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EDITORIALE
Inizia un nuovo anno ed è il momento delle previsioni, dei programmi strategici e dei progetti. E se è vero che per il settore orafo il prossimo futuro si profila non privo di nubi all’orizzonte, è altrettanto vero che si vanno definendo anche nuove opportunità. L’ultimo Worldwide Luxury Market Monitor presentato da Altagamma sull’andamento del mercato dei beni di lusso per la persona ha puntato i riflettori sui big spender del futuro, che saranno sempre più “asiatici, digitali e giovani”. Grandi performance sono infatti attese dalla generazione Z, quella dei ragazzini di oggi, attentissimi ai problemi etici e ambientali. Per intercettare questi eco-guerrieri, consumatori del lusso di domani, saranno dunque richieste - piaccia o non piaccia - policy a prova di etica, serie e ben definite, che interessino tutta la filiera. A monte resta comunque il problema di far entrare il gioiello nella sfera d’interesse di una generazione che appare sostanzialmente indifferente a gemme e preziosi, e molto più curiosa di tecnologia e mondo digitale. Per quel che riguarda il nostro Paese, forse la sfida sta proprio nel trovare un modo efficace ed emozionante di raccontare e dispiegare tutto quel bagaglio di cultura e competenze che è il vero segreto e l’essenza del Made in Italy: il 2020 vedrà l’Orafo Italiano concretamente impegnato in questo senso, grazie a importanti iniziative e a nuove, prestigiose collaborazioni.
The beginning of every new year is time for forecasts, strategic plans and projects. And while the future of the jewellery industry may look cloudy, it is equally true that new opportunities are also arising. Altagamma’s latest Worldwide Luxury Market Monitor on the performance of the personal luxury goods market has turned the spotlight on the big spenders of the future, who will be increasingly “Asian, digital and young”. Very sensitive to ethical and environmental issues, today’s teenagers, known as Gen Z, are expected to be the new big spenders. Like it or not, the only way to attract these eco-warriors, who are tomorrow’s luxury consumers, will be to introduce some serious, well-defined ethical policies applicable to the entire supply chain. There remains the problem of engaging a generation that seems quite indifferent to gemstones and jewellery, and much more curious about technology and digital applications. As for Italy, perhaps the challenge is to find an effective and exciting way to tell the story of our industry and explain the traditional culture and skills that are the real secret and essence of the Made in Italy label. To address this challenge, l’Orafo Italiano will take concrete action with major initiatives and prestigious new partnerships in 2020.
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A NNO L X X I V N UM E RO 0 1/ 0 2 - G E N N A I O/ F E B B RA I O 20 20
DI RE TTORE RE S P ON S A B I L E A N DR E A A IE L L O DI RE TTORE C RE A TI VO DO ME N IC O F E ST A d o m e n ic o .fe s t a @ e d ifis .it C OORDI N A M E N TO E DI TORI A L E A N T O N E L L A GA R E L L O a n t o n e lla .g a r e llo @ e d ifis .it I N RE DA Z I ON E SIMO N A IN F A N T O L IN O S E N I OR E DI TOR A T L A RG E IL A R IA DA N IE L I C OL L A B ORA TORI LEA ALLEN , LUIGI COS TAN T IN I, SIMO N E T T A DE P A SC A , V A L E R IO F A C C E N DA , R IC C A R DO F E R R A T O , MICHELE MEN GOLI, OR LA N DO P A ST O R E L L O , SA MA N T HA P R IMA T I, L A UR A SA L A , DIE GO SO P R A N A P ROG E TTO G RA F I C O F A BR IZIO MA J E R N A A RTW ORK C L O SE UP ST UDIO S TRA DUZ I ON I P R O MO -E ST P UB B L I C I TÀ d ir c o m @ e d ifis .it TRA F F I C O P UB B L I C I TA RI O F R A N C E SC A GE R BIN O fr a n c e s c a .g e r b in o @ e d ifis .it S TA M P A C P Z S.P .A . C O ST A DI ME ZZA T E BG EMAIL o r a fo @ e d ifis .it W E B S I TE w w w .o r a fo it a lia n o .it P RE Z Z O P E R C OP I A € 5,00 / A RRE TRA TI € 1 0,00 A BBONA MENTI abbonamenti@ e d ifis .it
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L’ORAFO
ITALIANO
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Van Cleef & Arpels a Palazzo Reale
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FLASH
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AL E S S I DOM EN I C O
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In copertina: catene Alessi Chain di Alessi Domenico in oro giallo. Cover: Alessi Chain by Alessi Domenico in yellow gold. Photo Riccardo Ferrato per Close Up Studios.
MJW: i gioielli danno spettacolo
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FLASH
IL TEMPO,
LA NATURA
L’AMORE / di Ilaria Danieli
I Collana Zip del 1951. È in platino, oro giallo, zaffiri, smeraldi, rubini e diamanti. Considerata un capolavoro d’ingegno, la collana Zip presenta la particolarità di trasformarsi in bracciale facendo scorrere il pompon. Pare che sia stata la Duchessa di Windsor a suggerire a Renée Puissant, in quegli anni direttrice artistica della Maison e figlia della coppia fondatrice, l’idea di un gioiello ispirato alla chiusura lampo.
n un momento in cui l’Italia sembra diventata una periferia nel mondo del lusso, rispetto alla centralità della Francia, per la moda, e degli USA, per il lifestyle, l’iniziativa di Van Cleef & Arpels che ha allestito una grande mostra a Milano, a Palazzo Reale, visitabile fino al 23 febbraio, non può che confortare, perché dimostra la volontà chiara della maison di gioielleria di investire sul nostro Paese, nonostante non offra garanzie di mercato all’altezza, forse, delle aspettative del marchio. L’ampiezza dell’esposizione e il numero degli oggetti esposti (tutti di grande valore) sono infatti veramente memorabili, un’occasione unica e rara di vedere uno spaccato di storia preziosa che non capiterà facilmente, in futuro, di ospitare a Milano. Il titolo “Il tempo, la natura, l’amore”, così come la traccia individuata nelle Lezioni Americane di Calvino come filo conduttore ideale delle
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diverse sezioni della mostra, sono opera della curatrice Alba Cappellieri, docente di design del gioiello e autrice di diversi libri sul tema, e rappresentano un efficace trait d’union tra lo spirito della maison e la cultura italiana, ma non rubano la scena ai capolavori esposti, che basterebbero pienamente a giustificare la visita. Attraverso le sale, elegantemente oscurate e attraversate da luci colorate, si compie un viaggio nel tempo scandito dai gioielli che hanno dato forma all’estetica delle epoche succedutesi dal primo Novecento a oggi, riportando in vita in forma preziosa l’esotismo degli anni ’20, l’Art Déco degli anni ’30, il modernismo dei ’50 e l’opulenza degli ’80, con godibili digressioni nel mondo della danza, degli oggetti quotidiani, degli orologi e dei sentimenti: uno tra tutti, il più celebrato, l’amore. Lo spirito fiabesco e romantico della maison, la sua leggerezza mai stucchevole,
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Sopra, Clip Oiseau de Paradis del 1942 in oro giallo, platino, rubini, zaffiri e diamanti. Le piume delle ali sono incastonate con zaffiri e rubini, il becco è in diamanti taglio brillante montati su platino. A sinistra, bracciale orologio Ludo à volets del 1949 in oro giallo, zaffiri e diamanti. Ludo era il soprannome dato a Louis Arpels dai famigliari e a lui è infatti dedicata questa linea di preziosi. Ispirato alla forma delle cinture, questo esemplare è costituito da una maglia in oro con motivi a mattoncino. La composizione è completata da due archi di cerchio in serti mystérieux di zaffiri.
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dominano le sale con una coerenza che non viene messa in discussione nemmeno da pezzi arricchiti da oltre 745 diamanti e 470 carati di smeraldi (il collier “indiano”). «Questa capacità di rimanere coerente con il proprio stile, d’integrare le innovazioni senza tuttavia lasciarsi dominare dallo spirito del tempo ha detto Nicolas Bos, presidente e CEO di Van Cleef & Arpels - incarna la vera forza della maison». Chi ha un po’ di confidenza con il settore già conosceva, per averle viste nei libri, alcune pietre miliari della storia della gioielleria riconducibili al marchio francese, come il serti mysterieux, un brevetto del 1933 che consente di incastonare le gemme in un binario minuscolo che le blocca senza rendere necessarie le griffe, ma vedere la broche Pivoine dal vivo è tutt’altra esperienza. Una superficie continua di rubini, incorniciati da diamanti, fissati come per magia sull’oro bianco senza apparenti strutture di bloccaggio, oltre a meravigliare rende perfettamente l’idea di quanto studio e lavoro manuale certosino si nascondano dietro la bellezza secondo Van Cleef & Arpels. Una bellezza, d’altra parte, a suo modo regale, perché creata per Edoardo VIII d’Inghilterra in occasione di un regalo speciale, una spilla di forma vegetale, destinata alla sua amante,
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Clip Pivoine del 1937 in platino, oro giallo, serti mystérieux di rubini e diamanti. La peonia dispiega i petali impreziositi da 640 rubini, un cuore con sei rubini ovali sfaccettati e il fogliame ornato di 43 diamanti taglio baguette e 196 diamanti taglio rotondo.
Wallis Simpson, nel corso di una delle più chiacchierate e scandalose love stories del secolo scorso. Allo stesso modo si sapeva che la maison aveva brevettato il design di un collier a forma di zip (funzionante), un meccanismo di chiusura per abiti introdotta sul mercato nel primo Novecento, ma vedere una decina di collane Zip tutte insieme nel buio suggestivo di Palazzo Reale lascia senza fiato. Di meraviglia in meraviglia, si scoprono anche opere meno conosciute e originali, come i gioielli di ispirazione precolombiana, che troneggiano nella sala dedicata alle tendenze archeologiche degli anni ’20, quando la scoperta della tomba di Tutankamon generò una vera e propria mania. Ci si tuffa poi nel jet set degli anni ’40 con l’inedita sezione sugli oggetti funzionali, che mostra alcuni portasigarette, alcune (rare) pendulette e soprattutto un paio di minaudières passate alla storia. Fu proprio Charles Arpels, infatti, a immaginare una borsetta rigida (minaudière rimanda al termine minuzia, miniatura) per Florence Jay Gould, moglie del magnate delle ferrovie americane, un cofanetto grande poco più di una mano in grado di contenere con eleganza tutto ciò di cui una signora del primo dopoguerra aveva necessità in ogni momento della giornata, anche se fuori casa o nel corso di un party: un rossetto, uno specchietto, un accendino, un tocco di cipria, una spruzzata di profumo. La minaudière Volute del 1935, in platino, oro, lacca e diamanti, è un congegno superbo fatto di incastri e cassettini che si aprono e chiudono rivelando segreti contenitori, tutto
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da guardare ed esplorare. Il senso plastico della maison, che ha collaborato con il coreografo Balanchine per ottenere risultati impeccabili anche agli occhi di un esperto di danza, è poi ampiamente esplorato nella sala dedicata alle ballerine, un atout di Van Cleef & Arpels, mentre il suo spirito romantico si esprime nella sezione dedicata all’amore e agli innamorati, ricca di principi e principesse, oltre, naturalmente, che di coppie eccellenti come gli amanti di Verona, Giulietta e Romeo. Si esce da Palazzo Reale con l’impressione di avere per un momento dimenticato il ritmo della vita reale in favore dell’immaginazione. Come diceva Calvino nelle Lezioni Americane, «La fantasia è una specie di macchina elettronica che tiene conto di tutte le combinazioni possibili e sceglie quelle che rispondono a un fine, o che semplicemente sono le più interessanti, piacevoli, divertenti».
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Compared to the central role of France for fashion and the US for lifestyle, Italy seems to have become a suburb for the luxury industry; in this difficult time, the major exhibition set up in Milan at Palazzo Reale until February 23rd and organised by Van Cleef & Arpels is an encouraging sign, showing the brand’s clear willingness to invest in this country, although it may not meet its expectations when it comes to sales. The extent of the exhibition and the number of valuable objects on display are truly memorable; it is a unique and rare opportunity to get an inside view of the celebrated jewellery company’s history in a way that will not be easily matched in Milan any time soon. The title “Time, Nature, Love”, as well as the references to Calvino’s Six Memos for the Next Millennium as an ideal theme for the different areas of the exhibition have been curated by Alba Cappellieri, jewellery design teacher and author of several books on the subject; they represent an effective link between the spirit of the French label and Italian culture, without stealing the show from the masterpieces on display, which alone would be enough to make the exhibition worth a visit. Elegantly darkened and interspersed with colourful lights, the halls take visitors on a journey through time, marked by the jewellery pieces that shaped the style of different eras from the early 20th century to the present day. And they do so by reviving 1920s exoticism, 1930s Art Deco, 1950s modernism and the opulence of the 1980s, with enjoyable digressions into the world of dance, everyday objects, watches and feelings, including the greatest and most celebrated of them all – love. Tastefully lighthearted and never banal, the labels fairy-tale, romantic spirit dominates the halls with unquestionable consistency, even when it comes to pieces embellished with more than 745 diamonds and emeralds weighing over 470 carats (the “Indian-inspired” necklace). «This ability to stay consistent with your own style and to integrate innovation without being dominated by the spirit of the times - said Nicolas Bos, President and CEO of Van Cleef & Arpels - embodies the true strength of the company». Anyone who is a little familiar with the jewellery sector already knew, from what they read in books, that we owe some major jewellery history milestones to the French brand, such as the serti mysterieux or mystery setting, developed in 1933 to set gemstones into tiny rails that lock them without relying on traditional prongs; however, seeing the Pivoine clip in person is quite another thing. A continuous surface of rubies, framed by diamonds, set on white gold as if by magic, with no apparent locking structures, strikes the eye while also revealing the painstaking mental and manual work behind Van Cleef & Arpels’s concept of beauty. A regal kind of beauty, as it was created for Edward VIII,
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King of England, for a special gift: a plantshaped brooch for her lover, Wallis Simpson, during one of the most talked about and scandalous love stories of the last century. Also for Simpson, the jewellery company famously patented a special necklace that opens and closes like a zip, a garment closure launched in the early 20th century, but seeing ten or so Zip necklaces all together in the evocative darkness of Palazzo Reale is really breathtaking. From one wonder to another, we discover also less known and original pieces, like the pre-Columbian epoch-inspired jewels exhibited in the hall dedicated to the archaeological trends of the 1920s, when the discovery of King Tut’s tomb spawned a craze. The show continues with a look back to the 1940s and jetsetters, in a new area that features functional objects including cigarette cases, some (rare) pendulettes and a couple of minaudières that have gone down in history. It was Charles Arpels who designed a hard-box bag (minaudière evokes the word miniature) for Florence Jay Gould, the wife of the famous American railroad magnate. It was a case, barely bigger than a hand, which could elegantly contain everything a lady of the
first post-war years could ever need, even when she was away from home or at a party: a lipstick, a mirror, a lighter, some powder, a small bottle of perfume. Made of platinum, gold, lacquer and diamonds, the 1935 Volute minaudière is a superb case bag with interlocking units and compartments that open and close, revealing secret containers to admire and explore. The company’s sculptural vision is then extensively explored in the hall dedicated to ballerinas, an iconic theme for Van Cleef & Arpels, which collaborated with choreographer Balanchine to get impeccable results even in the eyes of a dance expert, while the label’s romantic spirit is expressed in the area featuring love and lovers, full of princes and princesses, as well as iconic couples like Shakespeare’s Romeo and Juliet. As you leave Palazzo Reale, you will feel like you forgot about the pace of real life to let imagination run loose. As Calvino said in his Six Memos for the Next Millennium, «the imagination is a kind of electronic machine that takes account of all possible combinations and chooses the ones that are appropriate to a particular purpose, or are simply the most interesting, pleasing, or amusing».
In questa pagina, dall’alto: spilla Roméo del 1951 ca. in oro giallo, smeraldi, rubini e perle di coltura. Sotto, collana Lion Barquerolles del 1971 trasformabile in due bracciali, una clip e un pendente. È in oro giallo, smeraldi e diamanti: appartenuto a Liz Taylor, il collier è ispirato ai battenti veneziani. La criniera del leone risplende di diverse decine di elementi a forma di barca collegati tra loro attraverso un ricercato sistema di ammagliatura.
Pagina accanto, dall’alto: minaudière Volute del 1935 in platino, oro giallo, lacca e diamanti. Concepita nel 1933, questa pochette da giorno e da sera fu ispirata a Charles Arpels da Florence Jay Gould, moglie del magnate delle ferrovie americane Frank, che desiderava una borsetta in cui poter riporre, con eleganza, tutti gli accessori femminili. Sotto, spilla Juliette (scena dal balcone) del 1951 ca. in oro giallo, smeraldi, zaffiri, rubini e perle di coltura.
