NANOTUBI INORGANICI RIDURRE LO ZINCO SISTEMI INFORMATIVI
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
MARZO 2009 - NUMERO 2
Mensile - Spediz. in abb. postale - 45% - Art. 2, comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano - ISSN 0019-7556
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ELASTICA: SOMMARIO TRA RINNOVAMENTO potuto concentrarsi sull’importazione dei dati tecnici, commerciali e gestionali sparsi nei vari programmi, portando agli operatori un sistema pressoché pronto all’operatività quotidiana. E INTERNAZIONALIZZAZIONE Partendo dalla certezza che il software fosse adeguato alle esigenze aziendali, i responsabili del progetto hanno
La storia di una piccola azienda
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passare ad Elasto in maniera “morbida” e indolore e di ottenere il massimo livello di supporto nelle fasi cruciali L’utilizzo di filler nanostrutturati del progetto. consente di ottenere composti Elasto copre tutti i processi del core-business aziendale: le offerte, gli ordini da clienti, gli approvvigionamenti dai elastomerici con proprietà fornitori, la produzione, le lavorazioni successive, i controlli di qualità, il confezionamento e lo stoccaggio, la I “MODERNI CAVALIERI” spedizione. meccaniche estremamente VENGONO ANCHE interessanti
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L’operatività
DAL MONDO DELLA GOMMA
Una iniziativa di solidarietà e aiuto ai più sul loro utilizzo in Unigomma. COME MIGLIORARE riportiamo alcune schermate significative e qualche commento deboli alla quale partecipano persone Per quanto riguarda l’area commerciale, Elasto entra in gioco dall’offerta, con i preventivi relativi alle mescole e LA PROCESSABILITÀ E RIDURRE che hanno avuto(agente). una lunga esperienza stampi, che considerano anche costi di attrezzaggio, di trasporto e commerciali Ogni preventivo viene IL CONTENUTO DI ZINCO archiviato nel sistema ed è disponibile per le elaborazioni richieste dalle norme ISOcampo TS 16949. degli elastomeri professionale nel I risultati di uno studio che dimostra la possibilità di ridurre il contenuto di ossido di zinco e TACCUINO contemporaneamente migliorare • Veicoli industriali il comportamento reologico della a diversa velocità in Europa mescola nelle varie fasi di lavorazione • In contrazione il mercato Per mostrare meglio come Elasto affronta le problematiche della tipica azienda di stampaggio, di seguito
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Elasto è il sistema informativo specifico per gli stabilimenti che stampano gomma. Una azienda del distretto bergamasco piega come lo ha adottato con soddisfazione
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delle macchine • Maag Textro diventa Maag Pump Systems • Silici silanizzate di Rhodia e Dow Corning • Il maggio il corso di tecnologia della gomma del Cerisie • Adesivo idrorepellente per isolamento termico • Un’area dedicata alla gomma nel museo della Scienza
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CALENDARIO
Fiere, congressi, incontri in programma da marzo a giugno
Mensile degli elastomeri e degli altri polimeri resilienti con il patrocinio della Federazione Gomma Plastica Assogomma
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA ELASTICA Comitato di redazione: Giuseppe Cantalupo, Emilio De Tuoni, Antonino Di Pasquale, Eugenio Faiella Direttore responsabile: Eugenio Faiella
GLI inserzionisti CHEM TREND
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DELIA
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Registrazione Tribunale di Milano n. 4275 del 1.4.1957 Registro degli operatori di Comunicazione numero 6002 La direzione non assume responsabilità per le opinioni espresse dagli autori degli articoli e dagli estensori dei testi delle inserzioni pubblicitarie. GARANZIA DI RISERVATEZZA Il trattamento dei dati personali riguardanti gli abbonati viene svolto nell’ambito della banca dati dell’editore e nel rispetto di quanto stabilito dal D.L.vo 196/2003 sulla tutela dei dati personali. I dati non saranno comunicati o diffusi a terzi se non per le procedure inerenti la spedizione della rivista e gli interessati potranno chiedere in qualsiasi momento la modifica o la cancellazione al direttore responsabile, che è il responsabile del trattamento. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati per uso redazionale è il direttore responsabile cui ci si potrà rivolgere per i diritti previsti dal D. L.vo 196/2003. Stampa: Arti Grafiche S. Pinelli srl Milano
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elastica Comitato di redazione: Fausto Casa, Emilio De Tuoni, Giampaolo Giuliani.
SOMMARIO Gli sponsor di Elastica.................................................................................................................. 6 - 7 Abbiamo letto per voi........................................................................................................................8 Efficienza del VNB come terzo monomero nell’EPDM ◊ Idrofilizzazione di gomme siliconiche per applicazioni biomedicali ◊ Compositi nanometrici a base di gomme siliconiche liquide ◊ Dose dell’antinvecchiante ottimizzata con TGA ◊ Antifiamma innovativi ◊ Tecnologia di mescolazione avanzata con rotori compenetranti ◊ La simulazione con il computer riduce il costo dell’estrusione ◊ Stabilizzazione di gomme poliuretaniche “millable” ◊ ZMMA per attivare la vulcanizzazione con zolfo ◊ Vinilnorbornene in EPDM per supporti motore ◊ Le gomme siliconiche in molteplici applicazioni ◊ Attacco al metallo di gomme siliconiche Sostanze e miscele: un nuovo regolamento comunitario di Beatrice Garlanda...............................................................18
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ELASTICA | ABBIAMO LETTO PER VOI
materie prime EFFICIENZA DEL VNB COME TERZO MONOMERO NELL’EPDM
Michiel Dees, Martin van Duin (DSM - email: martin.duin-van@dsm. com ; Rubber World; 238/5-19-Agosto 2008. Rif. E2621.
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li autori dell’articolo qui recensito avevano introdotto una prima parte dell’argomento qui trattato nel corso del Fall Technical Meeting 172 della Rubber Division dell’American Chemical Society di Cleveland (Ohio - USA) del 16-18 Ottobre 2007; inoltre, anche in un articolo pubblicato in Kautschuk Gummi Kunststoffe - 61/5-233-Maggio 2008 recensito con codice Elastica E2573 in IG Elastica 562 dell’Ottobre 2008, annunciando la propria intenzione di riprendere la descrizione in futuro. L’interesse suscitato dal presente articolo riguarda la possibilità di ottenere elevata velocità di vulcanizzazione dell’EPDM con reticolazione perossidica. Gli autori puntualizzano che la maggiore velocità di vulcanizzazone con i sistemi a base zolfo si ottiene con terzo monomero 2-etilidene-5-norbornene (ENB), ma che con sistemi a base perossido la velocità di vulcanizzazione viene leggermente sopravanzata con terzo monomero diciclopentadiene (DCPD) e fortemente sopravanzata con terzo monomero 2-vinil-5-norbornene (VNB). Finora EPDM contenenti VNB non sono praticamente stati prodotti, perché essi con gli ordinari catalizzatori durante la polimerizzazione dell’EPDM danno luogo a fouling, dovuto a formazione di branching. Tale fenomeno viene però evitato da DSM con la tecnologia ACE (Advanced Catalysis Elastomers) nella serie di Keltan ACE, con cui risulta possibile l’introduzione fino a 3% di terzo monomero VNB. Il VNB dà luogo a maggiore velocità di vulcanizzazione, perché rispetto a ENB e a DCPD, nella sequenza delle reazioni parziali coinvolte, che comprendono interazoni su forme macroradicaliche costruite sulla stessa catena dell’EPDM, il VNB viene a costruire forme macroradicaliche con una insaturazione terminale, che per ragioni di mi8
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nore impedimento sterico e per maggiore interazione con i perossidi, rispetto a quelle provenienti dall’azione di ENB o di DCPD risultano caratterizzate da maggiore probabilità di reattività, e pertanto da più efficiente effetto sulla reticolazione. Importanti puntualizzazioni riportate nell’articolo riguardano le caratteristiche macromolecolari degli EPDM al VNB. In questi ultimi si ravvisano caratteristiche interessanti per il settore dei supporti motore secondo la specifica Daimler Chrysler DBL 5557, ove per rispondere alle proprietà dinamicomeccaniche previste occorre disporre di EPDM con altissimo peso molecolare medio ponderale (Mw>400000), pertanto nella forma estesa con 100 phr di olio per permettere la lavorazione. (L’argomento viene ripreso in altro articolo recensito da RW 238/6-38-Settembre 2008) Negli EPDM al VNB si ravvisa inoltre alto contenuto di LCB (“long chain branching” = ramificazioni ad elevato peso moleolare). Alto LCB, specie nell’esemplare con 3,6% di VNB, viene evidenziato da basso valore di parametro “delta delta” (differenza tra l’angolo di fase δ alla frequenza di 10^-1 rad/s e l’angolo di fase δ alla frequenza di 10^2 rad/s). (Alto contenuto di LCB significa elasticità sensibilmente elevata e quindi bassa isteresi, come si conviene per le mescole dei supporti motore). L’articolo qui recensito contiene poi la descrizione di uno studio con vulcanizzazione perossidica (Perkadox 14-40)
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basato su un confronto di tre EPDM, contenenti rispettivamente 1%, 2%, 3,6% di VNB prodotti con catalizzzatori ACE, con un EPDM all’ENB prodotto con catalizzatori Ziegler-Natta. Gli EPDM al VNB evidenziano più alto grado di reticolazione, sinonimo di maggiore efficienza con essi della reazione perossidica, per contro caratteristiche meccaniche inferiori e minore ampiezza del plateau di vulcanizzazione, tuttavia con più alto valore di resistenza a lacerazione sull’EPDM contenente 1% di VNB e sistematicamente con compression set a 125°C sempre più favorevole all’aumentare della entità di VNB nel polimero. La resistenza a lacerazione con contenuto di VNB maggiore di 1% risulta più scadente di quella ottenibile con polimeri all’ENB, ma viene affermato che essa è sufficiente per rispondere alle richieste della DBL 5557. Viene fatto notare che le caratteristiche meccaniche ottenibili con gli EPDM al VNB variano molto al variare della quantità di perossido impiegata, per cui è possibile ritenere che, riferendosi al Perkadox 14-40, con EPDM all’1% di VNB la quantità ottimale è 4,5 phr e con EPDM al 2% di VNB la quantità ottimale è 3 phr. L’articolo è piuttosto lungo, ma è di lettura scorrevole: inoltre è molto interessante per le puntualizzazioni di ordine strutturistico sugli EPDM.
materie prime IDROFILIZZAZIONE DI GOMME SILICONICHE PER APPLICAZIONI BIOMEDICALI
F. Abbasi, K. Jalili - e-mail: f.abbasi@ sut.ac.ir (Sahand University of Technology, Tabriz, Iran); Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/10-654-2008. Rif. E2622.
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li autori si introducono in un complicato mondo di polimeri siliconici, che hanno riferimenti con opportunità specialistiche in molte classi di articoli medicali, le cui caratteristiche non sembrano adattarsi a produzioni su vasta scala, ma sembrano ri-
Abbiamo letto per voi | ELASTICA
ferirsi a necessità contingenti di casi particolari. I materiali coinvolti in tale genere di articoli sono mirati a ottenere caratteristiche tipiche delle gomme siliconiche, come le caratteristiche di idrofobicità, tuttavia con proprietà che vanno al di là di quelle elastomeriche e pretendono di permettere applicazioni con profonda compatibilità con comportamenti idrofili, caratteristici di un mondo chimico soltanto parzialmente connesso con la ricerca di caratteristiche elastiche. Gli autori si riferiscono ad esempi di polimeri silossanici a blocchi sintetizzati in tempi relativamente recenti, a copolimeri silossanici-polietilenossidici, a copolimeri polidimetilsilossanici modificati con eparina per accrescere la compatibilità con il sangue, a copolimeri di 2-idrossimetilmetacrilato (HEMA) con dimetilsilossano per migliorare la resistenza a situazioni di instaurazione di stati di trombosi, a polimeri siliconici con struttura IPN (interpenetrante) caratterizzati, oltre che da proprietà idrofobe caratteristiche degli elastomeri siliconici, anche da proprietà parzialmente idrofile, particolarmente utili ad esempio nella produzione di lenti a contatto, e inoltre si riferiscono a polimeri siliconico-metacrilici PHEMA, derivati da prodotti polidimetilsilossanici (PDMS) + (HEMA), particolarmente rappresentativi della classe di gomme siliconiche parzialmente idrofile, tuttavia con comportamento isteretico vicino a quello elastomerico. L’articolo è molto lungo e in esso vengono descritte anche le tecniche utilizzate per apportare varianti di funzionalizzazioni superficiali sui materiali siliconici polimerici, considerando l’applicazione di effetti elettromagnetici ionizzanti ad alta energia sulle superfici, trattamenti con plasma, con laser, con agenti chimici decappanti, con trattamenti di innesto chimico realizzati con l’ausilio di radiazioni ottenute da cobalto 60 o da raggi gamma. Gli elastomeri silconici considerati dagli autori, vengono sottoposti ai diversi trattamenti superficiali, e quindi vengono caratterizzati dal punto di vista viscoelastico mediante prove dinamiche. Viene mostrato che l’andamento delle caratteristiche isteretiche in funzio-
ne della temperatura nell’intervallo da -120°C a +120°C÷150°C rivelano che il substrato rimane inalterato e mantiene le caratteristiche peculiari degli elastomeri siliconici, permettendo quindi di concludere che i trattamenti di modifica superficiale, ivi comprendendo i trattamenti di innesto chimico, che sono serviti per instaurare proprietà idrofile desiderate, non infirmano le peculiarità caratteristiche delle gomme siliconiche negli articoli. Interessante è la riuscita dell’aumento della bagnabilità ottenuto su un taglio di gomma siliconica PAAc/PDMS interpenetrante, nel quale viene ottenuto un forte incremento di bagnabilità espresso da un aumento del parametro di solubilità da 8,9 (cal/cm³)0,5 rispetto al toluene, fino a 23,5 (cal/cm³)0,5 rispetto all’acqua. L’articolo è interessante e non è fine a sè stesso come può sembrare. Una accurata correzione della forte idrofobicità degli articoli in gomma siliconica può essere apprezzata in molti casi, anche al di là della applicazione in particolari impianti medico-chirurgici: purtroppo però gli autori non fanno nessun riferimento effettivo alla possibilità di reperire, o di preparare, i materiali suggeriti.
materie prime COMPOSITI NANOMETRICI A BASE DI GOMME SILICONICHE LIQUIDE
Veronika Rabova (e-mail: rabova.v@ centrum.cz) , Petr Hron (e-mail: hronp@vscht.cz) ; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/10-646-2008. Rif. E2623.
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li autori espongono uno studio sulla realizzazione di compositi a base di gomme siliconiche e di cariche silicatiche o allumino-silicatiche stratiformi. Nella fattispecie i compositi contengono: Lukopren N1000 [α,ωdiidrossi-poli(dimetilsilossano)] di viscosità 2600 mPa*s, OKT (Octametil ciclotetrasilossano con punto di fusione 17,5 °C), un estensore di catena (α,ω-diidrossi-poli(dimetilsilossano) a peso molecolare più basso del Lu-
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kopren N1000 di viscosità 50÷100 mPa*s, un iniziatore termolabile (TMAH = tetrametilammonio idrossido al 33% in soluzione acquosa), Cloisite 15A (carica montmorillonitica modificata con 125 meq di un sale ammonico quaternario ogni 100 g [ove il sale ammonico ha costituzione (CH3)2(HT)2N+)], Cloisite Na+ (carica montmorillonitica naturale non modificata)[HT=sego idrato]. Il sostituente all’azoto del sale ammonico sopra nominato è costituito da sego idrato a base di 65% di prodotto organico C18, 30% di prodotto organico C16, 5% di prodotto organico C14. Il produttore delle Cloisiti è Southern Clay Prodicts Inc. USA, il produttore degli altri prodotti chimici citati è Lucebni zavody Kolin. Quest’ultimo, nel caso dell’estensore di catena è soltanto il fornitore. Gli autori preparano diverse mescolanze, nelle quali le componenti fondamentali sono il Lukopren N1000 e le montomorilloniti citate. Le miscele vengono preparate prevalentemente su mescolatori o raffinatrici a tre cilindri, interpretando poi il tipo di struttura realizzata, o quanto meno la formazione di strutture nanometriche. I materiali montmorillonitici sono stratiformi con distanza tra gli strati di ordine nanometrico, ma si prestano con opportuni metodi di lavorazione e con l’impiego di determinati additivi a for-
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mare compositi, nei quali la distanza tra gli strati, pur rimanendo in campo nanometrico, viene variata in funzione degli additivi impiegati. Le strutture ottenute sono di diverso tipo. Si distinguono strutture bifasiche, nelle quali i prodotti montmorillonitici e le gomme siliconiche liquide sono presenti in due fasi differenti semplicemente mescolate. Strutture “intercalate”, nelle quali sostanzialmente sono presenti ancora due fasi, ma nelle quali singole catene macromolecolari vanno ad occupare spazio tra le stratificazioni di montmorillonite, variando in un certo modo la morfologia del composito ottenuto. Strutture “esfoliate”, nelle quali la distribuzione delle catene di gomma siliconica tra i piani montmorillonitici è molto spinta, in modo da dar luogo a una struttura continua irreversibile. Nell’articolo sono descritti diversi esempi ottenuti per polimerizzazione “in situ” dell’OKT con l’elastomero siliconico e con il materiale montmorillonitico negli spazi disponibili tra gli strati montmorillonitici stessi: viene descritto un confronto con il composito ottenuto per mescolazione dell’elastomero siliconico Lukopren N1000 con il materiale montmorillonitico Cloisite 15A (modificata con sale ammonico quaternario), nonché un confronto con il composito ottenuto per mescolazione dell’elastomero siliconico Lukopren N1000 con il materiale montmorillonitico Cloisite Na+ (non modificata con sale ammonico quaternario). Viene rilevato che l’effetto di interreazione tra elastomero siliconico e carica montmorillonitica, che porta a struttura esfoliata e delaminata, ha luogo con Cloisite 15A, che è modificata con sale ammonico quaternario, soprattutto se la mescola contiene anche un ulteriore additivo foriero di polimerizzazione “in situ” (OK T=Octametilciclotetrasiloxano, mentre l’effetto di interazione è scarso in presenza di montmorillonite naturale, non attivata. Gli autori appartengono all’Istituto di tecnologia chimica di Praga. Essi non espongono comunque possibili sviluppi per le strutture realizzate. 10
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materie prime DOSE DELL’ANTINVECCHIANTE OTTIMIZZATA CON TGA
S.Chakraborty, M. Debnath, S. Dasgupta, R. Mukhopadhyay, HASETRI, S. Bandyopadhyay - JK Tyre & Industries - e-mail: sbanerjee@ktp.jkmail. com; Rubber World; 238/4-18-Luglio 2008. Rif. E2624.
