l'Orafo Italiano 09 2014

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€ 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

L’ORAFO ITALIANO 9 2014

ANNO LXVIII SETTEMBRE 2014

€ 5,00

Survey:

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A world of precious fantasy

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sommario

€ 5,00 L’ORAFO ITALIANO 9 2014

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

ANNO LXVIII SETTEMBRE 2014

€ 5,00

Survey: Successful jewellery advertising

A world of precious fantasy

Flowers Animals Fairy tales

Global Round Up

In copertina / Cover Donna Oro Contatto / Contact Via Faraldi 18016 S.Bartolomeo al mare (Imperia) Tel. +39 0183 4091 Fax +39 0183 409102 donnaoro@donnaoro.com www.donnaoro.com

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erdura Exhibition/ New Italian Art/ ITS Jewellery V Award / Gioielli nella Bibbia/ Café Society by Chanel / Carrera y Carrera / Jewellery Theatre / Italian Design / Olmo by Lowell, the eco-watch.

Desires

31 close up - the dreamy garden

Fiori di tutti i colori, ghirlande sontuose e insetti vivaci popolano la serra più preziosa.

Artwork and photo by Close up Studios

41 close up - a love for africa

Ispirazioni e suggestioni dal continente misterioso per gioielli di grande fascino.

Bracciali componibili della collezione Elements by Donna Oro in oro bianco, diamanti e pietre preziose di colore. ■ Modular bracelets from the Elements by Donna Oro collection in white gold with diamonds and coloured precious stones.

46 flash - "no limits" love

Sector presenta una nuova linea di gioielleria.

48 flash - le ore del "vento"

Altanus, due collezioni per celebrare il centenario.

41

50 flash - onda su onda

Pesci, polpi e cavallucci marini da indossare.

52 orologi - il tempo dei minerali

La bellezza dei materiali estratti dallo scrigno della terra seduce le case di orologeria.

People & brands

54 quando i colori sono storie

31

Carlo Palmiero ha cominciato guardando i maestri. E poi ha scoperto la forza cromatica delle gemme.

56 il potere magico dei gioielli

Per Gerardo Sacco i monili sono opere d’arte, espressione di valori culturali, materiali e simbolici.

62 crieri, tutte le sfumature del fancy

Le nuove collezioni dell'azienda valenzana giocano con i diamanti colorati e una morbida maglia d'oro.

Heritage

71 il castello incantato

Il mondo delle fate prende vita nella collezione che Van Cleef & Arpels presenta alla Biennale des Antiquaires.

26 56 l'Orafo 2014

15

settembre

41


VOGA A U T H I T A L I A N

E

N T I C J E W E L R Y


Sommario

31

75

Visual

75 precious wallpaper

Creazioni straordinarie delle maison di Place Vend么me diventano jewellery patterns.

Inside Jewellery

65 la rivincita dei piccoli

La classifica delle immagini pubblicitarie premia il fenicottero dipinto su una mano dei bijoux Athena.

82 il caso dei rubini transustanziati

I corindoni rosso cupo provenienti dal Mozambico si possono paragonare a quelli originari della Birmania?

84 la gestione efficace del magazzino

Organizzare stoccaggio e rifornimenti di una gioielleria sarebbe oggi impensabile senza un buon software.

Lifestyle

86 eleganza in stile toscano

71

Immersa nel verde dei colli, la Residenza Il Falconiere invita a scoprire i suoi "gioielli": ambienti, cucina e vini.

90 L'orafo club 94 english text 103 brands in this issue

65

82

52

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settembre




Costruire una filiera responsabile per diamanti, oro e platinoidi dalla miniera al consumatore Building a responsible diamond, gold and platinum metals supply chain from mine to customer Il Responsible Jewellery Council (RJC) è un’organizzazione internazionale no-profit, costituita nel 2005 da un gruppo di 14 organizzazioni rappresentative dell’intero comparto dei diamanti e dell’oreficeria. Il RJC è retto da un Consiglio Direttivo e coadiuvato da varie Commissioni per ogni settore d’interesse. La gestione dell’attività è affidata ad un Team con sede in Australia, Canada, Italia e Regno Unito. Il RJC accoglie Membri appartenenti a qualsiasi settore della filiera dell’oreficeria e della gioielleria, di ogni dimensione, comprese le associazioni di categoria. Missione Promuovere norme e prassi operative responsabili, etiche, sociali e ambientali, nel rispetto dei diritti umani, in tutta la filiera che alimenta il comparto dei diamanti, dell’oreficeria e dei platinoidi, dall’estrazione mineraria al commercio al dettaglio. Il Council raggruppa più di 400 associati e 200 membri certificati. La lista è disponibile presso www.responsiblejewellery.com/members/certified-members/ The Responsible Jewellery Council (RJC) is an international not-for-profit organisation established in 2005 by a group of 14 organisations from a cross section of the diamond and gold jewellery business. The RJC is governed by a Board of Directors, supported by a number of Committees and administered by a Management Team located in Australia, Canada, Italy and the United Kingdom. The RJC welcomes new Members, small, medium and large, from all parts of the jewellery supply chain, including trade associations. Mission To advance responsible ethical, social and environmental practices, which respect human rights, throughout the diamond, gold and platinum metals jewellery supply chain, from mine to retail. RJC now groups more than 400 Members and 200 certified Members. The list of RJC certified Members is available at www.responsiblejewellery.com/members/certified-members/

ANNO LXVIII - NUMERO 9 - SETTEMBRE 2014 direttore editoriale direttore responsabile

Ilaria Danieli Andrea Aiello

in redazione

Antonella Garello – antonella.garello@edifis.it

collaboratori

Luigi Costantini, Elisa Facchetti, Daniela Fagnola, Carlotta Grassi, Vittorio Montieri

progetto e grafica

Cristiano Guenzi

foto

Close up Studios

traduzioni

Promo-Est

pubblicità

dircom@edifis.it

traffico pubblicitario amministrazione stampa

Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it amministrazione@edifis.it CPZ S.p.A. - Costa di Mezzate BG Iscrizione Roc n. 6090 del 29/08/2001

prezzo per copia arretrati abbonamenti

€ 5.00 € 10.00 Italia € 40,00 Europe € 80,00 Resto del mondo € 100,00 abbonamenti@edifis.it www.orafoitaliano.it

Registrazione Tribunale di Milano N° 1038 del 10/01/1949 Iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione n° 06090 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi della legge 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi degli artt. 7 e 10 i destinatari hanno facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione scritta al responsabile del trattamento presso EDIFIS S.p.A. – Viale Coni Zugna, 71 – 20144 Milano, luogo della custodia della banca dati medesima. l’Orafo Italiano una rivista edita da:

Responsible Jewellery Council First Floor, Dudley House 34-38 Southampton Street London, WC2E 7HF United Kingdom Tel: +44 (0)20 7836 6376 Email: info@responsiblejewellery.com www.responsiblejewellery.com For information contact: Mila Bonini - Communications Manager Email: mila.bonini@responsiblejewellery.com

Edifis S.p.A. Viale Coni Zugna, 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it - orafo@edifis.it


fedi classiche, fantasia, anelli a fascia, eternity e riviere

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On the cover

PREZIOSO E COMPONIBILE, IL TENNIS DIVENTA ACCESSIBILE Donna Oro lancia il progetto Elements: un bracciale in oro bianco e rosa da costruire e arricchire nel tempo Col nuovo progetto Elements, Donna Oro coniuga la classicità senza tempo del bracciale tennis con la versatilità e l’unicità dei gioielli componibili, venendo incontro al tempo stesso ai problemi legati al difficile contesto economico. Si tratta infatti di un bracciale che il consumatore finale andrà a personalizzare e completare nel corso del tempo: scintillanti diamanti, zaffiri, rubini e smeraldi incastonati su oro bianco o rosa si potranno alternare a una serie di elementi fantasia in oro, adatti alle più svariate occasioni di regalo, come il cuore, il quadrifoglio, la croce, l’orsetto, il bimbo o la bimba, lettere e numeri. La versione in oro bianco - sono disponibili anche quelle in argento e in argento brunito - è protagonista della nuova campagna di comunicazione, che interesserà a 360° carta stampata, televisione, in particolare nel periodo prenatalizio, social network e gli stessi punti vendita, che riceveranno materiale di supporto accattivante e di forte impatto.

Dall'alto in senso orario: lo stand dell'azienda alle fiere di Vicenza; la modella Ivana Mrazova, protagonista della nuova campagna; un momento di lavorazione e la sede aziendale a San Bartolomeo al Mare, Imperia. From above, clockwise: Donna Oro booth at Vicenza fairs; the model Ivana Mrazova, protagonist of the new campaign; a setting process and the main branch, in San Bartolomeo al Mare, Imperia.

With the new Elements project, Donna Oro combines the timeless classicality of the tennis bracelet with the versatility and uniqueness of modular jewels, meeting halfway, at the same time, the issues connected to the difficult economic situation. In fact, it consists of a bracelet that the final consumer will then customise and complete over time: shining diamonds, sapphires, rubies and emeralds set on white or rose gold may alternate to a series of fancy elements in gold, suitable for the most different occasions for a gift as the heart, the four-leafed clover, the cross, the teddy bear, the girl or the boy, as well as letters and numbers. The white gold version - available along with the silver and burnished silver ones - is the protagonist of a new communication campaign that will fully involve magazines, TV, particularly in the period before Christmas, social networks and jewellery stores, with engaging supporting material characterised by a strong impact.

Accanto e sopra: una vetrina Donna Oro e il disegno di un gioiello. Alongside and above: a shop window of Donna Oro and the sketch of a jewel.





Global Round Up

all about

Sotto il titolo, la stilista carolina Herrera, partner dell'esposizione dedicata a Fulco di Verdura (nella foto in basso). A sinistra i famosi bracciali ricoperti di smalto bianco con croce di Malta in pietre di colore sulla superficie disegnati per Chanel.

verdura

A ottobre, sulla Fifth Avenue, una mostra dedicata al gioielliere preferito di Cole Porter e Chanel

Non poteva contare su un grande patrimonio ma aveva una madre molto bella, un cognome nobiliare e uno spiccato senso estetico. A sua madre il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa si era ispirato per la figura di Angelica nel romanzo Il Gattopardo, mentre al suo estro creativo si rivolsero alcuni dei nomi iconici del Novecento. Fulco di Verdura, dovendo rimboccarsi le maniche quando il padre morì dopo aver esaurito i resti di una antica ricchezza, sfruttò la sua creatività e le sue brillanti frequentazioni per diventare uno dei designer di gioielli più famosi del Novecento e il fondatore di una boutique sulla Fifth Avenue che festeggia quest’anno il 75° compleanno. Per l’occasione la maison, diretta da Ward Landrigan, organizza in ottobre una esposizione di cui saranno partner artistici Carolina e Reinaldo Herrera, titolari della famosa casa di moda, assieme alla figlia Patricia Lansing. Dopo un’infanzia dorata nella Villa Niscemi dei nonni materni, una piccola oasi naturale popolata da fenicotteri, fiori e farfalle, ma anche da dipinti antichi, arazzi e grandi felini imbalsamati che il padre gli portava dai suoi viaggi in Africa, Fulco cominciò a frequentare la jeunesse dorée dell’epoca e a sedurla con i suoi disegni. La giornalista Elsa Maxwell lo presentò al musicista Cole Porter che subito gli commissionò una serie di portasigarette per siglare i successi di ogni prima dei suoi musical. A una di

queste première il designer conobbe Coco Chanel che gli affidò le pietre preziose ricevute in dono dai suoi amanti più facoltosi con il compito di ricavarne alcuni meravigliosi gioielli. Inutile sottolineare che quello fu l’inizio di una collaborazione e di una amicizia lunga una vita, che diede forma ad alcuni atout dello stile Chanel; per esempio il bracciale rigido in smalto bianco con croce di Malta in pietre di colore, un pezzo molto riprodotto e che sicuramente si potrà ammirare tra le bacheche della mostra a New York. English translation: see pag. 94

eleganza in bianco e nero Si può indossare come pendente o come spilla questo preziosissimo gioiello a forma di testa di cavallo, realizzato da New Italian Art in oro bianco brunito arricchito da diamanti neri e bianchi, per un totale rispettivamente di 12.42 e di 3.55 carati. Gli occhi sono in onice. Collezione Horses. ■ This precious jewel with a horse head shape realised by New Italian Art in burnished white gold enriched with black and white diamonds for a respective total of 12,42 and 3,55 carats, can be worn either as a pendant or as a brooch. The eyes are made of onyx. Horses collection. l'Orafo 2014

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ITS, un premio

estroso

Il concorso promosso da Swarovski sceglie l'audacia di due giovani designer

Le trovate creative di Noriko Nakazato, giapponese, e di Lior Shulak, israeliana, hanno conquistato la giuria dello Swarovski Jewellery Award, il premio che la multinazionale dei cristalli promuove nell’ambito di ITS International Talent Support, il concorso per i giovani talenti della moda organizzato da tredici anni a Trieste. Ad entrambe le vincitrici andranno 10 mila euro in denaro e la possibilità di trascorrere qualche mese in stage nella sede di Swarovski in Austria, al fianco del team creativo diretto da Ute Schumacher. ■ The creative inventions of the Japanese Noriko Nakazato and of the Israeli Lior Shulak conquered the jury at the Swarovski Jewellery Award, fostered by the corporation of crystals within the ITS International Talent Support, the contest addressed to young talents in the fashion field that has been organised in Trieste for thirteen years. Both winners will be awarded 10 thousand euros and the chance to spend some months for an on-the-job training at the Swarovski headquarters in Austria, side by side with the creative team led by Ute Schumacher.

errata corrige Nel numero di Luglio-Agosto, a pagina 48, è stato pubblicato un orologio attribuito erroneamente all'azienda O clock people by Fullstop. Il nome corretto è invece O clock people by Fullspot. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.

Sopra, la creazione di Noriko Nakazato premiata al concorso ITS Jewellery promosso da Swarovski. A sinistra, dall'alto, le vincitrici Lior Shulak, israeliana, e Noriko Nakazato, giapponese.

il gioiello racconta

In occasione della X edizione del Festival Biblico, la gioielleria Soprana di Vicenza ha curato la pubblicazione di un libriccino dedicato al valore simbolico dei gioielli nella Bibbia: qui l'oro, i preziosi e le gemme sono "simboli del dono e del ringraziamento, della generosità e dell'adorazione, della bellezza e dell'amore". Le citazioni dalla Bibbia sono accompagnate dalle riproduzioni delle opere del grande pittore rinascimentale Paolo Veronese.

l'Orafo 2014

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settembre


Global Round Up

café

society

L'alta gioielleria di Chanel rilegge lo spirito mondano del jet set frequentato da mademoiselle Concerti, cene, balli, vernissage: erano questi gli impegni della cosiddetta Café Society, ovvero il circolo mondano più ingioiellato e certo più fotografato dai magazine internazionali del primo Novecento. Ne faceva parte naturalmente Coco Chanel ed è per questo che la maison della doppia C intitola "Café Society" la collezione che debutta alla Biennale des Antiquaires di Parigi (11- 21 settembre). “Carpe diem” era il motto in cui si riconosceva questo mondo brillante e innovatore spazzato via dalla seconda guerra mondiale; la collezione di High Jewellery che la maison di Place Vendôme dedica alla Café Society evita la strada della nostalgia per interpretare piuttosto l'estetica di quel momento. Articolata in diverse parure, intitolate Broadway, Jazz, Charleston, Bubbles, Smoking e Sunrise, rilegge la luce e le geometrie del primo Novecento con volumi e colori inediti.Nella foto, collier Sunset in oro con diamanti e zaffiri Padparadscha. ■ Concerts, dinner parties, balls, vernissages; these were the social events of the so called Café Society, the mundane club most bejewelled and certainly most photographed by international magazines of the first decades of the 20th century. These happy

few obviously included Coco Chanel and this is why the maison with the double C has given to the collection that make its debut at the Biennale des Antiquaires di Parigi (11- 21 September) the name of Café Society. The High Jewellery collection that the maison from Place Vendôme dedicates to this entourage avoids

gli aironi innamorati Ispirandosi ai manton de Manila, gli splendidi scialli che nel Seicento venivano importati dalla Cina e dalle Filippine, Carrera y Carrera presenta la collezione "Garzas". Indiscusso protagonista è l'airone, simbolo universale di grazia, cambiamento, energia positiva. I gioielli della collezione, in oro, diamanti e pietre di colore, sono leggeri, asimmetrici, curati in ogni dettaglio. Gli orecchini pubblicati a lato raffigurano una coppia di aironi in oro, diamanti e prasiolite.

