L'Industria della Gomma 2009 04

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PLAST MEGLIO DEL PREVISTO GOMME FLUOROSILICONICHE STAMPAGGIO

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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI

Mensile - Spediz. in abb. postale - 45% - Art. 2, comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Milano - ISSN 0019-7556

RIGENERAZIONE

APRILE 2009 - NUMERO 3




SOMMARIO | ANNO 53 • 567 - APRILE 2009 • N. 3 17

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ELASTICA: SOMMARIO

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PLAST 09, MEGLIO DEL PREVISTO

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Le previsioni erano decisamente pessimistiche. I risultati della grande rassegna milanese non le hanno fortunatamente confermate

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GUTECH 2009, UN’EDIZIONE IN SINTONIA CON L’ANDAMENTO DEL MERCATO

NUOVE FORMULAZIONI E NUOVE GOMME FLUOROSILICONICHE ECOSOSTENIBILI

La Dow Corning ha sviluppato alcune formulazioni a base di FSR che trovano vantaggioso impiego nel campi dei motori turbodiesel

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La crisi che ha interessato tutti i paesi del mondo non ha risparmiato la rassegna bresciana dedicata al mondo delle guarnizioni che si è svolta in tono minore

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ANCHE LA GOMMA NELL’OLIMPO DEI MATERIALI

Il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano ha inaugurato un’area espositiva dedicata a un materiale che è entrato nella vita quotidiana di tutti ma che è poco noto al di là della ristretta cerchia degli addetti ai lavori

| L'INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |

aprile

2009 n. 567

RISPARMIARE E NON SOLO

L’innovazione applicata allo stampaggio degli articoli tecnici in gomma può introdurre benefici effetti economici nel processo produttivo

L’INNOVAZIONE NELLA RIGENERAZIONE DELLA GOMMA

La Bagigi ha messo a punto un procedimento del tutto nuovo per la rigenerazione che non fa uso di additivi, non consuma acqua e non rilascia emissioni liquide nell’ambiente

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TACCUINO

• Nuovo responsabile commerciale Teknor Apex

• Rich Mac nell’area di Chem-Med

• Nuovo impianto di S-SBR della Dow in Germania

• Due relatori italiani alla Nordic Rubber Conference

• L’internazionalizzazione nella gomma e nella plastica

• Lanxess mantiene i livelli di fatturato

• Serbatoi in plastica per aria compressa

• Resine epossidiche a base di nanotubi


Mensile degli elastomeri e degli altri polimeri resilienti con il patrocinio della Federazione Gomma Plastica Assogomma

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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA ELASTICA Comitato di redazione: Giuseppe Cantalupo, Emilio De Tuoni, Antonino Di Pasquale, Eugenio Faiella Direttore responsabile: Eugenio Faiella

• La Engel lancia la rottamazione

• Nuovo rappresentate Maplan i Spagna

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Redazione, amministrazione, pubblicità: GESTO EDITORE srl - via Mercato, 28 - 20121 Milano Tel. +39 028051511 r.a. - Fax +39 0289013553 gomma@gestoeditore.it www.gestoeditore.it Diffusione e servizi informatici: gesto@gestoeditore.it Grafica: Mariella Salvi mariella.salvi@gestoeditore.it Direttore marketing: Luciano Boldrini boldrini@gestoeditore.it Pubblicità: Gian Franco Donini donini@gestoeditore.it Traffico: Silvia Pizzi silvia@gestoeditore.it Prezzo di una copia: Italia € 10 - estero € 11 Abbonamento annuo: Italia € 90 - estero € 100 (via aerea €130) c/c postale 13590203 intestato a GESTO EDITORE srl

CALENDARIO

Fiere, congressi, incontri in programma nei prossimi mesi

Spediz. in abb. postale - pubbl. inf. 45% - art. 2, comma 20/b Legge 662/96 - filiale di Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 4275 del 1.4.1957 Registro degli operatori di Comunicazione numero 6002

GLI inserzionisti AVENANCE BAGIGI

16 IV COP.

COPRA HOLDING

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IMCD ITALIA

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INDUSTRIAL FRIGO

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INTERN. RUBBER CONFERENCE

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MAAG PUMP

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OR.P STAMPI

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PARKER ITR

I COP.

PEZZATO

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PLASGOMMA

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La direzione non assume responsabilità per le opinioni espresse dagli autori degli articoli e dagli estensori dei testi delle inserzioni pubblicitarie. GARANZIA DI RISERVATEZZA Il trattamento dei dati personali riguardanti gli abbonati viene svolto nell’ambito della banca dati dell’editore e nel rispetto di quanto stabilito dal D.L.vo 196/2003 sulla tutela dei dati personali. I dati non saranno comunicati o diffusi a terzi se non per le procedure inerenti la spedizione della rivista e gli interessati potranno chiedere in qualsiasi momento la modifica o la cancellazione al direttore responsabile, che è il responsabile del trattamento. Il responsabile del trattamento dei dati raccolti in banche dati per uso redazionale è il direttore responsabile cui ci si potrà rivolgere per i diritti previsti dal D. L.vo 196/2003. Stampa: Arti Grafiche S. Pinelli srl Milano

III COP. 32 II COP.

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elastica |

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elastica Comitato di redazione: Fausto Casa, Emilio De Tuoni, Giampaolo Giuliani.

SOMMARIO Gli sponsor di Elastica.................................................................................................................. 6 - 7 Abbiamo letto per voi........................................................................................................................8 Gomma uretanica TPU resistente ai carburanti ◊ Nuovi TPE con proprietà di adesione ◊ Polimeri conduttivi con memoria di forma ◊ Antimicrobici per materie plastiche in contatto con alimentari ◊ Nuovo idrossido di alluminio Martinal Leo ◊ Nanocompositi gomma-caolino ◊ Mescole per profilati edilizia e per tenute di tubazioni ◊ La tenuta con le gomme termoplastiche TPV ◊ Polpa di aramide e tubi della Trelleborg ◊ Misure su profilati di gomma nel bocchettone di estrusione ◊ Microonde nella vulcanizzazione di NR con sulfenammidi ◊ Previsione della durabilità delle strutture elastomeriche

Taurus Carbonpack Ltd. 4623-Tuzser, Eloto u.1. HUNGARY Tel: +36 45 501 257 Fax: +36 45 501 266 www.taurus.hu taurus.carbonpack@hu.michelin.com

Dal 1985 siamo uno dei principali fornitori per l’Unione Europea di carbon black e gomma sinte origine russa.

elastica

aprile 2009 n. 567e |in sacchi grandi e piccoli. Consegne tempestive di carbon black in silo-veicoli


Gli sponsor di elastica Gibitre Instruments srl Via Dell'Industria, 73 - 24126 Bergamo Tel. 035.460146 - Fax 035.460687 e-mail: info@gibitre.it - www.gibitre.it

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elastica |

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2009 n. 567

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per l’Unione Europea di carbon black e gomma sintetica di origine russa. Dal 1985 siamo uno dei principali fornitori per l’Unione Europea di carbon black e gomma sintetica di Consegne origine russa. tempestive di carbon black in silo-veicoli e in sacchi grandi e piccoli.

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elastica


ELASTICA | ABBIAMO LETTO PER VOI

materie prime GOMMA URETANICA TPU RESISTENTE AI CARBURANTI

Limei Lu (www.basf.com/urethanechemicals) – BASF; Rubber World; 239/1-20-Ottobre 2008. Rif. E2633.

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ell’articolo vengono descritti diversi elastomeri termoplastici poliuretanici TPU recentemente introdotti dalla BASF, nati a latere del fatto che dal 2005 nel campo dell’industria dei giocattoli di poliuretano è stato bandito l’impiego di diversi plastificanti a base ftalica, per cui si è reso necessario, da parte di BASF, studiare nuove composizioni polimeriche uretaniche, che presentassero adeguata durezza anche senza i plastificanti in questione (di-2(etilexil) ftalato, dibutilftalato, benzilbutilftalato, di-n-esilftalato). L’autore si propone infatti di mostrare lo sviluppo di nuovi TPU, che anche senza ftalati presentino le caratteristiche originarie e descrive quindi quattro nuovi tipi di gomme uretaniche termoplastiche: Elastollan C60A10W, Elastollan C60A10WH, Elastollan C70A10W, Elastollan C70A10WH. La durezza presentata dai quattro TPU è nell’ambito della scala Shore A nel campo di 60 Shore A per i tipi C60 e nel campo di 70 Shore A per i tipi C70. Le carattteristiche meccaniche dichiarate sono elevate: carichi di rottura da 2800 a 3700 psi, allungamenti a rottura da 650 a 820%, modulo E da 730 a 910 psi, resistenza a lacerazione (die C) da 335 a 400 psi, compression set 22h a 23°C da 14 a 16%, compression set 22h a70°C piuttosto sfavorevole ma ancora discreto per prodotti termoplastici (68÷71%), abrasione DIN da 14 a 24 mm^3, con resistenza alla puntura inquadrata con quella dei valori tipici per la durezza. In ogni caso appare che i TPU delle serie senza ftalati presentano caratteristiche molto vicine a quelli dei TPU di pari durezza contenenti ftalati. Lo studio considera poi l’andamento delle caratteristiche dei tipi di poliuretani TPU in presenza di agenti distruttivi: calore, mezzi idrolizzanti, carburanti. La resistenza al calore viene valuta-

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| L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |

ta con prove di carico di rottura dopo invecchiamenti progressivi a 100°C fino a 28 giorni. Viene mostrato che l’invecchiamento a 100°C provoca un progressivo aumento di carico di rottura, interpretabile come irrigidimento, del tutto analogo in ciascuna delle serie di pari durezza. La resistenza all’idrolisi viene valutata dall’andamento del carico di rottura dopo prove di 28 giorni. Non viene precisato l’agente idrolitico impiegato. Viene però mostrato che, soprattutto per il TPU di durezza 70 ShA, si nota equivalenza o addirittura migliore comportamento per il TPU senza ftalati. La resistenza ai carburanti viene valutata in funzione dell’andamento del

carico di rottura nel corso dell’immersione a temperatura ambiente per 28 giorni in miscela 90/10 di carburante B/etanolo, nonché in funzione della variazione di peso e di lunghezza di provini dei TPU in esame. L’andamento dl carico di rottura mostra maggior costanza nella serie a 70 ShA. Il fenomeno viene interpretato dall’andamento delle variazioni di peso e di volume dei provini durante l’immersione. Nella serie a 60 ShA l’effetto si manifesta prevalentemente con una estrazione, mentre nella serie a 70 ShA si manifesta con un rigonfiamento, peraltro maggiore nella serie contenente ftalati. Si conclude che con entrambi i nuo-

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vi Elastollan a durezza 60ShA e 70ShA senza ftalati si ottengono le medesime prestazioni in carburanti che con i già noti e sperimentati Elastollan corrispondenti contenenti ftalati.

materie prime NUOVI TPE CON PROPRIETÀ DI ADESIONE

Liang Xu, Sehyun Kim, Krishna Venkataswany - e:mail- info@glscorp. com; Rubber World; 239/1-39-Ottobre 2008. Rif. E2634.