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li autori espongono il significato concettuale delle analisi termiche e la loro utilità nelle applicazioni che coinvolgono valutazioni su composizioni elastomeriche. Accanto alla DSC (Differential Scanning Calorimetry) e alla DTA (Differential Thermal Analysis), largamente impiegate nelle operazioni di caratterizzazione delle composizioni polimeriche, l’analisi TGA (Thermo Gravimetric Analysis) presenta un interesse particolare nelle valutazioni su composizioni polimeriche in presenza di trasformazioni susseguenti a fenomeni termici, che provocano variazioni di massa. In tal senso la TGA, che normalmente serve per risalire alla composizione generale di miscele a base polimerica, trova molte opportunità nell’esame di parametri connessi con la cinetica della termoossidazione atti a testimoniare la resistenza a demolizioni termiche, ovverossia, nel caso delle composizioni elastomeriche, la resistenza all’invecchiamento termico. Studi eseguiti, citati nell’articolo, hanno già segnalato la validità dell’impiego di analisi termiche, soprattutto TGA (Thermo Gravimetric Analysis) e DSC (Differential Scanning Calorimetry) per valutare la stabilità di composizioni polimeriche in condizioni termoossidative. Ciò ha riguardato composizioni a base di gomma naturale, di composizioni per membrane a base poliuretanica contenenti nanotubi di carbonio multi walled, nonché di composizioni a base di gomma butilica in presenza di un agente di accoppiamento. Gli autori affermano che lo studio del comportamento all’invecchiamento termico con approccio convenzionale a base di prove accelerate a 70°C e a 105°C, mediante determinazione della ritenzione percentuale dei singoli para-
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metri fisici nel corso di alcune settimane, si può ad esempio arrivare a valutare in generale l’andamento di un processo di invecchiamento, ma si può ad esempio arrivare a stabilire solo in modo vago la dose ottimale dell’antinvecchiante. L’approccio seguito dagli autori prevede invece di valutare le implicazoni termiche del comportamento all’invecchiamento interpretando i risultati ricavati da opportuni trattamenti termici entro l’attrezzatura TGA (Thermo Gravimetric Analysis). Essi quindi eseguono uno studio su un vulcanizzato, ottenuto in laboratorio da una ricettazione standard a base di NR/nero di carbonio/ zolfo/sulfenammide/ritardante/ anti invecchiante TMQ in 7 diverse concentrazioni. Il vulcanizzato viene sottoposto ad analisi TGA conducendo un riscaldamento iniziale a 600°C in atmosfera di azoto,
con cui viene bruciata la frazione di elastomero, seguito da un riscaldamento a 800°C in atmosfera di ossigeno, con cui viene bruciata la frazione di nero di carbonio. Nel corso del trattamento termico, l’apparato TGA calcola e rappresenta graficamente l’andamento del peso del campione in funzione della temperatura, permettendo la valutazione delle energie di attivazione delle reazioni di demolizione coinvolte. Viene postulato di riferirsi all’andamento delle energie di attivazione rela-
Abbiamo letto per voi | ELASTICA
tive alla conversione nell’intervallo tra 25% e 40% di demolizione, cioè nel corso dell’intervallo in cui il vulcanizzato è ancora sensibilmente integro, ma in cui esso ha subito la volatilizzazione e la degradazione dei componenti chimici, che più degli altri influiscono sull’invecchiamento, arrivando così ad esaminare gli effetti sul materiale durante il processo senza arrivare alla distruzione del materiale. Viene mostrato che il valore dell’energia di attivazione riscontrata mostra valori crescenti in funzione della concentrazione di TMQ nella mescola, denotando però un massimo con 1÷2 phr di TMQ. In tal modo viene concluso che tale valore di 1÷2 phr di TMQ rappresenta la concentrazione con la quale l’antinvecchiante esegue in modo ottimale la sua funzione di protezione.
materie prime ANTIFIAMMA INNOVATIVI
Dr. Ugo Zucchelli - e-mail: u.zucchelli@italmatch.it; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/11-7102008. Rif. E2625.
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a Italmatch Chemicals S. p. A. di San Benigno (Genova) ha messo a punto una gamma di sali di fosforo denominata “Phoslite” con proprietà antifiamma. I prodotti sono raccomandati per impiego in materiali poliolefinici polipropilenici: un opportuno annuncio di una pubblicazione di Dr. Gupta Verlag riportato dopo la fine dell’articolo (Streit G. P.-Lehrjahre/ Herrenjahre/Hundejahre - www.gupta-verlag.de ) suscita però profondamente la curiosa attenzione di un tecnologo nei riguardi di possibilità di applicazioni anche in prodotti olefinici elastomerici. Phoslite B631C è un prodotto bianco in polvere, che ha contenuto di 22% in fosforo e di 10% in bromo. Il bromo non proviene da composti aromatici. Al contrario che con altri additivi bromurati, l’uso di triossido di antimonio (Sb2O3) e di additivi acidi non è necessario. Metalli pesanti sono sensibilmente assenti: Pb < 4 ppm, Hg < 0,2
ppm, Cr(VI) < 1,3 ppm, (Cd, Sb, As, Se, ciascuno < 1 ppm), Ba < 30 ppm. I valori riportati sono molto largamente inferiori a quelli ammessi per gli apparecchi elettrici ed elettronici (Direttiva RoHS), a quelli ammessi per auto nuove e parti di veicoli (Direttiva ELV), nonché a quelli ammessi per i giocattoli (Direttiva EN 71-3). All’analisi termica TGA (Thermo Gravimetric Analysis) il Phoslite B631C mostra inizio di decomposizione tra 270°C e 290°C. Viene fatto rilevare che con Phoslite B631C non sussiste il pericolo di disattivazione della protezione ai raggi UV provocato dalla interreazione di prodotti amminici e sottoprodotti di composti alogenati, che sussiste invece in presenza dei correnti antifiamma alogenati. L’aggiunta di Phoslite B631C risulta ineccepibile anche nei riguardi dello sviluppo di fumi e della tossicità dei fumi. Le normative correnti per la classificazione dello sviluppo della quantità di fumi sono la ASTM E 662 e in Europa la norma francese NF X 10-702. Secondo quest’ultima l’aggiunta di Phoslite B631C nel polipropilene rivela uno sviluppo di fumi inferiore a quello provocato dallo stesso polipropilene. Vengono riportati anche valori della tossicità dei fumi riscontrati in determinazioni secondo la normativa NF X 70-100. La procedura prevede determinazioni a 600°C, basate su una specifica del NIOSH (National Institute for Oc-
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cupational Safety and Health - USA), che prescrive un valore corrispondente a quello che assicura la possibilità per l’uomo di sopportare per 15 minuti la permanenza nell’ambiente senza riportare danni per la salute. Tale valore, che compare nella norma francese NF F16101, permette il calcolo di un indice di tossicità ITC (Conventional Toxicity Index), che assomma il significato di tossicità e di opacità dei fumi, fornendo una classificazione in 6 classi da F0 (la migliore) a F5 (la peggiore), accertata secondo una formula pubblicata anche nel testo dell’articolo. Per il polipropilene additivato di 1% di Phoslite B631C viene definita classe F1 con valore 8, contro classe F1 con valore 11 per il polipropilene come tale. Sono riportati anche valori di pericolosità delle braci (Glühdrahttest), che nel caso del polipropilene additivato dell’1% di Phoslite B631C vanno da 775°C con spessore del provino di 3,2 mm a 925°C con spessore del provino di 0,8 mm. Viene anche mostrato che l’effetto protettivo del Phoslite B631C rimane inalterato anche dopo permanenza dell’articolo in acqua. Il Phoslite B631C viene raccomandato in tubazioni per condutture di cavi elettrici, in tubazioni di scarico acque, in sedili per stadi, in tubazioni per ventilazioni, nonché in foglie e filati. Altre notizie su antifiamma fosforati possono essere reperite in Rif E2566 recensito da Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/4-221-2008 in I. G. 561 del settembre 2008.
prodotti e processi TECNOLOGIA DI MESCOLAZIONE AVANZATA CON ROTORI COMPENETRANTI
Takashi Moribe (Mitsubishi Heavy Industries) - http://www.mhi.co.jp/indexe.html; Rubber World; 238/4-29-Luglio 2008. Rif. E2626.
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articolo è dedicato alla spiegazione dell’importanza della necessità della realizzazione di condizioni di mescolazione adatte per migliorare la possibilità di impiego di silici pre-
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cipitate nelle mescole di gomma, soprattutto per l’interesse destato dalle possibilità di ottenimento con esse di materiali elastomerici caratterizzati da migliorata tenuta su terreno bagnato, da ridotta resistenza al rotolamento e da migliore resistenza all’abrasione. Le proprietà sunnominate si raggiungono soltanto previa risoluzione di non facili problemi di incorporazione della silice precipitata nella matrice elastomerica, in quanto la silice precipitata è dotata di forte polarità, che le conferisce forte potere idrofilo e forte tendenza all’aggregazione, e che quindi le conferisce difficile compatibilità con gli elastomeri, che sono caratterizzati da proprietà fortemente
idrofobe, in forza delle quali un composto chimico idrofilo viene respinto in una fase differente. Le possibilità di compatibilizzazione delle silici precipitate con la fase elastomerica vengono affidate a composti silanici, che nella propria molecola contengono sia gruppi idrofili rettivi irreversibilmente con le silici, sia gruppi funzionali caratteristici in grado di reagire con gli elastomeri durante il processo di vulcanizzazione. Gli agenti silanici più caratteristici che hanno portato a tale possibilità sono stati il TESPT (bis-(trietossisililpropil) tetrasulfano) e il TESPD (bis-(trietossisililpropil) disulfano). Gli agenti silanici succitati si innestano irreversibilmente sulla sili-
ce mediante i gruppi etossi-, e i gruppi solfurici regiscono con gli elastomeri dienici durante la vucanizzazione. La tendenza attuale prevede la sostituzione dei sunnominati agenti silanici con silani di natura chimica diversa, orientata a limitare lo svolgimento di etanolo, lo svolgimento di CO2 e la formazione di prodotti volatili (VOC = Volatile Organic Compounds). In tale realtà sono state pertanto escogitate anche alternative ai processi di produzione delle mescole, soprattutto approfondendo le tecniche applicabili in mescolatore interno: impiegando rotori compenetranti (intermeshing) caratteristici per ottenere migliore effetto di raffreddamento, migliore controllo della temperatura, più elevato trasferimento di energia, piuttosto che impiegando rotori tangenziali per ottenere più veloce incorporazione dei componenti e quindi più veloce mescolazione. Nel presente articolo vengono esposte considerazioni sui processi di produzione focalizzando gli effetti dell’efficienza del processo di silanizzazione. Nell’articolo vene descritto uno studio su una mescola S-SBR/BR/Silice/ TESPT 75/25/80/7 con sistema vulcanizzante CBS/DPG/S 1,4/1,7/2 phr confezionata in mixer intermeshing MR-5E da 5 litri della MHI (Misubishi Heavy Industries) secondo una confezione che prevede l’aggiunta di silice/ silano/olio in due porzioni, coefficente di riempimento 65 % e 75%, velocità dei rotori 30-80 rpm. La determinazione delle caratteristiche ottenute è focalizzata sulle caratteristiche dinamiche esaminando particolarmente l’andamento della componente elastica del modulo dinamico a torsione G’. All’aumentare della concentrazione di silano nella mescola, G’ diminuisce, mostrando quindi la riduzione della interazione carica-carica, come desiderato, e mostrando anche diminuzione di effetto Payne, cioè anche diminuzione della differenza nella componente elastica G’ del modulo dinamico a torsione instaurata da deformazioni ad elevata ampiezza. L’autore evidenzia poi anche l’azione della temperatura di scarico della mescola dal mescolatre interno. Si evidenzia forte diminuzione di G’ a bassa am-
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piezza di sollecitazione a temperatura moderata (fino a 150°C), e forte tendenza ad aumento di G’ ad elevata ampiezza con temperatura supeiore a 150°C, mostrando anche aumento di pericolo per fenomeni di scottatura dovuti a innesco della reticolazione silanica. Altre importanti considerazioni fatte dall’autore riguardano la maggiore efficienza della geometria intermeshing rispetto alla geometria tangenziale dovuta al migliore equilibrio termico ottenuto per effetto del migliore raffreddamento, per il minore assorbimento di potenza durante la confezione e per la maggiore quantità di etanolo asportata mediante operazioni di “sweep”.
prodotti e processi LA SIMULAZIONE CON IL COMPUTER RIDUCE IL COSTO DELL’ESTRUSIONE
Adan Saeed - Derby Cellular Products; Rubber World; 238/4-21-Luglio 2008. Rif. E2627.
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a ditta da cui proviene l’articolo qui recensito (Derby Cellular Products) puntualizza di avere speso 12000 dollari per mettere a punto il processo di estrusione di un articolo di EPDM impiegando un bocchettone con una sola cavità e successivamente, applicando i principii di una metodologia di calcolo basata sulla meccanica dei fluidi (CFD = Computational Fluid Dnamics), di avere invece iniziato a valutare la possibilità di impiego di un processo di estrusione basato sull’impiego di una doppia cavità, studiandone anche la geometria adatta per mantenere la corretta forma dell’estruso. Il risultato di tale studio ha evidenziato di poter realizzare un risparmio del 50% e ha portato a concludere che sarebbe stato impossibile realizzare un profitto prevedendo la produzione con un bocchettone ad una sola cavità, perché la produttività sarebbe risultata troppo bassa per compensare le spese dovute alla messa a punto del processo di estrusione per preparare il semilavorato.
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La ditta produttrice ha allora preferito applicare la metodologia CFD allo studio del processo base di estrusione, esaminando mediante il software “Polyflow” della ditta Ansys le implicazioni riguardanti il flusso, la velocità, la pressione, gli sforzi di taglio, le temperature nella complessa geometria del bocchettone. Per la possibilità di reperimento del Polyflow vegono fornite le seguenti informazioni. Ansys Inc., Southpointe 275 Technology Dr.Canonsburg, PA (USA), telefono (724) / 746-3304; fax (724) 514-9494; email: ansysinfo@ansys.com ; sito web: www.ansys.com Una ulteriore creazione di Ansys è un preprocessore denominato “Gambit”, che fornisce una corretta geometria in armonia con la metodologia che segue la CFD. Cura da parte della CFD è di provvedere allo studio delle condizioni al contorno del bocchettone a due cavità. Aumentando la lunghezza del “die land”, (lunghezza del percorso nel bocchettone), sussiste la possibilità di ridurre il “die swell” dell’estruso, poiché in tal modo viene aumentato il tempo di residenza del semilavorato nell’area del die land, permettendo un più efficiente allineamento delle macromolecole della mescola nella direzione del flusso. Tale accorgimento permette soprattutto di mantenere la regolarizzazione delle velocità del flusso attraverso due canali di estrusione, in modo da ottenere con certezza l’uguaglianza delle condizioni attraverso la zona di uscita del materiale. L’accorgimento permette inoltre di controllare il fenomeno dello “stick slip”, perché mentre i fluidi costituiti da specie macromolecolari con molecole corte tendono ad aderire alle pareti dei bocchettoni e dei canali di trasferimento, i fluidi costituiti da macromolecole lunghe e lineari tendono a scivolare lungo le pareti, richiedendo quindi una opportuna regolarizzazione delle condizioni per mantenere la costanza del comportamento in uscita, soprattutto nei riguardi della regolarità dei labbri dei semilavorati e degli articoli. L’esame della regolarità delle condi-
zioni dei labbri di uscita, dominata da diversità di scivolamento alle pareti, viene ritenuta di primaria importanza per gli aspetti di qualità degli articoli, in modo particolare quelli di EPDM. Il lavoro presentato è molto conciso, ma è molto interessante, perché può illuminare su cause di fenomeni di manifestazione evidente, ma di interpretazione non chiara. Il tutto funziona come esortazione ad applicare il software Poliflow.
materie prime STABILIZZAZIONE DI GOMME POLIURETANICHE “MILLABLE”
T. Jablonowski, J. Ahnemiller - tom. jablonowski@tse-industries.com ; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/11-724-2008. Rif. E2628.
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e gomme poliuretaniche derivano da poliesteri o da polieteri per reazione con diisocianati aromatici o alifatici e con estensori di catena. Con le gomme poliuretaniche vengono rica-
vate mescole impiegando macchinario tipico dell’industria della gomma per aggiunta di cariche, plastificanti, reticolanti, agenti chimici di protezione, ottenendo semilavorati, che, vulcaniz-
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zati, presentano elevate caratteristiche meccaniche, resistenza all’abrasione, resistenza alla propagazione della lacerazione, resistenza agli oli, resistenza all’Ozono. Le gomme poliuretaniche trovano impiego nell’industria della gomma, proprio per il fatto che per la loro messa in opera esse non richiedono attrezzature che sarebbero inusitate nell’industria della gomma, come lo sono invece quelle necessarie per i poliuretani termoplastici e per i poliuretani per colata. Additivi caratteristici e indispensabili per le gomme poliuretaniche sono gli agenti antiidrolitici, per preservarle dalla tendenza all’idrolisi, sia durante l’immagazzinamento, sia durante il servizio degli articoli. Tra gli antiidrolitici viene fatto particolare riferimento alla policarbodiimmide, descrivendone poi anche il meccanismo di azione. La policarbodiimmide è suscettibile di assommare sulla funzione carbodiimmidica -N=C=N- gli agenti idrolitici: nel caso dell’acqua con somma dei due H dell’acqua su ciascun N e con somma di O sul C diimmidico, mentre nel caso di acidi carbossilici RCOOH con somma dell’atomo di H su uno dei due N, con somma di un O sul C diimmidico e con somma dell’altro N diimmidico sul C del rimanente residuo dell’acido carbossilico. Le gomme uretaniche sono comunque piuttosto sensibili all’effetto idrolitico. Dopo 70 h a 100°C in acqua, su mescola non contenente policarbodiimmide viene segnalata diminuzione di carico di rottura del 76%, su mescola contenente 1 oppure 2 phr di policarbodiimmide diminuzione del 23% e su mescola contenente 5 phr di policarbodiimmide diminuzione del 13%. Comunque un contenuto di policarbodiimmde di almeno 4 phr rivela la sua valida azione dopo permanenza a 70°C in aria al 95% di umidità relativa, in quanto appare che con tale concentrazione una mescola di gomma poliuretanica, che inizialmente è caratterizzata da carico di rottura di 25 MPa, dopo 30÷40 giorni mostra decadimento di carico di rottura a 20 MPa (= -20%), che rimane poi costante almeno fino a 90 d nelle sunnominate condizioni. L’andamento dell’invecchiamento
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in acqua a 70°C risulta più drastico di quello dell’invecchiamento a 70°C in atmosfera al 95% di umidità relativa, nel senso che il carico di rottura della mescola decade del 40% anziché del 20%.e non rivela tendenza a giungere a valore costante. Un esame accurato viene condotto sull’efficacia degli antiossidanti e degli agenti anti UV. Nel corso dell’invecchiamento le catene uretaniche vengono attaccate sia su legami tra carbonio e azoto (legami C-N) sia su legami carbonioossigeno (C-O). Viene mostrato che nel primo caso si ha demolizione a CO2 e a radicali • R, mentre nel secondo caso si ha demolizione a radicali -R-NH • e a CO. La protezione viene conferita con miscele di antiossidanti e di HALS (HALS = Hindered Amine Light Stabilizer). Le combinazioni migliori sono così definite: 0,3 phr di HALS65; 0,3phr di UVA28; 0,3phr di AO10; 0,3phr di AO15;. 0,5 di HALS62; 0,5 phr di UVA28; 0,5phr di AO15. (HALS65 =Tinuvin765 (CIB A ) , U VA 2 8 = T i n u v i n 3 2 8 , AO10=Irganox1010 (Anox20), AO15=Anox1315 (Chemtura), HALS62=Lowilite62 (Chemtura)). I prodotti sunnominati hanno costituzione complicata Tinuvin765 bis(1,2,2,6,6-pentametill-4-piperidil)sebacato + metil 1,2,2,6,6-pentametill-4-piperidil)sebacato Tinuvin328 2-(2H-benzotriazolo-2yl)-4,6-diterzpentilfenolo Irganox1010 i d r o c i n n a m a t o 3,5bis(1,1-dimetiletil4-idrossi-, 2,2-bis[33,5-bis(1,1-dimetiletil)4-idrossifenil)]-1-oxopropoxi]metil-]-1,3-propandiil) ester Anox1315 idrocinnamato 3,5bis (1,1-dimetiletil-4-idrossi-alchil esteri C13-C15 lineari e ramificati Lowilite62 polimero di dimetilsuccinato e di 4-idrossi2,2,6,6-tetrametil-1-piperidinetanolo 14
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materie prime ZMMA PER ATTIVARE LA VULCANIZZAZIONE CON ZOLFO
Steven Hennng, Sartomer - (http:// www.sartomer.com); Rubber World; 238/5-35-Agosto 2008. Rif. E2629.
