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Lettere (2), di Peter Russell, pag

PETER RUSSELL

(Bristol, 16.9.1921 - San Giovanni Valdarno, 22.1.2003)

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LETTERE

(6 gennaio 1995 - agosto 2002)

il 30 luglio ‘9615 Caro Defelice,

Il mio saggio sull’APEIRON della Signora Liuzzo è esclusivamente per LEI. Brani dal mio testo sono stati pubblicati sulla stampa di Reggio Calabria, ma solo brani. Non lo offro altrove. La mia Prefazione all’UMANITA16 della Liuzzo, sì, è pubblicato17 nel libro omonimo, ma credo merita la pubblicazione altrove?

La Conferenza di Arezzo “Una Rivalorizzazione di tutti i Valori” potrebbe essere abbreviata. Si potrebbe ridurlo a 16 pp. Costa molto di più stampare qualche pagina “extra”?

Io cerco sempre di evitare il raddoppiare dei testi. Non sono infallibile, ma in generale mai non offro testi già pubblicati senza dirlo.

Le cose che ha fatto mio figlio devono stare sui propri piedi. Mi sembra che se le introduco, smaccherà troppo della tangentopolino del mondo pseudo-poetico?

Forse il mio amico e vicino, Leonello Rabatti, scriverebbe qualcosa. Rabatti è una persona carissima; sia a me che a mio figlio. Sembra incredibile ma il nostro “Leoncello” è ONESTO. Lei potrebbe scrivergli c/o me (è vicino, ma l’indirizzo mi scappa in questo momento).

MARGINALIA continua. Mio figlio ha composto ancora quattro numeri. Adesso non ci sono soldi per stampare e spedirli. Li manderò quando sono pronti. Nel frattempo, sono triste di non ricevere i numeri di PN nei quali non sono rappresentato. Leggo gli altri. Non sono solipsista! PN è modesta -- ma ha valore autentico.

Manderò nuove cose fra poco, con calorosi auguri;

Peter Russell

il 27 agosto ‘9618 Caro Defelice, Tante grazie per la Sua lettera del 19 agosto. Ho letto i numeri di PN di marzo e di ag. sett con grande interesse, e specialmente le Sue cose. Mi sembra che V. Rossi ha capito molto bene ciò che vabene19 con le poesie della Liuzzo e ciò che, francamente, non va. Un articolo di gran pregio.

Io, di fatto, ho scritto Presentazioni per L’UMANITA20 della Liuzzo, già pubblicata, e per L’APEIRON (presentazione orale nel Teatro Cilea a Reggio). Io posso offrirLe il secondo per pubblicazione nel prossimo anno. Il libro apparirà fra poche settimane, si dice. Quanto alla mia presentazione di UMANITA21, posso offrirLe una versione più lunga e più completa che non quello22 pubblicato nel libro.

Quanto in generale alle mie cose nel Suo possesso: sì, avrò pazienza. Ma mi faccia il favore di mandarmi una lista delle cose che Lei pubblicherà per certo, così che non le mando ad altre.

Sì, so bene che anche le “stampe” costano. Ma i suoi numeri di pp. 32 (otto fogli A4) costerebbero lo stesso come pp. 64 (16 fogli).

Quanto a Rabatti: Giorgio Linguaglossa di POIESIS sta per stampare il suo scritto sulle

15 Dattiloscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 –960674. 16 Così nel testo. 17 Idem. 18 Dattiloscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 –960674. 19 Così nel testo. 20 Idem. 21 Idem. 22 Idem.

mie poesie, e mi ha chiesto di strappargli delle poesie originali. Rabatti non è da sottovalutare.

Devo dire che mi sembra arduoso per uno che non capisce bene l’Inglese di recensire un mio libro in quella lingua. Le ho indicato nomi di chi a Roma potrebbe farlo bene, con una competenza altissima della lingua. Forse anche meglio sarebbe il mio amico (da più di trenta anni) Camillo Pennati. Pennati era la mano destra di Quasimodo e di Sereni, e conosce l’Inglese fino ad un alto livello.

Ciò che dice su “Consumati, povero poeta” (? CODA) non mi risulta per niente intelligibile.

O forse è un testo di un altro? Non lo riconosco.

Vero, ho scritto anni fa

Eat, poverty-stricken poet, There’s nothing but a plate of figs

Cioè, (letteralmente, solo)

Mangia povero poeta Non cè23 niente se non Un piatto di fichi

ma non posso credere che questa sia la stessa cosa?

Chi sono questi che hanno scritto “rosicchia” “merda” ecc? Non capisco.

Senz’altro ho qualche traduzione di certe, ma non molte poesie da VENICE 1965, ma con ogni buona volontà, non ho né tempo né possibilità di trovarle, visto le cataste montagnose di MSS non ancora organizzate in ordine cronologicho24, alfabetico ecc ecc!!!!!!

Mi piacerebbe vedere il Suo “Orto del poeta”. Devo controllare se ho Nenie e ballate. Mia memoria mi fallisce, e c’è poco tempo per frugare i mucchi di libri su tavoli, sedie e pavimenti!!!!

E potrebbe gentilmente darmi l’indirizzo di Le Petit Moineau? In fretta, calorosi auguri. Peter Russell25 ***

il 26 sett. ‘9626 Caro Defelice, Grazie tanto per la Sua lettere27. Sono contento che a novembre pubblicherai il mio saggio RIVALORIZZAZIONE. Cerca di mandarmi bozze, così che evitiamo gli errori di stampa.

Se potresti fare anche il saggio sulla LIUZZO in dicembre, tanto meglio. Se posso trovare spiccioli per aiutare con le spese tanto meglio, ma no so mai se avrrò28 tali spiccioli.

Quanto al costo: ovviamente carta e composizione costeranno di più. Ma la posta sarà lo stesso. Ma mi sembra che Lei fa la composizione? Come si stampa? Quanto alla posta, 16 fogli di A4 (= 64 pagine) costa in Italia L. 1000, come i numeri attuali di 32pp. Quanto al problema di recensire cose scritte in Inglese, Le ho già segnalato più volte l’indirizzo del mio amico Luigi Attardi, Piazza Campitelli 10, 00186 Roma29. Aggiungo uno anche più esperto, Camillo Pennati, Via30 delle Canapine 8, 06059, TODI (PG). Camillo era il braccio destra31, prima di Quasimodo, poi di Sereni, alla Einaudi. Conosce MOLTO bene le cose anglo-americane. Attardi conosce un sacco di Italo-americani più o meno letterati. Anche Aldo Bosselli, e

23 Idem. 24 Idem. 25 A sinistra della firma, con penna rossa: Camillo Pennati Via delle Canapine 8 06054 TODI (PG) (pubblicato più volte da Enaudi); a destra, sempre con penna rossa: Si cerchi di mandarmi ogni N° di PN.. Manderò spiccioli quando ne ho. 26 Dattiloscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. and Fax 055 –960674. 27 Così nel testo. 28 Idem. 29Sul margine sinistro: Tel 687 5763. 30 L’indirizzo è scritto a penna. 31 Così nel testo.

prima la Amelin.

Spiace che ho messo a parte molte cose che mi ha mandato. Ricevo ogni giorni anche quindici libri o riviste, a32 francamente non posso ne anche sfogliarle. Cercherò. Abbiamo caterve enormi di roba qua.

Ho letto con cura le cose di Courget, che mi piacciono. Recentemente Nesti mi ha scritto molto simpaticamente.

Peter George aspetta le bozze. Le correggerà subito. Finora non sono arrivate.

In fretta, con calorosi auguri. Il Suo, Peter Russell ***

il 15 ott 9633 Caro Defelice, Tante grazie per le bozze. PGR34 le avrà restituite oggi. Non potevo, io. Sono in grande sconforto, anzi dolore, aspettando un terzo intervento!

Non avere paura che Attardi e Pennati siano dei mercenari! Con Pennati Lei ha l’opportunità di aggiungere* un poeta di alto valore, uno come noi, ignorato dal maledetto Establishment. Attardi è generoso e simpatico ma forse un po’ dilettante in confronto a Pennati, vero preparato in materia italiana e inglese. Aiuteranno senz’altro.

