ANNO 4 • NUMERO 7-8 • LUGLIO/AGOSTO 2009 • € 3,00
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
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retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Dossier aeroporti • Palermo, il futuro
Star Trek retail+food Tod’s + Airest
• Osservatorio prezzi
Caselle e Peretola
News primae noctis
La nuova “exit strategy”
I
n giro per il mondo ci sono persone formidabili nell’inventare eufemismi e parabole narcotizzanti. Sono i “nuovi semiologi”, per dire esperti di comunicazione, che adesso hanno avuto una trovata davvero geniale. La crisi iniziata nel settembre 2008 (l’avete notato? Da qualche anno i guai peggiori arrivano tutti a settembre) ha avuto la sua origine nella esplosione della bolla debitoria, allegramente favorita e gestita da banche alla ricerca di lucrosi affari. Per rimediare, le medesime banche, ed anche il sistema industriale, hanno ricevuto dalle zecche centrali ingenti masse monetarie. Che, come ben si sa , genereranno prima o poi un’inflazione a due cifre. Et voilà il colpo di genio: poiché non si può più fare finta di niente, poiché non si riesce più a tacere sull’argomento, ecco che l’inflazione cambia nome, assume connotazioni eufemisticamente positive, diventa una possibile “exit strategy”. Ci va bene anche questa: ma purché nessuno pretenda che noi ci crediamo; l’inflazione a due cifre l’abbiamo già vista negli anni '70: se sarà l’unica “exit strategy” possibile l’affronteremo, ma non con il sorriso sulle labbra che vorrebbero vedere i “nuovi semiologi”; sappiamo bene che la formula nasconde una tassa iniqua, ingiusta ed immorale.
EDITORIALE
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L’OPINIONE Dagli spazi commerciali organizzati una spinta all’agro-alimentare italiano di Stefano Stanghellini Stefano Stanghellini
A dispetto dei dati che continuano a fornire un trend negativo dei consumi “fuori casa” in genere (ed in particolare nel canale della ristorazione), è interessante notare come gli spazi commerciali più moderni, per struttura e design, ma soprattutto per offerta commerciale, registrino un incremento costante e non solo per i cosiddetti “Outlet”. Spazi commerciali sempre più specializzati e a misura d’uomo ma anche parchi a tema, grandi stazioni, aeroporti e shopping center in genere costituiscono in Italia e soprattutto all’estero un veicolo straordinariamente efficace per l’intera pro position “Made in Italy”; e all’interno dell’offerta va riservata una considerazione particolare, per il prestigio e la grande considerazione di cui gode, a quella Agro-Alimentare. Parlo di un’offerta ricca e qualitativamente senza pari, che la piccola e media impresa alimentare del nostro Paese riesce spesso a creare sulle basi della tradizione gastronomica nazionale e regionale e che può oggi godere della stessa praticità e velocità di preparazione di altre pietanze dall’offerta globale ma dalle poche virtù. Penso alle tante aziende che, come quella che guido da tanti anni, si sono battute per portare sul mercato prodotti fino a qualche tempo fa inimmaginabili in una distribuzione moderna, veloce ed internazionale: penso ai grandi progetti e alle grandi strutture commerciali che sorgono soprattutto nelle economie emergenti, e non posso che vederci un’offerta gastronomica di assoluto livello, quella dell’industria alimentare Italiana. *Vice-Presidente Nazionale UnionAlimentari-CONFAPI e Presidente Eurochef Italia
retail&food - luglio/agosto 2009 1
SOMMARIO r&f News finanziarie
Indice retail&food2009
dalle borse mondiali
Ottime le quotazioni di F&R, ma attenti alle brutte sorprese!
C
ontinua il miglioramento delle quotazioni in entrambi i settori che ci interessano. L’indice retail compie addirittura un vero e proprio balzo, oltrepassando quota 122. L’indice globale quindi, dal + 13% del mese scorso, passa a + 19,10%: un guadagno decisamente superiore alla norma, e superiore anche agli indici di borsa, come constatiamo dal paragone sia con il FSTEMIB che con il Nasdaq. Passiamo all’esame delle star di questo mese, che sono numerose. Nel comparto food si segnala lo straordinario exploit di Dineequity, che non è lontana dal vedere triplicato il suo valore dall’inizio dell’anno. Se il trend verrà confermato dalla prossima rilevazione, cercheremo di analizzare le ragioni di
Autogrill studia le lingue per parlare con le banche
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Non c’è solo Fiat su Opel: l’Italia è all’attacco in terra germanica anche con Autogrill, che ha recentemente firmato un accordo con Tank&Rast per la gestione di 16 aree di ristoro autostradali. La mossa va ad aggiungersi ad un altro accordo internazionale, quello con McDonald’s che riguarda uno sviluppo sinergico in Francia. L’Azienda quindi è in movimento, e vuole arrivare all’appuntamento con i covenant, previsto per fine giugno, con un portafoglio ricco di novità tali da indurre le banche a considerare con ottimismo la sua posizione, Intanto, Unicredit ha alzato il target price a 7,8 euro, mentre il titolo segna oggi quota 6,55.
Bulgari: scongiurato l’aumento di capitale
MERCATO HOLDING
Starbucks rimandato a settembre L’agenzia internazionale di rating Moody’s ha declassato il debito di Starbucks da Baa2 a Baa3. Questa valutazione viene fatta per un certo scetticismo degli analisti circa l’esito della sfida lanciata dal management: rifocalizzare il business senza grossi danni all’immagine del marchio. Hanno pesato, comunque, anche il persistere della crisi dei consumi e soprattutto l’aggressività delle azioni di McDonald’s e di Dunkin’Donuts, che stanno fortemente promuovendo proprio la formula della caffetteria.
Conte of Florence pensa alla borsa
Stefanel spera... nei Santel Ottima performance questo mese del titolo Stefanel, che dall’inizio dell’anno guadagna oltre il 40% e conclude un accordo con El Corte Inglés per l’apertura di 14 corner in Spagna. Eppure la prima trimestrale del 2009 non è buona, con un calo del fatturato del 25% ed un Ebida negativo per 7,5 milioni. Il mercato però punta sull’efficacia dell’annunciata riorganizzazione, che sarà affidata, dal prossimo settembre, al nuovo amministratore delegato Luciano Santel, 52 anni, ex direttore corporate di Geox ed ex Luxottica. Il nuovo manager dovrà completare il riposizionamento di prodotto in atto e rafforzare la nuova strategia industriale imboccata dall’Azienda in seguito alla fine del rapporto con Marithè.
Tempi duri per Mariella Burani Il 28 Maggio la società ha presentato alle banche creditrici una richiesta di standstill accompagnata dall’illustrazione di un piano di dismissioni per 60 milioni di euro, che dovrebbero garantire liquidità e plusvalenze tali da consentire la chiusura del bilancio in utile nonostante la previsione di ricavi in calo, da 700 a 670 milioni di euro. Sembra che il piano sia piaciuto ai banchieri, che risponderanno “in tempi brevi” anche perché la società ha dimostrato di avere abbandonato con molta prontezza di riflessi il piano di dar vita, con la gioielleria, al suo secondo fronte del lusso accessibile.