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derivati dello zinco hanno importanza fondamentale nelle reazioni di vulcanizzazione degli elastomeri. I sali di zinco formati in situ sono i più efficaci e agiscono anche in reazioni intermedie, che pilotano le proprietà dei vulcanizzati, non ultime le proprietà isteretiche, le proprietà dinamiche, la resistenza all’abrasione e le proprietà di maturazione susseguenti alla reticolazione. La presenza di sali di zinco nei vulcanizzati di gomma viene tuttavia talvolta anche criticata dal punto di vista ambientale. Per tale ragione è pemanentemente in atto una attività di ricerca di materiali alternativi, che possano assumere le attività dello ZnO nelle mescole di gomma. Recentemente derivati di zinco dell’acido metacrilico come il Sartomer 709 (zincomonometilacrilato ZMMA) hanno assunto importanza sull’argomento, in quanto hanno dimostrato di poter addirittura migliorare le proprietà raggiunte dall’ossido di zinco, nel senso che hanno indotto un aumento della densità di reticolazione, del carico di rottura, del modulo, nonché della resistenza alla reversione. L’autore presenta quindi uno studio sull’azione dello ZMMA accanto a quella di altri sali di zinco, mirando anche, ove viene relizzata maggiore efficienza, a ridurre la quantità di ZnO. Viene riportato uno studio con mescole di diversi tagli polimerici basati su NR, IR, BR, NBR, in cui, accanto all’azione dello ZnO, viene esaminata l’azione di diversi agenti: zinco acetilacetonato (Sachem Europe), zinco 2-etilesilesanoato (ZEH della Gelest), Activator 73 (sapone di arilzinco della Struktol), zinco monometilmetacrilato (ZMMA - SR709 della Sartomer), zincodiacrilato (ZDA SR705 della Sartomer), Calcio dimetilacrilato (CDMA - sapone sperimentale della Sartomer), Magnesio dimetacrilato (MDMA - anch’esso sapone sperimentale della Sartomer). Lo studio viene compiuto sulla base del calcolo della densità di reticolazione
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secondo l’equazione di Flory-Rehner e sulla base del calcolo del numero di catene molecolari presenti (le formule aritmetiche sono riportate nel testo). I risultati descritti sono molto numerosi. Per esprimerli, più che le frasi di testo sono importanti le immagini delle curve reometriche, peraltro numerose, che compaiono nel corso dell’articolo. Viene innanzitutto ricordato che è fondamentale il fatto, constatato e dimostrato da molti anni (dal 1920), che stearato di zinco formato in situ da ZnO e acido stearico ha forte tendenza a formare complessi con gli acceleranti, in particolare con acceleranti tiazolici, che si mostrano molto efficaci nelle successive trasformazioni durante la vulcanizzazione. Lo ZMMA (SR709 della Sartomer sopra nominato), in NR, IR, BR, NR/BR in ragione di 5 phr mostra un potere attivante molto maggiore rispetto agli altri composti presi in considerazione, ivi comprendendo anche lo stesso ZnO, soprattutto dal punto di vista della coppia reometrica realizzata, del grado di reticolazione, del numero di legami di vulcanizzazione formati, evidenziando anche favorevole azione sia sulla riduzione della deformazione permanente a compressione, sia sul tempo di reversione. Una importante osservazione riguarda i tipi di legami di reticolazione ottenuti con le quantità convenzionali di zolfo impiegate. Infatti, mentre l’attivazione con l’ossido di zinco porta a 60% di legami di vulcanizzazione polisolfurici, l’attivazione con SR709 porta alla formazione di maggior numero di legami mo-
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nosolfurici. Quanto meno, con 2phr di SR709 si ottiene una distribuzione ricca di legami polisolfurici come con 5 phr di ZnO, mentre con 10 phr di SR709, che corrisponde alla concentrazione molare equivalente a quella di 5 phr di ZnO, si ottiene una distribuzione a favore dalla presenza di legami monosofurici, realizzando in tal modo proprietà di termoresistenza di una reticolazione di tipo EV (Efficient Vulcanization). I risultati di maggiore efficacia del SR709 rispetto allo ZnO riscontrati nello studio portano l’autore a studiare la possibilità di ridurre la concentrazione di Zn nelle mescole per pneumatici. In una mescola per battistrada a base di SSBR/ BR 75/25 contenente 65 phr di silice, la sostituzione di 5 phr di ZnO con 2,5 phr di SR709 porta la concentrazione di Zn da 0,063 moli/100g di polimero a 0,015 moli/100g di polimero, con sacrificio di resistenza alla propagazione della lacerazione (DieC) da 43,9 a 38 kN/m. Però in campo dinamico la sostituzione SR709/ ZnO sopra riportata denuncia un innalzamento verso 0°C della temperatura di picco di tandelta e un innalzamento del valore di picco dello stesso tandelta, senza tuttavia influenzare il comportamento del tandelta a 60°C, ciò che globalmente viene interpretato con un miglioramento di tenuta sul bagnato dovuto alla presenza del SR709. In una mescola per fianchi a base di NR/BR 50/50 contenente 50 phr di nero di carbonio, la sostituzione di 5 phr di ZnO con 2,5 phr di SR709 porta la concentrazione di Zn da 0,063 moli/100g di polimero a 0,012 moli/100g di polimero, praticamente senza sacrificio di caratteristiche meccaniche e dinamiche.
prodotti e processi VINILNORBORNENE IN EPDM PER SUPPORTI MOTORE
Michiel Dees, Martin van Duin (DSM - email: martin.duin-van@dsm. com; Rubber World; 238/6-38-Settembre 2008. Rif. E2630.
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li autori del presente articolo hanno già puntualizzato le opportunità della presenza del vinilnorbornene
nell’EPDM come terzo monomero per i vantaggi di velocità di vulcanizzazione con reticolazione perossidica cui dà luogo (cfr. Rubber World 238/5-19-Agosto 2008 recensito con codice E2621 in I.G. Elastica 566 del Marzo 2009), nonché per le favorevoli caratteristiche dinamiche date dalla presenza di long branching conseguente alla realizzazione della configurazione macromolecolare ACE (Advanced Catalysis Elastomers). Nel presente articolo gli autori descrivono l’applicazione di EPDM di tale tipologia in mescole per supporti motore. Comportamento fondamentale conseguente alla architettura ottenuta con terzo monomero VNB (2-Vinil-5-norbornene) è l’effetto di attivazione che si registra all’aumentare del contenuto di terzo monomero. All’aumentare del tenore di VNB si registra infatti un aumento di grado di reticolazione, espresso come differenza di coppia reometrica (MH-ML) tra vulcanizzato e crudo, ove però l’aumento è tanto maggiore, quanto maggiore è la quantità di perossido nella mescola. Ciò viene interpretato come dimostrazione che in presenza di VNB le reazioni di vulcanizzazione si configurano come effetto di somma tra una componente di combinazione e una componente di addizione, mostrando in tal modo efficienza maggiore di quella riscontrabile con terzo monomero ENB (2-etilidene-5-norbornene), correntemente impiegato negli EPDM già in commercio da anni. In base a ciò gli autori deducono che parametro decisivo nella ricettazione è il dosaggio del perossido in funzione di un
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fattore legato al prodotto della concentrazione del perossido e della concentrazione del VNB. Le caratteristiche meccaniche della mescola per il supporto motore che gli autori si sono preposti di realizzare vengono messe a punto tenendo conto delle risposte che gli EPDM al VNB forniscono, soprattutto per quanto riguarda carico e allungamento a rottura: da quanto riportato nel testo, tali parametri mostrano infatti di essere abbastanza obbligati. Fondamentalmente tali valori, da considerare informativi per una mescola a base di EPDM contenente 3,6% di VNB, sono quelli riportati nell’esempio citato in Rubber World 238/5-19-gosto 2008 recensito con codice E2621 in I.G. Elastica 566 del Marzo 2009: carico di rottura tra 9,9 e 6,4 MPa, allungamento a rottura tra 497 e 237%, resistenza a lacerazione intorno a 3,6 N/mm, compression set a 125°C intorno a 22%. Particolari sulla ricettazione non vengono accennati, se non per il fatto che vincolo importante è quello di usare un EPDM della serie ACE (DSM) al 2% di VNB con 2,5÷3,5 phr di Perkadox 14/40 oppure un EPDM della serie ACE (DSM) all’1% di VNB con 4÷5 phr di Perkadox 14/40. Suggerimenti sul tipo di nero di carbonio non vengono accennati. L’articolo è interessante dal punto di vista della conoscenza di ciò che DSM potrebbe anche produrre in futuro, ma soprattutto è interessante ed istruttivo annotare il tipo di approccio seguito dagli autori sulla base di considerazioni strutturistiche per arrivare alla realizzazione di proprietà di articoli finiti.
prodotti e processi LE GOMME SILICONICHE IN MOLTEPLICI APPLICAZIONI
H. P. Wolf - Dow Corning - hans.peter.wolf@dowcorning.com ; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/10634-2008. Rif. E2631.
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e gomme siliconiche trovano applicazioni sempre più estese in articoli soggetti a lavorare ad elevate temperature e spesso anche a contatto
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con agenti tendenzialmente distruttivi, come sono ad esempio i carburanti. Gli autori si riferiscono in particolar modo ai tubi per convogliare aria forzata nei motori turbo e negli apparati di raffreddamento, ove appunto occorre resistenza ai vapori di carburanti presenti (es. tubi per scambiatori di calore “turbolader” e per circuiti di raffreddamento “cooler” e “intercooler”). L’autore sottolinea che per tali usi si è mano mano passati dall’impiego di tubi con struttura AEM/tessili/ AEM a base di elastomeri etilenacrilici resistenti a 160°C e dall’impiego di tubi con struttura HTACM/tessili/ HTACM a base di elastomeri acrilici speciali resistenti a 185°C, all’impiego di tubi con struttura FVMQ/ tessili/VMQ/tessili/VMQ resistenti a 200°C a base di elastomeri fluorosiliconici sullo strato interno e di elastomeri siliconici su due strati esterni. [Notizie sugli elastomeri HT-ACM (HyTemp AR212HR) sono reperibili in un articolo della Zeon Chemicals di Andy Anderson e altri pubblicato in Rubber World; 237/1-46-Ottobre 2007 e recensito in I. G. Elastica 558 del Maggio 2007 con Rif. E2525.] Nell’articolo di H. P. Wolf qui recensito sono riportati dettagliatamente dati di resistenza al calore a 200°C e a 225°C e di resistenza all’olio Total MA3 a 175°C, nonché dati di resistenza a peeling tra strato interno di elastomero fluorosiliconico e strati esterni di elastomero siliconico: i risultati sono ineccepibili nei riguardi dell’elastomero fluorosiliconico interno e sensibilmente buoni anche per l’elastomero vinilsiliconico impiegato per gli strati esterni. Oltre ai vantaggi dell’uso delle gomme siliconiche negli articoli dell’industria automobilistica, vengono passati in rassegna anche i vantaggi per gli articoli del settore elettrico. Rispetto agli isolatori in materiale ceramico, gli isolatori in gomma siliconica sono più economici e più pratici. Infatti, oltre a evidenti vantaggi procurati dal minore peso (es. 59 kg con materiale siliconico contro 238÷245 kg con materiale ceramico), si riscontrano anche vantaggi di tempo di installazione sul campo: in confronto a un tempo di lavoro di 40 ore per l’installazione di interruttori e di 12 ore 16
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per l’installazione di unità di sicurezza di materiale ceramico, occorrono 0 ore per l’installazione di corrispondenti unità di gomma siliconica. Agli interessati viene naturalmente raccomandato di documentarsi sui vari tipi di materiale siliconico a disposizione. Ad esempio per l’impiego in settori ad alto voltaggio è preferibile usare materiali siliconici altamente caricati con cariche caratterizzate da resistenza al creep elettrico. La produzione di isolatori in gomma siliconica viene compiuta con diverse tecnologie: per stampaggio a iniezione con composizioni contenenti fibre di vetro, per stampaggio a iniezione di parti piatte da fissare in un secondo tempo sull’isolatore, per estrusione di semilavorati pieni o cavi all’interno. Vengono prese in considerazione anche composizioni siliconiche liquide, sia del tipo RTV (bicomponenti vulcanizzabili a temperatura ambiente), sia del tipo LSR (bicomponenti vulcanizzabili a caldo), in ogni caso con sistema vulcanizzante fornito da catalizzatori a base di Platino. Come pure vengono prese in considerazione composizioni siliconiche solide HTV monocomponenti vulcanizzabili a caldo basate su sistemi vulcanizzanti perossidici o anche al platino. Un accenno viene fatto all’importanza dell’impiego di gomme siliconiche nel settore alimentare e nel settore medicale.
prodotti e processi ATTACCO AL METALLO DI GOMME SILICONICHE
Aissa Benarous (e-mail: sales@polycil. co.uk) , dr. Keith Worthington - Chemical Innovations Limited, Preston (UK); Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/10-650-2008. Rif. E2632.
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’attacco al metallo delle gomme siliconiche è stato spesso risolto con adesivi correnti, previa applicazione di uno strato silanico sulla parte metallica. Tale sistema è ancora oggi talvolta in uso, ma è svantaggioso per l’appiccicosità residua, per la sporcatura degli stampi cui dà luogo e per l’eccessiva fluidità dell’adesivo durante l’ap-
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plicazione. Fondamentalmente come adesivi gomma-metallo si intendono prodotti che danno luogo all’attacco sul metallo durante la vulcanizzazione, ove per attacco si intende una condizione che perdura nelle condizioni di impiego dell’articolo senza dar luogo a difetti, ove con l’espressione “attacco sul vulcanizzato” si indica un processo in cui una mescola viene vulcanizzata e successivamente viene attaccata al substrato, con l’espressione “primer” vengono intesi adesivi che vengono applicati su un substrato generalmente di metallo però anche di materia plastica o di vetro, ecc, con l’espressione
“coperture” vengono intesi adesivi che vengono applicati sopra ad un primer in sistemi bi-strato, con l’espressione “monostrato” si intende un adesivo che riunisce in sé la funzione di primer e di copertura. I tipi di attacco ottenuti vengono classificati con sigle convenzionali, che indicano la superficie che sotto sollecitazione cede per prima: CM (o anche M) separazione tra substrato (metallo) e primer o tra substrato e adesivo, RC separazione tra elastomero e adesivo, C rottura entro lo strato adesivo, CC (o anche CP) separazione tra primer e adesivo, RT (o anche R) rottura della massa elastomerica. La condizione RT (o R) è quella desiderata, perché esprime valore
Abbiamo letto per voi | ELASTICA
di attacco superiore a quello di rottura della parte elastomerica dell’articolo. Viene puntualizzato che i legami che i componenti degli adesivi gommametallo realizzano con il substrato sono dell’ordine di 10÷20 kJ/mole (legami polari) e 12÷30 kJ/mole (legami di Idrogeno), quindi di valore molto inferiore a quelli dei legami chimici covalenti entro i componenti delle mescole. (300÷600 kJ/mole); tuttavia che è sulla base di tali valori, dovuti a mescolazione e a co-fusione tra superfici dei com-
ponenti dell’adesivo e componenti della fase elastomerica, che si realizzano gli attacchi gomma/metallo. Acciocché tali legami relativamente deboli siano sufficienti per realizzare l’attacco occorre assicurare buona stabilità nel corso del tempo, resistenza al frosting fino a -10°C, resistenza alla corrosione delle superfici metalliche durante le operazioni di rivestimento, efficiente “bagnatura” delle superfici metalliche da parte dei componenti senza incorporazione di aria, formazione di
film omogenei e liberi da porosità, essicamento fino a completa asportazione dei solventi. Meccanismi dei tipi sopra descritti sono possibili anche in presenza di gomme siliconiche, nonostante la loro natura “de-adesiva”, sia in presenza di sistemi reticolanti perossidici, sia in presenza di sistemi reticolanti platinici. Vivamente raccomandata è la preparazione della superficie di attacco mediante un efficiente trattamento di fosfatazione.
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Federazione Gomma Plastica (Stefania Vicario) - Tel. 02.43.92.81 - Fax 02.43.54.32 Desidero ricevere copia del testo in lingua originale. Numero di riferimento e titolo......................................................................................................................... Segnalati nella sezione “abbiamo letto per voi” apparsa nel numero......................................................... di “L’industria della Gomma /Elastica”. Nome e Cognome............................................................................................................................................ Azienda............................................................................................................................................................ indirizzo............................................................................................................................................................ Cap.....................Città...............................................................................Prov................................................ Data.................................Timbro................................................Firma.............................................................
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ELASTICA | Normativa
Sostanze e miscele: un nuovo regolamento comunitario di Beatrice Garlanda
La Gazzetta UE L353 del 31 dicembre 2008 pubblica il Regolamento 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio “relativo alla classificazione, all’etichettatura ed all’imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento (CE) n.1907/2006”. L’obiettivo generale del provvedimento consiste nell’assicurare un elevato grado di tutela della salute umana e dell’ambiente, garantendo, nello stesso tempo, la libera circolazione delle sostanze e delle miscele nel mercato interno. L’idea principale è quella di classificare ed etichettare in ugual modo prodotti chimici identici che presentano lo stesso pericolo nei diversi Stati che appartengano o no all’Unione europea. E’ chiaro che l’uso di criteri armonizzati, da un lato, garantisce una maggiore trasparenza e coerenza delle misure adottate a favore della salute e, dall’altro, diminuisce i costi che le imprese devono sostenere, poiché esse non devono valutare le informazioni sui pericoli dei loro prodotti chimici secondo diversi criteri. Più precisamente il provvedimento armonizza i criteri relativi alla classificazione, all’etichettatura ed all’imballaggio delle sostanze e delle miscele (si noti che il termine “miscela” ha lo stesso significato del termine “preparato”, adottato dalla precedente normativa), applicando nell’UE i criteri definiti dalla Nazioni Unite noti come GHS (Globally Harmonised System of Classification and Labelling of Chemicals). Ma non solo. L’armonizzazione avviene, infatti, anche sulla base dell’esperienza acquisita in quaranta anni di legislazione comunitaria in materia di sostanze e preparati. Va da sé che il regolamento in esame intende mantenere il livello di protezione raggiunto grazie al sistema d’armonizzazione della classificazione e dell’etichettatura, alle classi di pericolo comunitarie che non sono ancora parte del GHS ed alle precedenti norme UE di etichettatura ed imballaggio.
