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Alfredo Nobel, di Leonardo Selvaggi, pag
by Domenico
ALFREDO NOBEL
SCIENZIATO E UMANISTA DI FAMA MONDIALE
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di Leonardo Selvaggi
PARLARE di Alfredo Nobel vuol dire seguire il progresso che nel campo della scienza e dell’industria hanno fatto i prodotti esplodenti. L’attività di Alfredo Nobel è stata per tutta la sua vita incessante: uomo eminente e di grande simpatia per il nostro paese, di fervore idealistico, di nordica origine e nel contempo dotato di spirito latino. Fin dalla fanciullezza prodigiosa la sua passione per la meccanica e le ricerche tecnico-scientifiche.
L’intraprendenza in lui connaturata, ereditata dalla famiglia. Suo nonno, intelligente e pieno di energia, suo padre nato a Gefle, presso Upsala il 24 maggio 1801, mente geniale, si dedica allo studio delle costruzioni navali, a Stoccolma è allievo dell’accademia di belle arti, in seguito nominato professore di geometria descrittiva all’istituto tecnologico, si è occupato fra i primi della lavorazione del caucciù in Svezia. Alfredo, terzo dei quattro figli, nato a Stoccolma il 21 ottobre 1833. Nei primi anni è vicino a suo padre, il quale è impegnato nelle sperimentazioni degli esplodenti. A Pietroburgo riesce a fare adottare dal Governo russo il suo sistema di mine di terra e subacquee per la difesa delle coste. Alfredo comincia a frequentare le scuole di Pietroburgo, a sedici anni come apprendista sempre con suo padre. Nel 1850 viene mandato in America presso lo svedese John Ericsson, il grande inventore della prima nave corazzata a Torre, per essere istruito nell’ingegneria meccanica. Ericsson rivoluziona i sistemi di guerra per mare con i suoi arditi congegni. Diviene un pacifista, convinto che le sue invenzioni avrebbero reso impossibili le guerre marittime. Tutte le nazioni obbligate a riconoscere la neutralità dei mari, che devono essere una vita comune al genere umano. Nel 1854 Alfredo Nobel torna a Pietroburgo, riprende la collaborazione con suo padre, si distingue per il suo vivissimo spirito di iniziativa. Dopo pochi anni prende un brevetto per la costruzione di un gazometro speciale ed altri due per un misuratore d’acqua e per migliorare i barometri. Inizia da ora il lungo cammino di indagini che lo porterà a grandi realizzazioni. Dopo la guerra di Crimea la fornitura delle mine ha un forte crollo. La famiglia Nobel ritorna a Stoccolma. Alfredo lo vediamo vicino al fratello Luigi, che è tutto preso dallo sviluppo dell’industria dei petroli e degli oli minerali russi, a Baku, e a Stoccolma per continuare lo studio delle materie esplodenti, con attenzione alla nitroglicerina scoperta nel 1847 dall’italiano Ascanio Sobrero. Con i necessari capitali trovati a Parigi sorge nei pressi della capitale svedese la prima febbrica di nitroglicerina. La difficoltà incontrata riguarda l’esplosione, con le micce usate per la polvere nera si riesce appena ad accenderla. Si preparano delle cartucce particolari nelle quali la polvere nera si tiene separata dalla nitroglicerina, in questo modo esplodono l’una e l’altra successivamente. Il nuovo esplosivo viene applicato nei lavori di mina, gli effetti sono straordinari, rispetto al semplice impiego della polvere nera. Per una più potente esplosione della nitroglicerina si adopera il fulminato di mercurio, un ritrovato che costituisce una tappa importante
nelle ricerche di Nobel. Il tutto contenuto in capsule di rame, già usate per le armi da fuoco con effetti minori. La famiglia vive un terribile turbamento in seguito alla distruzione della fabbrica di Heleneborg per una potente esplosione, durante la quale muore il fratello Oscar Emilio, subito dopo viene a mancare suo padre, colpito da un attacco apoplettico. Proibita di conseguenza la fabbricazione della nitroglicerina nelle vicinanze dei centri abitati.
