retail&food 03-04 2025

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Investimenti, nuovi format ed estero Ecco i marchi del food che accelerano

Le nostre interviste con Venchi, Cigierre, KFC, Capatoast, 12oz Speciale Digital&Retail: tutte le soluzioni, dai pagamenti all’Erp Il Bar Atlantic fa scuola. Ora la Gdo scommette sui risto-caffè

Editoriale

LE PERSONE DEL RETAIL

Il retail, e la ristorazione in particolare, si stanno affacciando a una stagione estiva complicata. Tralasciando la politica, la finanza, guerre, inflazione e le varie storture sistemiche, il campanello d’allarme suona ininterrottamente nel campo delle cosiddette “risorse umane”. Che non sono sufficienti, non si trovano, non sono abbastanza formate, fuggono dal luogo di lavoro senza spiegazioni. E lasciano sguarniti negozi, cucine, dehors.

A metà febbraio Confcommercio, di cui fa parte anche FIPE, ha scritto nero su bianco che “nel 2025, il commercio, la ristorazione e l’industria alberghiera dovranno fare i conti con una carenza di 258.000 lavoratori, un dato che segna un incremento del 4% rispetto all’anno precedente, configurando una vera e propria emergenza per il Paese”. Ci si può nascondere dietro a un dito o anche a due mani ma il tema resta uno, il salario. Mediamente troppo basso per lavorare su turni, vivendo da pendolari, in città sempre più costose.

Dall’altra parte molte aziende retail e food negli ultimi anni hanno chiuso bilanci con marginalità sempre più risicate, se non in perdita. È un circolo vizioso, pericoloso. In cui l’immobiliare non perdona, anzi continua a pretendere canoni sempre più ingiustificabili. I costi energetici, di prodotto, la tassazione ecc. continuano a salire.

E si comprime sempre in basso, sul costo del lavoro. Che però così sparisce, letteralmente. Come ha chiarito Confcommercio.

Le aziende retail e di ristorazione, direttamente e tramite le loro Associazioni, devono correre ai ripari. Facendo pressione sul Governo e sugli Enti locali perché rivedano alcuni criteri fiscali e tributari. Sui landlord perché si attestino su più miti richieste e di nuovo sul Governo perché allarghi e meglio gestisca le politiche di immigrazione volte all’occupazione.

Altrimenti ci terremo il guardaroba attuale e caffè e pasti saranno sempre più domestici.

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Prezzi giusti e locali sempre pieni. La Gdo investe sui risto-caffè

IGD, ok al dividendo e maxi operazione sul debito. C’è il primo IKEA della rete

IGD ha chiuso il 2024 con un utile netto ricorrente a 35,6 milioni di euro e con il ritorno al dividendo, benché piccolo: 0,10 euro ad azione. Il risultato è in calo del 35,7% rispetto all’anno precedente, per effetto di maggiori oneri finanziari e della cessione di portafoglio perfezionata ad aprile 2024, ma è superiore alla guidance comunicata un anno fa. Il Net rental income scende del 4,9% a 113,7 milioni, sempre per effetto della riduzione di portafoglio (+4,6% a perimetro omogeneo). Sul debito, a febbraio è andata in porto “un’operazione monstre” l’ha definita l’amministratore delegato, Roberto Zoia, ossia la chiusura di un finanziamento da 615 milioni di euro erogato da un pool di banche (capofila Intesa Sanpaolo) che permetterà di allungare (quasi a raddoppiare) le scadenze del debito. Da segnalare l’apertura del punto Plan & Order di IKEA al centro La Favorita di Mantova, che rappresenta il primo negozio Ikea di questo genere nel portafoglio di IgD.

Stock Options

MCDONALD’S

Il mese di marzo fa bene al titolo a Wall Street. Le vendite trimestrali globali salgono dello 0,4%, contro l’attesa di una flessione. Bene Giappone e Medio Oriente, calano gli Usa.

YUM! BRANDS

A livello mondiale, l’ultimo dato sulle vendite trimestrali va meglio (+1%) rispetto alle attese degli analisti. A performare meglio è l’offerta low cost di Taco Bell. Il titolo sale.

NIKE

Il mercato non perdona nulla a Nike. Il terzo trimestre chiude con ricavi a 11,3 miliardi di dollari (-7%) con -42% in Cina. Prospettive sotto le attese per il full year. Il titolo rimane pallido in Borsa.

Il gigante eCommerce chiude il 2024 con ricavi a 10,6 miliardi di euro (+4,2%) e con una previsione per il 2025 che vede maggiori profitti e vendite in aumento fra il 4% e il 9%.

ADIDAS

Con un fatturato di poco sotto i 24 miliardi di euro, Il colosso tedesco delle calzature ritrova l’utile con il bilancio 2024: utile netto salito a 832 milioni di euro, contro la perdita di 14 milioni del 2023.

HUGO BOSS

Come volumi, le vendite 2024 sono un record: 4,3 miliardi di euro. Eppure le previsioni per il 2025 sono stabili e deludono gli analisti. Il titolo è in calo rispetto all’inizio dell’anno.

Brutto mese di marzo, per il titolo, dopo risultati trimestrali che hanno deluso il mercato, nonosante vendite in aumento (+9,8%) e un profitti netti in lieve calo da 305 a 282 milioni.

INDITEX

Il bilancio chiuso al 31 gennaio registra vendite per 38,6 miliardi di euro (+10,5% a cambi costanti) e utile netto a 5,9 miliardi (+9%). L’avvio di febbraio e marzo però è sotto le attese.

Il retailer americano, in Borsa, paga l’annuncio di un andamento 2025 fosco, con l’attesa di vendite in calo in una forchetta compresa fra -5% e -7%.

ZALANDO
PUMA
KOHL

Stefano Finco, amministratore delegato di Capatoast

Capatoast al giro di boa: 10 anni e 37 locali. “Investiamo ancora sui centri commerciali”

Capatoast compie dieci anni, trascorsi dalle prime aperture a Napoli, fino al recente rebranding. I punti vendita oggi sono 37, la maggior parte in franchising, dieci a gestione diretta. Anche se è in corso un riequilibrio, con l’obiettivo a lungo termine di arrivare a 50% e 50%. un maggior ricorso alla gestione diretta. Come spiega l’amministratore delegato, Stefano Finco.

Qual è la strategia per il 2025, come numero di aperture e canali di vendita privilegiati?

Nel 2025 prevediamo circa 10/12 aperture, con un rafforzamento delle toasterie in gestione diretta e l’apertura in affiliazione attraverso la partnership con franchisee strutturati, in prevalenza al Nord e al Centro. Apriremo in franchising una serie di ristoranti in Trentino – Alto Adige. In questo momento indirizziamo il programma di espansione su centri commerciali con traffico medio-alto (sopra i 5 milioni di visitatori all’anno), ma siamo anche attenti a location strategiche nei centri storici. Infine, stiamo studiando il travel.

L’anno scorso avete operato un rebranding. Come mai?

Capatoast offre un prodotto unico nel panorama della ristorazione veloce, ma il cliente, che ha in mente il toast del bar o quello fatto in casa con il pane industriale, rischia di non percepirne il valore. Da qui l’esigenza di rafforzare questa consapevolezza. Così è nato il rebranding “CAPATOAST il Megatoast”, marchio registrato in Italia ed in Europa, così da poter aggredire ogni tipo di mercato.

In quale fascia vi collocate come prezzo? La concorrenza è il fast food?

I nostri prezzi spaziano dai 6 ai 12 euro, con una varietà importante di ricette. Ci poniamo nel segmento della ristorazione fast food con una proposta salutare e leggera. Con le proposte “cena” e con il menù Cenatosta a 9,90 stiamo allargando la nostra penetrazione nel segmento serale dove siamo una valida alternativa a pizzerie ed hamburgerie.

Odos e Gruppo Building inaugurano “Flash”: 18.000 mq di entertainment center a Sud di Torino

A Torino ha aperto Flash Beinasco (comune a sud della cintura torinese) spazio commerciale da 18.000 mq dedicati a svago, fitness, shopping e ristorazione. Il progetto è stato sviluppato dal Gruppo Building, mentre la gestione è affidata a Odos Servizi. Al suo interno si trovano piste da bowling, un kartodromo indoor da 3700 mq, spazi per gaming e fitness, negozi e ristorazione. Lo spazio dedicato allo shopping include marchi come Shun Fa, Action, Boxeur Des Rues, Lukito e Pepco, mentre per la cura della casa e della persona è presente uno store di Acqua & Sapone. Inoltre ci sono i centri fitness Just Women e FitActive e una clinica Dental Pro. Il gestore della zona kart è K1 Speed. Limitata la parte ristorazione, che al momento include MIK Sushi e RIS –Storie di Riso. A regime, il centro dovrebbe arrivare a ospitare 7 milioni di visitatori l’anno.

Il qsr Genuino si fa strada a Milano: ecco la seconda apertura

Genuino ha aperto il suo secondo locale a Milano, con un ristorante in zona Isola, che fa il bis con quello già presente in via Turati. Genuino, di proprietà dei fondatori Stefano Lonza e Giovanna De Gavardo, è un format particolare che coniuga la cucina tradizionale con diversi aspetti del quick service restaurant (qsr), soprattutto per i processi di preparazione e la velocità di servizio. Tutto viene cucinato fresco al mattino dallo staff di cucina. Però, come nel quick service, non c’è servizio al tavolo e i clienti, terminato il pasto, sparecchiano da soli come nei comuni fast food. Tutto il materiale è biodegradabile e non ci sono orari, si può mangiare e bere tutto il giorno. Genuino nasce come ristorante a Trieste, dove il proprietario Stefano Lonza è anche presidente della sezione locale di Fipe dunque questa apertura milanese è la terza in totale.

Svicom

cresce del 17% nel 2024. Nel retail più

spazio a svago e benessere

Svicom, nel 2024, ha realizzato un fatturato di 20 milioni di euro, in aumento del 17% rispetto all’anno precedente. Raddoppiano gli asset gestiti, da 160 a 350, per effetto dell’allargamento delle linee di business e delle asset class. Il portafoglio è suddiviso per il 55% retail e 45% altre asset class. Il 42% al Nord, 40% al Centro e 18% Sud, mentre, rispetto al ruolo di Svicom, il 61% ricade nel property management, il 24% nell’asset services e al 15% agency. Sul retail, Svicom registra nei suoi asset un footfall cresciuto nel 2024 del +3,5% (rispetto alla media Cncc del +1,6%). Lo scontrino medio sale del 10% a 27 euro (comprensivo di food e non food) e con un rialzo dei canoni del 10%. Fra le novità, l’anno scorso sono entrati il centro Cinecittà Due di Roma, presto oggetto di riqualificazione con l’arrivo di un food village; il Castel Romano Shopping Village, mentre è arrivato l’incarico (leasing) per il Parma Promenade (ex Parma retail) e nella seconda metà dell’anno dovrebbe aprire il progetto misto WatlherPark di Bolzano, dove Svicom figura come asset e property manager.

Mignon Eccellenze Napoletane: arrivano Fiumicino e l’esordio fuori dal travel

Mignon Eccellenze Napoletane ha aperto un punto vendita all’aeroporto romano di Fiumicino. Anche questo punto vendita è aperto in collaborazione con il partner Chef Express e si trova in uno spazio congiunto a un altro brand curato da Chef Express, Panella. In questo modo, il format fondato da Maria Acquaviva e Carlo Antonio D’Alessandro aggiunge un tassello nello scalo più trafficato d’Italia, che va ad aggiungersi ai negozi nelle stazioni di Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Roma Termini. Mignon, inoltre, ha messo a segno un’altra piccola ma significativa operazione, ossia un’apertura in città a Milano, in corso di Porta Romana, un’arteria di forte passaggio che rappresenta la prima esperienza fuori dai canali di viaggio.

Ca’Pelletti consolida il format: ricavi a 6 milioni

Ca’Pelletti nel 2024 ha registrato circa 6 milioni di euro di ricavi, tra i suoi sei punti vendita in Italia. Il marchio del gruppo Surgital (che ora copre il 4% del fatturato aggregato) registra dati di crescita in tutti i ristoranti, in modo particolare Firenze (+7,1%), Bergamo Orio Center (+5,4%) e Padova (+3,3%). Gli altri sono a Bologna (due) e Milano. “Il nostro obiettivo anche quest’anno è consolidare il brand per diventare un’insegna riconoscibile all’interno del panorama del food retail italiano” secondo l’amministratore delegato, Elena Bacchini. Qualche curiosità. Nel 2024, l’insegna ha servito oltre 52.000 porzioni di cappelletti, 29.000 piatti di tagliatelle e 24.000 lasagne al forno. Un altro tratto distintivo del format è la cucina sempre aperta, tutto il giorno e per 365 giorni l’anno.

Per Neinver vendite record. Dopo Vicolungo anche Castel

Guelfo rinnova l’area food

Al Castel Guelfo The Style Outlet sono partiti I lavori per l’ammodernamento dell’area food. È prevista l’introduzione di una nuova piazza adibita a ristorazione, più il rinnovamento delle sedute e la revisione complessiva del look & feel generale. Castel Guelfo è uno dei due outlet italiani appartenenti al portafoglio di Neinver, insieme a quello di Vicolungo. L’Italia comprende solo due dei 20 asset in portafoglio di Neinver, sparsi tra Francia, Germania, Spagna, Polonia, Olanda e Italia.Il gruppo ha chiuso il 2024 con un livello record di vendite complessive: 1,63 miliardi di euro, +8% sul 2023. I suoi centri (16 outlet e 4 retail/leisure park) hanno ospitato 69 milioni di persone, con una spesa media per visitatore aumentata del 6%. Al top, come crescita delle vendite, ci sono i Paesi Bassi (+19%) e la Spagna (+13%). “Anche il tasso medio di occupancy, al 98%, ha toccato livelli record” ha aggiunto il Ceo di Neinver, Daniel Losantos.

Novità 2025!

AL VIA LA SESTA EDIZIONE DEL

Foodservice Award Italy

Una formidabile occasione di confronto e di networking fra operatori e fornitori di prodotti e servizi dell’area foodservice

la seconda edizione del Foodservice Summit Italy si terrà durante l’intera giornata

Riservato ai C-levels dei brand finalisti e agli sponsor del Summit

Conferenze con top speaker e networking

Gli eventi avranno luogo

mercoledì 21 maggio

presso

Stadio San Siro (G. Meazza) di Milano

Partecipa anche tu!

Chiusura candidature 4 aprile 2025

candidati al 25 marzo

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EDIFIS Srl

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Viale Coni Zugna, 71 - 20144 Milano

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per partecipare: info@foodserviceaward.it per sponsorizzare: dircom@edifis.it

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Sponsor Foodservice Award Italy 2025 al 25 marzo

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Product Placement Gala Dinner

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Product Placement Aperitivo

Product Placement Dessert Gala Dinner

Product Placement Dolce Arrivederci

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Event Partner Sponsor Espositori

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Sponsor Tecnico

Natura, quattro nuove aperture in cantiere per il marchio spagnolo

Si avvicina a tagliare il traguardo dei 20 negozi in Italia Natura, il marchio lifestyle spagnolo nato a Barcellona negli anni ’90. Como, Bolzano e Livorno sono le novità già confermate per l’inizio del 2025. Mentre nel 2024 le nuove aperture sono state cinque (per ora gli store attivi sono quindici), a Genova, Milano, Bologna, Sanremo, Viareggio e Roma. Nel nostro Paese è attivo anche l’eCommerce. “Sono orgogliosa di aver avuto l’opportunità di portare in Italia un marchio come Natura. La grande accoglienza che abbiamo ricevuto dal consumatore italiano ci ha confermato quanto la nostra filosofia, l’esperienza di acquisto e i nostri prodotti siano amati” ha detto Ana Combalia Garcia, Ceo Natura Italia. Natura propone un misto di abbigliamento, accessori, cura delle persona cartoleria e idee regalo. In Italia aveva esordito nel 2020 all’Oriocenter di Bergamo, ma in realtà lo sviluppo non sta puntando sui centri commerciali, quanto sulle strade dello shopping del centro.

Centri commerciali Carmila (Carrefour), conti ok nel 2024.

Ma la Spagna cresce 4 volte l’Italia

Carmila ha chiuso il 2024 con risultati in crescita: i redditi netti da locazione sono saliti dell’8,3% passando da 342,4 a 370,7 milioni di euro. A perimetro costante, si tratta di una crescita del 4,2%. Il margine operativo lordo è aumentato del 7,3% portandosi a 313,8 milioni di euro. Sale anche il valore del portafoglio, che passa da 5,8 a 6,6 miliardi di euro (+13%), ma in questo caso il dato è “ingrossato” soprattutto dall’acquisizione avvenuta a metà 2024 di Galimmo, operatore francese che ha portato in dotazione 52 nuovi asset per un valore superiore a 700 milioni di euro. Like for like, la rivalutazione sarebbe stato dello 0,9%. Carmila, di cui Carrefour è azionista di maggioranza relativa al 36%, ha 168 centri in Francia, 75 in Spagna, mentre l’Italia rappresenta solo il 5% circa del valore totale degli asset con 8 centri. Alla voce “vendite rispetto al 2023” la Spagna si mostra il Paese più dinamico con un rialzo del 3,2%, mentre la Francia fa +1,5% e l’Italia appena lo 0,8%. Rispetto al footfall, la Spagna sale dell’1,4%, la Francia dello 0,4% e l’Italia dello 0,9%.

Delivery: Prosus conquista JustEat. Zocchi nuovo country

manager di Deliveroo

Movimenti in vista nel settore del delivery. Prosus acquisterà JustEat per 4,1 miliardi di euro, dopodiché la compagnia verrà tolta dalla Borsa di Amsterdam. Questo passaggio segna una fase di consolidamento per il mercato del delivery, dal momento che Prosus (investitore globale focalizzato sulla tecnologia) è il principale azionista di Delivery Hero, che comprende a cascata un portafoglio enorme di brand, come PedidosYa (Sud America), Glovo e Foodora (Europa), Talabat e Hunger Station (Medio Oriente/Nord Africa) fino a Foodpanda in Asia. Rispetto all’Italia, Andrea Zocchi è il nuovo country manager per l’Italia di Deliveroo. La sua nomina è arrivata pochi giorni dopo l’addio di Matteo Sarzana, a capo di Deliveroo Italia sin dagli inizi, che è passato a occupare una casella prestigiosa, quella di country manager Italia di AirBnb.

