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Alta gioielleria tra lusso e design High end jewellery between luxury and design Basilea: anteprima orologi Basel: watches preview Aprile 2013: la fine del nichel?
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Editoriale
“Those” cash for gold stores a boomerang for the sector Dobbiamo rallegrarci del fatto che i “compro oro” stiano vivendo un vero e proprio boom? Da un lato sì, trattandosi di attività imprenditoriali che soddisfano i bisogni di una parte della popolazione. Nella difficile impresa, anche per noi del settore, di distinguere le mele buone dalle cattive, dobbiamo chiederci, però, che percezione abbia di questi negozi il cittadino comune. Sì perché, con i pur numerosi distinguo, il quadro è desolante sotto tutti i punti di vista. E’ un fatto che i “compro oro” continuano ad aumentare, al ritmo dell’aumento del disagio e della povertà della popolazione: ne è un esempio l’inquietante cartello “Compro oro dentale” esposto in una vetrina di Saronno, dove al cattivo gusto si somma un altro tipo di miseria, quella morale. Secondo i dati 2012 della Guardia di Finanza, su 348 controlli effettuati sui
of view. It is a fact that the number of “cash for gold” stores is continuing to increase, at the same rate as people’s poverty and hardship. One example is the ominous “We buy dental gold” sign displayed in a shop window in Saronno, where another type of misery, moral misery, adds up to bad taste. According to the 2012 figures released by the Guardia di Finanza, (the Italian tax police), out of 348 inspections carried out on “cash for gold” stores, 44 were tax evaders, 53 people were reported, 290 million Euro in taxes dodged for various crimes (tax fraud, stolen goods, money laundering and usury are the most common crimes linked to this type of commerce). There are about 28 thousand stores in Italy, with a turnover of 7/8 billion Euros… In recent years, several proposals have been made to regulate the sector, from the creation of a register of “cash for gold” stores, proposed by Ranieri Razzante, president of Aira (the Italian anti-money laundering association), to the Mattesini draft law on the trade of gold and jewellery, while we wait for the next government to give us a new law to protect the good name of many serious and reliable “cash for gold” stores and, at the same time, to safeguard the right of citizens to live in a healthy, civil, transparent environment.
Editorial
“Quei” compro oro un boomerang per il settore
“compro oro”, sono stati trovati 44 evasori totali; 53 persone denunciate, 290 milioni di Euro evasi per reati vari (ricettazione, riciclaggio, frode fiscale, usura i reati più comuni legati a questo tipo di commercio). Ricordiamo che sono circa 28 mila i negozi in Italia, con un giro d’affari di 7/8 miliardi di Euro… Sono già diverse le proposte di regolamentazione del settore fatte in questi ultimi anni, dall'albo dei negozi "compro oro", proposto da Ranieri Razzante presidente dell'Aira (Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio), alla proposta di legge Mattesini sul commercio dell'oro e dei preziosi: in attesa che un prossimo governo ci regali una legge a tutela del buon nome dei tanti “compro oro” seri ed affidabili e, al tempo stesso, in grado di salvaguardare il diritto dei cittadini di vivere in un contesto sano, civile, trasparente. n Are we supposed to welcome the fact that “cash for gold” stores are enjoying a veritable boom? From one point of view, yes, since these businesses meet the needs of a part of the population. In the difficult task - even for professionals in the industry - of distinguishing the good apples from the bad ones, we should however ask ourselves what is the ordinary citizens' perception of these stores. Because, although with numerous distinctions, the picture is bleak under all points
9
Sommario
In copertina / Cover Ititoli Contatto / Contact Tel. +39 0131 942323 mail@ititoli.com www.ititoli.com Collezione Diamond XL. Orecchini in oro bianco 18 carati e diamanti. Diamond XL Collection. Earrings in 18 carat white gold and diamonds.
18
concorso 2013/competition 2013 23 L’anno del serpente The year of the snake close up 29 Tra lusso e design Between luxury and design by Antonella Garello
41 Artwork and photo by Close up Studios
novità /novelty l’Orafo Extra a Il Tarì Bijoux
orologi anteprima Basilea/ watches Basel preview I magnifici dieci The magnificent ten
Summary
flash anelli/flash rings 46 Il piacere di fantasticare The pleasure of dreaming
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flash pizzo/flash lace 48 Trasparenze seduttive Seductive transparency
50
52
flash penne/flash pens Opere d’arte in miniatura Miniature works of art comunicazione/communication 85° Academy Awards / Faraone / Giovanni Raspini / Gagà Milano / Audemars Piguet / Oris / Sector No Limits
mostre/exhibitions 54 Growing Talent / Out of this world / Status & Glory / Rovereto convegni/conferences 56 Club degli Orafi: quando i nodi vengono al pettine by M.M.
storia d’impresa/case history 62 Picchiotti e le pietre preziose: una grande storia d’amore Picchiotti and precious stones: a great love story by Marina Morini economia/economy 64 L’involuzione del settore nella crisi globale The involution of jewellery production during the global crisis by Franco Marchesini/ ASI - Analisi e Studi Industriali
68 Diamanti in banca by Sonia Sbolzani
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norme e leggi/rules and laws 1° aprile 2013: la fine del nichel? by Claudio Tomassini marketing La grande trasformazione del retail orafo by Daniela Saibene
gemme/gems 78 Zaffiri Kashmir: l’araba fenice di ieri e di oggi Kashmir Sapphires: the phoenix of yesterday and today by Luigi Costantini fiere/fairs 80 Inhorgenta alla boa dei 40 Inhorgenta at its 40th anniversary by Antonella Garello
L’Orafo Italiano Club 82 selezionati per voi 86 news servizi/services 88 Oro in Euro: un network di 200 gioiellerie in chiave moderna 89 Con 1&1 creare un sito web è un gioco da bambini english translation 90 People / Case History / Economy / Gems questo mese abbiamo parlato di... 94 This month we talked about...
Summary
i personaggi de L’Orafo/people 60 Giovanni Raspini: l’importanza di fare anche cose inutili Giovanni Raspini: the importance of making useless things too by Antonella Garello
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TRIBUNALE DI NAPOLI SEZIONE FALLIMENTARE FALLIMENTO N. 15/2011 INVITO A PRESENTARE OFFERTE IRREVOCABILI PER L’ACQUISTO PRIVATIVE INDUSTRIALI
APRILE 2013 editore direzione generale
Il curatore fallimentare avv. Caterina Cassese, con studio in Napoli alla via F. Cilea, tel./fax 0817146025 mail: kcassese@gmail.com è interessato a ricevere e vagliare offerte irrevocabili cauzionate al 10% del prezzo base di € 63.216,93, per l’acquisto delle seguenti privative industriali: Lotto UNICO composto da:
redazione direttore responsabile
• Modello Ornamentale costituito da una Margherita Stilizzata registrato in Italia per le classi 1101; Modello multiplo costituito da due margherite stilizzate di cui una mancante di un petalo registrato in Italia per le classi 1101; • Marchio Figurativo
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all’UAMI per le classi 3-14-18-25;
orafo@edifis.it Marina Morini - marina.morini@edifis.it Antonella Garello - antonella.garello@edifis.it
collaboratori
ASI - Analisi e Studi Industriali, Andrea Barra, Mauro Caneschi, Luigi Costantini, Valerio Faccenda, Vittorio Montieri, Claudio Russo, Daniela Saibene, Sonia Sbolzani, Claudio Tomassini.
traduzioni progetto e grafica stampa
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redazione
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___________________________________________________________ Testata associata Agente esclusivo per la distribuzione all’estero: A.I.E. - Agenzia Italiana di Esportazione S.p.A. Via Manzoni 12, 20089 Rozzano (MI) ph. 02 5753911 - fax 02 57512606 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie e supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Ai sensi della legge 196/2003 l'Editore garantisce la massima riservatezza nell'utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi degli artt. 7 e 10 i destinatari hanno facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione scritta al responsabile del trattamento presso EDIFIS S.p.A. - Viale Coni Zugna 71 20144 Milano, luogo della custodia della banca dati medesima. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati ad uso redazionale è il direttore responsabile a cui, presso la sede della redazione, Viale Coni Zugna, 71 Milano, ci si può rivolgere per i diritti previsti dal D.Lgs 196/3.
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l’Orafo Extra: esclusivamente dedicato al bijou Il settore della gioielleria e il settore del bijou: due aree in continuo movimento e trasformazione che, in questi ultimi anni, si sono spesso mescolate e sovrapposte. L’aumento dei costi della materia prima preziosa, la crisi economica che ha colpito le famiglie, il radicale cambio dei gusti del pubblico per quanto concerne il possesso e la funzione dell’accessorio per la persona hanno portato a grandi mutamenti nel settore.
Nasce così un nuovo prodotto editoriale l’Orafo Extra - che vuole rispondere alle mutate esigenze del mercato e alla domanda di una fascia sempre più numerosa di consumatori. Una pubblicazione con un formato pocket - agile e maneggevole - curata nell’immagine e nei contenuti dalla redazione de L’Orafo Italiano e dedicata interamente al mondo del bijou: tendenze, creatività e design di un accessorio particolarmente legato al mondo della moda e che si presta alla sperimentazione delle forme e dei materiali. L’Orafo Extra uscirà a Maggio 2013, in occasione di Tarì Bijoux, e sarà poi distribuito anche a VicenzaOro Spring, JCK Las Vegas, Macef Bijoux, VicenzaOro Fall, Hong Kong Jewellery & Gem Fair, Arezzo Bi-jewel, Valenza Gioielli.
Info e media kit su: www.orafoitaliano.it
Un aperitivo… EXTRAordinario Grande successo ha riscosso a Tarì Bijoux l’aperitivo musicale organizzato dalla nostra rivista per presentare l’Orafo Extra, il nuovo prodotto editoriale dal formato agile interamente dedicato alla bigiotteria di alto livello. L’evento si è svolto lo scorso 17 marzo nella cornice del Centro Orafo Il Tarì di Marcianise, destando curiosità e partecipazione tra espositori e visitatori che, in un’atmosfera conviviale e stimolante, sono intervenuti numerosi mostrando notevole interesse per la nostra nuova pubblicazione, in uscita il prossimo mese di Maggio. Per info su l’Orafo Extra: www.edifis.it - orafo@edifis.it
fedi classiche, fantasia, anelli a fascia, eternity e riviere
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Concorso serpente In questo numero continuiamo la pubblicazione dei gioielli dedicati al serpente che stanno pervenendo in redazione. Come anticipato, tra tutti i gioielli pubblicati una giuria di esperti proclamerĂ il vincitore. n In this issue we go on publishing the jewels, inspired by the snake, that are arriving in our editorial office. As anticipated, among all jewels published, a qualified jury of experts will declare the winning creation.
Avraria Bracciale Serpente, in oro rosso e argento con zaffiri rosa, diamanti e occhi in ametista. n Serpente bracelet, in red gold and silver with pink sapphires, diamonds
Snake competition
and amethyst as eyes.
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Leo Pizzo Bracciale della collezione Serpenti, in oro bianco, diamanti e zaffiri blu. n A bracelet from the Serpenti collection, in white gold with diamonds and blue sapphires.
Mattioli Ciondolo della collezione African Queen, in oro bianco, giaietto e diamanti bianchi. Designer Licia Mattioli. n A pendant from the gold, jet and white diamonds. Designer Licia Mattioli.
Snake competition
African Queen collection, in white
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Tra lusso e design Between luxury and design
Tutto il fascino e lo splendore della gioielleria italiana. n All the glamour and magni-
ficence of Italian jewellery.
Close Up by Antonella Garello
Close Up
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Close Up
Crieri Dalla collezione Safari, bracciali in maglia tennis, in oro bianco con diamanti bianchi e neri. n From the Safari collection, white gold tennis bracelets with white and black diamonds.
Piero Milano Gioielli Girocollo della collezione Nastri di Luce, in oro bianco e diamanti. Orecchini in parure. n White gold necklace with diamonds from the Nastri di Luce collection. Matching earrings.
Close Up
Amin Luxury
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Bracciale numerato 013/999
n 013/999 numbered Limited
Limited Edition in oro bianco
Edition bracelet, in 18 carat
18 carati e diamanti, con
white gold and diamonds,
charms di diamanti dai tagli
and diamond charms with
unici e brevettati (Rising Star,
unique, patented cuts (Rising
Louis Cut, Angel Star, Web
Star, Louis Cut, Angel Star,
Cut), per un peso totale di 4,55 carati.
Web Cut), for a total weight of 4.55 carats.
Verdi Gioielli Anello Twist in oro bianco con
white and platinum diamonds.
Close Up
diamanti bianchi e platinum. n White gold Twist ring with
31
Close Up
Mer첫 La collezione Klimt, ispirata alle opere del grande pittore austriaco, comprende quattro pezzi unici in oro, argento e miniature in smalto a fuoco. Si possono indossare come
Mattia Cielo
spille o come ciondoli. n The Klimt collection, inspired by the works of the great Aus-
Anello in oro rosa e diamanti
trian painter, includes four
bianchi, dalla collezione
one-of-a-kind pieces made of
Pavone. n Rose gold ring
gold, silver and fire enamel
with white diamonds, from
miniatures. They can be worn
the Pavone collection.
as brooches or pendants.
Giorgio Visconti Anello Mizar, in oro bianco con diamanti bianchi e brown. Girocollo in parure. n Mizar ring, white gold with white and brown diamonds.
Close Up
Matching necklace.
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Graziella Orecchini in oro bianco 18 kt. con pavĂŠ di diamanti taglio brillante e smalto. Diamonds collezione Rosa, anello e girocollo in parure. n 18 carat white gold earrings, with brilliant-cut diamond pavĂŠ and enamel. Diamonds Rosa collection, matching ring and necklace.
Capotosti Design Spilla Chimera, microscultura in oro giallo e bianco con brillanti, ammollite, rubino e perla di Tahiti. n Chimera brooch, microsculpture in yellow and white gold with diamonds, ammolite, ruby and Tahiti pearl.
Salvatore Arzani lanti bianchi e neri. n White gold ring with white and black diamonds.
Close Up
Anello in oro bianco, con bril-
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Close Up
Lenti & Villasco Due anelli, rispettivamente con pavé di diamanti e zaffiri blu e con pavé di diamanti bianchi e neri. Rodiatura colorata. n Two rings, respectively with diamond and blue sapphire pavé and with white and black diamond pavé. Coloured rhodium plating.
Bibigì Dalla collezione Clair de Lune, girocollo in oro bianco con brillanti e ametista e girocollo in oro rosa con brillanti e granato. n From the Clair de Lune collection, white gold necklace with diamonds and amethyst and rose gold necklace with diamonds and garnet.
Angry Jewellery Innovation Anello portaprofumo Van Gogh, in oro bianco e giallo con bruniture, diamanti verdi e gialli e zaffiri gialli. Svitando il polline col primo giro di petali si apre un piccolo vano che contiene una spugnetta da impregnare di profumo. n Van Gogh perfume ring, in white and yellow gold with burnishing, green and yellow diamonds and yellow sapphires. By unscrewing the pollen with
Close Up
the first round of petals, you will open a small compartment with a little sponge that will soak your fragrance.
34
Pinomanna Anello della collezione Bouquet, in oro rosa con fiori di zaffiri rosa delineati dallo smalto bianco. n A ring from
flowers outlined by white enamel.
Close Up
the Bouquet collection, in rose gold with pink sapphire
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Close Up
Falcinelli Italy Anelli della collezione Allure, in oro bianco e rosa con diamanti e pietre semipreziose. n Two rings from the Allure
collection, in white and rose gold with diamonds and semiprecious stones.