Questo è tutto che posso oggi Cordialissimi Saluti, Peter

* a PN

*** Tante grazie per il N° di novembre35 . Torno in ospedale il 20 nov per il quarto intervento. Sono un po’ logoro! In fretta cari saluti Peter

il 20 dic 9636

Caro Defelice, Grazie per il N° di dicembre -

32 Così nel testo. 33 Manoscritta su carta intestata: UNITÀ SANITARIA LOCALE 20/B VALDARNO SUPERIORE NORD FIGLINE VALDARNO. 34 Peter George Russell. 35 A penna rossa sul margine sinistro del foglio invito-programma (ricevuto il 15 novembre 96) UNIVERSITÀ DI PISA DIPARTIMENTO DI ANGLISTICA con il patrocinio del Comune di Pisa e dell’Università degli Studi di Pisa GIORNATA DI STUDIO SULLA POESIA DI EZRA POUND E PETER RUSSELL 18 Novembre Aula Magna Storica, Palazzo della Sapienza (Via Curtatone e Montanara) In occasione della pubblicazione di The Road to Parnassus: Homage to Peter Russell on his Seventy-Fifth Birthday (University di Salzburg Press, 1996). invito

____________ PROGRAMMA

Ore 9,45 Saluto del Pro-Rettore, Prof. Guido Paduano. Ore 10,00 Prof. Massimo Bacigalupo, Università degli Studi di Genova: “Peter Russell fra ‘I figli di Ezra’“. Ore 10,45 Discussione Ore 11,00 Intervallo Ore 11,15 Prof. Marisa Saracino, Università degli Studi di Lecce: “La finzione, nel riconoscimento: l’importanza della percezione nelle teorie della poesia di Peter Russell”. Ore 11,45 Prof. Anthony L. Johnson, Università degli Studi di Pisa: “Peter Russell e il sonetto”. Ore 12,30 Discussione Ore 15,30 Franco Loi: “Onorare l’ignoto”. Ore 16,00 Dr. Leonello Rabatti: “Scrittura poetica e teoria: un itinerario nelle traduzioni italiane della poesia di Peter Russell”. Ore 16,20 Discussione Ore 16,40 Intervallo Ore 17,00 Peter Russell: “Parla il Poeta”. Ore 17,30 Lettura bilingue di poesie di Ezra Pound e di Peter Russell a cura di Peter Russell e di Peter George Russell. Ore 18,00 Discussione Ore 18,30 Tavola Rotonda. “Ezra Pound e Peter Russell”: Peter Russell, Franco Loi, Leonello Rabatti, Massimo Bacigalupo, Marisa Saracino, Anthony L. Johnson. 36 Manoscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. 055 – 960674.

molto interessante. Dopo il quarto intervento alla fine di novembre sono debole e la “funzione” (vescica) torna molto lentamente. Ma sto lavorando.

Vuole altre poesie per un numero futuro?

Quali pezzi di prosa ha (da me) per il futuro?

Potrebbe mandarmi altre copie (poche) di Novembre Dicembre Strimpellando ? 5 copie

Mi dica quanti soldi devo mandare

Ha già contattato Attardi, Pennati, Linguaglossa, Lisa Stace? (% Linguaglossa, Poesie). Su Hebenon (corrente) c’è un grosso intervento su Pennati.

Vado in Inghilterra (se la salute lo permette) tutto marzo. 4 Conferenze e 10 letture.

Pisa è andato molto bene. Tanti auguri per Natale e per

1997

Peter ***

10 Feb 9737 Caro Defelice, Grazie per il pacco. Lei ha da qualche tempo un mio saggio sulla poesia e la TECNOLOGIA. Vuole pubblicarlo? Quando vuole altre poesie mi fa sapere La fretta, anche molto malato da 4 settimane con bronco polmonite, molto debole

Cari Saluti Peter Russell

il 20 giugno 9738 Caro Dott. Defelice, Sì, ero felice di ricevere PN Aprile e Il Croco con tre mie poesie. Grazie! Ero molto interessato a leggere i Saggi Su B. Andolfi (che ammiro) e su A. Mondo.

Ma perché non mi manda ogni numero, anche se gratis - dopo tutto Le ho dato molte cose in versi e prosa. Se avessi soldi, li avrei mandato. Almeno, io leggo quasi tutto.

Quanto a nuove cose da me:

Prosa - Ho molte cose da offrire ma Lei ostina a non rispondermi circa mio saggio sulla Poesia e tecnologia, dopo 5 rammenti da parte mia. Vero, è già stato pubblicato, ma solo in una piccola edizione ristretta al Comune di Figline Valdarno, (e in formato ‘giornale’ che inevitabilmente si utilizza per accendere il fuoco). Si può tagliare qualunque parte che Le sembra ridondante. Una volta pubblicata questa prosa Le manderò altre più nuove poesie inedite. Adesso sono indaffaratissimo preparando una dozzina di nuovi libri (in Inglese). Non mando i libri in Inglese perché Lei non cerca l’aiuto di Attardi e altri che sono bilingue e bravi per fare le recensioni. C’è anche la Signora Lisa Stace di Poiesis e molti altri.

Pubblicare la poesia è sì oltremodo scoraggiante, ma è sempre stato così. Ciò che mi scoccia anche di più e il numero di “amatori” di poesia che ordina i libri e poi non li paga! Il mio più grosso problema è il controllare ciò che è già pubblicato e ciò che è ancora inedito. Devo controllare mille e più titoli. Cari saluti L’Internet diffonde molte mie cose Peter Russell

ma sempre senza alcun permesso o avviso39 .

6 Dic 9740 Caro Defelice, Spiace che La ho trascurato in questi mesi. Sto molto giù di salute. Quasi incapace. Mi perdoni. Ho 76 anni mi sento finito, MA continuo a scrivere poesie!

Intanto Le trasmetto un articolo pubblicato

37 Idem. 38 Idem. 39 In mezzo al margine alto, tra “Marginalia” e “Direttore”: “Cosa pensava del Saggio di Rabatti che le ho mandato un anno fa? (Introduzione alla Silloge Il Cuore Selvaggio? 40Manoscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. 055 – 960674.

in un giornale del Comune di Figline nel 1990, distribuito gratis e mai letto da nessuno. Si potrebbe tagliare molte righe che si riferiscono a contingenze triviali del Valdarno (4° mondo!). Non c’è bisogno di riconoscere la fonte. Ne41 la data (1990) mi sembra rilevante?

L’anno prossimo cercherò di scrivere qualcosa nuova per Lei. Intanto “L’immagine” dovutamente tagliata, mi sembra vale ancora. Vedrà dalla mia CRONACA che ci saranno

ancora 3 libri sostanziali BILINGUI. Manderò copie nella speranza di recensioni. Li aspetto per gennaio/febbraio.

Ho letto l’ultimo numero di Pom.Not con grande interesse. Per C. Viola Con tanti auguri per Natale, il Suo, Peter Russell

*** Se questo Le piace42, la si può pubblicare. Non è mai stato pubbl. In fretta, auguri Peter Russell ***

16 Feb 9843 Caro Domenico Defelice, Grazie tanto per la splendida riduzione del mio testo Tirannìa dell’Immagine. Ha fatto molto bene. Anche per l’annuncio sia qui, che nell’ultimo PN delle mie future pubblicazioni.

Apprezzo moltissimo l’eccezione che ha fatto per me, e non la tormenterò con altre cose già pubblicate!

Sì, scriverò qualche prosa per Lei fra poco. Anche delle poesie inedite in Italia. Sta notte sono troppo stanco - sono le 0.300 e non ho finito…

Sto molto male in salute. Come E di do, cammino a tre gambe. Sono prigioniero a casa mia. Mio figlio ha poco tempo per fare nuove traduzioni. Lavora agli Studi, tempo pieno.

Voglio fare pubblicare poesie di QUINTILIUS. Interessa? Gli Italiani non sembrano aver compreso l’idea di un poeta de secolo D. C, che vede Virgilio come antico, e anticipa Dante, Holderlin, Pound, Yeats ecc!

Fra poco Le mando MARG. N. 8 (Italiano), N. 21 (Inglese, è stato distribuito lo scorso mese, ma è interamente Inglese).

Penso di fare un articolo critico con riferimenti alle cose recenti di Giuseppe Conte (esp. “Ai Lari” - insigne poema), a Giorgio Celli, a Brandisio Andolfi, e Pinuccia Frigeri Amodei. La poesia non è morta! Ne postuma! Carissimi Saluti Sarò 77 anni fra

poco.

