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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI • Novembre 2021
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SOMMARIO
MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
ANNO 64 - NOVEMBRE
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA www.industriagomma.it
Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Riccardo Oldani - riccardo.oldani@edifis.it Collaborano alla rivista Giuseppe Cantalupo, Eugenio Faiella, Gianpaolo Brembati Grafica e impaginazione Barbara Aprigliano - barbara.aprigliano@edifis.it Pubblicità dircom@edifis.it Traffico Pubblicitario Francesca Gerbino - francesca.gerbino@edifis.it Stampa Centro Stampa Digitalprint S.r.l. Rimini (RN) Costo di una copia ai soli fini fiscali € 1,00 Abbonamento Italia € 90, Europa € 130, Estero € 150 abbonamenti@edifis.it Arretrati € 15,00 Amministrazione amministrazione@edifis.it
Abbiamo letto 10
RASSEGNA DELLA STAMPA TECNICA ESTERA
FOCUS STRUMENTI
17 NOVITÀ PER ATTREZZARE IL LABORATORIO La nostra rassegna sugli strumenti da laboratorio di ultima generazione per la caratterizzazione dei materiali o per test sulle mescole e sul prodotto finito. Dai forni per i trattamenti di curing e post-curing e per i test di invecchiamento a durometri, viscosimetri, flessometri, strumenti per analisi termiche e software di nuova generazione. Tutte macchine che rientrano tra quelle incentivabili con le misure del piano nazionale Transizione 4.0
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Dalle aziende Registrazione Tribunale di Milano n. 4275 del 1.4.1957 Iscrizione Registro Operatori della Comunicazione n. 06090 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi del Reg.EU 679/2016 l'Editore garantisce la massima riservatezza nell'utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi dell'art. 15 il ricevente ha facoltà di esercitare i suoi diritti fra cui la cancellazione mediante comunicazione scritta a EDIFIS Srl - Viale Coni Zugna 71 - 20144 Milano (o ai riferimenti sotto trascritti), luogo della custodia della banca dati medesima.
L’Industria della Gomma una rivista edita da: Edifis S.r.l. Viale Coni Zugna 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 023451230 Fax +39 023451231 www.edifis.it
ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
32 ALL’AVANGUARDIA NELLO STAMPAGGIO Entrata a far parte del gruppo Ar-Tex nel 2020, la Interseals di Capriolo (Brescia) può perseguire con rinnovato slancio la sua filosofia di crescita continua, innovazione tecnologica e ricerca e sviluppo, al servizio, in particolare, del settore automotive, per cui produce guarnizioni e articoli a disegno di elevata qualità. Specializzata anche in trattamenti superficiali che migliorano le caratteristiche dei prodotti, l’azienda ha da qualche tempo avviato progetti per lo sviluppo e la produzione di componenti in gomma per le auto elettriche. Una nuova frontiera che richiede l’impiego di tecnologie innovative e che sta diventando sempre più importante per tutti i trasformatori al servizio dell’industria dell’auto
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MENSILE DEGLI ELASTOMERI E DEGLI ALTRI POLIMERI RESILIENTI
SOMMARIO ANNO 64 - NOVEMBRE
Dalle aziende
38 VUOTO INTEGRALE PER UNO STAMPAGGIO DI ALTA QUALITÀ Nata nel 1971 e con una lunga esperienza nello sviluppo di macchinari per l’industria calzaturiera, CDG si è avvicinata al mondo degli elastomeri nel 1997 con lo sviluppo di una pressa a compressione. È passata poi alle macchine a iniezione sulle quali adotta la tecnologia del vuoto con campana integrale, estesa a tutta la superficie dello stampo, cornici comprese, e non solo alla zona della stampata. Una soluzione che presenta numerosi vantaggi in termini di qualità, riduzione di tempi e di qualità dell’ambiente di lavoro
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Normative
42 MISURE ANTINCENDIO: NOVITÀ NORMATIVE Due successivi decreti degli inizi di settembre, emanati dal ministero dell’Interno e dal ministero del Lavoro, definiscono i criteri generali per il controllo e la manutenzione di impianti e attrezzature antincendio e le attività da eseguire nelle aziende, comprese quelle produttive, per assicurarsi un’efficace protezione dal fuoco, anche a livello di formazione del personale addetto alla manutenzione
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54 CAMPI DA GIOCO IN GOMMA RICICLATA: NUOVE REGOLE EUROPEE L’Unione Europea ha fissato nuovi limiti ai contenuti complessivi di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nei granuli e nel pacciame in gomma riciclata utilizzati per la realizzazione di campi in erba sintetica, da basket o per i giochi dei bimbi. Ecco un estratto delle nuove disposizioni
News
60 IL TACCUINO
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Settore macchine: una crescita importante Il corso di Assogomma sulle gomme termoplastiche u Nuovi criteri “End of Waste” per i pneumatici a fine uso u Ecopneus potenzia la raccolta per fronteggiare l’illegalità u u
64 GLI INSERZIONISTI DI QUESTO NUMERO
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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RESINEX ITALY SRL Via Baraccone, 5 24050 Mornico al Serio (BG) Telefono: +39 035 8358500 Fax: +39 035 8358567 Mail: info.it@resinex.com
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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RUBBER CLUB
Rassegna della stampa tecnica estera www.tiretechnologyinternational.com | APRIL 2012
INTERVIEWS
Jean-Pierre Jeusette general director, Luxembourg Innovation Center, Goodyear Dunlop Roger Sanders technical manager, Continental UK
EXPO REVIE
Letter of I più interessanti articoli usciti di recente sulle riviste tecniche the law internazionali specializzate e riguardanti materiali, applicazioni, processi, prove, misurazioni e destinati al settore della trasformazione della gomma. Letti e riassunti per voi dai nostri esperti Product W de from Tir buts Technologe Expo 2012y
Revolution or rush job? Important questions remain unanswered ahead of tire labeling’s introduction in European markets
MACCHINARI E ATTREZZATURE UN NUOVO PARADIGMA NELLA MESCOLAZIONE DELLA GOMMA H.P. Hurlimann, ex ETH (Politecnico Federale), Zürich (Switzerland) Rubber&Tire, febbraio-marzo 2021, pag. 11- 14 ttualmente c’è poca discussione sui problemi di base della mescolazione della gomma, come se l’industria coinvolta volesse rifuggire dalle nuove sfide dopo recenti disillusioni. Questo riepilogo della situazione è il promemoria di un reologo addetto ai lavori indipendente, che riguarda un concetto di mescolazione versatile con estrusione in continuo. La macchina modulare in questione è stata sviluppata privatamente e collaudata con gomme e polimeri a livello di produzione. Rispetto alla mescolazione con flusso di taglio, questo concetto fornisce un più elevato potenziale di stress attivo dei flussi allungati. Viene illustrato il paradigma della prima reologia delle materie plastiche, quando tutto questo era agli inizi e l’estrusore per prodotti alimentari fu riprogettato per le materie plastiche, con i successivi sviluppi della dinamica dei flussi per questa applicazione fino ad arrivare, all’inizio degli anni
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PICTURE-PERFECT
THE NEXT TOP MODEL
UNIVERSITY FOCUS
Bridgestone’s latest take on colored sidewalls is lightweight, and simple enough to be applied by dealers
We explore the role of tire data in vehicle performance simulations. Will engineers ever know enough?
Isoprene from cellulose: how the paper industry could enter the tire supply chain
’90, allo sviluppo e alle prime presentazioni del processo di mescolazione a controflusso CCP (Contra-flow Compounding Process). Questo articolo si concentra sulla mescolazione della gomma, perché è molto istruttiva per la maggior parte di altre mescole polimeriche. Una breve spiegazione delle diverse fasi del processo, individuate in masticazione, dispersione, distribuzione e diffusione, introduce ai paragrafi successivi, che comprendono: • scarsa prestazione degli attuali processi di mescolazione; • recenti miglioramenti di progettazione per esigenze speciali; • flusso allungato di fluidi polimerici, laminare e irregolare (frattura del fuso); • vantaggi della mescolazione a flusso allungato; • progettazione della macchina idonea per il processo di mescolazione CCP; • lavorazione nei quattro moduli della macchina. La conclusione dell’articolo è che i quattro moduli collegati della macchina CCP integrano automaticamente le quattro fasi della mescolazione della gomma con abbondanti rapporti di lavorazione. Posto che c’è necessità di un solo supervisore, è interessante constatare
che investimento e spazio necessari per questa macchina risultano uguali o inferiori rispetto ai modelli tradizionali senza, fra l’altro, alcun sistema di alimentazione complesso. Un altro vantaggio, oltre alla componentistica standard e alla manutenzione semplice, è che cambiamenti di formulazione da lotto a lotto non richiedono interruzione di produzione. Non si promette alcuna valutazione della riduzione del consumo specifico di energia (i dati competitivi sono per lo più delle stime), ma è opportuno evidenziare che la temperatura di picco del processo CCP è solo la metà rispetto al ciclo del mescolatore interno, per cui sono innegabili i progressi ecologici ed economici offerti da questo processo. PROVE E MISURAZIONI REOLOGIA IN TRASFORMATA DI FOURIER - UNO STRUMENTO INNOVATIVO PER LA CARATTERIZZAZIONE DI CARBON BLACK DI RECUPERO Emma-Elena Bratge, Würzburg, A. Burkhart, J. Lacayo-Pineda, Continental Tires, Hannover (Germany) - email: jorge.lacayopineda@conti.de - KGK n. 1/2021, pag. 62-67 o studio propone un ulteriore sguardo sulla critica situazione dello smaltimento dei pneu-
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ABBIAMO LETTO PER VOI
matici fuori uso. In effetti i numeri in gioco sono impressionanti: quasi 1,5 miliardi di pneumatici cessano la loro vita di servizio ogni anno e la metà di questo volume viene gettato in discarica senza alcun trattamento. La presenza nei pneumatici di componenti tosssici costituisce un pericoloso impatto ambientale e contribuisce all’aumento delle richieste di materiali sostenibili e riciclati nell’industria dell’auto, avanzate dai clienti e da potenziali future legislazioni. Da qui un bisogno tasssativo di tecnologie di riciclo sostenibili per riutilizzare o riciclare i materiali che compongono i pneumatici: quaeste tecnologie si possono classificare nelle tre categorie di edilizia, recupero di energia e recupero di materiale. Fra i materiali recuperabili dal pneumatico c’è il carbon black, che si può recuperare per pirolisi e dà luogo a rCB (recovered Carbon Black), composto da carbon black originale, sedimenti carboniosi e ingredienti
inorganici della mescola di gomma. Le proprietà colloidali indicano che l’rCB dovrebbe essere una carica rinforzante, ma in realtà la sua prestazione in gomma è solo semi-rinforzante, a causa della formazione di residui carboniosi durante il processo di pirolisi. Per utilizzare l’rCB in nuove mescole è importante disporre di metodi di prova semplici e accessibili per caratterizzarlo in dettaglio e per stabilire specifiche precise. In questo studio le proprietà colloidali del carbon black vengono analizzate e paragonate all’influenza del carbon black sul comportamento non lineare di una mescola standard, con l’utilizzo della Reologia in Trasformata di Fourier (RTF), al fine di proporre un metodo di prova sensibile per valutare le capacità di rinforzo dell’rCB. Ben 7 diversi gradi di carbon black (N121-220-326-330-339-550 e 660) vengono usati per verificare l’influenza sopraccitata e, successivamente, vengono recuperati mediante pirolisi
di laboratorio e comparati a 4 gradi industriali di recupero (rCB1-2-3 e 4), prodotti da ELT con un processo di pirolisi convenzionale. Spiegata la RTF nella sezione sperimentale, lo studio presenta i risultati ottenuti dalle prove relativi a: • RTF prima della pirolisi; • RTF dopo la pirolisi; • carbon black di recupero. Nella conclusione si evidenzia come la pirolisi di solo carbon black ha un’influenza trascurabile sulle sue superficie specifica e struttura. Al contrario l’influenza del carbon black pirolizzato sul comportamento non lineare della mescola fa sì che i valori rilevati sul carbon black originale diminuiscano, probabilmente a causa dei residui carboniosi che ostacolano l’interazione carica-polimero. La Reologia in Trasformata di Fourier si rivela una tecnica molto sensibile e idonea per valutare le capacità di rinforzo degli rCB, indipendentemente dalle tecniche convenzionali uti-
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lizzate per la caratterizzazione delle proprietà colloidali del carbon black. ELASTOMERI E APPLICAZIONI EPDM RAMIFICATA AD ALTISSIMO MOONEY: MESCOLE CON ELEVATA QUANTITÀ DI CARICA FACILI DA LAVORARE S. Wu, G. Li, S. Bawiskar, Dow Packaging and Specialty Plastics, Midland, Michigan (USA) RubberWorld, aprile 2021, pag. 21-28 nche se molti gradi di EPDM sono ancora prodotti con catalizzatori Ziegler-Natta convenzionali, i catalizzatori molecolari sono stati adottati prontamente e sono cresciuti in modo rapido. Dow ha introdotto la sua tecnologia AMC (Advanced Molecular Catalyst) come nuovo punto di riferimento, che consente sostenibilità di processo ed efficienza del catalizzatore ancora più elevate, sbloccando capacità molecolari innovative per lo sviluppo di nuovi prodotti. Si riesce così a produrre EPDM con peso molecolare ultraelevato, contenuto di diene più alto e maggiori livelli di ramificazione a catena lunga rispetto ai convenzionali catalizzatori metalloceni, con conseguenti mescolazione e vulcanizzazione più veloci. L’introduzione di ramificazione a catena lunga LCB (Long Chain Branching) incorpora catene laterali nella catena EPDM, che hanno un effetto significativo su proprietà reologiche e fisiche, rendendo l’EPDM più elastica e abbassandone la viscosità. In risposta ad un più alto riempimento di carica e ad esigenze di migliore prestazione in estrusione, Dow ha sviluppato un grado Nordel sperimentale con Mooney ultraelevato (UHMV) e livelli personalizzati di LCB ed alta elasticità del fuso, che viene di solito usato in mescole con volume percentuale di elastomero fra 15 e 30 e phr totali fra 450 e 600. Illustrate le caratteristiche dei tre polimeri scelti per le prove comparative (UHVM LCB EPDM, EPDM con polimerizzazione Ziegler-Natta ed EPDM metallocene), con ciascuno dei quali si producono tre mescole per estru-
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sione, una con moderata e due con elevata quantità di carica, lo studio si articola in poco più di due pagine, che diventano ben sette grazie alla ricchezza di grafici, che già indicano chiaramente la conclusione a cui giunge lo studio. Esaminati il peso molecolare e la sua distribuzione, le caratteristiche reologiche delle mescole, la loro viscosità Mooney, le caratteristiche di vulcanizzazione (durezza, lacerazione, proprietà tensili e compression set) e la ritenzione della forma, si conclude evidenziando i vantaggi della nuova EPDM UHMV LCB di Dow, validi in estrusione e probabilmente in calandratura: • alto carico di rottura e più basso compression set; • capacità di accettare più carica (da 15 a 50 %); • eccezionale elasticità; • ottima ritenzione della forma, ideale per guarnizioni finestra e finestrini auto. ELASTOMERI E APPLICAZIONI HNBR VULCANIZZATA CON DIAMMINA PER MIGLIORE COMPRESSION SET A LUNGO TERMINE SU ARTICOLI A SEZIONE SOTTILE P.M. Smith, Zeon - RubberWorld, aprile 2021, pag. 31-40 HNBR, ottenuta per idrogenazione dell’NBR con segmenti di butadiene che reagiscono con idrogeno e producono etilene, presenta proprietà meccaniche più elevate e resistenza termica e chimica maggiori rispetto all’NBR. Valutata per utilizzo continuo da 125 a 150 °C, l’HNBR offre le migliori prestazioni per alta temperatura, alto modulo e basso compression set se vulcanizzata con perossido, rivelandosi un materiale ideale per applicazioni di tenuta nei settori automotive e petrolifero. Esiste tuttavia un limite applicativo per articoli a sezione sottile, per superare il quale Zeon ha sviluppato un grado a vulcanizzazione con diammina, che permette di mantenere il compression set a lungo su questi
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articoli senza compromettere resistenza termica e meccanica: si tratta della nuova HNBR High Performance Zetpol (HPHNBR): Dopo la parte sperimentale, l’articolo offre un breve paragrafo dedicato all’impatto delle condizioni di prova del compression set, con una simpatica tabella, che mostra vari tipi di provini con le relative norme ASTM ed ISO. Passando ai paragrafi successivi, l’argomento dei gradi Zetpol ad alta prestazione viene sviluppato in modo esaustivo, trattando nell’ordine: • una panoramica sui gradi disponibili; • la metodologia di mescolazione e lavorazione, con indicazione delle cariche e dei silani consigliati, nonché degli agenti di vulcanizzazione e con enfasi sulla necessità di post-vulcanizzazione (4 ore a 170 °C in stufa ad aria); • la ritenzione della proprietà di alta prestazione alla temperatura di 150 °C in continuo; • i vantaggi in altre prove di compression set; • una diammina vulcanizzante alternativa al Diak#1, ossia il BAPP (2,2-Bis[4-(4-amminofenossi)fenil] propano). La conclusione dell’articolo ribadisce che lo Zetpol ad alta prestazione offre molti vantaggi rispetto all’HNBR vulcanizzata a perossido, suggerendo che questo polimero dovrebbe essere preso in considerazione quando si formula una mescola per applicazione di tenuta severa per un articolo a sezione sottile, con migliore compromesso fra prestazione a rigonfiamento in olio e a bassa temperatura o quando si richiede una prestazione ottimale a 150 °C. ELASTOMERI E APPLICAZIONI MATERIALI DI SMORZAMENTO BASATI SU POLIBUTADIENI LIQUIDI: RELAZIONI STRUTTURA-PROPRIETÀ O. Defrain, S.K. Henning, Total Petrochemicals and Refining USA, Total Cray Valley - RubberWorld, aprile 2021, pag. 42-50 e resine polibutadiene liquide possono essere definite oligomeri con un grado di polimerizzazione 100 e pesi molecolari inferiori
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ABBIAMO LETTO PER VOI
al peso molecolare critico. La reologia di questi materiali è definita come flusso viscoso a temperature inferiori a 60 °C e le loro proprietà, come temperatura di transizione vetrosa Tg e viscosità, sono determinate sia da micro che da macrostruttura. Sono molte le applicazioni nell’ambito di adesivi, modifica dei termoplastici e pneumatici, in cui queste resine vengono utilizzate come additivi di grande valore, che conferiscono un miglioramento di specifiche prestazioni. Polibutadieni liquidi non funzionalizzati e funzionalizzati sono infatti caratterizzati da proprietà uniche, come bassa densità, bassa Tg, idrofobicità, buona resistenza chimica e buon comportamento elastomerico una volta vulcanizzati. Nell’industria dell’auto, in particolare, formulazioni con elevato contenuto di polibutadiene liquido vengono utilizzate come adesivi, sigillanti e materiali di smorzamento, in quest’ultimo
caso come alternativa ai fogli bituminosi, in uso fin dalla prima metà degli anni ’60 all’interno della struttura abitacolo, grazie alle loro eccellenti prestazioni di riduzione di suoni e vibrazioni, nonché di riduzione del peso del veicolo e del contenuto di composti organici volatili (VOC). Il primo obiettivo di questo articolo è quello di studiare la reticolazione dei polibutadieni liquidi con sistemi a zolfo standard e di verificare se essi possono influenzare in modo significativo le proprietà finali dei compositi viscoelastici reticolati a zolfo. Successivamente viene studiata anche la reticolazione con perossido organico, come interessante alternativa per ridurre ulteriormente le emissioni delle formulazioni dopo la vulcanizzazione, in accordo con le intenzioni dell’industria automobilistica. Infine vengono evidenziate le relazioni struttura-proprietà fra micro e macrostruttura del polibutadiene liquido, la
chimica del sistema di vulcanizzazione e le proprietà finali dei compositi vulcanizzati. L’articolo è ben strutturato ed illustra esaurientemente l’argomento poco conosciuto, o perlomeno poco trattato, dei polibutadieni liquidi a basso ed alto contenuto di vinile, omopolimeri e copolimeri con stirene, utilizzati come polimeri principali in materiali gommosi di smorzamento per l’industria automobilistica (su questa applicazione pratica si focalizza l’articolo), ma anche come additivi o coagenti di reticolazione perossidica. La conclusione dell’articolo, una volta ribadito l’impiego dei polibutadieni liquidi come materiali di smorzamento, applicati a bassa temperatura soprattutto all’interno dell’abitacolo dei veicoli per migliorare rumore, vibrazione e rigidità, mette in evidenza che: • i sistemi di reticolazione influenzano la Tg dei compositi a base polibu-
RUBBER CLUB
tadiene liquido, poiché la Tg dinamica delle formulazioni vulcanizzate a zolfo è sempre più alta di quelle di analoghe formulazioni vulcanizzate a perossido; • la densità di reticolazione mostra un forte impatto sulle prestazioni di smorzamento dei compositi a base polibutadiene liquido; • il contenuto di vinile consente il controllo e l’ottimizzazione delle proprietà finali dei compositi; • l’utilizzo del perossido, in alternativa allo zolfo come agente di vulcanizzazione, permette di evitare le emissioni di derivati dello zolfo durante e dopo la vulcanizzazione.. PROVE E MISURAZIONI COMPARAZIONE DI METODI PER MISURARE LA DIFFUSIVITÀ TERMICA DI GOMME NATURALI NON CARICATE E CARICATE G.S. Fulari, S. Aloui, P. Schüt z, N.H. Kröger, U. Giese, Deutsches Institut für Kautschuktechnologie, Hannover (Germany), H. Deckmann, Ahlden (Germany) - email: ulrich.giese@dikautschuk.de - sahbi.aloui@ netzsch.com - KGK n. 2/2021, pag. 27-33 a lunga introduzione dello studio è necessaria per capire il concetto di diffusività termica riferito alla gomma. Occorre innanzitutto considerare che il numero di tecnomateriali avanzati, usati in applicazioni ad alta temperatura, sta continuamente aumentando e, di conseguenza, si rende necessario conoscere le loro proprietà termofisiche per assicurarne un corretto utilizzo. La gomma è uno scarso conduttore di calore, che mostra una distribuzione della temperatura non uniforme in fasi di cambiamento di temperatura, soprattutto all’inizio del processo di vulcanizzazione, così tanto dipendente dalla temperatura stessa, senza dimenticare che lo spessore delle mescole gioca un ruolo molto importante. Di conseguenza la caratteristica della risposta termica transitoria di un campione ai cambiamenti a temperatura ambiente è un parametro chiave per comprendere che cosa si verifica nelle mescole di gomma.
