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Il dolore nella poesia di Gianni Rescigno, di Antonio Vitolo, pag

IL DOLORE NELLA POESIA DI GIANNI RESCIGNO

di Antonio Vitolo

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COME ogni mercoledì pomeriggio mi preparavo per andare in guardia (Sono un medico di famiglia e all’epoca anche medico di continuità assistenziale) a San Mauro Cilento. Quel mercoledì di maggio 2015 non era come al solito, ma aveva un sapore di tristezza.

Ogni tanto, in un periodo più o meno lungo,

sempre di mercoledì prima di andare in guardia, passavo a San Maria di Castellabate, prendendo allo svicolo di Agropoli la strada che portava sulla costa e fermandomi a San Maria facevo una interessante e gradevole tappa al Corso Garibaldi, n. 22/24. Qui abitano i coniugi Rescigno, Gianni e sua moglie Lucia. Tutte le volte era un vero piacere incontrarli. Quel mercoledì di maggio non era l’abituale e serena visita ma era un addio, e, con il tempo che passa, oramai più di un lustro, è diventato per me un arrivederci. Spero per l’anima mia di poterlo incontrare di nuovo, io tra i banchi e lui alla cattedra dei poeti illustri della nostra bella patria Italia. Gianni, per me il Professore Rescigno, dopo una malattia funesta veniva chiamato nelle braccia del Signore del Cielo.

Quello che mi colpì allora e che mi rimase impresso e ciò di cui voglio parlare in questo breve scritto.

Il dolore dell’uomo, nelle sofferenze del corpo inanimato, che al di fuori della rigor mortis (rigidità cadaverica post mortem) conserva nei lineamenti della mimica facciale la lacerante ed umanamente insopportabile forza del dolore che scava, erode, e nel bollore magmatico del corpo esplode nella gola che sfianca l’animo anelando il riposo eterno, non è consueto.

Dunque un uomo sul letto di morte, sofferente, con i lineamenti del viso contratti nel dolore … Vedo in questo gelido tuo sguardo /l’ultima morte … 1 Ho incontrato come medico, in questo mio viaggio terreno, la morte sempre come una riconciliazione serena con i lineamenti del viso che dopo la morte vengono abbandonati dalla sofferenza dettata dal dolore; come se la malattia dopo avere devastato il corpo, con la morte si allontana dall’essere umano concedendo finalmente serenità all’animo … Si è staccata in viso/ la maschera che avevi di dolore/ e sorridi beata del tuo tempo … 2

Per l’amico Rescigno, così indegnamente mi considerava nella sua grande bontà il Professore, sofferente anche nella morte; “maschera” che sicuramente non meritava per il suo essere “uomo” di famiglia e di fede, legato indissolubilmente alla moglie ed ai figli; strettamente coinvolto e partecipe alla vita sociale e religiosa del mondo di cui era ineffabile ed inalienabile fulcro. Avevo già visto questo viso di dolore un’altra sola volta nel mio viaggio da medico, ma questa volta non riuscivo ad osservarlo perché il mio cuore non lo sopportava, perché era sofferenza sul

volto di un uomo che mi ha voluto bene. Gianni Rescigno. Un uomo buono oltre che un grande poeta. Anche lui si è chiesto: “ … Cosa sono il sorriso e il dolore, se non il simbolo irrelato di due distinti momenti della vita, quasi gli emblemi di quelle alterne stagioni che scandiscono il ritmo dell’esistere … “. 3

Due stagioni, la vita e la morte. La vita trascorsa in periodi alterni con le gioie e le amarezze, ma vissuta nella speranza che tutto possa migliorare e tutto possa avere un risvolto più gratificante del proprio operato sia come uomo che come letterato. Il dolore che in alcune fasi della vita ci attraversa, non solo come esperienza soggettiva, ma come cognizione messa in relazione al contesto sociale ed il contesto storico in cui si vive, quindi è << …molto più corretto parlare di “dolori”, nelle loro variabili soggettive e socio – culturali: non si tratta, infatti, soltanto di un fenomeno esclusivamente biologico, ma anche psichico, sociale e spirituale … >>.4

Questo concetto di sociale e spirituale in Gianni Rescigno ha trovato terreno fertile. Alcune sue liriche sono l’emblema della sofferenza dell’autore, ma anche dell’eterno amore che Rescigno provava per l’essere più importante e significativamente più misterioso per ognuno di noi nella vita: la madre … il suo respiro e la parola preghiere. La notte e il giorno appuntamenti: sempre con la morte….Mia madre …dalla brocca al posto del vino beveva l’aceto… Piccola, insignificante: speranza rimaneggiata dall’uno dall’altro in continua marcia, fermata da potente inaspettata scarica sul filo spinato dell’infarto…5 .