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Campo d’applicazione Il provvedimento si applica: a) ai fabbricanti, gli importatori e gli utilizzatori a valle. Essi devono classificare le sostanze e le miscele immesse sul mercato b) ai fornitori. Spetta a loro etichettare ed imballare le sostanze e le miscele immesse sul mercato. Inoltre i fabbricanti, i produttori di articoli e gli importatori devono classificare le sostanze non immesse sul mercato soggette all’obbligo di registrazione o notifica ai sensi del regolamento Reach. I fabbricanti e gli importatori di sostanze devono notificare all’agenzia europea per le sostanze chimiche le classificazioni di cui sopra e gli elementi delle etichette qualora ciò non sia stato fatto nella domanda di registrazione ai sensi del regolamento Reach. Va sottolineato che il regolamento elenca (allegato VI) una serie di sostanze con le rispettive classificazioni ed elementi di etichettatura armonizzati a livello comunitario. Ne riportiamo, a titolo esemplificativo, una pagina (vedi a pag. 21). Inoltre istituisce un inventario delle classificazioni e delle etichettature di sostanze, costituite da tutte le notifiche, registrazioni e classificazioni
Normativa | ELASTICA
armonizzate ed elementi di etichettatura armonizzati. Il regolamento ha portata generale.Sono, però, previste alcune deroghe
Obblighi generali Si premette che, ai sensi del provvedimento in oggetto, è considerata pericolosa una sostanza o una miscela che corrisponde ai criteri relativi ai pericoli fisici, per la salute o per l’ambiente previsti dal regolamento stesso. Le sostanze o le miscele in questione sono classificate nelle rispettive classi di pericolo contemplate dall’allegato stesso. Va segnalato che, se le classi di pericolo sono differenziate in base alla via di esposizione o alla natura degli effetti, la sostanza o miscela è classificata secondo tale differenziazione. È da segnalare che i fabbricanti, gli importatori e gli utilizzatori a valle devono classificare le sostanze e le miscele prima di immetterle sul mercato. Inoltre i fabbricanti, i produttori di articoli e gli importatori devono classificare le sostanze non immesse sul mercato, qualora sia richiesta dal regolamento Reach la registrazione di una sostanza o la sua notifica. Qualora una sostanza (o miscela) sia classificata come pericolosa, i fornitori devono assicurare che la stessa sia, prima di essere immessa sul mercato, etichettata e imballata secondo le prescrizioni del regolamento. Se una sostanza è soggetta a classificazione ed etichettatura armonizzate mediante una voce dell’allegato VI, parte 3, tale sostanza è classificata conformemente a tale voce. Se, però, la sostanza di cui all’allegato VI, parte 3 rientra anche in una o più classi di pericolo o relative differenziazioni non figuranti in una voce di tale parte, per queste classi di pericolo o differenziazioni è effettuata una classificazione secondo le prescrizioni generali
del regolamento. Si ricorda, infine, che gli utilizzatori a valle possono utilizzare la classificazione derivata, da un attore della catena d’approvvigionamento, a condizione che non ne modifichi la composizione
informazioni sono disponibili per la miscela stessa, il fabbricante l’importatore o l’utilizzatore a valle le utilizzano, previo l’accertamento della loro attendibilità e salvo le deroghe previste dall’art.6 del regolamento stesso.
Identificazione ed esame delle informazioni
Valutazione delle informazioni sui pericoli e decisione sulla classificazione
Per capire se una sostanza sia pericolosa i fabbricanti, gli importatori e gli utilizzatori a valle devono raccogliere le informazioni disponibili. In particolare sono da considerare: a) i dati prodotti secondo i metodi di cui all’art.8 (produzione di nuove informazioni) b i dati epidemiologici e l’esperienza riguardanti gli effetti sull’uomo (es. i dati relativi alle malattie professionali) c) ogni altra informazione acquisita conformemente all’allegato XI, sezione 1, del regolamento REACH d) qualsiasi nuova informazione scientifica e) qualsiasi altra informazione acquisita nell’ambito di programmi in materia di sostanze chimiche riconosciuti a livello internazionale. Va osservato che, ai sensi dell’art.8 sopra citato, possono essere effettuate nuove prove, solo se siano stati esauriti tutti gli altri mezzi per produrre informazioni compresa l’applicazione delle regole di cui all’allegato XI del Regolamento REACH. Le nuove prove, inoltre, devono essere eseguite secondo uno dei metodi di cui all’art.13 del regolamento REACH oppure secondo principi scientifici riconosciuti sul piano internazionale o metodi convalidati secondo procedure internazionali. Per quanto riguarda l’identificazione e l’esame delle informazioni concernenti le miscele, si valutano le informazioni sulle sostanze che compongono la miscela. Se, però, le
I fabbricanti, gli importatori e gli utilizzatori a valle di una sostanza o di una miscela valutano le informazioni di cui sopra applicando i criteri di classificazione per ogni classe di pericolo o differenziazione di cui all’allegato I, in modo da accertare i pericoli che la sostanza o la miscela comporta. Occorre segnalare che, ai fini della classificazione, occorre fare riferimento anche ai limiti di concentrazione, sia specifici sia generici. Si tratta di limiti assegnati ad una sostanza che stabiliscono una soglia alla quale od oltre la quale la presenza di tale sostanza in un’altra sostanza o in una miscela (come impurezza, additivo o singolo componente identificato) determina la classificazione della sostanza o della miscela come pericolosa. Il fabbricante, l’importatore o l’utilizzatore a valle stabiliscono limiti di concentrazione specifici se, sulla base di informazioni attendibili, possano asserire che la sostanza comporta un pericolo evidente quando è presente ad un livello inferiore alle concentrazioni stabilite per ogni classe di pericolo (allegato 1, parti da 2 a 5). Inoltre essi possono stabilire i fattori moltiplicatori (fattori M). Si precisa che il fattore moltiplicatore si applica alla concentrazione di una sostanza classificata come pericolosa per l’ambiente acquatico, tossicità acuta categoria 1 o tossicità cronica categoria 1, ed è utilizzato, per ottenere, mediante il metodo della somma, la classificazione di una miscela in cui la sostanza è presente.
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Disposizioni specifiche sui limiti di concentrazione e sui fattori M sono previste per le sostanze di cui all’allegato VI, parte 3. Si ricorda infine che, nello stabilire il limite di concentrazione specifico o il fattore M, i fabbricanti, gli importatori e gli utilizzatori a valle tengono conto degli eventuali limiti di concentrazione specifici o fattori M per tale sostanza che figurano nell’inventario delle classificazioni e delle etichettature. Se una miscela contiene una sostanza classificata come pericolosa (come componente o in forma di impurezza o additivo) se ne tiene conto per la classificazione, se la concentrazione del componente, dell’impurezza o dell’additivo è uguale o superiore al valore soglia determinato conformemente all’allegato I. Lo stesso discorso vale qualora una sostanza contenga un’altra sostanza classificata essa stessa come pericolosa. Qualora si possa asserire che i pericoli associati ad una sostanza o ad una miscela corrispondono ai criteri di classificazione in una o più classi di pericolo o relative differenziazioni di cui all’allegato I, i fabbricanti, gli importatori e gli utilizzatori a valle classificano la sostanza o la miscela in funzione della o delle rispettive classi di pericolo o differenziazioni attribuendo: a) una o più categorie di pericolo (ovvero la specificazione della gravità del pericolo) per ogni rispettiva classe di pericolo o differenziazione b) fatto salvo l’art.21 sull’etichettatura, una o più indicazioni di pericolo corrispondenti a ciascuna categoria Va precisato che non è necessario classificare una miscela in relazione alle sue proprietà esplosive, comburenti o infiammabili, qualora sia soddisfatta una delle seguenti condizioni: a) nessuna delle sostanze componenti la miscela possiede una di tali 20
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proprietà ed è improbabile che la miscela presnti pericoli di questo tipo b) nel caso di modifica della composizione di una miscela, qualora si possa ritenere che una valutazione delle informazioni sulla miscela non determini una modifica della classificazione c) nel caso sia immessa sul mercato in forma di aerosol I fabbricanti, gli importatori e gli utilizzatori, qualora vengano a conoscenza di nuove informazioni rilevanti per la classificazione delle sostanze o delle miscele che immettono sul mercato, devono procedere ad una nuova valutazione. Se essi modificano una miscela che è stata classificata come pericolosa, sono tenuti ad effettuare una nuova valutazione se la modifica costituisce: a) una modifica nella composizione della concentrazione iniziale di uno o più componenti pericolosi in concentrazioni pari o superiori ai limiti indicati nell’allegato I b) una modifica nella composizione implicante la sostituzione o l’aggiunta di uno o di più componenti in concentrazioni pari o superiori ai valori soglia di cui all’allegato I. La classificazione della sostanza o della miscela viene adattata ai risultati ottenuti con la nuova valutazione, salvo vi siano classi di pericolo o relative differenziazioni armonizzate per le sostanze figuranti nell’allegato VI, parte 3. È possibile classificare una sostanza in modo diverso dalla classificazione che risulta nell’inventario delle classificazioni e delle etichettature, purché siano comunicate all’agenzia europea per le sostanze chimiche, unitamente alla notifica, le ragioni di questa diversa classificazione. La possibilità di una classificazione diversa non opera, però, nel caso delle sostanze di cui all’allegato VI, parte 3. marzo
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Etichettatura Una sostanza o miscela classificata come pericolosa e contenuta in un imballaggio deve essere provvista di un’etichetta che indichi nome, indirizzo e numero di telefono del fornitore e la quantità nominale della sostanza o miscela contenuta nell’imballaggio disponibile per il pubblico, se tale quantità non è indicata altrove nell’imballaggio stesso. Sull’etichetta devono anche figurare gli identificatori del prodotto, vale a dire le informazioni che consentono d’identificare la sostanza o la miscela. Si fa presente, a questo proposito, che il termine utilizzato per la denominazione deve essere uguale a quello che compare nella scheda dei dati di sicurezza. Sono poi da riportare in etichetta i pittogrammi di pericolo e le avvertenze. I primi (vedi figura) servono a comunicare informazioni specifiche sul pericolo in questione. Essi sono conformi alle prescrizioni di cui agli allegati I e V. Sono costituiti da un simbolo nero su fondo bianco, con un bordo rosso sufficientemente largo da essere chiaramente visibile. Ad esempio la tossicità acuta (per via orale, per via cutanea, per inalazione) di categorie di pericolo 1, 2 e 3 è identificata da un pittogramma recante il simbolo del teschio e delle tibie incrociate. I pittogrammi hanno la forma di un rombo e devono coprire almeno un quinto della superficie dell’etichetta armonizzata. La superficie minima deve essere di 1 cm2. Le avvertenze da riportare sono quelle pertinenti secondo la classificazione della sostanza o della miscela pericolosa e figurano nelle tabelle dell’allegato I. Va precisato che le avvertenze “Pericolo” e “Attenzione” non possono apparire congiuntamente. Sull’etichetta figurano, poi, le indicazioni di pericolo corrispondenti
Normativa | ELASTICA
alla classificazione della sostanza o miscela di cui si tratta. Tali indicazioni possono riguardare sia i pericoli fisici sia quelli per la salute sia quelli per l’ambiente. Inoltre sull’etichetta figurano i consigli di prudenza pertinenti, formulati conformemente all’allegato IV. (ad es. “conservare sotto chiave”, “tenere fuori della portata dei bambini” ecc). Nella tabella riportiamo le dimensioni dell’etichetta. Deroghe sono previste per l’etichettatura di: • bombole del gas mobili • contenitori di gas destinati al propano, al butano o al gas di petrolio liquefatto • aerosol ed ai contenitori muniti di un dispositivo sigillato di polverizzazione e contenenti sostanze o miscele classificate come pericolose in caso d'aspirazione • metalli in forma massiva, leghe, miscele contenenti polimeri, miscele contenenti elastomeri • esplosivi, immessi sul mercato per ottenere un effetto esplosivo o pirotecnico. Si fa presente che, qualora l’indicazione in etichetta dell’identità chimica di una sostanza contenuta in una miscela, possa recare pregiudizio al segreto commerciale, è possibile presentare all’Agenzia la richiesta di usare una denominazione chimica alternativa. L’iter di tale richiesta è riportato dall’art.24. Infine una sezione dell’etichetta è, se del caso, destinata alle informazioni addizionali. Si ricorda che è vietato apporre indicazioni quali “non tossico”, “innocuo” o qualsiasi altra indicazione secondo cui la sostanza o la miscela non sono pericolose o comunque indicazioni non coerenti con la classificazione della sostanza o della miscela. Gli articoli da 26 a 28 stabilisco-
no l’ordine di precedenza che deve essere rispettato nell’etichetta qualora la classificazione di una sostanza o miscela comporti più pittogrammi, più indicazioni di pericolo o più consigli di prudenza. Ai sensi dell’art.31, l’etichetta deve essere apposta saldamente su una o più facce dell’imballaggio che contiene direttamente la sostanza o la miscela e deve essere leggibile orizzontalmente quando l’imballaggio è disposto in modo normale. Il colore e la presentazione dell’etichetta devono consentire al pittogramma di essere chiaramente distinguibile. Gli elementi della stessa devono essere riportati in modo chiaro ed indelebile, distinguersi chiaramente dallo sfondo ed essere per dimensione e spaziatura facilmente leggibili
Imballaggio Gli imballaggi contenenti sostanze o miscele pericolose devono essere concepiti in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita del contenuto, se non nei casi in cui siano prescritti speciali dispositivi di sicurezza, I materiali con cui sono formati e la chiusura non devono potere essere deteriorati dal contenuto o formare con esso composti pericolosi. Gli imballaggi, inoltre, devono essere solidi e robusti. Quelli muniti di un sistema di chiusura riapplicabile devono essere progettati in modo da potere essere richiusi varie volte senza fuoriuscita del contenuto. Se contengono una sostanza o miscela pericolosa offerta al pubblico non possono avere una forma o un disegno che attiri i bambini o possa indurre in errore i consumatori. Nei casi previsti dal regolamento (allegato II), gli imballaggi devono essere dotati di una chiusura di sicurezza per bambini e di un’indicazione di pericolo riconoscibile al tatto. marzo
Armonizzazione della classificazione e dell’etichettatura delle sostanze Diamo ora uno sguardo al titolo V (artt. da 36 a 42) Al riguardo ricordiamo che di norma le sostanze che rispecchiano i criteri di cui all’allegato I, per una delle voci sotto riportate, sono oggetto di classificazione ed etichettatura armonizzate, secondo quanto previsto dall’art.37. Le voci considerate sono le seguenti: a) sensibilizzazione delle vie respiratorie, categoria 1 b) mutagenicità sulle cellule germinali, categoria 1A, 1 B o 2 c) cancerogenicità, categoria 1A, 1B o 2 d) tossicità per la riproduzione, categoria 1A, 1B o 2 Se una sostanza soddisfa i criteri relativi alle classi di pericolo o alle differenziazioni diverse da quelle sopra indicate, una classificazione e un’etichettatura armonizzate in conformità all’art. 37 possono essere aggiunte all’allegato VI caso per caso, se è dimostrata la necessità a livello comunitario. Per quanto riguarda la procedura da seguire, si segnala che un’autorità competente può presentare all’Agenzia una proposta di classificazione ed etichettatura armonizzate di sostanze (anche con limiti di concentrazione e fattori M) oppure una proposta di revisione. La proposta va fatta, rispettando il formato pubblicato nell’allegato VI e fornendo le informazioni dallo stesso richieste. Il comitato di valutazione dei rischi dell’Agenzia adotta un parere su ogni proposta presentata entro diciotto mesi dal ricevimento della stessa e dà modo alle parti di presentare osservazioni. L’Agenzia comunica parere ed eventuali osservazioni alla Commissione. Quest’ultima, se ritiene appropriata l’armonizzazione della classificazione e dell’etichettatura della sostanza, presenta un progetto di decisione sull’inclusio-
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ELASTICA | Normativa
ne nell’allegato VI parte 3 della sostanza in questione, congiuntamente agli elementi di classificazione ed etichettatura ed eventualmente ai limiti di concentrazione e ai fattori M.
Inventario delle classificazioni e delle etichettature
2.2. Simbolo: corrosione Pittogramma (1) GHS05
L’Agenzia realizza e tiene aggiornata una banca dati contenente l’inventario delle classificazioni e delle etichettature. Tale inventario contiene le informazioni notificate a norma dell’art.40 del regolamento in esame e quelle comunicate nell’ambito di registrazioni effettuate in applicazione del regolamento REACH. È prevista l’accessibilità al pubblico di una parte delle informazioni contenute nell’inventario
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Sezione 3.2 Corrosione cutanea, categorie di pericolo 1A. 1B e 1C Sezione 3.3 Gravi lesioni oculari, categoria di pericolo 1
2.3. Simbolo: punto esclamativo Pittogramma (1)
CIasse e categoria di pericolo (2) Sezione 3.1 Tossicità acuta (per via orale, per via cutanea, per inalazione). categoria di pericolo 4
Abrogazioni e disposizioni transitorie Le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE sono abrogate dal 1° giugno 2015. Fino al 1° dicembre 2010 le sostanze sono classificate, etichettate ed imballate in conformità alla direttiva 67/548/CEE; fino al 1° giugno 2015 le miscele sono classificate, etichettate ed imballate in conformità alla direttiva 1999/45/CE. È però previsto che alle sostanze e alle miscele possano, rispettivamente prima del 1° dicembre 2010 e del 1° giugno 2015, essere applicate le prescrizioni del regolamento in esame. A decorrere dal 1° dicembre 2010 e fino al 1° giugno 2015 le sostanze sono classificate sia in conformità della direttiva 67/548/CEE sia del regolamento in esame. Sono etichettate ed imballate conformemente a quest’ultimo. Le sostanze classificate, etichettate ed imballate ai sensi della direttiva 67/548/CEE già immesse sul mercato prima del 1° dicembre 2010 non devono essere rietichettate e reimballate ai sensi del nuovo regolamento fino al 1° dicembre 2012. Le miscele classificate, etichettate ed imballate ai sensi della direttiva 1999/45/CEE, già immesse sul mercato prima del 1° giugno 2015, non devono essere rietichettate o reimballate ai sensi del nuovo regolamento fino al 1° giugno 2017. Se una sostanza o una miscela sono state classificate in conformità alle direttive 67/548/CEE o 1999/45/CE rispettivamente prima del 1° dicembre 2010 o del 1° giugno 2015, i fabbricanti, gli importatori o gli utilizzatori a valle possono modificare la classificazione della sostanza o miscela utilizzando la tabella di conversione di cui all’allegato VII del regolamento in oggetto. Fino al 1° dicembre 2011 uno Stato membro può mantenere in vigore eventuali classificazioni ed etichettature più rigorose delle sostanze iscritte nella parte 3 dell’allegato VI, alle condizioni previste dal regolamento stesso (art.61).
CIasse e categoria di pericolo (2)
Sezione 3.2 Irritazione cutanea, categoria di pericolo 2 GHS07
Sezione 3.3 Irritazione oculare. calegoria di pericolo 2 Sezione 3.4 Sensibilizzazione cutanea, categoria di pericolo 1 Sezione 3.8 Tossicità specifica per organi bersaglio - esposizione singola, categoria di pericolo 3 Irritazione delle vie respiratorie Narcosi
2.4. Simbolo: pericolo per la salute Pittogramma (1)
CIasse e categoria di pericolo (2) Sezione 3.4 Sensibilizzazione delle vie respiratorie, calegoria di pericolo 1 Sezione 3.5 Mutagenicità sulle cellule germinali, categorie di pericolo 1 A,1 B e 2 Sezione 3.6 Cancerogenicità, categorie di pericolo 1 A, 1 B, 2
GHS08
Sezione 3.7 Tossicità per la riproduzione, categorie di pericolo 1 A, 1B e 2 Sezione 3.8 Tossicità specifica per ogni bersaglio - esposizione singola, categorie di pericolo 1 e 2 Sezione 3.9 Tossicità specifica per ogni bersaglio - esposizione ripetuta, ctegorie di pericolo 1 e 2 Sezione 3.10 Pericolo in caso di aspirazione, categoria di pericolo 1
Industrial minerals
Produzione e commercializzazione di cariche minerali Hardram e Fillram
Caolini naturali micronizzati
Whiteram
Caolino calcinato micronizzato
Quarzram e Sikram
Silice sabbie e micronizzati
Zircram
Silicato di zirconio micronizzato
Hydroram
Idrossido di magnesio micronizzato Servizi di magazzinaggio e conto lavorazione
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MILANO 24/28 MARZO 2009 SALONE INTERNAZIONALE DELLE MATERIE PLASTICHE E DELLA GOMMA INTERNATIONAL EXHIBITION FOR PLASTICS AND RUBBER INDUSTRIES
PAD. 22
STAND B16
Ricerca
Influenza di nanotubi inorganici (HNT) sulle caratteristiche di una mescola SBR/NR di Luigi Piga, responsabile R&S, Italgum
Recenti studi hanno evidenziato come l’utilizzo di fillers nanostrutturati permetta, grazie alla loro elevata superficie reattiva, di ottenere composti elastomerici aventi proprietà meccaniche estremamente interessanti. Da quasi due anni Italgum sta sviluppando il progetto di ricerca “Nanogum”, che concerne la realizzazione e caratterizzazione di materiali elastomerici di opportuna composizione contenenti particolari riempitivi inorganici di dimensioni nanometriche. All’interno di tale progetto l’Italgum ha instaurato una collaborazione di ricerca con la società NaturalNano (New York, USA) che riguarda lo studio e la realizzazione di elastomeri drogati con opportune quantità di nanotubi inorganici (Halloysite Nanotubes).