Hms Host, Aldeasa, Alpha Group, World Diuty Free
Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse
Red Lobster, Olive Garden Applebee's, House of Pancakes Bistro romain, Hippopotamus, Maitre Kanter
KFC, Pizza Hut, Taco Bell Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Reebok United Colors, Sisley
5,37 18,18 20,96 9,00 2,77 46,26 13,71 14,47 23,43 100,00 0,67 27,09 6,10 4,42 0,83 4,36 14,40 31,33 12,67 44,77
Italia Xetra Italia Italia Italia Italia Xetra Xetra Italia Francia
Valentino, Permira Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain Antichi Pellettieri, Braccialini, Facco Gioielli
MARIELLA BURANI NIKE PPR RALPH LAUREN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD'S INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D SPMIB NASDAQ
Italia Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia
Puma, Fnac, Gucci, Redcats,Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
Omega, Longines, Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay
INDICI
6,55 11,95 24,55 23,24 3,37 41,94 18,9 10,79 25,28
121,97 65,73 117,13 258,22 121,66 90,66 137,86 74,57 107,90 108,10 94,03 101,81 111,31 83,71 150,60 125,23 111,81 106,96 118,94 133,46
0,63 27,58 6,79 3,7 1,25 5,46 16,1 33,51 15,07 59,75
10,16 39,47 46,60 33,78 13,45 0,60 0,30 86,00 17,58 30,09 100,00 100,00 100,00 100,00
3,61 41,64 63,15 40,2 15,7 0,46 0,43 124,68 21,03 40,4
35,53 105,50 135,52 119,01 116,73 76,67 143,33 144,98 119,62 134,26 122,70 119,10 104,90 118,80
L'indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono in euro.I cambi utilizzati sono: al 31/12/2008: 1 Usd = 0,779 euro; al 10/06: 1 Usd = 0,71 euro.
nell’anno
Del Vecchio sta imparando lo spagnolo
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Luxottica ha concluso, dopo lunghe trattative, l’acquisto del 40% di Mutioptica Internacional, un’impresa che controlla 390 negozi di ottica in Cile, Perù, Ecuador e Colombia. L’accordo prevede anche un’opzione call esercitabile nel biennio 2012/14 per il restante 60%. Anche questa notizia avrà contribuito al buon andamento di borsa del titolo, che ha guadagnato il 18% dall’inizio dell’anno.
QUOTAZ. DI BORSA 31-12-2008 10-06-2009
PRINCIPALI SOCIETA'/ MARCHI POSSEDUTI
AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD'S PAPA JOHN'S STARBUCKS YUM BRANDS INDICE FOOD AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA LVHM
Il forte calo del fatturato riscontrato nel 2008 sarà dovuto “essenzialmente” al de-stocking del canale Wholesale, ma questa constatazione non diminuisce certo l’allarme derivante dal calo dei profitti (una perdita di 29 milioni nel primo trimestre 09) e dall’aumento dei debiti, triplicati rispetto all’anno scorso. E per fronteggiare questi fenomeni senza ricorrere all’aumento di capitale Bulgari ha ora lanciato un prestito obbligazionario per 130 milioni. Tuttavia gli analisti sono divisi: Citigroup raccomanda sell con target a 2,70 euro (oggi Bulgari quota 3,7), mentre Equita ribadisce il buy, sull’onda del buon andamento del comparto hard luxury.
Il momento non è certo dei più propizi, ma la famiglia Boretti guarda lontano, e vorrebbe sbarcare in borsa, probabilmente nell’inglese AIM, nel giro di qualche anno. Il tempo di sviluppare il fatturato, oggi ancora troppo modesto per l’agone borsistico, sia in Italia che all’estero, dove si punta su Emirati, Cina, Brasile, Cile e Turchia. Per questi progetti Conte of Florence può contare sul partenariato di SICI, un fondo di investimento promosso da alcune banche toscane.
questo eccezionale successo. Nel comparto retail si distingue un terzetto di titoli. Il primi due sono gli italiani Damiani, in progresso di 18 punti a quota + 50% dal 31.12.2008, e Stefanel, che con il suo + 43% non le è poi molto lontana; il terzo titolo è Swatch Group, con una performance molto simile (+44%). Non mancano neppure le quotazioni deludenti. Segnaliamo nel comparto del food, anche questo mese, il peggioramento di Burger King, arrivato oramai al 65% del suo valore originario, mentre si è arrestata la caduta di Starbucks, che peraltro continua ad essere in territorio negativo. Nel retail dobbiamo purtroppo registrare il crollo di Mariella Burani, il cui titolo ha perso nel mese un altro 30% del suo valore, arrivando a quotare circa un terzo della quotazione di inizio anno. Male, ma non fino a questo punto, va anche l’azione di Bulgari, che ha perso il 14% nel mese e più del 16% da inizio anno.
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Indice food
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La sua rete distributiva (che raccoglie i quattro marchi, seppur con insegne distinte) a oggi conta 80 negozi in Europa (Italia e Francia in testa), 108 in Asia (con una predilezione per Giappone e Cina), 10 in Medio Oriente e 14 negli USA: in tutto 150 negozi di proprietà (che rendono poco meno della metà dei ricavi complessivi del
Destinazione acquistando più peso in uno dei top retailer del lusso.
Tu vo’ fa’ l’americano L’America non è solo business per Diego della Valle, ma da sempre un punto di riferimento: dalla sua ammirazione per John F. Kennedy, recente scelta di Gwyneth Paltrow, star di Hollywood come testimonial del Gruppo. E proprio da un fortunato mix di tradizione e qualità del Made in Italy e lifestyle a stelle strisce è nato 30 anni fa il mocassino con i pallini, vera e proprio simbolo del marchio marchigiano: il celeberrimo “Gommino”, che divenne ben presto la passione di Gianni Agnelli, icona dell’eleganza di quegli anni. Insomma, un riferimento allo stile contemporaneo nato alla fine degli anni 70 oltreoceano di chi, lasciati la domenica nell’armadio giacca e cravatta, affronta il week end casual e in libertà, senza però voler rinunciare al suo stile e alla qualità. Il tutto interpretato con la tradizione artigianale del Made in Italy, che ha reso il marchio leader nel
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l’intenzione di arrivare al 10%), diventando di fatto il secondo socio dopo il primo azionista Carlos Slim (17,7%). Realizzata attraverso la Della Valle & C. spa, la cassaforte che fa capo ai due fratelli Diego e Andrea (che contiene una quota di Tod’s, il pacchetto azionario della Fiorentina, il 5% della Piaggio e 10% della Bialetti), l’operazione viene considerata dai dirigenti del Gruppo marchigiano “sinergica” al business di casa. E, nonostante Saks abbia sofferto pesantemente della crisi dei consumi che ha messo in ginocchio gli States, per il patron della Tod’s si tratta di un investimento “strategico” perché scommette sulla ripresa. Ma non solo. Saks Fifth Avenue è una catena di grandi magazzini statunitense di “fascia alta” e con i suoi 54 store e i 48 outlet nelle principali città a stelle e strisce è un punto di riferimento fondamentale per chi voglia fare commercio negli USA. Per il marchio italiano, da sempre attento al mercato americano è una bella sfida che guarda al futuro,
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Da Sant'Elpidio a Mumbai
l primo resoconto intermedio trimestrale del 2009 sulla gestione del Gruppo Tod’s presentato ad aprile di quest’anno parla chiaro: buoni risultati di fatturato e di margini operativi con, però, una nota negativa che salta subito all’occhio: rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso un secco -21,6% di giro d’affari nel Nord America (mercato che rappresenta il 5,5% del giro d’affari del Gruppo con 11 milioni di ricavi). La perdurante difficile situazione economica e finanziaria negli USA si fa sentire anche nel settore del lusso, dove il marchio marchigiano è uno dei leader mondiali. Se nella maggior parte dei casi alla crisi le aziende rispondono tagliando, di tutt'altro avviso il management della società italiana che stupisce tutti con una inattesa mossa del cavallo: appena un mese dopo, ecco la notizia che Diego della Valle, presidente e amministratore delegato di Tod’s, ha portato la sua partecipazione nei grandi magazzini americani Saks al 6% (un investimento di 30 milioni di dollari con
l’Opinione - Dagli spazi commerciali organizzati una spinta all’agro-alimentare italiano
Indice retail&food
Indice retail
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Londra