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Viene spiegata la diffusività termica α e si citano i lavori di alcuni ricercatori in merito alla sua misurazione, per arrivare a definire l’argomento dello studio, ossia la comparazione di due diverse tecniche, che determinano la diffusività termica di campioni di gomma naturale caricata e non caricata, consistenti nella tecnica sviluppata dall’Istituto Tecnico DIK di Hannover e nell’Analisi Laser Flash (LFA) di Netzsch Gerätebau. Lo scopo è quello di verificare se le due tecniche di misurazione si mostrano in accordo con i valori della letteratura sia qualitativamente che quantitativamente. Partendo dall’esposizione della tecnica di analisi Laser Flash, lo svolgimento dello studio si articola nei seguenti paragrafi: • parte sperimentale, con illustrazione del funzionamento dei due metodi; • risultati e discussione, che prende in considerazione lo stato di vulcanizzazione delle mescole di gomma naturale e le misurazioni della diffusività termica. Lo studio si conclude con la constatazione che i risultati ottenuti con i due metodi praticamente coincidono, con entrambe le tecniche che mostrano una diminuzione nella diffusività termica α con un aumento nella temperatura di prova. Tuttavia, mentre il metodo DIK viene usato solo per l’intervallo di temperatura 60-200 °C, il metodo LFA, che oltretutto è economico e impiega meno tempo e materiale nella prova, presenta un lungo intervallo di temperatura da -100 a +500 °C e permette di condurre la prova su molti campioni simultaneamente. PROVE E MISURAZIONI UNA BREVE RASSEGNA SU MATERIALI POLIMERICI RITARDANTI LA FIAMMA A.I. Khalaf, D.E. El Nashar, H. Kandil, S. Salam, T,A. Zidan, A. A Koriem, A.M. Ellaban, M.N. Ismail, A.A. Yehia, National Research Centre, Dokki, Giza (Egypt) - email: aman2502003@yahoo.com - amman.khalaf@ gmail.com - ai.khalaf@nrc.sci.com - KGK n. 2/2021, pag. 67-69 iù attuale e importante per le materie plastiche, dalle poliolefine al PVC, dalle poliammidi
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alle resine poliestere etc., l’argomento dei ritardanti di fiamma interessa comunque anche la gomma, soprattutto nel settore dei cavi elettrici tradizionalmente ma anche, oggigiorno, nei settori del trasporto pubblico, dell’edilizia e degli elettrodomestici, in conseguenza di standard di sicurezza sempre più severi. Discorso a parte meritano i recenti sviluppi nel settore dell’automobile, dovuti alla corsa verso la propulsione elettrica e quindi all’utilizzo di batterie agli ioni di litio, situazione ad alto rischio per questo sistema di accumulo di energia che, a fronte di un incremento di temperatura incontrollato può dar luogo ad un incendio autoalimentato e persistente che rischia di degenerare in esplosione. Ecco quindi l’utilità di questo articolo che, senza pretendere di entrare nei dettagli tecnici dell’utilizzo degli additivi ritardanti di fiamma, offre un panorama sintetico ma completo di quello che offre oggi il mercato. Si puntualizza, cosa ormai risaputa, che sono i gas tossici, sviluppatisi durante un incendio, i responsabili della morte di molte persone coinvolte, ma che il dilemma fra ritardanti di fiamma e tossicità rimane un problema irrisolto. È vero che la contaminazione umana e ambientale, da parte di diossina e furani dei prodotti alogenati, ha promosso lo sviluppo di prodotti privi di alogeni, come allumina triidrata e idrossido di magnesio; tuttavia l’inconveniente è che questi additivi devono essere impiegati in grande quantità, di solito fra 50 e 70 wt%, per un’efficace resistenza alla fiamma, con un conseguente peggioramento delle proprietà meccaniche e una maggiore difficoltà di lavorazione. Questo è il motivo per cui si sta cercando di mettere a punto ritardanti di fiamma alternativi, ecocompatibili e più efficaci. Nell’articolo vengono così menzionati i caolini anionici, di cui si illustrano le caratteristiche per poi passare in rassegna i tentativi, da parte di vari scienziati, di migliorare la ritardanza di fiamma dei materiali polimerici senza abbassarne la qualità.
ABBIAMO LETTO PER VOI
La trattazione dell’argomento è discorsiva e puntuale nei riferimenti pratici, da leggere con attenzione da parte di chi affronta questa casistica applicativa, perché potrà probabilmente trarne spunti interessanti per il proprio lavoro. PROVE E MISURAZIONI MISURAZIONE DELLA VISCOSITÀ DI MESCOLE DI GOMMA CARICATE: NUOVA PROPOSTA PER MISURAZIONI ESENTI DA ERRORE H.G. Burhin, Polymer Process Consult SPRL, Beauvechain (Belgium), T. Rauschmann, RTS Rubber Technology and Service Consulting (Germany) - email: info@polymer-processconsult.be - KGK n. 2/2021, pag. 39-44 a viscosità di taglio costante è una delle proprietà chiave da misurare per comprendere la lavorazione della gomma non vulcanizzata. Essenziale sia per l’estrusione (resa e pressione) che per lo stampag-
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gio a iniezione (tempo e lunghezza) la sua misurazione è normalmente eseguita con viscosimetro Mooney e reometro capillare, a cui si aggiunge il reometro cono-piastra. Spiegate brevemente e criticamente le tecniche di funzionamento di viscosimetro e reometro capillare, lo studio enuncia il suo obiettivo di esaminare una tecnica alternativa, basata su geometria cono-cono, ma eseguita sotto pressione in camera chiusa, con coni scanalati per prevenire scivolamenti. Grande spazio è dato successivamente alla descrizione dettagliata dei tre strumenti reometro cono-piastra, viscosimetro Mooney e reometro cono-cono, quest’ultimo identificabile nel visco-reometro RPA (Rubber Processing Analyzer), dotato di sistema a taglio rotazionale, con frequenza di oscillazione e ampiezza modificabili per la caratterizzazione e la simulazio-
ne di processi di mescole di gomma. Si affronta quindi la parte sperimentale che, utilizzando la tecnica del reometro RPA, sottopone a prove di misurazione di viscosità un campione di gomma e tre campioni di mescole, senza rivelare notizie precise sulle mescole esaminate, consistenti in: • polimero EPDM commerciale; • mescola silice-silicone per profili edilizia; • mescola di battistrada pneumatico A; • mescola di battistrada pneumatico B. Indubbiamente lo studio è interessante per i tecnologi, che già conoscono la casistica della misurazione di viscosità di mescole caricate con l’utilizzo dei vari strumenti citati, ma risulta utile anche per chi voglia acquisire una migliore e più dettagliata conoscenza dell’argomento, posto che abbia almeno un’esperienza di base sulla viscosità dei polimeri e sulle relative tecniche di misurazione.
Itaprochim Srl
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PRODOTTI / PRODUCTS
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polimero termoplastico a base olefinica olefinic based thermoplastic polymer PROCHIM GP01
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» FIBRE DI CARBONIO CARBON FIBER » RESINE FENOLICHE PHENOLIC RESIN
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» GRAFITI NATURALI E SINTETICHE NATURAL AND SYNTHETIC GRAPHITES
Da oltre 40 anni PMG è tra i più qualificati produttori di mescole a base di elastomeri speciali ad alte prestazioni. In questi anni abbiamo consolidato la nostra presenza sui mercati globali con il sito produttivo di PMG East in Romania per fornire ai nostri clienti soluzioni innovative e personalizzate direttamente nelle loro aree di competenza. Dal 2016 PMG è presente in Cina con il sito produttivo di PMG Rubber Technology Changshu tre linee produttive Since 1976diwith more than con 40 years of experience PMG di is aFKM global leadin rubber di compounds. production at PMG Italy ised in una three struttura mixing plants to pro e di mescole organiche nere, un team locale esperti The tecnici e commerciali coloured compounds and the mixing unit dedicated to FKM compounds wi di R&D per essere sempre più vicini ai nostri clienti nell’area Asia Pacifico. compounds. PMG production is based on all specialty elastomers and the c
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PMG SpA Cenate Sotto (Bg) - Italia Via Europa 3 PMG Rubber Technology (Changshu) CO Ltd. Tel. +39 035 941046 - Fax +39 035 944157 In December 2016, PMG Rubber Technology Ltd has started operations in Ch PMG East S.r.l. 300645 Timisoara - Romania Str. I. Slovici, 135 Tel. +40 356 425940 - Fax +40 356 425941 PMG Rubber Technology Changshu Changshu - Cina 55 Yangguan Avenue Building E 2-3, Fervent Industrial Park Tel. +86 512 83861999
in Fervent Industrial Park, north of Shanghai on an area of 7500sqm. The black and coloured FKM and a line for black compounds in operation by experienced technicians and sales professionals, laboratory facility and mo know-how represent a unique opportunity to be close to our customers in
STRUMENTI
FOCUS
Novità per attrezzare il laboratorio u u u u u u u u u u
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La nostra rassegna sugli strumenti da laboratorio di ultima generazione per la caratterizzazione dei materiali o per test sulle mescole e sul prodotto finito. Dai forni per i trattamenti di curing e post-curing e per i test di invecchiamento a durometri, viscosimetri, flessometri, strumenti per analisi termiche e software di nuova generazione. Tutte macchine che rientrano tra quelle incentivabili con le misure del piano nazionale Transizione 4.0
Foto di Yassine Khalfalli/Unsplash
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hangshu (China). The plant is located unit is equipped with two lines for y the end of 2017. A local team of odern equipment together with PMG n the Asia Pacific markets.