Q
uesto lavoro studia, dal punto di vista cinetico, l’effetto di due diversi tipi di nanotubi inorganici (chiamati HNT1 e HNT2) sul processo di vulcanizzazione di una mescola elastomerica a base SBR/ NR e contenente diversi additivi chimici per il controllo del processo di
reticolazione, che prevede l’utilizzo di zolfo come agente vulcanizzante. I nanotubi utilizzati sono silicati idrati di alluminio e differiscono tra loro unicamente nelle dimensioni (HNT2>HNT1). Sono stati analizzati cinque differenti campioni: uno di riferimento
privo di riempitivo inorganico (chiamato AC001) e due coppie di campioni contenenti rispettivamente 5 e 10 phr (parti in peso) di HNT1 e di HNT2. La cinetica del processo di reticolazione è stata studiata tramite analisi DSC (tecnica che permette di misurare il calore assorbito o ceduto da una sostanza durante una reazione chimica oppure una transizione fisica) vulcanizzando i campioni a cinque diverse temperature (130°C, 135°C, 140°C, 145°C e 150°C) ed i dati sperimentali sono stati fittati tramite un modello cinetico solitamente utilizzato per lo studio della vulcanizzazione, in isoterma, degli elastomeri. Dalle costanti cinetiche sono state quindi determinate le energie di attivazione apparenti del processo di vulcanizzazione, che sono influenzate dal tipo e dalla quantità di nanofiller.
SBR/NR elastomeric compound doped with Halloysyte NanoTubes (HNT): kinetic of vulcanizzation via DSC analysis
Many recent studies have underlined that the use of nanostructed fillers allows the creation of elastomeric compounds having extremely interesting thermomechanical properties, due to the strong interaction between the polymer matrix and the nanofiller clusters (having elevated reactive surface area). For two years Italgum has been developing the “Nanogum project”, which concerns the realization and characterization of elastomeric blends (having a specific chemical composition) doped with particular inorganic fillers of nanometric dimensions. As part of the Nanogum project, Italgum has established a research collaboration with NaturalNano (New York, USA) regarding the study and realization of elastomeric compounds doped with inorganic minerals of nanometric dimension (Halloysyte nanoTubes, HNT).
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Ricerca
Risultati e discussione Alle concentrazioni utilizzate la durezza dei campioni (stampati a 170°C per 20 minuti) non è sensibilmente influenzata dalla presenza dei nanotubi, passando da 57,2 Shore A per il composto privo di nanotubi (durezza minore) a 60,2 Shore A per il composto contenente 10 phr di HNT2 (durezza maggiore). Il modulo elastico a taglio dei campioni (G), misurato in funzione della frequenza della deformazione sinusoidale applicata tramite un Analizzatore Dinamo-Meccanico (impostando una deformazione dell’1% a 30°C alle frequenze da 1 a 10 Hz), aumenta con la concentrazione di nanotubi sino a raggiungere un aumento percentuale pari al 32% nel caso del campione contenente 10 phr di HNT1 (Figura 1a). Tale risultato suggerisce che i nanotubi siano fisicamente attivi nei confronti della mescola elastomerica, formando legami intramolecolari con le catene polimeriche della gomma e creando un reticolo gomma-carica che aumenta la resistenza meccanica del composto; inoltre, il modulo elastico aumenta monotonicamente con la concentrazione di HNT1 mentre diminuisce passando da 5 a 10 phr di HNT2, a causa della diminuzione dell’intensità delle interazioni gomma-filler (Figura 1b).
T
he effect of two different types of inorganic nanotubes (called HNT1 and HNT2) on the kinetics of vulcanization of an SBR-NR elastomeric blend containing different chemical additives for the control of the curing process (using sulphur as curing agent) has been studied. HNT1 and HNT2 nanofillers are alluminium silicate clay minerals and differ in dimensions (length and radius of HNT2 are greater). Five different samples have been analyzed: a reference one without
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Fig. 1 a) - Andamento del modulo elastico di taglio (G) in funzione della frequenza di deformazione di campioni contenenti 0, 5 e 10 phr di nanofillers HNT1 (nero) e HNT2 (rosso); gli stessi simboli sono riferiti alle stesse concentrazioni (si veda la legenda). b) Andamento del modulo elastico di taglio in funzione della concentrazione di nanofillers misurato alla frequenza di deformazione di 1 Hz (HNT1 simboli neri, HNT2 simboli bianchi). Fig. 1 a) Shear modulus (G) versus frequency of cured samples containing 0, 5 and 10 phr of HNT1 (black) and HNT2 (red) nanofillers. b) Shear modulus (G) versus HNT concentration calculated at 1 Hz (HNT1 black symbols, HNT2 white symbols).
inorganic filler (AC001) and two pairs of samples containing 5 and 10 phr (weight parts) of HNT1 and HNT2 respectively. The kinetic of the curing process has been studied by isothermal DSC analysis (technique which allows the measurements of the heat absorbed or surrendered by a substance during a chemical reaction or a physical transition), heating the samples at five different curing temperatures (130°C, 135°C, 140°C, 145°C and 150°C) and the experimental data ha-
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ve been fitted to an autocatalytic kinetic model , usually used for the study of the isothermal curing of rubbers. The kinetic constants given by the fits have therefore been used for calculating the apparent activation energies of curing, which are influenced by the type and by the quantity of HNT nanofiller.
Results and discussion
At the used HNT concentrations the hardness of the samples is not significantly
Ricerca
L’influenza dei nanotubi sulle caratteristiche reometriche Da misure reometriche (condotte a 177°C) risulta che la presenza dei nanotubi decelera il processo di vulcanizzazione e che tale effetto è maggiormente pronunciato in presenza del nanofiller HNT1. La decelerazione del processo di vulcanizzazione è probabilmente dovuta alla relativa acidità dei nanotubi (pH 4-4.5), che ne causa l’interazione con gli additivi basici presenti nella mescola ritardando il processo di reticolazione; inoltre, il maggior effetto riscontrato per il nanofiller HNT1 rispetto a HNT2 è legato alle minori dimensioni del primo, che ne aumentano la reattività grazie ad una maggior area superficiale.
L’influenza dei nanotubi sulla Tg Per valutare l’effetto dei nanotubi sulla temperatura di transizione vetrosa dei campioni crudi e vulcanizzati, ciascun campione (crudo) è stato prima rapidamente raffreddato da temperatura ambiente a -90°C e scaldato alla velocità di 20°C/min sino a 300°C (1° ciclo, completa vulcanizzazione dell’elastomero), quindi nuovamente raffreddato a -90°C e scaldato con la stessa rampa di temperatura (2°ciclo) . Per tutti e cinque i campioni analizzati, gli spettri DSC mostrano la presenza di due temperature di transizione vetrosa (Figure 2 e 3), confermando che la matrice polimerica influenced by the presence of nanotubes, raising from the 57,2 Shore A of AC001 to the 60,2 Shore A of the compound containing 10 phr of HNT2 (greatest hardness value). Figure 1a shows the shear modulus G of the cured samples versus the frequency of the applied deformation (measured using the DMA Q800 TAInstrument Analyzer), showing that the presence of the HNT nanotubes increases the shear modulus of the reference sample (percen-
Fig. 2 a) - Spettri DSC relativi a due cicli di riscaldamento successivi effettuati sui campioni contenenti 0 (riferimento), 5 e 10 phr di nanotubi HNT1. Le misure sono state condotte da -90°C a +300°C alla velocità di 20°C al minuto. b) Andamento della temperatura di transizione vetrosa dei campioni in funzione della concentrazione di nanotubi HNT1 prima (1°ciclo) e dopo vulcanizzazione (2°ciclo). Fig. 2 a) DSC results of uncured (first cycle) and cured (second cycle) samples containing 0 (reference), 5 and 10 phr of HNT1. The measures were performed from -90°C to 300°C at 20°C/ min. b) Glass transition temperatures of the samples versus phr of HNT1 before (first cycle) and after (second cycle) vulcanization.
tage increase of 32% in the case of the sample containing 10 phr of HNT1). Such behaviour suggests that HNT nanotubes are active fillers with respect to the elastomeric blend, interacting with the polymeric chains of the rubber and creating a rubber-filler network that increases the mechanical resistance of the sample. Besides, G increases with the concentration of HNT1 and decreases passing from 5 to 10 phr of HNT2, due to the decrease of the rubber-filler interaction (Figure 1b).
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Influence of HNT on curing time The time data obtained from rheometrics measures (at 177°C) reveal that HNT nanotubes decelerate the curing process and that such effect is greater using HNT1 nanofiller. The decelerating effect is due to their relative acidity (pH 4 -4.5), which generates a chemical interaction between the nanotubes and the basic curing additives delaying the curing process. Furthermore, the greatest effect of nanofiller HNT1 in comparison to that of HNT2 is due to the smaller dimen-
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Ricerca
Fig. 3 a) - Spettri DSC relativi a due cicli di riscaldamento successivi effettuati sui campioni contenenti 0 (riferimento), 5 e 10 phr di nanotubi HNT2. Le misure sono state condotte da -90°C a +300°C alla velocità di 20°C al minuto. b) Andamento della temperatura di transizione vetrosa dei campioni in funzione della concentrazione di nanotubi HNT2 prima (1°ciclo) e dopo vulcanizzazione (2°ciclo). Fig. 3 a) DSC results of uncured (first cycle) and cured (second cycle) samples containing 0 (reference), 5 and 10 phr of HNT2. The measures were performed from -90°C to 300°C at 20°C/ min. b) Glass transition temperatures of the samples versus phr of HNT2 before (first cycle) and after (second cycle) vulcanization.
sions of the first one, which has a higher surface area and so a higher reactivity.
Influence of HNT on glass transition temperature (Tg) The glass transition temperature of the samples was measured before and after the curing process, cooling the raw samples to -90°C and subsequently heating them at 20°C/min up to 300°C for two consecutive cycles. All the DSC measurements were carried out under a nitrogen flow of 50 mL/min.
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The DSC results show, for all the samples, the presence of two distinct glass transition (see the insert in Figure 2a), indicating that the polymeric matrix is constituted of an unmixable blend of two elastomers. The glass transition at lower temperatures (-61,8°C for the reference sample) is related to natural rubber, the other to styrene-butadiene rubber (-50.1°C). The curing notably increases the glass transition temperature of the mixtures,
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è composta da una mescola bi-componente immiscibile. La transizione vetrosa a più basse temperature (-61,8°C per il campione di riferimento) è relativa alla gomma naturale, l’altra all’SBR (-50.1°C). La reticolazione aumenta notevolmente la temperatura di transizione vetrosa dei composti, com’era logico attendersi in seguito alla riduzione della mobilità delle catene. In particolar modo tale aumento risulta più marcato per la Tg dell’ SBR (+24%) rispetto a quello della gomma naturale (+9%) e risulta lo stesso per entrambi i tipi di nanofiller. Analizzando l’andamento della temperatura di transizione vetrosa in funzione della quantità e del tipo di nanofiller, si può vedere come per le concentrazioni utilizzate essa risulti pressoché costante. Esaminando la Figura 2b in dettaglio si nota che (rispetto alla Tg del campione di riferimento) la variazione della Tg è più evidente nel campione HNT1 5phr, ad ulteriore conferma della maggior interazione filler-gomma che ostacola maggiormente lo scorrimento delle catene. La leggera diminuzione della Tg a 10 phr di HNT1 può essere associata alla minor interazione filler-matrice causata dall’aumento di nanofiller.
L’influenza dei nanotubi sulla cinetica di vulcanizzazione via DSC L’analisi DSC permette di associare direttamente il calore sviluppadue to the strong reduction of chain mobility (Figure 2b and Fig. 3b). Such increased result is more marked for the Tg of SBR (+24%) in comparison to that of the natural rubber (+9%) and is the same for both the HNT nanofillers. The glass transition temperature of the samples containing HNT2 remains almost the same for all the nanofiller concentrations (0, 5 and 10 phr), while the Tg of the samples containing HNT1 slightly varies with the HNT1 concentration and such va-
Ricerca
to durante la reazione di vulcanizzazione e misurato dallo strumento al grado di avanzamento della reazione (chiamato alfa). In questo lavoro lo studio della cinetica di vulcanizzazione è stato condotto in condizioni isoterme (a cinque diverse temperature di vulcanizzazione) per evitare la generazione di piccoli gradienti termici nel campione che si potrebbero verificare nel caso di vulcanizzazioni effettuate a velocità di riscaldamento relativamente alte. Dal punto di vista generale il verificarsi di una reazione chimica (o di una transizione di fase) genera la comparsa di un picco ben definito nello spettro DSC, la cui area è direttamente proporzionale all’entalpia di reazione del processo ΔHtot. Supponendo che durante il processo di vulcanizzazione non avvengano altre reazioni chimiche è possibile correlare direttamente il grado di avanzamento della reazione all’area del picco:
L’entalpia totale del processo si ottiene integrando l’intero picco di reazione (corretto con una linea di base) dal punto di inizio processo (punto in cui il flusso di calore inizia ad aumentare discostandosi dalla linea di base) al punto di fine processo (punto in cui il segnale del flusso di calore si ricongiunge alla linea di base), mentre ΔH(t) si calcola integrando la curva dal punto di inizio processo sino al generico tempo t (si veriation is more evident at 5 phr of nanofiller, further confirmation of the greatest interaction filler-rubber at this concentration that hinders the slide of the chains.
Influence of HNT on the kinetic of curing reaction (via DSC analyses) Among the different techniques used in the study of the kinetics behaviour of the curing reaction of elastomers, the principal one is the DSC analysis, which allows the association of the heat developed during the
Fig. 4 Analisi DSC effettuate in modalità isoterma su campioni contenenti 0 phr di nanofiller (AC001) a diverse temperature di vulcanizzazione ( 130°C, 135°C, 140°C, 145°C e 150°C). Fig. 4 Isothermal DSC analiyses of the AC001 sample performed at different curing temperatures (130°C, 135°C, 140°C, 145°C e 150°C).
curing reaction (and measured by the instrument) to the degree of advancement of the reaction. The study of the kinetics of curing reaction through DSC analysis is usually done in two different experimental conditions: isothermal (at different curing temperatures) or dynamic (at different heating rates). In this study the first experimental typology has been select, because it provides much more accurate results (in isothermal condition the measurements are not influenced
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by the generation of small thermal gradients in the sample that could be present in the case of dynamic experiments effected at high heating rates). From a general point of view, during a DSC scan the occurrence of a chemical reaction (or a phase transition) produces the appearance of a well defined peak whose area is directly proportional to the reaction enthalpy of the process, ΔHtot. Supposing that during the curing process no other chemical reactions (or physical transitions) happen,
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Ricerca
Fig. 5 Andamento del grado di avanzamento della reticolazione (α) in funzione del tempo (a) e della velocità di reticolazione in funzione di α (b) per il campione AC001 a 130°C, 135°C, 140°C, 145°C e 150°C. In rosso sono riportate le curve di interpolazione dei dati. Fig. 5 Isothermal curing degree (α) as a function of time (a) and curing rate as a function of α (b) for the AC001 sample at curing temperatures of 130°C, 135°C, 140°C, 145°C and 150°C. The red lines represent the fitting curves.
Fig. 6 a) - Grafico di Arrhenius che mostra la dipendenza della costante cinetica autocatalitica del processo in funzione della temperatura di vulcanizzazione per il campione AC001. (b) Dipendenza degli esponenti cinetici m ed n dalla temperatura di vulcanizzazione. I parametri k2, m ed n sono stati determinati dall’interpolazione dei dati sperimentali con l’equazione cinetica mentre l’energia di attivazione tramite interpolazione lineare. Fig. 6 a) Arrhenius plot of the autocatalytic kinetic constant of the process versus 1/T for the AC001 sample. (b) Dependance on curing temperature of kinetic exponents (m and n), as obtained by fitting of experimental data.
da a titolo di esempio la Figura 4). I punti sperimentali sono stati opportunamente fittati tramite un’equazione cinetica complessa (non riportata), utilizzata in generale per la descrizione di processi di reticolazione caratterizzati da una velocità iniziale
diversa da zero, a causa del contributo fornito dalla progressiva formazione dei prodotti di reazione (centri di reticolazione). Fittando i dati sperimentali tramite l’equazione cinetica si ricavano le costanti cinetiche del processo (dipendenti dalla temperatura tramite
l’equazione di Arrhenius), dalle quali è infine possibile ottenere l’energia apparente di attivazione Ea del processo di vulcanizzazione (Figure 5 e 6). La cinetica di reticolazione dei campioni analizzati è essenzialmente costituita da due contributi, che rego-
it is possible to directly correlate the degree of advancement of the curing reaction (α) to the area of the peak:
can be evaluated integrating the DSC peak from the start time of the process to the generic time t (see Figure 4). In this study the experimental points were fitted to a complex kinetic equation (not reported), used in general to describe the kinetics of curing processes having an initial curing rate different from zero, thanks to the catalytic contribution provided by the progressive formation of the reaction products (curing centers). The kinetic constants given by the fits (having an Ar-
rhenius-like dependence from temperature) have been used for calculating the apparent activation energies of curing process (Figure 5 and Figure 6). The kinetic behaviour of the curing process is essentially made up of two contributions that regulate the initial and final part of the process. From the beginning to the maximum curing rate the process is essentially dominated by the autocatalytic mechanism, that determines the initial rate of reaction and controls the symmetry of the
The total enthalpy of the process can be evaluated integrating the whole peak of reaction (corrected with a baseline) from the start time (in which the heat flow begins to separate from the baseline) to the end time of the process (in which the signal of the heat flow rejoins the baseline), while ΔH(t)
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Ricerca
lano la parte iniziale e finale del processo: dall’inizio sino alla massima velocità di reticolazione il processo è essenzialmente dominato dal meccanismo “autocatalitico”, che determina la velocità iniziale di reazione e controlla la simmetria della curva; oltre la velocità massima il processo è essenzialmente dominato dal consumo dei reagenti (meccanismo “non catalitico” ), che determina la forma della curva. La Figura 7 riporta i valori del fattore di frequenza e delle energie di attivazione catalitica (2) e non catalitica (1) per i diversi campioni in funzione della quantità di nanotubi (per il campione AC001, Ea1 = 80 ± 13 kJ/mole e Ea2 = 101 ± 6 kJ/mole). Analizzando l’andamento di Ea1 in funzione della concentrazione per entrambi i tipi nanofiller e considerando le bande d’errore si nota come l’energia di attivazione presenti lo stesso andamento e gli stessi valori. Tale evidenza suggerisce che l’energia di attivazione legata alle prime fasi del processo (α~0) sia in prima approssimazione indipendente dalle dimensioni del nanofiller e che aumenti in funzione della sua concentrazione. Analizzando l’energia di attivazione autocatalitica si nota come, rispetto al valore di riferimento, essa diminuisca a 5 phr di HNT1 (80 ± 6 kJ/ mol) per poi tornare al valore iniziale a 10 phr (107 ± 6 kJ/mol), suggerendo che alla concentrazione di 5 phr di HNT1 l’interazione filler-matrice influenza il processo di vulcanizzazione anche dal punto di vista energetico, ab-
bassando l’energia di attivazione e favorendo termodinamicamente il processo. L’energia di attivazione nel caso del fil-
ler HNT2 rimane pressoché invariata aggiungendo 5 phr mentre cade a 69 ± 8 kJ/mole con 10 phr di nanofiller.
curve. From the maximum curing rate to the end the process is essentially dominated by the consumption of the reagents (non catalytic mechanism), which determines the form of the curve. Figure 7 shows the trend of the frequency factors and of the autocatalytic (2) and non catalytic (1) activation energies versus the HNT concentration (for AC001 sample, Ea1 = 80 ± 13 kJ/mole e Ea2 = 101 ± 6 kJ/mole). Analyzing the trend of Ea1 versus the phr of HNT1 and HNT2 and
considering the margins of error, the activation energies have the same trend and the same values for both the nanofillers. Such evidence suggests that the activation energy related to the first phases of the process (α~0) is in approximation independent from the dimensions of the nanofillers and that increases when the HNT concentration increases. Analyzing the autocatalytic activation energies of the HNT samples in comparison to the reference value (AC001), Ea2 decrea-
ses at 5 phr of HNT1 (80 ± 6 kJ/mol) and then returns to the initial value at 10 phr (107 ± 6 kJ/mol). This suggests that at a concentration of 5 phr of HNT1 the filler-rubber interaction also influenced the curing from the point of view of the energy, lowering the activation energy and favouring thermodinamicaly the process. The activation energy in the case of the samples containing HNT2 is nearly unchanged by adding 5 phr of nanofiller, while it falls to 69 ± 8 kJ/mole by adding 10 phr of nanofiller.