Avraria
Salvini
Anello Serpente, in oro rosĂŠ e
La collezione Segni si arricchi-
argento con zaffiri rosa, bril-
sce di una serie di anelli a
lanti bianchi e occhi in ameti-
fascia, in oro bianco e rosa
sta. n Serpente ring in rose
con diamanti bianchi e brown
gold and silver with pink sap-
e pietre semipreziose come
phires, white diamonds and
l’ametista. n The Segni
amethyst eyes.
collection is enriched by a series of band rings, in white and rose gold with white and brown diamonds and semiprecious stones such as
Close Up
amethyst.
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Unoaerre Orecchini della collezione Specchio, in oro giallo e diamanti; disponibili in parure anche bracciale e girocollo. n Earrings from the Spec-
chio collection, in yellow gold and diamonds, also
Valente Milano
available with matching bracelet and necklace.
Pendentedella collezione Sirena, che prevede le varianti in oro rosa e diamanti abbinati alla giada azzurra o rosa, all’onice bianca, all’ametista e al granato. Completano la linea gli orecchini in parure e due tipologie di anelli. n Pendant from the Sirena collection, which includes rose gold versions with diamonds combined with blue or pink jade, white onyx, amethyst and garnet. The line is completed by the matching earrings and two types of rings.
Salvatore Ferragamo
Fope In vista della primavera, la collezione Flex’it Vendôme si “veste” di pietre di colore,
Dalla nuova collezione Galu-
quarzo fumé, con o senza dia-
chat, anello in oro giallo, dia-
manti. n Waiting for the
manti e galuchat. Pendente in
spring, the Flex’it Vendôme
parure. n From the new
collection “wears” coloured
Galuchat collection, yellow
stones such as citrine,
gold ring with diamonds and
amethyst, smoky quartz, with
galuchat. Pendant as a set.
or without diamonds.
Close Up
come il citrino, l’ametista, il
37
Close Up
Garavelli Dalla collezione Dune, anelli in oro 18 carati martellato a mano e diamanti. Della collezione fanno parte anche bracciali, orecchini e pendenti. n From the Dune collection, rings in 18-carat handhammered gold and diamonds. The collection also includes bracelets, ear-
Close Up
rings and pendants.
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Polello Girocollo con ciondolo in oro bianco e diamanti bianchi e neri. n Necklace with white gold pendant and white and black diamonds.
Artlinea Due anelli, rispettivamente in oro bianco, diamanti e zaffiri blu e in oro bianco con diamanti bianchi e neri. Collezio-
Recarlo
ne Forever Gem Passion. n Two rings, respectively in
Anelli della collezione Haute
white gold, diamonds and
Couture, numerati e accom-
blue sapphires and white
pagnati da pergamena, in oro
gold with white and black
bianco e rosa, con diamanti
diamonds. Forever Gem
bianchi, neri e brown e zaffiri
Passion collection.
blu. n Rings from the Haute Couture collection, numbered and accompanied by a parchment, in white and rose gold with white, black and brown diamonds and blue sapphires.
Davite & Delucchi Anello della collezione Radiobianchi e brown. n Ring from the Radiosa collection, in rose gold with white and brown diamonds.
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sa, in oro rosĂŠ con diamanti
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Orologi anteprima Basilea
I magnifici dieci The magnificent ten 41
Orologi anteprima Basilea ç Rado D-Star Automa-
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Perrelet 1777 Turbine Chrono presenta, per la prima volta, la complicazione cronografo (un’esclusiva Perrelet). Movimento a carica automatica P-361, visibile grazie al fondo di vetro zaffiro, cassa in acciaio inossidabile (47 mm.), quadrante con turbina di titanio, impermeabile a 5 atm. n Turbine Chrono presents, for the first time, the complication chronograph (Perrelet exclusive). Automatic P-361 movement, visible through a sapphire crystal caseback, stainless steel case (47 mm.), titanium turbine dial, water resistant to 5 atm.
tico Chronograph Rattrappante Edizione Limitata. Movimento 13 1/4 ETA 7770 con 48 ore di riserva di carica, lunetta e bracciale in ceramica high-tech nera opaca, fibbia in titanio e pulsanti in ceramica hightech neri opachi. Resistente all’acqua fino a 100 mt. n D-Star Automatico Chronograph Rattrappante Limited Edition. 13 1/4 ETA 7770 movement with 48 hours of power reserve, matt black high-tech ceramic bezel and bracelet, titanium buckle and matt black high-tech ceramic buttons. Water resistant to 100 mt.
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Aviation 2013. Tre modelli, prodotti ciascuno in 999 esemplari. Dall’alto: Heading Indicator, Airspeed e Climb, tutti dedicati al pilotaggio e alla navigazione. Movimento meccanico a carica automatica ETA 2892, cassa in acciaio con finitura PVD nero, (46 mm.). Cinturino in gomma e tela sintetica ultraresistente, impermeabile a 100 metri. n 2013 Aviation Collection. Three models manufactured in 999 copies each. From the top: Heading Indicator, Airspeed and Climb, all dedicated to piloting and navigation. ETA 2892 self-winding mechanical movement, stainless steel case with black PVD finish, (46 mm.). Heavy-duty rubber and synthetic canvas strap, waterproof to 100 meters.
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Hublot Big Bang Ferrari Carbon Red Magic. Cassa e movimento UNICO progettati, sviluppati e prodotti da Hublot. Movimento meccanico a carica automatica, cassa in fibra di carbonio, vetro zaffiro rosso, quadrante con cavallino rampante Ferrari applicato, cinturino in pelle schedoni rossa cucita su caucciù. n Big Bang Ferrari Carbon Red Magic. UNICO movement and case designed, developed and manufactured by Hublot. Self-winding mechanical movement, carbon fibre case, Ferrari prancing horse appliqué on red sapphire crystal dial, rubber strap coated with red schedoni leather.
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Orologi anteprima Basilea
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Watches Basel preview
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Perpetual Calendar. Modello in oro rosa (99 pezzi), movimento BZ01-MHO modificato da Martin Braun per Buben&Zōrweg. Riserva di carica di 156 ore e indicatore di riserva, cassa di 46 mm. Consegnato con Time Mover®-Handwound per una perfetta manutenzione. n ONE Perpetual Calendar. Rose gold model (99 pieces), BZ01-MHO movement modified by Martin Braun for Buben&Z ō rweg. 156 hour power reserve, power reserve indicator, 46 mm. case. Delivered with Time Mover®-Handwound for perfect maintenance.
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ì Longines
Conquest Classic. Cronografo in oro rosa (41 mm.) con movimento esclusivo e ruota a colonna L688. Indici rivestiti con Super-Luminova® e cinturino in alligatore nero. Impermeabile a 5 atm. n Conquest Classic. Rose gold cronograph (41 mm.) with exclusive L688 column wheel movement. Hands coated with Super-Luminova® and black alligator strap. Water-resistant to 5 atm.
Omega Constellation Sedna - Edizione Limitata a 1.952 pezzi, data di nascita degli orologi Constellation. Primo orologio in oro Sedna™ 18 ct., lega brevettata di oro, rame e palladio, che garantisce la lucentezza dell’oro rosa nel tempo. Calibro Co-Axial 8501 OMEGA. n Constellation Sedna Limited Edition of 1952 pieces, signifying the year when Constellation watches were created. First watch crafted in Sedna™ 18 K gold, a patented alloy blending gold, copper and palladium which ensures the luster of rose gold over time. OMEGA co-Axial calibre 8501.
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Breguet Type XXII 3880. Movimento cronografo a carica automatica, numerato e firmato Breguet. Cassa in oro rosa (44 mm.), quadrante marrone, lancette e indici luminescenti. Impermeabile a 100 mt. n Type XXII 3880. Self-winding chronograph movement, numbered and signed by Breguet. Rose gold case (44 mm.), brown dial, luminous hands and hour markers. Water-resistant to 100 mt.
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Flash anelli å
Jean Christophe Anello “Excessive” in argento rodiato nero (o rosso) con zaffiri e tormaline paraiba. Pezzo unico. n “Excessive” ring in black (or red) rhodium-plated silver with sapphires and paraiba tourmalines. Only piece.
Il piacere di fantasticare The pleasure of dreaming L’eccess0 al dito: anelli che, da soli, vestono la donna di colori e di forme insoliti. Gioielli nati dalla creatività di designer e di aziende cui piace, a volte, sognare. n Glamorous fingers: it only takes one ring to dress up a woman with colours and unusual shapes. Jewels coming from the creativity of designers and companies that sometimes enjoy dreaming.
ç iKuria Anello “Catch”,
ispirato al dipinto del maestro giapponese Shoen Uemura che raffigura una donna avvolta in una tela di ragno. In oro rosa o in argento 925 e diamanti. n “Catch” ring, inspired by the painting of the Japanese master Shoen Uemura, picturing a woman wrapped up in a spider’s web. In rose gold or in sterling silver, with diamonds. Design by Ikuko Kurahone.
Flash rings
é
46
Bohemme Boom Collection. Anello in oro 18kt. e argento, con ametista centrale e zirconi multicolor. La misura è regolabile. n Boom Collection. Ring in 18kt. gold and silver, with central amethyst and multicolor zircons. The size is adjustable.
è Il Binomio Anello in
argento e bronzo con pietre Swarovski. n Silver and bronze ring with Swarovski stones.
Flash pizzo
Trasparenze seduttive Seductive transparency
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Stroili Oro Collezione Arabesque. Orecchini in pizzo macramé, cristalli Swarovski e argento rodiato. n Arabesque Collection. Earrings in macramé lace with Swarovski crystals and rhodium-plated silver.
La lavorazione a traforo, i pieni e i vuoti, l’effetto “vedo non vedo” donano al gioiello quel tocco di mistero degli strumenti di seduzione di un tempo: i ventagli, i veli, i guanti... n Openwork, full and empty spaces and seethrough effects give jewellery that mysterious look of the seduction tools of the past:
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Alisei Orecchini in argento 925, pizzo macramé e pietre brown. n Earrings in sterling silver, macramé lace and brown stones.
fans, veils, gloves…
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Erika 925 Collezione Baroque. Anelli in argento con finiture anticate in diversi effetti di colore. n Baroque Collection. Silver rings with antique finish in different colour effects.
Flash lace
è Misis Collezione Eden
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- Linea Nostalgia. Orecchini Rose in argento placcato oro 18 kt., zirconi rubi e velluto verde. n Eden Collection - Nostalgia Line. Rose earrings in 18kt. gold -plated silver, ruby color zircons and green velvet.
bracciale
69,00 â‚Ź
Flash penne
Opere d’arte in miniatura
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Parker Duofold Mandarin Yellow - Limited Edition: 1088 stilografiche in onore del 125° anniversario, nello stesso colore introdotto nel 1927 da Parker. Corpo in acrilico specifico e bottone del cappuccio con decalcomania in oro 18 ct. n Limited Edition: 1088 fountain pens in honour of the 125th anniversary, coming in the same colour that inspired Parker in 1927. Special acrylic body and cap crown featuring a unique 18k gold decal.
ç S.T. Dupont Zodiac. Edi-
Miniature works of art Piccoli capolavori d’ingegneria, le penne hanno sempre ispirato orafi e artisti che, lavorando con materiali e forme preziosi, le hanno trasformate in veri oggetti d’arte. n Small engineering master-
pieces, pens have always inspired goldsmiths and artists who, by working with precious materials and shapes, have turned them into real works of art.
é Caran d'Ache Buddha.
Limited Edition: 108 stilografiche in argento massiccio, con figura del Buddha su laccatura zafferano, colore della spiritualità. Creazione di Caran d’Ache e del gioielliere ginevrino Edouard Jud. n Limited Edition: 108 silver fountain pens, with Buddha’s faces over saffron lacquer, the colour of spirituality. Created by Caran d’Ache and Geneva jeweller Edouard Jud.
Flash pens
è Visconti - Dance of Time
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I - Edizione limitata a 904 pezzi. I concetti surrealisti (le finestre, la fluidità, la dimensione del tempo...) e la dimensione fantastica delle opere di Salvador Dalì prendono vita in questa stilografica in argento 925 e smalto verde. n Limited edition of 904 pieces. Surrealist concepts (windows, fluidity, the dimension of time...) and the fantastic dimension of the works of Salvador Dali come to life in this fountain pen made of sterling silver and green enamel.
zione limitata (31 stilografiche per ogni segno zodiacale), in bronzo scolpito e rivestito in oro giallo 18ct. e lacca Dupont nera. Realizzata con il gioielliere-artista Philippe Tournaire. n Limited edition: 31 fountain pens for each sign of the zodiac, sculpted in bronze and covered in 18k yellow gold and Dupont black lacquer. Made with jeweller and artist Philippe Tournaire.
Comunicazione
Tiffany
85° Academy Awards Un’occasione unica e una platea mondiale per promuovere l’alta gioielleria: gli Oscar del Cinema si riconfermano il momento top per i grandi gioiellieri. Anne Hathaway (a destra) Oscar nella categoria miglior attrice non protagonista ne “Les Misérables”, ha indossato gioielli in platino e diamanti di Tiffany & Co.; Charlize Theron (sotto) ha brillato grazie ai gioielli, vintage e contemporanei, di Harry Winston, in platino, diamanti e smeraldi. n A unique opportunity and a world stage to promote fine jewellery, the Oscars night proves to be a top moment for major
jewellers. Anne Hathaway (top) Oscar for Best Supporting Actress in “Les Misérables”, wore platinum and diamond jewellery by Tiffany & Co., Charlize Theron (below left) glittered with Harry Winston vintage and modern jewellery, in platinum, diamonds and emeralds.
questo il nome della campagna, si ispira all’opera di Gioachino Rossini e comprende quattro soggetti, due dedicati alla collezione One of a Kind e due alla collezione pret-àporter F Faraone. Le immagini sono del giovane fotografo e artista Peppe Tortora. n The new 2013 print campaign of Faraone (below), created in collaboration with Grey Magazine, was launched in February. “La Gazza Ladra” (The Thieving Magpie) is the name of the campaign, ispired by the work of Gioachino Rossini,
Giovanni Raspini
GIOVANNI RASPINI
Communication
FARAONE
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Harry Winston
È stata lanciata a Febbraio la nuova campagna stampa 2013 di Faraone (in alto), realizzata grazie ad un progetto in collaborazione con Grey Magazine. “La Gazza Ladra”,
and includes four subjects, two dedicated to the One of a Kind collection and two to the F Faraone prêt-à-porter collection. Pictures are by young artist and photographer Peppe Tortora.
Una donna sofisticata e leggermente rétro, impersonata dalla top model slovacca Zita Galgociova (in alto). Questa è l’immagine della nuova campagna pubblicitaria di Giovanni Raspini per il 2013, scelta dall’art director Filippo Lapi. La modella indossa i gioielli dell’argentiere toscano su abiti del sarto parigiano Pascal Millet. Le immagini sono del fotografo Leonardo Beglieri. n A sophisticated, slightly retro woman played by Slovak supermodel Zita Galgociova (above). This is the image for Giovanni Raspini’s new 2013 advertising campaign, chosen by art director Filippo Lapi. The model is wearing jewellery by the
Tuscan silversmith and clothes by Parisian designer Pascal Millet. Pictures are by photographer Leonardo Beglieri.
ments of the mechanism mixed with green and orange patches.
GAGÀ MILANO
Testimonial del brand, Manfred Moelgg (foto al centro) ha vinto la medaglia di bronzo nello slalom gigante, durante i Campionati del Mondo di Sci Alpino di Schladming 2013, in Austria. Per l’occasione, Moelgg ha in-
È firmata dall’agenzia ZeroStarting Ideas la nuova campagna di Gagà Milano dedicata esclusivamente all’orologio Camouflage, realizzato in edizione limitata. L’immagine, su fondo nero, è un’esplosione di colore, con elementi del meccanismo che si mescolano con macchie di verde e di arancione. n The new Gagà Milano campaign dedicated exclusively to the Camouflage watch, made in limited edition, has been designed by the Zero-Starting Ideas agency. The image is an explosion of colour on a black background, with ele-
della collezione Artelier di Oris. n Christoph Innerhofer won the 2013 Garmisch downhill in Germany (pictured left) while wearing a watch from the Oris Artelier collection.
