Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow
Anno 3 Numero 22 Edizione gratuita
SPECIALE BORGHI DEL MISTERO Basilicata, tesori nascosti Rosazza, un borgo e mille simboli Mondaino, a passeggio fra i segreti
Oltreconfine:
Portogallo da vivere
In tavola:
il gusto della tradizione
Leggende e curiosità
www.e-borghitravel.com
S
I
COPR
Clicca sull’icona “scopri“ quando la trovi per approfondire la tua lettura e scoprire ulteriori dettagli dal sito e-borghi.com
Non perdere nessuna uscita di e-borghi travel. Iscriviti alla newsletter e potrai scaricare la rivista!
Pini loricati del Parco del Pollino
® e-borghi travel 22 • 2021 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Alessandra Boiardi, Amina D’Addario, Oriana Davini, Nicoletta Toffano Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione Via Achille Grandi 46 20017 Rho (Milano) info@3scomunicazione.com tel. 0292893360 Crediti fotografici: * Shutterstock.com ** Pixabay.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2021 e-borghi®
ie
Con il patrocinio di
ne
As Band
ra
Paesi ei
iazione d soc
A ra n cio
Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano
ditoriale
eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato
I
ntrigante, il mistero. Quello che non si conosce seduce, sfugge alla ragione e irrompe nelle emozioni. E nell’attuale contesto storico, assecondare l’urgenza di sensazioni e suggestioni ci è sembrato irrinunciabile, così come dedicare lo speciale di questo numero di e-borghi travel ai “Borghi del mistero”: per viaggiare alla scoperta di territori intessuti di malìa e di inaspettate sorprese. A iniziare da un angolo di Basilicata antico e vibrante, capace - anche - di tramandare segreti di costumi lontani e di origine esotica: la cultura arbëreshë. Ecco allora un percorso attraverso San Costantino Albanese, intriso del profumo di ginestre e incastonato nelle cromie del Parco Nazionale del Pollino, poi San Paolo Albanese, il borgo più piccolo della Lucania, immerso nel paesaggio rurale della Valle del Sarmento. E infine Cersosimo, millenario intreccio di storia e natura incontaminata. Risaliamo la Penisola per arrivare a Mondaino, borgo del riminese, in passato caposaldo della Signoria dei Malatesta con un’icona, la Rocca Malatestiana. Un carosello di rivelazioni, Mondaino, a iniziare dal suo nome, ascrivibile agli animali sacri alla dea Diana, Mons Damarum, ovvero il monte dei daini. Non a caso ogni estate qui è in scena il “Palio del Daino”, quattro giorni di rievocazioni medievali per un tuffo nel passato con la consapevolezza del presente. Nello spicchio nord-occidentale d’Italia e in Piemonte, invece, si staglia Rosazza, in provincia di Biella: un borgo alchemico dell’Alta Valle Cervo da esplorare cercandone i simboli nascosti – e scoprirne il significato -, per vivere un’esperienza di grande impatto emotivo. Un numero da leggere tutto d’un fiato, questo di e-borghi travel, arricchito anche da leggende e curiosità per un viaggio virtuale – da far diventare reale – fra spade nella roccia, dipinti, cattedrali e… Non aggiungiamo altro. La bellezza della scoperta inizia dall’attesa, così come – parola di Billy Wilder - «Il mistero della vita sta nella ricerca della bellezza». Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale
Free-Photos**
Sommario Basilicata
Mondaino
Rosazza
Pasqua, il gusto della tradizione
Oltreconfine: Portogallo
Leggende
Curiosità
In copertina: Rocca Sforzesca di Soncino, Cremona Ardenvis*
Basilicata, tesori nascosti
Sulle tracce della cultura arbëreshë C’
è un angolo di Lucania dove sopravvive una lingua misteriosa, indecifrabile alle orecchie dei forestieri. Un angolo di sud Italia antico e vibrante, dove un popolo è riuscito a tramandare i segreti di tradizioni lontane, dall’origine esotica. San Costantino Albanese, o Shën Kostandini in lingua arbëreshë, così come il vicino San Paolo, Shën Pali, ad appena dieci chilometri di distanza, sono due borghi della provincia di Potenza, immersi nel cuore del Parco del Pollino, rappresentativi della cultura arbëreshë. La loro storia, che rac-
Il Presepe Vivente di San Costantino Albanese con i tradizionali costumi arbëreshë Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
conta di migrazioni e valori custoditi con cura, ha coinciso con l’arrivo in Italia, intorno al 1534, degli esuli provenienti dalla greca Morea dopo l’occupazione dell’Albania da parte degli Ottomani. Il re di Napoli li accolse e li destinò in varie parti del regno, tra cui il versante orientale del Pollino. Per secoli trascorsero una vita appartata, quasi d’isolamento, conservando tradizioni e consuetudini dei loro antenati e, soprattutto, una lingua arcaica, non solo codice comunicativo, ma potentissimo elemento identitario e di coesione.
Amina D’Addario
facebook.com/amina.daddario
Interno della Chiesa Madre Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
XX xx*
San Costantino Albanese, gioiello tra ginestre e ulivi I
mmerso nella Valle del Sarmento, avvolto tra il profumo di ginestre e i colori tipici del Parco Nazionale del Pollino, San Costantino Albanese è un grazioso borgo a circa 650 metri sul livello del mare. Qui tutto - dai nomi delle strade alla parlata della gente fino ai riti religiosi - racconta del passaggio e dell’influenza delle popolazioni arbëreshë arrivate nel Cinquecento. Al centro del borgo sorge la Chiesa Madre dedicata ai Santi Costantino ed Elena. L’edificio a tre navate, di stile barocco, risale agli inizi del Seicento ma è nel 1845 che furono realizzate le maioliche dai colori vivaci della facciata, che raffigurano i santi Costantino (al centro), Pietro (sulla sinistra) e Paolo (sulla destra). In pieno centro storico troviamo poi
Festa della Madonna della Stella Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Etnomuseo della comunità arbëreshë Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
l’Etnomuseo della comunità arbëreshë del borgo, verso ovest, seminascosto tra cerri e ulivi, si trova il che ospita la biblioteca e la mostra iconografica del Santuario della Madonna della Stella, vero cuore refamoso mosaicista Josif Droboniku. Salendo ancora ligioso della comunità di San Costantino.