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I dati del primo trimestre del 2009, poi, confermano l’andamento positivo dello scorso anno, mostrando un’azienda in buona salute. Il giro d’affari nei primi 3 mesi dell’anno in corso è stato di 201 milioni di euro: +5,4% rispetto allo stesso periodo del 2008, anno che aveva comunque regalato ottimi risultati al Gruppo. Protagonista della crescita il marchio Hogan (1/3 dei ricavi del Gruppo) che nel primo trimestre ha segnato un +17,5%, mentre rimangono stabili Tod’s (metà del fatturato) e Fay (circa 1/8), in linea con il trend del 2008. In controtendenza invece Roger Vivier (poco meno del 2% di tutto il giro d’affari) con un arretramento del 22,8%, che sconfessa i discreti risultati del 2008 (+5% sul 2007). Come per l’anno scorso, la locomotiva del Gruppo sono le calzature (+11% nei primi tre mesi del 2009 e +13,7% complessivamente l’anno scorso), mentre soffre il settore della pelletteria e degli accessori con un -12,4% questo primo trimestre dell'anno e un –9,1% nel 2008. Per cercare di invertire la tendenza negativa in questi ultimi mesi si è puntato all’interno della collezione di borse, su alcuni must (la linea Pashmy e la G-Bag in tessuto), cercando di contenere i prezzi. Sugli scudi il mercato domestico che rappresenta la metà circa dei ricavi del Gruppo e che segna una crescita del +16,2% sul primo trimestre dell’anno scorso. Non bene l’Europa (-4,8% nei primi tre mesi e +0,1% nel 2008 sull’anno precedente) e Asia (-1,9% nel primo trimestre 2009 contro +6,9% l’anno scorso) a testimoniare la difficoltà del momento economico. Tracollo Usa (-22,8%) di cui abbiamo già scritto, che ha radici già nel 2008 con un secco –10,5% (vedi tab. 2). E proprio alla luce di questi dati acquista maggiore peso la scelta di investire proprio dove si mostrano le maggiori difficoltà in un ottica imprenditoriale di medio-lungo termine senza farsi travolgere dal difficile momento economico-
News dal mondo
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L'indice di retail&food
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Cosa occorre sapere per...
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retail&food - luglio/agosto 2009 25
Osservatorio prezzi - Tra Autogrill e MyChef è battaglia all’ultimo centesimo
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Star Trek food - Destinazione Airest
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Star Trek retail - Destinazione Tod’s
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Parola di... Silvio Canettoli
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Prima pietra - Il concept del futuro è vista mare
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Taglio nastro - Ad Antegnate l’innovazione arriva in formato fresco
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La ristorazione a Miragica - Il food al tempo del divertimento
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Gioie e bijoux: tengono le vendite - Preziosi ma non cari
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Convegno Parma - Ristorazione, tiene lo spuntino “out of home”
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Analisi rischi - Chiudere la stalla prima che scappino i buoi
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Dossier aeroporti - Palermo: il futuro ci interessa
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A chiare lettere - Sindrome cinese? No, sindrome Alitalia
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International - Heathrow: un T5 a prova di acquisti
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Aeroporti
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Ferry Porti
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L’erba del vicino è sempre più... in carrozza!
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Last but non least - London 2012 per Expo 2015
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Star Trek retail
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News primae noctis - La nuova “exit strategy”
settore del lusso moderno, puntando tutto sulla alta qualità e sulla utilizzabilità nella vita quotidiana. Infatti la confezione del mocassino è eseguito a mano, come ogni prodotto di pelletteria del marchio, con tecniche di alto artigianato, per diventare, dopo numerosi passaggi e controlli, “la cosa più simile a guanti per i piedi che si possa immaginare”, come ama ricordare Mr Tod’s. Già, perché se un’intuizione può aiutare, le radici di uno dei casi di maggiore successo industriale che l’Italia abbia generato negli ultimi decenni (tanto da essere analizzato nelle business school) hanno le sue radici nella tradizione imprenditoriale della famiglia Della Valle: nonno Filippo di professione era ciabattino e papà Dorino proprietario di una delle tante “fabbrichette” di calzature che proliferano lungo la costa adriatica. Poi entra in scena Diego. Dopo due anni trascorsi a studiare legge a Bologna, il ragazzo impara il lavoro sul campo nella fabbrica paterna e nei department store americani, e
proprio al ritorno da un soggiorno negli States ecco l’intuizione: smettere di produrre per conto terzi, ma creare qualcosa di proprio che unisca ottime materie prime, alto artigianato e estrema comodità, pezzi forte del Made in Italy nel settore calzaturificio, all’immagine e al brand, importati direttamente dagli States. Conclusione: il Gruppo Tod’s (quasi 40 controllate nel mondo) con marchi di proprietà (Tod’s, Hogan, scarpe casual, e Fay, abbigliamento) e in licenza (Roger Vivier) oggi è quotato in borsa e ha chiuso il 2008 con un fatturato di più di 700 milioni di euro (+ 9% sul 2007).
Gruppo) e 72 in franchising. Nell'ultimo anno ci sono state circa 30 aperture con uno sviluppo particolare nell’ex Celeste Impero (in tutto 17 negozi di proprietà) e in India, dove Tod’s è tra i primi brands del lusso ad operare in quel mercato (vedi tab. 1). Il 2008, infatti, ha visto l’apertura di 3 nuove boutique a gestione diretta rispettivamente a Bangalore, Delhi e Mumbai, all’interno di nuovissimi Malls, dedicati esclusivamente a luxury brands: un mercato in espansione nel lusso anche grazie al gusto raffinato della clientela indiana, e la crescente capacità di spesa pro capite. Senza contare
poi, nello stesso anno l’inaugurazione della “maison” Roger Vivier a Milano che porta a 5 i monomarca nel mondo (oltre al capoluogo lombardo Parigi, Londra, New York, Hong Kong), all’apertura del flagship Tod’s a Roma interamente dedicato al mondo femminile e, se non basta, al raddoppio della metratura del negozio Hogan in via Montenapoleone a Milano. Un’espansione che non sembra volersi fermare neanche durante questa prima dozzina di settimane del 2009, che nonostante la stagnazione dei consumi dovuta alla crisi globale, vede il Gruppo espandersi con punti vendita monobrand in Corea, Baharain e Spagna (Malaga). In Italia le location preferite per le boutique sono i centri storici delle più importanti città, con una particolare attenzione anche ai luoghi di vacanza più esclusivi (come Capri, Porto Cervo e Forte dei Marmi). Scelta replicata anche nel Vecchio Continente, dove troviamo vetrine del Gruppo presso le vie principali dei maggiori centri urbani. Minore interesse invece per la distribuzione retail presso centri commerciali almeno per quanto riguarda l'Europa, probabilmente per una scelta di immagine e di target: pochissime sono boutique del Gruppo situate presso gli Shopping Malls e, tra l'altro, solo presso le catene più esclusive delle grandi capitali europee (come le Gallerie la Fayette a Parigi ad esempio). Nel nostro Paese l'azienda per ora copre questo settore di mercato con il canale wholesale (da segnalare comunque i due outlet di Leccio Reggello vicino a Firenze e quello di Sant'Elpidio al Mare). Discorso simile per i luoghi di viaggio: Tod's non è presente per ora in stazioni e aeroporti italiani, ma solo a Londra presso il Terminal 3 di Heatrow. Sarà da capire ora se con l'operazione Saks e la penetrazione in Cina e India, dove l'azienda sta spingendo sul canale retail all'interno dei Malls, strutture fondamentali per quella
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tipologia di mercati, modificherà le strategie commerciali anche da noi.