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iene presentata una nuova categoria di elastomeri termoplastici dotata di possibilità di adesione con altri materiali termoplastici, anche se caratterizzati da diversa energia superficiale, come ad esempio tra polipropilene, copoliesteri, ABS. Il problema interessa diversi campi di applicazione hard/soft, sia per ragioni estetiche o per ricerca di opportune tipologie superficiali, che per ricerca di proprietà funzionali come resistenza all’urto, isolamento, ammortizzazione. La tecnologia coinvolta si applica prevalentemente con processi di overmolding, che, seppure complicati, sono molto diffusi. È riportata una tabella con le energie superficiali di diversi polimeri termoplastici espresse in mN/m. I valori vanno da 46 mN/m per la poliammide 6,6 a 28 mN/m per il polietllene. Il campo elastomerico riguarda soprattutto elastomeri termoplastici come elastomeri uretanici (TPU) e poliolefinici (TPE, TPV): questi ultimi vengono stampati a iniezione tra 180°C e 235°C ottenendo durezza ShA tra 43 e 56 (ShA a 10 secondi), modulo al 300% da 2,4 a 3,6 MPa, carico di rottura tra 4,1 e 7,5 MPa, allungamento a rottura tra 500 e721 %, resistenza a lacerazione tra 19 e 24,5 N/mm. Vengono riportati risultati di trazione a peeling a 90°per due tipi di TPE (denominati TPE1 e TPE2) stampati su diversi substrati. Con TPE1 appare che i valori di attacco realizzati sono sempre sensibilmente elevati in un ampio intervallo di differenze di polarità e di energia superficiale: polipropilene (3 N/ mm), polistirene (3,2 N/mm), polistire-


Abbiamo letto per voi | ELASTICA

ne antiurto (2,3 N/mm), poimetilmetacrilato (2,7 N/mm), policarbonato (3 N/ mm), polietilentreftalato (2,3 N/mm), copoliestere (2,3 N/mm), ABS (2,3 N/ mm), oltre che su substrati a base di leghe polimeriche di polistirene antiurto e a base di leghe polimeriche di ABS. La superficie di distacco tra TPE1 e substrato, se quest’ultimo è PP (polipropilene), si situa entro il TPE e viene definita di tipo coesivo; se invece il substrato è uno degli altri termoplastici provati, la superficie di distacco si situa come spelatura dal substrato senza lasciare su di esso residuo di TPE e il distacco viene definito di tipo adesivo. I due tipi di TPE differiscono reologicamente. In tutto l‘intervallo di gradiente di scorrimento sperimentato (da 100 a 100000 s^-1), a 200°C il TPE 1, che si presenta con aspetto traslucido, ha viscosità più bassa del TPE 2, che si presenta invece con aspetto opaco e con caratteristiche meccaniche più elevate. Anche con TPE2 si ottengono valori di peeling validi su substrati di diverse polarità e di diversa energia superficiale. Con TPE2 viene fatta notare la possibilità di ottenere buon attacco per stampaggio a iniezione anche su poliossimetilene (POM).

teristiche di conducibilità elettrica: in essi sono previsti additivi nanostrutturati o additivi magnetici atti ad ottenere limiti di percolazione molto bassi. La società Xin Lan (Cina) ha prodotto articoli poliuretanici sotto forma di film costituiti da strutture preparate a base di poliuretano MS-5510, fornito dalla giapponese Diaplex Co. Ltd., additivato di polvere di Fe3O4 con granulometria <5 micrometri sospesa in una soluzione al 30% in dimetilformamide. Fe3O4 è presente in tre strati. La soluzione sunnominata a base di esso dà luogo a strutture a catene parallele, che, riscaldate a 180°C, cambiano orientamento di 90°. Le strutture, in quanto

prodotti e processi POLIMERI CONDUTTIVI CON MEMORIA DI FORMA (SMP)

K. Lang, V M. Huang, J. S. Leng, N. Liu, L. S. J. Phee, Q. Yuan – e-mail: mwmhuang@ntu.edu.sg ; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/12-7842008. Rif. E2635.

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polimeri SMP (Shape Memory Polymers) hanno generalmente costituzione poliuretanica, non sono conduttivi, ma acquisiscono conducibilità elettrica per trattamento laser, o per azione di sorgenti infrarosse o anche per aggiunta di cariche conduttive. I polimeri SMP ricordano le leghe con memoria di forma, che invece sono conduttive e si riscaldano per azione della corrente elettrica. I polimeri SMP vengono impiegati per preparare articoli speciali con carat-

zia i risultati delle esplorazioni degli effetti dei livelli percentuali di carica ferromagnetica e conduttiva (Fe3O4/Ni) mediante scansioni basate sull’impiego di analisi termica DSC (Differential Scanning Calorimetry) e di analisi termica DMA (Differential Mechanical Analysis), arrivando a dimostrare anche l’entità della anisotropia correlata con la distribuzione delle cariche . Viene infatti mostrato il valore del modulo assunto dal materiale composito con polvere di Ni distribuita uniformemente, rispetto al modulo assunto dal materiale in cui la polvere di Ni è distribuita secondo la distribuzione a catene regolata da Fe3O4. Particolare fondamentale è che la metodologia suggerita è in grado di rivelare il vantaggio di un innalzamento di modulo da 2500 MPa a 5500 MPa ad opera della distribuzione a catene del Ni, piuttosto che da quella a distribuzione uniforme, anche allorché la concentrazione di Ni nel composito viene incrementata di quantità sensibilmente irrilevanti (da 4% a 10%). Analogo andamento favorevole si riscontra nell’aumento di conducibilità elettrica, qui riportata come diminuzione di resistività. I compositi stratificati descritti possono anche essere impiegati in più strati orientati a 90° l’uno rispetto all’altro per ottenere isolamento da irraggiamento elettromagnetico.

materie prime a base di Fe3O4, sono ferromagnetiche, però non sono elettroconduttive. Nello studio presentato vengono descritte operazioni mediante le quali alla struttura di catene ferromagneiche viene aggiunta una ulteriore struttura che introduca anche la conducibilità elettrica, mantenendo le caratteristiche direzionali tipiche dello Fe3O4. L’ottenimento della conducibilità elettrica viene introdotto impiegando il semilavorato di poliuretano sopra descritto additivato però di 70% di polvere di nichel: il nichel infatti, oltre che ferromagnetico, è anche elettroconduttivo. La descrizione nell’articolo eviden-

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ANTIMICROBICI PER MATERIE PLASTICHE IN CONTATTO CON ALIMENTARI

A. Campbell – a.campbell@.co.uk; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 62/1-38- 2009. Rif. E2636.

L

’autore svolge l’articolo non mostrando affatto quali sono gli agenti da impiegare nelle mescolanze come protettori contro l’azione dei microrganismi, ma passa invece in rassegna i principali agenti antimicrobo che vengono usati negli imballaggi alimentari ed esamina la situazione che essi possono determinare nel settore delle ma-

2009 n. 567 | L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |

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ELASTICA | Abbiamo letto per voi

terie plastiche. Leggendo l’articolo ci si accorge di entrare in un argomento specialistico, che presuppone la conoscenza di quello scibile di materiali che “può” teoricamente venire in contatto con alimenti, oppure semplicemente con quello scibile di materiali, che fra sé e l’alimento frappone un prodotto chimico che comunque deve essere accettato, ma non si propone di insegnare a trovare difese dei materiali di impiego negli articoli di gomma o di materia plastica contro gli agenti microbici. Agenti antimicrobo sono i metalli, in modo particolare l’argento, sono gli enzimi, i batteriocidi, il triclosano (GFSE ovvero 2,4,4’-tricloro-2’idrossidfenilete-

che sviluppano microsfere, che inibiscono la crescita di microorganismi. E così pure lo sviluppo di tecnologie che si affidano alla formazione di composti antimicrobici come sorbati, benzoati L’attività di ricerca su nuovi sistemi per realizzare riduzioni nella crescita di microorganismi è attiva, tuttavia lo stato di sviluppo delle prescrizioni riguardanti l’impiego di biocidi in materali a contatto con alimentari non viene ritenuto attualmente chiaro. Ancor meno a quanto pare risulta chiaro quali sono i biocidi da impiegare nella gomma o nelle materie plastiche come protettivi. L’autore dell’articolo qui recensito appartiene alla Campden and Chorleywood Food Research Association (CCFRA Technology Ltd.) – Gloucestershire – UK.

prodotti e processi NUOVO IDROSSIDO DI ALLUMINIO MARTINAL LEO

R. Herbiet – (rene_herbiet@albemarle.com ); Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/12-794- 2008. Rif. E2637.

L’

re), che è un bisfenolo non ionico usato in articoli igienici e usato come germicida negli alimenti (carne di manzo). E poi ancora l’acido etilendiammino tetraacetico (EDTA), che ha azione antibatterica in quanto ne destabilizza la compattezza della membrana, inoltre oli essenziali con proprietà antimicotiche, i fungicidi, il kitosan che è un polimero cationico protettivo di verdure fresche e l’allilisotiocianato (AIT) come protettore di verdure fresche. Esistono anche agenti che ad opera dell’umidità sviluppano raggi infrarossi a bassa lunghezza d’onda attivi contro i microrganismi. Esistono anche tecnologie USA che sviluppano l’impiego di ioni Ag o anche 10

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autore appartiene alla Martinswerk GmbH, una azienda della Albemarle Corporation di Bergheim. L’autore riprende il discorso sugli antifiamma ATH costituiti da idrossido di alluminio (allumina idrata) della nota Martinswerk (cfr. Rif. Elastica E1670 in I. G. 486 del Marzo 2001). La funzione antifiamma dei Martinal è dovuta come è noto all’azione del vapore acqueo che si svolge a partire da 200°C÷230°. Il vapore, oltre a creare un ambiente sfavorevole per lo sviluppo della fiamma, esercita una azione diluente dei prodotti infiammabili e una azione inibitrice sulla densità dei fumi. Nella gamma dei Martinal esistono tipi tradizionali contraddistinti dalla sigla LE, che comprendono idrossidi di alluminio con diverse aree superficiali determinate con metodo BET, cui sono associati valori di indice di ossigeno (Limitig Oxigen Index), espressi da LOI da 36 a 40 (=% di concentrazione di ossi-

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geno che mantiene la combustione). Esistono poi Martinal contraddistinti dalla sigla LEO, ove la O vuole significare “ottimizzato”. Viene enfatizzato che le differenze delle caratteristiche a favore dei prodotti ottimizzati riguardano aumenti di contenuto di particelle con diametro relativamente elevato e aumenti di stabilità termica su particelle con pari diametro: ciò viene riportato a più vantaggiosa densità apparente, a più vantaggioso comportamento del flusso nelle operazioni di trasferimento negli impianti di produzione, a migliore stabilità termica del prodotto. Le proprietà di efficienza tecnologica nell’impiego dei Martinal LEO vengono sintetizzate in una serie di caratterizzazioni. La densità apparente dei Martinal 104 e 107 LEO è rispettivamente 498 g/cm^3 e 367 g/cm^3 contro 378 g/cm^3 e 267 g/cm^3 dei corrispondenti Martinal LE (cioè i Martinal LEO occupano meno spazio in magazzino). Il comportamento a scorrimento nelle attrezzature di trasferimento delle cariche viene espresso rispettivamente in 12 secondi e in 14 secondi contro 19 secondi e 18 secondi, la densità apparente dopo lavorazione di10 minuti a 1000 giri/minuto in Henschel diviene 318 e 314 g/cm^3 contro 272 e 180 g/ cm^3, il comportamento a scorrimento nelle attrezzature di trasferimento delle cariche dopo lavorazione di10 minuti a 1000 giri/minuto in Henschel diviene 21 secondi e 26 secondi contro 33 secondi e35 secondi. Tutti i dati confermano quindi il minore ingombro del materiale. Ulteriori vantaggi dei Martinal104 e 107 LEO rispetto ai Martinal 104 e 107 LE, dimostrati da prove eseguite da Martinswerk, riguardano una maggiore stabilità termica di 7°C e di 13°C, una migliore resistenza alla formazione di bolle in fase distruttiva, una maggiore regolarità di distribuzione di resistenza elettrica; inoltre una maggiore regolarità nell’andamento della mescolazione, una maggiore regolarità nell’andamento della combustione dimostrato dall’andamento della liberazione di energia durante la combustione stessa con il cone calorimeter. Anche l’andamento del comportamento entro la fiamma, certificato con prove specifiche su cavi elet-


Abbiamo letto per voi | ELASTICA

trici descritte nell’articolo, è favorevole per i Martinal di tipo LEO. Viene citato anche un riferimento che riguarda l’accertamento della validità del processo di “bagnatura” dei nuovi tipi di Martinal LEO durante la confezione di mescole con il mescolatore interno Buss Ko-Kneter.

materie prime NANOCOMPOSITI GOMMACAOLINO

L. Giannini, A. Lostritto, S. Senatore, M. Galimberti – ( luca.giannini@pirelli.com ); Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 62/1-24- 2009. Rif. E2638.

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nanocompositi sono materiali nei quali la grandezza delle particelle elementari misura al massimo 100 nanometri. Sotto questo aspetto quindi le mescole di gomma contenenti ne-

ri di carbonio e/o silici precipitate o pirogeniche sono nanocompositi. In anni recenti tuttavia il termine nanocompositi viene riservato soprattutto a quei materiali che contengono cariche nanometriche caratterizzate però anche da importanti fattori di forma, soprattutto nel senso della lunghezza o della superficie. Tipico materiale con struttura adatta a creare nanocompositi è una carica caolinica idrofila a struttura stratificata denominata montmorillonite: questa ha costituzione stratificata di spessore 1 nanometro e di lunghezza 100÷1000 nanometri, che tra gli strati contiene, o comunque può ospitare, cationi di alchilamonio a lunga catena (ioni –onio), che facilitano l’ingresso di catene organofile polimeriche. Nel lavoro presentato nell’articolo viene esaminata la stabilità al calore ottenuta in compositi di NR contenente caolini organici basati su tre gruppi

di ioni-onio: Ditalloil-Dimetilammonio (DTDMA), Benzil-talloil-Dimetilammonio (BTDMA), Talloil-2-etil-esil-Dimetilammonio (TEDMA). Analisi ai raggi Röntgen eseguite su campioni di caolino e di sali di ionio danno molti picchi, ma l’interpretazione ricavata riesce a dedurre al massimo che tra un caolino e un modificante organico “potrebbe” anche essere scaturito un composto cristallino, cioè che potrebbe anche essere avvenuta una reazione. Una interreazione avviene invece con certezza tra silano (TESPT) e caolino. Per comprendere il meccanismo della reazione del caolino organico con TESPT viene eseguito un programma a parte. Viene appurato che l’interazione esiste, ma che l’effetto rinforzante è modesto, a meno che non sia presente un’altra carica rinforzante (nero di carbonio). Gli autori alla fine presentano finalmente dei dati più chiari, che testimoniano l’entità del rinforzo ottenibile con i caolini organici. Appare che una entità di rinforzo che abbia significato pratico si ottiene, ma soltanto quando si è superata la soglia di percolazione. Nello studio appaiono molti dati, ma questi non vengono purtroppo adeguatamente illustrati, in modo che appaia che cosa ci si proponga di ottenere.

materie prime MESCOLE PER PROFILATI EDILIZIA E PER TENUTE DI TUBAZIONI

Tim E. Clayfield. Solomon H.K. Tang, Cyrille Billouard (Dow Chemical); Rubber World; 239/1-46-Ottobre 2008. Rif. E2639.