AUDEMARS PIGUET
SECTOR No Limits
Oris Audemars Piguet
Jorge Lorenzo (in basso) è protagonista della campagna pubblicitaria internazionale - stampa, TV e web - di Sector No Limits. Campione in carica della MotoGP, Lorenzo è il partner ideale per comunicare i progetti di espansione del marchio sui mercati internazionali. n Jorge Lorenzo (below) is the star of the international advertising campaign - print, TV and web - for Sector No Limits. Reigning champion of MotoGP, Lorenzo is the ideal partner to communicate the brand’s plans for expansion in international markets.
dossato un cronografo Royal Oak Offshore. n Brand endorser Manfred Moelgg (center photo) won the bronze medal in giant slalom, at the 2013 Alpine World Ski Championships in Schladming, Austria. For the occasion, Moelgg wore a Royal Oak Offshore chronograph.
ORIS Christoph Innerhofer ha vinto la discesa libera di Garmisch 2013, in Germania (foto in alto) con al polso un orologio
Sector
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Mostre Growing Talent “Growing Talent” ( “Coltivare il Talento”), è la mostra che si tiene, fino al 13 Aprile, presso la Goldsmiths’Hall a Londra, curata da Mary La Trobe-Bateman. 82 gli espositori, un gruppo di giovani gioiellieri e argentieri “educati” alla prestigiosa Goldsmiths’ Company, il cui compito non è solo il supporto al settore ma anche coltivare il talento dei giovani diplomati. Gli artisti si ispirano al mondo che li circonda e a personaggi-icona del nostro tempo, come Lady Gaga o Aung San Suu Kyi, amano il jazz e il rap, e molti, se dovessero scegliere, indosserebbero un gioiello dell’artista-orafo Giovanni Corvaja. Sotto: anello di David McCaul (2008); a destra, collana “Pyramid” di Shivani Patel (2010). Foto di Richard Valencia. n “Growing Talent” is an exhibition held until April 13 at the Goldsmiths' Hall in London, curated by Mary La Trobe-Bateman. 82 exhibitors, a group of young jewellers and silversmiths “trained” at the prestigious Goldsmiths' Company, whose task is not only to support the industry, but also to cultivate the talents of young graduates. The artists are inspired by the world around them and iconic personalities of our time, such as Lady Gaga or Aung San Suu Kyi, they love jazz and rap, and many of them, if they had to choose, would wear jewellery by the famous Italian goldsmith Giovanni Corvaja. On the left, ring by David McCaul (2008); right, the “Pyramid” necklace by Shivani Patel (2010). Photos by Richard Valencia.
Out of this World! Jewelry in the Space Age
Exhibitions
Fino a Settembre 2013, alla Forbes Gallery di New York, si svolge un’insolita mostra, tra scienza e arte orafa, curata da Elyse Zorn Karlin, co-direttore dell’Association for the Study of Jewelry and the Related Arts. Insolita perché i preziosi esposti, oltre 150, sono realizzati con pietre che arrivano dallo spazio, come meteoriti e grani di moissanite, oppure con materiali sviluppati per l’esplorazione dello spazio. In mostra anche gioielli ispirati a eventi come la Cometa di Halley, e quelli che sono stati lanciati con le missioni spaziali. A sinistra, collana “Deep Space” di Stefano Pedonesi; sotto, bracciale di Sergey Jivetin; a destra: anello “Infinity” di Claudio Pino. n Until September 2013, the Forbes Gallery in New York is presenting an unusual exhibition, between science and the art of jewellery, curated by Elyse Zorn Karlin, co-director of the Association for the Study of Jewelry and the Related Arts. Unusual because the jewellery on display, more than 150, is made from stones that come from
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Gold: Status and Glory Capolavori dal Medio Evo ad oggi saranno in mostra presso Moretti Fine Art di Londra, dal 2 al 31 Maggio. Con i quadri a tema religioso di artisti italiani del XIV e XV secolo, ci saranno anche 15 pezzi dell’artista orafo contemporaneo Giovanni Corvaja. Corvaja ha scoperto una lega d’oro che può essere lavorata a spessori inferiori ai 10 micron. L’oro, se fuso con altri metalli, presenta nuance di colori diversi - dal giallo alle sfumature di rosa, verde e bianco. A sinistra: La Coronazione della Vergine, del Maestro Francesco (1380-1400 circa). Qui a lato e sopra: bracciale in oro, platino e smalti (2010) e spilla Vello d’Oro, entrambi di Giovanni Corvaja. n Masterpieces from the Middle Ages to the present day will be on display at the Moretti Fine Art in London, from May 2 to 31. The exhibition will present fifteen objects by contemporary goldsmith Giovanni Corvaja in the context of 14th and 15th century Italian devotional paintings. Great experimenter, Corvaja discovered a gold alloy that can be drawn to a fineness of less than ten microns. It is possible to change the hue of gold from yellow to shades of pink, green and white by making an alloy with other metals. Left: The Coronation of the Virgin, by Maestro Francesco (c. 1380-1400). Alongside and above: bracelet in gold, platinum and enamel (2010), Golden Fleece brooch, both by Giovanni Corvaja.
Progetto Cibo. La forma del gusto.
outer space, such as meteorite and moissanite grains, or with materials developed for space exploration. Examples will range from jewellery inspired by events like Halley’s Comet, and those that have been flown in space on missions. From left, “Deep Space” necklace by Stefano Pedonesi; bracelet by Sergey Jivetin. Above: “Infinity” ring by Claudio Pino.
Il cibo affascina anche il mondo del design e dell’architettura, che si interessa attivamente a questa nuova “forma d’arte”. Al Mart di Rovereto, Trento, fino al 2 Giugno si terrà la mostra “Progetto cibo. La Forma del gusto”, a cura di Beppe Finessi. Designer e architetti di fama, come Giugiaro, Pesce, Mendini, Castiglioni e i cuochi più blasonati, come Cracco, Bottura e Oldani, presentano le loro opere applicate all’alimentazione. Tra i designer, anche Barbara Uderzo, con “gioielli” in cioccolato (a destra, foto di A. Collini). n Food is fascinating the world of design and architecture, which is becoming actively interested in this new “art form”. Until June 2, the Mart in Rovereto, Trento, will be hosting the exhibition “Progetto cibo. La Forma del gusto” (“Food project. The shape of taste”), curated by Beppe Finessi. Famous designers and architects, such as Giugiaro, Pesce, Mendini, Castiglioni, and renowned chefs, like Cracco, Bottura and Oldani, are presenting their work applied to food. Designers include Barbara Uderzo, with pieces of “jewellery” made of chocolate (photo right by A. Collini).
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Convegni
Club degli Orafi: quando i nodi vengono al pettine Oltre alla crisi economica e alla recessione, il settore si trova ad affrontare i problemi non risolti negli anni del benessere.
Alberto Alesina
Conferences by M.M.
Licia Mattioli
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Davide Rampelli
S
ono “incertezza” e “moderato ottimismo” le parole che Alberto Alesina, professore di Economia a Harvard e alla Bocconi, dedica alle prospettive del nostro Paese nel 2013, dopo averne analizzato la situazione finanziaria, economica e politica. Alesina le ha pronunciate nel suo intervento all’incontro sul tema “Artigianalità e Made in Italy: l’intelligenza italiana la svolta per il rilancio della gioielleria”, organizzato dal Club degli Orafi Italia a Milano, lo scorso Febbraio. Il quadro riguardante il settore dei preziosi e, più specificamente, quello italiano, è stato tracciato da Stefania Trenti, responsabile Industry del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo: previsioni sul prezzo dell’oro, che resterà alto ma stabile, sulla grande volatilità del prezzo del platino e su un prezzo stabile per l’argento. L’Italia ha perso il i primato di paese importatore di oro per gioielleria, ha sottolineato Trenti, a favore di nuovi produttori quali Cina e India ma anche, a sorpresa, Giappone (+9,2% a Novembre 2012). È l’export italiano dei beni di lusso, e tra questi la gioielleria, che, a fronte di un mercato
interno fermo e di una bassa fiducia delle imprese, sta riguadagnando terreno. Secondo una ricerca di Crédit Suisse, infatti, nel 2013 i consumi di gioielleria si rafforzeranno in Brasile, Indonesia, Arabia Saudita e Cina, dove il gioiello italiano è molto apprezzato e richiesto. Augusto Ungarelli, presidente del Club degli Orafi Italia, e Licia Mattioli, presidente di Confindustria Federorafi, hanno parlato della drammatica situazione del settore orafo italiano, dove 8.800 imprese faticano sempre di più ad affrontare non solo la recessione interna, ma anche la mancanza di formazione, la scarsità dei servizi, l’impossibilità di investire in nuove tecnologie. Una serie di problemi non nuovi e mai risolti anche, a nostro parere, per colpa del settore stesso. Quando l’economia andava a gonfie vele, infatti, il settore era più “preoccupato” del proprio benessere che non di trovare soluzioni ai problemi della categoria. Un esempio? Adesso che la bilancia dell’export comincia a dare risultati interessanti, ecco che si ripropone l’annoso problema dei dazi (alti verso gli Stati Uniti, altissimi verso Cina, India, Brasile): secondo Licia Mattioli sembra si riuscirà ad organizzare un tavolo
sui dazi con gli USA entro il 2014. Non dimentichiamoci, poi, che la normativa sul nichel, la legge sui materiali gemmologici, la marchiatura laser, la legge sui Compro Oro, ecc., hanno fatto passi avanti o sono arrivate a conclusione, dopo anni e anni di stop-and-go. E’ un problema squisitamente italiano: rincorrere i problemi quando sono ormai fuori controllo o arrancare per adeguarci a leggi e norme che ci trovano regolarmente impreparati. A conclusione del convegno, Davide Rampello, Direttore artistico Padiglione Zero e Coordinatore degli Eventi Artistici e Culturali di EXPO 2015, ha voluto cogliere il lato positivo del prossimo futuro: manualità e artigianalità, tipiche eccellenze italiane, saranno le protagoniste di EXPO 2015, evento che farà da cassa di risonanza al patrimonio culturale e produttivo italiano su scala mondiale. L’appello, anche al settore orafo, è di prepararsi al meglio per un’irripetibile occasione: essere in vetrina, con il mondo che ci guarda, per un anno intero.
Augusto Ungarelli
VICENZA
May 18 - 22, 2013 INTERNATIONAL EXHIBITION OF GOLD, JEWELLERY, SILVERWARE, WATCHES AND GEMSTONES.
www.vicenzaoro.com
www.vicenzafiera.it
L’angolo di Dario Ramerini Perché tenere divise queste due caratteristiche? Se, spinti dall’involuzione globale del commercio, siamo tornati ai valori, siamo poi disposti a portare solo i classici? Per contro, c'è chi compra solo monili in materiali non preziosi, ma di marca e dal look contemporaneo. Fino all’anno 2000 il gioiello fantasia era valore e moda al tempo stesso: il mercato, in continua ascesa, garantiva il riacquisto a un prezzo ragionevole da parte del gioielliere che l’aveva venduto, per garantirsi un nuovo gioiello più alla moda. E oggi? Ci sono produttori che si inventano politiche di buy-back come per le auto, allo scopo di spingere il consumatore all'acquisto, altri, invece, fanno serie limitate. A parte queste strategie di marketing, qualunque sia il deprezzamento che può subire, il gioiello rimane l’unico bene da indosso che mantiene il valore anche dopo l’acquisto. In questa sede, mi preme consigliare il gioielliere che può valutare le dritte che seguono. Prima di tutto, valutare la serietà del marchio: in periodi di restrizione, le deroghe alla qualità o alla provenienza possono essere un elemento di profitto. Non da meno, la certificazione delle pietre preziose: molto importante, specialmente se effettuata da laboratori esterni di fama internazionale. In materia di pietre, un altro particolare da tenere presente è l'incisione laser sulla cintura dei diamanti: questo elemento, stabilisce che la pietra montata sul gioiello è proprio quella del certificato, garantendo al consumatore serietà al momento della capitalizzazione del bene (ed è quindi un valido incentivo all’acquisto). Poichè il costo delle materie prime ha fatto sì che alcuni gioielli non rispettino il rapporto qualità/prezzo, il mio consiglio è di non comprare ciò che non sembra possedere più del valore intrinseco! Inoltre, l’incertezza del momento economico/politico ha limitato gli acquisti emozionali, spingendo i consumatori a recarsi in gioielleria solo poche volte nella vita. Queste considerazioni portano alla mia vision di prodotto: creare dei classici con un tocco di moda, “classics with a twist”, unitamente a gioielli con un “diamond accent”, vale a dire prevalenza d’oro, con pochi diamanti, ma ben valorizzati. Entrambe le proposte sono il massimo in quanto a tenuta di mercato per il consumatore. Per finire, una provocazione: cosa ne direbbero i produttori di gioielli, e le gioiellerie, di mettere una piccola cifra pro capite per rilanciare la domanda di preziosi, stimolando i consumatori attraverso la pubblicità? Se non riusciamo a rilanciare il gioiello, saremo costretti a cedere altre fette di mercato all'high-tech o ai viaggi! Facciamo come i consorzi caseari: promuoviamo la nostra eccellenza e ne trarrà beneficio il made in Italy tutto, oltre alle nostre stesse aziende!! P.S. Seguitemi su twitter e potremo intavolare qualche discorso professionale e costruttivo!
Gioiello 2013: moda e investimento Dario Ramerini Cultore della gioielleria e del design, comincia nell’azienda di famiglia al tempo dell’università, cimentandosi in esperimenti stilistici e di marketing. Gemmologo HRD, esperto di grafica pubblicitaria, ha tenuto lezioni presso alcune Università e Camere di Commercio. Attualmente è amministratore delegato de Ititoli. Jewellery and design expert, he begins in the family company at the time of university with stylistic and marketing deeds. HRD gemologist, and involved in graphic design, he has lectured at some Universities and Chambers of Commerce. He is currently CEO of Ititoli brand. @darioramerini
Jewel 2013: fashion and investment Driven by the global involution of the market we returned to values… but we can’t wear only classics! In spite of that, branded fashion costume jewelry demand is growing. Until 2000 fantasy jewels meant fashion and value at the same time. The blooming market could guarantee the jeweler who had made the sale a repurchase of a new and more fashionable item at a reasonable price. And today? There are manufacturers who conceive buy-back policies in order to push the consumer to the purchase, as (it happens) with cars, while others make limited editions. Apart from these marketing strategies, whatever fall in price it may suffer, the jewel remains the only wearable asset which has a value after the purchase. In this context, I want to advise the jeweler who can consider the following tips. First of all, the seriousness of the brand; in periods of restrictions exceptions to quality and origin can be a good element of profit. Equally, the certification of precious stones: it is very important, especially when it’s carried out by external laboratories of international range. Dealing with stones, another detail to bear in mind is the laser engraving on the diamond girdle: this element, stating the stone mounted on the jewel is exactly the certificate’s one, guarantees seriousness to the consumer as soon as the asset is capitalized (thus it’s a valid motivation to purchase). The cost of raw materials has released some jewels from the quality-price ratio. My advice: don’t buy anything that doesn’t appear to have more than its intrinsic value! In addition, the uncertainty of this economical/political moment has limited the emotional purchases, leading consumers to go into a jewelry shop only a few times in life. These considerations define my vision of the product: to create classics with a fashionable touch, “classics with a twist”, together with jewels with a diamond accent, i.e. predominantly gold jewels with a few stones but well appraised. Both proposals are the uttermost as for endurance of the market for the consumers. Finally, a provocation: what would manufacturers and jewelries think about giving a small sum to relaunch the demand stimulating the public with advertising? Let’s support the jewel or we’ll have to give away other market shares to high-tech or travels! Let’s do like dairy associations: let’s promote our excellence to the benefit of “made in Italy” and of our own firms!! P.S. follow me on twitter!
