L'Industria della Gomma 7/2020

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IMPIANTI DI DOSAGGIO MESCOLE HIGH-TECH SPECIALE ESTRUSIONE

L’INDUSTRIA DELLA GOMMA

MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI • Settembre 2020 - numero 7

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SOMMARIO

MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI

L’INDUSTRIA DELLA GOMMA www.industriagomma.it

Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Riccardo Oldani - riccardo.oldani@edifis.it Collaborano alla rivista Giuseppe Cantalupo, Eugenio Faiella, Gianpaolo Brembati Grafica e impaginazione Barbara Aprigliano - barbara.aprigliano@edifis.it Pubblicità dircom@edifis.it Traffico Pubblicitario Francesca Gerbino - francesca.gerbino@edifis.it Stampa Centro Stampa Digitalprint S.r.l. Rimini (RN) Costo di una copia ai soli fini fiscali € 1,00 Abbonamento Italia € 90, Europa € 130, Estero € 150 abbonamenti@edifis.it Arretrati € 15,00 Amministrazione amministrazione@edifis.it

ANNO 63 - SETTEMBRE N. 7

Abbiamo letto 12

RASSEGNA DELLA STAMPA TECNICA ESTERA

Protagonista

18 NOZZE D’ORO CON LA GOMMA

50 anni dedicati alla distribuzione e al trading della gomma. Sergio Padova è uno dei grandi esperti italiani del settore, con una vita ricca di cambiamenti, sorprese, colpi di scena e geniali intuizioni. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia, iniziata con la prima crisi petrolifera negli anni Settanta e ancora in piena evoluzione, grazie all’attività avviata con la Epichem, l’ultima azienda da lui fondata nel 2009

Speciale Estrusione

23 TUTTE LE FACCE DELL’ESTRUSIONE Gli estrusori sono macchinari presenti un po’ dovunque nella filiera della gomma, sia nella sala mescole, dove svolgono una funzione importante nei processi di compounding, sia per la produzione di articoli come cavi elettrici, tubi, guarnizioni o profili di tenuta. Sono sempre più usati anche in nuovi processi per il riciclo e la devulcanizzazione della gomma. Si inseriscono in linee che richiedono l’adozione di tecnologie in continua evoluzione. Insomma, sempre di più entrano in sistemi complessi che richiedono elevata perizia e articolate conoscenze alle aziende attive in questo settore molto specializzato. Abbiamo interpellato alcuni protagonisti nell'ambito dell'estrusione per avere un’indicazione sulla loro attività, i prodotti di punta e le tendenze in atto.

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Registrazione Tribunale di Milano n. 4275 del 1.4.1957 Iscrizione Registro Operatori della Comunicazione n. 06090 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi del Reg.EU 679/2016 l'Editore garantisce la massima riservatezza nell'utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi dell'art. 15 il ricevente ha facoltà di esercitare i suoi diritti fra cui la cancellazione mediante comunicazione scritta a EDIFIS Srl - Viale Coni Zugna 71 - 20144 Milano (o ai riferimenti sotto trascritti), luogo della custodia della banca dati medesima.

L’Industria della Gomma una rivista edita da: Edifis S.r.l. Viale Coni Zugna 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it

ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

aziende Dalle

38 MACCHINE E PRODOTTI NUOVI PER RIPARTIRE E PER CRESCERE Dopo i primi tre mesi del 2020 iniziati sotto i migliori auspici, anche la Elastomers Union di Castel Guelfo (BO) ha dovuto affrontare l’impatto della pandemia. Alla ripresa dopo il lockdown il produttore di mescole in fluoroelastomeri e fluorosilicone si affaccia comunque con grande fiducia, sulla scorta di importanti investimenti per nuovi macchinari entrati in funzione a inizio anno e di un processo di riorganizzazione interna che ha potenziato lo staff. Dal 2019, l'azienda ha anche iniziato a produrre mescole di silicone in pasta, ampliando così la propria gamma di prodotti


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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI

SOMMARIO ANNO 63 - SETTEMBRE N. 7

Dalle aziende

42 ALTA TECNOLOGIA PER IL DOSAGGIO La Lawer di Cossato, in provincia di Biella, taglia quest’anno il traguardo dei 50 anni di attività nella progettazione e produzione di sistemi di dosaggio. Concepite inizialmente per il settore tessile, le sue soluzioni tecnologiche si sono estese ad altri comparti compreso, da un decennio a questa parte, quello della gomma, della produzione degli pneumatici e dei materiali plastici. Abbiamo incontrato il management dell’azienda per farci raccontare la sua storia e le prospettive di sviluppo, che restano ambiziose anche in un momento complesso

50 RICERCA, INNOVAZIONE, KNOW-HOW PER MESCOLE DAVVERO SPECIALI

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Con una lunga esperienza alle spalle, che prende le mosse addirittura nel 1948, Sigea (Società Industria Gomma E Affini) si è affermata come un punto di riferimento nel complicato e particolare mercato delle mescole per utilizzi particolari, come per esempio nei cavi elettrici. Dalla sede di Avigliana, in provincia di Torino, continua il processo di crescita tecnologica e commerciale che l’ha vista abbracciare da tempo i dettami della digitalizzazione e del tracciamento della produzione e investire in modo massiccio in macchinari e tecnologie per il laboratorio. Massimo Giovale, il proprietario, racconta attività e programmi dell’azienda.

Normative

54 CAMBIAMENTI IN VISTA PER L’ETICHETTATURA DEGLI PNEUMATICI

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Un nuovo regolamento dell’Unione Europea modifica, con applicazione a decorrere dal primo maggio 2021, il sistema di etichettatura degli pneumatici immessi sul mercato comunitario, introducendo alcune novità in fatto di valori e di simboli riportati

News

62 IL TACCUINO

Assogomma: i nuovi corsi di formazione Riprende la produzione industriale, ma i livelli pre-Covid sono lontani u I Minibags per il carbon black u Amaplast, Acimac e Ucima più forti insieme u Nuove performance per la Sealmaster orizziontale di Desma u

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72 GLI INSERZIONISTI DI QUESTO NUMERO

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020



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IMG è una azienda leader nel settore stampaggio gomma e materie plastiche con uno staff dinamico e di grande esperienza. È costantemente alla ricerca di novità tecniche che possano migliorare il lavoro dei clienti e fornire una proposta completa nell’ambito dei macchinari ad iniezione. Le presse IMG sono caratterizzate da soluzioni speciali e sistemi innovativi per diverse tecnologie di stampaggio quali: • presse per lo stampaggio degli elastomeri con sistemi a vite punzonante o a vite+pistone • sistemi a multi-iniezione per termoplastici • sistemi di caricamento ed iniezione del BMC, del silicone liquido e/o in pasta I prodotti IMG sono sviluppati sulla base delle richieste dei clienti perchè ottengano massima soddisfazione e ottimi risultati. Grazie alla grande esperienza nel settore, IMG ha creato un nuovo standard di produzione: quello della personalizzazione totale, restando, però, nei budget della produzione di serie.

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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Rassegna della stampa tecnica estera www.tiretechnologyinternational.com | APRIL 2012

INTERVIEWS

Jean-Pierre Jeusette general director, Luxembourg Innovation Center, Goodyear Dunlop Roger Sanders technical manager, Continental UK

EXPO REVIE

Letter of I più interessanti articoli usciti di recente sulle riviste tecniche the law internazionali specializzate e riguardanti materiali, applicazioni, processi, prove, misurazioni e destinati al settore della trasformazione della gomma. Letti e riassunti per voi dai nostri esperti Product W de from Tir buts Technologe Expo 2012y

Revolution or rush job? Important questions remain unanswered ahead of tire labeling’s introduction in European markets

MATERIE PRIME E APPLICAZIONI THERBAN HT: HNBR RINFORZATA CON POLIAMMIDE PER OTTENERE MIGLIORI PROPRIETÀ AD ALTE TEMPERATURE M. Hemstede-van Urk, P. Spanos, J. Dodevski, A. Kaiswer, S. Lieher, Arlanxeo, Cleveland/Akron, Ohio (USA) RUBBERWORLD, aprile 2020, pag. 36-43 ’HNBR offre una prestazione di resistenza al calore decisamente superiore a quella dell’NBR, con valori di temperature di invecchiamento in aria calda, che dai 100 °C dell’NBR si alzano a 120 °C per arrivare fino all’intervallo massimo fra 150 e 165 °C, considerando anche che, dal momento che è una gomma polare, consente applicazioni a contatto con oli. Tuttavia le temperature di esercizio per i manufatti sotto cofano si stanno avvicinando ai 180 °C, a causa del ridotto flusso d’aria fra i componenti, determinato dalle progettazioni suggerite da aerodinamica e risparmi di spazio; la necessità di resistere a temperature di esercizio più alte, per prolungare la durata dei componenti in gomma, fa sì che si moltiplichino gli sforzi al fine di: • trovare il modo di migliorare la resistenza al calore delle mescole in HNBR con compromessi minimi con

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Bridgestone’s latest take on colored sidewalls is lightweight, and simple enough to be applied by dealers

We explore the role of tire data in vehicle performance simulations. Will engineers ever know enough?

Isoprene from cellulose: how the paper industry could enter the tire supply chain

le altre proprietà; • raggiungere specifiche ad alte temperature non ancora soddisfatte o aumentare la durata del manufatto; • definire la composizione ottimale della mescola e il relativo processo produttivo. Poliammide 6 (PA6) ed HNBR hanno polarità simili e sono quindi compatibili tecnicamente. Considerando che i TPV a base PA6 ed HNBR offrono un’eccellente resistenza all’invecchiamento al calore e che la PA6 ha un effetto di stabilizzazione al calore in miscele con gomma, questo studio valuta diversi rapporti PA6/HNBR ed esamina i parametri di processo per ottenere la morfologia di fase desiderata. La parte preliminare dello studio, intesa a determinare la composizione ottimale della miscela (si utilizzano 5, 10, 15 e 22 phr di PA6) e il miglior processo produttivo per un masterbatch con 50 phr di PA6 e 100 phr di HNBR (mescolatore interno oppure estrusore bivite corotante), fa sì che si proceda con una mescola con 10 phr di PA6 e 100 phr di HNBR prodotta con estrusore bivite; il masterbatch verrà poi diluito con HNBR per riportarsi al valore di 10 phr di PA6. Nel successivo paragrafo, dedicato alla viscosità della miscela HNBR/PA6

e illustrato da immagini del microscopio a forza atomica AFM, si stabilisce che una più bassa viscosità dell’HNBR permette la produzione di un masterbatch con più alte concentrazioni di PA6. Si mettono poi a confronto i due metodi di produzione della miscela HNBR/PA6, per mezzo di masterbatch (50 phr di PA6) successivamente diluito e miscelazione diretta di 10 phr di PA6 con 100 phr di HNBR, per continuare poi lo studio con il secondo metodo. Messe a confronto la mescola di riferimento a base Therban 3907 senza PA6 e quella con PA6 (Therban HT 3907 VP), i valori rilevati per cambiamenti di durezza, carico di rottura e allungamento a rottura, dopo invecchiamento a 180 °C per 7 giorni, risultano più bassi per la seconda con, in particolare, una ritenzione doppia dell’allungamento. È interessante rilevare che, con 10 phr di PA6, sostituiti ad analoga quantità di carbon black della mescola di riferimento, oltre ai migliori valori dopo invecchiamento citati poc’anzi, si ottiene anche una migliore processabilità, insieme a proprietà meccaniche originali praticamente invariate. In conclusione, la miscela di HNBR


ABBIAMO LETTO PER VOI

e PA6 offre una migliore resistenza all’aria calda, soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dell’allungamento a rottura. La morfologia delle miscele dipende dalle condizioni di miscelazione e dai rapporti di volume e viscosità e, per ottenere le migliori proprietà meccaniche, è utile preparare le miscele nel rapporto previsto HNBR/PA6, piuttosto che partire da un masterbatch a più alta concentrazione di PA6. Per questo studio è stata presentata una domanda di brevetto. COSTRUZIONE E SIMULAZIONE OTTIMIZZAZIONE DI ARTICOLI DI GOMMA PER L’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA PER MEZZO DI CARATTERIZZAZIONE DELLE MESCOLE E MODELLAZIONE A COMPUTER DEGLI ARTICOLI B. Chouchaoui, Windsor Industrial Development Laboratory, Windsor, Ontario (Canada) - RUBBERWORLD, aprile 2020, pag. 44-48

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e tendenze attuali dell’industria automobilistica, rivolte allo sviluppo più veloce di prodotti migliori ad un costo inferiore, creano la necessità di simulazione piuttosto che di prova di prototipi. La modellazione richiede un laboratorio di caratterizzazione delle gomme e di altri materiali che si deformino nell’applicazione della gomma in sviluppo e, oltre alla definizione dei parametri di progettazione, richiede anche software di alto livello per le analisi tipiche delle applicazioni gomma, che implicano contatto, grande deformazione e fenomeni di risposta non lineare del materiale iper-elastico. Questo articolo descrive alcune prove relative alla gomma necessaria per costruire modelli di manufatti quasi-statici, presentando anche parecchi studi analitici, condotti per conto di stampatori e utilizzatori di articoli nell’ambito dell’industria automobilistica. Tutte le previsioni del computer sono state determinate per essere comprese nel 5 %

dei risultati di prova su prototipi fisici. Degli interessanti paragrafi precedono l’articolo vero e proprio: il primo illustra la situazione globale dell’industria automobilistica, narrandone brevemente la storia dal 1860 al 2014, con riferimenti alle quote di produzione dei principali mercati, mentre il secondo parla del concetto di sicurezza nell’ambito della stessa industria e il terzo spiega come si attua lo sviluppo di un manufatto per l’automobile, mettendo in rilievo la necessità di moderni strumenti e simulazioni riproducibili. Dopo avere definito il ruolo dell’analisi degli elementi finiti, con la precisazione che nel caso della gomma si tratta di analisi completamente non lineari, l’articolo si svolge nella disamina di tre casi pratici di modellazione, riferiti a fermo posteriore sottocofano per sistema di guarnizione di tenuta, tubo di trasmissione fluido e guarnizione di connettore elettrico. La narrazione discorsiva permette una facile lettura che, oltre a far ben com-


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prendere le situazioni pratiche esaminate, porta logicamente alla conclusione dell’articolo. Perché la prova virtuale su manufatti abbia successo, occorre combinare due ingredienti, ossia la caratterizzazione del materiale e la modellazione computerizzata ad elementi finiti. Tuttora l’analisi degli elementi finiti è poco utilizzata nell’industria della gomma, a causa della risposta non lineare e viscoelastica delle gomme a carichi e deformazioni. Solo recentemente software ad elementi finiti hanno affrontato adeguatamente effetti non lineari, ma costo e curva di apprendimento rimangono, costituendo ancora un ostacolo alla loro diffusione, a meno che ci si rivolga a società specializzate come la WIDL. MACCHINARI E ATTREZZATURE RISCALDAMENTO E VULCANIZZAZIONE DI MATERIALI DI GOMMA IBRIDI MEDIANTE RISCALDAMENTO A RESISTENZA ELETTRICA Ch. Hoppman, M. Kostka. M.Sc. Institute for Plastic Processing (IKV) in Industry and Craft at RWTH Aachen University, Aachen (Germany) - email: Melanie.Kostka@ikv. rwth-aachen.de - KGK n. 11-12/2019, pag. 27-34 a vulcanizzazione di materiali gommosi è una delle fasi a più forte consumo di energia nel processo produttivo di componenti di gomma e la maggior parte dei suoi processi causa soltanto un riscaldamento del materiale, seguito da un trasporto interno del calore. La bassa conducibilità termica delle gomme determina disomogenee distribuzioni di calore e disomogenee vulcanizzazioni di componenti di grande spessore: la sola soluzione tecnica per realizzare una limitata vulcanizzazione omogenea consiste nel combinare vari metodi disponibili, quali aria calda, raggi infrarossi o microonde. Per la vulcanizzazione di manufatti di grande spessore è stato sviluppato un nuovo processo, basato sul principio del riscaldamento con resistenza elettrica. Le gomme sono isolanti elettrici e devono essere funzionalizzate, aggiungendo alla mescola cariche conduttive: si sviluppano così i cosid-

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detti materiali ibridi in cui, con l’applicazione di un voltaggio elettrico, il calore viene dissipato attraverso l’energia elettrica, che è assorbita dalla resistenza. Il vantaggio del nuovo processo è che il consumo di energia si può ridurre, grazie al riscaldamento diretto del manufatto, considerando tra l’altro che si realizza una vulcanizzazione omogenea dei manufatti di grande spessore, il che porta ad un netto miglioramento della loro qualità. Inoltre, la gomma conduttiva potrebbe essere usata per la produzione di tubi di gomma riscaldabili, il cui numero di fasi produttive può in questo modo essere ridotto. Ci sono però alcune difficoltà nell’utilizzo del processo di vulcanizzazione per riscaldamento con resistenza elettrica: la conduttività elettrica deve essere regolata accuratamente perché sia né troppo bassa né troppo alta, e l’utilizzo di cariche conduttive in grande quantità influenza il processo di mescolazione e aumenta i carichi del mescolatore interno. In questo studio vengono esaminati conduttività elettrica e sviluppo di temperatura nel manufatto dopo l’applicazione di un voltaggio elettrico, nonché la qualità della vulcanizzazione elettrica, in confronto alla vulcanizzazione con pressa riscaldante, e geometrie differenti del manufatto, per analizzare la loro influenza in correlazione alla resistenza elettrica dei materiali di gomma ibridi, per giungere alla comparazione del grado di reticolazione ottenuto con i due metodi di vulcanizzazione. Vengono prodotte e valutate varie mescole a base NBR (Krynac 3330 F e 3370 F) con carbon black standard e conduttivo (N330 di Cabot e Ketjenblack EC600 JD di Nouryon), il primo sempre al livello di 50 phr, il secondo con livelli da 12,5 a 22,5 phr, mentre le pareti dei campioni hanno spessori di due e quattro millimetri. È molto semplice seguire lo sviluppo dello studio e arrivare alla conclusione che la conduttività della mescola deve essere compresa in un piccolo intervallo, al fine di assicurare l’assorbimento di una sufficiente quantità di energia elettrica da dissipare in calore. Allo stesso tempo la conduttività elettrica dipen-

de dalla temperatura della massa della mescola e diminuisce all’aumentare della temperatura di riscaldamento. In definitiva, il metodo di vulcanizzazione con riscaldamento a resistenza elettrica funziona egregiamente, sia pure con il controllo separato del voltaggio elettrico dei diversi elementi dello strumento, per compensare le potenziali differenze di spessore, mentre rimane da verificare la possibilità di realizzare un tubo di riscaldamento con gomma ibrida. PROVE E MISURAZIONI DETERMINAZIONE DEL COEFFICIENTE DI SCORRIMENTO NAVIER PER MESCOLA DI GOMMA SILICONICA CON REOMETRO CAPILLARE AD ALTA PRESSIONE C. Hoppman, M. Drach, M. Scön, M. Facklam, C. Wiesel, M.Sc. Institut für Kunststoffverarbeitung RWTH Aachen, Aachen (Germany), Mahardhyka Prakasha, Bangkok (Thailand) - email: Michael.Drach@ikv. rwth.aachen.de - KGK n. 11-12/2019, pag. 35-40 l coefficiente di scorrimento Navier è un parametro fondamentale per descrivere lo scorrimento su parete e presumere che sia una costante del materiale può far commettere errori nella progettazione di attrezzatura per l’estrusione. Questo studio verifica se tale coefficiente di scorrimento è influenzato dal tensore di deformazione e dal tensore di tensione. Lo scorrimento su parete è un tipo di fenomeno reologico di certi materiali e una sfida critica del processo di estrusione della gomma, in particolare della gomma siliconica. Per esaminare il comportamento reologico e il verificarsi dello scorrimento su parete, uno degli strumenti comunemente usati è il reometro capillare ad alta pressione, che riesce a identificare tale scorrimento in una mescola di gomma, grazie alla sua capacità di raggiungere elevati sforzi di taglio, mentre il metodo Mooney è usato di solito per l’analisi della velocità di scorrimento. La crescente richiesta di gomma siliconica nell’industria è una delle principali ragioni per prenderla in esame, alla luce delle sue caratteristiche di isolamento termico, alta resistenza chimica, alta tolleranza alle temperature ed eccellente

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ABBIAMO LETTO PER VOI

flessibilità, e lo svolgimento dello studio dedica particolare attenzione alla determinazione della velocità di scorrimento su parete e del coefficiente di scorrimento Navier. Posto che il metodo Mooney-Geiger, utilizzato per identificare il coefficiente di scorrimento di Navier, dimostra che non è accurato presumere che tale coefficiente sia una costante del materiale, i risultati dello studio possono servire per progettare una vite di estrusore o simulare un estrusore per gomma siliconica, considerando che la velocità di scorrimento determinata può essere usata come condizione limite e potrebbe anche essere utile per progettare teste di estrusione. PROVE E MISURAZIONI APPARECCHIATURA SPERIMENTALE DI PROVA PER SCOPI EDUCATIVI E DIDATTICA D. Plein, H. Baaser, University of Applied Sciences Bingen, Bingen (Germany) - email: h.baaser@th-bingen.de - KGK n. 11-12/2019, pag. 41-45 el 2016 un gruppo di studenti dell’Università di Scienze Applicate di Bingen ha pianificato, progettato e costruito un’apparecchiatura sperimentale di prova per sollecitazioni monoassiali di campioni di elastomeri. Il caricamento è raggiunto per mezzo di una punteria eccentrica, che applica uno spostamento traslazionale armonico a un campione: la forza risultante viene misurata per mezzo di una cella di carico e registrata da un computer connesso.