Madre che vive nel lavoro quotidiano, costante, nella fervida attesa di rivedere i suoi affetti. La prima a svegliarsi la mattina quando tutto tace in casa, luogo inondato del calore e del caldo respiro della notte appena trascorsa, per preparare la giornata di famiglia. Anche l’ultima nel recarsi a riposare non prima di avere recitato le preghiere per il buon riposo. Sempre la madre insegnamento costante … Ricordati che non devi mai accettare il calvario: quello degli uomini, s’intende. Ma se te lo dà il Signore accettalo …

6 .

Educato al dolore e di conseguenza alla sofferenza dalla imponente figura della madre. Imponente perché madre, che di tutto si occupa, della famiglia: - dal dare vita ai figli, nutrirli, accompagnarli nella crescita, sostenerli ed ascoltarli nelle decisioni del percorso terreno. Ancora più operosa ed indispensabile guida per la famiglia numerosa in cui Rescigno viveva. L’agro nocerino sarnese, dove ha vissuto le prime decadi di vita il nostro, terra fiorente ed in continua evoluzione ricca di frutto e frutti dove l’uomo con il quotidiano ed instancabile lavoro conduceva con la propria famiglia un divenire sereno. Di tutta l’opera letteraria di Gianni Rescigno per quanto concerne la rappresentazione del dolore in modo particolarmente evidente e con una sofferenza profonda mi ha colpito un verso consegnato ai posteri con una delicatezza ed allo stesso tempo con una forza espressiva e penetrante nel suo significato; quello nella poesia dedicata alla madre morta per un infarto cardiaco … fermata da potente inaspettata scarica sul filo spinato dell’infarto … . 7

Terribile definizione di un evento improvviso e non prevedibile. Ogni essere che soffre questo episodio e riesce a sopravvivere lo definisce con uno stato di tremenda sofferenza … un dolore insopportabile …. Un peso con dolore al braccio sinistro e un senso di soffocamento … .

3 Pumpo Luigi, Gianni Rescigno, Il tempo e la poesia, saggio, Ibiskos Editrice, Empoli (Firenze), 2003, pag. 12 4 Omero, Odissea, con note storico-mediche a cura di Donatella Lippi, Mattioli 1885, Fidenza (PR), 2014, pag. 25. 5 Rescigno Gianni, Tutto e niente, Genesi Editrice, Torino, 1987, pag. 32. 6 Rescigno Gianni, Come la terra il mare, Guida Editore Napoli, 2005, pag. 67. 7 Rescigno G., Mia madre in Un passo lontano, Piovan Editore, Abano Terme 1988, pag. 7

Tante definizioni che fortunatamente si riescono a raccontare. Ma quando l’infarto è massivo, devastante, coinvolge tutto il tessuto del cuore, porta alla rottura dell’organo conducendo a morte improvvisa.

Il dolore per la perdita dell’affetto più caro, la mamma, Rescigno lo ha metabolizzato già nelle sue prime raccolte tramutando in parole gli effetti delle emozioni. Lui uomo di fede oltre il dolore ha coltivato sempre la speranza con estrema convinzione di essere nel giusto, nella consapevolezza che il viaggio sul manto terreno è si latore di dolore, ma contrito con uno scopo che per i cristiani profondamente credenti è la salvezza eterna. Nel 1991 pubblica con i tipi della Lorenzo Editore, Un passo lontano, dove oltre ai paesaggi ed alle figure metaforiche delle stagioni, passano nell’inchiostro del nostro poeta come afferma Giorgio Barberi Squarotti nella introduzione critica, anche … la partecipazione appassionata alla tragica realtà dei tempi … Due i componimenti che colpiscono il lettore, Requiem per Ninì8 e Preghiera9 .

In Requiem per Ninì … una chiara preghiera … per l’unica goccia di bene / che ti scappa dalle ciglia / (nascosta da anni s’apre un varco / tra le intricate vie della morte ) … dove anche se chiusi gli oggi che sono riflesso dell’animo, nascondono un filo di bene, di redenzione, oltre l’evento ineluttabile della morte … vana e insensata … 10 .

Un riposo che va oltre il travaglio del viaggio terreno, la vita vissuta, che si conclude con un inestricabile riavvicinamento alla vita eterna anche se con l’ultimo respiro.

Di diversa portata ma di eguale intensità la poesia Preghiera che reca nel sottotitolo, come un inciso, l’angoscia del poeta per la persona che ha contratto l’AIDS (acronimo inglese della sindrome da immunodeficienza acquisita definita negli anni ottanta la peste del ventesimo secolo), un coinvolgimento partecipativo ai mali del mondo, che nella speranza oltre il dolore della vita cala la serenità della morte con la misericordia di Dio che attende l’uomo sofferente … fatti sorso di speranza per un pane / che forse non merito di dividere / al tavolo della tua cena / quando sui chiodi della mia pena / calerà per sempre la quiete…Quiete che nel volume Tutto e niente edito da Genesi di Torino nel 1987 ritrova una consapevolezza del poeta che, anche se il vivere può essere faticoso irto di difficoltà a volte doloroso, ha come fine ultimo la salvezza eterna … approdo e alla certezza e alla pacificazione della fede religiosa …11 .

