GSA 4/2014

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TECNOLOGIE PREVENZIONE INFEZIONI

sorveglianza e prevenzione delle infezioni da clostridium difficile nell’azienda sanitaria di firenze*

50 APRILE 2014

L’Azienda Sanitaria di Firenze a partire dall’anno 2010 ha attivato un sistema di sorveglianza per la patologia da Clostridium difficile. L’attuazione di una serie di provvedimenti innovativi e l’adozione di vari strumenti operativi hanno favorito importanti miglioramenti nel controllo del rischio di tale patologia. Introduzione

* Tratto da L’Ospedale

Negli ultimi anni la patologia da Clostridium difficile sta diventando motivo di seria preoccupazione nelle Strutture Sanitarie per la sua severità, per l’aumentata incidenza, per la morbosità associata alla difficoltà a contenerne la diffusione e per l’impatto significativo della mortalità ad essa associata. Attualmente l’infezione da Clostridium difficile (CDI) acquisita in ambito assistenziale, sia in ospedali per acuti che in strutture residenziali, rappresenta una tra le prime cause di infezioni correlate all’assistenza, come testimoniano gli interventi della letteratura internazionale che ne tracciano un quadro complesso e di crescente rilevanza. Dati recenti dell’Health Protection Agency riferiscono un aumento allarmante dell’incidenza nel Regno Unito con un numero di nuovi casi che passa da 1.000 nel 1990, a 43.672 nel 2004 e a 55.000 nel 2006, con un aumento del 38% in soli due anni. Il trend epidemiologico è in aumento anche a livello Europeo con un’incidenza che passa da 2.45 casi/ 100.000 giorni di ricovero del 2005, a 5.5 casi / 100.000 giorni di ricovero nel 2008. Significativo è lo studio condotto negli Stati Uniti dove le diagnosi di Clostridium diffi-

di Anna Poli*

cile sono passate da 3,82/1000 dimissioni a 8,75/1000 dimissioni nel 2008 interessando nel 67% dei casi la popolazione più anziana. I certificati di morte con diagnosi di enterocolite da CDI sono nettamente aumentati di quasi dieci volte dal 1999 al 2008 con un numero di casi diagnosticati come principale causa di morte. I determinanti del nuovo quadro epidemiologico sono attribuibili alla diffusione di nuovi ceppi ipervirulenti, all’aumento di specifici fattori di rischio legati ai cambiamenti in procedure sanitarie (vedi l’esposizione frequente ad antibiotici) e al diverso profilo di rischio relativo alla popolazione anziana. Negli Stati Uniti sono stati osservati casi di infezioni gravi da Clostridium difficile in popolazioni tradizionalmente considerate a basso rischio (low risk populations) come preadolescenti non esposti a cure mediche e puerpere. Nonostante il rischio individuale di sviluppare CDI sia legato maggiormente all’esposizione a molteplici classi di antibiotici e/o a terapie prolungate, è emerso tuttavia, come l’esposizione ad una singola dose di antibiotico somministrato per profilassi perioperatoria sia associato ad un aumentato rischio di sviluppare CDI. La necessità di disporre di un sistema di sorveglianza è sottolineata anche dal fatto che l’ European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha recentemente avviato un progetto per migliorare la capacità dei paesi membri di condurre la sorveglianza delle CDI attraverso un’azione mirata a promuovere la capacità diagnostica di laboratorio e definire un protocollo comune europeo, rafforzando le raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea del 5 Giugno 2009.

La sorveglianza deve consentire infatti il monitoraggio del trend epidemiologico della malattia e la caratterizzazione dei ribotipi prevalenti, già precedentemente descritti in altri paesi o non ancora identificati. Avere a disposizione dati epidemiologici sulla reale frequenza di CDI risulta necessario per aumentare la percezione di tale problema negli operatori sanitari e per attivare interventi per il miglioramento del livello di salute di una popolazione.

Materiali e metodi Sebbene l’attuazione di numerose iniziative abbia comportato importanti miglioramenti nel controllo del rischio di tale patologia, si è ritenuto di dover approfondire la conoscenza del fenomeno garantendo un sistema di sorveglianza attiva. A fronte della rimodulazione dell’offerta assistenziale, la sorveglianza attiva deve coinvolgere tutto il processo assistenziale, dalla realtà ospedaliera ai nuovi contesti sanitari. La S.O.S. Vigilanza e Controllo Infezioni Correlate all’Assistenza della Azienda Sanitaria di Firenze ha avviato a partire da Gennaio 2010 un sistema di gestione e controllo del rischio infettivo completo nei suoi aspetti epidemiologici e strutturali, che consente oltre al monitoraggio costante del trend epidemiologico, l’analisi dei costi e benefici ad essa correlati. L’attività di sorveglianza è svolta grazie alla collaborazione delle Direzioni Sanitarie di Presidio Ospedaliero e della S.O.S. Epidemiologia. La popolazione inclusa nella sorveglianza è quella sottoposta a regime di ricovero ordinario nei cinque presidi ospedalieri dell’Azienda Sanitaria Fiorentina (P.O. San Giovanni di Dio, P.O. S. Maria Annunziata, P.O. del Mugello, P.O. S. Maria Nuova, P.O. Serristori). I cin-


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