Ma vado avanti

Peter Russell ***

il 10 aprile44 Caro Defelice,

41 Così nel testo. 42 Biglietto giallo autoadesivo, ricevuto il 5.2.98. 43Manoscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. 055 - 960674 . 44 Idem.

Scrivo per ringraziarLa per il bellissimo e perspicace articolo “Potenza evocatrice”. Sono beato, avendo un critico così penetrante e allo stesso tempo simpatizzante. Grazie! Mio figlio lo tradurrà fra poco per riviste negli USA, U. K, Australia.

Le poesie nella prima scelta sono tutte pubblicate, ma molte nella seconda rimangono

inedite. Se Lei ne vuole per PN, suggerisco che mi scrive una lista, x Così dire, per riservarle, perché ho già mandata la sillogi45 ad altre tre riviste.

Intanto Le mando un bel saggio sul mio PAYSAGES LEGENDAIRES di Marisa Saraceno dell’Università di Lecce. Per favore, non stamparlo finché non ho il permesso

45 Così nel testo. 46 Manoscritta sulla facciata principale di una cartolina, con, nel centro in verticale e in maiuscolo grande: BABEL e sul margine sinistro in minuscolo: 1996 BABEL, Kevin Perryman, Postfach 1231, 86938 Schondorf, Germany/1996 Peter Russell for the poem. This is its first printing. Erstdruck. Sul retro della cartolina: RETURN HOME FROM LONDON Nothing this last month has been bright and new della Professoressa, che aspetto ad ogni giorno.

Leggerò fra poco Suo nuovo libro - adesso sono indaffaratissimo con un brutto attacco verso me dalla parte del Sindaco di Pian di Scò, battibecco che ha già prodotto 20 articoli sulla stampa nazionale e che mi coinvolge con parecchie interviste con stampa, radio e TV. Vogliono scrivere colonne su la trivialità ma non una singola parola sulla poesia.

Fra poco devo essere ricoverato per il quinto intervento interno in due anni.

Giuseppe Conte mi ha scritto due lettere piene di loi per le mie cose, e dice che contribuirà una presentazione del mio La Catena d’Oro (pp. 200), che deve uscire in giugno/luglio.

Sono caricato di lavoro curando traduzioni delle mie poesie e prose e ho pochissimo tempo per leggere e scrivere.

La ringrazio di nuovo per un così “distinto” articolo.

Il Suo, Peter Rusell ***

il 24 marzo 9846

Gentile Defelice, E’ venuto molto bene. Grazie. Non ho ancora ricevuto il N° di marzo - le poste sono più di mai impazzite. Aspetto con impazienza Suo articolo “che mi spetta”. Abbiamo 5 cm. neve e fa freddo e umido Le viole sono coperte ma i narcisi e i giacinti Selvatici Sono bellissimi contro il biancore. Auguri, Peter R.47

For me. I languish in my stale and wrinkled Garb of age, a dried-up ivy-berry To the birds of time. The song is in their throats,

Not mine.

______________________________________ Peter Russell 47 Su piccolo biglietto bianco autoincollante: “Il numero di marzo è arrivato oggi il 24 marzo stimbrato il 2 marzo. 22 giorni!

28 maggio 199848 Caro Defelice, La ringrazio per le due copie di P. N. di maggio. Sono molto lieto di vedere PIENEZZA finalmente pubblicato.

Intanto Le trasmetto un bel piccolo saggio della Dottssa Kathleen Raine (90 anni questo mese) che mi sembra dovrebbe apparire in Italia dopo 25 anni!

Mi piacerebbe molto se Lei vuole pubblicarlo. Fra poco manderò delle nuove poesie. Con ogni bel pensiero, Peter Russell ***

Caro Defelice49 ,

Se potresti darmi un parere, anche breve, su queste tre poesie “moralistico-didascaliche” (!) sarei infinitamente grato.

Penso soprattutto del linguaggio; è Italiano o Italiano-anglistizzato? il ritmo? Dico “stato d’anima” di proposito, perché non voglio dire stato “d’animo” che è qualcos’altra.

S50 Non cerco lodi -- cerco della critica che possa utilizzare. E quando apparira il mio “LA PIENEZZA DELLA VITA”?

Cari Saluti

Peter R. ***

52026 Pian di Scò, AR51 055 960 674 il 23 luglio ‘98 Caro Defelice, E’ un po’ che non sento da Lei. Anch’io sono molto indaffarato.

Volevo dire che Lei può usare in PN ognuno dei52 SEI POESIE che Le ho mandato due mesi fa, più il piccolo saggio della K. RAINE su Quintilius, se vuole. Ma sia gentile, e mi faccia sapere, quando ha il tempo.

Ci allego qualche altra cosa recente.

Per la mia poesia “Packing” (in MARGINALIA 8) ho ricevuto il Premio Navarro da Sambuca.

Ha letto il bellissimo saggio della Saracino su il mio PAYSAGES LEGENDAIRES? Se Lei lo vuole, mi dica, e cercherò il permesso dall’autrice.

Il mio grosso libro bilingue LA CATENA D’ORO apparirà a settembre con Presentazione di G. Conte, poeta che ammiro molto; e POESIE DAL VALDARNO (pp 160, bilingue) poco dopo, con Presentazione di Franco Loi.

Spero di avere Sue notizie fra poco. Buone vacanze! Saluti, Peter

*** PN, genn. e febb sono arrivati 21 marzo53 .

Il numero di marzo non è ancora arrivato.

P. R.” 48 Manoscritta su cara intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo - Italia Tel. 055 – 960674. 49 Dattiloscritta (senza data, ricevuta nel maggio 1998; a penna, l’ultimo rigo, i saluti e la firma) su carta intestata MARGINALIA (with QUINTILIANA) Direttore: Prof. PETER RUSSELL “LA TURBINA” 52026 PIAN DI SCÒ Prov. Arezzo Italia Tel. 055 – 960674. 50 Così nel testo. 51 Dattiloscritta. 52 Così nel testo. 53 Cartolina, idem nota 59, timbro postale 24.3.98. Periodo alquanto caotico e con qualche problema per noi, in quei mesi. Solo qualche volta abbiamo conservato le minute delle lettere da noi inviate al caro amico. Eccone due:

Pomezia, 20.8.1998

Caro Russell, mi chiedeva un giudizio sulle Sue tre liriche “Opinioni”, “Morale” e “Stato d’anima”. Mi scuso per non aver risposto subito, ma sono sommerso da una infinità di problemi, impossibilitato a tener dietro alla corrispondenza, anche a quella degli amici più cari come Lei.

Delle tre, quella che più mi ha colpito è “Stato d’anima”, per quel partecipare intimo, quel sentire profondo la natura che, giorno per giorno, deperisce e muore. Se la cacata continua a rovesciarsi

“nella gora”, il suo canto sta diventando però innaturale, perché sterile, privo di vita (né pesciolini, né trote). Il lettore gode a tanti riferimenti e dolcezza, ma viene nel contempo afferrato, attanagliato da malinconia, da uno scoramento che dilania. Sì, il cuore dell’uomo è “rovinato”, ma non del tutto. Se si riesce a percepire, anche di poco, il Suo tormento, il Suo sentire il dramma, vuol dire che non è tutto perso e si può ancora sperare nel ravvedimento, in una correzione di rotta. In “Morale” trovo alcuni spunti che legano Lei a Leonida da Taranto (ho idea di scrivere in futuro un articoletto in proposito), che amava, a par di Lei, la vita semplice, il buon pane e le olive… “Opinioni”, ottima nel tema, la sento più prosaica e non capisco una frase: “miserabili in dulosi” (che significa?). Sì, i veri vivi sono loro: Leopardi, Dante, San Francesco. Ha letto il mio “Alpomo” ne Il Croco del luglio scorso? (i restanti canti, dal III al VI, mentre i primi due sono nel Croco del novembre 1996). Che ne pensa? In precedenza Le avevo rispedito La morte e il Sud, del quale avrei una mezza idea per una nuova edizione. Ma da Lei neppure un cenno, forse le mie son troppo misere cose. Ma anch’io non cerco lodi, ma critica che possa aiutarmi a migliorare. Con molti cari saluti. D. Defelice Le 4 pagine esterne arrivarono tempo fa.

Mandai articolo “La Pienezza della vita” recentemente Spero piaccia.