La ricetta marchigiana funziona: 2008 e primi mesi 2009 positivi, nonostante la crisi
Taglio nastro mat insoliti per i centri commerciali ma la loro presenza conferma la ricerca di diversificazione, soprattutto nella ristorazione, in atto nel mondo degli shopping center.
l’innovazione arriva in formato fresco
Dalla bassa bergamasca alla Sicilia
È stato inaugurato ad aprile il nuovo centro commerciale del Gruppo Percassi, un mall di circa 90 negozi che punta molto sull’innovativa food court, votata sia alla ristorazione commerciale che ai prodotti freschi (carne, pesce e verdura), e alla strategica posizione sul tracciato della futura autostrada BreBeMi, la direttissima Milano-Brescia.
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A
d Antegnate, cittadina in provincia di Bergamo, ha fatto la propria comparsa il primo shopping center targato Premium Retail. La società, nata nel 2008 dalla partnership tra Gruppo Stilo e Gruppo Percassi, si occupa a 360 gradi di progetti immobiliari legati al retail e, a fronte dell’esperienza delle due società promotrici, il suo esordio non è
certo da principianti. Il design, sia interno che esterno, e il merchandising mix dell’Antegnate Shopping Center dimostrano la personalità del nuovo mall che annovera al suo interno circa 90 negozi, una superficie commerciale di 42.500 mq e circa 2.200 parcheggi, gran parte dei quali coperti. Difficilmente il gruppo guidato dall’ex calciatore Antonio Percassi
ANTEGNATE SHOPPING CENTER LOCALITA’ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA
COMMENTO Struttura e design
ANTEGNATE EXTRAURBANA COMPLESSO SINGOLO GRANDI DIMENSIONI
avrebbe investito PROPRIETA’ PERCASSI GROUP GRUPPO STILO circa 100 milioni PROMOTORE PREMIUM RETAIL di euro per un COMMERCIALIZZAZIONE PREMIUM RETAIL GESTIONE PREMIUM RETAIL mall senza che GLA (SUPERFICIE LORDA questo venga 42.500 mq AFFITTABILE) collegato ad una LIVELLI COMMERCIALI 1 POSTI AUTO 2.200 importante arteIPERMERCATO AUCHAN ria di collegaANCORE SUPERMEDIA, ZARA, SPORTLAND, mento. Il faraoDECHMANN, nico shopping OVS-INDUSTRY center (che TOTALE UNITÀ (PICCOLE, 84 MEDIE E GRANDI SUPERFICI) occuperà a regiSPAZI RISTORAZIONE 8 me circa 700 INSEGNE RISTORAZIONE PRESENTI F.LLI LA BUFALA, LA PIADINERIA, persone) è stato RUSTICHELLI E MANGIOedificato in un NE, TORRACCHIA, YUN, bacino di utenza ZERO9 CAFE, CAFFÈ DEL CORSO con bassa densità abitativa e sarà vitale la reacentro sarà proprio quella di Calciolizzazione della BreBeMi che passeAntegnate), la realizzazione delrà proprio dalla cittadina bergamal’opera non è ancora stata prosca. Infatti, la futura autostrada che grammata e di sicuro passeranno collegherà le tangenziali di Milano e diversi anni prima che le auto iniziBrescia garantirà quel flusso di trafno a transitare davanti all’Antefico proveniente dalle due provincie gnate Shopping Center. Intanto lombarde vitale per una struttura l’opera prima di Premium Retail commerciale come quella di dovrà sfidare la concorrenza di Antegnate. un’altra cattedrale nel deserto dello L’unica incertezza riguarda ovviashopping presente nella bassa bermente i tempi di realizzazione delgamasca: il centro commerciale Le l’infrastruttura: sebbene il tracciato Acciaierie di Cortenuova, situato a sia praticamente approvato nella meno di 8 km da Antegnate. sua totalità (l’uscita più vicina al
Accesso e parcheggio
Offerta commerciale
Spazi comuni e attrattive
VALUTAZIONE
Struttura originale e interni con molta luce naturale. Peccato solo non ci siano elementi visibili di sostenibilità ambientale. Molti parcheggi sotterranei, ma senza la BreBeMi rimane un centro destinato solamente ai pochi paesi vicini. Area food ampia e innovativa. Mix merceologico completo, tanti servizi con apertura fino a mezzanotte. La grande area fitness-edutainment sarà un'importante attrattiva una volta aperta. Accessibile ai portatori di handicap.
