramenti da porre in essere in vista di Matosinhos 2020. Il Presidente FOI ha comunicato la propria decisione di affidare la direzione del prossimo convogliamento al Presidente dell’Ordine dei Giudici Andrea Benagiano, al quale viene altresì devoluto il compito di definire la formazione della squadra nonché l’affidamento dei compiti e delle mansioni ad ognuno dei componenti. Il Presidente FOI ha richiesto di ricevere a stretto giro da ognuno dei componenti dello staff di Zwolle una mail confermativa della

disponibilità, anche in considerazione di nuovi ingressi che saranno valutati su indicazione dei Presidenti dei Raggruppamenti. - Formazione per referenti FOI territoriali nell’ottica della promozione e organizzazione di iniziative di divulgazione ornitologica - coinvolgimento dei Raggruppamenti: Il CDF delibera la tenuta di attività di formazione di referenti su base regionale per lo svolgimento di divulgazione in ambito scolastico. Tale iniziativa prevede l’individuazione di più persone che si rendano disponibili ad azionare il progetto mediante i dispositivi ed i format già presenti in FOI nonché mediante proprie sensibilità e capacità. L’iniziativa verrà sottoposta all’attenzione dei Presidenti di Raggruppamento che saranno chiamati ad individuare le persone da inserire nel progetto. - Varie ed eventuali: Il CDF delibera la concessione di un contributo straordinario di euro 2.000,00 al Raggruppamento Regionale Toscano per le attività di sostegno alla progettualità parco “Cresciamo Insieme” di Orentano nel Comune di Castelfranco di Sotto (PI), di pertinenza della Fondazione “Madonna del Soccorso ETS”. Il progetto in parola è finalizzato ad arricchire la fattoria didattica in corso di realizzazione nell’ottica dell’individuazione di un percorso socio assistenziale appropriato ed adeguato agli utenti nonché ad offrire servizi socio-educativi all’intera collettività. Il CDF delibera, per il tramite del Vice Presidente Crovace, la concessione in favore della Fondazione “San Camillo” De Lellis di Chieti, Comunità Educativa per minori e donne, di un contributo per l’anno 2019 pari ad euro 200,00.

Il C.D.F. della F.O.I., insieme al Notaio Giuseppe Petrina, riunito a Chianciano per l’Assemblea delle Associazioni

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