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er i profilati di uso in edilizia vengono usate soprattutto mescole di EPDM, in casi meno numerosi però anche gomme siliconiche, TPE, TPV, e PVC. Così pure per elementi di tenuta delle tubazioni, anche per acqua potabile, viene usato EPDM e talvolta SBR. Viene assunto che il costo dei profilati è da ascrivere per il 55% ai materiali, per i 25% al processo di mescolazione e per il 20% al processo di estrusione. Nell’articolo viene enfatizzato l’uso del

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Nordel MG (DuPont), anche per la comodità di impiego della sua forma fisica granulata. Nel campo dei profilati per edilizia ha particolare importanza la norma DIN 7863, che regola le richieste di resistenza al compression set, dopo 22h a -25°C e a 100°C, rispettivamente a <75% e <35%; inoltre che regola la resistenza all’invecchiamento dopo 7 giorni a 100°C con cambio di durezza entro l’intervallo +10÷-5 punti, la variazione massima di carico di rottura a -25%, la variazione massima di allungamento a rottura a -50% e inoltre con variazione massima di durezza di +10 punti dopo 7 giorni a -10°C. Gli autori trovano che l’EPDM più adatto è il tipo del Nordel MG 46140, soprattutto per il suo basso contenuto di etilene (-55°C), cui è conseguente contenuto di amorfo rilevante e compression set ottimale a -25°C, per il suo alto peso molecolare e per la sua distribuzione dei pesi molecolari stretta con basso contenuto di “branching” (ramificazioni) per assicurare rapidità di mescolazione. Lo studio presentato nell’articolo consiste di un gran numero di mescole, che sono utili al lettore, non solo perché gli danno modo di constatare le asserzioni e le puntualizzazioni degli autori, ma anche perché mostrano andamenti e dimostrazioni importanti utili come cultura generale per la scelta del tipo di EPDM e per la panoramica generale allorché nello studio di una mescola ci si trova a dover esplorare l’influenza reciproca tra il tipo di polimero, l’entità della carica, l’entità della estensione con il plastificante e con la carica, il tipo di sistema vulcanizzante, l’influenza dell’impiego di donatori di zolfo. Viene naturalmente considerato anche l’aspetto reologico. Vengono esposti i risultati ottenuti con diverse mescole di EPDM di uguale ricettazione generale basate ciascuna su un diverso tipo di EPDM. La mescola a base di EPDM Nordel MG 46140 presen-

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ELASTICA | Abbiamo letto per voi

ta viscosità Mooney elevata in linea con l’elevato peso molecolare medio dell’EPDM impiegato, però presenta lo sforzo di taglio minore, evidenziando quindi le migliori riuscite in sede di estrusione. Non viene rappresentato direttamente l’andamento del die swell, ma viene indicato l’andamento di una funzione dello sforzo di taglio delle mescole programmate. Lo sforzo di taglio minore si riscontra appunto con la mescola a base di Nordel MG 46140. Gli autori annunciano che il programma verrà continuato nel corso di un secondo ciclo di prove.

prodotti e processi POLPA DI ARAMIDE E TUBI DELLA TRELLEBORG

li organi di tenuta cui l’autore si riferisce sono di impiego in condizioni statiche o semidinamiche principalmente nel campo automobilistico ed edilizio: profilati per uso in edilizia, condutture per aria pulita/ cuffie di tenuta per cavetteria-auto/soffietti per sterzo e per trasmissioni, tenute per tubi, guarnizioni per uso medico. Gli impieghi riguardano casi nei quali le caratteristiche richieste sono prestazioni di compression set di breve durata, oppure anche di rilassamento del carico. L’aspetto più critico è rappresentato dalla variazione della forza di tenuta in funzione del tempo: un riferimento diretto è nel test di stress relaxation in compressione ISO 3384. L‘autore mostra un tipo di valutazione della tenuta basata su un calcolo fondato sulla durata della ritenzione della forza di tenuta stessa in funzione delle caratteristiche di stress relaxation (rilassamento del carico), ove la forza di tenuta creata dalla compressione iniziale (es 25%) viene interpretata per singoli tipi di Santoprene servendosi di data base della ExxonMobil (www.santoprene.com), oppure ricorrendo a calcoli che coinvolgono

l’appliczione di metodi FEA (Finite Elements Analysis). Per diversi gradi di Santoprene viene riportata la ritenzione percentuale della forza di compressione a 23°C, a 70°C e a 100°C. Inoltre, per un tipo di Santoprene viene rappresentato l’andamento rispetto al tempo a 80°C della ritenzione della forza di tenuta sulla base della stress relaxation, in confronto con quello di una mescola di EPDM di 60 ShA vulcanizzata. La scala del tempo è rappresentata come log(t/0,5) ore. In corrispondenza di un valore di ascissa di circa 1,8 si nota forza di ritenzione percentuale a favore della mescola di EPDM. Secondo l’autore è da ritenersi che a temperatura superiore tale vantaggio tenda a diminuire. Gli organi di tenuta in condizioni semidinamiche, cui appartengono ad esempio i profilati per finestre, i profilati auto e i giunti ad espansione, sono devoluti ad esercitare un tipo di tenuta di aspetto diverso da quello tipico delle tenute in condizioni statiche. Un parametro fondamentale è in tal caso la velocità del recupero elastico ER, che l’autore evidenzia come ER(%) = 100 - CS(%), cioè ER(%) + CS(%) = 100. Tanto più elevato è il compression set (CS)% tanto più basso è il ER(%) e perciò tanto più basse sono le proprietà di tenuta. Ossia la tenuta in condizioni dinamiche impone che il compresson set sia basso. L’autore avanza comunque un tipo di interpretazione che vale a modificare la valutazione del fenomeno, conferendo importanza alla velocità iniziale della compressione e al tempo di residenza della deformazione, trovando quindi un motivo per interpretare meno drasticamente l’influenza, indubbiamente realistica, dell’andamento del fenomeno compression set. L’autore fa anche notare che una opportuna sezione dell’organo di tenuta gioca un ruolo importante, che con i TPV conduce a una correzione della differenza sfavorevole del loro comportamento termoplastico.

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materie prime LA TENUTA CON LE GOMME TERMOPLASTICHE TPV

Ward E. Narhi-ExxonMobil – www. santopene.com ; Rubber World; 239/1-28-Ottobre 2008. Rif. E2640.

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| L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |

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David Shaw – dshaw@crain.com ; European Rubber Journal; 190/6-22Nov/Dic 2008. Rif. E2641.

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a Trelleborg ha impressionato il settore del mercato dei tubi conformati con il processo da essa messo a punto per la produzione di manicotti di raffreddamento a sezione e a direzione variabile lungo il proprio percorso per l’industria automobilistica. I tubi che vengono descritti nell’articolo, come gran parte dei tubi e dei manicotti per i circuiti di raffreddamento, sono a base di EPDM. La variante strutturale più importante introdotta consiste nel fatto che gli

elementi di rinforzo necessari per il funzionamento non sono tessili sotto forma di filati, ma sono categorie di materie prime di natura bifasica a base di elastomero, nella fattispecie di EPDM, e di fibre di poliammide aromatica con orientamento programmato. La variante di know how più importante introdotta è l’impiego di un bocchettone mobile durante il processo di estrusione, che permette di ottenere percorsi non rettilinei senza utilizzare mandrini. Il tipo di materiale ha una configurazione fisica denominata “polpa”, che nel corso degli anni ha assunto sempre


Abbiamo letto per voi | ELASTICA

maggiore importanza per la possibilità di essere mescolata agli elastomeri, ottenendo matrici omogenee foriere di caratteristiche che danno risultati simili, nei limiti delle possibilità, a quelli ottenuti negli articoli con strutture rinforzanti basate su rinforzi meccanici. (cfr. anche riferimenti Elastica E1739 e E2239 rispettivamente in I. G. 492 dell’Ottobre 2001 e in I. G. 534 del Dicembre 2005). La tecnologia descritta da Trelleborg viene denominata “Creatube”, che comunque sia, viene specificata come tecnologia non interdipendente, in quanto Trelleborg impiega da tempo la polpa di aramide anche in altri processi. La tecnologia Creatube esige certamente un tipico know how nella conduzione del processo, perché le variazioni delle curvature introducono necessari cambi di spessore delle pareti dell’estruso. Le possibilità di regolazione di varianti nel processo sono notevoli, permettendo di produrre anche tubi con percorso a forma di spirale. Inoltre anche tubi con caratteristiche di impiego che vanno al di là di quelle previste come standard. A parte le possibilità introdotte da Creatube, Trelleborg rispetta uno standard generale di impiego da -30°C a +125°C; tuttavia può estendere il proprio standard da -40°C a +150°C, con possibilità di uso con punte fino 175°C.

prodotti e processi MISURE SU PROFILATI DI GOMMA NEL BOCCHETTONE DI ESTRUSIONE

Pixargus - David Shaw - dshaw@ crain.com; European Rubber Journal; 190/6-15- Nov/Dic 2008. Rif. E2642.

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lla fiera Fakuma la Pixargus di Wurselen (Germania) ha presentato un apparato per la misura ad alta temperatura delle caratteristiche online su profilati. Il sistema viene denominato “first in line measurement system” e viene de-

finito come metodologia per accertare parametri tecnologici su profilati a temperatura elevata e specificatamente per caratterizzare gli articoli nel corso delle operazioni e degli eventi intrinseci dal passaggio nell’estrusore alla realizzazione della vulcanizzazione. Il sistema esposto può essere installato entro la linea di produzione nei punti ritenuti più significativi e pertinenti, cioè direttamente prima o direttamente dopo il tunnel di vulcanizzazione “in continuo”. Recentemente la ditta Pixargus, da cui provengono le notizie, ha fornito un intero sistema di controllo dimensionale dei profilati a un produttore tedesco, non nominato, leader nel campo della produzione di profilati auto. Con un minimo di trasformazione, è possibile installare una testa per la misura dei parametri al termine dell’estrusore e un’altra, consimile, alla fine della linea di produzione, in modo da ottenere automaticamente correlazioni tra le misure dimensionali iniziali, cioè al ter-

mine dell’estrusione sul profilato ancora crudo, e le misure dimensionali alla fine della vulcanizzazione: in tal modo viene quindi permesso di valutare se le misure sono in regola con quelle desiderate in ogni punto della linea e, nel caso, se eventuali interventi correttivi vanno introdotti sul crudo o non piuttosto nella sezione di vulcanizzazione. Naturalmente è sempre possibile, se intervengono disturbi dimensionali, introdurre nel processo l’inserzione di un sistema di informazione, o quanto meno l’inserzione di un sistema di blocco. L’apparato è corredato da quattro telecamere disposte attorno al profilato, in modo da rendere possibile una scansione continua della superficie esterna del profilato stesso e da poter eseguire automaticamente un controllo di valutazione automatica dello stato della superficie, importante in articoli come i profilati, in confronto con lo stato superficiale di un campione di confronto. Secondo le notizie di European Rub-

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ber Journal il sistema “ProfilControlDimension” della Pixargus si è dimostrato di successo in tutto il mondo dei produttori interessati. Particolare molto importante è che l’apparato è disponibile sia nella versione “chiusa”, sia nella versione “open C”, che permette l’innesco del sistema anche durante il processo di produzione senza interrompere la linea.

prodotti e processi MICROONDE NELLA VULCANIZZAZIONE DI NR CON SULFENAMMIDI

B. Vega, N. Agullò Chaler, S. Borròs e:mail - salvador.borròs@iqs.url.edu; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 62/1-30- 2009. Rif. E2643.