Nathaniel (12oz): “Cerchiamo gli affiliati giusti per crescere

La catena italiana di caffetteria 12oz taglia il traguardo dei trenta locali e punta sull’affiliazione per allargare il perimetro. 2oz ha chiuso il 2024 con ricavi sopra i 14 milioni (+18% sul 2023, +6,6% like for like) e oggi raggiunge nove regioni italiane. Nel 2025 ha una previsione di 15 nuovi punti vendita, di cui 10 in franchising. Come spiega in questa intervista il Ceo e fondatore David Nathaniel.

Quest’anno aprirete più in franchising che in gestione diretta. Perché?

Per diffondere il brand lontano dalla sede, per esempio al Sud, ci sono due strade: o arrivare a una massa critica così importante da assumere personale in loco. Oppure appoggiarsi a master franchisee locali, magari uno per regione o comunque riferiti a un territorio ampio. Quest’ultima è la strada più agevole.

Quali partner cercate?

Gli operatori multibrand/multiunit sono pochi in Italia e già pieni di richieste. Allo stesso tempo, non vogliamo proporre 12oz come soluzione di autoimpiego per chi cerca un diversivo di carriera. Quindi ci siamo focalizzati su una fascia di piccoli-medi imprenditori con una buona capacità di investimento, con i quali iniziare un percorso finalizzato ad aprire tre o quattro punti vendita e non limitarci al singolo negozio.

Avete creato nuovi formati veloci, di piccolo taglio. Ce li spiega?

Il Kiosque, nei centri commerciali, permette di intercettare il flusso di persone desiderose di una pausa caffè/snack veloce, in modalità to-go. L’Express è una postazione che occupa anche solo 2 mq, con un’offerta essenziale e comunque con la presenza di un addetto. Lo stiamo testando in un canale molto interessante, quello delle stazioni di servizio. Infine, stiamo studiando anche una soluzione 12oz vending. Nel complesso, oggi andiamo da negozi a tutto tondo, con sedute interne e anche 80 mq di superficie, a questi nuovi formati super adattabili.

INNOVAZIONE SOSTENIBILE PER UN FUTURO RESPONSABILE

SDS è da sempre attenta a selezionare le migliori soluzioni in termini di sostenibilità

Offriamo prodotti con un basso impatto ambientale garantendo sempre qualità e funzionalità.

SDS è certificata FSC®, quest’ultima garantisce la tracciabilità e la sostenibilità dei prodotti in legno e carta. Il nostro obiettivo è chiaro: promuovere soluzioni green per la ristorazione professionale.

Rom’antica apre al franchising. Possibile sinergia con Unes?

Il marchio di pizza al trancio Rom’antica, del gruppo Finiper, si apre per la prima volta al franchising. Questa mossa si inserisce in un’operazione più ampia messa in campo dal gruppo Finiper Canova, che ha appena annunciato la creazione di una apposita business unit “Franchising”, dedita in modo particolare allo sviluppo di due brand. Il primo è il marchio della gdo Unes, che già oggi si sviluppa in parte direttamente, in parte tramite accordo con affiliati. Il secondo è appunto Rom’antica, il marchio di pizza al trancio che finora si era sviluppato solo per via diretta. La guida della nuova business unit è stata affidata ad Armando Strano, che ha raggiunto il gruppo Finiper sul finire del 2024, proveniente da Coop Alleanza

Gli store danesi Normal arrivano in Italia: primi due store a Roma

Arriva anche in Italia il colosso danese di convenience store Normal. Il marchio ha stretto un accordo con Klepierre per l’apertura dei primi due negozi, a marzo, entrambi a Roma, negli shopping center RomaEst e Porta di Roma. “Dopo il successo degli ultimi anni in Portogallo e Spagna, non vediamo l’ora di esportare il nostro concept in Italia e di far crescere ulteriormente le nostre attività nel Sud Europa”, ha dichiara Jesper Due, amministratore delegato di Normal. Normal, catena fondata in Danimarca nel 2013, è cresciuta rapidamente e oggi conta circa 850 negozi in otto mercati europei: Danimarca, Norvegia, Svezia, Paesi Bassi, Francia, Finlandia, Portogallo e Spagna, cui ora va aggiunta l’Italia.

Signorvino, ricavi a 85,7 milioni. Nuovi locali in preparazione a Torino e Bergamo

Signorvino ha registrato nel 2024 un fatturato complessivo di 85,7 milioni di euro, con una crescita del 17,5% rispetto al 2023. Sul totale, 59 milioni derivano dal segmento “ristorazione” (+16,6%), mentre 25 milioni dalla vendita di vino al dettaglio (+18,2%), cui si aggiungono 1,7 milioni derivanti dall’eCommerce (+25%). La rete dei locali Signorvino ha raggiunto quota 41, di cui due all’estero, con l’obiettivo di chiudere il 2025 almeno a 50. Nel mese di marzo sono in arrivo due nuove aperture, a Torino e Bergamo. Ma quest’anno la fase di espansione si concentrerà anche sul Sud, con un altro locale a Napoli (che andrà ad affiancare la recente operazione al Maximall Pompeii) e Bari, mentre al Nord sono previsti altri ristoranti a Milano e Verona.

Amazon inaugura la sua prima parafarmacia a Milano

Il progetto si conosceva, da quando, a metà 2024, Amazon aveva acquisito la ex farmacia Pulker di Milano. Ora viene inaugurato ufficialmente il primo negozio fisico italiano del colosso mondiale dell’eCommerce, in una zona nevralgica di Milano, piazzale Cadorna. Il negozio vende prodotti per la cura della persona e per la bellezza, di marchi noti come Eucerin, La Roche-Posay, Vichy, Avène, Bionike, Rilastil, CeraVe e altri. Al contempo, è presente anche un’area dedicata ai farmaci da banco, con la presenza di farmacisti. In concomitanza con questa apertura, Amazon amplierà l’offerta online di prodotti per la bellezza e la cura della persona in tutti gli store in Germania, Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, ha spiegato Giorgio Busnelli, Vice Presidente Categorie Largo Consumo di Amazon in Europa.

Dal Tabaccaio

PACE E BENESSERE, NON SONO DI MODA

Mi sono sempre chiesto a cosa pensa una persona potente, in grado di cambiare i destini del mondo, nei suoi momenti di solitudine.

Cosa pensa Putin mentre mangia un lauto pranzo sapendo che qualche sfigato prelevato dai confini dell’impero sta lottando in una palude per l’ideale della grande Russia.

Pennacchione mentre fa la doccia pensa a chi bullizzare il giorno dopo?

L’ idiota con la motosega o il lancia missili che tira il braccio confezionano le loro minchiate anti-inclusione mentre sono al golf o qualcuno gliele scrive?

Alla sera prima di schiantare sul letto la gente che conosco io, quella comune, quella che fa il suo, compie il famoso esame di coscienza. Lo faranno loro?

Sono obbligati dalla grande finanza, da un ordine mondiale, dalle aziende delle armi, dalle farmaceutiche ad essere cattivi e con una visione del futuro che non avrebbe un babbuino ubriaco?

La storia è maestra ma non ha scolari, da sempre.

Non credo che le lobby del commercio mondiale vogliano davvero imposizioni e dazi che portino, gioco forza, all’assenza della circolazione delle merci.

Arriva al 99,1% il tasso di occupazione degli spazi gestiti in Italia da Sonae Sierra. Si tratta nel complesso di circa 163mila mq, con 439 unità. L’anno scorso l’attività di leasing ha dato corso a 28 nuovi contratti e 49 rinnovi. Tra le novità, spiccano quelle di Chorus Life a Bergamo (tra cui Decathlon, DM, Arcaplanet, Ovs, un nuovo concept di Galbusera, un asilo). Si registra intanto l’uscita dal progetto del Mercato di Reggio Emilia, passato al 100% al socio Rei Consulting. Rei Consulting, società emiliana di consulenza immobiliare, figurava come partner di minoranza dell’iniziativa (con il 20% delle quote). Inaugurato nell’aprile 2023, dopo un profondo restyling, il Mercato partiva da un volume inferiore ai 400mila visitatori l’anno e puntava a regime ad arrivare almeno a 1 milione. Ma non era mai decollato. Ora sarà oggetto di revisione del marchandising mix, probabilmente in chiave più locale.

La nouvelle vague della politica dei cattivi potrebbe cadere sotto i colpi delle scelleratezze commerciali compiute in nome dell’autarchia e del “bandierinismo”.

Pace è non avere fame, freddo e paura. Oggi nulla di ciò è per tutti in Europa.

Il sogno d’amore per il nostro continente e la sua bandiera blu sono al momento un loosing game.

La Rubrica Legale

a cura di COCUZZA, Milano

La “licenza preziosi” e il ruolo centrale dello store manager

Quando si intende aprire una nuova attività non è da escludere la necessità di dover ottenere una licenza preziosi dal Questore competente per territorio.

Devono possedere questa particolare licenza coloro che commerciano oggetti preziosi, che per semplificare possiamo definire quelli costituiti, anche solo in parte, da oro, argento, platino o palladio o da pietre preziose (ad esempio, diamanti).

Ma attenzione, questa licenza non serve soltanto a chi commercia gioielli, ma anche a chi espone per la vendita nei propri negozi oggetti che potrebbero contenere porzioni in oro o altri metalli preziosi (ad esempio, una cintura con una fibbia d’oro).

Fatte queste brevi premesse, nel caso in cui la nuova attività venga aperta da una società, la domanda per il rilascio della licenza dovrà essere presentata alla Questura competente in nome del legale rappresentante della stessa, corredata delle dichiarazioni di onorabilità di quest’ultimo, nonché dell’indicazione delle misure di sicurezza a tutela dell’attività (ad esempio, cassaforte, vetrine antisfondamento, etc.).

La licenza rilasciata ha carattere permanente, ma riguarda un singolo punto vendita (quello indicato nella domanda) ed è personale: rimane, dunque, in capo al legale rappresentante stesso, il che significa che in astratto

– fatto da non trascurare – il legale rappresentante della società dovrebbe essere presente quando il negozio è aperto al pubblico.

Come si può facilmente immaginare ciò non è possibile in pratica, e perciò viene data la possibilità alla società di nominare uno o più rappresentanti del titolare della licenza, che dovranno essere autorizzati anch’essi dal Questore e che saranno poi normalmente i soggetti presenti nello store durante gli orari di apertura e le attività di vendita.

Anche i rappresentanti dovranno dichiarare di rispettare i requisiti di onorabilità e dovranno prestare espressamente il proprio consenso a svolgere il ruolo di rappresentanti. Il suggerimento è che il ruolo di rappresentante venga svolto dallo store manager, se presente, o, comunque, dalla persona che gestisce il singolo negozio, specie nel caso di grandi società, che si rapporta direttamente con i manager della stessa, oltre che venga da un altro addetto alle vendite assegnato al negozio: dovrà infatti essere sempre presente o il titolare della licenza o uno dei suoi rappresentanti quando il punto vendita è aperto. Una volta ottenuta la licenza, l’originale della stessa deve essere ritirato in Questura e tenuto poi in negozio fino a che l’attività di vendita non venga cessata definitivamente, mentre i funzionari di Pubblica Sicurezza eseguiranno un sopralluogo degli spazi per verificare che tutte le misu -

re di sicurezza da mettere in atto nel negozio siano state implementate.

Chiaramente nel corso della vita di un’attività commerciale o di una società potranno intervenire non pochi cambiamenti: ad esempio, i dipendenti presenti nel singolo store o i vertici della società (in particolare, il legale rappresentante) potrebbero mutare.

Ma che cosa bisogna fare in queste circostanze con riferimento alla licenza preziosi?

La variazione del rappresentante del titolare della licenza

Nel caso in cui i dipendenti rappresentanti del titolare della licenza cambino società, vadano in pensione oppure, ad esempio, vengano trasferiti presso altro punto vendita, sarà necessario comunicare alla Questura competente per territorio tale circostanza, procedendo ad una richiesta ufficiale di variazione dei rappresentanti: da un lato, si chiederà la revoca dalla qualifica di rappresentante del precedente dipendente e, dall’altro, si chiederà la nomina di un nuovo rappresentante, che dovrà prestare il proprio consenso a svolgere il ruolo e dichiarare di avere tutti i requisiti di onorabilità.

Un nuovo legale rappresentante della società

Nel caso, invece, sia il legale rappresentante della società a cambiare, dal momento che la licenza preziosi ha carattere personale, sarà necessario presentare nuovamente la domanda di rilascio della stessa alla Questura competente, corredata delle dichiarazioni di onorabilità del nuovo legale rappresentante e dell’indicazione delle misure di sicurezza applicate nel negozio.

È importante che il nuovo legale rappresentante rispetti tutti i requisiti di onorabilità e che la transizione avvenga in modo trasparente e conforme alle normative vigenti: in questa circostanza, il nuovo titolare della licenza dovrà anche nominare i propri rappresentanti. Andranno, dunque, raccolti tutti i documenti e le informazioni necessarie per tempo.

L’apertura di un secondo negozio

Come detto, la licenza preziosi è personale ed è inerente ad un singolo punto vendita: dunque, la prima autorizza-

zione che si ottiene dalla Questura deve essere considerata – per semplificare – come una licenza “madre”.

Se si possiede già questa licenza “madre” e si vuole espandere la propria attività aprendo un secondo negozio (o comunque altri negozi oltre il primo), ci sono alcuni passaggi fondamentali da seguire per garantire che anche questa nuova apertura risulti conforme alle normative vigenti. È, infatti, importante sapere che la licenza “madre” è valida per tutti gli esercizi di vendita appartenenti allo stesso soggetto, anche se si trovano in luoghi differenti, ma è necessario operare un’estensione della stessa per esercitare la vendita di preziosi in un nuovo negozio.

A tal fine, il primo passo è richiedere alla Questura una copia conforme della licenza “madre”, per dimostrare che si è già autorizzati alla vendita di preziosi e che si intende semplicemente estendere questa autorizzazione al nuovo punto vendita.

Una volta ottenuta la copia conforme si dovrà presentare una richiesta di estensione della licenza al Questore competente per il comune in cui si intende aprire il nuovo negozio e, così come per la domanda per la prima licenza, dovranno essere indicate le misure di sicurezza del nuovo store e dovranno essere nominati i rappresentanti del titolare della licenza che garantiranno la propria presenza. Una volta ottenuta l’approvazione da parte della Questura competente la licenza dovrà essere ritirata e tenuta in negozio: da questo momento, anche nel nuovo store si potranno commercializzare oggetti preziosi.

di Avv. Alessandro Cappai

Finiper: in arrivo 40 milioni di investimento su IL CENTRO di Arese e per l’area ex Alfa Romeo

Finiper Canova ha chiuso un rifinanziamento con le banche da 180 milioni di euro, parte dei quali serviranno per sviluppare il Centro di Arese e le opere relative all’area ex Alfa Romeo. Nel dettaglio, il rifinanziamento è a favore di Tea Spa, società del gruppo proprietaria del centro commerciale IL CENTRO di Arese, e prevede che 40 milioni siano destinati a linea di capex per sostenere lo sviluppo dello shopping center e per le opere limitrofe di viabilità. Su questo punto, Finiper precisa: “Dei 40.000 mq di nuove superfici commerciali, solo una piccola parte sarà destinata all’ampliamento del Centro commerciale. Più che di espansione, è corretto parlare di un’ottimizzazione e razionalizzazione degli spazi esistenti. La maggior parte delle nuove superfici ospiterà strutture distinte e complementari al Mall, con nuovi format commerciali innovativi. Questi nuovi spazi saranno integrati con aree dedicate al tempo libero e con lo sviluppo del parco urbano, che rappresenterà il fulcro dell’area, già sede del parcheggio remoto di Expo“.

Coin riparte davvero: 21 milioni di aumento di capitale, con un ruolo chiave di Marco Marchi (Liu Jo)

Arrivano davvero i soldi per il rilancio di Coin, che ora può annunciare la salvaguardia di circa 1.400 posti e limita i danni rispetto ai negozi: attese sette chiusure. La svolta è avvenuta durante l’ultimo incontro al tavolo di crisi al Mimit (Mimit-Ministero delle imprese e del Made in Italy). La cordata pronta a mettere sul piatto un aumento di capitale da 21 milioni di euro è composta da Sagitta Sgr (gruppo Europa Investimenti – Arrow Capital), un soggetto finanziario specializzato in Utp che nei mesi scorsi aveva già rilevato debiti bancari di Coin. Poi c’è MIA srl, riconducibile a Marco Marchi (fondatore di Liu Jo) che di Coin è già azionista ed è stato presidente. Sono della partita anche gli altri azionisti attuali Red Navy (cioè Stefano Beraldo di OVS), Joral Investment Srl e Hi-Dec Edizioni Srl. Da quanto trapela, sembra che l’impegno finanziario principale sarà in capo a Marco Marchi.

Berberè fa breccia a Londra: terza apertura a Tottenham.

Chiuso il 2024 a 23 milioni

Berberè ha aperto un terzo locale a Londra, in Tottenham Court Road, nel versante Nord della capitale. Anche se parliamo di numeri piccoli, la creatura dei fratelli Matteo e Salvatore Aloe supera di un’unità Rossopomodoro, che nella capitale inglese ha due locali. Ed è un risultato di riguardo, se consideriamo (tema sempre dibattuto) che le nostre catene di ristorazione fanno fatica ad espandersi all’estero. Ci aveva provato, di recente, miscusi con un ristorante a Covent Garden. Ma ha chiuso. Stop all’esperienza londinese anche per il fast food vegano di Flower Burger. Un po’ più su, in Scozia, Doppio Malto l’estate scorsa ha chiuso il suo locale di Glasgow, che rivestiva un’importanza simbolica notevole. Berberè, nel 2024, ha aperto anche tre nuove insegne in Italia (Firenze, Bologna e un altro ristorante a Milano). In totale fanno venti pizzerie in patria, più le tre inglesi, per un fatturato intorno ai 23 milioni di euro.

CIRFOOD Retail: la società del gruppo CIRFOOD

specializzata

nella ristorazione commerciale.

concessionario F&B esclusivo per

Il portafoglio CIRFOOD include brand di ristorazione retail classica come Antica Focacceria S. Francesco, Poormanger, Kalamaro Piadinaro , che vanno ad affiancare marchi di ristorazione di servizio quali RITA (Ristorante Italiano), Tracce e Chiccotosto .

Il core business di CIRFOOD Retail si divide tra la ristorazione retail classica in location urbane o commerciali e la ristorazione in concessione, come autostrade, fiere e contesti travel o captive in generale.