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ITALIANO
ADVERTORIAL
L’ORAFO
ALESSI
R
DOMENICO einventarsi non è mai semplice, soprattutto quando si parla di grandi classici della gioielleria. Eppure l’azienda Alessi Domenico, in attività a Bassano del Grappa (Vicenza) dal 1946, è riuscita a dare nuova vita a un evergreen come le catene. Questo grazie alle capacità e competenze della famiglia Alessi che è sempre stata il cuore dell’azienda, anche oggi che con Filippo, Tobia e Alice è giunta alla sua quarta generazione, con immutato entusiasmo e tanta voglia di mettersi in gioco. E per chi è sempre a caccia di nuovi input le sfide non sono mai abbastanza. «I mercati a cui ci rivolgiamo, dall’America all’Asia – ci spiega Alice Alessi, Direttore Commerciale e Marketing dell’azienda – sono una fonte inesauribile di idee. Su questi spunti il nostro team di ricerca e sviluppo lavora incessantemente per permetterci di rispondere in maniera concreta e innovativa alle esigenze del mercato». Come da tradizione sarà VicenzaOro January il trampolino di presentazione delle nuove collezioni 2020. «VicenzaOro rappresenta un punto di riferimento di importanza internazionale –
continua Alice Alessi – Ogni anno partecipare è come tornare a casa». E quella di quest’anno sarà una casa ricca di novità: l’azienda, infatti, presenterà per l’universo femminile la linea Tempo che rivisita la classica catena in oro creandone una versione personalizzabile. «I gioielli di questa collezione si trasformano seguendo la fantasia di chi li indossa: una body chain può diventare una collana a più fili e poi una cintura o un bracciale può trasformarsi a seconda del gusto di chi indossa il gioiello o dell’occasione in cui decide di sfoggiarlo». La collezione A1, invece, si rivolge all’uomo, è realizzata in argento e rappresenta l’aspetto più moderno della produzione grazie alla combinazione di lavorazione galvanica e finiture high-tech che permettono all’azienda di aprirsi al mondo delle colorazioni e di aggiungere un tocco unico e contemporaneo a ogni gioiello maschile. Dopo l’appuntamento italiano con VicenzaOro, e poi con OroArezzo, sarà la volta di volare fuori dal Paese, al JCK e all’Hong Kong Jewellery & Gem Fair dove i gusti internazionali risultano essere spesso contrastanti, dal pubblico asiatico
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che predilige le catene sottili e leggere a quello americano che punta su volumi più imponenti. Un prodotto che negli anni è riuscito a mettere sempre tutti d’accordo è sicuramente l’iconica Alessi Chain, best seller dell’azienda e prodotto più venduto a livello internazionale tra tutti i 42.000 articoli realizzati. Un classico senza tempo che la Alessi Domenico ha saputo portare avanti nel corso degli anni, senza mai perdere il legame con le sue origini, a fianco di produzioni più recenti e sperimentali. A tal proposito, la famiglia Alessi ha deciso di investire molto nella ricerca e sviluppo innovando e reinventando continuamente. «L’esperienza decennale di mio padre unita alle conoscenze tecnologiche di mio fratello ci hanno permesso di rivoluzionare il concetto di catena tre colori combinando oro giallo, rosa e bianco col risultato di avere un unico filo di oro nelle tre colorazioni di lega naturale differente». Quando si dice che l’unione – che sia dell’oro, dei link di una catena e soprattutto dei membri di una famiglia – fa la forza!
Reinventing is never simple, especially when we talk about the big classic items of jewellery. Yet, the Alessi Domenico company, which has been operating in Bassano del Grappa (Vicenza) since 1946, has managed to give a new life to such an evergreen as chains. This thanks to the capacities and competences of the Alessi family that has always been the heart of the company, even today that, with Filippo, Tobia and Alice has reached its fourth generation with unchanged enthusiasm and the will to put themselves to the test. And for those who are always looking for new inputs, the challenges are never enough. «The markets we address to, from America to Asia – says Alice Alessi, Sales and Marketing Manager of the company – are an infinite source of ideas. Our research and development team continuously work to help us answer in a concrete and innovative way to the market needs». As a tradition, VicenzaOro January will be the springboard for the presentation of the new 2020 collections. «VicenzaOro represents an international reference point - Alice Alessi continues – Every year
participating is like coming back home». And this year’s home will be rich in novelties: the company, in fact, will present, for the female universe, the Tempo line that reinterprets the classical golden chain creating a customisable version. «The jewels in this collection change following the imagination of those wearing them: a body chain can become a multithread chain and then a belt or a bracelet can transform based on the taste of those wearing the jewel or the occasion for which it is flaunted». The A1 collection, conversely, is addressed to men: It is made in silver and represents the most modern aspect of production thanks to the combination of galvanic working and high tech finishings that allow the company to open to the world of colourings and add a unique and contemporary touch to any male jewel. After the Italian event with VicenzaOro and then OroArezzo, it will be time for flying out of the country, to JCK and to the Hong Kong Jewellery and Gem Fair where the international tastes are increasingly often conflicting, from the Asian public favouring thin and light chains and the American one
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pointing to higher volumes. A product that, over the years, has managed to convince everyone is certainly the iconic Alessi Chain, company best seller and most sold product on an international level among all the 42,000 manufactured items. A timeless classic that Alessi Domenico has managed to continue manufacturing over the years, without ever loosing the connection with its origins, alongside with more recent and experimental productions. In this regard, the Alessi family has decided to invest much on research and development continuously innovating and reinventing. «My father’s decennial experience combined with my brother’s technological knowledge allowed us to revolutionise the concept of threecolour chain combining yellow, rose and white gold resulting in a unique gold thread in the three colours of different natural alloy». When they say that unity is strength – whether in gold, in the links of a chain and, above all, the members of a family!
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Monochrome beauty
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In apertura: collana crochet di Ronco in oro giallo e rosa. In questa pagina: orecchino di Giordini in oro elettroformato della linea Soffio.
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Pagina a fianco: collane di Micheletto in argento con perle freshwater e zirconi della collezione Silver Mesh. In questa pagina: bracciale di Magie Preziose in argento placcato oro della collezione Magie.
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In queste pagine la modella indossa un bracciale realizzato con catena in oro diamantata di Alessi Domenico e un anello di Magie Preziose in argento placcato oro. Pagina seguente: collana e bracciali di Micheletto in argento, palissandro, ebano e corno di bufalo satinato della collezione BonBon.
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MODA
ui non si parla di mogli di cowboy. Qui si parla di ragazze del West. Chiamarle cowgirls sarebbe riduttivo. Donne indipendenti e solidali. Sempre un passo avanti, ma non fuori dal tempo in cui si trovano. È noto che nell’Old Wild West le donne ci fossero. Mogli e madri, ballerine, galeotte e poi c’erano loro, esemplari unici di donne irriducibili. Quelle poche che sono riuscite a raggiungere l’estremo ovest. Selvagge e sentinelle di una libertà contemporanea, difesa a denti stretti in un mondo che non contemplava donne che correvano coi lupi. Aurea ancestrale e testa pensante. Niente di più sexy e invidiabile. Con una grammatica estetica ben definita che all’epoca era frutto del tempo e della trasgressione a quella cultura misogina. Gonne ampie e lunghe fissate da cinturoni di cuoio importanti, a definire potere; gli inconfondibili stivali di cuoio bene in vista, cappelli di feltro come li portavano i cowboy, camicie bianche e gioielli etnici, di un’etnia che stava nascendo. Oggi ritorna questa grammatica in maniera quasi copiativa. Come se le silhouettes potessero sovrapporsi. Torna quell’estetica nei maximaglioni jacquard di Alanui, negli stivali di Aquazzura, che riproducono i classici texani ma si ridefiniscono nelle proporzioni e nei dettagli, nei total look di Ysl in cui le ragazze del west strizzano l’occhio alle boho. Le gonne si accorciano a diventare micro e gli stivali si allungano a coprire il ginocchio. E poi i gioielli che sono ricchi e ultra preziosi ma mantengono quel tocco etnico. Quel lessico si ripresenta a contrasto, con lo stile mainstream contemporaneo che non vuole nessuna tendenza, e si accinge a riscrivere inconsciamente una psicanalisi del femminile attorno all’intuizione della donna selvaggia che fu di Clarissa Pinkola Estés. Quella donna in cui risiede una forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna. Ma oggi ormai capace di non sottomettersi a stereotipi.
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This is not about cowboy wives. This is about girls from the West. Calling them cowgirls would be an understatement. Independent and supportive women. Always one step ahead, but not out of time. We all know that there were women in the Old Wild West. Wives and mothers, dancers, convicts, and then there were them, unique examples of unbreakable women. The few who managed to reach the far west. Savage keeps of contemporary freedom, which they defended through gritted teeth in a world that would not approve women who run with wolves. An ancestral flair and a cunning mind. There’s nothing more attractive and enviable. But also, a well-defined look, resulting from the transgression of the misogynist culture of the time. Wide and long skirts cinched by large leather belts as a symbol of power; unmistakable, well-visible leather boots, cowboy-style felt hats, white shirts and ethnic jewellery identifying a rising ethnicity. This style is back in fashion today, as if it was painstakingly copied, with matching silhouettes. It can be seen in oversized Alanui jacquard sweaters, in Aquazzura boots
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reproducing Western-inspired cowboy boots - albeit with finer proportions and details, in Ysl’s total looks, with Western girls nodding at boho style. Skirts became shorter, turning into mini-skirts, while boots stretched up to cover the knee. Jewellery is lavish and ultraprecious but preserves an ethnic touch. That look is coming back in contrast with the contemporary mainstream style that wants no trends, and is unconsciously preparing to rewrite a psychoanalysis of women, based on Clarissa Pinkola Estés’s concept of the Wild Woman; a woman with a powerful, instinctive and creative mental strength, a fiery yet maternal wolf. But now capable of rejecting stereotypes.
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In alto, a sinistra: orecchini Birdy di Isabel Marant. Qui sopra: campagna pubblicitaria FW2019 di Alanui.
17-22 JANUARY 2020 V I C E N Z AO R O
B R A N D
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GOLAY È UN MARCHIO DI GIOIELLI CON DIAMANTI E PERLE HANDMADE IN ITALY DI PROPRIETÀ DELLA WORLD DIAMOND GROUP S.P.A.
GOVONI GIOIELLI
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PEOPLE & BRANDS
IL GRAND TOUR DEL TERZO MILLENNIO / di Antonella Garello
olto ho veduto, ma ancor più ho riflettuto»: così scrive Goethe nel suo Viaggio in Italia, resoconto di quello straordinario Grand Tour che lo scrittore compì tra il 1786 e il 1788 nel nostro Paese (sotto falso nome, per poter viaggiare e osservare in piena libertà), alla scoperta delle sue tante meraviglie artistiche e naturali. A sua volta Laura Inghirami, influencer specializzata nel gioiello, con alle spalle studi in economia, marketing e comunicazione ed esperienze lavorative nel mondo del lusso, ha avviato il progetto di un proprio personale Grand Tour nell’Italia contemporanea del prezioso, alla scoperta di quelle eccellenze che oggi come allora continuano a stupire per la loro bellezza e armonia. «Fin dal Seicento i nobili venivano in Italia dagli altri Paesi europei per istruirsi: ammiravano paesaggi, città e monumenti e tornavano in patria carichi di souvenir e manufatti da esibire in famiglia e società - spiega Laura Inghirami - Allora mi è venuta la curiosità di andare a scoprire le eccellenze di oggi, quei gioielli che hanno una loro storia da raccontare, che comunicano emozioni ed energia perché sono figli di tradizioni e valori tramandati di generazione in generazione, emanazione diretta di una bellezza secolare, di un territorio meraviglioso che da sempre ispira i nostri artisti». Per Laura Inghirami l’eccellenza va al di là del valore economico o del prestigio di un brand: «Eccellenza vuol dire idee, sentimenti, tempo e tecnica. I gioielli che ho selezionato per il mio
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Grand Tour nascono dalle mani di artigiani straordinari che hanno talento, passione, orgoglio del proprio lavoro, tanta curiosità e la spinta ad andare sempre oltre, a esplorare i propri limiti e a interrogarsi sui risultati del proprio operato. Da loro ho imparato tantissimo e sono orgogliosa di raccontare le loro storie e i loro percorsi». Il Grand Tour rappresenta un viaggio nella bellezza e nella creatività che Laura traduce con articoli pubblicati nel sito di donnajewel.com e con suggestivi videodocumentari su facebook e sulla sua pagina Instagram @donna.jewel. «Mi impegno a far conoscere queste storie di eccellenza attraverso i social media e avvicino i giovani al gioiello, mostrando loro tutto il bagaglio di cultura e competenze che sta dietro a queste vere e proprie opere d’arte. I feedback sono lusinghieri, in tanti mi scrivono per poter entrare in contatto con questi artigiani che sanno incuriosire ed emozionare». Al di là delle singole storie raccontate, il Grand Tour di Laura Inghirami - che la nostra rivista comincerà a pubblicare a partire dal prossimo numero - vuole stimolare una riflessione sulla creatività e sui mondi che questa spalanca. Laura conferma: «Oggi siamo inondati di prodotti di cui spesso non sappiamo nulla, fermarci a riflettere sulla storia di chi sta dietro a questi oggetti significa entrare in un mondo dominato dalla bellezza, in tutte le sue varianti». English translation: see page 105
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I GIOIELLI DANNO
SPETTACOLO / di Antonella Garello
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In apertura: collana Walking on the Death di Fabiana Fusco (Italia) in argento 925, bronzo giallo e rosso, resina epossidica, smalto. Collezione Migranti, 2019. Gianni De Liguoro Award. Qui sopra: anello Singularity dello studio PalladinGold™ & Tatyana Kholodnova (Russia), in PalladinGold™ 950, diamanti, nanosital; 2019. Artistar Jewels Award.
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Qui sopra: anello di Olga Van Doorn (Paesi Bassi) Pearl in Mother-Oyster-Shell 2, con perla, guscio d’ostrica, oro 22 e 18 carati; 2018. Kathy Kraus Award.
questo punto è ufficiale: la Milano Jewelry Week è entrata stabilmente nel palinsesto del capoluogo lombardo. Sono state già fissate le date per la prossima edizione (dal 22 al 25 ottobre 2020), CNA Federmoda ha confermato il patrocinio alla manifestazione, decine di location hanno annunciato la propria disponibilità a ospitare futuri eventi mentre sono moltissimi gli artisti che si stanno già proponendo per l’appuntamento del prossimo anno. Un successo che va oltre i numeri della prima edizione (peraltro di tutto rispetto: 40 mila visitatori provenienti dall’Italia e dall’estero, 60 location coinvolte, oltre 350 artisti partecipanti per un totale di una novantina di eventi in diverse zone della città) per entrare nel campo delle emozioni e di un nuovo modo di comunicare il mondo del gioiello, parlando non solo agli addetti ai lavori ma all’intero pubblico dei consumatori, appassionati e curiosi. Metropoli cosmopolita e dai tanti volti, dove sono di casa - e non da oggi - creatività, cultura, moda, artigianalità e design, Milano si è dimostrata la cornice perfetta per questa Settimana e ha fatto “vivere” il gioiello nei contesti più diversi, alcuni davvero sorprendenti, aprendo al pubblico le porte di gioiellerie, antichi palazzi, botteghe storiche, gallerie d’arte, hotel, show-room e laboratori, scuole e accademie. Parallelamente, una serie di tour guidati, workshop e lezioni interattive con personalità del settore hanno contribuito a mettere a fuoco alcuni temi di grande attualità per il mondo del prezioso, come l’avvento del digitale, le problematiche
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legate alla formazione, l’uso dei social media nella comunicazione e nel marketing. La Milano Jewelry Week ha riscosso successo perché è stata capace di coinvolgere e di sorprendere, sollevando curiosità anche su mondi e percorsi artistici poco noti. Basta citare - tra i tantissimi eventi tutti degni di nota, protagonisti artisti affermati come gli special guest Gianni De Benedittis, Nicolas Estrada e Faust Cardinali, o giovani emergenti lo straordinario archivio (2000 disegni originali che ripercorrono oltre un secolo di storia del gioiello) dell’azienda Merzaghi, attiva dal 1870 in pieno centro con un proprio laboratorio; i gioielli in carta di bambù della designer greca Domenika Konstantinidi, esposti nella storica bottega Pettinaroli; la selezione di gioielli creati da artisti italiani e indossati dalle icone femminili della Dolce Vita, presentata presso la Galleria Consadori di via Brera dalla Galleria Didier Ltd; la performance presso Yuriko Gioielli, con la possibilità di disegnare il proprio gioiello guidati dalla designer Laura Volpi; le lezioni presso la Galdus Academy e il Tour della Scuola Orafa Ambrosiana, tra l’entusiasmo dei docenti e l’impegno dei ragazzi al lavoro… Focalizzata quest’anno sul gioiello d’artista, la prossima edizione della Settimana milanese del Gioiello si aprirà anche al mondo della gioielleria, viste le richieste giunte in tal senso dalle molte aziende orafe che hanno riconosciuto in questa manifestazione un approccio nuovo e dinamico al mondo del gioiello, animato da una sensibilità consapevole della tradizione, ma attenta al presente e protesa verso il futuro.
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In questa pagina, dall’alto: Petra Mohylova (Repubblica Ceca), spilla To Live in ottone e smalto a freddo; 2019. Artistar Jewels Award. In basso: collana CanYouSeeMe.DoYouFeelMe di Mando Bee (USA) in ottone e plastica. Accessory Vogue Vanity Fair Award.