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engono ricordate le tappe fondamentali della vulcanizzazione con microonde a partire dal 1967, allorché è comparso sul mercato un impianto per vulcanizzazione di profilati in continuo della Hertz-Four (Francia). Oggi ammontano a migliaia di tonnellate gli articoli per l’industria automobilistica e per l’edilizia vulcanizzati in continuo in forni a microonde. Nell’articolo viene presentato uno studio, nel quale viene fissata una ricettazione “tipo” a base di materiali presi come modello delle materie prime usate nell’industria della gomma. Al posto dell’elastomero gomma naturale, che è un prodotto di uso generalizzato, ma che è ovviamente soggetto alle variazioni sistematiche e casuali tipiche di un prodotto naturale, viene impiegato lo squalene: questo è un prodotto oligomerico di sintesi, che dal punto di vista della composizione chimica costituisce esattamente una struttura polimerica, che dà garanzia di riprodurre in modo costante l’aspetto chimico della reattività della gomma naturale. Lo squalene è infatti un oligomero lineare del poliisoprene 1,4 cis, che quindi è dotato del funzionamento dei luoghi di reattività del tipo chimico gomma naturale, ivi comprendendo tutte le influenze della interazione sulle posizioni contigue alle insaturazioni, che sono quelle più

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ELASTICA | Abbiamo letto per voi

significative nelle reazioni chimiche interessate, e ivi comprendendo le influenze elettromagnetiche della vicinanza delle catene elastomeriche. Insieme allo squalene, la ricettazione prevede 1,2 phr di CBS [N-cicloesilamin-2-benzotiazilsulfenammide], 2 phr di zolfo, 5 phr di ossido di zinco, 2 phr di acido stearico. Lo studio viene condotto in una apposita attrezzatura con la quale vengono realizzate le reticolazioni ad opera delle microonde, e con la quale, mediante analisi di cromatografia liquida ad alta performanza (HPLCUV), vengono monitorate la quantità di accelerante di volta in volta impiegate, vengono monitorati gli avventi dei legami di vulcanizzazione, vengono monitorate le quantità di squalene mano mano vulcanizzate durante il processo, e vengono monitorati riferimenti alla formazione di legami di reticolazione disolfurici e monosolfurci. Viene appurato che la reazione ottenuta con l’impiego di microonde dà luogo a maggior grado di reticolazone rispetto a quanto avviene con il consueto processo termico. La diversità più evidente fra reticolazione con microonde e reticolazione convenzionale è costituita dalla cinetica realizzata: con microonde infatti la reazione risulta molto più veloce e molto più orientata verso la realizzazione di legami disolfurici. Gli autori analizzano la reazione di vulcanizzazione anche impiegando diversi ossidi metallici anziché ZnO. Essi appurano che CaO non è in grado di instaurare l’attivazione, che invece MgO dà luogo ad attivazione della reazione dello zolfo, tuttavia in tono minore rispetto a quello esercitato dall’ossido di zinco. Essi comunque appurano che usando il processo di vulcanizzazione con microonde può risultare conveniente l‘attivazione con 5 phr di MgO o, quanto meno, l’attivazione con 2 phr di ZnO + 2 phr di MgO. Quest’ultima combinazione appare molto interessante nei riguardi della riduzione dell’impiego di ZnO, più volte criticato dal punto di vista ambientale. Il problema va però studiato con 14

| L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |

cura, perché, secondo i dati presentati nello studio qui recensito, l’attivazione con 2 phr di ZnO + 2 phr di MgO con il processo di reticolazione con microonde non appare ineccepibile dal punto di vista della resistenza alla scottatura.

prodotti e processi PREVISIONE DELLA DURABILITÀ DELLE STRUTTURE ELASTOMERICHE

M. V. Mars – e-mail: wvmars@coopertire.com ; Gummi Fasern Kunststoffe (GAK); 61/12-766- 2008. Rif. E2644.

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refiggersi di prevedere la durabilità delle strutture elastomeriche significa aver avuto la possibilità di esaminare l’andamento delle caratte-

ristiche meccaniche di vulcanizzati di gomma nel corso del tempo e soprattutto nel corso della vita degli articoli. È infatti prevalentemente nel corso della vita dinamica dei vulcanizzati che appaiono gli effetti dell’insorgere di trasformazioni irreversibili, che hanno come effetto la perdita progressiva e magari anche il crollo della funzionalità. Il primo fenomeno importante da valutare presuppone l’analisi del comportamento meccanico sotto sollecitazioni ripetute di allungamento/rilascio ad ampiezza costante: l’insorgere di condizioni di invecchiamento si manifesta con un rammollimento progressivo. Con sollecitazioni ripetute a carico costante, l’insorgere dell’invecchiamento si manifesta con un aumento dell’ampiezza di deformazione. Il fenomeno è spiegato con il termine del noto “effetto Mullins”. Il fenomeno, che si innesca con

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2009 n. 567

una rapida perdita di rigidità data dalla distruzione di legami tra le catene macromolecolari dell’elastomero o anche tra le catene macromolecolari e le particelle di carica, è noto anche con la denominazione “creep”. Sulla base della stessa fenomenologia si spiegano anche le formazioni e gli accrescimenti di screpolature per cause meccaniche. L’autore assume che la forza T di accrescimento delle screpolature da invecchiamento sia esprimibile come T=- d(U-V)/dA, cioè come variazione superficiale della differenza tra l’energia potenziale U correlata con la configurazione della screpolatura e il lavoro per l’accrescimento della screpolatura stessa. Inoltre, sulla base di dati raccolti da letterature tecniche, l’autore assume che, nei vulcanizzati, microscrepolature di lunghezza 10^6 metri siano comunque presenti: che però la formazione delle screpolature che preoccupano gli utilizzatori, avvenga in seguito con un processo di nucleizzazione e di accrescimento delle screpolature stesse. L’autore accetta anche un approccio di modellizzazione matematica suggerita da letterature, secondo la quale la variazione della lunghezza delle screpolature dipende anche dal decorso durante il tempo della forza associata alla screpolatura stessa. Un riferimento alla pratica viene trovato in relazione alla presenza di fenomeni di cristallizzazione sotto stiro nell’elastomero, perché tali fenomeni sono in grado di rallentare la velocità di accrescimento delle screpolature stesse. L’articolo è molto lungo, proviene da una fonte autorevole (Cooper Tire & Rubber Company - Findlay, OH, USA) con l’approvazione della American Chemical Society e come tale è degno di attenzione. Però il testo, decisamente compilato con carattere nozionistico, incontra con difficoltà la curiosità del tipico lettore dell’industria della gomma, al quale non sono sufficienti le constatazioni meccaniche, perché esige anche una interpretazione, possibilmente di ordine chimico, che lo ancori alla realtà dei riferimenti del proprio mondo.


Abbiamo letto per voi | ELASTICA

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Plast09

Meglio del previsto I

l Salone internazionale delle materie plastiche e della gomma ha chiuso i suoi cinque giorni di lavoro (dal 24 al 28 marzo) su toni moderatamente soddisfacenti, tenuto conto che le aspettative erano decisamente pessimistiche. Gli espositori sono stati 1.486 di cui 850 italiani e 636 stranieri. Nella precedente edizione del 2006 erano stati rispettivamente 948 e 603. Sono quindi diminuiti del 10% i primi mentre sono aumentati di circa il 5% i secondi. Complessivamente il saldo è negativo del 4%. Tra le due edizioni i paesi esteri rappresentati sono passati da 50 a 45. La superficie netta occupata è stata di 59.200 mq, per l’80% riservati alle macchine. Qui il calo è più sensibile, avvicinandosi al 10%. Veniamo ai visitatori. Nel 2006 erano stati 65.853, di cui 44.137 italiani e 21.716 stranieri (provenienti da 125 paesi). In questa edizione sono scesi a 55.175, di cui 37.586 italiani e 17.589 stranieri. Il calo è del 16% ed è l’indice più evidente della crisi attraversata dal settore. La flessione dei visitatori italiani è del 15%, quella dei visitatori stranieri di quasi il 20%. Tra questi ultimi ai primi posti i paesi più vicini (Germania, Francia, Spagna, Svizzera) ma anche Turchia e Medio Oriente. Scarsa presenza di americani e asiatici. A consuntivo, ecco cosa ci ha detto Riccardo Comerio, presidente di Assocomaplast, da noi intervistato il penultimo giorno della manifestazione: “Abbiamo avuto un risultato superiore alle aspettative. Soprattutto perché siamo riusciti a mantenere una quota vicina ai 1.500 espositori. Negli scorsi mesi, quanto la crisi economica si è manifestata in tutta la sua importanza, c’è stato qualche momento di tensione che ci aveva preoccupato. In realtà le defezioni sono state pochissime e quindi la situazione si è riequilibrata. Si è avuta, è vero, una riduzione degli spazi occupati, ma ciò è imputabile alla necessità per le aziende di tagliare i costi, data la situazione generale del mercato. L’importante è per noi di essere riusciti a mantenere l’alto livello proprio di questa nostra manifestazione”. 

Nel prossimo numero daremo un’ampia rassegna di tutte le novità che sono state presentate (ce ne sono parecchie) insieme ai giudizi espressi dai protagonisti della rassegna. aprile

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Gutech 2009

Un’edizione in sintonia con l’andamento dei mercati di Antonino Di Pasquale

La crisi che ha colpito tutti i mercati del pianeta non ha risparmiato neanche la neonata manifestazione del settore delle guarnizioni tenutasi dal 20 al 23 marzo al Centro Fieristico di Montichiari. La concomitanza poi con la più importante fiera internazionale italiana di settore - Plast 09 svoltasi a Milano alla distanza di un giorno – non ha certo contribuito a migliorare le cose. Tuttavia, durante le quattro giornate della manifestazione si è registrato, pur in modo discontinuo, un certo movimento di visitatori che hanno animato molti degli stand presenti.

Q

uesta seconda edizione di Gutech, pur non entusiasmante, merita comunque una rassegna delle aziende che si sono proposte con prodotti e progetti, all’interno della filiera del comparto gomma, di raccogliere ancora una volta la difficile sfida proveniente da un mercato sempre più difficile e complesso.

Compound e emilavorati Kraiburg Già presente alla prima edizione del 2007, Kraiburg si ripropone alla manifestazione presentando le proprie innovazioni in termini di compound per i vari settori applicativi (dall’automobile alla meccanica in generale) e, in particolare, della produzione di mescole per il rivestimento di rulli in gomma.

Ecco alcuni esempi: • settore industriale Grazie alle migliaia di formulati, la casa tedesca è in grado di soddisfare applicazioni per tubi flessibili per olio e benzina prodotti con mescole a base FKM e NBR per apparecchi e macchine con azionamento tramite motori a due tempi che presuppongono una forte resistenza agli agenti chimici aggressivi. Guarnizioni per camini a base di EPDM, VMQ e FKM offrono una particolare tenuta di lunga durata oltre alla resistenza alle alte temperature. Formulati a base EPDM per il contatto con acqua potabile oltre a garantire la non tossicità del manufatto presentano caratteristiche di resistenza ai microrganismi dell’acqua oltre ad una lunga durata nel tempo. Inoltre applicazioni stanaprile

dard di tenuta attraverso l’utilizzo di O-ring e altri sistemi, composti gomma/metallo, cuscinetti ecc. • settore auto Ben pochi materiali hanno contribuito come gli elastomeri al progresso della tecnologia e dell’industrializzazione e non possono essere ritenuti che parte integrante della costruzione automobilistica: dall’isolatore passante dei cavi al tubo per impianti turbocompressore alle guarnizioni del coperchio del serbatoio, alla sospensione delle marmitte. Il team “Automotive Applications” assiste i clienti dell’industria della subfornitura automobilistica, che da parte loro producono articoli a base elastomerica per tutti i produttori importanti di automobili. • settore rulli in gomma Dal rullo trasportatore al rullo frantumatore, dal rullo verniciatore

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Gutech 2009

a quello grafico, Kraiburg offre per ogni singolo caso d’impiego una soluzione tagliata su misura in base ai tipi di elastomeri reperibili sul mercato. Un’importante novità riguarda la produzione di mescole studiate appositamente per l’attacco diretto ai diversi tipi di materiali termoplastici. Tale settore, altamente innovativo, prevede per il prossimo futuro un’importante espansione in diversi campi.

Apparecchiature UTP Vision Presente anch’essa alla manifestazione passata, si propone al Gutech 2009 con apparecchiature automatiche per il controllo visivo di articoli in gomma. Le serie di macchine presentate riguarda i modelli Scubix progettati per il controllo dimensionale e superficiale di pezzi toroidali e pezzi generici. La macchina è governata da un PC gestito da un sistema operativo Real-Time (RTAI-Linux) che effettua sia le elaborazioni sulle immagini sia l’interazione con l’operatore tramite semplice e intuitiva interfaccia a finestre. Le immagini vengono catturate da telecamere industriali digitali e sono trasferite, senza perdita o disturbi, al PC tramite collegamento Firewire. La serie Matlix, ideata per il controllo dimensionale e superficiale di guanizioni toroidali (o-ring) e di guarnizioni tappate, è provvista di un sistema di visione con tecnologia completamente digitale che prevede: • il trasferimento delle immagini digitali direttamente al PC di controllo; • un Sistema Operativo Real-Time per la gestione completa della macchina; • algoritmi di controllo delle immagini sviluppati totalmente dallo staff interno della società; • tempi brevissimi per il cambio del particolare da cerniere grazie ad un software interattivo e alla rapida pu20

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lizia della macchina. Infine la serie Kalix è una macchina semiautomatica per il controllo di pezzi toroidali e generici, la macchina è disponibile in diversi modelli (40, 70, 110 e 140) in funzione delle dimensioni del pezzo.