Il volume apre e chiude con due brevi poesie che dichiarano questo concetto incontrovertibile del vivere nella quiete dell’animo attraverso la natura, i luoghi e le persone tutto diretto nell’anelare ciò che la fede ci insegna ... Tutto e niente la vita così la morte. / Noi la vite noi il tralcio. / Noi: né la vite né il tralcio... 12 . …Qualcosa più della notte è la notte./Vengo qui ad aspettarti Signore … 13 .

Un amore terreno incontrastato per la natura, motore delle cose, e, un amore più grande nella vita elevato al cielo oltre il buio della notte, che passa perché è dei mortali, al fine di elevarsi alla bellezza di Dio. Il Dio di tutti che l’innocenza della morte che porta l’Onnipossente ad essere spettatore della libertà dell’uomo e la disperazione di chi non può agire nel fermare questa carneficina … Lo sgomento./Diluvia come il sangue/nelle strade. A Oriente/a Occidente il lamento/degli innocenti. Dio/non conta più le anime… 14 .

8 Rescigno G., Il segno dell’uomo, Lorenzo editore Torino, 1991, pag.11 9 Rescigno G., Il segno dell’uomo, Lorenzo editore Torino, 1991, pag.13 10 Rescigno G., Il segno dell’uomo, Lorenzo editore Torino, 1991, pag.5 (dalla introduzione critica di Giorgio Barberi Squarotti). 11 Rescigno G., Tutto e niente, Genesi Editrice, Torino 1987, pag. 5 prefazione di G.B. Squarotti 12 Rescigno G., Tutto e niente, Genesi Editrice, Torino 1987, pag.9 13 Rescigno G., Tutto e niente, Genesi Editrice, Torino 1987, pag.36 14 Rescigno G., I salici i vitigni, Antonio Lalli Editore, Firenze 1983, pag. 18.

Il dolore è una esperienza di vita. Ogni dolore è personale, come gli uomini, miliardi sulla terra così il dolore in miliardi di sfaccettature. Inenarrabile a volte e a volte condizione che diventa una esplorazione introspettiva dell’uomo che la coltiva chiedendosi il perché e dandone con l’esempio di vita e con la costanza del proprio modo di essere (compito e razionale in ogni suo gesto e pensiero). È stato questo Rescigno. Un esempio.

Antonio Vitolo

P.S.: C’è tanto da scrivere sul dolore e sulla poesia di Rescigno e tanto è stato detto da Illustri saggisti. Oltre la raccolta di poesia “Il vecchio e le nuvole” edito da Bastogi nel 2019, Macabor editore ha dedicato la copertina de “Il sarto di Ulm” a Gianni Rescigno con un articolo di Sandro Angelucci. È in preparazione per Macabor Editore a cura di Bonifacio Vincenzi un volume completamente dedicato a Gianni Rescigno (SUD I POETI). Il ricordo per il Professore Rescigno è continuo e costante nel tempo.

IL MIO CALVARIO

Ogni mattina mi metto sulle spalle la mia croce e riprendo il percorso quotidiano del mio calvario in compagnia del Signore Gesù. Sono piccole cose, disagi, doloretti e contrattempi, delusioni, dolori forti a volte, incomprensioni che tormentano l’anima, sensazioni di impotenza per tutto ciò che ormai mi impedisce di fare la mia età. Non più viaggi o lunghe passeggiate nel sole a primavera, solamente pochi passi (meglio se accompagnata ché la vista è un po’ diminuita) e qualche pasticcetto alla tastiera del mio pianoforte ormai scordato (chiamare quanto prima accordatore), brevi letture interrotte dal sonno e il mio computer per la posta e la poesia … Il mio registratore (problematico a volte) per conservare programmi rai e tivù di mio interesse. Non più concerti dal vivo. Eppure ancora qualcosa di buono posso fare: aiutare gli amici con l’ascolto e col consiglio donare conforto e il poco mio sapere. A ben pensarci il mio calvario triste non è perché in fondo ad aspettarmi sempre Gesù c’è.

Mariagina Bonciani

Milano

SCRIVERÒ

Scriverò sulle lavagne del tempo, dei quartieri di cesio venuti col vento, di querce trafitte nei giorni nefasti, trafitti di paura. Di plutonio, unghie di streghe e mani strette nel delirio di un pallido respiro. Vortice insensato d’ignote molecole, fantasia abnorme di tetri colori. Avvolgerò in un cespuglio ali d’ozono indifese seni infantili del morbido cielo. Mani di velo, fragilità di culle, sentieri d’ingenue aurore.

Orme di vita, testamento del coraggio, lascerò l’essenza delle meditazioni, giaciglio del cuore, canti di poeti, corolle di pensieri, divina speranza, umano desiderio.

Graziano Giudetti

Da: Frammenti di un diario, E. System Graphic, 2016

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