I personaggi de
Giovanni Raspini L’importanza di fare anche cose inutili Il grande amore per l’argento; la passione per l’arte e la storia; la felicità di vivere la vita con pienezza. E un personalissimo punto di vista sui gioielli “di design”...
People by Antonella Garello
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omanda, mi rendo conto, abusata ma praticamente d’obbligo parlando con lei: come definirebbe un gioiello “di design”? “Per me un gioiello è un ornamento del corpo. Punto. Le ciliegie che la contadinella appende alle orecchie sono gioielli. Le gioie stanno nell’affollato recinto degli ornamenti della persona, così come le
scarpe le cinture e le borse. Le piacerebbe una borsa di design? No. Lei vuole la borsa di un grande stilista. So chic & glam. Per me i gioielli sono moda pura. La moda è design? No, la moda è un’altra cosa. Sogno, segno, emozione, desiderio e ispirazione. E’ ovvio, anche i gioielli vanno progettati. Ma per me la categoria del design è più prossima alle sedie, alle lampade e ai divani che non alla moda. Concludendo, nella mia rudimentale percezione, i cosiddetti gioielli “di design” sono quelli fatti dalle ditte “sfigate” e che nessuno compra”. Cosa non ha mai smesso di soddisfarla e continua ad affascinarla nella sua attività di argentiere? “La materia. L’argento è una materia viva. Sono anni che tento di domarla e qualche volta ci riesco, ma ancora tenta di ribellarsi”. Lei si spende in prima persona per la diffusione della cultura, attraverso donazioni,
restauri, concorsi, eventi, mostre… Visto lo stato della cultura e della ricerca nel nostro Paese, non le capita mai di chiedersi se ne vale ancora la pena? “In termini aziendali, sono soldi buttati via: dei restauri, delle mostre e dei concorsi non importa niente a nessuno. Quindi è vero, non vale la pena. Quindi continuerò a farlo”. Se avesse a disposizione tutta un’altra vita, a cosa le piacerebbe dedicarsi? “Un’altra vita sola? Sogno per sogno, chiedo e mi merito di più! Diventare una rock star, o anche semi-star. Vedere, capire, conoscere, esplorare, sbagliare e insistere. Amo la contraddizione e rivendico il diritto alla doppiezza, alla contaminazione culturale e al contrasto”. L’incontro che più l’ha colpita nella sua attività lavorativa. “Dopo trenta o quarant’anni sono ancora grato ad Anna Bulgari per la sua amicizia”.
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Storia d’impresa
The Rose
Il controllo qualità
Picchiotti e le pietre preziose: una grande storia d’amore Case history by Marina Morini
Il gioiello prende forma e vita dalle pietre, scelte in tutto il mondo e incastonate in piccole opere d’arte creativa.
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volte succede. A volte le storie di successo nascono proprio dai sogni, e la storia di Picchiotti è una di queste: il sogno “ribelle” del giovane Giuseppe Picchiotti, che diventa realtà. Nato da una famiglia di medici, Giuseppe rompe una consolidata tradizione familiare per dedicarsi, a soli 13 anni, all’oreficeria: comincia in un laboratorio come apprendista, imparando le tecniche della manifattura, frequenta poi l’Istituto Professionale Orafo di Valenza, dove approfondisce importanti aspetti dell’arte orafa - dal design,
A
dove eccelle, alla conoscenza della gemmologia, la grande passione che lo accompagna nel corso di tutta la vita. Nel 1967 Giuseppe Picchiotti fonda l’azienda che da sempre gestisce con la sua famiglia, punto di forza e di orgoglio, particolarmente oggi, quando le aziende italiane di gioielleria a gestione familiare sono diventate una rarità. Giuseppe è un maestro orafo dalle grandi doti creative, un viaggiatore alla ricerca di pietre uniche e particolari, un imprenditore che ripone grande importanza nell’etica degli affari; Matilde, sua moglie, ha il compito importante di selezionare le
Giuseppe Picchiotti tra la moglie Matilde e la figlia Maria Carola e, in alto, i figli Umberto e Filippo
gemme più idonee ai diversi gioielli, secondo il design, la preziosità, il taglio della pietra; Annamaria, la sorella, si occupa dell’amministrazione; i figli hanno, ciascuno, scelto una specializzazione diversa ma utile a dare un contributo fondamentale all’azienda. Umberto è un orafo e tecnico esperto, Filippo si è specializzato nella selezione, acquisto e taglio dei diamanti, Maria Carola si dedica all’organizzazione delle mostre e delle manifestazioni fieristiche. L’obiettivo
La modellazione
comune della famiglia è essere un team dedicato all’eccellenza del prodotto, sotto tutti gli aspetti. Il gioiello Picchiotti, riconosciuto e premiato in tutto il mondo, viene progettato e lavorato fino all’ultimo dettaglio interamente all’interno dell’azienda di Valenza - un motivo di vanto e un importante valore aggiunto. L’iter produttivo di Picchiotti non conosce fretta: la creatività e l’eccellenza, infatti, hanno bisogno di tempo - per creare, per immaginare, per realizzare un gioiello prezioso e perfetto. Picchiotti è sinonimo di alta gioielleria italiana e tantissimi sono i pezzi che hanno costruito il suo successo in Italia e nel mondo: un successo frutto di un lavoro costante, di impegno e di ricerca della qualità. Come spesso succede, tra tutti i gioielli della Casa, ci sono i “gioielli del cuore”, quelli la cui bellezza e unicità li ha resi dei classici senza tempo. Come la Spilla Rosa, nata nel 1967 e prodotta ancora oggi - completa di orecchini, collane ed anelli - con lo stesso successo di allora; lo splendido Burma Star, anello che racchiude, tra diamanti quadrati e rubini baguette
Unique Art
buff-top, un raro ed enorme rubino ovale Burma di 8 carati, o il bracciale a schiava Unique Art, dove tre zaffiri Vivid Blue a forma di cuore brillano in una cornice di diamanti baguette e di grandi diamanti tondi. Picchiotti ha conquistato i mercati di tutto il mondo, a partire dalla vecchia Europa fino al Giappone e agli Stati Uniti, per approdare oggi, con successo, nei mercati del Sud-Est asiatico: mercati complessi, ma pronti a farsi tentare da questi preziosi capolavori dell’alta gioielleria italiana. English translation: see page 90
Burma Star
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Economia
Economy by Franco Marchesini/ ASI - Analisi e Studi Industriali
Dal boom economico del dopoguerra al 2013: riduzione del numero delle imprese e degli addetti.
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L’involuzione del settore nella crisi globale
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el dopoguerra l’eccezionale sviluppo generato dal boom economico italiano aveva comportato, tra l’altro, la proliferazione di imprese e un crescente impiego di addetti alla produzione di gioielleria. La struttura dimensionale dell’apparato produttivo orafo italiano, nonché la sua evoluzione, sono state certificate dall’Istat per il tramite dei censimenti dell’industria svolti sull’intero territorio nazionale. In particolare, la serie storica dei censimenti a cadenza decennale (nell’anno che termina con “1”) consente di osservare come all’inizio degli anni Cinquanta – prima quindi del boom del
settore - le aziende orafe produttrici fossero meno di 3 mila unità, con oltre 13 mila addetti, compresi naturalmente gli artigiani. La dimensione media superava i 4,9 addetti per azienda: una dimensione già allora superiore a quella attuale. Con gli anni Sessanta, l’espansione della domanda di gioielli – prima quella interna, poi, con maggiore vigore, quella estera – ha accresciuto la produzione e l’apparato produttivo. In vent’anni, tra il 1961 e il 1981, il numero delle imprese era quasi raddoppiato (da 4.304 a 8.450 unità), in presenza di una più contenuta crescita del numero degli addetti. Di qui un calo della dimensione media da 6,3 a 4,8 addetti.
Alcune precisazioni sui dati statistici utilizzati per questa nota Il censimento industriale Istat del 2001 aveva rilevato per il settore della gioielleria un numero molto limitato di imprese con due o più unità locali (stabilimenti, capannoni, etc). Il numero delle imprese è quindi inferiore a quello delle unità locali, ma di poco. Per gli anni più recenti, i dati statistici riguardano soltanto le unità locali dell’archivio ASIA (archivio statistico delle imprese attive). Di conseguenza, nel corso della nota sono utilizzate indifferentemente le dizioni di “imprese” e di “unità locali”, pur sapendo che si tratta di entità diverse. Le consistenze delle imprese e degli addetti stimate o previste sono al netto delle mancate cancellazioni dall’archivio da parte di aziende che, per cause diverse, hanno lasciato il mercato. Riferimenti temporali. Per i censimenti Istat: 1951 (05/11), 1961 (10/10), 1971 (25/10), 1981 (26/10), 1991 (21/10), 2001 (22/10). I dati ASIA post 2001 comprendono le unità locali (e relativi addetti) in attività per almeno sei mesi nell’anno indicato. I primi dati complessivi e provvisori del censimento dell’industria 2011 saranno pubblicati a fine 2013. L’analisi di questi dati potrà essere integrata con le recenti elaborazioni statistiche Istat sulla competitività delle imprese e dei settori produttivi, nonché con le cifre economico-finanziarie tratte dai bilanci delle imprese orafe di capitali (S.p.a. e S.r.l.).
La persistente spinta della domanda di gioielleria – soprattutto estera – la tenuta e l’immutabilità del modello di crescita dell’apparato produttivo avevano fatto aumentare ulteriormente il numero dei laboratori e degli addetti. Nel 2001 si contavano 10.486 imprese e 50.012 addetti. In termini relativi, gli aumenti del numero delle imprese e degli addetti si erano attestati sullo stesso ordine di
grandezza, mantenendo quindi invariata la dimensione media intorno ai 4,8 addetti per azienda. Rallentano gli acquisti di gioielli nel mondo ma l’Italia continua ad esportare Con l’inizio del nuovo secolo, il rallentamento della crescita della domanda orafa da parte delle economie occidentali non è stato interamente com-
pensato dal nuovo boom, questa volta delle economie emergenti (dall’est europeo al lontano oriente, all’America latina, al nord Africa). Ciò ha comportato un prolungato ridimensionamento della produzione di gioielleria nei tradizionali paesi industriali, in particolare in Italia. Così nel 2012 le esportazioni complessive (com’è noto costituiscono quasi due terzi della produzione di gioielleria) hanno continuato a segnare un aumento in valore (di circa il +10% rispetto a un anno prima) e una flessione (stimata nel -8% circa) in termini reali, al netto dell’inflazione (espressa in euro) dei metalli preziosi. Un calo che deriva dalla generalizzazione dei rallentamenti degli acquisti di gioielleria nel mondo. Secondo le rilevazioni del World Gold Council, nella media del 2012 il calo è stato indicato nel 4% in quantità. Tuttavia l’export orafo italiano costituisce più di un terzo delle vendite di gioielleria dell’intera Unione europea sui mercati extra europei. E ancor più elevata è la quota relativa
Le dinamiche della struttura produttiva The dynamics of the productive structure
Fonte: ASI elaborazioni, stime e previsioni su dati Istat. n Source: ASI processing, estimates and forecasts on Istat data.
censimenti census
65
Economia
alle produzioni dell’alto di gamma. L’arretramento dell’export orafo italiano è più consistente di quello mondiale. Di qui il proseguimento, nel 2012, del trend di riduzione della quota italiana nel mondo. Una riduzione che si è accompagnata con la pratica delle vendite all’estero con il marchio del distributore. Ciò ha reso possibile per i buyer modificare le fonti di approvvigionamento in tempi brevi e senza danni economici. La forbice descritta sopra ha comportato una sensibile crescita (+23%) del valor medio unitario dell’export italiano. Una crescita dovuta sia a un aumento del valore aggiunto del prodotto esportato, sia al ben noto rincaro delle materie prime preziose. La bolla aurifera e la riduzione del reddito medio disponibile delle famiglie italiane hanno contenuto i consumi interni di gioielleria. Tant’è, l’apposito indice ha segnato nel 2012 un ribasso di circa il 14%. A seguito dei cali della domanda aggregata, la produzione ha continuato a regredire. Peraltro, nei mesi più recenti si sono registrati recuperi (sempre nei raffronti anno su anno) generati soprattutto dalla necessità di ricostituzioni di scorte presso la filiera distributiva. A cavallo tra il 2012 e il 2013 i centri di ricerca economica hanno elaborato le consuete previsioni a breve termine per l’Italia. Da queste analisi (seppur diverse nelle consistenze e nelle motivazioni) emerge la continuazione della decrescita. La media del 2013 sarà contrassegnata con il segno negativo, anche se viene indicato un parziale recupero sul finire dell’anno.
66
Un recupero che al momento non è chiaro se costituirà un punto di svolta della prolungata tendenza negativa oppure una semplice battuta d’arresto. Per memoria, nel 2012 si è stabilizzato l’export di metalli preziosi, ma le consistenze rimangono elevate (nell’ordine dei 9 miliardi di euro), un terzo in più del corrispondente dato dell’import. In fase di consuntivi sembra utile accennare ai mutamenti del prezzo in euro dell’oro. Il 2012 ha archiviato il dodicesimo rincaro consecutivo: +16% rispetto a un anno prima (nel complesso dei 12 anni il prezzo si è quintuplicato). Più recentemente la permanenza su bassi livelli dei tassi di interesse in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone ha indotto la speculazione a rallentare l’operatività generando una minore tensione sui mercati finanziari e quindi sull’oro. Nel contempo alcune banche d’affari concordano nel ritenere possibili vendite da parte dei detentori di oro per monetizzare gli ampi benefici acquisiti negli ultimi anni. Peraltro sul prezzo del metallo giallo ri-
mangono motivazioni rialziste. Da un lato per l’aumento della domanda aggregata di oro in India, in Cina, in Russia e da parte di alcune banche centrali. Dall’altro, i nuovi timori derivanti dalla crescita (diffusa su scala mondiale) dei debiti sovrani potrebbero rianimare la pressione speculativa. 2001-2013: circa 4.000 le aziende orafe che hanno cessato l’attività Quando nel 2007-2008 si è iniziata la crisi economica su scala internazionale,
Industria della gioielleria Tendenze della struttura produttiva Trends of production structures in jewellery industry 2001
2010
2013
Censimento
d.m.
Stime
d.m.
Previsioni
d.m.
Imprese / Companies
10486
4,8
7494
3,9
6500
3,8
Addetti / Employees
50012
29278
25000
* stime ** previsioni / d.m. dimensione media / Fonte: ASI elaborazioni, stime e previsioni su dati Istat. n * estimates ** forecast / d.m. average size of enterprises / Source: ASI processing, estimates and forecasts on Istat data.
Tendenze delle strutture produttive nei distretti orafi Trends of production structures in jewellery districts 2001 Distretti / District
2010*
2013**
Censimento
d.m.
Stime
d.m.
Previsioni
d.m.