Gli stampatori Ten-Fluid La Ten-Fluid di Villongo (BG) è attiva da oltre trent’anni con prodotti che sono frutto anche della costante collaborazione con importanti aziende dei principali settori produttivi: industria automobilistica, idrosanitaria, pneumatica, oleodinamica, meccanica, elettrodomestica. Produce pezzi su disegno e/o campione con mescole a base gomma NBR, HNBR, EPDM, CR, CIIR, FKM, NR, FVMQ, VMQ. Realizza anche articoli per stampaggio gomma/metallo, silicone liquido LSR e materiali termoplastici TPU-TPE e vari tipi di Nylon. Particolari richieste di prodotti con specifiche non standardizzate possono essere risolte grazie al knowhow che l’azienda ha maturato in tutti questi anni. La qualità dei prodotti è garantita anche dalla certificazione TÜV secondo la norma ISO 9001:2000.

Sea Rubber La società di Adrara San Martino (BG) opera nel settore degli O-ring e degli articoli tecnici da molti anni ed ha acquisito un’importante esperienza che le ha consentito lo sviluppo nei più svariati settori: automobilistico, idraulico, pneumatico, gas, aria condizionata, elettromeccanico, acqua potabile, filtri, valvole/pompe. La società si avvale di un sistema qualità che prevede un severo collaudo statistico dell’intera produzione aziendale. È certificata UNI EN ISO 9001:2000. aprile

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Le macchine Desma Elastomertechnik Desma era presente anche questa volta al Gutech (unica fra i fabbricanti di macchine). Non aveva macchine esposte ma un sistema a canali freddi con sei ugelli indipendenti l’uno dall’altro, chiamato FlowControl. Tale sistema non è nuovo e ha già avuto un grande successo perché permette di comandare su ogni ugello in maniera indipendente l’iniezione potendo cosi adattare il flusso della gomma con assoluta precisione in ogni cavità dello stampo. È noto poi che Desma ha presentato anche un sistema che permette (per ora su un solo ugello) di iniettare la gomma nello stampo a una temperatura (elevata) impostabile liberamente dall’operatore: si chiama FC Plus. Ciò significa un risparmio di tempo nella vulcanizzazione e un accorciamento dei cicli produttivi.


Gutech 2009

Il passo successivo sarà un sistema che permetta di sommare i due vantaggi di cui sopra: poter impostare la temperatura liberamente in ogni ugello e lasciare indipendenti gli ugelli uno dall’altro.

Altri prodotti Atom L’azienda vigevanese opera nella produzione di macchine per il taglio a lama e di punzonatura di guarnizioni industriali anche a base gomma. In fiera era in mostra una macchina di taglio a lama della serie Flashcut 30155 con caratteristiche interessanti per l’elevata velocità di taglio e di punzonatura, la semplicità d’uso e i bassi costi di esercizio che ne fanno la soluzione per il taglio in continuo di piccole e medie produzioni. La sua architettura e gli optional disponibili la rendono adatta a una vasta gamma di applicazioni industriali: dalle guarnizioni nei più svariati materiali tra cui, ovviamente, la gomma per applicazioni nel settore auto, arredamento, calzature, pelletteria e confezioni in pelle.

Z-Lab Z-Lab, software house bergamasca fondata nel 1985, rinnova la sua presen-

za al Gutech proponendo interessanti sistemi informativi modulari e specializzati per la produzione, il magazzino e la logistica delle PMI. Le soluzioni Z-Lab sono basate sulla piattaforma gestionale AdHoc di Zucchetti, su cui sono state sviluppate le verticalizzazioni orientate ai vari settori produttivi: meccanica, gomma e plastica, macchine e impianti speciali. Ecco alcuni esempi: Elasto è la soluzione modulare e integrata per le aziende del settore gomma. Oltre alla gestione di tutte le informazioni necessarie per lo svolgimento delle normali attività aziendali, il principale plus della soluzione Elasto è la logica di lavoro che viene proposta dal programma, nata dall’esperienza più che ventennale maturata in questo specifico settore; Z-Web è un programma modulare che si pone l’obiettivo di aiutare le aziende a operare in modo distribuito e collaborativo. Permette di registrare, aggiornare e archiviare in modo pratico e completo tutte le informazioni necessarie alla gestione delle principali attività di un’azienda, nel rispetto della privacy e della sicurezza dei dati trattati; Z-View è la soluzione Z-Lab per l’analisi e

Nell’ambito di Gutech è stato organizzato un seminario sulla mescolazione dal titolo “Mescole a base di Elastomeri: recenti sviluppi della tecnologia mixing e post-mixing”, a cura di Roberto Regalia (Pomini Rubber & Plastics). La relazione di base è interessante non solo dal punto di vista dei vari concetti presentati, ma soprattutto dal punto di visto storico. Il relatore ha sviluppato la sua esposizione attraverso sei punti: 1. classificazione dei sistemi di mescolazione; 2. storia; 3. cenni costruttivi dei mescolatori interni; 4. cosa avviene durante la mescolazione?; 5. sviluppi della tecnologia di mescolazione; 6. sviluppi della tecnologia post-mixing. I sistemi sono fondamentalmente due: quello a batch, il più utilizzato, e quello in continuo. Il sistema a batch prevede l’utilizzo di un mescolatore chiuso (tangenziale o intermix) o il mescolatore a cilindri.

il reporting, la business intelligence e i cruscotti aziendali, basata su tecnologia QlikView. La potenza e la semplicità di QlikView con la flessibilità di vari script già pronti per essere utilizzati anche senza alcuna necessità di personalizzazione ne determina la facilità d’uso. 

Il sistema in continuo è equipaggiato con una serie di macchinari in funzione della tipologia di lavorazioni che prevedono normalmente un insieme di strumentazioni come gli estrusori mono/bivite o addirittura multicomponente. Dal punto di vista storico il relatore si è soffermato in particolare sui primi mescolatori interni compenetranti ad interasse variabile. È Giancamillo Passoni della Pomini ad avere l’idea di unire la tecnologia “two roll mill” (in cui l’azione di mescolazione avviene tra i cilindri e la distanza tra gli stessi può variata) con quella propria dei mescolatori interni. Ciò porta alla creazione del mescolatore compenetrante ad interasse variabile. Un parametro geometrico (la distanza, o gap, tra i rotori) può essere modificato prima e/o durante il ciclo di mescolazione. La relazione si è chiusa con una rassegna degli sviluppi della tecnologia post-mixing.

aprile

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Stampaggio a iniezione di materie plastiche e gomma di PROCACCINI TOMMASO & C. snc Progettazione e costruzione stampi Loc. Campocuiano, sc.–62024 ESANATOGLIA (MC) Tel.0737 / 889393 – 889566 . Fax. 0737 / 881484

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Elastomeri

Nuove formulazioni e nuove gomme fluorosiliconiche ecosostenibili di Giuseppe Cantalupo

Le gomme fluorosiliconiche presentano speciali caratteristiche che le rendono il materiale d’elezione per molteplici applicazioni in vari settori industriali. Uno di questi è l’auto, e Dow Corning ha sviluppato nuove formulazioni a base di FSR che trovano vantaggioso impiego nel campo dei motori turbodiesel. Un’altra importante novità dell’azienda americana è una nuova linea di prodotti che posseggono la resistenza chimica della gomma fluorosiliconica (FSR), ma con la viscosità e la lavorabilità della gomma siliconica liquida (LSR): in altre parole, la versione liquida delle gomme fluorosiliconiche.

O

ggi più che mai, a causa della crisi economica, l’industria dell’auto necessita di innovazioni tecnologiche che si prefiggano due obiettivi soprattutto: il risparmio energetico e la riduzione dell’inquinamento ambientale. In una parola, l’ecosostenibilità quale miglioramento della qualità della vita, soprattutto attraverso la riduzione dell’immissione di sostanze inquinanti nell’ambiente e la riduzione dell’utilizzo delle riserve energetiche naturali, esauribili. E in questo ambito la gomma fluorosiliconica gioca un ruolo impareggiabile, anche grazie ai suoi continui miglioramenti resi possibili dalla ricerca e dall’innovazione tecnologica. Vantaggi dei quali beneficiano largamente sia l’industria dell’auto, in particolare il settore dei motori turbodiesel, che l’indotto della componentistica.

Gli sviluppi recenti della gomma FSR nel settore dei turbocompressori Risparmio di carburante e riduzione delle emissioni. Questi i due aspetti principali ai quali il mercato dell’auto rivolge in maniera sempre più pressante la sua attenzione oggi e dai quali trae origine il favore crescente che incontra presso i consumatori il turbodiesel. Questa tecnologia, infatti, grazie all’innovazione della sovralimentazione, ha notevolmente migliorato i moderni motori diesel in termini di potenza, silenziosità e riduzione di consumi e emissioni.

Dow Corning, leader globale nei siliconi, nelle tecnologie a base di siliconi e nell’innovazione, ha studiato e realizzato nuove formulazioni in Silastic FSR intercooler per il rivestimento interno (liner) dei manicotti flessibili dei turbocompressori e ha sviluppato anche la nuova famiglia di gomme fluorosiliconiche liquide, Silastic F-LSR, che rappresentano la versione fluorurata delle ben note LSR. Schema di un motore turbodiesel. aprile

manicotto flessibile ingresso aria

compressore

turbina

gas di scarico

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Elastomeri

Particolarmente coinvolta è la sezione flessibile del circuito degli scambiatori di calore nei turbocompressori che convoglia l’aria compressa all’intercooler. Si tratta di un manicotto di gomma multistrato costituito, essenzialmente,

l’impiego degli elastomeri siliconici e fluorosiliconici, sempre più utilizzati in sostituzione di materiali di uso tradizionale in questo settore, come era, per esempio, la gomma acrilica.

Perché la gomma Silastic FSR? I motivi sono molteplici. Vediamo i principali. Uno è la sua resistenza a temperature di esercizio elevate: nello specifico la temperatura dell’aria in uscita dal turbocompressore può superare i 200°C. Un altro motivo è la sua eccellente resistenza all’olio, come dimostrano i test di mantenimento delle proprietà meccaniche dopo immersione in olio a temperature elevate. Una caratteristica, questa, di assoluto rilievo, dal momento che il liner del manicotto flessibile per turbocompressori svolge l’importante funzione di impedire all’olio di lubrificazione caldo di trasudare e, quindi, di fuoriuscire attraverso gli strati intermedi e esterni. Una terza ragione, altrettanto importante quanto le precedenti, è la perfetta adesione del liner in FSR allo strato sottostante di gomma siliconica ad alta densità. E non solo, perché c’è anche da aggiungere l’elevata resistenza della Silastic FSR alle pulsazioni e vibrazioni prodotte dal motore. Questi sviluppi tecnologici della gomma fluorosiliconica FSR resi disponibili dalle nuove formulazioni Dow Corning svolgono un ruolo fondamentale sul fronte dell’ecosostenibilità. Perché rappresentano delle innovazioni che possono dare un impulso notevole alla crescita del mercato del turbodiesel e, conseguentemente, contribuire in maniera decisiva alla riduzione sia dei consumi di carburante rispetto agli equivalenti motori a benzina che delle emissioni di CO2. E poi c’è anche un altro fattore che concorre in maniera non meno rilevante all’abbassamento dell’inquinamento ambientale: sono le più ridot-

te dimensioni dei motori che la turbocompressione rende oggi possibili, senza che ci rimettano nè la potenza nè il livello delle prestazioni.