Ferrero (Venchi): “Pronti a crescere ancora con un focus speciale sui grandi aeroporti”

Per Venchi si avvicina il traguardo dei 300 milioni di ricavi. Superati i 200 negozi nel mondo, con il ricorso al franchising solo dove serve. “La caffetteria rimane ancillare. Il cuore dell’offerta resta la choco-gelateria” spiega l’amministrator delegato Daniele Ferrero in questa intervista di Adriano Lovera

Con una rete che ha superato i 200 negozi nel mondo e un fatturato che, a fine anno, dovrebbe avvicinarsi ai 300 milioni di euro, Venchi è uno di quei marchi che appartengono alla tradizione italiana del cioccolato, ma che allo stesso tempo hanno interpretato l’avventura retail in chiave moderna. Ormai è presente in oltre 70 Paesi del mondo. Il marchio conserva ancora il cognome di Silviano Venchi, il fondatore che nel 1878, a Torino, iniziò a “sperimentare” il cioccolato. Ma la famiglia originaria non fa più parte del gruppo. Venchi è una multinazionale con l’impianto produttivo radicato nel cuneese, a Castelletto Stura, ma con uffici che vanno da Milano ad Hong Kong. Due terzi della produzione di cioccolato viene esportato. Come punti vendita, dalla Florida a Parigi, passando per il Dubai Mall, sta avanzando al ritmo di due aperture al mese. La dimensione e la strategia attuali si devono Daniele Ferrero, che dalla fine degli anni Novanta guida il gruppo. Una strategia che ha dato ottimi frutti e che ha convinto anche la famiglia De Agostini a investire nel progetto. Come racconta lo stesso Daniele Ferrero in questa intervista.

Partiamo da una delle operazioni più recenti, l’ingresso di De Agostini con circa il 10% del capitale. Qual è il significato di questa apertura?

Questo passaggio rappresenta un passo strategico per il gruppo, finalizzato a rafforzare ulteriormente la crescita e consolidare la nostra posizione nei mercati globali. Sul fronte del capitale, nel 2022 abbiamo coinvolto i manager nell’azionariato, anche questo un passo fondamentale per allineare la

strategia di crescita e favorire una maggiore condivisione delle informazioni economico-finanziarie.

Questo potrebbe aprire la strada a integrazioni con altri brand?

Direi di no. I De Agostini sono entrati in Venchi come famiglia. Questa partecipazione non ha niente a che fare con quelle portate avanti dai fondi di Dea Capital o da altri veicoli riconducibili ai De Agostini. Peraltro, nel-

la storia di Venchi è accaduto spesso di accogliere nuovi partner, tra cui family office.

Torniamo indietro con un po’ di storia. Che cos’era Venchi alla fine degli anni ’90, quando l’avete rilevata?

Era un marchio con una grande storia alle spalle, ma che necessitava di un rilancio. Nel 1998 io e altri due imprenditori abbiamo

deciso di rilevarlo con l’obiettivo di valorizzare la sua tradizione artigianale e portarlo verso una nuova fase di crescita. Poco dopo, è stato inaugurato un nuovo stabilimento a Cuneo. E nel 2000, Venchi ha aperto il suo primo store presso l’aeroporto di Fiumicino a Roma, segnando l’inizio della strategia di espansione retail. Poi, nel 2006, abbiamo introdotto il concetto di “Chocogelateria”, affiancando il gelato artigianale fresco alla produzione di cioccolato. Questo modello ha avuto un grande successo, portando Venchi a espandersi a livello internazionale. Nel 2011 è stato inaugurato Hong Kong, nel 2012 Londra. E da lì siamo partiti verso traguardi come New York, dove oggi abbiamo ben 7 punti vendita.

Quali sono i numeri di oggi?

I punti vendita sono 203, tutti a gestione diretta nel mondo, ad eccezione di Indonesia, Filippine e Paesi del Golfo Persico.

Neppure nel travel guardate ai grandi partner del franchising?

Per ora in Italia siamo andati bene così. Ma in realtà abbiamo un atteggiamento molto laico, dietro questa strategia non c’è chissà quale preclusione verso il franchising. Dipende dall’opportunità specifica. Come detto, in Medio Oriente collaboriamo con grandi realtà come Azadea o Qatar Duty Free e in quel caso siamo soddisfatti.

Rispetto al bilancio, avevate dichiarato per la chiusura 2024 l’obiettivo di 250 milioni di ricavi. Risultato centrato?

Sì, il 2024 si è chiuso intorno a questa cifra, che corrisponde a una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. Quanto ai margini, siamo intorno al 20% di Ebitda. Mentre per il 2025, l’obiettivo è raggiungere 290 milioni di ricavi.

Quanto, dei ricavi, proviene dalle vendite dei negozi Venchi e quanto dalla rete dei distributori?

La nostra rete retail rappresenta il principale driver di ricavi del gruppo.

Avete una rete di distribuzione estesa, ma non portate il vostro cioccolato nella Gdo. Sarà così anche in futuro?

Oggi la selezione dei distributori avviene con grande attenzione, privilegiando partner che condividano i nostri valori e il nostro posizionamento premium. Collaboriamo esclusivamente con premium key account e specializzati, evitando la Gdo per mantenere l’elevata qualità percepita del brand. L’obiettivo è assicurare che il nostro prodotto venga presentato nel contesto giusto con l’adeguata presentazione ed esperienza.

E invece, quanto puntate sull’offerta bar caffetteria?

A dire il vero, questa è un’offerta che mettiamo a disposizione solo in alcuni punti vendita, ma lo considero un servizio ancillare che si sposa solo in determinate location. Il cuore rimane la cioccogelateria.

Quali sono i principali competitor e in che cosa vi differenziate?

Sono tantissimi. Se parliamo del cioccolato, il mercato è enorme, da Lindt a Perugina a Godiva. Lo stesso vale per le gelaterie. Noi siamo certi di proporre un gelato premium, fatto all’italiana, preparato in loco con latte e frutta fresca. Altre aziende hanno scelto la strada del polo di produzione centrale, da cui il prodotto parte verso la rete dei punti vendita. È un po’ diverso. E non è neppure detto che consenta dei risparmi operativi.

Tra i canali di vendita, siete presenti con poche unità nei centri commerciali o negli outlet. Come mai?

Al loro interno quasi sempre c’è già una gelateria indipendente o magari addirittura proprietaria. Sia nei negozi, sia nell’àncora Gdo, si trova tutto il cioccolato che si vuole. Insomma, le gallerie sono piene di prodotto affine. Quindi rimaniamo presenti solo in particolari location premium, tipo City Life a Milano.

Nel commercio di oggi, uno dei concetti più citati, persino abusati, è “experience”. Qual è l’esperienza che cercate di offrire da Venchi?

L’intento è ricreare il “come se fosse in Italia” in giro per il mondo. La bellezza e la cura che cerchiamo di tramettere nei negozi riflettono questo concetto. Quello che piace dei negozi Venchi è questa gioia di piacere positivo che vogliamo trasmettere tutti i giorni, tutti i momenti. Nel nostro piccolissimo proviamo a migliorare con un momento di coccole e dolcezza la vita dei clienti.

Veniamo ad alcuni aspetti della congiuntura, che vede ancora un tenore dei consumi incerto. Che cosa avete notato nei vostri negozi?

Per il momento i consumi stanno continuando a crescere. Vero è che col prezzo del cacao in aumento costante, ci sarà un

inevitabile calo di consumi, dovuto all’aumento dei prezzi.

Quanto impatta il caromaterie prime e come vi muovete sulla politica di prezzo?

Per dare una proporzione, nell’ultimo anno le oscillazioni del costo del cacao ci hanno portato ad aumenti del prezzo medio di acquisto del +30/+40% rispetto al 2023, ma in alcuni casi abbiamo assistito a picchi del +600%. Come gran parte dei nostri competitor, per fronteggiare i rincari siamo intervenuti con adeguamenti dei listini prezzi, anche se non è l’unica leva per salvaguardare la marginalità del gruppo. Grazie ai numerosi investimenti effettuati sull’impianto di produzione, un maggiore utilizzo di fonti di energia rinnovabili e con costanti analisi di miglioramenti dei processi interni e dei flussi della nostra supply chain, siamo riusciti a compensare in parte l’aumento dei costi delle materie prime.

Parliamo di Esg. Che cosa pensa del cambiamento climatico? Di là dell’Atlantico sembra quasi messo in discussione…

Figuriamoci, il climate change è nei fatti, non è un’opinione, e impone dei cambiamenti obbligatori. Nel food, poi, trovo sia un problema ancor più grave di quanto si pensi. Si abbatte sulle coltivazioni di cacao, sulla nocciola del Piemonte, così come in decine di altri tipi di colture, specialmente nelle zone in cui si sono susseguiti anni di monocoltivazione. E non è solo questo il problema. Credo che i vari Paesi possano avere un diverso approccio nelle politiche e nel mondo di affrontare la questione, ma che si debba intervenire è fuori discussione

Voi ultimamente che cosa avete fatto a livello di sostenibilità?

Un investimento importante ha riguardato il nostro impianto di produzione, che è stato quasi decarbonizzato. Sono stati sostituiti i macchinari più vecchie, le pompe di calore hanno preso il posto delle unità tradizionali di condizionamento, abbiamo inserito batterie ad accumulo e via via sale il livello di efficienza. Certo non vogliamo raccontare una favola, il polo produttivo difficilmente può andare al 100& a ener -

gia verde. Il “delta” che ci separa da quella soglia viene coperto tramite i certificati verdi. Inoltre, tutta l’acqua utilizzata per la produzione viene trattata e filtrata, mentre a livello di prodotto stiamo per lanciare la prima vaniglia totalmente sostenibile, sia ecologicamente che socialmente, in collaborazione con la fondazione Hakuna Matta di Algebris. E stiamo riducendo la plastica dai negozi.

Un altro mantra del momento è l’intelligenza artificiale. Come viene

utilizzata in azienda?

L’Ia ormai pervade tutto. Noi stiamo già adottando tutto quello che Microsoft fornisce negli applicativi office, ma abbiamo anche un nostro reparto ricerca e sviluppo che sta mettendo a punto almeno 6 applicativi specifici, che vanno dal customer care all’Advance planning system.

Ce lo fa un esempio preciso?

Certo. Uno di questi applicativi è un tool scritto in codice Python che dopo tre mesi

di test iniziamo a implementare nei negozi. Serve a “miscelare” ben 54 variabili diverse e proporre ai responsabili del negozio la soluzione più efficiente a livello di shift del personale. Prendiamo il negozio milanese della centralissima via Dante: sapendo che quel giorno x ci sarà la mezza maratona, sapremmo che in certi orari il negozio sarà pressoché vuoto, poi un picco di cliente, ma che in caso di sole ci saranno determinati afflussi, che cambiano in caso di maltempo. Ed essendo l’applicazione integrata con l’Erp in uso, sarà in grado di proporre una soluzione specifica che già tiene conto delle caratteristiche e dei turni ferie/riposo/permessi dei singoli addetti di quel negozio.

Finiamo. Che cosa vuole diventare Venchi nei prossimi cinque anni?

Vogliamo migliorare su ogni singolo aspetto dell’esperienza cliente, che sia essa digitale o fisica, cioccolato o gelato, e contiamo di aumentare la nostra presenza in diversi Paesi, soprattutto nei nodi centrali del turismo mondiale, in particolare nei grandi aeroporti.

AREAS Italia

Iniziamo l’anno alla grande comunicando la riapertura del nostro punto vendita Briciole presso l’area arrivi dell’Aeroporto Internazionale di Bari – Karol Wojtyla.

Lo store ha subìto una radicale trasformazione in seguito ai lavori di ristrutturazione che hanno coinciso con il primo re-styling del marchio: un’operazione che ha l’intento di dare nuova linfa al brand che ha fatto la storia di Areas Italia.

Vi aspettiamo per una pausa di qualità durante i vostri viaggi!

Briciole / Aeroporto Internazionale di Bari - Karol Wojtyla

Criveller (Cigierre): “I clienti stanno tornando al casual dining”

Il colosso friulano, che controlla Old Wild West, compie 30 anni e archivia il 2024 con 545 milioni di vendite. C’è il nuovo socio, il fondo Quattro R. Si lavora per far crescere Smashie. “Abbiamo ripreso una forte marginalità” spiega il direttore generale Stefania Criveller in questa intervista

di A.L.

Cigierre compie 30 anni e con Old Wild West è tra i protagonisti più longevi della ristorazione di catena in Italia. Ha chiuso il 2024 con vendite a 545 milioni, un Ebitda che sfiora il 12% e un portafoglio di 362 ristoranti. Di recente, è avvenuto l’ingresso nel capitale del fondo Quattro R, con una quota di minoranza, accanto all’azionista di riferimento Bc Partners. Il 2024 era stato utilizzato per rimodulare il portafoglio: via Temakinho (ceduto a Mutares), dentro Smashie, neonato format che segna il primo esempio di quick service per Cigierre. Nel 2025, pronte una quindicina di aperture, per poi correre di più dall’anno successivo. Come spiega in questa intervista il Direttore generale corporate, Stefania Criveller.

Quali sono i numeri chiave del bilancio 2024?

Nel 2024, il network di Cigierre ha registrato un sell out di 545 milioni di euro, in continuità con quello dell’anno precedente, segnando un incremento del 5% a perimetro costante per i ristoranti a gestione

diretta. Quindi siamo soddisfatti, in particolare perché torniamo a una forte marginalità, con un Ebitda che si è attestato a 64 milioni (pari all’11,7%).

Qual è la vostra impressione sui consumi?

Rispetto alla ristorazione, osserviamo un graduale ritorno dei consumatori verso il casual dining, dopo anni in cui, in effetti, la preferenza si era spostata sul fast food. Le prospettive sono buone, soprattutto se verrà confermata la politica Bce di allentamento dei tassi di interesse, che si riflette sulla propensione alla spesa delle famiglie. La nostra fascia di clientela è molto sensibile a questi cambiamenti.

Con quale ritmo procederà lo sviluppo di Cigierre nel prossimo biennio?

Anche negli anni post Covid, Cigierre ha sempre messo a segno almeno una decina di nuove aperture l’anno. Anche nel 2025 prevediamo circa 15 opening, per poi irrobustire il numero dal 2026.

In quali direzioni?

Vedo ancora tanto spazio per crescere in provincia, sia al Nord sia al Sud, un contesto in cui i nostri format funzionano bene. Il travel è interessante, mentre per quanto riguarda i centri commerciali, siamo nati nei mall e li guardiamo sempre con attenzione.

Ma è vero che ormai siamo presenti in tutti quelli principali.

Come è cambiato Old Wild West, il vostro marchio di punta?

Oggi il suo target di riferimento è molto trasversale. Le famiglie con bambini sono sempre centrali, ma stiamo crescendo anche sui lavoratori della pausa pranzo e investiamo per coinvolgere i giovanissimi, che vanno catturati con strumenti digitali e messaggi in cui si riconoscano. Penso alla campagna dello scorso novembre creata con Kendal (uno youtuber con circa 2 mln di iscritti, noto per le sue sfide a Minecraft ndr). Rispetto al prodotto, manteniamo la massima attenzione sulla qualità della carne, ma abbiamo allargato il menù con opzioni al 100% vegane, abbiamo inserito il pesce e moltiplicato le proposte nella fascia più abbordabile di prezzo.

Come va Smashie, il nuovo format lanciato l’anno scorso?

Era un tassello che mancava, il primo brand in cui usciamo dal casual dining, quindi senza servizio al tavolo. Si presta bene per le food court ma anche per i centri città. Procediamo con i piedi per terra, ma dopo i primi tre punti vendita, qualcosa si muoverà ancora.

Franchising o gestione diretta, un equilibrio

delicato. Qual è la vostra posizione?

L’affiliazione è sempre stata un asset strategico per Cigierre, che soprattutto agli inizi ci ha permesso di aprire molto e andare a occupare numerosi spazi. L’arrivo dei fondi, nella compagine sociale, ha portato un cambiamento. Oggi siamo intorno a un terzo dei locali a gestione diretta e due terzi affiliati, ma in effetti negli ultimi anni le nuove aperture sono state grosso modo suddivise a metà. Ci sono pro e contro perché l’affiliazione permette di crescere rapidamente, ma riduce la redditività. La gestione diretta apporta tutto il fatturato in casa, ma necessita di capex importanti. Certo, una rete basata solo sull’affiliazione non è ideale poiché solo la gestione diretta fornisce quel know-how che consente di conoscere a fondo il business e, di rimando, essere un partner affidabile per gli affiliati. Il franchising è un’avventura che va vista sul lungo periodo, vincente solo se entrambe le parti sono allineate. Su questo, possiamo dire di aver fatto un buon lavoro. Abbiamo franchi-

see che sono con noi sin dall’inizio, a partire dall’imprenditore che nel 2005 aveva inaugurato il nostro primo franchising a Milano Bicocca.

Uno dei temi più spinosi del foodservice di oggi è il reperimento del personale. Come lo affrontate?

Non ci nascondiamo, di certo non è un periodo in cui la ristorazione sia sommersa da curriculum in arrivo e hanno ragione i responsabili Hr quando spiegano che non è più l’azienda, ma il dipendente, a scegliere. Per sua natura, questo settore sarà sempre soggetto ad alti tassi di turnover. Detto questo, i gruppi seri, come il nostro, conservano alcune carte da giocare. Non è solo una questione di stipendio, su cui siamo legati ai contratti di settore, ma di proporre opportunità di crescita concrete unite alla flessibilità richiesta oggi. Noi pensiamo di riuscirci, allestiamo tante iniziative con le scuole, abbiamo una “academy” interna di formazione e siamo inclusivi in tutti i sensi. Ad esempio, organizziamo corsi di lingua italiana per agevolare l’ingresso in cucina e in sala a nuovi addetti di origine straniera.