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FOCUS
AFFRI
Durometri ad alta precisione e una nuova app gratuita
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ffri nasce a Induno Olona, in provincia di Varese, come polo di sviluppo di strumentazione scientifica per misure sui materiali, come fibre composite, materie plastiche, fibre sintetiche, metalli, materiali nanotecnologici ed elastomeri. I suoi tecnici vantano una grande esperienza, confermata dai risultati di livello mondiale nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni avanzate. I suoi durometri sono adottati nei laboratori di ricerca e sviluppo di realtà di primaria importanza e offrono soluzioni di misura delle caratteristiche strutturali dei materiali, inclusa la durezza, basate su metodi che consentono di raggiungere un’altissima precisione. Una delle ultime novità proposte dall’azienda è una app, scaricabile gratuitamente da Google Play, che offre un
prezioso supporto alle prove di durezza, grazie a numerose funzionalità, come conversioni di misura, determinazione dello spessore minimo misurabile, correzioni sul tondo, misure di impronta di durezza, errrori ammissibili, scale da usare e un accesso alle norme sulla durezza. I tecnici di Affri, inoltre, sono a disposizione per offrire consulenze gratuite a chi ricerca una soluzione personalizzata per le proprie esigenze. Chi presenterà questo articolo all’azienda avrà diritto al 10% di sconto sull’acquisto di un prodotto Affri. u
www.affri.com 18
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STRUMENTI
DGTS
Il controllo delle guaine dei cavi con l’Hot Set
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l metodo dell’Hot Set è particolarmente semplice per valutare se il materiale utilizzato per le guaine dei cavi elettrici possiede il corretto grado di reticolazione. Elastocon AB propone stufe per la determinazione dell’Hot Set secondo le normative IEC 811-2-1 e IEC 60811-507. Il modello EB 16-II soddisfa la norma IEC 811-2-1. Utilizza una stufa per prove di invecchiamento fino a 250°C che garantisce i requisiti dalla norma. Per evitare cadute di temperatura troppo alte che potrebbero essere causate dall'apertura della porta per inserire e tagliare i provini, questi vengono introdotti attraverso una piccola apertura superiore nella stufa. Il supporto dei provini viene mosso a velocità molto bassa per evitare che i pesi applicati oscillino e influenzino lo stato del campione. Le misure in temperatura sono eseguite attraverso la finestra della stufa: si utilizza un puntatore laser, collegato in modalità wireless a un pc, fissato su una scala di misura posta sulla porta. Si utilizza un calibro per le misure iniziali e finali dei provini. Tutte le misure vengono inserite in un foglio di calcolo che fornisce un rapporto di prova in automatico. Il modello EB30 soddisfa la norma IEC 60811507. Utilizza una stufa per prove da laboratorio fino a 300°C che garantisce i requisiti della norma (richieste meno prestanti). I provini vengono inseriti e tolti manualmente tramite la porta frontale della stufa. Le misure in temperatura vengono fatte utilizzando un puntatore laser come per il modello EB 16-II. Si utilizza un calibro per le misure iniziali e finali. Le misure vanno inserite manualmente nel foglio di calcolo. In via opzionale è disponibile un kit per connessione wireless al pc dei due strumenti di misura. Sul sito Elastocon (www.elastocon.com ) sono disponibili demo degli strumenti. Elastocon AB è rappresenta in Italia DGTS srl. u
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STRUMENTI
FOCUS
FOR LAB ITALIA
Strumenti Bareiss di nuova generazione
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a quando è nata, trent’anni fa, For Lab Italia rappresenta, tra le altre aziende, Bareiss, leader nella produzione di durometri per elastomeri. L’impresa tedesca ha di recente presentato alcune novità, come HDA 150, dispositivo automatico per le misure di Shore A e di densità e i nuovi durometri Shore III con sensori di temperatura, oltre al già noto BaRotation, sistema automatico per le prove di micro-durezza di elastomeri. HDA 150 può contenere fino a 50 campioni di diametro da 36 fino a 42 mm, con spessore 6 mm ed esegue inizialmente il test di durezza su tre punti con un durometro digitale Shore A e in seguito il test di densità. Al termine i campioni sono disposti automaticamente in un contenitore. Tra i vantaggi i tempi brevi dell’operazione (circa 70 secondi), il sistema di bagna e asciuga con due diverse pinze per prevenire la contaminazione sui campioni successivi e il controllo e regolazione istantanei del livello del liquido e della temperatura nel vetro della densità. La nuova generazione di durometri HPE ha, a sua volta, nuove funzionalità da offrire. Mentre il durometro rileva un valore di durezza dal provino, un sensore di temperatura montato sul fondo del dispositivo rileva un valore di temperatura. Il dispositivo
avrà l’indicazione di entrambi i valori, nonché i valori della temperatura e dell’umidità ambiente. È possibile visualizzare le misurazioni storiche per i valori di durezza e la data/ora in cui è stata eseguita ciascuna misurazione. Caratteristiche standard anche un ampio display lcd, connessione usb per il trasferimento dei dati e la ricarica della batteria e un’impugnatura brevettata per ottenere l’angolo di misurazione corretto. BaRotation, infine, è un durometro con piatto rotante che consente il controllo in serie di campioni in gomma di ogni forma, con lettura precisa anche in presenza di bave. Consente di realizzare prove di durezza non soltanto su pezzi a campione ma su ogni singolo pezzo di un lotto. u
www.forlabitalia.it 20
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FOCUS
GIBITRE INSTRUMENTS
Quattro novità su strumenti e software
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’attività di innovazione e sviluppodi Gibitre Instruments ha riguardato vari strumenti. Il durometro Micro-irhd con Centratore Laser è stata proposta in una nuova versione automatica, che adotta il software HardnessCheck_10, permette di gestire la coda di prove da effettuare e incorpora un nuovo sistema di scansione per pezzi non simmetrici, grazie al quale è possibile definire per ogni tipo di pezzo in quale punto si desidera effettuare la misura. Oltre alla misura della durezza irhd, il nuovo software permette di rilevare lo spessore del pezzo e di calcolare la curva di isteresi. Il Flessometro con Camera Termica, Videocamere ed Intelligenza Artificiale è invece uno strumento unico sul mercato con queste caratteristiche, effettua prove di fatica a temperatura impostabile tra -40°C e +200°C ed è dotato di un sistema
di 6 videocamere sincronizzate, che registrano in modo continuo le immagini dei 12 provini senza necessità di interrompere la prova. L’algoritmo di Intelligenza Artificiale analizza le immagini e definisce il numero di cicli al quale viene rilevata la prima cricca. La nuova versione Drive del Viscosimetro Mooney offre poi la possibilità di impostare la velocità di rotazione del rotore tra 0,1 e 20 rpm per permettere l’analisi della viscosità in funzione del gradiente di deformazione (shear-rate) e analizzare i prodotti in base al processo di trasformazione da adottare. Infine, il programma di gestione dati Datagest, che viene installato unitamente a tutti gli strumenti computerizzati Gibitre e permette di gestire i risultati di tutti gli strumenti connessi, sarà reso disponibile in Release 11 a partire dall’inizio del 2022. La nuova versione permette di liberalizzare l’utilizzo delle licenze all’interno della rete aziendale e di produrre report multistrumento direttamente editabili dal cliente. u
www.gibitre.it 22
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Variazione di massa in dipendenza dalla temperatura (TG) di campioni di TPE esemplificativi: TPS, TPO e TPU. Tutte le curve TG sono state valutate mediante AutoEvaluation
STRUMENTI
NETZSCH
Identificare e classificare i termoplastici con DSC e TGA
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SC (Differential Scanning Calorimetry) e TGA ( Thermogravimetric Analysis) appartengono ai metodi più utilizzati nel campo della caratterizzazione dei polimeri. Entrambe le tecniche sono utilizzate per l'identificazione, l'analisi dei difetti e il controllo di qualità dei materiali polimerici. Queste applicazioni sono notevolmente semplificate da soluzioni software innovative, come AutoEvaluation, che è in grado di valutare automaticamente e in modo indipendente dall'utente le curve acquisite, mentre Identify può riconoscere e classificare le curve eseguendo un confronto col database esistente. Entrambe le funzionalità forniscono risultati utili con “un clic”. DSC e TGA sono anche utili, oltre alle tecniche spettrometriche, per identificare i materiali polimerici. Le trasformazioni calorimetriche come la transizione vetrosa, la cristallizzazione e la fusione portano a effetti distinti nel segnale DSC. La stabilità termica dei polimeri, che può essere studiata anche mediante test DSC avanzati come la determinazione del tempo di induzione dell'ossidazione (OIT), viene solitamente studiata mediante la TGA, per la decomposizione pirolitica e la combustione di un campione. Le temperature caratteristiche risultanti e le forme delle curve DSC o TGA non sono solo rivelano informazioni caratteristiche dei polimeri termoplastici, ma consentono anche il controllo qualità delle materie. Come aiuto al tecnico di laboratorio, la valutazione e l'identificazione delle
Flusso termico in dipendenza dalla temperatura (DSC) di campioni di TPE esemplificativi: TPS (a base di stirene), TPO (a base di poliolefina) e TPU (a base di uretano). Le curve DSC, che vengono spostate in direzione y per chiarezza, sono state valutate da AutoEvaluation
Risultati prodotti da Identify relativi alla misura DSC di TPS. Il colore verde si riferisce alle librerie con misurazioni Netzsch e dati di letteratura, il colore rosso alle voci del database KIMW opzionale.
curve DSC e TGA possono ora essere eseguite automaticamente tramite i software AutoEvaluation e Identify. La nuova funzionalità del software Autovalution consente la valutazione automatica e indipendente dall'utente delle misurazioni con un clic. Il nuovo sistema di database Identify è
in grado di riconoscere e classificare automaticamente le curve di misura termoanalitiche. AutoEvaluation ed Identify rendono l'analisi delle misure termoanalitiche non solo più efficace e significativa, ma anche "più intelligente" e portano l'analisi termica a un livello superiore. u
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STRUMENTI
FOCUS
SERMAC
Una nuova serie di forni da laboratorio
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ermac - Forni Industriali vanta una notevole esperienza nel settore gomma, grazie alle competenze acquisite in oltre 20 anni di collaborazione con le aziende del distretto industriale del Sebino e con i numerosi partner internazionali. L'azienda produce forni statici e rotanti specifici per trattamenti di post-curing e vulcanizzazione di articoli in gomma, gomma-metallo, gomma spugna, silicone, Viton, ma anche forni a tunnel per linee di estrusione oltre a fornire servizi di manutenzione e assistenza tecnica e software 4.0 al servizio della produzione. Tre le novità si segnalano i forni da laboratorio con doppio cesto rotante tipo DR2, che raggiungono una temperatura di 250°C e sono derivati dagli eccellenti forni elettrici rotanti da produzione tipo DM e DR1. La nuova serie DR2 comprende forni indispensabili per eseguire campionature o test di laboratorio su piccoli lotti di articoli tecnici in gomma, Viton, silicone, e altri materiali. Con i cicli termici impostati sul controller del forno, si potranno ottenere pezzi con la migliore omogeneità dimensionale, planarità e rettilineità. I forni sono dotati di due cesti rotanti in lamiera forata di acciaio inox, di due inverter, doppio display digitale e potenziometri per la gestione differenziata della velocità di rotazione dei cestelli. Le chiusure sono a lunetta, per facilitare il carico tramite lo scivolo convogliatore in dotazione, e lo scarico dei pezzi trattati. Presente anche un termoregolatore e programmatore elettronico per creare e memorizzare cicli termici a scala e garantire precisione ed omogeneità della temperatura. La camera interna è in acciaio inox lucido, mentre l'esterno è in acciaio inox. Presente anche un sistema di sicurezza automatico che interviene in caso di superamento della temperatura impostata. I cesti sono estraibili e il forno può essere utilizzato con ripiani asportabili. È inoltre possibile gestire il fondo secondo i requisiti di Industria 4.0. u
www.rubbertrademachinery.it www.sermac.it 24
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STRUMENTI
FOCUS
URAI
Forno e rifrattometro per test su elastomeri e polimeri
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l nuovo forno PLC Touch per test di stabilità al calore, della casa Svizzera Metrastat SA, commercializzato in Italia da Urai SpA, permette di esporre campioni al calore, a temperatura costante e a tempistiche diverse, per verificare la degradazione e il consumo di stabilizzante nei campioni. Vanta eccellenti performance e affidabilità perché dotato di automazione Siemens, programmabile, che regola perfettamente la distribuzione del calore nella camera di riscaldamento del forno. L’unità assicura la “cottura” riproducibile da uno fino a 10 campioni standard (figura 2) con alta precisione e linearità. Un sistema di scarico lineare espelle dal forno i fumi corrosivi e tossici per tutta la durata del test. Il tempo di prova può essere preimpostato a qualsiasi durata desiderata, da pochi minuti fino a un mese. Parametri come tempo e temperatura sono impostati sul touch screen. La potenza massima è di 2.400 W (12 elementi di 200W cadauno) e il forno lavora in un intervallo di temperatura che va da 50°C a 300°C ±1%. Se poi è necessario quantificare i progressivi cambiamenti di colore osservati sui campioni che escono dal forno di prova Metrastat PLC Touch, è possibile utilizzare il rifrattometro Fluoscan (fig.3) a scansione automatica, che opera velocemente, con precisione e riproducibilità. Nella sua modalità di fluorescenza, il riflettometro rivela un aumento della concentrazione di insaturazioni a catena corta nel polimero e, quindi, un aumento del consumo di stabilizzante durante l’esposizione al calore. Questo fenomeno, altrimenti invisibile all’osservazione a occhio nudo alla luce del giorno, si verifica sui polimeri alogenati. u
Campioni preparati a diverse temperature.
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Il riflettometro Metrastat Fluoscan.
Il forno Metrastat PLC Touch.
STRUMENTI
FOCUS
VERDER SCIENTIFIC
Mulini ad azoto liquido o ghiaccio secco per la gomma
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erder Scientific è una divisione del gruppo Verder che commercializza strumentazione ad alta tecnologia per il controllo di qualità. Tra i suoi numerosi strumenti, di importanti produttori, si segnalano per i processi legati alla gomma il mulino a sfere Retsch CryoMill e il mulino ultracentrifugo a rotore ZM 200. CryoMill, mulino a macinazione con azoto liquido a -196°C, consente di processare con successo con raffreddamento in azoto sostanze termosensibili ed elastiche, preservandone i componenti volatili. Il flusso di azoto liquido all’interno del sistema viene alimentato in continuo tramite un sistema automatico di dosaggio, garantendo una temperatura di -196 °C. Questo si traduce in riduzione dei consumi e risultati di macinazione riproducibili. Tra le caratteristiche, la macinazio-
ne veloce ed efficiente, da 8-10 mm fino a 5 µm, la frequenza di oscillazione massima a 30 Hz, la sicurezza grazie all’autofill di azoto liquido da 50 l, 9 programmi memorizzabili, elevata riproducibilità, la possibilità di effettuare programmi di macinazione a secco e a umido. Il mulino ultracentrifugo ZM 200 viene invece utilizzato per una rapida macinazione di materiali morbidi, medio-duri e fibrosi. Grazie all’efficiente tecnica di macinazione e al vasto range di accessori disponibili, assicura una preparazione del campione in brevissimo tempo e senza stress per il materiale. Con l’utilizzo del ciclone d’aspirazione collegato ad un aspiratore, il campione viene ulteriormente raffreddato da una corrente d’aria, che agevola lo scarico del materiale dalla camera di macinazione attraverso una cassetta di raccolta con uscita. in questo caso la finezza finale è inferiore a 40 µm, la velocità varia da 6.000 a 18.000 rpm, la possibilità di macinare con azoto liquido e ghiaccio secco per testare campioni elastici e la facilità di pulizia. u
www.supremamachines.com www.verder-scientific.it 28
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
RubbeRevolution Lavoriamo con l'ambizione di tracciare un'evoluzione nel mondo delle mescole, dimostrando che tutto è perfezionabile. È per questo che siamo alla ricerca continua di soluzioni in grado di dimostrare che da ogni ricetta possono nascere una o più versioni che "rivoluzionano" la prima, potenziando e arricchendo le attuali formulazioni, perchè se si vuol vincere la competizione non basta essere preparati, bisogna essere soprattutto reattivi ai cambiamenti.
Mescole in FKM, FFKM, FEPM, VMQ, FVMQ, PVMQ, NBR, SBR, HNBR, NR, CR, EPDM, EVA, AEM, ACM, CSM, IIR, ECO, PU...
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FOCUS
ZUMBACH
Controlli dimensionali sui tubi in gomma
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umbach Electronic AG, azienda svizzera leader per il settore del controllo dimensionale e qualitativo in linea, è da sempre utilizzata dai migliori integratori e costruttori per il controllo delle quote in macchine da laboratorio con la garanzia elevate precisioni e zero errori di manipolazione. Integrare un sistema Zumbach in un macchinario è diventata ormai quasi un’operazione plug and play, grazie a interfacce analogiche e digitali proprietarie oppure i protocolli più diffusi di connessione come Ethernet, Profinet, Profibus e serie, nonché OPC-UA, un must di comunicazione per l’industria 4.0 Il recente cambio generazionale nell’industria sta presentando sempre di più la necessità di automatizzare anche i controlli fuori linea e ridurre al minimo la manipolazione nelle misure di laboratorio. Negli ultimi anni, infatti, Zumbach ha collaborato con diverse aziende produttrici di tubi di vari materiali, in particolare gomma, silico,ne e materiale espanso. Il tema principale era la necessità di sostituire il controllo manuale effettuato in laboratorio su un campione di produzione. Per questioni di riduzione di tempistica ed inesperienza dell’o-
peratore si doveva trovare un’alternativa anche all’ utilizzo dello scanner ottico ed eliminare completamente i controlli con tampone “passa non passa” ormai non più accettati da automotive e medicale. Il dispositivo Zumbach QC4 ha risolto questo problema. Il campione di tubo può essere tagliato grossolanamente e tramite un pin di riferimento viene garantita la planarità nel sistema di misura. L’operatore a questo punto deve semplicemente premere l’ok sul pannello operatore, o tramite un interruttore a pedale, e riceve in automatico diametro interno, spessore e diametro esterno. Vi è inoltre la possibilità di ripetere l’operazione sullo stesso campione per infinite volte ed avere risultati completi su 360° Tramite l’integrazione a livello superiore è possibile mandare immediatamente i dati ad un database centrale per l’archiviazione delle informazioni. Tutti i calibri laser della famiglia Odac possono essere adattati e utilizzati per la misura di quote dimensionali in laboratorio permettendo una misura micrometrica senza corruzioni dovute a differenze di pressione o stress del materiale. u
www.zumbach.it 30
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
STRUMENTI
ZWICK ROELL
Estensimetro ottico perfetto per gli elastomeri
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a misurazione dell'estensione è una competenza ZwickRoell di grande importanza. Il portfolio prodotti ZwickRoell include estensimetri con diversi livelli di risoluzione, principi di misurazione e corsa di misura. La distinzione principale nel campo degli estensimetri riguarda il contatto con il campione: se questo può essere accettabile o preferibile in caso di metalli o polimeri rigidi, diventa un problema nel caso specifico degli elastomeri, che presentano altissimi allungamenti, dimensioni ridotte, grande rilascio di energia alla rottura e sensibilità al contatto. Per ovviare a queste problematiche e assicurare un’ottima affidabilità di misura ZwickRoell ha sviluppato l’estensimetro ottico LightXtens. La mancanza di contatto con il campione lo rende adatto a articoli in gomma, che hanno un grande rilascio di energia alla rottura e un alto ritorno elastico, comportamenti che danneggerebbero un qualsiasi estensimetro a contatto. Grazie alla semplicità di funzionamento e all’ampia corsa di misurazione rappresenta un’alternativa ottimale rispetto a sistemi laser o video, anche dal punto di vista economico. Il funzionamento è molto semplice e completamente automatico: una volta iniziato il test, al raggiungimento del precarico desiderato, l’estensimetro LightXtens individua autonomamente i due marker riflettenti presenti sul campione e ne misura l’esatta distanza iniziale. Durante il test i due sensori seguono i marker misurando l’estensione del campione fino alla rottura, tra-
smettendo i dati direttamente all’elettronica testControl II e al software di gestione testXpert III. Al termine della prova l’estensimetro torna automaticamente alla posizione di partenza. Tipiche applicazioni sono i test su gomme ed elastomeri (es. ISO 37, ASTM D412), test su film sottili (ISO 527-3, ASTM D 882, ASTM D 532) o test su tessuti, filati e corde, dove è richiesta una grande base di misura. L’estensimetro LightXens consente
una distanza inziale tra i marker da 10 a 900 mm, con una corsa di misura di 1.000 mm, e una risoluzione di 1,5 µm, garantisce una precisione in classe 1 da 3 mm all’intera corsa di misura. Ottimo per i test su materiali che richiedono elevate velocità di prova, con una velocità massima di prova consentita di 1000 mm/min. L’estensimetro può essere accoppiato anche a camere climatiche ZwickRoell, per test da -40 a +120 °C. u
www.zwickroell.com www.netzsch.com L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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DALLE AZIENDE
di Riccardo Oldani
All’avanguardia nello stampaggio Entrata a far parte del gruppo Ar-Tex nel 2020, la Interseals di Capriolo (Brescia) può perseguire con rinnovato slancio la sua filosofia di crescita continua, innovazione tecnologica e ricerca e sviluppo, al servizio, in particolare, del settore automotive, per cui produce guarnizioni e articoli a disegno di elevata qualità. Specializzata anche in trattamenti superficiali che migliorano le caratteristiche dei prodotti, l’azienda ha da qualche tempo avviato progetti per lo sviluppo e la produzione di componenti in gomma per le auto elettriche. Una nuova frontiera che richiede l’impiego di tecnologie innovative e che sta diventando sempre più importante per tutti i trasformatori al servizio dell’industria dell’auto
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a prima impressione che si respira quando si entra nel reparto produttivo di Interseals, a Capriolo, in provincia di Brescia, è di organizzazione e pulizia. I 6.000 metri quadri della sua sede sono razionalmente suddivisi tra le ormai sempre più varie attività e funzioni che caratterizzano un’azienda di trasformazione della gomma: il magazzino climatizzato per le mescole; l’area dello stampaggio, in cui trovano posto 36 presse a iniezione oltre a 2 a compressione e 2 presse verticali; il reparto di controllo qualità, cernita e confezionamento, ormai svolto in buona parte con sistemi automatizzati e il grande laboratorio di metrologia e caratterizzazione dei materiali. Una porzione dell’impianto è anche dedicata a una doppia linea di produzione di o-rings interamente automatizzata, con pressa, forno di vulcanizzazione e tomografo a raggi X per il controllo della qualità, e asservita da due robot antropomorfi per la manipolazione dei pezzi. Una soluzione che ci si aspetterebbe di trovare in un altro tipo di azienda manifatturiera, per esempio dedicata alla lavorazione dei metalli, ma che nel comparto della gomma è un’autentica rarità. LA FUSIONE CON AR-TEX Basterebbe questo per indicare a un visitatore, anche non necessariamen32
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La sede di Interseals a Capriolo, in provincia di Brescia.
te del settore, il livello tecnologico raggiunto da quest’azienda, nata nel 1995 e cresciuta progressivamente, dalle piccole dimensioni iniziali all’ingresso, avvenuto nel 2020, all’interno del gruppo Ar-Tex. Un’altra realtà italiana che ha raggiunto una dimensione internazionale, con siti produttivi anche in America e in
Asia. «L’ingresso nel gruppo Ar-Tex», spiega ci Ceo di Interseals Luciano Vavassori, «ci ha dato una visibilità a livello globale. Molti dei nostri clienti, che operano nel settore automotive, chiedono una presenza locale nei vari mercati. Far parte di questa realtà ci consente quindi di avvalerci dei suoi siti produt-
TRASFORMAZIONE
Uno scorcio dell’attrezzatissimo laboratorio metrologico e di analisi dell’azienda.
tivi in mercati importanti come Messico, Cina, Polonia e Spagna». VERSO UNA DIMENSIONE GLOBALE La fusione con Ar-tex, che opera anch’essa nel mondo delle guarnizioni, spiega Vavassori, «si è resa necessaria per assecondare la crescita dell’azienda. Si dice spesso in Italia che è bello essere piccoli, ma in un mercato così ampio e in uno scenario globale come quello con cui ci confrontiamo, per essere competitivi occorre far parte di compagini strutturate e attrezzate su dimensioni di ampio respiro. Se si vuole crescere, pertanto, la strada da percorrere, almeno per realtà come la nostra, è soltanto quella degli accordi con altre realtà. Questa, almeno, è la mia personale visione delle cose. I nostri clienti comunque hanno apprezzato. Dal momento che si tratta di aziende di dimensione globale si sentono supportati in maniera più puntuale e capillare negli scenari in cui operano».