Le nuove gomme fluorosiliconiche liquide Silastic F-LSR

Dow Corning INTERNAL

Strato intermedio in gomma siliconica

Inserto tessile di rinforzo Strato esterno in gomma siliconica

Liner (rivestimento) in FSR

Schema multistrato del manicotto.

da un inserto di materiale tessile di rinforzo, collocato tra due strati di gomma siliconica, e da un rivestimento superficiale interno (liner) realizzato con le nuove formulazioni a base di gomma fluorosiliconica specificamente messe a punto da Dow Corning:

Manicotto flessibile per turbocompressore (cortesia di Trelleborg Automotive Solutions SpA - Cirié, Torino).

una combinazione di componenti con speciali caratteristiche, perché il manufatto deve non solo sopportare sollecitazioni meccaniche intense e pressioni e temperature elevate, ma deve anche resistere all’azione più aggressiva degli attuali oli lubrificanti. Di qui 24

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Di eccezionale portata sul piano della tecnologia di trasformazione delle gomme sintetiche è l’innovazione segnata dalla nascita delle gomme fluorosiliconiche liquide Silastic F-LSR. Sono due linee di prodotti che si differenziano per la diversa sostituzione molare percentuale (100% e 40%) dei gruppi metilici della catena del polisilossano con un gruppo trifluoropropilico. Le gomme Silastic F-LSR 100% mol comprendono i tipi FL 30-9201 e FL 40-9201; le Silastic F-LSR 40% mol comprendono l’FL 45-9001 e l’FL 65-9001. Una loro importante proprietà è la Tg inferiore al punto di fusione della gomma siliconica, che è di -40°C. I tipi con la sostituzione totale nella catena, infatti, hanno una Tg di -70°C e quelli con la sostituzione parziale una Tg di -100°C. E ciò li rende idonei all’impiego anche a temperature molto basse. Ma il ventaglio delle caratteristiche che queste gomme rendono disponibili è molto ampio e in grado di soddisfare le più diverse esigenze applicative. Le Silastic F-LSR 100%, per esempio, hanno, tra le altre proprietà, un’eccellente resistenza a solventi, olii e carburanti, sostanzialmente identica a quella delle FSR ad alta densità; le Silastic F-LSR copolimeriche presentano ottime prestazioni fino a 200-250°C. Un altro dato importante è che le Silastic F-LSR non hanno necessariamente bisogno della post-vulcanizza-


Elastomeri

zione. Lo dimostrano in special modo le F-LSR 100%, che esibiscono ottime proprietà meccaniche e bassi valori di compression-set anche se non vengono post-vulcanizzate.

pigmenti usati per l’LSR; il tempo utile di impiego superiore ai tre giorni, che consente di riprendere senza problemi, dopo l’interruzione del fine settimana, la lavorazione di mate-

sui costi di manutenzione per il più basso stress al quale è sottoposto il sistema di iniezione; infine, procurano benefici anche all’ambiente e al luogo di lavoro, perché sono inodori durante la lavorazione e, se il processo di produzione è ben progettato, possono anche non generare scarti o sbavature.

La conclusione?

Resistenza a oli e carburanti.

E proprio questo le rende particolarmente adatte, per esempio, nelle guarnizioni di tenuta. Tra le principali caratteristiche di queste nuove gomme fluorosiliconiche liquide, comunque, quella distintiva e che ne individua un preciso punto di forza è la loro bassa viscosità. Grazie a questa proprietà fisica, infatti, i trasformatori non hanno bisogno, per le loro lavorazioni, di macchinari o attrezzature diverse da quelle normalmente impiegate per le gomme siliconiche liquide LSR. Inoltre, il sistema di vulcanizzazione studiato per queste gomme è tale per cui, una volta riempito lo stampo, la vulcanizzazione parte ed è molto rapida. Ricordiamo, poi, tra le altre caratteristiche delle F-LSR, la possibilità di sovrastamparle su componenti plastici sia con una specifica iniezione nello stesso stampo, come seconda fase di uno stesso ciclo di stampaggio, che in una distinta operazione di un processo separato; la loro colorabilità con i tradizionali

I progressi della tecnologia delle gomme fluorosiliconiche producono il sicuro effetto di un incremento dell’utilizzo di questi materiali nell’industria automobilistica. E questo, a tutto vantaggio della sostenibilità ambientale. Infatti, la gomma FSR, utilizzata nella fabbricazione del liner dei manicotti flessibili per turbocompressori, possiede caratteristiche meccariali miscelati, eventualmente lasciati niche e chimiche migliori di quelle nelle attrezzature di processo. degli altri materiali tradizionalmenSono tutti vantaggi non di poco te usati nella stessa lavorazione. E conto per i trasformatori della gomquesta superiore qualità contribuma per tutta una serie di motivi: le isce certamente alla diffusione dei motori turbodiesel e, conseguentemente, a una riduzione sia dei consumi di carburante che delle emissioni di anidride carbonica. A loro volta, le gomme FLSR, espressione dei recenti Alcuni particolari stampati in Silastic FSR/F-LSR. progressi della tecnologia Dow gomme Silastic F-LSR rendono posCorning, rendono possibile un utisibile un aumento della produttivilizzo più veloce e efficiente delle aptà, grazie anche a un aumento delparecchiature di produzione dei mala flessibilità di produzione; richienufatti, grazie soprattutto alla magdono una pressione di iniezione più giore flessibilità che conferiscono bassa di quella necessaria per lavoalle macchine che le lavorano e alrare un’FSR convenzionale e, quinla possibilità di ridurre gli scarti di di, permettono di realizzare risparmi produzione.  aprile

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Al Museo della Scienza e della Tecnologia

Anche la gomma nell’Olimpo dei materiali “F

inalmente anche alla gomma viene dato il giusto risalto nell’Olimpo dei materiali”; con queste parole il presidente di Assogomma, Sergio Vergani, ha inaugurato la nuova area interattiva dedicata a questa materia prima in una delle più importanti istituzioni culturali del nostro paese, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Nel precedente numero della rivista abbiamo illustrato le caratteristiche e le finalità della iniziativa destinata in modo particolare a far conoscere alle nuove generazioni, attraverso le metodologia interattive multimediali, un materiale di uso quotidiano ma poco nota al di là della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. In queste pagine diamo ai lettori la possibilità di una visita virtuale a questa nuova area del Museo. Ecco come Francesca Olivini, curatrice della mostra, spiega le motivazioni che hanno indotto il Museo a creare questa “area gomma”. “Nell’ambito dello sviluppo del Dipartimento Materiali, il Museo ha deciso di dare spazio ai materiali polimerici, materiali di sintesi che, a partire dal secolo scorso, hanno largamente cambiato il nostro modo di vivere e senza i quali oggi il mondo non sarebbe così come lo conosciamo. L’industria, infatti, usa polimeri per realizzare materie plastiche e gomme sintetiche, ma anche per produrre fibre, adesivi e colle, vernici e pitture. In questo contesto, dedicare un’area monografica alla gomma significa, innanzitutto, riconoscere l’importanza di questo materiale strutturale che, per definizione, si cela all’interno di moltissimi dei nostri oggetti e in quasi tutte le nostre macchine, assicurandone il funzionamento. Parlare di gomma al Museo, inoltre, permette di affrontare temi più ampi, come i limiti di una scienza che non sempre riesce a copiare del tutto la natura, o del grosso problema ambientale legato al destino a fine vita dei prodotti in gomma”. Concludiamo ancora con le parole di Sergio Vergani: “è un primo importante passo che segna la presenza della gomma nel Museo; in futuro la arricchiremo e la miglioreremo in modo Giulio Natta, premio Nobel per la chimica da garantire, in particolare ai ragazzi, nel 1963, è lo scopritore della famiglia di la migliore conoscenza possibile delcatalizzatori stereospecifici che porta il suo nome e quello del tedesco Ziegler. le evoluzioni di questo materiale”.  26

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Sergio Vergani, presidente di Assogomma, e Francesca Olivini, curatrice della mostra, inaugurano l’area del Museo dedicata alla gomma.

Il sistema interattivo alla prova dei primi visitatori.


Al Museo della Scienza e della Tecnologia

2

1

3 1. Il processo di estrusione. 2. Un pneumatico Pirelli dell’inizio del ‘900. 3. Il sistema interattivo alla prova dei primi visitatori.

4

4. La materia prima: gomme sintetiche e termoplastiche non vulcanizzate.

5

5. La materia prima: la gomma naturale.

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6. Una pressa manuale a compressione (Comerio Ercole 1920) e un estrusore della stessa epoca. 7/8. Un nuovo e un vecchio laboratorio. 9. Un mescolatore a cilindri da laboratorio Comerio Ercole del 1948.

7

9

10. Il riciclo. Qui si tratta di bottiglie PET ma il processo comincia a interessare in modo sempre più esteso anche la gomma.

8

10 aprile

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INTERNATIONAL RUBBER CONFERENCE 2009 June 29 - Juli 2, 2009 路 Nuremberg

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Stampaggio

Risparmiare e non solo di Aurelio Brevi

Soprattutto nel momento attuale l’innovazione applicata allo stampaggio degli articoli tecnici in gomma assume un ruolo assai importante in quanto può introdurre, stampata dopo stampata, notevoli benefici economici nel processo produttivo. Ecco come lo argomenta, rifacendosi alla sua lunga esperienza, il direttore generale di OR.P Stampi.

Partiti da lontano

Nel 1996 iniziavamo la commercializzazione, su base internazionale, del primo sistema a canale freddo (‘blocco termoregolato’ collegabile a presse ad iniezione con singolo ugello, per lo stampaggio di articoli

Piano Pressa

tecnici in gomma) progettato e costruito nella nostra azienda. Seguivano negli anni centinaia di unità sempre più versatili e perfezionate, fra le quali segnaliamo le versioni ‘di tipo aperto’ con 16 ugelli d’uscita - tutti indipendentemente regola-

Regolatori Isolante flusso Isolante P Scaldante P Scaldante Stampo Stampo

bili per dosare ed anche annullare le quantità di mescola - o le versioni con 32 ugelli non regolabili. Nel caso di presse verticali da 900 tonnellate avevamo fornito blocchi termoregolati di dimensioni assai ragguardevoli, capaci di alimentare gli stampi indifferentemente secondo la modalità ‘pluriugelli’ o ‘ugello singolo’ senza smontare il termoregolato dalla pressa. Nel 2006 nasceva il nostro primo blocco termoregolato ‘Biugello’/‘Twin Nozzle’ (Figure 1 e 2) asservito ad una pressa a singolo ugello e capace di alimentare contemporaneamente due stampi con la stessa

Piano Pressa Figura 2 - Fotografia del “biugello” indicante l’ingresso e le uscite.

Figura 1 - Schema di principio blocco termoregolato “biugello”.

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Stampaggio

mescola, raddoppiando quindi la produttività del processo. Veniva presentato alla clientela internazionale nel 2007, in occasione della fiera K di Duesseldorf. Queste realizzazioni - tuttora ben apprezzate - hanno dato risposta alle seguenti esigenze dei clienti: utilizzo di qualsiasi tipo di gomma; miglior produttività; risparmio mescola; qualità inalterata o migliore delle parti stampate. Inoltre pensavamo, in OR.P Stampi, che avremmo dovuto sviluppare una nostra proposta costruttiva basata sullo stampaggio ad iniezione, con blocco termoregolato completo di valvole dosatrici ‘flottanti’ e relativa strumentazione. Il tutto da accoppiare a qualsiasi pressa ad iniezione per articoli tecnici in gomma. L’idea ci piaceva poiché se ben realizzata avrebbe: 1.introdottoconsistenti risparmi di mescola, 2. consentito di eliminare la bava dagli articoli tecnici che potessero accettare un minuscolo punto d’iniezione, 3. ulteriormente valorizzato la tecnologia del canale freddo da noi così ben conosciuta ed applicata e, non per ultimo, 4. facilitato la ricerca di modi nuovi per alimentare gli stampi ad iniezione.

Le premesse Già nel 2006 avevamo studiato e realizzato in azienda un blocco termoregolato dotato di valvole a spillo ed azionato dai movimenti della pressa ad iniezione (dagli estrattori, quindi). Questo era stato un primo stadio con cui avevamo fatto utili esperienze, in previsione di ulteriori sviluppi. È poi del 2008 l’arrivo in azienda di due moderne presse ad iniezione, assai utili per la prova di stampi complessi e per il lavoro di ricerca applicata che così veniva facilitato ed anche stimolato. 30

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Figura 3 - Immagine semplificata blocco termoregolato e ugelli a chiusura controllata.

sede alloggiamento ugello-valvola

cavità per articolo tecnico da stampare Figura 4 - Stampo con punto d’iniezione.