Auguri

Peter Russell

(2 – Continua)

Caro Amico, ricevo la Sua del 23 luglio. Le poste sono più che lumache. Il saggio della Raine, che le interessa, l’ho già pubblicato sul numero di agosto e Le sono state spedite un paio di copie. Le ho anche scritto di recente. Se Lei non riceve, non è mia la colpa. Il saggio della Saracino posso pubblicarlo, ma Lei, nella lettera di accompagno del 10 aprile, mi pregava di non stamparlo (“per favore non stamparlo finché non ho il permesso della Professoressa”). Poi non mi ha fatto sapere più nulla. Allora, posso o no stamparlo? Dunque, caro Amico, non sono io a trascurarLa. Lei mi dice che Suo figlio mi sta traducendo… E’ una notizia che mi lusinga. Me lo saluti. Pubblicherò, di tanto in tanto e volentieri, Sue poesie inedite; ma io non posso farLe un elenco - come Lei mi chiede - perché io non conosco le Sue poesie inedite. Non Le sembra che sia assurda una tale richiesta? Mi mandi, dunque, quando vuole, Sue poesie inedite e io, appena avrò la possibilità, volentieri le pubblicherò. Me ne mandi una diecina. Quando usciranno le Sue opere bilingue LA CATENA D’ORO e POESIE DAL VALDARNO, non manchi di farmele avere, perché sono ansioso di leggerle. Cari saluti.

D. Defelice

Recensioni

MARINA CARACCIOLO

VERSO LONTANI ORIZZONTI L’itinerario lirico di Imperia Tognacci

BastogiLibri /Testimonianze, Roma, 2020, Euro 10,00, pp. 80.

Fin dalla copertina colorata dell’interessante monografia che Marina Caracciolo ha destinato alla sua collega, Imperia Tognacci, si preannuncia una rarefatta, sublime estensione tra atmosfera e cime montuose – nello stile pittorico-paesaggistico perturbante del Romanticismo tedesco introdotto proprio da Caspar David Friedrich (1774-1840), insieme al suo amico pittore Otto Philipp Runge (1777-1810) – come a suggerire immaginarie strade laddove l’impercorribile lascia speranze a silenti dialoghi con l’immensità.

A volte non è nei percorsi larghi e pianeggianti che si rintracciano le informazioni che cerchiamo, i chiarimenti, i consigli di come procedere circa l’assetto del proprio destino, ma per paradosso è nella nebbia, nell’identificazione e sconfinatezza delle visioni paesaggistiche che stanno celati i patti tra il divino e l’umano, i colloqui intimi fra di essi, e il titolo di questo lavoro monografico riguarda, appunto, i… lontani orizzonti. Ciò detto funge soprattutto da presentazione della persona Imperia Tognacci, poetessa e saggista, scrittrice di romanzi e apprezzata alquanto per i suoi poemi descrittori a volte autobiografici, che ha “scalato” le vette del provato per raggiungere quelle dell’ignoto, spinta da «[…] una continua e appassionata volontà di ricerca, di esplorazione, per accedere, dal profondo del proprio animo, ai segreti dell’Essere. Pur nella consapevolezza che non sempre si troveranno risposte certe, che pochi dubbi avranno chiarezza in un altrove, l’esperienza di questo cammino, di questa Wanderung di romantica origine, per la quale il percorso è ancor più importante della meta da raggiungere, si rivela giovevole di per sé e tale da condurre in ogni modo a profonde, significative evoluzioni. » (Dall’Introduzione di Marina Caracciolo, pagg. 7-8).

Nelle esigue righe della dedicatoria d’apertura, concepita dalla stessa Tognacci, si sono preavvisate delle stanze segrete che verranno attraversate interiormente da lei, viandante del proprio universo in parallelo ai miti antichi, alle tradizioni di una volta, ai personaggi di spicco che hanno fatto grande la nostra letteratura italiana; e infatti, gli undici capitoli della monografia risulterebbero le “stanze” includenti i diversi momenti editoriali generati dall’autrice natia di San Mauro Pascoli, stesso luogo in cui vide la luce il grande Giovanni Pascoli e che prima di lui si chiamava San Mauro di Romagna.

La saggista Caracciolo ha voluto ‘arredare’ la prima “stanza” con la sua indagine letteraria riferentesi alla scelta poetica con la quale Imperia Tognacci ha esordito nel 2001, prefazionata dal compianto direttore Francesco Fiumara, Traiettoria di uno stelo, dove anzitempo si prefigurava l’idea del tragitto da compiere sullo sterminato territorio della cultura, allignando dall’infanzia dell’autrice ricca di bucolici e amorevoli ricordi.

«[…] I molti premi che furono attribuiti a Traiettoria di uno stelo e il favorevole atteggiamento della critica hanno sicuramente spronato Imperia a proseguire con sicurezza sulla via dell’invenzione poetica. Attiva, come si è detto, anche nel campo narrativo e saggistico, ella non ha però mai tralasciato, in tanti anni, di esprimere, in una forma lirica sempre più bella, esperienze, pensieri, sogni, sentimenti, percezioni. Deve aver quindi compreso fin dai primi passi quale fosse la sua vera strada. » (Pag. 15).

Le “stanze” disposte attiguamente predispongono il lettore ad accogliere, pagina dopo pagina, i commenti relativi ai lavori di poesia editi dalla Tognacci a mano a mano negli anni; liriche che hanno

scandito periodi dissimili della vita dell’autrice innamorata della sua terra di Romagna, del luogo medesimo natio che vide crescere il poeta Pascoli, ma anche di aree straniere come la Terra Santa, la Patagonia in Argentina, la Giordania.

Ne La porta socchiusa, del 2007, le quasi cinquanta liriche comprese hanno scandito le fasi emozionali dell’avvenuto pellegrinaggio svoltosi sul suolo che vide la presenza in forma umana del Cristo venuto per diffondere la redenzione.

«[…] È l’itinerario, difficile ma meraviglioso, dell’Uomo alla scoperta di se stesso, alla ricerca di una spiegazione plausibile per gli enigmi più oscuri, sopra tutto per quello più insondabile e drammatico di ogni altro: il mistero del male del mondo e della sofferenza. Gli interrogativi rivolti a Dio si affollano insistenti nei versi della poetessa ». (Pagg. 33-34).

Undici preziosi giudizi esegetici che sono stati strutturati inglobando più voci critiche, nel senso che la Caracciolo ha amalgamato i suoi vagli con quelli degli studiosi che l’hanno preceduta nell’esame delle opere letterarie di Imperia Tognacci e così in un unico discorso interpretativo, suddiviso per ogni “stanza”, è venuto fuori un notevole caleidoscopio d’osservazione.

La linea maestra suggerita dall’immagine di copertina ottempera quelle che furono le idee artistiche del pittore Friedrich in seno sia agli scritti dei fratelli Schlegel, che fondarono la rivista Athenäum nel 1798 con la quale ebbe origine la corrente del Romanticismo, sia alle teorie filosofiche del suo tempo, dettate, tra i più, dal filosofo Immanuel Kant e Friedrich Wilhelm Joseph von Schelling, il quale pubblicò un saggio nel 1807, Le arti figurative e la natura, in cui mise in evidenza la possibile interrelazione tra l’anima dell’uomo e il Creato, e che all’artista, poeta pittore o musicista che fosse, era permesso di carpire questo legame invisibile per esprimerlo secondo la propria forma d’arte. Nella contemplazione degli orizzonti si avvera l’incremento spirituale e il pittore Friedrich in diverse sue tele, oltre all’importanza delle suggestive prorompenti scene naturali, ha collocato (spesso di spalle) l’essere umano a simbolo della sua piccolezza al cospetto dell’incommensurabile intorno a lui, dando ad intendere una conversazione misteriosa impregnata di tanti quesiti esistenziali da parte dell’individuo-spettatore.

«[…] Il poeta è invero una sorta di veggente, un testimone di verità nascoste, la cui missione è quella di mostrare al mondo ciò che all’occhio distratto del mondo facilmente sfugge. Ma la poesia, oltre che specchio del reale, è sopra tutto fantasia: invenzione di linguaggi, di ritmi, di vicende, di figure, di situazioni. I versi di Imperia possiedono in larga misura queste caratteristiche e queste qualità, ed è proprio per questo motivo che il suo universo lirico esercita un incanto particolare su chi attentamente vi si addentra: un fascino non superficiale, persistente, che è impossibile dimenticare. » (Pag. 74).