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A parte l’esperienza pratica degli studenti sui cambiamenti nell’esecuzione, nell’acquisizione dei dati e nella modellazione attraverso la condivisione del lavoro svolto, il risultato dell’apparecchiatura di prova offre questioni e numerose possibilità di sviluppo nell’elaborazione dei dati, per esempio lo smorzamento di segnali rumorosi o la misurazione di sfasamento fra le funzioni di spostamento e forza e per determinare con essa l’area del ciclo di isteresi. L’articolo si focalizza su questo aspetto dell’apparecchiatura. L’esperimento condotto si articola in due parti. Nella prima si guadagna esperienza sul comportamento a fatica di uno specifico elastomero attraverso una serie di misurazioni continue (i campioni sono sottoposti a cicli armonici sinusoidali di sollecitazioni a trazione fino alla rottura), nella seconda si affronta il rilassamento, in particolare la determinazione dei tempi di rilassamento per un’applicazione statica. Dopo la solita sezione sperimentale, chiara e dettagliata, la valutazione dell’esperimento si occupa, nello specifico, della prova di fatica e di rilassamento (paragrafo questo più complicato per la presenza di funzioni e formule). L’interesse e la validità dell’articolo consistono nella provata utilità di coinvolgere attivamente studenti nella scienza della fisica degli elastomeri attraverso un percorso di prova pratica. Questo non è certo innovativo, ma la costruzione modulare di un’apparecchiatura offre l’opportuni-

NEXT LEVEL SOLUTIONS Integrated Systems for Polymer Processing

tà di modificarne e migliorarne i singoli componenti, arrivando a fornire spunti interessanti di modifica delle apparecchiature tradizionali e di messa a punto di ulteriori valutazioni delle prove. MATERIE PRIME E APPLICAZIONI SVILUPPO DI MESCOLE IN EPDM PER TUBI RADIATORE RESISTENTI AD ALTA TEMPERATURA V. Thakur, Dow Europe, Horgen (Switzerland), TT. Han, Shanghai (China) S. Wu. C. Li Pi Shan, Freeport (USA) - email: vthakur@dow.com - KGK n. 11-12/2019, pag. 46-51 l di là della validità dell’articolo, in merito all’argomento citato nel titolo, risulta particolarmente interessante la lunga introduzione, che parla in generale dell’EPDM, puntualizzandone le caratteristiche in base alla struttura chimica e illustrandone la specifica applicazione presa in esame, in rapporto alle attuali esigenze di mercato. L’interesse sta nell’accuratezza di descrizione dei dettagli di ogni considerazione esposta, che solo i tecnologi possono conoscere a fondo, mentre per un lettore senza o con moderata esperienza tecnica l’esposizione sarà senz’altro di stimolo a leggere tutto l’articolo. L’EPDM è una gomma utilizzata in quasi tutti i settori industriali, in particolare nell’automotive e nei cavi elettrici, grazie alle sue eccellenti qualità di resistenza al calore, ai prodotti chimici, agli UV e all’ozono, alle sue proprietà a basse temperature e alla capacità unica di incorporare grandi quan-

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Il Gruppo MAAG è partner dell’industria di trasformazione dei polimeri in tutto il mondo. Tutte le nostre soluzioni integrate, dai sistemi di pompaggio e filtrazione, ai sistemi di pellettizzazione e polverizzazione, ai sistemi di riciclaggio, rispondono in maniera ottimale alla domanda dei clienti più esigenti.


RUBBER CLUB

tità di cariche ed olio. Le sue caratteristiche strutturali, che giocano un ruolo fondamentale in una specifica applicazione, sono: • il contenuto di etilene, che determina cristallinità, durezza, processabilità, green strength e resistenza al calore; • il tipo di diene, di solito ENB (5-etilidene-2-norbornene) in più dell’80 % dei vari gradi di EPDM; • il contenuto di diene, che determina la velocità di vulcanizzazione e lo stato di vulcanizzazione con sistemi a zolfo e a perossidi; • la viscosità Mooney, il peso molecolare e la distribuzione del peso molecolare, per l’utilizzo delle cariche, la mescolazione e le proprietà della lavorazione; • la ramificazione a catena lunga, che determina green strength a caldo, stabilità dimensionale e resistenza ai collassi dell’estruso, e migliora il flusso dell’EPDM per una migliore qualità di dispersione delle cariche. Dopo avere definito, sempre nell’introduzione, le tre classi di materiali per tubi radiatore, identificato i tradizionali tipi di Nordel (4570 e 4785 HM) da utilizzare nell’applicazione, illustrato le attuali richieste del settore automotive, derivate dalla notevole evoluzione tecnologica dei motori a combustione, e dedicato un intero paragrafo ai progressi nell’ambito della tecnologia di catalizzatori e processo produttivo dell’EPDM ottenuti da Dow, lo studio si articola nei seguenti paragrafi: • materie prime; • mescolazione; • caratterizzazione; • gradi di Nordel utilizzati; • mescole resistenti ad alte temperature; • soluzione offerta dai nuovi gradi di EPDM Nordel HHR ad alta resistenza al calore (High Heat Resistance). Nella conclusione si ribadisce l’efficacia della nuova tecnologia Dow dell’avanzato catalizzatore molecolare AMC (Advanced Molecular Catalyst), che consente di avere un impatto ambientale dell’EPDM inferiore del 50 % rispetto al tradizionale processo produttivo Ziegler-Natta. Da qui le alte prestazioni dei Nordel HHR che, con più del 75 % di ritenzione nelle proprietà fisiche a 150 16

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°C per 1008 ore, permettono di soddisfare le attuali richieste dei produttori OEM, originate dall’alta efficienza dei nuovi motori turbocompressi, che lavorano a temperature molto più alte che in passato. MATERIE PRIME E APPLICAZIONI MODIFICA DI GOMMA MACINATA CON CARICHE CONVENZIONALI PER MEZZO DI INGEGNERIA DI PROCESSO V. Herrman, Hochschule für angewandte Wissenschaften Würzburg-Schweinfurt Studiengang Kuntstoff-und Elastomertechnik, Würzburg (Germany) KGK n. 11-12/2019, pag 52-58 e si pensa al parco auto europeo (334 milioni di auto nel 2018) e alla conseguente quantità annuale di pneumatici fuori uso PFU (circa 3 milioni di tonnellate), ci si rende subito conto dell’importanza del loro riutilizzo in termini di gomma da pneumatico macinata GRT (Ground Rubber Tire) come materia prima per la produzione di nuovi pneumatici. Questa sembra essere una buona soluzione per la riduzione delle emissioni di CO2, la carenza di materie prime, la protezione dell’ambiente e anche la riduzione dei costi. In questa direzione è all’avanguardia Michelin, per esempio, che ha annunciato la sua strategia di “Economia Circolare 4 R” (Ridurre-Riusare-Riciclare-Rinnovare), con l’obiettivo di usare il 30 % di materiali riciclati nella produzione di nuovi pneumatici entro il 2048. Insieme all’utilizzo di carbon black, ottenuto da pirolisi dei PFU, e la devulcanizzazione, l’uso della gomma GRT pare un modo promettente per ottenere questo risultato, ma la GRT, usata come carica, riduce importanti proprietà del manufatto, quali carico e allungamento a rottura e resistenza all’abrasione. Una ragione di questa perdita di proprietà potrebbe essere la diffusione di zolfo libero dalla matrice di gomma circostante nelle particelle di GRT, durante la produzione della mescola, il suo stoccaggio e la vulcanizzazione, con conseguenti minore densità di reticolazione e disomogeneità della mescola. Si è così pensato di ricoprire le parti-

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celle GRT, per creare una barriera di protezione, con carbon black o silice. Questo studio si propone di verificare la validità di questa soluzione, partendo dalla macinazione criogenica di vulcanizzati di gomma naturale e mettendo subito e direttamente a contatto i pezzi di gomma tagliati con le cariche, al fine di ricoprire la superficie delle particelle, grazie alle forze di adesione superficiali fra particelle e cariche. Le cariche utilizzate sono carbon black N220 polvere e Coupsil 8113 polvere, silanizzata con Si69. La formulazione per ottenere i vulcanizzati da macinare è a base gomma naturale, le due mescole prodotte sono una (C1) senza carica, che sarà poi caricata con particelle GRT, e una (C2) con carbon black N990 (50 phr) come materiale di base per preparare le particelle GRT. Successivamente 30 phr di particelle GRT nei tipi non modificate, modificate con carbon black e modificate con Coupsil, vengono miscelate alla mescola C1 per ottenere le mescole R1 (GRT non modificata), R2 (GRT modificata con carbon black) e R3 (GRT modificata con Coupsil). La valutazione delle diverse mescole viene fatta rilevando curve sforzodeformazione, durezza Shore A, microdurezza Shore A e rimbalzo, e utilizzando microscopio ottico e fluorescenza a raggi X. La sezione discussione è la parte più interessante dello studio, che spiega in dettaglio sia il comportamento delle mescole riciclate che del carbon black N990 (che ne influenza le proprietà meccaniche sopra il 300 % di modulo), delle particelle GRT ricoperte da carica, dello zolfo e del silano presenti. In conclusione, la modifica in loco della gomma GRT con cariche tradizionali dà luogo a particelle ricoperte abbastanza bene, che assicurano una migliore manipolazione nelle fasi di pesatura e mescolazione, sia pure senza impedire del tutto il distacco delle cariche dalle particelle. Questo tuttavia non conferisce omogeneità alle mescole, né trattiene lo zolfo dal diffondersi nelle particelle GRT: solo la silice silanizzata può essere una soluzione.



PROTAGONISTI

di Riccardo Oldani

Nozze d’oro con la gomma 50 anni dedicati alla distribuzione e al trading della gomma. Sergio Padova è uno dei grandi esperti italiani del settore, con una vita ricca di cambiamenti, sorprese, colpi di scena e geniali intuizioni. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia, iniziata con la prima crisi petrolifera negli anni Settanta e ancora in piena evoluzione, grazie all’attività avviata con la Epichem, l’ultima azienda da lui fondata nel 2009

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Sergio Padova, oggi attivo con la Epichem che ha fondato e di cui è socio di maggioranza, è una figura emblematica tra i trader di materie prime per il settore gomma, con una carriera iniziata alla Francescato nel 1970.

All’inizio incute soggezione, un po’ per il fisico davvero imponente e un po’ per la conoscenza enciclopedica del settore della gomma, che gli proviene dalla lunghissima attività di trader. Ma ben presto, al dovuto rispetto che si deve a una persona di grande esperienza si unisce il piacere di ascoltare i tanti aneddoti di una carriera costellata da scelte coraggiose, giunta in questo 2020 all’invidiabile traguardo dei 50 anni. «Sono le mie nozze d’oro con la gomma», dice Sergio Padova, figura storica del trading degli elastomeri, capace di trovare soluzioni impensate, di aprire mercati ritenuti impenetrabili e di ripartire sempre con rinnovato entusiasmo ogni volta che un suo progetto è giunto al termine. Lo incontriamo nel suo ufficio in Svizzera, appena varcato il confine di Chiasso, dove spiccano alle pareti stampe di cavalli da corsa, evidentemente un’altra sua passione. «Potrei scrivere un libro», confida, «per raccontare le cose che ho fatto e che ho visto nella mia carriera, in cui mi sono trovato, quasi per caso, a partire dal 1970». Ma per quanto profonda possa essere l’esperienza di un uomo, ci sono sempre novità che giungono inaspettate. Il Covid-19 lo è senz’altro per la totalità dei professionisti del settore, compreso Sergio Padova.

R. La pandemia, a mio modo di vedere, ha introdotto due modifiche sostanziali in tutto il business della gomma, ma direi per tutta l’economia in generale. La prima è un capovolgimento nella globalizzazione. Ha cioè portato a un ritorno del protezionismo in quasi tutte le nazioni, che nasce dal tentativo dei vari paesi di proteggere fisicamente i loro cittadini dal contagio. Le barriere innalzate per gli spostamenti delle persone si sono poi trasformate in barriere economiche ai commerci. L’esempio più eclatante è stata forse l’India, che a differenza di altri ha addirittura chiuso i porti alle merci, producendo una situazione drammatica anche per la popolazione. La struttura industriale indiana è concentrata su quattro o cinque aree fondamentali che assorbono manodopera da altre regioni. Appena è scoppiata l’epidemia di Covid-19 questi operai “migranti” hanno cercato di tornare dalle loro famiglie, lasciando di fatto molte aziende manifatturiere senza manodopera. In questo paese, quindi, si è verificata una carenza di prodotti anche essenziali. Cito l’India perché abbiamo partner piuttosto importanti lì e quindi monitoriamo la situazione da vicino. La stessa cosa sta succedendo in Sudamerica, in particolare in Perù, Colombia, Brasile, che sono al momento tra i paesi più colpiti.

i viaggi, i meeting, gli incontri diretti con i clienti, che hanno sempre comportato costi enormi in termini di voli aerei, alberghi, spostamenti, ma anche un ingente investimento di tempo. Si trattava di evidentemente di un modus operandi meno necessario del dovuto, perché durante il lockdown abbiamo in buona parte continuato a condurre trattative commerciali sfruttando le nuove forme di comunicazione. Certo, c’è stato un sensibile calo del fatturato compensato in parte da questi risparmi. Non dico che questa situazione a cui siamo stati costretti implicherà una trasformazione permanente nel nostro modo di rapportarci a clienti e fornitori, ma senz’altro indurrà a un profondo ripensamento di tutto il sistema su cui avevamo impostato il business. Se consideriamo i due principali aspetti del marketing, cioè la gestione della clientela già esistente e la promozione di nuovi prodotti, è chiaro che il secondo richiederà sempre un ricorso agli spostamenti, se non altro per esporre direttamente ai clienti i punti di forza di una soluzione innovativa. Mentre la gestione di un rapporto consolidato d’ora in avanti probabilmente potrà essere realizzata con uguali risultati anche a distanza. E tutto questo segnerà, a mio parere, un cambiamento epocale.

D. Chi si sarebbe mai aspettato una crisi sanitaria globale trasformatasi poi in emergenza economica? Anche per lei si tratta di qualcosa di nuovo. Come valuta questo momento? Quali conseguenze avrà per il nostro settore?

D. E qual è, invece, la seconda modifica che vede in atto in questo momento? R. Lo smart-working, che ha cambiato completamente l’approccio alla vendita, e al lavoro in generale. Tutti quanti ci siamo accorti che le videoconferenze possono sostituire

D. Non ritiene che l’incontro di persona sia sempre necessario per concludere un business e intendersi sui dettagli? R. Il vis-à-vis resta importante a livello relazionale e umano, ma lo sviluppo della tecnologia ha aiutato tantissimo a semplificare

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SERGIO PADOVA

le trattative. Ricordo che soltanto pochi anni fa a Dubai mi trovai nella necessità di organizzare una conference call con interlocutori negli Stati Uniti. Dovetti prenotare la sala conferenze, organizzare la comunicazione e compiere tutta una serie di complesse operazioni che oggi non sono più necessarie. Adesso con un semplice smartphone è possibile parlare via whatsapp contemporaneamente fino a otto interlocutori e da qualsiasi posto, che sia la propria automobile o la hall di un albergo. In pochi secondi ci si connette con tutto il mondo e tutto questo è veramente fantastico. D. Per quanto riguarda gli approvvigionamenti avete riscontrato impatti generati dal Covid-19? R. Quello che ha condizionato maggiormente il mercato è stato il crollo del prezzo del petrolio, sceso addirittura per qualche giorno sotto lo zero. Questo ha cambiato il modo di calcolare l’andamento dei prezzi delle gomme sintetiche tipo l’SBR e, in generale, di quelle butadieniche. Fino a non molto tempo fa si considerava, nella definizione dei prezzi di queste gomme, una cifra fissa, intorno ai 600 dollari a tonnellata, corrispondente alla lavorazione necessaria per la produzione, a cui poi si aggiungevano i costi dei rispettivi monomeri utilizzati. Nell’SBR, per esempio, parliamo del 75% di butadiene e del 25% di stirolo. Quello che abbiamo osservato quest’anno, con il calare del costo del petrolio, è stata una corrispondente riduzione della valutazione dei monomeri, al punto che nel caso dell’SBR, per esempio, il prezzo è sceso fino a 800 dollari a tonnellata, praticamente poco di più del costo della produzione. In effetti il butadiene, sia sul mercato americano che su quello europeo aveva raggiunto un prezzo spot di appena 50 dollari a tonnellata, quindi praticamente zero. Ora, per quanto i monomeri siano ancora molto bassi, assistiamo a un rimbalzo e a una crescita dei prezzi, anche perché le grandi aziende petrolchimiche, dopo un periodo di pesanti perdite, hanno deciso di frenare la corsa al ribasso e diminuito la produzione a circa il 50% della capacità per ridurre le perdite e adeguare l’offerta alla minore domanda del mercato. In questo momento, se ci sono situazioni di shortage sono dovute esclusivamente a una riduzione della produzione, perché la domanda è molto calata, con un mercato che viaggia al 50% in settori come

quello degli pneumatici o dell’automotive. Ricordo che durante la prima crisi petrolifera l’SBR, nel 1974, passò da 300 a 800 lire al kg. Il petrolio passò da 1,50 a 7 dollari al barile. Se si pensa che a quell’epoca con 1.500 lire si usciva a mangiare al ristorante possiamo ben vedere come i prezzi attuali non siano molto distanti da quelli di allora. D. Lei a quell’epoca aveva iniziato da poco a lavorare nel settore. È corretto? R. Sì, è vero e l’impatto è stato turbolento! Si è trattato della prima crisi con cui mi sono dovuto confrontare. Da allora ad oggi, comunque, ho vissuto moltissime situazioni estremamente critiche riguardo la disponibilità dei prodotti per motivi disparati, dall’esplosione di un impianto di produzione a un’impennata imprevista della domanda, da matrimoni tra produttori che poi hanno condizionato il mercato a sbalzi politici vari. Ne sono successe di tutti i colori. Il punti salienti corrispondono comunque alla prima grande crisi petrolifera del 1974, alla seconda del 1980, quando oro e argento ebbero un forte rialzo per operazioni speculative di Nelson B. Hunt, all’esplosione di un impianto della Philipps nel 1994, che determinò una brusca impennata dei prezzi di molte gomme. Poi c’è stata la crisi finanziaria del 2008 e adesso quella causata dal Covid. Negli ultimi anni abbiamo riscontrato situazioni davvero drammatiche. Per esempio nel 2017 il butadiene è passato da 500 a 3.500 dollari la tonnellata, mentre l’SBR è salito da 1.000 a 3.000 dollari. Una situazione anomala che è durata non più di due mesi e mezzo. La causa scatenante era stata una speculazione generale sulle materie prime, in particolare i metalli, innescata da fondi di investimento che avevano “scoperto” questo tipo di mercato. Anche il settore gomma ne fu interessato, in particolare per quanto riguarda il butadiene. È stata la prima volta che un’operazione del genere è stata fatta su un monomero. D. A questo punto, però, siamo curiosi di sapere come è nato il suo coinvolgimento nel settore gomma e come è scoccata la passione per questo mercato. R. Dopo la maturità classica e la laurea in Economia e Commercio alla Bocconi di Milano entrai in Alfa Romeo come “internal auditor”, quindi con competenze e funzioni assai distanti da quelle della gomma.