E al Plast 2009 A questa tematica venivano assegnate importanti risorse ed elevata priorità in OR.P Stampi, per cui a Plast 2009 (nel marzo di quest’anno) abbiamo presentato, in anteprima mondiale, il sistema ordinatoci da un nostro cliente straniero, comprendente il blocco termoregolato con due ugelli a chiusura controllata, le relative valvole flottanti e l’unità elettro - idraulica con centralina di dialogo e regolazione, da interfacciare con una pressa ad iniezione da 300 tonnellate, per produrre articoli tecnici in gomma. Rimandiamo alle Figure 3 e 4, aggiungendo che questo sistema è fornibile con 2, 4, 6, 8 e multipli di due sino a raggiungere 24 ugelli - relative valvole flottanti che possono aprirsi aprile

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e chiudersi contemporaneamente od in sequenza nei riguardi della mescola di gomma. Sono di nostra progettazione e costruzione il termoregolato e gli speciali ugelli mentre valvole e centralina oleodinamica sono frutto della collaborazione tecnico commerciale con una primaria azienda attiva nel settore dello stampaggio parti in plastica. Per la costruzione del complesso comprendente il blocco termoregolato e gli ugelli, il cui spessore totale è di 240 mm, abbiamo utilizzato e trattato acciai speciali adatti ai particolari parametri di pressione, calore ed abrasione e le due presse ad iniezione del nostro laboratorio applicativo ci sono state utili per diversi approfondimenti e verifiche. Particolare cura è stata data, in fase progettuale e costruttiva, (A) alla massima semplicità d’uso (gli stampi non devono essere ‘tarati’ in funzione del loro spessore, mentre i nostri ugelli di adduzione mescola sono autolivellanti) e (B) alla flessibilità operativa. Ogni intervento avviene tramite la centralina. Con qualsiasi pressa ad iniezione, di adeguata capacità e con qualsiasi mescola possiamo iniettare, a seconda del contesto industriale: - in sequenza oppure contemporaneamente, direttamente nelle cavità dello stampo e quindi sui pezzi da stampare, uguali o diversi, qualora sia accettabile la presenza dei minuscoli punti d’iniezione; - in sequenza ed anche in più punti delle cavità stampo (pezzi di notevoli dimensioni; dalla complicata geometria; mescola difficile); - in qualsiasi punto dei canali di alimentazione dello stampo, eliminando pertanto la ‘carota’ d’alimentazione.

I benefici I benefici riguardano pertanto: pezzi finiti se accettabili i piccoli pun-


Stampaggio

ti d’iniezione; elevata qualità tecnologica degli articoli tecnici prodotti poiché la mescola non è sottoposta a lunghi percorsi e, non certo per ultimo, il risparmio di materia prima che può essere vistoso nel caso di mescole speciali. Con questo nostro nuovo sistema, che abbiamo appunto denominato “blocco termoregolato con ugelli a chiusura controllata” siamo in grado di distribuire sullo stampo cariche di mescola piccolissime o molto grandi, per cui la versatilità d’impiego è elevata anche sotto questo profilo. Naturalmente ogni caso pratico deve essere valutato ed affrontato con la massima cura ed approfondimento specifico, tenendo anche conto dell’esperienza del cliente circa stampaggio ad iniezione e blocchi termoregolati. Per quanto ne sappiamo, quello che abbiamo presentato a Plast 09 è il primo sistema di questo tipo progettato e costruito in Italia ed alcune sue caratteristiche, come rilevabile più sopra, sono di assoluto rilievo anche a livello internazionale.

Figura 5 - Nano ugello con punto d’iniezione.

Concludendo Figura 6 - Immagine di un nano ugello.

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di Norimberga, dal 29 giugno al 2 luglio di quest’anno. Mostreremo funzionante, su una moderna pressa ad iniezione, un nostro sistema a camera fredda ‘nano nozzles’ dotato di 44 speciali ugel-

Abbiamo fatto del nostro meglio per proporre e creare benefici ‘giorno dopo giorno’ per i due processi industriali descritti e per altri simili che seguiranno? In merito ci rimettiamo al giudizio dei visitatori delle due rassegne citate e, naturalmente, dei due clienti utilizzatori.

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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI

RIGENERAZIONE

li in miniatura ed il relativo stampo per altrettante piccole membrane in gomma ‘alimentate’ direttamente (vedere il dettaglio di cui alla Figura 5). Anche in questo caso non si tratta di un prototipo, ma bensì dell’attrezzatura studiata e realizzata per un nostro importante cliente di caratura internazionale. Come potete immaginare, questo approccio assicura tipicamente i migliori frutti per articoli tecnici di qualità, piccole - medie dimensioni, mescole costose. I brevissimi percorsi della mescola, quasi nulli se si può iniettare direttamente sul pezzo, favoriscono la qualità tecnologica delle parti stampate. Lo sfrido di materia prima è dell’ordine di alcuni punti percentuali rispetto al peso dell’articolo tecnico e le operazioni di finitura risultano ridotte, quando non annullate.

APRILE 2009 - NUMERO 3

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aprile

2009 n. 567 | L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |

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Tecnologia

L’innovazione nella rigenerazione della gomma di Giuseppe Cantalupo

Pur nella sua gravità, o forse proprio per questo motivo, la crisi economica rappresenta uno stimolo a sviluppare nuove idee e nuovi progetti o a impegnarsi in processi già noti, ma con atteggiamento e mentalità innovativi. E se i vantaggi che ne derivano sono anche duplici, energetici e ecologici, allora un doppio “ben venga” all’innovazione. La Bagigi, azienda di Coseano, Udine, appartiene a quel ristretto numero di imprese che con una certa lungimiranza si sono lanciate nell’adozione di una tecnologia innovativa nel processo della rigenerazione della gomma.

C’

è la crisi? E allora ricerca, innovazione, miglioramento della performance dei propri impianti, qualità, Made in Italy, specializzazione dell’attività produttiva in una specifica linea di prodotti più redditizi a: sono alcune delle vie che oggi più vengono seguite per venirne fuori. Magari più forti e più competitivi di prima. Un’impresa di Coseano (Udine), la Bagigi, ha scelto di consolidare il suo impegno nel settore della rigenerazione della gomma da pneumatici fuori uso (PFU), nel quale era già attiva, privilegiando la strada dell’innovazione tecnologica.

L’azienda e la sua strategia L’azienda è un’industria chimica molto giovane. Appena nata, si può

dire, essendo stata fondata nel 2007. Ma le idee dei fondatori, Giorgio Macor e Barbara Gobbo, sono ben chiare. Tanto, che sono già previsti sviluppi dell’attività, con conseguente raddoppio a venti del numero dei dipendenti entro la fine dell’anno. Lo stabilimento copre una superficie di 5.500 metri quadrati, e il criterio che ha guidato la realizzazione dell’unità la dice tutta sulla naturale inclinazione dei titolari verso il rispetto dell’ambiente e l’imprescindibilità del benessere psicofisico delle persone che vi lavorano. Un’inclinazione che si potrebbe definire come il loro programma di vita trasferito anche nell’ambito dell’utilizzo dei fenomeni chimici nei processi industriali. Che vuol dire, in definitiva, una naturale disponibilità a dedicare la massima aprile

Designer: Giulio Iacchetti

attenzione, da una parte, alla sicurezza e, dall’altra, alle conseguenze che i cicli di produzione e di vita dei prodotti possono avere sull’ambiente e sulla società. Questa, appunto, la strategia aziendale: mettere la competenza chimica al servizio del mercato nel segno di una evoluzione consapevole. Un’evoluzione, cioè, in grado, di soddisfare le esigenze della clientela, anche anticipandole, se possibile, ma sempre nel rispetto della sostenibili-

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Tecnologia

tà ambientale e sociale. Perché oggi più che in passato l’ambiente reclama i suoi diritti.

L’attività produttiva Il riciclo dei materiali è un processo che, specie in un’epoca come quella attuale, è tenuto in grande considerazione sia dalla società che dall’industria per le sue benefiche ricadute sul piano energetico e su quello ecologico. E Bagigi lo interpreta e lo realizza in una maniera evoluta e migliorativa sulla base di un concetto semplice, ma fondamentale: un articolo non più utilizzabile nella funzione per la quale era stato fabbricato ma che potrebbe ancora risultare utile per altri impieghi non può e non deve rappresentare una minaccia per l’ambiente, ma deve essere visto e trattato come un’opportunità per l’ambiente stesso e per la comunità. Ed ecco, allora, che l’azienda di Coseano decide di dedicarsi al trattamento dei pneumatici a fine vita per rigenerare la gomma che vi è contenuta, essenzialmente NR e SBR. In che modo? Un processo elettro-meccanico innovativo separa, con operazioni completamente automatizzate, la gomma dall’acciaio e dalle fibre tessili. Il materiale non-gomma viene indirizzato alle opportune industrie trasformatrici (l’acciaio va alle acciaierie e le fibre tessili vengono utilizzate internamente per la produzione di pannelli destinati all’isolamento termico); la gomma, invece, viene triturata e devulcanizzata. E si ottiene così la Bagigi Rubber, ossia la gomma diventata nuovamente materia prima al 100%, dalla qualità costante, che può essere riutilizzata per la produzione di altri manufatti per i più diversi settori, dagli stessi pneumatici alle suole delle scarpe, dalle guarnizioni e dagli articoli tecnici in generale ai tubi, dalle pavimentazioni alle lastre, ai tamponi, ai nastri trasportatori, ec34

| L’INDUSTRIA DELLA GOMMA | ELASTICA |

cetera. E tutti con processi a ridotto consumo energetico per la minore durata della mescolazione e la più bassa temperatura di calandratura, mescolatura e estrusione. Per alcune applicazioni, poi, Bagigi Rubber può essere utilizzata anche con la semplice additivazione di acceleranti e vulcanizzanti, senza bisogno di aggiungere gomma vergine.

A confronto con gli altri Gli impianti di rigenerazione, principalmente situati in India, adottano due vecchi processi profondamente carenti sul piano energetico e su quello ecologico. Prevedono, sostanzialmente, lunghi cicli discontinui di digestione (1516 ore) in autoclavi, con l’utilizzo di

Lastre di gomma rigenerata.

La situazione di partenza, quindi, viene a essere completamente ribaltata: il ‘rifiuto’ si trasforma in ‘risorsa’. Con tutti i conseguenti benefici sul piano economico, sociale e ambientale. Ma c’è di più. Grazie all’innovazione tecnologica alla base del processo Bagigi, la gomma ‘estratta’ dal pneumatico può essere nuovamente rigenerata numerose altre volte consecutive dopo la prima rigenerazione, per essere reimpiegata in altrettanti cicli produttivi. Ed è per questo motivo che gli articoli che ne vengono fabbricati sono identificati dall’azienda friulana come IGI (Infinitely Generable Items), come prodotti, cioè, pensati per essere completamente separati nei propri componenti e potenzialmente rigenerati all’infinito. aprile

2009 n. 567

vapore e/o alcali e olii, ai quali segue una fase di raffinazione su mescolatori aperti. Si tratta, quindi, di processi che oltre che per la lunga durata, sono notevolmente dispendiosi anche per l’alto consumo d’acqua e di energia, con le inevitabili ripercussioni sui costi. Inoltre, sono caratterizzati da alte emissioni di liquidi e gas anche nocivi nell’ambiente e danno un prodotto di bassa qualità, peraltro pure incostante. Totalmente diverso il processo Bagigi. Innanzitutto, è Made in Italy. Poi, è continuo, di breve durata (15 minuti), non fa uso di additivi di lavorazione, non consuma acqua nelle varie fasi, è a basso consumo energetico e non rilascia emissioni liquide nell’ambiente. Le poche ppm di inquinanti gassosi che si formano vengono eli-


Tecnologia

minate da un combustore catalitico rigenerativo. Si tratta, quindi, di un processo ecosostenibile, ad alta innovazione tecnologica, che porta a un prodotto a più basso costo e, caratteristica non secondaria, dalla qualità elevata, oltre che costante. Di tutto questo fa fede l’LCA, Life Cycle Assessment (Valutazione del Ciclo di Vita), ossia l’autocertificazione aziendale riguardo alla validità della metodologia adottata dalla società nell’analisi del potenziale impatto ambientale del prodotto e del processo. La capacità, espressa in tonnellate di gomma in entrata da rigenerare, non di pneumatici, è di 20.000 t/a, che significano 19.000 t/a di gomma rigenerata in uscita, confezionata sottoforma di pasta o di granuli in pacchi da 10 Kg. Parte del prodotto, la cui produzione e commercializzazione sono appena partite, già prende la via dell’export, diretta verso i principali paesi europei e il Middle East e anche fino allo Sri Lanka. Di certo non si può dire che si tratti di un risultato di poco conto. Così come più che lusinghiero è il fatturato di 2,5 milioni di euro atteso per quest’anno.

Gli sviluppi La società è appena nata e già guarda al futuro nel segno della qualità, della sostenibilità e dell’innovazione: carte che sono vincenti sempre, ma lo sono ancora di più quando la congiuntura economica mondiale attraversa, come sta accadendo oggi, un periodo negativo. Inoltre, spianano anche la strada all’ampliamento della specializzazione della produzione. Giorgio Macor e Barbara Gobbo ne sono pienamente convinti. E hanno idee precise in proposito. Nei loro programmi, infatti, rientra la rigenerazione anche della gomma EPDM, che stanno già studiando, e occupa un posto concreto la possibilità di rigenerare la gomma anche dagli scarti industriali. Sono impegni importanti la cui realizzazione porterà all’acquisizione, anche questa presente nei piani societari, dell’EPD, Environmental Product Declaration (a tutti gli effetti un LCA certificato). Ma, soprattutto, sono la testimonianza della competenza e della grinta con le quali la Bagigi si proietta nel futuro. 

L’arte anche con la gomma rigenerata (Foto: Massimo Gardone).