Isabella Michela Affinito

MANUELA MAZZOLA

PAROLE SOSPESE

Poesie, Il Convivio Ed., 2021; pp. 46, euro 8,00

Trenta nuove liriche di Manuela Mazzola, che si rivelano poesie dell’attesa, e di un’attesa rivolta indietro, girata verso il passato. Vi si intravedono vicende che aspettavano parole che non furono dette. Parole non pronunciate, sottratte e inghiottite dal silenzio; le quali, però, se espresse, potevano forse modificare una rotta, condurre gli eventi in altri porti. Pensieri sussurrati e allusivi, che sbocciano come fiori semplici e delicati dall’animo dolcissimo della poetessa: ella ci apre un cuore greve di memorie indelebili ma anche, seppure di rado, ilare e lieve. Un animo che nella sua limpida bellezza –

matura ma mai priva di innocenza – si vorrebbe talora paragonare a un aquilone: un sogno colorato fatto di carta leggera. E se proprio così fosse, esso avrebbe pure una lunga coda, ora lieta ora mesta, per disegnare, con i suoi voli irregolari e ventosi, ricordi da stagliare nel cielo.

I versi della poetessa salgono liberi verso l’infinito, vi rimangono galleggianti e sospesi, e poi si tuffano a capofitto coraggiosamente avvitandosi sul loro asse... In bilico fra il concreto e l’immaginario come La condizione umana, il dipinto di René Magritte raffigurato in copertina.

Queste Parole sospese tracciano una mappa, raffigurano una sorta di arcipelago privato di isole e isolette che costituisce nell’insieme una “geografia del cuore”. E in essa «La protagonista – scrive Pier Giorgio Mori nella prefazione – medita i rovesci, le delusioni e anche le piccole e grandi felicità serbandoli nel cuor suo. La sua storia si presenta sotto lo stigma della solitudine e della responsabilità».

Solitudine e responsabilità che hanno formato i cardini diametralmente opposti di una giovinezza quasi tutta declinata al femminile, dove sempre però, ad occupare spazi dolorosamente vuoti, si insinua un’ombra dominante: la memoria, tanto vaga quanto fondamentale, del padre. In tal senso è quanto mai significativa proprio la lirica di apertura della raccolta: «Camminavi all’ombra / del grande ombrello, / protetta dal pensiero di tuo padre, / lontano da te sepolto. / Nemmeno una lacrima / hai potuto versare. / Sei venuta al mondo sola, / ti sei fatta carico di un universo / che ingoia ogni cosa. / Anche i sentimenti. E la responsabilità ha trovato, come essendone un’ovvia conseguenza, il suo fertile terreno proprio in quell’autonoma solitudine, nell’impegno – indispensabile – di farsi strada senza un orientamento preciso, senza confronti né punti fermi, scrive l’Autrice, senza sapere cosa fosse giusto / e cosa sbagliato. Ci sono, in queste Parole sospese, versi che descrivono mirabilmente il senso dell’incertezza e della precarietà; che dipingono con morbide tinte di acquerello il groviglio di pensieri che nell’infanzia fuggivano verso un futuro incerto, dai contorni inafferrabili e sfuggenti, in giorni in cui la spensieratezza tipica di una fanciulla non era stata mai del tutto godibile perché scalfita da un dolore silenzioso ma presente come una grande nuvola che si vede vagare nel vento, un dolore provato – e ora ricordato – da una bambina, fragile eppure forte, che aveva neri vestitini / e nero anche il fiocco ... tra i morbidi capelli.

Fra sguardi e silenzi eloquenti, tra speranze e angosce, nel rimpianto di ciò che avrebbe potuto anche essere e non è stato, si dipana un breve fascio di liriche colme di una sommessa malinconia, di evocazioni lasciate in apparenza nell’incompiutezza del frammento, con versi sempre molto brevi che paiono qua e là oscillare con il placido ritmo di un’onda di lago (Mi guardavi / andare via / dietro recinzioni / di filo spinato. / Come al solito / non dicevi nulla. / Allora alzavo la testa / e ti intravedevo / nascosta tra i vetri / di una finestra / aperta appena). E le pause pensose possono “parlare” a loro volta, possono farsi udire con una “nitidezza di suono” maggiore della stessa musica che da esse è sostenuta, ancorata e articolata. Quella valigia della lirica conclusiva, quel fardello portato con sé che racchiude al suo interno gioie e delusioni, incontri o inutili attese, esperienze o sogni mai divenuti realtà può aprirsi all’improvviso come un libro dove tutto è chiaro e preziosamente annotato, lasciando intravedere alfine un mosaico variegato e perfetto, tutt’altro che frammentario e sospeso: al bisogno – scrive la poetessa – ne saggio una pagina.

Marina Caracciolo

LUCIO ZANIBONI

L’ALLEGORIA DEL VENTO

Poesie, Prefazione di Neria De Giovanni; in copertina, a colori, “Alberi al vento”, particolare, di Fulvio Cavaliere – Nemapress Edizioni, 2021, pagg. 114, € 15,00

Zaniboni è poeta che ama l’armonia e convinto che il ritmo sia elemento indispensabile per distinguere il verso dalla prosa; senza una buona dose di fonia, non può esserci vero canto. Fonia, ritmo, comunque, non possono essere ricercati a tutti i costi; si finirebbe con l’essere falsi, ampollosi, bislacchi. Il ritmo, in Zaniboni, è spontaneo, leggero, impalpabile, naturale: è la pelle che veste il corpo armonioso della poesia e intimamente amalgamato alla robustezza del pensiero. Un solo breve esempio: “Ore, giorni, mesi./S’intreccian le vicende:/amori, gioie, affanni./Nell’anima/innumerevoli memorie di anni./Sopite a volte,/ma pronte, come onde/al sorgere del vento,/a muover verso le sponde./E a sera,/così come finisce il giorno,/torna e va il ricordo”. In appena 12 versi, abbiamo le rime tra terzo e quinto; tra sette e nove; le assonanze esplicite tra due sette e nove; le meno evidenti, tra undici e dodici, tra otto due sette e nove. Non si finirebbe a voler segnalare le tante figure metriche presenti in questo libro.

Uno dei temi dominanti è il gioco della vita - le nostre quotidiane “mosse sulla scacchiera” - dipanato dal poeta sulla falsariga di una partita di poker o del gioco delle carte in genere; gioco presente

persino nei titoli di altre sue opere, come Una fiche ancora (1990) e Rouge et noir (del 2003). Il giocatore è abile, conosce bene le carte, ma spesso si distrae, perché psicologicamente attratto dagli avversari, non sempre leali, cinici a volte, e sicuri, gonfi di orgoglio, dimentichi o indifferenti al naufragio generale, concentrati solo “a sillabare segni/e dai sintagmi l’essenziale./…/a bruciare incenso”: “Apro le carte:/non c’è gioco tra le dita./Ho scartato con cura,/…/Forse ho gettato il meglio/nello scarto./…/attendo che dal mazzo/esca la regina” e conclude: “d’altronde/di illusione vive la vita”.

La Natura, nella poesia di Zaniboni, è trasfigurata in atmosfera lirico-simbolista, che produce, in chi legge, evocazione, che mitiga ed abbellisce la realtà; una poesia, insomma, più di memoria che di quotidianità. Tutto, però, senza forzature. Zaniboni sa bene quanto sia deleteria la poesia fatta d’intenzioni, cercata ad ogni costo.

Altro tema che più s’incontra è quello del viaggio, ed anche in tal caso, dal naturale del quotidiano s’arriva a quello intimo e profondo della vita, dell’io. Occorre interiorizzare la realtà, purificarla, renderla adamantina al fuoco dell’aspirazione, affinché il viaggio reale dell’esistenza possa apparire meno amaro, perché, si sa, il sogno è come balsamo sulla ferita, miele spalmato sull’animo esacerbato; solo col sogno si può “Discendere dal treno/con un bagaglio fresco/di pensieri”.