Alessandria Imprese / Companies Addetti / Employees
1431 8684
6,1
1011 5257
5,2
840 4200
5,0
Milano Imprese / Companies Addetti / Employees
597 2335
3,9
449 1513
3,4
410 1250
3,0
Vicenza Imprese / Companies Addetti / Employees
1108 11675
5,4
710 4844
6,8
580 3450
5,9
Arezzo Imprese / Companies Addetti / Employees
1659 11664
7,0
1189 7455
6,3
1040 6100
5,9
Napoli Imprese / Companies Addetti / Employees
424 1132
2,7
375 739
2,0
320 580
1,8
* stime ** previsioni / d.m. dimensione media / Fonte: ASI elaborazioni, stime e previsioni su dati Istat. n * estimates ** forecast / d.m. average size of enterprises / Source: ASI processing, estimates and forecasts on Istat data.
il rallentamento congiunturale dell’industria italiana della gioielleria era in corso (e, per la completezza della descrizione del ciclo, lo era già sul finire del 2000 prima quindi dell’11 settembre 2001). Il prolungato periodo di crisi della domanda aggregata ha comportato un crescente esubero di capacità produttiva inutilizzata dell’industria orafa e quindi una conseguente, drastica revisione dell’apparato produttivo italiano. Una revisione che già negli anni Novanta veniva raccomandata come necessaria per affrontare le nuove sfide competitive di un mondo che era cambiato. Alcune imprese orafe con prodotti e tecniche di gestione tradizionali hanno dovuto lasciare il passo a unità innovative, più dinamiche nelle scelte di prodotti nuovi (prevalentemente a maggior valore aggiunto) e nell’intercettare i cambiamenti dei gusti dei consumatori e delle esigenze dei sistemi distributivi finali. Altre hanno aderito a fusioni o sono state acquisite. Negli ultimi dodici anni si stima che il numero delle imprese orafe (con esclu-
sione di quelle sub-fornitrici di componenti e di parti staccate che appartengono a categorie Ateco diverse) si sia ridotto da 10.486 del 2001 a 7.494 del 2010 per poi scendere ulteriormente e collocarsi nell’ordine di grandezza di 6.500 unità previsto per il 2013. Ancora più rapido è indicato il trend discendente degli addetti: da 50.012 del 2001 a 29.278 nel 2010 e a 25.000 circa nella previsione relativa al 2013. Nello stesso periodo (2001-2013) si è ridotta anche la dimensione media da 4,8 a 3,8 addetti per impresa. Si tratta di una dimensione tra le più basse calcolate tra i settori italiani. Sono diminuiti gli addetti sia nelle maggiori imprese che in quelle minori (al netto delle imprese di un solo dipendente; in altre parole, le cosiddette partite Iva). Il contenimento dell’apparato produttivo è diffuso in tutti i distretti orafi. Naturalmente con intensità diverse da zona a zona. Così i ridimensionamenti maggiori hanno riguardato il distretto vicentino; più contenuti quelli di Milano e di Napoli. Rispetto alla media nazionale,
più consistente la dimensione media nei tre principali distretti. Ma anche qui con tendenze al contenimento: Arezzo da 7,0 del 2001 a 5,9 previsto per il 2013; Alessandria da 6,1 a 5,0. Per contro, Vicenza ha fatto notare un sia pur limitato irrobustimento (da 5,4 a 5,9) per effetto di una diminuzione degli addetti molto più forte di quella media (dell’ordine del -70% in dodici anni). Tuttavia nella dinamica delle medie imprese si potrebbe intravedere il perno per riagganciare il circolo virtuoso dello sviluppo. Un’azione che però deve essere accompagnata con il ritrovato rapporto di collaborazione con il sistema creditizio. Com’è noto, il ricordato deficit strutturale dell’apparato produttivo delle imprese orafe ostacola ovviamente le necessarie attività di ricerca e quindi la conservazione della competitività sui mercati. L’adeguamento della gestione aziendale era sentita e raccomandata da tempo. Anche prima dell’inizio della crisi economico-finanziaria internazionale; ma le condizioni di boom della domanda avevano consentito (erroneamente) di rimandare gli adeguamenti strutturali. Una situazione che ha interessato anche altri settori dell’industria italiana. “Gli errori si pagano” ha ricordato l’economista Gros-Pietro. “Il mercato punisce chi sbaglia e in tal caso si cambia rapidamente oppure si esce dall’attività”. Com’è stato documentato, nel settore orafo questa conclusione ha avuto un ampio seguito. Fortunatamente in molte realtà aziendali le radici sono ancora vive e robuste. Sono realtà di successo che hanno saputo organizzare al meglio i fattori della produzione: dalla ricerca all’innovazione stilistica e tecnica (non il semplice restyling), alla cultura manageriale, alla lunga filiera della distribuzione resa sempre più determinante dalla globalizzazione irreversibile dei mercati. English translation: see page 91
67
Economia
Qualche riflessione sull’attività degli istituti di credito nel mondo dei diamanti.
Diamanti in banca?
Economy by Sonia Sbolzani
S 68
i fa un gran parlare negli ultimi tempi, complice la crisi economico-finanziaria, di diversificazione degli investimenti, in particolare in diamanti che darebbero buoni rendimenti, a prova di inflazione. Leggendo alcuni giornali, non si può fare a meno di cogliere una certa enfasi nel “tirare la volata” alle gemme proposte da operatori specializzati attraverso determinate banche. Nella fattispecie si sostiene che questi diamanti “prodotti finanziari” sono certificati da un primario istituto internazionale attestante le loro specifiche caratteristiche (le famose 4C: carat, colour, clarity, cut, a cui si aggiunge la quinta C di confidence e, non ultima, la F di fluorescence). Ma soprattutto si dichiara che tali pietre preziose hanno un mercato secondario, quotazioni
pubblicate periodicamente e società di intermediazione che ne assicurano l’eventuale rivendita. E i nostri gioiellieri, che hanno sempre venduto diamanti, che ruolo si trovano a interpretare in questo contesto? Poco “brillante”, a quanto risulta dai non esigui articoli di stampa che, nell’esaltare le performance delle banche, “dardeggiano” gli operatori orafi con affermazioni che, se non proprio diffamanti, risultano comunque pesanti e talvolta rasentano la disinformazione (esempi: la certificazione è garantita solo da istituti che si avvalgono di un unico laboratorio riconosciuto, la qualità dei diamanti incastonati in gioielli è inferiore, le pietre montate perdono gran parte del loro valore, i gioiellieri sono poco trasparenti nei confronti dei clienti… per non parlare del business “underground” ecc.). A tanto ardire le associazioni di categoria interes-
sate hanno prontamente replicato con lettere e comunicati, a cui però i media non hanno praticamente offerto spazio. A questo punto riteniamo che sia opportuno saperne di più sull’attività delle banche nel mondo dei diamanti interpellando direttamente alcuni dei massimi esperti di intermediari finanziari e, in particolare, di investimenti alternativi. Stefano Caselli, Ordinario all’Università Bocconi di Milano presso il Dipartimento di Finanza e Direttore del Master in Science of Finance, ci ha spiegato in termini generali che le banche possono agire nell’ambito delle attività non finanziarie come immobili, beni d’arte, ecc. con due modalità: o costruendo certificati su un asset sottostante (ad esempio oro) o svolgendo advisoring di profilo elevato sugli investimenti. In quest’ultimo caso (non molto comune, configurandosi come private banking di “alta boutique”), le banche fanno da consulenti ai clienti con specifiche esigenze e disponibilità di mezzi. In altri termini, le banche devono svolgere attività finanziarie; le eventuali le operazioni non finanziarie poste in essere devono essere puramente strumentali alle attività finanziarie.
Quando un cliente desidera acquistare diamanti, la banca si posiziona come advisor di alto livello. Ogni qualvolta, però, una banca gestisce il denaro dei clienti su un asset non finanziario (si pensi anche al caso dell’investimento in un fondo chiuso immobiliare), si pone automaticamente fuori dell’attività stessa di banca. Secondo Stefano Caselli, le banche possono operare in partnership con società di intermediazione in diamanti che si rivolgono ai privati, ma devono considerare meglio il tema della reputazione e quello della capacità di controllo. Brunella Bruno, docente presso l’Area Intermediari Finanziari e Assicurazioni della Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi, ha ribadito che l’attività di un istituto tradizionale nel campo dei diamanti dovrebbe rientrare esclusivamente in quell’area di business definita “private banking”, per cui la banca oltre a gestire i patrimoni cosiddetti “high net worth”, cioè di persone Domenico Filipponi
Stefano Caselli
Brunella Bruno
molto ricche, offre loro un’ampia gamma di servizi ancillari, tra cui l’indicazione di un possibile investimento in diamanti o oggetti d’arte o immobili, ecc. che comunque di per sé non sono prodotti finanziari. D’altro canto, Domenico Filipponi, Responsabile del Servizio di Art Advisory per Unicredit Private Banking, ci ha spiegato che dal suo punto di vista i diamanti sono mere commodity al pari del rame o del cotone. In effetti, egli si occupa soprattutto di gioielli montati, praticamente considerati alla stregua di beni artistici, tali da seguire le dinamiche collezionistiche. Suo compito è quello di fornire consulenza ai clienti (decisamente “affluent”) su come gestire al meglio il loro “museo” privato o su come ampliarlo vantaggiosamente. Gli compete quindi di fornire lumi sulla “due diligence”, ovvero come analizzare valore e condizioni di un bene prezioso su cui potrebbe essere proficuo investire alla luce delle sue qualità intrinseche, dell’epoca, della firma, ecc. Infine, all’ABI (Associazione Bancaria Italiana) l’addetto stampa Gianluca Smiriglia ci ha semplicemente risposto: “Non siamo al corrente di attività delle banche nel campo dei diamanti”. In conclusione - posto che le banche esercitanti l'attività di intermediazione in diamanti si attengano agli schemi comportamentali sanciti dalla Banca d’Italia e rispettino le norme in materia di informazione previste da Consob e Authority Antitrust – ci resta il dubbio di come la vendita di diamanti effettuata tramite il canale bancario possa rientrare nella “offerta al pubblico di prodotti finanziari” e come tale pubblicizzata.
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Norme e leggi
L’analisi di un gruppo di lavoro, istituito da Unionfiliere, sulla norma EN 1811:2011.
1° aprile 2013: la fine del nichel? ifficoltà e dubbi interpretativi Le restrizioni all’uso di nichel negli oggetti metallici destinati a essere inseriti in parti perforate del corpo umano durante la cicatrizzazione della ferita causata dalla perforazione (piercing) o a entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle furono introdotte, per la prima volta, dalla Direttiva 94/27/CE del 30 giugno 1994 (pubblicata nella GUCE n. L188 del 22 luglio 1994). Tale norma comunitaria, recepita nel nostro Paese con il Decreto del Ministro della Sanità 21 marzo 2000 (pubblicato nella GU n. 138 del 15 giugno 2000), fissava, relativamente agli oggetti destinati al piercing, un limite quantitativo alla concentrazione di nichel, pari allo 0,05% della massa totale dell’oggetto, mentre, con riguardo all’altra tipologia di prodotti (esemplificati in: orecchini; bracciali, collane, catenelle, braccialetti da caviglia, anelli; casse, cinturini e chiusure di orologi; bottoni automatici, fermagli, rivetti, cerniere lampo e marchi metallici, se applicati agli indumenti), un limite di cessione di nichel, determinato in 0,5
Rules and laws by Claudio Tomassini
D
70
μg/cm2/settimana. La stessa norma prevedeva che, qualora sugli oggetti della seconda categoria indicata, fosse presente un rivestimento “nichel free”, questo dovesse garantire il rispetto del limite di cessione per un periodo di almeno due anni. Il già ricordato decreto ministeriale di recepimento stabiliva che, dal 21 luglio 2000, nessun produttore o importatore avrebbe potuto immettere sul mercato prodotti non conformi, mentre, dal 21 luglio 2001, i prodotti non conformi non avrebbero più potuto essere venduti o ceduti al consumatore finale, salvo che non fossero stati legalmente immessi sul mercato in data anteriore al precedente termine. Successivamente, la Direttiva 2004/96/CE del 27 settembre 2004 (pubblicata nella GUUE n. L301 del 28 settembre 2004), recepita nel nostro ordinamento con il Decreto del Ministro della Salute 18 ottobre 2005 (pubblicato nella GU n. 298 del 23 dicembre 2005), eliminava il limite quantitativo per gli oggetti destinati al piercing, introducendo anche per questi un limite di cessione, fissandolo in 0,2 μg/cm2/settimana.
Infine, il 18 dicembre 2006, veniva emanato il Regolamento (CE) n. 1907/2006, il c.d. Regolamento REACH, (pubblicato nella GUUE n. L396 del 30 dicembre 2006), che riordinava, assorbendola, la preesistente normativa comunitaria in materia di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche.
La disciplina sul nichel veniva trasposta nel Titolo VIII del Regolamento (artt. 67 – 73), sulle “restrizioni relative alla fabbricazione, all’immissione sul mercato e all’uso di talune sostanze pericolose, preparati ed articoli”. Le sostanze per cui vigono restrizioni sono, poi, elencate nell’Allegato XVII, dove, al n. 27, sono riproposti i limiti di cessione di nichel poc’anzi ricordati. È opportuno, a questo punto, una breve disgressione per illustrare le diversità esistenti, nel diritto comunitario, tra un Regolamento e una Direttiva. Ai sensi dell’art. 288 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (versione consolidata, pubblicata nella GUUE n. C83 del 30 marzo 2010), “il Regolamento ha portata generale” e “è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri”, mentre “la Direttiva vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi”. In altre parole, la Direttiva, per essere applicabile, ha bisogno di essere recepita nell’ordinamento giuridico dello Stato membro, mentre il Regolamento ne entra automaticamente a far parte, abolendo “de facto”, le norme nazionali che fossero in contrasto con quanto in esso prescritto. Ne consegue l’impossibilità, per le Autorità
di uno Stato membro, di apportare modifiche o di concedere deroghe a quanto stabilito in un Regolamento. Tornando all’argomento “nichel”, i limiti di cessione, come si può agevolmente notare dalla lettura delle norme comunitarie sopra menzionate, sono rimasti immutati dal 2004: 0,2 μg/cm2/settimana per gli oggetti destinati al piercing e 0,5 μg/cm2/settimana per gli oggetti destinati a entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle. Cosa è dunque cambiato il 1° aprile 2013? La Direttiva 94/27/CE (art. 2) prevedeva che fossero utilizzate, come metodi di prova per verificare la conformità dei prodotti, le norme adottate dal CEN – Comité Européen de Normalisation. Ciò è stato, poi, confermato anche dal Regolamento REACH (All. XVII, punto 27, § 3).
European Committee for Standardization Comité Européen de Normalisation Europäisches Komitee für Normung
A seguito di ciò, nel 2000, il CEN ha provveduto ad emanare le seguenti norme: EN 1811 – Metodo di prova di riferimento per il rilascio di nichel da tutte le parti che vengono inserite in parti perforate del corpo umano e da articoli destinati a venire in contatto diretto e prolungato con la pelle. EN 12472 – Metodo per la simulazione dell’usura e della corrosione per la determinazione del rilascio di nichel da articoli ricoperti.
La seconda è stata, successivamente, rivista nel 2006 e 2009, mentre la prima nel 2008 e nel 2011. Ed è proprio quest’ultima versione che ha creato difficoltà per le imprese del settore orafo. Infatti, mentre la EN 1811:2008 prevedeva un fattore correttivo per cui il risultato dell’analisi doveva essere moltiplicato per 0,1, nella revisione 2011 questo è stato “tout court” eliminato. Nell’aprile 2011, l’immediato recepimento, da parte dell’Italia (attraverso il proprio ente nazionale di normalizzazione, l’UNI), della nuova versione, molto più restrittiva rispetto la precedente, senza utilizzare (come invece hanno fatto quasi tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea) il periodo transitorio fino a marzo 2013, aveva già creato grandi difficoltà alle imprese, ponendole, peraltro, in una posizione di minorità nei confronti delle imprese degli altri Stati membri dell’U.E. La Commissione Europea, con la comunicazione pubblicata nella GUUE n. C142 del 22 maggio 2012, ha individuato nel 31 marzo 2013 l’entrata in vigore, ai fini del Regolamento REACH, della EN 1811:2011, risolvendo la situazione d’incertezza normativa che si era venuta a creare e ripristinando la situazione “ex ante”. Ciò, però, ha solo posticipato di alcuni mesi i nodi che le imprese sono chiamate ad affrontare. In particolare resta il problema delle giacenze di oggetti in oro bianco esistenti presso i produttori e, ancor più, presso i commercianti che, stante quanto detto, potrebbero esser
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Norme e leggi
divenute automaticamente “fuori legge” a partire dal 1° aprile 2013. Dagli studi effettuati dall’apposito gruppo di lavoro istituito da Unionfiliere (già illustrati nel corso dei convegni svoltisi a Vicenza ed Arezzo) è, infatti, emerso che quasi nessuna delle leghe di oro bianco attualmente utilizzate in oreficeria garantisca un rilascio di nichel nei limiti previsti dal Regolamento REACH.