Fig. 7 Andamento delle energie di attivazione (a) e dei fattori di frequenza (b) in funzione della concentrazione di nanofiller HNT1 (punti rossi) e HNT2 (punti blu). Fig. 7 Dependence on HNT1 (red points) and HNT2 (blue points) phr of activation energies (a) and frequency factors (b).
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Minima altezza di lavoro. Massima ergonomicitĂ .
ENGEL elast compact. La chiusura verticale della ENGEL elast compact offre numerosi vantaggi per lo stampaggio di parti in gomma e per lâ&#x20AC;&#x2122;incapsulamento di inserti metallici > altezza del piano di lavoro si soli 775 mm > variazione altezza stampo completamente automatica > elevata rigiditĂ per minimizzare le bave Sempre vicino a Voi: www.engel.info
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Mescole
Come migliorare la processabilità e ridurre il contenuto di zinco di Cinzia Gottero, Eico Novachem
In previsione di future normative riguardanti il contenuto di ossido di zinco (ZnO) in mescole a base gomma, i risultati di questo studio mostrano la possibilità sia di ridurre il contenuto di ossido di zinco sia di migliorare il comportamento reologico della mescola in tutte le varie fasi di processing.
L
o studio è stato impostato utilizzando la seguente formulazione: • Polyblack (NBR con contenuto di ACN del 36%); • Carbon Black N 726 - 100 phr; • Reticolazione a zolfo (rubber lab no. 6265.2.). La scelta di utilizzare un elevato dosaggio di processing aid (fino a 4 phr) si è reso necessaria per meglio dimostrare gli effetti ottenuti nei test di laboratorio. Sebbene siano attualmente disponibili sul mercato nuovi processing aids, i sali di zinco di acidi grassi sono ampiamente usati come coadiuvanti di processo nelle mescole a base di gomma NBR. L’utilizzo di un processing aid “High Tech” presenta vantaggi rispetto all’uso dei normali sali di zinco di acidi grassi; inoltre, un altro aspetto non trascurabile è dato dalla riduzione dell’ossido di zinco nel composto. L’utilizzo di chemical contenenti
zinco contribuisce ad incrementarne il livello totale in mescola, quindi è importante avere il controllo del contenuto totale
di zinco nella mescola. Sarebbe bene azzerarne il contenuto ma ciò non è possibile perché lo ZnO gioca un ruolo importante per ottenere le necessarie proprietà prestazionali del vulcanizzato. I test sono stati eseguiti su una mescola a base NBR contenente valori standard di ZnO, 3 phr. L’idea era di ridurre il contenuto
compound
ZnO
1
3
Struktol HT 202
2
3
2
3
1,5
4
Classical Zn soap
4
3
2
5
1,5
4
Compr. Set 70h/70°C (%)
Compound Flow (g)
40 30 20 10 0
1
2
3
4
5
Graph 1: Compression set and Compound Flow of the investigated formulations.
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Mescole
di zinco ed al tempo stesso di migliorare il comportamento reologico della mescola. Sono state determinate sia le caratteristiche cinetiche (MH, tc10, tc90) sia quelle del vulcanizzato attraverso il test di compression set. Sia il sapone di zinco che lo Struktol HT 202 incrementano leggermente la densità di reticolazione, anche quando il contenuto di zinco è ridotto (1: 47 dNm; 3: 49 dNm; Rheometer ODR 150°C). Il valore di compression set misurato dopo 22h/70°C e 70h/70°C (Grafico 1) era inferiore quando venivano impiegati additivi di processo e anche con la riduzione di ZnO i benefici continuavano ad essere evidenti. Un veloce riempimento stampo è importante per le mescole usate in stampi ad iniezione multicavità, ad esempio nella produzione di guarnizioni sigillanti. Lo “spiral mould flow test” è un metodo efficace per dimostrare l’influenza dei coadiuvanti di processo nei compound. Già con una piccola dose pari a 2 phr di un coadiuvante di processo si ha come risultato un miglioramento di flusso (Grafico 1). In questo caso il sale di zinco e lo Struktol HT 202 non differiscono molto. Anche usando 4 phr e ricercando la riduzione di ZnO il beneficio sul flusso è ancora notevole (importante: nessuna efflorescenza di lubrificanti è stata rilevata sulla superficie). Anche a queste dosi relativamente elevate di lubrificante di processo non risulta alcuna diminuzione della durezza (ShA +/- 2). Lo stesso risultato è stato ottenuto dopo invecchiamento (72h/100°C). Infatti, lo Struktol HT 202 è stato progettato per adattarsi alle esigenze di un moderno coadiuvante di processo con un basso punto di rammollimento che lo rende adatto all’utilizzo sia in un mixer sia su mescolatore aperto “open mill” per garantire una perfetta dispersione. Lo Struktol HT 202 è di colore chiaro e non scolora, è efficace come agente di distacco durante la fase di stampaggio 34
| L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |
ed anche come processing aid. Inoltre, contribuisce all’obiettivo “zinco zero”. Utilizzando sostanze contenenti zinco quale Struktol HT 202 sarà più semplice soddisfare le normative connesse alla riduzione di zinco mantenendo le proprietà di flusso richieste da particolari formulati.
222 è una sostanza a base di acidi grassi mentre il grado WS 180 è a base organo silicone. Entrambi gli additivi sono ben compatibili con CM ma lo Struktol WS 180 può essere usato a dosi inferiori. Come previsto, i valori di compression set risultano inferiori nei formulati contenente la sostanza organo silicone (vedi Tabella 2). Per quanto riguarda le proprietà di flusso, lo Struktol WS 180 come pure lo Struktol WB 222 hanno dimostrato miglioramenti eccezionali. Tuttavia, appare evidente che il grado WS 180 è superiore al WB 222 (vedi Grafico 2). Inoltre, utilizzando lo Struktol WS 180 in applicazioni con stampaggio a iniezione la percentuale di scarto può essere ridotta notevolmente grazie alle eccellenti proprietà di rilascio dell’additivo. Migliorie sulla giunzione sono state notate da diverse aziende operanti nel settore stampaggio ad iniezione.
Struktol WS 180 quale coadiuvante di processo Il polietilene clorinato (CM) è ampiamente usato nell’industria dei cavi per i composti di rivestimento in considerazione delle sue benefiche proprietà come la resistenza alle sostanze chimiche, olio e ozono. Inoltre, presenta notevoli proprietà ritardanti di fiamma per la sua natura alogenata. Nei sopra citati composti per rivestimento assume particolare importanza il comportamento reologico della mescola. Allo scopo di valutare tale parametro, lo Struktol WB 222 e WS 180 sono stati messi a confronto con una mescola di controllo senza additivi (vedi Tabella 1). Lo Struktol WB
Graph 2: Determined extrusion rates. Graph 2: Extrusion rate (g/min) 300 280
Table 1: Formulation of the CPE compounds. Table 1
control
260
Struktol Struktol WB 222 WS 180
Welpren CPE
100
100
100
N-772 Statex
66,7
66,7
66,7
Zinc oxide
27,8
27,8
27,8
25
25
25
13,19
13,19
13,19
TOTM Struktol WB 900 Struktol WB 222
3
Struktol WB 180
2
240 220
Control
Struktol wb222
Struktol wS180
Table 2: Mechanical properties. control
Struktol WB 222
Struktol WS 180
Shore hardness (ShA)
78
76
73
Rebound elasticity (%)
28
28
27
Tensile Strength (MPa)
17,4
17
16,1
Table 2
Luvomaxx TAC 70 DL
3,94
3,94
3,94
Perkadox 14-40
3,94
3,94
3,94
Trigonox 29-40
3,94
3,94
3,94
Elongation at breack (%)
281
279
262
Calcium oxide
9,4
9,4
9,4
Modulus 100% (MPa)
4,9
4,8
4,8
Dump temperature (°C)
92
93
89
5,7
6,3
4,6
Energy consuption (KJ)
750
755
746
Tear resistance (kN/m)
Mooney viscosity
114
108
108
CS 24 h / 100 °C 25% (%)
16
17
15
marzo
2009 n. 566
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Sistemi informativi
Portare “Elasto” in azienda: l’esperienza Unigomma di Paolo Pontremolesi, Direzione Vendite e Marketing Z-Lab
Z-Lab, software house bergamasca fondata nel 1985, sviluppa sistemi informativi modulari e specializzati per la produzione, il magazzino e la logistica delle PMI. Le soluzioni Z-Lab sono basate sulla piattaforma gestionale AdHoc di Zucchetti, su cui sono state sviluppate le verticalizzazioni orientate ai vari settori produttivi: meccanica, gomma e plastica, macchine e impianti speciali. Elasto è il sistema informativo specifico per le aziende che stampano gomma. In questo articolo si riportano le esperienze e le considerazioni di Unigomma, azienda del distretto bergamasco che lo ha adottato con successo
La società Unigomma, fondata nel 1990 da un gruppo di persone con consolidata esperienza su elastomeri e PTFE, si è orientata sin da subito verso quei mercati strategici in cui, grazie a qualità, servizio e competitività, si è affermata nel corso degli anni. L’azienda è, infatti, attiva nei settori automotive, alimentare, valvole e raccordi, elettrodomestici, idraulica, oleodinamica e pneumatica. L’export rappresenta oltre il 70% del fatturato e questo, insieme alle molteplici certificazioni ottenute dal sistema qualità, vale come garanzia sia per i clienti storici sia per i nuovi progetti. L’azienda ha puntato sui sistemi
informativi sin dai primi anni di attività. Nel corso degli anni ’90 si è dotata di un programma in Cobol su sistema operativo Unix, fortemente personalizzato, in grado di fornire risposte sia alle esigenze amministrative che alle principali necessità operative: ordini, giacenze, lavorazioni, stampi. Il programma ha accompagnato l’azienda per vari anni, ma le difficoltà sono aumentate con le nuove esigenze di controllo della produzione, del sistema qualità, di tempestività nelle risposte ai clienti. L’azienda ha quindi attivato altre procedure, basate su Microsoft Office e staccate dal sistema principale, e per questo laboriose nella loro gestione. Inoltre, anche sul fronte marzo
tecnologico, la soluzione adottata non consentiva la crescita richiesta dal business Unigomma. Così, dopo aver comunque passato l’anno 2000 e l’avvento dell’euro, l’azienda era alla ricerca di un sistema integrato e specializzato, che recepisse tutta l’organizzazione aziendale esistente e che potesse portarla a nuovi traguardi di efficienza, produttività e qualità richiesti dai mercati in cui l’azienda stava crescendo.
Il progetto elasto Nello stesso periodo (tra il 2004 e il 2005), Z-Lab stava lavorando al progetto Elasto, un sistema informativo specializzato e completo per le aziende del settore gomma. Elasto non voleva essere l’ennesimo programma personalizzato per ogni azienda che lo adottasse, ma una piattaforma standard di settore, completa e flessibile, già in grado, da subito, di assolvere le esigenze aziendali e di crescere, in seguito, con l’evoluzione del business. Con queste premesse, la scelta di Elasto per Unigomma è stata naturale, anche se hanno contribuito al successo del progetto, oltre al software, anche l’attenzione, da parte della software house, agli aspetti organizzativi, come la “continuità”
2009 n. 566 | L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |
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Sistemi informativi
Immagine anagrafica prodotti finiti. Immagine anagrafica prodotti finiti
nel lavoro, la formazione agliadeguato utiliz-alle esigenze sistema pressoché pronto all’operatiPartendo dalla certezza che il software fosse aziendali, i responsabili del progetto hanno potuto concentrarsi sull’importazione dati tecnici, commerciali e gestionali sparsi nei vari programmi, zatori, l’importazione deideidati storività quotidiana. operatori un sistema pressoché pronto all’operatività quotidiana. ciportando e altriaglidettagli. Questo ha consenPer quanto riguarda la formazioPer quanto riguarda la formazione agli operatori, sono state sufficienti poche ore per apprendere i rudimenti tito il passaggio pressoché indolore ne agli operatori, sonoinstate sufficienti dell’utilizzo del programma, insieme a qualche giorno di affiancamento per mettere il personale condizione di tutti i casi pratici dellasistepropria attività. Le domande emerse hanno trovato risposta eaffrontare senza autonomamente discontinuità al nuovo poche ore per apprendere i rudimenti tempestiva ed esauriente da Z-Lab, che offre supporto telefonico e teleassistenza su Elasto. ma da parte di tutta l’organizzaziodell’utilizzo del programma, insieme a Un’attività significativa del progetto Unigomma è stata la pianificazione attenta delle attività preliminari e delle ne aziendale. qualche giorno di affiancamento per prime fasi di utilizzo della procedura. Ciò ha permesso di non interferire con la normale operatività aziendale, di Rileggendo il progetto a posteriomettere personale in condizione di passare ad Elasto in maniera “morbida” e indolore e di ottenere il massimo il livello di supporto nelle fasi cruciali del progetto. ri, emergono alcuni aspetti significaaffrontare autonomamente tutti i caElasto copre tutti i processi del core-business aziendale: le offerte, gli ordini da clienti, gli approvvigionamenti dai tivi e qualche spunto di riflessione. si pratici della propria attività. Le dofornitori, la produzione, le lavorazioni successive, i controlli di qualità, il confezionamento e lo stoccaggio, la Innanzitutto, l’obiettivo, condiviso mande emerse hanno trovato risposta spedizione. a priori, non è stato quello di instaltempestiva ed esauriente da Z-Lab, L’operatività lare il software, ma di portare l’inteche offre supporto telefonico e telePer mostrare meglio come Elasto affronta le problematiche della tipica azienda di stampaggio, di seguito rariportiamo azienda ad usare Elasto per tutti i assistenza su Elasto. alcune schermate significative e qualche commento sul loro utilizzo in Unigomma. suoi processi: dalle offerte agli ordiUn’attività significativa dele proPer quanto riguarda l’area commerciale, Elasto entra in gioco dall’offerta, con i preventivi relativi alle mescole stampi, che mescole considerano anche costi di attrezzaggio, di trasporto e commerciali (agente). Ogni preventivo viene ni, dalle agli stampi, passangetto Unigomma è stata la pianificaarchiviato nel sistema ed è disponibile per le elaborazioni richieste dalle norme ISO TS 16949. do ovviamente per la produzione e il zione attenta delle attività preliminaservizio qualità. ri e delle prime fasi di utilizzo della procedura. Ciò ha permesso di non La versatilità interferire con la normale operativiL’implementazione di Elasto non tà aziendale, di passare ad Elasto in ha richiesto interventi di personalizmaniera “morbida” e indolore e di otzazione software, ma un’attenta e artenere il massimo livello di supporto ticolata configurazione dei vari paranelle fasi cruciali del progetto. metri del programma in base alle abiElasto copre tutti i processi del tudini e alle peculiarità di Unigomma, core-business aziendale: le offerte, che sono state ampiamente recepite: gli ordini da clienti, gli approvvigioad esempio le schede di produzione e namenti dai fornitori, la produzione, le schede di controllo ricalcano quelle le lavorazioni successive, i controlli di già in uso in azienda. qualità, il confezionamento e lo stocPartendo dalla certezza che il sofcaggio, la spedizione. tware fosse adeguato alle esigenze L’operatività aziendali, i responsabili del progetto Per mostrare meglio come Elasto hanno potuto concentrarsi sull’imaffronta le problematiche della tipiportazione dei dati tecnici, commerca azienda di stampaggio, di seguito ciali e gestionali sparsi nei vari proriportiamo alcune schermate signifigrammi, portando agli operatori un 38
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marzo
2009 n. 566
cative e qualche commento sul loro utilizzo in Unigomma. Per quanto riguarda l’area commerciale, Elasto entra in gioco dall’offerta, con i preventivi relativi alle mescole e stampi, che considerano anche costi di attrezzaggio, di trasporto e commerciali (agente). Ogni preventivo viene archiviato nel sistema ed è disponibile per le elaborazioni richieste dalle norme ISO TS 16949. Successivamente è possibile precisare ulteriormente le informazioni dell’articolo in preventivazione, elaborando la scheda costi, che gestisce il dettaglio delle fasi di lavorazione e i relativi costi, definendo anche i prezzi per scaglione di quantità. Queste informazioni diventeranno poi la base del ciclo di lavoro al momento del lancio di produzione. Al momento della conferma di un’offerta da parte di un cliente, Elasto crea automaticamente il relativo ordine, singolo o a programma, utilizzando i prezzi per quantità e le altre informazioni dell’offerta stessa. E’ possibile inviare automaticamente al cliente la conferma d’ordine con le condizioni di fornitura in formato PDF. Dopo l’inserimento degli ordini, il sistema è interrogabile attraverso l’inquiry, che visualizza la situazione di tutti gli articoli in produzione in un’unica schermata. Sono possibili diverse visualizzazioni per fase di lavoro, per magazzino, per fornitore (terzista); questo consente all’utente di rispondere immediatamente alle domande di colleghi e clienti su disponibilità, tempi di consegna, problemi e/o ritardi nelle lavorazioni. I fabbisogni di mescole e stampi vengono calcolati dagli ordini inseriti e proposti in automatico (come proposte d’acquisto o PDA), seguendo criteri di approvvigionamento come: fabbisogno puro, minor costo, fornitore preferenziale, lotto economico di acquisto. L’operatore può confermare la proposta o variare i dati prima
Sistemi informativi
grandi miglioramenti, sia in termini di impegno necessario per ottenere i dati aggregati, sia di errori di re-inserimento dei dati in sistemi diversi. Grazie a Elasto è possibile tenere d’occhio quotidianamente l’andamento aziendale, dedicando pochi minuti al giorno a questa attività, concentrandosi solo sui dati “critici”, effettuando il drill-down per vedere i dettagli, fino alle singole righe dei documenti.