Alfredo Nobel non si scoraggia, è convinto più che mai che è possibile dominare le meravigliose forze racchiuse nello straordinario prodotto. Lo scoppio avvenuto nella fabbrica secondo lui dovuto più che altro ad inavvertenze delle persone. Continue e sempre tenaci le sue prove in mezzo al lago Maelar presso Stoccolma. Una grande soddisfazione la istallazione a Krummel sull’Elba, presso Amburgo nel 1865 di una fabbrica di nitroglicerina, divenuta la più importante dell’Europa continentale. Per mezzo della Società Nobel e C. di Amburgo riesce ad impiantare di nuovo in Svezia presso Stoccolma una fabbrica e fornire l’olio esplosivo anche per l’esportazione. Quest’olio viene impiegato direttamente nei fori di mina e serve per rimuovere grosse masse di terreno nei lavori delle Ferrovie, delle miniere di carbone. Viene trasportato in casse riempite negli interspazi con terra d’infusori molto soffice. Con l’assorbimento si forma una pasta consistente, plastica alla quale si può dare facilmente la forma di cartucce di pronto impiego. Questo nuovo prodotto viene chiamato Dinamite. La nitroglicerina viene usata più comodamente, per farla esplodere si richiedono delle capsule più forti. Ciò significa sicurezza e stabilità del prodotto. L’attività di Alfredo Nobel non conosce mai stanchezza. Studioso tenace, spinto dall’intensa passione di ricerca, continua nei suoi lavori di applicazione e perfezionamento che dopo pochi anni lo segnalano fra gli uomini più celebri d’Europa. Nel 1875 sperimenta la possibilità della soluzione di collodio, questa trasforma la nitroglicerina in massa vischiosa, omogenea, ottenendo migliori risultati di assorbimento. Abbiamo così la gelatina esplosiva con cui si preparano le varie gelatine-dinamite e le gomme militari. Anche se l’industria degli esplosivi lo impegna quasi totalmente, si occupa nel contempo di altri problemi tecnologici. Si perfeziona nella fabbricazione dell’acido solforico, nella raffinazione dei petroli. Pensa ai sistemi di trasporto costituiti per terra da vagoni-cisterna e da vapori-cisterna per mare. Di questa ultima attività si interessa nel 1877 dopo aver ottenuto con il fratello Luigi grandi concessioni dal Governo russo per l’estrazione della nafta a Baku. Versatile, segue veri rami della tecnica e dell’industria, il campo degli esplodenti, la sua passione che lo domina di continuo, ora è preso da quelli per sparo e per scoppio. Nel 1883 dal Governo francese ottiene di piazzare un cannone per sue esperienze in un forte abbandonato, la sua attenzione rivolta alla preparazione di prodotti propulsivi moderni da guerra. Il suo sistema di lavoro consiste nell’alternare gli argomenti di studio, quando di una data ricerca non ottiene risultati sperati, l’abbandona per un po’ per ritornarvi più tardi, prova e riprova con ostinazione fino al raggiungimento dello scopo. Uomo straordinario, dotato di facoltà eccezionali che hanno efficacemente coadiuvato il suo grande spirito di iniziativa. Nelle sue intraprese non vede ostacolo che non sia possibile superare. Nobel promuove la tubazione che mette in comunicazione il Mar Caspio col Mar Nero. Si realizza un sistema di distillazione continua del petrolio, facendo prosperare al massimo l’industria di Baku. La nitroglicerina in questo periodo ha un’altra sperimentazione, viene unita con la nitrocellulosa, rendendosi riducibile in grani, inoffensiva, con molta stabilità e una velocità di combustione moderata da sostituire nei cannoni la polvere nera. Abbiamo la Balistite che Nobel brevetta il 31 gennaio 1888. Siamo al culmine delle sue scoperte. La Balistite rifiutata dal Governo francese viene accettata dall’Italia nel 1889, si intraprende la fabbricazione da parte della Società Nobel di Avigliana, cittadina del Piemonte, ove già esiste uno stabilimento dal 1872 per la produzione della dinamite. Rifiuta
le ingiunzioni del Governo francese, restrittive della sua libertà e lesive della sua dignità di scienziato.