Santuario della Madonna della Stella Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
San Costantino Albanese Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Giudizio Universale all’interno della Chiesa Madre, San Costantino Albanese Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Il mistero della festa dei Nusazit I
l tempo non è riuscito a scalfire le usanze della cultura arbëreshë, che si rinnovano e rivivono ogni anno, sempre vissute con grande trasporto. Una delle più sentite e misteriose è la ‘Festa della Madonna della Stella’, chiamata così perché, secondo i racconti della tradizione orale, la Vergine si manifestò a una pastorella attraverso un fascio di luce. La festa si celebra la seconda domenica di maggio e unisce religiosità e folclore. La sacra immagine della Madonna esce dalla chiesa e, prima di procedere alla volta del
Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
santuario, assiste all’accensione dei ‘nusazit’, caratteristici pupazzi di cartapesta raffiguranti due sposini (i nusazit, appunto) in costume albanese, due fabbri e il diavolo, quest’ultimo rappresentato con due facce, quattro corna e i piedi a forma di zoccolo di cavallo.
I primi a essere accesi sono i fabbri intenti a lavorare un’incudine, poi vengono innescate le micce degli sposi e infine il diavolo. La tradizione dei nusazit non ha altri esempi in Italia ed è per questo che ha sempre attirato la curiosità di molti turisti.
In abiti tipici durante la festa della Madonna della Stella a San Costantino Albanese Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Scene dal Presepe Vivente di San Costantino Albanese Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Il ‘Volo dell’aquila’, emozioni ad alta quota C
hi non ha mai sognato di volare? Di sollevarsi da terra e arrivare come Icaro a toccare il cielo con un dito e osservare il mondo da un’altra prospettiva? A San Costantino Albanese quello di volare è un sogno che chi ama l’avventura, o semplicemente vuole provare almeno una volta nella vita l’esperienza romantica di librarsi nell’aria, può trasformare in realtà. Il ‘Volo dell’aquila’ è una delle attrazioni più conosciute della Lucania, apprezzata da chi ama gli sport adrenalinici, ma praticabile
anche da famiglie con bambini di età superiore ai dieci anni. Su un deltaplano a quattro posti fissato a un cavo d’acciaio si può viaggiare sospesi a una velocità di circa ottanta chilometri orari lungo un percorso panoramico di 1.200 metri. L’unica regola è non chiudere mai gli occhi e provare il piacere di sentirsi liberi ammirando le vette del Pollino, i boschi rigogliosi e i tetti del borgo di San Costantino. E così sentirsi più vicini alle aquile e ai falchi che presidiano questi luoghi.
Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Volo dell’aquila Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
San Paolo Albanese facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
San Paolo Albanese, il borgo più piccolo della Lucania “M
irë sa né erdhtit”, benvenuti. È così che gli anziani seduti sugli usci di casa accolgono chi arriva a San Paolo Albanese, il borgo più piccolo della Basilicata e uno dei cinque centri della Lucania dove si custodisce e tramanda la cultura arbëreshë.
facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
La sua fondazione è legata all’arrivo, attorno al Cinquecento, dei profughi provenienti dall’Albania che si insediarono sul declivio del Monte Carnara. San Paolo è stato costruito proprio su questo crinale, a 840 metri sul livello del mare, completamente im-
Abiti tipici facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
merso nel paesaggio rurale della Valle del Sarmento. Vissuti fino agli inizi del XX secolo quasi in totale isolamento, i sanpaolesi (Shën Palit in dialetto) hanno difeso strenuamente le proprie abitudini, il loro modo di mantenere le relazioni umane, vivere
Rituale matrimoniale facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
le emozioni collettive e partecipare alle feste. E a distanza di cinque secoli conservano ancora la lingua delle origini, l’arbëreshë, la liturgia greco-bizantina nelle funzioni religiose e i rituali matrimoniali e funebri della terra d’origine.
La memoria delle tradizioni U
si e costumi della tradizione albanese sono i protagonisti di un interessante museo: il Museo della Cultura Arbëreshë di San Paolo Albanese. Nato come mostra agropastorale nel 1975, negli anni si è trasformato in un contenitore di memorie dove l’identità del borgo viene valorizzata e promossa. Qui, in spazi ricavati dalle case contadine abbandonate del centro storico, si possono osservare oggetti di vita quotidiana, metodi della lavorazione della ginestra, un tempo utilizzata per
Museo della Cultura Arbëreshë facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
Museo della Cultura Arbëreshë facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
Festa di San Rocco facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
Museo della Cultura Arbëreshë facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
Abiti tipici facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
produrre tessuti, e i vivacissimi abiti dai colletti di pizzo bianco che le donne nei giorni di festa indossano ancora. Tradizione arbëreshë, rituali di fertilità contadina e devozione cristiana si fondono invece nel ‘Gioco della falce’, una danza propiziatoria che, ogni 16 agosto, abitanti nelle vesti di mietitori ripetono durante la festa del patrono, San Rocco, la cui statua viene portata in processione preceduta dalla “himunea” un piccolo trono fatto di spighe di grano e decorato con fiori e nastri.
Museo della Cultura Arbëreshë facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
Ginestra “Sparta“ facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
La peonia e la ginestra del monte Carnara U
n tempo, racconta una leggenda di San Paolo, i Ionio da cui provenivano i loro avi, mentre le madri bimbi appena nati venivano portati sul Monte intonavano un dolce canto. Con i suoi 1.200 metri Carnara perché dall’altura potessero scorgere il Mar d’altezza il Monte Carnara è da sempre il testimo-
Banxhurna ka Karnara facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
ne benevolo della vita del borgo. Sui suoi pendii, a partire dalla seconda metà del mese di maggio, si può ammirare la “Banxhurna ka Karnara”, la peonia selvatica dai petali purpurei che cresce solo in quest’angolo di Basilicata. Un fiore dalla prorompente bellezza che nei canti e negli aneddoti popolari viene da sempre associato alla bellezza della donna. Ai piedi del monte, nei terreni un tempo coltivati a frumento, orzo e avena, nasce invece la ginestra, “Sparta” in dialetto arbëreshë: una pianta spontanea dai fiori gialli profumatissimi, dai cui lunghi e ramificati giunchi gli abitanti del borgo hanno per secoli ottenuto un filato grezzo simile al lino utilizzato per realizzare sacchi, bisacce e strofinacci.