Dopo qualche mese sarei dovuto andare in Australia ad occuparmi della filiale locale dell’Alfa Romeo, quando il mio suocero di allora, Walter Francescato (Padova si è poi risposato altre due volte in seguito, ndr) mi chiamò per un’emergenza. Si era infatti messo d’accordo con il suo braccio destro per cedergli l’attività, quando si accorse che questi aveva attivato una situazione parallela per sfilargli il business senza oneri di quote. Di fronte a questa scoperta mi chiese un aiuto. Ci pensai a lungo, anche perché il settore era totalmente nuovo per me. Ma alla fine lui insistette così tanto che cedetti. I primi due o tre anni furono durissimi, perché non sapevo nulla di elastomeri o di chimica. Mio suocero aveva perso un po’ il contatto con la clientela, quindi il training mi fu impartito proprio da quel personaggio che ero stato chiamato a“contrastare”. Il mercato, allora, era molto diverso da quello attuale. Non c’era una distribuzione vera e propria, ma si lavorava soprattutto su rappresentanza. Molte materie prime arrivavano direttamente dai siti produttivi negli Stati Uniti in quanto non erano prodotti in Europa e venivano importate, anche per quantitativi piccoli. Era un lavoro molto complicato, macchinoso. Vissi diversi momenti di scoramento, nei quali fui tentato di abbandonare tutto. Alla fine restai da solo in azienda, ma cominciai anche ad appassionarmi molto a questo lavoro. D. Ricorda in modo particolare qualche episodio di cui è stato protagonista agli inizi della sua carriera? R. Ce ne sono tantissimi. Uno che rammento molto bene riguarda la mia prima visita a un cliente. Era la Iseo Gomma, in cui lavorava Gianfranco Giolitti, un tecnologo di grande levatura, uno dei maestri del settore in Italia. Mi sedetti nel suo ufficio, davanti alla sua scrivania, e lui capì subito che ero ancora molto acerbo. Provai a sfoggiare un po’ della competenza che mi ero costruito, parlandogli dei monomeri acrilici, mentre Giolitti mi osservava senza dire una parola. Finché a un certo punto cedetti. Gli confessai che tutto quello che gli stavo dicendo lo avevo imparato a memoria, e che a malapena avevo una cognizione precisa degli argomenti. In conclusione, lui si mise a ridere, mi diede una gran pacca sulla spalla e da quell’episodio nacque un lungo rapporto di profonda amicizia. Insieme facemmo diversi viaggi. In uno in particolare L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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PROTAGONISTI

andammo negli Stati Uniti a presentare una sua mescola a bassa durezza che risolveva numerosi problemi tecnici nella produzione delle coperture di tubi. In quell’occasione Giolitti raccolse grandi apprezzamenti dalla Copolimer per la sua invenzione. D. Poi nel 1974 ci fu la crisi petrolifera. R. Sì, e ricordo non soltanto il forte aumento dei prezzi, ma anche il drammatico shortage di una buona serie di prodotti e di materie prime, in particolare alcuni coadiuvanti. Un aspetto affascinante della gomma è che ogni ricetta ha un gran numero di ingredienti, anche 20 o 30, e basta che ne manchi uno per creare grossi problemi alla produzione. Soprattutto mancava un monomero acrilico che serviva come coagente nella vulcanizzazione a base di perossido. La situazione era tale che andavo di persona in magazzino con bidoncini da 25-30 kg. Poi partivo in auto per portare questi minimi quantitativi alle aziende clienti, dove i tecnici mi aspettavano con le macchine ferme come se fossi il Messia per riuscire a far partire la produzione. D.Superatalaprimacrisichecosaaccadde? R. Ci fu la mia grande scoperta. D. Di che cosa si trattò? R. All’epoca in Italia c’erano quattro grandi produttori di nerofumo: Cabot, Columbia, Continex e Phillips. Il prodotto costava 250 lire al kg e veniva trasportato soprattutto in cisterne e in contenitori metallici (totebins). La Francescato era agente e distributore esclusivo per l’Italia della Ashland, all’epoca il secondo produttore mondiale di nerofumo, che in Europa aveva due stabilimenti in Francia e Germania. Avevamo valutato un trasporto con cisterna, ma i costi sarebbero stati troppo alti per competere con i quattro produttori in Italia. Vendevamo sì piccoli carichi, ma un’inezia rispetto alla quota di mercato. Ad un certo punto, però, verso la fine degli anni Settanta, il prezzo del nerofumo cominciò ad aumentare considerevolmente. E durante una visita al sito produttivo della Ashland a Port-Jérômesur-Seine, in Francia, mi accorsi che, sotto un silo di nerofumo, c’erano dei “big bag ”, dei contenitori a forma di saccone di iuta che avevo già visto utilizzare nel trasporto del cemento. Chiesi a che cosa servissero e mi spiegarono che avevano la funzione di stoccare il nerofumo che non poteva esse20

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re contenuto nel silo quando venivano fatti “big run”di produzione. Durante il viaggio di ritorno mi misi a rimuginare su tale soluzione, che consentiva di evitare l’uso delle cisterne per il trasporto e di utilizzare semplici camion. Ne parlai con i responsabili di Ashland, poi studiai un’incastellatura metallica per sostituire i“tote-bins”e delle proboscidi con doppio legamento per scaricare i sacconi nel buco dove si scaricavano le cisterne. I vari clienti, però, non dimostrarono di apprezzare la soluzione proposta continuando a preferire i sistemi tradizionali. Poi però, alla fine del 1980, arrivò la seconda crisi petrolifera. Il primo novembre del 1980 i quattro produttori italiani comunicarono ai loro clienti un aumento, che sarebbe entrato in vigore dal primo gennaio successivo, del 21% sul prezzo del nerofumo. Nel giro di dieci giorni moltissimi utilizzatori italiani mi contattarono per farmi ordini di centinaia di tonnellate. A dicembre 1980 consegnai, in un mese, 2.900 tonnellate di nerofumo, tutto in sacconi. Le aziende si accorsero che la soluzione era molto funzionale e comoda. Potevano scaricare i“big bags”e stoccarli in magazzino buttandoli nei silos senza l’obbligo di farlo immediatamente, come nel caso dei camion cisterna che dovevano scaricare appena arrivati per poi ripartire subito. Inoltre potevano anche creare scorte nel caso di forti aumenti di prezzo cosa impossibile con l’uso delle cisterne. E poi ci fu un’altra mia idea. D. Quale? R. C’era anche una certa quota di mercato di carbon black in sacchi, che quando venivano aperti sporcavano tutto l’ambiente di lavoro. Pensai allora a sacchetti predosati di piccole dimensioni, in politene bassofondente, che potevano essere buttati così com’erano nel Banbury. Ebbene, nel 1981 la nostra azienda raggiunse una quota di mercato di 10.000-12.000 tonnellate di nerofumo in Italia su un totale di 40.000 tonnellate usate nell’articolo tecnico. Una condizione inaccettabile per i produttori nazionali. Andai avanti per la mia strada e, pur se gli altri adottarono lo stesso sistema di sacconi e sacchetti predosati, riuscii a mantenere questa importante quota di mercato Nel 1985 purtroppo la Ashland venne venduta alla Cabot e per noi finì quella bella avventura. Nel frattempo però continuai ad aumentare il numero delle rappresentanze e la gamma di prodotti fino a diventare, insieme a Massara, azienda concorrente, il principale

distributore di materie prime per il settore gomma in Italia. Negli anni a seguire, però, ci fu il crollo della lira, un grande apprezzamento del dollaro e una forte crisi nel settore gomma, che portò nel giro di un biennio a un gran numero di chiusure e fallimenti. D. Quindi cosa successe per voi? R. Dovemmo mettere la ditta in liquidazione e cercai di reinventarmi, ricominciando da capo e puntando soprattutto sul trading e sui paesi dell’Est. Iniziò quindi, intorno al 1985, un nuovo importante capitolo della mia vita, contrassegnato in particolare dalla mia avventura ungherese. D. In che cosa consistette questa“avventura ungherese”? R. Tutto partì da una profonda amicizia con il direttore generale e vice presidente della Taurus, il produttore ungherese di pneumatici. Iniziò con la rappresentanza per l’Italia dei loro pneumatici, ma l’aspetto più interessante fu soprattutto la possibilità di operare con l’Unione Sovietica. L’Ungheria all’epoca faceva parte del Comecon, l’organizzazione economica dei paesi del blocco socialista. Come paese satellite dell’Unione Sovietica aveva accesso a molte materie prime a prezzi politici. Ogni anno le nazioni del blocco segnalavano il loro fabbisogno e l’Unione Sovietica garantiva le forniture. Iniziammo a considerare le inevitabili eccedenze che si creavano tra i vari scambi e proporle ai mercati occidentali e poi arrivò anche il colpo di fortuna, quando gli ambientalisti rumeni spinsero per la chiusura di tutti gli impianti di produzione di nerofumo nel paese. Per i produttori rumeni eravamo l’unica ancora di salvezza. Ogni giorno partivano 10 vagoni ferroviari di nerofumo russo dall’Ungheria e così fino alla fine delle contestazioni e alla riapertura delle fabbriche. D. E poi quali sviluppi ci furono? R. Colui che mi aveva portato a Budapest, Giuseppe Spartà, agente della Saiag, che esportava in Unione Sovietica tettarelle, cinghie di trasmissione, nastri trasportatori e altri prodotti, per un fatturato di milioni e milioni di dollari, mi condusse anche a Mosca. A un certo punto i sovietici imposero alla Saiag il pagamento delle sue forniture di prodotti finiti in materie prime e si pose per la società italiana il problema di piazzarne le eccedenze. Il fondatore della Saiag era Cornelio Valetto, che mi contattò


SERGIO PADOVA

dita di qualche migliaio di tonnellate e non restai quindi completamente a mani vuote.

Sergio Padova interviene a un meeting tecnico-commerciale sul carbon black con i rappresentanti della Ashland Oil a Torino, nel marzo del 1978. per chiedermi se mi interessasse fare una joint -venture con lui. Andammo insieme a Mosca molte volte, a incontrare i funzionari dell’istituto sovietico, Raznoimport, che si occupava del commercio estero per tutte le gomme e derivati. Entrai così nel mercato russo e continuai a importare gomme sintetiche anche dopo la conclusione dell’accordo con la Saiag, purtroppo concluso dopo qualche anno. D. Di che periodo stiamo parlando? R. Eravamo a metà degli anni Ottanta. Poco prima del crollo del Muro di Berlino, che avvenne nel 1989. D. E che cosa accadde? R. Il personaggio che mi aveva introdotto a Mosca, Giuseppe Spartà, si spostò nel Tatarstan, repubblica della federazione sovietica. Divenne amico di importanti uomini politici nell’area, aprì un albergo e un’impresa di costruzioni con cui iniziò a ristrutturare una serie di edifici statali. Mi ritrovai a frequentarlo anche perché in una città del Tatarstan, Nizhnekamsk, si trovava il più grande impianto russo di produzione di elastomeri sintetici. Mettemmo quindi in piedi la tipica formula di “barter”: Spartà con la sua azienda di costruzioni garantiva l’esecuzione di lavori importanti, come il rinnovo dell’aeroporto di Kazan o altri grandi opere di questo tipo e accettava pagamenti in partite di gomma che poi caricavamo su navi e vendevamo in Occidente. Si trattò di un’altra bellissima operazione. Ricordo ancora quando arrivò la prima nave a Venezia con 5.000 tonnellate di gomma butilica. Presenziai all’apertura dei boccaporti e provai un’emozione fortissima: una nave intera tutta mia! Fu un business che durò diversi anni e che purtroppo terminò per tutta una serie di situazioni imponderabili noiose da raccontare. Divertente invece fu un episodio occorso proprio in Kazan che

mi vide, insieme ad altri ospiti dello stesso albergo, contribuire in maniera decisiva al completamento dei lavori del campo di atletica, rallentati da una settimana di imprevisto maltempo, poche ore prima dell’inizio dei giochi pansovietici. In extremis, lavorando tutta la notte, alla luce di improvvisate torce elettriche, terminammo la pista in appalto alla Mondo Rubber. Fu una soddisfazione contribuire al compimento dei lavori di un’azienda italiana. Gli stessi titolari, i fratelli Stroppiana, mi ringraziarono con una bellissima lettera. D. Ci sono altre soddisfazioni che ricorda nella sua carriera? R. Senz’altro quanto avvenne nel periodo tra il 1994 e il 1995, quando divenni molto amico del direttore di stabilimento della NeftoChim, un’azienda bulgara che produceva SBR. Nessuno voleva il loro prodotto, il Bulex,perché aveva un odore assai sgradevole, dovuto all’impiego di monomeri poco raffinati. Mi venne un’idea per ovviare a questo difetto, avvalendomi delle competenze di un amico tecnologo. Lo portai nell’impianto e riuscimmo a trovare una serie di soluzioni per rendere il prodotto quanto meno accettabile. In cambio ottenni l’esclusiva per la vendita di tutta la loro produzione, 20.000 tonnellate l’anno, in tutto il mondo. Pochi mesi dopo si verificò l’esplosione dell’impianto Phillips in Texas. Il prodotto scomparve letteralmente dal mercato. Io avevo chiuso un contratto per 950 marchi tonnellata e il prezzo schizzò all’improvviso a quasi 3.000 marchi. Potenzialmente ero diventato miliardario. Solo potenzialmente però perché i grandi produttori di pneumatici, che avevano necessità disperata di SBR, intervennero direttamente sul governo bulgaro per accedere ai prodotti della NeftoChim. Il mio contratto divenne così carta straccia. Fortunatamente, nel frattempo ero riuscito a realizzare la ven-

D. Cosa ci racconta del suo ultimo periodo di attività? R. Ho fondato in Svizzera nel 2009 Epichem SA (corrispondente della Spa italiana) con un socio al 50%. Nel 2018 ho rilevato le sue quote, di cui ho girato il 10% a Katia Pillepich, attiva nel ruolo di COO, e il 10% a Ivano Liguori nel ruolo di General Manager. Siamo partiti con una struttura molto snella, dedicata esclusivamente al trading, fino a quando cominciai ad avvalermi della collaborazione di Ivano Liguori, persona di grandi qualità e competenze sia tecniche che commerciali. Insieme ci siamo impegnati nella costruzione di un’azienda di respiro internazionale. Abbiamo unito dedizione, esperienze e, con un pizzico di fortuna , che fa sempre bene, abbiamo ampliato il nostro percorso. Oggi siamo distributori dei polimeri del produttore italiano in alcuni mercati, come quello del Maghreb, in cui non è presente in modo diretto. Siamo inoltre uno dei loro output privilegiati per le seconde o terze scelte. Abbiamo la rappresentanza esclusiva, per l’Italia e altri paesi, della Nitriflex, produttore brasiliano di NBR, e della Himadri, produttore indiano di nerofumo. Abbiamo un efficiente agente in America Latina e consolidato la nostra presenza in Centro e Sud America escluso il Brasile. Abbiamo rafforzato i rapporti coi i nostri partner in Sud Corea e a Dubai e abbiamo iniziato a vendere nel Sud Est asiatico, fornendo anche consulenze tecniche. Collaboriamo infine con la Novalca, che si occupa soprattutto della distribuzione sul mercato italiano D. Come siete organizzati? R. Abbiamo un magazzino in Italia, a Cardano al Campo, dove stocchiamo mediamente 2.000 tonnellate di polimeri, mentre la sede commerciale e amministrativa è a Balerna in Ticino. D. Progetti per il futuro? R. Ne ho passate tante, ma ho ancora lo spirito e l’ottimismo per crescere tra le esperienze maturate, un po’ di saggezza acquisita e l’ambizione di un ragazzino. Ho uno staff di collaboratori superlativo, un braccio destro eccezionale e una compagna linfatica che mi stimola a creare ancora e ancora aneddoti da raccontare. u L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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RUBBER COMPOUND MIXING IS AN ART Dal 1967 Der-Gom Produce mescole di gomma con la stessa cura di sempre. La Der-Gom è partner sicuro in grado di creare la ricetta giusta per ogni cliente. G a rb a g n a te M o n a s te ro ( LC ) via dei Castagni, 3/5 - 23846

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foto Elkem Silicones

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Tutte le facce dell’estrusione Gli estrusori sono macchinari presenti un po’ dovunque nella filiera della gomma, sia nella sala mescole, dove svolgono una funzione importante nei processi di compounding, sia per la produzione di articoli come cavi elettrici, tubi, guarnizioni o profili di tenuta. Sono sempre più usati anche in nuovi processi per il riciclo e la devulcanizzazione della gomma. Si inseriscono in linee che richiedono l’adozione di tecnologie in continua evoluzione. Insomma, sempre di più entrano in sistemi complessi che richiedono elevata perizia e articolate conoscenze alle aziende attive in questo settore molto specializzato. Abbiamo interpellato alcuni protagonisti nell'ambito dell'estrusione per avere un’indicazione sulla loro attività, i prodotti di punta e le tendenze in atto.

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FOCUS

C2

Revisione totale di macchinari usati

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è un’azienda di Vigevano (in provincia di Pavia) specializzata nella revisione e costruzione di macchinari per la lavorazione della gomma. Per quanto riguarda il settore dell’estrusione, «la prerogativa più rilevante della nostra attività», sottolinea il management dell’azienda, «è di avere una disponibilità di macchinari usati a deposito, attualmente circa 20 unità, di varie marche e di varie grandezze, partendo da trafile filtro da mm 350 di diametro a trafile per estrusione di profili da mm 45 di diametro» (nelle foto tre trafile con diametri da 90, 150 e 160 mm). C2 è in grado di effettuare un servizio di revisione totale, per quanto riguarda la struttura della macchina, con ricarica dei profili della vite e la lappatura del canotto da ripristinare a tolleranza iniziale, la costruzione del quadro elettrico nuovo con sistema ad inverter per la variazione di velocità, l’applicazione di nuovi termoregolatori e la messa in sicurezza del macchinario. In alcuni casi è stata applicata alla trafila una testa a disegno del cliente, con apertura e chiusura rapida preparata internamente da C2 nella sua officina. Le macchine si possono ritenere ottime in un rapporto qualità-prezzo ma, sottolineano nell’azienda, «l’interesse maggiore per il cliente finale è la brevità di tempo che intercorre tra la scelta della macchina prima della revisione e la consegna della trafila, che viene fornita in accordo alle norme vigenti con marcatura CE». u 24

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ESTRUSIONE

Cerrini

Estrusori gomma e silicone per cavi e tubi

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aolo Cerrini fonda l’azienda nel 1946 a Castellanza, nell’Alto Milanese. Negli anni Cerrini ha visto un notevole sviluppo fino a diventare un nome di riferimento nel mondo dell'estrusione dei cavi in plastica e gomma e dei tubi in gomma, conosciuto in Italia e all’estero. L'azienda produce e assembla tutti i componenti delle sue linee di estrusione in Italia, nel suo stabilimento a Castellanza. In particolare, produce linee ed estrusori per: • cavi silicone, con vulcanizzazione a raggi infrarossi; • cavi energia in gomma per bassa e media tensione, con vulcanizzazione tramite vapore in tubo (linea catenaria); • tubi/profili in gomma bassa e alta pressione. Attualmente è disponibile un range completo di estrusori speciali gomma/silicone, da 45 mm a 160 mm di diametro. Il sistema di termoregolazione ad acqua di ultima ge-

nerazione garantisce un raffreddamento eccezionale della mescola e una temperatura di estrusione perfettamente controllata. L'utilizzo di materiali antiusura per vite e cilindro, perfettamente combinati tra di loro, assicurano la massima durata di queste componenti anche con mescole fortemente caricate, come quelle siliconiche. Grazie a dispositivi dedicati è possibile alimentare l'estrusore sia con striscia che con granulo, adattandosi a tutte le esigenze produttive. Cerrini sarà presente alla prossima fiera internazionale Wire 2020 a Duesseldorf, attualmente riprogrammata dal 7 all'11 dicembre, dove presenterà la nuova generazione di estrusori gomma/silicone. In particolare la clientela avrà la possibilità di visionare il nuovo estrusore gomma TG.120 15D, adatto specificamente per linee cavi silicone ad alta velocità, dove il sistema di vulcanizzazione a raggi infrarossi garantisce ripetibilità di processo e caratteristiche stabili del cavo. u L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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FOCUS

ESTRUSIONE

Colmec

Un centro tecnologico per testare nuove soluzioni scole siliconiche dotata di un nuovo sistema di vulcanizzazione ad alta efficienza termica; • una linea per la produzione di profili, composta da un estrusore con pompa ad ingranaggi, per ridurre le tolleranze dimensionali del profilo estruso, e da un sistema di vulcanizzazione ibrido, aria calda/sali fusi, per poter vulcanizzare oltre alle mescole solforose anche quelle perossidiche. Questo nuovo processo di vulcanizzazione garantisce inoltre la produzione senza deformazione di profili a geometria complessa, in quanto il profilo vulcanizza senza appoggio sul nastro di trasporto. u

C

olmec ha scelto di progettare, disegnare e realizzare i propri impianti completamente "in casa”, e più precisamente nei propri stabilimenti di Busto Arsizio (VA), Vanzaghello (MI) e Sant’Agata sul Santerno (RA). Questa logica produttiva rende possibile garantire il massimo e totale controllo, sia qualitativo che organizzativo, di ogni singolo componente dell’intero impianto. Da quasi 50 anni la missione della Colmec è la creazione e lo sviluppo di soluzioni altamente tecnologiche e completamente automatizzate per l’estrusione, la vulcanizzazione ed il confezionamento di prodotti in gomma e silicone. La moderna tecnologia sviluppata dall'azienda abbraccia tutte le tipologie dei prodotti estrusi in gomma e silicone nei diversi settori: automotive, prodotti industriali, cavi elettrici e medicale. Colmec, da alcuni anni, mette a disposizione della propria clientela un Centro Tecnologico attrezzato con 4 impianti, pronti per l’uso, dove è possibile estrudere, vulcanizzare e confezionare i prodotti che il cliente desidera realizzare. Nello specifico sono disponibili: • una linea completa per la produzione di tubi co-estrusi sagomati con rinforzo tessile per il settore dell’automotive; • una linea di vulcanizzazione a microonde e ad aria calda per la produzione di profili; • una linea per il rivestimento dei cavi elettrici con me-