È tutto pronto per la 6a edizione di Foodservice Award Italy

La data da segnare in agenda è il prossimo 21 maggio: sarà ancora la suggestiva cornice dello stadio di San Siro a ospitare i lavori e la premiazione della rassegna di Edifis dedicata alle migliori catene di ristorazione italiane. Ecco tutte le informazioni

Èe tutto pronto per Foodservice Award Italy 2025, la sesta edizione del premio dedicato alle migliori catene di ristorazione italiane, organizzato ogni due anni dalla casa editrice Edifis, che pubblica tra gli altri le testate retail&food e Ristorando Il contest, cresciuto negli anni, ha assunto ora la forma di un’intera giornata riservata ai protagonisti del foodservice, con spazio per dibattiti e networking, più l’immancabile premiazione dei vincitori, preceduta dalla cena di gala (a inviti). Il premio, come sempre, non intende mettere in fila le catene italiane per dividerle

fra prime e ultime, quanto piuttosto riconoscere una nota di merito alle aziende che si sono distinte, nelle varie categorie in cui si articolare la rassegna. Anche quest’anno sono dieci e prendono in considerazioni diversi criteri, che vanno dal formato all’innovazione, fino ovviamente alla capacità di crescita in termini di aperture e risultati. Foodservice Award Italy, però, è anche un importante momento di confronto per il settore. Ecco perché viene ampliata ancora di più la sezione denominata Summit, composta da brevi conferenze e dibattiti su vari temi. Una parte di incontro e formazione, ri-

servata a C-levels, che durerà tutto il giorno. La giornata culminerà con la Cena di Gala e la premiazione del Foodservice Award Italy. Tutto questo nello scenario dello Stadio San Siro (G. Meazza) di Milano.

Dalle 10 spazio alle tavole rotonde

del Summit Italy

Anche nel 2025 torna il Foodservice Summit Italy, una giornata di discussione tra i protagonisti del foodservice riservata ai C-levels dei brand finalisti e agli sponsor. Tavole rotonde, keynote speach, scambio di esperienze, confronto sulle sfide del settore. L’evento è supportato da Aigrim-Fipe, che organizzerà 2 incontri aperti ai partecipanti, durante la giornata. Gli incontri avverranno mercoledì 21 maggio allo Stadio San Siro di Milano, nelle sale VIP della tribuna Arancio. Si inizia alle 10:00 e si prosegue fino alle 17:30, con una serie di incontri e coffee break e lunch per favorire il networking ai massimi livelli. Fra i temi sul tavolo: format mega & local, espansione internazionale, people management, tecnologie, layout ed experience, leadership femminile, sostenibilità, travel retail, finanza, mumbo e brand basket company. Il programma è in corso di definizione. Entro il 18 aprile verrà completato l’elenco delle tavole rotonde con i relativi speaker.

Dieci categorie in concorso

Ecco le dieci categorie in cui vengono suddivisi i riconoscimenti assegnati dalla giuria del Foodservice Award Italy.

Taste & Tradition: Premia le catene che valorizzano l’eccellenza culinaria di matrice italiana.

Quick Service: Riconosce i format che combinano rapidità, accessibilità e digitalizzazione.

Design & Esperienza: Valorizza le catene che eccellono nel design architettonico e nell’estetica dei locali.

Local Hero: Premia i brand che mantengono salda la propria autenticità territoriale, ma con un potenziale di crescita nazionale e internazionale.

Global Flavors: Celebra le catene che portano in tavola, o al banco, sapori internazionali.

Big Spaces: Premia i brand che eccellono nella gestione di punti vendita in location e contesti diversi.

Persone & Inclusione: Riconosce le catene che promuovono inclusività e attenzione alle persone.

Sostenibilità: Premia le catene che adottano pratiche e acquisti attenti alla sostenibilità ambientale.

Tech & Innovazione: Valorizza le insegne che guidano la trasformazione digitale e tecnologica nel settore della ristorazione

Crescita & Sviluppo: Evidenzia i format che hanno dimostrato valide performance nell’ultimo biennio (2023-2024).

Maggiori dettagli sul sito www.foodserviceaward.it

In alto, l’amministratore delegato di Edifis, Andrea Aiello. In pagina, alcune foto dell’edizione 2023

Cagnola (KFC): “Anche quest’anno 30 aperture E un maxi investimento su Roma”

KFC sta per tagliare il traguardo dei 120 ristoranti in Italia e prova a fare terra bruciata sul segmento del pollo. Intanto ha trovato l’equilibrio tra ristoranti diretti e franchising, come spiega l’a.d. Corrado Cagnola di A.L.

KFC sta per tagliare il traguardo dei 120 ristoranti in Italia, con un giro d’affari complessivo nel 2024 di 179 milioni di euro. Il marchio, sorretto in Italia dalla formula del corporate franchisee, ha appena inaugurato un nuovo locale a Roma, annunciando un ulteriore sforzo sulla Capitale e sul Lazio: ci sono già 18 locali nella regione (12 a Roma), se ne aggiungeranno altri 10 nel corso dell’anno. Tra cui uno, centralissimo, vicino alla Fontana di Trevi, che diventerà il flagship store italiano. Dei circa 35 milioni di euro di investimento previsti nel 2025, oltre il 50% è destinato a questo territorio. Intanto, spazi di affissione, social e persine canali Mediaset (e forse altri canali) sono pieni della massiccia campagna marketing con un claim particolare: NOggets-NO gusto fake, NO pollo shake, che parte dell’Italia per poi essere estesa in Europa, creata per lanciare l’arrivo nel menù dei nuggets. Che ancora non c’erano. Come spiega l’a.d. di KFC in Italia, Corrado Cagnola, in questa intervista (comparsa anche sul sito di retail&food).

Partiamo da qui. Soddisfatti della campagna?

Molto. Come KFC Italia abbiamo sostenuto l’investimento per questa campagna, che poi verrà estesa agli altri mercati europei, con qualche riadattamento per i vari Paesi, ma che sostanzialmente rimarrà la stessa.

Che cosa significa NOggets?

Da un lato, anche se può sembrare strano, i nuggets di pollo entrano nel nostro menù. Prima non c’erano. Da qui l’idea di creare un lancio, con un nome particolare. In più, l’avverbio di negazione sta a significare che non proponiamo pollo precotto, pre lavorato o fatto di bocconcini di carne ricomposta. Appunto, niente “fake”. Solo pollo crudo, tagliato a fette, impanato e

fritto al momento. Al contrario di quel che fanno gli altri fast food.

Sicuro?

Sì. Sfido a dimostrare il contrario.

Veniamo allo sviluppo. Con circa 30 aperture nel 2024 siete arrivati a 120 ristoranti. Come procederete adesso?

Quando abbiamo introdotto anche l’opzione dei ristoranti diretti abbiamo impresso un’accelerata formidabile e ancora per quest’anno il ritmo non cambia gran ché. Anche nel 2025 chiuderemo con una trentina di nuovi ristoranti, grosso modo dieci diretti e gli altri affiliati.

Dove c’è più spazio di crescita?

Dovrei dire dappertutto. Abbiamo mappato oltre 500 zone in Italia in cui potenzialmente c’è spazio per un KFC. Diciamo però che finora abbiamo sviluppato molto i centri commerciali e le principali strade delle città. Adesso è ora di investire di più sul drive, quindi grandi arterie anche fuori dai centri abitati. E stiamo dialogando con alcuni operatori legati alle stazioni di rifornimento. Ma per ora questo è poco più di un test.

Qualche catena sembra frenare sull’affiliazione, a favore di un maggior ricorso alla gestione diretta. Anche voi?

No, al contrario. La gestione diretta è una possibilità in più che completa il business, ma siamo soddisfatti dei partner del franchising e loro lo stesso di noi. Abbiamo raggiunto un totale di ventidue partner affidabili, che al momento costituiscono l’ossatura della rete. Saranno loro a portare avanti lo sviluppo, ciascuno nell’area geografica di riferimento.

La congiuntura appare debole. Come vanno le vostre vendite?

Gennaio e febbraio sono andati a rilento, ma è il terzo anno di fila che notiamo questo trend, ormai un po’ fisiologico. In generale andiamo bene. Proprio perché c’è minor capacità di spesa, il fast food raccoglie favori. Da noi si mangia con 7/8 euro a persona, addirittura con 5 euro si trova un’offerta entry level, quindi indubbiamente

stiamo raccogliendo una parte di clientela che prima si concedeva scontrini più alti. I primi giorni di marzo stanno andando meglio. Dalla primavera in poi, con tanti ponti festivi, prevediamo un’ottima stagione.

Il giro d’affari è salito a 179 milioni. Ma i margini?

Molto buoni, per noi e per gli affiliati. Sicuramente parliamo di una doppia cifra, come percentuale sui ricavi.

Fra delivery e negozi, com’è la proporzione degli introiti?

A seconda dei ristoranti, il delivery sta fra il 10% e il 15%. Quindi è senz’altro un canale da presidiare e su cui lavorare. Per quanto sia un terreno che lascia qualche perplessità.

Quali?

Le piattaforme ancora non fanno utili, mentre i ristoratori, inutile nasconderlo, affrontano qualche criticità. E i rider oggettivamente non se la passano bene. Ora è in corso una fase di aggregazione tra le piattaforme, come la recente operazione che ha “avvicinato” JustEat e Glovo. Vedremo come evolverà questo mercato.

Torna Mapic Italy, con al centro digitale e creazione di valore

Il 14 e 15 maggio, a Milano, torna la principale rassegna dell’immobiliare commerciale e retail. Quattro i temi sullo sfondo: esperianza del cliente, innovazione tecnologica, sostenibilità e investimenti

Il 14 e 15 maggio torna Mapic Italy, principale evento dedicato ai player del mercato immobiliare commerciale e retail, ancora una volta ospitato presso il Super Studio Maxi di Milano. Secondo gli organizzatori, l’attesa è per oltre 2.100 delegati, tra cui più di 700 retailer, catene di ristorazione e operatori leisure. Mapic Italy, edizione 2025, arriva in un contesto particolare del mercato. Dal punto di vista immobiliare, l’appeal del real estate commerciale italiano sembra essere tornato e le previsioni dei principali operatori prevedono un livello di scambi almeno uguale a quello dello scorso anno, che aveva rap-

presentato un piccolo record di volumi (benché trainati da una singola operazione a Milano).

Gli investitori sono tornati

Secondo Cbre, i volumi d’investimento del commercial real estate italiano nel 2024 sono stati pari a 9,9 miliardi di euro, +47% rispetto al 2023. “I processi di repricing registrati a partire dagli aumenti dei tassi d’interesse della BCE si sono tradotti in ottimi entry point per gli investitori in cerca di opportunità nei mercati più ambiti dagli occupier” segnala il centro studi Cbre. Nel quarto trimestre del 2024 il mer -

Francesco Pupillo, Show Director Mapic Italy

Acquisiamo, sviluppiamo, gestiamo e valorizziamo i nostri immobili in un’ottica strategica, sostenibile e di lungo termine per mantenerne elevato nel tempo il valore e con la stessa attenzione e professionalità gestiamo portafogli di terze parti.

I NOSTRI ASSET:

25 GALLERIE COMMERCIALI E 8 IPERMERCATI IN ITALIA

14 CENTRI COMMERCIALI IN ROMANIA

28 ASSET UNDER PROPERTY, FACILITY AND TECHNICAL MANAGEMENT

2 ASSET IN LEASEHOLD

VALORE COMPLESSIVO DEL PORTAFOGLIO € 1,8 MILIARDI (inclusi leasehold e partecipazioni immobiliari)

cato Retail si è confermato la prima asset class per volumi d’investimento, registrando poco più di un miliardo di euro, in crescita del 140% sul quarto trimestre 2023, per un totale di 2,9 miliardi da inizio anno. Questo successo è stato principalmente guidato dall’interesse degli investitori nei segmenti grocery e dal ritorno di ticket di grande dimensione nei segmenti out-oftown.

Di contro, Mapic arriva in un 2025 che, secondo tante statistiche e ricerche, sarà ancora un anno altalenante per i consumi. E in cui gli ingressi nei negozi e nei centri commerciali difficilmente faranno registrare balzi sensibili rispetto ai dodici mesi passati. Ciò non toglie che gli argomenti di discussione e le occasioni di business restano molto interessanti, in un mercato italiano che fa sempre gola ai brand stranieri e in cui sono attesi tanti investimenti su versanti che vanno dal digitale all’esperienza del cliente.

I temi sul tappeto

Tutti aspetti che si intrecciano con la creazione di valore. “Il valore non è unicamente una questione di prezzo di un prodotto o di quotazione di un asset” ha ragionato Francesco Pupillo, Show Director Mapic e Mapic Italy. “Il valore nasce dall’esperienza proposta, dalle scelte di investimento, dall’impatto ambientale e sociale dei progetti, dalla connessione con i brand e dall’integrazione delle innovazioni tecnologiche che migliorano la user experience. Il valore percepito dal consumatore e dall’investitore diviene oggi il driver principale della crescita e il fattore determinante delle scelte di tutti i player del mercato”.

Esperienza del cliente, investimenti, sostenibilità e innovazione tecnologica saranno i quattro pilastri affrontati durante

l’evento, al centro di molti dibattiti in programma. L’esperienza del cliente sarà al centro dei dibattiti, con una serie di approfondimenti su come le destinazioni retail e i siti a destinazione mista possano creare valore. Sul fronte investimenti, in un apposito convegno si affronta la maniera in cui oggi le proprietà investono per mantenere attrattive le destinazioni commerciali per i clienti e per gli investitori. La sostenibilità avrà un una posizione centrale nel programma di conferenze. Con oltre 80 dei 100 principali REIT a livello globale che possiedono esclusivamente asset certificati green, il tema ESG verrà analizzato per capire come le scelte di investimento siano oggi influenzate da tali fattori e di come

esse incidano sulle scelte di acquisto dei consumatori. Infine, l’innovazione tecnologica sarà analizzata come strumento per migliorare la produttività e ottimizzare l’esperienza del cliente attraverso la personalizzazione dell’esperienza di acquisto.

Tanto spazio ai retailer

Gli spazi ospiteranno oltre 75 espositori tra i più importanti player del mercato, come Klépierre, IGD SIIQ, Nhood, Carmila, Eurocommercial, Multi, Sonae Sierra, Svicom, Cushman&Wakefield, Colliers, CBRE, Pradera, Promos, Odos, Generali Real Estate. E ancora Pepco, UCI Cinemas, Action, Lidl, New Lino’s Coffee, Teddy Group. Tra le novità più significative dell’edizione 2025, il 13 maggio MAPIC Italy introdurrà un esclusivo Retail Tour riservato ad una selezione di brand retail internazionali e di investitori globali interessati ad entrare nel mercato italiano, ed un momento di incontro dedicato tra questi operatori internazionali e i principali player del mercato italiano.

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Investimenti nel digitale È l’ora di un salto di qualità

Pagamenti cashless e Pos evoluti, ormai, sono solo il punto di partenza. Dal marketing, ai sistemi predittivi capaci di guidare i turni e le scorte, esistono tool sempre più incisivi per retail e ristorazione. Ma sull’intelligenza artificiale è un bombardamento di offerte e messaggi pubblicitari, in cui è difficile orientarsi. Abbiamo provato a fare un po’ di ordine

Fra le catene di negozi e di ristoranti crescono gli investimenti nel digitale, in varie direzioni: dai pagamenti all’implementazione dell’eCommerce, dalla gestione del personale alla logistica. Il panorama, però, è sempre più affollato di servizi e di offerte, specialmente da quando le imprese hanno iniziato a sviluppare tool basati sull’intelligenza artificiale. Che moltiplica, in effetti, le possibilità. Ma finisce anche per creare confusioni, tra servizi concreti e “promesse” ancora da verificare. Abbiamo cercato di fare un quadro della situazione.

Gli investimenti

in digitale toccano il 3,2% del fatturato

Nel 2024 gli investimenti in digitale da parte dei retailer italiani sono stati pari al 3,2% del fatturato. Come crescita, il dato non è eccezionale. Si tratta di un valore sostanzialmente uguale a quello registrato nel 2023 (3,1%). È quanto emerge dall’ultimo Osservatorio Innovazione digitale nel retail della School of Management del Politecnico di Milano. “Il 2024 ha rappresentato una fase di consolidamento” ha affermato Valentina Pontiggia, direttrice dell’osservatorio. Questa stabilità nella quota degli investimenti riflette la congiuntura dei consumi, con il valore delle vendite al dettaglio (online + offline) cresciuto appena dell’1% nel 2024. L’analisi del Politecnico, escludendo il grocery, si è basata su un campione di 45 retailer “lifestyle” dei comparti Abbigliamento, Profumeria e Cosmetica, Arredamento e Home Living.

Il negozio è sempre al centro

Quali sono i versanti digitali su cui si sintonizza il mercato? Il 56% del campione

sta lavorando su sistemi di data lake. Una formula inglese che indica la “triangolazione” fra raccolta di dati territoriali (da parte degli store), invio dei dati a un ufficio corporate centrale, dove viene svolta un’analisi del dato approfondita, capace successivamente di guidare la strategia del business. Il 44% dei top retailer investe in soluzioni di sales force automation (viene citato l’esempio di Bershka ), per ottimizzare la gestione delle mansioni più ripetitive e per supportare il personale a contatto con il cliente. Il 39% adegua le metriche di misurazione delle performance dello store utilizzando strumenti digitali (come ad esempio Sephora ). Il negozio fisico è sempre al centro delle attenzioni. Fra i retailer interpellati (erano possibili risposte multiple) il 38% investe in sistemi di order management centralizzato e il 44% introduce soluzioni per integrare le scorte fra i magazzini eCommerce e i punti vendita, così da monitorare in tempo reale l’inventario e ottimizzare l’evasione degli ordini, indipendentemente dal canale d’acquisto. Un versante su cui ha fatto passi avanti Boggi Milano. Altri esempi. Il Pos presente nelle casse automatiche di Decathlon è considerato un pioniere dell’innovazione, riuscendo a incrociare il pagamento con l’offerta di promozioni personalizzate al cliente.

ChatBot sempre più raffinati

Come emerso durante la presentazione dell’osservatorio, una delle strade più percorse è quella dei chatbot, ma non soltanto a livello di assistenza o customer experience verso il cliente (un esempio tipico è l’assistente avanzato che in molti stanno testando nell’eCommerce). Si par -

la piuttosto di un chatbot che va in aiuto dell’addetto in store, capace di monitorare in tempo reale giacenze e prodotti disponibili, ma anche magari di suggerire l’outfit giusto al cliente, profilato sulle sue caratteristiche.