MERCATO PRINCIPALE, L’AUTOMOTIVE Interseals può così proseguire il percorso di crescita che ha sempre caratterizzato la sua visione. L’azienda è un produttore di articoli tecnici in elastomeri quasi esclusivamente focalizzato sul settore dell’automotive. «Siamo nati nel 1995 per iniziativa di vari soci, alcuni dei quali oggi non sono più presenti nella compagine societaria», spiega ancora Vavassori. «Fin da subito ci siamo distinti per una propensione verso i mercati esteri, anche in virtù delle origini tedesche di uno dei fondatori che ci ha consentito di avvicinare subito e con profitto le realtà della Germania. Nel 2000 abbiamo fatto un primo trasferimento dalla sede originaria, di appena 500 metri quadri, in un sito cinque volte più grande». UNA CRESCITA CONTINUA Nel frattempo l’azienda ha avviato gli iter per ottenere varie certificazioni, come l’ISO 9001, l’ISO/TS 16949 e l’ISO 14001, ed
è sempre cresciuta in termini di fatturato e di dimensioni. «Nel 2012, in seguito a un importante investimento, abbiamo spostato nuovamente la sede, da Adrara San Martino a quella attuale di Capriolo, che si estende su quasi 6.000 metri quadri tutti coperti. Anche il numero di macchinari è aumentato di conseguenza». Anche il fatturato ha sempre seguito la crescita fisica dell’azienda. Nel 2019 è stato di 23,4 milioni di euro. Adesso, dopo un 2020 che è stato difficile per tutti, è nuovamente in crescita ed è stimato in 25 milioni nel 2021. Gli addetti sono attualmente 130, di cui una novantina impiegati nella produzione e 5 suddivisi tra ufficio tecnico e laboratorio. LA RIPRESA DEL 2021 Nonostante il respiro internazionale, Interseals è un’azienda nata e fortemente radicata nella Rubber Valley tra Bergamo e Brescia. «Lo sviluppo dei progetti», chiarisce Vavassori, «viene sempre fatto in Italia, ma poi quando si L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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TRASFORMAZIONE
DALLE AZIENDE
Guarnizioni prodotte da Interseals. L’azienda produce articoli tecnici, a disegno, in particolar modo per il settore automotive.
rende necessario portare una produzione in un altro scenario produttivo, tutto il know-how, dai macchinari necessari agli stampi ai materiali, viene trasferito nei plant produttivi esteri. Una sorta di copia e incolla che rende i plant esteri completamente autonomi nella gestione, in grado di seguire il cliente in loco e di fornire così un servizio veloce ed estremamente focalizzato». I clienti sono in particolare Tier 1 in ambito automotive, aziende che già dalla fine del 2020 e per tutto il 2021 hanno ripreso il business con grande energia. «Di conseguenza anche noi abbiamo sperimentato una fortissima ripresa, frenata un po’ dopo il primo semestre per la carenza di materia prima, che ci costringe a rivedere ogni giorno le nostre tempistiche di lavorazione in base alle risposte che ci danno i nostri fornitori». UN GRANDE BAGAGLIO DI CONOSCENZE Un altro focus su cui Interseals è impegnata con profitto è poi quello dei trattamenti superficiali, «ambito in cui», 34
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dice Luciano Vavassori, «non solo siamo orgogliosamente leader di settore, ma in cui continuiamo a sperimentare nuove soluzioni e applicazioni, che vanno al di là dell’impiego delle classiche lacche lubrificanti o dei trattamenti al plasma». Anche l’apertura di questo fronte tecnologico, avvenuta ormai diversi anni fa, è figlia dell’approccio tipico del distretto della Rubber Valley. «Qui», commenta il Ceo di Interseals, «si respira la voglia di creare sempre qualcosa di nuovo che ci pone in una posizione di vantaggio rispetto ai competitor esteri. Va detto che sempre di più dobbiamo confrontarci con mercati, come quello cinese, in cui ritmi e tempistiche sono estremamente serrati e le soluzioni, per quanto non tecnologicamente al livello di quelle del nostro distretto, vengono sviluppate con la massima velocità, come se la variabile tempo non fosse un problema». Ma il bagaglio di competenze e di conoscenze che le aziende italiane del settore si sono costruite negli anni, per quanto riguarda lo sviluppo
e la produzione di articoli in gomma, resta secondo Vavassori «un importantissimo valore aggiunto. Tutto il nostro distretto, del resto, può vantare oltre 50 anni di esperienza, consolidatosi in un bagaglio di conoscenze che difficilmente altri potranno raggiungere e superare. Insomma, i prodotti e i servizi che forniamo qui dal nostro distretto, sono eccellenti e di altissimo livello». LA TRASFORMAZIONE DELL’AUTOMOTIVE In ogni caso anche un’azienda all’avanguardia come Interseals dipende sempre dalle decisioni prese dai “car makers”, dai grandi marchi dell’industria automobilistica. Oggi, per esempio, l’industria automobilistica sta attraversando una trasformazione profonda verso veicoli sempre meno inquinanti: ibridi, elettrici, a idrogeno e celle a combustibile. Quale sarà la scelta tecnologica definitiva per la mobilità del futuro non è ancora dato sapere. Ed è per questo che aziende come In-
DALLE AZIENDE
terseals stanno alla finestra con grande interesse. «Il mondo dell’elettrico», dice Vavassori, «ci ha coinvolto da poco e lo stiamo seguendo con grande attenzione. Tutti i produttori di componentistica, anche quelli storicamente legati ai motori endotermici, ormai hanno sviluppato linee di prodotti dedicate a questa nuova tipologia di veicoli. I progetti fioccano, anche perché oggi ci stiamo muovendo sull’onda dell’entusiasmo, per seguire una novità che sicuramente avrà grande impatto sul mercato, anche se sono ancora scettico sul fatto che i motori endotermici possano uscire completamente dal mercato dei veicoli».
numero di componenti in gomma. Basti pensare a quelli usati per gestione termica, e quindi il raffreddamento, dei motori elettrici, o ai numerosi connettori che affollano il vano motore di un’auto di questo tipo». CODESIGN E COLLABORAZIONE Anche nello sviluppo di questi nuovi componenti Interseals è in grado di dire la sua, per esempio lavorando in codesign con i committenti. «Il nostro ufficio tecnico», spiega il manager, «è attrezzato con software ad hoc, per l’analisi ad elementi finiti o per studiare il flusso all’interno degli stampi (“mold flow”), ed è in grado di supportare il cliente nella scelta del materiale o an-
serve sono temperature e pressioni controllate. Ma gli strumenti impiegati sono cambiati in modo sostanziale. In Interseals disponiamo di macchinari dotati di automatismi sempre più sofisticati, anche con asservimenti di robot. Fino a pochi anni fa, inoltre, le guarnizioni prodotte venivano controllate manualmente dagli addetti, mentre oggi si utilizzano quasi esclusivamente sistemi dotati di camere ottiche in grado di rilevare i difetti. L’industria dell’auto richiede sempre di più di soluzioni di questo genere. E se fino a pochi anni fa il laboratorio metrologico era dotato soltanto di un durometro e di coni per la misurazione dei diametri,
O-ring stampati da Interseals. L’azienda è entrata nel 2020 all’interno del gruppo Ar-tex, anch’esso con sede in Italia, ma con numerose sedi produttive nel mondo. TANTA GOMMA ANCHE NELL’ELETTRICO Una delle maggiori incognite riguarda come cambierà tutto il sistema energetico nel momento in cui avremo una transizione massiccia verso l’elettrico e decine di milioni di veicoli in circolazione che avranno bisogno di ricaricarsi continuamente dalla rete elettrica. Al di là di questi quesiti, su cui lavorano ovviamente esperti del settore, «produrre componenti per i veicoli elettrici», ci spiega Vavassori, «non è particolarmente diverso rispetto a quanto avviene per quelli tradizionali. Anche questi mezzi hanno bisogno di un gran 36
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che in studi di caratterizzazione. L’ufficio tecnico è poi supportato da un laboratorio dotato di strumenti estremamente sofisticati, che consentono ogni tipo di analisi sui materiali (IR, DSC, DMA, TMA, rugosimetro, microscopio a rifrazione e altri ancora). Pochissime aziende della gomma possono vantare una dotazione di apparecchiature così sofisticate». MACCHINARI 4.0 I principi che controllano la produzione degli articoli in gomma sono rimasti invariati negli anni, perché, in definitiva, dice ancora Vavassori, «ciò che
oggi si è passati a strumenti “no touch”, in cui le interferenze degli operatori nelle misurazioni sono pari a zero». GLI INVESTIMENTI IN TECNOLOGIE Anche per Interseals i benefici del piano Industria 4.0, oggi Transizione 4.0, hanno costituito un’importante spinta e hanno consentito di fare investimenti molto importanti, che hanno portato a un rinnovamento tecnologico dell’azienda. Va detto che il mondo dell’auto continua a lavorare sul lungo periodo, con progetti che, sottolinea Vavassori, «hanno visibilità anche di 7/8 anni. Inoltre sappiamo che in questo ambito di solito i numeri che vengono pro-
TRASFORMAZIONE
spettati sono rispettati. Questo ci pone in una condizione meno esposta, rispetto ad altre tipologie di produzione, a continui cambiamenti e riprogrammazioni della produzione legati alla riduzione sempre più accentuata dei lotti. Nel nostro campo molte commesse riguardano decine di milioni di pezzi, e per evaderle dedichiamo macchine che sono impegnate su tre turni e per lunghi periodi esclusivamente a quella produzione. A volte è l’acquisizione di nuovi progetti a spingerci a investire in nuove tecnologie. Per esempio, per la produzione di guarnizioni per un noto produttore di auto elettriche abbiamo acquisito tre presse di nuova generazione, in gran parte elettriche. Ciò non toglie che anche noi siamo siano chiamati a una flessibilità sempre più elevata, sempre garantendo un’altissima qualità. Per questo ci siamo attrezzati con sistemi e di metodiche che ci consentono di controllare nel dettaglio le varie fasi di lavorazione di ogni lotto». MONITORAGGIO CONTINUO DEL MERCATO Le nuove tecnologie introdotte nel pro-
cesso dall’azienda vengono selezionate con un processo di scouting che richiede un costante monitoraggio del mercato, anche attraverso la visita a fiere e la partecipazione eventi che nel 2020 hanno subito ovviamente una battuta d’arresto. «Cerchiamo di sondare tutte le novità che riteniamo interessanti», spiega ancora Vavassori, «anche verificando con attenzione che cosa si fa in altri settori, esterni al comparto gomma, come quello della trasformazione della plastica, del tessile o della lavorazione dei pellami. Da queste analisi traiamo spesso indicazioni interessanti che poi, con i dovuti adattamenti, possono essere applicate alla nostra realtà produttiva». Un esempio è quello della doppia linea completamente automatizzata, in cui il prodotto finale viene controllato al termine del processo con tomografia a raggi X per riscontrare anche eventuali difetti interni al pezzo. Soluzioni di questo tipo sono tipicamente impiegate nel controllo di qualità di processi di lavorazione dei metalli, come la pressofusione e, più recentemente, la stampa 3D, per scoprire eventuali cricche inter-
ne ai pezzi. Nel settore della gomma la sua introduzione è recentissima e Interseals è pioniera in questo tipo di applicazione. L’IMPIEGO DEI ROBOT L’azienda ha poi inserito 4 robot antropomorfi, due dei quali sono dedicati al processo automatizzato in cui viene usata anche la tomografia a raggi X. Altri due sono impiegati per il carico e scarico di macchine che effettuano la cernita e la selezione dei pezzi. Sono stati introdotti grazie all’intervento di un system integrator che ha studiato il caso applicativo. «Riuscire ad automatizzare i processi», conclude Vavassori, «è per noi un tema molto sentito, anche perché è sempre più complicato trovare personale da adibire a compiti di stampaggio. Soprattutto nei processi in cui le stampate devono essere scalzate manualmente dalle persone, riuscire a sviluppare sistemi robotizzati potrebbe essere molto interessante. Anche su questo fronte stiamo monitorando gli scenari aperti dalle nuove tecnologie robotiche». u
Interseals ha anche sviluppato tecnologie proprietarie per il trattamento superficiale dei manufatti in gomma, che esegue sia per i propri prodotti sia per conto terzi. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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DALLE AZIENDE
di Riccardo Oldani
Vuoto integrale per uno stampaggio di alta qualità Nata nel 1971 e con una lunga esperienza nello sviluppo di macchinari per l’industria calzaturiera, CDG si è avvicinata al mondo degli elastomeri nel 1997 con lo sviluppo di una pressa a compressione. È passata poi alle macchine a iniezione sulle quali adotta la tecnologia del vuoto con campana integrale, estesa a tutta la superficie dello stampo, cornici comprese, e non solo alla zona della stampata. Una soluzione che presenta numerosi vantaggi in termini di qualità, riduzione di tempi e di qualità dell’ambiente di lavoro
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a capacità di innovare delle piccole e medie aziende del manifatturiero italiano è proverbiale, legata all’indubbia creatività e inventiva di tanti nostri imprenditori e alla preparazione dei nostri tecnici in fatto di progettazione meccanica. Un esempio che conferma questa propensione anche per il settore della trasformazione della gomma arriva da CDG, un’azienda di Carrè, in provincia di Vicenza, nota soprattutto per i suoi macchinari per l’industria delle calzature, ma che ha anche sviluppato una linea di presse per la gomma dotata di una particolare tecnologia del vuoto. CINQUANT’ANNI DI ESPERIENZA Ci siamo fatti spiegare di che cosa si tratta da Mauro Feracin, responsabile della progettazione dell’azienda che ci ha parlato delle particolarità di questa soluzione e di come CDG l’abbia sviluppata. «Siamo nati nel 1971 come Electromodul, marchio tuttora esistente e di nostra proprietà, per il quale forniamo assistenza tecnica. Nel tempo ci siamo costruiti un nome ben conosciuto nel settore delle calzature, per il quale produciamo, tra l’altro presse per suole in termoplastici e in gomma. La conoscenza degli elastomeri ci ha spinto, a partire dal 1997, a concepire una pres-
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La pressa orizzontale Cometa IF/V di CDG. Si distingue per l’ingombro contenuto e la camera a vuoto integrale di serie. Base, testata pressa e piano mobile sono stati progettati seguendo concetti originali e procedimenti elettronici per offrire la massima rigidezza sotto carico e utilizzare al meglio la superficie degli stampi.
