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I portici di Monte Berico, di Italo Francesco Balbo, pag

I PORTICI DI MONTE BERICO

E QUALCHE ALTRA NOTA

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di Italo Francesco Balbo

IPortici checonducono i pellegrini alla salita di Monte Berico per venerare la Madonna del XIV secolo è punto di riferimento particolarmente per la città di Vicenza di cui dal 1978 è Patrona, sono stati progettati dall’ architetto Francesco Muttoni, dopo una ponderata riflessione durata molti anni - dal 1717 al 1741; progetto che non era particolarmente gradito a diversi esponenti vicentini capeggiati dall’umanista Enea Arnaldi. Si considera spesso e quasi solamente che i Portici siano stati costruiti soprattutto a beneficio dei Pellegrini che in essi trovavanoriparo in attesa dell’apertura del Santuario soprattutto quando il tempo era inclemente o erano giunti, dopo lungo cammino ancora in piena notte. L’importante funzione di riparo non fu però concepita solo a questo scopo; un tempo l’architettura era pensata non a sola “gloria” dell’architetto come accadetalora oggi, ma con una precisa funzione e significato. La funzione abbiamo riferito, il significato era ed è oltremodo importante, seppur un po’ dimenticato anche dalle guide.

I Portici si sviluppano per 700 metri e hanno 150 arcate, ripartite a gruppi di 10, e dopo queste si incontrano delle piccole cappelle. Gli archi simboleggiano le 150 Ave Maria del Rosario e le cappelle i 5 Pater Noster sempre recitati nel Rosario all’inizio di ogni Mistero. Un itinerario di fede che accompagna la salita e che a dire il vero oggi dovrebbe essere aggiornato, ossia andrebbe allungato il percorso dei portici, perché San Giovanni Paolo II ai tradizionali misteri della gioia, del Dolore e della Gloria ha aggiunto quelli della Luce con la Lettera apostolica: Rosarium Virgini Mariae in occasione del Venticinquesimo del suo pontificato nel 16 ottobre dell'anno 2002. La pratica del Rosario è molto antica ed ha una interessante storia, che si preciserà quasi definitivamente solo nel XVIII secolo, ma il culto mariano è sempre stato vivo fin dai primi secoli del cristianesimo e particolarmente nei Santuari dedicati alla Madre di Dio. Ricordiamo che Alberto da Castello (ca. 1460-1522), Domenicano nel convento dei Santi Giovanni e Paolo, nato a Venezia nel Sestiere di Castello, da cui prese il nome, intorno al 1460, morto nel 1522 scrisse un’opera: Rosario della gloriosa Vergine Maria, Venetia, Marchio Sessa & Piero di Ravani compagni, 1522 iniziando un genere di pubblicazioni ancor oggi vivo. Accanto numerose preghiere e poesie che si rivolgono alla Madonna. Per la Signora di Monte Berico ricordiamo quella di Lucrezio Beccanuvoli al termine del suo: Tutte le donne vicentine, maritate, vedo e dongelle (Riedizione Editrice Veneta, 2008) e quella di Giacomo Zanella: Alla Madonna di Monte Berico presso Vicenza, ma alla Madonna si rivolse anche, pure Giacomo Leopardi, un po’ frettolosamente sempre catalogato come “non credente”, ma invece così si esprimeva: Invocazione a Maria

È vero che siamo tutti malvagi, ma non ne godiamo, siamo tanto infelici, È vero che questa vita e questi mali son brevi e nulli, ma noi pure siam piccoli e ci riescono lunghissimi e insopportabili. Tu che sei già grande e sicura, abbi pietà di tante miserie

Italo Francesco Baldo

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