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Itinerari e delicati colloqui, di Antonio Crecchia, pag
by Domenico
Io, la Luna e la Poesia
ITINERARI E DELICATI COLLOQUI IN VERSI DI ISABELLA MICHELA AFFINITO
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di Antonio Crecchia
LA luna, con i suoi passaggi notturni nei cieli non sempre luminosi della nostra esistenza, è stata fin dall’antichità variamente rappresentata in virtù della sua mutevolezza (fasi lunari). Nella mitologia greca, “Selene” è figlia di Ipperione e di Teia, e perciò “sorella” del Sole (Elios) e dell’Aurora (Eos); è la personificazione della Luna piena (da qui Σελήνη, La Splendente). A rappresentare la sua fase crescente è Artemide, dea della caccia e delle iniziazioni femminili, protettrice della verginità e della castità.
A personificare la fase di luna calante è la dea Ècate, “colei che tiene le chiavi del cosmo”, ispiratrice delle arti magiche, dominatrice della notte, detentrice dei poteri sui demoni maligni, sui fantasmi e sui morti.
A dare apparenza alla luna nuova era Perseide, ninfa oceanina.
La luna è da sempre la dea consolatrice delle anime afflitte e solitarie, la Musa ispiratrice dei poeti, la tenera confidente dei romantici… Per Isabella Affinito è l’amica privilegiata con cui “dialogare” a cuore aperto; è la Musa consigliera / che trabocca di potenza creatrice”.
La triade Io (Isabella), Luna e Poesia acquistano pagina dopo pagina configurazioni e personalità chiare e distinte, associate nella “ possanza” rappresentatrice della propria identità.
Nella sua confidenza alla Luna, compagna notturna, Isabella si dichiara un “Artista”... “che vive / dentro e fuori di sé / che disegna le donne / di un’altra realtà // È una donna che sogna / inondata dal vento. // Ama e canta note scritte…”. Dinamica e inquieta, “Non si ferma / perché non ha radici, / non guarda al mondo / ma verso la luna // È come la brezza del mare / e timida come la primavera. / È una donna che si nasconde / dietro la trasparenza / di una splendida / vetrata Liberty. / Non ha età: / viaggia senza tempo / e senza frontiere”. Un’auto-caratterizzazione a tutto tondo, sintetica ma straordinariamente veritiera. Un Artista al maschile ma, indubbiamente, anche e soprattutto un’Artista al femminile, con tutte le sue elevate doti e qualità muliebri, professionali e creative. Un’artista fortemente motivata e intenzionata a lasciare un “segno”, un’impronta duratura, incancellabile, del suo passaggio terreno. “Di me… / Vorrei poter lasciare / le impronte sulla sabbia / senza che il mare le cancelli”. Artista poliedrica che si diletta a disegnare scene e costumi per il teatro; ad apportare varianti ad opere di artisti famosi, ad illustrare libri suoi e altrui o prodotti pubblicitari.
Isabella, però, si qualifica maggiormente come poetessa dalla voce e echi che viaggiano sull’onda di una sapienza non comune, acquisita nel tempo con l’esperienza e gli studi ad ampio raggio, che si addentrano in discipline diverse, tra cui, in primis, la storia dell’arte.
Della sua attività poetica, dice: Scrivo poesie / per tenere desto / lo spirito, / per parlare alle nuvole… // Perché scrivo poesie / dovrei chiederlo alle stelle // o alla Natura, / invece lo chiedo / a me stessa / che attende ancora / una risposta / alla domanda inconsueta: «Perché scrivo poesie?»
Una risposta plausibile potrebbe essere: per lasciare libero corso alla propria vena poetica e acquistare vanto tra le presenti e future generazioni, dal momento che ha scelto di farsi “cantore per argomento” e incamminarsi lungo i sentieri del Parnaso, fiduciosa e speranzosa di poter conquistare la cima. Ma lì corre il rischio di incontrare degli occupanti abusivi, non disposti a concedere spazio a chicchessia. Intanto, può gustare la gioia di constatare che “Scorre come acqua silenziosa / e non diventa fangosa / la poesia del silenzio”, quella che nasce nel cuore e si dispone a nutrire la sensibilità di altri cuori. L’incontro con la poesia “È stata come una magia: / mi ha preso le mani, / ha baciato il mio viso, / mi ha dato dei fogli, / c’era scritto di lei. / Mi ha detto che io / potevo fare di tutto, / persino far muovere / un albero morto. / Tutto è poesia, / mi diceva, / ma io non capivo / fino a quando lei stessa / si è impadronita di me!” Non credo che questi versi abbiano bisogno di commento. Potrebbe rompere l’incanto che avvince la poetessa alla poesia e raffreddare il calore con cui i versi sono germinati nella purezza della sua anima di fanciulla in fiore.
Spirito contemplativo delle bellezze del cielo e della terra, con la casta abitudine di “guardare in alto”, l’incontro con la “luna, specchio dell’universo”, per Isabella è un fatto pressoché abituale, da quando ha stabilito con essa “un rapporto, seppur astratto e personale” che le ha dato (leggo dalla ‘Nota dell’autrice’) “la possibilità di costruire tanti versi grazie alla sua ‘luce’, che prende in prestito dal sole”. Leggo
Lontana e discreta, attenta e comprensiva, la luna ha il potere di “rigenerare il mondo con la sua chiarìa”; e ancora, dice la poetessa in “La mia compagna, la Luna (pag. 38): “…con il volto bianco-latte / mi racconti storie fatte / di cavalli e tanti eroi, / io non sono principessa / ed il drago / ha già cessato / di oltraggiare / i miei amici, / solo tu mi puoi capire / senza mai intervenire… // pur col vento / o con la neve / la mia Luna / ho da vedere”. Amore, quindi, durevole e invariato nel tempo, come quella di Leopardi (1798-1837), a cui Isabella ha dedicato in omaggio una lirica con lo stesso titolo con cui il poeta recanatese ha composto i noti versi “Alla Luna”. Versi “immortali”, rivolti alla Luna, “giunti fin lassù / e raccolti come fiori di campo / appena nati”. Fervido, gridato desiderio della poetessa: “Vorrei solo / tendere le mani / alla Luna / ed essa chiamarmi / Poeta!” Desiderio sicuramente soddisfatto.
Antonio Crecchia
APRILE 2020
Anche aprile se n’è andato, col suo sole, le sue nubi e poca pioggia, e ci ha lasciato vecchi sogni e nuovi timori e una speranza sempre più viva e sempre più lontana che finalmente il virus sia sconfitto dal lavoro della scienza e dall’impegno quotidiano di rispettosi cittadini e che abbandonandoci ci lasci più poveri, sì, ma con più amore e con maggiore umanità e rispetto per la natura.
1 maggio 2020
Mariagina Bonciani
Milano