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FOCUS

Comerio Ercole

Un nuovo processo che parte dagli scarti

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a produzione di manufatti di qualità a partire da scarti è la sfida del riciclaggio. Con una produzione globale di 1-1,5 miliardi di unità all'anno, la gomma da pneumatici fuori uso (PFU) offre un bacino enorme di materia prima seconda (MP2). Il riciclaggio della gomma da PFU si sta evolvendo in un vero e proprio settore, a risparmio energetico e commercialmente redditizio. È muovendo da queste premesse che Comerio Ercole, l'azienda di Castellanza (Varese), in collaborazione con Polygummi, ha sviluppato un rivoluzionario sistema di estrusione per il riciclo della gomma da PFU o da articoli tecnici in genere. Anche rifiuti termoplastici, non-tessuti, fibre minerali, segatura di legno, polvere di cuoio possono essere lavorati con tale sistema. L'impianto, denominato ETP®, è basato su uno speciale estrusore monovite con dispositivo di vuoto, provvisto di camera di mescolazione brevettata, in cui le cariche vengono omogeneizzate con una matrice termoplastica. Il sistema è progettato e realizzato affinché la carica non venga alterata termicamente, grazie a opportuni sistemi di raffreddamento e degasaggio. Il processo si completa con una fase di stampaggio a compressione oppure con una calandra calibratrice, con diverse opzioni di tavola, e poi con unità di taglio sfridi e raccolta prodotto (a rotoli o in lastre). I campi di utilizzo dei manufatti ETP, alcuni dei quali in fase di

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sviluppo, comprendono edilizia, sport, zootecnia, mobilità e sicurezza stradale, trasporti pubblici e relative infrastrutture, calzature e altri ancora. u


ESTRUSIONE

Maris Group

Riciclo della gomma tramite devulcanizzazione

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no dei problemi principali della gomma è la difficoltà del suo riciclo. Una volta vulcanizzato, infatti, questo materiale perde la plasticità, e non può più essere riprocessato. Gli scarti di lavorazione e la gomma post-consumo devono quindi essere smaltiti, incidendo pesantemente sui costi di produzione. La Maris, produttrice di estrusori bivite corotanti e attiva da più di 10 anni nel settore del riciclo della gomma, ha sviluppato un processo termo-meccanico (senza uso di additivi chimici), utilizzato industrialmente su larga scala, che comporta il passaggio della gomma da un sistema elastomerico-reticolato (gomma vulcanizzata) ad un sistema plastico-non reticolato (gomma devulcanizzata). Grazie ad un’adeguata combinazione di energia termica ed energia meccanica è possibile rompere selettivamente i crosslink fra le catene polimeriche, creati durante la vulcanizzazione. Mediante il processo di devulcanizzazione Maris, è possibile devulcanizzare le seguenti tipologie di gomma: • ACM – Polyacrilic Rubber • EPDM - Ethylene Propylene Diene Monomer • FKM - Fluorelastomers • IR – Isoprenic Rubber • IIR – Butyl Rubber • NR – Natural Rubber • SBR - Styrene Butadiene Rubber Da analisi chimiche e reologiche effettuate sul materiale devulcanizzato (NR e IR), si ottiene una resa di devulcanizzazione pari al 70-80%. È inoltre possibile riutilizzare tra il 15 e il 50% di materiale devulcanizzato nella stessa applicazione d’origine e, in funzione dell’utilizzo finale del materiale, è possibile aumentare la percentuale di materiale devulcanizzato oltre il 50%. La devulcanizzazione consente pertanto un uso efficace dei rifiuti in gomma vulcanizzata e altresì di ottenere una materia prima seconda, riducendo i costi ed il consumo di materiale vergine. u


FOCUS

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Masterlab

Estrusori da laboratorio per studiare i compound

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asterlab è un'azienda italiana, con sede a Parabiago, in provincia di Milano, che distribuisce strumentazioni da laboratorio, tra cui anche estrusori specifici per test che riguardano da vicino l'industria della gomma e la produzione di mescole ad alte performance. Commercializza, in particolare, prodotti di elevata qualità di marchi come Thermo Fisher Scientific, Weber, Hitachi, Extra Solutions e Tews Elektronik. «Circa il 15 per cento del carburante utilizzato da un’auto», ci spiegano in azienda, «viene consumato per vincere la resistenza dell’asfalto al rotolamento dei pneumatici, i nuovi pneumatici (green) possono ridurre significativamente questo consumo. Per lo sviluppo di nuovi pneumatici green, è importante lo studio di nuove formulazioni di gomme. La strumentazione perfetta per lo studio di questi materiali è il torque rheometer con un miscelatore in camera chiusa e un estrusore da laboratorio, perché simulano le condizioni di processo su scala ridotta. Con questa strumentazione è possibile effettuare diverse prove». La prima, dicono i tecnici di Masterlab, è il Garvey Test, per il quale l’estrusore è equipaggiato con un "die" (trafila) con profilo Garvey come da ASTM D2230 (vedi l'illustrazione in basso). Questo produce un profilo con quattro differenti angoli che è simile a una versione ridotta della metà di un battistrada. La qualità del profilo estruso definisce, secondo la normativa, la bontà di

una mescola. Il secondo test, quello della misurazione del die swell (conosciuto come anche Effetto Barus) è un fenomeno comune durante il processo di estrusione, nel quale si va a monitorare l’espansione del materiale all’uscita dal die. Oltre alle prime due prove descritte, è poi possibile effettuare, con trafile specifiche, prove sulla reologia del materiale durante l’estrusione. u 30

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FOCUS

Rubber Trade Machinery

Ciclo in continuo a valle dell’estrusore

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ubber Trade Machinery produce macchine per il raffreddamento e la raccolta di mescole di gomma in vari formati quali striscia continua, festoni, lastre o bobine. La nostra partnership con la ditta tedesca UTH GmbH di Fulda, produttrice di sistemi di estrusione e filtraggio delle mescole, ci ha spinto a sviluppare un sistema completo per il raffreddamento e la raccolta di strisce continue di gomma non vulcanizzata provenienti appunto da estrusore. In questa fase della produzione, l’esigenza di operare in continuo, senza pause o rallentamenti che possano variare i parametri di lavoro dell’estrusore, richiede che il batch-off e soprattutto la stazione di raccolta siano in grado di lavorare in modalità completamente automatica, senza una presenza costante dell’operatore. In questa fase del processo le macchine di Rubber Trade sono in grado di antiadesivizzare, raffreddare e tagliare la striscia prodotta, deponendola in un apposito contenitore, pesarlo una volta riempito al livello desiderato e sostituirlo con uno vuoto per ripartire quindi con la deposizione in ciclo completamente automatico. Nasce così l’idea di “straining cell”, un’isola completamente automatizzata, costituita da estrusore con pompa ad ingranaggi, raffreddatore e festonatore ad alta efficienza, in grado di produrre striscia continua filtrata e confezionata di qualità superiore. In tutto questo l’operatore svolge un ruolo di pura supervisione e può dedicarsi ad altre mansioni, dal momento che tutto il processo è costantemente monitorato e in grado di richiamare la sua attenzione in caso di necessità. La qualità superiore risiede nel fatto che vengono garantite le medesime condizioni di processo per l’intero lotto di produzio-

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ne, senza zone con accumuli di antiadesivo o deformazioni dovute ad eccessiva trazione della striscia in lavorazione. Rubber Trade può trattare, in applicazioni standard, fino a quattro strisce contemporaneamente. Lo stesso processo può facilmente essere adattato alle linee di mescolazione dotate di uno o due mescolatori aperti. u


ESTRUSIONE

Sampsistemi

Soluzioni per l’estrusione di siliconi

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isolamento di conduttori con gomma siliconica e la guaina di cavi riuniti rappresenta una delle soluzioni più diffuse per rispondere alle continue richieste del mercato di cavi ad alte prestazioni. Le proprietà della gomma siliconica rendono questo materiale ideale per applicazioni con temperature ambientali molto variabili. La gomma siliconica, infatti, è priva di sostanze alogene e ha una bassa emissione di fumi, oltre ad essere estremamente flessibile e resistente a molti agenti chimici. Con la sua ampia gamma di impianti, Sampsistemi, azienda che ha sede a Bentivoglio, in provincia di Bologna, è in grado di offrire soluzioni chiavi in mano per l’isolamento con gomma siliconica di conduttori da meno di 1 mm2 ad oltre 400 mm 2 e per l’applicazione di guaina su cavi con diametro superiore a 50 mm. Sampsistemi è uno dei leader del mercato nella progettazione e produzione di linee di estrusione personalizzate, grazie a un'ampia gamma di prodotti composta da macchine di diverse dimensioni, che vanno dagli svolgitori/avvolgitori agli estrusori provvisti di un sistema di termoregolazione ad elevata precisione, sviluppato per applicazioni siliconiche a singolo e doppio strato, inclusa l’opzione per la striscia. Gli estrusori Sampsistemi sono dotati di tutte le attrezzature necessarie per caricare la striscia di gomma siliconica e controllare con precisione la stabilità di processo. La sezione di vulcanizzazione rappresenta una delle parti più importanti per questo genere di impianti, poiché controlla le specifiche finali dell’isolamento. Sampsistemi adotta in questo caso due tecniche principali, il bagno con sali fusi non in pressione e il processo a infrarossi, che garantiscono una qualità di isolamento eccellente e un’altissima efficienza energetica. I tecnici Sampsistemi valutano attentamente i progetti dei clienti e propongono di volta in volta la soluzione più adatta a soddisfare le esigenze del mercato. L'azienda si propone come partner ideale per qualsiasi esigenza legata all’estrusione e vanta una lunga e solida esperienza nel settore. Fondata nel 1936, continua a crescere, a investire, a portare avanti ricerca e sviluppo nel campo della produzione di fili e cavi con grande passione, flessibilità ed innovazione, con l’obiettivo di fornire ai propri clienti la miglior soluzione possibile. u L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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ESTRUSIONE

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Suprema

Pompe e forni shock per linee di estrusione

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uprema opera nel campo delle presse da giunzione di trafilati e delle linee di estrusione. In quest’ultimo settore, in particolare, si avvale anche di partner manifatturieri. Tra i più interessanti prodotti offerti, l'azienda di Lonate Pozzolo (Varese) propone la pompa a ingranaggi abbinata all’estrusore e il forno shock modulare Si tratta di due soluzioni innovative che consentono sia l’implementazione su nuove linee che su linee esistenti, con rilevanti vantaggi produttivi. Una richiesta comune per la maggior parte dei trafilatori riguarda la velocizzazione o l’aumento di volume produttivo, dato che spesso sia l’estrusore che il fine linea sono sovradimensionati rispetto alla capacità di vulcanizzare il trafilato con tolleranze adeguate. In questo senso la pompa a ingranaggi GPX di Suprema, innestata tra estrusore e testa, garantisce, grazie al concetto volumetrico e al rendimento costante, una pressione uniforme e priva di pulsazioni, con tolleranze ridottissime sull’estruso. La gamma di pompe va dalle micro (per estrusori da 20/30 mm) fino a portate superiori ai 2.000 kg/h. La maggior parte di questi prodotti è pensata per estrusori 80/120 mm per gomma o silicone, ove il vantaggio della pompa si evidenzia quanto più è antiquato l’estrusore stesso, utilizzato in caso di retroft solo per alimentare la pompa.

Pr quanto riguarda la velocità produttiva condizionata dal layout linea, si stima che meno della metà delle linee attualmente in funzione sia equipaggiato con sistemi di riscaldamento shock, nonostante questi siano invece utilizzabili nella maggioranza delle produzioni, con un grosso beneficio in termini di rapporto tra resa e costi di installazione e di esercizio. In particolare l’efficienza deriva dalla stabilità dimensionale e dal rapido riscaldamento della parte superficiale del trafilato. Normalmente si considera l’aggiunta di un elemento di riscaldamento shock, di lunghezza ridotta, a infrarossi o ad aria calda, per temperature sino a 500°C. Suprema ha invece introdotto forni modulari shock per lunghezze superiori, abbinati ad elemento di trasporto in acciaio inox a rulli o maglia metallica. Tale installazione è più complessa perché, mediamente, supera i 3 m di ingombro, ma consente di scegliere la soluzione più idonea tra aria calda, infrarossi ad alta efficienza e microonde di ultima generazione con magnetron Panasonic, destinando quest’ultima soluzione a estrusi con spessori oltre i 10 mm. u 34

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TRADE AND DISTRIBUTION RUBBER’S INDUSTRY PRODUCTS TRADEOF AND DISTRIBUTION TRADE AND DISTRIBUTION OF RUBBER’S INDUSTRY PRODUCTS OF RUBBER’S INDUSTRY PRODUCTS TRADE AND DISTRIBUTION TRADE AND DISTRIBUTION OF RUBBER’S OF RUBBER’S INDUSTRY PRODUCTS INDUSTRY PRODUCTS

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FOCUS

ESTRUSIONE

UTH

Specialisti in filtraggio ed estrusione delle mescole

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al 1985 UTH GmbH di Fulda, in Germania, realizza soluzioni all’avanguardia e tecnologie avanzate per l’industria della gomma. Il suo principale obiettivo è lo sviluppo di soluzioni innovative altamente vantaggiose per il filtraggio fine di mescole di gomma e silicone per ottenere un materiale puro e libero da impurità. Questo campo di attività è fondamentale e presenta enormi sfide ai produttori di mescole. La domanda del mercato è sempre più orientata alla massima qualità ed economicità. Il sistema di estrusione Roll-ex® sviluppato da UTH è diventato un benchmark a livello globale per il filtraggio fine di mescole di gomma. La collaudata tecnologia roll-ex® gear pump permette un trattamento particolarmente delicato nell’estrusione della gomma e del silicone e un facile e veloce cambio mescola. Le soluzioni innovative di UTH trovano applicazione in svariati ambiti della lavorazione della gomma, per esempio all’interno di linee di mescolazione per mescole finite o in isole di filtraggio fuori linea. Le isole di filtraggio Roll-ex®, in particolare, costituiscono un sistema flessibile composto da una pompa a ingranaggi alimentata da una vite di plastificazione, un raffreddatore per

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strisce e un sistema di raccolta e imballaggio, che permette di ottenere strisce precise e regolari finemente filtrate e accuratamente raccolte su pallet o contenitori. A seconda delle particolari specifiche richieste dal cliente queste isole compatte di filtraggio roll-ex® sono sviluppate con il partner Rubber Trade Machinery, specializzato nei fine linea di estrusione e mescolazione. Altre soluzioni sviluppate da UTH sono i sistemi Roll-ex® Gear extruder, con una produttività fino a 10.000 kg/h. Composti da un compatto TRF (two-roll feeder), una vite di alimentazione SF, un alimentatore bivite DSE o il two-roll plasticizer TRP, i sistemo roll-ex® permettono soluzioni modulari e specifiche per integrare il filtraggio in qualsiasi layout della sala mescole. La linea roll-ex® TRF, infine, nelle taglie da 150 a 600, rappresenta la soluzione più comune per il filtraggio in linea nelle aziende trasformatrici e produttrici di mescole. I principali vantaggi sono la bassa temperatura di processo del materiale, la facile pulizia, il veloce cambio mescola, il design compatto e i consumi energetici ridotti, oltre al ridotto ingombro che facilita l'integrazione in diverse posizioni del layout della linea. u


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DALLE AZIENDE

di Riccardo Oldani

Macchine e prodotti nuovi per ripartire e per crescere Dopo i primi tre mesi del 2020 iniziati sotto i migliori auspici, anche la Elastomers Union di Castel Guelfo (BO) ha dovuto affrontare l’impatto della pandemia. Alla ripresa dopo il lockdown il produttore di mescole in fluoroelastomeri e fluorosilicone si affaccia comunque con grande fiducia, sulla scorta degli importanti investimenti per nuovi macchinari entrati in funzione a inizio anno e di un processo di riorganizzazione interna che ha potenziato lo staff. In particolare, l’azienda ha inserito, dal luglio 2019, Jacopo Silva nella funzione di direttore generale, e ha messo in funzione due nuove linee di mescolazione, da 90 litri e da 5 litri per piccoli lotti o per il laboratorio, oltre a una nuova trafila-filtro. Dal 2019 ha anche iniziato a produrre mescole di silicone in pasta, ampliando così la propria gamma di prodotti

La squadra di addetti, tecnici e manager di Elastomers Union.

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n questo strano e ovattato periodo dopo il lockdown, visitare le aziende che proseguono con caparbietà la loro attività è un’esperienza densa di significati. Dopo settimane in cui siamo rimasti chiusi entro quattro mura a cercare di capire e raccontare che cosa stava succedendo intorno a noi e nel nostro mondo, tornare a vedere macchinari in funzione e persone al lavoro è un piacevole ritorno alla normalità. Per noi de L’Industria della Gomma la prima occasione del genere si è presen38

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tata lo scorso luglio con la visita a Elastomers Union di Castel Guelfo, in provincia di Bologna, la prima impresa del settore ad aprirci le porte per mostrarci come si sta attrezzando per un futuro denso di sfide. FORTE CRESCITA Elastomers Union è un’azienda relativamente giovane, nata nel 2009 per iniziativa di quattro soci, e subito concentratasi su una particolare attività, la produzione di mescole in fluoroelastomeri. Nei mesi

precedenti la pandemia aveva intrapreso un’intenso programma di investimenti per nuovi macchinari e di riorganizzazione interna. Da luglio del 2019 ha inserito nel proprio organico Jacopo Silva, con le funzioni di direttore generale, e dallo scorso agosto si è attrezzata per la produzione di mescole in silicone in un impianto di San Giuliano Milanese. All’inizio del 2020 ha inoltre potenziato le proprie linee produttive affiancando un mescolatore da 90 litri, e uno più piccolo da 5 litri per test e pic-


COMPOUNDING

Produzione di mescola in fluoroelastomero nell’impianto Elastomers Union di Castel Guelfo, vicino a Bologna. cole produzioni, a quello da 35 litri di cui già era in possesso. A queste nuove macchine si sono affiancati anche un sistema di dosaggio completamente rivisto e una trafila-filtro di ultima generazione. Appena “metabolizzate” queste novità, Elastomers Union si è trovata a fronteggiare il lockdown e ora intende ripartire di slancio. CONTROLLO SU TUTTA LA FILIERA Incontriamo nella sede di Castel Guelfo due soci fondatori, Armando Pagani e Alessandro Cervellati, oltre a Jacopo Silva. Insieme ci spiegano le loro idee per i futuri sviluppi. «Quando sono arrivato qui», dice Silva, «ho trovato un’azienda che aveva intrapreso uno straordinario percorso di crescita, con grandi investimenti per l’acquisizione di macchinari allo stato dell’arte. In questo progetto, precedente al mio arrivo, era prevista anche una forte volontà di far crescere l’azienda anche dal punto di vista della squadra e dell’organizzazione. Dopo i primi dieci anni di attività, quindi, Elastomers Union si sta avviando a un ambizioso progetto per i prossimi dieci. In tale scenario sono arrivato io, con il compito di sostenere questo percorso. In azienda abbiamo un altissimo tasso tecnico, con una percentuale di laureati e di specialisti sul totale del personale che è paragonabile a quello di settori più legati all’high-tech che alla manifattura». Questa elevata specializzazione è necessaria in un settore complesso come quello dei fluoroelastomeri. Inoltre Elastomers Union, insieme con Sersar Srl e la Dott. Viola & Partners Chemical Research Srl, ha dato vita a un network che segue l’intera filiera della produzione di mescole, dalla formulazione di nuove ricette alla produzione diretta di polimeri all’attività di compounding vera e propria. «Non soltanto usiamo i polimeri dei principali brand sul mercato», spiega Silva, «ma, con il contri-

buto di tutte le aziende del network, abbiamo anche sviluppato un nostro polimero, prodotto su nostra specifica e con standard altissimi di qualità riconosciuti dal mercato. È un prodotto che ci consente di realizzare mescole davvero tailor made per i clienti». GRANDE AGILITÀ OPERATIVA Un altro aspetto che Jacopo Silva tiene a sottolineare è che Elastomers Union «è una realtà ormai consolidata sul mercato, dopo un decennio di attività, ma è ancora sufficientemente giovane e ragionevolmente piccola per rivelarsi veloce e pronta nell’accettare e superare le sfide che ci pongono i nostri clienti. Siamo grandi, solidi, organizzati, e comunque altamente flessibili, così da garantire consegne rapidissime e un impegno totale nell’affrontare i problemi e lo sviluppo di soluzioni su misura. Credo che questo sia uno degli aspetti che ci distinguono sul mercato». Elastomers Union è un’azienda che produce mescole per svariati settori, ma le appli-

cazioni principali sono soprattutto nell’automotive e, in particolare, nelle applicazioni“sotto cofano”dei motori a combustione interna. «Ogni nostra mescola», dice Armando Pagani, «è realizzata su misura per il cliente, con il proprio codice specifico a capitolato. Questo comporta una capacità di seguirne lo sviluppo dalla progettazione alla formulazione, fino ad arrivare ai test e alla produzione. Sono mescole che tengono conto del modo in cui il cliente ha organizzato la propria produzione, delle macchine che utilizza e del processo che ha scelto. Oggi è importante essere in grado di lavorare in questo modo, mettendo a punto formulazioni specifiche per ogni cliente, perché non tutti usano le stesse tecnologie, le stesse presse o gli stessi stampi. Tutto va studiato insieme al committente e sviluppato in stretta collaborazione. In questo modo tutte le aziende che si rivolgono a noi sanno di avere il “loro” prodotto, la “loro” mescola specifica, che sarà sempre diversa da quella di ogni loro concorrente». A tutto questo si aggiunge molta attenzione nel servizio, che si traduce in una vicinanza al cliente in ogni aspetto, «dalla formulazione della mescola alla progettazione dello stampo», osserva Pagani, «fino ad arrivare la prova della mescola, effettuata insieme, per individuare eventuali problemi durante la fase dello stampaggio e capire come intervenire per correggerli. La stessa politica è applicata a tutti i tipi di gomme che produciamo, quindi oltre ai

Il nuovo mescolatore da 5 litri da poco installato da Elastomers Union per piccoli lotti o per prove di laboratorio.