MACCHINARI
Un particolare della pressa verticale Cometa IV/V di CDG, con camera a vuoto integrale. Si notano in particolare testata pressa e piano mobile, progettato per avere la massima planarità e parallelismo dei piani portastampo.
sa a compressione verticale per la gomma con campana a vuoto a cui è seguita, intorno al 1999, una nuova pressa a iniezione orizzontale, in cui la tecnologia della campana a vuoto è applicata integralmente su tutta la superficie del piano di chiusura». LA TECNOLOGIA DEL VUOTO INTEGRALE La tecnologia del vuoto comporta molti vantaggi nello stampaggio, ed è adottata in molte presse limitatamente all’area della stampata. La soluzione adottata da CDG, però, fin dall’inizio ha scelto un’altra strada, quella cioè di applicare il vuoto a tutta l’area dello stampo, comprese cornici ed estrattori, centrali o laterali. Con una serie di vantaggi, che lo stesso Feracin ci illustra. «Innanzi tutto la nostra tecnologia è mol-
to semplice e consente di eliminare progressivamente l’aria nella zona di stampaggio anche con lo stampo aperto, ottenendo quindi un vuoto reale e non quello approssimativo che caratterizza le soluzioni basate sull’impiego di guarnizioni. La nostra campana a vuoto agisce anche su cornici e piani intermedi e questo consente di avere effetti positivi sul risultato finale, perché in assenza d’aria si abbreviano i tempi di vulcanizzazione e si riducono drasticamente gli scarti, con vantaggi tangibili soprattutto quando si impiegano mescole costose o per articoli complessi. Inoltre si riducono i degasaggi, e quindi si abbreviano i tempi ciclo, e si aspirano meglio i fumi di processo, contribuendo a rendere migliore l’ambiente di lavoro». Un altro vantaggio di questa soluzione è
che si può utilizzare anche con stampi a più piastre senza la necessità di adattamenti, semplificando enormemente il lavoro dell’attrezzista, con ulteriori risparmi di tempo. MIGLIORAMENTO DEL PROCESSO Lo stampaggio con camera a vuoto integrale, spiegano in CDG, «non si limita solo a evitare i difetti di produzione dovuti alla permanenza dell’aria negli stampi, ma migliora e rivoluziona in maniera positiva tutto il procedimento di stampaggio, ricreando tra l’altro un rapporto decisamente migliore tra uomo e macchina a tutto vantaggio della produttività. Questo succede perché proponiamo non semplicemente una camera a vuoto, ma un vero e proprio sistema dove pressa e campana sono state progettate, integrate e finalizzate a produL’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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DALLE AZIENDE
Un momento della festa con cui CDG ha celebrato i 50 anni di attività. Al centro, attorniato dallo staff, il fondatore dell’azienda, Corrado Dalla Guarda.
zioni di qualità e alla massima produttività». UNA GAMMA AMPIA Le presse dell’azienda vicentina hanno adottato fin dall’inizio la campana a vuoto integrale. Hanno subito però nel tempo una notevole evoluzione concettuale. «All’inizio», dice Feracin, «le nostre macchine avevano una struttura a colonne. Intorno al 2010 abbiamo cominciato a progettarle con una struttura a spalle fisse, anche in questo caso con tutta una serie di vantaggi, in particolare legati a una maggiore rigidità, che si traduce in maggiore precisione della stampata e alla riduzione dell’ingombro e alla possibilità di realizzare presse di tonnellaggio inferiore. Oggi produciamo presse a compressione verticali e a iniezione orizzontali e verticali, in una gamma che spazia dalle 150 alle 1.200 tonnellate di forza di chiusura. Di recente abbiamo introdotto anche una pressa orizzontale da 80 tonnellate che utilizza 40
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una tipologia costruttiva che avevamo temporaneamente smesso di utilizzare e che abbiamo rivisto per applicarla su un basso tonnellaggio». In sostanza questa macchina, a iniezione FIFO e campana del vuoto, utilizza quattro cilindri per attuare la chiusura dello stampo in modo molto preciso. La testata pressa ha una particolare geometria high-tech. SU MISURA E COMPATIBILI 4.0 Nella produzione delle sue macchine CDG prevede una configurazione di base, che poi può essere integrata con accessori come piani caldi, piani magnetici, estrattori, carrelli, e altro. Il cliente può così scegliere la soluzione che più si confà alle sue necessità. Si tratta di macchine connesse, compatibili con le tecnologie digitali e che quindi possono essere acquisite con gli incentivi del piano Transizione 4.0. «Già da parecchi anni le nostre macchine possono essere controllate con assistenza da remoto ed è stato quindi molto semplice
per noi aggiornarle ai requisiti 4.0». FACILI DA INSTALLARE E PROGRAMMARE Anche se la maggior parte delle vendite riguarda il settore delle calzature, negli anni CDG si è creata un buon numero di clienti e di estimatori che operano nel settore gomma, concentrati nel distretto del Sebino ma anche in altri comprensori, come quello del Trevigiano, dove operano aziende manifatturiere che hanno la necessità di produrre componenti in gomma di alta qualità. Le presse prodotte dall’azienda vicentina sono anche molto semplici come concezione. «Sono macchine plug & play, che una volta collegate all’alimentazione di rete sono praticamente pronte per funzionare. Durante il periodo più difficile del Covid-19, in cui non potevamo nemmeno uscire per effettuare il collaudo sul posto, un nostro cliente ha potuto perfino installare alcune nostre macchine in totale autonomia. An-
che dal punto di vista di programmazione e di interfaccia utente cerchiamo di fornire soluzioni semplici e user friendly, che anche dopo un brevissimo training sono utilizzabili in autonomia». RICORRENZA DA FESTEGGIARE L’azienda ha festeggiato quest’anno i suoi 50 anni di attività, celebrando anche una festa in azienda. La ricorrenza coincide anche con un momento delicato e importante, il passaggio generazionale tra colui che fondò l’azienda nel 1971, Corrado Dalla Guarda, e suo figlio Marco, l’attuale amministratore delegato. Corrado è colui che partendo da Electromodul, ha costruito l’esperienza dell’azienda nello sviluppo, produzione e commercializzazione di macchinari, inizialmente per il settore delle calzature, per cui CDG realizza un’ampia gamma di presse per suole in termoplastici e per gomma. Da questo know-how sono poi nate
CDG è nota anche per le sue macchine per l’industria delle calzature. Nella foto la pressa Beta, per suole in elastomeri termoplastici. Può essere prodotta in tre versioni, a 2, 3 o 4 stazioni.
anche le macchine per lo stampaggio di articoli tecnici in elastomero. Marco Dalla Guarda oggi prosegue il suo lavoro, con particolare attenzione a coordinare e ottimizzare tutte
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NORMATIVE
di Beatrice Garlanda
Misure antincendio: novità normative Due successivi decreti degli inizi di settembre, emanati dal ministero dell’Interno e dal ministero del Lavoro, definiscono i criteri generali per il controllo e la manutenzione di impianti e attrezzature antincendio e le attività da eseguire nelle aziende, comprese quelle produttive, per assicurarsi un’efficace protezione dal fuoco, anche a livello di formazione del personale addetto alla manutenzione
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a Gazzetta Ufficiale del 25 settembre 2021 pubblica il decreto del primo settembre 2021 del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro del Lavoro, riguardante i criteri generali per il controllo e la manutenzione degli impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio, ai sensi dell’art.46, comma 3, lettera a ), punto 3, del D.Lgs. 9 aprile 2008, n.81 (Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, in seguito T.U.) La Gazzetta Ufficiale del 4 ottobre 2021 pubblica il decreto del 2 settembre 2021 del ministro dell’Interno, di concerto con il ministro del Lavoro, che stabilisce “Criteri per la gestione dei luoghi di lavoro in esercizio e in emergenza e caratteristiche dello specifico servizio di prevenzione e protezione antincendio, ai sensi dell’art.46, comma 3 lettera a), punto 4 e lettera b) del T.U”. Prima di entrare nel merito dei due provvedimenti, va ricordato che attuano le disposizioni dall’art.46, comma 3, del T.U. là dove prevedono l’adozione di uno o più decreti per la definizione: • dei criteri diretti ad individuare metodi di controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezzature antincendio (comma 3, lettera a, punto 3); • dei criteri per la gestione delle emergenze (comma 3 lettera a, punto 4); • delle caratteristiche dello specifico servizio di prevenzione e protezione antincendio, compresi i requisiti del personale addetto e la sua formazione (comma 3, lettera b). Si segnala che il D.M. del primo settembre entrerà in vigore il 25 settembre 2022, mentre il D.M. del 2 settembre entrerà in vigore il 4 ottobre 2022. Da ultimo segnaliamo che la Gazzetta Ufficiale del 13 ottobre 2021 pubblica il decreto del ministro dell’Interno del 28 settembre 2021 sulle modalità di separazione delle funzioni di formazione, svolte dal corpo nazionale dei Vigili del fuoco, da quelle di attestazione di idoneità, a norma dell’articolo 26bis, comma 5, del D.Lgs. 139/2006. Sull’argomento rimandia42
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
mo alla lettura del testo originale. IL DECRETO DEL PRIMO SETTEMBRE Il provvedimento stabilisce i criteri generali sopra richiamati. Gli interventi di manutenzione (definita come operazione o intervento finalizzato a mantenere in efficienza ed in buono stato, impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio) e i controlli sugli impianti, le attrezzature e gli altri sistemi di sicurezza antincendio sono eseguiti e registrati secondo la regola dell’arte. Devono essere conformi alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti, nonché alle norme tecniche applicabili emanate da organismi di normazione nazionali e internazionali e alle istruzioni fornite dal fabbricante e dall’installatore, nel rispetto dei criteri indicati dall’Allegato I del decreto stesso. Si segnala che l’applicazione delle norme tecniche ISO, IEC, EN, CEI, UNI conferisce presunzione di conformità. Il ricorso a tali norme è volontario, a meno che non sia reso cogente da altre disposizioni. Gli interventi di cui sopra possono essere eseguiti anche attraverso il modello di organizzazione e gestione di cui all’art.30 del T.U. CHI SONO I TECNICI MANUTENTORI I tecnici manutentori qualificati sono le persone fisiche in possesso dei requisiti tecnico-professionali di cui all’Allegato II del decreto in oggetto (vedi tabelle da 2 a 4). Essi eseguono interventi di manutenzione e controllo sugli impianti, le attrezzature e le altre misure di sicurezza antincendio. La qualifica di tecnico manutentore qualificato è valida su tutto il territorio nazionale. REGISTRO DEI CONTROLLI E MANUTENZIONE L’Allegato I detta criteri generali di manutenzione, controllo e sorveglianza. Ai sensi di quest’allegato, il datore di lavoro deve predisporre un registro dei controlli dove sono anno-
SICUREZZA
tati i controlli periodici e gli interventi di manutenzione su impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio. Il registro deve essere mantenuto costantemente aggiornato e disponibile per gli organi di controllo. La manutenzione e il controllo periodico devono essere effettuati da tecnici manutentori qualificati nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti e in accordo alle norme tecniche pertinenti ed al manuale d’uso e manutenzione dell’impianto, dell’attrezzatura o del sistema di sicurezza antincendio. La frequenza non deve essere superiore a quella indicata da tali disposizioni, nome e manuali. Nella tabella 1 sono indicate norme e specifiche tecniche applicabili alla materia, ad integrazione delle disposizioni vigenti. Oltre a quanto detto sopra, le attrezzature, gli impianti e i sistemi di sicurezza antincendio devono essere sorvegliati con regolarità dai lavoratori normalmente presenti e istruiti adeguatamente, mediante la predisposizione di adeguate liste di controllo. QUALIFICAZIONE DEI MANUTENTORI L’Allegato II stabilisce le modalità di qualificazione dei manutentori di impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio. In particolare chiarisce quali sono i requisiti tecnici professionali che devono essere in possesso dei tecnici manutentori qualificati e le modalità di qualificazione. Il tecnico manutentore qualificato è responsabile dell’ese-
cuzione della corretta manutenzione degli impianti, delle attrezzature e degli altri sistemi di sicurezza antincendio. Per lo svolgimento di quest’attività deve possedere i requisiti di conoscenza, abilità e competenza necessari. A tal fine deve effettuare un percorso di formazione erogato da soggetti pubblici o privati, tenuti ad avvalersi di docenti in possesso dei requisiti di cui al punto 2 dell’allegato in oggetto e con i contenuti minimi indicati al punto 3 dello stesso. Al termine del percorso di formazione, il tecnico manutentore qualificato è sottoposto alla valutazione di requisiti, secondo quanto disposto dal punto 4 dell’allegato II. I soggetti che, alla data di entrata in vigore del decreto, svolgono attività di manutenzione da almeno tre anni non devono frequentare i corsi di cui al punto 3 dell’allegato e possono richiedere di essere sottoposti alla valutazione di cui al punto 4. Il tecnico manutentore qualificato deve tenersi aggiornato sull’evoluzione sia tecnica che normativa degli impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio Percorsi di formazione Per quanto riguarda i docenti va detto che devono: essere in possesso almeno di un diploma di scuola secondaria superiore; conoscere le leggi e i regolamenti specifici del settore e avere un’esperienza documentata, almeno triennale, sia nel settore della formazione sia in quello della manutenzione di impianti, attrezzature e sistemi di sicurezza antincendio e
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NORMATIVE
nei settori della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro e della tutela dell’ambiente. Segnaliamo che le attività di formazione comprendono anche esercitazioni pratiche. Si richiede, quindi, ai docenti di avere un’esperienza di pratica professionale documentata, non inferiore ai tre anni, nel settore della manutenzione degli impianti, attrezzature sistemi di sicurezza antincendio su cui verte la specifica formazione pratica. Il punto 3 dell’Allegato II prevede che i percorsi di formazione del manutentore qualificato devono servire al raggiungimento delle competenze, delle conoscenze e delle abilità (riportate nella tabella 3) che gli consentano di svolgere i compiti e le attività che riportiamo nella tabella 2. I prospetti da 3.1 a 3.13 dell’allegato riportano, invece, i contenuti minimi della formazione teorica e delle esercitazioni pratiche per gli impianti, le attrezzature e i sistemi di aggiornamento antincendio più diffusi nei luoghi di lavoro ( a titolo esemplificativo , nella tabella 4, si riproduce quanto previsto per i corsi per il tecnico manutentore qualificato nel caso delle porte tagliafuoco). Al punto 4 dell’allegato in oggetto è chiarito che, con il superamento di un esame, termina il processo per la valutazione e convalida con cui la commissione riconosce la qualifica di “tecnico manutentore qualificato”. Tale qualifica è rilasciata dai Vigili del fuoco. Al punto 5 dell’allegato troviamo, infine, disposizioni sulla nomina e sulla composizione della Commissione esaminatrice. In merito si rimanda anche a quanto disposto dal decreto 28 settembre 2021. IL DECRETO DEL 2 SETTEMBRE Questo secondo decreto si applica invece alle attività che si svolgono nei luoghi di lavoro come definiti dall’art 62 del T.U., cioè luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno dell’azienda o dell’unità produttiva, nonché ogni altro luogo di pertinenza dell’azienda o dell’unità produttiva accessibile al lavoratore nell’ambito del proprio lavoro. Per le attività che si svolgono nei cantieri temporanei o mobili di cui al titolo IV del T.U. e per le attività previste dal decreto 26 giugno 2015 n.105 , con il quale è stata data attuazione alla direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose, le disposizioni del provvedimento in esame si applicano solo per quanto concerne: la designazione degli addetti al servizio antincendio; la formazione e l’aggiornamento degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell’emergenza; i requisiti dei docenti. GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO Il datore di lavoro deve adottare le misure di gestione della sicurezza antincendio, in funzione dei fattori di rischio incendio presenti presso la propria attività, secondo i criteri indicati negli allegati I (gestione della sicurezza antincendio in esercizio) e II (gestione della sicurezza antincendio in emergenza) del decreto in oggetto. Tratteremo più avanti il contenuto di tali allegati. Il datore di lavoro, inoltre, deve predisporre un piano di emer44
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genza in cui vengono riportate le misure di gestione di sicurezza antincendio in emergenza nei seguenti casi: • luoghi di lavoro in cui sono occupati almeno dieci lavoratori; • luoghi di lavoro aperti al pubblico in cui siano presenti contemporaneamente più di 50 persone, indipendentemente dal numero di lavoratori; • luoghi di lavoro che rientrano nell’allegato I del D.P.R. 151/2011 (Semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi). Per i luoghi di lavoro che non rientrano in nessuno dei casi di cui sopra il datore di lavoro non è obbligato a redigere il piano di emergenza. Deve, comunque, adottare misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio. Esse sono riportate nel documento di valutazione dei rischi o nel documento redatto sulla base delle procedure standardizzate di cui all’art.29, comma 5, del T.U., in base al quale il datore di lavoro che occupa fino a dieci lavoratori effettua la valutazione dei rischi seguendo le procedure standardizzate elaborate dalla Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza. Nel piano di emergenza sono indicati i nomi dei lavoratori incaricati di attuare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze o quello del datore di lavoro nel caso di cui all’art.34 del T.U. (svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di prevenzione e protezione dei rischi). INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEI LAVORATORI Il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori un’adeguata informazione e formazione sui rischi di incendio, applicando i criteri dell’allegato I e in funzione dei rischi incendio presenti presso la propria attività. L’informazione e la formazione devono essere basate sulla valutazione del rischi, devono essere fornite ai lavoratori all’atto dell’assunzione ed aggiornate ogni qualvolta si verifichino cambiamenti sul luogo di lavoro che comportino un variazione della valutazione. DESIGNAZIONE DEGLI ADDETTI AL SERVIZIO ANTINCENDIO All’esito della valutazione dei rischi d’incendio e basandosi sulle misure di gestione della sicurezza antincendio, compreso il piano di emergenza se previsto, il datore di lavoro designa i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze (c.d. addetti al servizio antincendio) o se stesso nel caso dell’art.34. I lavoratori designati devono frequentare corsi di formazione o aggiornamento, come previsto dall’art.5 del decreto in esame. FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO DEGLI ADDETTI L’art.37 del T.U. detta disposizioni sulla formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Al comma 9 stabilisce che i lavoratori incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccor-
SICUREZZA TABELLA 1
Allegato I D.M. 1° settembre 2021 Elenco (non esaustivo) di norme e specifiche tecniche di riferimento per la manutenzione e il controllo d impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio Impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio
Norme e specifiche tecniche (TS) per verifica, controllo, manutenzione
Estintori
UNI 9994-1
Reti di idranti
UNI 10779, UNI EN 671-3, UNI EN12845
Impianti sprinkler
UNI EN 12845
Impianti di rivelazione e allarme incendio (IRAI)
UNI 11224
Sistemi di allarme vocale per scopi d’emergenza (EVAC)
UNI ISO 7240-19 o UNI CEN/TS 54-32
Sistemi di evacuazione fumo e calore
UNI 9494-3
Sistemi a pressione differenziale
UNI EN 12101-6
Sistemi a polvere
UNI EN 12416-2
Sistemi a schiuma
UNI EN 13565-2
Sistemi spray ad acqua
UNI CEN/TS 14816
Sistemi ad acqua nebulizzata (water mist)
UNI EN 14972-1
Sistema estinguente ad aerosol condensato
UNI EN 15276-2
Sistemi a riduzione d’ossigeno
UNI EN 16750
Porte e finestre apribili resistenti al fuoco
UNI 11473
Sistemi di spegnimento ad estinguente gassoso UNI 11280
Serie delle norme UNI EN 15004
Legenda: UNI Ente nazionale italiano di unificazione CEN Comitato europeo di normalizzazione EN acronimo che identifica le norme elaborate dal CEN TS specifiche tecniche ISO Organizzazione internazionale per la standardizzazione
so e, comunque di gestione dell’emergenza devono ricevere una formazione adeguata e specifica, nonché un aggiornamento periodico. In applicazione dell’art.37 citato, il decreto in esame dispone che il datore di lavoro deve assicurare la formazione degli addetti al servizio antincendio secondo quanto previsto dall’allegato III del decreto stesso. L’allegato IV riporta l’elenco dei luoghi di lavoro (vedi tabella 7) per i quali gli addetti al servizio antincendio devono conseguire l’attestato di idoneità tecnica di cui all’art.3 del decreto legge 1° ottobre 1996, n.512 (Servizi di vigilanza e di
formazione tecnico-professionale attribuiti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco), convertito dalla legge 28 novembre 1996, n.609. Più precisamente i comandi provinciali dei vigili del fuoco, previo superamento di prova tecnica, rilasciano attestato di idoneità ai lavoratori designati dai datori di lavoro che hanno partecipato ai corsi di formazione svolti dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco o da enti pubblici o privati. Ferma restando questa disposizione, se il datore di lavoro ritiene necessario comprovare l’idoneità tecnica del personale esaminato con un’apposita attestazione, la stessa è acquisita secondo le procedure dell’art.3 del decreto-legge citato. L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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NORMATIVE
TABELLA 2 Gli addetti al servizio antincendio devono frequentare specifici corsi di aggiornamento, almeno ogni cinque anni, come previsto dall’allegato III. I corsi possono essere tenuti dai vigili del fuoco o da soggetti pubblici o privati che si avvalgano dei docenti in possesso dei requisiti di cui all’art.6. Possono essere svolti anche direttamente dal datore di lavoro o da lavoratori dell’azienda qualora si tratti, in entrambe le ipotesi, di soggetti con i requisiti di cui all’art.6
Allegato II D.M. 1° settembre 2021 Compiti e attività del tecnico manutentore qualificato e il controllo d impianti, attrezzature e altri sistemi di sicurezza antincendio 1 - Eseguire i controlli documentali 2 - Eseguire i controlli visivi e di integrità dei componenti 3 - Eseguire i controlli funzionali, manuali o strumentali 4 - Eseguire le attività di manutenzione necessarie a seguito dell’esito dei controlli effettuati 5 - Eseguire le registrazioni delle attività svolte su supporto cartaceo o digitale 6 - Eseguire le attività di manutenzione secondo le norme e le procedure relative alla sicurezza e alla salute dei luoghi di lavoro e alla tutela dell’ambiente
REQUISITI DEI DOCENTI 7 - Relazionarsi con il datore di lavoro (o responsabile dell’attività) in merito alle attiI docenti dei corsi di formazione e agvità di controllo e manutenzione giornamento degli addetti antincen8 - Coordinare e controllare l’attività di manutenzione dio sono abilitati all’insegnamento se possiedono i requisiti ricapitolati qui d seguito. I docenti della parte teorica e pratica, oltre ad aver consegui- • rientrare tra il personale che ha cessato il servizio nel Corto almeno il diploma di scuola secondaria di secondo grado, po dei vigili del fuoco, ma che ha prestato tale servizio per devono avere almeno uno dei seguenti requisiti: almeno dieci anni nei ruoli operativi dei dirigenti e dei direta) documentata esperienza, sia teorica che pratica, di almeno tivi, dei direttivi aggiunti, degli ispettori antincendi e dei cornovanta ore, come docenti di materia antincendio entro il 4 rispondenti ruoli speciali ad esaurimento. ottobre 2022 (data di entrata in vigore del decreto) Alla data di entrata in vigore del decreto, si ritengono qualib) aver frequentato con esito positivo un corso di formazio- ficati i docenti che possiedono una documentata esperienne per docenti teorico/pratici di tipo A erogato dai vigili del za come formatori in materia teorica antincendio di almeno fuoco, ai sensi dell’art.26-bis del D.Lgs 139/2006, (Riassetto cinque anni con un minimo di quattrocento ore all’anno di delle disposizioni relative alle funzioni e ai compiti del Cor- insegnamento. po nazionale dei vigili del fuoco) secondo le modalità di cui I docenti della sola parte pratica devono essere in possesso all’allegato V del decreto in esame di uno dei seguenti requisiti: c) essere iscritti negli elenchi del Ministero dell’Interno di cui a) documentata esperienza, in ambito paratico, di almeno all’art.16, comma 4 del D.Lgs 139/2006 e aver frequentato con novanta ore come docenti di materia antincendio svolte enesito positivo un corso di formazione di tipo C per docenti tro il 4 ottobre 2022 (data di entrata in vigore del decreto); pratici erogati dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi b) aver frequentato con esito positivo un corso di formaziodel D.Lgs.139/2006, secondo le modalità definite dall’allegato ne di tipo C per docenti pratici erogato dai vigili del fuoco, V e limitatamente al modulo 10 di esercitazioni pratiche (in- ai sensi dell’art.26-bis del D.Lgs 139/2006, secondo le modasegnamento dell’utilizzo delle dotazioni, dei DPI, dei sistemi lità di cui all’allegato V del decreto in esame; e degli impianti di protezione attiva) c) rientrare tra il personale cessato dal servizio nel Corpo dei d) rientrare tra il personale che ha cessato il servizio nel Cor- vigili del fuoco, ma che ha prestato tale servizio per almeno po dei vigili del fuoco, ma che ha prestato tale servizio per dieci anni nei ruoli dei capi reparto e dei capi squadra. almeno dieci anni nei ruoli operativi dei dirigenti e dei diret- I docenti frequentano corsi di aggiornamento specifici, con tivi, dei direttivi aggiunti, degli ispettori antincendi e dei cor- cadenza almeno quinquennale, secondo le disposizioni rispondenti ruoli speciali ad esaurimento. dell’allegato V. I docenti della sola parte teorica, oltre ad aver conseguito almeno il diploma di scuola secondaria di secondo grado, deDISPOSIZIONI FINALI vono essere in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti: I corsi già programmati con i contenuti di cui all’allegato IX • documentata esperienza di almeno novanta ore come do- del decreto interministeriale 10 marzo 1998, sono ritenuti centi in materia antincendio, in ambito teorico, alla data del validi se svolti entro il 4 aprile 2023. 4 ottobre 2022; Fermo restando gli obblighi del datore di lavoro in materia • aver frequentato con esito positivo un corso di formazione di informazione, formazione e aggiornamento dei lavoratori di tipo B per docenti teorici erogato dai vigili del fuoco, se- al verificarsi di modifiche normative, il primo aggiornamento condo le modalità dell’allegato V; degli addetti al servizio antincendio dovrà effettuarsi entro • essere iscritti negli elenchi del ministero dell’Interno di cui cinque anni dalla data in cui si è svolta l’ultima attività di forall’art.16 del D.Lgs 139/2006; mazione o aggiornamento. Se, alla data del 4 ottobre 2022, 46
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
SICUREZZA TABELLA 3
Allegato II D.M. 1° settembre 2021 Conoscenze, abilità e competenze del tecnico manutentore qualificato
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Conoscenza relativamente ad impianti, attrezzature o sistemi di sicurezza antincendio
Abilità relativamente ad impianti, attrezzature o sistemi di sicurezza antincendio
Conoscenza delle tipologie e delle caratteristiche costruttive e delle finalità di utilizzo.
Capacità di lettura dei documenti tecnici relativi all’impianto, all’attrezzatura o al sistema di sicurezza antincendio oggetto di manutenzione.
Capacità di comprensione dei documenti.
Conoscenza dei documenti necessari: - disposizioni legislative e regolamenti inerenti la manutenzione; - norme tecniche applicabili; - principali contenuti dei manuali d’uso e manutenzione.
Capacità di: - attuare quanto previsto dalle disposizioni regolamentari, dalle norme tecniche, dalle procedure documentali e dalla prassi; - riconoscere i motivi per cui non è consentita la manutenzione secondo la regola dell’arte.
Capacità di: - valutare i documenti e segnalare eventuali anomalie; - eseguire il controllo della rispondenza della documentazione specifica di manutenzione.
Conoscenza delle caratteristiche costruttive dei componenti e della loro corretta installazione e, se presenti, delle eventuali segnalazioni sullo stato di funzionamento.
Saper riconoscere le caratteristiche (elettriche, meccaniche, logiche programmabili) dei principali dispositivi e le modalità previste di corretta posa in opera.
Capacità di poter identificare tutti i componenti e le funzioni per effettuare controlli visivi e verifiche di integrità.
Saper interpretare, se presenti, le segnalazioni concernenti lo stato di funzionamento (sorveglianza, guasto, allarme).
Capacità di comprendere il corretto posizionamento degli apparati negli ambiti dell’attività protetta.
Capacità di comprendere il corretto posizionamento degli apparati negli ambiti dell’ attività protetta.
Essere in grado di valutare il significato e l’importanza di tutte le segnalazioni.
2
Competenza relativamente ad impianti, attrezzature o sistemi di sicurezza antincendio
Essere in grado di rilevare la presenza di anomalie di funzionamento. Conoscenza dei manuali tecnici e dell’architettura dell’impianto, attrezzatura o sistema di sicurezza antincendio.
3
Saper comprendere i manuali e le istruzioni operative, saper impiegare le strumentazioni e gli attrezzi necessari alla verifica della funzionalità dell’impianto, attrezzatura o sistema di sicurezza antincendio.
Acquisire le informazioni necessarie ad effettuare prove di funzionalità nelle condizioni di operatività previste (ordinarie,e emergenza, guasto, allarme).
Conoscenza delle strumentazioni e degli attrezzi necessari alla corretta verifica della funzionalità dell’impianto, attrezzatura o sistema di sicurezza antincendio.
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NORMATIVE
Conoscenza dell’architettura dell’impianto, attrezzatura o sistema di sicurezza antincendio e dei dispositivi presenti negli ambiti protetti relativamente alla loro sostituzione totale o parziale, alla riparazione, all’eventuale calibrazione, alla configurazione e alla pulizia.
Saper intervenire sull’impianto, attrezzatura o sistema di sicurezza antincendio e sui dispositivi presenti negli ambiti protetti per la sostituzione totale o parziale, per la riparazione,per il ripristino, per la calibrazione e per la pulizia.
Capacità di saper riparare e porre rimedio alle anomalie dei dispositivi presenti negli ambiti protetti, dei componenti e sorgenti di alimentazione, delle infrastrutture per la trasmissione e visualizzazione degli stati di funzionamento (ordinario, allarme, guasto).
Conoscenza dei componenti e dei dispositivi dell’impianto, dell’attrezzatura e del sistema di sicurezza antincendio, nonché dell’eventuale logica programmabile (software).
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Saper operare, attraverso procedure e apparecchi specifici, per la riparazione o sostituzione di parti non funzionanti correttamente.
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Conoscenza delle modalità di registrazione, su supporto sia cartaceo sia digitale, delle operazioni svolte durante le attività di manutenzione.
Saper compilare liste di riscontro e di controllo, sia in formato cartaceo sia in formato digitale, compresi tutti gli allegati necessari.
Conoscenza delle liste di controllo, della modulistica specifica dell’impianto, dell’attrezzatura o del sistema di sicurezza antincendio, della modulistica richiesta dalla legislazione sulla sicurezza dei luoghi di lavoro o dalle disposizioni per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi.
Saper compilare il verbale di intervento e i documenti di manutenzione (cartacei o digitali) in accordo ai contenuti minimi previsti.
Conoscenza: - della legislazione sulla sicurezza dei luoghi di lavoro con particolare riferimento ai “rischi interferenti”; - dei dispositivi di protezione individuali e collettivi necessari ad operare in sicurezza - delle disposizioni sulla tutela ambientale con riferimento al corretto smaltimento o riciclo dei componenti sostituiti durante le operazioni di manutenzione.
Saper consultare e interpretare il documento della valutazione dei rischi dei luoghi ove si effettuano le operazioni di manutenzione.
Saper selezionare i dispositivi di sicurezza individuali o collettivi per operare in sicurezza. Saper gestire le emissioni ambientali durante le operazioni di manutenzione e lo smaltimento delle parti sostituite.
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Capacità di produrre e consegnare al datore di lavoro (o al responsabile dell’attività) le documentazioni cartacee o digitali attestanti l’avvenuta manutenzione e lo stato dell’impianto, dell’attrezzatura o del sistema di sicurezza antincendio.
Capacità di: - valutare i rischi interferenti negli ambiti interessati dalle operazioni di manutenzione; - saper utilizzare i dispositivi di sicurezza sia individuali che collettivi; - effettuare le operazioni di manutenzione minimizzando eventuali emissioni ambientali; - saper riciclare o smaltire correttamente i rifiuti derivanti dalle operazioni di manutenzione.
SICUREZZA
7
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Conoscenze per relazionarsi con il datore di lavoro (o responsabile dell’attività) al fine di illustrare: - lo stato dell’impianto, dell’attrezzatura o del sistema di sicurezza antincendio e le eventuali anomalie riscontrate; - le modalità attraverso le quali sono state risolte le anomalie riscontrate; - le modalità attraverso le quali potranno essere risolte eventuali anomalie pendenti.
Saper interagire con il datore di lavoro (o responsabile dell’attività) nel relazionare le attività svolte, esporre le eventuali anomalie riscontrate e le relative soluzioni adottate.
Capacità relazionali per illustrare le modalità di esecuzione delle operazioni di manutenzione e riparazione dell’impianto, dell’attrezzatura o del sistema di sicurezza antincendio.
Conoscenze per pianificare e programmare, anche con il datore di lavoro (o responsabile dell’attività), i lavori e le operazioni da svolgere per la manutenzione e per l’eventuale risoluzione delle eventuali anomalie pendenti.
Saper esporre al datore di lavoro (o responsabile dell’attività) le soluzioni che verranno intraprese per risolvere le anomalie pendenti.
Essere in grado di pianificare e programmare i lavori e le operazioni di manutenzione.
Conoscenza di tutte le attività necessarie al controllo ed alla manutenzione ed al loro coordinamento.
Saper gestire le attività di controllo e coordinamento operativo e documentale.
sono trascorsi più di cinque anni dalla data di svolgimento delle ultime attività di formazione o aggiornamento, l’obbligo di aggiornamento è adempiuto con la frequenza di un corso di aggiornamento entro il 4 ottobre 2023 Dal 4 ottobre 2022 è abrogato il decreto del Ministro dell’interno 10 marzo 1998, limitatamente agli articoli 3, comma 1, lettera f ), 5, 6 e 7. GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO IN ESERCIZIO L’Allegato I contiene disposizioni sulla gestione della sicurezza antincendio in esercizio Ai sensi di tale allegato, il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori, seguendo le prescrizioni dell’allegato stesso, un’adeguata informazione e formazione sui principi di base in materia di prevenzione incendi e sulle azioni da effettuare se l’incendio si verifica. I datori di lavoro devono fornire un’adeguata formazione antincendio a tutti i lavoratori esposti ad un rischio di incendio o di esplosione correlati al posto di lavoro, considerando il livello di rischio a cui la mansione espone il lavoratore. L’informazione e la formazione dei lavoratori deve vertere sui seguenti argomenti: a) i rischi di incendio e di esplosione legati all’attività svolta o legati alle specifiche mansioni svolte
Saper programmare e pianificare i lavori e le operazioni di manutenzione. Capacità di gestire il coordinamento operativo e documentale ed il controllo della propria attività e quella di eventuali altri tecnici manutentori qualificati.
b) le misure di prevenzione e protezione incendi adottate nel luogo di lavoro, avendo particolare riguardo a: • osservanza delle misure di prevenzione degli incendi e relativo corretto comportamento nei luoghi di lavoro; • comportamenti da tenere in caso di emergenza (ad es per l’uso degli ascensori e delle porte). c) l’ubicazione delle vie di fuga d) le procedure da adottare in caso di incendio, con informazioni inerenti in particolare: • alle azioni da svolgere in caso di incendio; • all’azionamento dell’allarme; • alle procedure da attuare all’attivazione dell’allarme e di evacuazione fino al punto di raccolta; • alle modalità di chiamata dei vigili del fuoco. e) i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze e primo soccorso. f ) il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione protezione. Le informazioni devono essere trasmesse in modo che i lavoratori possano capirle facilmente. Devono essere fornite, in modo adeguato e specifico, agli addetti alla manutenzione e agli appaltatori in modo che essi vengano a conoscenza delle misure generali della sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro, delle azioni da effettuare L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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NORMATIVE TABELLA 4
Allegato II D.M 1° settembre 2021 Corsi per il tecnico manutentore qualificato. Porte tagliafuoco Impianto, attrezzatura o sistema di sicurezza antincendio
Contenuto della formazione teorica
Contenuto della formazione pratica
Durata della formazione Teorica
Porte resistenti al fuoco (porte tagliafuoco)
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
Informazioni di base su: - chiusure resistenti al fuoco (tagliafuoco) - leggi e norme tecniche di riferimento per la costruzione dei serramenti resistenti al fuoco, - istruzioni del produttore (installazione e manutenzione); - dichiarazione di conformità e la dichiarazione di corretta posa in opera; - introduzione alla manutenzione; - il sopralluogo di presa in carico; - lo stato generale della porta; - modalità per individuare eventuali difetti di installazione; - la documentazione e le informazioni che il committente deve fornire al tecnico manutentore; La manutenzione programmata: -le leggi e i regolamenti di riferimento; il registro delle manutenzioni; - la norma tecnica UNI 11473/1; - la sorveglianza; - il controllo periodico; - la manutenzione ordinaria e straordinaria; - i componenti e gli accessori delle porte tra cui molle, serrature, chiudi porta; - la sostituzione dei componenti e il mantenimento della conformità. L’omologazione, il regime di marcatura CE secondo il Regolamento UE Prodotti da costruzione 305/11, dichiarazioni di prestazione. Informazioni per lavorare in sicurezza (informazione specifica di cui agli articoli, 71 e 73 del D.Lgs. 81/08). Principi di regolamentazione sulla gestione dei rifiuti.