■ Carrera y Carrera presents its

collection "Garza", taking inspiration from the mantons of Manila, the marvellous shawls that, in the 17th century, were imported from China and the Philippines. The heron is the protagonist, a universal symbol of grace, change and positive energy. The jewels of this collection, in gold, diamonds and stones, are light, asymmetrical, perfect in every detail. The earrings on the right represent a couple of herons in gold, diamonds and prasiolite. l'Orafo 2014

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settembre

following the path of nostalgia to interpret the aesthetic of that age. Developed in different sets entitled Broadway, Jazz, Charleston, Bubbles, Smoking and Sunrise, it rereads the light and geometries of that years with original colours and volumes. In the picture, Sunset choker in gold with diamonds and Padparadscha sapphires.


jevellery

theatre

L'azienda russa si è imposta con uno stile scenografico che ha portato innovazione nel settore

Un gioiello della collezione Fairytales, tempestato di diamanti e pietre preziose.

Fedele al suo nome, Jewellery Theatre ha conquistato i mercati internazionali del lusso con pezzi teatrali e scenografici. Oro, platino, diamanti e gemme purissime danno vita a creazioni spettacolari, apprezzate da VIP e personalità di tutta Europa. Fin dalla sua fondazione a Mosca nel 1998 Jewellery Theatre ha collezionato una serie sorprendente di premi e riconoscimenti per la vena creativa, tecnica e innovativa dei suoi magnifici gioielli. ■ Faithful to its own name, Jewellery Theatre conquered the international markets of luxury thanks to its dramatic and scenographic jewellery. Gold, platinum, diamonds and gems give life to breathtaking creations, appreciated by VIPs and celebrities all over Europe. Since its establishment in Moscow in 1998, the company has obtained an impressive number of prizes and awards, as homage to the creative, technical and innovative vein of its magnificent jewels.

architetture made in italy Fondata pochi anni fa a Cuneo da una famiglia attiva da molti anni nel settore orafo, Italian Design è oggi un interprete del miglior made in Italy. I suoi gioielli sontuosi, realizzati a mano, sorprendono per le architetture, la presenza di minuscoli scrigni e figurine nascoste, gli accostamenti cromatici, la purezza delle gemme. Qui a lato: la splendida coppia di Siberian Earrings. ■ Founded some years ago in Cuneo, Italian Design is today an interpreter of the best Made in Italy. Its hand made sumptuous jewels surprise due to their architectures, for the presence of tiny caskets and hidden figurines, for the chromatic matchings and the purity of their gems. Side: the marvellous pair of Siberian Earrings.

UN OLMO PER L'AMBIENTE Si chiama Olmo ed è l'orologio perfetto per chi ha a cuore l'ambiente. Lowell l'ha progettato e realizzato in Italia ed esclusivamente con materiali riciclabili: legno di recupero e naturale, non trattato, per la cassa, tessuto riciclato da bottiglie di plastica per il cinturino. All'ultima Baselworld, dove è stato presentato in anteprima, Olmo ha destato grande interesse. ■ It is called Olmo (elm) and it is the perfect watch for those caring for the environment. Lowell has designed and realised it in Italy using only recyclable materials: salvaged and natural not treated wood for the case, fabric recycled from plastic bottles for the wrist-strap. When it was presented at the latest Baselworld, Olmo raised a great interest. l'Orafo 2014

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Desires close up

THE DREAMY

GARDEN Fiori vestiti di tutti i colori dell'arcobaleno, ghirlande sontuose e insetti vivaci popolano i luoghi fantastici della serra pi첫 preziosa By Antonella Garello

Photo courtesy of the J.Paul Getty Museum l'Orafo 2014

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Desires

close up

capotosti DESIGN

Dalla collezione "Romantica": anello in oro rosa con rosa in corallo pelle d'angelo, motivi a tralcio di rosa e coccinelle smaltate. ■ From the "Romantica" collection, ring in rose gold with a peau d'ange coral rose, rose branch patterns and enamelled ladybugs.

i titoli

Due anelli in oro 18 carati con diamanti, rubini e tsavoriti. ■ Two 18 carat gold rings with diamonds, rubies and tsavorites.

Nella pagina precedente ■ Previous page

pasquale bruni

Collier della linea "Ghirlanda Violet", in oro bianco, diamanti bianchi, ametiste e quarzi milky; può trasformarsi in due bracciali. ■ Choker of the “Ghirlanda Violet” line in white gold, white diamonds, amethysts and milky quartzes; it can be transformed into two bracelets.

gianni lazzaro

Collana in oro 18 carati con diamanti, zaffiri rosa e tsavorite. Collezione "Tulip". ■ 18 carat gold necklace with diamonds, pink sapphires and tsavorite. “Tulip” collection.

Photo courtesy of the J.Paul Getty Museum

bibigÌ

Bracciali flessibili della collezione "Snake" nei tre colori dell'oro con o senza pietre preziose. ■ Flexible bracelets of the “Snake” collection in the three colours of gold with or without precious stones.

l'Orafo 2014

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230AR Dalla linea Rose "Gioielli Profumati": una rosa in argento 925

my jewels Charm in argento 925 lucido e satinato a forma di pettirosso.

con petali elettroformati modellati e rifiniti a mano. Questi gioielli conservano per un certo periodo di tempo la fragranza di un profumo che sia stato su di essi vaporizzato. ■ From the Rose "Gioielli Profumati" line: a sterling silver rose, with electroformed petals, hand modelled and finished. These jewels maintain for a certain period the scent of a perfume they were sprayed with.

■ Polished and satin finished sterling silver robin-shaped charm.

bianca moretti

comete GIOIELLI Dalla collezione bridal disegnata

La collezione "Arabian Style" comprende orecchini e anello a motivi floreali arabescati, in bronzo placcato oro rosa e oro giallo e in argento. ■ The “Arabian Style” collection includes earrings and rings with arabesqued flower patterns in rose and yellow gold plated bronze and in silver.

dal wedding designer Enzo Miccio, orecchini in oro bianco e diamanti, disponibili in tre versioni, anche in argento e zirconi. ■ From the bridal collection designed by the wedding designer Enzo Miccio, white gold and diamond earrings, available in three versions, also in silver and zircons.

grand soleil Anelli che ricordano un nido, in

argento placcato oro rosa e rodiato con zirconi. Pendenti in parure. ■ Rings reminding a nest, in rose gold plated sterling silver and rhodium plated with zircons. Pendants as a set.

l'Orafo 2014

33

settembre


Desires

close up

falcinelli Italy Pendenti della collezione Dafne in oro, diamanti e pietre semipreziose. ■ Pendants of the Dafne collection in gold, diamonds and semi-precious stones.

giovanni ferraris

Da sinistra: anello in oro rosa, titanio e diamanti; anello in oro rosa, titanio, diamanti e agata bianca. ■ From the left: ring in rose gold, titanium and diamonds; ring in rose gold, titanium, diamonds and white agate.

govoni

Anello in oro giallo 18 carati e diamanti della collezione Nuance. ■ 18 carat yellow gold and diamond ring of the Nuance collection.

lenti&villasco

Dalla collezione Eden, orecchini in oro rosa e pavé di diamanti bianchi e brown. ■ From the Eden collection, earrings in rose gold and white and brown diamond pavé.

l'Orafo 2014

34

settembre


leo pizzo

Pendente in oro rosa con diamanti della collezione "Fiori". ■ Pendant in rose gold with diamonds from the “Fiori” collection.

recarlo

Collezione Trilly: da sinistra, anello in oro bianco e diamanti bianchi; in oro bianco, diamanti bianchi e acquamarina; in oro bianco, diamanti bianchi e zaffiri rosa. ■ Trilly collection: from the left, ring in white gold and white diamonds; in white gold, white diamonds and aquamarine; in white gold, white diamonds and pink sapphires. Photo courtesy of the J.Paul Getty Museum

pinomanna

Pendente/spilla della collezione Natural Chic: in oro bianco, diamanti bianchi, diamanti neri e zaffiri. ■ Pendant/brooch of the Natural Chic collection: in white gold, white diamonds, black diamonds and sapphires.

le sibille

Orecchini Grace, in oro giallo 18 carati, zaffiri, diamanti e micromosaico. ■ Grace earrings in 18 carat yellow gold, sapphires, diamonds and micro-mosaic.

l'Orafo 2014

35

settembre


Desires

close up

morellato

Dalla collezione "Fiore Mio": bracciale in acciaio, diamanti naturali, pietre e cristalli bianchi. ■ From the "Fiore Mio" collection, steel bracelet, natural diamonds, stones and white crystals.

the beauty of flowers Ogawa Kazumasa (1860-1929), icona della fotografia giapponese e celebrato editore di opere di fotografia, nel corso della sua vita ha pubblicato un gran numero di libri dedicati al Giappone tradizionale. Le immagini che pubblichiamo in questo servizio sono tratte dalla sua opera "Fleurs Japonaises", Five Continents Editions. Protagonisti sono i tipici fiori giapponesi come crisantemi, gigli e fiori di loto, immortalati secondo un procedimento che prevede la coloritura a mano delle pellicole. ■ An icon of Japanese photography and a celebrated publisher of works of photography, Ogawa Kazumasa (1860-1929) in his lifetime published a large number of books dedicated to traditional Japan. The images in this report are taken from his famous work "Fleurs Japonaises", Five Continents Editions. Featured are Japanese flowers like chrysanthemums, lilies and lotus flowers, according to a process involving the hand-colouring of prints.

alcozer &J

Anello della collezione "Classic": in ottone dorato con fiore traforato e pistillo in perla; le foglie sono impreziosite da granato, smeraldo, rubino e cristalli Swarovski. ■ Ring of the “Classic” collection: in gilded brass with a fretted flower and pearl pistil; the leaves are made precious by garnet, emerald, ruby and Swarovski crystals.

ottaviani

Collana in argento rodiato con zirconi viola e neutri; disponibile l'anello coordinato. Collezione "Orchidea". ■ Necklace in rhodium plated silver with violet and colourless zircons, available with a matching ring. "Orchidea" collection.

Photo courtesy of the J.Paul Getty Museum l'Orafo 2014

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settembre


donna oro

Orecchini in oro bianco, rubini e diamanti della collezione "Sinfonie". Anello e collana in parure. â– White gold earrings, with rubies and diamonds, from the "Sinfonie" collection. Matching ring and necklace.

francesca villa Orecchini Di Fiore in fiore in oro giallo, diamanti, bottoni dei primi dell'Ottocento con intarsio in madreperla. â– Di fiore in fiore earrings in yellow gold, diamonds, buttons from the first decades of the 19th century with mother-ofpearl inlay.

graziella

La collezione "Margherita" comprende gioielli in oro, seta e smalti. â– The "Margherita" collection comprises jewels in gold, silk and enamels.

l'Orafo 2014

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settembre


close up

stroili

richline

Collezione Desìre: bracciale in metallo rosato. ■ Desìre collection: rose gold plated metal bracelet.

Orecchino/pendente della collezione "My Flower": in oro 18 carati bianco e giallo, con finitura diamantata. ■ Earring/ pendant of the “My Flower” collection, in 18 carat white and yellow gold with diamondmilling finish.

falsini ART

p.v.z. Neonero Bracciali a schiava nei diversi

Photo courtesy of the J.Paul Getty Museum

Desires

Bracciale della collezione "Flower" in oro giallo 18 carati. ■ 18 carat yellow gold bracelet of the "Flower" collection.

l'Orafo 2014

colori dell'oro 18 carati. Collezione "Pizzo d'Oro" di Neonero. ■ Cuff bracelets in the different 18 carat gold colours. "Pizzo d'Oro" collection by Neonero.

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settembre


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A LOVE FOR

AFRICA

Da sempre questo continente misterioso è fonte di ispirazione per gioielli di grande fascino by

ŠMauro Magliani

Antonella Garello


Desires

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PALMIERO

Coccodrillo in oro con pavé di diamanti neri, brown e lemon. ■ Gold alligator with black, brown and lemon diamond pavé.

GIOVANNI raspini

Bracciale Tigre in argento dorato con lavorazione artigianale. ■ Tiger bracelet in gilded silver with artisanal craftmanship.

creart II

Gioielli in ottone, lavorati in microfusione, con smaltatura a freddo realizzata interamente a mano. ■ Brass jewellery worked with the micro casting technique, with handmade enamelling.

l'Orafo 2014

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CARTIER

Anello Panthère de Cartier in oro giallo, lacca nera, peridoto. ■ Panthère de Cartier ring in yellow gold, black lacquer, peridote.

©Mauro Magliani

unoaerre

Bracciale in ottone dorato e smalti della collezione 1AR by Unoaerre. ■ Gilded brass bracelet and enamels of the 1AR by Unoaerre collection.

artlinea

Dalla collezione "Rainbow": orecchini in argento e argento dorato con smalti. ■ From the “Rainbow” collection: silver and gilded silver earrings with enamels.

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Desires

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gabriella rivalta

Collier Leopardo in oro miniato dipinto a mano con fili di pirite, quarzo, citrino, peridoto e goccia di quarzo. ■ Leopard choker in hand painted illuminated gold with strings of pyrite, quartz, citrine, peridote, and quartz drop.

avraria

©Mauro Magliani

Anello Giraffa in oro, diamanti, zaffiri e smalto. ■ Giraffe ring in gold, diamonds, sapphires and enamel.

Homage to Africa Omaggio alla creatività dei popoli africani, Costumes et textiles d'Afrique, opera pubblicata da Five Continents Editions da cui sono tratte le immagini di questo servizio, raccoglie 300 fotografie a colori di tessuti e accessori. Motivi figurativi, nei colori più vivaci, danno vita a vere e proprie opere d'arte che ricordano antichi miti e leggende. ■ The pictures of this feature are taken from Costumes et textiles d'Afrique, published by Five Continents Editions. The book includes 300 full colour pictures of fabrics and accessories. Lively figurative, stylized or geometric patterns give life to real works of art reminiscent of ancient myths and legends.

l'Orafo 2014

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Desires

flash

"NO LIMITS"

LOVE

Per la prima volta Sector presenta una collezione di gioielli che racconta un mondo di affetti “no limits”: due diverse linee per dare forma alle emozioni e ai sentimenti più profondi, che non conoscono confini né limiti. La nuovissima collezione di gioielli Sector, lanciata per la prossima stagione AutunnoInverno, ha l’amore come filo conduttore e parla il linguaggio più dolce e delicato per raccontare, a 360°, i nostri affetti, le persone, gli animali e le cose che amiamo nella nostra quotidianità. Le due nuove linee si chiamano Family&Friends e Family&Love e comprendono collane, bracciali, ciondoli e orecchini in acciaio, con dettagli in oro PVD giallo o rosa e cristalli. I gioielli sono a forma di bimbi e bimbe, cuori, orsetti, casette, cavallini a dondolo, perfetti per celebrare le date importanti dei più piccini: nascite, compleanni, ricorrenze. E accanto a “grandi classici” come farfalle, stelle, coccinelle portafortuna, spuntano i ciondoli dedicati anche agli amici animali, il gatto e il cane. I nuovi gioielli Sector abbracciano insomma tutto ciò che amiamo: e proprio per questo sono il dono perfetto, da regalare o regalarsi, come omaggio ai sentimenti più autentici.

English translation: see pag. 94

l'Orafo 2014

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fedi

Le

dal 1926

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Desires

flash

LE ORE DEL

"VENTO" Sono trascorsi cent’anni da quando, nel 1914, viene fondata a Ginevra la fabbrica di orologeria Altanus Genève, dal nome latino di un vento che soffia dal Golfo del Leone, evocato anche dalla grafica del logo aziendale. Il laboratorio artigianale viene acquisito 50 anni fa dalla famiglia napoletana Casillo e oggi gli orologi Altanus, sinonimo di alta qualità, uniscono all’estetica e allo stile italiani la perfezione tecnica ed esecutiva svizzera. Per celebrare il centenario della fondazione, la maison ha presentato due collezioni durante l’ultima Baselworld. “Centenary” comprende tre modelli a carica manuale (in alto), in edizione limitata a 100 pezzi. Montano movimenti svizzeri personalizzati Altanus, con lavorazione Côte de Genève e viti blu, e hanno cassa in acciaio con vetro zaffiro e fondello a vista, quadranti con doppia zona lavorata a nido d’ape, cinturini in alligatore della Louisiana. “Sculpture”, anch’essa limitata a 100 pezzi, presenta un solo modello con movimento scheletrato a carica manuale svizzero personalizzato Altanus, lavorato a mano nei colori acciaio, oro rosa e canna di fucile (in basso). La cassa in acciaio presenta lo stesso colore del movimento; cinturino in alligatore della Louisiana.