Conclusioni
L’adozione di Elasto ha portato ad Unigomma un insieme di contenitori per tutti i dati aziendali, sia tecniSuccessivamente è possibile precisare ulteriormente le informazioni dell’articolo in preventivazione, elaborando Ulteriori vantaggi quenza dei campioni, delle tolleranci che commerciali e gestionali, sendi emettere l’ordine al fornitore prela scheda costi, che gestisce il dettaglio delle fasi di lavorazione e i relativi costi, definendo anche i prezzi per In Unigomma, Elasto gestisce anche le dichiarazioni relative agli avanzamenti di produzione: si p ze. Elasto si interfaccia con le macza costringere l’azienda a stravolgere scelto. In questo modo si ottimizza la scaglione di quantità. Queste informazioni diventeranno poi la base del ciclo di lavoro al momento del lancio di chine di misura più diffuse, attraveril proprio modo di lavorare. Il progestione del magazzino materie prida un normale PC, da un terminale fisso o wireless o dal sistema a bordo macchina, se predispo produzione. Al momento della conferma di un’offerta da parte di un cliente, Elasto creadi automaticamente ordine, so moduli connessione diretta o avviene gramma è stato una quindi tappa èimportanme e stampi. L’aggiornamento dei dati diil relativo magazzino in tempo reale, possibile monitorare in c singolo o a programma, utilizzando i prezzi per quantità etrasferimento le altre informazionifile. dell’offerta stessa. E’ possibile Tutte le misuraziote nell’ottimizzazione dei processi di l’andamento della produzione e risolvere sul nascere eventuali anomalie. inviare automaticamente al cliente la conferma d’ordine con le condizioni di fornitura in formato PDF. Dopo Ulteriori vantaggi ni vengono archiviate in tabelle del business dell’azienda e si sta rivelanl’inserimento degli ordini, il sistema è interrogabile attraverso l’inquiry, cheproduzione visualizza la situazione di tutti gli Il modulo la visualizzazione grafica interattiva del carico presse: è possibi database diper eventualiprevede elaborazioni do, nel momento difficile che il settoIn Unigomma, Elasto gestisce anarticoli in produzione in un’unica schermata. Sono possibili diverse visualizzazioni per fase di lavoro, per d’occhio, valutare la situazione e intervenire spostando i lavori sulle strumento presse libere statistiche successive. re attraversa, un valido di semplicemente che le dichiarazioni relative agli avanmagazzino, per fornitore (terzista); questo consente all’utente di rispondere immediatamente alle domande di sopra con il risultato mouse. Indell’integrazioquesto modo la gestione dei piccoli ordini urgenti risultadei notevolmente sem Come recupero di efficienza, riduzione zamenti di produzione: si possono in- problemi colleghi e clienti su disponibilità, tempi di consegna, e/o ritardi nelle lavorazioni. ne di tutte le informazioni aziendatempi e dei costi, riduzione degli erserire dadiun normale da un ter-dagli ordini I fabbisogni mescole e stampiPC, vengono calcolati inseriti e proposti in automatico (come proposte d’acquisto fisso o PDA),oseguendo criteri di approvvigionamento puro, minor costo, fornitore li come: in unfabbisogno sistema, Elasto aumento delle informazioni diminale wireless o dal sistema Elasto eunico le funzioni basilari delfornisistemarori, qualità lotto economicose di acquisto. L’operatore può confermare la proposta o variare a i dati prima di sce una visualizzazione “cruscotsponibili. apreferenziale, bordo macchina, predisposto. ognila articolo è magazzino prevista la definizione emettere l’ordine al fornitore prescelto. In questo modo siPer ottimizza gestione del materie prime e dei piani di controllo, con le indicazioni delle misure, de L’aggiornamento dei dati di magazto” (dashboard) dei principali paAnche i clienti e i fornitori di Unistampi. dei campioni, delle tolleranze. Elasto si interfaccia con le macchine di misura più diffuse, attrave zino avviene in tempo reale, quindi è rametri dell’andamento aziendale. gomma hanno percepito l’effetto di connessione diretta o trasferimento file. Tutte le misurazioni vengono archiviate possibile monitorare in continuo l’anIn quest’area, considerata strategiquesto miglioramento nelle relazioniin tabelle del da eventuali elaborazionisistatistiche successive. damento della produzione e risolvere ca dalla direzione, sono ottenuti di business con l’azienda. sul nascere eventuali anomalie. Il modulo di produzione prevede la visualizzazione grafica interattiva del carico presse: è possibile, a colpo d’occhio, valutare la situazione e intervenire spostando i lavori sulle presse libere semplicemente trascinandoveli sopra con il mouse. In questo modo la gestione dei piccoli ordini urgenti risulta notevolmente semplificata.
II preventivi. preventivi.
Elasto e le funzioni basilari del sistema qualità Per ogni articolo è prevista la definizione dei piani di controllo, con le indicazioni delle misure, della fre-
Qualità: piano di controllo.
Qualità: piano di controllo marzo
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Come risultato dell’integrazione di tutte le informazioni aziendali in un unico sistema, Elasto forn
PRODUZIONE MESCOLE GOMMA
Da oltre 30 anni PMG è leader nella produzione di mescole in elastomeri speciali ad elevata tecnologia. In continua evoluzione, offre soluzioni su misura altamente qualificate e specialistiche. PMG è in costante espansione sul mercato Europeo, in particolare grazie al nuovo sito produttivo in Romania che le permette di essere sempre più vicina alle esigenze dei propri Clienti. PRODUZIONE MESCOLE GOMMA
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Guarnizioni
Comfort in volo assicurato dalla gomma di Giuseppe Cantalupo
Volare in condizioni di sicurezza è importante, ma è anche importante viaggiare in un ambiente nel quale la rumorosità, come quella prodotta, per esempio, dalle vibrazioni trasmesse agli armadietti portabagagli posti sopra i sedili, sia la più bassa possibile. Un sostanziale contributo in questo senso al comfort a bordo degli aerei è assicurato dalle parti e guarnizioni in gomma che l’azienda austro-tedesca RO-RA produce appositamente con le macchine a iniezione Engel.
L’unità italiana, ubicata a Castelli Calepio, Bergamo, produce parti in plastica-gomma e gomma-gomma, di cui l’80% trova applicazione nell’industria dell’auto. La fabbrica di Tralee, a sud-ovest dell’Irlanda, fornisce manufatti in plastica e parti realizzate con tecnologia bicomponente, di cui il 50% è destinato all’industria automobilistica e a quella aeronautica.
C
i sono, ma non si vedono. Però se ne avvertono gli effetti. Parliamo dei tanti, tantissimi particolari stampati in gomma che, quando viaggiamo in aereo, svolgono, non visti, l’importante funzione di ammortizzare le vibrazioni e attutire i rumori. Il Gruppo RO-RA produce gran parte di questi componenti aeronautici speciali sia per l’interno che per l’esterno degli aerei. E tutti con macchine Engel.
Il Gruppo RO-RA È sorto nel 1992 in Germania, dove ha la sede centrale a Piding, nei pressi di Bad Reichenhall, e ha specializzato la sua attività nello sviluppo e nella produzione di componenti di precisione in gomma e materiali termoplastici, come guarnizioni, manufatti compositi in me-
Il nuovo stabilimento RO-RA di Schörfling am Attersee.
tallo-plastica, plastica-gomma, gomma-gomma, articoli di precisione in acciai speciali e leghe leggere e gruppi assemblati. La produzione è distribuita in tre stabilimenti, in Italia, Irlanda e Austria, ognuno dei quali è competente nella fabbricazione di una specifica gamma di articoli. marzo
Dallo stabilimento austriaco, inaugurato appena lo scorso autunno 2008 a Schörfling am Attersee, provengono componenti e gruppi assemblati per la costruzione di velivoli. La consistenza della realtà industriale rappresentata da questo gruppo è ben espressa da due da-
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Guarnizioni
ti significativi: fatturato 2008 complessivo di circa 25 milioni di euro e numero di dipendenti 110.
Leggerezza, potenza elevata, affidabilità e lunga durata sono i requisiti primari di qualità che devono possedere i componenti per la costruzione dei velivoli. Una qualità senza compromessi, come dicono in RO-RA. Una qualità che la casa austro-tedesca già raggiunge nella produzione di componenti termoplastici, grazie all’affidabilità delle macchine a iniezione Engel. Ed è per questo motivo, come ha dichiarato Josef Fellinger, Presidente del gruppo, che l’azienda ha deciso di adottare anche per la produzione dei componenti aeronautici in gomma, e sin dall’inizio, le macchine Engel della serie victory elast: la
strada sicura era già tracciata, e RO-RA non ha voluto abbandonarla. Ma esistono anche precise caratteristiche tecniche che hanno rafforzato la convinzione della scelta. Le macchine utilizzate dall’azienda sono quasi esclusivamente quelIl reparto per lo stampaggio a iniezione di componenti le a iniezione in gomma e plastica. della serie victory, con forza di chiusura stampi di 100-200 ton, equipaggiate, a seconda del tipo di lavorazione, con iniettore a vite per resine termoplastiche o per gomma, o con iniettore di tipo FI-FO per Elementi delle sospensioni anti-vibrazioni per armadietti portabagagli. gomma. Il gruppo di chiusura è senza po metallo-gomma, plastica-gomma colonne. Ed è quello preferito dalla o gomma-gomma. società, perché garantisce la massima Tutte le macchine Engel, inoltre, versatilità produttiva. L’assenza delle sono dotate di software integrati per colonne, infatti, consente un più lila gestione e il controllo automatico bero accesso allo stampo, movimenti dei processi. più sicuri e più liberi nell’area di laÈ in questa somma di caratterivoro in quanto non impediti da ostastiche che il Gruppo RO-RA trova il coli, un cambio stampi più veloce e pieno soddisfacimento delle sue esianche un più rapido scarico dei pezzi genze, che si riassumono in una sola, stampati. Inoltre, comporta una maimportante e decisiva: produrre con nutenzione più semplice, con relatila più bassa probabilità d’errore posvi costi più bassi. In altre parole, una sibile, perché la produzione dei commaggiore efficienza delle operazioni ponenti aeronautici deve essere pere, quindi, una maggiore produttività. fetta. E per l’azienda austro-tedesca la E questo, sia nella produzione di argaranzia di un tale risultato è pienaticoli monocomponente che in quelmente assicurata dall’affidabilità delle la di manufatti bicomponente del timacchine a iniezione Engel.
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marzo
I componenti aeronautici Si tratta di parti in gomma e plastica e rappresentano il 15-20% del totale della produzione RO-RA in Austria. Questa è costituita, fondamentalmente, dalle sospensioni per gli armadietti portabagagli posti sopra i sedili e dai supporti per i pannelli pavimento e per i poggiatazze. Ma comprende, oltre a particolari per gli interni degli aerei, anche parti speciali per esterni, come i supporti per gli sportelli del vano carrello. La gomma è presente nella maggioranza dei pezzi prodotti, ossia anelli in metallo e gomma assemblati in complessi nei quali agiscono come ponte elastico tra gli elementi di fissaggio e le parti strutturali della carlinga. Il risultato, quindi, è una particolare combinazione di prodotti speciali nella quale il materiale elastomerico svolge il ruolo fondamentale di ammortizzare le vibrazioni durante il volo e ridurre la rumorosità all’interno del velivolo prodotta dalla struttura del mezzo.
Perché le macchine Engel?
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Stampi
Tra rinnovamento e internazionalizzazione di Antonino Di Pasquale
OCS appartiene al novero delle piccole e medie imprese che operano con coraggio in un settore complesso e altamente competitivo come quello della progettazione/produzione di stampi destinati al mondo della gomma. L’avvento, negli anni passati, della globalizzazione dei mercati, la continua minaccia proveniente dai paesi emergenti unita all’attuale crisi globale, hanno determinato e stanno ancora determinando un profondo cambiamento nell’assetto delle PMI che operano all’interno del settore.
OCS ha avuto la capacità di anticipare tale situazione preparandosi ad affrontare la sfida attraverso un importante rinnovamento non solo della sede operativa ma soprattutto con una nuova struttura organizzativa capace di affrontare la sfida dei mercati nazionali e soprattutto di quelli internazionali.
L’inizio OCS, fondata nel 1974 da Guido Savoldi con sede ad Adrara S. Martino (Bergamo), inizia a operare come una piccola ditta, composta di tre risorse operative, nel settore della costruzione stampi per lo stampaggio a iniezione di materiali a base gomma. Dal 1974 al 1976 produce stampi solo per la sua ditta da cui proveniva; negli anni successivi ad acquisire nuovi clienti di settore ottenendo, in ta-
le modo, un incremento significativo della produzione. Nel 1979 la società ebbe l’occasione di acquistare una proprietà di 3500 mq nella quale subito costruì la sua sede operativa utilizzando macchinari (torni in particolare) tradizionali che le permisero di implementare la propria attività produttiva. A partire dalla seconda metà degli anni ottanta, OCS entra in una nuova fase di espansione con la trasformazione da società di persone a società di capitali. In questa fase di trasformazione l’azienda acquisisce nuove tecnologie costruttive per meglio competere in un mercato sempre più aggressivo. La generazione di nuove macchine, per lo stampaggio di materiali a base gomma, ha avuto infatti un’evoluzione tecnologica tale da costringere i costruttori di stampi ad aggiornarsi nelle nuove tecnologie di marzo
stampaggio per non perdere quote significative di mercato. Non tutti i costruttori di stampi sono stati in grado di adeguarsi a queste trasformazioni. OCS, invece, ha avuto l’occasione di un’ulteriore crescita grazie all’esperienza maturata unita alla capacità di aggiornarsi con l’utilizzo di sistemi di disegno automatico 2D/3D, per affermarsi ulteriormente nel proprio settore.
La nuova palazzina degli uffici OCS.
L’ampliamento della sede Nel 1990/91 OCS realizza il primo ampliamento della propria sede operativa incrementando anche le risorse operative, da 10/12 unità fino a 15/16 unità. Il 2004 è stato l’anno che vede la realizzazione per la società di un
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Stampi
importante ingrandimento della propria sede, in particolare: la zona uffici (oltre 200 metri), l’ufficio tecnico con tre postazioni CAD/CAM 2D e 3D collegati con le macchine operative CNC, i servizi alle unità operative, sala controllo stampi, sala metrologica per il controllo tridimensionale degli stampi, oltre ad ulteriore (più di 100 mq) incremento dell’area tecnico-operativa che raggiunge in questo modo un’estensione complessiva di oltre 700 mq dove operano 16 addetti. Il reparto produttivo è provvisto di sette unità operative a controllo numerico (CNC) e tale tipologia di apparecchiature è operativa in OCS sin dal 1984.
I nuovi obiettivi L’implementazione della zona uffici ha permesso a OCS di crearsi una struttura organizzativa più articolata creando spazi e funzioni dedicati alla contabilità/amministrazione, e un ufficio dedicato al settore vendite Italia/estero e Marketing Export. Molte società produttrici di stampi per gomma nacquero nel periodo che va dal 1980 al 1995 e ciò causò una forte concorrenza al punto tale che quando arrivarono i primi segnali di crisi - siamo nel 1997/98 - molte società andarono in crisi e smisero l’attività poiché il mercato nazionale non era più capace di saturare l’attività di tutti gli stampisti presente nel mercato italiano. In questa situazione OCS ebbe l’idea vincente di rivolgersi ai mercati internazionali ottenendo interessanti commesse che resero possibile non solo la sopravvivenza della società bergamasca, ma addirittura le diedero ulteriori occasioni di espansione fino ad arrivare al grande passo della successiva implementazione della sede operativa proprio 46
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Progettazione degli stampi.
nel 2004/05 per un’ottimale gestione dell’attività rivolta al mercato internazionale. Questo mercato è per l’azienda un’occasione non solo di espansione della propria attività ma anche un nuovo arricchimento in ambito tecnologico per le tante occasioni innovative cui si va incontro.
I mercati OCS oggi opera su diversi mercati: Unione Europea e in modo speciale il mercato tedesco con l’acquisizione, già alla fine degli anni ottanta, di clienti chiave per fatturato, USA, Messico, Est Europa, Russia, Turchia e Medio Oriente. Tale successo è stato raggiunto grazie all’intraprendenza di OCS nel partecipare a varie fiere internazionali (principalmente in Germania, Russia, Turchia), per creare una nuova rete di contatti destinati ad ampliare il proprio portafoglio clienti. Oggi lo stampo OCS è molto conosciuto ed apprezzato all’estero e in tal senso la società è orientata a sviluppare in paesi esteri nuovi rapporti di collaborazione anche in tecniche innovative e in applicazioni complesse che comprendono l’utilizzo di materiali ad alto valore aggiunto. Attualmente il fatturato è costituito per il 40% circa dai mercati internazionali, mentre il restante proviene dalle commesse nazionali. marzo
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La qualità OCS è in regime di qualità sin dal 1998, nel 2003 ha ottenuto la certificazione ISO 9001:2000 (Vision). Nel medesimo anno introduce il sistema di disegno 3D. La politica per la qualità è orientata alla cura del cliente in termini di “customer satisfaction”, al costante controllo dei propri impianti e processi produttivi, al miglioramento continuo dei metodi di produzione, alla formazione e sensibilizzazione del personale.
Conclusioni La profonda crisi in corso che pervade tutti i mercati dell’intero pianeta continua a creare anche nel settore gomma forti contrazioni; tuttavia in campo internazionale il settore dello stampaggio registra una positiva tendenza alla crescita favorendo in tal modo quelle società che come OCS operano in una prospettiva non solo nazinale. OCS è dunque una società che è partita da una realtà molto piccola, di sole 3 unità, e si è affermata avvalendosi oggi di un potenziale tecnico operativo di 20 unità, al cui vertice rimane instancabile sempre il suo fondatore Guido Savoldi. L’attuale struttura organizzativa consente alla società di competere sul mercato nazionale e internazionale con prodotti ad alto valore aggiunto in grado di soddisfare richieste specifiche della propria clientela nel rispetto delle normative del settore.
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I “Moderni Cavalieri” vengono anche dal mondo della gomma di Antonino Di Pasquale
Così come i Cavalieri medievali erano tenuti all’aiuto ai deboli e mettevano la loro spada e il loro coraggio al servizio di chi era in difficoltà, oggi i “Moderni Cavalieri” operano con il loro impegno nelle varie associazioni di volontariato, come ad esempio l’Associazione Banco Alimentare della Lombardia Danilo Fossati Onlus che ha come scopo quello di alleviare coloro che ancora oggi soffrono la fame. Alcuni di essi hanno operato o operano nel mondo della gomma. Ci pare giusto dargliene merito.
La storia Le origini Food Bank nasce in America nella prima metà degli anni sessanta, a Phoenix in Arizona. Il suo fondatore, John Van Hengel di Los Angeles, in gioventù aveva condotto la vita della “gioventù dorata” californiana, per poi cominciare ad occuparsi, con una svolta francescana, dei problemi della fame come volontario in un Convento di Francescani a Phoenix . Un giorno del 1967 vide una donna che, per sfamare i dieci figli, raccoglieva i rifiuti da un contenitore vicino a un fast food. Colpito dalla quantità e la qualità di cibo gettato via, si mise in contatto con i dirigenti del fast food che gli permisero di accedere giornalmente alla raccolta di prodotti alimentari ancora recuperabili. Da qui l’idea di creare una “banca” in cui depositare le eccedenze alimentari in modo da poterle distribuire a chi ne aveva
bisogno. Nasce così il primo Food Bank (Banco Alimentare). Dopo venticinque anni si contavano negli Stati Uniti oltre seimila banchi tra grandi e piccoli.