indice valutazione:
éééé éé
éééé ééé
La valutazione è di carattere puramente indicativo
é = migliorabile éé = sufficiente ééé= apprezzabile éééé = molto buono ééééé = ottimo Eventi e colori per colpire Oltre agli innumerevoli ospiti ed eventi che si sono susseguiti nelle prime settimane di vita dello shopping center (da Belen, madrina dell’inaugurazione, ai ragazzi di Amici e XFactor), il mall del Gruppo Percassi si rivela un centro interessante per alcune soluzioni architettoniche, come ad esempio l’ampia vetrata a cubo (sulla quale si affaccia l’area fitness e intrattenimento posta al secondo piano) situato sulla facciata principale e che caratterizza l’intero centro commerciale. Esternamente, la struttura non appare smisurata e le sfumature di blu elettrico che circondano le pareti rendono il centro riconoscibile e attraente. All’interno, invece, i vari punti
vendita si dispongono su varie gallerie di ampie dimensioni e di colori differenti a seconda della zona per facilitare l’orientamento dei visitatori. Ai lati delle due gallerie principali, che scorrono lungo tutto il corpo del centro commerciale, si trovano da una parte la piazza con l’area gioco baby parking e la food court, mentre dall’altro lato è collocata la grande superficie dell’ipermercato Auchan. Dirimpetto alle casse della gdo si trova la maggior parte delle attività di servizi: in aggiunta agli immancabili negozi di lavanderia, sviluppo foto e ferramenta del centro sono presenti anche una banca, un’agenzia viaggi e una parafarmacia. Oltre ai tradizionali tenants dell’abbigliamento come Zara,
United Colors of Benetton, Levi’s e Ovs Industry, nelle altre categorie merceologiche sono presenti la catena dell’elettronica Supermedia, che occupa una media superficie destinata da 2.000 mq, Deichmann per le calzature e Coincasa per gli articoli per la casa. Note positive anche per quanto riguarda la food court, finalmente ci troviamo di fronte a un’area degna di questo nome: una grande piazza a forma rettangolare sulla quale si affacciano otto tipologie ristorative e al centro sedie e tavolini usufruibili liberamente. Apprezzabile l’apertura nell’area ristorazione di un alimentare-salumeria, con tanto di pasta fresca e formaggi, e una pescheria. Entrambi sono gestiti da Torracchione e si tratta di due for-
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Durante l’affollata inaugurazione, oltre al patron Antonio Percassi, a tessere le lodi del nuovo shopping center ci ha pensato Stefano Stroppiana, ad di Premium Retail che ha ricordato il successo riscosso tra i retailer dal nuovo mall di Antegnate. «Nella progettazione molta importanza è stata riservata alla ristorazione, con la presenza di nuovi format e con la particolare attenzione rivolta al “fresco” – ha detto Stroppiana, cha ha poi aggiunto – Le stesse aziende del retail hanno creduto in questo progetto tanto da permetterci di aprire al pubblico con il 100% dei negozi della galleria commerciale già occupati, un obiettivo più che ambizioso, soprattutto in considerazione del periodo di crisi che stiamo attraversando». Non erano in pochi infatti a ipotizzare uno slittamento della data di apertura del centro commerciale visto le difficoltà che sta attualmente attraversando il mondo dei centri commerciali, ma la giovane Premium Retail ha già dato modo di dimostrare il proprio virtuosismo in più frangenti: oltre ad aver letteralmente tappezzato con il proprio manifesto la facciata principale del Palais des Festivals de Cannes durante lo scorso Mapic, la società fondata da Percassi e Stroppiana ha in mano la riqualificazione di San Pellegrino Terme dove nascerà un esclusivo complesso residenziale e commerciale. La società è stata fondata proprio con lo scopo di espandere l’impero di Percassi nel retail real estate, impero che ha come pietra miliare l’Oriocenter, il mall costruito davanti all’aeroporto di Orio al Serio e che viene annoverato tra i più redditizi d’Europa. L’innovativo centro di Antegnate sarà infatti l’inizio di un lungo percorso di nuove aperture che avverranno non solo tra Bergamo e Milano (a Segrate, Azzano San Paolo e Albano Sant’Alessandro sono previsti i nuovi shopping center), ma anche in Sicilia dove fra circa un anno verrà inaugurato il primo outlet village dell’Isola ad Agira, in provincia di Enna. Ma ssi m o C o zl an i
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Gioie e bijoux: tengono le vendite Il Made in Italy
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li oltre ottocento gruppi industriali nazionali che operano nel settore orafo hanno i poli produttivi ad Arezzo, Vicenza, Milano, Valenza e Napoli. Queste aziende trasformano in gioielli il 70 per cento dell'oro lavorato in Italia e li esportano in tutto il mondo. I due terzi della produzione orafa italiana, infatti, sono destinati all'esportazione. L’industria dell’oreficeria, dell’argenteria e della gioielleria è uno dei pilastri portanti dell’Abbigliamentomoda italiano, che a sua volta rappresenta una delle cosiddette 4A dell’industria manifatturiera dell’Italia, assieme all’arredo-casa, all’automazione-meccanica e agli alimentari. La specializzazione italiana si concentra in particolare nelle province di Vicenza e Arezzo (entrambe con un export in valore nel 2007 pari a 1,4 mld di Euro) e in quella di Alessandria (0,6 mld di Euro). Queste tre province generano oltre il 75 per cento dell’export italiano del settore. La produzione italiana di articoli in metallo prezioso raggiunge da sola il 70 per cento di quella europea. Ogni anno nel nostro paese si lavorano oltre 500 tonnellate di oro fine, 1.400 di argento e 4 di platino. Nel settore operano oltre 10.000 aziende con 40.000 addetti alla produzione. Secondo la Federazione Nazionale Orafi Gioiellieri Fabbricanti l'Italia è al quarto posto nel mondo per il consumo annuo di oro, con 1,53 grammi procapite, e al primo tra quelli industrializzati precedendo Turchia, Stati Uniti, Corea del Sud e Egitto. Un mercato particolarmente attivo, che ha portato il 71 per cento delle consumatrici italiane a comprare prodotti di oreficeria o gioielleria negli ultimi 12 mesi. Un dato che risulta essere inferiore solo a quello dell'Arabia Saudita.
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un gioiello non si rinuncia mai. Soprattutto se il suo costo non è proibitivo. Che sia per una ricorrenza o solo per autoconsumo, l’acquisto di un monile, in oro, o in acciaio e altre leghe, come in cuoio o caucciù con pietre preziose o dure e perle, in Italia è cresciuto nonostante la crisi. «Abbiamo chiuso il 2008 con un più 7 per cento di fatturato e di vendite», spiega Marco Premoli, direttore marketing del gruppo veneto Stroili Oro, «e le aspettative dell’anno in corso non sono da meno». Stroili Oro rappresenta bene il settore della gioielleria da grande consumo nazionale. Con 345 negozi aperti nei grandi centri commerciali di tutta la Penisola e 163 milioni di fatturato la Casa di Amaro, in provincia di Udine, tasta il polso del mercato quotidianamente. «Siamo il primo gruppo del comparto e diamo lavoro a tutti i
distretti (Valenza, Vicenza, Arezzo) che lavorano artigianalmente, e non solo, l’oro e l’argento», prosegue Premoli. «Ma siamo anche, attraverso i punti vendita, un ‘contenitore’ espositivo, in cui mostrare i nostri brand e quelli di altri gruppi nazionali, come Morellato, Salvini, Breil o Guess». «Stiamo investendo per continuare a crescere», prosegue Premoli, «impegnandoci a lanciare quattro collezioni all’anno sempre legate alle tendenza di moda o addirittura cercando di anticiparle». Fiducia per l’anno corso che manifesta anche Monica Albertini, responsabile marketing di Accessorize Italia (22 negozi in centri commerciali su un totale di 52): «il nostro marchio non sta risentendo del periodo di crisi», spiega. «Questo grazie all’ottimo rapporto qualità/prezzo che premia brand conosciuti come il
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nostro. Accessorize, infatti, è un prodotto aspirazionale ma sempre accessibile in termini di prezzo». Lo scontrino medio si aggira fra i 60 e i 150 euro. Una cifra contenuta e facilmente accessibile da tutti. Spiega Massimo Carraro, amministratore Delegato del Gruppo Morellato & Sector (distribuito in 70 paesi e con 60 negozi, dall’Italia a Panama). «Noi da sempre crediamo nei giovani e per loro abbiamo creato un mondo di oggetti preziosi ma sempre molto accessibili». Questo è ‘il trucco’. Aver sdoganato un settore. «Lo abbiamo ringiovanito e svecchiato», continua Premoli, «gioiellerie non più come bunker, con campanelli da suonare e porte blindate, ma negozi aperti al pubblico e posti in luoghi strategici». Con un flusso costante di potenziali acquirenti. Del medesimo parere è anche Nicola Mossa, alla guida dell’omonimo gruppo barese, con negozi nell’aeroporto di Bari Palese, oltre che nell’executive center del capo-
luogo pugliese, e punti vendita a Martina Franca a Molfetta, Trani e in Albania, a Tirana: «La grande distribuzione ha dalla sua il ricevimento del cliente, lo spazio. Noi abbiamo solo i punti vendita, ma mancano i parcheggi. Per il pezzo importante ci si muove anche con l’auto personale ma per la piccola gioielleria questo non si verifica e si perde la vendita». Infatti la carta vincente resta la grande distribuzione, le città mercato. «I nostri piani di espansione tengono in grande considerazione i nuovi centri commerciali o gli spazi che si rendono disponibili in centri ormai consolidati», prosegue Monica Albertini, «la tipologia del nostro prodotto infatti ben si presta a queste realtà commerciali». «I nostri 60 negozi», interviene Roberto Ciotti direttore generale di Antica Murrina veneziana (15 milioni di euro di fatturato), «sono infatti posizionati in punti di altissimo flusso». I centri commerciali sono la base, ma non si vende solo in terra
- Valore mercato interno al dettaglio 5.526 milioni di euro; in volume 24.500.000 pezzi - Esportazioni 4.562 milioni di euro - Export/produzione 70 per cento - Aziende di produzione 9.690 artigiani e 342 dettaglianti - Aziende di distribuzione 24.985 dettaglio e 500 grossisti - Adetti del settore 47.550 produzione, 3.500 grossisti, 75.000 dettaglio - Materie prime lavorate oro (509 ton); platino (3.3 ton); argento (780 ton); corallo (28 ton); diamanti (612.000 carati), e perle (530.000 momme).