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DALLE AZIENDE

fluoroelastomeri FKM e FFKM, anche fluorosilicone e silicone». LE NUOVE MACCHINE A fronte di un fatturato di circa 8 milioni di euro, nel 2018 Elastomers Union ha deciso di investire 4 milioni per un importante rinnovamento tecnologico, che ha portato all’acquisizione di due mescolatori HF Mixing Group di ultima generazione. «Si tratta di macchine top di gamma, concepite secondo i dettami di Industry 4.0», dice Pagani, «che ci hanno consentito di compiere un deciso salto in avanti in fatto di produttività e, soprattutto, di qualità. Il mescolatore più piccolo, quello da 5 litri, ci consente di produrre mescole da 7-8 kg, sia per il laboratorio che per piccoli lotti di produzione. Utilizza le medesime soluzioni tecnologiche di quello da 90 litri, di cui è sostanzialmente una replica in dimensioni più piccole. Questo ci consente quindi di avere una corrispondenza praticamente perfetta tra la mescola prodotta in laboratorio con il mescolatore più piccolo e quella definitiva prodotta con il mescolatore più grande. La scelta è stata fortemente voluta per i vantaggi tecnologici e di qualità che offre, ma è stata molto impegnativa dal punto di vista degli investimenti. Ora noi sappiamo che la mescola prodotta con il mescolatore piccolo avrà le stesse caratteristiche e lo stesso comportamento anche sul mescolatore più grande, e chiunque sia del mestiere sa quanto questo traguardo sia complicato da raggiungere». Le due nuove macchine si aggiungono alla

Incastellatura e impianti del nuovo mescolatore da 90 litri, il più grande tra quelli utilizzati da Elastomers Union. linea preesistente da 35 litri che consente di ottenere batch da 50/60 kg di mescola. Tutte e tre le linee sono strutturate allo stesso modo, con mescolatore chiuso, mescolatore aperto e linea di raffreddamento (batch-off) e si avvalgono delle stesse tecnologie HF Mixing Group. Oltre alle due nuove linee di mescolazione è stata installata anche una trafila-filtro, costituita da un estrusore prodotto da Colmec, anch’esso ad alte performance. «Alcuni clienti per determinati articoli molto particolari e critici chiedono la massima pulizia della mescola e, quindi, la filtratura», commenta Pagani. «Ma tutte le mescole a base di fluoroelastomeri, che rappresentano la base della nostra produzione, sono materiali difficili da filtrare, caratterizzati da una viscosità e una consistenza molto elevate. Tanto è vero che fino a non molto tempo fa le trafile di filtratura venivano impiegate per mescole molto fluide, come quelle siliconiche. Abbiamo quindi studiato insieme con il produttore una soluzione adatta alle nostre particolari necessità».

Un particolare della nuova trafila-filtro, appositamente sviluppata sulla base delle esigenze di produzione di Elastomers Union.

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SOLUZIONI 4.0 La linea di mescolazione principale e quella di laboratorio, il sistema di trafila, quello di trasporto e dosatura dei materiali sono tutti connessi e 4.0. Tutti i macchinari sono collegati e integrati tra loro e tutti danno un feedback sulla produzione, consentono il tracciamento dei lotti e la manutenzione in remoto. Questo livello di digitalizzazione e di automazione consente anche di controllare molto bene le cariche con materiali polverosi, assicurando un ambiente assolutamente sicuro per i lavoratori. «I dati prodotti dalle nostre macchine 4.0 sono importantissimi e noi stiamo progressivamente perfezionando la nostra capacità di interpretarli», commenta Jacopo Silva, «anche in funzione della progettazione dei polimeri, che avviene in collaborazione molto stretta con la Dott. Viola & Partners Chemical Research Srl, un’azienda interamente dedicata alla ricerca con importanti collaborazioni con università in Italia e all’estero, come per esempio in Cina». A tutto questo si aggiunge il servizio fornito ai clienti, a partire dalla logistica. Elastomers Union ha la sede produttiva a Bologna, ma un ufficio commerciale attivo nel distretto del Sebino, con un magazzino in zona, nella sede del corriere a cui l’azienda si appoggia per garantire consegne in tempi brevissimi. L’INGRESSO NEL MERCATO DEL SILICONE Dal luglio 2019, Elastomers Union è entrata anche nel mercato delle mescole siliconiche. «Si tratta», spiega Armando Pagani, «di un mio pallino fin dall’inizio della mia attività. Prima di fondare con i miei soci l’azienda, le esperienze lavorative mi avevano portato a gestire prodotti di grandi produttori mondiali nel settore del silicone. Agli inizi di Elastomers Union abbia-


COMPOUNDING

per renderci conto dell’effettivo comportamento del prodotto e definire eventuali correttivi nella dosatura degli ingredienti. Nel nostro laboratorio abbiamo la strumentazione per condurre tutti i principali test sui materiali e, all’occorrenza, se si rende necessaria un’analisi ancora più approfondita, possiamo avvalerci della collaborazione con l’Università di Bologna, in corso da dieci anni, per condurre ulteriori test ancora più complessi».

Il tecnico che segue la produzione di silicone, Mattia Calsana, con Monica Suardi, responsabile Customer Care.

mo deciso di concentrarci sull’FKM e, in seguito, sul fluorosilicone, e di avviare bene l’attività in questa direzione. Raggiunti gli obiettivi che ci eravamo prefissati, all’inizio dello scorso anno abbiamo deciso di entrare nel mondo del silicone anche in considerazione della situazione del mercato, che usciva dalla crisi del 2017 e 2018, durante la quale si era verificato un importante shortage del polimero di base. Molti nostri clienti, che avevano difficoltà di reperimento del materiale, avevano in quel periodo cominciato a rivolgersi a noi chiedendoci mescole in silicone. Ho quindi ripreso alcuni miei antichi contatti con una multinazionale del settore, per assicurarci le forniture di materia prima. Oggi il 90% del prodotto di base che utilizziamo proviene da questo fornitore, ma abbiamo comunque contatti con tutti i principali produttori europei per garantirci in ogni evenienza la copertura di tutto il nostro fabbisogno». PRODUZIONE NEL MILANESE Assicurati i canali di fornitura, Elastomers Union si è attrezzata per utilizzare una linea di produzione a San Giuliano Milanese, in provincia di Milano, composta da un mescolatore aperto, due mescolatori chiusi per mescole caricate o speciali, due trafile-filtro per filtrare e preformare il silicone, e il laboratorio di analisi completo di tutti gli strumenti funzionali a questo tipo di produzione. A questi si aggiunge anche il laboratorio nella sede di Castel Guelfo di Elastomers Union, attrezzato per analisi più strutturate. «La produzione di silicone ci ha consentito di amplia-

re la gamma dei nostri prodotti», sottolinea Jacopo Silva, «e questo ci consente di soddisfare meglio e in modo più approfondito le esigenze dei nostri clienti. La risposta è stata subito molto buona. Inoltre ci consente di entrare in settori diversi rispetto a quello dell’automotive, perché il silicone è usato intensivamente nella manifattura di casalinghi, elettrodomestici, prodotti medicali». Elastomers produce silicone in pasta di tipo perossidico o platinico, in tutti i colori e per tutte le tecnologie di trasformazione, dallo stampaggio a iniezione a quello a compressione, dall’estrusione al rivestimento di cilindri». UN LABORATORIO SPECIALIZZATO Tornando ai fluoroelastomeri, è Monica Battisti, responsabile del laboratorio e direttore tecnico di Elastomers Union a mostrarci con orgoglio alcuni pezzi complessi, realizzati con mescole messe a punto nell’azienda di Castel Guelfo. Oltre a lei, il laboratorio conta anche sull’apporto di Noemi Capece e di Luca Balboni. Due laureate in chimica industriale e un perito chimico che compongono uno staff di grande esperienza, intensamente impegnato non soltanto sui test e sullo sviluppo delle ricette per le mescole, ma anche nell’innovazione di prodotto e di processo. «Lavoriamo in stretta collaborazione con le aziende nostre clienti», sottolinea Battisti, «con le quali è fondamentale stabilire un rapporto di fiducia e di scambio di informazioni. Per esempio, poter assistere nelle aziende alle prove di stampaggio effettuate con una nostra mescola è sempre un’esperienza molto utile per noi

COME AFFRONTARE IL MERCATO Di fronte alla situazione del mercato, in cui pare che sia soprattutto il settore automotive a soffrire, come sta rispondendo Elastomers Union? «Lavorare con il settore auto non significa avere rapporti soltanto con gli OEM per il primo equipaggiamento», osserva Pagani. «Un grande peso hanno anche l’after market e la ricambistica in cui siamo molto ben introdotti grazie ai nostri rapporti stretti con le aziende del Distretto del Sebino. Per un’azienda delle nostre dimensioni è anche più semplice riconfigurare il fatturato e trovare aggiustamenti con nuovi clienti. Puntiamo tutto sulla velocità della risposta e sulla flessibilità per fornire al cliente un servizio che, in un periodo come questo, si rivela quanto mai prezioso. L’anno, tra l’altro, era iniziato sotto i migliori auspici. Il trend dei primi tre mesi era di forte crescita, intorno al 20%. Subito dopo il lockdown abbiamo ripreso a lavorare bene, sulla base degli ordinativi pervenuti prima della pandemia, ma ora si apre senz’altro un periodo di incertezza. Contiamo di vedere nell’estate i segni della prossima ripresa». I fluoroelastomeri, inoltre, continueranno a essere richiesti massicciamente sul mercato. «La gomma FKM», spiega Silva, «è altamente performante alle alte temperature e anche nel caso di un boom dell’auto elettrica resterà una materia prima essenziale per i motori a combustione, che non spariranno certo dall’oggi al domani. Ma questa stessa gomma ha anche molte interessanti caratteristiche. Per esempio, stiamo riscontrando impieghi molto interessanti nei dispositivi wearable, come smartwatch o braccialetti fitness o anche nel mercato luxury, in cui l’FKM viene impiegato, per esempio, per la produzione dei cinturini. Quindi non siamo assolutamente preoccupati sul futuro dei nostri prodotti». u L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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DALLE AZIENDE

di Giovanni Invernizzi

Alta tecnologia per il dosaggio La Lawer di Cossato, in provincia di Biella, taglia quest’anno il traguardo dei 50 anni di attività nella progettazione e produzione di sistemi di dosaggio. Concepite inizialmente per il settore tessile, le sue soluzioni tecnologiche si sono estese ad altri comparti compreso, da un decennio a questa parte, quello della gomma, della produzione degli pneumatici e dei materiali plastici. Abbiamo incontrato il management dell’azienda per farci raccontare la sua storia e le prospettive di sviluppo, che restano ambiziose anche in un momento complesso

Una veduta dall’altro della sede di Lawer, a Cossato, in provincia di Biella, nel cuore di un distretto produttivo storicamente votato al tessile. Proprio in questo ambito l’azienda ha iniziato la sua attività 50 anni fa, per approdare al dosaggio per l’industria della gomma in tempi più recenti.

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lla base di tutta la produzione dell’industria della gomma stanno le ricette delle mescole. Formulazioni complesse, sapientemente costruite con il contributo di un gran numero di sostanze, le cui quantità sono predefinite in modo rigoroso. La costanza qualitativa del prodotto finale dipende, pertanto, dalla capacità di alimentare i macchinari delle sale mescole con dosi perfettamente pesate e in grado di rispettare alla perfezione le proporzio42

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ni di tutti gli ingredienti previsti: materie prime, additivi, coloranti e molto altro. Ed è qui che entrano in gioco la competenza e la capacità tecnologica della Lawer, azienda di Cossato, in provincia di Biella, specializzata proprio nella progettazione e produzione di sistemi di dosaggio. CINQUANT’ANNI DI STORIA Nel 2020 la Lawer compie 50 anni di attività. Appena si sono alleggerite le limitazioni imposte dal lockdown ne ab-

biamo approfittato per fare una visita all’azienda e per farci raccontare direttamente la sua storia e la sua attività nel settore della gomma. L’attività occupa quasi completamente un grande complesso, esteso su 20.000 metri quadri, che un tempo era un sito produttivo della Fila, l’azienda tessile di abbigliamento sportivo. È qui che incontriamo l’Amministratore Delegato Federico Ormezzano e Luca Mariuzzo, Sales Manager per il settore gomma. I sistemi


MACCHINARI

L’azienda è poi rapidamente cresciuta e progredita sino ai livelli attuali, grazie all’ingresso di Paolo De Bona, oggi Presidente della Società, e di Filippo Lanaro, il figlio del fondatore Walter oggi responsabile dell’attività commerciale.

Da sinistra, Federico Ormezzano, Filippo Lanaro (figlio del fondatore Walter) e Paolo De Bona. Sono i tre soci che controllano e gestiscono la Lawer. di dosaggio di Lawer, infatti, coprono le esigenze di svariati comparti industriali, dal tessile alle vernici, dal cosmetico all’alimentare. L’ambito della gomma ha attirato le attenzioni dell’azienda da un decennio a questa parte, tempo sufficiente per affermare il nome di questa impresa italiana sul mercato internazionale anche in questo difficile settore. UNA CRESCITA PROGRESSIVA «Lawer», spiega Federico Ormezzano, «è nata nel 1970 per iniziativa di Walter Lanaro, che ideò anche il nome dell’azienda come acronimo del suo nome. Era un tecnico molto brillante e preparato nel campo dei macchinari e delle automazioni industriali. Aveva idee innovative che lo portarono a creare la sua piccola impresa nel comprensorio biellese , ricchissimo di lanifici e di aziende del settore tessile. Dall’inizio la Lawer si è occupata principalmente della produzione di macchinari per la nobilitazione e la colorazione dei filati per maglieria ed aguglieria, impegnandosi anche nella realizzazione di numerose automazioni “su misura” capaci di migliorare le prestazioni di macchinari esistenti. L’azienda ha proseguito con questa impostazione fino alla fine del 1983, anno in cui ebbi modo di conoscere Walter Lanaro. Il nostro incontro portò alla realizzazione di alcune componenti di macchinari prodotti dalla Mectra Srl, una piccola azienda che amministravo all’epoca a Novara,

anch’essa attiva nel settore meccanotessile. Da quelle collaborazioni nacque un sodalizio che portò rapidamente a unire le due realtà produttive sotto il nome di Lawer Srl , stabilendo una nuova sede nel Biellese. I campi di azione inizialmente furono due: la filatura e la nobilitazione tessile per i processi di tintoria e finissaggio. «In questo ambito», ricorda Ormezzano, «abbiamo iniziato a introdurre nuovi sistemi di automazione per il dosaggio di prodotti e coloranti utilizzati nell’industria tessile, in un periodo in cui tutto ancora veniva fatto a mano».

AUTOMAZIONE PER LA SICUREZZA Da una piccola realtà artigianale, oggi Lawer si è trasformata un’impresa di 120 persone, con un fatturato annuo di 18 milioni di euro, ottenuto grazie ad una forte capacità progettuale e produttiva, che nel tempo si è allargata ad altri ambiti. «Il fatto di essere nati con il tessile», spiega Ormezzano, «è stato fondamentale per sviluppare inizialmente le nostre competenze nella creazione di automazioni complesse. L’industria tessili è stata tra le prime a recepire i vantaggi dell’automazione per migliorare la qualità, semplificare il lavoro delle persone e mantenere entro limiti ragionevoli i costi della manodopera». A questi aspetti si è aggiunto quello, sempre prioritario, della sicurezza, dal momento che i sistemi di dosaggio Lawer sono impiegati nei settori in cui, osserva ancora Ormezzano, «è necessario trattare prodotti a volte aggressivi e tossici, che richiedono l’adozione di precauzioni e rendono quindi non solo ben accetto, ma addirittura

Il sistema di pesatura automatica SuperSincro, un impianto di altissima produzione in grado di pesare e insacchettare una ricetta in meno di un minuto.

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MACCHINARI

DALLE AZIENDE

Uno scorcio dello stabilimento produttivo di Lawer. L’azienda, a parte qualche particolare affidato a fornitori esterni di provata fiducia, produce internamente ogni componente dei propri macchinari. indispensabile l’impiego di soluzioni automatizzate». TECNOLOGIE PER LA GOMMA Nel 2000 Lawer ha deciso di affacciarsi su comparti nuovi, come quello della cosmesi dell’alimentare e delle vernici, sempre con soluzioni dedicate a prodotti in polvere e liquidi. Nel 2010/2011 si è conclusa positivamente l’analisi delle opportunità di vendita di sistemi Lawer per l’industria della gomma e della plastica, destinando una fetta consistente di risorse in questa direzione. «In quel periodo anche altre aziende cominciavano a cimentarsi sulle problematiche del dosaggio per l’industria della gomma», ricorda Ormezzano. «Il nostro approccio è stato quello che da sempre adottiamo per ogni sviluppo della nostra attività e, cioè, meditato e riflessivo, allo scopo di raggiungere senza eccessivi rischi, un risultato positivo. È stato quindi necessario impegnarsi intensamente per qualche anno prima di arrivare alle macchine di oggi». Nel 2013 Lawer partecipava per la prima volta nella sua storia alla fiera K di Düsseldorf, affacciandosi al mercato internazionale del settore con molto rispetto ed umiltà. 44

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Soltanto sei anni dopo, all’ultima edizione del K dello scorso anno, l’azienda era presente partecipando con uno stand importante ma soprattutto con la consapevolezza, rimarca Ormezzano, «di essere diventati un nome conosciuto sul mercato, al punto che le applicazioni per gli elastomeri da un paio di esercizi iniziano a rappresentare una importante quota di fatturato per l’azienda. Oggi proponiamo macchine e sistemi modulari capaci di offrire diversi livelli di automazione e per i quali riscontriamo una risposta molto positiva da parte dei nostri clienti». STRATEGIA E INVESTIMENTI Una caratteristica dell’azienda di Cossato è una crescita progressiva e costante, una filosofia che punta a sviluppare un settore alla volta in modo metodico. L’ingresso nel comparto gomma, per esempio, ha richiesto un significativo ampliamento degli spazi produttivi imposto dalle dimensioni ‘importanti’ dei macchinari destinati a questo settore. Lawer sviluppa al proprio interno tutto il ciclo produttivo, dalla progettazione alla produzione di componenti meccaniche e di lamierati, alla realizzazione della qua-

dristica e dei software di comando, avvalendosi di fornitori esterni selezionati per altri componenti particolari. «L’ingresso nel settore della gomma », sottolinea Ormezzano, «ha comportato per noi un notevole sforzo progettuale ed investimenti importanti. Gli interlocutori sono in molti casi gruppi di grandi dimensioni e multinazionali, che obbligatoriamente richiedono, come per il settore alimentare, un’interlocuzione di tipo tecnico e commerciale, molto strutturata e più impegnativa rispetto a quella che abbiamo sempre riscontrato nel comparto tessile. Serve quindi forte capacità di adattamento e organizzativa». La specializzazione di Lawer risiede soprattutto nei sistemi per il dosaggio di microcomponenti e piccole cariche, con l’impiego di prodotti in polvere che rientrano nella produzione di articoli tecnici in gomma o di pneumatici. Si lavora spesso in affiancamento a produttori di attrezzature specifiche per la sala mescole o di sistemi per lo stoccaggio ed il trasferimento di grandi quantità di prodotti base. TIPOLOGIE DI MACCHINE Sono due i tipi di macchine che contraddistinguono la proposta dell’azienda biel-



DALLE AZIENDE

lese per il settore gomma, precisa il responsabile commerciale Luca Mariuzzo. Quello forse più conosciuto, è il sistema di pesatura automatica SuperSincro, un impianto di altissima produzione in grado di pesare e insacchettare una ricetta in meno di un minuto. Un altro sistema, chiamato Unica Twin, è stato invece studiato per soddisfare le medie e piccole necessità produttive per tutti i settori dell’industria della gomma meno “massivi”, cioè impegnati in settori di nicchia dove la produttività non è spinta all’estremo ma dov’è comunque sempre richiesta un’altissima precisione, pulizia e ripetitività. «In linea generale», dice Mariuzzo, «le nostre macchine prevedono il caricamento per gravità o per via pneumatica dei prodotti in polvere che partecipano alla composizione delle ricette. Completato lo stoccaggio nei silos il sistema provvede alla pesatura dei prodotti tramite erogatori di ultima generazione in grado di assicurare dosaggi rapidi e precisi. A seconda del livello di produzione richiesta possiamo offrire sistemi ad alta produttività “multipesata” in cui ad ogni prodotto corrisponde una bilancia dedicata, oppure sistemi dotati di una o due bilance carrellate, con una produttività oraria in-

feriore. Le problematiche in gioco con il dosaggio delle polveri sono molto complesse e richiedono soluzioni personalizzate e specifiche; da tempo abbiamo sviluppato notevoli competenze in questo settore ed oggi siamo in grado di gestire l’erogazione di una vastissima gamma di sostanze in polvere con caratteristiche e granulometrie anche molto differenti». COSTRUTTORI CHE AMANO PROGETTARE L’azienda si è evoluta e modernizzata negli ultimi anni anche al suo interno. «Abbiamo per esempio installato due sistemi di taglio laser, uno per lamiere ed uno longitudinale per i profilati », spiega Ormezzano, «e in generale abbiamo spinto molto sull’automazione dei processi. Il nostro Dna è di costruttori e non di engineering: la nostra scelta è di privilegiare la produzione interna, anche se ovviamente ci sono lavorazioni particolari o massive che affidiamo ai nostri terzisti selezionati. I nostri macchinari e sistemi sono realizzati in piccole serie, spesso customizzate su richiesta del cliente. Per questo motivo ci è indispensabile mantenere la massima flessibilità unitamente alla immediatezza e qualità produttiva che solo la nostra officina interna ci può assicurare».

