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Bene scripsisti…, di Italo Francesco Baldo, pag
by Domenico
Bene scripsisti dixit Deus
di Italo Francesco Baldo
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NON si può né leggere, né gustare appieno la Divina commedia se non si ha almeno una spolverata di conoscenza del pensiero di San Tommaso d’Aquino, il “nobil agno della santa greggia”. Le opere del dottore scolastico sono, ieri come oggi, un caposaldo del pensiero filosofico e della teologia rivelata. Il Doctor Angelicus, così è appellato il pensatore, che è maggiore filosofo e teologo del Medioevo è un valore, anche oggi ben presente a coloro che sanno unire la fede e la ragione, le due ali senza le quali l’uomo è semplicemente invalido, ha dato. Le sue grandi opere, Summa theologiae e della Summa contra gentiles, i suoi Inni colgono i temi più centrali della filosofia e non, contrariamente a quanto dicono certi dottorelli, sono figli del tempo, della moda, ma inducono a piena riflessione. Lo furono ieri quando egli insegnava a Parigi e quando le sue opere vennero divulgate e oggi quanto attraverso il suo pensiero si esprime la genuinità della fede e della retta ragione.
Dante Alighieri conobbe e studiò le opere di San Tommaso e il pensiero dell’Aquinate lo ritroviamo in tutte le sue opere e particolarmente nelle tre le cantiche e coloro, tra cui Dante stesso, “che ragionando andaro a fondo” non possono che riferirsi al suo pensiero, il quale si coniuga con chiarezza con quello dei Padri della Chiesa e con quello degli ordini mendicanti, in particolare i Francescani e di altri pensatori della Scolastica. Non approfondiamo qui i due celebri canti (Paradiso XI e XII) dove San Francesco e San Domenico sono ricordati da San Tommaso e da San Bonaventura, ma il Centone dantesco A San Tommaso d’Aquino dell’Abate Leonardo Perosa (Portogruaro, 16 maggio 1834 – Venezia, 31 luglio 1904). Fu protagonista della cultura a Venezia e nel Veneto, fu bibliotecario alla Querini Stampalia di Venezia, critico letterario e fondatore della rivista “La scintilla”, che a fine Ottocento ebbe un ruolo importante per la cultura cattolica nella regione dove operò.
In occasione del Ricordo del sesto centenario [della morte] di San Tommaso d’Aquino (Venezia, Tip. L. Merlo, 1874), fece memoria con una originale composizione proprio di quel caposaldo del pensiero, utilizzando soprattutto versi dell’Alighieri, che spesso si intrecciano con la persona ed il pensiero dell’illustre pensatore. Nel volume trovano postoanche altri scritti di particolare rilievo come Influenza della dottrina di San Tommaso sulla civiltà, Della politica di San Tommaso d’Aquino, alcuni sonetti e appunto il Centone dantesco.
Il valore di questa composizione (pp.65-70) in ottave, ben 16, è nell’intrecciarsi dei versi danteschi presi da ogni cantica a formare l’elogio di San Tommaso lui “che al ben ne incuora” e “di quest’umile Italia alfin salute / sia di Cristo adunar la bella scuola/ di sapienza, d’amore e virtute.” Così verso la fine del Centone. Di questo proponiamo la lettura delle alcune ottave, lasciando al lettore la curiosità, prima scintilla della ricerca della conoscenza,
la ricerca di quali versi sono presi dalle cantiche dantesche.
O nobil agno della santa greggia Che Domenico mena in suo cammino, Aquila cui nessun volar pareggia Fiso guardando nel raggio divino, Verace speglio u’l’uom pinto vagheggia Quante ragion qui vede e il suo destino, Tauro del cui mugghiar fur poi feriti I più solinghi e discordanti liti.
Sacro oggi è l’inno a te! Di gloria degno Ad alte grida Te già disse il mondo, Cui nei messaggi dell’eterno regno A veder tanto non surse il secondo; Diero a te lode d’angelico ingegno Color che ragionando andaro al fondo; Te paventar nemico ed empii e stolti Che reser torti i più diritti volti.
Ma i superbi cristian, miseri lassi, Cui non volge il desio di tanta grazia, A ben torcendo vergognosi e bassi La sete natural che mai non sazia, Da Dio si fuggon coi ritrosi passi, Di fuor del quale nessun vero si spazia; Né san che senza tale verace manna A retro va chi idi più gir s’affanna.
Oh! mondo folle, che ti fai sì grosso Col falso imaginar, perché non vedi Come ogni error Tommaso ebbe rimosso Sol poiché colla Chiesa mosse i piedi? Perché al suo dire il viso e tiene il dosso Al fare, e sul suo passo on procedi, E lodi lui, mentre il suo dio ti noja, Ch’è principio e cagion di tutta gioja!
Per chiudere nel Convivio (10, 11-13 Dante ricorda accanto ad Aristotile, Cicerone e Salomone, San Tommaso e il valore della ricerca della verità : “ Onde è da sapere che lo nostro intelletto si può dir sano e infermo: e dico intelletto per la nobile parte de l'anima nostra, che con uno vocabulo 'mente' si può chiamare. Sano dire si può, quando per malizia d'animo o di corpo impedito non è ne la sua operazione; che è conoscere quello che le cose sono, sì come vuole Aristotile nel terzo de l'Anima. 12. Chè, secondo la malizia de l'anima, tre orribili infermitadi ne la mente de li uomini ho vedute. L'una è di naturale [jat]tanza causata: chè sono molti tanto presuntuosi, che si credono tutto sapere, e per questo le non certe cose affermano per certe; lo qual vizio Tullio massimamente abomina nel primo de li Offici e Tommaso nel suo Contra-li-Gentili dicendo: «Sono molti tanto di suo ingegno presuntuosi, che credono col suo intelletto poter misurare tutte le cose, estimando tutto vero quello che a loro pare, falso quello che a loro non pare». 13. E quinci nasce che mai a dottrina non vegnono; credendo da sè sufficientemente essere dottrinati, mai non domandano, mai non ascoltano, disiano essere domandati e, anzi la domandagione compiuta, male rispondono. E per costoro dice Salomone ne li Proverbii: «Vedesti l'uomo ratto a rispondere? di lui stoltezza, più che correzione, è da [sperare]»”
Italo Francesco Baldo
UN ATTIMO DI NULLA VORREI
Una breccia nel tempo aprire, un momento dove l’arte del nulla come filo a piombo cada e trascini lontano, fuori dal cuore del mondo.
Scuote nel boato dell’assenza, il gelo del battito sospeso.
Nel tentativo breve della fuga, accade che l’afrore suo di ritorno sveli invece il senso di quanto conti invece per te, il mondo.
27.4.2021
Salvatore D’Ambrosio
Caserta