Il ciclo delle ginestre facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
Tornando dal Monte Carnara facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
Preparando la Shtridhla a San Costantino Albanese Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Eccellenze arbëreshë da gustare L
a cucina arbëreshë è fatta di ricette semplici, spesso associate a feste o ricorrenze religiose particolari. La “shtridhla” o “shtridhelat” è una pasta lunga tirata a mano che il Ministero delle Politiche Agricole ha inserito nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Basilicata. Prende forma da materie prime povere quali acqua tiepida, farina e olio e di solito viene condita con ceci e fagioli. Un gustoso prodotto tradizionale di San Paolo Albanese è la “petulla”, una morbida frittella farcita con formaggio o salumi, che viene consumata in occasione di feste familiari o incontri conviviali tra amici. Il “cugliaccio”, in dialetto albanese “kulac” è invece un tipico dolce rustico che ancora viene prodotto a San Costantino Albanese in occasione delle feste nuziali. La forma, circola-
I taralji (taralli) di San Paolo Albanese facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
La Petulla di San Paolo Albanese facebook.com/ComuneSanPaoloAlbanese/
re, richiama quella di quattro braccia intrecciate celli che lo difendono e rappresentano la nuova e la sua superficie viene decorata con simboli be- coppia, e due serpenti che raffigurano le avversità nauguranti: un nido, simbolo della casa, due uc- da affrontare.
Cugliaccio Asia - Wikimedia Commons
Preparando la Shtridhla a San Costantino Albanese Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
Cersosimo, tra storia millenaria e natura intatta
C
ersosimo è un intreccio millenario di storia e natura incontaminata. Un piccolo gioiello affacciato sulla vallata del Fiume Sarmento, nel cuore del Parco del Pollino, le cui origini rimandano a un tempo lontano, al confine con la storia. La
Foto Proloco Cersosimo - facebook.com/prolococersosimo
parte più antica del borgo si estende su una collina, detta il Castello, che ha restituito un’acropoli inghirlandata dagli ulivi che nei decenni ha attratto la curiosità di storici e studiosi, ma che, sebbene sia le tra aree archeologiche più interessanti della Basilicata, ancora non è riuscita a essere raccontata e a disvelare tutti i suoi segreti. Oltre alle mura ciclopiche perimetrali del V-VI secolo a.C., negli anni è stato portato alla luce anche vasellame risalente all’età del bronzo, che dà all’area il primato di essere tra i primi territori della Lucania abitati dall’uomo. In prossimità dell’ingresso del borgo si possono invece ammirare i resti, questi databili attorno all’XI secolo, del Monastero bizantino di Kyr-Zosimo, l’abate (Kyr in greco) fondatore del convento da cui discenderebbe il nome di Cersosimo.
Il fascino discreto del borgo I
l campanile giallo tenue della chiesa parrocchiale, i portali di pietra scolpiti dalle maestranze locali, accoglienti bar dove conversare con gli amici, strade e piazze che diventano la prosecuzione del-
la vita di casa. Passeggiare tra le vie di Cersosimo significa fare un viaggio nel passato, immergersi in una quotidianità lontana dalla vita frenetica, dove il contatto con la natura è ancora saldo. Cersosimo
Foto Proloco Cersosimo - facebook.com/prolococersosimo
emana un fascino discreto, quello di una terra umile ma allo stesso tempo ricca, dove è facile lasciarsi coccolare dagli sguardi curiosi ma accoglienti di chi vi abita e ne custodisce le tradizioni. Un borgo dove il tempo continua a essere scandito dall’alternarsi delle stagioni e delle feste religiose, delle quali la più sentita è quella in onore della Madonna di Costantinopoli, che si celebra il 16 maggio. È allora che la statua lignea della Vergine, un’effigie risalente alla seconda metà del Cinquecento, viene portata a spalla per le vie del borgo, accompagnata dalla devozione degli abitanti.
Foto Proloco Cersosimo - facebook.com/prolococersosimo
Parco del Pollino, la magia del pino loricato I
l Parco Nazionale del Pollino è un’area verde incontaminata a cavallo tra la Basilicata e la Calabria, un enorme polmone verde di 192mila ettari, dal 2015 patrimonio naturale dell’Unesco. Questo è il regno dei pini loricati, alberi maestosi e contorti che conferiscono al paesaggio un aspetto fiabesco da romanzo fantasy. Il loro nome deriva dalla corteccia spessissima che ricopre il tronco e ricorda l’armatura dei soldati romani, la lorica. Quando muoiono, perdono lentamente il loro scudo difensivo e, scolorando verso il bianco, restano in piedi per anni, come dei monumenti della natura dalle forme inquietanti, scolpite dalle intemperie. Questi fossili viventi sono visibili soprattutto sulla cima della Serra di Crispo, denominata il ‘Giardino degli Dei’, vero giardino naturale punteggiato di esemplari quasi millenari, superstiti di una specie che era diffusissima in un passato remoto e che oggi sopravvivono sono nel Parco del Pollino e in alcune aree dei Balcani.
Rafting sul Fiume Lao Valter Cirillo**
Attività en plein air per tutti i gusti I
l Pollino è una palestra a cielo aperto, un’area protetta - la più estesa d’Italia - dove gole selvagge e pianori erbosi si alternano a vallate ammantate di fitti boschi di faggi, abeti argentati e castagni. Gli amanti delle attività outdoor possono scegliere tra escursio-
ni a piedi o in mountain bike, rafting e kayak lungo il Fiume Lao, arrampicate sulle vette più selvagge, alcune superiori ai 2mila metri, e passeggiate a cavallo. Di grande interesse escursionistico sono ad esempio i boschi a ridosso del borgo di San Costantino Albane-
Parco Nazionale del Pollino Salvatore Monetti**
Parco Nazionale del Pollino nei pressi di San Constantino Albanese Amministrazione Comunale San Costantino Albanese - facebook.com/comunedisancostantinoalbanese
se, da cui si può raggiungere il suggestivo punto panoramico Tumbarino e qui ammirare la Valle Rubbio con la sua spettacolare distesa di querce, agrifogli, cerri e roverelle. Percorrendo sentieri altrettanto affascinanti si può arrivare alla Sorgente Catusa, a quota 1.300 metri, circondata da enormi massi ricoperti di muschio e faggi secolari. Dalla località Acquafredda, sempre nel territorio di San Costantino, si può partire alla volta della Timpa di Pietrasasso, uno sperone di roccia di origine lavica, dalla curiosa forma a punta.