English translation: see pag. 94


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Wedding Luxury bracciale 149,00

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Desires

flash

ONDA SU

ONDA

Ponte Vecchio Gioielli

Nella loro veste più preziosa, tenera o scanzonata, pesci, polpi e cavallucci ci ricordano le vacanze appena trascorse e ci fanno sognare i colori e le trasparenti profondità del mare. Ponte Vecchio Gioielli: dalla linea “Vega”, pendente a forma di polpo, in oro rosa, rubini, zaffiri, diamanti. Misis: orecchini in argento placcato oro 18carati, con zirconi bianchi, giada e cristallo di rocca. Rosato: charm in argento con particolari in rutenio, smalti e zirconi. Dexter Milano: bracciale Time Machine Freedom, personalizzato con un delfino in ottone o in argento. A sostegno del progetto LAV LAVeralibertà, il 10% delle vendite di ciascun bracciale verrà devoluto alla LAV, a sostegno della battaglia contro acquari e delfinari. Angry: anello in oro 18 carati, con diamanti bianchi, diamanti neri, zaffiri; anello in oro 18 carati, con diamanti bianchi, diamanti neri, zaffiri, rubini, tsavorite. Rifiniti in nanotecnologia “clear turchese” e “clear fucsia”.

Angry

English translation: see pag. 94

Dexter Milano

Rosato

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Misis



Desires

orologi

Il tempo dei

minerali La bellezza dei materiali estratti dallo scrigno della terra seduce le case di orologeria, che propongono rari e preziosissimi quadranti. I colori sono saturi e infinita la varietà di sfumature By Daniela Fagnola

O

ggi sono un classico dell’alta orologeria. Ma negli anni Sessanta, quando appaiono sul mercato, i quadranti in pietra dura sono sinonimo di avanguardia: esprimono audacia creativa, capacità di innovazione tecnica e quel gusto per l’originalità tipico dell’epoca. Con il loro infinito repertorio cromatico, i colori dalla forza dirompente e l’estrema varietà delle sfumature, fanno leva soprattutto sul desiderio di personalizzazione e di esclusività del pubblico più raffinato, che ha la certezza di possedere qualcosa di unico e irripetibile. Proprio questo è il segreto del loro immediato successo, da cui scaturisce una vera e propria tendenza destinata a rimanere nel tempo: di nicchia, certo, eppure adottata dalle più blasonate maison di orologeria, soprattutto nei due decenni successivi. Tant’è che, nelle battute d’asta specializzate, capita ancora di imbattersi in qualche pezzo storico a tema, firmato da Patek Philippe o Rolex, Audemars Piguet o Vacheron Constantin, Corum

Dall'alto a sinistra, in senso orario, Extremely Piaget, ispirato all’orologio di Jackie Kennedy; Tambour Bijou Secret di Louis Vuitton; La D de Dior: tutti con il quadrante in turchese. A sinistra: Petite Heure Minute Minerals di Jaquet Droz con quadrante in cuore di rubino.

o Baume & Mercier, tanto per citarne alcune. Fra tutte, però, spicca Piaget: la prima a proporli, la prima a varcare il confine tra orologeria e gioielleria. Specializzata in movimenti meccanici ultrapiatti (il calibro 9P, del 1959, misurava appena due mm di spessore) e incline alla sperimentazione materica, la Manifattura riesce a inserire un sottile disco di pietra dura sotto le lancette senza influire sullo spessore della cassa. Nascono così, nel 1964, i primi modelli con il quadrante in lapislazzuli, seguiti nel tempo da altre varietà di gemme – dalla malachite al corallo, dall’agata all’onice, dalla turchese all’occhio di tigre – fino a raggiungere un trionfo di colori con trenta tipi di pietre diverse. Alcuni esemplari di quel periodo sono rimasti famosi: come quello del ’65 appartenuto a Jackie Kennedy, con il quadrante in giada, la cassa ovale, la lunetta incastonata di diamanti e smeraldi e il bracciale l'Orafo 2014

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Turchese, malachite, corallo, occhio di tigre. Ieri come oggi, le pietre dure sono protagoniste di modelli esclusivi. Pezzi unici o edizioni millesimate

in oro giallo dal decoro “palace”, simile a un tessuto; o quello di Elizabeth Taylor, del ’67, con il quadrante in opale, la cassa rotonda ornata di brillanti e il bracciale d’oro giallo formato da elementi geometrici. Ma è negli anni Settanta che il design Piaget tocca i vertici dell’esuberanza estetica. Il quadrante in pietra dura diventa il fulcro di scultorei orologi-manchette, con il bracciale in oro battuto o inciso a mano, forgiato in forme irregolari, intrecciato come una griglia o una rete, incastonato di gemme cabochon. Oppure diventa l'elemento dominante di lunghi e flessuosi sautoir, con la piccola cassa applicata come pendente. Creazioni spettacolari, che rivivono nella nuova collezione di orologigioiello "Extremely Piaget": distinta dai modelli del passato solo per il movimento al quarzo, ovviamente costruito in-house, è esposta alla 27a Biennale des Antiquaires (Parigi, 11/21 settembre) e costituita soltanto da pezzi unici. Non va dimenticato, infatti, che la realizzazione di quadranti simili comporta oggettive difficoltà. Prima di tutto la reperibilità di una pietra adatta, dalla superficie omogenea, priva di fratture o difetti che possano compromettere il risultato; poi la delicata fase del taglio, eseguito tradizionalmente con frese diamantate, dalla grana sempre più piccola (con acqua come lubrificante e refrigerante), fino a ottenere tondini dallo spessore limitato a pochi decimi di millimetro; quindi l’applicazione su un supporto metallico, e infine le varie operazioni di lucidatura, effettuate sempre con materiali abrasivi. L’intero processo di lavorazione, almeno nella maggior parte dei casi, è sostanzialmente artigianale: richiede perizia ed esperienza, e influisce sui costi finali. Ecco perché gli orologi con il quadrante in pietra dura sono tuttora realizzati in tirature strettamente limitate – a volte solo su commissione. L’unica differenza rispetto al passato, semmai, sta nella ricerca di inediti effetti cromatici, quindi nell’utilizzo di pietre inusuali: Jaquet Droz, per esempio, che li ha sempre prodotti come pezzi unici o nel “Numerus l'Orafo 2014

Clausus” di otto, nella nuovissima collezione "Minerals" reinterpreta i propri modelli iconici con la bronzite e la spectrolite, oltre che con il diaspro imperiale, il lapislazzuli, l’onice, il rubino e la meteorite (naturalmente di una qualità priva di proprietà magnetiche, per evitare di danneggiare il meccanismo). E sono soltanto pezzi unici anche quelli di Louis Moinet: sia gli esemplari della collezione “Treasures of the World", in cui ha collaborato con lo specialista Daniel Haas per “vestire” il Vertalis Tourbillon di lapislazzuli, opale australiano, diaspro di Biggs, labradorite e stromatolite, sia il Qatar Tourbillon, con il quadrante intagliato nell’unica meteorite mai trovata nell’emirato arabo. Ed è di nuovo la meteorite la protagonista di due special edition dell’Oyster Perpetual DayDate di Rolex. Del resto, l’attualità del trend è confermata anche da alcune maison di moda. Come Dior, che ha introdotto i quadranti in pietra dura nella collezione "La D de Dior": gli ultimi sono in turchese, giada, occhio di tigre e occhio di toro. E Louis Vuitton, che ha in catalogo il Tambour Bijou Secret impreziosito da lapislazzuli, malachite o turchese. Ognuno in edizione limitata di 23 esemplari. A destra, Vertalis Tourbillon con quadrante in labradorite, pezzo unico della collezione "Treasures of the World" di Louis Moinet. Sopra, un Rolex Oyster Perpetual Datejust con quadrante in occhio di tigre, 1968 (foto courtesy Antiquorum). In alto, orologio di Piaget con quadrante e inserti in turchese, 1969. 53

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People & Brands

Quando i

colori

sono storie

Carlo Palmiero ha cominciato da ragazzino stando per ore a guardare i maestri artigiani. E poi ha valorizzato la forza delle gemme di colore, facendo scuola e tendenza con i suoi arcobaleni in pavé By Ilaria Danieli

U

avere più superficie su cui sperimentare le mie gradazioni avevo introdotto anche un’altra novità: contrariamente alla gioielleria classica di allora, che puntava sul solitario o sul contrarié con gemme centrali di grandi dimensioni, io avevo spostato l’attenzione dal centro all’intero oggetto, dilatandone le forme ed enfatizzando tutti i volumi, comprese le parti di supporto come il gambo degli anelli». Fu così che le preziose forme accartocciate, intrecciate a gomitolo o modellate in forme organiche diventarono un atout del marchio, un trampolino per la notorietà internazionale. L’azienda comunque aveva già una storia piuttosto lunga. Carlo Palmiero aveva cominciato molto presto a rimboccarsi le maniche frequentando dopo la scuola le botteghe degli artigiani orafi. «Dopo qualche anno di osservazione al fianco dei maestri sono passato alla pratica e mi sono scoperto creativo, abile, appassionato e perfezionista». La decisione di fondare la propria impresa è arrivata a 18 anni, con un piano abbastanza preciso rispetto ai mercati su cui puntare e nessun piano specifico per quanto riguardava prodotto. «Anche allora, come oggi, non pianificavo le collezioni, non decidevo a priori come sarebbe stato il gioiello e quanto sarebbe dovuto costare. Parto da un’idea, la sviluppo e valuto se e come si potrà realizzare, cercando di superare me

na quindicina di anni fa, ad Anversa, lo credevano un visionario. Quando Carlo Palmiero decise di comprare diversi lotti di diamanti colorati, considerati allora prodotti non commerciali, li trovò a un prezzo interessante, perché nessuno in quel periodo li utilizzava. «Comprai anche molte pietre semi-preziose di colore - racconta Carlo Palmiero - sempre suscitando sguardi increduli. In realtà avevo un progetto creativo molto preciso». Il suo obiettivo si capì qualche mese dopo, quando nelle vetrine del suo stand alle fiere internazionali apparvero gioielli ricoperti di pavé degradé in rosa, azzurro, verde, giallo e violetto. In quegli anni si usciva da un periodo di minimalismo esasperato, che aveva desaturato la tavolozza delle gemme e i colori dei metalli preziosi: oro bianco oppure platino e diamanti erano gli abbinamenti preferiti, al massimo qualche lampo verde o blu di smeraldi e zaffiri, il tocco rosso di un rubino. Controcorrente, lo statement di Palmiero era basato su una tavolozza di variazioni cromatiche inedite e intriganti, realizzate nobilitando una materia prima poco apprezzata di cui il designer aveva intuito il potenziale nascosto. «Il maestro Stefan Hafner disse che avevo colorato la gioielleria - continua Carlo Palmiero - ma per l'Orafo 2014

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stesso ogni giorno. Rubo le idee alla natura, agli animali, agli artisti che amo di più e poi sperimento i colori. Credo che sia fondamentale offrire al cliente suggestioni sempre nuove, magari qualche sorpresa, un’emozione: ma per riuscirci devo prima di tutto emozionarmi io stesso. Nel mio caso l’originalità dei gioielli non va in conflitto con la loro vendibilità, perché il mio è un settore di nicchia, nel quale i pezzi sono apprezzati soprattutto per l’estro che esprimono e che li identifica». Del resto da questa azienda valenzana, costruita attorno alle radici di un ulivo pluricentenario che lega natura e tradizione, non escono più di 500 pezzi all’anno. Ma si tratta di una realtà che resiste bene alla crisi e recentemente ha visto l’ingresso della seconda generazione, cioè Luca, il figlio maggiore di Carlo. Tutto lascia prevedere che le collezioni firmate Palmiero continuino a incontrare i favori del suo target (concentrato per lo più nei paesi mediorientali e asiatici con il culto dell’Italia), ma secondo il gioielliere qualcosa sta cambiando: «Purtroppo qui a Valenza stiamo perdendo le maestranze migliori, che spesso sono costrette a trasferirsi all’estero dove le possibilità di lavoro sono maggiori. Per frenare questo flusso, e anzi affermare l’expertise del distretto, il mio sogno nel cassetto sarebbe l’ipotesi di affiancare alla mia azienda una scuola d’arte orafa, ma per il momento la crisi ha bloccato tutto. Io comunque non ho abbandonato l’idea».

Nella pagina a fianco, dall'alto: anello Gomitolo in oro, diamanti e zaffiri, Carlo Palmiero accanto all'ulivo secolare che ha voluto come centro della sua sede aziendale e, sotto, da ragazzino mentre apprendeva i rudimenti del mestiere. In questa pagina, dall'alto in senso orario: anello Captured stone con rubellite centrale, spilla Camaleonte con zaffiri e topazi, anelli della Drapes Collection in diamanti e zaffiri e un'immagine della sede Palmiero a Valenza.

English translation: see pag. 94 l'Orafo 2014

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People & Brands

IL POTERE

MAGICO DEI GIOIELLI

Per Gerardo Sacco i monili sono opere d’arte, espressione di valori culturali, materiali e simbolici: per questo arrivano al cuore delle persone By Antonella Garello

D

manifatturiera, dunque la creatività e l’artigianalità superano il valore intrinseco. Un monile è un’opera d’arte, e in quanto tale esprime l’anima e la personalità dell’artista che lo crea (un aspetto fondamentale: oggi sempre più spesso si vedono gioielli senz’anima, visibilmente industriali), valori estetici tangibili e significati culturali che arrivano direttamente al cuore delle persone. Il gioiello ricco di questi valori ha un potere quasi magico, un incanto emanato da credenze religiose, tradizioni, miti, sogni antichi e leggende. E’ necessario che esprima un valore da trasmettere di madre in figlia, è il testimone dell’amore di un uomo verso una donna. E’ simbolo di continuità, è un legame affettivo con un passato che deve essere trasmesso per dare fiducia, energia e fortuna alle nuove generazioni. Alle donne di oggi che, come sempre, hanno il potere di incantarci». Ha avuto il privilegio di conoscere veri e propri miti della storia del cinema: chi di loro le ha davvero toccato il cuore? «Effettivamente nel corso dei miei 50 anni di attività ho davvero avuto l’onore di incontrare personaggi straordinari. Ne citerò in quest’occasione solo due e la prima è senza dubbio Liz Taylor. Il nostro primo incontro risale al 1986, anno in cui Franco Zeffirelli (a cui insieme al produttore Fulvio Lucisano va il mio eterno grazie) mi affidò la realizzazione dei gioielli di scena per il film Il giovane Toscanini. La pellicola, interpretata proprio da Liz Taylor, mi permise di essere conosciuto in Italia e all’estero. Da allora, infatti, famosissime donne dello spettacolo indossano i miei gioielli. Ricordo ancora il momento in cui, tremante e molto emozionato, mi avvicinai a Liz Taylor per presentarle i gioielli creati per il film; è ancora impressa nella mia mente l’espressione di sorpresa e di ammirazione dell’attrice alla vista dei gioielli, e l’espressione pronunciata: ”it’s wonderful!”. In

all'apprendistato a Crotone, da ragazzino, alla notorietà internazionale: quanto di questo successo sente di doverlo proprio alla sua terra? «Direi quasi tutto. Lontano dalla mia terra mi sentirei come una pianta recisa. Mi piace paragonarmi al bergamotto, un frutto tipico del nostro territorio che, nonostante in molti ci provino, non riesce ad attecchire in altre zone se non in una determinata parte della Calabria». Nei suoi gioielli il passato e la storia prendono vita, diventano attualissimi. Che significato e che importanza dà alla parola “cultura”, così impopolare nell’Italia di oggi? «E’ un valore che va protetto ad ogni costo: la nostra cultura, le nostre tradizioni e credenze hanno ispirato e forgiato generazioni di artisti, ma non solo. Personalmente, non avendo avuto modo durante l'adolescenza di seguire un percorso scolastico che mi permettesse di acquisire nozioni importanti per la formazione di un orafo, ho attinto alle radici della mia terra. Acquisendo elementi di antropologia, architettura e cultura magno-greca, senza tralasciare le bellezze naturali e paesaggistiche che mi circondano. Un consiglio che mi capita spesso di dare alle scolaresche che vengono a visitare il nostro laboratorio-bottega è quello di trarre spunto dal passato, purché lo si faccia proprio e lo si rielabori rendendolo attuale. Ai molti giovani sfiduciati e senza speranza dico che la cultura si può raccontare in molti modi, anche semplicemente ammirando ciò che ci sta intorno». Quali valori, secondo lei, dovrebbe esprimere un gioiello? «Un gioiello è la sintesi preziosa di valori culturali, materiali, artistici e simbolici. Non parlerei tanto del suo valore intrinseco, ma di ciò che trasmette per il solo fatto di essere indossato. Il valore dei miei gioielli risiede soprattutto nella capacità l'Orafo 2014

