POMEZIA-NOTIZIE
Aprile 2022
IL DOLORE NELLA POESIA DI GIANNI RESCIGNO di Antonio Vitolo
C
OME ogni mercoledì pomeriggio mi preparavo per andare in guardia (Sono un medico di famiglia e all’epoca anche medico di continuità assistenziale) a San Mauro Cilento. Quel mercoledì di maggio 2015 non era come al solito, ma aveva un sapore di tristezza. Ogni tanto, in un periodo più o meno lungo,
sempre di mercoledì prima di andare in guardia, passavo a San Maria di Castellabate, prendendo allo svicolo di Agropoli la strada che portava sulla costa e fermandomi a San Maria facevo una interessante e gradevole tappa al Corso Garibaldi, n. 22/24. Qui abitano i coniugi Rescigno, Gianni e sua moglie Lucia. Tutte le volte era un vero piacere incontrarli. Quel mercoledì di maggio non era l’abituale e serena visita ma era un addio, e, con il tempo che passa, oramai più di un lustro, è diventato per me un arrivederci. Spero per l’anima mia di poterlo incontrare di nuovo, io tra i banchi e lui alla cattedra dei poeti illustri della nostra bella patria Italia. Gianni, per me il Professore Rescigno, dopo Merini Alda, Un’’anima indocile, Edizione La vita felice, Milano 1996, pag. 9. 1
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una malattia funesta veniva chiamato nelle braccia del Signore del Cielo. Quello che mi colpì allora e che mi rimase impresso e ciò di cui voglio parlare in questo breve scritto. Il dolore dell’uomo, nelle sofferenze del corpo inanimato, che al di fuori della rigor mortis (rigidità cadaverica post mortem) conserva nei lineamenti della mimica facciale la lacerante ed umanamente insopportabile forza del dolore che scava, erode, e nel bollore magmatico del corpo esplode nella gola che sfianca l’animo anelando il riposo eterno, non è consueto. Dunque un uomo sul letto di morte, sofferente, con i lineamenti del viso contratti nel dolore … Vedo in questo gelido tuo sguardo /l’ultima morte … 1 Ho incontrato come medico, in questo mio viaggio terreno, la morte sempre come una riconciliazione serena con i lineamenti del viso che dopo la morte vengono abbandonati dalla sofferenza dettata dal dolore; come se la malattia dopo avere devastato il corpo, con la morte si allontana dall’essere umano concedendo finalmente serenità all’animo … Si è staccata in viso/ la maschera che avevi di dolore/ e sorridi beata del tuo tempo … 2 Per l’amico Rescigno, così indegnamente mi considerava nella sua grande bontà il Professore, sofferente anche nella morte; “maschera” che sicuramente non meritava per il suo essere “uomo” di famiglia e di fede, legato indissolubilmente alla moglie ed ai figli; strettamente coinvolto e partecipe alla vita sociale e religiosa del mondo di cui era ineffabile ed inalienabile fulcro. Avevo già visto questo viso di dolore un’altra sola volta nel mio viaggio da medico, ma questa volta non riuscivo ad osservarlo perché il mio cuore non lo sopportava, perché era sofferenza sul Merini Alda, Un’anima indocile, Edizione La vita felice, Milano, 1996, pag. 9. 2