“Noi da qualche anno abbiamo un centro ricerche e innovazione in Puglia, in cui sperimentiamo diverse soluzioni, in cui l’intelligenza artificiale è nevralgica” ha spiegato Andrea Corneo, Global Director IT Retail di OVS, durante la presentazione dell’osservatorio del Politecnico. “Ci sono alcuni punti vendita in cui iniziamo a inserire dei chatbot a supporto del personale, mentre stiamo testando attori di machine learning per ottimizzare la catena logistica e il rifornimento ai negozi”. E il food? Uno degli strumenti che ormai si è imposto è il kiosk digitale “salta code” di inserimento e pagamento dell’ordine. “Se all’inizio eravamo dubbiosi sulla sua utilità, poi i risultati ci hanno dato ragione” ha spiegato alla platea Alessandro Ravecca, presidente di Cibiamo Group (La bottega del caffè). “Al totem, i clienti spendono di più, in media addirittura il 33% in più come scontrino medio”.

IL PUNTO DI VISTA DI ZUCCHETTI HOSPITALITY

Dove sta andando il mercato delle soluzioni digital? E in quali aspetti l’intelligenza artificiale è già realtà? Abbiamo raccolto il parere di Angelo Guaragni, amministratore delegato di Zucchetti Hospitality.

Angelo Guaragni, amministratore delegato di Zucchetti Hospitality

Tra imprese di ristorazione e catene, quali sono le principali necessità su cui stanno investendo le imprese?

Le aziende adottano soluzioni di pagamento elettronico per migliorare l’efficienza dell’esperienza di acquisto. Inoltre, sono orientate sempre di più verso l’adozione di sistemi di prenotazione e gestione ordini con la possibilità di impostare campagne di promozione attraverso piattaforme di marketing automation. In aggiunta a ciò, i kiosk self order diversi vantaggi, tra cui la riduzione dei tempi di attesa, la possibilità di aumentare le vendite con l’esposizione completa, nel touchscreen, del menu e la contestuale visualizzazione di

KIKO Milano ha da poco stretto un accordo con Adyen per implementare una soluzione di pagamento unificata

eventuali abbinamenti, la diminuzione degli errori e una maggiore accuratezza degli ordini. Oggi esistono soluzioni ERP in grado di fornire un’offerta unica e integrata con i processi amministrativi e di logistica e una gestione del magazzino in tempo reale.

Da quali tipi di aziende state ricevendo le maggiori richieste?

Dalla ristorazione organizzata (catene di ristorazione) ma anche da nuovi locali di tendenza che puntano molto sulla digitalizzazione dei loro processi. Le catene di ristorazione in Italia stanno crescendo più velocemente del settore, con un record di aperture. La crescita annua del business è stata in media dell’11%, secondo una recente indagine condotta da Deloitte, ma ci sono ancora molti spazi da conquistare: il peso delle insegne sul giro d’affari nazionale è del 10% (8,2 miliardi) contro il 35% nel resto del mondo.

Ormai non c’è comunicato o annuncio che non contenga l’espressione “intelligenza artificiale”. Quali servizi innovativi, tra quelli sviluppati dalla vostra azienda, poggiano veramente su questa novità?

L’intelligenza artificiale sta trasformando la ristorazione. L’AI consente di ottimizzare i processi, ridurre gli sprechi, i tempi di pre-

parazione migliorando il servizio ai clienti in modi impensabili fino a poco tempo fa. Alcune funzionalità sono già effettive all’interno delle applicazioni. Ecco alcuni esempi. L’Assistente interattivo, che offre agli ospiti alcuni contenuti informativi multilingua durante tutti i momenti di interazione con la struttura. L’Help integrato nelle soluzioni software, che aiuta i ristoratori a interagire in modo semplice con la soluzione, anche mediante richieste vocali. Infine, il tool di Immagini e scansioni di documenti: una

funzionalità che consente di creare immagini personalizzate per migliorare la visibilità online della struttura e promuoverne quindi la vendita di servizi con maggiore efficacia.

Dalle mance alle casse light: come evolvono i pagamenti digitali

Il 2024 è stato un anno in qualche modo rivoluzionario, per quanto riguarda i pagamenti in Italia: per la prima volta i pagamenti digitali hanno superato il contante in termini di transato, con 481 miliardi di euro (+8,5% sul 2023). In pratica il 43% dei consumi è stato regolato con strumenti elettronici, mentre l’uso del contante si è fermato al 41%, la restante parte (16%) tramite bonifici, addebiti in conto corrente e assegni. A regnare su tutti sono i pagamenti contactless (modalità senza contatto), che rappresentano quasi il 90% delle transazioni elettroniche in negozio, con un transato di 291 miliardi di euro (+19%). È quanto emerge dall’ Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano.

“Rapidità e flessibilità nei pagamenti sono fondamentali per garantire un’esperienza cliente senza alcun tipo di intoppo. Servono transazioni veloci, stabilità operativa e un’integrazione rapida, usando tutti gli strumenti come soluzioni mobile, via POS, ai kiosk, con gli smartphone” dice Gabriele Bellezze, country manager per

LA VISIONE DI IPRATICO, SPECIALIST DEL FOOD

Domenico Palmisani, founder e Ceo di iPratico

Le aziende, in tutti i settori, investono seguendo le richieste della clientela. Ma dal post Covid, ci sono esigenze che si palesano più in fretta rispetto al passato. Destreggiarsi tra le soluzioni digitali del mercato non è semplice. Parliamo ad esempio di intelligenza artificiale. “Oggi ci sono clienti che arrivano a chiedere gestionali, in cui danno per scontate funzionalità che in realtà ancora non esistono, perché effettivamente sono bombardati da messaggi marketing, talvolta fuorvianti” spiega Domenico Palmisani, founder e Ceo di iPratico. “Però, con l’IA, molte cose si possono già fare. Per esempio, siamo stati tra i

primi a creare tool di gestione del locale e del personale in grado di predire l’affluenza e le ordinazioni nei giorni successivi, così da poter organizzare i turni, l’acquisto delle materie prime e minimizzare gli sprechi. Un altro servizio interessante riguarda il sentiment analisys. Ossia un sistema che monitora le recensioni di tutti i canali web di un locale, in grado però di fornire risposte personalizzate, competenti, e non le solite contro-risposte del ristoratore che sembrano pre confezionate”. iPratico ha anche ideato un sistema che permette ai clienti di dare una “mancia digitale” al cameriere, semplicemente inquadrando un qr code sul tavolo. “Più in generale” aggiunge Palmsiani “possiamo dire che su una realtà strutturata, con decine di punti vendita, oggi gli strumenti di intelligenza artificiale predittiva restituiscono davvero una marcia in più a livello di controllo di gestione. L’importante è che le imprese non vedano questi come costi, ma come investimenti che finiscono per accrescere i margini, non per deprimerli”.

Gabriele Bellezze, country manager Italia di Adyen

l’Italia di Adyen . “Questo significa meno code, maggiore efficienza operativa e un servizio più fluido per i clienti”. Adyen, per citare un esempio, ha stretto un accordo a 360 gradi con la catena miscusi , cui ha fornito una serie di servizi, che hanno portato in effetti a ottimi risultati rispetto al passato: dimezzamento dei tempi per singola transazione digitale, costo delle transazioni online ridotto del 50%, monitoraggio dei terminali tramite una dashboard unificata e dati dei pagamenti raccolti in un unico sistema.

Un suggerimento? “Il Tap to Pay, che elimina la dipendenza dai tradizionali terminali di pagamento, offrendo ai brand una modalità facile e accessibile per accettare pagamenti contactless e tramite wallet digitali” segnala ancora l’ad di Adyen. C’è poi un tema minore, ma significativo, anche questo legato al digitale: le mance per i camerieri al ristorante. Secondo una recente indagine Fipe-Confcommercio, oggi il 61,8% degli esercenti può riceverla solo in contanti, mentre il 37,4% accetta sia il cash sia il pagamento elettronico e una minoranza residua (lo 0,8%) solo per via elettronica. Ora, la normativa prevede uno sgravio fiscale sulle mance, assoggettate a un’aliquota di favore. A patto,

ovviamente, che queste siano tracciate e dichiarate. Stando a un’indagine di SumUp (su un panel di 1.500 attività fra ristoranti, alberghi e altri tipi di negozio) la situazione sta comunque migliorando. Tra 2022 e 2024 è cresciuto del 24% il numero di esercizi che accetta le mance con il Pos. Quando il servizio è disponibile, i clienti mostrano di gradire, visto che in un solo anno (tra 2023 e 2024) le transazioni con l’aggiunta della mancia sono cresciute del 41% in media, ma con una punta del 50% nei ristoranti e un 37% dei bar.

L’azione combinata di local marketing e marketplace

Un altro versante di utilizzo proficuo della tecnologia riguarda l’incrocio dei dati territoriali e di profilazioni dei clienti, elaborati tramite l’intelligenza artificiale. Uno degli ultimi esempi riguarda una collaborazione tra i punti vendita Satur (circa 100 negozi in Italia dedicati agli articoli per la casa) e la società ShopFully, specializzata nell’incrementare le visite in negozio. L’accordo ha previsto l’utilizzo della piattaforma di hyperlocal marketing della società tecnologica, basata su IA, e dei marketpalce di cui questa è proprietaria (per es DoveConviene, PromoQui) ossia quei siti che pubblicano i volantini digitali. Dopo due campagna marketing, Satur ha conteggiato un aumento delle visite in negozio superiore del 22% rispetto alle attività precedenti, svolte con altri sistemi.

Bubble Hills Prosecco Caffè: da Londra all’Italia con Store Builder

Bubble Hills Prosecco Caffè è l’originale format di wine-bar, concepito e realizzato da Store Builder. Dopo il successo dei punti vendita londinesi, ora è approdato anche in Italia, con la prima apertura all’Elnos Shopping Center di Brescia. Quali sono le caratteristiche del format? E perché è così unico? Ce lo spiegano in questa intervista Isabella Melloni, Ceo di Store Builder, e Stefano De Moliner, Business Development Manager presso Bubble Hills.

Che cos’è Bubble Hills

Prosecco Caffè e cosa lo rende unico?

Bubble Hills Prosecco Caffè è molto più di un semplice caffè o wine bar. È un’esperienza che unisce l’eleganza del Prosecco con la tradizione italiana del caffè, in un ambiente raffinato e dal design ricercato. L’ispirazione nasce da Venezia, città simbolo del fascino italiano e si concretizza in un format moderno e accogliente, perfetto per chi vuole concedersi una pausa di qualità.

Store Builder ha sviluppato l’intero format. Com’è nato il progetto?

Store Builder è da anni un punto di riferimento nel settore del travel retail, del fashion e del food&beverage. La nostra esperienza nella progettazione e realizzazione di spazi commerciali ci ha permesso di dare vita a Bubble Hills con una visione chiara: creare un ambiente iconico, che richiamasse la tradizione italiana ma con un’anima internazionale.

I primi due Bubble Hills

Prosecco Caffè sono stati aperti a Londra. Ora però arriva in Italia. Cosa rappresenta questa nuova apertura?

È un ritorno alle origini, perché l’Italia è la patria del Prosecco e del caffè di qualità. Dopo il successo a Londra, era naturale portare il format in casa, in un contesto che valorizzasse ancora di più la nostra identità. L’apertura del primo store italiano all’interno del Centro commerciale Elnòs Shopping di Brescia segna una nuova fase di crescita per Bubble Hills e per Store Builder.

Parliamo di Store Builder. Qual è stato il ruolo dell’azienda nella realizzazione del nuovo Bubble Hills in Italia?

Store Builder non si è occupata solo della costruzione fisica del locale, ma ha curato l’intero concept, dal design agli arredi, fino all’organizzazione degli spazi. Il nostro obiettivo era creare un luogo che rispecchiasse il DNA di Bubble Hills Prosecco Caffè, mantenendo l’eleganza e la raffinatezza che hanno caratterizzato i locali di Londra. L’attenzione ai dettagli è stata fondamentale: ogni elemento è stato pensato per offrire un’esperienza immersiva.

Quanto è importante per un brand come Bubble Hills, avere un partner come Store Builder?

È essenziale. Store Builder garantisce non solo qualità nella realizzazione degli spazi, ma anche una visione strategica che permette di sviluppare format replicabili in diversi contesti. Lavoriamo con un approccio chiavi in mano, che facilita l’espansione e assicura che ogni nuova apertura mantenga la stessa identità del brand.

Store Builder è ormai un punto di riferimento per il travel retail, come si collega a Bubble Hills?

specialità. Gli aeroporti sono diventati veri e propri hub di shopping e ristorazione, con clienti esigenti e un flusso continuo di persone. Negli aeroporti di Venezia, Verona, Malpensa, Fiumicino e Catania, Store Builder ha sviluppato spazi commerciali e ristorativi studiati per offrire un’esperienza di alto livello, con un design accogliente e servizi rapidi ma di qualità. Questa expertise è stata fondamentale per Bubble Hills, perché ci ha permesso di ottimizzare il format per contesti con alta affluenza, mantenendo sempre eleganza e qualità.

Dopo questa apertura in Italia, quali sono i prossimi passi per Bubble Hills Prosecco Caffè?

Vogliamo consolidare il format e renderlo un punto di riferimento nel settore. Stiamo già valutando nuove location in Italia e all’estero, sempre con il supporto di Store Builder. Il nostro obbiettivo è portare l’esperienza Bubble Hills in altre città strategiche, mantenendo sempre alta la qualità e l’attenzione al design.

E per Store Builder?

Continueremo a sviluppare progetti nel mondo del travel retail, del fashion e del food &beverage. Il nostro punto di forza è la capacità di trasformare un’idea in uno spazio concreto e funzionale, sempre con un occhio all’innovazione. Il successo di Bubble Hills dimostra quanto sia importante avere un partner affidabile nella realizzazione di format vincenti.

Lavorare nel travel retail è una delle nostre
Stefano De Moliner, Direttore commerciale e sviluppo Bubble Hills
Isabella Melloni, Ceo di Store Builder

COSTRUIAMO ESPERIENZE SU MISURA

Franchising, ma con ottica taylor made Così si fa lo sviluppo di oggi

Nonostante il contesto complicato, sono tante le catene desiderose di crescere nel mercato italiano. Ecco la testimonianza di due società impegnate nello sviluppo di brand food e non food

Pur con tutte le sue contraddizioni, il mercato italiano esprime un potenziale di quasi 60 milioni di abitanti. Un bacino enorme da sfruttare, sia per le catene estere, sia per quelle di casa nostra. Non c’è una ricetta univoca per crescere. Il franchising resta un acceleratore formidabile per chi vuole spingere rapidamente sulle aperture. Parliamo di un canale che, secondo Assofranchising, impiega quasi 288mila addetti, generando un fatturato di quasi 34 miliardi di euro. Altrimenti c’è la gestione diretta, o meglio ancora un mix tra le due vie.

Solo nell’ultimo biennio, non sono mancati i marchi che hanno esordito in Italia e non solo nel food, che dal Covid in poi ha rappresentato un volano di crescita formidabile, per i centri città e per i centri com-

merciali.

Solo per citarne alcuni, sono arrivati in Italia Normal, Costa Coffee, Leon, Footkorner, Popeyes Lousiana Kitchen, On, Hamleys, Arkett, Shoo Loong Kan e l’elenco potrebbe andare avanti, per citare anche big internazionali come Starbucks, una scommessa vinta rispetto agli scettici del caffè americano in Italia.

Anche per le insegne già operative, però, è obbligatorio muoversi con piani di business ben chiari. Sono tante le valutazioni da mettere sul piatto, fra andamento dei consumi, preferenze della clientela, prezzi dei canoni commerciali e costo del denaro. Tutte variabili che incidono sulla consistenza della crescita di una catena. Sempre meglio affidarsi alle società di consulenza, che sanno accompagnar i brand sin dall’e-

sordio, eventualmente anche nella creazione stessa di un format. Ne abbiamo intervistate due per capire qual è attualmente il contesto del mercato.

Un gruppo leader nelle food court dei centri commerciali e cinema multisala più importanti d’Italia.

Oltre 150 ristoranti aperti in food court

Esperienza di 30 anni nella gestione di ristoranti in luoghi ad alti flussi

Brand dall’identità forte e distintiva che propongono esperienze uniche, adatte ad ogni tipo di progetto

OLD WILD WEST

Burger Steakhouse

SMASHIE

Smash Burger

WIENER HAUS

Birra, Sapori e Compagnia

PIZZIKOTTO

Pizzeria - Cucina - Lifferia

info@cigierre.com

sviluppo@cigierre.com www.cigierre.com

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IL PUNTO DI VISTA DI RPM CONSULTING

“Franchising valido, ma sempre più complesso”

RPM Consulting è una società di consulenza in ambito retail, franchising e immobiliare a livello nazionale e internazionale. Ecco l’opinione di Romolo Pio Misciagna, CEO & Strategic.

Nel secondo semestre 2024 e in questo inizio 2025, notate una fase di crescita o di stabilità a livello di nuovi incarichi ricevuti o comunque di brand potenzialmente desiderosi di aprire nuovi negozi o di implementare una catena food/retail?

RPM Consulting ha registrato un trend positivo, con un aumento delle richieste da parte di brand interessati all’espansione nel retail e nel food. Gli imprenditori, rispetto al passato, sono più attenti nella valutazione di soluzioni strategiche e modelli di franchising innovativi. Il mercato mostra segnali di dinamismo confermando una fase di crescita e nuove opportunità per il settore.

State lavorando sia con brand affermati sia con altri in fase di start up per il mercato italiano?

Siamo un acceleratore di crescita retail che supporta sia brand affermati, come Bottega Verde, Capello Point e Suite Benedict, sia aziende che vogliono iniziare un percorso nel retail italiano, inclusi marchi esteri. I nostri clienti beneficiano dell’esperienza di

professionisti con background dirigenziale in multinazionali retail, garantendo strategie mirate e operatività di alto livello.

Dal vostro punto di osservazione, quali sono i segmenti più vivaci?

Osserviamo grande dinamismo nella cosmetica e nel fashion/accessori. Oltre alle performance delle catene gestite (oltre 400 negozi), il nostro approccio è da” partners from inside”: viviamo il retail da retailer. Siamo in contatto costante con la maggior parte dei colleghi sviluppatori e retail manager per avere un feedback oggettivo su mercato e location, senza visioni di parte. Questo ci consente di individuare trend reali e opportunità concrete, offrendo ai nostri clienti strategie mirate e decisioni basate su dati di mercato aggiornati.

Rispetto ai canali commerciali, fra strade delle shopping, centri commerciali, retail park, travel (aeroporti/stazioni) quali stanno godendo di maggior interesse?