Valter Cirillo**
Parco Nazionale del Pollino Valter Cirillo**
Mondaino: a passeggio col mistero
G
iovanni Muzzarelli era un apprezzato poeta rinascimentale. Tra i suoi sostenitori c’era addirittura papa Leone X - che alla nascita faceva de’ Medici, ovvero il secondogenito del celebre Lorenzo -, colui che portò gli sfarzi delle corti rinascimentali a Roma. Fu questo pontefice a concedere a Muzzarelli la prestigiosa Rocca Malatestiana di Mondaino, dopo che il poeta cadde in disgrazia. E fu proprio a questo bellissimo borgo dell’entroterra riminese che Muzzarelli legò il suo destino, non tanto per le sue pur apprezzate doti poetiche, ma per la leggen-
Mondaino Francesco Guitto*
da che vuole il suo fantasma aggirarsi ancora oggi nella rocca. Muzzarelli fu infatti vittima di un omicidio collettivo - probabilmente gettato in fondo a un pozzo ancora vivo - per mano dei suoi compaesani, invidiosi dei suoi poteri di Capitano della Comunità. Per infittire il mistero, esiste anche un’altra versione del reato, a sfondo passionale, che vuole il poeta vittima di un marito geloso. Accadde agli inizi del Cinquecento, e da allora la leggenda legata al suo fantasma non è che uno degli aspetti più affascinanti del borgo e della sua Rocca Malatestiana.
Alessandra Boiardi
twitter.com/aleboiardi
Mondaino cristian ghisla*
Le vie della storia A
ncora oggi la rocca è una sorta di cartina tornasole della storia di questo borgo immerso nelle colline: dal suo terrazzo si ammirano da un lato la Romagna e dall’altro il Montefeltro e nelle sue fondamenta sono scavati passaggi segreti. Fu eretta nel Trecento dai Malatesta, tassello fondamentale della loro linea difensiva, e nei secoli si arricchì di nuove architetture. La si può ammirare da Porta Marina e passeggiando per le vie esterne fino al centro storico, dove l’ottocentesca Piazza Maggiore è tutta da
ammirare con il suo loggiato a crescente. La “padella”, così la chiamano i mondainesi, con il manico che è via Roma. Altro mistero: il nome dell’architetto che la realizzò, ancora oggi è sconosciuto. Dai misteri alle magie, quelle reali: Mondaino sorprende per l’Alboreto, luogo incantato a pochi chilometri dal centro, nove ettari di parco popolati da boschi, foreste, giardini e sentieri, un luogo perfetto anche per far conoscere ai ragazzi la flora e la fauna in un posto unico, grazie a un’aula didattica e a una biblioteca.
Mondaino cMaxal Tamor*
Mondaino cNatalia Svistunova*
Il Palio del Daino Marco Musmeci
La leggenda di Diana N
on vi sono dubbi che Mondaino sia un luogo leggendario. Fantasmi, misteri e magie ne accrescono, se possibile, il fascino. E questo borgo è legato anche al mito. Il nome Mondaino si rifà infatti ai daini, gli animali sacri alla dea Diana: Mons Damarum, ovvero il monte dei daini. Nei pressi del borgo e in epoca romana si trovava, secondo la tradizione, un tempio pagano dedicato alla
dea della caccia, che sorgeva in un luogo ricco di selvaggina e, appunto, di daini. Nessuno ha mai trovato evidenza del tempio, ma è curioso vedere come il culto della dea torni nella storia di Mondaino, oltre che nel nome, in antiche notizie che parlano della presenza di “sontuosi bagni”, simbologia fortemente legata all’iconografia con cui spesso la divinità viene rappresentata. Ogni esta-
te, nel mese di agosto, a fare rivivere le tradizioni c’è il Palio del Daino, una ricostruzione medievale con balli, antichi mestieri, giochi e specialità gastronomiche che ricorda come Mondaino sia anche “il paese dei patti”, per avere ospitato incontri diplomatici come quello che viene celebrato durante il palio tra Federico da Montefeltro e Sigismondo Malatesta. Piazza Maggiore MTravelr*
Rocca Malatestiana Francesco Guitto*
Giuliano e Diamante A
nche San Francesco restò affascinato dalle terre di Mondaino, tanto che sul colle dove si fermò a fare orazione durante le sue peregrinazioni in Romagna di lì a poco fu eretto l’importante convento francescano di Monte Formosino. Un luogo importante nella storia del borgo che nei secoli fiorì per la presenza di illustri teologi. Ma anche un luogo che aggiunge un nuovo tassello ai misteri del borgo. Proprio nel cimitero del convento la leggenda narra che si trovi la tomba di una giovane donna misteriosamente omaggiata di fiori splendidi, fre-
Francesco Guitto*
schi anche quando tutto attorno c’è la neve e non si vede nessuna impronta. Un arcano, che è legato però a una storia realmente accaduta nel 1475: la tenera storia d’amore finita in tragedia di Giuliano e Diamante. La vicenda viene rievocata anche durante il Palio del Daino, con trovatori che in perfetto stile medievale consentono ai visitatori di scoprire Mondaino attraverso i luoghi dove Diamante, figlia di un calzolaio, è cresciuta, tra casa e bottega. Un modo coinvolgente per conoscere Mondaino, la sua storia e i suoi misteri senza tempo.
MTravelr*
MTravelr*
Mondaino, panorama da Piazza delle Grazie Marco Musmeci*
Mondaino
TORNA TORNA AL AL SOMMARIO SOMMARIO
Mondaino cristian ghisla*
COMUNE DI MONDAINO
Bologna Rimini
Rimini, Emilia-Romagna Abitanti: 1.343 Altitudine: 420 m s.l.m. Superficie: 19,84 km² Santo Patrono: San Michele Arcangelo - 29/10
craiweb.it craiweb.it
Antonella Andretta
www.facebook.com/antonella.andretta
C
i sono luoghi in Italia che in pochi conoscono. Spesso sono un po’ defilati, lontani dalle grandi arterie stradali e dalle metropoli, dove la natura ha ancora un ruolo importante e dove la storia è passata lasciando segni, in alcuni casi molto evidenti, in altri casi più nascosti e proprio per questo più intriganti. Come a Rosazza, un borgo in provincia di Biella che stiamo per scoprire proprio per carpirne il segreto e raccontarne il fascino misterioso. La storia di Rosazza e di queste valli af-
Fiume Cervo, Rosazza MowLow*
fonda nei secoli più remoti, quando anticamente le dorsali che si sviluppano lungo il corso del Torrente Cervo, in una zona montana di transito tra Italia e Francia, furono occupate in parte da popolazioni mediterranee, provenienti dalle pianure, e in parte da popolazioni celtiche dalle montagne. E si sa: dove ci sono i Celti, ci sono i misteri. Ma il mistero che andremo a raccontare in queste pagine nulla ha a che fare con questo antico popolo, anzi è molto più vicino ai nostri tempi.