ferma «Noi siamo presenti sui ponti di tutte le navi da crociera di ogni armatore del mondo, come su ogni aereo delle maggiori compagnia di bandiera e nei duty free. Abbiamo un prodotto unico», prosegue Ciotti, «e in un contesto di crisi stiamo attuando politiche di investimento che lo valorizzino il più possibile. Con un prezzo al retail di 45-50 euro possiamo senza dubbio, grazie alla tradizione dei nostri maestri vetrai veneziani, proporre un brand unico al mondo molto appetibile». Altro grande gruppo che vede rosa anche quest’anno è la Swatch. «Le vendite registrate nel gennaio 2009 e gli ordinativi per i mesi successivi confermano il costante miglioramento mensile rispetto alla tendenza negativa palesatasi a dicembre 2008», dice sicuro Edgar Geiser, Cfo di Swatch
Group. «Già nel 2008 tutte le categorie di prezzo del segmento orologi e gioielli hanno fatto registrare vendite superiori nelle valute locali rispetto al già buono 2007», prosegue Geiser. Se raffrontata al 2006, la crescita ha raggiunto perfino il 28 per cento. Ma sulla scia di una crescita molto marcata nel 2007 rispetto al 2006, nel 2008 le vendite di orologi e gioielli Swatch sono aumentate di un ulteriore 6,6 per cento e quindi l’anno scorso il fatturato lordo del gruppo è salito del 4,3 per cento nelle valute locali, e dello 0,4 per cento in franchi svizzeri, raggiungendo i 5.966 milioni di franchi svizzeri. Però, è il caso di dirlo, non è oro tutto quello che luccica. Se in totale controtendenza una parte del settore legato all’orificeria regge alla crisi. E sono i grandi marchi come Uno A Erre, Stroili, Sector ,
Accesorize, Swatch, Breil e molti altri, i dati sull'andamento del comparto denunciano solo segni negativi. A livello nazionale a metà 2009 Assicor, l’Associazione delle Camere di commercio per lo sviluppo dell'oreficeria, segnala una produzione di gioielleria in diminuzione di oltre un 20 per cento rispetto all’anno scorso. Nei primi due mesi di quest'anno, il fatturato sul mercato interno ha subito un calo del 39 per cento, mentre quello estero è sceso del 18. E dall’inizio dell’anno il dato dell'export (rispetto al 2008) segna una diminuzione del 24,5 per cento in valore e del 17 in quantità, a causa del cattivo andamento di quasi tutti i mercati di riferimento, in testa gli Stati Uniti (50 per cento), ma anche il Regno Unito (-60), Hong Kong (-54) e la Germania (-41). Mosca bianca gli Emirati Arabi che rimangono l'unico mercato in crescita tra i primi dieci più importanti per l'oreficeria italiana, che segnano un quasi un 19 per cento in più. «Gli operatori, spiega Fabio D’Onofrio, segretario della Federazione italiana orafi e gioiellieri (Fiog) aderente alla Confesercenti, hanno risentito della crisi in modo pressoché omogeneo. Ovviamente, più colpite sono le piccole realtà artigianali. Del resto con l’assottigliarsi del reddi-
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to disponibile, le persone scelgono di tagliare i prodotti non proprio di prima necessità, come appunto i gioielli. Considerando poi che gli orafi devono comunque investire in oro, va da sè che il periodo non è dei migliori». Un chiaro esempio di questi chiari e scuri è il calo degli operatori all’ultima fiera vicentina, conclusa a maggio, Vicenzaoro Charm. Alla seconda manifestazione che la Fiera di Vicenza dedica al settore dell’oreficeria, della gioielleria e dei preziosi sono intervenuti un 20 per cento in meno di addetti ai lavori rispetto all’edizione 2008. «La crisi economica non fa che accelerare un processo di profonda trasformazione già in atto nel settore a livello mondiale», ha commentato il direttore della Fiera di Vicenza Domenico Girardi, che comunque ha incassato 1.300 espositori nei cinque giorni di manifestazione. A Vicenzaoro Charm, infatti, hanno partecipato aziende di tutti i distretti italiani. Per il Veneto Vicenza (253), Padova (15), Verona (7), Venezia (5), Treviso (5); per la Toscana Arezzo (251), Firenze (26), Lucca (2), Pisa (2), Livorno (1); per il Piemonte Valenza /Alessandria (149) e Torino (8). E soprattutto in fiera ci sono stati 338 espositori esteri. A sottolineare l’importanza del settore a livello internazionale. Ma ss i mi l i a no B a rb e ri s
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International DUBLIN AIRPORT: RINVIATO OPENING T2
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Doveva aprire nella prossima primavera, ma prima dell’autunno del 2010 nessun passeggero transiterà dal nuovo terminal del Dublin International Airport. Lo slittamento dell’inaugurazione (era prevista per aprile) causerà anche lo spostamento della deadline per la presentazione delle richieste da parte dei retailer per occupare i 9.000 mq commerciali del terminal. Le proposte, infatti, inizieranno ad essere accolte dalla DAA (l’autorità dell’aeroporto irlandese) a partire da luglio. Le difficoltà economiche e finanziarie dell’Irlanda si sono ripercosse anche al comparto aeroportuale locale, con la speranza che l’apertura del nuovo terminal oltre a far decollare gli aerei, contribuisca a far ripartire la tigre celtica.
SUBWAY A PREZZO FISSO
La catena specializzata in sandwich e panini, Subway, lancerà menù a prezzo fisso negli oltre 1.000 punti vendita diffusi sul suolo europeo. Il successo riscontrato nei locali francesi (i menù a
prezzo rappresentano il 6090% delle vendite) ha contagiato gli altri paesi e l'iniziativa si prefigge di raccogliere un notevole successo, visto il contesto generale causato dalla crisi economica...