Troviamo di tutto in questo bel libro: peschi in fiore, gelsomini, papaveri, grano, “La siepe (che) ha indossato/l’abito bianco”, grilli, il barbagianni appollaiato e vigile sulla rupe, lune smagate e “lune perdute” e molto, molto altro ancora: un vero inno alla bellezza, della Natura e della vita; un vibrare e un tendere sempre in alto; un indiarsi come il sogno di “una ragazza in fiore”. È un concentrato di bellezze ed armonie, di suoni: persino “Corda di violino,/la pagina ingiallita./Petali di rose” .

È Poesia che trasfigura, come già detto, ma non avulsa affatto dalla realtà. Infatti, non manca la sofferenza; non manca la pandemia con il lugubre corteo degli amici e dei parenti uccisi: “Se ne sono andati, tutti:/mio padre, mia madre,/infine mio fratello./Sono rimasto solo:/il ritornello/mi lascia a mani vuote:/non ha orpello”; non mancano gli orribili fatti giornalieri, gli “stupri, rapine, omicidi”, la “cronaca nera ” infinita da fargli domandare: “Meglio la mitologia”, con la schiera di fatti e personaggi quasi sempre tragici e memorandi, “o la storia vera?”.

Nella poesia di Zaniboni il ritmo è spesso popolare; è una musica ondante, un altalenare di suoni che sono già canzone, già partitura, che non abbisognano di ulteriori arrangiamenti: “E tu mi ami?/Eterna domanda,/ha eco perso/come di sfinge il volto/dopo millenni di vento/nel deserto./E tu mi ami?/La domanda/come la sabbia intriga,/ma dà poca traccia,/quando il mare con l’onda/sale a carezzar la sponda./E tu mi ami?/Vola la domanda/come al vento foglia”. E c’è, di conseguenza, l’amore, anche il sesso, mai triviale, appena accennato, sempre spalmato d’ironia e di levità, come in questo brano che riportiamo per intero: “Ho bevuto al banchetto/dell’amore,/ai fastosi inviti/dei vent’anni,/quando fiamme/erano le rose./Ho levato al brindisi/i cristalli,/incontrando i tuoi occhi/misteriosi./Ho trovato nel solco/degli incontri/le perle del tuo seno,/mi sono perso nel mare/degli inganni/allacciandoti i fianchi./Esaltate furono le ore,/così il nostro furore./Poi come cala/il vento della sera,/come scema la neve/a primavera,/ho perduto piano piano/la mia sete./Astemi sono ora/i giorni.” .

Si sente come l’Autore sia imbevuto d’arte, com’egli ami pittori e pitture, specialmente quelle surreali, alla Magritte, alla Dalì, alla Van Gogh, perché danno l’idea di un mondo “alla rovescia” , diabolico, deformato, ridanciano, dall’uomo avvelenato e stuprato.

Non manca la fede e la sua è fatta di aneliti, non già di quell’ignoranza che mette “Al rogo (…) libri e tele/e l’arte”; fede sentita a coro con la Natura, al punto che anche “un verme guarda il cielo./È preso dal mistero”. Zaniboni dice di affidarsi a Pascal, il quale, affermava, che a credere conviene sempre, perché se Dio esiste, si ottiene la salvezza e, se non esiste, non si è perso nulla e si è vissuto più lietamente e speranzosi. Il poeta, comunque, crede nel “fanciullo,/disceso sulla terra/a porgerci la mano ”; crede, quindi, in Cristo e nella sua morte e resurrezione. Sono molti i richiami ai Vangeli. Né manca il sociale, spalmato dappertutto, con quei “Suoni di sirene/per i turni nelle fabbriche/e magli a forgiare metalli” (era l’attività di suo padre). Ed ecco “sfruttatori e sfruttati”; la nuova schiavitù senza catene, ma peggiore di quella del passato; la disoccupazione; i “Fanciulli e vecchi,/fuscelli nella tempesta”; i burattinai che ci manovrano come marionette.

Il vento, naturalmente, è protagonista assoluto. La voce è presente nei versi più di cinquanta volte - senza contare “la breva e il tivano” -, a volte dolce, sornione, sferzante, che mena schiaffi, addirittura, o accarezza; che volta le pagine del libro e della vita.

Zaniboni è uomo dall’animo delicato, in fibrillazione continua con l’Universo intero, forte nello spirito, anche se – confessa –“tremo con la betulla,/al vento”, albero bello ed elegante, ciarliero ad ogni brezza al par dei pioppi. Pomezia, 10 marzo 2022

Domenico Defelice

CARLO DI LIETO

LE RISONANZE DELL’ILLIMITE NELLA QUINTA DIMENSIONE DI CORRADO CALABRÒ

Rubettino Editore, 2021, pagg. 418, € 44,00

Per godere il più possibile questa terza indagine di Carlo Di Lieto sulla poesia di Corrado Calabrò, è necessario leggerla con a fianco lo stesso libro al quale è collegata, allargando i già ampi riporti che il critico diligentemente fornisce, affinché la navigazione nel mare immaginifico del poeta calabrese possa risultare meno perigliosa. Perché, alla luce di quanto Di Lieto ha scritto finora, la poesia di Calabrò, amalgamando filosofia e scienza e pur non apparendo troppo eterea e difficile, ha contenuto complesso e si presta a una vasta gamma di lettura. Di Lieto dimostra che non bisogna farsi ingannare dal dettato quasi sempre pacato, colloquiale, e che scavare una sola o più pepite dipenda dal grado di preparazione del lettore. Il giovane, magari, si lascerà incantare, coinvolgere dal linguaggio moderno: Sms (Short Message Service), password, twitter, whatsapp, telefonini, iPhone, iPad, ma la poesia di Calabrò non sta tutta in questa attualità semantica e nella semplicità di facciata; essa affonda le radici nei misteri che da sempre hanno assillato l’umanità e nel mare insondabile della fisica, dell’astrofisica, della quantistica; Calabrò ha saputo sposare la poesia alla scienza, conciliarla senza apparente sforzo alla filosofia e facendosi apprezzare in tutto il mondo, tantoché nel 2018 a un asteroide è stato dato il suo nome.

Egli riesce egregiamente a fondere vita vissuta e fantasia, descrivere con leggerezza il reale e l’invisibile, l’io interiore, sondare l’Universo. Siamo, cioè, alla risonanza dell’illimite, così come egregiamente sintetizza nel titolo il critico Di Lieto. L’io diviso di Calabrò è dato anche da questo mescolio sapiente di realtà e vera Scienza, sì da fare alta poesia con l’astrofisica, materia quasi vergine, in divenire, perciò mutevole di continuo, aperta a sempre nuovi equilibri, tali da rendere all’improvviso labile ciò che un istante prima sembrava legge consolidata.

In realtà, sta proprio nella labilità la natura e l’essenza della Poesia, perché simile al sogno, humus

e terra fertili per far crescere le aspirazioni del cuore. Elémire Zolla parla di due momenti importanti nella vita dell’uomo e specialmente nell’uomo sensibile come il poeta; momenti di maggiore percezione dello stato ipnotico che si avvicina al sogno: il risveglio e l’assopimento, allorché si tende all’estraniamento quasi assoluto, al tentativo di uscire dal corpo per essere solo spirito, a una vera e propria scissione delle due entità. La scienza, essendo sempre in divenire, ha somiglianza con l’aspirazione, col desiderio di penetrare il futuro, di immergersi nell’inconoscibile; stimola l’ansia dell’osare, ciò ch’è altamente poetico, mare sterminato e oblioso in cui navigare e naufragare. Nell’intervista di Angelo Manitta, apparsa su Il Convivio del gennaio-marzo 2020 e qui riportata dal Di Lieto, lo stesso Calabrò afferma che “Entrambe, scienza e poesia, sono visionarie; entrambe si affidano, in prima istanza, all’immaginazione” .

Calabrò ha la capacità rara di impastare i suoi versi di tale materia magmatica a un linguaggio –come già accennato - apparentemente basso, ma dagli effetti fascinosi, evocanti, coinvolgenti: “Se non sognassi non avrei passato./Non appartiene al navigante il mare/che ha solcato./Non trattiene chi nuota/altro che il sogno/del mare che ha abbracciato”.

È in questo mare immenso, fatto di filosofia, scienza e sogno, che va scavando Di Lieto con le sue indagini, in ripetuti confronti con le teorie di studiosi illustri, come Ignacio Matte Blanco, Sigmund Freud, Luigi Pirandello ed altri; la psicanalisi, l’estetica e la psicoestetica; il conosciuto, l’inconscio; realtà e fantasmi, insomma, nei quali uno come noi rischia di affogare.