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Pagina a fianco: collana Cammei e Perle; al centro, Gerardo Sacco con Sophia Loren. In questa pagina, dall'alto: Gerardo Sacco con Liz Taylor; orecchini della linea Arbereshe; Gerardo Sacco con Glenn Close, sul set di "Amleto"; Robert De Niro riceve il trofeo realizzato da Gerardo Sacco per il Taormina Film Festival; orecchini Lanterne; il gioiello dedicato al dio Pan.

quel momento, stordito dall’emozione e incredulo, ho chiesto come mai proprio lei che possedeva gioielli stupendi fosse rimasta così colpita dalle mie creazioni, e la Taylor rispose che se pur possedeva preziosissimi diamanti, quelli appena visti erano opere d’arte, e così acquistò l’intero campionario, consacrandomi agli occhi di tanti giornalisti come “l’orafo delle dive”. Il ricordo che ho di questa grande diva è la sua umiltà e l’imbarazzante dolcezza. Un giorno, mentre veniva truccata dietro le quinte, mi disse che avrebbe dato qualunque cosa per avere una pelle color ambra come il suo personaggio, Aida; io le risposi che quel colore di pelle lo posseggono in molti, mentre i suoi occhi erano unici e magici. Allora mi abbracciò ringraziandomi per le belle parole! Il secondo personaggio è certamente Mariagrazia Cucinotta, che mi ha preso il cuore. A lei mi accomuna la stessa matrice mediterranea, quello spirito del sud, fatto di autenticità e determinazione. È una donna straordinariamente bella, che possiede un’immensa umanità!». Dopo tanti anni nel mondo dei gioielli, cosa ha ancora il potere di stupirla piacevolmente e, al contrario, di irritarla? «Mi stupisce il fatto che più avanzo nell’età, più aumenta il mio entusiasmo. Mi reputo molto fortunato poiché il mio hobby coincide con il mio lavoro, e viceversa. Mi dispiace ultimamente ravvedere una generale mancanza di creatività, una sorta di banalizzazione e una, a mio parere indiscriminata, industrializzazione. Mi irrita l’egocentrismo di alcuni, a me piace la squadra, il "noi". È per questo che ringrazio costantemente chi giorno dopo giorno lavora al mio fianco». I tre aggettivi in cui più si riconosce. «Preferirei che questa domanda fosse rivolta a chi mi conosce da sempre. Quello che sento di dire è che senz’altro sono una persona estremamente sensibile, e direi profondamente grata verso questa vita che, seppur a volte dura, mi regala ogni giorno tante gioie e soddisfazioni». English translation: see pag. 94


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CORSI I.G.I. CALENDARIO 2014 CALENDARIO CORSI 2014

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9 Corso Approfondimento Pratico Gemme di Colore - Sintetico 5 gg. € 775,00** per Programma Esteso con Esame Pratico Finale 23-27 Giugno 19-23 Settembre 17-21 Novembre 17-21 Novembre 24-28 Novembre Marcianise (Ce) Trecastagni (Ct) Roma Cavalese (Tn) Ascoli Piceno 9 a. Corso Teorico a Distanza di : Identificazione, Analisi Qualitativa e Valutazione delle Gemme di Colore, Riconoscimento dei Sintetici, delle Imitazioni e dei Trattamenti nelle Gemme di Colore – 1 gg per Programma Esteso con Esame Scritto Finale abbinato al Programma n° 9 € 160,00** 24 Settembre 22 Novembre 22 Novembre 25 Novembre 29 Novembre Trecastagni (Ct) Roma Cavalese (Tn) Marcianise (Ce) Ascoli Piceno 10. Corso Approfondimento Pratico Perle - 1 gg € 160,00** Per Programma Esteso con Esame Pratico Finale 20 Febbraio 06 Marzo 01 Aprile 17 Aprile Cavalese (Tn) Marcianise (Ce) Roma Ascoli Piceno 02 Ottobre 13 Novembre 02 Dicembre Ascoli Piceno Marcianise (Ce) Trecastagni (Ct)

10 Luglio Cavalese (Tn)

10 a. Corso Teorico a Distanza di : Analisi Qualitativa e Valutazione delle Perle Stesso giorno del Corso 10, costo incluso Per Programma Esteso Con Esame Scritto Finale Abbinato al Programma n° 10 11. Corso Approfondimento Materiali Organici - 2 ggg € 310,00** per Programma Esteso con Esame Pratico e Teorico Finale 08-09 Maggio 28-29 Maggio 09-10 Giugno 19-20 Settembre 03-04 Novembre Trecastagni (Ct) Marcianise (Ce) Ascoli Piceno Cavalese (Tn) Roma 13. Corso Taglio e Sfaccettatura delle Pietre di Colore - Corso Base 5gg € 550,00+IVA Esame Teorico Scritto Integrativo I.G.I. Opzionale € 215,00** 31 Marzo-04 Aprile 21-25 Luglio 24-28 Novembre Cavalese (Tn) Italiano-Inglese Cavalese (Tn) Cavalese (Tn) 14. Corso Taglio e Sfaccettatura delle Pietre di Colore - Corso di Specializzazione 5gg € 550,00 + IVA Esame Pratico Integrativo I.G.I. Opzionale € 80,00** 07-11 Aprile 28 Luglio – 01 Agosto 01-05 Dicembre Cavalese (Tn) Italiano- Inglese Cavalese (Tn) Cavalese (Tn) Pag. 6

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I Newd eas New Jewellery Blog Dopo quasi 2 anni di rubrica sull’ Orafo Italiano voglio ricompensare i numerosi lettori che mi seguono con un nuovo e succoso Blog: darioramerini.com Su di esso verrà dato ancora più spazio all’interattività! La nuova piattaforma ospiterà il tanto atteso dizionario della gioielleria che avevo preannunciato in un precedente articolo. Nondimeno ci saranno interviste con personaggi dal calibro internazionale esperti in moda, gioielli e pietre preziose! Non mancate di visitarlo spesso perché vi prometto frequenti novità e indiscrezioni!

After almost 2 years of column on L’Orafo Italiano I want to reward the many readers who follow me with a new and juicy Blog: darioramerini.com There will be given even more space to interactivity! The new platform will host the long-awaited jewelry dictionary I had announced in a previous article. There will be also interviews with high standing names experts of fashion, of jewels and precious stones! Don’t miss to visit it often because I promise you many news and rumours!

Dario Ramerini per l’Orafo Italiano


People & Brands

CRIERI, tutte le

sfumature dEL FANCY

Le nuove collezioni dell'azienda valenzana sono giocate sull'impiego dei diamanti colorati e su una maglia molto morbida, per formare una sorta di raffinatissimo tessuto

D

opo aver colorato l’estate delle tonalità più calde, con collezioni giocate sull’oro e sui diamanti gialli, Crieri si appresta a “vestire” le prossime stagioni con tutte le sfumature dell’arcobaleno, puntando su un tessuto di diamanti fancy declinati in tutti i possibili colori, dall’amatissimo giallo all’azzurro, dal blu al viola al rosa. La nuova collezione "Cashmere" comprende girocolli, bracciali, orecchini e anelli dalla texture particolare, appunto una sorta di tessuto di diamanti caratterizzato da una maglia molto morbida che conferisce vestibilità e raffinati giochi di luce. Eleganti, vivacissimi, curati in ogni dettaglio, i nuovi gioielli Crieri hanno tutte le caratteristiche delle creazioni di alta gioielleria, con carature che spaziano dai 3 fino ai 100 carati. L’approvvigionamento delle gemme è seguito personalmente da Alessandro Saracino, responsabile della parte commerciale, che ha concluso accordi con selezionati sightholders indiani per importanti quantitativi di gemme, il che

consente all’azienda non solo di disporre di una vastissima scelta di pietre, ma anche di poter proporre il sogno di “diamanti vestiti di oro” a prezzi decisamente competitivi. Il 2014 si chiude con novità importanti anche sul fronte della distribuzione: a partire dal 1° Ottobre, infatti, viene lanciato sul mercato il brand Crieri e l’azienda valenzana sarà presente con le proprie creazioni in 150 gioiellerie selezionate, distribuite su tutto il territorio nazionale. Un’operazione studiata e preparata con grande cura: Crieri offrirà ai dettaglianti partner materiale di supporto, dal packaging alla vetrinistica, assicurando assistenza, puntualità nelle forniture, un accurato servizio post vendita. A partire dal 2015, l’azienda affronterà anche l’impegno sui mercati stranieri, cominciando a partecipare a importanti manifestazioni internazionali quali Las Vegas e l'edizione di Settembre della fiera di Hong Kong.

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In queste pagine, alcuni esempi di gioielli dalla nuova collezione Cashmere di Crieri, caratterizzati da uno splendido "tessuto" di diamanti fancy.


■ These pages: some examples

of jewels from the Crieri new Cashmere collection, characterised by a beautiful fancy diamond "fabric", declined in all possible hues.

■ After colouring our summer with the warmest hues thanks to collections playing on yellow gold and yellow diamonds, Crieri is getting ready to “dress” the following seasons with all the shades of the rainbow, relying on a fancy diamond fabric declined in all possible nuances, from the beloved yellow to light blue, from blue to violet and pink. This new Cashmere collection comprises chokers, bracelets, earrings and rings manufactured with a particular texture, a sort of diamond “fabric”, characterised by an extremely soft mesh bestowing wearability and refined tricks of light. These new jewels by Crieri are elegant, extremely lively, and show a particular care for details and all the features of top jewellery creations, ranging from 3 up to 100 carats. The supply of gems is personally followed by Alessandro Saracino, responsible for the business part, who signed some important agreements with selected Indian sightholders regarding significant quantities of gems. This has allowed the Valenza based company not only to have at its disposal a very wide selection of stones, but also to be able to propose the dream of “diamonds dressed in gold” at decidedly competitive prices. 2014 ends with important news also on the distribution sector: in fact, starting from 1st October, the Crieri brand will be launched on the market and the company will be present with its creations in 150 Italian selected jewellery shops, spread across the whole national territory. An operation that has been studied and prepared with great care: Crieri will offer its partner retailers supporting materials, ranging from packaging to window dressing, and the company will ensure assistance, timely supplies, as well as an

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accurate after-sale service. Moreover, starting from 2015, the company will also face the commitment on the foreign markets, starting with the attendance of important international trade exhibitions abroad, such as the one held in Las Vegas and the September edition of the Hong Kong Jewellery and Gem Fair.


www.empire.it empire@empire.it info +39 081.5283937


Inside Jewerly survey

LA RIVINCITA

DEI PICCOLI La classifica delle immagini pubblicitarie premia il fenicottero dipinto su una mano dei bijoux Athena. Trollbeads e Ops! in testa nella gara della riconoscibilità

GRADIMENTO GRADIMENTO ANNUNCI ANNUNCI STAMPA STAMPA 2013 2013 ▪▪ LIKEABILITY LIKEABILTY OF OF PRINT PRINT ADS ADS 2013 2013

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Inside Jewelry

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By Vittorio Montieri nche stavolta la più bella del reame non è una donna. E’ un fenicottero. Con tutte le affascinanti modelle e attrici che affollano la comunicazione dei preziosi, l’immagine pubblicitaria preferita dai lettori italiani è quella di un fenicottero rosa dipinto su una mano e un avambraccio per i gioielli in argento a marchio Athena. Sembra una contraddizione. E forse non è l’unica, se si considera che la collezione è ispirata, come si legge nella stessa pagina, «dall’atmosfera fumosa e misteriosa di Manhattan, dal romanticismo di Parigi, dall’elettricità contagiosa di Milano», insomma «racchiude gli stili, i colori e le essenze delle città più belle del mondo». Ok, ma il pink flamingo? Un fenicottero metropolitano non si è ancora visto, anche perché avrebbe difficoltà a reperire i crostacei e le alghe ricche di carotene che conferiscono al suo piumaggio il caratteristico colore rosato. Fatto sta che questo ossimoro tra esotico RICONOSCIMENTO ANNUNCI STAMPA 2013 ▪ RECOGNITION OF PRINT ADS 2013 e cittadino, tra l’istinto 100% naturale della raffigurazione, che probabilmente fa le veci del potenziale proprietario dei 90% bracciali, e le influenze urbane del prodotto ha permesso al laboratorio 80% artigianale della famiglia Muratori, sito in Misano Adriatico, di surclassare le 70% griffe globali del settore e all’agenzia riminese Tattica di battere le multinazionali 60% dell’advertising. Oltre ad aver ottenuto il voto medio più alto (Grafico 1), anche 50% la percentuale di top box (il giudizio più positivo tra i cinque a disposizione degli 40% intervistati) è risultata più che doppia rispetto al secondo arrivato. E 30% dunque, come nel 2012 tra i tanti scatti patinati d’indossatrici e show-girl 20% aveva vinto l’illustrazione di un dodo all’ombra di una palma, così lo scorso anno, tra i ritratti e le figure 10% intere di altrettante belle ragazze, la più gradita è stata un’opera di hand 0% painting art con protagonista un altro uccello accanto a una RICONOSCIMENTO ESATTO ▪ Correct Attribution VISTA NON RICONOSCIUTA ▪ Seen not recognized pianta da salotto. Certo MAI VISTA ▪ Never seen RICONOSCIMENTO ERRATO ▪ Wrong attribution quello della mano pitturata e zoomorfa è un cliché che wa

Tiff rovsk any i Bro &C sw o. ay S’A gap ò Car ti Sal er vin i Le Béb é No m Tuu inatio n m Pom ella Tro to llb ead DD s Bu lg Reb ari e G.V cca isc on 2Je ti w Op els s! Ro sa Da to mia ni Vh er Jac nier k& Co. Zo pp G.R ini a Sod spini ini Ath e Rec na arl o Cri vel li

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ha sempre riscosso grande successo in pubblicità. Il primo a farne uso fu il brand di orologi Citizen nel lontano 1986. E poi il WWF, l’operatore telefonico AT&T, la finanziaria Schroders, fino ai nostri eroi romagnoli, che hanno riportato questa tecnica nel suo ambiente più naturale: in fondo mani e braccia sono il luogo di destinazione della maggior parte dei gioielli e nessuno ci aveva mai pensato prima. Il fatto poi che l’annuncio vincente di Athena fosse l’unico un po’ diverso dal solito tra le trenta campagne sottoposte al nostro annuale test (venticinque erano fotografie di mannequin o testimonial e i restanti quattro still-life) dovrebbe far riflettere sul fatto che un pizzico di originalità non guasta anche quando si maneggiano oggetti sacri dal punto di vista creativo come i gioielli. Ma tanto sappiamo che è una battaglia persa e che continueremo a vedere una pletora di star agghindate e ammiccanti. Tra queste, il pubblico ha preferito la raggiante australiana Miranda Kerr, buddista, RICORDO/GRADIMENTO ANNUNCI STAMPA 2013 ▪ RECALL/LIKEABILITY OF PRINT ADS 2013 bisex, ex “angelo” di 60% Victoria’s Secret e seconda modella più pagata al Athena mondo, con oltre 7 milioni di dollari nel 2013, dopo Gisele Bundchen. Swarovski l’ha incorniciata 50% Bulgari di rose inglesi di varia tonalità selezionate personalmente dal fotografo Nick Knight, Swarovski ufficiale dell’Ordine 40% dell’Impero Britannico per Cartier meriti artistici. A ruota Morellato segue la ex-première dame Carla Bruni, per la quale Le Bebé non sono necessarie presentazioni, immortalata 30% da un Terry Richardson Trollbeads decisamente meno Recarlo S’Agapò Salvini trasgressivo del solito in Sodini pose informali che Ops! Visconti volutamente stonano con Stroili Tiffany & Co. 20% gli impegnativi gioielli Nomination della collezione Diva di 2Jewels Jack & Co. Vhernier Bulgari. Carlà può permetterselo. Tra Zoppini Pandora parentesi, è stata Rosato Raspini Crivelli l’immagine più apprezzata 10% dai maschi del campione. Rebecca Brosway DD Poco più sotto per numero Pomellato Tuum di preferenze “l’ottava meraviglia del mondo”, la Damiani top model portoghese Sara 0 Sampaio, già ammirata con 0 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% i bikini Calzedonia e adesso con i gioielli RICORDO (riconoscimento corretto - riconoscimento errato - vista non riconosciuta) Morellato. Se non fosse AD RECALL (correct attribution - wrong attribution - seen not recognized) monotono, l'Orafo 2014