Il nostro approccio, atipico rispetto alle classiche società di consulenza retail, è basato sul concetto di “one-channel”. Non selezioniamo canali commerciali in funzioni ad anacronistiche classifiche di rating e in maniera verticale. Valutiamo quelli che amo definire i “poli commerciali di valore” di ogni catchment area, qualsiasi essi siano.

Rispetto invece alla geografia, i lavori principali riguardano piazze già consolidate (grandi città, strade o centri commerciali già frequentati) o anche zone più periferiche o al Sud?

Lavoriamo sia su piazze consolidate, come grandi città e centri commerciali di riferimento, sia su aree emergenti, incluse zone periferiche e il Sud. L’analisi strategica ci permette di individuare opportunità nei mercati meno presidiati, dove il potenziale di sviluppo è in crescita. Il nostro approccio one-channel valuta ogni località in base a dati concreti, senza preconcetti geografici. Questo consente al brand di espandersi in modo efficace, bilanciando posizionamenti premium con nuove aree ad alto potenziale di rendimento.

Le reti vendita con cui avete a che fare in questo momento si basano per lo più sulla gestione diretta o sul franchising?

Oggi il franchising è il canale di sviluppo preferito, ma la sua gestione è sempre più complessa. Da un lato, il proliferare di formati con scarsa redditività; dall’altro, la maturità di certi settori con modelli mai rinnovati. Gli imprenditori in franchising cercano brand solidi e strategie efficaci. Come RPM, operiamo da talent scout, selezionando i marchi con potenziale capacità di adattamento. Il nostro obiettivo è individuare realtà capaci di garantire crescita e sostenibilità, creando format vincenti per franchisor e franchisee.

AVIESSE RETAIL A TUTTO CAMPO: FOOD, COSMETICA, IMMOBILIARE

Aviesse retail è una realtà che vede Aalrik van Straten come founder, con Giorgia Bernardi come brand manager. Dall’anno scorso la società sta sviluppando Dreams Donuts, marchio belga che in Europa ha già superato i cento negozi. E intanto sono arrivati altri incarichi al di là della ristorazione. Ecco il punto di vista dell’azienda con le parole di Aalrik Van Straten.

Quali sono le ultime operazioni che avete effettuato?

Nel secondo semestre 2024 abbiamo aperto due negozi Dreams Donuts in location molto importanti: Torino via Gramsci e Oriocenter. Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti in questi primi mesi di attività, sia in termini di fatturato che in termini di interesse da parte del pubblico, che sui social mostra grande entusiasmo (più di un milione di visualizzazione dei contenuti per ciascun negozio), a dimostrazione dell’appeal dei negozi di food retail.

Quali sono i brand principali con cui state lavorando?

Lo scorso anno abbiamo iniziato lo sviluppo di Dreams Donuts in Italia: Dreams Do-

nuts è un franchising di donuts di origine belga che in soli 5 anni ha aperto in Europa 100 negozi. In Italia abbiamo già aperto 4 negozi in un anno, e lo sviluppo continuerà quest’anno. Ci siamo occupati anche della prima apertura in Italia di FootKorner, nota catena di streetwear con più di 70 negozi in Europa. Da quest’anno partiamo con il lancio del franchising di Milano Cosmetics, catena di saloni per parrucchieri con più di 700 saloni in tutto il mondo, e Swixim International, gruppo immobiliare leader in Svizzera.

Quali sono i segmenti più vivaci, oggi?

I piccoli format (small food nei centri commerciali) stanno riscontrando molto successo in questo momento perché permettono agli investitori di non dover sostenere un investimento iniziale troppo oneroso. Inoltre, per chi ha già degli investimenti, rappresentano un’ottima modalità di diversificazione. Vediamo un ottimo potenziale nel mondo dei servizi alla persona, che gradualmente entrano nel portafoglio dei multi unit.

Rispetto ai canali commerciali e alla formula, quali stanno godendo di maggior interesse?

Centri commerciali e centri città sono i punti di maggior interesse e traffico. E c’è preferenza per il franchising.

Prezzi giusti e locali sempre pieni La Gdo investe sui risto-caffè

L’apripista è stata Esselunga con il Bar Atlantic, che ormai ha sfondato i cento punti vendita. Dalle Coop al gruppo Arena, in tutta Italia le insegne della grande distribuzione danno vita a vere e proprie catene food, inserite nel supermercato. Anche se molti player non svelano i piani per il futuro di A.L.

Le insegne della grande distribuzione stanno diventando dei concorrenti formidabili per gli esercizi pubblici di quartiere, non solo sulla “spesa”, ma anche per quanto riguarda caffetteria e ristorazione. Dai marchi di super e ipermercati nascono brand di caffè/ristoranti che hanno sempre più successo, svuotando quel che resta dei baretti di quartiere. Le loro armi? In primo luogo, prezzi bassi a fronte di una qualità tutto sommato buona. Poi, spazio per sedersi, locali generalmente nuovi e gradevoli e la comodità impagabile di poter fare una sosta caffè, o pausa pranzo, prima o dopo aver fatto la spesa. Ma non c’è solo

questo, perché ormai questo tipo di ristorazione sta diventando un punto di riferimento per residenti o lavoratori degli uffici, a prescindere dall’esigenza di dover fare la spesa.

Tante insegne importanti stanno investendo su questo versante. E tante ci stanno pensando, anche se non hanno alcuna intenzione di anticiparlo al mercato. Come spieghiamo in un articolo a parte, una decina di catene interpellate per questo articolo ha declinato con un “no comment” la richiesta di informazioni. Vediamo invece di approfondire alcune delle principali già attive.

Esselunga è l’apripista con i Bar Atlantic

Basta fare un giro attorno ai punti vendita Esselunga per capirlo. Il colosso dei Caprotti è stato tra i primi a muoversi in questa direzione e oggi controlla oltre 110 Bar Atlantic, che sono sempre pieni e non solo nei momenti canonici di maggior afflusso. Proprio perché stanno diventando un punto di riferimento, Esselunga si è mossa veloce e dove lo spazio lo consente ha iniziato anche ad allestire i dehor esterni. Così si salva anche la clientela dei fumatori o di chi, nella bella stagione, non ha voglia di stare al

chiuso. Nati nel 2003, i Bar Atlantic impiegano ben 1.200 persone e sono presenti sia nelle gallerie commerciali sia in alcuni dei negozi di prossimità laESSE, almeno nelle 7 regioni in cui questi sono presenti. Bisogna essere chiari: non è come andare al ristorante. E, per quel che valgono, se si guardano le recensioni su Tripadvisor o su Google, molto spesso non brillano molte stelline. O per il servizio spartano o per la qualità appena sufficiente. Eppure, a giudicare da quanto sono pieni, finora il progetto è vincente. Con due euro e cinquanta si fa colazione con caffè e brioche. E chi ti dà, nel quartiere, un apertivo con cocktail e qualcosa da mangiare a 7,50 euro?

Nova Coop nel Nord Ovest sviluppa i Fiorfiore Cafè

Fiorfiore Cafè è un format esclusivo di Nova Coop. È stato introdotto nella sua attuale connotazione nel 2018, con il lancio del nuovo format a Torino e poi via via introdotto in altri punti vendita. “L’offerta di ristorazione al momento è presente in 21 punti vendita Nova Coop. Dal restyling dell’insegna Fiorfiore Cafè nel 2018, abbiamo applicato il format in otto di questi e abbiamo in programma di inserirla in altri tre in occasione delle prossime ristrutturazioni di punti vendita già programmate. Lavoriamo di continuo sul format, per affinare ricette, menù e l’intera proposta ristorativa” spiega Antonio Piscitelli, Responsabile sviluppo vendite freschi di Nova Coop. E come vanno le vendite? “Nel post Covid abbiamo sperimentato una crescita costante delle vendite e, in generale, possiamo dire che il format sta andando bene. La fascia di maggior afflusso è quella del pranzo sebbene anche le colazioni registrino numeri impor-

tanti. Nella fascia della cena performiamo in maniera soddisfacente grazie al successo di eventi tematici”. Un altro punto caratterizzante i Fiorfiore è che presenta prezzi uguali in tutti i punti vendita.

Unicoop Tirreno vuole far crescere i suoi Ricò

Anche Unicoop Tirreno, la cooperativa di consumo con sede a Piombino e presente con 100 supermercati tra Toscana, Lazio e Umbria, ha realizzato un proprio marchio, denominato Ricò. Oggi ne esistono sette, alcuni completi di caffetteria, gelateria, pizzeria e tavola calda self-service. Quattro si trovano in Toscana (galleria Mercato di Livorno, supermercato Coop di Cecina, Grosseto centro commerciale Maremà e cc Aurelia Antica) e tre a Roma (galleria Euroma2, Ipercoop Casilino e Coop via Laurentina).

“I punti di forza dei Ricò sono: portare il servizio ristorazione all’interno del supermercato e delle gallerie commerciali, far conoscere i prodotti a marchio Coop che utilizziamo a partire dal caffè, ma anche molte materie prime usate per le preparazioni in pizzeria, al bar e al self-service” spiega Michele Capannini, responsabile ristori Ricò Unicoop Tirreno. “La maggior parte degli alimenti sono prodotti da noi ogni giorno, come le focacce farcite, i primi e secondi piatti, i contorni, carne e pesce grigliati al momento e fritture espresse”. Nei giorni festivi e prefestivi, con una maggior presenza di famiglie, l’offerta di piatti

pronti si arricchisce. I conti danno ragione al format. “Lo scontrino medio nel 2024 è stato di 6,46 euro, una media fra ristorazione e caffetteria, e in generale i ricavi sono cresciuti in doppia cifra” aggiunge Capannini. Come evolverà il format? “È un mondo relativamente nuovo per noi e in fortissima crescita. In questi anni abbiamo maturato esperienze, investito nella formazione del personale dipendente, testato nuove ricette. Ci stiamo preparando a correggere il tiro con format più mirati ed efficienti finalizzati a migliorare il servizio e l’offerta proposta, consapevoli che ci stiamo proiettando in una società dove i single sono in aumento e che le necessità di consumare un pasto già pronto fuori casa oppure da asporto sono trend in crescita”.

Spazio Sapore,

per ora 14 ristoranti per il Gruppo Arena, anche stand-alone

Spazio Sapore è il format ristorativo del Gruppo Arena, per ora rappresentato da 14 ristoranti, collocati davanti alla barriera casse di alcuni punti vendita Decò e SuperConveniente di nuova costruzione o ristrutturati. Caratterizzato da un buon rapporto qualità-prezzo, il formato serve tutte le fasce orarie: dalla colazione alla cena, passando per pause pranzo e aperitivi. A livello di metrature, adotta una formula “risto-retail”, con circa un centinaio di posti a sedere e una metratura media compresa tra i 150 e i 200 mq. Tuttavia, presso L’Arena di Misterbianco , il format raggiunge addirittura 500 mq, con un ristorante che è un po’ il fiore all’occhiello del marchio. Il progetto è cresciuto, tanto

da identificare Spazio Sapore come un’insegna autonoma. Infatti, a Milazzo e nella citata Arena di Misterbianco (Catania) il ristorante è in sostanza uno stand-alone, slegato dall’area di vendita del supermercato. “Aperture come queste sono decisive” spiegano dal gruppo Arena. “Presto, nuove location vedranno la luce anche in contesti urbani strategici della Sicilia, senza necessariamente essere collegate a un supermercato, confermando il potenziale di Spazio Sapore come nuova realtà imprenditoriale nel mondo della ristorazione”. Il menu propone primi e secondi piatti, panini, insalate, torte, dessert e un laboratorio interno di gelateria artigianale. La cucina a vista permette ai clienti di assistere alla preparazione dei piatti e anche in questo caso l’azienda sottolinea la valenza dei ristoranti non solo per la parte gastronomica, ma come punto di incontro.

Il Gigante controlla i bar

A Modo Mio

Interessante il progetto del gruppo il Gigante, che dispone di una società creata ad hoc negli anni ’90, Commercialunione Prima, per gestire il suo settore della ristorazione. Un settore che oggi presenta due marchi. Il più diffuso è A Modo Mio, formato che con lo stesso nome, viene declinato in tre versioni: pizzeria, ristorazione veloce e bar, a seconda del punto vendita in cui è inserito. Oggi ci sono 12 punti vendita, tutti in Lombardia. Inoltre la stessa società gestisce anche un marchio di ristoranti a nome Pollo Campero, per ora presente con 5 punti vendita, di cui uno in Liguria. Il Gigante, catena che aderisce alla centrale d’acquisto Selex, è diffusa quasi soltanto in Lombardia e ha da poco superato i 60 ipermercati. Alle redini del gruppo c’è ancora il fondatore, il presidente Giancarlo Panizza, 92 anni, che aveva fondato il primo punto vendita a Sesto San Giovanni più di cinquant’anni fa.

Dieci insegne trincerate dietro il “no comment”

“Grazie ancora per l’occasione di visibilità che ci offre e che, per questa volta, preferiamo non cogliere”. Con una frase di rito, tantissime insegne della Gdo che abbiamo cercato di coinvolgere in questo servizio, hanno scelto di non esporsi. Il segmento risto-caffè interessa? Non interessa? Proseguirà? Non è dato saperlo. Unes, Despar, Lidl, Bennet, Carrefour, Tigros hanno risposto in questo modo. Almeno Aldi ha aggiunto qualcosa in più: “Al momento ALDI non dispone di bar/ristoranti all’interno dei suoi punti vendita e non abbiamo visibilità su futuri piani dell’azienda in tal senso”. Che è come dire che al momento non interessa.

Non hanno voluto rispondere neppure grandi insegne che in realtà sono già della partita. È il caso di Finiper , che controlla quasi una ventina di Portello Caffè e quattro Ristò (da poco ristrutturati con un nuovo format). O Conad , con i suoi Punti Ristoro, diffusi al Centro Sud. Che preferiscono non aggiungere dettagli sull’andamento delle vendite o sui futuri piani di sviluppo. Come mai? Sarà che in questo momento si frena sugli investimenti, per vedere come “gireranno” i consumi nei prossimi anni. O sarà che gli imprenditori sono ancora legati al massimo riserbo, come modalità per non spifferare nulla ai potenziali competitor. Quale che sia la ragione, l’accoglienza del servizio da parte di moltissime insegne è stata tiepida.

Informazioni fornite dalle aziende o tratte dai siti Internet

News Opening

Burger King arriva al TO Dream

Burger King ha aperto un nuovo ristorante all’interno dello shopping center torinese To Dream. Si tratta di un punto vendita da oltre 200 mq, con 35 posti a sedere, tra sala e dehors esterno, aperto tutti i giorni, collegato ai principali servizi di delivery. “Siamo lieti di essere entrati a far parte di questa realtà e ci auguriamo che la nostra presenza possa contribuire all’aumento dei visitatori” ha dichiarato Maurizio Cimmino, amministratore delegato di BKNO, la società posseduta da Blooming Group, che gestisce il punto vendita in qualità di franchisee. Burger King, tra affiliazione e negozi diretti, si sta avvicinando ai trecento punti vendita in Italia.

I Love Poke fa il bis su strada con Eg Italia

A Milano, arriva il secondo di I Love Poke all’interno di un’area di servizio, frutto della collaborazione con Eg Italia. Il punto vendita si trova in viale Rubicone, arteria di forte traffico per chi entra ed esce a Milano da Nord, verso la A4 e la Comasina, in una stazione di servizio che da anni ospita anche un McDonald’s, mentre nello stesso edificio che ospita I Love Poke ci sono anche un Alice Pizza, Caffè Vergnano e un Carrefour Express. “Siamo felici di continuare a collaborare con EG Italia – commenta Michael Nazir Lewis, co-founder di I Love Poke. “Il nostro format è perfetto per le stazioni di servizio, sia su strade a lunga percorrenza, sia in città, grazie a tre caratteristiche: scalabilità, versatilità e innovazione”.

Bialetti, il rilancio passa anche tramite nuovi store

Bialetti ha aperto due nuovi store monomarca, a Milano e Biella . Nel capoluogo lombardo, lo store si trova in pieno centro (corso Vittorio Emanuele), mentre nella cittadina piemontese il negozio si sposta dal centro commerciale gli Orsi, per raggiungere anche in questo caso il centro città (via Italia), segno della strategia aziendale che punta a inserire i flagship in questi contesti. A Milano, questo negozio affianca il primo già presente di piazza Duomo. Queste operazioni di Bialetti Retail si inseriscono in realtà in un lungo percorso di rilancio per lo storico marchio italiano, controllato dalla famiglia Ranzoni, impegnato in un percorso di ristrutturazione del debito insieme al partner Lazard.

Yogurteria con Nescafè al centro Olbia Mare

Al centro commerciale Olbia Mare ha aperto un nuovo store La Yogurteria Art Caffè in collaborazione con Nescafé . “Siamo arrivati ad Olbia carichi di entusiasmo con il nuovo format Art Caffè e i clienti non hanno fatto altro che apprezzare tutti i prodotti creati in collaborazione con Nescafè” dichiara Alberto Langella, Ceo e Founder La Yogurteria Joy Bubble Tea. “Una grande partnership tra i due brand che portato ha ricette esclusive su Olbia, dal frappuccio ai caffè vietnamiti”. Il format La Yogurteria Art Caffè, in collaborazione con Nescafè, era stato presentato lo scorso autunno con un’apertura a Napoli.

Panino Giusto inaugura in piazza Gae Aulenti

Panino Giusto, noto marchio fondato nel 1979, ha aperto un nuovo punto vendita milanese nella zona di Porta Nuova. Questa apertura si inserisce in un percorso di ripresa che il brand sta cercando di intraprendere, che ha visto negli ultimi mesi alcune nuove aperture negli scali di Linate e Orio al Serio, ma anche nei centri commerciali Il Centro di Arese e Gran Reno a Casalecchio (Bologna). Panino Giusto da fine 2024 ha un nuovo socio, Giovanni Gross, accanto al fondatore Giovanni Civita ed Elena Riva. Secondo i piani comunicati dall’azienda, Panino Giusto dovrebbe chiudere il 2025 con ricavi intorno ai 42 milioni di euro (+30% sul 2024) e arrivare a 35 locali a gestione diretta.

Dr Martens, lo store italiano numero 14 è al CENTRO di Arese

Dr. Martens ha aperto un nuovo store monomarca presso Il CENTRO di Arese. Dr. Martens, al quinto anno dall’entrata nel mercato italiano, punta a consolidare la presenza sul nostro mercato e con questa apertura arriva a 14 negozi monomarca. L’Italia è uno dei mercati chiave, in area Emea, per lo storico marchio inglese di calzature e anfibi, che ha ripreso a gestire direttamente le aperture dirette e gli accordi wholesale, da noi come in Germania e Spagna, oltre a implementare l’eCommerce. Una nuova strategia con cui il management punta a rilanciare il marchio, che sul fronte finanziario affronta ancora una situazione stagnante, con ricavi nei primi 9 mesi dell’anno finanziario 2025 in calo.