Lawer ha un Ufficio Tecnico ben strutturato, capace di seguire le esigenze nei vari settori di attività, di affiancare l’area commerciale per i nuovi progetti e di occuparsi degli aspetti gestionali legati all’installazione dei nostri sistemi presso i clienti. «Il nostro reparto Ricerca e Sviluppo è formato da un gruppo di una trentina di tecnici progettisti», aggiunge l’AD di Lawer, «che sviluppano nuovi dispositivi e macchinari in stretto affiancamento ai tecnici del settore Software». INTEGRAZIONE E INDUSTRY 4.0 L’argomento integrazione ha trovato l'azienda ppronta: sin dal 1989 Lawer ha dedicato importanti risorse per sviluppare protocolli software standard, in grado di assicurare il colloquio bidirezionale dei propri impianti di dosaggio ai sistemi gestionali aziendali ed alle macchine e linee produttive. Con la progressiva diffusione dei collegamenti informatici questa tecnologia ha permesso di offrire un servizio aggiuntivo di teleassistenza via web, economico e molto efficace. La soluzione si è rivelata ideale a supportare il servizio di assistenza clienti on-site, nelle varie sedi decentrate collocate nel cuore di distretti industriali molto sviluppati, in Usa, Cina, Turchia ed America Centrale.

Unica Twin, il sistema di dosaggio di Lawer studiato per soddisfare le medie e piccole necessità produttive per tutti i settori di nicchia dell’industria della gomma.

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MACCHINARI «Per noi», osserva Ormezzano, «adeguarci alle tecnologie Industry 4.0 non è stato complicato. Per nostre esigenze raccoglievamo già i dati sui consumi e le eventuali anomalie dei nostri macchinari, gestendo efficacemente il colloquio bidirezionale richiesto. Il problema può essere invece per i clienti che decidono di sposare questa filosofia se non sono già attrezzati con software di controllo per raccogliere i dati di ritorno generati dalle nostre macchine e gestirli al meglio allo scopo di incrementare la produttività. L’Industry 4.0 richiede immediatezza di reazione, la capacità di interpretare il dato e di utilizzarlo per correggere situazioni anomale in tempo reale. Questo ha un impatto anche sul nostro rapporto con il cliente, che non si limita mai a una mera installazione di un macchinario ma che si trasforma in un confronto continuo e collaborativo, atto a gestire con efficacia l’impiego dei dati disponibili».

PAG. KPI MM 210 XE FLESSIBILITÀ 146 LOTTI PICCOLI Come si pone Lawer di fronte alle esigenze delle aziende del settore gomma, e della mescolazione in particolare, che

sono sempre più chiamate a produrre lotti piccoli e a rapidi cambiamenti di produzione? È ancora Luca Mariuzzo, Sales Manager di Lawer, a introdurci all’approccio dell’azienda a questo tipo di richiesta. «I lotti molto piccoli e i rapidi cambiamenti di produzione devono essere gestiti oltre che dal sistema di pesatura anche a livello di MES o di automazione fuori linea, cioè di tutto quanto avviene all’uscita delle nostre macchine per integrarsi con l’organizzazione produttiva del cliente che, in dettaglio, possono essere buffer per Eurobox, cassette, pallettizzatori, nastri trasportatori e altro. Ogni azienda con cui ci confrontiamo ha esigenze specifiche e quindi ogni singolo caso viene attentamente analizzato per trovare le soluzioni ottimali, che a volte richiedono compromessi per trovare un equilibrio tra le richieste tecniche e le risorse economiche disponibili. Noi ci poniamo in una posizione intermedia tra le indicazioni del laboratorio, dove la formula o la ricetta vengono definite, e le realtà della produzione, che non sempre coincidono». Le macchine Lawer nascono quindi con

l’obiettivo di rispondere in modo flessibile e quanto più funzionale possibile alle esigenze produttive e di fedeltà alla ricetta originaria. «Lo scopo è di fornire performance di precisione e di ripetibilità che soltanto qualche anno fa erano impensabili», osserva ancora Mariuzzo. «I sistemi di dosaggio diventano il primo step verso una qualità della produzione che mette al sicuro il produttore di articoli in gomma da eventuali non conformità e, quindi, dai costi legati a eventuali contestazioni da parte dei committenti». UNICA TWIN E SUPERSINCRO Ma quali sono le caratteristiche delle due linee di prodotto in cui Lawer ha differenziato i propri sistemi di dosaggio per la gomma? Unica Twin è un macchinario per produzione media-piccola, caratterizzato da una produttività di 400/600 sacchetti al giorno, che corrispondono a una produzione di circa 250 batch al giorno. È rivolto a una clientela di aziende per cui ha senso un approccio entry-level, che consenta, anche a chi non lo aveva mai considerato prima d’o-

KPI

KPI

Masterbatch additivati, Polimeri funzionali, Additivi per film-serra, Master antimicrobici, Nanoclay masterbatch, Plastificanti, DOTP, DINP, DEP, DOA, Anidride Ftalica e Maleica, Acido malico, fumarico, adipico, Ritardanti di fiamma, Additivi del PVC Essiccativi e miscele di essiccativi, Antiossidanti per il settore gomma e plastica

Biocidi, Funghicidi, Alghicidi

Ossidi di ferro naturali

KPI srl

Sistema di controllo di cariche batteriche

Prodotti chimici Sede operativa: Via Tamburini, 6 - 20123 Milano - Italy

Sede legale e amministrativa: Via Taglio Sinistro, 63/A - 30035 Mirano (VE) - Italy

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MACCHINARI

DALLE AZIENDE

ra, di dotarsi di un sistema di dosaggio automatico. È una macchina modulare, disponibile in taglie e con un numero prefissato di sili (12, 24 o 36) per l’erogazione e il dosaggio di prodotti. SuperSincro è invece un impianto ad alta produzione, che garantisce volumi più elevati ed è contraddistinto da una modularità superiore rispetto a Unica Twin. Si presta quindi alla realizzazione di configurazioni su misura. Consente di gestire un numero di prodotti variabile, da uno a ottanta, anche espandendoli nel tempo. Può gestire il carico per gravità o per via pneumatica, anche con Big-bag, ed essere configurato in base alla dimensione dei mescolatori utilizzati, che incidono in modo decisivo sulla produttività e i volumi. Entrambe le tipologie di macchinari si integrano con i sistemi di gestione aziendale in modo tale da ricevere e gestire gli ordini di produzione, fornendo anche la possibilità di proteggere a livello di utenti specifici alcune informazioni riserva-

te sulle ricette e sui dosaggi, in modo di salvaguardare il know-how. «Soluzioni di questo genere, pensate per tutelare il valore e la competitività delle imprese, hanno trovato un notevole gradimento sul mercato», dice Mariuzzo. «Nascono per valorizzare la capacità di innovazione delle aziende nostre clienti, il primo indispensabile passo per garantirsi un vantaggio tecnologico in un mercato sempre più competitivo». PROGRAMMI FUTURI Con queste frecce al suo arco Lawer nel giro di pochi anni è riuscita a conquistare la fiducia di clienti importanti, anche di dimensione internazionale e globale, in vari ambiti come quelli della produzione di pneumatici, delle calzature in gomma, degli articoli tecnici e del compounding. Quali gli obiettivi futuri? «Vogliamo proseguire secondo la nostra strategia di una crescita metodica, costante e continua», dice Federico Ormezzano, «e nonostante la difficile situazione attuale

non abbiamo al momento modificato i programmi di investimento e di sviluppo che avevamo definito prima della pandemia. I principali ostacoli riguardano il contatto con i clienti, che in questo settore si basa molto sugli incontri personali, ora complicati dalla crisi». La cancellazione di molte fiere, a cui Lawer aveva in programma di partecipare, ha inciso sull’attività di marketing e commerciale, che è stata affidata a un’intensa attività online ma che comunque ha subito un rallentamento. «Non siamo comunque pessimisti», conclude Ormezzano, «perché ci sarà sicuramente una ripresa. Ci aspettiamo che la diminuzione di attività commerciale che abbiamo subito da marzo in poi avrà ripercussioni negative nell’ultimo trimestre 2020 e nel primo semestre 2021, ma poi il mercato dovrebbe naturalmente riprendersi». Una previsione che ci auguriamo di vedere presto realizzarsi, per la Lawer ma anche per tutte le altre aziende che operano nel comparto. u

Un trattamento così non si era mai visto prima! Polimerizzazione: Lipocer con HMDSO, Carbon Coating, Fluorurazione Trattamenti lubrificanti trasparenti e colorati con resine + PTFE Lavaggio ad alta pressione sotto flusso laminare (Cleanliness) Trattamenti al plasma: Micropulizia, Etching, Grafting

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DALLE AZIENDE

di Gianpaolo Brembati

Ricerca, innovazione, know-how per mescole davvero speciali Con una lunga esperienza alle spalle, che prende le mosse addirittura nel 1948, Sigea (Società Industria Gomma E Affini) si è affermata come un punto di riferimento nel complicato e particolare mercato delle mescole per utilizzi particolari, come per esempio nei cavi elettrici. Dalla sede di Avigliana, in provincia di Torino, continua un processo di crescita tecnologica e commerciale che l’ha vista abbracciare da tempo i dettami della digitalizzazione e del tracciamento della produzione e investire in modo massiccio in macchinari e tecnologie per il laboratorio, al servizio di un forte impegno di ricerca e sviluppo. Massimo Giovale, il proprietario, racconta attività e programmi dell’azienda.

La sede di Sigea ad Avigliana, in provincia di Torino.

«È

stato mio padre Giovanni – racconta Massimo Giovale, attuale proprietario dell’azienda – a cominciare l’avventura della nostra famiglia nel mondo della gomma, con la società Ilgat fondata a Torino nel 1948. Quando poi, negli anni Sessanta, furono offerte agevolazioni per la costituzione di nuove società nelle cosiddette zone depresse del Torinese, nacque ad Avigliana la S.I.G.E.A. (Società Industria Gomma E Affini, Sigea nel resto dell’articolo), con uno stabilimento nuovo in cui si producevano mescole e manufatti, sia mediante stampaggio che trafilatura» È iniziata così la storia di un’azienda divenuta un punto di riferimento in Italia nel mercato dei cavi elettrici, un settore della gomma molto specializzato, che richiede mescole di alta qualità in 50

L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

grado di soddisfare le più impegnative specifiche e normative. LA SVOLTA DOPO L'INCENDIO La svolta decisiva nella storia dell’azienda si attuò negli anni Ottanta, che segnarono l’inizio della produzione di mescole per cavi elettrici. Ricorda ancora Giovale: «Entrammo in questo settore di attività grazie alla collaborazione con un tecnico già di settore, che aveva intuito in anticipo la portata dei cambiamenti normativi che si stavano attuando proprio in quel periodo. Cambiamenti che ebbero la spinta definitiva a seguito di un tragico incidente avvenuto a Torino: l’incendio del cinema Statuto, che causò decine di vittime». Quel tragico evento indusse un radicale cambiamento nella interpretazione di termini come “antifiamma” e “resistente al fuoco”, concentrando l’atten-

zione dei normatori sulle cinetiche degli incendi e sui fenomeni ad essi connessi, come per esempio l’aggressività dei fumi emessi dai componenti che bruciano, sia verso le persone sia verso le strutture coinvolte in tali fenomeni. UN NUOVO MERCATO L’aggiornamento delle regole e delle norme di riferimento dei materiali impiegati per l'edilizia, cavi elettrici inclusi, ebbe un effetto positivo di rilancio e valorizzazione delle formulazioni in gomma additivate di cariche attive atossiche, a discapito delle classiche formulazioni termoplastiche che, anche se non scomparvero, furono costrette ad una radicale revisione. «Questa sostanziale trasformazione», aggiunge Giovale, «rappresentò una notevole opportunità, che permise a Sigea di introdursi in mercati sino a quel momen-


MESCOLE

Uno scorcio dello stabilimento di produzione.

to preclusi ad aziende non produttrici di cavi. Iniziammo a vendere con successo mescole pronte all’uso sia a chi già le produceva, ma con volumi non sufficienti alla richiesta del mercato, sia ad aziende che fino ad allora avevano prodotto solo cavi in materiale plastico e non avevano la struttura adatta all’autoproduzione». UN’AZIENDA MODERNA Alla luce del successo ottenuto dalle mescole per cavi elettrici, con volumi ormai troppo alti per la capacità produttiva della vecchia sede, nel 1991 fu costruito l’attuale stabilimento, nella zona industriale di Avigliana, con iniziali 6.500 m2 coperti e, specifica Massimo Giovale, «già con le caratteristiche di industria 4.0. Siamo orgogliosi di essere stati fra le prime aziende ad avere cicli produttivi, con mescolatori chiusi e dosatura di ingredienti (polveri ed oli), completamente automatizzati. Questo ci permise di ottenere omologazioni da parte di importanti società della gomma, che divennero nostre clienti, riconoscendo la qualità delle nostre produzioni. In funzione della continua crescita del lavoro nel settore cavi, nel 1998 abbiamo poi installato due nuove linee di produzione, con capacità doppia rispetto a quelle esistenti. Infine, nel 2007 abbiamo deciso di vendere il vecchio stabilimento, poiché la stamperia aveva bisogno di una pesante ristrutturazione, non giustificata dalla situazione competitiva del settore dello stampaggio, e di concentrare tutte le nostre risorse allo studio e alla produzione delle mescole».

Il sito produttivo, con in primo piano due bancali di mescola nera in striscia continua.

LE ANALISI SULLE MESCOLE Il laboratorio di Sigea (nella foto) conduce sulle mescole di produzione dell’azienda i seguenti test. Valutazioni elettriche: • resistività elettrica (con probe a 4 pin) nel campo da 10-4 a 107 Ω (resistività di volume e superficiale; • resistività elettrica (con probe disco/anello) nel campo da 106 a 1015 Ω (resistività di volume); • Tan δ, sia con scansioni in temperatura che in frequenza con tensione fino a 2kV anche ad alto gradiente elettrico; • permettività relativa; • rigidità dielettrica. Analisi termiche: • analisi differenziale a scansione DSC: test di transizione vetrosa, punti di fusione, OIT, cristallinità, residui di reticolazione; • analisi termogravimetrica TGA: analisi dei tracciati di perdita di peso, analisi comportamento DTA. Test di ignifugazione: • Indice di ossigeno, indice di temperatura, DTA • UL94 Per fornire un completo supporto ai clienti, l’azienda dispone inoltre di strette collaborazioni con laboratori esterni per l’esecuzione di indagini analitiche (UV/Vis, FTIR, SEM+EDS, GC, GCMS, HPLC, GPC), morfologiche (SEI mode, BEI-C e tomografia assiale) e termiche (cono calorimetrico).

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DALLE AZIENDE TECNOLOGIA E PRODUZIONE Con gli attuali 11.000 m2 coperti e le quattro linee di produzione, servite da un moderno impianto di dosatura automatica completamente computerizzato, Sigea offre al mercato mescole per articoli tecnici e cavi elettrici. Gestite in remoto dalla sala operativa, le linee sono dotate di Banbury tangenziali o compenetranti da 80 a 240 litri, di tre linee di filtratura, di pallettizzatori automatici e di una granulatrice, mentre la tracciabilità di tutti i materiali utilizzati è assicurata da un sistema di lettura con codice a barre, collegato al ciclo produttivo e al sistema informatico aziendale. Le mescole, realizzate sulla base di quasi tutti gli elastomeri disponibili (EPDM, NR, NBR, SBR, CM, CSM, CR, IIR, BR, etc.) e prodotte su impianti separati per nero, colorato e mescole speciali, si distinguono per le applicazioni, che possono riguardare i cavi elettrici (guaine, isolamento bassa e media tensione, speciali) o articoli tecnici (per estrusione, stampaggio a iniezione e compressione, calandratura). I settori applicativi sono, per quanto riguarda i cavi elettrici, quello civile/industriale, ferroviario, navale, energetico green, petrolchimico, minerario e automotive. Per gli articoli tecnici le destinazioni sono soprattutto l’automotive, l’elettrodomestico, il settore industriale, il parafarmaceutico, il calzaturiero e il ferroviario. Con flessibilità anche sulla dimensione dei lotti, le mescole possono essere fornite con diversi sistemi di confezionamento, che comprendono festoni, strisce continue, listoni, bobine, placche e granuli.

Una carrellata di prodotti e di diverse tipologie di confezionamento di Sigea.

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

RICERCA E SVILUPPO Con l’attuale dotazione strumentale a disposizione nel suo moderno laboratorio, S.I.G.E.A è in grado di effettuare, oltre alle normali valutazioni reologiche, fisicomeccaniche e di invecchiamento accelerato (in aria, in fluidi aggressivi e in aeriformi aggressivi), tutta una serie di prove per verificare i comportamenti delle mescole sia in presenza di un campo elettrico sia rispetto a variazioni di temperatura. In sinergia con il laboratorio, l’ufficio tecnico di Sigea è poi in grado di sviluppare mescole speciali per cavi elettrici (media tensione, resistenti alla fiamma, resistenti a fanghi di petrolio e a climi estremi fino a - 50 °C) e per articoli tecnici (reticolate a zolfo di lunga durata, a durezza molto

bassa fino a 30 ShA, per fili diamantati e per adesione sui metalli). QUALITÀ E POLITICA DI MERCATO Per la direzione di Sigea l’adozione di un sistema di gestione della qualità, in linea con i requisiti della norma UNI EN ISO 9001:2015, è stata una scelta imprescindibile perché, come spiega Massimo Giovale, «ci permette di coniugare la crescita aziendale con gli elevati standard di qualità ed efficienza dei nostri prodotti e servizi offerti ai clienti rispettando, nel contempo, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, nonché lo sviluppo delle competenze e la crescita professionale di tutto il personale. Da sempre la nostra azienda è conosciuta ed apprezzata sul mercato per la qualità dei suoi prodotti ed è nostra ferma intenzione continuare su questa strada, soprattutto nei periodi di crisi come quello attuale e come già avvenne nel 2008/2009». Questo nonostante una concorrenza sempre più agguerrita sul fronte dei prezzi. «Purtroppo», osserva Giovale, «proprio da quegli anni le aziende di qualità hanno incominciato a faticare nel confrontarsi con alcune società che si propongono sul mercato con prezzi di vendita molto vantaggiosi, a discapito del pieno rispetto delle specifiche e normative vigenti. Fortunatamente le mescole per cavi elettrici sono ancora oggi altamente specializzate, per lo meno in settori soggetti a normative severe, e il mercato premia la nostra politica di qualità e la nostra Ricerca e Sviluppo, sempre impegnata a trovare le giuste soluzioni per le innovazioni e per i problemi inerenti al cambio di normative e specifiche». La politica di Sigea continua così a basarsi su alcuni punti fondamentali e, in particolare: su produzioni che soddisfano le esigenze del singolo cliente, con assistenza in loco per ogni produzione pilota; su un’attenzione costante al mantenimento degli alti livelli qualitativi raggiunti; sulla selezione e utilizzo di materie prime di qualità e di basso impatto ambientale e, infine, sull’assistenza post-vendita ai clienti con le necessarie analisi di laboratorio. INVESTIMENTI E FIERE Prosegue, inoltre, il potenziamento teconologico. «Abbiamo in programma», comunica Giovale, «interventi sul sistema produttivo, soprattutto per quanto ri-


MESCOLE

I silos esterni per lo stoccaggio delle materie prime.

guarda nuove trafile, in grado di assicurare un’immediata e continua filtratura delle mescole. Pensiamo inoltre di installare un impianto fotovoltaico per contenere i costi energetici e per consolidare l’immagine green dell’azienda». Per quanto riguarda la partecipazione a fiere Sigea ha le idee chiare. «L’anno prossimo rinunceremo al Plast di Milano», annuncia Giovale, «ormai troppo incentrato sulle materie plastiche, e ci concentreremo sul DKT di Norimberga; se poi ci saranno altre fiere specifiche e interessanti, eventualmente nel Far East, valuteremo l’opportunità di partecipare per verificare la potenzialità di esportare in paesi lontani, dal momento che siamo ormai pronti a questo passo».