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aggiungeremmo per curiosità che all’ultimo posto nella media dei giudizi si piazza la vitrea Tilda Swinton di Pomellato; siccome però è una costante degli ultimi anni, quanto la perseveranza di Pomellato nel protrarne il contratto di endorsement, preferiamo soprassedere. L’altro test a cui abbiamo sottoposto gli annunci dei 30 maggiori utenti pubblicitari sulla stampa periodica è quello del riconoscimento “blind”, ossia il saper attribuire correttamente la pagina all’inserzionista dopo aver coperto nome e logo della marca (Grafico 2). Qui la musica cambia ed entrano in gioco fattori del tutto diversi: l’ammontare dell’investimento, l’abilità nella pianificazione degli spazi sulle diverse testate, le sinergie con gli altri media e in primis con la televisione, la familiarità del legame tra marca e testimonial, la rotazione dei diversi soggetti della campagna, l’unicità di alcuni elementi dell’impaginazione grafica o dei prodotti stessi. Non a caso Athena, tanto gradevole quanto poco visibile, precipita ai gradini più bassi in questa graduatoria, mentre RICORDO/INVESTIMENTO STAMPA PERIODICA 2013 ▪ AD RECALL/MAGAZINES AD SPENDING 2013 primeggia Stroili, che invece, quanto a likeability, con la 1000 modella Isabeli Fontana non Stroili ha certo brillato come quando c’era Ilary Blasi. Essere il top 900 spender di categoria sia sulla stampa periodica che in televisione deve pur servire a 800 qualcosa! Stesso discorso per gli altri brand più riconosciuti - Morellato, 700 Pandora, Swarovski, Brosway Crivelli DD e S’Agapò - i quali, assieme a Pandora Swarovski Breil che però ha disertato i 600 Brosway Rosato periodici, sono neanche a Tiffany & Co. dirlo i maggiori inserzionisti Sodini Cartier Salvini televisivi. L’unico che non ha 500 Morellato bisogno di altri mezzi per Le Bebé farsi riconoscere al volo è Pomellato Tiffany & Co.: gli basta una 400 pennellata di Pantone 1837, Tuum Raspini uno dei pochissimi colori Bulgari registrati come segno Vhernier 300 distintivo di marca. La Visconti Nomination 2Jewels sorpresa in negativo viene da S’Agapò Recarlo Ops! Crivelli, fanalino di coda Athena Zoppini Jack & Co. 200 nonostante la sua spesa sui Trollbeads Rebecca Damiani magazine sia stata inferiore solo a quella di Stroili. Il 100 soggetto aggressivo scelto per il test, sguardo cattivo e un trittico di anelli brandito 0 come un pugno di ferro, ha 10% 20% 30% 40% 50% 0 generato una minore 60% 70% 80% 90% 100% notorietà, oltre che un RICORDO (riconoscimento corretto - riconoscimento errato - vista non riconosciuta) minore apprezzamento, AD RECALL (correct attribution - wrong attribution - seen not recognized) rispetto alla posa più sorridente e spontanea che l'Orafo 2014

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tanti consensi aveva riscosso nel sondaggio dell’anno passato. Quel che però è veramente paradossale è che tra gli annunci più frequentemente scambiati per quelli di altre marche (“riconoscimento errato”) o più spesso ricordati ma non attribuiti al brand (“vista non riconosciuta”) ci sono alcuni dei binomi marca-testimonial più consolidati. Passi per Davite & Delucchi, che ha lasciato Aida Yespica per Elisabetta Gregoraci pochi mesi prima della rilevazione, ma Salvini con Eva Longoria e 2Jewels con Belén Rodriguez sono ormai coppie mediatiche di lungo corso e una tale quantità di lapsus resta inspiegabile; se non prendendo atto che la gente non studia le pubblicità, le sfoglia e basta, e che in questo senso l’alta concentrazione di volti noti di sicuro non aiuta, anzi confonde. L’ideale è ovviamente ottenere insieme identificazione e approvazione, visibilità e consenso, quantità del ricordo e qualità del giudizio. Il Grafico 3 prova a darne una sintesi, incrociando le percentuali di valutazione ai due più alti livelli della scala con le quote di conoscenza della campagna. Non sono molti i marchi che si collocano sopra la media in entrambi i parametri. Oltre ai già citati, si segnalano due outsider provenienti dalla bigiotteria giovane come Trollbeads e Ops! Visti e ammirati quanto basta, e anche qualcosa di più. Comunque sia, guardando la dispersione dei puntini sulla mappa, si può ben dire che non esista una relazione diretta tra memoria e piacere, altrimenti tutti i marchi sarebbero disposti in una diagonale verso l’alto. E tra soldi e memoria, cioè tra l’investimento e il ricordo, anche vago, di aver già visto quella campagna pubblicitaria? Beh, già di più. Se mettiamo in ascisse e ordinate il budget 2013 dei maggiori inserzionisti della stampa periodica e il recall complessivo delle loro pagine, vediamo che nell’insieme i marchi sono decisamente meno sparpagliati (Grafico 4). Si può calcolare che in media, per ogni punto percentuale di ricordo, sono stati spesi nell’anno circa quindicimila euro, e in generale le nostre marche tendono a disporsi intorno a questo dato. Certo, con differenze anche abissali. Si va dai seimila euro di Morellato ai ventottomila di Rosato e ai settantamila di Crivelli. Naturalmente la faccenda non è così semplice, perché entrano in gioco tutti i denari spesi prima o altrove per la stessa campagna, in anni precedenti o su altri media. E’ appunto il caso di Morellato. Tuttavia, dopo Morellato, i due marchi con il miglior rapporto tra spesa e resa sono di nuovo Trollbeads e Ops!, che non sono esattamente dei megaspender crossmediali, né firme di lunga tradizione. Se ci aggiungiamo il successo di Athena nel gradimento, è stato l’anno della rivincita dei piccoli. Nota: gli annunci selezionati appartengono alle 30 marche che, secondo i dati Nielsen, hanno investito sulla stampa periodica nell’arco del 2013 una quota superiore all’1% del totale della categoria Gioielleria. Intervistati:300 Sedi: Milano, Trieste, Roma Data: maggio-giugno 2013 Femmine: 78%; maschi: 22% Età 18-34: 68%; età oltre 34: 32% English translation: see pag. 94



Heritage

IL CASTELLO

INCANTATO In omaggio alla fiaba di Pelle d’asino, il mondo delle fate prende vita nella collezione che Van Cleef & Arpels presenta alla Biennale des Antiquaires


Heritage

Un teatrino di personaggi fantastici dipinti da una cascata di smeraldi, diamanti e zaffiri multicolore

By Ilaria Danieli

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an Cleef & Arpels questa volta non ha lasciato nulla all'immaginazione. Per raffigurare la fiaba che ispira la nuova collezione di Haute Joaillerie ha messo in scena una vera e propria avventura fantastica nel mondo delle fate. Scenografia dell'evento è stato il castello di Chambord, sulla Loira. Che per l'occasione si è popolato di principi e principesse, carrozze e cavalli, damigelle e lacché. Non personaggi qualsiasi ma quelli che animano la favola Pelle d'Asino (Peau d’Âne), un classico di Charles Perrault cui i francesi di tutte le generazioni sono molto affezionati perché (un po’ come Pinocchio per gli italiani e Alice per gli inglesi) rappresenta il rito di passaggio, attraverso diverse prove e tentazioni del male, dall’adolescenza alla maturità. La principessa Peau d’Âne è chiamata così perché, per sfuggire a un matrimonio incestuoso, su consiglio della Fata dei Lillà si allontana dal castello e dal lusso in cui vive camuffandosi con una pelliccia d’asino. Trova rifugio nella casa di un contadino dove si adatta ai lavori più umili, senza palesare mai la sua identità e facendosi sempre schermo con l’ormai sudicia e consunta pelle d’asino. Solo nei giorni di festa si toglie il paludamento e indossa i meravigliosi abiti (color del Tempo, della Luna e del Sole) che le ha donato il padre. E’ proprio in uno di questi giorni di festa che la nota un principe, di passaggio come tutti i prince charmant che si rispettino, il quale non si dà pace finché non la identifica, attraverso la prova di un anello, chiedendola in sposa per portare la vicenda al lieto fine. Un viaggio nel tempo e nella fantasia, tipicamente francese e tipicamente Van Cleef & Arpels, che ha un obiettivo molto preciso: mostrare ai ricchissimi clienti internazionali, raccolti a Chambord per l'occasione, i gioielli realizzati in omaggio a Peau d’Âne che saranno ufficialmente presentati tra gli stand della l'Orafo 2014

Biennale des Antiquaires, dall’11 al 21 settembre al Grand Palais di Parigi. Evento tra i più esclusivi, dedicato in origine solo alle migliori gallerie d'arte e antiquariato, la Biennale permette ai grandi nomi della gioielleria di fare a gara nello storytelling e negli investimenti sulle loro leggende. Il cosiddetto "sogno" (di altre epoche, altri mondi, altri amori) prende forma in collier e orecchini, anelli e spille one of a kind, con gemme più uniche che rare capaci di trasformare enormi valori tangibili in lievi ed evanescenti valori intangibili. Ecco allora che il castello in cui Pelle d’Asino è cresciuta diventa una miniatura turrita in oro bianco con diamanti, zaffiri rosa e violetti da indossare come spilla. Al centro, quasi a rappresentare il cuore e il fondamento dell’edificio, splende uno smeraldo ovale brasiliano che sfiora i 40 carati. E la fata dei Lillà riprende la tradizione delle clip a forma di damine alate o di ballerine create da Van Cleef & Arpels negli anni '40 e rimaste poi stabilmente nel repertorio della maison. Questa è in oro bianco con spinelli rosa e violetti oltre a una miriade di diamanti taglio rotondo, a pera e a rosetta. Altrettante spille antropomorfe sono naturalmente i tre abiti, con relative parure di orecchini e anelli, che traducono il colore del Tempo, della Luna e del Sole in pavé 72

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A pag. 69: al centro, clip Château enchantÊ in oro bianco, diamanti, zaffiri e grande smeraldo ovale; spilla Baguette Magique e orecchini Promesse d'amour in oro bianco e rosa con diamanti e zaffiri rosa e violetti. Pagina a fianco: clip Robe Couleur du Temps con turchesi e tormaline Paraiba. In questa pagina. In alto e in basso una scena dell'allestimento della fiaba di Perrault al castello di Chambord.

Spilla Prince Rouge in oro bianco e rosa con zaffiri rosa e violetti, corallo, diamanti di diverso taglio e uno smeraldo di 2,25 carati. l'Orafo 2014

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Heritage digradanti di pietre preziose. Allo stesso modo una spilla in cui si intrecciano i ramage d’oro bianco e giallo con zaffiri gialli e smeraldi è la foresta che Pelle d’asino attraversa nella notte mentre il pezzo più importante della collezione, un collier con 29 smeraldi di eccezionale purezza e dimensione, non necessita di riferimenti particolari essendo semplicemente fiabesco di per sé. A vederla nel suo insieme, la collezione Peau d’Âne sembra un teatrino delle meraviglie popolato da conversation pieces che, anche singolarmente, possono accendere fantasie o ricordi. Questa modalità narrativa di rilettura degli archivi è una precisa volontà di Nicolas Bos, direttore creativo e amministratore delegato di Van Cleef & Arpels, che precisa: «Invece di lavorare solo sui singoli pezzi che hanno fatto la storia del marchio, abbiamo lavorato sulle storie e sul senso del magico. Ecco come e perché da un spilla a forma di fatina siamo arrivati a Pelle d’asino. Mi sono reso conto che la creatività dei designer va alimentata con le immagini e con un racconto: partendo da una spilla un designer farà fatica a inventare, partendo da una storia o una leggenda, invece, la sua immaginazione produrrà disegni straordinari. Leggere i testi in modo visuale è il nostro approccio alle ispirazioni e al patrimonio storico della maison». Il potenziale di sogno espresso da questa collezione è quindi sicuramente molto alto, ma per non limitarne la fruizione solo ai pochi che potranno permettersi di acquistare un gioiello Van Cleef & Arpels ha voluto restituire anche al pubblico più largo una preziosa versione di Peau d’Âne, cioè il film girato nel 1970 da Jacques Demy con Catherine Deneuve come protagonista e un immaginifico apparato barocco di costumi e scenografie. Il film è uscito in sala a luglio e sarà in vendita a novembre in un cofanetto comprensivo anche del libro fotografico Il était une fois Peau d’Âne (in uscita a settembre) firmato da Rosalie Varda Demy ed Emmanuel Pierrat.

In basso a sinistra: spilla Forêt merveilleuse in oro bianco e giallo, diamanti, zaffiri e smeraldi. La modella indossa la Clip Elephant, il Sautoir Astre de Lumière e la Bague Beauté Celeste.

English translation: see pag. 94

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PRECIOUS

WALLPAPER Creazioni straordinarie delle maison di Place Vend么me diventano jewellery patterns By Ilaria Danieli - Artwork by Close up Studios


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Pagina precedente: collier Extremely Piaget in oro con diamanti bianchi e gialli e un diamante giallo taglio cuscino di oltre sei carati. In questa pagina: anello Envol Drapé Émeraude di Dior Joaillerie in oro giallo e diamanti bianchi e gialli con smeraldo centrale. Pagina accanto: anello Sunrise di Chanel Joaillerie in oro giallo con diamanti, zaffiri gialli e lacca rossa. ■ Previous page: Extremely Piaget necklace in gold with white and yellow diamonds and a cushion-cut fancy yellow diamond of over six carats. This page: Envol Drapé Émeraude ring by Dior Joaillerie in yellow gold, white and yellow diamonds and an emerald at the centre. Page alongside: Sunrise ring by Chanel Joaillerie in yellow gold set with diamonds, yellow sapphires and red lacquer. l'Orafo 2014

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Orecchini Nymphéa della collezione "Fleur des Indes" di Boucheron in oro bianco e madreperla con diamanti e zaffiri blu cabochon. ■ Nymphéa earrings of the "Fleur des Indes" collection by Boucheron in white gold and mother-of-pearl with diamonds and cabochon blue sapphires. l'Orafo 2014

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Orecchini della collezione "Lumières d'eau" di Chaumet in oro con diamanti, zaffiri gialli e zaffiri blu di Ceylon. ■ Earrings of the "Lumières d'eau" collection by Chaumet in gold with diamonds, yellow sapphires and blue Ceylon sapphires. l'Orafo 2014

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Visual

Orecchini della parure "Dentelles de Lys" di Mellerio dits Meller in platino con 622 diamanti. â– Earrings of the "Dentelles de Lys" parure by Mellerio dits Meller in platinum with 622 diamonds. l'Orafo 2014

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Inside Jewelry

the world of gems

lo strano caso

dei rubini

transustanziati I corindoni rosso cupo provenienti dal Mozambico vengono paragonati per qualità ai cosiddetti "sangue di piccione" originari della Birmania. Ma siamo certi che si possano equiparare? By Luigi Costantini Managing Director Settore Formazione Italia I.G.I. International Gemological Institute Anversa Belgio

O

colore, i rubini del Mozambico risultano comparabili ai cosiddetti ‘sangue di piccione’ birmani». La mia sarà senz’altro una forma di deformazione psichica, ma nulla mi rende più di buon umore della fine d’un monopolio: gesto manuale sommamente volgare alle selettive convocazioni dei pochi eletti alle poche aste indette da tracotanti giunte militari (o chi per loro) al potere, tronfie del loro status di uniche detentrici del meglio del meglio. Gestaccio pure ai conseguenti, incontrastati, prezzi da capogiro. Un po’ di sana concorrenza non fa mai male. Anche se, sinora, solamente meno del cinque per cento del materiale di Montepuez è di qualità abbastanza elevata da poter essere impiegata in gioielleria senza dover subire trattamento alcuno. Anche se il 70% della produzione di Montepuez, pur possedendo un ottimo colore, risulta talmente fratturata da richiedere un trattamento di riempimento con vetro al piombo. Anche se il rimanente 25% delle pietre, esibendo un aspetto “lattiginoso”, necessita d’un qualche tipo di termo-trattamento con fondente al borace. E qui le cose si complicano, in quanto le inclusioni presenti son diverse e più numerose che nel birmano materiale di Mong-Hsu, e quindi cambia il chimismo, e pertanto i parametri del trattamento termico variano rispetto al più noto parente prossimo, avendo come risultato finale un grado di purezza equiparabile - secondo gli standard dei protocolli Lmhc - a un non esaltante TE2. Insomma, per farla breve, escluderei un tracollo - ma che dico, una flessione - dei prezzi, nelle fasce alte di valore, come risultato d’un’inflazionata offerta sul mercato. Calma e gesso, quindi, anche perché mica si scherza coi prezzi delle più pregiate pezzature sinora immesse su piazza: 100.000 dollari al carato per una pietra tagliata da 26 e tot carati, tanto per dire. E, del resto, trovarlo in giro un rubino di considerevoli dimensioni come questo, di quel colore, di quella purezza! Montepuez, proprio proprio, si distingue per non infrequenti stazze di 20 carati nel grezzo, usuali colori che vanno da un rosso leggermente purpureo (violaceo,

sarebbe meglio dire trasposti, bilocati? Ecco, sì, quest’ultimo termine, empiamente trafugato dalla mistica cristiana, meglio forse rende l’idea di codesta «miracolosa presenza simultanea d’una stessa - nel caso nostro - gemma in due luoghi diversi». M’ero fatto l’idea che ciò potesse eventualmente accadere tra i 100 e i 200 milioni d’anni a venire, allorché - in virtù dell’andazzo combinato della tettonica delle placche, della subduzione e d’altri catastrofici accadimenti evolutivi del pianeta che i geologi si divertono a propinarci a getto continuo in trasmissioni televisive cosiddette divulgative di prestigio, ma in realtà psicologicamente terroristiche - si sarebbe nuovamente ricostituito quell’unico supercontinente, la Pangea, che i nostri amici sauri (pareia, tiranno, bronto & company) nonché gasteropodi vari han ben conosciuto nel Paleozoico e nel Mesozoico (dai 600 ai 180 milioni d’anni fa). E invece no. Prima, molto prima che i continenti tutti s’intortino e s’accavallino in un unico panettone “millefoglie”, i rubini “sangue di piccione” della birmana Mogok son stati catapultati quasi in fondo all’Africa, nella Provincia di Cabo Delgado, Distretto di Montepuez, Mozambico Settentrionale, non lontano dalla città costiera di Pemba e dal Parco Nazionale di Niassa. Come minimo io cado in deliquio al sentirmi dire che: «qualità per qualità, i rubini mozambicani stanno alla pari con i migliori rubini birmani, per quanto attiene al colore e alla purezza» e che «i depositi di rubini del Mozambico son particolarmente unici, con alcune delle gemme di miglior qualità aventi, nello stesso campione, assommati gli attributi di tutte le altre fonti messe assieme». Raggiungo poi stati di esaltazione mentale se la descrizione raggiunge l’apoteosi con un «non v’è rubino che, in termini qualitativi, possa costituire un’alternativa alle migliori prerogative del materiale mozambicano» tanto che «per elevato grado di trasparenza e brillantezza e per l'Orafo 2014