Molte sono le variabili che devono essere considerate: il titolo della lega, lo stato fisico caratterizzato, la presenza di saldature, ecc. Per chi volesse approfondire l’argomento, si rimanda al sito www.orotech.it, dove sono pubblicate le presentazioni svolte durante il convegno di Vicenza. In questa sede si ritiene di evidenziare solo come un’unica lega tra le 34 testate rispetta sicuramente il limite di cessione
Oggetti destinati ad un contatto diretto e prolungato con la pelle
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in tutti gli stati. A tal proposito, occorre aver presente che la norma EN 1811:2011 ha un’incertezza di misura del ± 46% (art. 9.2.1) per cui, fermi restando i limiti prima ricordati, solo un risultato non superiore a 0,11 μg/cm2 e 0,28 μg/cm2 garantisce la conformità rispettivamente degli oggetti destinati al piercing e di quelli destinati a entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle. Per converso, la non conformità è certa solo a fronte di un risultato di 0,35 μg/cm2 (art. 9.2.2.3) e di 0,88 μg/cm2 (art. 9.2.2.2). Se da un lato ciò crea una situazione di estrema incertezza, dall’altro lascia supporre che in caso di verifiche, qualora le analisi dovessero fornire un esito ricompreso nella vasta area grigia, difficilmente potrebbero essere comminate le sanzioni penali previste (arresto fino a 3 mesi o ammenda da 40.000 a 150.000 euro - Art. 16, D. Lgs. 14 settembre 2009, n. 133), poiché dovrebbe trovare applicazione il principio giuridico “in dubio pro reo”. Si ritiene opportuno, a questo punto, evidenziare che non è possibile produrre oggetti che non rispettino i più volte ri-
Piercing
cordati limiti di cessione neppure se destinati all’esportazione in Paesi extraU.E. che non hanno legislazioni restrittive in materia. A tal proposito è da notarsi che sia la norma prescrittiva europea (art. 67 – Reg. REACH), sia quella sanzionatoria nazionale (art.16 – D. Lgs. N. 133/2009) vietano la fabbricazione, oltre che l’immissione in commercio e l’uso, delle sostanze inserite nell’Allegato XVII. In carenza di giurisprudenza o di chiarimenti interpretativi, restano, comunque, senza una risposta certa molte questioni. In particolare quella relativa all’eventuale responsabilità dei fabbricanti per i prodotti giacenti presso i commercianti che dovessero essere posti in vendita dopo il 1° aprile. Se da un lato, infatti, dovrebbe trovare applicazione il broccardo (antica massima giuridica n.d.r.) “tempus regit actum”, ovvero ogni azione è regolata dalla legge vigente al tempo in cui si è verificata, recepito nel nostro ordinamento sia dall’art. 15 delle Disposizioni sulla legge in generale, sia dall’art. 2 del codice penale, e quindi utilizzarsi il previgente metodo di analisi, dall’altro potrebbe risultare assai difficile fornire la prova circa la data in cui è avvenuta la transazione tra fabbricante e commerciante. Resta, comunque, contraria alle disposizioni di legge la vendita da parte del commerciante al consumatore finale. Per concludere questo excursus certamente non esaustivo, si desidera sottolineare come, qualora si decida di ricorrere ad un rivestimento per contenere la cessione di nichel, occorra ricordare che l’art.38, comma 2, del D.P.R. 30 maggio 2002, n. 150, fa divieto di depositare sugli oggetti in lega di metallo prezioso, metalli non preziosi, ad eccezione di iridio, osmio, rodio e rutenio, nonché la necessità di rispettare le disposizioni in materia di titoli e marchi (D. Lgs. n. 251/1999 e D.P.R. n. 150/2002).
Marketing
L’avvento del marketing multicanale favorisce l’interazione delle aziende con i clienti.
La grande trasformazione del retail orafo
Marketing by Daniela Saibene
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ndubbiamente il mondo della distribuzione sta vivendo un momento di grande trasformazione, figlio non solo delle difficoltà economiche, ma soprattutto del profondo cambiamento delle abitudini di acquisto, di pratiche comunicative sensibilmente cambiate e dei numerosi mezzi di comunicazione a cui il cliente è costantemente collegato. Con l’avvento del digitale e lo sviluppo delle telecomunicazioni, la relazione tra cliente e impresa si è evoluta, introducendo vantaggi competitivi ma anche aumentando il sistema economico organizzativo. È qui che si può iniziare a parlare di multicanalità. Ma esattamente cosa significa? Possiamo
così sintetizzare le diverse risposte a questa domanda: per multicanalità si intende l’utilizzo di una pluralità di canali (tradizionali e innovativi) assortiti e coerenti tra loro per l’attività, la commercializzazione e l’assistenza clienti. L’avvento del marketing multicanale favorisce l’interazione col cliente e aiuta le aziende a captare tempestivamente i cambiamenti del mercato permettendo di dare risposte veloci. Il mondo della moda, in particolare, si sta muovendo con disinvoltura su diversi canali di comunicazione e di vendita, come il social, il mobile e il negozio, sostenendo una nuova relazione tra aziende e utente. Naturalmente per tutti, anche per la moda, l’esperienza in store è molto difficile da replicare on
line. Avere l’opportunità di toccare il prodotto, provarlo, accostarlo ad altri accessori e vestiti e, non ultimo, ascoltare il parere del venditore sono fattori determinanti per ogni settore e tutto ciò, molti sostengono, vale per il settore orafo in particolare: ad oggi tutto questo è fruibile solo in negozio. Ma è naturale che le molteplici possibilità di informazione e la visibilità del prodotto cambino drammaticamente il ruolo del dettaglio e del rapporto che il cliente ha con il bene desiderato, che diventa maggiormente emotivo e ludico. Cosa richiede un cliente durante il processo di acquisto? Il cliente maturo e informato normalmente richiede il miglior rapporto qualità-prezzo, il miglior servizio o la migliore esperienza di acquisto. Nella maggior parte dei casi, il Lego
McDonald’s Giappone
cliente non si aspetta di vedersi offrire tutte e tre le cose dalla stessa azienda, ma se questa non è in grado di soddisfarlo neanche su un punto, perché mai dovrebbe sceglierla? Il dettaglio tradizionale sa che è difficile, in un momento di contrazione dei consumi, vincere la guerra contando unicamente sui prezzi bassi: il prezzo conveniente oggi è facile da reperire, così come lo sono spesso anche i servizi. La conseguenza logica per il retail tradizionale è quella di garantire valore e qualità dei servizi offerti, guadagnando la fiducia e la
stima dei clienti. Per quanto riguarda il valore, il punto di partenza è il rapporto qualità-prezzo. Oggi, grazie alla rete, alla nuova curiosità e alla maggiore attenzione che il cliente presta nel momento in cui deve acquistare un bene, è molto più semplice e immediato capire se un negozio o un’azienda sono più costosi e quindi diventa strategico dimostrare il maggior valore associato al negozio e al prodotto scelto. La tecnologia attuale, facile e alla portata di tutti, può essere d’aiuto per proporre opportunità e incentivi. Un esempio arriva da McDonald’s Giappone (a volte guardare lontano in termini geografici e di prodotto può far bene alle idee), che invia SMS per proporre sconti selezionati in orari particolari a clienti selezionati: studenti usciti da scuola o famiglie il sabato a pranzo. Offrire il miglior servizio significa efficienza e continuo supporto durante tutto il processo di acquisto, che inizia ben prima dell’arrivo in negozio da parte del cliente e finisce ben dopo l’acquisto. Chi concentra la propria strategia su questo aspetto deve avvalersi di servizi su misura, assortimento personalizzato e non necessariamente pesante - l’eccessiva personalizzazione fa lievitare il costo che, se troppo alto, il cliente non è più disposto a pagare. Ultimo punto, ma certamente non ultimo per importanza, i venditori de-
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Marketing
American Girl
vono essere molto qualificati: anche qualora si tratti dei proprietari, l’aggiornamento e la formazione sono un obbligo. Ancora una volta un buon esempio viene da un settore lontano, dalla Lego, azienda che tramite il digitale permette ai visitatori di disegnare il proprio modello di prodotto e di ricevere poi a casa i “mattoncini” per costruire la propria creazione. L’ultimo aspetto riguarda l’esperienza, di cui abbiamo già scritto molto: fare shopping nei negozi tradizionali di gioielleria è ancora un momento che coinvolge la sfera emotiva, un momento da condividere con la famiglia o con gli amici. Alcune aziende puntano proprio su questi aspetti, offrendo non solo il prodotto ma un’esperienza divertente, sociale o coinvolgente. Ultimo esempio dall’estero, la catena d’abbigliamento e giocattoli per ragazzine American Girl ha ricreato in negozio piccoli mondi in miniatura, dove le giovani clienti con le mamme possono trovare tutto per le bambole: ospedale, museo, accessori e altro con cui giocare e divertirsi. Ecco qui creato un mondo dove acquistare è esperienza e divertimento. Le gioiellerie fanno fatica a fronteggiare la crisi, ma la forte richiesta di diversificazione di prodotto sta introducendo nel mondo orafo l’esigenza di considerare il negozio di gioielli anche come un contenitore di prodotti affini alla gioielleria, che devono essere contestualizzati, spiegati e romanzati partendo dall’affascinante storia della gioielleria, che ogni volta avvolge e interessa il cliente finale.
La distribuzione si deve ripensare Il digitale ha completamente stravolto i confini del commercio moderno e del ruolo del punto vendita, che resta uno dei riferimenti - non più l’unico - per il cliente finale, il quale deve sentire che esiste una forte sinergia tra dettaglio, produttore e digitale. Il punto vendita deve ripensarsi e riposi-
clienti fedeli per esempio) ma con logiche rivisitate e più moderne. Un altro esempio? Essere in grado di soddisfare l’interesse verso argomenti relativi all’etica, al design, alla mondanità e al gossip. In tutti questi àmbiti le grandi marche sembrano muoversi meglio e il piccolo dettaglio deve imparare a trarre beneficio e sinergie dalla propria attività, ma il tutto, naturalmente, sempre sotto l’occhio vigile di un consumatore che, se deluso, è pronto a passare ad un competitor. Sicuramente nel mondo della gioielleria esiste ancora la fedeltà alla marca e al punto vendita, ma se in passato gli errori venivano perdonati, oggi anche il gioielliere di famiglia deve sempre prestare la massima attenzione. I quattro elementi strategici La riflessione deve quindi concentrarsi su quattro elementi strategici. Clienti consapevoli e influenti: come attrarre utenti 2.0, agili e informati frequentatori di canali alternativi, e continuare a garantirsi la loro fedeltà? Multicanalità e marketing: come utilizzare le informazioni, i dati e le molteplici possibilità di contatto con i clienti per creare un’esperienza di vendita sempre più personalizzata ed efficace? Il nuovo ruolo del punto vendita: con lo spostamento dell’acquisto dal mondo reale a quello virtuale, quali sono le conseguenze per il negozio tradizionale e come si evolverà il suo ruolo? Catena distributiva in evoluzione: come trovare un equilibrio, una collaborazione e una sinergia per poter rispondere a una domanda che in futuro sarà sempre più personalizzata?
Servono logiche rivisitate e moderne
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zionarsi con logiche più dinamiche: lo stock deve essere più leggero e flessibile, il gioielliere deve essere più consapevole del bacino di utenza e delle sue potenzialità. Il ruolo del cliente cambia, i clienti fedeli devono essere una fonte che aiuta il dettagliante a costruire una relazione nuova ed interessante per il cliente maturo, ma anche per costruire logiche atte ad aumentare il traffico di potenziali clienti giovani e curiosi, che non conoscono il mondo del prezioso ma che, conoscendolo, potrebbero rimanerne affascinati. Il punto vendita può guadagnare molto dalle nuove possibilità di comunicazione che arrivano da altri canali, anche utilizzando leve già collaudate (i
Gemme
Le eccezionali pietre sono state scoperte nel 1880 grazie ad una valanga.