Rosazza: un borgo, mille simboli
Esoterismo e massoneria tra le valli del Cervo
I
l legame di Rosazza col mistero, con l’esoterico e il magico, è infatti unito alla figura di Federico Rosazza Pistolet, un senatore del Regno d’Italia vissuto tra il 1813 e il 1899. La sua fama, che perdura tuttora, è legata a numerose opere pubbliche realizzate a sue spese a favore delle isolate popolazioni della Valle del Cervo, la più importante delle quali è la strada che collega ancora oggi i santuari di San Giovanni d’Andorno e di Oropa. Nato proprio a Rosazza, Federico si laureò in giurisprudenza e visse a Genova dove conobbe Mazzini, aderendo ai valori della Giovine Italia. Ed è proprio in que-
Statua di Federico Rosazza Pistolet Twice25*
sto ambiente che iniziò a interessarsi all’alchimia, al mondo esoterico e allo spiritismo e strinse i primi legami con la massoneria, un’associazione nata in Inghilterra nel Settecento e tuttora esistente il cui scopo ultimo è “il miglioramento dell’uomo e dell’umanità”. La critica più diffusa verso la massoneria è incentrata sul carattere segreto che essa impone intorno alle proprie riunioni (durante le quali s’indagano questioni etiche, filosofiche e morali) e ai propri “misteri”, cosa che, unita al forte senso di misticismo e al rigido impianto gerarchico, l’assimila, nell’opinione comune, a molte sette religiose.
Santuario di San Giovanni d’Andorno SHoener*
Santuario di Oropa Marco Fine*
Un palazzo storico MowLow*
Un borgo modellato dagli spiriti
M
a torniamo a Rosazza per scoprire i monumenti e i simboli rimasti a testimoniare l’appartenenza del senatore a questo mondo. Dopo gli anni di Genova, Federico fece ritorno al suo paese, ormai fedele alla massoneria e impregnato di cultura esoterica. Nominato sindaco, fece di questo piccolo comune biellese un ritrovo di massoni: organizzò riunioni segrete e fece erigere numerosi edifici che valsero al borgo la nomea di “comune più misterioso d’Italia”. Per realizzarli, si fece aiutare da un artista dell’epoca, il pittore e architetto Giuseppe Maffeis, il quale pare si facesse consigliare addirittura dagli spiriti che consultava grazie ai suoi
MowLow*
Un dettaglio del Municipio MowLow*
Cimitero di Rosazza ElisabettaCavagnino*
“poteri” extrasensoriali (dei quali si dice che anche lo stesso Rosazza fosse dotato). I due, che si fecero guidare soprattutto dallo spirito di Ida, la figlia di Federico morta in giovane età, trasformarono un anonimo borgo di montagna in un vero e proprio gioiello di pietra nel quale i rimandi alla massoneria e allo spiritismo sono molteplici e valgono una visita. Gli interventi “suggeriti” dagli spiriti furono sostanziali: nel 1874 il cimitero venne spostato sulla riva sinistra del Fiume Cervo e collegato al paese con un ponte a tre arcate. Di grande suggestione, ospita anche alcune tombe massoniche.
Municipio ElisabettaCavagnino*
Cimitero di Rosazza Chiara Swanson*
Chiesa Cattolica di Rosazza MowLow*
Quattro passi nel mistero
A
l posto del vecchio cimitero, venne invece costruita una nuova chiesa: tra gli altri simboli (comprese la rosa e la stella sui cui significati si potrebbe scrivere un intero trattato), sul sagrato ci sono 12 cippi a forma di albero che simboleggiano la selva oscura che si incontra prima di arrivare all’illuminazione (rappresentata dalla chiesa, il cui soffitto è stato affrescato da Maffeis con un cielo stellato). Sulla destra della chiesa, un colonnato che conduce alla Via Pulchra, venne decorato con le statue di Rosazza e Maffeis. La chiesa antica fu invece abbattuta, ma il campanile fu salvato e trasformato in una torre merlata, alla quale venne affiancata una palazzina di stile medievaleggiante. Tutto il paese inoltre è stato disseminato di fontane che servivano a portare acqua al paese e che, come tutto il resto, sono state arricchite di simboli e di cartigli. Passeggiare per Rosazza è insomma un vero e proprio compendio di storia del mistero: divertitevi a scovare tutti i simboli nascosti e scopritene il significato per vivere un’esperienza diversa dal solito e di grande impatto emotivo.
Un dettaglio del Municipio MowLow*
MowLow*
ElisabettaCavagnino*
Cimitero di Rosazza ElisabettaCavagnino*
Campanile di Rosazza SHoener*
Rosazza
TORNA TORNA AL AL SOMMARIO SOMMARIO
Alessandro Vecchi - CC BY-SA 3.0
COMUNE DI ROSAZZA
Biella
Biella, Piemonte Abitanti: 104 Altitudine: 882 m s.l.m. Superficie: 9,02 km² Santo Patrono: San Pietro - 29/6
COPR
I
S
Torino
Oriana Davini
facebook.com/oriana.davini.7
Pasqua,
il gusto della tradizione hudsoncrafted**
Pasqua, il gusto della tradizione
D
opo il Natale, Pasqua è probabilmente la festa che in Italia vanta tradizioni culinarie antiche e ancora molto radicate: basti pensare alla colomba, all’agnello, alle uova in ogni versione: fresche, decorate e, ovviamente, di cioccolato. Negli ultimi anni proprio l’uovo di cioccolato, inventato a Torino e reso celebre da Fabergé nel 1883 in una versione regale con oro e pietre preziose, è diventato il dolce pasquale più iconico, grazie anche a una decisa attività di marketing. Eppure, le tradizioni locali nei
Un uovo Fabergè opsa**
territori resistono e sopravvivono: ogni borgo, infatti, conserva ricette, preparazioni, piatti tipici e soprattutto dolci legati alla Pasqua, che vengono preparati in famiglia rispettando riti antichi. E dal momento che spesso questo è anche il periodo in cui inizia la primavera, iniziamo un giro alla scoperta dell’Italia minore, delle province, dei piccoli tesori nascosti dove assaggiare una gastronomia fortemente identitaria a base di prodotti locali e assistere a riti religiosi particolarmente scenografici.