Fisica e metafisica, in questi ultimi decenni, hanno allargato come non mai il loro campo d’azione; si sono espanse lentamente e inesorabilmente come olio sopra una superficie assorbente e foglio/campo sono l’arte, la filosofia, la teologia, ormai più che contaminate, come dimostrano i versi di Calabrò. Questa espansione del “sé” del poeta, afferma Di Lieto, “oltrepassando ogni limite e, come percorrendo la magica scia di un sogno inatteso, attiva un meccanismo inconscio insondabile” .

Dare, o meglio: cercare di dare concretezza al sogno, è la inarrivabile grandezza del poeta; dare parvenza di realtà al mistero e noi, come affermava Einstein, “non sappiamo cos’è la realtà a meno che non la descriviamo con la fisica”. Il poeta è il solo che riesce a tradurre in apparente realtà il non conosciuto, rendere in parole e, tramite queste, in immagini, l’io e l’altrove e in ciò consiste il vero aspetto creativo, tale da avvicinarlo alla divinità.

Questo terzo e vasto scavo analitico di Carlo Di Lieto si compone di una Introduzione; tre saggi: “L’universo dentro di noi” e la Quinta dimensione; L’altro da sé e la ricerca dell’oltre; La seduzione dell’immaginario: l’io è un altro; l’Intervista dello stesso Di Lieto a Calabrò su Tradizione classica nel moderno, apparsa su Il Convivio (ottobre-dicembre 2015); l’Intervista di Angelo Manitta, già citata; un nutrito Bilancio critico; Biografia poetica di Corrado Calabrò; Bibliografia di Corrado Calabrò; Bio-bibliografia di Carlo Di Lieto; Bibliografia; Indice dei nomi eccetera e, infine, Dentro le pulsazioni della partitura: la poesia in musica di Corrado Calabrò a cura di Marcello Di Manna.

Quel che ciascuno di noi ricava, sia dalla poesia di Calabrò, sia dai sondaggi di Di Lieto, dipende sempre, come accennavamo, dal nostro grado di cultura, dalla capacità di capire e assimilare. Non a tutti, perciò, è permesso quel che Di Lieto scava e porta in superficie del mondo onirico del poeta calabrese. “La poesia – egli scrive - si configura come disvelamento di una verità nascosta; è il contrario della finzione o, per lo meno, è l’accesso alla rivelazione, attraverso la finzione, senza alcuna distinzione, né corrispondenza tra apparenza e realtà, interiorità ed esteriorità; la matrice è di ordine neoplatonica plotiniana”. Né tutti siamo in grado di ricevere con la stessa intensità: “la ricezione della poesia – continua Di Lieto – ha sul lettore un potere magico di suggestione, che apre gli occhi sul mistero della realtà, nel segno delle pulsioni inconsce” .

L’apparente semplicità di linguaggio di Calabrò suscita empatia; il lettore si sente istintivamente attratto, come se ciò che il poeta ha espresso e impresso sul foglio corrisponda perfettamente a ciò che egli in quel preciso momento anela e inconsciamente desidera; si sente gratificato; è un istante di perfetta corrispondenza tra chi crea e chi della creazione fruisce; l’empatia, cioè, si verifica in quel tempo perché è il solo momento nel quale il messaggio funziona perfettamente sia in entrata che in uscita, cioè tra chi scrive e chi legge, tra chi invia e chi riceve. Nella nostra giovinezza, quante lacrime leggendo Leopardi! Era giovane chi aveva scritto e inviato il messaggio e giovani eravamo noi che, leggendo, lo ricevevamo. L’empatia era perfetta. Oggi continuiamo ad amare Leopardi, ma la commozione in noi non è più quella di prima, non è più così intensa. “Anche il Tempo, nella poesia di Calabrò – scrive Di Lieto -, è da intendersi come estensione della coscienza e nella continuità infinita di un sistema di entità multiple” .

Riassumere un tale libro, così vasto, così complesso, significherebbe trascriverlo per intero. Va

letto, dalla prima all’ultima pagina.

Secondo il critico, Calabrò sa tradurre l’ultramondo nel nostro mondo, facendo emergere l’Es, rintracciando il mai visto attraverso visioni semplici nel narrato quanto geniali. ”La poesia di Calabrò ha assimilato la regressione dell’io, per rintracciare l’invisibile, attraverso immagini di libere associazioni di idee”; “La poesia di Calabrò è sicuramente più accessibile, ma ha dei poteri divinatori, per cui occorre una strategia di avvicinamento indiretto, per scoprirne la magica seduzione”. La strategia di Di Lieto. Pomezia, 16 marzo 2022

Domenico Defelice

MARINA CARACCIOLO

IL PENSIERO SOGNANTE La poesia di Ada De Judicibus Lisena

(BastogiLibri, Roma, dicembre 2021; pp. 96, euro 10,00)

Una puntuale ed empatica analisi critica

“Il pensiero sognante”, titolo indovinato per il saggio della bravissima Marina Caracciolo sulla poesia di Ada De Judicibus Lisena. Anche l’immagine di copertina, che riproduce un quadro di Will Barnet, è preziosa e suggestiva nei suoi colori sfumati di oro e di blu, proprio come l’anima della protagonista sempre in un tenero abbraccio di luce e ombre, di misteriosi richiami alla vita e a fughe verso orizzonti inesplorati / da esplorare, di mare con barche in lontananza, che conoscono il canto delle sirene e la tranquilla dolcezza della riva...

Nelle parole della Caracciolo, misurate e attente ad ogni sfumatura linguistica e contenutistica delle tante sillogi poetiche di Ada, e nei tanti commenti riportati di critici ed estimatori, emerge tutta la sua sensibilità poetica e pittorica, che si è andata sempre più affinando nell’arco di tanti anni vissuti per la poesia, di poesia, con poesia. Ricamo di classica eleganza e di raffinata struttura elegiaca. Ma di grande rilievo è anche il coinvolgimento culturale, civile e sociale di Ada nelle maglie esperienziali del proprio tempo sempre più alla deriva. In questa puntuale ed empatica analisi critica viene opportunamente evidenziata anche la sua adesione, partecipazione, condivisione al mondo degli uomini, delle piante, degli animali che sempre hanno animato il suo amatissimo giardino, andando spesso ben oltre la cortina dei cedri, dominio incontaminato e lieve del suo incedere, Domina e Regina, nella bellezza antica e sempre nuova della sua casa come della stessa parola sognata, pensata, scritta. Una scrittura incantata e magica che sa di ricordi di infanzia e prima giovinezza, vissute nelle voci, nei volti, nei gesti delle persone care che non ci sono più ma che hanno fatto culla e dimora stabile nel suo cuore, nella sua anima. Splendide, infine, le poesie della “lontananza”, ancora inedite ma colme di splendori della cultura classica e di nuove visionarie carezze ad un mondo in evoluzione, estraneo a quello suo di sempre ma ugualmente palpitante di affetti famigliari, di scoperte sociali, di preoccupazioni per una pandemia che riduce volti a bianche farfalleche, via via, vanno sparendo con i giorni che passano e rinvigoriscono paure e attese. Speranze. Ma il pensiero è un continuo azzurro ritorno alla sua casa lontana, che aspetta con ansia il respiro arioso e sognante della sua Domina, che si porta tra le amorevoli braccia di una vita la fanciulla “fatta di vento”, la “ragazza sottile” che a volte... prende la chiave / e spalanca i cancelli, / e intreccia ellissi di spazio / gioiosa delle nuvole / compagna degli uccelli.

Anche per me preziosa amica, fanciulla dal cuore immenso, immerso nell’azzurro-blu-dorato della sua intensa, meravigliosa POESIA.

Angela De Leo

CATERINA ADRIANA CORDIANO

POESIE SCRITTE PER GIOCO

Il Convivio Editore, 2022, Pagg 95, € 12,00

La silloge Poesie scritte per gioco è divisa in cinque sezioni: Tra me e me e me…, Stagioni, atmosfere, affetti, Luoghi, Le origini e la dannazione, Amore e dintorni. Sono sessantadue le liriche e come afferma Giuseppe Manitta, terminando la prefazione: “Giunti alla conclusione della nostra lettura, la poesia di Caterina Adriana Cordiano mostra nella sua naturalezza varie facce dell’esistenza, rivelando che le poesie scritte per gioco sono una cosa seria, sono espressione dell’Io, rappresentano uno sguardo sulla contemporaneità.”