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Variano le dimensioni, il colore, la purezza, il taglio, e quindi il prezzo. Le differenze risultano evidenti ad una analisi approfondita

per noi europei, quel che fa il color “rosso sangue di piccione”) al rosso, e per trasparenze caratterizzate dalla relativa assenza, più che dalla presenza, di inclusioni. Tra queste, spiccano scarsi cristallini ben formati o rotondeggianti e limpidi dell’anfibolo actinolite; cristalli scuri, corti, tozzi e opachi di probabile rutilo; inclusioni tubolari intersecantesi riempite da bohemite; piani di geminazione; inclusioni aghiformi piuttosto grossolane, minute particelle non meglio identificate. Da non dimenticare, se presente in cristalli verde scuro e bianchi, il feldspato anortite, più facile da trovarsi però associato al grezzo come matrice. Se non fosse per quegli anfiboli aciculari e per quel ferro in più nel chimismo essenziale (nei campioni finora analizzati), rispetto ai Mong Hsu, uno potrebbe esser anche tentato di scambiare l’origine “montepuezzina” con quella “monghsuina”, se quest’ultimo termine non evocasse sì truculenti immagini da salumeria. E qui il discorso si fa intrigante. Perché, se un materiale di acclarata genesi metamorfica di contatto da calcari sedimentari qual è quello birmano si può confondere con del materiale d’origine pure metamorfica ma di chiaro stampo gneissico granitico/gabbro-dioritico (con associazione feldspato-mico-anfibolica) quale è il mozambicano Montepuez, come la si mette con la tracciabilità del luogo d’estrazione, in mancanza di inclusioni aghiformi di actinolite? Caratteristiche ottiche e fisiche peculiari e discriminanti? Nisba. Rimane la più elevata percentuale di ferro: ma anche se questa fosse confermata, su una più ampia campionatura, come carattere distintivo, voi ce l’avreste sempre a portata di mano - come il telefonino, immagino – uno spettrometro di massa, per la verifica? No? Eh, ma che retrogradi! Al solo pensiero che qualche burocrate, da qualche parte, si possa trastullare col bel ninnolo della tracciabilità (che sa tanto di fino, così trendy) anche per le pietre preziose in genere, e magari si metta in testa pure d’implementarla, la tracciabilità, mi fa rizzare tutti i peli... Accendete tutti i ceri votivi sui quali riuscirete a mettere le mani, fate gli scongiuri, ricorrete alla magia bianca e pure a quella nera, se necessario, affinché ci sia risparmiata l’orrenda piaga!

In questa pagina, dall'alto, Phénix Mystérieux Necklace in oro, rubini, diamanti bianchi e gialli; Clip Pivoine del 1937 in oro, diamanti e rubini. Nella pagina accanto, Clip Chrysanthème del 1937. Tutto Van Cleef & Arpels con rubini montati a serti mysterieux.

English translation: see pag. 94 l'Orafo 2014

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Inside Jewelry

information technology

la gestione

efficace

del magazzino Organizzare stoccaggio e rifornimenti di una gioielleria sarebbe oggi impensabile senza un buon software. I migliori strumenti forniscono anche statistiche sulle vendite, gli ordini e le richieste dei clienti By Carlotta Grassi M&S Manager - Oro Platino

L

a buona riuscita di un'impresa aziendale dipende dall’ottima gestione di ogni suo singolo settore. In questo senso, la gestione del magazzino riveste un ruolo fondamentale: infatti permette non solo di evitare l’immobilizzazione di un capitale eccessivo, oggetto di forti tassazioni, ma consente altresì di avere tutte le informazioni necessarie per controllare l’efficienza dei prodotti, così da mantenere e riassortire solo quelli che hanno un’economicità distinta e abbandonare quelli che al contrario sono un peso. Gestione e organizzazione aziendale, nel backstage del magazzino, devono essere efficienti. Se queste componenti dovessero venire a mancare, o presentare lacune, l'inefficienza si estenderebbe inevitabilmente a tutta l'attività della gioielleria. La gestione del magazzino consiste, infatti, nel razionalizzare le risorse interne al fine di arrivare a una perfetta ottimizzazione, sinonimo di competitività nei

mercati concorrenziali. La gestione aziendale, in particolare quella del magazzino, una volta era considerata un elemento puramente interno alla gioielleria, di cui era consuetudine avere un’idea approssimativa; la frase «il magazzino ce l’ho in testa» era la linea guida, quando si proponeva un processo di informatizzazione. Quel tipo di approccio è ormai improponibile. Le moderne tecniche gestionali sono sempre più orientate alla ricerca della flessibilità, intesa come facilità di adattamento alla singola realtà aziendale, senza determinare una rigidità preimpostata, ma adattandosi alle richieste di chi le utilizza. Queste tecniche, infatti, tendono a fornire strumenti semplici ma efficaci, atti a definire un controllo preciso e sistematico del magazzino sia in termini di giacenza sia di controllo. In altre parole, non bisogna aver paura dell’informatizzazione ma bisogna cavalcarla e sfruttarne tutti i vantaggi per essere competitivi nel mercato che è diventato globale. Fino a qualche anno fa il magazzino era composto nella sua gran parte di “metallo” e la sua efficienza era relativa, poiché si badava principalmente alla qualità del prodotto. Inoltre l’oscillazione in aumento del metallo andava a compensare una gestione inefficiente del magazzino. In brevissimo tempo, tuttavia, i consumatori sono diventati sempre più esigenti: non si accontentano più del prodotto in quanto tale, ma vogliono la qualità “totale” del prodotto, non più determinato dal “metallo” ma dalla “presentazione”, dalla percezione che si ha di quel prodotto. Si è così passati al concetto di marchio, che ha influito in maniera consistente sul concetto di produzione, il che a sua volta ha influenzato la gestione del magazzino. Questo infatti è stato scaricato dal “metallo” per essere caricato delle “marche”, con un cambiamento radicale rispetto alla sua gestione: oggi la gestione del magazzino è e deve essere centrale nelle attività di un negozio. La sua efficienza deve essere totale in quanto è dettata da esigenze di


I dati sulle esigenze espresse dai consumatori permettono di gestire nel modo ottimale le scelte relative ai prodotti

Stroili

cedimento progressivo nella richiesta della clientela. Questo atteggiamento permette di contenere il magazzino entro termini fisiologici e di non accrescerlo con prodotti che sarebbero in esubero: in altri termini, di avere un valore di magazzino che effettivamente sia in grado di arricchire il negozio.

competitività globale. La concorrenza, infatti, è sempre più spietata e giocata sui mercati globali che sono estremamente agguerriti; di conseguenza la gara non risparmia chi presenta standard di efficienza inferiori. L’aspetto informatico diventa insostituibile e improcrastinabile, anzi nell’era di Internet è impensabile una gestione priva di supporto informatico. Noi abbiamo pensato per il nostro prodotto a una gestione di magazzino semplice, flessibile ma al tempo stesso molto potente, che risponde a tutte le esigenze. Per avere un magazzino snello ma fornito, che risponda alle richieste di una clientela sempre più esigente in termini di prezzo e di qualità di marca, dobbiamo obbligatoriamente definire ordini e quindi acquisti sempre più mirati. Questa esigenza si soddisfa con informazioni puntuali, precise e “fresche” che derivano da statistiche di vendita, acquisti e ordini e, per realtà multi negozio, da “trasferimenti” interni ai negozi stessi. Inoltre sono fondamentali anche le informazioni che derivano dai collaboratori addetti alle vendite, i quali attraverso il loro contatto col cliente riescono a interpretare le esigenze di acquisto presenti e future. Questa funzione, sempre più importante all’interno di un negozio di gioielleria, nel nostro caso è gestita con una parte del nostro programma che si chiama CRM. Le preziose informazioni relative alle statistiche, alla propensione all’acquisto e alle richieste della clientela permettono a chi è addetto agli acquisti di avere una visione precisa e puntuale di quelli che sono gli ordini e quindi gli acquisti da effettuare per essere certi di avere il prodotto giusto al momento giusto. E' utile anche sapere quali siano gli acquisti da evitare, relativi a prodotti che diano segni di l'Orafo 2014

Abbiamo infine pensato a due soluzioni che permettono di mantenere il magazzino a un livello ottimale: il Budget e il Conto Vendita. Il budget, soprattutto quando la realtà aziendale dispone di più negozi, è essenziale, perché permette di fissare un tetto agli acquisti che ogni singolo punto vendita potrà effettuare presso un fornitore nel suo globale oppure, più nello specifico, rispetto a una singola marca del fornitore. Questa funzione permette di conoscere in anticipo l’esposizione finanziaria nell’arco dell’anno e di gestirla nel modo migliore per non avere poi cash flow negativi in alcuni periodi. Il Conto Vendita infine è il metodo migliore, nei casi in cui sia possibile attuarlo, per avere prodotti in vendita senza gravare sui costi del negozio. In tutti i casi, l'informatizzazione fa la differenza: anzi possiamo affermare senza ombra di dubbio che avere un negozio di gioielleria gestito con i software più evoluti è sempre più indispensabile e lo sarà sempre più per competere in un mondo globalizzato. 85

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Lifestyle

ELEGANZA IN STILE TOSCANO

Residenza di charme immersa nel verde dei colli, Il Falconiere offre un ambiente di grande raffinatezza. Tipica villa ristrutturata con gusto, regala a chi vi soggiorna piacevoli sorprese, come la scoperta delle etichette prodotte dai proprietari, la famiglia Baracchi, e il ristorante una stella Michelin By Elisa Facchetti

A

riconoscimento di una stella Michelin al ristorante del Relais, ricavato nell'antica limonaia a cui è annessa anche una splendida veranda in vetro che può ospitare, insieme alla sala più grande, fino a 60 persone. Chi desidera un'atmosfera più intima ha a disposizione la sala degli orologi, arredata con un unico tavolo per regalare momenti davvero speciali. La proposta a tavola si basa principalmente sulla riscoperta dei sapori autentici grazie all'utilizzo di ingredienti naturali di prima qualità, materie prime semplici che prendono vita grazie a nuovi accostamenti e originali interpretazioni. Si parte dal menu degustazione dedicato ai grandi piatti della tradizione toscana: praline di fegatini di pollo ai pistacchi con susine al vinsanto, pappa con pomodoro, pappardelle farcite di pecorino con fagiolini dall'occhio e rosmarino; si passa poi al baccalà in zimino alla maniera della Valdichiana con bietola stufata, pinoli e uvetta, e al coniglio arrostito ai sapori toscani con patate e olive e composta di sambuco; dulcis in fundo la zuppa inglese. Le verdure di stagione, di produzione biologica, trionfano invece nel menu vegetariano, insieme a una selezione di formaggi. Il ristorante vanta poi una prestigiosa carta dei vini, un'ampia selezione in cui accanto a etichette note convivono vini meno noti ma pronti per essere piacevolmente scoperti, come la produzione locale della Cantina Baracchi. Da apprezzare la vincente formula di mezza pensione, una modalità di soggiorno

ntica dimora toscana della metà del Seicento, parte della catena Relais&Chateau, Il Falconiere offre un'esperienza di relax e buon gusto, accogliendo anima e corpo dei viaggiatori che decidono di sostarvi, anche per una sola notte. La villa dispone di 22 camere tra cui 12 camere classiche, due deluxe, cinque junior suite e tre suite, tutte con vista sul tipico paesaggio della campagna cortonese o sullo splendido giardino interno: pareti affrescate, mobili d'epoca, camini, letti a baldacchino e tessuti pregiati regalano un'atmosfera d'altri tempi, senza eccedere mai nella ridondanza, con tutti i comfort di una residenza moderna. A partire dalla Thesan Etruscan Spa, con piscina interna ed esterna, dove è possibile godere di momenti di grande benessere con i rituali a base di olio di oliva e di vino, vinacce e concentrato di mosto prodotto dall'azienda Baracchi, così come l'olio. Riccardo Baracchi, con la moglie Silvia, "la" chef stellata del Relais, e con il prezioso aiuto del figlio Benedetto, ha voluto portare avanti la tradizione di famiglia coltivando le viti e producendo vino da uve autoctone, quali il Sangiovese e il Trebbiano, oltre che da uve internazionali come il Cabernet, il Syrah e il Merlot. In cantina (www.baracchiwinery.it) l'enologo Stefano Chioccioli ha saputo aggiornare la produzione apportando qualità e innovazione. Fiore all'occhiello del Falconiere è la mano esperta di Silvia Regi Baracchi, che ha ottenuto con la sua cucina il l'Orafo 2014

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che permette di assaporare diverse proposte gourmet nei dintorni del Falconiere, come la cucina del Ristorante Locanda del Molino e del Ristorante Bottega Baracchi, altra punta di diamante della famiglia Baracchi. Vero e proprio concept store, è stata concepita per creare un ambiente a metà strada tra l'atmosfera conviviale del wine bar e le proposte culinarie da ristorante, ma rappresenta anche uno spazio dove poter gustare le eccellenze del territorio toscano: dalla colazione al pranzo veloce, dal drink a una cena informale ma curata, Bottega Baracchi è un laboratorio del gusto in cui è possibile partecipare a degustazioni guidate, lezioni di cucina e dimostrazioni culinarie. Lo stesso avviene nel ristorante del Falconiere, che offre anche un programma di corsi di cucina differenziati per durata e livello di preparazione dei partecipanti, vere e proprie cooking class guidate dalla bravissima Silvia. Al Falconiere, Wine Resort, l'offerta si completa con i tour organizzati tra i vigneti dell'azienda Baracchi e, ovviamente, in cantina per visitare la champagneria accompagnati da Riccardo e Benedetto: un'occasione di scoperta della filosofia di produzione, delle tecniche di vinificazione e della sorprendente varietà di proposte.

Nella pagina accanto, dall'alto: Il Falconiere e la famiglia Baracchi che lo dirige. In questa pagina, dall'alto in senso orario: la sala ristorante, un esterno, la piscina coperta e la veranda.

Courtesy of Artù, www.artumagazine.it

Sopra e a destra: l'ingresso della Thesan Etruscan Spa e l'interno di una junior suite.

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“NO LIMITS” LOVE See Page 46 Two different lines tell the deepest emotions and feelings that have neither borders nor limits: the brand new collection of Sector jewels, launched for the next Fall-Winter season, finds love as its underlying theme and speaks the sweetest and most delicate language to tell, at 360°, our affections, people, animals and the things we love in our daily life. The two lines are called Family&Friends and Family&Love and include necklaces, bracelets, pendants and earrings made of silver with PVD yellow and pink gold details complemented by crystals. These jewels have the shape of boys and girls, hearts, teddy bears, small houses, rocking horses, perfect to celebrate the important days of the youngest ones: births, birthdays, anniversaries. Along with the “great classics” such as butterflies, stars, lucky ladybugs, we find some pendants dedicated also to our inseparable animal friends, the cat and the dog. In brief, the brand new Sector jewels embrace, with no limits, everything we love: and just for this they are the ideal gift, to give to others or to ourselves, as homage to the most authentic feelings.