Nel 1891 si stabilisce a San Remo, ove riprende i suoi studi e le sue esperienze, continuate fino alla sua morte, avvenuta il 10 dicembre 1896. Uomo austero e solitario che pochi avvicinano. Nella città ligure conduce una vita tranquilla e appartata, ha una ristretta cerchia di conoscenze, ma circondato nel contempo da ammirazione e simpatia da parte di tutti. Un grande svedese che ama l’Italia, degno di onore, grande filantropo, uno scienziato dalle grandi mire, ha integrato l’opera di Ascanio Sobrero. A San Remo come collaboratore ha il chimico inglese B. H. Beckett. In appositi locali di fianco alla sua vila ha impiantato un laboratorio. Costruisce una piccola torre e un pontile di ferro sul mare per le sue prove di tiro che fa contro grosse piastre che servono a trattenere i proiettili. A San Remo la sua attività non ha interruzioni, lavora instancabilmente, studia la questione del raffreddamento dei cannoni e delle mitragliatrici che si rende necessaria quando devono servire per spari rapidi e molteplici. Si dedica tanto al perfezionamento dei proiettili e dei cannoni, convinto che la massima utilizzazione degli effetti degli esplodenti moderni si può ottenere con le migliori strutturazioni delle armi da fuoco. Alfredo Nobel acquista la grande fonderia di cannoni di Bofors e l’acciaieria di Bjornéborg in Svezia. La villa di San Remo chiamata “Mio Nido” è stata abitata per un anno nel 1886 dal celebre poeta polacco Giuseppe Ignazio Kraszewskj, che muore nell’anno successivo a Ginevra all’età di 75 anni, dopo una vita di lotte per la liberazione della sua Patria dal giogo russo e dopo aver scritto numerosi volumi di critica, di storia, di poesia, di romanzi e di drammi, che gli hanno creato fama mondiale.
Alfredo Nobel, amatore di pittura, non vuole vedere spesso la stessa tela, cambia di tratto in tratto le opere che possiede con altre. Parecchie le sale in stile e parecchi anche i salottini intimi e civettuoli, che indicano come l’uomo di scienza sia anche uomo di mondo, amante del bello e non insensibile alle delicate seduzioni della vita. Il suo lavoro si svolge fra Bofors e San Remo, si occupa di saldature autogene dei metalli, del miglioramento dei metodi di produzione dell’idrogeno e dell’ossigeno in relazione alle applicazioni in aeronautica. Intanto studia un congegno per prendere automaticamente delle fotografie topografiche da grandi altezze. Pensa anche di lanciare verticalmente una spoletta con regolazione dell’arresto all’altezza voluta, nella discesa si apre un paracadute che fa scattare l’otturatore di una piccola macchina fotografica. Sa tra l’altro prevedere la grande importanza che avrebbe avuto l’alluminio nell’industria. Incessante la febbre della ricerca nella sua molteplice e inesauribile attività, riferendosi a tutti i campi ove intravede un’applicazione pratica. Nel 1889 a Parigi fa la sua prima apparizione la seta artificiale, Alfredo Nobel su questo prodotto intraprende le sue esperienze. A San Remo pare che intendesse far sorgere la prima fabbrica di seta artificiale italiana. Sempre preso dai problemi degli esplodenti, di questi affronta l’interesse di far aumentare la proprietà propulsiva. Il 7 dicembre 1896 improvvisamente colpito da apoplessia mentre torna in vettura da una passeggiata. Dopo tre giorni dall’attacco cessa di vivere. Celibe di anni 63. La sua salma non viene sepolta a San Remo, ma trasportata a Stoccolma, ove viene cremata. Alfredo Nobel era ancora nel pieno possesso della sua forza fisica e della vigoria intellettuale. Ancora tanto bene avrebbe potuto arrecare al progresso della tecnica e dell’industria. Il giorno della morte tanto lutto per la scienza e per i centri di produzione delle materie esplodenti, che perdevano in Alfredo Nobel un geniale interprete ed esperimentatore. Alfredo Nobel più volte rimproverato di aver fornito all’uomo i più terribili mezzi di distruzione e di guerra.