L’ANALISI DELLA SITUAZIONE E per quanto riguarda l’inopinata, quanto strana situazione in cui ci troviamo, in seguito all’emergenza Covid-19, quali sono le valutazioni di Massimo Giovale? «La situazione è talmente nuova da rendere estremamente difficile fare valutazioni», confida a L’Industria della Gomma. «È evidente che, con il settore auto completamente fermo per quasi due mesi e ora in lenta ripresa, e con piazzali di produttori e di concessionari pieni di vetture invendute, tutta l’industria della gomma sta soffrendo. Inoltre la gente è preoccupata ed è poco propensa a fare spese non strettamente necessarie, soprattutto gli italiani, che hanno il risparmio pro capite più alto d’Europa, e l’incertezza sul futuro imme-

diato costituisce un ulteriore deterrente all’acquisto di una nuova automobile». Per una forte ripresa della produzione dell’auto che cosa dovrà dunque verificarsi? Secondo Giovale «si dovranno prima svuotare i piazzali e riavviare completamente le linee produttive. Finché questo non avverrà, i produttori di manufatti in gomma e di accessori non potranno a loro volta riprendere la produzione. Lo stesso discorso si può estendere agli altri settori di applicazione delle mescole in gomma. Per esempio, parte del mercato dei cavi è rivolto alle grandi opere pubbliche, sia di infrastrutture che di edilizia, che, almeno in questo momento e specialmente in Italia, sembrano essere fermi e senza una prospettiva di ripresa a breve termine». La risposta, però, non potrà essere solo italiana. «Bisognerà osservare che cosa decideranno di fare i governi europei», conclude Giovale. «O, meglio, vedere quali misure verranno prese dall’UE in funzione di una strategia economico-finanziaria comune che, escludendo una ripartenza differenziata, consenta di attuare una ripresa lenta ma condivisa dai vari stati». u


NORMATIVE

di Beatrice Garlanda

Cambiamenti in vista per l’etichettatura degli pneumatici Un nuovo regolamento dell’Unione Europea modifica, con applicazione a decorrere dal primo maggio 2021, il sistema di etichettatura degli pneumatici immessi sul mercato comunitario, introducendo alcune novità in fatto di valori e di simboli riportati

L

a Gazzetta Ufficiale UE del 5 giugno 2020 pubblica il regolamento (UE) 2020/740 del 25 maggio 2020 sull’etichettatura degli pneumatici in relazione al consumo di carburante e di alcuni altri parametri fondamentali. Il provvedimento modifica il regolamento (UE) 2017/1369 con il quale era stato istituito un quadro per l’etichettatura energetica ed abroga il regolamento (CE) 1222/2009. Trattandosi di un regolamento non necessita di recepimento. È entrato in vigore il 25 giugno 2020 e si applicherà a decorrere dal primo maggio 2021. OGGETTO E CAMPO DI APPLICAZIONE Il nuovo regolamento descrive le informazioni armonizzate sui parametri degli pneumatici che devono essere fornite, attraverso l’etichettatura, all’utente finale perché possa scegliere consapevolmente quale pneumatico acquistare. L’obiettivo è quello di promuovere l’uso di pneumatici sicuri, silenziosi, durevoli e con un consumo ridotto di carburante. È interessante osservare che lo pneumatico, soprattutto a causa 54

L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

della resistenza al rotolamento, è responsabile per il 20-30% del consumo di carburante dei veicoli. Va osservato che attualmente vengono forniti tre parametri ritenuti fondamentali: rumorosità esterna, efficienza in termini di consumo di carburante e frenata sul fondo bagnato. Il nuovo regolamento aggiunge l’opzione di un pittogramma per neve e/o ghiaccio accanto a quello della rumorosità. Il regolamento si applica agli pneumatici di classe C1 (autovetture), C2 (veicoli commerciali leggeri) e C3 (veicoli commerciali pesanti.). Si applicherà anche agli pneumatici ricostruiti, ma solo quando sarà disponibile un adeguato metodo di prova che consentirà di misurare le prestazioni di talgli pneumatici. Sono esclusi dal campo di applicazione del provvedimento: • pneumatici fuoristrada professionali; • pneumatici progettati per essere montati solo sui veicoli immatricolati per la prima volta prima del primo ottobre 1990; • pneumatici di scorta a uso temporaneo di tipo T. Si tratta di pneumatici destinati ad un uso temporaneo ad una pressione più elevata di quella ammessa per pneumatici standard e rinforzati; • pneumatici di categorie di velocità inferiori a 80 km/h; • pneumatici il cui diametro nominale del cerchio non superi 254 mm o sia pari o superiore a 635 mm; • pneumatici muniti di dispositivi supplementari per migliorare le caratteristiche di trazione, come quelli chiodati; • pneumatici che vengono montati solo su veicoli destinati esclusivamente alle corse automobilistiche; • pneumatici di seconda mano, a meno che non siano importati da paesi terzi. OBBLIGHI DEI FORNITORI Si premette che per “fornitore” s’intende il fabbricante stabilito nella UE, il mandatario di un fabbricante che non è stabilito nella UE o l’importatore che immette il prodotto nel mercato dell’Unione. I fornitori devono garantire che gli pneumatici delle classi C1, C2 e C3 immessi sul mercato rechino, a titolo gratuito, un’etichetta


PNEUMATICI

autoadesiva sul singolo pneumatico oppure cartacea per ciascun lotto di uno più pneumatici identici. In entrambi i casi questa deve essere conforme ai requisiti dell’allegato II e contenere le informazioni richieste dall’allegato I (a questi allegati dedichiamo appositi paragrafi) Inoltre il fornitore rilascia la scheda informativa del prodotto di cui all’ allegato III (vedi oltre). Se lo pneumatico è venduto a distanza, il fornitore deve garantire che l’etichetta sia esposta vicino al prezzo e che la scheda informativa sia accessibile, anche in forma cartacea, su richiesta dell’utente finale. L’etichetta deve essere chiaramente leggibile e visibile e rispettare le dimensioni di cui all’allegato II. I messaggi pubblicitari visivi per un tipo di pneumatico devono riportare l’etichetta che va collocata, se indicato, vicino al prezzo. Per quanto riguarda i messaggi su internet, si può ricorrere a una visualizzazione annidata della stessa (con visualizzazione annidata s’intende l’interfaccia visiva in cui si accede ad un’immagine o a un insieme di dati tramite un click del mouse o un movimento del cursore o l’espansione dell’immagine o dell’insieme di dati su schermo tattile). Il materiale tecnico promozionale relativo ad uno specifico tipo di pneumatico deve esporla e deve contenere le informazioni dell’allegato IV (vedi oltre). Si fa presente, infine, che i fornitori comunicano all’autorità nazionale competente i valori usati per determinare le relative classi e le ulteriori informazioni sulle prestazioni che il fornitore dichiara nell’etichetta degli pneumatici. AGGIORNAMENTO DEL DATABASE DEI PRODOTTI A partire dal primo maggio 2021, prima di immettere sul mercato uno pneumatico prodotto dopo tale data, i fornitori devono inserire nella banca data dei prodotti le informazioni richieste dall’allegato VII (vedi oltre). Se lo pneumatico è prodotto nel periodo compreso tra il 25 giugno 2020 e il 30 aprile 2021, le informazioni dell’allegato VII vanno inserite nella banca data entro il 30 novembre 2021. Per gli pneumatici immessi sul mercato prima del 25 giugno 2020, il fornitore ha già potuto fare quest’operazione. Fino all’inserimento delle informazioni di cui sopra nella banca dati, il fornitore mette a disposizione una versione elettronica della documentazione tecnica, su richiesta di un’autorità di vigilanza del mercato entro dieci giorni dalla richiesta stessa. Il fornitore deve comunicare all’autorità di omologazione o di vigilanza sul mercato le informazioni eventualmente richieste, oltre a quelle di cui all’allegato VII. Uno pneumatico che abbia subito modifiche rilevanti ai fini dell’etichetta o della scheda informativa del prodotto è considerato un nuovo tipo di pneumatico. Il fornitore deve indicare nella banca dati dei prodotto quando è cessata l’immissione sul mercato delle unità di un determinato tipo di pneumatico. Dal momento in cui l’ultima unità di un tipo di pneumatico è stata immessa sul mercato, decorre l’obbligo del fornitore di conservare per cinque anni nella banca dati dei prodotti le informazioni che riguardano tale tipo di pneumatico. OBBLIGHI DEI DISTRIBUTORI I distributori di pneumatici garantiscono che nel punto vendita

sia esposta un’etichetta autoadesiva degli pneumatici chiaramente visibile e leggibile, conforme a quanto previsto dall’allegato II, messa a disposizione dal fornitore. Se lo pneumatico appartiene a un lotto di uno più pneumatici identici, prima della vendita, un’etichetta cartacea conforme all’allegato II deve essere mostrata all’utente finale e chiaramente esposta nel punto vendita. In entrambi i casi di cui sopra deve essere disponibile la scheda informativa del prodotto. Per quanto riguarda i messaggi pubblicitari, le vendite tramite internet o a distanza, i materiali tecnico promozionali vale quanto abbiamo detto sopra in riferimento ai fornitori. OBBLIGHI DEI VENDITORI DI VEICOLI Se l’utente finale vuole comprare un veicolo nuovo, i fornitori e i distributori del veicolo forniscono, prima della vendita, l’etichetta degli pneumatici offerti con il veicolo o montati su questo ed il relativo materiale tecnico promozionale. Inoltre garantiscono la disponibilità della scheda informativa. Analoghe prescrizioni operano nei confronti di chi presta servizio di hosting (affitto di spazi web) ai sensi della direttiva 2000/31/ CE (direttiva sul commercio elettronico). METODI DI PROVA E DI MISURAZIONE Le informazioni che i fornitori e i distributori di pneumatici o di veicoli devono fornire sulle etichette degli pneumatici sono ottenute in conformità ai metodi prova dell’allegato I e alle procedure di laboratorio dell’allegato V (vedi oltre) OBBLIGHI DEGLI STATI MEMBRI Per ciascun parametro dell’allegato I gli stati membri devono applicare la procedura di verifica dell’allegato VI (vedi oltre) nella valutazione della conformità al regolamento in oggetto delle categorie dichiarate. Gli incentivi offerti dagli stati membri a favore degli pneumatici possono essere applicati solo a quelli di classe A o B in relazione alla resistenza al rotolamento o all’ aderenza al bagnato. L’autorità nazionale competente può effettuare controlli sulla precisione dell’etichetta del pneumatico da parte del fornitore. Inoltre gli Stati membri garantiscono che le autorità nazionali di vigilanza del mercato predispongano un sistema di ispezioni sistematiche nei punti vendita al fine di controllare l’osservanza del regolamento in oggetto. Stabiliscono, infine, le sanzioni e le misure esecutive applicabili in caso di violazione sia del regolamento che degli atti delegati adottati a norma dello stesso. VIGILANZA DEL MERCATO UE Il regolamento (UE) 2019/1020 sulla vigilanza del mercato e conformità dei prodotti si applica agli pneumatici disciplinati dal regolamento in oggetto e ai relativi atti delegati. Per quanto concerne l’etichettatura degli pneumatici, la Commissione incoraggia la collaborazione e lo scambio di informazioni sulla vigilanza del mercato tra le autorità degli Stati membri responsabili della vigilanza stessa o del controllo degli pneumatici che entrano nel mercato UE e tra le autorità degli Stati e la Commissione. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

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NORMATIVE

Le autorità di vigilanza del mercato possono rivalersi sul fornitore di eventuali costi di ispezione, nel caso in cui quest’ultimo abbia violato il regolamento (UE) 2020/740. ATTI DELEGATI La Commissione può adottare atti delegati per modificare: • l’allegato II sul contenuto e formato dell’etichetta del pneumatico; • le parti D e E dell’allegato I e gli allegati II, III, IV, V, VI e VII, adeguandoli al progresso tecnologico. Entro il 26 giugno 2022, adotta atti delegati, secondo l’iter previsto dall’art.14, introducendo negli allegati nuovi requisiti di informazione per gli pneumatici ricostruiti, purché sia disponibile un metodo di prova adeguato. Potrà, inoltre, adottare atti delegati anche per includere nel regolamento parametri o requisiti di informazione per l’abrasione e il chilometraggio, quando saranno disponibili metodi di prova affidabili e alle condizioni di cui all’art.13. VALUTAZIONE E RELAZIONE Entro il primo giugno 2025 la Commissione valuta il regolamento di cui si tratta e presenta una relazione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo. La relazione ha l’obiettivo di valutare l’efficacia del regolamento e degli atti delegati, considerando quanto abbia consentito agli urenti finali di scegliere lo pneumatico con le migliori prestazioni. Il regolamento (CE) n.1222/2009 è abrogato a partire dal primo maggio 2021. ALLEGATO I L’allegato I disciplina la prova, la classificazione e la misurazione dei parametri degli pneumatici e si suddivide in cinque parti. Categorie relative al consumo di carburante e al coefficiente di resistenza al rotolamento La categoria relativa al consumo di carburante deve essere determinata e illustrata nell’etichetta, secondo la scala da A a E,. in base al coefficiente di resistenza al rotolamento (RRC in N/kN, cfr. tabella 1). Si segnala che, precedentemente al regolamento (UE) 2020/740, la scala andava dalla lettera A alla lettera G. Inoltre, va sottolineato che il coefficiente di resistenza al rotolamento è misurato in conformità all’allegato 6 del regolamento n.117 della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) - Disposizioni uniformi relative all’omologazione degli pneumatici per quanto concerne le emissioni sonore prodotte dal rotolamento e l’aderenza sul bagnato e/o la resistenza al rotolamento. [2016/1350]. L’allegato in oggetto è allineato secondo la procedura di allineamento in laboratorio di cui all’allegato V. Se il tipo di pneumatico appartiene a due classi, la scala utilizzata per determinare l’appartenenza alla categoria relativa al consumo di carburante è quella applicabile alla classe più alta. Categorie relative all’aderenza sul bagnato La categoria di aderenza sul bagnato (cfr. tabella 2) è determinata e illustrata sull’etichetta in base all’indice di aderenza sul bagnato (G), secondo la scala da A a E, misurato come indicato nell’allega56

L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

to 5 del regolamento UNECE n.117. Categorie e valore misurato del rumore esterno di rotolamento Il valore misurato del rumore esterno di rotolamento è espresso in decibel e dichiarati nell’etichetta. Esso è calcolato a norma dell’art.3 del regolamento UNECE n.117. Oltre al valore espresso in decibel, la categoria del rumore esterno di rotolamento è determinata e illustrata sull’etichetta degli pneumatici in base ai valori limite (LV) di cui all’allegato II, parte C, del regolamento (CE) n.661/2009. Si distingue tra: pneumatici con livello di rumorosità esterna da rotolamento inferiore di almeno 3dB al limite europeo attuale consentito - pneumatici con livello di rumorosità compreso tra il limite europeo attuale consentito e fino a meno 3 dB di tale limite - pneumatici con livello di rumorosità superiore al limite europeo attuale consentito Aderenza sulla neve Le prestazioni di aderenza sulla neve sono testate secondo quanto disposto dall’allegato 7 del regolamento UNECE n.117. Se lo pneumatico rispetta i valori minimi dell’indice di aderenza sulla neve di cui al regolamento UNECE sopra richiamato è classificato come pneumatico destinato ad essere usato in condizioni di neve estreme e sull’etichetta è riportato un particolare pittogramma (vedi figura qui sotto).

Aderenza sul ghiaccio Le prestazioni di aderenza sul ghiaccio si dovrebbero basare sulla norma ISO 19447, una volta che questa sarà formalmente adottata. Fino a quando non ci sarà tale norma, per valutare tali prestazioni si ricorre a metodi affidabili, accurati e riproducibili che tengono conto dello stato dell’arte L’etichetta di un pneumatico che rispetta i valori minimi dell’indice di aderenza sul ghiaccio include il pittogramma specifico (vedi figura qui sotto).


PNEUMATICI

ALLEGATO II Riporta il contenuto e il formato dell’etichetta degli pneumatici. Per questo allegato vedi il box “Contenuto dell’etichetta”). ALLEGATO III Dispone che le informazioni contenute nella scheda informativa degli pneumatici devono figurare nell’opuscolo del pneumatico e nelle altre documentazioni che corredano il prodotto. La scheda comprende gli elementi seguenti: • la denominazione commerciale o il marchio del fornitore o del fabbricante, se diverso da quello del fornitore; • l’identificativo del tipo di pneumatico; • la designazione della misura del pneumatico, l’indice di capacità di carico e i simbolo della categoria di velocità, come indicato nel regolamenti UNECE n.30 e n.54 per gli pneumatici di classe C1, C2 e C3, a seconda dei casi; • la categoria relativa al consumo d carburante del pneumatico; • la categoria relativa all’aderenza sul bagnato; • la categoria del rumore esterno di rotolamento e il valore in decibel; • la categoria relativa all’aderenza sul bagnato conformemente all’allegato I; • un’indicazione se si tratta di un pneumatico destinato a essere usato in condizioni di neve estreme; • un’indicazione se si tratta di aderenza di un pneumatico da ghiaccio;

• la data di inizio della produzione del tipo di pneumatico; • la data di fine produzione del tipo di pneumatico, una volta nota. ALLEGATO IV Le informazioni sugli pneumatici riportate nel materiale tecnico promozionale devono rispettare il seguente ordine: • la categoria relativa al consumo di carburante; • la categoria relativa all’aderenza sul bagnato; • la categoria del rumore esterno di rotolamento e valore misurato in dB; • un’indicazione e si tratta di un pneumatico da utilizzare in condizione di neve estreme; • un ‘indicazione se si tratta di un pneumatico da ghiaccio; Tutte le indicazioni di cui sopra devono essere di facile lettura e comprensione. Informazioni aggiuntive devono essere messe dai fornitori nei loro siti internet. Rimandiamo sul punto alla lettura del testo originale. ALLEGATI V E VI Gli allegati in questione contengono disposizioni procedurali. L’allegato V definisce la procedura di allineamento in laboratorio per la misurazione della resistenza al rotolamento. Si segnala che i laboratori possono essere laboratori di riferimento, ovvero laboratori che fanno parte della rete di laboratori il cui nome è stato pubblicato nella G.U. dell’UE, oppure laboratori candidati

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NORMATIVE

PNEUMATICI

Facsimile etichetta, parte superiore I - codice QR II - Denominazione commerciale o marchio del fornitore. III - Identificativo del tipo di pneumatico. IV - Designazione della misura del pneumatico, indice di capacità di carico e simbolo della categoria di velocità, come indicato ai regolamenti 30 e 54 dell’UNECE nella versione più aggiornata. V - Classe di pneumatico (C1, C2 o C3). VI - Pittogramma, scala e categoria di prestazioni relativi al consumo di carburante. VII - Pittogramma, scala e categoria di prestazioni relativi all’aderenza sul bagnato. Le frecce per la classe di consumo di carburante e la classe di aderenza sul bagnato e le fecce corrispondenti della scala da A a E sono posizionate in modo che le loro punte siano allineate. La lettera nella freccia per il consumo di carburante e nella freccia per la classe di aderenza al bagnato è posizionata al centro della parte rettangolare della freccia di colore nero.

Informazioni che devono figurare nella parte inferiore dell’etichetta per tutti gli pneumatici diversi da quelli che rispettano i valori minimi dell’indice di aderenza sulla neve di cui al regolamento UNECE n.117, o i pertinenti valori minimi di indice di aderenza sul ghiaccio o entrambi.