THE HOURS OF THE “WIND” See Page 48 A hundred years have passed since when, in 1914, the watch making factory Altanus Genève was founded in Geneva. The Latin name indicates a wind blowing from the Gulf of Lions and is also evoked in the graphics of the company logo. The artisan workshop was acquired 50 years ago by the Casillo family, from Naples, and today Altanus watches, synonyms of high quality at an international level, combine Italian beauty and style to the Swiss technical and manufacturing perfection. In order to celebrate the centenary of its foundation, the fashion house presented two collections during the latest edition of Baselworld.

“Centenary” (top) includes three manual winding models, in a limited edition of 100 items. They have been equipped with Altanus customised Swiss movements, with Côtes de Genève working and blue screws; they present a sapphire glass case and transparent back cover, faces with double honeycomb working, as well as Louisiana alligator straps. “Sculpture”, again limited to 100 pieces, includes a single model with Altanus customised Swiss winding manual skeleton movement, hand manufactured in steel, pink gold and gunmetal grey. The steel case presents the same colour of the movement; the wrist-strap is made of Louisiana alligator.

Wave after wave See Page 50 In their most precious, tender or laid-back appearance, fish, octopuses and sea-horses remind us of our holidays that have just ended and make us dream of the colours and the transparent depths of the sea. Ponte Vecchio Gioielli: from the “Vega” line, an octopus-shaped pendant in rose gold, rubies, sapphires and diamonds. Misis: 18 carat gold plated silver earrings with white zircons, jade and rock crystal. Rosato: charm in sterling silver, with details in ruthenium, enamels and zircons. Dexter Milano: Time Machine Freedom bracelet, customised with a brass or golden dolphin. In support of the LAV LAVeralibertà project, 10% of the sales for each bracelet will be donated to LAV, as an aid in the fight against aquariums and dolphinariums. Angry: 18 carat gold ring with white and black diamonds and sapphires; 18 carat gold ring with white and black diamonds, sapphires, rubies and tsavorite. Respectively refined in “clear turquoise” and “clear fuchsia” nanotechnologies.

it's time for minerals See Page 52 Today they are considered a “classic” of top watch making, but in the sixties, l'Orafo 2014

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when they appear on the market, the hardstone faces are synonym of cutting edge manufacturing: they express a creative audacity, the ability connected to both technical innovation and taste for originality typical of that period. With their endless chromatic repertoire, the colours characterised by a disruptive strength and the wide variety of shades, mainly exploit the desire of customisation and exclusivity of the most refined public, who is sure to own something unique and unrepeatable. This is the secret of their immediate success, from which a true trend destined to be maintained over time originates: though an undoubtedly niche trend, it was adopted by the most prestigious watch making maisons, mainly in the two following decades. In fact, during specialised auctions, you can come across some historical theme items, designed by Patek Philippe or Rolex, Audemars Piguet or Vacheron Constantin, Corum or Baume & Mercier, just to mention some. Among them, though, Piaget stands out: the first to propose them and the first to pass the borders between watch making and jewellery. Specialised in ultra-flat mechanical movements (the 9P 1959 calibre was only 2mm thick) and inclined to materic experimentations, the maison manages to insert a thin disc of hard stone under the hands without affecting the case thickness. This is how, in 1964, the first models with a lapis lazuli face were created, shortly followed by other varieties of gems, from malachite to coral, from agate to onyx, from turquoise to tiger-eye, until the triumph of colours with 30 different types of stones. Some pieces created in that period are still famous: such as the ’65 version owned by Jackie Kennedy, with jade face, oval case, the bezel set with diamonds and emeralds and the yellow gold bracelet with the “palace” decoration, similar to a fabric, or the ’67 model that belonged to Elisabeth Taylor with an opal face, the round case embellished with diamonds and the yellow gold bracelet consisting of geometric elements. As early as the seventies, though, the design by Piaget reaches the apex of the aesthetic exuberance: and the face made of hard stone becomes the fulcre of sculptural watches-manchettes, with the bracelet made in wrought gold or hand engraved, forged in irregular shapes, interwoven like a grid or a net, set with cabochon gems and


long flexuous sautoirs with the small case applied as a pendant. Spectacular creations that are brought to a new life in the new collection of jewel-watches Extremely Piaget: different from the past models only for the quartz movement, obviously built in-house, is on display at the 27th Biennale des Antiquaires (Paris, 11/21 September) and consists only of unique pieces. In fact, we should not forget that the manufacturing of such faces implies evident difficulties. First of all the availability of a suitable stone, endowed with an homogeneous surface, free from fractures or defects that can put at risk the result; then the delicate cutting phase, traditionally performed with diamond milling cutters, with a smaller and smaller grain (using water as lubricating and cooling element) to obtain round objects with a thickness limited to few tenths of millimetre; then the application on a metal stand, followed by the various operations of polishing, always carried out with abrasive materials. The whole working process, at least in most cases, is basically handmade: it requires skill and experience and has an impact on the final costs. This is why the watches with a hard stone face are still manufactured in strictly limited editions and, sometimes, only on order. The only difference worth noticing when compared to the past lies in the search for original chromatic effects, then in the employ of unusual stones: Jaquet Droz, for example, that has always produced them as unique items or in the “Numerus Clausus” of 8, in the brand new collection Minerals reinterprets its own iconic models with bronzite and spectrolite, as well as with imperial jasper, lapis lazuli, onyx, ruby and meteorite (obviously of a quality free from magnetic properties, in order to avoid damaging the mechanism). Also the items manufactured by Louis Moinet are unique: both those included in the Treasures of the World collection, where he collaborated with the specialist Daniel Haas to “dress” Vertalis Tourbillon with lapis lazuli, Australian opal, Biggs jasper, labradorite and stromatolite, and the Qatar Tourbillon with its face carved in the only meteorite ever found in the Arabian Emirate. The meteorite is again protagonist of two special editions of the Oyster Perpetual Day-Date by Rolex. After all, the modernity of this trend is also confirmed by some fashion houses. Like Dior

that introduced the hard stone faces in the La D de Dior collection: the latest models are made of turquoise, jade, tiger’s-eye and bull’s-eye. And Louis Vuitton, whose catalogue includes the Tambour Bijou Secret made precious by lapis lazuli, malachite or turquoise. Each of them is in limited edition including 23 items.

WHEN COLOURS BECOME TALES See Page 54 About fifteen years ago, in Antwerp, everybody thought he was a day-dreamer. When Carlo Palmiero decided to buy some batches of very small coloured diamonds, which in those days were not considered a business, he paid a very reasonable price, since nobody used them. «I also bought many semiprecious coloured stones - Carlo Palmiero says always drawing a series of incredulous gazes. Actually, I had a very definite plan». His objective became clear some months later, when jewelry covered with pink, light blue, green, yellow and violet pavé degradé appeared in the showcases of his stand at international fairs. In those years, we were coming out of a period of extreme minimalism, which had turned the gem palette and the colours of precious metals pale: white gold or platinum and diamonds were the preferred combinations, with some green or blue flash of emeralds and sapphires at the most. Palmiero's statement, against the mainstream, was a palette of original and intriguing chromatic variations, obtained by dignifying a little valued raw material, of which the designer had been able to perceive the hidden potential. «Master Stefan Hafner said I had coloured jewellery - Carlo Palmiero continues but I also introduced another novelty to have a surface for experimenting with my shades: unlike the classic jewellery of that time, which relied on the solitaire ring or on the contrarié with large-size stones, I shifted the attention from the centre to the whole object, extending its shapes and volumes». That is how those rings, woven as wool balls or modelled as organic shapes, became an atout of the brand, a l'Orafo 2014

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springboard for international renown. The company, anyway, already had a quite long history. Carlo Palmiero started very soon to roll up his sleeves, visiting the goldsmiths’ workshops after school. «They sent me to buy cigarettes or coffee, but between an errand and the following one I seated beside them and I learned the craft. After some years of observation I passed to the practice and I discovered I was creative, capable, enthusiastic and perfectionist». The decision to set up his own company arrived when he was 18 years old, with a quite specific plan as regards to the markets he was aiming at and no specific plan as regards to products. “Even then, like today, I did not plan collections, I did not decide in advance how the jewel would be or how much it would have to cost. I start from an idea, I develop it and I see if and how it can be realised, trying to excel myself every day. I steal ideas to nature, to animals, to the artists I love more and then I experiment with colours. I think it is essential to always offer new suggestions to the customer, perhaps some surprises, an emotion: but in order to be able to do so I have to get myself excited first. In my case, the originality of the jewels does not clash with their saleability, since I work in a niche sector where pieces are practically unique and are very high-priced». On the other hand, no more than 500 pieces per year come out from this Valenza-based company, built around the roots of a multi-centennial olive tree as a symbol of peace, nature and tradition. This is, however, a reality capable of withstanding the crisis well and recently it has seen the arrival of the second generation with Luca, Carlo’s eldest son. All this anticipates that the collections signed by Palmiero shall continue to meet the favour of their target (mostly concentrated in Middle East and Asian countries with the cult of Italy), but something is changing, according to the jeweller: «Unfortunately, here in Valenza we are losing our better workers, who are often forced to go to live abroad, where there are better work opportunities. To stop this flow and, on the contrary, to affirm the expertise of the district, I developed the hypothesis of a goldsmith school. The crisis brought everything to a standstill, but I have not abandoned this idea».


English Text

THE MAGIC POWER OF JEWELS See Page 56 From working as an apprentice boy in Crotone to international fame: to what extent do you think this success was determined by your place of origin? «I would say almost entirely. Far from my land I would feel like a plant that has been cut. I like to compare myself to bergamot, a fruit typical of our territory that, despite the many attempts, is not able to take root in other areas apart from a specific zone of Calabria». In your jewels past and history are brought to life and they become extremely contemporary. What meaning and importance do you give to the word “culture”, so unpopular in Italy nowadays? «I consider it as a value to be protected at all costs: our culture, traditions and beliefs have inspired and forged generations of artists, and not only. As during my adolescence I did not have the chance to build up a school culture that allowed me to acquire the important knowledge needed for the training of a goldsmith, I draw inspiration from the roots of my land. I acquired notions of anthropology, architecture, and Magna Grecia culture, without neglecting the natural beauties and landscapes I am surrounded by. I often give a suggestion to some of the classes that come and visit our workshop: try to take inspiration from the past, provided that you make this past your own and you rework and make it contemporary. To the many discouraged and hopeless young people I tell that culture can be told in many ways, even by simply admiring what surrounds us». According to you, which values should a jewel convey? «A jewel is the most elevated synthesis of cultural, material, artistic and symbolic values. I wouldn’t concentrate much on its intrinsic value, but on what it conveys only for the simple fact of being worn. The value of my jewels lies above all in the manufacturing ability, therefore creativity and artisanship exceed the intrinsic value. A jewel is a work of art and, as such, it is an expression of the soul and personality of the artist that creates it (a fundamental element

as nowadays more and more often we see jewels without a soul, obviously industrially made), of tangible aesthetic values and cultural meanings that find their way directly to the heart of people. A jewel rich in these values bestows an almost magic power, a magic radiating from religious beliefs, traditions, myth, ancient dreams and legends. It must express a value to be transmitted from mother to daughter, it is the witness of the love of a man for a woman. It is a symbol of continuity, a love bond with a past that must be transmitted in order to give confidence, energy and luck to the new generations; to the contemporary women that, as always, have the power to charm us». You had the privilege to meet true myths of the history of cinema: who among them really touched your heart? «I must admit that, during my fifty years of activity, I really had the honour of meeting some extraordinary people. In this occasion I will mention only two of them, the first being undoubtedly Liz Taylor. We first met in 1986, the same year when Franco Zeffirelli (to whom along with the producer Fulvio Lucisano is addressed my eternal thank), commissioned me the realization of stage jewels for the film Young Toscanini. Thanks to this film, interpreted by Liz Taylor, I had the chance to be known both in Italy and abroad. In fact, since then, very important celebrities have worn my jewels. I still remember the moment when, trembling and very upset, I approached Liz Taylor to show her the jewels I had created for the film; my mind still retains the expression of surprise and admiration of the actress when she saw the jewels and what she said afterwards: ”It’s wonderful!”. Then, stunned by emotion and incredulous, I asked her why a woman owning so many outstanding jewels had been so impressed by my creations and Ms Taylor answered that even though she had very precious diamonds, the ones she had just seen were works of art and so she bought the entire set of samples, making me, before the eyes of many journalists, “the goldsmith of stars”. The memory I have of this great star is her humility and embarrassing sweetness; in fact, one day while she was being made up behind the scenes, she told me that she would have given anything to have the amber colour skin of the character she was interpreting, Aida, but I replied that many people have that colour, while her eyes were unique and magic! She embraced me thanking me for l'Orafo 2014

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my nice words! The second is certainly Maria Grazia Cucinotta that conquered my heart. We share the same Mediterranean origin, that spirit of the south made of authenticity and decisiveness. She is an extraordinarily beautiful woman with an immense humanity!». After so many years in the world of jewels, is there still something that has the power to surprise you in a pleasant way and, on the contrary, to irritate you? «I’m surprised by the fact that the more I grow old the more my enthusiasm increases. I consider myself as extremely lucky as my hobby coincides with my job and vice versa. I’m sorry that, lately, I have seen a lack of creativity, a sort of trivialisation and, according to me, an indiscriminate industrialisation. I am irritated by the egocentrism of some, I like thinking about a team, not to an individual. This is why I keep on thanking the people who, day after day, work with me side by side». The three adjective that best define you. «I would prefer that this question was asked to those who have always known me. What I hear saying is that I’m undoubtedly an extremely sensitive person, and I would say deeply grateful to this life that, even though it is sometimes hard, offers me day by day many joys and satisfactions».

The revenge of the small brands

See Page 66 Once again, the fairest of them all is not a woman. It is a flamingo. With all the charming models and actresses crowding the communication of precious jewels, the favourite advertising image chosen by Italian readers is that of a pink flamingo painted on a hand and forearm for Athena silver jewels. It seems a contradiction. And maybe not the only one when we consider that the whole collection is inspired, as you can read on the same page, “by the smoky and mysterious atmosphere of Manhattan, the romanticism of Paris, the contagious electricity of Milan”, in brief “it contains the styles, colours and essences of the most beautiful cities in the world”. That is understandable, but why the pink flamingo? An urban flamingo is something that has never been seen before, as it would have plenty of difficulties in finding


the shellfish and the seaweeds rich in carotene that give the typical rosy hue to its feathers. The fact is that this oxymoron between exotic and urban, between the natural instinct of portrayal that probably stands in for the potential owner of the bracelets and the urban influences of the product has allowed the artisan workshop of the Muratori Family, located in Misano Adriatico, to outperform the global designer labels in this sector and the Tattica Agency from Rimini to top all other advertising corporations. Besides obtaining the highest average rank (Chart 1), also the percentage of top box (the most positive judgement among the five available for the respondents) was more than double when compared to the second ranking. Therefore, as in 2012, when the image of a dodo under a palm won against the many glamorous shots of models and showgirls, last year the most appreciated piece of hand painting artwork showed as protagonist another bird near a plant that defeated portraits and whole length pictures of equally beautiful girls. The painted and zoomorphic hand represents a cliché that has always obtained a great success in advertising. It was first introduced as early as 1986 by Citizen, the watch manufacturer. Then WWF, the telephone company AT&T, the finance company Schroders, up to our heroes from Romagna that brought back this technique in its most natural environment: after all hands and arms are destination places of the majority of jewels and no one has ever thought about it before. Then, the fact that the winning advertisement by Athena was the only one to prove a bit different from usual among the thirty campaigns undergoing our annual test (twenty five presented pictures of models or ambassadors, while the remaining four were still-lifes) should make us reflect on the evidence that a touch of originality is welcome even when we deal with such creative holy items as jewels. Anyway, we are aware that this is a lost battle and we will continue to see plenty of overdressed and winking celebrities. Among these the public showed its favour for Miranda Kerr, the radiant Australian, who is Buddhist, bisexual and a former Victoria’s Secret “angel”, as well as the second best paid model, with over 7 million dollars in 2013, after Gisele Bundchen. Swarovski surrounded her with English roses of various hues, personally selected by the photographer Nick Knight, Officer of the British Empire for artistic merits. Then follows the former première dame Carla Bruni who does not need to be introduced, photographed by Terry Richardson, less

transgressive than usual, in informal poses that are intentionally out of place with the demanding jewels of the Diva Collection by Bulgari. Carlà can afford it. Incidentally, her picture proved to be the most appreciated by the male sample. A bit lower in the number of preferences we find the “eighth wonder of the world”, the Portuguese top model Sara Sampaio, already appreciated in her bikinis by Calzedonia and now with Morellato jewels. If it were not monotonous, we would add, just for curiosity, that the last rank in the average of judgments is occupied by the glassy Tilda Swinton for Pomellato; however, as it has been a constant result over the last few years matched by the perseverance of Pomellato in renewing her endorsement agreement, we prefer to avoid mentioning. The other test undergone by the advertisements of the 30 major advertising users in periodicals is the “blind” recognition one. It consists in correctly matching the page to the advertiser after covering name and logo of the brand (Chart 2). In this case things change and different factors come into play: the investment amount, the ability to plan the space on the various magazines, the synergies with other media and, first of all, with television, the familiarity of the bond between brand and ambassador, the turnover of the different subjects of the campaign, the uniqueness of some elements connected to the graphic layout or to the very products. It is not by chance that Athena, as much pleasant as little visible, drops to the lowest positions in this ranking, while the first place is obtained by Stroili that, on the contrary, did not stand out as far as likeability is concerned, with its model Isabeli Fontana as with Ilary Blasi in the past. Being the top spender in a category on both magazines and TV must have its advantages! The same is valid for all other bestknown brands, Morellato, Pandora, Swarovski, Brosway and S’Agapò that, together with Breil have, however, avoided magazines and are obviously the main TV advertisers. Tiffany is the only brand not needing other media to make itself recognised at a glance: a paintbrush of Pantone 1837, one of the very few colours to be registered as a distinctive sign of a brand, is enough. Crivelli stands out as a negative surprise, being the tail-end despite its spending on magazines was inferior only to Stroili. The aggressive subject chosen for the test, bad look and a triptych of rings brandished as a knuckle-duster, generated lower popularity and appreciation than the more smiling and spontaneous pose that had obtained so many l'Orafo 2014