Lupe02**
Pasqua, il gusto della tradizione
Zauberei**
Pasqua, il gusto della tradizione lavaligiainviaggio**
Bobbio Luca Lorenzelli*
Dove volano le colombe
O
ltre all’uovo, la colomba è un altro dolce tipico della Pasqua: a livello industriale fu inventata negli anni Trenta a Milano, per l’esigenza di sfruttare i macchinari e la pasta usati per il panettone anche oltre il periodo natalizio. La storia della colomba è però molto antica ed è l’occasione per visitare Bobbio, centro medievale in provincia di Piacenza: famoso per il Ponte Gobbo a cavallo del Fiume Trebbia, il borgo è legato alla figura di San Colombano. Narra la leggenda che nel 612 la regina longobarda Teodolinda invitò l’abate Colombano a
pranzo per onorare il suo arrivo in città, allestendo un ricchissimo banchetto a base di selvaggina. Colombano dimostrò una diplomazia di prim’ordine: per rimanere fedele al periodo di penitenza richiesto dalla Quaresima senza però offendere i sovrani, si offrì di benedire le carni prima di consumarle. Ma una volta alzate le mani, la selvaggina si trasformò in una serie di colombe di pane bianco: l’evento colpì così tanto la regina che decise di donare una parte del terreno di Bobbio per la costruzione della futura Abbazia di San Colombano.
Pasqua, il gusto della tradizione
Pasqua, il gusto della tradizione Torta Pasqualina MaxG**
La schiacciata toscana S
postiamoci in Toscana, meta perfetta per un viaggio lento a cavallo della primavera. Qui non è Pasqua senza la schiacciata: il nome potrebbe ingannare e lasciar pensare a una focaccia. In realtà la schiacciata, riportata anche nel ricettario di Pellegrino Artusi, è un dolce molto lievitato dalla forma a cupola, inventato dalle famiglie contadine della zona nella seconda metà dell’Ottocento per smaltire la produzione di uova, particolarmente abbondante nel periodo di Quaresima. Ogni borgo toscano ha la propria versio-
ne ma il comune di Fucecchio, poco distante da Firenze, ha certificato la ricetta: lievitazione lenta e un retrogusto di anice dato dall’uso dei semi e del liquore e poi un goccio di Vin Santo. Attenzione a sconfinare nelle regioni limitrofe, dove Pasqua ha invece un sapore salato: in Liguria trionfa la Torta Pasqualina, tipica di Borgotaro, mentre in Umbria e nelle Marche si prepara la Pizza di Pasqua, pane salato a base di pecorino e servito a colazione la mattina di Pasqua o come antipasto insieme a uova sode e vino rosso.
Pasqua, il gusto della tradizione
Schiacciata pasquale toscana di Fucecchio Caffè Airone - facebook.com/caffe.airone.fucecchio
Pasqua, il gusto della tradizione Castello Chiaramonte Turturiza - Wikicommons
L’agnello pasquale T
ra gli animali protagonisti della Pasqua, a volte suo malgrado, c’è l’agnello. A Favara, borgo confinante con Agrigento, se ne prepara una versione dolce utilizzando la pasta di mandorle e la pasta di pistacchio come ripieno, il tutto ricoperto di zucchero fondente a formare il manto dell’agnello. Qui, del resto, già alla fine dell’Ottocento le suore del Collegio di Maria preparavano la frutta di martorana, vera e propria opera d’arte inserita nell’elenco dei Pat (Prodotti Agroalimentari Tradizionali italia-
ni). A loro si deve la ricetta dell’agnello pasquale: veniva tramandata oralmente dalle suore più anziane alle novizie, trovando una diffusione così rapida verso la metà del Novecento da rendere Favara “Città dell’Agnello Pasquale”. Una gita in questo periodo è l’occasione per assistere all’omonima sagra organizzata al Castello Chiaramonte, che richiama turisti anche dalle altre province siciliane: per l’occasione i pasticceri della città preparano il famoso agnello svelando tutte le fasi della preparazione.
Pasqua, il gusto della tradizione
Agnello di Favara Gianfrankino96 - Wikicommons
Nicoletta Toffano
facebook.com/nicoletta.toffano
Lisbona, città vecchia kudla*
Oltreconfine: Oltreconfine Francia
Portogallo, espressioni di umanità tra borghi e artigianato
È
al limite estremo dell’Europa occidentale che si trova il Portogallo, nella quale le abilità artigianali si sono conservate nel tempo e rappresentano un importante patrimonio culturale sia dei borghi, sia delle città. Ogni zona ha il suo artigianato tipico, spesso realizzato con materie prime locali: tanta varietà è reperibile nei negozi di Lisbona, la capitale, la quale peraltro è anche il centro del prodotto tipico portoghese per eccellenza, ovvero gli azulejos,
le famose piastrelle bianche e blu caratteristiche dell’architettura lusitana, celebrate anche nel bel Museo delle Azulejos, situato nell’antico Convento della Madre de Deus. Nelle fabbriche e nei mercatini di Lisbona se ne trovano di tutti i tipi: antiche, moderne, artistiche. Tuttavia è proprio la visita ai tanti borghi minori, da nord a sud del paese, che offre l’opportunità di scoprire, oltre ai prodotti in sé, anche l’anima delle genti che li hanno creati.
Convento Madre de Deus, Lisbona Alessandro Cristiano*
Oltreconfine: Portogallo
Il nord, la tradizione dell’argilla e della seta
S
imbolo del Portogallo, uguale a se stesso in tutte le dimensioni, conosciuto anche da chi pensa di non conoscerlo, come un ritornello musicale che si ha da sempre nell’orecchio, è il coloratissimo Gallo di Barcelos. In questo borgo antico del nord, lungo il cammino dei pellegrini che si recavano a Santiago de Compostela, una leggenda racconta come questo gallo variopinto di terracotta sia simbolo di giustizia e di fede e pertanto sia divenuto un emblema dell’intera nazione. Sempre nel nord, ecco il borgo di Castelo Branco: qui si trovano la cattedrale di origine medievale, i settecenteschi giardini terrazzati do Antigo Paço Episcopal, i palazzi nobiliari e, nella parte alta della città, il Miradouro de Sâo Gens con i resti di una fortificazione dei Templari risalente al XII secolo. Ma la vera tradizione è nella città vecchia: qui ha sede la scuola di specializzazione per formare artigiani che si dedica-
Città di Barcelos AndreLimaSa*
Città di Barcelos Sandra Moraes*
no alla produzione delle colchas, magnifiche coperte e sontuosi copriletto ricamati in seta che ricordano l’influenza della cultura orientale con cui i locali sono entrati in contatto nel passato.