Zaffiri Kashmir: l’araba fenice di ieri e di oggi
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Hong Kong Christie’s Auction House zaffiro Kashmir (26.41 carati)
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Managing Director Settore Formazione Italia I.G.I. International Gemological Institute Anversa Belgio
ono come l’araba fenice: “ognun ne parla ma niun sa ovv’essa sia o se mai vi sia”. Come un mito. Eppure il mito ogni tanto assume le sembianze di realtà. È già successo. Potrebbe succedere anche a voi. In tal caso, sareste pronti a riconoscere il mito? Ecco, molliamo un po’ a briglia sciolta la fantasia sulle praterie dei sogni e delle speranze, e immaginiamo che vi sia or ora capitato tra le mani un gioiello d’epoca in cui troneggia una gran bella pietra blu. Meglio non chiedersi perché il proprietario se ne voglia disfare: sarebbe troppo penoso, per voi e per lui (o lei), accennarne. Fatto è, però, che la montatura si rivela d’elegante e squi-
sita manifattura, risalente a parecchi decenni fa, anzi, al periodo liberty, si direbbe. Eseguite ora la lettura al rifrattometro. Essa v’indica chiaramente la specie e la varietà: corindone zaffiro. Accertatevi pure, al microscopio, che la pietra non sia per caso sintetica. Certi che non lo sia, lanciate la vostra offerta e favorite il passaggio di mano dell’oggetto in questione. Esaminatela adesso con più calma, la - ora vostra gemma. A ben guardare, sarà il colore di questo zaffiro ad attrarre irresistibilmente la vostra attenzione: un blu “vellutato” d’aspetto, dovuto ad una tenue e quasi vaporosa traslucidità, così particolare, così caratteristico. V’affrettate nuo-
vamente al microscopio, ed ora vi pare di capire l’origine di questa traslucidità: una diffusissima dispersione di particelle quasi microscopiche (forse di rutilo?), come di nuvole di materiale pulverulento, che vien chiamato “effetto Tyndall”, e una serie di zonature piane blu, oppure incolori, alternate a zonature biancastre nebbioso-torbide, talvolta come lattescenti. Ma, a dire il vero, vi si potrebbero parare innanzi pure: una diffusione della luce ingenerata da tutta una serie di inclusioni piatte, estese a tutta la pietra, ed aventi collocazione lineare oppure casuale; una serie di lamelle piane, con disposizione cristallograficamente orientata e a differente indice di rifrazione, che inducono un effetto perturbante nella trasmissione della luce all’interno della gemma. Il punto di domanda che sale nei meandri della vostra materia grigia a questo punto sarà: trattasi per caso d’uno zaffiro “Kashmir”? Ma non erano spariti dalla circolazione, dopo un periodo di fulgore nel cielo delle preziose celebrità, a cavallo tra il 1880 ed i primi del ‘900? Quelle maledette pegmatiti della catena mon-
tuosa dello Zanskar, nell’India nord-occidentale, non avevano smesso già illo tempore di rivelare al mondo il loro tesoro nascosto, creando ed alimentando così ancora di più il mito del raro, rarissimo zaffiro Kashmir? Talmente nascosto che ci volle una valanga, precipitata da 5.000 metri d’altezza, a portarlo allo scoperto, nel 1880 o giù di lì, a 4.000 metri, tra quegli inospitali, aspri e perigliosi picchi. Talmente ben celato, che ancora oggi l’estrazione avviene su base sporadica e casuale, non trovandosi compagnia mineraria che se la sia sentita d’investirvi alcunché, date le difficoltà logistiche. Talmente unico – quel suo colore che rimane sempre lo stesso al variare delle condizioni d’illuminazione! - da comandare, un paio d’anni fa, ben 145.000 dollari al carato a un’asta di Christie’s a Hong Kong. Vabbè che si trattava d’un cuscino da 26,41 carati, e bonbons del genere non è che si trovino tutti i giorni all’angolo della strada, ma prevalentemente su gioielleria d’antan. Appunto: costose assai per la loro rarità oltre che unica bellezza, le nostre pietruzze! Aggiungeteci poi che, a detta degli esperti, quello del Kashmir è, tra tutti gli zaffiri, il più raro – in termini quantitativi – in relazione al giacimento di provenienza; e quest’ultimo,
a sua volta, uno dei più particolari, dal punto di vista geologico, tanto da ingenerare inclusioni talmente tipiche da nettamente evidenziarle rispetto ad altri depositi d’origine sia magmatica che metamorfica. Insomma, uno zaffiro monstre: nato da piccole pegmatiti lenticolari in rocce anfibolitiche che han subìto un intenso metamorfismo regionale durante una fase di notevole attività tettonica, collegata all’orogenesi della più vasta catena dell’Himalaya. Oddio, che sono quelle cose che vedete ora al microscopio? Cristalli prismatici striati ed allungati di tormalina verde, così comuni nel “Kashmir”? Tozzi cristalli di zircone con superfici corrose? Corti cristalli aciculari di rutilo? Plagioclasio in cristalli piccoli e incolori molto riassorbiti? Cristalli cubici neri di uraninite? Oppure ancora fratture risanate a piuma, a velo, costituite da un reticolo di canaletti riempiti da soluzioni liquide? O Buon Dio, che m’hai mandato oggi? Un “Kashmir”? Mi sento mancare. Anche perché dicono che il Governo dello Stato Indiano di Jammu e Kashmir stia indicendo periodicamente delle aste, e che il materiale provenga da quelle stesse miniere di Padder situate in quegli inaccessibili acrocori montuosi a 4.000 metri d’altezza ove provennero, a cavallo tra i due secoli scorsi, quelle arabe fenici di pietre, quei miti, quei sogni. Sempre rare, sempre costose, comunque. Di una di quelle gemme blu di cui manco si svela la caratura, quel Governo locale vorrebbe scucire dalle vostre tasche ben 900.00 dollari, capite? E poi, mica si scherza con le carature: anche roba sopra i 40 carati, benché per la gran parte si veleggi sotto i dieci, nel grezzo, intendo. Insomma, amici, l’araba fenice è di nuovo tra noi. Ordunque, guardate per benino dentro quel microscopio, perché se lo zaffiro che v’è capitato tra le mani presenta quelle caratteristiche, vi potreste tirar su una costola davvero, naturalmente dopo aver fatto verificare a dovere e a chi di dovere! English translation: see page 93
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Fairs
Inhorgenta alla boa dei 40 Inhorgenta at its th 40 anniversary
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Fairs by Antonella Garello
Un centinaio le aziende italiane About a hundred Italian companies
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he INHORGENTA MUNICH stia guadagnando credibilità e importanza a livello internazionale lo dicono prima di tutto i numeri: che parlano di oltre 1230 espositori (+9% rispetto al 2012), di cui quasi la metà stranieri, e un totale di 30 mila visitatori provenienti da 85 Paesi in tutto il mondo. E lo conferma l’impressione generale che lascia agli operatori questa fiera: grande competenza, ottima organizzazione, rappresentatività e serietà dell’offerta, una invidiabile chiarezza espositiva e atmosfere curate in ogni padiglione. Nell’edizione celebrativa dei suoi primi quarant’anni di vita, INHORGENTA MUNICH ha visto la partecipazione di un centinaio di aziende italiane - circa la metà delle quali presenti per la prima volta! - ansiose di affacciarsi ai mercati esteri vista l’aria che tira nel nostro Paese. Come sempre parlando di fiere, si parla di contatti interlocutori, di approcci commerciali e si resta in attesa di concreti sviluppi commerciali: ma molti ci hanno ribadito che comunque torneranno, perché - anche se è una fiera non facilissima per gli italiani, e richiede una certa preparazione e un prodotto mirato - si tratta di una fiera “ottima, dalle grandi potenzialità”. Il padiglione de-
IsabellaFa
dicato al design contemporaneo si è confermato come uno dei fiori all’occhiello della manifestazione, con un nuovo layout semplice ma di grande effetto e razionalità: realmente internazionale, con proposte spesso innovative e spazi dedicati anche alle scuole e ai giovanissimi, rappresenta un
po’ una rarità - che approfondiremo in uno dei prossimi numeri della rivista. Altra novità il nuovo padiglione destinato ai marchi fashion, mentre grande interesse e ammirazione ha destato l’esposizione di antichi gioielli e manufatti in corallo appartenenti al Museo Privato del Corallo dell’azienda Liverino. A completare l’offerta della manifestazione, un fitto programa di incontri e approfondimenti su temi e problematiche di attualità per il settore. La prossima edizione di INHORGENTA MUNICH è prevista dal 14 al 17 Febbraio 2014.
n Figures say that INHORGENTA MUNICH is gaining international importance and credibility, with over 1230 exhibitors (+9% compared to 2012), almost half of which are foreign, for a total of 30,000 visitors from 85 countries around the world. And this is confirmed by the general impression that this exhibition presents to professionals, great expertise, excellent organisation, representative and reliable products, an absolutely clear display and elegant ambience in each pavilion. At the commemorative edition of its first forty years, INHORGENTA MUNICH saw the participation of about a hundred Italian companies - about half of which came for the first time - eager to expand to international markets, given the current climate in their country. As always, when speaking of trade shows, people speak about contacts with negotiating partners, business approaches, and look forward to real commercial developments. However, many have confirmed that they will attend it again, because - although it is not an easy fair for Italians, and requires some preparation and targeted products - the fair is “excellent, with great potential”. The pavilion devoted to contemporary design has been confirmed as one of the highlights of the event, with a new, simple yet effective and rational layout. It is truly international, with proposals that are often innovative and areas dedicated to schools and young people; a bit of a rarity, which we will explore in depth in an upcoming issue of the magazine. Another new feature was the new pavilion devoted to fashion brands, while the display of ancient coral artifacts and jewellery belonging to the Private Museum of Coral of the Liverino company has aroused great interest and admiration. The event was complemented by a full programme of meetings and insights on topics and issues of relevance to the industry. The next edition of INHORGENTA MUNICH is scheduled for February 14 to 17, 2014.
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Jean-Christophe Babin, da Tag Heuer a Bulgari
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Jean-Christophe Babin è stato confermato nuovo amministratore delegato di Bulgari e prenderà il posto di Michael Burke. Dal 2000 Babin lavora presso il gruppo LVMH, dove ha ricoperto
il ruolo di CEO per il marchio Tag Heuer.
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Macef: un nuovo direttore per puntare al futuro Giovane, 41 anni, con esperienze di lavoro in Italia e all’estero presso marchi di grande prestigio (Bormioli, Saeco, Bialetti e
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la svizzera Prodir), Cristian Preiata è il nuovo Exhibition Manager del Macef, Salone Internazionale della Casa di Fiera Milano, con il compito di gestire la manifestazione in un momento difficile del mercato, in previsione del prossimo Macef, dal 12 al 15 Settembre.
Tel Aviv ospiterà il congresso CIBJO
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A Pomellato l’onore del premio Leonardo Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato ad Andrea Morante, amministratore delegato di Pomellato, il Premio Leonardo Qualità Italia 2012. Pomellato, con altre aziende, è stata selezionata per la sua attenzione alla qualità e la vocazione all’export. Nella foto: Andrea Morante premiato da Napoletano, alla presenza di Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo economico, Ric-
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L’Israel Diamond Institute ospiterà il Congresso 2013 di Cibjo al Dan Panorama Hotel di Tel Aviv, in Israele. Dal 7 al 9 Maggio – ma gli incontri pre-meeting inizieranno il 5 – sono attesi associazioni e rappresentanti del mondo della gioielleria e delle gemme da oltre 40 Paesi. Durante il Congresso saranno anche discussi e aggiornati i Gemmological Blue Books su Diamanti, Pietre di Colore, Perle e Metalli Preziosi.
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cardo M. Monti, Presidente dell’ICE, Luisa Todini, Presidente del Comitato Leonardo, e Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria.
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750 milioni di dollari per il re dei diamanti
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Stephen Wong direttore Europa HKTDC Stephen Wong è il nuovo Regional Director Europe dell’HKTDC a Francoforte: un ruolo sempre più importante, sia per il ruolo centrale che ha acquisito il mercato cinese in ambito internazionale, sia per l’importanza che ricopre, per le aziende europee che lavorano con la Cina, avere un interlocutore di grande esperienza. Wong, infatti, lavora presso il Council da molti anni, in qualità di responsabile dei mercati americani, del Medio Oriente e Africa.
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le inclusioni, spiegazioni sui criteri di classificazione dei diamanti secondo il GIA, e molto altro.
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Nessun segnale di ripresa, dice l’osservatorio Assogemme
Swatch Group, colosso svizzero dell’orologeria, ha acquisito il 100% della HW Holding, proprietaria del prestigioso marchio Harry Winston. Con 750 milioni di dollari US, il Gruppo ha rilevato tutte le attività legate al brand, come orologi, gioielli, la produzione con sede a Ginevra e il personale a livello mondiale. Esclusa dall’acquisto solo la parte che si occupa di estrazione mineraria, la Dominion Diamond Corporation.
Sono dati sconfortanti quelli rilevati dalla ricerca semestrale che l’Osservatorio Assogemme fornisce sull’andamento e il “sentiment” del settore del commercio all’ingrosso di pietre per l’oreficeria. Resta negativo, infatti, sia l’andamento che il pensiero degli operatori del settore, con il 44,9% delle imprese che prevede un primo semestre 2013 in calo, e il 28,6% addirittura un forte calo. 10 gli argomenti di carattere politico sottoposti al panel, che doveva classificarli in base ad importanza e realizzabilità. In ordine di priorità, questi i temi più pressanti per gli operatori del settore: alleggerimento degli oneri burocratici, allineare i tempi della giustizia civile alla media europea, accessibilità al fondo di garanzia per le PMI e la riduzione degli oneri sociali e previdenziali sul costo del lavoro.
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Servizi
Oro in Euro: un network di 200 gioiellerie in chiave moderna
Services
Leader in Europa, il marchio offre servizi all’insegna dell’autorevolezza e della trasparenza.
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ato nel 2001, Oro in Euro è un marchio leader nella compravendita di preziosi, e conta oggi oltre 200 punti vendita tra Italia ed estero. Oro in Euro si è ben presto differenziato dalla concorrenza trasformandosi da semplice “compro oro” ad una gioielleria in chiave moderna. L’acquisto di oro e argento usato, ma anche di diamanti e orologi di lusso, è affiancato da un laboratorio orafo di proprietà che, oltre al servizio di riparazioni, offre la possibilità di realizzare creazioni su richiesta e disegno del cliente. Nei negozi Oro in Euro è possibile acquistare, oltre all’usato revisionato e all’oro da investimento (lingotti, monete etc.), gioielli nuovi e firmati a prezzi da outlet, con sconti fino al 50%. Il personale qualificato e l’ampia gamma di
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servizi offerti garantiscono al cliente il massimo vantaggio sia nell’acquisto che nella vendita dei propri preziosi. L’evoluzione del marchio Oro in Euro ha trovato seguito, oltre che nei servizi innovativi, anche nel layout dei punti vendita che si discostano dagli standard della concorrenza nel settore Compro Oro, con arredamenti dal design esclusivo e soluzioni che sottolineano i valori aziendali del brand: autorevolezza e trasparenza. I servizi online completano l’offerta. Il sito per la quotazione online permette al cliente di fissare alle massime quotazioni di mercato, e in tempo reale, il prezzo del proprio oro. La valutazione, che ha validità di 24 ore, offre l’opportunità di salvaguardarsi dalle oscillazioni di mercato. “Outlet dei Preziosi”, invece, è un portale che raccoglie gli articoli in vendita nei negozi Oro in Euro. Non si tratta
di un sito di vendita diretta, in quanto la vendita online di oggetti preziosi non è consentita dalla legge, ma un’innovazione che permette al cliente di richiedere informazioni sugli oggetti di proprio interesse, e acquistarli nel punto vendita più vicino. Oro in Euro si propone anche come partner per gioiellerie e compro oro indipendenti, offrendo un servizio di acquisto all’ingrosso estremamente vantaggioso. Sono molte le gioiellerie che oggi offrono ai propri clienti la permuta o il ritiro dell’oro usato, e scelgono Oro in Euro per godere dei benefici che derivano dalla forza del gruppo. Questo innovativo format è una proposta interessante per quelle gioiellerie che si sentono “datate” e cercano un modo per trasformarsi e offrire delle vere novità alla propria clientela. Per informazioni: www.oroineuro.it
Con 1&1 creare un sito web è un gioco da bambini A fronte del numero sempre crescente di coloro che usano la rete per informarsi e acquistare, solo un quarto delle PMI italiane gestisce un proprio sito.
n Italia solo un quarto delle PMI ha un proprio sito web: infatti, a torto, la gestione di un sito viene ancora considerata troppo impegnativa, e di fatto impossibile senza conoscenze informatiche. Per venire incontro alle esigenze di chi, pur sprovvisto di specifiche competenze, vorrebbe aprire un proprio sito con un proprio dominio, 1&1 Internet, una delle prime aziende a occuparsi della rete e oggi leader a livello mondiale con 19 milioni di domini in tutto il mondo, ha messo a punto “1&1 MyWebsite”, un’offerta ad hoc per il mercato italiano. Si tratta, in sintesi, di quattro pacchetti, de-
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clinati in una gamma di layout grafici specificamente pensati per i diversi settori, tra cui quello orafo e gemmologico, che consentono nella massima semplicità e in pochi minuti la creazione di siti web. Tre (1&1 My Website Standard, 1&1 My Website Plus
e 1&1 My Website Premium) si rivolgono alle PMI, il quarto (1&1 My Website Personal) è pensato per i privati. Per l’utilizzo di 1&1 My Website sono sufficienti un computer e un browser: in tre semplicissimi step successivi, grazie anche a un’assistenza in lingua italiana via telefono, mail o online, si attiva un sito che a priori include un indirizzo internet gratuito, pagine, spazio web, traffico dati illimitati e gallerie foto, RSS newsfeed, contatore, guestbook e integrazione di YouTube, Facebook, Twitter. Il costo mensile va dai 4,99 ai 29.99 euro a seconda delle altre specifiche funzioni incluse. Inoltre 1&1 offre ai clienti dei pacchetti 1&1 My Website Plus e Premium la semplicissima integrazione di oltre 100 app pensate per l’e commerce, la comunicazione, i social media e la gestione dei processi di business.
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English translation PEOPLE Italian version: see page 60
Giovanni Raspini: the importance of making useless things too by Antonella Garello
English translation
A great love for silver; a passion for art and history; the joy living life to the fullest. And a very personal point of view on “design” jewellery...
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I realize it is a clichéd question, but it is almost obligatory when talking to you. How would you define design jewellery? In my opinion, jewellery is an ornament for the body. Period. The cherries that peasants hang on their ears are pieces of jewellery. Jewels can be found in the crowded box of ornaments, alongside shoes, belts and bags. Would you like a designer bag? No. You want a bag by a great designer. So chic & glam. For me, jewellery is pure fashion. Is fashion synonymous with design? No, fashion is another thing. Dream, sign, emotion, desire and inspiration. And of course jewellery must be designed, too. But in my mind the category of design is closer to chairs, lamps and sofas than to fashion. In conclusion, in my rudimentary perception, the so-called “design” jewellery is that made by hopeless firms and that nobody buys. What has never ceased to satisfy you and continues to fascinate you in your work as a silversmith? The material. Silver is a living material. I have been trying to tame it for years and sometimes it works, but it still tries to react against me. You are personally committed to the dissemination of culture, through donations, restoration, competitions, events, exhibitions ... Given the state of culture and research in Italy, do you ever wonder if it's still worth it?