Lo scienziato sosteneva che la micidialità estrema creata con i prodotti esplodenti costituiva un supremo correttivo all’orribile flagello della guerra. Più i mezzi di distruzione sono terribili, più si eviteranno le dichiarazioni
di guerra. Si pensava all’uso razionale, alle opere di pubblica utilità. L’invenzione della dinamite segna un’epoca nella storia della civiltà. Nei tempi dei Romani certe opere, oltre che impossibili, comportavano enormi sacrifici. L’uso della dinamite ha reso possibile l’esecuzione di lavori giganteschi, nelle miniere, nelle imprese ferroviarie e nella perforazione delle montagne. Sappiamo che per la galleria del San Gottardo, lunga 15 km [1872 – 1880] e per quella del Sempione, lunga 20 km [1898 – 1905] fu usata quasi esclusivamente dinamite-gomma. Non strumenti di strage dovevano essere gli esplodenti, ma formidabili e benefici alleati del lavoro a vantaggio del progresso e della civiltà. Idee umanitarie e pacifiste sono presenti nelle disposizioni testamentarie di Alfredo Nobel. Dopo morte le sue grandi ricchezze avrebbero giovate a quelle opere di grande idealità a cui aveva sempre aspirato. Il suo patrimonio ammontante ad oltre 50 milioni di lire, eccettuati alcuni lasciti a parenti ed amici, doveva costituire un fondo, i cui interessi sarebbero andati distribuiti tutti gli anni per premiare coloro che nell’anno precedente si fossero resi utili all’umanità. Cinque premi, assegnati senza distinzione di nazionalità: I per la più importante scoperta nel campo della fisica, II nel campo della chimica, III della medicina e fisiologia, IV per quell’opera letteraria, in qualsiasi lingua, che si distinguesse per tendenze ideali, V per chi avesse lavorato per l’affratellamento dei popoli, per la soppressione o diminuzione degli eserciti permanenti e per la creazione di tribunali arbitrali per la pace fra i diversi Stati. Per quanto riguarda il V premio si dice che Nobel l’abbia concepito dopo che ebbe fatto la conoscenza della baronessa Berta von Suttner, insigne scrittrice e propugnatrice della pace universale. Quest’amicizia doveva esercitare un forte ascendente sullo spirito di Nobel per natura portato alle concezioni idealiste di filosofia sociale. Dopo un giovanile e breve sogno d’amore, subito finito, Alfredo Nobel non pensò mai di prendere moglie, i suoi intensi affari sarebbero stati di contrasto con i doveri familiari. Quando si trovò a Parigi nel fulgore dei suoi successi sentì il bisogno di avere accanto una donna sensibile e colta che fosse di sostegno nei suoi impegni e di sollievo spirituale. Nel 1876 fece un annuncio pubblicato nei giornali di diverse nazioni in cui si esprimeva il desiderio di cercare una signora come segretaria, istruita in varie lingue. Fra le tante risposte Alfredo Nobel fu attirato da quella di una contessa, Bertha Kinsky, austriaca, che desiderava recarsi all’estero per allontanarsi da una passione contrastata per un barone, Arturo Suttner. Pareva che si fosse avverato l’incontro di due anime elette fatte per intendersi. Bertha Kinskj arriva a Parigi. Questa mirabile conoscenza dura otto giorni. Alfredo Nobel dovette recarsi subito in Svezia, chiamato dal Re che voleva parlare di alcuni problemi riguardante gli esplosivi. La contessa nel contempo parte, lascia una lettera di commiato in cui si parla del suo prossimo matrimonio, avvenuto nel giugno dello stesso anno. Fra i due rimane l’amicizia affettuosa, con scambi di lettere che durano fino agli ultimi giorni di vita a San Remo. In questa corrispondenza risalta la nobiltà sentimentale di Alfredo Nobel, che forte aveva pure il senso dell’arte. Conosceva la letteratura di diversi paesi. Si ispirava a Byron, aveva composto un poema in inglese su Beatrice Cenci. Alfredo Nobel nemico delle distinzioni esteriori, generoso in soccorsi. A San Remo ha sussidiato più volte qualche istituto di beneficenza. Il comitato della Fondazione Nobel ha raccolto tutti i documenti che potevano far conoscere il pensiero del grande scienziato.