Oltreconfine: Portogallo
Giardini terrazzati do Antigo Paço Episcopal, Castelo Branco Lemtal Sergei *
Miradouro de Sâo Gens, Castelo Branco Luis Pedro Fonseca*
Oltreconfine: Portogallo
Coimbra Tatiana Popova*
Oltreconfine: Portogallo
Gli oggetti più delicati dei borghi centrali I
l centro del Portogallo è un’area ricca di storia e di tradizioni raffinate, sviluppate tanto nei borghi più piccoli quanto nei centri maggiori. Tra questi Coimbra, sulle rive del Fiume Mondego; il borgo originale è una città medievale, sede di una antica università fondata nel 1290. Qui i luoghi notevoli sono molti: la barocca Biblioteca Joanina, la Cattedrale Sé Nova dei Gesuiti e la Cattedrale romanica Sé Velha per citarne solo alcuni. Le eleganti ceramiche di Coimbra sono famose perché riproducono vasellami antichi e sono rigorosamente dipinte a mano. Nel borgo di Marinha Grande, a meno di cento chilometri da Coimbra, si scoprono invece la vetreria e cristalleria più esclusive del Portogallo. La storia inizia con una foresta di 11.500 ettari di pini selvatici (Pineta di Leiria) voluta nel XIII secolo da Alfonso III in prossimità delle dune sabbiose sull’oceano. L’abbondanza di sabbia e di legna (da qui anche quella per costruire le caravelle di Colombo) favorirono il nascere dell’economia del vetro. I maestri vetrai di questo borgo producono da secoli oggetti di altissima qualità la cui testimonianza è conservata nel locale Museu do Vidro, nel Palácio Stephens.
lindasky76*
Coimbra Leoks*
Università di Coimbra Pani Garmyder*
Oltreconfine: Portogallo
Oltreconfine: Portogallo
Cattedrale Sé Nova, Coimbra mkos83*
Tappeti di Arraiolos Fotoeventis*
Artigianato multicolore tra Alentejo e Algarve
A
lentejo e Algarve, sud del Portogallo. In queste regioni rurali e caratteristiche l’artigianato dei borghi si è specializzato in molte direzioni: lavori in rame, oggetti in cuoio e in vimini, vetri dipinti e ferro battuto. Per la ricerca dei prodotti più raffinati dobbiamo spostarci in Alentejo nello splendido borgo di Arraiolos: è qui che vengono ancor oggi ricamati a mano, con un punto croce obliquo, gli originali tappeti di lana. La tradizione è antichissima e importata dalle numerose famiglie musulmane an-
Arraiolos Fotoeventis*
cora oggi qui presenti. In Algarve, l’artigianato è alimentato dalla fiorente industria turistica: i mercatini di Portimão, e non solo, propongono mille oggetti tra luci suoni e colori, ma per le produzioni di qualità occorre spostarsi nel borgo di Porches, un piccolo abitato di case bianche, lo stile di questa regione. È qui che vengono prodotte deliziose ceramiche della più tipica tradizione portoghese: oggetti di uso quotidiano e raffinate piastrelle ornamentali per la decorazione delle pareti interne delle case.
Oltreconfine: Portogallo
Porches Tupungato*
TORNA AL SOMMARIO
Capo e Chiesa della Senhora da Rocha, Algarve Carlos Neto*
Oltreconfine: Portogallo
Ivan Pisoni
facebook.com/pisoni.ivan.7
Leggende e MISTERI
re alt lte e mo end tà pri gg osi sco le uri ec
NDT*
Leggende e misteri
Il mistero del dipinto della battaglia di Anghiari F
irenze, 1503. Leonardo ha due anni per dipingere nel Salone dei Cinquecento del Palazzo del Governo la vittoria della Repubblica di Firenze sui milanesi ad Anghiari. In questo periodo il maestro si prepara cercando con grande affanno di replicare il risultato marmoreo di alcune opere romane viste a Pompei. Secondo lui, quell’opera doveva essere il suo capolavoro supremo, “la scuola del mondo”, ma mentre gli affreschi romani avevano ottenuto l’effetto liscio e lucido grazie alla fossilizzazione nei secoli, lui voleva riprodurlo con ingredienti del suo tempo: olio di
La Battaglia di Anghiari secondo il Rubens, Louvre
lino crudo misto a cera. Un tragico errore. Fu lo stesso Leonardo a scrivere che alle 13 del 6 giugno 1505 iniziò a pennellare su quella parete, ma la sua miscela non ne voleva sapere di asciugarsi e, seppur molti artisti ne ritrassero successivamente una copia, quell’affresco del Leonardo si sciolse lasciando visibile solo il nucleo centrale. A infittire il mistero fu il volere di Cosimo I De’ Medici, anni dopo, il quale chiese a Giorgio Vasari di “coprire” l’opera di Leonardo in quanto la Signoria era tornata al potere a Firenze, sconfiggendo la Repubblica, quindi le vittorie degli ex-pa-
Anghiari Stefano_Valeri*
parlato del misterioso dipinto scomparso, ma alla fine sembra che questo non sia mai esistito. In una recentissima conferenza, un team di ricercatori ha concluso che, seppur sia comprovato il fatto che Leonardo abbia fatto degli schizzi preparatori e abbia acquistato i materiali per dipingere, della messa in opera non c’è alcuna prova. Anche i pigmenti trovati da micro sonde sotto la superficie del dipinto del Vasari alcuni anni fa, che sembravano appartenere a tecniche puramente vinciane, sono stati dichiarati molto diffusi in quel periodo. Anche la scritta del Vasari “cerca trova” si è concluso che fosse uno sfottò ai nemici dei Medici in quanto il loro motto era “Libertà vo cercando”. Che sia tutto vero e il dipinto che si pensava scomparso non sia mai esistito?