BOSTON MARKET SALE SUI VOLI AA
Dal maggio scorso a bordo di alcuni voli nazionali e intercontinentali di American Airlines vengono proposti i menù Boston Market. La partnership tra la compagnia aerea statunitense e il brand Usa della ristorazione commerciale e catering ha inizialmente portato su alcuni voli da e per Chicago la possibilità di acquistare vari menù a base di pollo e insalate, tutte al costo di 10 dollari a vassoio. La ristorazione commerciale targata Usa inizia a volare.
duty free world
By Kevin Rozario - London
Consuming passion Tendenze del retail aeroportuale Downturns have some useful benefits; notably their ability to concentrate the mind! In travel retail, years of constant passenger growth – and World Tourism Organization predictions of continued annual increases to 2020 of 4.1% – have lulled many airport retailers into a false sense of security. Knowing that your customer base is constantly expanding has encouraged lazy retailing in some quarters, with barely any focus on increasing passenger penetration or spendper-head so long as balance sheets showed improved sales with each passing year. That has all changed. With passenger traffic still falling – at the end of May International Air Transport Association (IATA) figures showed that it had declined by 7.5% in the first four months of 2009 - retailers have no option but to be extra ‘nice’ to those customers who are still travelling in the hope they will spend more. Brands are doing a lot more research into what passengers want. For example when Estée Lauder launches its first travel-retail exclusive fragrance in its DKNY franchise this July and August, the pricing will be deliberately set at Eu3 below the entry price of competitor travelretail exclusive fragrances based on the firm’s passenger surveys which clearly indicate price is driving purchase. Even in the Middle East, the region’s most powerful airport retailer Dubai Duty Free has had no hesitation on initiating straight price-offs of 30% on slow-moving references as well as stepping up promotional, interactive, incentive and training activities – anything from make-up demonstrations to competitions for staff to win prizes for the best sales performances. It is paying off as DDF has reported average sale per transaction up this year compared to 2008. On the other side of the fence, brands are monitoring travel retail locations more carefully than ever so that they get the maximum returns on their investment. They are choosing only strongly performing airports for their limited high-profile promotions, and pushing product sell-out rather than sell-in as retailers keep inventories tight. All this means a renewed focus on the consumer; a focus that was blurred in the past by complacency based on ever-increasing numbers. Now that it has been sharpened again, passengers’ needs and wants are back where they belong, at the heart of airport retail decision making.
Le flessioni economiche hanno dei risvolti positivi; in particolare una delle loro capacità è di far riflettere meglio sui problemi. Nel travel retail, gli anni di costante crescita dei passeggeri - le predizioni del WTO, World Tourism Organization, indicavano un costante incremento del 4,1% fino al 2020 - hanno procurato a molti retailers aeroportuali un erroneo senso di sicurezza. Il convincimento che la clientela sarebbe stata costantemente in espansione ha condotto i retailer a uno stato di pigrizia per vari trimestri: le aziende si sono concentrate poco sull’incremento di penetrazione tra i viaggiatori o sulla spesa per passeggero perché forti dei propri conti in attivo anno dopo anno. Ora tutto è stato stravolto. Il continuo calo del traffico passeggeri - a fine maggio la Iata, l’associazione internazionale delle compagnie aeree, ha indicato un calo dei movimenti del 7,5% nei primi quattro mesi del 2009 – ha lasciato senza scelta i retailers i quali devono trattare straordinariamente bene coloro che continuano a viaggiare nella speranza che essi aumentino i loro acquisti. Le insegne ora stanno conducendo molte più ricerche di mercato sui passeggeri per cogliere i loro desideri. Per fare un esempio, Estée Lauder si appresta a lanciare nei mesi di luglio e agosto il suo primo profumo dedicato al travel retail all’interno del proprio franchisee DKNY. In Eu3 (UK, Francia, Germania) il prezzo sarà deliberatamente stabilito al di sotto dell'entry price dei concorrenti, il prezzo di acquisto dell’esclusiva fragranza è stato infatti chiaramente indicato dai passeggeri più fedeli all’azienda attraverso un’indagine di mercato. Anche il mediorientale Dubai Duty Free, il retailer aeroportuale più forte di quella regione, non ha avuto esitazioni nell’intraprendere direttamente un taglio dei prezzi fino al 30% sulle referenze, oltre a sostenere promozioni, incentivi, attività di coinvolgimento e training che spaziano dalla dimostrazione di make-up fino a premi per i venditori che hanno le migliori performance di vendita. Queste azioni hanno fruttato a DDF una media di vendita per transazione superiore allo stesso periodo del 2008. Dall’altro lato della barricata, i brand stanno monitorando le location del travel retail più attentamente che in passato così da ricavarne il massimo ritorno dai loro investimenti. Le insegne, infatti, stanno scegliendo gli aeroporti con le performance migliori per le promozioni legate al segmento alto della loro clientela, e propendono nel vendere i prodotti fino ad esaurimento scorte piuttosto che immettere nuovi prodotti da far vendere ai retailer. Tutto ciò porta ad un rinnovamento del focus sui consumatori; un impegno che era andato sfocandosi a causa di un compiacimento originato dall’incremento costante dei numeri. Adesso che le cifre si sono assottigliate nuovamente le necessità e le volontà dei passeggeri sono ritornate ad essere il cuore delle decisioni del retail aeroportuale.
HEATHROW: UN T5 A PROVA DI ACQUISTI D
a quando è entrato in funzione, poco più di un anno fa, il Terminal 5 del principale aeroporto londinese di Heathrow non ha smesso di sorprendere. I passeggeri in transito dall’hub britannico non possono fare a meno di rimanere sbalorditi davanti dalla quantità di insegne e brand presenti nel nuovo terminal della BAA. A vedere le dimensioni dell’area commerciale del terminal (circa 60.000 mq) sembra di avere a che fare con uno shopping center, invece il T5 è qualcosa di più. Guardando le griffe presenti si capisce come l’offerta retail sia nel segno del lusso e dell’esclusività: da Christian Dior a Prada, Gucci e Bulgari, passando per Tiffany&Co. (prima boutique in aeroporto per la prestigiosa gioielleria statunitense), Mont Blanc, Mulberry, Thomas Pink, Smythson, fino ad arrivare allo store Harrods e quello di Paul Smith’s Globe (per entrare nel negozio d’abbigliamento bisogna passare da un’antica porta proveniente da un castello francese). Davanti a così tanta scelta, per gli amanti dello shopping sarà difficile resistere alla tentazione di entrare da Boots o Kurt Geiger per comprare l’ultimo paio di scarpe alla moda, oppure da Sungluss Hut o David Clulow per avere un paio di occhiali da sole firmati. Per chi invece fosse in viaggio per andare in vacanza e si trovasse a far scalo al T5 di Heathrow, può trovare numerosi negozi dov’è possibile fare acquisti dell’ultimo minuto per libri e musica come da Hmv, Huges books, Dixons, Rolling Luggage e WHSmitsh. Oltre al negozio
LA TRIPLETTA DI EXKI A ROISSY
La catena di ristorazione rapida Exki si accinge ad aprire il terzo punto vendita presso l'aeroporto Charles De
di souvenir Glorious Britain (dove all’interno si trova una vera Mini Cooper), da Sony e PcWorld è possibile saziare tutta la propria voglia di tecnologia e accessori multimediali. Ovviamente, in un aeroporto di prima classe come quello londinese, non poteva mancare una selezione di ristoranti di qualità come Carluccio’s (già presente nella centralissimo quartiere di Coven Garden), Caviar House & Prunier, Gordon Ramsay e Huxleys,
oltre al panetteria francese Apostrophe e alla pasticceria “all’italiana” Amato. Un’offerta di eccellenza non può che essere accompagnata da un servizio privilegiato: per tutti coloro in viaggio all’interno dell’Unione Europea è possibile ritirare i propri acquisti comodamente nel viaggio di ritorno attraverso il servizio shop and collect che elimina il problema dello spazio in valigia.