IKEA. Un negoziato da “montare insieme”

Nella Grande Distribuzione, le aziende che considerano la contrattazione aziendale come “aggiuntiva” rispetto a quella nazionale si contano sulle dita di una mano. Nella maggioranza dei casi, la contrattazione di secondo livello non esiste, o è stata superata, o è stata congelata. Dove permane, ha assunto caratteristiche “restitutive” o di scambio. In altre parole, il negoziato, quando c’è, prevede un equilibrio tra aumenti salariali e innovazioni normative a favore dei lavoratori, con interventi tesi a superare vincoli organizzativi o situazioni stratificate nelle negoziazioni precedenti o modalità applicative particolari derivate da disposizioni di legge. Oppure a consolidare una situazione oggettiva di fatto mai codificata. Siamo quasi sempre di fronte, in sostanza, a un “do ut des” che

tende a sacrificare per entrambe le parti “il meno al più”.

I limiti di Federdistribuzione

La vertenza IKEA è interessante perché coinvolge temi che appartengono a tutta la GDO, alimentare e non food: la distintività delle mansioni, l’inquadramento, la flessibilità della prestazione, il part time involontario e l’utilizzo delle deroghe previste dalla legge. Esigenze che il CCNL della distribuzione moderna non ha saputo affrontare per tempo e che si ripresentano in modalità carsica laddove il confronto in sede aziendale le fa riemergere. È così, mentre su altre partite Federdistribuzione è riuscita a mettere concretamente a fattor comune esigenze e obiettivi, sul lavoro è rimasta ai blocchi di partenza. IKEA è quindi “costretta” a fare da

sé ribadendo le proprie esigenze organizzative, accompagnandole però dalla disponibilità di individuare nel negoziato un punto di incontro con i sindacati di categoria.

Jesper Brodin, Ceo di Ingka Group

Vertenza che riguarda 8mila persone

In IKEA l’ultimo rinnovo risale al 2018. Sette anni dove i cambiamenti nel Gruppo svedese sono stati profondi sia sul piano del management a cominciare dal CEO Jesper Brodin, che su quello della ritaratura delle priorità e degli obiettivi di business. Attraverso la strategia globale “People & Planet Positive”, IKEA si impegna a diventare un’azienda con impatto positivo sulle comunità e sul pianeta entro il 2030 senza però sottovalutare il conto economico che è ritornato centrale come altrove. Cambiamenti profondi ci sono stati anche nell’organizzazione del lavoro dei quasi 40 punti vendita italiani e nella qualità e quantità della prestazione lavorativa richiesta ai circa 8mila co-worker. Cambiamenti consentiti dalla legge e dai contratti in essere già avvenuti che l’azienda, vuole di fatto, semplicemente consolidare e il sindacato, al contrario, tenta di rimettere in discussione.

Da qui lo sciopero nazionale, dopo mesi di trattative, proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Che sia un confronto complesso lo si può comprendere dalle posizioni espresse dalle parti. Per l’azienda credo sia difficilmente comprensibile la richiesta di ritornare indietro. Applica leggi e deroghe che consentono flessibilità e modellano l’organizzazione e l’organico sui flussi e sulle esigenze della clientela. Il suo obiettivo al tavolo negoziale, al di là dell’aumento salariale, è semplicemente di aggiungere interventi sia sul versante del welfare che delle maggiorazioni, ritenute migliorative rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale. Da qui le propo-

ste che prevedono, ad esempio, maggiori investimenti in formazione per sostenere i percorsi di sviluppo dei co-worker attraverso l’accrescimento delle competenze specialistiche e l’introduzione di un importo annuale per tutti i lavoratori da poter spendere su una piattaforma di welfare in beni o servizi. Benefit innovativi quali un supporto alle persone che accedono a percorsi di procreazione medicalmente assistita o nei confronti di co-worker che intraprendono percorsi di transizione di genere, incremento delle maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo e creazione di un premio uguale e proporzionale a tutti i co-worker. Così come nei nuovi “Plan And Order Point” (PAOP) che sono formati innovativi più vicini ai clienti, dove l’azienda ribadisce che all’interno degli stessi tutti i diritti sindacali previsti dalla normativa vigente sono garantiti.

I sindacati chiedono di eliminare le differenze

I sindacati replicano denunciando un progressivo smantellamento delle tutele, con la volontà di introdurre un trattamento differenziato tra vecchi e nuovi assunti che genera profonde disparità all’interno dell’azienda con un sistema che, invece di premiare le competenze acquisite, ridurrebbe le prospettive di carriera. Inoltre, segnalano anche l’alto tasso di contratti part-time, spesso senza possibilità di trasformazione in full-time. Infine, per alimentare mediaticamente la polemica non poteva mancare la stoccata sul piano valoriale: «Mentre l’azienda si presenta come un modello di sostenibilità sociale, nei fatti sta comprimendo i diritti dei lavoratori», sottolineano i rappresentanti di

Filcams, Fisascat e Uiltucs. La mobilitazione sindacale è destinata così ad inasprirsi. I sindacati promettono ulteriori iniziative se l’azienda continuerà a mantenere posizioni rigide al tavolo delle trattative. Le richieste dei lavoratori sono articolate ma chiare: rinnovo del contratto integrativo con aumenti salariali equi, parità di trattamento tra tutti i dipendenti, maggiore tutela in caso di malattia, mantenimento della volontarietà del lavoro festivo e riconoscimento delle professionalità con reali opportunità di crescita interna. Per ora, il dialogo si è interrotto.

Come si muove il colosso svedese

Il fatturato complessivo di IKEA nel 2024, ha superato i 45 miliardi di euro. Nel nostro Paese l’azienda è presente da 34 anni con oltre 2 miliardi di fatturato. IKEA italia è il 5° mercato per il colosso svedese. “A dimostrazione di quanto crediamo in questo mercato, nel 2025 torneremo a investire sul formato di grandi dimensioni, a Elmas, in provincia di Cagliari, ma non mancheranno aperture di nuovi Plan&Order Point (15 aperti nell’ultimo anno in Italia)”, ha affermato in un’intervista Jesper Brodin, Chief Executive Officer di Ingka Group, la holding cui appartiene IKEA. L’anno scorso, IKEA è riuscita ad aumentare il volume delle vendite e il numero di visitatori. Il fatturato è calato perché la catena di mobili ha tagliato i prezzi. Tuttavia, IKEA si è dichiarata soddisfatta dell’aumento delle quote di mercato pur in un mercato in contrazione. “In Italia per esempio, il 15% dei prodotti – circa 1.500 selezionati tra i top seller – hanno visto una riduzione del prezzo del 15-20%. Non è una promozione temporanea, ma una promessa a lungo termine: l’obiettivo è ripristinare i livelli di prezzo del periodo pre-pandemici entro il prossimo anno”, ha aggiunto il Ceo.

“Abbiamo fatto bene i nostri calcoli: l’inflazione persiste sui beni finali, ma lungo la catena del valore i costi si sono abbassati, perciò abbiamo deciso di utilizzare tutto ciò che risparmiamo in questo momento a sostegno dei nostri clienti. Abbiamo iniziato lo scorso autunno e la risposta è molto positiva”.

“Questo non è il momento per fare profitti, ma di investire nel futuro”. Lo stallo del negoziato corre su questa evidente contraddizione: soddisfare il cliente cercando di non trascurare le esigenze del “cliente interno”. Vale per entrambe le parti. Per questo, a mio parere, superata la fase della contrapposizione, il confronto deve riprendere proprio da qui.

Calendario I prossimi appuntamenti di settore

RETAIL&PEOPLE

Le best practice nei modelli di relazione e nella valorizzazione del personale.

Milano, 10 aprile 2025. https://www.confimprese.it/eventi/2-retail-people-best-practice-nei-modelli-di-relazione-e-nella-valorizzazione-del-personale/

NETCOMM FORUM

Promosso da Netcomm, è l’appuntamento di riferimento per il mondo digitale italiano, arrivato alla ventesima edizione.

Milano, 15-16 aprile 2025, Allianza MiCo. https://www.netcommforum.it/ita/

TUTTOFOOD

È la fiera B2B di riferimento per l’ecosistema agroalimentare.

Milano, Fiera Milano Rho 05 - 08 maggio 2025 www.tuttofood.it/

MAPIC ITALY

L’evento più importante dedicato al mercato immobiliare commerciale in Italia.

Milano, Superstudio Maxi 14 - 15 maggio 2025 www.mapic-italy.it/

FOODSERVICE AWARD & SUMMIT ITALY

Foodservice Award e Foodservice Summit Italy sono i due eventi promossi da Edifis, con le sue riviste retail&food e Ristorando. Un’occasione di confronto fra i player della ristorazione e per creare opportunità di networking fra operatori e fornitori di prodotti e servizi per il foodservice. Il Summit è una giornata di tavole rotonde con i protagonisti del mercato sui temi di attualità per la ristorazione a catena. L’Award è il premio dedicato alle catene F&B

Milano, Stadio San Siro 21 maggio 2025 www.foodserviceaward.it

Focus Franchising

a cura di Massimo Barbieri

titolare di SOFI

Dal Franchisee Expo di Riyadh, potenziale di crescita da cogliere

A fine gennaio, siamo stati presenti a Riyadh, capitale del Regno dell’Arabia Saudita, al Saudi Franchise Expo. Questa manifestazione, come indicato nel messaggio di benvenuto da parte degli organizzatori di Sunaidi Expo and Conferences, si colloca nel quadro delle attività programmate per realizzare quanto delineato nel documento Saudi Vision 2030.

L’Arabia Saudita è un mercato in fermento. Recentemente si è guadagna la terza posizione nel Global Entrepeneurship Monitor 2023-2024 e nella classifica globale del Pil, tra 2022 e 2023, ha fatto quattro passi in avanti, arrivando alla 23esima posizione. Con una popolazione che per il 63% è sotto la soglia dei 30 ed imponenti risorse economiche, è un Paese in una netta traiettoria di crescita economica.

Il comparto Franchising è un valido punto di vista trasversale per leggere il Paese. La Legge sul Franchising è piuttosto recente, essendo datata 9/2/1441 del Calendario Hijri, che corrisponde all’8/10/2019 del calendario Gregoriano. Oggi in Arabia Saudita, ci spiegano dal Monsha’at – la Small & Medium Enterprises General Authority costituita nel 2016 – i brand Franchisor sono 380 ed in crescita. Da notare che il Franchising (uno spunto per la politica italiana?) viene visto

come una modalità strategica per lo sviluppo dell’economia, in modo da raggiungere l’obiettivo delineato in Vision 2030 di portare l’incidenza nelle piccole e medie imprese dall’attuale 20% al 35% del PIL.

Durante la tre giorni di lavori, il flusso di visitatori ha senz’altro superato l’edizione 2024, che ne aveva registrati circa 11mila. Cosa ci ha colpito? Tra tutti i settori, una prevalenza di marchi della ristorazione locali (con focus su caffè e the), come Shahi Abu Waleed, Hashicom, QAF, 1kcoffee, Be Healthy, Esquires, Drive Speciality Coffee - molto dinamici! - Kaak and Cheese Fast Food Company, Pureger, per citarne alcuni. Da segnalare alcuni brand stranieri che hanno colto il potenziale di sviluppo del regno, come Noodle Box (dall’Australia), Burger Burger (Nuova Zelanda; il founder ci ha parlato di un imminente ingresso negli USA), Mama Tenders e The Dynamite Box (entrambi dalla Giordania), Hangry Joe’s (USA). Nessuna presenza italiana se non per lo stand di Confimprese. Per contro, qualche brand “italian sounding” sembrerebbe dimostrare che c’è spazio, e molto, per portare realtà nostrane: Rosella e Russo’s New York Pizzeria ne sono l’esempio. Una nota di colore non food: la presenza degli Olandesi di fit20 che hanno appena siglato un accordo di Master per lo sviluppo in Italia.

Tra tutte le aziende presenti una che sicuramente ci ha colpito molto è Dodo Brands, con i suoi due marchi Dodo Pizza e drinkit. Creata nel 2011 la catena – all’avanguardia per le soluzioni tecnologiche adottate - ha chiuso il 2024 con ben 1260 punti vendita in 24 Paesi. Col nuovo Drinkit, caffè, sono già presenti con oltre 65 location in 3 Nazioni.

L’Esg alla prova del business nel Retail Real Estate Trends

2025

In che modo le aziende possono integrare concretamente i criteri ESG nei propri modelli economici? Hanno provato a rispondere alla domanda gli interventi dell’edizione 2025 di Retail Real Estate Trends, organizzata da Cocuzza, che aveva come titolo VALUE & VALUES ESG alla prova del business. Tra i principali spunti emersi durante l’incontro, è stata sottolineata la crescente rilevanza degli asset immobiliari sostenibili per gli investitori. Gli immobili certificati dal punto di vista ambientale e sociale non solo risultano più attrattivi, ma si dimostrano anche più resilienti nei cicli economici e offrono migliori performance finanziarie. “Però il momento è complesso. Gli Stati Uniti vanno in un’altra direzione, mentre l’Europa produce una mole di normativa sul tema che aumenta le difficoltà” ha ammonito Claudio Cocuzza. “è centrale insistere sulla rigenerazione urbana, sostenendo una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato” secondo Alessandro Barzaghi.

Insieme a Coal Supermercati apre il primo Frolla Market

La cooperativa sociale Frolla ha aperto un punto vendita denominato Frolla Market. Della coop, fondata da Jacopo Corona e Gianluca Di Lorenzo, fanno parte ben 35 ragazzi con disabilità. Ora apre supermercato esperienziale e inclusivo in un’area di 450 mq del Cargopier, centro commerciale di Osimo. Nasce come un punto vendita unico e innovativo, non solo come luogo dove fare la spesa ma come ambiente che promuove inclusione, sostenibilità e relazioni sociali, offrendo ai clienti un’esperienza che va oltre l’acquisto di beni. Il progetto è reso possibile grazie alla join venture con Coal Supermercati.

BENU Farmacia azzera la “tampon tax”

Anche per il 2025, nelle oltre 320 BENU Farmacia in Italia e online, viene azzerata l’aliquota IVA sugli assorbenti femminili. La catena rinnova così per il quinto anno consecutivo l’iniziativa partita nel 2021. Sono circa 50 le tipologie di prodotto, dei marchi più noti, che godranno dello sconto, applicato anche sugli acquisti on line. “Confermiamo anche quest’anno l’azzeramento della cosiddetta ‘Tampon Tax’, per ribadire un concreto segnale a favore dell’eguaglianza di genere. In Europa si parla di ‘povertà mestruale’ o ‘period poverty’, nel riferirsi alle ragazze e alle donne che non possono permettersi di acquistare i prodotti necessari. Si tratta di dare loro un piccolo sostegno, che però per qualcuna fa la differenza” ha commentato Lorenzo Clerici, Group customers & channels director, PHOENIX Pharma Italia.

World Travel Retail

Avolta, ricavi sopra i 13 miliardi. Intanto Autogrill porta “Amore” in aeroporto a Bologna

Il bilancio 2024 di Avolta si è chiuso con ricavi a 13,5 miliardi di franchi svizzeri, pari a un crescita del 7% sul 2023 (+9% al netto dell’effetto cambio). Il margine Core Ebitda è salito del 12% a 1,26 miliardi, mentre l’utile netto è progredito di un quarto raggiungendo 386 milioni. Buona, intanto, la partenza del 2025. Nei primi due mesi, Avolta registra un fatturato in aumento del 9,5% (+6% organico). Intanto ha esordito in un aeroporto italiano anche il format Amore – Do It Better, con un punto vendita al Marconi di Bologna, con due tipi di servizio: al banco e al tavolo. Amore è già presente negli scali internazionali di Dusseldorf e Atene e sulle autostrade italiane a Montepulciano Est, Badia al Pino Ovest e Po Brennero.

Fiumicino al top nel giudizio dei passeggeri. Bene anche Linate, Torino e Ciampino

Fra i grandi aeroporti europei, quello di Roma Fiumicino gode della miglior reputazione secondo l’opinione dei viaggiatori. Il giudizio emerge dal sondaggio condotto da Aci e Amadeus, basato sulle risposte dei viaggiatori, che prende in considerazione diversi criteri come la qualità dello staff, la pulizia, la facilità degli spostamenti fra i terminal e l’esperienza in aeroporto. Tra gli scali europei con oltre 40 milioni di passeggeri l’anno, Roma Fiumicino condivide il primato con Istanbul. Bene anche Ciampino, tra i primi quattro dei mini aeroporti, con traffico compreso fra 2 e 5 milioni di pax. Milano Linate tra i migliori nel segmento 5-15 milioni di passeggeri. Mentre Torino riceve un plauso per la disponibilità dello staff.

Hudson e Dufry nella nuova ala dell’aeroporto di Genova

È stata inaugurata la nuova ala est dell’aeroporto di Genova Cristoforo Colombo. Con un investimento di 15 milioni di euro, la nuova ala est si sviluppa per 5.500 mq, con 4 linee di controllo sicurezza, tre nuovi gate di imbarco, 250 sedute e un nuovo pontile. Inoltre, 550 mq sono destinati alla zona commerciale, rappresentata da un duty free a marchio Genova Duty Free che è di Dufry (gruppo Avolta) e un punto vendita Hudson. La nuova ala est consente al Cristoforo Colombo di incrementare la capienza potenziale fino a 3 milioni di passeggeri (sono stati 1,3 nel 2024) e rappresenta un primo importante tassello di un più ampio piano di restyling che durerà ancora 12/18 mesi per ulteriori 12,6 milioni di euro di investimenti.

Salto nel futuro di Areas: primo robot bar all’aeroporto

di Barcelona El Prat

Areas ha aperto all’aeroporto di Barcellona El Prat il primo vero bar completamente robotico in ambito aeroportuale. Il punto vendita ha un nome che più descrittivo non si può: SELF. L’area, nel suo complesso, copre 137 metri quadrati, tra spazio di vendita e tavolini antistanti e si trova al Terminal 1. Si ordina ai chioschi “self”, si riceve un tagliandino con il numero e un Qr Code. Dentro, cibi e bevande vengono preparate da un braccio robotico, dotato di una sorta di artiglio e cinque dita tattili. I prodotti scorrono direttamente su dei vassoi e il monitor mostra il numero quando la comanda è pronta. Il robot promette si gestire fino a 6 ordini contemporaneamente. Attorno ci sono sempre alcune persone dello staff di Areas, ma l’obiettivo è che intervengano soltanto per facilitare le ordinazioni o per richieste particolari.