So it’s official: Milan’s Jewelry Week has become a fixed rendezvous in the schedule of Lombardy’s capital city. The dates have already been set for the forthcoming edition (from October 22 to October 25), CNA Federmoda has confirmed that it will sponsor the event, dozens of locations have announced they will be glad to host future events, while a great many artists are already proposing their creations for next year’s rendezvous. A success going well beyond the numbers of the first edition (which were quite respectable: forty thousand visitors from Italy and abroad, 60 locations involved, more than 350 attending artists with some ninety events altogether in different parts of town) and which enters the field of emotions and of a new way to communicate the world of jewels, speaking not only to those directly involved, but also to the whole public of consumers,
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enthusiasts and the curious. A cosmopolitan, multi-faceted metropolis, which has long been the home for creativity, culture, fashion, craftsmanship and design, Milan is the perfect venue for this Week, and it made jewels “live” in the most diverse contexts, some truly surprising, opening to the public the gates of jewelry, ancient buildngs, historic shops, art galleries, hotels, show-rooms and laboratories, schools and academies. In parallel, a series of guided tours, workshops and interactive lessons with personalities of the sector have contributed to focusing on some very crucial issues for the world of jewelry, like the advent of the digital, issues related to training, the use of social media in communication and marketing. Milan’s Jewelry Week met with success because it was able to involve and surprise, arousing curiosity also about little-known
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In questa pagina, a sinistra: Volo d’Amore di Alessandro Dari (Italia) anello scultura in oro
giallo 18 carati e diamanti. Artistar Jewels Award. Sotto: anello Void di Laura Forte (Italia) in oro e argento; 2018. Assamblage Award.
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In questa pagina: collana Jurassic di Chiara Passoni (Italia) con denti di squalo fossili del PlioceneMiocene (5 milioni di anni fa), oro 18 carati, argento, zaffiri, diamanti; 2018. futuroRemoto Award.
artistic worlds and paths. One need only mention - among the great many events, all noteworthy, artistprotagonists like the special guests Gianni De Benedittis, Nicolas Estrada and Faust Cardinali, or emerging young creatives - the extraordinary archive (2000 original drawings which cover over a century of history of jewels) of the Merzaghi firm, active since 1870 in the very heart of Milan with its laboratory; the bamboo paper jewels of the Greek designer Domenika Konstantinidi, on exhibit in the extraordinary bottega Pettinaroli; the selection of jewels created by Italian artists and worn by female icons of the Dolce Vita, presented at Galleria Consadori in via Brera by the Didier Ltd
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Gallery; the performance at Yuriko Gioielli, with the possibility of designing one’s own jewel guided by the designer Laura Volpi; the lessons at Galdus Academy and the Tour of Scuola Orafa Ambrosiana, amidst the enthusiasm of the teachers and the commitment of young people working there… Focusing this year on artists’ jewels, the next edition of the Milan Jewelry Week will also open up to the world of jewelry, considering the requests which have come from many goldsmiths who have seen in this event a new and dynamic approach to the world of jewelry, animated by a sensitivity which is aware of tradition, yet also aware of our times and with an eye on the future.
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1. Collana di Luiber in argento placcato oro con pietre dure. 2. Anello della collezione Memorias di Daniel Espinosa in bronzo placcato oro. 3. Bracciale di Silver Star in argento placcato. 4. Orecchini Winged Goddess di Ania Haie in argento placcato oro con smalti. 5. Bracciale Valerian di Dubini realizzato con un’autentica moneta risalente al periodo dell’imperatore romano Valeriano I in oro giallo e granato cabochon.
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VINTAGE / di Michele Mengoli
Dettaglio sul quadrante con i celeberrimi contatori virati al marrone del Daytona 16520 della collezione personale di Stefano Mazzariol.
orologiera vintage non sta solo attraversando uno dei suoi migliori periodi, con una crescita ininterrotta che al confronto fa addirittura sfigurare i record della borsa americana, ma è diventata un vero e proprio bene rifugio, sdoganata da collezionismo di nicchia a boom dalle dimensioni planetarie. A testimonianza di ciò è arrivata anche la prima edizione dedicata al segmento da parte del colosso fieristico vicentino con la kermesse VO Vintage (dal 18 al 20 gennaio), con l’intervento dei più grandi commercianti e collezionisti al mondo. Cogliamo quindi l’occasione per fare il punto della situazione con tre grandi protagonisti italiani presenti a VicenzaOro. Partiamo da Stefano Mazzariol, livornese, classe 1964. Per rappresentare il suo ruolo nel settore basti dire che con oltre 1 milione di foto la sua banca dati sugli orologi d’epoca –
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e la relativa raccolta sui seriali dei modelli – è la più grande al mondo, oltre al fatto che i suoi libri sui Daytona fanno parte della bibliografia indispensabile per gli appassionati. Come si diventa così esperti? «Con la passione di una vita – risponde Mazzariol – e infatti è dai primi anni Ottanta, quando andavo alle aste a Ginevra con la Polaroid, che fotografo e catalogo tutto. Mentre l’idea che poteva diventare un lavoro mi è venuta nel 1983 quando ho rivenduto in Italia un Datejust che avevo acquistato a Londra pochi giorni prima. Poi nel 1985 è iniziato tutto seriamente con l’acquisto di un Patek Philippe Ref. 130 in acciaio con quadrante nero per 5 milioni di lire, rischiando gran parte dei soldi di famiglia, e con la successiva rivendita l’anno dopo per una cifra che mi ha cambiato la vita». Dall’alto della sua grande visibilità internazionale come vede il mercato? «Sono ottimista
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IL BOOM DEL
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perché oggi il collezionismo è realmente mondiale e ormai è un dato consolidato che i modelli belli, al top per condizioni estetiche e corredi completi, vanno e andranno sempre. E la conoscenza generalizzata sempre più diffusa ha da tempo alzato l’asticella sulla qualità dei commercianti di alto livello. Poi per quanto mi riguarda ho un debole per i modelli con ‘perfetti difetti’ come il mio amato Daytona 16520 con compax marroni che ho acquistato personalmente dal mio concessionario Rolex di fiducia e che non rivenderei mai». Anche con Elvio Piva ci troviamo dinnanzi a una passione che lo ha portato a diventare uno dei nomi più conosciuti a livello internazionale. L’inizio dell’attività professionale risale al 2003 ma il suo percorso nel settore è ben più lungo. “È dai primi anni Ottanta – spiega Piva – che colleziono orologi e nel decennio successivo ho iniziato ad acquistare pezzi d’epoca sempre più importanti, soprattutto Rolex Serpico y Laino. Il passo successivo è stato quello di unire la passione al lavoro con l’apertura dell’attività a Padova, ma fino al 2008 ho continuato anche con il mestiere precedente in ambito elettronico. Poi nel 2008 ho fatto il salto definitivo verso l’orologeria perché sono arrivati i clienti importanti con continuità». Qual è il segreto del successo commerciale e come interpreta il mercato? «Il segreto è legato alla credibilità personale e alla reputazione costruita nel corso del tempo che crea fiducia e stima e consolida il rapporto con i clienti. Oggi il mercato è globale e con la comunità di
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appassionati che è tutta sui social non si possono commettere errori ma per chi persegue la qualità, tutta questa visibilità è un valore aggiunto; ho fiducia nel futuro perché potranno esserci alti e bassi ma il trend del collezionismo cresce perché nel mondo, giorno dopo giorno, cresce la cultura orologiera. E insieme alla cultura cresce sempre di più la percezione che l’orologeria d’epoca e non solo, per determinati modelli, rappresenti un bene rifugio». Oltre a nomi ormai storici, fa piacere sapere che ad alto livello competono anche realtà molto più recenti. È il caso del 31enne Luigi Loiero che con il suo punto vendita di Arzignano dal 2016 a oggi è riuscito a raggiungere clienti fino a Nuova Zelanda, Cile e Giappone. Come ci è riuscito? «Rispetto ai miei illustri colleghi – commenta Loiero – ho avuto l’opportunità di fare una startup cavalcando appieno le potenzialità di internet e dei social, che danno grande visibilità e, lavorando con prodotti al top come qualità e stato di conservazione, ti consentono con risorse economiche adeguate e un po’ di fortuna di bruciare le tappe». Anche in questo caso il punto di partenza è la passione. «Ho ereditato quella di mio nonno – il Rolex DayDate che ho al polso era suo – e poi anche quella di mio padre. Ecco allora che per i miei 18 anni mi sono regalato un Hamilton, poi mio padre mi ha lasciato il Sea-Dweller che aveva acquistato per la mia nascita, per arrivare al primo vintage: un GMT 1675 Long E. Una passione tale che la svolta professionale è stata la naturale conseguenza». Quale visione ha del mercato? «Il trend odierno è quello di pensare di più all’investimento che alla passione e quindi vanno solo alcuni modelli dei soliti marchi, Rolex e Patek Philippe su tutti. Credo nella ulteriore crescita del mercato e per quanto mi riguarda lascio ancora spazio alle emozioni. Infatti ho acquistato un raro Submariner 5512 4 lines Gilt che resterà nella mia collezione personale». Insomma, tra passione e investimento, è un mercato che emoziona ancora le sue varie anime. Vintage watches are not only going through one of their best periods, with an unbroken growth which even outshines that of the US stock market: they have become a safe haven asset, breaking out of the niche world of collectors and turning into a planet-wide boom. Evidence of this can also be found in the first edition, dedicated to this segment by the Vicenza fair colossus, with the VO Vintage kermesse (January 18-20), which will be attended by the greatest retailers and collectors from all over the world. So we have taken this opportunity to measure the situation with three key Italian actors attending Vicenzaoro. Let us start with Stefano Mazzariol, born in
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Livorno in 1964. To describe the role he plays in this field, we need only remember that with over 1 million photos, his data bank of vintage watches - and the accompanying collection of model serials - is the largest in the world; not to mention the fact that his books on Daytona are part of the indispensable reading material for enthusiasts. How does one become such an expert? «Through the passion of a lifetime», Mazziarol answers. «It began in the early 1980s, when I used to go to Geneva with my Polaroid, shooting and classifying everything. But the idea it could turn into a job came to me in 1983, when I sold a Datejust in Italy, which I had bought in London a few days before. Then everything
Stefano Mazzariol (in alto a sinistra) è anche autore del saggio Rolex Daytona - dalla nascita al mito. Un viaggio tra tecnica e stile. Elvio Piva (qui sopra) negli anni Novanta ha raccolto una delle più importanti collezioni al mondo di Rolex Serpico y Laino.
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Condizioni a dir poco strepitose per questo cronografo e calendario perpetuo di Patek Philippe, Ref. 1518, degli anni Cinquanta, di Elvio Piva.
began seriously in 1985, when I bought a Patek Philippe Ref. 130, steel with a black dial, for 5 million lire - risking a large part of my family’s money - and then sold it again the following year for an amount which changed my life». From the vantage point of your great international visibility, how do you see the market? «I am optimistic, because collecting has become truly worldwide, and it is a solid fact today that beautiful models, at the top of their range in terms of appearance and complete fittings, are and always will be sought after. And increasingly widespread general knowledge has long ago raised the level of high quality dealers. As far as I am concerned, I have a weakness for models with ‘perfect defects’, like my beloved Daytona 16520 with brown compax which I bought personally from my trusted Rolex dealer, and which I will never sell again».
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With Elvio Piva too, we find ourselves dealing with a passion which has made his one of the best known names internationally. His professional activity began in 2003, but his involvement in the field dates much farther back. He explains, «I have been collecting watches since the early 1980s, and in the following decade, I began to buy increasingly important vintage items, especially Rolex Serpico y Laino. The next step was to blend passion and work by opening a business in Padua, but until 2008, I also continued with my previous job in electronics. Then in 2008 I moved over to watches finally, because important customers began to come regularly». What is the secret of your commercial success, and how do you interpret the market? «The secret lies in personal credibility and reputation built up over time, which creates trust and
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respect, and consolidates relations with the customer. The market today is global, and with a community of enthusiasts which is entirely on social media, one cannot allow oneself to make any mistakes, however for those who believe in quality, all this visibility is an added value; I trust in the future, because there may be ups and downs, but the collecting trend is growing, because - day after day - the watch culture is growing in the world. And together with culture, there is an increasing perception that vintage - and, for certain models, not only vintage - watches represent a safe haven asset». Along with what have now become historic names, it is nice to see that much more recent competitors have appeared. This is the case of Luigi Loiero, aged 31, who from his point of sale in Arzignano, since 2016, has been able to reach customers as far away as New Zealand, Chile and Japan. How did he manage? «Unlike my illustrious colleagues, I had the opportunity of setting up a start-up making full use of the potential of Internet and social media, which confer great visibility, and working with top products, in terms of quality and state of conservation and this allows one, with suitable financial resources and a bit of luck, to move ahead quickly.» In this case too, the starting point was passion. «I inherited the passion from my grandfather - the Rolex Day-Date I am wearing on my wrist now was his - and then from my father. So when I turned 18, I gave myself a Hamilton, then my father left me his Sea-Dweller which he had bought for when I was born, and finally the first vintage came along: a GMT 1675 Long E. A passion so strong it came natural to make it a profession». What is your vision of the market? «The trend today is to think more of an investment than of a passion, so only some models of the usual brands are in fashion, especially Rolex and Patek Philippe. I believe the market is going to grow, and in my case at least, I still leave room for emotions. In fact, I have acquired a rare Submariner 5512 4 lines Gilt which will stay in my personal collection». All told, between passion and investment, it is a market which can still arouse the enthusiasm of its various souls.
A soli 31 anni, Luigi Loiero (in alto a sinistra) dal suo negozio di Arzignano conta già clienti da Nuova Zelanda, Cile e Giappone. Qui accanto: fascino assoluto per il raro Submariner 5512 4 lines Gilt da poco acquistato da Loiero e che resterà nella sua collezione personale.
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LA NUOVA ERA ORAFA
IL SOFTWARE CHE MONITORA TEMPI, CALI E QUALITÀ IN FABBRICA Microscopi, prototipatrici, laser e in generale la tecnologia specifica per il settore orafo, caratterizzano le odierne fabbriche di oreficeria e gioielleria. ePlay, azienda specializzata nella tecnologia per il settore preziosi, presenta lo strumento che completa il passaggio all’industria 4.0: eTracking Software. Nell’era moderna a supporto di una produzione la cui forza è ancora basata sulle artigianali competenze dei maestri orafi, è necessario che ogni fabbrica possa organizzare e pianificare la propria produzione, registrando tempi, cali e qualità di ogni singola lavorazione, monitorando attentamente le fasi esecutive di ogni reparto e di ogni operaio. eTracking può essere utilizzato come estensione di
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IL LUXURY PACKAGING A
FIERAMILANOCITY
T La terza edizione della manifestazione milanese, in programma a fine maggio, sarà animata da una serie di convegni e conferenze su temi di grande attualità per il comparto.
/ di Antonella Garello
ra tante manifestazioni di settore non proprio in salute quando non in aperta crisi, Packaging Première - fiera del luxury packaging relativamente ai settori moda e accessori, cosmetici, wines & spirits e fine foods - si segnala come virtuosa eccezione. Dal 2017, anno di lancio, ha continuato a crescere fino agli ottimi risultati della scorsa edizione, che a Maggio 2019 ha visto la partecipazione di 242 espositori e 6700 visitatori unici su una superficie espositiva di 13mila metri quadrati a Fieramilanocity. A questo successo hanno contribuito la qualità e la rappresentatività delle aziende partecipanti ma anche le diverse conferenze organizzate durante la manifestazione, con momenti di discussione e la presentazione di recenti studi e ricerche su temi cruciali come i trend del consumo di packaging nel mondo per quantità, costo, materiali,
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le tecniche di produzione più innovative o i metodi per riutilizzare o riciclare i materiali da imballaggio nell’ottica di un’economia circolare, tema ormai centrale anche in questo settore. Nel corso dell’edizione 2020, in programma dal 26 al 28 maggio presso il Padiglione 4 di Fieramilanocity, verranno tra l’altro resi noti i risultati di una ricerca sulle tendenze nel luxury packaging - condotta con una serie di interviste ai principali brand, designer, opinion maker ed esperti in ambito fashion, wines & spirits, cosmesi & profumi, orologeria, occhialeria e gioielleria. Per quanto riguarda il tema dell’innovazione, infine, tutti gli espositori sono invitati a presentare un progetto che si distingua per creatività, design, materiali, sperimentazione, tecnologie e applicazione: i migliori progetti nelle categorie “prodotti e materiali più innovativi dell’anno” verranno esposti in una speciale “Hall of Fame”.
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INSIDE JEWELRY
Among the many events of a sector that seem to be not exactly healthy when not openly undergoing a crisis, Packaging Première, the exhibition dedicated to luxury packaging meant for the fashion, accessory, make up, wine & spirits and fine foods sectors, stands out as a really virtuous exception. Since 2017, the year when it was launched, it continued to grow until it achieved the excellent results of the latest edition that, on May 2019, saw the attendance of 242 exhibitors and 6700 visitors on a total exhibition surface equal to 13,000 square metres at Fieramilanocity. This success was made possible thanks to the quality and representativeness of the various attending companies, but also to the various conferences and meetings organised during the event with moments for discussion and debates and the introduction of recent studies and researches on such crucial issues as the packaging consumption trends in the world as for quantity, cost, materials, the most innovative manufacturing techniques or the methods to reuse or recycle the packaging material in the perspective of a circular economy, which has become by now a now central issue also in this sector. The 2020 edition, scheduled on May 26 to 28, 2020 at Pavilion 4 of Fieramilanocity, will also reveal the results of a survey on luxury packaging trends - conducted with a number of interviews with key brands, designers, opinion makers and experts – in the fields of fashion, wines & spirits, beauty & fragrances, watches, eyewear and jewellery. Moreover, as regards innovation, all exhibitors are invited to present a project that stands out for creativity, design, materials, experimentation, technologies and application: the best projects in the “most innovative products and materials of the year” category will be exhibited in a special “Hall of Fame”.
