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La tutela della PRIVACY
from Meet Science
by dscuola
Hai idea di quanti oggetti connessi a internet ci sono in casa tua? Non pensare solo a computer e telefoni: ci potrebbero essere lampadine, robot aspirapolvere, frigorifero… e perfino la lettiera per i gatti! Ognuno di questi dispositivi raccoglie dati sulla tua casa e sulle tue abitudini per garantire e migliorare il proprio funzionamento, ma anche per spingerti ad acquistare prodotti in linea con i tuoi interessi.
C’è qualcosa di te e della tua casa al riparo da questa raccolta di dati?
Un dato, milioni di dati
Quando il tuo smartphone registra una tua informazione personale, per esempio la tua posizione, e la trasmette a un server lontano, non sembra altro che un piccolo peccato di… ficcanasaggine. Sarebbe in effetti così, se fosse soltanto un’informazione solitaria. Ma se invece a quel server giunge la posizione di milioni di utenti, diventa una quantità di dati massiccia, da cui è possibile ricavare molte informazioni su tendenze e abitudini di una popolazione.
A chi interessano i nostri dati?
Tutte le piattaforme che ci offrono gratuitamente la possibilità di «navigare» online e di diffondere informazioni su di noi, ottengono in cambio la facoltà di raccogliere e utilizzare i nostri dati. Ogni scelta, ogni commento, ogni parola scritta, ogni sito web visitato sono memorizzati, e la società tecnologica è anche in grado di collegare i singoli dati in «Big Data», cioè l’insieme delle tecnologie per analizzare grandi quantità di dati diversi. Queste tecnologie ricavano informazioni da informazioni e creano un profilo sempre più preciso dei nostri gusti, delle nostre preferenze e abitudini, del linguaggio che usiamo. Ma perché alcune aziende hanno interesse ad avere i nostri dati? Soprattutto per poterci vendere prodotti Per esempio, una casa in cui è stato aggiunto un lettino è una famiglia in cui si può provare a vendere biberon, pannolini, alimenti e giocattoli per la prima infanzia, prodotti per riprendere la forma fisica dopo il parto, o magari conti bancari per neonati. E tutto avviene senza che noi ci accorgiamo di essere oggetto di pubblicità selezionate. Quest’attività, che ha come scopo il marketing mirato, cioè la proposta di annunci pubblicitari «cuciti su misura» sui nostri interessi e sul momento di vita che stiamo attraversando, si chiama profilazione I dati sono dunque una nuova ricchezza che le aziende comprano e vendono, spesso a nostra insaputa. Il modo più semplice per raccogliere dati è offrire servizi gratuiti. Dietro a ogni «servizio gratuito» si nasconde un’azienda a cui accetti di cedere i tuoi dati, cliccando in fretta sul pulsante «Ho letto e accetto».
Come proteggere i dati?
Le aziende che raccolgono e vendono dati precisano sempre che tali dati sono raccolti in maniera anonima, cioè privi di riferimenti che consentano di identificare una persona in carne e ossa. Se si tratta perciò soltanto di una singola informazione, il rischio che la nostra privacy sia compromessa è minimo. Ma quando le informazioni raccolte sono numerose e di natura varia, è facile per chi lavora nel settore togliere l’anonimato all’informazione e ritrovare esattamente l’individuo a cui si riferiscono, violando il diritto alla vita privata Alcune regole pratiche, però, ci permettono di limitare le informazioni che facciamo circolare; per esempio: • evitare di diffondere dati sensibili (cioè dati personali che possono rivelare l’origine etnica, le opinioni politiche, lo stato di salute ecc.) delle persone che conosciamo, proteggendo così non solo la nostra privacy ma anche quella degli altri;
• cancellare la cronologia delle navigazioni, la cache (sottocartella in cui vengono memorizzati temporaneamente tutti gli elementi delle pagine visitate) e le informazioni temporanee che conserviamo sui telefoni o sui computer;
• usare il più possibile la crittografia, un metodo che modifica il testo dei messaggi per renderlo incomprensibile a persone non autorizzate; attiviamola su tutti i nostri dispositivi, per evitare rischi in caso di furto.
Il GDPR, questo sconosciuto
Con la diffusione di internet la privacy è sempre più considerata un diritto fondamentale della persona e, in quanto tale, deve essere tutelata. In Italia esiste un organismo che si occupa di garantire a tutti i cittadini questo diritto e di assicurare il regolare trattamento dei dati: il Garante per la privacy Dal 2018 in tutti i Paesi dell’Unione Europea è operativo il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati (General Data Protection Regulation, GDPR), che spiega come debbano essere trattati i dati personali, incluse le modalità di raccolta, utilizzo, protezione e condivisione.
Per esempio, viene garantito il diritto all’oblio: un utente che ha lasciato i propri dati su una piattaforma che si occupa di petizioni online ha diritto in qualunque momento a richiedere la cancellazione dei propri dati sia dalla piattaforma, sia a eventuali aziende terze a cui questi dati siano stati venduti. Difendere la privacy significa sia difendere la libertà personale dei singoli individui, sia garantire uguale dignità a tutti, anche sul web Se vuoi informarti su come proteggere i tuoi dati su smartphone e tablet e per usare in modo consapevole le app guarda i video attivando l’icona in basso.
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Una fabbrica di… «biscotti»
Una tecnica utilizzata dai siti internet per aver informazioni e dati sugli utenti è di lasciare nei loro dispositivi dei cookie («biscotti»), ovvero dei piccoli file sui quali vengono scritte man mano le informazioni raccolte. Tuttavia, secondo il GDPR, tutti i siti sono obbligati a chiedere il consenso all’uso dei cookie: è possibile rifiutare tutti i cookie non strettamente necessari per tutelare la propria privacy. Per vedere quanti e quali cookie sono lasciati sul tuo dispositivo da un sito, scrivi il suo indirizzo nella barra di ricerca di cookieservice.com