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TA C C U I N O Rich Mac 09 nell’area Barry Galpin nuovo di Chem-Med responsabile commerciale Europa Med 2009 è l’evento internazionale di Teknor Apex Chem della chimica, organizzato da Fiera Mila-

B

arry Galpin, da dicembre 2008, è responsabile delle attività di commercializzazione e vendite in Europa degli elastomeri termoplastici di Teknor Apex. In tale incarico sostituisce Nick Sandland, che è passato a svolgere una nuova mansione per la divisione negli USA. Barry Galpin è giunto in Teknor Apex dalla Divisione Paulstra di Hutchinson Worldwide, un’azienda di produzione di sistemi antivibranti, acustici, di isolamento e di tenuta per il settore dei trasporti, dove era entrato nel 1999 come responsabile vendita di prodotti antivibranti per il settore auto. Nel 2006 si è trasferito a Parigi, dove ha ricoperto l’incarico di responsabile grandi clienti - Renault-Nissan e aziende consociate - per il settore vendite globali di Paulstra. 

no Tech e Artenergy Publishing, in programma dal 25 al 27 novembre di quest’anno a Fieramilano, Rho. Nel suo ambito si svolgeranno varie manifestazioni tra le quali Rich Mac, rassegna internazionale dell’analisi strumentale e di processo e delle tecnologie per il laboratorio. Tra gli altri eventi: Bond-Tech salone-conferenza sulle tecnologie per sigillanti e adesivi, CPSA Expo, salone dedicato al coating, Biotech Expo, salone delle biotecnologie, S-Chem, mostra dedicata all’industria chimica e alla sostenibilità, Compomat Lighweight Expo, salone internazionale dei materiali compositi e ultraleggeri. 

Due relatori italiani alla Nordic Rubber Conference

L

a Swedish Institution of Rubber Technology organizza, il 6 e 7 maggio a Jönköping (Svezia), la NRC 09 (Nordic Rubber Conference) che discuterà alcuni argomenti di attualità tecnica nel campo degli elastomeri, con particolare riferimento alle esigenze dei mercati del Nord Europa. Due gli esperti italiani invitati a

presentare delle conferenze. Maria Elisa Pattuelli, di Polimeri Europa, parlerà il 7 maggio su “Recent developments in SBR/BR in tyre application: focus on the ecological aspects”. Nello stesso giorno Ubaldo Colombo, di Colmec, parlerà su “New technology in straining”. 

Avviato un nuovo impianto S-SBR di Dow Europe

D

extrex® RV – per la migliore prestazione con gli elastomeri Questa pompa ad ingranaggi rappresenta il nuovo standard di qualità prezzo e di tecnologia. La gestione accurata del materiale e la capacità di vincere elevate contropressioni si traduce in notevoli benefici per l’utilizzatore. Le pompe ad ingranaggi extrex® RV possono operare nell’ambito di una vasta gamma d’elastomeri, specialmente in quei processi in cui sono coinvolte elevate pressioni e temperature. Per ulteriori informazioni contattare: Maag Pump Systems s.r.l. I – 20089 Rozzano (MI), Tel.: +39 02 575 932 1, www.maag.com Switzerland China Singapore France Italy Germany Americas

ow Europe ha annunciato la messa in marcia di un nuovo impianto da 60.000 tonnellate/anno per la produzione di SBR in soluzione (S-SBR) a Schkopau, Germania. Dow ha una lunga storia come produttore di gomme sintetiche a livello mondiale e è leader nella produzione di S-SBR. Oltre a questa, però, la sua gamma elastomeri comprende anche la gomma Stirene-Butadiene (SBR) e quella Polibutadienica (PBR). Con l’avviamento del nuovo impianto la società rafforza la sua leadership nel settore delle gomme in soluzione, componenti principali nella fabbricazione di pneumatici high performance, forte anche dell’integrazione a monte col butadiene e lo stirene, i due monomeri essenziali per la produzione di questi elastomeri. Un ruolo, quello di Dow, particolarmente importante sul piano ecologico, in quanto le gomme prodotte nella nuova unità, svolgono una funzione fondamentale nell’abbassamento della rolling resistance dei pneumatici e quindi concorrono in maniera significativa alla riduzione dei consumi di carburante e, conseguentemente, delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. In altre parole, consentono ai produttori di pneumatici di conseguire decisivi vantaggi sia sul fronte dell’inquinamento ambientale che su quello del risparmio economico. 


Taccuino

Taccuino

L’internazionalizzazione nella gomma e nella plastica

I

l Politecnico di Milano ha condotto, per contro dell’Istituto Commercio Estero, uno studio sulle partecipazioni di aziende italiane all’estero e di aziende estere in Italia. Secondo questa ricerca, al 1° gennaio 2007 le imprese estere partecipate da imprese italiane nel settore dei pneumatici e dei prodotti in gomma erano 93 (delle quali 84 a partecipazione di controllo), 298 nel settore di prodotti in materie plastiche (210 a partecipazione di controllo) e 100 nel settore di fili e cavi isolati (78 a partecipazione di controllo). Il numero dei dipendenti delle imprese estere partecipate da imprese italiane era di 29.971 unità per pneumatici e articoli in gomma, 21.370 per articoli in materie plastiche e 14.981 per fili e cavi isolati. Il fatturato delle imprese partecipate era di 5,39 miliardi di euro per pneumatici e articoli in gomma, 2,93 miliardi per i prodotti in materie plastiche e 1 miliardo per fili e cavi isolati.

M

Tra le operazioni di internazionalizzazione completate nel 2007, lo studio cita l’inaugurazione di un secondo stabilimento cinese della Pirelli (il primo risale al 2005) per la produzione di pneumatici ad alte prestazioni per autovetture con un investimento di quasi 100 milioni di dollari. Passando alla cosiddetta internazionalizzazione passiva, la ricerca indica in 41 (sempre al 1° gennaio 2007) il numero della imprese italiane di pneumatici e prodotti in gomma partecipate da imprese estere (di cui 37 a partecipazione di controllo), in 152 le imprese di prodotti in materie plastiche (di cui 143 a partecipazione di controllo) e in 17 le imprese di fili e cavi isolati (di cui 16 a partecipazione di controllo). Il fatturato di queste imprese italiane partecipate da imprese estere è di 3,6 miliardi di euro per il settore pneumatici e articoli in gomma, di 5,5 miliardi per il settore dei prodotti in materie plastiche e di 1,3 miliardi per il settore fili e cavi isolati. 

Serbatoi in plastica per aria compressa

S

chmitz Cargobull ha presentato il primo serbatoio di aria compressa prodotto in plastica all’international Motor Show (IAA) dei veicoli commerciali tenutosi a Hannover, in Germania. Questo componente è stato sviluppato da una azienda tedesca, la Comat di Kaisersslautern, utilizzando tre tipi di Ultramid (PA - poliammide) per-

fettamente armonizzati della gamma di prodotti Basf. Il serbatoio ha una lunghezza pari a 1,2 metri, un diametro di 32 cm e una capacità di 80 litri. Nei camion, il serbatoio serve per il controllo di numerose funzioni meccaniche, specialmente per i freni e i sistemi di sospensione pneumatica. Fino ad og-

gi, questo tipo di serbatoio di aria compressa veniva fabbricato in metallo. La nuova procedura per la produzione di questi serbatoi prevede l’utilizzo di una PA6 Ultramid ad alta viscosità per ottenere tubi che vengono poi tagliati su misura. Di conseguenza, attraverso una speciale procedura sviluppata da Comat, le fibre di vetro continue vengono impregnate con uno speciale tipo di PA stabilizzato al calore della serie Ultramid per essere poi avvolte intorno al tubo. Infine, un tappo stampato a iniezione, composto da un terzo di PA viene applicato alle estremità del tubo mediante speciale saldatura per garantire la tenuta a pressione del tappo inserito sulle estremità del tubo. Rispetto ai serbatoi in metallo, il tipo in plastica offre un peso e un costo ridotto oltre ad offrire una maggiore resistenza alla corrosione. 

Lanxess mantiene i livelli di fatturato

algrado la caduta della domanda nel quarto trimestre dell’anno, Lanxess ha chiuso il 2008, a livello mondiale, con un fatturato di 6,576 miliardi di euro, di poco inferiore a quello del 2007 (6,608 miliardi). Depurati delle variazioni del portafoglio di business e dell’effetto dei cambi, i ricavi hanno registrato un aumento del 5,9%. Nel corso dell’esercizio l’Ebit è aumentato del 49,8% a quota 322 milioni di euro e l’utile netto del 52,7% a171 milioni. Nel primo trimestre di quest’anno l’andamento della domanda è stato analogo a quello degli ultimi mesi del 2008. Il setto-

re che ha risentito maggiormente dell’indebolimento dei mercati è stato quello dei Performance Polymers. Meglio sono andate le cose per il segmento Advanced Intermediates, grazie principalmente ai risultati conseguiti dagli intermedi per l’agrochimica e la farmaceutica. Commentando questi dati, il presidente del CdA Axel C. Heitmann ha detto che al momento “Non si intravedono segnali di un’inversione di tendenza accompagnata da un aumento della domanda. Per questo reagiamo alle sfide attuali con rapidità e determinazione adottando a livello di

aprile

gruppo un pacchetto di misure denominato Callenge09. Con questi interventi intendiamo realizzare nei prossimi due anni economie per un totale di 250 milioni di euro e attenuare in tal modo l’impatto del previsto calo della domanda”. In Italia il gruppo chimico tedesco ha quasi eguagliato, nel 2008, il fatturato del 2007 depurato delle variazioni del portafoglio di business e degli effetti del cambio, registrando una flessione del 2%. Positivo è stato l’andamento delle attività degli elastomeri speciali, delle resine scambiatrici di ioni e dei prodotti chimici di base. 

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Taccuino

La Engel lancia la rottamazione

Accordo Arkema-Zyvex

A

Resine epossidiche a base di nanotubi

rkema, leader francese nella produzione di chemicals, e Zyvex Performance Materials (ZPM), Ohio, leader mondiale nelle applicazioni di nanomateriali, hanno firmato un accordo per la commercializzazione in Europa di resine epossidiche liquide rinforzate con nanotubi di carbonio. Queste nuove resine saranno immesse sul mercato col marchio ‘Graphistrength’ di Arkema. I vantaggi per le due aziende, che collaborano già da diversi anni, sono reciproci: Arkema amplia i campi applicativi dei suoi nanotubi di carbonio multi-parete Graphistrength ad alte prestazioni attraverso la loro incorporazione nelle resine di Zyvex; quest’ultima lancia sui mercati gli ultimi sviluppi della sua avanzata tecnologia che ha reso possibile il rinforzo delle sue resine epossidiche liquide con i nanotubi di carbo-

nio di Arkema. Sostanzialmente, i nuovi prodotti sono le resine Bisfenolo-A e Bisfenolo-F nelle quali ZPM ha realizzato la dispersione uniforme dei nanotubi Graphistrength, migliorando considerevolmente le loro proprietà meccaniche rispetto alle resine non nanotrattate. Questi nuovi materiali consentono di produrre articoli più leggeri e più resistenti, senza richiedere sostanziali modifiche al processo produttivo normalmente adottato con le resine non additivate di nanotubi. I principali campi di impiego delle resine epossidiche Graphistrength sono la preparazione di compositi con la maggior parte delle fibre e dei tessuti di rinforzo, quali il carbone, il vetro e le fibre aramidiche. Ma sono utilizzate con alto profitto anche nel settore degli adesivi e dei rivestimenti. 

Le macchine tedesche si consolidano in Cina

I

costruttori tedeschi di macchine per la gomma e le materie plastiche sono il secondo fornitore del mercato cinese subito dopo il Giappone e prima di Taiwan e Corea. Nel 2008 le esportazione della Germania sono ammontate a 494,5 milioni di euro, e cioè il 42,6% in più rispetto al 2007 (che a sua volta aveva registrato un incremento del 20% sull’anno precedente. 

C

on lo slogan “Passa dal vecchio al nuovo” la Engel offre un incentivo di 3.010 euro a chi sostituirà una vecchia pressa con un nuovo modello. L’offerta è valida sino al 31 luglio di quest’anno e vale per l’acquisto di una macchina delle gamme Victory, E-victory, E-max, E-motion, Duo Pico. La casa austriaca sottolinea il fatto che i suoi nuovi modelli garantiscono nuovi standard in termini di efficienza energetica e sicurezza. Ultewriori informazioni possono essere richiesti a ei@engel.at. 

Nuovo rappresentante Maplan in Spagna

D

al 1° aprile a rappresentare la Maplan sul mercato spagnolo sarà la Coscollola Comercial Sl che, oltre che di vendite, si occuperà di installazione e manutenzione, assistenza tecnica, parti di ricambio e addestramento del personale sia per le materie plastiche che per la gomma. Coscollola conta su una esperienza di oltre 60 anni nel settore. 

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