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In questa pagina, dall’alto: un momento della scorsa edizione di T.Gold; collana in oro bianco con perla dei Mari del Sud e diamanti della collezione Cross di Oxygène.
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l calendario fieristico di IEG, recentemente arricchito dall’acquisizione di OroArezzo e Gold/Italy, si prepara a un anno avvincente che si aprirà come di consueto con VicenzaOro January, in programma dal 17 al 22 gennaio. I sei giorni di eventi vedranno riconfermati i format già apprezzati negli scorsi anni mentre saranno introdotti nuovi appuntamenti in linea con le richieste del settore. A partire dagli evergreen della fiera, IEG riproporrà i talk dedicati al mondo digitale e alle gemme e il convegno CIBJO sulla sostenibilità, oltre alla sincronizzazione delle date con T.Gold, salone internazionale dedicato alle ultime novità tecnologiche, organizzato in partnership con i principali player nazionali e internazionali. Grazie alla collaborazione con AFEMO, Associazione Fabbricanti Esportatori Macchine per Oreficeria, sarà possibile l’incontro tra artigiani, aziende e fornitori di tecnologie avanzate; l’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE), invece, coinvolgerà i buyer di Uzbekistan, India, Indonesia, Malesia e Thailandia. Sempre all’interno di T.Gold, tornerà il 19 gennaio l’appuntamento con il
INSIDE JEWELRY
Jewellery Technology Forum, un momento di formazione e confronto su temi d’interesse per il settore, dai modelli 3D in fotopolimero acrilico ai diamanti sintetici. Per quanto riguarda le novità del salone dedicato alla tecnologia, IEG presenterà i talk su Start-up e Pmi e il concorso Hackathon The Gold Run che coinvolgerà giovani studenti ed esperti di informatica. Le quaranta migliori proposte per l’ideazione di un nuovo prodotto o di un packaging innovativo saranno sottoposte a un gruppo di importanti aziende del comparto. Il volto high-tech di VicenzaOro si confronterà, quest’anno, con una new entry dedicata, di contro, al comparto vintage. La nuova area VO Vintage si rivolgerà al segmento del collezionismo con creazioni iconiche e rare del mondo dell’orologeria e della gioielleria d’epoca. Presente nel foyer del primo piano del quartiere fieristico vicentino, VO Vintage aprirà le porte, dal 18 al 20 gennaio, ai protagonisti della storia dell’orologeria d’epoca e ad alcune tra le principali istituzioni del settore come Assorologi, AHCI (Académie Horlogère des Créateurs Indépendants) e Orologi & Passioni, principale forum di appassionati in Italia. In occasione del lancio di questa nuova realtà, l’organizzazione ha annunciato la presenza di tre special guest che prenderanno parte
a incontri e convegni: Giulio Papi, maestro orologiaio a capo della divisione d’alta gamma di Audemars Piguet, sarà presente alla conferenza d’inaugurazione sulle eccellenze dell’orologeria di ieri e oggi. Il giorno successivo sarà dedicato a Stefano Mazzariol, antiquario, commerciante, perito, consulente di orologeria e uno dei massimi esperti di Rolex Daytona al mondo. Il suo intervento si focalizzerà sulla filosofia del collezionismo di alta gamma e sui diversi approcci dei collezionisti nei confronti del restauro. Sempre domenica, VO Vintage dedicherà uno spazio a Vincent Calabrese, maestro orologiaio indipendente e membro dell’AHCI, che illustrerà la differenza fra i due sistemi di scappamento in rotazione, il Carosello e il Tourbillon. Chiuderà la prima edizione di VO Vintage l’incontro con Sandro Fratini che, con la sua leggendaria collezione di 2mila orologi per un valore stimato di 1 miliardo di euro, è uno dei più grandi collezionisti al mondo. English translation: see page 105
Bracciale in ottone con cristalli della collezione SS2020 di Braccialini.
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INSIDE JEWELRY
JOY
FOR JEWELRY
LOVERS / di Simona Infantolino
I Quest’anno il Volvo Congress Center di Bologna ospiterà, durante le date del Cosmoprof, la prima edizione di JoY dedicata al mondo del bijou.
l gioiello fashion incontra la cosmesi in occasione di JoY - for jewelry lovers, la nuova avventura commerciale di Cosmoprof, fiera leader dell’industria cosmetica e della bellezza professionale. I 2000 mq del Volvo Congress Center di Bologna, adiacente ai padiglioni del Cosmoprof, si animeranno per 3 giorni, dal 14 al 16 marzo 2020, con sfilate e incontri dedicati al mondo del bijou. Il connubio tra gioiello e bellezza sarà il fil rouge di tutti gli eventi in programma: sabato la fiera aprirà con due tavole rotonde e il talk con Cecilia Matteucci Lavarini, celebrata icona di stile. Domenica e lunedì, invece, saranno due gli appuntamenti organizzati in collaborazione con Cosmoprof: Hair Ring vedrà giovani talenti dell’hairstylist impegnati a creare live acconciature adorne di gioielli presentati in occasione di JoY; Mad Mood, invece, coinvolgerà la moda e i designer emergenti le cui creazioni sfileranno durante la manifestazione, sempre impreziosite dai gioielli esposti in fiera.
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Fashion jewels meet cosmetics at JoY – for jewelry lovers, the new business adventure of Cosmoprof, a leading exhibition in the cosmetics and professional beauty sectors. The 2000 square metres of the Volvo Congress Centre of Bologna, next to the stands of Cosmoprof, will be animated for 3 days, from 14th to 16th March 2020, with fashion shows and meetings dedicated to the world of custom jewels. The alliance between jewel and beauty will be the underlying theme of all the scheduled events: on Saturday, the exhibition will start with two open forums and a talk with Cecilia Matteucci Lavarini, a celebrated style icon. On Sunday and Monday, instead, two events will be organised in partnership with Cosmoprof: Hair Ring will host young talents of hairstyling working to create live hairdressings decorated with jewels presented at JoY; Mad Mood, instead, will involve fashion and emerging designers whose creations will be presented on the catwalks during the event, always embellished with the jewels on display at the exhibition.
V I SION by l’Orafo italiano
Fashion & Jewels
KURSH UNI
Jewels Kurshuni in argento 925 e zirconi | Distribuito in Italia da www.aibijoux.com – tel 011 6822337
Editor’s Letter
WHAT A COLOURFUL WORLD!
Non solo Classic Blue, che pure è stato eletto colore Pantone del 2020 e ci accompagnerà per il prossimo anno in tutte le declinazioni del caso: abiti e accessori accendono i mesi invernali con le tinte più vivaci, dal verde lime al rosso scarlatto, dal giallo lemon al fucsia. E richiamano nei decori e nelle strutture le atmosfere esotiche delle giungle impenetrabili coi loro fiori sgargianti e il loro carico di leggende, adattando i miti a uno stile metropolitano che si sottrae a qualsiasi contesto. Con un pizzico di romanticismo: tornano di prepotenza, opportunamente smitizzati, simboli evergreen come il nodo e il cammeo, che però abbandonano ogni accenno di malinconia vittoriana per spiccare come elemento centrale di borse sofisticate, di eleganza assoluta. Anche l’uomo si lascia conquistare dal colore e i grandi classici degli accessori - dalle croci ai bracciali agli orologi - si declinano al maschile con decisi dettagli in oro giallo.
Not only Classic Blue, even though it was elected as Pantone Colour of 2020 and will accompany us throughout the whole next year in all its interpretations: clothes and accessories light the winter months with brighter hues, from lime green, to scarlet red, to lemon yellow, to fuchsia. They remind, in their decorations and structures, the exotic atmospheres of impenetrable jungles with their gaudy flowers and their many legends, adapting the myths to a metropolitan style that cannot be enclosed in a specific context. With a touch or romanticism, such evergreen symbols as the knot and the cameo are powerfully revived, even though they have abandoned any trace of Victorian melancholy to stand out as central element of sophisticated bags, characterised by an absolute elegance. Also man lets himself be conquered by colour and the big classical accessories – from crosses, to bracelets, to watches – are interpreted in a male version with decided yellow gold details.
Il taglio tondo ha raggiunto la sua perfezione. Solo per veri intenditori.
COLOR BLOCK / d i D o m e n i c o Fe s t a styling Simonetta De Pasca photo Orlando Pastorello
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V I S UA L
In apertura, dall’alto: borsa Coccinelle in pelle con chiusura effetto tartaruga; cross body rotondo di Furla in pelle martellata; occhiale da sole in acetato di Guess; borsa effetto cocco di CafèNoir. Pagina a lato, dall’alto: micro borsa marsupio di Patrizia Pepe con manico multi catena; shoulder bag di Bimba y Lola; occhiali in acetato di Emilio Pucci Eyewear; borsa in pelle di Furla con tracolla removibile; micro bag di Salar Milano con dettagli dorati. In questa pagina, dall’alto: micro bag Il Bisonte in pelle; occhiali da sole di Prada Eyewear in acetato; borsa di Tosca Blu con dettaglio in real pony; micro bag Coccinelle effetto cocco.
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VISION
In questa pagina, dall’alto: borsa di Tosca Blu in pelle martellata con catena in resina; micro bag Valentino con catena; occhiale da sole Web Eyewear con montatura quadrata e dettagli in acetato; occhiale da sole ottagonale in metallo di Swarovski Eyewear; borsa con tracolla di YNot?. Pagina a fianco, dall’alto: occhiali da sole Butterfly Heart di Victoria’s Secret; secchiello in pelle di Dondup; borsa con tracolla di Metrocity; borsa in pelle di Alviero Martini 1A Classe.
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VISION
SAC R A M O R E di Antonella Garello
FIRENZE
Nato e cresciuto a Firenze, Alessio Tubbini, fondatore e titolare di Sacramore Firenze, ha sempre coltivato un legame speciale con la bellezza, l’artigianalità e la moda. «Con l’armonia dei suoi spazi, i fregi e i decori delle dimore antiche, l’equilibrio delle sue architetture, Firenze costituisce una fonte di ispirazione naturale e privilegiata: qui da sempre sono di casa arte e creatività» conferma convinto. Del resto lui stesso ha appreso i segreti dell’oreficeria e dell’incastonatura delle gemme lavorando in città a fianco di esperti artigiani, sviluppando col tempo un gusto e uno stile personale e arrivando a realizzare un campionario di oggetti in oro, lavorati rigorosamente a mano. Da qui ad aprire una propria attività il passo è stato breve. «Ho deciso di aprire la mia azienda con tutto l’entusiasmo e la passione che ho sempre provato per l’universo del prezioso, mettendo a frutto l’esperienza artigianale accumulata in tanti anni». Così nel 2013 Alessio Tubbini fonda Sacramore Firenze, manifattura di gioielli in argento declinati in diverse collezioni impreziosite da smalti e pietre naturali, una realtà che oggi dà lavoro a una quindicina di addetti. «Nel tempo abbiamo conquistato una solida posizione nel mercato. I miei gioielli vengono sempre più apprezzati per l’originalità e la qualità della lavorazione; ma soprattutto perché sanno esprimere tutta l’energia positiva e l’amore di cui sono frutto». Oggi Alessio Tubbini è affiancato nell’attività dalle due figlie, che si occupano della gestione ordini e dell’amministrazione. Il contatto coi clienti è da sempre fondamentale per il successo del brand: «Il confronto continuo coi rivenditori, con gli agenti, con settori attigui a quello della gioielleria come quello della moda, del design o degli accessori è fondamentale per attingere a idee e spunti creativi sempre nuovi. Solo così un gioiello è veramente in grado di esprimere una propria personalità e di interpretare in maniera credibile lo spirito del proprio tempo».
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I N T E RV I EW
Born and grown in Florence, Alessio Tubbini, founder and owner of Sacramore Firenze, has always fostered a special bond with beauty, artisanship and fashion. «With the harmony of its spaces, friezes and decorations of the ancient mansions, the balance of its architectures, Florence represents a natural and privileged source of inspiration: here art and creativity have always felt at home» he firmly confirms. After all, he learnt the secret of jewellery and gem setting working in the city side by side with expert artisans, developing a personal style and taste, managing to create a set of strictly handmade golden item samples. Shortly afterwards he opened his own business. «I decided to open my own company full with the enthusiasm and passion that I have always felt towards precious items, investing the artisan experiences acquired over many years». So, in 2013, Alessio Tubbini founds Sacramore Firenze, a manufactory of silver jewellery interpreted in various collections embellished by enamels and natural stones, a reality that, today, employs fifteen workers. «Over time we have won a strong position on the market. My jewels are increasingly more appreciated for the authenticity and quality of working, but above all as they can express all the positive energy and love they originated from». Today Alessio Tubbini is supported in the business by his two daughters in charge of managing orders and administration. The contact with clients has always been critical for the success of the brand: «The continuous confrontation with retailers, agents, with sectors that are adjacent to the jewellery one like fashion, design and accessories, is fundamental to draw increasingly new ideas and creative hints. This is the only way to allow the jewel to express its own personality and to credibly interpret the spirit of your time».
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VISION
/ d i D o m e n i c o Fe s t a
@DIEGOSOPRANA BY DIEGO SOPRANA
L’estetica visionaria di Diego Soprana, a cavallo tra design e illustrazione, scompone e riassembla immagini realistiche in collage onirici. Le sue suggestioni attingono dal mondo della gioielleria, della moda, dall’arte e della natura.
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@ D I E G O S O P R A N A P E R L’ O R A F O I TA L I A N O
@diegosoprana interpreta gli orecchini della collezione Series di Bimba y Lola in ottone, smalti e piastrine rifinite con laccatura, punzonatura e pittura spray.
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VISION
LIME
O F F-W H I T E
H ELMUT LA NG
OPELLA
FENDI
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CARO LI NA HER R ER A
GREEN
di Lea Allen
TREND
Non lasciatevi intimidire dal suo effetto accecante, il verde lime è il colore perfetto per ravvivare il grigiore invernale. E poi una cosa è certa: con le sue tonalità elettriche non si passa di certo inosservate!
VE RSACE
BA LENCIAGA
VA LENTINO
MA RIA H ROVERY
F R A NC ES CA BI ANC HI DESI GN LO EFFL ER R ANDAL L
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VISION
JUNGLE
VALENTI NO
FEVER DOLCE&GA BBA NA
SWA ROVS K I
GUCCI
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di Lea Allen
TREND
Un’escursione tra le fitte liane della giungla ci riporta alle origini, quando la natura era incontaminata e gli animali dominavano l’ambiente. La moda reinterpreta in versione pop e coloratissima questa micro tendenza
F ENDI
PETER PILOTTO
VERSACE
FUTUROR EMOTO
VERSACE
M ERC EDES SALAZAR
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TREND
MEN IN
GOLD
d i D o m e n i c o Fe s t a
Antracite - bracciale Edoardo con elementi in argento invecchiato placcato oro e occhio di tigre blu, marrone e rosso. Ananda925 by Artecora - ciondolo in argento e argento placcato oro. Bering - anello Linz in acciaio della linea Arctic Symphony. Giacomo Burroni - bracciale in argento placcato. Gerba - anello in argento placcato oro con onice. D1 Milano - orologio Polycarbon in policarbonato con ghiera in acciaio placcato oro.
D1 MILA NO
G E R BA
A NTRACI TE
ANANDA92 5 BY ARTECO R A
BERING
GI ACOMO BU RRONI
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HOW RESPONSIBLE is your jeweller? The Responsible Jewellery Council (RJC) is the industry’s leading standards-setting and certification body, helping jewellery companies of all sizes meet the rising standards demanded by consumers.
Il Responsible Jewellery Council (RJC) è l’organismo di normazione e certificazione leader nel settore della gioielleria che aiuta le aziende di tutte le dimensioni a soddisfare gli standard sempre più elevati dei consumatori.
Jewellery marks some of life’s most significant moments. So next time you’re making a purchase, check for RJC Certification for complete peace of mind.
I gioielli segnano alcuni dei momenti più importanti della nostra vita. La prossima volta che effettuate un acquisto, accertatevi che vi sia la Certificazione RJC e andrete sul sicuro.
responsiblejewellery.com
TREND
ALL ABOUT
KNOT
di Lea Allen
BENEDETTA B RUZZI CHES
Giulia Barela - orecchini Knot Light Hoop in bronzo placcato oro. Bronzallure - anelli in goldenrosè® placcato oro giallo e cubic zirconia. Valentino Di Leonardo - anello Nodo Love in oro. Seven50 - bangle in acciaio placcato oro. Bimba y Lola - anello della collezione Love in metallo dorato. Dodo - anello Nodo in oro rosa 9 carati. Benedetta Bruzziches - modello grande della borsa Brigitte color Winter Peony.