I versi corrono tra riflessioni, ricordi, rimpianti, la descrizione della Natura quale metafora della sua esistenza,

ma anche della vita in generale.

Con semplicità, ma anche delicatezza d’animo descrive i fenomeni atmosferici: “La terra respira pioggia/ e se ne inebria/ mentre l’acqua/ vien giù con forza, poi s’acquieta”.

Oppure la descrizione del ciclo vitale di una foglia, che sembra essere così inerme, così passiva eppure così fondamentale per il pianeta: “Sbrindellata, fradicia/ ti adagiavi sull’erba/ sfinita e baciata/ della pietosa madre/ la buona terra/ che dentro di sé/ t’accolse/ per una nuova vita”. La Natura come una mamma abbraccia la sua creatura più piccola per elevarla a essere fondamentale all’interno del ciclo biologico.

“Era strano quel mare/ fatto di pioggia/ che cadeva/ come lacrime/ dal volto affaticato/ del cielo”, il quale diventa metafora del viso umano che piange.

Leggendo la silloge, viene in mente l’atmosfera di ricerca di alcune poesie di Hermann Hesse come Di fronte all’Africa, nella quale è predominante il senso del viaggio e del viandante. In questo nostro pianeta, siamo tutti di passaggio, non apparteniamo a un luogo in particolare, ma al mondo intero. Infatti, la poetessa scrive di sentirsi contadina del Sud, zingara andalusa, piccola geisha, principessa, timida araba, africana d’ebano, donna indiana. Io non ho radici:/ le mie radici/ sono il mondo.

Hesse afferma che è necessario viaggiare per scoprire o riscoprire se stessi perché su questa terra sarà sempre un ospite. E quando si è ospiti si guarda ogni cosa con occhi diversi, rispettando i luoghi, le persone e le culture. Così come trapela dalle poesie della Cordiano: ora esulta il cemento/ nelle sue fogge/ oscene/che insulta l’anima/ e sfregia irreparabilmente/ il cuore.

L’autrice ha insegnato per anni in Campania. Ha rivestito incarichi di responsabilità e di rilievo in Calabria. Per circa vent’anni è stata il presidente della Fondazione Culturale “Fortunato Seminara”. Ha pubblicato “I giorni del mare”, romanzo edito da Pellegrini Editrice, 2019.

Manuela Mazzola

ISABELLA MICHELA AFFINITO

SI CHIAMAVA CLAUDE MONET

BastogiLibri Editrice, 2020, Pagg. 140, € 14,00

Il volume, Si chiamava Claude Monet, si presenta con un’elegante rilegatura e in copertina una bellissima immagine, realizzata dall’autrice con colore a vernice per l’architettura di fondo e collage per le figure femminili, la quale presagisce una raccolta di liriche avvolte dalla magia del ricordo e della parola. La silloge comprende cinquantacinque poesie dedicate al maestro Monet, Lettera immaginaria indirizzata all’artista, Recensione al film-libro Il giardino dei Finzi-Contini, Commento al romanzo Le Onde di Virginia Woolf e Intervista postuma immaginaria a Claude Monet.

Isabella Michela Affinito dedica la sua opera ai segni zodiacali d’acqua, che pur non avendo forma, vogliono comunque lasciare la loro impronta nel mondo. Sia l’autrice, sia Monet, sia la prefatrice sono del segno dello scorpione, segno appunto d’acqua. Hanno un’incredibile capacità di rialzarsi e di affrontare le situazioni più dure, non si arrendono mai. Grazie al loro intuito e alla loro curiosità sono in grado di raggiungere il profondo senso delle cose. Sono intensi e appassionati e pieni di desideri. Le loro emozioni, però, sono mantenute nascoste, paragonabili per questo alle distese d’acqua di cui è visibile solo l’esterno e non si può sapere ciò che avviene nei loro profondi abissi.

Scrive, così, l’autrice nell’introduzione: “Non ci sono mai state sgradevoli stagioni nei suoi quadri, l’atmosfera è stata ed era benevolmente pervasa da quell’intreccio eterogeneo di pennellate dove non è mai sopraggiunta la parola fine: del paesaggio, della scogliera, della campagna coi Covoni assolati, delle gite sulle barche, delle passeggiate col

parasole, dei fiori col ‘respiro’ sospeso creati per una vita-non vita sull’acqua immobile, le cosiddette Ninfee!”

La silloge è un viaggio che sfida il tempo nel ricordo del pittore tanto amato dall’Affinito: “Anche se è/distante da me/più di cent’anni/voglio percorrerlo, /sull’arco di luna/annacquato da/ gocce di glicine”.

La poetessa è rapita dal fascino dell’acqua: “La leggerezza s’acquisisce/ entrando in sintonia con/l’elemento, anni per capire/che non ci sono inganni al/di là degli scogli tutt’uno/con i granchi, di che/colore è l’acqua ancora/non l’ho capito bene, /impressionista è il cuore/di Poseidone quando/una sirena completò il/ritratto!”.

Quando Monet arrivò a Venezia, città amatissima dalla poetessa, la prese in mano per farla trasparente come una campana di vetro con la quale s’imprigiona la fede!

Nella presentazione rafforza il concetto Marina Caracciolo: “Il tratto più seducente di questa poesia è forse la straordinaria trasparenza che l’avvolge tutta, quel meraviglioso mutare della luce nel variare delle ore del giorno che Monet amava tanto, si rispecchia qui in versi dove ogni cosa sembra contemplata attraverso cristalli luminosi o incantevoli bolle di sapone: magiche sfere nelle quali uno sguardo perspicace ma dolcissimo scorge nuvole ed acque, iridescenze di arcobaleni, riflessi di fronde o immobili, azzurre ninfee”.

Cristalli luminosi, acque trasparenti, versi composti forse su un ponte di Venezia immaginando che sia quello giapponese con l’illusione ottica di camminare fra i topazi, i rubini, i turchesi e gli smeraldi.

Manuela Mazzola

LORENZO SPURIO

TRA GLI ARANCI E LA MENTA Recitativo dell’assenza per Federico García Lorca

PoetiKanten Edizioni, 2020, Pagg 65, € 10,00

“La silloge è al tempo stesso una rievocazione ed un’invocazione del poeta, con un fondo di accoramento che si scioglie nel colloquio con le piante e con la natura, in sintonia al sentire del poeta e in risonanza con i suoi versi”, afferma Corrado Calabrò nella quarta di copertina.

In effetti il volumetto, composto da tredici liriche e sette schizzi ad inchiostro di china, interpretati dal maestro Franco Carrarelli, di cui uno in copertina, rappresenta un colloquio intimo tra l’autore e García Lorca, figura di spicco della generazione del ’27, che affrontò le avanguardie artistiche. Durante la guerra civile spagnola fu catturato e fucilato dalle forze franchiste in un’alba d’agosto. Il corpo fu gettato in un burrone vicino a Fuente Grande. La sua colpa fu quella di essere socialista, massone e omosessuale. “Non sono qui, perché non sono morto. / Il dio Pan è l’unico che sa dove abiti/ e mai svelerà il mistero che vi tormenta/ dacché seviziate la natura nel modo più truce”.

Nazario Pardini nella prefazione afferma: “Un incontro tra Lorenzo Spurio e García Lorca. O meglio tra la verve creativa dell’Autore e la via crucis dello spagnolo (il mistero della sepoltura, la morte violenta per mano di nazionalisti, la ricerca della libertà in un frangente storico tragico come quello della guerra civile)”.

“Quando sfioro il viola acceso/che tinge il bianco estasiante/nella magnolia, parlo con te”.

Spurio immagina di parlare con l’artista spagnolo vicino la magnolia. Innanzitutto, perché il grande poeta spesso fa riferimento alla natura attraverso gli alberi, i gelsomini, le rose bianche e le magnolie, poi perché in una delle sue più belle liriche, Gazzella dell’amore imprevisto, Lorca parla dell’amore passionale: “Nessuno capiva il profumo dell'oscura magnolia del tuo ventre […] Fra gesso e gelsomini, il tuo sguardo era un pallido ramo di sementi”, questi versi suggeriscono una miriade di immagini e profumi, di fiori e di natura.

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