Alfredo Nobel era contrario alle eredità, le fortune ottenute senza averle guadagnate rendono infelici e intorpidiscono le facoltà, favoriscono l’indolenza e impediscono lo sviluppo dello spirito di iniziativa. I premi guadagnati per i propri lavori avrebbero dato possibilità di continuare le ricerche, di sviluppare il proprio ingegno. I premi erano diretti agli studiosi di scienze pure perché questi difficilmente traggono profitto dalle loro scoperte. Nobel pensava di aiutare non le persone di azione, ma gli idealisti e i sognatori che in genere hanno difficoltà a farsi strada nella vita. La Fondazione
Nobel cominciò a funzionare nel 1901 per l’assegnazione dei cinque premi annuali di 208000 lire ciascuno e d’una grande medaglia d’oro. Alfredo Nobel aveva avuto da lungo tempo l’intenzione di creare con le sue ricchezze un solo grandioso premio per la diffusione delle idee di pace fra tutti i popoli. L’aggiunta degli altri premi gli fu suggerita da un detto di Luigi Pasteur, secondo cui si afferma che l’ignoranza separa gli uomini, la scienza li unisce. La medaglia d’oro porta da una parte la riproduzione dell’effige di Alfredo Nobel e dall’altra l’allegoria della Natura nelle sembianze di Dea velata che si eleva sulle nubi e porta in braccio la cornucopia dell’abbondanza mentre a suo fianco una giovane donna rappresentante il Genio della scienza le solleva lentamente il velo. I premi destinati ad incoraggiare opere di scienza e di civiltà costituiscono un monumento che Alfredo Nobel ha retto a se stesso, un omaggio tributato alla Società intera. Alcuni anni fa si è protestato contro i criteri che ispiravano le assegnazioni, i premi erano andati a scienziati e letterati illustri, ma di fama già formata e sul tramonto della loro carriera. Nobel aveva indicato che i premi dovevano essere destinati ogni anno a quegli scienziati che nell’anno precedente si erano resi meritevoli con grandi opere. Nella fabbrica di Krummel eretto alla memoria di Alfredo Nobel un grandioso monumento che rappresenta una figura trionfale di donna che innalza la fiaccola della Scienza mentre cala il piede sopra un uomo prostrato a terra, simboleggiante la forza bruta della Natura, sottomessa così alla Tecnica.
Leonardo Selvaggi
NON HO PIÙ ESPRESSIONI
Non ho più espressioni Calde ore del cuore Che premono solitudini Acclamate Il cielo è sereno Ma la mano no Ho bisogno di nuvole Che non sai darmi Che non mi può donare il vento Restituiscimi brividi che mi levi Porta male che mi trascini Non sono nulla senza l’ombra Che però è frutto del sole Dammi la febbre Dammi il sale Ecco mi hai portato in confusione Mi manchi già Sei cielo e non sei bosco E la pace che mi avvolge come una coperta Sei il respiro Sei un abbraccio Sei riposo Sei l’amore La sicurezza di casa In un posto lontano
Carolina Ceccarelli Quercia
Ciampino, RM
AALLELUIA! AALLELUIA! ALLELUUIAAA!
19/6/2921 Clamore eccessivo, a mio parere, per il bagno della giovane, nuda, nella bella vasca di piazza Colonna, davanti a palazzo Chigi, sede del Governo. D’accordo: preoccupa l’intervento in ritardo delle forze dell’ordine, che ha permesso alla donna di spogliarsi, tuffarsi e sguazzare all’interno della vasca per una manciata di minuti; d’accordo: un luogo, così importante e vitale, dev’essere più rigorosamente sorvegliato e controllato. Ma non esageriamo sulla cattiva cartolina di Roma che viene trasmessa all’Estero. Una giovane nuda, che tresca nelle acque limpide di una fontana, reca scandalo e allontana il turismo? Via! La cartolina, della quale tutti dobbiamo veramente vergognarci, è la quantità di sporcizia per le strade; i cassonetti che tracimano; i topi più grossi dei gatti; i gabbiani, i cinghiali: è questa la cartolina che, per giunta, non è da noi spedita a tutto il mondo solo in un caldo sabato d’incipiente estate, ma ogni giorno e da anni. E ciò, veramente, indigna e spaventa.