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approvals in the last year survey. However, the real paradox is that among the advertisements that were more frequently mistaken with those of other brands (“erroneous recognition”) or more often remembered but not matched to the brand (“seen but not recognised”), there are some of the most consolidated brandambassador pair. As this can be understandable for Davite & Delucchi, that left Aida Yespica for Elisabetta Gregoraci a few months before the beginning of the survey, it is not the case for Salvini with Eva Longoria and 2Jewels with Belén Rodriguez. They are well consolidated media pairs and such a number of lapses has no explanation, unless we acknowledge that people do not study advertisements, but only browse through them and that for this reason the high concentration of celebrities does not certainly help, on the contrary it puzzles. The ideal solution will obviously imply keeping together identification and approval, visibility and consensus, quantity of memory and quality in judgement. Chart 3 tries to supply a synthesis, crossing the assessment percentages to two of the highest levels in the scale with the knowledge quotas of the campaign. Not many brands manage to rank over the average in both parameters. Besides the already mentioned ones, Trollbeads and Ops!, two outsiders coming from young customer jewels, stand out. Sufficiently seen and admired, and even something more. In any case, when we examine the scattering of the points on the map, we can undoubtedly say that there isn’t any direct connection between memory and pleasure, otherwise all brands will be placed on an ascending diagonal. And between money and memory, that is between investment and the even vague memory of having already seen that advertising campaign? Well, this is something more. If we place on the horizontal and vertical axes the 2013 budget of the most important advertisers on magazines and the total recall of their pages, we can see that, as a whole, the brands are evidently less scattered (Chart 4). You can calculate that, on average, for every percentage point connected to memory, around fifteen thousand Euros have been spent a year and that, in general, our brands tend to position themselves around this datum. The differences are of course even abysmal. They range from six thousand euros of Morellato, to twenty eight thousand of Rosato and seventy thousand of Crivelli. The question is obviously not that simple as all the money spent before or somewhere else for the same campaign, in the previous years or for other media, come into play. In fact, this is the case for Morellato.


English Text However, after Morellato, the two brands with the best ratio between expenses and results are again Trollbeads and Ops! that can not be certainly considered as cross-media ultraspenders, nor long established designer labels. If we add the success of Athena in the liking rating, this was the year of revenge for the small brands. Note: all selected advertisements belong to the 30 brands that, according to Nielsen data, invested on magazines in 2013 a percentage higher than 1% of the total of the Jewellery category. Respondents: 300 Locations: Milan, Trieste, Rome Date: May-June 2013 Female: 78%; male: 22% Age: 18-34: 68%; aged over 34: 32%

THE ENCHANTED CASTLE See Page 72 This time Van Cleef & Arpels did not left anything to imagination. In order to represent the fairy tale that has inspired the new Haute Joaillerie collection, they staged a real dreamlike adventure in the world of fairies. This event was set in the castle of Chambord, on the river Loire. For the occasion it was crowded with princes and princesses, carriages and horses, damsels and valets. Not ordinary characters but those giving life to the fairy tale entitled Donkeyskin (Peau d’Âne), a classic by Charles Perrault French people of all generations are deeply affectionate to as (a little bit like Pinocchio for Italians and Alice for the English) it represents a rite of transition that allows, through different trials and temptations by evil, to pass from adolescence to maturity. Princess Peau d’Âne is given this name because, in order to escape from an incestuous marriage, follows the suggestion of the Fairy Godmother and leaves her castles and the luxury in which she lives disguising herself with a donkey fur. She finds a shelter in the house of a farmer where she adjusts to carrying out the humblest jobs, never betraying her own identity and using the dirty and worn out donkey fur as a sort of screen. Only on feast days she puts off her tawdry clothing to wear the wonderful dresses (the colour of Time, Moon and Sun) that her father gave her. During one of this feast days

she is noticed by a passing prince, as all the proper princes charming, who does not give up until he manages to identify her through a ring trial. He then proposes to her until they live happily ever after. A journey into time and fancy, typically French and typical of Van Cleef & Arpels, with a very specific aim: showing to the wealthy international customers, gathered at Chambord for this event, the jewels that have been realised as an homage to Peau d’Âne and that will be officially presented among the exhibition stands of the Biennale des Antiquaires, from 11 to 21 September at the Grand Palais in Paris. The Biennal exhibition is one of the most exclusive events. Originally dedicated only to the best art and antique galleries, it allows the big names of jewellery to compete in storytelling and in making investments on their legends. The so called “dream” (of other ages, other worlds, other loves) takes its form in one of a kind necklaces and earrings, rings and brooches endowed with the most unique gems capable to turn enormous tangible values in light and evanescent intangible ones. Here we find the castles where Peau d’Âne was raised, turned into a towery miniature made of white gold, diamonds, pink and violet sapphires to be worn as a brooch. In the middle, as if to represent the heart and the foundation of the building, shines a Brazilian oval emerald of about 40 carats. The Fairy of Lilies reminds the traditions of clips with the shape of winged damsels or dancers created by Van Cleef & Arpels in the ‘40s and then stably maintained in the repertoire of the fashion house. This is made of white gold and pink and violet spinels besides a myriad of round, pear-shaped and rose cut diamonds. The three dresses are obviously as many anthropomorphic brooches, with their own matching set of earrings and rings that translate the colour of Time, Moon and Sun with decreasing pavés of precious stones. Equally a brooch where white and yellow gold ramages interwine with yellow sapphires and emeralds represents the forest that Peau d’Âne crosses at night while the most important piece of jewellery in the collection, a necklace with 29 emeralds characterised by exceptional purity and size, does not need particular references as it is fairy per se. When looked at as a whole, the Peau d’Âne collection seems a theatre of wonders peopled of conversation pieces that, also individually, can kindle dreams or memories. This narrative mode used to reread the archives is a precise will expressed by Nicolas Bos, creative designer l'Orafo 2014

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and executive manager of Van Cleef & Arpels that points out: «Instead of focusing only on the individual pieces of jewellery that made the history of the brand, we worked on stories and on the sense of magic. This is how and why, starting from a fairy-shaped brooch, we arrived at Peau d’Âne. I realised that the creativity of designers must be nurtured with images as well as with a tale: starting from a brooch the designer will find it difficult to invent, while beginning with a story or a legend, his imagination will produce extraordinary designs. Reading the texts in a visual way represents our approach to inspirations and to the historical heritage of our fashion house».The dream potential expressed by this collection is therefore extremely high, but in order not to limit its enjoyment to the few who will be able to afford a piece of jewellery, Van Cleef & Arpels wanted to give back to a wider public a precious version of Peau d’Âne, that is the film shot in 1970 by Jacques Demy starring Catherine Deneuve and a highly imaginative baroque set of costumes and scenic designs. The film will be issued in November in a luxury box containing the DVD and a photo-book by Rosalie Varda Demy et Emmanuel Pierrat.

The strange case of rubies See Page 82 Are the rubies transubstantiated or should we say transposed, bilocated? There we are. This last term, which has been impiously stolen from Christian mysticism, maybe can better convey the idea of this "miraculous simultaneous presence of a same, in our case, gem, in two different places”. I got the idea that, in case, this could happen over 100 or 200 million years to come, when, due to the combined trend of plate tectonics, subduction and other catastrophic events connected to the evolution of our planet that we are being continuously served up by geologists in those so-called prestigious educational tv-shows (which are actually psychologically terroristic), the unique super-continent, Pangaea, would be formed again; that same continent our saurian friends (pareiasaurus, tyrannosaurus, brontosaurus & company) along with various gastropods, learnt to know well during the Palaeozoic and Mesozoic Ages (so from 600 to 180 million


years ago). Quite the opposite. Before, a long time before the continent mixed and overlapped in a single millefeuille panettone, pigeon’s blood rubies of the Burmese Mogok were thrown to the farthest end of Africa, in the Cabo Delgado Province, Montepuez District, Northern Mozambique, not far from the coast city of Pemba and from the Niassa National Park. Oh God of Abraham, Isaac and Jacob, I nearly pass out when I hear people telling me that: «as for quality, Mozambican rubies equal the best Burmese ones, as far as both colour and purity are concerned» and that «the ruby fields of Mozambique are peculiarly unique, with some of the best quality gems which bestow, in the same sample, all attributes of all other sources together». Then I reach a status of mental elation if the description achieve the climax of apotheosis saying that «there isn’t any ruby that, in terms of quality, can be considered as an alternative to the best prerogatives of the Mozambican material» as for «the high level of transparency, brightness and colour, the rubies from Mozambique proved to be comparable to the so called Burmese 'pigeon’s blood' ones». I certainly suffer from a sort of psychic disorder, but nothing manages to cheer my mood up more than the end of a monopoly: a greatly vulgar hand gesture addressed to the selective summoning of few chosen to the few auctions organised by conceited military juntas (or other people in authority) holding power, puffed up with pride for their status of single holders of the best of the best. A vulgar gesture addressed also to the subsequent, undisputed dizzy prices. A bit of sound competition does not hurt anyone. Even though, so far, only less than 5% of the material from Montepuez has proven to be of a sufficient quality as to be employed in jewellery making without undergoing a treatment of any kind. Even though 70% of Montepuez production, despite having a very good colour, turns to be so fractured to require a filling treatment with lead glass. Even though the remaining 25% of all stones, showing a “milky” aspect, require some sort of thermal treatment with borax stove-enamel. And here things get complicated, as the inclusions in the stones are different and more numerous than the Burmese material of Mong-Hsu: therefore the chemism changes and, as a consequence, the parameters of the thermal treatment varies when compared to the most famous close relative, showing as final result a purity grade comparable, according to the standards of LMHC protocols to a non-exciting TE2. In brief, I would exclude either a collapse or a decrease in prices, in the

high value ranges, as the result of an inflated offer on the market. Therefore, keep calm, even because you cannot play with the prices of the most precious sizes that have been introduced on the market so far: just to make an example 100.000 dollars/carat for a cut stone of about 26 carats. On the other hand, we wish we could find a ruby with such remarkable sizes as this one, characterised by the same colour and purity! Montepuez excels exactly for the not uncommon sizes of 20 carats in the raw material, usual colours ranging from a slightly purple red (purplish-blue for us Europeans, the one creating the “pigeon’s blood red”) to red, and for the transparencies characterised by the relative absence, more than by the presence, of inclusions. Among them stand out scarce, well formed, or roundish and clear small crystals of the actinolite amphibole; dark, short, chunky and opaque crystals of maybe rutile; tubular intersecting inclusions filled with bohemite; gemination plans, needleshaped quite rough inclusions, minute particles not well identified. Not to be forgotten, if present in dark green and white crystals, the anortite feldspar, easier to find, though, in association to the raw material as matrix. Save for those acicular amphiboles and for that additional iron in the essential chemism (in the samples analysed so far), when compared to Mong Hsu stones, we could feel tempted to mistake the origin from Montepuez with the “Monghsuine” one, if this term did not evoke truculent slaughterhouse images. And here the situation becomes intriguing. This because if a material with a proven metamorphic genesis due to the contact with sedimentary limestones as the Burmese one can be mistaken for another material with the same metamorphic origin but of an evident gneissic granitic/ gabbroid- dioritic kind (with a feldspar-micoamphibolic association) as the Mozambican one from Montepuez, how can we deal with the traceability of the extraction place, given the lack of actinolite needle-shaped inclusions? Thanks to peculiar and discriminating optical and physical characteristics? Nope. The higher percentage of iron remains: however, even if this was confirmed, on a wider sample, as a distinctive feature, I suppose you would always have at hand, exactly as your mobile, a mass spectrometer to perform a check.. No? Well, what old fossils you are! The mere thought of some burocrats that, somewhere, can amuse himself with the beautiful toy of traceability (which seems so refined and trendy), even for precious stones in general, and perhaps takes it into his head to implement this same l'Orafo 2014

99

settembre

traceability, makes my hair bristle... Light all the votive candles you can lay your hands on, cross your fingers, use black and white magic, if necessary, so that we are spared this horrid plague! Luigi Costantini Managing Director, Training Department Italy I.G I International Gemological Institute Antwerp Belgium

ALL ABOUT VERDURA See Page 26 Though he could not rely on a large wealth, he had a very beautiful mother, an aristocratic surname and remarkable aesthetic sense. His cousin Giuseppe Tomasi di Lampedusa took inspiration from his mother for the character of Angelica in the novel Il Gattopardo, while some iconic names of the twentieth century turned to his creative talent. Fulco di Verdura, having to roll up his sleeves when his father died, exploited his creativity and brilliant acquaintances to become one of the most famous jewel designers of the twentieth century and the founder of a boutique on the Fifth Avenue that commemorates its 75th anniversary this year. For the occasion, the maison, managed by Ward Landrigan, organises an exhibition in October having as artistic partners Carolina and Reinaldo Herrera, the owners of the famous fashion house, with Patricia Lansing, their daughter. After a golden childhood in the Villa Niscemi of his maternal grandparents, Fulco started mixing with the jeunesse dorée of that age seducing it with his designs. Cole Porter, the musician, immediately ordered him a series of cigarette cases to sign the success of every première of his musicals. At one of these premières the designer met Coco Chanel, who gave him the gems received as gifts from her wealthiest lovers, with the task of obtaining some wonderful jewels from them. Needless to say, this was the start of a life-long collaboration and a friendship, which gave shape to some atout of the Chanel style, such as the white enamel rigid bracelet with a Maltese cross made of coloured stones, a much reproduced piece that shall certainly be visible among the showcases of the New York exhibition.


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CARTIER CHANEL JOAILLERIE

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35, 65

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TROLLBEADS 65

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NOMINATION 65 ZOPPINI 65 l'Orafo 2014

103

settembre


Advertisers’ Index

AMIN LUXURY 7 ANTWERP DIAMOND TRADE FAIR 100 ARTEXPO 70 ARTLINEA 21 BANGKOK GEMS & JEWELRY FAIR 40 BARABABAC 6 CRIERI 2 D&SIGN 104 DAVITE & DELUCCHI 4 DONNA ORO 23 E-MOTION 12 EMPIRE WATCHES 64 ERIKA 8 GOGGI STERLING 88 GOLD ITALY AREZZO 81 IGI 30 IL TARÌ MONDO PREZIOSO 45 ISTANBUL JEWELRY SHOW 89 ITITOLI 61 LE BEBÉ 9 MASSIMO RAITERI 18 MECCAN’ART 101 MY JEWELS 1 OTTAVIANI 11 PALAKISS 93 PIERDUCA 14 POLELLO 10 PRECIOSA 58 PROGETTO LUCE 59 RESPONSIBLE JEWELLERY COUNCIL 20 RIGUCCI & COSENTINO 25 SECTOR JEWELS 13 SIDRA 27 STUDEX 24 THE GEMWORLD MUNICH 39 UNOAERRE 47, 49, 51 VOGA GIOIELLI 16


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