DODO
G I U L I A BAR EL A
BI M BA Y LOLA
B RO NZAL LU R E
VAL ENTI NO D I L EO NAR D O S EV EN 5 0
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TREND
V I N TA G E di Lea Allen
TOUCH MAURO DI C ECCO
Cameo Italiano - orologio della linea Partenope con quadrante in cammeo di conchiglia inciso a mano. I Bello! - orecchini Olux in argento bagnato oro e rodiato con zirconi colorati, cammeo e madreperla. Alcozer & J bracciale in ottone dorato con cammeo, cristalli, granato e perle. Confuorto Gioielli - anello in argento con pen-shell e conchiglia cammeo sardonica. Amedeo per QVC - anello in ottone con cammeo di conchiglia. Mauro di Cecco Doctor’s bag in raso con finiture in pelle.
CA MEO I TAL I ANO
A M E DEO PE R QVC
CON FUORTO GI OI ELLI
I B EL LO !
A LCOZER & J
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o r a f o i t a l i a n o. i t /v i s i o n
ITALIANO
ALTAGAMMA
L’ORAFO
THE FUTURE LUXURY
F
CONSUMERS / di Ilaria Danieli
resco di nomina alla guida di Altagamma, la fondazione che riunisce le aziende dell’alta industria culturale e creativa italiana, Matteo Lunelli ha presentato l’ultimo “Worldwide Luxury Market Monitor”, realizzato in collaborazione con Bain & Co., con toni nel complesso soddisfatti per il bilancio annuale e fiduciosi verso i prossimi anni. Il mercato dei beni di lusso per la persona ha registrato nel 2018 una crescita del 5%, a tassi di cambio costanti, per un valore stimato di circa € 1.200 miliardi e una performance complessivamente positiva in tutti i segmenti. Il neopresidente, amministratore delegato di Cantine Ferrari, che succede ad Andrea Illy (grazie al quale la Fondazione ha raggiunto i 110 soci dai 76 attivi all’inizio del suo mandato), si è soffermato in particolare sull’identikit del consumatore “di lusso” del futuro, che sarà sempre più asiatico, digitale e giovane. Anzi molto giovane, giovanissimo, se è vero che le più sorprendenti performance si aspettano dalla Generazione Z, che oggi è nella fascia della pre-adolescenza e che manifesta gusti e tendenze d’acquisto già molto diverse dai Millennial, che ormai si avviano a superare
i 30 anni. L’appeal del Made in Italy agisce con forza anche su questi consumatori in erba, ma «gli scenari macroeconomici - ha detto Lunelli - richiederanno alle aziende Altagamma di saper intercettare un mercato sempre più attento ai valori di cui la marca è ambasciatrice». I ragazzini cinesi, perché di questi stiamo parlando, nel 2025 realizzeranno il 45% degli acquisti di lusso, quindi conviene attrezzarsi tenendo ben presenti alcuni valori e pilastri strategici di sviluppo come internazionalità, sostenibilità e contemporaneità. Se fossero molto stravaganti ed eccentrici, rispetto al passato, forse sarebbe più semplice riconoscere questi giovanissimi big spender e mettere a punto prodotti e tattiche di vendita ad hoc, ma la tendenza dominante li riconosce come “new normal”, persone che non hanno niente da segnalare, così come è “new normal” l’andamento del settore lusso in Asia, dopo la bulimia di marchi e loghi del 2010-2015. «Nel 2017 abbiamo visto come il mercato globale sia tornato a crescere in modo sano anche se a un ritmo più moderato rispetto al passato» commenta Claudia D’Arpizio,
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partner di Bain & Co. e autrice principale dello studio. «Questo andamento continua anche nel 2018, rafforzando come avevamo previsto il periodo di “new normal”». Gli occhi dei maggiori player restano puntati, come prevedibile, sul gigante asiatico: la quota di spesa globale dei consumatori cinesi, infatti, è in continua crescita (stimata ora al 33% della spesa globale per il lusso, rispetto al 32% del 2017), mentre la quota di consumi in Cina è salita al 9% (dall’8% nel 2017). Le vendite di prodotti di lusso, inoltre, sono cresciute del 20% a tassi di cambio costanti, guidate più dall’aumento della domanda che dall’aumento dei prezzi. È vero che a complicare ogni tipo di previsione pesano sullo scenario macroeconomico attuale alcune incognite preoccupanti, come la guerra commerciale Usa-Cina e la crisi di Hong Kong, che ha già generato perdite per 2 miliardi nei beni top di gamma e non accenna a placarsi, ma è ancora presto per fasciarsi la testa. «I consumatori ci sono - ha continuato D’Arpizio - e hanno voglia di acquistare, quindi nel 2025 il mercato dei personal luxury goods dovrebbe attestarsi
INSIDE JEWELRY
tra 335 e i 375 miliardi di euro». Ovvio che il nuovo interlocutore porti con sé anche un nuovo modo di acquistare: benché, infatti, i monobrand delle grandi maison (21 mila circa nel mondo) assorbano ancora il 30% delle vendite del lusso, l’acquisto online ha messo a segno una crescita del 22%, che arriverà al 25% nel 2025». E, soprattutto, con la Generazione Z di Greta Thunberg non si potranno dimenticare l’ambiente, la sostenibilità, l’inclusione e la multiculturalità, ovvero i valori che i giovanissimi dimostrano di tenere in maggiore considerazione. Spreco di risorse energetiche e discriminazione, di qualsiasi tipo essa sia (culturale, etnica, politica o di genere), saranno parole del diavolo nei prossimi decenni, conviene abituarsi all’idea. Di conseguenza anche le aziende gioielliere dovranno adottare buone pratiche sia nell’acquisto di materie prime sia nell’organizzazione dei processi, se vorranno confermarsi top performer nel paragone con gli altri settori del lusso (accessori, orologi, haute couture), assestandosi su un tasso di crescita che nel 2018 ha toccato il 7% sul 2017, o addirittura migliorandolo. Le
vetrine brillanti che presentano prodotti non proprio brillanti dal punto di vista dell’etica e della sostenibilità farebbero meglio a cambiare policy: se a molti potrà sembrare una rivoluzione con conseguenze disastrose, ai più lungimiranti apparirà come una sfida stimolante. Il primo goal, in questa corsa verso il futuro, spetta al primo che inventerà il prodotto Z, beniamino di una generazione che sembra essere quanto mai lontana dal gioiello, almeno alle latitudini europee. Nel dubbio su cosa ricevere per il compleanno tra un telefonino o un anello, la maggior parte dei teenager, a oggi, preferirebbe il primo; sta alle maison preziose fargli cambiare idea entro il 2025. Just appointed to lead Altagamma, the foundation which puts together the companies in the top range of the Italian cultural and creative industry, Matteo Lunelli has presented the latest “Worldwide Luxury Market Monitor”, drawn up in partnership with Bain & Co., on an overall positive note, with a satisfactory balance for the year and an optimistic view of the coming years.
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In 2018, the market for personal luxury items registered a 5% increase, at constant exchange rates, and is worth an estimated 1,200 billion euros, with a generally positive trend in every segment. The new president, CEO of Cantine Ferrari and successor to Andrea Illy (thanks to whom the Foundation rose to 110 members from the 76 at the beginning of his term), paid special attention to the identify of the “luxury” consumer of the future, who is increasingly becoming Asiatic, digital and young. Actually, very young, since the most surprising performance can be expected from Generation Z, now in its pre-adolescence, and which shows tastes and buying trends which already differ considerably from those of the Millennials, now turning thirty. The appeal of Made in Italy also acts strongly on these fresh consumers, but, as Lunelli says, «macro-economic scenarios will force the Altagamma companies to find a way to intercept a market which is increasingly aware of the values that Altagamma represents.» By 2025, Chinese kids - it’s about them we are speaking - will be making 45% of luxury purchases,
L’ORAFO
ITALIANO
PERSONAL LUXURY GOODS MARKET OVERPERFORMING OTHER LUXURY SEGMENTS IN 2018 Global luxury market by category | %
‘17-’18 YoY growth @K (%)
6.5%
Personal Luxury Goods
Out-of-home Luxury Experiences
5.5
At -home Luxury Experiences Luxury Toys 4.0 5.0
7.5
10.0%
‘10-’17 CAGR (%) • Personal luxury goods gaining traction in the last year • Intimate and less “showy” experiences are expected to be more valued by consumers, in particular younger ones
• Luxury Toys and Out-of-home experiences keeping a positive trend, but slowing down vs. the past, approaching a maturation phase
@K: Growth at constant exchange rates Note: At-home luxury includes Fine Art, High-quality design furniture & homeware, Fine Wines&Spirits and Gourmet Food; Out-of-home luxury includes Luxury hospitality, Cruises and Fine dining; Luxury Toys includes Luxury cars, Private Jets and Yachts
so we should better get ready, keeping in mind some values and strategic pillars of development, such as internationality, sustainability and contemporaneity. If only they were very extravagant and eccentric, compared to the past, maybe it would be easier to recognise these very young big spenders and develop ad hoc products and sales tactics; however, the dominant trend recognises them as “new normal”, people who have nothing outstanding about them, just as “new normal” is the trend of the luxury industry in Asia, after the overdose of brands
and logos in 2010-2015. «In 2017, we saw the market go back to growing in a healthy manner, although at a slower pace than in the past», comments Claudia D’Arpizio, partner of Bain & Co. and main author of the study. “This trend continued into 2018 too, reinforcing, as we had foreseen, the period of ‘new normal’». As is to be expected, the eyes of the main players stay focused on the Asian giant: the share of global expenditure of Chinese consumers, in fact, is growing constantly (now estimated to be 33% of global spending
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on luxury items, compared to 32% in 2017), while the share of consumption in China has gone up to 9% (from 8% in 2017). Sales of luxury products, furthermore, have grown by 20% at constant exchange rates, guided more by the increase of demand than by that of prices. It is true that any kind of forecast is complicated on the current macro-economic stage by some worrying unknowns, like the commercial war between the US and China, and the Hong Kong crisis, which has already led to 2 billion worth of losses in top range items, and shows no
INSIDE JEWELRY
PERSONAL LUXURY GOODS MARKET IN 2018 CONFIRMED THE “NEW NORMAL” STARTED IN 2017
‘96-’18E CAGR
+6%
‘17-’18E YoY
+2%
Current Ech. rate
+6%
Constant Exch. rate
150
84 76
‘97
88 ‘98
98 ‘99
116 ‘00
254
139 ‘06 122 122 120 128 ‘05 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04
161 159 147 ‘07 ‘08 ‘09
207
167 ‘10
186
‘12
212
219
‘13
245 244 ‘17 ‘15 ‘16
260 ‘18E
‘14
‘11
‘96
“Sortie du temple”
Democratization
Crisis
Chinese bulimia
Reboot
New normal
LUXURY IN 2025 WILL BE A DIFFERENT PLACE 1
2
3
4
E-COMMERCE, ONLINE, DIGITAL
FOOTPRINT CONSOLIDATION
A YOUTHFUL MARKET
…HAPPENING IN CHINA
…PERMEATING EVERY SINGLE PURCHASE
…RESHAPING THE STORE OF THE FUTURE
5
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7
CULTURES AND (SUB)CULTURES
ONE MARKET
DIFFERENTLY PROFITABLE BRANDS
MORE CHINESE-DRIVEN PURCHASES
…TAKING OVER CONSUMPTION TRENDS
…SERVING MARKETS OF ONE
…NIMBLE IS THE NEW BLACK
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…DISRUPTING GROWTH PATHS
L’ORAFO
ITALIANO
SHOES AND JEWELRY CONFIRMED GROWTH DRIVERS IN 2018, FOLLOWED BY ACCESSORIES AND BEAUTY; APPAREL SUFFERING ‘18E vs ’17 7%
7% 5%
€19B
4%
€18B
€56B
€51B
0%
-1%
€37B
SHOES
BEAUTY
WATCHES
• Still on the rise, on the tailwind of the ongoing casualization trend
• Cosmetics driving growth, with make-up maintaining a positive growth, and skincare booming • Beauty at the forefront of high-tech innovation • Indie brands (skin care and make-up) on the rise thanks to new business models • Flattish performance of fragrances
• Flat performance of watches, with mixed regional trends (lackluster Europe, more dynamic Asia) • Women watches gaining share, mainly on jewel-watches
JEWELRY • Confirmed among top performing category, sustained by Asians and growing younger customers BAGS • Confirmed brisk growth, sustained by entry and trendy items
sign of calming down, however it is not yet time to give up hope. D’Arpizio, in fact, tells us that «the consumers are there, and want to buy, so in 2025, the market for personal luxury goods should be between 335 and 375 billion euro». Of course, the new buyer also has a new way of buying: in fact, though monobrands of the major maisons (some 21 thousand in the world) still make up 30% of luxury sales, online purchases have grown by 22% and will be 25% by 2025». Above all, with Greta Thunberg’s Z Generation, one must not forget the environment, sustainability, inclusion and multiculturality, that is the values which the very young show they consider most important. Wasting energy resources and any kind of discrimination (cultural, ethnic, political or gender-based) will be the devil words in coming decades,
and we had better get used to the idea. This means jewellery businesses too must adopt good practices both when purchasing raw materials and when organising their processes, if they want to confirm their role as top performers compared to other luxury sectors (accessories, watches, haute couture), settling down at a growth rate which in 2018 was 7%, or doing even better. Shiny show windows which present products which do not shine in terms of ethics and sustainability would do better to change their policy: while many may see this as a revolution with disastrous consequences, the more far-sighted will see a stimulating challenge here. The first goal, in this race to the future, will be won by the first to invent the Z product, the favourite of a generation which seems to be quite far from jewellery, at
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€60B
APPAREL •W omenswear positive growth offset by negative menswear performance (particularly from US & European giants)
least in Europe. Most teenagers today, having to choose between a smartphone and a ring, would choose the former; therefore it is up to jewellery maisons to make them change their mind by 2025.