Il Banco Alimentare in Italia L’idea del Banco Alimentare in Italia è stata realizzata da due grandi personaggi: Danilo Fossati, presidente della Star, e Monsignor Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. Dall’incontro di questi due uomini, dal comune desiderio di un atto di carità cristiana, dall’indignazione verso lo spreco esistente nelle società occidentali, ha preso il via nel 1989 una storia che propone una soluzione intelligente al problema delle eccedenze dei prodotti alimentari. Dal 1989 Danilo Fossati dà vita al primo Banco Alimentare italiano, una istituzione che raccoglie gratuitamente dalle aziende del settore le marzo
eccedenze alimentari e le immagazzina per poi distribuirle agli enti d’assistenza e alle associazioni che, in tutta Italia, lottano contro la fame e la povertà. Oggi in Italia operano diciannove Banchi Alimentari e coprono tutto il territorio nazionale. La mission dell’associazione Banco Alimentare della Lombardia Danilo Fossati Onlus, che fa parte della Rete Banco Alimentare – composta da realtà senza scopo di lucro – facente capo alla Fondazione Banco Alimentare Onlus di Milano, si sintetizza nel motto “contro lo spreco e contro la fame” e nella preoccupazione educativa che si esprime nella frase “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. Per questo si pone come ponte tra le aziende con problemi di eccedenze e gli Enti d’assistenza che operano a favore dei bisognosi.
L’attività del banco alimentare in Lombardia Nel quotidiano il Banco si propone: • recuperare, con i propri mezzi, prodotti alimentari “buoni” dall’industria agro-alimentare e dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e stoccarli nei magazzini; • ridare valore e utilità economica a
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Banco Alimentare
I “Moderni Cavalieri”, da sinistra: Maurizio Paba, Roberto Aloni, Mario Gorletta, Gianfranco Cantoni, Luigi Zonzin, Franco Brioschi.
L
a storia del Banco Alimentare è soprattutto una grande vicenda umana di aiuto concreto e immediato a chi ha bisogno. È la storia di un gruppo di giovani e meno giovani che lavorano gratuitamente per aiutare i più deboli, i più poveri, per condividere il pane e lo stesso senso della vita. È confortante scoprire che all’interno dell’Associazione Banco Alimentare della Lombardia Danilo Fossati Onlus operano, sia direttamente sia indirettamente, Moderni Cavalieri provenienti dal mondo della gomma. Ecco il loro profilo. Gianfranco Cantoni Dopo una lunga esperienza professionale maturata nel Gruppo ENI, dove era approdato nel 1982 nel settore Ricerca Gomme Sintetiche, è poi passato, dal 1990 al 1999, presso la funzione MKT della divisione Elastomeri come Responsabile business Unit Gomme Speciali (NbR, EPR, CR, AR). Nel 2000 è entrato come volontario al banco Alimentare Lombardia. Oggi ricopre la carica di Vicepresidente e si occupa dei rapporti con le aziende fornitrici e dei rapporti con le varie istituzioni per la raccolta fondi.
Roberto Aloni Inizia la propria attività lavorativa negli anni sessanta e nel 1978 approda in Dunlop area vendite. Nel 1984 è alla Direzione Logistica Dunlop fino al 2000 per poi passare al Commerciale, gestione dei rapporti con Ministeri e istituzioni, diffusione vendite pneumatici attraverso le concessionarie, gestione rapporti nel mondo del noleggio. Nel 2003 Aloni va in pensione e si dedica al volontariato collaborando con l’Associazione banco Alimentare Lombardia. Dal 2006 si occupa della gestione del “Progetto Pronto Fresco”.
Franco Brioschi Dal 1970 al 1973 è in Pirelli “Prodotti Diversificati”, per poi passare nella sede milanese di bayer come assistente tecnico/commerciale della divisione Gomma. Trasferito a Colonia (Germania) per alcuni anni, rientra in Italia con l’incarico di Responsabile Assistenza Tecnica/Commerciale sempre nel settore Gomma. Nel 2005 lascia l’attività lavorativa per dedicarsi come volontario utente (attività della Caritas) del banco Alimentare attraverso la colletta annuale oltre ad altre attività collegate. brioschi coordina attività della Caritas Parrocchiale (quartiere S. Siro) dove, attraverso il “Centro di Ascolto per Immigrati”, assicura generi di prima necessità oltre all’assistenza all’orientamento. brioschi è un cliente del banco Alimentare per la distribuzione capillare dei pacchi alimentari.
Mario Gorletta Fino agli anni sessanta lavora nel settore tessile per poi, alla fine del decennio, entrare nella Pomini Farrel, settore gomma per la progettazione/costruzione macchine: banbury, estrusori, presse per il settore dei pneumatici in ambito mondiale con diverse licenze. Gorletta rimase in questo settore fino alla fine degli anni ottanta per passare poi in altro settore per circa tredici anni. Rientrato nel settore dei polimeri, si dedicò al mondo del politene presso la società Ganatec per la costruzione di apparecchiature per bobinatrici ed altro ancora. Nel 2008 comincia a lavorare con il banco Alimentare Lombardia come volontario per la preparazione dei generi alimentari. Inoltre, svolge attività esterne come promotore del banco Alimentare Lombardia nelle scuole.
Luigi Zonzin Inizia la propria carriera professionale nell’assistenza tecnica in ANIC nel 1976. Nel 1985 passa in Polysar come venditore tecnico settore gomma. Dal 1990 è in Uniroyal come Responsabile Vendite gomme e prodotti chimici per il mercato Italia, Spagna e Portogallo. Conclude la propria carriera professionale in DSM come Responsabile vendita Italia per EPR più caprolattame e nylon. Nel 2005 l’incontro con Gianfranco Cantoni lo portò a dedicarsi all’attività di volontariato al banco Alimentare Lombardia con l’incarico di tenere i contatti con persone, enti, istituzioni, ditte del comparto alimentare nazionale e settore agroalimentari della regione . Si occupa di fornitori/clienti con visite annuali per la valutazione delle attrezzature, registri ecc.
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Maurizio Paba Inizia nel 1975 la sua carriera nel mondo della gomma in Manuli come tecnologo di processo nella lavorazione in banbury, per poi passare nel 1982 in Eigenmann & Veronelli. L’esperienza maturata in questa società lo portò ad approdare, dopo dieci anni, alla neonata Zeon Italia srl con la Sumitomo fondata nel 1990. Sumitomo commercializzava i prodotti Zeon Italia. Nel 1997 Zeon Italia diventa totalmente indipendente dalla Sumitomo e trasferisce la sua sede a Milano. Dal 1997 Direttore Generale, conclude la sua carriera nel 2005 come Amministratore Delegato. Contattato da Cantoni per il banco Alimentare Lombardia opera come volontario nella selezione dei prodotti alimentari e collabora nelle attività statistiche e reporting delle derrate alimentari.
Banco Alimentare
mente intenso di attività, sia nella sua preparazione che inizia in primavera, sia nella sua concreta realizzazione. Nel 2007 in Lombardia è stata superata per la prima volta la soglia delle 2000 tonnellate, raccogliendo complessivamente 2100 tonnellate in un solo giorno, che rappresentano il 24% di tutto il raccolto in Italia, dato confermato sostanzialmente nel 2008. Il dato globale 2008 è stato di 9055 tonnellate pari a + 7% su 2007. Non sono ancora disponibili i dati del 2008.
La gestione economica Un reparto del magazzino di Banco Alimentare Lombardia.
tutti questi prodotti che altrimenti andrebbero distrutti, donandoli gratuitamente ai vari Enti Benefici che aiutano i poveri in Lombardia con una destinazione quindi socialmente utile; • contribuire efficacemente alla salvaguardia dell’ambiente riducendo le tonnellate di prodotti ancora utilizzabili che finiscono in discarica; La raccolta di queste eccedenze alimentari avviene, come si è detto, presso l’industria agro-alimentare e la Grande Distribuzione Organizzata (GDO, ma anche dall’Unione Europea (per le sovrapproduzioni agricole messe a disposizione degli stati membri e da questi trasformate in prodotti alimentari destinati ai poveri, dalle azien-
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Per quanto riguarda il 2007 il Banco Alimentare Lombardia ha ufficializzato i seguenti risultati: • Ricavi pari a euro 1.033.719,38 (provenienti fondamentalmente da sovvenzioni pubbliche Regione Lombardia, elargizioni, liberalità dagli Enti, quote associative ecc.); • Costi pari a euro 987.222,49 (personale, rimborsi spese, consulenze e collaborazioni esterne, utenze, manutenzioni, assicurazioni, affitti, costi magazzino, trasporti propri, trasporti terzi, spese operative e promozionali, spese finanziarie, fiscali ed altre, ammortamenti). L’esercizio 2007 ha chiuso con un risultato finale positivo, dopo gli ammortamenti, pari a euro 46.496,89 con un miglioramento rispetto all’esercizio 2006.
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Veicoli industriali a diversa velocità in Europa
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nche il mercato dei veicoli industriali ha subito nel 2008 le conseguenze dell’attuale difficile situazione economico-finanziaria. La flessione delle vendite, però, si è manifestata, in questo settore, con connotati diversi nei vari paesi, a differenza di quella che ha caratterizzato il comparto dei veicoli commerciali leggeri (LCV) fino a 3,5 t di ptt. Le immatricolazioni di questi ultimi, infatti, hanno registrato l’anno scorso un calo su tutti i fronti: -11,9% nell’UE a 15 e -15,1% nell’EFTA, con un cumulato del –12,0% nell’area (UE15 + EFTA). Unica eccezione, nel contesto europeo, il +5,1% del blocco dei nuovi membri entrati nell’UE, grazie al +8,9% della Polonia (58.178 nuove registrazioni) e, soprattutto, all’exploit di Romania e Slovacchia (+35,3% e +14,0% rispettivamente, con 33.117 e 26.857 nuove unità vendute). Nel settore dei veicoli industriali, invece, e limitando le considerazioni ai principali mercati europei, Italia e Spagna hanno il segno meno in qualunque categoria di veicoli; Francia e Regno Unito sempre il segno positivo; la Germania registra un incremento solo del mercato degli autobus, al pari di Rep. Ceca, Romania e Slovacchia. Un rapido sguardo alle cifre: la categoria dei mezzi da 3,5 a 16 t di ptt, esclusi gli autobus, ha accusato, rispetto al 2007, un calo del 3,7% in Italia (34.477/35.820 unità), dell’1,1% in Germania (105.879/107.105) e del 29,4% in Spagna (31.935/45.260), mentre ha avuto un aumento del 9,6% in Francia (57.870/52.808) e del 13,1% nel Regno Unito (57.410/50.747). Col segno meno anche i principali paesi nuovi membri: Rep. Ceca –8,7% (10.581/11.587), Polonia –7,6% (22.728/24.586), Romania –54,4% (8.382/18.362), Slovacchia –11,3% (4.885/5.506). I veicoli industriali pesanti con ptt superiore a 16 t hanno registrato un calo delle immatricolazioni dell’1,8% in Italia (25.741/26.226), dell’1,0% in Germania (67.748/68.420) e del 30,7% in Spagna (24.911/35.971). Aumento delle vendite, invece, dell’8,5% in Francia (48.163/44.405) e del 19,6% nel Regno
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Unito (35.094/29.332). Consistente il calo negli altri paesi: -9,5% nella Rep. Ceca (7.438/8.217), -13,2% in Polonia (16.699/19.239), -14,3% in Romania (5.994/6.991), -13,3% in Slovacchia (3.718/4.289). Il mercato degli autobus con peso maggiore di 3,5 t ha avuto, come dicevamo, una performance diversa da quella degli altri veicoli pesanti e variabile anche da paese a paese. Globalmente, comunque, col segno positivo, tranne che in Italia e in Spagna. In Italia, infatti, le vendite di questi mezzi hanno subito una flessione del 3,4% (4.206/4.355) e in Spagna dell’8,7% (3.471/3.803). Tutti gli altri principali mercati, invece, hanno registrato un incremento delle immatricolazioni: in Francia +7,9% (6.615/6.132), in Germania +7,6% (5.886/5.471), nel Regno Unito +8,1% (8.907/8.236), nella Rep. Ceca +25,5% (1.191/949), in Romania +94,2% (4.186/2.155), in Slovacchia +79,0% (596/333). Mancano i dati relativi alla Polonia.
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conferma del loro accordo per lo sviluppo di nuove combinazioni silice/silano per l’industria dei pneumatici, Rhodia e Dow Corning hanno annunciato che il primo passo importante di questa loro attività congiunta sarà la messa a punto di soluzioni innovative per l’introduzione della silice nella gomma naturale, principale componente dei pneumatici per veicoli industriali. Il 60% circa del consumo totale di gomma nei pneumatici, infatti, è costituito da gomma naturale. Ciò significa che, oltre alle favorevoli prospettive di mercato per le cariche silice/silano, esiste anche la possibilità di ampi miglioramenti delle prestazioni dei pneumatici per mezzi pesanti. Importante, soprattutto, l’abbassamento della rolling resistance, che porta con sé, come diretta conseguenza, una significativa riduzione di consumo di carburante e, quindi, minori emissioni di CO2. ERRATA CORRIGE
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In contrazione il mercato delle macchine
Adesivo idrorepellente per l’isolamento termico
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on è stato un anno positivo il 2008 per il settore delle macchine per gomma e materie plastiche che non sono riuscite a replicare gli ottimi risultati del 2007, che era stato il migliore dal 2000 ad oggi. Secondo le stime elaborate da Assocomaplast (che raggruppa 200 costruttori di macchine, attrezzature e stampi) per il 2008 tutti gli indicatori recano segno negativo: produzione -3,5%, esportazioni -3,4%, importazioni -1.9%. Assocomaplast rileva che la crisi internazionale ha fatto sentire i suoi effetti a partire dalla seconda metà
dell’anno. Infatti sino a giugno le esportazioni registravano una crescita del 7,4%, se si escludono gli stampi in fase recessiva sin dall’inizio dell’anno. La nota diffusa dai costruttori di macchine osserva che la crisi ha colpito pesantemente soprattutto i comparti degli stampi e delle presse ad iniezione per i quali la caduta delle esportazione dovrebbe aggirarsi intorno al 20%. È da osservare comunque–si legge- che i problemi delle macchine ad iniezione “sono almeno in parte antecedenti alla crisi economica dello scorso autunno”. Il mercato italiano di macchine, attrezzature Per il 2009 Assocoe stampi per materie plastiche e gomma (milioni di euro) maplast non azzar2007 2008 (stime) 2009 (previsioni) da previsioni anche Produzione 4.250 4.100 3.800 se “è molto probabiExport 2.691 2.600 2.300 le, per non dire certo, Import 612 600 500 che l’anno si chiuderà Mercato interno 2.171 2.100 2.000 all’insegna del segno Saldo commerciale attivo 2.079 2.000 1.800 meno”.
Maag Textro diventa Maag Pump Systems
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seguito del passaggio del Gruppo Maag Pump Systems dalla controllante Textron alla controllante Clyde Blowers, il 4 dicembre 2008 la denominazione sociale di Maag Textron Italia s.r.l. è stata modificata in Maag Pump Systems s.r.l.
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DELITTO E CASTIGO
egli ultimi numeri della rivista i nostri lettori non avranno trovato la pubblicità di Plast 09, che compare invece in altre pubblicazioni di settore. Forse si saranno chiesti come mai. Rispondiamo alla loro curiosità pubblicando il testo della lettera che Assocomaplast ha indirizzato al nostro direttore il 28 ottobre 2008. Egregio signor Faiella, con riferimento alla sua e-mail del 27.10.2008, le confermo che, per il momento, il budget destinato alla campagna pubblicitaria di PLAST’09 è esaurito. Ad ogni modo, l’esclusione della vostra testata è riconducibile al fatto che - dopo aver cercato una sinergia, non concretizzatasi, per l’implementazione di una testata dedicata al settore della gomma - intendiamo per ora, nei nostri programmi pubblicitari, sostenere il supplemento “Elastomeri” della nostra rivista MACPLAS. La ringrazio per l’attenzione e resto a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti
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a filiale PCI Augsburg ha recentemente sviluppato PCI Pecimor DK, uno speciale adesivo idrorepellente per isolare edifici esposti alle acque sotterranee con Styrodur C, pannelli in spuma rigida di polistirene estrusi ecologici (XPS) di BASF. Questo adesivo, che si indurisce velocemente senza rilasciare acqua, può essere applicato sull’intera superficie dei pannelli isolanti ed è garantito lungo tutto il perimetro, anche in caso di esposizione temporanea o permanente alla pressione dell’acqua. Ciò significa che i piani interrati avranno una migliore protezione contro la formazione di muffa. I piani interrati con pareti esterne esposte alle acque sotterranee devono essere termicamente isolati. Se prive di isolamento, le pareti si raffreddano in modo così drastico che sulla superficie interna si forma la condensa e vi rimane per periodi di tempo eccessivamente lunghi. Tali piani interrati non possono essere adeguatamente utilizzati senza isolamento termico. La muffa può formarsi non solo sulle pareti ma anche su quanto si trova all’interno del locale. Grazie alla loro ottima capacità di isolamento termico, alla forza compressiva elevata e al ridotto assorbimento di acqua, i pannelli Styrodur C sono idonei all’isolamento perimetrale in acque sotterranee. L’adesivo PCI Pecimor DK è privo di solvente. È formato da tre parti in peso di una sostanza liquida composta da un’emulsione polimero-bitume e di una parte di componente in polvere a base di cemento. Dopo essere stato miscelato, l’adesivo può essere lavorato per un tempo compreso tra 60 e 80 minuti, preferibilmente a una temperatura di circa 23°C e con un’umidità relativa del 50%. I pannelli isolanti ecologici Styrodur C di Basf, privi di CFC, HCFC e HFC e contenenti aria come gas delle celle, forniscono agli edifici un isolamento termico in grado di soddisfare gli standard per la costruzione di case in termini di rispetto per l’ambiente. Sono disponibili in numerose versioni ed idonei per l’isolamento su misura di edifici.
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Un’area dedicata alla gomma al Museo della Scienza e della Tecnologia
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l Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano “Leonardo da Vinci”, in partnership con Assocomaplast (Associazione Nazionale Costruttori di Macchine e Stampi per Materie Plastiche e Gomma), con il contributo di Regione Lombardia e Camera di Commercio di Milano, inaugura giovedì 19 marzo, una nuova area interattiva dedicata alla gomma, all’interno del Dipartimento Materiali, Sezione Materiali Polimerici. Dedicare un’area monografica alla gomma significa, innanzitutto, riconoscere l’importanza di questo materiale che, per definizione, si cela all’interno di moltissimi
dei nostri oggetti e in quasi tutte le nostre macchine, e senza il quale macchine e oggetti non funzionerebbero affatto. L’area gomma si suddivide principalmente in spazi allestitivi dedicati a produzione, lavorazioni, usi e applicazioni del materiale ed è arricchita da una video-istallazione sulla gomma da masticare e sul pneumatico. L’idea è riprendere la canzoncina infantile “la macchina del capo ha un buco nella gomma”, illustrarla con un filmato di animazione e trasformarla in una sorta di videoclip-karaoke che ripercorra, attraverso diverse tappe storiche, l’evoluzione della
gomma da masticare e della singolare origine delle ruote in gomma. La canzone, paradossale in apparenza, contiene un fondamento scientifico: fino al 1960 la gomma da masticare si faceva con gomme naturali; dal 1960 si è iniziato a fabbricarla con gomma sintetica, la stessa che si usa oggi per realizzare i pneumatici. Attraverso un linguaggio divertente, interattivo e inedito (l’invito a cantare in un museo), ci si propone di avvicinare i più piccoli al tema della gomma, esplorando la storia di un oggetto di uso quotidiano e vicino alla loro esperienza: il chewinggum.
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gennaio
In occasione dell’inaugurazione della nuova area dedicata alla gomma sono previsti alcuni interventi di rinnovo dell’area materie plastiche, inaugurata nel 2006. Una delle novità del restyling è l’exhibit multimediale “In laboratorio con Giulio Natta”, che illustra nel dettaglio i concetti tecnico-scientifici alla base della sperimentazione del premio Nobel della chimica. Una finzione proietta il visitatore nel laboratorio di Natta, pro¬ponendogli di ripercorrere in prima persona le tappe fonda¬mentali delle scoperte dello scienziato.
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