In Francia accordo sulle stazioni tra Carrefour e Lagardère

Carrefour e Lagardère Travel Retail hanno siglato un accordo per l’apertura congiunta di 150 piccoli supermercati (grosso modo una trentina l’anno, per cinque anni) in stazioni di varie dimensioni sparse in tutta la Francia, dove ci sia spazio disponibile e non ci siano attualmente supermercati nelle vicinanze. Si tratta di negozi di alimentari con superficie compresa tra 80 e 400 metri quadrati, a marchio Carrefour, più punti di ritiro degli ordini online. Inoltre, verranno sperimentati due nuovi format: Potager City (frutta e verdura) e Api (minimarket self-service).

Why the Middle East matters to travel retail

Perché il Medio Oriente è centrale per il travel retail

In my last column, I mentioned the results of two powerful dutyfree operators in the Middle East; Dubai Duty Free, which had a flat year in 2024, and Qatar Duty Free, whose sales soared by 18%.

These very different outcomes underline that the region cannot be regarded as uniform. But there are some general trends that make the Middle East very much a sweet spot for the travel retail industry right now.

A report from travel retail consultancy m1ndset says that both traffic forecasts and passenger profiles in the region, point to a bright future. Last year, Middle East air traffic grew by 7% and m1nd-set suggests that over the next three years year-on-year increases of around 6% will be the norm. This year, international traffic to the region will hit just shy of 400 million passengers, with the majority of it concentrated in Saudi Arabia and Dubai.

The consultancy’s analysis of shopper behaviour in Dubai, Qatar and Saudi Arabia was also positive. Among the findings were that:

* 25% of passengers travel in a premium class, suggesting more scope for luxury retail

* the average age is a fairly young 37, with 54% either a Millennial or GenZ

* 76% of passengers spend 2 hours or more at the airport (27% more than 3 hours), a gift to retailers.

In addition, location-specific data reveal that while 17% of duty-free shoppers look for ‘trendy’ brands, this shoots up to 30% in Saudi Arabia. M1nd-set’s owner and CEO Peter Mohn also pointed to another issue; more than 70% of shoppers make their final decision to purchase only inside duty-free stores and not ahead of time. “This is particularly true in Saudi Arabia where it is eight out of 10 shoppers. Such spontaneous in-store shopping behaviour highlights the importance of experiential retail,” he said.

Saudi Arabia has done its homework and is well aware of the revenue to be made in its own backyard. In March, the country’s sovereign wealth fund, PIF, established its own travel retail company. Al Waha Duty-Free is wholly owned by PIF and “will secure a greater share of passenger spending for the Saudi economy”, stated the fund. Suddenly competition just became a lot stiffer in the region.

Nella mia ultima rubrica, ho citato i risultati di due grandi operatori duty-free in Medio Oriente, come Dubai Duty Free, che ha registrato un anno stabile nel 2024, e Qatar Duty Free, le cui vendite sono invece aumentate del 18%.

A fronte di questi risultati molto diversi, il Middle East non va studiato come una zona omogenea. Eppure, ci sono alcune tendenze generali che lo rendono particolarmente attraente per il travel retail di oggi.

Un report di m1nd-set disegna un futuro positivo per la regione, sia in termini di previsioni di traffico, sia come profilo dei passeggeri. L’anno scorso, il traffico aereo in Medio Oriente è cresciuto del 7% e m1nd-set suggerisce che nei prossimi tre anni gli aumenti anno su anno di circa il 6% saranno la norma. Quest’anno, il traffico internazionale verso la regione raggiungerà quasi 400 milioni di passeggeri, con la maggior parte concentrata in Arabia Saudita e Dubai.

L’analisi sul comportamento degli acquirenti a Dubai, Qatar e Arabia Saudita è stata positiva. Tra i risultati si evidenziano:

• Il 25% dei passeggeri viaggia in una classe premium, suggerendo più spazio per il retail di lusso.

• L’età media è abbastanza giovane, 37 anni, con il 54% che è un Millennial o GenZ.

• Il 76% dei passeggeri trascorre 2 ore o più in aeroporto (il 27% più di 3 ore).

Inoltre, i dati per località rivelano che mentre il 17% degli acquirenti duty-free cerca marchi ‘trendy’, questo valore sale al 30% in Arabia Saudita. Il proprietario e CEO di m1nd-set, Peter Mohn, ha anche evidenziato un’altra questione: più del 70% degli acquirenti prende la decisione finale di acquisto solo all’interno dei negozi duty-free e non in anticipo. “Questo è particolarmente vero in Arabia Saudita, dove questo comportamento riguarda 8 consumatori su 10. Un aspetto che evidenzia ancora di più l’importanza del retail esperienziale”.

L’Arabia Saudita ha fatto i compiti per bene, consapevole delle entrate che possono derivarne. A marzo, il fondo sovrano del Paese, PIF, ha registrato una propria società di travel retail. Al Waha Duty-Free è interamente di proprietà di PIF e “garantirà una maggiore quota di spesa dei passeggeri per l’economia saudita”, ha dichiarato il fondo. Improvvisamente la concorrenza è diventata molto più dura.

News International

Roark Capital, dopo Subway compra anche Dave’s Hot Chicken

Nei mercati maturi, la ristorazione di catena fa gola alla finanza. Il private equity Roark Capital, che lo scorso anno aveva acquisito la nota catena Subway, sta per mettere in portafoglio anche Dave’s Hot Chicken, operatore con circa 250 locali nel mondo, per lo più negli Stati Uniti. Il controvalore dell’operazione dovrebbe essere intorno a 1 miliardo di dollari. Il deal si spiega con la crescita ottenuta dalla catena negli ultimi anni. Ma riflette anche un momento di mercato particolare, in cui gli operatori sono alle prese con l’aumento dei costi del lavoro e cercano di compensare l’inflazione aumentando i prezzi. Da questa difficoltà deriva la disponibilità a vendere, specialmente per le catene come questa, ancora controllate dai privati fondatori e non da fondi o altri soggetti finanziari.

Da Casa a Maisons du Monde, settore in difficoltà

Il marchio di origine belga Casa, che ha anche qualche punto vendita in Italia, ha dichiarato ufficialmente di essere entrato nella procedura fallimentare. I negozi in Belgio chiuderanno, mentre quelli esteri saranno oggetto di singole trattative. Intanto arrivano cattive notizie anche da Maisons du Monde. La situazione è diversa, nessun allarme sulla salute dell’azienda, ma il colosso francese chiude il bilancio in rosso. Il 2024 si è chiuso con vendite in calo dell’11,2%, intorno a 1 miliardo di euro, che restituiscono una perdita netta pari a 115 milioni di euro, rispetto al profitto di 8,8 milioni registrato nel 2023. Il management ha già annunciato un piano di turnaround, con un consistente taglio dei costi (100 milioni), corroborato dalla riduzione di prezzi su molti articoli e l’implementazione di un nuovo design dei negozi.

Forever 21 chiede ancora il ricorso al Chapter 11

Il retailer americano Forever 21 deve ricorrere ancora al Chapter 11, procedura fallimentare statunitense, da cui era giù uscito a cavallo del Covid. La procedura per ora riguarda l’entità sociale che possiede i circa 250 negozi negli Stati Uniti, per i quali nel corso di questi mesi non è stato possibile trovare un compratore. Gli store fuori dagli Usa sono gestiti da licenziatari indipendenti. Attualmente il marchio Forever 21 e la sua proprietà intellettuale sono di Authentic Brands, che li concede in licenza a Catalyst Brandsi.

San Benedetto

Fruit&Power: ricarica di energia gusto frutta

Tutto il gusto della frutta, unito all’energia di taurina e caffeina, in acqua minerale naturale non gassata e senza zuccheri aggiunti. San Benedetto Fruit&Power è la scelta ideale per chi cerca una pausa energizzante, offrendo un’alternativa al caffè fresca e gustosa. Disponibile nel comodo formato da 0,40 L PET è ideale in ogni momento della giornata per chi desidera un break energizzante grazie alla bontà della frutta e all’energia di caffeina e taurina, zero zuccheri aggiunti. La linea San Benedetto Fruit&Power offre tre gusti inconfondibili: la combinazione fresca e fruttata di melograno, mela, mango e ananas della Purple Edition; la ricca ed intensa Dark Edition, con un mix irresistibile di pesca, banana, mela, mandarino, fragola e limone e la nuova Green Edition, una ricetta a base di pera, banana e ananas, con un gusto delicato e piacevole.

Aton IT entra anche nei settori Ho.re.ca, retail e Gdo

ATON IT, società attiva nello sviluppo di soluzioni ICT full service, amplia la propria offerta nel settore Ho.re.ca., retail e Gdo, con soluzioni integrate per l’automazione del punto vendita e la gestione avanzata delle attività commerciali. L’offerta include software gestionali per vendite, magazzino e contabilità con strumenti avanzati di analisi e reportistica, oltre a registratori di cassa telematici, sistemi di pagamento elettronici, bilance elettroniche e rendiresto automatici. Completano l’ecosistema kiosk interattivi, self-ordering app e un’assistenza specializzata, garantendo innovazione e continuità operativa ai clienti. “Entriamo in un mercato dinamico con soluzioni IT performanti e scalabili e con il vantaggio per gli esercizi commerciali di rivolgersi unico interlocutore” ha commentato Giordano Duse, Chief Executive & Operations Officer for Southern Italy Branch di ATON IT.

Hikvision: ecco la nuova release del sistema di sicurezza HikCentral Professional

Hikvision presenta l’ultima versione del suo avanzato software di gestione della sicurezza: HikCentral Professional 2.6.2. Questa nuova release amplia le possibilità di integrazione grazie al supporto dei protocolli BACnet, ModBus, SIA e Sur-Gard. Questa compatibilità consente di impiegare HikCentral anche in contesti di automazione industriale, gestione avanzata degli edifici e controllo integrato degli impianti, garantendo una supervisione centralizzata ed efficiente. Tra le novità, l’integrazione tra Ricerca Smart VCA e AcuSearch che rappresenta un avanzamento significativo nella gestione delle indagini. Oppure l’introduzione del Watermarking personalizzato, una funzionalità avanzata per la protezione dell’integrità dei contenuti video. Infine, per la prima volta arriva un processo automatizzato per l’installazione, la configurazione, l’aggiornamento e la disinstallazione delle applicazioni Add-on, tra cui Elder Care e Ronda Virtuale.

Frenzy Fries by Lamb Weston: una sorpresa ad ogni morso

Lamb Weston, tra i leader mondiali di prodotti surgelati a base di patate, continua a innovare e a supportare i ristoranti per distinguersi in un mercato impegnativo. Con l’aumento del costo della vita e un contesto economico e politico incerto, il comportamento dei consumatori sta cambiando. La frequenza d’acquisto, specialmente nei ristoranti, è diminuita del 2%1 nell’ultimo anno. Nel frattempo, i ristoranti affrontano la sfida di rimanere competitivi e redditizi, seguendo allo stesso tempo le tendenze. Sono alla ricerca di prodotti che offrano vero gusto, extra croccantezza e innovazione. I consumatori oggi cercano nuove esperienze che bilancino la familiarità con momenti straordinari, multisensoriali e memorabili. Le Frenzy Fries sono la risposta perfetta a questa esigenza: la loro iconica forma a tre lati, la combinazione di croccantezza esterna e morbidezza interna, la finitura con buccia e il rivestimento invisibile garantiscono un’esperienza di gusto inedita e una croccantezza duratura per 20 minuti. Un classico reinventato per conquistare le nuove generazioni. Infatti, 3 consumatori su 43 hanno dichiarato che sceglierebbero le Frenzy Fries se fossero disponibili nel menù di un ristorante.

Tales of Italy: arrivano quattro nuove referenze ho.re.ca

da Lavazza

Lavazza ha presentato la nuova selezione di caffè per il consumo fuori casa, che va sotto il nome di Tales of Italy. Si tratta di quattro referenze - Galleria, Canal Grande, Trastevere e Riviera di Chiaia - ispirate a quattro luoghi iconici dell’Italia, osssia Milano, Venezia, Roma e Napoli. Le quattro nuove miscele sono studiate per offrire un’esperienza sensoriale completa, con un bouquet aromatico caratteristico. L’innovazione si esprime anche attraverso alcuni elementi unici presenti in alcune delle miscele, come la fermentazione della Robusta (scompone gli zuccheri e sprigiona sapori e note esotiche) e la Cereja Apassita (la ciliegia di caffè maturata a lungo sulla pianta). La Robusta fermentata è presente in Canal Grande, cui dona aromi esotici, note vinose e un retrogusto rotondo, e in Trastevere, che ha così un retrogusto persistente con note esotiche e vinose. La Cereja Appassita si trova in Galleria: arricchisce il gusto della miscela e le dona note di miele e uvetta. Note di cioccolato fondente e caramello sono invece quelle che contraddistinguono Riviera di Chiaia, miscela dal retrogusto persistente di polvere di cacao.

Novità per il pre-cena: ecco Limoncè aperitivo

Da Limoncè arriva una novità ideale per i cocktail: Limoncè Aperitivo, innovazione nel mondo della miscelazione. Con una gradazione alcolica di soli 14,8 gradi e minor contenuto di zuccheri è l’ingrediente per realizzare un perfetto Limoncè Spritz (3 parti di prosecco, 2 parti di Limoncè Aperitivo, 1 parte di soda). Realizzato con 100% di limoni siciliani della varietà Femminello dove, in questo caso, se ne utilizzano sia gli olii essenziali delle scorze ma anche il succo, di cui il frutto è particolarmente ricco. È disponibile nei bar nel formato da 70 cl mentre a giugno arriverà nella grande distribuzione (GDO) nel formato da 50 cl. Altre novità sono le nuove bottiglie di Limoncé Originale e di Limoncè Crema.

CAMBI DI POLTRONA

CRISTINA CASA

Italy Managing Director di KIKO Milano

Cristina Casa è stata nominata Italy Managing Director di KIKO Milano. La manager era già in azienda dal 2018 e ricopriva l’incarico di Chief Retail Officer, con cui aveva guidato appunto l’espansione della rete retail, compreso il retail marketing e diversi progetti di customer experience in-store e omnichannel. In precedenza, aveva lavorato quasi dieci anni in Damiani e prima ancora per Calvin Klein e L’Oreal. In questo ruolo, “sale” di livello e Cristina Casa supervisionerà tutte le operazioni di sales, marketing e retail per l’Italia. Simone Dominici rimane Ceo Global della società.

GIANCARLO DI CHIARA

Direttore del canale on premise di Birra Peroni

Giancarlo Di Chiara è il nuovo direttore del canale on premise (Horeca) di Birra Peroni. Entrato in azienda nel 2017, ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità, iniziando come Head of National Account Manager, per poi passare in area Marketing e infine assumere la direzione del canale “off permise”. Nel nuovo ruolo avrà il compito di definire e assicurare la corretta esecuzione della strategia commerciale dell’azienda all’interno del canale, continuando a sviluppare i consumi dei brand di Birra Peroni e definendo nuove collaborazioni all’interno della filiera del fuori casa. La direzione “off permise” passa a Jacopo Gianotti.

VALERIA CASANI

Chief marketing officer di McDonald’s Italia

Valeria Casani è stata nominata a gennaio nuovo Chief Marketing Officer di McDonald’s. Casani proviene da Nespresso, dove ha ricoperto lo stesso ruolo per circa due anni e mezzo; in precedenza aveva lavorato in Vodafone, L’Oreal, Bolton, Pepsico. Nell’organigramma di McDonald’s prende il posto di Raffaele Daloiso, “spostato” in Belgio a ricoprire il ruolo di Managing Director. Laureata in Business Management alla Bocconi di Milano, Valeria Casani associa spiccate competenze digital (è anche membro del board della banca digitale Hype) a un impegno costante a favore dell’affermazione delle donne nel mercato del lavoro, figurando tra le fondatrici dell’associazione GirlsRestart.

Direttore Vendite di Risparmio Casa

Giancarlo Giannini è il nuovo Direttore Vendite di Risparmio Casa. Nella sua carriera ultraventennale, ha ricoperto ruoli chiave in aziende multinazionali e leader del comparto food e retail, specializzandosi nel coordinamento operativo e commerciale della rete vendita, nella gestione e formazione delle risorse e nell’ottimizzazione dei processi retail. Arriva da Penny Italia. In precedenza aveva lavorato per Elpe, Todis, Carrefour. Giannini collaborerà con la direzione generale per curare la qualità dell’implementazione delle attività promozionali e commerciali della rete vendita, monitorando e assicurando gli standard di qualità previsti per la gestione dell’assortimento e la qualità del servizio.

GUIDO CASSAGO

Direttore Sales & Operations di METRO Italia

METRO Italia ha nominato Guido Cassago nuovo Direttore Sales & Operations. Succede a Luca Guerrieri, che ha lasciato l’azienda dopo 17 anni. In azienda dal 2013, Cassago era entrato come Regional Sales Force Manager. Nel corso degli anni ha assunto responsabilità crescenti, tra cui Target Group Manager Restaurants e successivamente Head of Sales Force, per poi assumere il ruolo di Head of Regional Sales a ottobre 2023. Prima aveva lavorato per anni in Partesa Group Heineken. Il manager siederà nel Consiglio di Amministrazione di METRO Italia e riporterà al CEO David Martínez Fontano.

MARIA TINDATA NIOSI Country Sales Director di Coca Cola Hbc Italia

Coca-Cola HBC Italia ha nominato Maria Tindara Niosi nuovo Country Sales Director. Niosi riporterà direttamente a Miles Karemacher, General Manager di Coca-Cola HBC Italia, e avrà il compito di rafforzare la presenza dell’azienda sul mercato per essere sempre più capillare e competitiva. In azienda dal 2009, la manager ha ricoperto numerosi ruoli di sempre maggiore responsabilità in ambito Sales e Trade Marketing. Già Direttrice del Canale At Home, è stata anche Marketing and Commercial Excellence Director, contribuendo a definire la strategia commerciale dei diversi canali di vendita.

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