TE
TE
1975
A L I NS T I T U
R NA T I ONA
E MOL O G
IC
LG
IN
Our vision covers the entire spectrum
The IGI seal is trusted and preferred by leading luxury brands and retailers across the world
ANTWERP • NEW YORK • HONG KONG • MUMBAI • TOKYO • DUBAI • TEL AVIV LOS ANGELES • ITALY • BANGKOK SHANGHAI • KOLKATA • NEW DELHI SURAT • JAIPUR • CHENNAI • THRISSUR • AHMEDABAD • HYDERABAD • BENGALURU
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THESANTAFESYMPOSIUM
INSIDE JEWELRY
C
LA TECNOLOGIA VA IN RETE / di Valerio Faccenda
ome è oramai tradizione da tanti anni, si è tenuta ad Albuquerque in New Mexico la XXXIII edizione del Simposio di Santa Fe sulla Tecnologia di Fabbricazione dei Gioielli. La notizia: il prossimo anno si terrà l’ultima edizione. L’era digitale ha cambiato i metodi di lavoro, per cui il Simposio, così come era stato pensato dai suoi due ideatori, Eddie Bell e Dave Schneller, risulta oramai superato. Quando il Simposio è nato, nel 1987, era praticamente impossibile trovare in letteratura informazioni tecniche utili per il lavoro degli orafi i quali oltretutto - va detto - non avevano grande familiarità con le nozioni metallurgiche, che sono fondamentali per il loro lavoro quotidiano. In genere si accontentavano di quello che veniva loro raccontato dai produttori di macchine e da chi forniva loro le leghe, ma anche questi operatori non sempre risultavano aggiornatissimi sui “misteri” della metallurgia. Negli ultimi due decenni del secolo scorso, è stato certamente importante, ma a mio avviso non sufficiente, il ruolo del World Gold Council, con i suoi convegni, i suoi seminari, la rivista Gold Technology e i suoi manuali. Il Simposio di Santa Fe ha evidenziato l’importanza fondamentale della metallurgia nel lavoro dell’orafo e negli anni ha prodotto preziose informazioni tecniche e preziosissime linee di pensiero. Da ricordare il contributo dato assieme all’Istituto Tedesco dei Metalli Preziosi (il FEM) a una più completa conoscenza scientifica dell’antichissimo processo di colaggio a cera persa, alla conoscenza dell’allergia al Nichel, allo studio di nuovi ori bianchi, al richiamo di attenzione nell’impiego dei gessi, ai metodi di indurimento delle leghe preziose per migliorarne la resistenza all’usura, alle nuove tecnologie (polveri, laser, ecc.) e, più in generale, alla conoscenza delle leggi della metallurgia. Oggi queste notizie si trovano facilmente in Internet, assieme a qualsiasi novità importante nel campo delle nuove tecnologie. Inoltre, oltre al FEM, oggi vari istituti universitari si interessano ai problemi del settore orafo. In Italia, per esempio, il Politecnico di Torino è particolarmente attivo nel settore e da diversi anni ha aperto un proprio centro presso l’Università di Alessandria. Quindi ritengo corretta la decisione del fondatore del Simposio di cessare l’attività. Certo non ci saranno più gli incontri diretti tra gli operatori del settore, sempre utilissimi, ma bisogna anche riconoscere che uno degli obiettivi iniziali del Simposio, quello di coinvolgere nella discussione gli orafi e i grandi marchi del settore, è stato in parte disatteso. Negli anni hanno partecipato al Simposio, più o meno attivamente, Pomellato, Bulgari,
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Cartier, Tiffany & Co., ma a parte quest’ultimo, presente fin dalla prima edizione, e Pomellato, che ha partecipato a ben sedici edizioni, anche con memorie proprie, le altre presenze sono state saltuarie. Per quanto riguarda la XXXIII edizione, i partecipanti sono stati 160, principalmente dal continente americano: 16 dall’Europa, di cui 8 dall’Italia (aziende Mattioli e Stilnovo e due produttori di leghe, Progold e Legor), 16 dal resto del mondo, soprattutto dall’India e dalla Cina. Sono state discusse 23 memorie, 6 su temi metallurgici, 4 su temi che definirei di storia della metallurgia e ben 2 sui torni ornamentali, macchine assolutamente incredibili, progettate in tempi in cui i computer, e quindi i sistemi CAD-CAM, ancora non esistevano. Lo studio di tecniche antiche per esaminare se e come poterle impiegare nella moderna oreficeria, anche avvalendosi degli attuali mezzi informatici, non si limita ai soli torni ornamentali. Una memoria verteva sull’impiego degli smalti, veri smalti, quelli vetrosi, il cui impiego si era via via abbandonato anche per la mancanza di esperti di questa bellissima tecnica. Una memoria, che può fornire idee innovative, descrive l’impiego di metalli “moderni” come il niobio, il titanio e il tantalio, anche in unione coi metalli preziosi classici. Gli effetti che si possono ottenere sono originali e interessanti. Due memorie, una delle quali del FEM, descrivono l’impiego di una lega indurita di Pd950 nel processo di colaggio a cera persa, con promettenti risultati. La tradizionale memoria di metallurgia classica è stata presentata da Chris Corti e quest’anno verteva sullo studio approfondito dei difetti nei gioielli e su come evitarli. Numerosi e interessanti i casi presi in considerazione: il regolare studio dei difetti e delle contestazioni è un’attività particolarmente utile e istruttiva, specie per le grandi aziende orafe. Interessante una memoria che descrive l’impiego delle tecniche più moderne (CAD, laser, ecc.) per il restauro e la riparazione dei gioielli. Tra le memorie “storiche”, va ricordata quella sull’evoluzione dei classici anelli americani e sul contributo che hanno dato allo sviluppo di questi particolari gioielli gli orafi arrivati dall’Europa. Infine va ricordata una memoria sull’impiego anche nell’industria orafa delle moderne tecniche organizzative, come la catena a blocchi (block chain). Si chiude così un’altra interessante edizione del Simposio di Santa Fe, sempre ricca di informazioni. L’appuntamento adesso è per il gran finale: la XXXIV e ultima edizione. English translation: see page 105
CONVEGNI
INSIDE JEWELRY
A
ETICA O MARKETING? / di Antonella Garello
fine Ottobre IGI - Istituto Gemmologico Italiano, con la partecipazione di Borsa Diamanti d’Italia, Associazione Italiana Gemmologi, Associazione Orafa Lombarda, Federpreziosi Confcommercio, ha organizzato a Milano un convegno, moderato da Steven Tranquilli, sul tema “Diamanti tra business, etica ed emozione”. Nel corso della prima parte, riservata agli operatori del settore, sono intervenuti Raffaele Maino, presidente IGI, Luigi Cosma, presidente Borsa Diamanti d’Italia, Loredana Prosperi, direttore IGI, Maurizio Piva, vicepresidente AOL e consigliere Borsa Diamanti d’Italia, Alberto Casbelli, segretario Borsa Diamanti d’Italia, e Andrea Zullino, esperto in diamanti e gemme di colore. Gli oratori hanno esaminato da diversi punti di vista la questione diamante naturale vs diamante sintetico: dalla genesi differente (un processo di natura geologica per il diamante naturale, un processo tecnologico per quello sintetico) fino alla strumentazione di ultima generazione necessaria per distinguerli (problema particolarmente rilevante per le pietre di minore caratura, a rischio di mixing). Due prodotti dalle caratteristiche fisiche principali identiche ma corrispondenti a due mondi che nulla hanno in comune. Da una parte una gemma unica, irripetibile, preziosa, con disponibilità in esaurimento. Dall’altra, un prodotto di fabbrica, ripetibile e in disponibilità sostanzialmente illimitata. Da una parte prezzi in aumento (listino Rapaport), dall’altra prezzi in diminuzione grazie alla crescente ottimizzazione dei processi di produzione. Due mondi che ovviamente hanno entrambi pieno diritto di esistere, a patto però hanno sottolineato gli oratori - che dettagliante e consumatore vengano correttamente informati. Il giro d’affari è cospicuo e il marketing gioca tutte le sue carte, nel caso del diamante sintetico puntando sulla sua asserita sostenibilità, sul rispetto dell’ambiente e sull’eliminazione dello sfruttamento dei lavoratori nelle miniere. Ma il tema è complesso e le semplificazioni rischiano di creare confusione, soprattutto tra i Millennial e i giovani della Generazione Z, che si informano prevalentemente attraverso i canali social, dove la velocità e gli slogan sono nemici di qualsiasi analisi ponderata. E nell’orbita della sostenibilità di temi ne gravitano moltissimi: ecologia, riforestazione, riciclo e riuso, tutela dell’ambiente, riduzione della CO2 nell’atmosfera, rispetto dei diritti umani e delle condizioni di lavoro, risparmio energetico, energie
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rinnovabili, austerità… E allora, quanto sono effettivamente sostenibili i diamanti sintetici? Maurizio Piva ha puntato i riflettori sulle loro criticità, anche a fronte di un’analisi del “ciclo di vita”: non essendo né rari né preziosi (De Beers li commercializza a 800 dollari al carato), non li si potrà rivendere né tramandare di generazione in generazione. Per ricreare le medesime condizioni della nascita dei diamanti naturali è necessario mantenere i macchinari a una temperatura costante di circa 1600° per diversi giorni, a una pressione che varia da un minimo di 45 a un massimo di 70 Kbar, con un dispendio enorme di energia. Inoltre gran parte dei diamanti sintetici viene prodotta in Asia, in Paesi come Cina e India, dove si impiegano ancora largamente energie fossili. L’emissione nell’atmosfera di CO2 è ingente; secondo una recente ricerca effettuata dall’agenzia indipendente TruCost (per conto della Diamond Producers Association) è superiore a quella necessaria per l’estrazione di diamanti naturali. Secondo questa ricerca, a 1 carato di diamante naturale corrispondono 160 kg di CO2, a un carato di diamante sintetico 511 kg di CO2. Che fine faranno, infine, i milioni di persone che lavorano oggi nell’industria del diamante, in particolare nelle zone disagiate dell’Africa e del Sudamerica? L’industria del diamante negli ultimi decenni si è adoperata largamente - anche sulla spinta delle denunce da parte di ONG e delle proteste della società civile - per migliorare le condizioni dei lavoratori, per una maggiore tutela dell’ambiente e per eliminare la quasi totalità dei blood diamonds. Insomma anche questa medaglia ha due facce e, in un caso come nell’altro, il consumatore deve essere correttamente informato su cosa, e in quale misura, possa effettivamente essere definito “sostenibile”. Resta, e non è poco, lo storytelling di una gemma che da sempre è legata alle emozioni, e al convegno ha fatto sorridere una striscia di vignette: lei porge a lui un pacchetto regalo. Lui lo apre e resta a bocca aperta per la sorpresa. «Un Rolex! Grazie mille!». A un secondo sguardo, però, la sorpresa si muta in delusione «Ma è un falso! Come hai potuto regalarmi un Rolex finto?» E lei, mostrandogli un dito inanellato «E tu come hai potuto regalarmi un finto diamante?». English translation: see page 105
GEMMOLOGIA
INSIDE JEWELRY
M
DIAMANTI CHE VANNO DIAMANTI CHE VENGONO / di Luigi Costantini Coordinatore Nazionale Settore Formazione Italia IGI International Gemological Institute Anversa Belgio
i spiace per chi s’attendeva un prosieguo sulle pietre colorate “fenomeniche” e sui fattori qualitativi loro confacenti, ma troppe sono le pentole sul fuoco del diamante! Guardate un po’ qua sotto, e ditemi voi. 1. Avete presente la Miniera di Argyle, quella situata a 2.600 km a nord-est di Perth, in Australia, famosa per fornire il 90% di tutti i più bei diamanti rosa al mondo? Fatele ciao con la manina, perché alla fine del 2020 chiuderà definitivamente i battenti per esauste capacità produttive. Morale: secondo voi, i prezzi di quelle (già sempre scarse) pietre d’eccelsa qualità scenderanno o saliranno? E chisseneimporta se saliranno pure i prezzi di quei 14 milioni di carati di diamanti brown e di piccole dimensioni e di bassa qualità, che costituiscono i tre quarti della produzione di Argyle e che verranno a mancare (e che di Argyle fanno, in volume, e per quella qualità, il maggior fornitore al mondo): quel che più ci fa male al cuore è la perdita di quei rosa e rossi… 2. Per uno che se ne va, un altro se ne viene: dalle parti di Kuusamo, in Finlandia, che ti appare mai, rimuovendo 2 metri di terreno di copertura in un’area di ricerca di 2.000 km2? Kimberlite, con marcatori “magici” della presenza del diamante come il granato piropo e la cromite. Morale: quel Cratone della Karelia che, sul versante russo, ha già messo al mondo miniere di diamanti con giri d’affari miliardari, è deputato a divenire – per la Finlandia – un albero della cuccagna, oltre che farne il solo Paese dell’UE a produrre diamanti e la più recente acquisizione nel club mondiale dei produttori (Cratone: masse continentali rigide non interessate da fenomeni orogenetici, e cioè i continenti primitivi). 3. Dei cattivi “diamanti insanguinati” sapete già tutto. Ma dei buoni “diamanti non insanguinati”, v’han fatto mai sapere qualcosa? Per esempio: in Botswana il settore diamanti costituisce, coi suoi 5.500 dipendenti impiegati in attività estrattive e 2.330 in attività di trasformazione (taglio), il più gran datore di lavoro nel privato; genera il 50% delle entrate dello Stato, il 30% del PIL e l’80% delle esportazioni; ha indotto l’incremento del reddito pro-capite annuo dai 70 dollari del 1966 (ante era diamanti) agli odierni 7.000 (in Africa!) e la crescita nel settore educativo dalle 9 scuole (su tutti i 581.700 km2 di superficie) a 1000 e oltre; ha favorito e favorisce un formidabile sviluppo nel campo delle pubbliche sanità, infrastrutture e politiche della casa, oltre che nella creazione d’una classe di imprenditori, professionisti e artigiani. Tutto ciò, grazie ai diamanti “non insanguinati” che, del Botswana, han fatto il primo produttore al mondo di diamanti di qualità da gemma.
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4. Che i diamanti grezzi di color verde dovessero il loro colore, per irraggiamento, a esposizione a una fonte radioattiva naturale (con la formazione di tipiche macchie verdi o marrone), è da tutti risaputo. Che un grezzo di 6,49 ct venisse a bella posta rivestito con cristalli lamellari verde smeraldo di ossido di cromo allo stato pulverulento, questa non s’era mai vista. Se ne sono accorti al GIA di Carlsbad allorché, su quel diamante del Tipo Ia, i conti non tornavano sullo spettro UV-Visibile, con bande dovute all’irraggiamento radioattivo naturale sparite dai radar, e con l’ossido di cromo che faceva bella vista di sé allo Spettroscopio Raman. 5. Occhio sul fronte del diamante sintetico, poiché: a) Leonardo Di Caprio (sì, proprio l’attore del film Blood Diamond) ha investito un sacco di soldi nella Diamond Foundry, produttore di diamanti sintetici di San Francisco che si propone di sparare sul mercato 1 milione di carati all’anno. E se ha investito lui… b) La Cina è già divenuta il maggior produttore al mondo di sintetico per uso industriale, e già ora sforna il 56% della produzione mondiale di sintetico da gioielleria. Se tanto mi dà tanto… 6. Siete mentalmente pronti a far fronte alle nuove tendenze, in fatto di vendita del diamante? Dareste credito a Mamma De Beers se vi dicesse che, in base a una loro ricerca di mercato: le coppie giovani (etero) non si sposano più dopo due mesi (in media) dal fidanzamento ufficiale, ma dopo un anno e oltre (e magari dopo aver convissuto e fatto figli) e, allorché ‘sto anello finalmente se lo fanno, lo vogliono di tendenza creativa, rispettoso dell’ambiente e della società, col diamante etico ed eco-sostenibile, oltreché tracciabile?; anche le coppie dello stesso sesso ci tengono a suggellare la loro unione col diamante in un anello, che però dev’essere “più inusuale e unico nel suo genere”; i “millennials” optano per anelli di marca (brand) che negli USA costituiscono ormai il 40% in valore di quell’articolo, in carature totali/anello di 1,7 ct (dall’1,00 ct in diamanti del 2013), e il 14% di tali anelli viene acquistato direttamente dalla donna, più che dal maschio. C’è tutto un modo di comunicare col cliente che non è più quello d’una volta e che va rivisto, lo si voglia o no.
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New Name
New Look
Same Commitment to the Industry To truly reflect the global reach and strengths of its Jewellery & Gem Fairs portfolio, Informa Markets proudly presents its flagship shows’ refreshed brand identity
25 – 28. 6. 2020
Hong Kong Convention & Exhibition Centre
Asia’s Number One Mid-year Jewellery Event
28,000+
1,900+
70,000+
18
21
Buyers
exhibitors from 40 countries and regions
square metres of exhibition space
Group Pavilions
Theme Pavilions
Contact Exhibiting T +852 2516 1677 / 2585 6179
E salesjgf@informa.com
13 – 17. 9. 2020 AsiaWorld-Expo • Hong Kong
15 – 19. 9. 2020
Hong Kong Convention & Exhibition Centre
The World’s Number One Fine Jewellery Event
50,000+ 3,700+ 135,000+ Buyers
exhibitors from 54 countries and regions
square metres of exhibition space
Exhibitions.JewelleryNet.com JewelleryNet.com
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Group Pavilions
Theme Pavilions
CORSI I.G.I. CALENDARIO 2020 1 ‐ Corso Analisi Qualitativa e Valutazione del Diamante ‐ Corso Base 5gg € 775,00** 13/17 Gen. 17/21 Feb. 2/6 Mar. 14/18 Sett. 5/9 Ott. Roma Cavalese (Tn) Ascoli Piceno Cavalese (Tn) Ascoli Piceno 29 Gen./2 Feb. 3/7 Feb. 11/15 Mag. 2/6 Ott. 19/23 Ott. Trecastagni (CT) Marcianise (Ce) Cavalese (Tn) Trecastagni (Ct) Marcianise (Ce) 2 ‐ Corso Analisi Qualitativa e Valutazione del Diamante ‐ Corso Specializzazione 5gg € 775,00** 17/21 Feb. 16/20 Mar. 8/12 Giu. 12/16 Ott. 2/6 Nov. Marcianise (Ce) Ascoli Piceno Roma Ascoli Piceno Marcianise (Ce) 21/25 Feb. 18/22 Mag. 21/25 Sett. 16/20 Ott. Trecastagni (Ct) Cavalese (Tn) Cavalese (Tn) Trecastagni (Ct) 3 ‐ Corso Classificazione e Valutazione del Diamante Grezzo ‐ 7gg € 1.330,00** 10/16 Feb. 2/10 Mar. 19/25 Apr. 2/8 Mag. 28 Sett./4 Ott. Ascoli Piceno Marcianise (Ce) Cavalese (Tn) Trecastagni (Ct) Roma
18/24 Ott. Cavalese (Tn)
4 ‐ Corso Identificazione delle Gemme di Colore ‐ 5gg € 775,00** 10/14 Feb. 9/13 Mar. 16/20 Mar. 12/16 Ott. Roma Ascoli Piceno Marcianise (Ce) Cavalese (Tn) 24/28 Feb. 13/17 Mar. 8/12 Giu. 6/10 Nov. Cavalese (Tn) Trecastagni (Ct) Cavalese (Tn) Trecastagni (Ct) 5 ‐ Corso Riconoscimento del Sintetico, delle Imitazioni e dei Trattamenti ‐ 5gg € 775,00** 17/21 Apr. 11/15 Mag. 29 Giu./3 Lug. 20/24 Nov. Trecastagni (Ct) Ascoli Piceno Cavalese (Tn) Trecastagni (Ct) 20/24 Apr. 18/22 Mag. 9/13 Nov. Marcianise (Ce) Roma Cavalese (Tn) 6 ‐ Corso Analisi Qualitativa e Valutazione delle Gemme di Colore ‐ 3gg € 465,00** 15/17 Feb. 16/18 Mag. 6/8 Lug. Roma Trecastagni (Ct) Cavalese (Tn) 30 Mar./1 Apr. 3/5 Giu. 16/18 Nov. Marcianise (Ce) Ascoli Piceno Cavalese (Tn) 7 ‐ Corso Analisi Qualitativa e Valutazione delle Perle ‐ 5gg € 775,00** 16/20 Mar. 25/29 Mag. 21/27. Sett. Cavalese (Tn) Ascoli Piceno Marcianise (Ce) 6/10 Apr. 5/9 Giu. 4/8 Dic. Roma Trecastagni (Ct) Trecastagni (Ct) 8 ‐ Corso Approfondimento Pratico del Diamante ‐ 5gg € 775,00** 26/30 Giu. Trecastagni (Ct) 9 ‐ Corso Approfondimento Pratico Gemme di Colore ‐ Sintetico ‐ 5gg € 775,00** 17/21 Lug. Trecastagni (Ct) 10 ‐ Corso Approfondimento Pratico Perle ‐ 1g € 160,00** Esame Scritto 10 Giu. Trecastagni (CT) 11 ‐ Esame Scritto e Pratico Diamante ‐ 1g € 160,00** 1 Lug. Trecastagni (CT) 12 ‐ Esame Scritto e Pratico Gemme di Colore e Sintetico ‐ 1g € 160,00** 22 Lug. Trecastagni (CT) 13 ‐ Approfondimento Materiali Organici ‐ 2gg € 310,00** 27/31 Gen. Marcianise (Ce) 18/22 Sett. Trecastagni (Ct)
2/6 Nov. Roma
14 ‐ Corso Taglio e Sfaccettatura delle Pietre di Colore ‐ Corso Base 5gg € 600,00 +IVA 20/24 Lug. Cavalese (TN) 23/27 Nov. Cavalese (TN) 15 ‐ Corso Taglio e Sfaccettatura delle Pietre di Colore ‐ Corso di Specializzazione 5gg € 600,00 +IVA 27/31 Lug. Cavalese (TN) 30 Nov./4 Dic. Cavalese (TN)
ENGLISH
TEXT L’ORAFO
ITALIANO
A GRAND TOUR in the third millennium See page 42
«I saw much, but I reflected even more», Goethe wrote in his Trip to Italy, an account of the extraordinary Grand Tour the writer made between 1786 and 1788 in our country (under an assumed identity, so he could travel and observe freely), exploring its many artistic and natural marvels. In her turn, Laura Inghirami, an influencer specialising in jewels, who has a background in economics, marketing and communication studies and has had experience working in the luxury business, has launched a project of a personal Grand Tour of her own in the contemporary Italy of jewellery, to explore the excellence which now as then continues to amaze with its beauty and harmony. «Starting from the seventeenth century, noblemen from other European countries used to visit Italy, in order to educate themselves: they admired the landscape, cities and monuments and went back to their homes loaded with souvenirs and crafted items to show to their family and society», explains Laura Inghirami. «So I got the idea of going to discover the excellences of today, those jewels which have a story of their own to tell, which communicate emotions and energy because they are born from traditions and values which have been handed down from generation to generation, the direct emanation of a centuries-old beauty, of a wonderful territory which has always inspired our artists». For Laura Inghirami, excellence is something which goes beyond the economic value or prestige of a brand: «Excellence means idea, feelings, time and technique. The jewels I have chosen for my Grand Tour were born from the hands of extraordinary craftsmen, with talent, passion, pride in their work, boundless curiosity and the drive to go always farther, to stretch their bounds and question themselves about the results of their work. I have learned a great deal from them and I am proud to tell their stories and paths». The Grand Tour represents a journey through beauty and creativity which Laura translates into her women’s website jewel.com and with beautiful video-documentaries on Facebook and in her Instagram page @ donna.jewel. “I try to make these stories of excellence known through social media, bringing young people to approach jewels, showing them the vast culture and skills which lie behind these true works of art. The feedback has been quite satisfactory, lots of people write to me asking to get in touch with these craftsmen who are able to arise curiosity and feeling». Apart from the individual tales she tells, Laura Inghirami’s Grand Tour which our magazine will begin to publish starting from the next issue wants to stimulate reflection on creativity and the worlds it opens up. Laura confirms this: «Today, we are overwhelmed by products which we often know nothing about, stopping to think about the history behind these objects means entering a world dominated by beauty, in its every possible variation».