Leggende e misteri
droni di casa dovevano essere dimenticate. Ma il Vasari era un grande ammiratore del Da Vinci, quindi iniziò i lavori di ristrutturazione del salone anzitutto alzando il soffitto di sette metri e poi affrescando quella parete con una scena della Battaglia di Marciano. Già in passato il Vasari aveva “coperto” altre opere di grandi quali Giotto e Masaccio con dei piccoli muri di fronte alle opere originali lasciando minuscole intercapedini per non cancellare del tutto quei capolavori. Fu questo il caso della Battaglia di Anghiari? Per di più, nel dipinto che ora “dovrebbe” coprire quello del Leonardo, il Vasari ha inserito la scritta “ cerca trova” su uno stendardo, forse a indicare che il dipinto del Maestro era proprio lì sotto? Ci sono voluti anni di studi e anche il celebre scrittore Dan Brown ha
Leggende e misteri
La Cattedrale di Acerenza Miti74*
I misteri della Cattedrale di Acerenza L’
imponente Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio Vescovo di Acerenza, è uno dei monumenti del meridione con più misteri. Qui si intrecciano storie e leggende di sacre reliquie, cavalieri templari e vampirismo. A iniziare dal santo al quale essa è dedicata, San Canio. Il Vescovo Canio fu arrestato in Africa nel III secolo dal prefetto di Cartagine per la sua fede religiosa. Dopo terribili torture (c’è chi dice che gli venne versato del piombo fuso sulle ferite) il prefetto decise di farlo
decapitare ma mentre il sant’uomo si avvicinava al patibolo, degli strani fenomeni naturali si abbatterono sul luogo spingendo il prefetto a cambiare idea e a lasciare che il vescovo potesse andar via per mare. Arrivato in Campania, con l’aiuto degli angeli, Canio avrebbe compiuto una serie di miracoli. Dopo la sua morte, i suoi resti furono portati ad Aversa e poi ad Acerenza, dove sembra siano ancora oggi ma nel 1082, l’arcivescovo Arnaldo, durante dei lavori di abbellimento, li fece nascon-
TORNA AL SOMMARIO
dere così bene che ancora non sono stati trovati. C’è invece il suo bastone, il “baculum”, che si può ammirare attraverso un buco sotto un altare. C’è chi dice che, pur essendo sigillato, il “baculum” si muova in presenza di fedeli appena confessati, avvicinandosi alla finestrella come se volesse farsi toccare. Un altro mistero legato alla cattedrale è quello del Santo Graal. La presenza dei templari ad Acerenza ai tempi delle crociate era ben nota. La cittadina era un trafficato crocevia per i pellegrini diretti in Terra Santa e i loro protettori. Il fondatore stesso dell’ordine dei Templari, Ugo Dei Pagani, era nato in un paese nei pressi di Acerenza. La credenza è che dietro una finestra murata nella cripta sia
Leggende e misteri
Acerenza illpaxphotomatic*
custodita la sacra reliquia. Ma dal sacro passiamo al profano. Sembra impossibile ma si dice che all’interno della cattedrale sia sepolta Maria Balsa, moglie del Conte Ferrillo di Acerenza e figlia di un famoso despota dell’Europa dell’est, quel Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto come il Conte Dracula. La cattedrale è disseminata di simboli che si rifanno al vampirismo. Due creature mostruose che mordono le loro vittime sul collo all’ingresso, un bassorilievo che rappresenterebbe il demone Lilith (demone che succhia sangue alle sue vittime di notte) nella cripta, un affresco raffigurante Dracula e la Madonna con bambino, tutti di spalle all’altare, come volessero voltare le spalle a Dio.
Ivan Pisoni
facebook.com/pisoni.ivan.7
lo sapevate che...
lo sapevate che... Curiosità di misteri
I
n Friuli-Venezia Giulia c’è un borgo abbandonato dove nessuno vuole vivere. Siamo a Cja Ronc, dove gli abitanti che vi si erano stabiliti dopo la Seconda Guerra mondiale sono “scappati” dopo essere stati esasperati da strani rumori notturni e misteriose presenze che riempivano le loro notti. Chi in seguito ha provato a stabilirvisi, ha poi abbandonato a sua volta il luogo dopo aver assistito a strani eventi notturni: corrente che andava e veniva, recinti divelti, oggetti che sparivano e molto altro ancora. La scena odierna è di totale e repentino abbandono. Se volete visitarlo, consiglio di farlo alla luce del sole! ChiccoDodiFC*
I
l tranquillo borgo di Asolo è patria di molti misteri. Iniziando da Francesco Zorzi, il maggior cabalista italiano del Cinquecento, alchimista e realizzatore del testo “De Harmonia mundi”; poi il fantasma nella casa del pittore veneziano Marius Pictor; lo spirito della mitica Eleonora Duse; la lumiera, un fuoco fatuo che a volte aiuta a volte spaventa; el Masariol, uno spirito satirico e dispettoso che può trasformarsi in qualsiasi animale; i can de Baldan, spiriti infernali che terrorizzano i contadini; per non parlare degli affreschi e delle particolarità architettoniche delle case. Tutto tranquillo, no?
Casa Longobarda, Asolo Maurizio Sartoretto*
L
a spada nella roccia esiste e non è Excalibur. Siamo nei pressi di Chiusdino in provincia di Siena, dove vicino all’Abbazia di San Galgano, splendido complesso a cielo aperto, possiamo trovare l’Eremo di Montesiepi, una cappella al cui interno c’è realmente una spada conficcata saldamente in una roccia. La leggenda vuole che sia la spada di San Galgano che la piantò lì quando decise di abbandonare i suoi averi e dedicarsi alla vita spirituale.
La spada nella roccia di San Galgano silvia.cozzi *
TORNA AL SOMMARIO
I
l borgo di Camogli ha un’isola. Oggi non sembra possibile, ma come testimoniato da una maiolica blu nella piazzetta di Santa Maria Assunta - che ritrae il borgo nel 1518 -, Camogli ha un’isola. Il mistero sta nel fatto che il palazzo - di gusto veneziano - che divide il porticciolo dal camminamento sul lungomare, si staglia sull’acqua creando un’illusione ottica che dà un senso di continuità al paesaggio. Sul “piccolo isolotto” si trovano il Castello di Camogli, la chiesa e alcune abitazioni.
Camogli Angelo Cordeschi*
L
Tomba di Antenore, Padova Andrea Cimini*
A
Leri Cavour c’è una bara che compare e scompare. Siamo nei pressi della strada delle Grange lungo le risaie tra Crescentino e Vercelli. Lungo la strada c’è lo svincolo per Leri Cavour, borgo abbandonato e dal senso spettrale. Tra le stalle e le abitazioni abbandonate ecco apparire una bara. Una bara che oggi c’è, domani no. Di sicuro si tratta della trovata di qualche burlone ma la cosa ha fatto notizia. Volete andare a vedere se oggi c’è?
Nei pressi di Vercelli Sam Strickler*
lo sapevate che... Curiosità di misteri
a città di Padova sarebbe stata fondata da un principe troiano. Si tratta di Antenore che, secondo Virgilio, nell’Eneide attribuì al principe la fondazione della città veneta dopo la distruzione di Troia. Indicato nell’Iliade come traditore, Dante chiamò il girone dei traditori Antenora. Nel 1274, durante la costruzione di un ospizio a Padova, fu rinvenuta un’arca funeraria che, secondo l’erudito Lovato Lovati, conteneva i resti di Antenore. Così nel 1283 fu eretto un monumento in suo onore contenente l’arca in Piazza Antenore. Purtroppo nel 1985 l’arca fu riaperta e si scoprì che i resti erano in realtà di un guerriero ungaro.