Prove pratiche relative ai diversi interventi di manutenzione su diverse tipologie di porte resistenti al fuoco (tagliafuoco), ad esempio porta scorrevole, porta in acciaio, a un battente, a due battenti. Ricerca di guasti e anomalie in occasione della presa in carica della manutenzione. Dimostrazione pratica riguardante tutte le tipologie di interventi di ordinaria manutenzione che normalmente si presentano al tecnico manutentore nell’adempimento della sua attività. Dimostrazioni di installazione e di regolazione di chiudi porta, maniglioni antipanico,dispositivi di apertura a spinta, regolatori di chiusura, serrature, contrappesi. Corretta gestione e smaltimento dei rifiuti prodotti durante le operazioni di sostituzione di 8 ore parti o componenti delle porte.
Pratica
4 ore
SICUREZZA TABELLA 5
Allegato III D.M. 2 settembre 2021 Attività previste Attività di livello 3
Attività di livello 2
Attività di livello 1
Stabilimenti di “soglia inferiore” e di “soglia superiore” come definiti dall’art.3 del D.Lgs 105/2015. Fabbriche e depositi di esplosivi Centrali termoelettriche Impianti di estrazione di oli minerali e gas combustibili Impianti e laboratori nucleari Depositi al chiuso di materiali combustibili aventi superficie superiore a 20.000 mq
luoghi di lavoro compresi nell’allegato I del decreto del Presidente della Repubblica 1 agosto 2011, n.151 (Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativa alla prevenzione degli incendi), con esclusione delle attività di livello 3
Attività commerciali e espositive con superficie aperta al pubblico superiore a 10.000 mq Aerostazioni, stazioni ferroviarie e marittime con superficie coperta accessibile al pubblico superiore a 5.000 mq; metropolitane in tutto o in parte sotterranee
In questa categoria rientrano le attività non presenti nelle fattispecie indicate ai livelli 1 o 2 e, dove, in generale le sostanze presenti e le condizioni di esercizio comportano una scarsa possibilità di sviluppo di focolai e ove non sussistono probabilità di propagazione delle fiamme.
Interporti con superficie superiore a 20.000 mq Alberghi con oltre 200 posti letto Strutture sanitarie che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero o residenziale a ciclo continuativo o diurno; case di riposo per anziani Scuole di ogni ordine e grado con oltre 1.000 persone presenti Uffici con oltre 1.000 persone presenti Cantieri temporanei o mobili in sotterraneo per la costruzione, manutenzione e riparazione di gallerie, caverne, pozzi e opere simili di lunghezza superiore a 50 metri
Cantieri temporanei o mobili ove si detengono o impiegano sostanze infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente all’aperto
Cantieri temporanei o mobili ove si impiegano esplosivi Stabilimenti e impianti che effettuano stoccaggio di rifiuti e operazioni di trattamento degli stessi, ai sensi del D.Lgs. 152/2006; sono esclusi i rifiuti inerti
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NORMATIVE
TABELLA 6
Allegato III D.M. 2 settembre 2021 Corso di tipo 1-FOR Contenuti minimi del corso di formazione per le attività di livello 1 Moduli
Argomenti
Durata
1
L’incendio e la prevenzione
- principi della combustione - prodotti della combustione - sostanze estinguenti in relazione al tipo di incendio - effetti dell’incendio sull’uomo - divieti e limitazioni d’esercizio - misure comportamentali
1 ora
2
Protezione antincendio e procedure da adottare in caso di incendio
- principali misure di protezione antincendio - evacuazione in caso di incendio - chiamata dei soccorsi
1 ora
Esercitazioni pratiche
- Presa visione e chiarimenti sugli estintori portatili - esercitazioni sull’uso degli estintori portatili - presa visione del registro antincendio, chiarimenti ed esercitazione riguardante l’attività di sorveglianza
2 ore
Durata totale
4 ore
3
in caso di incendio, nonché delle procedure di evacuazione. Se il luogo di lavoro ha dimensioni ridotte, le informazioni possono essere trasmesse con un’apposita cartellonistica. L’informazione e le istruzioni antincendio possono essere fornite ai lavoratori anche tramite avvisi scritti che riportino le azioni fondamentali che devono essere attuate in caso di allarme. Le istruzioni devono essere collocate in punti dove possono essere chiaramente visibili e opportunamente orientate. Gli avvisi, se del caso, devono essere scritti anche in lingue straniere. Nei luoghi di lavoro dove vi è obbligo, ai sensi dell’art.2, della redazione del piano di emergenza connesso alla valutazione dei rischi, i lavoratori devono partecipare ad esercitazioni antincendio almeno una volta all’anno, se non diversamente disposto. Si dispone che l’esercitazione, oltre ai lavoratori, coinvolga le persone normalmente presenti durante l’esercizio dell’attività (es utenti, manutentori, appaltatori). Inoltre il suo svolgimento deve tener conto di eventuali affollamenti e della presenza di persone con esigenze specifiche. Sono, a rotazione, esclusi dalle esercitazioni quei lavoratori la cui attività è essenziale al mantenimento delle condizioni di sicurezza nel luogo di lavoro. Il datore di lavoro deve effettuare un’ulteriore esercitazione in uno dei seguenti casi: • adozioni di provvedimenti per la risoluzione di gravi carenze emerse durante le esercitazioni precedenti; • aumento sostanziale del numero di lavoratori o dell’affollamento; • modifiche sostanziali al sistema di esodo. Nei luoghi di lavoro di piccole dimensioni le esercitazioni prevedono almeno: 52
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• la percorrenza delle vie d’esodo e • l’identificazione delle porte resistenti al fuoco, della disposizione dei dispositivi di allarme e dell’ubicazione delle attrezzature di estinzione. GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO IN EMERGENZA L’Allegato II dispone che il piano di emergenza di cui all’art.2, comma 2, del decreto in esame, predisposto e aggiornato dal datore di lavoro, deve contenere: a) le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di incendio; b) le procedure per l’evacuazione del luogo di lavoro; c) le disposizioni per chiedere l’intervento dei vigili del fuoco; d) le misure specifiche di assistenza alle persone con esigenze speciali. Il piano di emergenza deve identificare un congruo numero di addetti al servizio antincendio incaricati di sovraintendere e attuare le procedure previste. Deve essere aggiornato ogni qualvolta si verifichino modifiche che possano incidere sulle misure di prevenzione e protezione. Nel piano di emergenza vanno riportati: a) le caratteristiche dei luoghi; b) le modalità di rivelazione e diffusione dell’allarme antincendio; c) il numero delle persone presenti e la loro ubicazione; d) i lavoratori esposti a rischi particolari; e) il numero di addetti all’attuazione ed al controllo del piano e all’assistenza per l’evacuazione; f ) il livello di informazione e formazione fornito ai lavoratori. Il piano si basa su chiare istruzioni scritte e include una o più
SICUREZZA
planimetrie nelle quali sono riportate almeno le caratteristiche distributive del luogo e l’ubicazione: - dei sistemi di sicurezza antincendio, delle attrezzature e degli impianti di estinzione; - degli allarmi e della centrale di controllo; - dell’interruttore generale dell’alimentazione elettrica, delle valvole di intercettazione delle adduzioni idriche, del gas e degli altri fluidi tecnici combustibili; - dei locali a rischio specifico; - dei presidi e ausili di primo soccorso. La planimetria indica, infine, i soli ascensori utilizzabili in caso di incendio. Va detto che questi non devono essere utilizzati per l’esodo, salvo che siano stati appositamente realizzati a tal fine. Se nello stesso edificio vi sono più luoghi di lavoro, con titolari diversi, i piani di emergenza devono essere coordinati. Seguendo nella lettura dell’allegato, troviamo le disposizioni per l’assistenza alle persone con esigenze speciali in caso di incendio, sia lavoratori che persone che hanno comunque accesso al luogo di lavoro (es. donne in gravidanza, bambini). Nel predisporre il piano di emergenza, il datore di lavoro deve prevedere un’adeguata assistenza alle persone con esigenze speciali, indicando misure di supporto alle persone con ridotte capacità sensoriali o motorie come luci, scritte luminose, dispositivi a vibrazione, messaggi da altoparlanti. Per gli esercizi aperti al pubblico, con meno di dieci lavoratori e la presenza contemporanea di più di cinquanta persone, il
datore di lavoro può predisporre misure semplificate per la gestione dell’emergenza come indicato dall’allegato stesso. CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO L’Allegato III ribadisce che i lavoratori con incarichi riguardanti prevenzione incendi, lotta antincendio o gestione delle emergenze devono ricevere una formazione antincendio specifica ed essere aggiornati sulla materia. I contenuti minimi dei corsi di formazione e aggiornamento antincendio per gli addetti al servizio antincendio devono essere correlati al livello di rischio dell’attività svolta. I corsi sono sia teorici che pratici. Limitatamente alla parte teorica si possono “utilizzare metodologie di apprendimento innovative anche in modalità FAD (formazione a distanza) di tipo sincrono o con ricorso a linguaggi multimediali che consentano l’impiego degli strumenti informatici quali canali di divulgazione dei contenuti formativi” Per l’organizzazione delle attività formative sono previsti tre gruppi di percorsi formativi basati sulla complessità dell’attività e sul livello di rischio e riguardano almeno le attività che riportiamo nella tabella 5. Per ogni livello l’Allegato III riporta, in dettaglio, i contenuti minimi dei corsi di formazione (FOR) e di aggiornamento( ACG). A titolo esemplificativo riportiamo lo schema dei contenuti minimi per il corso di formazione per l’attività di livello 1 (tabella 6). u
NORMATIVE
di Beatrice Garlanda
Campi da gioco in gomma riciclata: nuove regole europee L’Unione Europea ha fissato nuovi limiti ai contenuti complessivi di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) nei granuli e nel pacciame in gomma riciclata utilizzati per la realizzazione di campi in erba sintetica, da basket o per i giochi dei bimbi. Ecco un estratto delle nuove disposizioni
L
a Gazzetta UE del 21 luglio 2021 pubblica il regolamento (UE) 2021/1199 che modifica l’allegato XVII del regolamento REACH per quanto riguarda gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) presenti nei granuli o nel pacciame utilizzati come materiale da intaso nei campi sportivi in erba sintetica o in forma sfusa nei parchi giochi e applicazioni sportive. Il provvedimento si applicherà a decorrere dal 10 agosto 2022, tuttavia i granuli e il pacciame già in uso nell’UE come materiale da intaso o in forma sfusa non devono essere rimossi e possono continuare ad essere usati per lo stesso scopo. IL REGOLAMENTO (UE) 2021/1199 Si deve premettere che l’allegato XVII del regolamento REACH, alla voce 50, contiene restrizioni relative a otto idrocarburi policiclici aromatici (indicati in tabella). 54
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Sostanza
Numero CAS
Benzo[a]pirene (BaP)
N.CAS 50-32-8
Benzo[e]pirene (BeP)
N.CAS 192-97-2
Benzo[a]antracene (BaA)
N.CAS 56-55-3
Crisene (CHR)
N.CAS 218-01-9
Benzo[b]fluorantene (BbFA)
N.CAS 205-99-2
Benzo[j]fluorantene (BjFA)
N.CAS 205-82-3
Benzo[k]fluorantene (BkFA)
N.CAS 207-08-9
Dibenzo[a,h] antracene (DBAhA)
N.CAS 53-70-3
MATERIALI
Il regolamento (UE) 2021/1199 aggiunge sei nuovi paragrafi (da 9 a 14) nella colonna “restrizioni” della voce 50 sopra citata. In particolare dispone che i granuli o il pacciame contenenti più di 20 mg/kg (0,02% del peso) della somma di tutti gli otto IPA sopra elencati, non possono essere immessi sul mercato, o utilizzati, come materiale da intaso nei campi sportivi in erba sintetica o in forma sfusa nei parchi giochi o in applicazione sportive. Trattandosi di un regolamento, le norme non devono essere recepite dai singoli Stati membri. Va, in ogni caso, osservato che in Italia i nuovi limiti sono già rispettati in molti casi. Chiariamo che la versione vigente della voce 50 definisce “granuli” le miscele che si presentano come particelle solide di dimensioni comprese tra 1 e 4 mm, costituite da gomma o altro materiale vulcanizzato o polimerico di origine riciclata o nuova, oppure ottenute da fonte naturale. Per “pacciame” si intendono le miscele che si presentano come particelle solide in fiocchi di dimensioni tra 4 e 130 mm di lunghezza e tra 10 e 15 mm di larghezza, costituite dagli stessi materiali di cui sono costituiti i granuli o ottenute da fonte naturale. Per “materiale da intaso nei campi sportivi in erba sintetica” il nuovo regolamento intende i granuli utilizzati in tali campi (es. un campo da calcio o da rugby) per migliorare le prestazioni tecnico sportive dell’erba sintetica.
IDENTIFICAZIONE DEI LOTTI Infine “utilizzo in forma sfusa nei parchi gioco o in applicazioni sportive” è inteso come qualsiasi uso di granuli o pacciame in forma sfusa nei parchi giochi o per scopi sportivi diversi dall’uso come materiale da intaso nei campi sportivi in erba sintetica. Per utilizzo nelle applicazioni sportive si pensi all’utilizzo nei campi da golf, piste di atletica, piste di ippodromi. La nuova normativa, inoltre, stabilisce che i granuli e il pacciame di cui si tratta devono essere identificati con un numero unico di identificazione del lotto. In questo modo è possibile risalire facilmente dalla merce immessa sul mercato al lotto di prova. S’informa che i granuli da pneumatici fuori uso utilizzati negli intasi generalmente sono granuli nobilitati, ovvero protetti da una coloritura poliuretanica. Il granulo, di per sé nero, viene rivestito con tonaità verdi o marroni che richiamano i colori dei terreni organici. I colori più chiari dell’intaso riflettono i raggi del sole e riducono il riscaldamento del campo. I MOTIVI DEL NUOVO REGOLAMENTO Granuli e pacciame, definiti miscele ai sensi del regolamento REACH, derivano principalmente da pneumatici fuori uso (end of life tyres-ELT, indicati in Italia come PFU). La gomma riciclata da PFU ha, nel tempo, sostituito la sabbia nei cam-
NORMATIVE
pi sportivi o gioco, sia outdoor che indoor. Essa consente una maggiore durata del materiale, ha un’elevata capacità drenante, è antiscicolo, antisdrucciolo e resistente alle deformazioni. L’uso di gomma riciclata da PFU riduce l’uso di materie vergini che derivano da risorse non rinnovabili e concretizza un esempio di economia circolare fortemente voluta dall’UE per uno sviluppo economico sostenibile. La gomma riciclata da PFU ha la stessa composizione chimica dello pneumatico nuovo. Essa deriva da un processo di frantumazione, senza l’aggiunta di additivi o altre sostanze.
nel quale proponevano una restrizione degli otto IPA contenuti nei granuli utilizzati come materiale da intaso nei campi sportivi in erba sintetica e nei granuli o nel pacciame in forma sfusa utilizzati nei parchi giochi. Il fascicolo conteneva uno studio in cui si dimostrava come un’elevata concentrazione di granuli comportasse un’elevata incidenza cancerogena negli adulti e nei bambini, sia tra gli sportivi professionisti che tra i dilettanti nonché nel pubblico. Nello stesso studio veniva messo in luce come, nei campi sportivi o in parchi giochi con uno scarso utilizzo di granuli, ci fosse una diffusione del cancro molto minore.
UNA MISURA PRECAUZIONALE È sorta, però, la preoccupazione della presenza degli IPA sopra citati nella matrice di gomma, in quanto essi figurano come cancerogeni di categoria 1B (si presumono effetti cancerogeni per l’uomo), nell’elenco dell’allegato VI del regolamento (CE) 1272/2008 (c.d. regolamento CLP). Ci si è chiesti, quindi, se gli IPA in questione potessero migrare ai giocatori attraverso contatto con la pelle o attraverso inalazione. Studi effettuati dall’ECHA hanno dimostrato che, nella pratica, è altamente improbabile che ciò accada. Da un punto di vista normativo, ad oggi gli IPA rientrano nel campo di applicazione della voce 28 dell’allegato XVII del regolamento REACH , secondo la quale la fornitura di granuli e pacciame al pubblico non è consentita se tali miscele contengono IPA in concentrazioni pari o superiori a 100 mg/ kg nel caso di BaP e DBAhA o a 1.000 mg/kg nel caso degli altri sei IPA. Precisiamo che la voce 28 dispone che, per le sostanze classificate cancerogene di categoria 1A o 1B nella parte 3 dell’allegato VI del regolamento CLP, non sono ammessi l’immissione su mercato o l’uso come sostanze, come componenti di altre sostanze o nelle miscele per la vendita al pubblico, quando la concentrazione singola nella sostanza o nella miscela è pari o superiore: • al pertinente limite di concentrazione specifico indicato nell’allegato VI, parte 3, del regolamento (CE) 1272/2008; • oppure al limite di concentrazione generico pertinente indicato nell’allegato 1, parte 3, del regolamento 1272/2008.
STUDI SULLA CANCEROGENICITÀ In considerazione della cancerogenicità degli IPA in esame e della loro capacità di causare effetti genotossici, si è concluso che i livelli di concentrazione nei granuli o nel pacciame che li contengono dovessero essere il più basso possibile. I Paesi Bassi, nel fascicolo presentato, hanno preso in esame diversi scenari di esposizione connessi all’uso di granuli nei campi sportivi in erba sintetica sia da parte di lavoratori addetti alla posa e alla manutenzione sia da parte di chi pratica sport e scenari connessi all’uso di granuli o pacciame in forma sfusa utilizzati nei parchi giochi o in applicazioni sportive. Il RIVM, sulla base del campionamento effettuato, ha stimato i rischi di cancro in eccesso sulla base della concentrazione totale della somma degli otto IPA presenti nel materiale da intaso ottenuto da pneumatici fuori uso. L’intervallo di concentrazione riscontrato in tali miscele è risultato compreso tra 6,7 mg/kg e 21 mg/kg. Non si sono, quindi, riscontrati rischi significativi né per la salute dei lavoratori, né per la salute degli sportivi.