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L’ORAFO
ITALIANO
FAIRS
L’ORAFO
ITALIANO
VICENZAORO
JANUARY
/ di Simona Infantolino
I The IEG exhibition calendar, recently enriched by the acquisition of OroArezzo and Gold/Italy, is preparing for an exciting year that will open as usual with VicenzaOro January, scheduled on January 17 to 22. The six-day show will repeat the successful events seen in previous years, with the addition of a few new features to meet industry demands. Starting with the show’s most traditional initiatives, IEG will reintroduce talks dedicated to the digital world and gemstones and the CIBJO conference on sustainability, making it happen in conjunction with T.Gold, an international show dedicated to the latest technological innovations, organised with leading national and international players. Thanks to a partnership with AFEMO (the Italian Association of Jewellery Machinery Manufacturers and Exporters) the event will bring together craftsmen, companies and suppliers of advanced technologies; the Italian National Institute for Foreign Trade (ICE) will engage buyers from Uzbekistan, India, Indonesia, Malaysia and Thailand. As part of T.Gold, the Jewellery Technology Forum will take place again on January 19, offering an opportunity for training and discussion on topics of interest to the industry, from 3D-printed acrylic photopolymers to synthetic diamonds. As for the new technology show, IEG will present talks on Start-ups and SMEs and The Gold Run Hackathon, involving young students and computer experts. The forty best proposals for the creation of a new product or innovative packaging will be submitted to a group of leading companies. This year, alongside the high-tech side of VicenzaOro, there will be a new entry dedicated to vintage products. The new VO Vintage area will be all about collectibles, offering rare and iconic vintage watches and jewellery. On January 18 to 20, in the first-floor foyer of the Vicenza trade fair center, VO Vintage will welcome experienced vintage watchmakers and some of the main institutions operating in the sector, such as Assorologi, AHCI (Académie Horlogère des Créateurs Indépendants) and Orologi & Passioni, the main Italian forum for watch enthusiasts. To launch this new event, the organisation announced the presence of three special guests who will take part in meetings and conferences: master watchmaker in charge of Audemars Piguet’s high-end division, Giulio Papi will attend the opening ceremony on vintage and modern watchmaking excellence. The next day will feature Stefano Mazzariol, antique dealer, merchant, appraiser, watch consultant and one of the world’s leading Rolex Daytona experts. His speech will focus on the philosophy of high-end collecting and different approaches to restoration. Again on Sunday, VO Vintage will present Vincent Calabrese, independent master watchmaker and AHCI member, who will explain the difference between two rotating escapement systems – the Carosello and the Tourbillon. This first edition of VO Vintage will end with a meeting with Sandro Fratini, one of the world’s greatest collectors, with a legendary collection of 2 thousand watches for an estimated value of 1 billion euros.
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In questa pagina, dall’alto: un momento della scorsa edizione di T.Gold; collana in oro
bianco con perla dei Mari del Sud e diamanti della collezione Cross di Oxygène.
l calendario fieristico di IEG, recentemente arricchito dall’acquisizione di OroArezzo e Gold/Italy, si prepara a un anno avvincente che si aprirà come di consueto con VicenzaOro January, in programma dal 17 al 22 gennaio. I sei giorni di eventi vedranno riconfermati i format già apprezzati negli scorsi anni mentre saranno introdotti nuovi appuntamenti in linea con le richieste del settore. A partire dagli evergreen della fiera, IEG riproporrà i talk dedicati al mondo digitale e alle gemme e il convegno CIBJO sulla sostenibilità, oltre alla sincronizzazione delle date con T.Gold, salone internazionale dedicato alle ultime novità tecnologiche, organizzato in partnership con i principali player nazionali e internazionali. Grazie alla collaborazione con AFEMO, Associazione Fabbricanti Esportatori Macchine per Oreficeria, sarà possibile l’incontro tra artigiani, aziende e fornitori di tecnologie avanzate; l’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE), invece, coinvolgerà i buyer di Uzbekistan, India, Indonesia, Malesia e Thailandia. Sempre all’interno di T.Gold, tornerà il 19 gennaio l’appuntamento con il
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VICENZAORO Technology and vintage See page 62
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THESANTAFESYMPOSIUM
INSIDE JEWELRY
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LA TECNOLOGIA VA IN RETE / di Valerio Faccenda
ome è oramai tradizione da tanti anni, si è tenuta ad Albuquerque in New Mexico la XXXIII edizione del Simposio di Santa Fe sulla Tecnologia di Fabbricazione dei Gioielli. La notizia: il prossimo anno si terrà l’ultima edizione. L’era digitale ha cambiato i metodi di lavoro, per cui il Simposio, così come era stato pensato dai suoi due ideatori, Eddie Bell e Dave Schneller, risulta oramai superato. Quando il Simposio è nato, nel 1987, era praticamente impossibile trovare in letteratura informazioni tecniche utili per il lavoro degli orafi i quali oltretutto - va detto - non avevano grande familiarità con le nozioni metallurgiche, che sono fondamentali per il loro lavoro quotidiano. In genere si accontentavano di quello che veniva loro raccontato dai produttori di macchine e da chi forniva loro le leghe, ma anche questi operatori non sempre risultavano aggiornatissimi sui “misteri” della metallurgia. Negli ultimi due decenni del secolo scorso, è stato certamente importante, ma a mio avviso non sufficiente, il ruolo del World Gold Council, con i suoi convegni, i suoi seminari, la rivista Gold Technology e i suoi manuali. Il Simposio di Santa Fe ha evidenziato l’importanza fondamentale della metallurgia nel lavoro dell’orafo e negli anni ha prodotto preziose informazioni tecniche e preziosissime linee di pensiero. Da ricordare il contributo dato assieme all’Istituto Tedesco dei Metalli Preziosi (il FEM) a una più completa conoscenza scientifica dell’antichissimo processo di colaggio a cera persa, alla conoscenza dell’allergia al Nichel, allo studio di nuovi ori bianchi, al richiamo di attenzione nell’impiego dei gessi, ai metodi di indurimento delle leghe preziose per migliorarne la resistenza all’usura, alle nuove tecnologie (polveri, laser, ecc.) e, più in generale, alla conoscenza delle leggi della metallurgia. Oggi queste notizie si trovano facilmente in Internet, assieme a qualsiasi novità importante nel campo delle nuove tecnologie. Inoltre, oltre al FEM, oggi vari istituti universitari si interessano ai problemi del settore orafo. In Italia, per esempio, il Politecnico di Torino è particolarmente attivo nel settore e da diversi anni ha aperto un proprio centro presso l’Università di Alessandria. Quindi ritengo corretta la decisione del fondatore del Simposio di cessare l’attività. Certo non ci saranno più gli incontri diretti tra gli operatori del settore, sempre utilissimi, ma bisogna anche riconoscere che uno degli obiettivi iniziali del Simposio, quello di coinvolgere nella discussione gli orafi e i grandi marchi del settore, è stato in parte disatteso. Negli anni hanno partecipato al Simposio, più o meno attivamente, Pomellato, Bulgari,
Cartier, Tiffany & Co., ma a parte quest’ultimo, presente fin dalla prima edizione, e Pomellato, che ha partecipato a ben sedici edizioni, anche con memorie proprie, le altre presenze sono state saltuarie. Per quanto riguarda la XXXIII edizione, i partecipanti sono stati 160, principalmente dal continente americano: 16 dall’Europa, di cui 8 dall’Italia (aziende Mattioli e Stilnovo e due produttori di leghe, Progold e Legor), 16 dal resto del mondo, soprattutto dall’India e dalla Cina. Sono state discusse 23 memorie, 6 su temi metallurgici, 4 su temi che definirei di storia della metallurgia e ben 2 sui torni ornamentali, macchine assolutamente incredibili, progettate in tempi in cui i computer, e quindi i sistemi CAD-CAM, ancora non esistevano. Lo studio di tecniche antiche per esaminare se e come poterle impiegare nella moderna oreficeria, anche avvalendosi degli attuali mezzi informatici, non si limita ai soli torni ornamentali. Una memoria verteva sull’impiego degli smalti, veri smalti, quelli vetrosi, il cui impiego si era via via abbandonato anche per la mancanza di esperti di questa bellissima tecnica. Una memoria, che può fornire idee innovative, descrive l’impiego di metalli “moderni” come il niobio, il titanio e il tantalio, anche in unione coi metalli preziosi classici. Gli effetti che si possono ottenere sono originali e interessanti. Due memorie, una delle quali del FEM, descrivono l’impiego di una lega indurita di Pd950 nel processo di colaggio a cera persa, con promettenti risultati. La tradizionale memoria di metallurgia classica è stata presentata da Chris Corti e quest’anno verteva sullo studio approfondito dei difetti nei gioielli e su come evitarli. Numerosi e interessanti i casi presi in considerazione: il regolare studio dei difetti e delle contestazioni è un’attività particolarmente utile e istruttiva, specie per le grandi aziende orafe. Interessante una memoria che descrive l’impiego delle tecniche più moderne (CAD, laser, ecc.) per il restauro e la riparazione dei gioielli. Tra le memorie “storiche”, va ricordata quella sull’evoluzione dei classici anelli americani e sul contributo che hanno dato allo sviluppo di questi particolari gioielli gli orafi arrivati dall’Europa. Infine va ricordata una memoria sull’impiego anche nell’industria orafa delle moderne tecniche organizzative, come la catena a blocchi (block chain). Si chiude così un’altra interessante edizione del Simposio di Santa Fe, sempre ricca di informazioni. L’appuntamento adesso è per il gran finale: la XXXIV e ultima edizione.
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Following a long tradition, the 33rd edition of the Santa Fe Symposium on Jewelry Casting and Technology was held in Albuquerque, New Mexico. The news is that the last edition will be held next year. The digital era has changed working methods, so the Symposium, as it was thought up by its founders Eddie Bell and Dave Schneller, is now something of the past. When the Symposium was born, in 1987, it was almost impossible to find in the literature technical information useful for the work of jewellers, who - it must be remembered - were not very familiar with the notions of metallurgy, something fundamental for their everyday job. Generally, they had to accept what was told to them by the machinery producers and by those who provided them with their alloys, but these operators too were not always completely up to date on the “mysteries” of metallurgy. In the 1980s and ‘90s, the World Gold Council played an important - but in my opinion insufficient role with its conferences, seminars, the magazine Gold Technology and its manuals. The Santa Fe Symposium highlighted the fundamental importance of metallurgy in the goldsmith’s job, and over the years produced precious technical information and even more precious ideas. The Symposium gave a memorable contribution, together with the German Institute for Precious Metals (FEM), to a more complete scientific knowledge of the ancient lost-wax casting technique, to knowledge about Nickel allergy, to the study of new white golds, to attention to the use of gypsum, to the methods for hardening precious alloys in order to improve their strength against wear, to new technologies (powders, laser, etc.) and, more in general, to knowledge of the laws of metallurgy. Today, it is easy to find this kind of information on the web, together with every important novelty in the field of new technologies. Also, besides FEM, several university institutions today deal with the goldsmithing field. In Italy, for example, the Turin Politecnico is especially active in this field, and several years ago opened a centre of its own at the University of Alessandria. So I believe the Symposium founder took the right decisions in closing down the event. Of course, we will be missing the ever-useful meetings among operators in the field, but we must also admit that one of the initial goals of the Symposium - to involve goldsmiths and major brands in the discussion - partly failed. In recent years, Pomellato, Bulgari, Cartier, Tiffany & Co. have all taken a more or less active part in the Symposium; but, apart from Tiffany & Co., who has
been attending from the very first edition, and Pomellato, who has taken part in no less than sixteen editions, also with papers of their own, other presences were occasional only. The 33rd edition was attended by 160 participants, mainly from the Americas: 16 from Europe, of whom 8 from Italy (the Mattioli and Stilnovo companies and two alloy makers, Progold and Legor), 16 from the rest of the world, mainly from India and China. 23 papers were discussed, 6 about metallurgy, 4 about what I might call history of metallurgy and no less than 2 about so-called rose engines, ornamental turning lathes, absolutely incredible machines, designed in ages when computers - and CAD-CAM systems - did not yet exist. The study of ancient techniques to see whether and how to use them in modern goldsmithing, also making use of today’s electronic tools, is not limited to ornamental turning lathes. One paper dealt with the use of enamel, true glass enamel, which gradually fell out of use also because of the lack of experts in this beautiful technique. A paper, providing innovative ideas, describes the use of such “modern” metals as niobium, titanium and tantalum, also together with classic precious metals. One can obtain original and interesting effects with them. Two papers, one by FEM, describe the use of a hardened Pd950 alloy in the lost-wax casting process, with promising results. The traditional paper on classic metallurgy was submitted by Chris Corti and focused this year on an in-depth look into defects in jewels and how to avoid them. Several interesting cases were taken into account: regular study of defects and complaints is an especially useful and instructive job, especially for major jewel firms. An interesting paper describes the use of the most modern techniques (CAD, laser, etc.) for restoring and repairing jewels. Among the “historic” papers, we may mention one on the evolution of classic American rings and on the contribution given to the development of these jewels by goldsmiths coming from Europe. Finally, we should also remember a paper on the application of modern organisation techniques, like block chains, to the jewellery business. So another interesting edition of the Santa Fe Symposium, rich as ever with information, has closed. The rendezvous now is with the grand finale: the 34th and last edition.