In business terms, it's money down the drain. People couldn’t care less about restoration works, exhibitions and competitions. So it's true, it's not worth it. Then I will continue to do so. If you had a whole new life, what would you like to devote yourself to? Only one other life? Dream for dream, I want and deserve more! Becoming a rock star, or even a semi-star. Seeing, understanding, learning, exploring, making mistakes and insisting. I love contradiction and claim the right to duplicity, cultural contamination and contrast. The encounter that struck you the most in your career. After thirty or forty years, I am still grateful to Anna Bulgari for her friendship. _________________________________________
CASE HISTORY Italian version: see page 62
Picchiotti and precious stones: a great love story by Marina Morini Jewellery takes shape and life from stones, which are chosen around the world and set in small creative works of art. Sometimes it happens. Sometimes success stories are born from dreams, and Picchiotti’s story is one of them, the “rebel” dream of young Giuseppe Picchiotti come true. Giuseppe, who was born into a family of doctors, broke a family tradition to devote himself to jewellery when he was just 13 years old. He began as an apprentice in a workshop, learning the techniques of jewellery manufacture, then he attended the Professional Institute of Goldsmiths of Valenza, where he explored important aspects of the goldsmith’s art – from design, in which he excels, to the knowledge of gemmology, the great passion that accompanied
him throughout his life. In 1967 Giuseppe Picchiotti founded the company that he has always managed with his family, a strength and pride, especially now that Italian family-owned jewellery businesses have become a rarity. Giuseppe is a master goldsmith with great creative talent, a traveller in search of unique and special stones, an entrepreneur who attaches great importance to business ethics; Matilde, his wife, has the important task of selecting the most suitable gems for different types of jewellery, according to design, preciousness, stone cutting, etc.; Annamaria, his sister, is responsible for the administration; his children have chosen different specialisations, but each of them useful to make a fundamental contribution to the company. Umberto is a skilled goldsmith, Filippo has specialised in the selection and purchase of diamonds, Maria Carola is responsible for organising exhibitions and trade fairs. The family’s common goal is to be a team devoted to product excellence in all respects. Picchiotti jewellery, recognised and rewarded around the world, is designed to the smallest detail and worked entirely in of Valenza - a source of pride and an important added value. Picchiotti’s production process knows no haste, as creativity and excellence need time - to create, conceive and manufacture a precious, perfect piece of jewellery. Picchiotti is synonymous with Italian fine jewellery and many are the pieces that have made its success in Italy and in the world, as a result of constant work, commitment and quality research. As often happens, among all the jewels of the House, there are some “favourite pieces”, those whose beauty and uniqueness has made them timeless classics. Such as the Pink Brooch, created in 1967 and still manufactured today - including matching earrings, necklaces and rings - with the same success it had back then; the beautiful Burma Star, a ring that includes, among square-cut dia-
monds and baguette-cut buff-top rubies, a rare, 8-carat, oval-shaped Burma ruby or the Unique Art cuff bangle, where three heart-shaped Vivid Blue sapphires shine surrounded by baguette-cut diamonds and large round diamonds. Picchiotti has conquered markets around the world, from Old Europe to Japan and the United States, to find success in South-East Asian markets today, which are complex, but ready to be tempted by these precious masterpieces of fine Italian jewellery. _________________________________________
ECONOMY Italian version: see page 64
The involution of the jewellery production systems during the global crisis by Franco Marchesini/ ASI Analisi e Studi Industriali From the reduced number of companies and employees to the further downsizing of companies that are still in the market. After the war, the exceptional growth generated by the Italian economic boom had led, among other things, to the proliferation of companies and an increasing number of people employed for the production of jewellery. The dimensional structure of the Italian jewellery industry and its evolution have been certified by Istat through industry surveys carried out throughout the country. In particular, the historical series of surveys carried out every ten years (in the year ending with “1”) allows us to observe that in the early fifties - before the boom in the sector - jewellery manufacturing companies were less than 3,000 units, with more than 13 thousand employees, including craftsmen. The average size exceeded 4.9 employees per company, a number that was already higher than today. In the sixties, the growing
demand for jewellery– domestic demand first and, then, with greater force, from foreign markets – increased production and production systems. In twenty years, between 1961 and 1981, the number of enterprises had almost doubled (from 4,304 to 8,450 units), in the presence of a more modest increase in the number of employees. Hence a decline in the average size from 6.3 to 4.8 people. The growing demand for jewellery – especially from abroad – and the persistent and immutable growth of the production system had further ramped up the number of workshops and employees. In 2001, there were 10,486 companies and 50,012 employees. In relative terms, the number of enterprises and employees increased in approximately the same order, thus maintaining unchanged the average size of around 4.8 employees per company. With the beginning of the new century, the slower growth in the demand for jewellery from the Western economies was not fully offset by the new boom, which involved emerging economies this time (from Eastern Europe to the Far East, Latin America and North Africa). This led to an extended downsizing of jewellery production in traditional industrial countries, particularly in Italy. Therefore in 2012 total exports (which account for two thirds of jewellery production) continued to record an increase in value (by about 10% compared with a year earlier) and a decrease (estimated at approximately 8%) in real terms, adjusted for inflation (expressed in euro) of precious metals. A decline that comes from the generalised slowdown in purchases of jewellery in the world. According to figures from the World Gold Council, the average decline in 2012 was -4% in quantity. However, Italian jewellery exports account for more than one third of all EU jewellery sales in markets outside Europe. And the portion relating to high-end products is even higher. Italian jewellery exports are suffering an even greater setback than worldwide exports. Hence
the continuation, in 2012, of the downward trend of the Italian share in the world. A reduction that was accompanied by the practice of selling products abroad under the distributor’s label. This made it possible for buyers to change their sources of supply in the short term and without economic damage. The gap described above resulted in a significant increase (+23%) in the average unit value of Italian exports. This growth was due to both an increase in the added value of exported products and to the wellknown rise in precious raw materials. The “gold bubble” and the reduction of the average disposable income of Italian households have curbed the domestic consumption of jewellery. In fact, the relevant index marked a decline of about 14% in 2012. As a result of declines in aggregate demand, production has continued to fall. However, in recent months there have been recoveries (always in year-over-year comparisons) generated mainly by the need for stock replenishments in the supply chain. At the turn of 2012 and 2013, economic research centres developed their usual short-term forecasts for Italy. These analyses (although with different amounts and motivations) show that the decline continued. The average of 2013 will be marked by a negative sign, although a partial recovery is expected towards the end of the year. It is still unclear whether this recovery will be a turning point in the long-term negative trend or just a setback. For the record, exports of precious metals levelled off in 2012, but amounts remained high (in the order of ¤ 9 billion), a third more than the corresponding figure for imports. During final balances it seems useful to mention the changes in the euro price of gold. 2012 saw its twelfth consecutive price rise, +16% compared to a year earlier. (The price has increased fivefold over 12 years). More recently, as interest rates remained on low levels in Europe, the United States and Japan, speculation has slowed down
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English translation
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operations, creating less tension on financial markets and on gold. At the same time some investment banks agreed to allow sales by owners of gold to monetise the wide benefits acquired in recent years. However, there is still an upward trend in the price of the yellow metal. On the one hand due to the increase in aggregate demand for gold in India, China, Russia, and by some central banks. On the other, new concerns resulting from the worldwide growth of sovereign debt could revive some speculative pressure. When the international economic crisis began in 2007-2008, the economic slowdown of the Italian jewellery industry was underway (and, for a complete description of the cycle, it was already underway at the end of 2000, before 9/11). The prolonged crisis of aggregate demand led to a growing surplus of spare capacity in the jewellery industry and a consequent drastic revision of the Italian production system. A revision that was already deemed necessary back in the nineties to meet the new competitive challenges of a world that had changed. Some jewellery companies with traditional products and management techniques had to give way to more dynamic, innovative units for the selection of new products (mainly products with higher added value) and capture the changes in consumer tastes and the new needs of end distribution systems. Other companies have joined mergers or have been bought over. It is estimated that in the last twelve years the number of jewellery companies (not including subsuppliers of components and spare parts that belong to different Ateco categories) fell from 10,486 in 2001 to 7,494 in 2010, and it is expected to fall further to about 6,500 units in 2013. The downward trend in the number of employees is estimated to be even faster: from 50,012 in 2001 to 29,278 in 2010 and about 25,000 in the forecast for 2013. During the same period (2001-2013) the average size of companies was also re-
duced from 4.8 to 3.8 employees per company. This is one of the smallest sizes that has been estimated among Italian sectors. The number of employees has decreased both in larger and smaller enterprises (net of businesses with only one employee, in other words, the so-called self-employed). The decline of the production system has affected all jewellery districts. Of course it showed different degrees of severity from one area to another. Major layoffs have affected the district of Vicenza, while they were less severe in Milan and Naples. Compared to the national average, the average size of businesses in the three main districts has remained signifucant. But even here with reduction trends: Arezzo is expected to fall from 7.0 in 2001 to 5.9 in 2013; Alexandria from 6.1 to 5.0. On the other hand, Vicenza showed an albeit limited increase (from 5.4 to 5.9) due to a higher than average reduction in the workforce (in the order of -70% in twelve years). However, the dynamics of medium-sized enterprises may indicate the key to restart the virtuous circle of development. An action that must however be accompanied by a renewed partnership with the banking system. As is known, the above-mentioned structural deficit of the production system of jewellery companies is obviously hindering the necessary research and preservation of market competitiveness. An adjustment of the business management system was felt and recommended for some time. Even before the international financial and economic crisis. However, the booming demand had (mistakenly) allowed to postpone structural adjustments. This situation has also affected other sectors of the Italian industry. “Mistakes must be paid for – said economist Gros-Pietro-. The market punishes those who make mistakes and enterprises can either change quickly or leave the business”. As has been shown, this conclusion has proven true in the jewellery industry.
Fortunately in many businesses roots are still alive and strong. These are successful businesses that have been able to make the most of production factors, ranging from research to style and technical innovation (not mere restyling), from managerial culture to the long distribution chain which has become more and more important as a result of the irreversible globalisation of markets. Some details about the statistical data used in this article The 2001 industry survey by Istat revealed a very small number of enterprises with two or more local units (factories, warehouses, ect) for the jewellery industry. The number of enterprises is therefore lower than that of local units, but not by far. As for more recent years, statistics cover only the local units registered in the ASIA register (Italian statistical register of active enterprises). As a result, the terms “enterprises” and “local units” are used interchangeably throughout the article, even though we know they are different entities. The estimated or expected numbers of enterprises and workers are net of the number of companies that have left the market for various reasons but were not removed from the register. Time references. For Istat surveys: 1951 (05/11), 1961 (10/10), 1971 (25/10), 1981 (26/10), 1991 (21/10), 2001 (22/10). ASIA data after 2001 include local units (and their employees) that have been in business for at least six months in the relevant year. The first overall and provisional data of the 2011 industry survey will be published at the end of 2013. The analysis of these data may be extended with the recent statistical analyses carried out by Istat on the competitiveness of enterprises and productive sectors, as well as the economic and financial figures taken from the annual accounts of limited liability companies (S.p.a. and S.r.l.) in the jewellery industry. _________________________________________
GEMS Italian version: see page 78
Kashmir sapphires: yesterday and today’s phoenix by Luigi Costantini Managing Director Italy Training Dept. IGI International Gemological Institute, Antwerp, Belgium These exceptional stones were discovered in the XIX century after an avalanche. They are like a phoenix, “everyone talks about it but none knows where it is or if it will ever be there”. Like a myth. Yet, myth sometimes takes on the appearance of reality. It's already happened. It may happen to you. In this case, would you be ready to recognise the myth? Here, let your imagination run wild over the prairies of dreams and hopes, and imagine that you have just come across a piece of period jewellery, dominated by a large beautiful blue stone. Better not to ask why the owner wants to get rid of, it would be too painful for either of you to mention this. The fact is, though, that the setting turns out to be of elegant and exquisite craftsmanship, dating back to several decades ago, apparently the Art Nouveau period. Now check it on a refractometer. It will clearly indicate the species and variety: sapphire corundum. You may also make sure, under the microscope, that the stone is not, by any chance, synthetic. Once you are sure it is not, make your best offer and encourage the handover of the object in question. Now examine your gem more carefully. On closer inspection, the colour of this sapphire will irresistibly attract your attention. “velvety” blue in appearance, due to its soft, almost fluffy translucency, so special, so characteristic. You hurry back to the microscope, and now you seem to understand the origin of this translucency. A widespread scattering
of micro-particles (perhaps of rutile?), like clouds of pulverulent material, which is called “Tyndall effect”, and a series of areas with flat blue or colourless zoning, alternating with hazy-turbid, sometimes milky, whitish zoning. But, to tell the truth, you may as well find some diffused light engendered by a series of flat inclusions, extended to the entire stone, linearly or randomly placed, arrays of crystallographically-oriented flat plates with a different refractive index, which induce a disturbing effect in the transmission of light inside the gem. The question mark that meanders through the maze of your gray matter at this point is: is it by chance a “Kashmir” sapphire? Hadn’t they disappeared, after a period of splendour in the sky of the precious celebrities, between 1880 and the early 900? Hadn’t those damned pegmatites from the Zanskar range, in northwest India, stopped a long time ago to reveal the world their hidden treasure, creating and fueling the myth of the increasingly rare Kashmir sapphire? So hidden that it took an avalanche, plummeted from 5,000 meters above sea level, to bring it into the open in 1880 or so, at 4,000 meters, among those unwelcoming, harsh, perilous peaks. So well concealed that extraction is still sporadic and random, since no mining company felt like investing anything there, given the logistical difficulties. So unique - that colour that remains the same under varying lighting conditions! – that a couple of years ago it fetched $ 145,000 per carat at a Christie's auction in Hong Kong. It is also true that it was a 26.41 carat piece, and bonbons like that are not found every day on a street corner, but mostly in jewellery stores of yesteryear. As a matter of fact, these stones are indeed expensive because of their rarity, as well as their unique beauty. Then add in that, according to experts, the Kashmir sapphire is the rarest of all sapphires - in quantitative
terms - in relation to its field of origin, and the latter, in turn, is one of the most special, from a geological point of view, so as to create very typical inclusions that clearly stand out from other deposits of magmatic and metamorphic origin. In short, a monstre sapphire: born out of small lenticular pegmatites in amphibolite rocks that underwent intense regional metamorphism during a period of significant tectonic activity, associated with the wider Himalayan orogeny. Oh God, what is that stuff you are now seeing under your microscope? Striated, elongated, prismatic crystals of green tourmaline, so common in the “Kashmir”? Stumpy zircon crystals with corroded surfaces? Short acicular crystals of rutile? Plagioclase in small, colourless, absorbed crystals? Black cubic uraninite crystals? Or even feather and veil-like healed fractures, consisting of a network of channels filled with fluid solutions? O good God, what did you give me today? A “Kashmir”? I’m feeling faint. Not least because they say that the Government of the Indian State of Jammu and Kashmir is holding regular auctions and the material comes from the same mines of Padder, located in those inaccessible rocky plateaus at 4,000 meters above sea level, where those mythical, dreamlike, phoenix stones came from, at the turn of the past two centuries. Still rare and expensive anyways. For one of those blue gems, whose carat weight is not even revealed, the local government would ask you to shell out a good 900.00 dollars, you know? Besides, carats are not trifles, there is even stuff above 40 carats, although for the most part they are under ten, speaking of rough stones. In a nutshell, friends, the phoenix is with us again. Therefore, look carefully into that microscope, because if the sapphire you chanced upon does have those characteristics, you might as well cheer up, after having it properly checked by an expert, of course.
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This month we talk about...
Questo mese parliamo di...
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