UNA RICHIESTA PROVENIENTE DAI PAESI BASSI Va segnalato che per la caratterizzazione del rischio dei granuli e pacciame contenenti gli otto IPA in esame non basta sommare i imiti di concentrazione dei singoli IPA previsti dalla voce 28 dell’allegato XVII. Considerando il contributo relativo dei diversi IPA al contenuto di IPA nei granuli e nel pacciame di gomma, si può calcolare che il limite massimo di concentrazione per la somma degli otto IPA corrisponde a circa 387 mg/kg. Nel 2017 l’ECHA e l’Istituto olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM) hanno dichiarato che il limite di 387 mg/kg risultava troppo elevato per garantire un uso sicuro dei granuli e del pacciame di gomma nei campi sportivi in erba sintetica. L’ECHA, a scopo precauzionale, ha quindi raccomandato di abbassare tale limite. Nel 2018 i Paesi Bassi hanno presentato all’ECHA un fascicolo, in conformità all’allegato XV del regolamento REACH, 56
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
LA DEFINIZIONE DELLA SOGLIA LIMITE I Paesi Bassi hanno, quindi, messo in evidenza che la maggior parte dei produttori avrebbero potuto sostenere, sia tecnicamente che economicamente, un livello di concentrazione compreso tra i 15 e i 21 mg/kg per la somma degli otto IPA nel materiale da intaso ottenuto da pneumatici fuori uso e ha proposto un limite di concentrazione di 17 mg/kg. Per garantire un uso sicuro di granuli e pacciame di qualsiasi tipo e per evitare di sostituire la gomma riciclata con altre soluzioni che possono causare le stesse preoccupazioni o preoccupazioni maggiori per la salute umana, i Paesi Bassi hanno suggerito di applicare la restrizione sia alle miscele di gomma riciclata sia ad altri materiali, siano essi nuovi o riciclati, sintetici o naturali. Va da sé che il valore limite a 17 mg/kg è molto inferiore al valore limite di 100-1.000 mg/kg attualmente previsto dal regolamento REACH. Se la restrizione fosse applicata con effetto immediato renderebbe non conforme il 5% dei granuli attualmente prodotti. Per questo motivo l’Olanda ha proposto un periodo transitorio di un anno per concedere agli utilizzatori a valle (produttori, distributori e posatori di erba sintetica) un intervallo di tempo ragionevole per continuare ad usare i granuli già forniti, ma non conformi al valore di 17 mg/kg.
MATERIALI
LA DECISIONE DELL’ECHA Il 17 giugno 2019 il Comitato per la valutazione dei rischi (RAC) dell’ECHA ha affermato in un suo parere, solo formalmente non vincolante, che un tenore di IPA nei granuli (o pacciame) di gomma corrispondente al limite di concentrazione di 387 mg/kg per le miscele, ai sensi della voce 28 dall’allegato XVII del regolamento REACH, non è accettabile. Non offre, infatti, un adeguato livello di protezione della salute sia dei lavoratori che dei fruitori dei campi sportivi e parchi giochi. Il RAC ha raccomandato un abbassamento a 20 mg/kg del limite di concentrazione per la somma degli otto IPA considerati. Va precisato che tale limite non risponde ad un rischio stimato, ma è teso ad evitare concentrazioni molto elevate di IPA. Il RAC e i Paesi Bassi hanno convenuto che il limite proposto per gli IPA andrebbe applicato a tutti i materiali da intaso nei campi sportivi in erba sintetica, sebbene non si abbiano informazioni sul contenuto degli IPA nel sughero, negli elastomeri termoplastici e nella gomma Etilene-PropileneDiene (EPDM).
Rdc
MARCATURA E NUMERO DI LOTTO Il RAC ha anche raccomandato che la restrizione su granuli e PaginaPubblicitaria MAGGIO 2016.pdf 1 27/05/16 15:42 pacciame immessiCorretta sul mercato come materiale da intaso nei campi sportivi in erba sintetica e nei granuli e pacciame in
forma sfusa da impiegare nei parchi giochi e nelle attrezzature sportive sia contrassegnata da una marcatura specifica che faccia riferimento ad un numero di lotto unico. Ha, inoltre, raccomandato di includere nella voce 50 dell’allegato XVII del REACH, le definizioni dei termini “granuli”, “pacciame”, “materiale da intaso nei campi sportivi in erba sintetica” e “utilizzo in forma sfusa nei parchi gioco o applicazioni sportive” (le definizioni sono state riportate sopra) Il 20 settembre 2019 il Comitato per l’analisi socioeconomica dell’ECHA(SEAC), in un suo parere, ha avvallato la restrizione proposta dal RAC, considerandola una misura adeguata per fronteggiare i rischi per la salute con un costo socioeconomico sostenibile. Ha voluto evidenziare la natura preventiva di tale restrizione ed ha convenuto che il differimento di un anno dell’applicazione della restrizione proposto nel fascicolo presentato dai Paesi Bassi per un livello di concentrazione di 17 mg/kg sarebbe stato adeguato anche per un livello di 20 mg/kg, così da permettere a tutti i soggetti interessati di adottare le necessarie misure di conformità. Il 12 novembre 2019 l’Agenzia ha inoltrato i pareri del RAC e del SEAC alla Commissione. Quest’ultima ha ritenuto che la restrizione proposta in questi pareri e nel fascicolo presentato dall’Olanda costituisse la misura più idonea per affrontare il rischio individuato per la salute umana e che il suo impatto socioeconomico non fosse eccessivo. Da qui l’approvazione del regolamento (UE) 2021/1199.
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NORMATIVE
RIFIUTI OPPURE NO? Il regolamento REACH non si applica ai rifiuti come definiti dal regolamento (CE)1272/2008. Quest’ultimo rimanda all’ art.1 della direttiva 2006/12/CE, che considera rifiuto “qualsiasi sostanza o oggetto che rientri nelle categorie riportate nell’allegato 1 della direttiva stessa e di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi”. I rifiuti , così definiti, non sono né sostanze, né miscele, né articoli ai sensi dell’art.3 del regolamento REACH. In mancanza di criteri armonizzati UE sulla cessazione della qualifica di rifiuto, spetta a ciascun Stato membro determinare caso per caso se i granuli e il pacciame ottenuti da PFU o da altri prodotti fuori uso abbiano raggiunto lo stato di cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste). Ai sensi della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE, modificata dalla direttiva 2018/851/UE) s’intende per “end of waste” il processo di recupero che consente ad un rifiuto di tornare a svolgere un ruolo utile come prodotto. Gli Stati membri devono garantire misure appropriate per garantire che i rifiuti sottoposti ad un’operazione di recupero cessino di essere considerati tali se soddisfano le seguenti condizioni: a) la sostanza o l’oggetto è utilizzata/o per scopi specifici b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza o oggetto c) la sostanza o oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti d) l’utilizzo della sostanza e dell’oggetto non porterà a impatti negativi sulla salute umana o l’ambiente. LE ALTRE RESTRIZIONI Per completezza ricordiamo che restano in vigore le restrizioni sugli otto IPA considerati, già previste dalla voce 50 dell’allegato XVII del regolamento REACH. Più precisamente si dispone che, a decorrere dal 1 gennaio 2010, non possono essere immessi sul mercato o utilizzati per la produzione di pneumatici o parti di pneumatici gli oli diluenti aventi: • un contenuto di BaP superiore a1 mg/kg (0,0001% in peso) o • un contenuto complessivo di tutti gli otto IPA sopra elencati superiore a 10 mg/kg (0,001% in peso). La norma EN 16143-2013 è utilizzata come metodo di prova per dimostrare la conformità con tali limiti. Inoltre gli stessi limiti si applicano agli oli diluenti, contenuti in pneumatici e battistrada per rigenerazione fabbricati dopo il primo gennaio 2010 che si vogliano mettere sul mercato. Ricordiamo, infine, che ai sensi della voce 50, per pneumatici s’intendono gli pneumatici di veicoli contemplati dalle seguenti direttive 2002/24/CE, 2003/37/CE e 2007/46/CE Per quanto riguarda gli articoli si dispone che non possano essere immessi per la vendita al pubblico se uno dei loro componenti in gomma o in plastica che vengono a contatto diretto e prolungato o ripetuto e a breve termine con la pelle umana o con la cavità orale, in condizioni d’uso nor58
L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
MATERIALI
mali o ragionevolmente prevedibili, contiene otre 1 mg/kg di uno degli IPA elencati. Questi articoli comprendono, inter alia: • attrezzature sportive come biciclette, racchette; • utensili per la casa; • attrezzi per uso domestico; • abbigliamento, calzature, guanti; • cinturini di orologi, bracciali, fasce per capelli. I giocattoli e gli articoli di puericultura, infine, non devono essere immessi in commercio se uno dei loro componenti in gomma o in plastica che vengono a contatto diretto e prolungato o ripetuto e a breve termine con la pelle umana o con la cavità orale contiene oltre 0,5 mg/kg di uno degli otto IPA elencati. u
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NEWS
Settore macchine: una crescita importante
C
ontinua la crescita a due cifre per il settore delle macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma, rappresentato dall’associazione di categoria Amaplast: infatti, in base all’ultima indagine congiunturale svolta dal Centro Studi MECS, nel gennaio-settembre 2021, rispetto allo stesso periodo 2020, la progressione media del fatturato è del +14% - con un andamento particolarmente favorevole per il mercato domestico – e quella degli ordini del +41%, nuovamente in funzione delle commesse dei clienti italiani; tale trend mantiene oltre i sei mesi l’orizzonte della produzione assicurata. Il buon andamento del comparto in
questa prima parte dell’anno è stato consolidato dai risultati conseguiti nel terzo trimestre: infatti, nel luglio-settembre 2021 il fatturato è cresciuto del 17% rispetto al periodo precedente e gli ordini hanno segnato un’ancora più incoraggiante progressione del 30%. L’aumento delle vendite risulta più consistente di quello registrato a fine giugno ed è in primo luogo riconducibile all’ottima intonazione del mercato interno, soprattutto per quanto riguarda le macchine; le esportazioni, invece, sono trainate maggiormente dalla ricambistica. Per quanto concerne gli ordini, il pur significativo scostamento del 30% rappresenta una crescita più attenuata ri-
spetto al picco del precedente trimestre ma comunque decisamente sostenuta, alla luce della maggiore domanda di macchinari sia in Italia sia dall’estero mentre il segmento dei ricambi appare meno dinamico. Le attese per l’ultimo trimestre dell’anno rimangono ampiamente positive: grazie in particolare alle commesse dai clienti stranieri, il portafoglio ordini potrebbe segnare un +17% e il fatturato una progressione vicina al 60%. Parallelamente, rimane stabile con tendenza alla riduzione il livello delle giacenze di magazzino, indice di una maggiore velocità delle consegne. Sul fronte delle applicazioni, imballaggio e medicale mostrano la tendenza
TACCUINO
più positiva mentre edilizia e automotive manifestano un trend più neutro. Non mancano naturalmente le preoccupazioni legate ai vari fattori che potrebbero compromettere l’intensità della ripresa dell’economia italiana in generale e del settore macchine per plastica e gomma in particolare. Infatti, parallelamente all’escalation dei prezzi delle materie prime e della componentistica – con una contemporanea scarsa disponibilità e dilatazione dei tempi di consegna - la logistica continua da oltre un anno a presentare forti criticità, senza che si intravveda una via di uscita a breve, mentre la bolletta energetica ha iniziato a farsi sempre più pesante, rischiando di rendere la produzione delle imprese italiane della filiera meno competitiva rispetto ai concorrenti stranieri. Anche la mobilità delle persone continua a essere condizionata dalle misure in vigore per il contenimento della pandemia: a fronte di caute aperture
in alcuni Paesi, molte altre destinazioni nel mondo presentano tuttora difficoltà di accesso (o in fase di rientro in Italia), rendendo complesse le operazioni di installazione e riparazione
degli impianti e in generale il contatto con i clienti per aziende, come quelle costruttrici di macchine per plastica e gomma, il cui fatturato è realizzato mediamente per il 76% all’estero. u
Il corso di Assogomma sulle gomme termoplastiche
S
i tiene in due mattine di dicembre, il 2 e il 9, il corso di formazione “Le gomme termoplastiche”, organizzato da Assogomma con il coordinamento scientifico di Maurizio Galimberti, professore di Chimica del Politecnico di Milano. Dopo l’ampio consenso riscosso con i primi due corsi dedicati alle gomme termoplastiche, realizzati alcuni anni fa, l’associazione confindustriale ha deciso di proporre un aggiornamento sul tema per affrontare evoluzioni e opportunità in questo ambito, con uno sguardo particolare al settore automotive che oggi sta attraversando un momento di profondo cambiamento e rinnovamento. Le due mezze giornate vedranno il coinvolgimento di relatori, rappresentanti di aziende di primario standing, che tratteranno le principali e più diffuse famiglie di elastomeri termoplastici, anche con approfondimenti sulle tecnologie di trasformazione e sulle applicazioni finali. Per venire incontro alle esigenze di collegamento da remoto e per rendere la fruizione dei contenuti efficace, il corso è stato suddiviso in due mattinate distanziate tra loro di una settimana. Le lezioni si rivolgono principalmente a profili aziendali tecnici. Tuttavia offre elementi utili anche in chiave strategica, che potranno essere d’interesse per le funzioni manageriali delle aziende. Le imprese interessate hanno tempo per iscriversi entro il 29 novembre. Il costo è di 450 € + Iva per i soci e di 700 € + Iva per i non soci. Per informazioni e iscrizioni scrivere a assogomma@federazionegommaplastica.it. u
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L’INDUSTRIA DELLA GOMMA NOVEMBRE 2021
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NEWS
Nuovi criteri “End of Waste” per i pneumatici a fine uso
E
trma, l’associazione dei produttori europei di pneumatici e articoli in gomma, ed EuRiC, la confederazione delle industrie europee del riciclaggio dei rifiuti, hanno diffuso una nota congiunta per sottolineare che stanno collaborando con la Commissione Europea nello sviluppo di criteri armonizzati a livello comunitario per definire lo status di “End of Waste” della gomma recuperata da pneumatici a fine uso (PFU). Molti regolamenti, infatti, come la dichiarazione di performance per i prodotti da costruzione o come le norme Reach sulle sostanze chimiche, si applicano soltanto su materiali che non sono
Ecopneus potenzia la raccolta per fronteggiare l’illegalità
E
copneus aumenterà al 20% la propria quota di raccolta aggiuntiva “straordinaria” presso tutti i gommisti in Italia fino a fine anno. Un impegno concreto che risponde tempestivamente alla nota inviata dalla Direzione Generale per l’Economia Circolare del Ministero della Transizione Ecologica a tutti i soggetti autorizzati alla gestione dei PFU come Ecopneus. Già a dicembre 2020 una circolare del ministero della Transizione Ecologica prescriveva ai soggetti autorizzati di raccogliere nel 2021 una quota di PFU maggiore del 15% rispetto i propri target di legge, con la possibilità di un ulteriore incremento al 20% che si è concretizzata con il recente provvedimento. Un provvedimento che interviene nell’annosa questione delle criticità nella raccolta dei PFU, un fenomeno che ha origine principalmente dai flussi di pneumatici che entrano illegalmente nel mercato del ricambio nazionale e che gli esperti stimano in almeno 30/40.000 tonnellate l’anno. «Bene l’intervento del ministero della 62
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più considerati come rifiuti. E siccome la definizione di rifiuto cambia da paese a paese in ambito comunitario, diventa necessario trovare un’armonia tra le varie disposizioni a livello nazional per assicurare equi scambi commerciali e condizioni uguali per tutti all’interno dei confini dell’Unione Europea. Questo anche al fine di accrescere le possibilità di utilizzo per la gomma derivata da PFU nella manifattura di prodotti di qualità destinati al consumo finale. Ogni anno in Europa circa 3 milioni di tonnellate di pneumatici raggiungono lo stadio di “fine vita” e, di questi, 1,6 milioni di tonnellate sono riciclate in gomma, acciaio e fibre tessili,
utilizzate in molte destinazioni, con un contributo importante nel ridurre la dipendenza degli stati membri dalle risorse naturali. Del resto, per ogni pneumatico recuperato in Europa, un altro viene indirizzato ai co-inceneritori dell’industria del cemento, anche perché nel continente non si creano condizioni più favorevoli all’impiego dei PFU come materia prima seconda. Nel momento in cui però l’Europa ha lanciato il suo nuovo Green Deal, gli impieghi in combustione dovranno necessariamente ridursi e si pone quindi il problema di creare condizioni più uniformi e certe per il riciclaggio dei pneumatici usati. u
Transizione Ecologia, su cui stiamo già dando il nostro contributo, ma occorre lavorare a soluzioni strutturali del problema, anche attraverso meccanismi di tracciamento e controllo dei pneumatici che possano scongiurare ogni distorsione del mercato causata dai flussi di pneumatici illegali», ha dichiarato il Direttore Generale Ecopneus Federico Dossena. «Una situazione complessa cui abbiamo sempre risposto fattivamente, raccogliendo in dieci anni oltre 130.000 tonnellate di PFU in più rispetto gli obblighi di legge». Proprio da questo senso di responsabilità nacque anche il progetto “Cambio Pulito”, che tra il 2015 e il 2019, partendo da Ecopneus, ha coinvolto anche i principali soggetti nazionali responsabili della raccolta dei PFU, le associazioni di categoria dei gommisti e dei produttori di pneumatici, con il coordinamento di Legambiente. Oltre a creare un danno erariale di circa 80 milioni di euro l’anno, questo “baco dell’illegalità” porta infatti delle conseguenze anche per gli operatori onesti, sia sul fronte della concorrenza sleale che altri operatori possono operare in virtù di costi di approvvigionamento più bassi, sia soprattutto per gli accumuli di PFU che giacciono presso le officine data l’impossibilità degli operatori della raccolta di prelevare tutti i PFU fisicamente presenti. I pneumatici introdotti illegalmente, infatti, oltre a non aver versato il contributo ambientale necessario a coprire i costi di
raccolta, trasporto e riciclo (circa 12 milioni di euro l’anno), alterano i conteggi complessivi su cui è basato l’intero sistema: sono veri e propri pneumatici “fantasma”, indistinguibili da quelli acquistati legalmente, che non concorrono al calcolo di quanti PFU sono da raccogliere ma che sono comunque fisicamente presenti nelle officine. u
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GLI INSERZIONISTI
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58
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DP GOMMA SRL
53
INTERSEALS 11
RDC SRL
ELASTOMERS UNION
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ITAPROCHIM 15
R.P.M. 5
EURORUBBER/CERTECH GROUP 13
LAWER 25
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FRANCIACORTA STAMPI
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UTP VISION
GRID INFORMATION
PARKER
TECHNOLOGY 61
PEGASO RUBBER
1
PMG 16
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PRESMA 55
35
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43
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