Informazioni che devono figurare nella parte inferiore dell’etichetta per gli pneumatici che rispettano i valori minimi dell’indice di aderenza sulla neve di cui al regolamento UNECE n.117.

Informazioni che devono figurare nella parte inferiore dell’etichetta per gli pneumatici che rispettano i pertinenti valori minimi dell’indice di aderenza sul ghiaccio.

Informazioni che devono figurare nella parte inferiore dell’etichetta per gli pneumatici che rispettano i pertinenti valori minimi dell’indice di aderenza sulla neve di cui al regolamento UNECE n.117 e i valori minimi dell’indice di aderenza sul ghiaccio.

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020



PNEUMATICI

NORMATIVE cioè laboratori che partecipano alla procedura di allineamento in laboratorio, ma che non sono laboratori di riferimento. L’allegato VI contiene, come abbiamo scritto sopra, la procedura di verifica di conformità al regolamento in oggetto. ALLEGATO VII Riporta le informazioni che devono essere inserite dal fornitore nella banca dati dei prodotti. In particolare, nella parte pubblica della banca dati sono inseriti: • la denominazione commerciale o marchio, indirizzo, informazioni di contatto e altra identificazione del fornitore; • l’identificativo del tipo di pneumatico; • l’etichetta degli pneumatici in formato elettronico; • la classe o le classi e altri parametri che figurano sull’etichetta degli pneumatici;

• i parametri della scheda informativa del prodotto in formato elettronico. Nella parte della banca dati dei prodotti relativa alla conformità sono inseriti: • l’identificativo del tipo di pneumatico di tutti i tipi di pneumatici equivalenti che sono già immessi sul mercato; • la descrizione generale del tipo di pneumatico, comprese le dimensioni, l’indice di carico e la categoria di velocità; • i protocolli di prova, classificazione e misurazione dei parametri degli pneumatici dell’allegato I; • le eventuali precauzioni specifiche da adottare al momento del montaggio, dell’installazione o della manutenzione del tipo di pneumatico o quando viene sottoposto a prove; • se del caso, i parametri tecnici misurati del tipo di pneumatico; • i calcoli eseguiti con i parametri tecnici misurati. u TABELLA 1

Categorie relative al consumo di carburante e coefficiente di resistenza al rotolamento Allegato I regolamento (UE) 2020/740 Pneumatici di classe 1 Categoria relativa al consumo di carburante

Pneumatici di classe 2

Pneumatici di classe 3

RRC in N/kN

RRC in N/kN

RRC in N/kN

A

RRC≤6,5

RRC≤5,5

RRC≤4,0

B

6,6≤RRC≤7,7

5,6≤RRC≤6,7

4,1≤RRC≤5,0

C

7,8≤RRC≤9,0

6,8≤RRC≤8,0

5,1≤RRC≤6,0

D

9,1≤RRC≤10,5

8,1≤RRC≤9,0

6,1≤RRC≤7,0

E

RRC≥10,6

RRC≥9,1

RRC≥7,1

RRC= coefficiente di resistenza al rotolamento

TABELLA 2

Categorie relative all’aderenza sul bagnato Allegato I regolamento (UE) 2020/740 Pneumatici di classe 1 Categoria relativa all’aderenza sul bagnato

Pneumatici di classe 2

Pneumatici di classe 3

G

G

G

A

1,55≤G

1,40≤G

1,25≤G

B

1,40≤G≤1,54

1,25≤G≤1,39

1,10≤G≤1,24

C

1,25≤G≤1,39

1,10≤G≤1,24

0,95≤G≤1,09

D

1,10≤G≤1,24

0,95≤G≤1,09

0,80≤G≤0,94

E

G≤1,09

G≤0,24

G≤0,79

Il calcolo dell’indice di aderenza sul bagnato è G=G(T)-0,03 dove G(T) = indice di aderenza sul bagnato di uno pneumatico misurato in un ciclo di prova.

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020


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NEWS

Assogomma: i nuovi corsi di formazione

A

seguito dell’emergenza sanitaria Cosia possibile affermare di essere tornati al- OTTOBRE vid-19, Assogomma ha prontamenla normalità, l’associazione ha deciso, do- Corso: “La mescolazione della gomma” te attuato le misure restrittive previpo la pausa estiva, di ritornare a organiz- Si rinnova il corso monografico sulla mescoste per salvaguardare la salute dei suoi lavozare attività formative e convegnistiche in lazione della gomma dedicato ai principi di ratori ed interlocutori. Ciò ha portato anche presenza, nel pieno rispetto delle norma- base con alcuni accenni agli aspetti più inalla sospensione del programma di attività tive di sicurezza. In questo senso ha defini- novativi che oggi la tecnologia offre. Ampio formative a favore delle aziende del settoto un programma formativo per il periodo spazio sarà dato alla processabilità della mere gomma. L’associazione ha attentamente settembre 2020/febbraio 2021. Le aziende scola alla luce delle scelte che il tecnologo valutato se queste iniziative potessero esassociate possono segnalare alla segreteria deve fare in termini di elastomeri, cariche e Tecno Compounds sere convertite ad un formato puramente di Assogomma il loro interesse alle singole loro formulazione. digitale, giungendo alla conclusione che si iniziative indicando possibilmente anche sarebbe perso il prezioso ed unico valore il numero dei partecipanti (assogomma@ Corso:“Gli elementi di base dei Regolamenaggiunto dato dal confronto diretto tra i federazionegommaplastica.it) Tecno Compounds al fine di pre- ti REACH e CLP” a suitable solution for every partecipanti di questi corsi. Tenuto conto vedere per tempo i necessari adattamenti Il corsochallenge intende fornire una panoramica Tecno Compounds anche della grave situazione contingente organizzativi. Nel caso alcune aziende aves- complessiva sui Regolamenti REACH e CLP, Assogomma ha quindi ritenuto necessario sero difficoltà a partecipare in presenza pos- descrivendone i rispettivi principi di base rimandare la nostra programmazione a mosono segnalarlo all’associazione, che valu- e le relative interconnessioni. Verranno ila suitable solution for every a suitable solution for every challenge menti migliori. terà la possibilità di organizzare iniziativechallenge lustrati gli adempimenti che questi due reOra che la situazione è cambiata rispetto “hybrid”così da cogliere le esigenze di tutti. golamenti comportano per un’Azienda a al periodo di lockdown, per quanto non Ecco, nel dettaglio, il programma previsto. del ruolo da essa ricoperto lungo Parker Hannifin Italy s.r.l. seconda la filiera: produttori/importatori di sostanTecno Compounds di miscele o di articoli, con particolare Parker Hannifin Italy s.r.l. ze, focus sugli ultimi due casi di rilievo nel setTecno Compounds tore gomma. Verranno pertanto identificati a suitable solution for every challenge i passi che le Aziende devono intraprendere per il rispetto di tali requisiti, tenendo anche a suitable solution for every challenge conto degli adempimenti in materia di comunicazione delle informazioni (ad es. tramite le Schede Dati di Sicurezza).

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NOVEMBRE Cerisie:“Corso base di tecnologia della gomma (modulo 1 e 2)” Un percorso di approfondimento di una settimana relativo alla gomma, dalle materie prime ai prodotti finiti, passando per lo sviluppo e la produzione. Da sempre è il corso di formazione di riferimento per i nuovi addetti che intraprendano il proprio percorso professionale all’interno di un’Azienda della gomma, sia in ruoli tecnici e produttivi che commerciali. E’anche un importante riferimento per tecnici di Aziende utilizzatrici di articoli finiti in gomma che necessitano di conoscere il materiale gomma per un suo corretto uso all’interno dei sistemi in cui sarà applicato.

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TACCUINO

importanza nella gestione degli scarti di lavorazione della gomma, affrontandoli sia sul piano teorico-normativo che dal punto di vista pratico-operativo, calandoli nella realtà della produzione di articoli in gomma. Verrà trattata la classificazione dei rifiuti sia sotto il profilo della pericolosità che del loro collocamento nell’elenco europeo, analizzando i codici CER di riferimento per il settore e mettendoli a confronto con quelli che risultano essere effettivamente utilizzati, cercando di individuare soluzioni pratiche e condivise insieme ai recuperatori ed alle loro rappresentanze. Associazione Nazionale fra le Industrie della Gomma, Cavi elettrici ed affini Milano, via San Vittore, 36 GENNAIO 2021 Cerisie:“Corso Tecnologia gomma – Versione business” Un nuovo corso rivolto alle figure che in Azienda svolgono attività di natura commerciale sia nelle vendite che nel marketing. Verranno forniti gli elementi tecnici e scientifici, peculiari dei materiali elastomerici, per supportare l’attività di sviluppo delle vendite dei prodotti e più in generale del

business. Il corso sarà completato con informazioni settoriali di carattere economico relativamente al settore gomma in Italia ed in Europa. Workshop: “Notifica Archivio miscele pericolose: dalla teoria alla pratica” Il corso illustrerà le novità introdotte dal Regolamento 2017/542, che ha riformato la procedura di notifica delle miscele pericolose (fra cui le mescole in gomma) immesse sul mercato, armonizzando a livello europeo le informazioni richieste e le modalità di trasmissione. Con il nuovo sistema europeo di notifica, che entrerà in vigore progressivamente nel corso dei prossimi anni, verranno superate le differenze attualmente presenti fra i vari Paesi. Particolare attenzione verrà dedicata ai nuovi elementi che comporteranno cambiamenti nei sistemi gestionali aziendali, quali la creazione di un identificatore unico di formula (UFI), codice alfanumerico che identificherà univocamente la miscela. L’attività formativa sarà completata da esempi pratici, come la creazione di un UFI e la simulazione di una notifica utiliz-

zando il nuovo strumento dedicato ECHA “PC portal”. FEBBRAIO 2021 Cerisie: “Corso Tecnici di laboratorio” Un’altra importante novità nel panorama dell’offerta formativa targata Cerisie-Assogomma. Da quest’anno Cerisie darà il via ad un nuovo tema di formazione relativo alla figura dei tecnici di laboratorio. Un percorso di confronto e completamento per addetti di laboratorio già in Azienda ed un primo approccio per nuovi assunti in queste funzioni, realizzato direttamente all’interno dell’unico laboratorio italiano dedicato interamente allo studio degli elastomeri e dei loro impieghi. Corso: “Gli elastomeri Termoplastici TPE” Gli elastomeri termoplastici rappresentano una possibile evoluzione delle gomme tradizionali, sia naturali che sintetiche, con nuove opportunità per la sostituzione di altri materiali polimerici. L’attività formativa fornirà un quadro di aggiornamento e di sviluppo evidenziando rischi ed opportunità per le industrie della gomma. u


NEWS

Riprende la produzione industriale, ma i livelli pre-Covid sono lontani

S

econdo il rapporto Istat del 6 agosto, a giugno 2020 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale sia aumentato dell’8,2% rispetto a maggio. Nella media del secondo trimestre, il livello della produzione cala del 17,5% rispetto ai tre mesi

precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali diffusi in tutti i comparti: crescono in misura marcata i beni di consumo (+9,8%), i beni intermedi (+9,0%), i beni di strumentali (+8,1%) e, con una dinamica meno accentuata, l’energia (+2,1%). Corretto per gli effetti di calendario, a giugno 2020 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 13,7% (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di giugno 2019). Forti flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti; il calo è meno pronunciato solo per l’energia (-6,2%), mentre risulta più rilevante per i beni strumentali (-16,2%), i beni intermedi (-15,7%) e quelli di consumo (-11,4%). L’unico settore di attività economica che registra un incremento tendenziale è quello delle attività estrattive (+1,5%). Tra i rimanenti comparti le maggiori flessioni si

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TACCUINO

prevalenti prima dei provvedimenti legati all’emergenza sanitaria; rispetto a gennaio la produzione risulta inferiore, al netto dei fattori stagionali, di oltre 13 punti percentuali». Il settore gomma, unito nei dati a quello della plastica e dei minerali non metalliferi, segna un calo del 16,4% a giugno 2020 rispetto alla media tendenziale italiana calcolata a partire dal 2015. u registrano nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-26,7%), nella fabbricazione dei mezzi di trasporto (-26,4%) e nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-22,9%). L’istituto italiano di rilevazioni statistiche commenta così i dati: «Prosegue a giugno la ripresa della produzione industriale con un aumento mensile, al netto della stagionalità, dell’8,2%, che segue quello eccezionale registrato a maggio (+41,6%), dopo il crollo dovuto all’emergenza Covid-19. Tutti i comparti sono in crescita congiunturale, ad eccezione di quello della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, in leggera flessione. Sebbene in recupero, i livelli produttivi restano ancora distanti da quelli

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NEWS

TACCUINO

I Minibags per il carbon black

O

rion Engineered Carbons S.A., fornitore globale di specialità chimiche e di carbon black ad alte performance, ha annunciato l’introduzione di un nuovo sistema di confezionamento realizzato con Minibags solubili e in grado di sciogliersi per una gestione sostenibile e libera da polveri. Orion ha sviluppato i Minibags come una soluzione di packaging per il carbon black. I Minibags sono disponibili per differenti tipi di materiali, con capacità e punti di fusione diversi. Sono dati progettati per ottimizzare i processi di produzione e ed essere impiegati nella produzione di piccole quantità, tra 100 g e 10 kg. Sono inoltre adatti sia al carbon black in polvere che a quello in forma granulare. Il carbon black è una sostanza polverosa che presenta spesso sfide nella manipolazione e nel packaging. I Minibags riducono questi problemi consentendo un’incorporazione diretta del materiale nel processo di produzione senza la necessità di aprire la confezione. A seconda del materiale, i Minibags possono essere resi solubili in acqua o possono fondersi nei polimeri, riducendo la produzione di rifiuto e rendendo possibile una gestione senza il problema della diffusione delle polveri. I materiali utilizzati sono compatibili sia con il polietilene che con altre basi compatibili con elastomeri. Sono anche previste confezioni in alluminio nei casi in cui il contenuto

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA SETTEMBRE 2020

di umidità del carbon black riveste una grande importanza. I Minibags sono prodotti in Germania e sono già disponibili per l’acquisto. u


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

LAEFFE6: quando cavalcare l’onda del momento non basta. E si decide di andare oltre

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el tessuto produttivo bergamasco post-Covid si registrano parecchi casi di conversione di impianti produttivi per la realizzazione di mascherine e dispositivi di protezione, ma si contano anche nascite di nuove realtà. Tra queste si distingue LAEFFE6 con sede in Adrara San Martino: sorta dalla necessità contingente di produrre mascherine e visiere, si è subito distinta per la capacità di proporre e produrre “molto più che soluzioni”. Come sottolinea il payoff aziendale “more than solutions”, LAEFFE6 punta a offrire alla propria clientela un servizio chiavi in mano per la progettazione, la realizzazione e la commercializzazione di prodotti e servizi. Entrando nello specifico, il cliente può affidare a LAEFFE6 la parte consulenziale con lo studio di fattibilità del prodotto o del servizio che intende creare oppure commissionarne solo la realizzazione e integrarla, se desidera, con il supporto alla commercializzazione. Grazie alla collaborazione con fornitori ad ampio spettro, tra cui realtà locali ben radicate come Alfa Stampi e Studio Formenti, LAEF­FE6 individua chi meglio soddisfa le richieste consulenziali o realizzative del cliente, affida l’incarico e supervisiona l’intero processo per garantire la qualità finale. Società di fatti più che di parole, LAEF-

FE6 nell’arco di 4 mesi ha già realizzato PRO-TEKT, EASY-PRO, PRO-YOUNG e PRO-VISION, prodotti rispondenti alle attuali richieste di mercato, ma con peculiarità che palesano la volontà di creare prodotti e soluzioni migliori e non limitarsi a cavalcare l’onda del momento. PRO-TEKT, EASY-PRO e PRO-YOUNG sono mascherine per la protezione naso e bocca da polveri, vento, particelle in sospensione, muco e saliva. I tre modelli - realizzati in morbido silicone medicale, leggero, ergonomico ed ecologico - sono in procinto di ottenere le certificazioni CE, di DPI (Dispositivo di Protezione Individuale) e DM (Dispositivo Medico). Dotate di laccetti collo, le mascherine hanno prestazioni superiori alle concorrenti: sono munite di filtri monouso sostituibili, distanziati dalla bocca per una migliore respirabilità e con indice di filtrazione batterica superiore al 98%; sono batteriostatiche (riducono la prolife­razione di batteri); igienizzabili con disinfettante, lavastoviglie, forno o microonde ed ecosostenibili perché si usano infinite volte e si getta solo il filtro.

In aggiunta, PRO-YOUNG è disponibile in svariati colori perchè studiata per i bambini. Nella stessa ottica, la visiera PRO-VISION presenta una miglioria che la rende più confortevole ed ergonomica di quelle presenti sul mercato: il sostegno porta-visiera è infatti realizzato in morbido silicone medicale che aderisce perfettamente alla fronte senza infastidire, anche in caso di uso prolungato. A oggi LAEFFE6 ha in serbo altri prodotti di ideazione e produzione propria che affianca a quelli studiati e realizzati per conto dei committenti. Di sicuro LAEFFE6 farà parlare ancora di sé. Del resto, possedere la capacità e la lungimiranza di offrire“molto più che soluzioni” ha i propri indiscussi vantaggi. u www.laeffe6.com info@laeffe6.com


TACCUINO

NEWS

Amaplast, Acimac e Ucima più forti insieme

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Presidenti e i Consigli Generali di Amaplast (Associazione Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomma), Acimac (Associazione Costruttori Italiani Macchine ed Attrezzature per Ceramica) e Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio) hanno dato vita a un nuovo progetto di collaborazione delle tre associazioni, per migliorare la qualità dei servizi offerti alle aziende aderenti. Si tratta di una sinergia che di fatto amplia quella già operativa dal 2011 tra Acimac e Ucima: in concreto, le tre associazioni metteranno a fattor comu-

ne le proprie risorse per fornire ai soci un maggiore livello di assistenza in diversi ambiti, dalle fiere di filiera alle informazioni di mercato e statistiche, dalle norme tecniche all’economicofinanziario. In occasione delle Assemblee annuali, svoltesi rispettivamente il 6 e l’8 luglio 2020, Ucima e Acimac hanno formalizzato l’affidamento della propria direzione a Mario Maggiani, già direttore di Amaplast. «Si tratta di una grande sfida», ha dichiarato, «sia per me sia per gli staff delle tre associazioni, che dovranno condividere le proprie capacità ed esperienze. Però, in un contesto globale in continua evoluzione – anco-

ra più rapida negli ultimi tempi, con l’emergenza determinata dalla diffusione della pandemia di Covid-19 – è divenuto essenziale fare massa critica, a tutti i livelli. Ecco il perché della nostra scelta, che punta a proporre alle aziende associate dei tre settori servizi sempre più specializzati e completi, grazie alla messa a disposizione di professionalità consolidate». Nel complesso, la nuova aggregazione – nel cui ambito ciascuna associazione manterrà formalmente la propria indipendenza – rappresenta oltre mille aziende, con 55.000 addetti e un fatturato che supera i 14 miliardi di euro, destinato per il 70% all’export. u

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NEWS

Nuove performance per la Sealmaster orizzontale di Desma

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a D 969.300 Sealmaster (S3), la pressa bestseller nella gamma di macchine orizzontali di Desma, è ora disponibile con un kit idraulico per il potenziamento delle performance e con un’unità di iniezione a 3.500 bar. Senza modificare il controllo di potenza ServoGear l’azienda tedesca ha migliorato tutti i movimenti del portastampo e dei sollevatori idraulici. A seconda della sequenza di movimenti, la nuova soluzione ha portato a una riduzione dei tempi ciclo tra i 2,5 e i 5 secondi. I moduli a spazzole servoguidati, denominati ServoBrush, sono stati ulteriormente migliorati ed equipaggiati con un potente motore elettrico esterno e con un asse orizzontale che consente di regolare liberamente la loro posizione. L’usura delle spazzole può essere facilmente compensata dall’alimentazione automatica. Inoltre, un dispositivo integrato garantisce uno schema ottimale e ripetibile di spruzzatura per effetto dei movimenti dei moduli a spazzole servoguidati. Il corpo della spazzola può essere cambiato senza bisogno di utensili in tempi molto rapidi con lo stampo montato. Il sistema di monitoraggio a scanner, integrato nella testa della spazzola, controlla il corretto scalzo dell’articolo dallo stampo e garantisce un ciclo automatico senza errori. Per ridurre ulteriormente i consumi energetici vengono utilizzati piani riscaldati Iso+. Il sistema EnergyControl+, per ottimizzare

l’avvio della macchina, permette altri risparmi ancora. Il sistema integrato di gestione del carico rende possibile una significativa riduzione dei picchi di corrente, che hanno un impatto significativo sulla tariffazione dell’energia elettrica. Inoltre tutti i consumi dei singoli componenti, inclusi quelli per l’aria compressa, sono registrati e memorizzati. La macchina infine utilizza il collaudato sistema DesCure per il calcolo dei tempi di riscaldamento. u

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