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L’ORAFO
ITALIANO
CONVEGNI
INSIDE JEWELRY
A
DIAMONDS Ethics or marketing? See page 96
At the end of October IGI - Istituto Gemmologico Italiano, in partnership with Borsa Diamanti d’Italia, Associazione Italiana Gemmologi, Associazione Orafa Lombarda, Federpreziosi Confcommercio, organised in Milan a convention, moderated by Steven Tranquilli, on “Diamonds among business, ethics and emotion”. Raffaele Maino, IGI President, Luigi Cosma, President of Borsa Diamanti d’Italia, Loredana Prosperi, IGI Director, Maurizio Piva, AOL Vicepresident and advisor of the Borsa Diamanti d’Italia, Alberto Casbelli, secretary of the Borsa diamanti d’Italia, and Andrea Zullino, expert in diamonds and coloured gems, intervened in the first part, reserved to the operators in the sector. The speakers examined, from various points of view, the issue concerning natural vs synthetic diamonds: from the different genesis (a process of geological kind for the natural diamond, a technological process for the synthetic one) to the cutting edge instruments needed to distinguish them (a particularly relevant issue for the stones with lower carats which risk mixing). Two products with identical physical main features though corresponding to two worlds that have nothing in common. From the one side a unique, unrepeatable, precious gem whose availability is running out. From the other a factory product, repeatable and with a substantially unlimited availability. On the one side rising prices (Rapaport price lists), from the other dropping prices thanks to the increasing optimisation of manufacturing processes. Two worlds that have obviously both full rights to exist, provided that, the speakers underlined, the consumer is suitably informed. As the turnover is relevant, marketing obviously plays all its cards, in the case of the synthetic diamond focusing on the claimed sustainability, on the respect for the environment and on the elimination of the exploitation of workers in mines. However, the issue is complex and simplifications risk to create confusion, mainly among Millennials and the young people belonging to the Z generation that mainly find their information through social channels where speed and slogans are enemies to any pondered analysis. And a host of issues gravitate around the orbit of sustainability: ecology, reforestation, recycle and reuse, environment protection, CO2 reduction in the atmosphere, respect of human rights and of working conditions,
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ETICA O MARKETING? / di Antonella Garello
fine Ottobre IGI - Istituto Gemmologico Italiano, con la partecipazione di Borsa Diamanti d’Italia, Associazione Italiana Gemmologi, Associazione Orafa Lombarda, Federpreziosi Confcommercio, ha organizzato a Milano un convegno, moderato da Steven Tranquilli, sul tema “Diamanti tra business, etica ed emozione”. Nel corso della prima parte, riservata agli operatori del settore, sono intervenuti Raffaele Maino, presidente IGI, Luigi Cosma, presidente Borsa Diamanti d’Italia, Loredana Prosperi, direttore IGI, Maurizio Piva, vicepresidente AOL e consigliere Borsa Diamanti d’Italia, Alberto Casbelli, segretario Borsa Diamanti d’Italia, e Andrea Zullino, esperto in diamanti e gemme di colore. Gli oratori hanno esaminato da diversi punti di vista la questione diamante naturale vs diamante sintetico: dalla genesi differente (un processo di natura geologica per il diamante naturale, un processo tecnologico per quello sintetico) fino alla strumentazione di ultima generazione necessaria per distinguerli (problema particolarmente rilevante per le pietre di minore caratura, a rischio di mixing). Due prodotti dalle caratteristiche fisiche principali identiche ma corrispondenti a due mondi che nulla hanno in comune. Da una parte una gemma unica, irripetibile, preziosa, con disponibilità in esaurimento. Dall’altra, un prodotto di fabbrica, ripetibile e in disponibilità sostanzialmente illimitata. Da una parte prezzi in aumento (listino Rapaport), dall’altra prezzi in diminuzione grazie alla crescente ottimizzazione dei processi di produzione. Due mondi che ovviamente hanno entrambi pieno diritto di esistere, a patto però hanno sottolineato gli oratori - che dettagliante e consumatore vengano correttamente informati. Il giro d’affari è cospicuo e il marketing gioca tutte le sue carte, nel caso del diamante sintetico puntando sulla sua asserita sostenibilità, sul rispetto dell’ambiente e sull’eliminazione dello sfruttamento dei lavoratori nelle miniere. Ma il tema è complesso e le semplificazioni rischiano di creare confusione, soprattutto tra i Millennial e i giovani della Generazione Z, che si informano prevalentemente attraverso i canali social, dove la velocità e gli slogan sono nemici di qualsiasi analisi ponderata. E nell’orbita della sostenibilità di temi ne gravitano moltissimi: ecologia, riforestazione, riciclo e riuso, tutela dell’ambiente, riduzione della CO2 nell’atmosfera, rispetto dei diritti umani e delle condizioni di lavoro, risparmio energetico, energie
rinnovabili, austerità… E allora, quanto sono effettivamente sostenibili i diamanti sintetici? Maurizio Piva ha puntato i riflettori sulle loro criticità, anche a fronte di un’analisi del “ciclo di vita”: non essendo né rari né preziosi (De Beers li commercializza a 800 dollari al carato), non li si potrà rivendere né tramandare di generazione in generazione. Per ricreare le medesime condizioni della nascita dei diamanti naturali è necessario mantenere i macchinari a una temperatura costante di circa 1600° per diversi giorni, a una pressione che varia da un minimo di 45 a un massimo di 70 Kbar, con un dispendio enorme di energia. Inoltre gran parte dei diamanti sintetici viene prodotta in Asia, in Paesi come Cina e India, dove si impiegano ancora largamente energie fossili. L’emissione nell’atmosfera di CO2 è ingente; secondo una recente ricerca effettuata dall’agenzia indipendente TruCost (per conto della Diamond Producers Association) è superiore a quella necessaria per l’estrazione di diamanti naturali. Secondo questa ricerca, a 1 carato di diamante naturale corrispondono 160 kg di CO2, a un carato di diamante sintetico 511 kg di CO2. Che fine faranno, infine, i milioni di persone che lavorano oggi nell’industria del diamante, in particolare nelle zone disagiate dell’Africa e del Sudamerica? L’industria del diamante negli ultimi decenni si è adoperata largamente - anche sulla spinta delle denunce da parte di ONG e delle proteste della società civile - per migliorare le condizioni dei lavoratori, per una maggiore tutela dell’ambiente e per eliminare la quasi totalità dei blood diamonds. Insomma anche questa medaglia ha due facce e, in un caso come nell’altro, il consumatore deve essere correttamente informato su cosa, e in quale misura, possa effettivamente essere definito “sostenibile”. Resta, e non è poco, lo storytelling di una gemma che da sempre è legata alle emozioni, e al convegno ha fatto sorridere una striscia di vignette: lei porge a lui un pacchetto regalo. Lui lo apre e resta a bocca aperta per la sorpresa. «Un Rolex! Grazie mille!». A un secondo sguardo, però, la sorpresa si muta in delusione «Ma è un falso! Come hai potuto regalarmi un Rolex finto?» E lei, mostrandogli un dito inanellato «E tu come hai potuto regalarmi un finto diamante?». English translation: see page 105
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energy saving, renewable energies, austerity...And then, how are synthetic diamonds really sustainable? Maurizio Piva turned the spotlight on their criticalities, also against an analysis of the “life cycle”: they are neither rare nor precious (De Beers markets them at 800 euros a carat), they can neither be resold nor passed from generation to generation. To recreate the same conditions of the birth of natural diamonds machines must be maintained at a constant temperature of about 1600° for several days, at a pressure going from a minimum of 45 to a maximum of 70 Bar with a huge waste of energy. Moreover, most synthetic diamonds are produced in Asia, in such countries as China and India, where fossil energies are widely used. The emission of CO2 in the atmosphere is considerable; based on a recent research carried out by the independent agency TruCost (for the Diamond Producers Association), it is higher than the one required for the production of natural diamonds. According to this research,160 kg of CO2 correspond to one carat of a natural diamond, while 511 kg of CO2 are needed for one carat of a synthetic one. What will then become of the million people working today in the diamond industry, mainly in the poor areas of Africa and South America? Over the last few decades the diamond industry, also driven by the denunciations by NGOs and the protests of society, worked for the improvement of the conditions of workers, for a better protection of the environment and for the almost total elimination of blood diamonds. There is certainly much more to be done, but in one case and in the other, the consumer must be properly informed on what, and to what extent, can be really defined as “sustainable”. What remains, and it is not negligible, is the storytelling of a gem that has always been connected to emotions and, during the meeting, a cartoon strip made the participants smile; she gives him a packet. He opens it and is left speechless out of surprise. «A Rolex! Thank you very much! ». At a second glance, though, the surprise turns into disappointment: «But it’s a fake! How could you give me a fake Rolex? » And, showing him a ringed finger, she says «And how could you give me a fake diamond?».
ENGLISH TEXT
GEMMOLOGIA
INSIDE JEWELRY
M
DIAMANTI CHE VANNO DIAMANTI CHE VENGONO / di Luigi Costantini Coordinatore Nazionale Settore Formazione Italia IGI International Gemological Institute Anversa Belgio
i spiace per chi s’attendeva un prosieguo sulle pietre colorate “fenomeniche” e sui fattori qualitativi loro confacenti, ma troppe sono le pentole sul fuoco del diamante! Guardate un po’ qua sotto, e ditemi voi. 1. Avete presente la Miniera di Argyle, quella situata a 2.600 km a nord-est di Perth, in Australia, famosa per fornire il 90% di tutti i più bei diamanti rosa al mondo? Fatele ciao con la manina, perché alla fine del 2020 chiuderà definitivamente i battenti per esauste capacità produttive. Morale: secondo voi, i prezzi di quelle (già sempre scarse) pietre d’eccelsa qualità scenderanno o saliranno? E chisseneimporta se saliranno pure i prezzi di quei 14 milioni di carati di diamanti brown e di piccole dimensioni e di bassa qualità, che costituiscono i tre quarti della produzione di Argyle e che verranno a mancare (e che di Argyle fanno, in volume, e per quella qualità, il maggior fornitore al mondo): quel che più ci fa male al cuore è la perdita di quei rosa e rossi… 2. Per uno che se ne va, un altro se ne viene: dalle parti di Kuusamo, in Finlandia, che ti appare mai, rimuovendo 2 metri di terreno di copertura in un’area di ricerca di 2.000 km2? Kimberlite, con marcatori “magici” della presenza del diamante come il granato piropo e la cromite. Morale: quel Cratone della Karelia che, sul versante russo, ha già messo al mondo miniere di diamanti con giri d’affari miliardari, è deputato a divenire – per la Finlandia – un albero della cuccagna, oltre che farne il solo Paese dell’UE a produrre diamanti e la più recente acquisizione nel club mondiale dei produttori (Cratone: masse continentali rigide non interessate da fenomeni orogenetici, e cioè i continenti primitivi). 3. Dei cattivi “diamanti insanguinati” sapete già tutto. Ma dei buoni “diamanti non insanguinati”, v’han fatto mai sapere qualcosa? Per esempio: in Botswana il settore diamanti costituisce, coi suoi 5.500 dipendenti impiegati in attività estrattive e 2.330 in attività di trasformazione (taglio), il più gran datore di lavoro nel privato; genera il 50% delle entrate dello Stato, il 30% del PIL e l’80% delle esportazioni; ha indotto l’incremento del reddito pro-capite annuo dai 70 dollari del 1966 (ante era diamanti) agli odierni 7.000 (in Africa!) e la crescita nel settore educativo dalle 9 scuole (su tutti i 581.700 km2 di superficie) a 1000 e oltre; ha favorito e favorisce un formidabile sviluppo nel campo delle pubbliche sanità, infrastrutture e politiche della casa, oltre che nella creazione d’una classe di imprenditori, professionisti e artigiani. Tutto ciò, grazie ai diamanti “non insanguinati” che, del Botswana, han fatto il primo produttore al mondo di diamanti di qualità da gemma.
4. Che i diamanti grezzi di color verde dovessero il loro colore, per irraggiamento, a esposizione a una fonte radioattiva naturale (con la formazione di tipiche macchie verdi o marrone), è da tutti risaputo. Che un grezzo di 6,49 ct venisse a bella posta rivestito con cristalli lamellari verde smeraldo di ossido di cromo allo stato pulverulento, questa non s’era mai vista. Se ne sono accorti al GIA di Carlsbad allorché, su quel diamante del Tipo Ia, i conti non tornavano sullo spettro UV-Visibile, con bande dovute all’irraggiamento radioattivo naturale sparite dai radar, e con l’ossido di cromo che faceva bella vista di sé allo Spettroscopio Raman. 5. Occhio sul fronte del diamante sintetico, poiché: a) Leonardo Di Caprio (sì, proprio l’attore del film Blood Diamond) ha investito un sacco di soldi nella Diamond Foundry, produttore di diamanti sintetici di San Francisco che si propone di sparare sul mercato 1 milione di carati all’anno. E se ha investito lui… b) La Cina è già divenuta il maggior produttore al mondo di sintetico per uso industriale, e già ora sforna il 56% della produzione mondiale di sintetico da gioielleria. Se tanto mi dà tanto… 6. Siete mentalmente pronti a far fronte alle nuove tendenze, in fatto di vendita del diamante? Dareste credito a Mamma De Beers se vi dicesse che, in base a una loro ricerca di mercato: le coppie giovani (etero) non si sposano più dopo due mesi (in media) dal fidanzamento ufficiale, ma dopo un anno e oltre (e magari dopo aver convissuto e fatto figli) e, allorché ‘sto anello finalmente se lo fanno, lo vogliono di tendenza creativa, rispettoso dell’ambiente e della società, col diamante etico ed eco-sostenibile, oltreché tracciabile?; anche le coppie dello stesso sesso ci tengono a suggellare la loro unione col diamante in un anello, che però dev’essere “più inusuale e unico nel suo genere”; i “millennials” optano per anelli di marca (brand) che negli USA costituiscono ormai il 40% in valore di quell’articolo, in carature totali/anello di 1,7 ct (dall’1,00 ct in diamanti del 2013), e il 14% di tali anelli viene acquistato direttamente dalla donna, più che dal maschio. C’è tutto un modo di comunicare col cliente che non è più quello d’una volta e che va rivisto, lo si voglia o no.
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I am sorry for those who expected a next episode on the “phenomenal” coloured gemstones and their qualities, but there’s too much on our diamond plate already! Look below and tell me what you think. 1. You know the Argyle Mine, 2,600 km north-east of Perth, Australia, famous for supplying 90% of all the world’s most beautiful pink diamonds? Get ready to say goodbye, as it will close its doors by the end of 2020 after exhausting its production capacity. In a nutshell: do you think the prices of those (already scarce) stones of excellent quality will fall or rise? Who cares about the price increases concerning the 14 million carats of cheap, small brown diamonds accounting for three quarters of Argyle’s production (making Argyle the world’s largest supplier in terms of volume for that quality), which are going to disappear; what hurts the most is the loss of those beautiful pink and red ones… 2. When one leaves another arrives. Guess what appeared in Kuusamo, Finland, after removing 2 metres of ground cover in a 2,000 km2 research area? Kimberlite, with “magical” markers of diamond presence, such as pyrope garnet and chromite. In a nutshell: that Karelian Craton, which already brought diamond mines into the world with billion-dollar turnovers on the Russian side, is set to become Finland’s land of milk and honey, making it the only EU country to produce diamonds and the most recent addition to the global club of producers (Craton: rigid continental mass not affected by orogenic phenomena, namely the primitive continents). 3. You now know everything about the bad “blood diamonds”. But have you ever heard about the good “bloodless diamonds”? For example: in Botswana, with 5,500 workers employed in mining activities and 2,330 in processing activities (cutting), the diamond industry is the largest private employer; it generates 50% of state revenue, 30% of GDP and 80% of exports; it led to an increase in annual per capita income from $ 70 in 1966 (before diamonds) to today’s 7,000 (in Africa!) and growth of the educational sector from 9 schools (90 on the entire 581,700 km2 area) to 1000 and more; it fostered and still promotes tremendous development in the field of public health, infrastructure and housing policies, as well as the creation of a new class of entrepreneurs, professionals and craftsmen. This was all thanks to “bloodless” diamonds, which have made Botswana the world’s leading producer of gem-quality diamonds. 4. It is well known by all that green rough diamonds owe their colour to exposure to a natural radioactive source – leading to the formation
of typical green or brown stains. Perhaps no one would expect that a 6.49-ct rough diamond could be deliberately coated with emerald green lamellar crystals of Chromium oxide in its powdered state. This is what they found out at GIA, Carlsbad, when that Type-Ia diamond was inspected under the Raman Spectroscope, but no bands due to natural radiation could be detected on the UV-Visible spectrum, while chromium oxide was clearly there in plain sight. 5. What out for synthetic diamonds, because: a) Leonardo Di Caprio (yes, the actor from “Blood Diamond”) invested plenty of money in Diamond Foundry, a San Francisco-based manufacturer of synthetic diamonds that aims to launch 1 million carats on the market every year. And if he is the investor… b) China has already become the world’s largest producer of synthetic rocks for industrial use, and already produces 56% of the world production of synthetic diamonds for the jewellery industry. If that’s the case… 6. Are you mentally ready to cope with new trends in diamond sales? Perhaps you should listen to Mother De Beers when they tell you that, based on their market research: young (straight) couples no longer marry after two months (on average) of their official engagement, but after a year or more (sometimes while already living together and having children), so when they finally decide to get this ring thing done, they want it to be creative, respectful of the environment and society, with ethical, sustainable and traceable diamonds; even same-sex couples like to seal their union with a diamond ring, but they want it to be “more unusual and unique”; millennials opt for branded rings, which now account for 40% in value for that item in the US, with a total weight of 1.7 ct per ring (compared to 1.00 ct in 2013), and 14% of those rings are purchased directly by women, more than men. Times have changed and communication with these new types of customers should be reviewed, whether we like it or not.
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