STARBUCKS RINNOVA IL FOOD MENTRE MCD PENSA AL CAFFÈ
S
volta salutista per la catena Starbucks che a partire da luglio ha cambiato gli ingredienti dei propri prodotti di pasticceria e snack. Il motivo è semplice: nella lotta all’obesità la presenza di sostanze quali lo sciroppo di glucosio-fruttosio, considerato sostanza chimica, negli alimenti viene vista come un potenziale danno all’immagine. La svolta naturalista, infatti, è stata intrapresa da
varie aziende americane, tra le quali anche Coca Cola, Pepsi e Pizza Hut. Con questa azione il leader del “coffe Gaulle di Parigi, uno dei principali hub europei. Dopo le aperture ai terminal 2E e 2F, questa volta tocca al T3, il terminal mignon destinato a vettori low-cost e compagnie europee. Exki conta al momento su una rete, in continuo sviluppo, di 39 ristoranti tra Francia, Belgio, Lussemburgo e Italia. Nel nostro Paese le vetrine sono concentrate nei centri città di Milano (2 locali) e Torino 4 (locali): a quando l'atterraggio in aeroporto?
retailer” punta soprattutto a rilanciare la propria offerta alimentare, considerata la sorella minore delle bevande vendute in tutti gli Starbucks del mondo. Analoga ma inversa la strategia di un altro gigante della ristorazione veloce: McDonald’s. Se infatti Starbucks sta spostando le proprie risorse sul bakery, la catena di fast food più famosa del mondo ha lanciato la propria linea di caffè espresso, decisone storica per la corporation dell’Illinois che così facendo allarga non poco il proprio raggio di azione e il numero di potenziali consumatori. Insomma, la partita fra i due colossi alimentari si gioca ora su più tavoli, speriamo che alla fine a vincere sia soprattutto la qualità.
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ANNO 4 • NUMERO 7-8 • LUGLIO/AGOSTO 2009 • € 3,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
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retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
In primo piano INVERSIONE DI ROTTA Nelle regioni del Sud èpossibile che societàper azioni controllate da Enti pubblici, realizzino infrastrutture utili, nei tempi stabiliti, senza massacrare i budget (e offrendo opportunità per retailer e ristoratori)? Sì, e lo dimostrano gli aeroporti. A pagina 42 il “dossier aeroporti” su Palermo, a pagina 54 un interessante resoconto della situazione.
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Dossier aeroporti • Palermo, il futuro
Star Trek retail+food Tod’s + Airest
• Osservatorio prezzi
Caselle e Peretola
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r&f News NUOVO CENTRO A FAENZA
È stato inaugurato giovedì 4 giugno a Faenza il nuovo centro commerciale di Coop Adriatica. Si chiama Le Maioliche ed è situato a poca distanza dallo svincolo cittadino dell’A14, l’autostrada che collega Bologna alla costa adriatica. All’interno del nuovo shopping center romagnolo trovano posto circa 50 punti vendita e, naturalmente, un ipermercato Coop da circa 6.000 mq di Gla. I 24.000 mq di superficie totale di vendita sono stati suddivisi in tre edifici, collegati tra loro da porticati. Per l’area food si contano un bar, una gelateriayogurteria e una mensa self service.
OTTIMO 2008 PER GARDALAND
Ottimi risultati per Gardaland, il primo parco divertimenti in Italia. Nonostante il 2008 abbia mietuto vittime ovunque, le giostre del parco in riva al Garda non hanno mai visto così tanti visitatori come nell’anno segnato dalla crisi. Gardaland ha infatti registrato nei 12 mesi scorsi oltre 3 milioni di accessi, i quali hanno portato il margine operativo lordo (Mol) del parco a quota 50,65 milioni di euro, con una crescita del 2,1% rispetto all’anno precedente.
FIERA MILANO OSPITA HOST
Si svolgerà dal 23 al 27 di ottobre nei padiglioni Fiera Milano di Rho la 36esima edizione di Host, la manifestazione dell’ospitalità professionale, punto di riferimento non solo dell’industria alberghiera ma anche del settore della ristorazione. All’interno dei padiglioni milanesi saranno infatti allestite tre grandi macroaree: ristorazione professionale e Mipp (salone pane, pizza e pasta); bar gelateria, pasticceria e Sic (salone internazionale del caffè); e infine per il comparto dell’industria alberghiera Hotel Emotion e Shop Project, dedicata alla progettazione e arredo dei punti vendita.
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Stefanel naviga a vista
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n’inversione di rotta difficile quella di
Stefanel. Dall’annuncio del riposizio-
namento del marchio, infatti, è passato solo un anno ma l’approdo al segmento del lusso accessibile sta costando non poco al Gruppo trevigiano. Negli obiettivi del piano triennale 2008-2010 rientrava in primis il rinnovamento del brand che avrebbe condotto l’azienda verso il rilancio economico e finanziario. A distanza di un anno, però, le cifre di Stefanel non sono confortanti: rispetto al 2008 le perdite nel primo trimestre di quest’anno sono aumentate di circa quattro milioni di euro, l’Ebitda è sceso di più di 2 milioni (attestato a -7,5 nel 2009) e il fatturato trimestrale è calato di circa 22 milioni. Una situazione rischiosa che la casa di Ponte di Piave ha voluto affrontare subito di petto “soffiando” a Geox, l’azienda dalle uova d’oro del made in Italy, il manger Luciano Santel. Il 52enne ex direttore corporate dell’azienda di Mario Moretti Polegato è stato nominato amministratore delegato e direttore generale di Stefanel e avrà l’onere di portare il gruppo fuori dalle torbide acque dell’indebitamento. Il piano triennale del 2010-2012 (che verrà presentato a settembre) si poggerà in prima battuta su un alcune operazioni straordinarie che dovranno portare nelle casse aziendali circa 40 milioni entro il 30 giugno 2010. Da qui a un
anno, infatti, sarà preoccupazione di Santel occuparsi di Hallhuber e Nuance, due tra le aziende più importanti controllate dall’impero di Giuseppe Stefanel. Per quanto riguarda la catena d’abbigliamento tedesca, già da tempo si vocifera di una sua cessione che permetterebbe di reperire parte dei fondi necessari a ripianare i debiti bancari. Per quanto riguarda il retailer aeroportuale (di cui Stefanel detiene il 50%) si attende invece una quotazione in borsa preceduta da un ridimensionamento dei costi operativi oltre a una revisione delle strategie. •
L’industria del retail ha ora il suo libro verde
Per il supporto allo shopping ci pensa Microsoft
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a sostenibilità ambientale e il risparmio energetico sono sempre più fattori determinanti nwl mondo del retail we dei centri commerciali. Se prima la corsa al “verde” e all’ecologia veniva sbandierata più per benefici di marketing che per esigenze reali, oggi invece (e soprattutto domani) il know how sulle migliori pratiche di sostenibilità è diventato prioritario non solo per fare le cose nella maniera migliore ma anche perché a conti fatti a ricavarne è proprio l’azienda, e non poco. Per queste ragioni Rudolph E. Milian, senior staff e vice presidente del dipartimento Education & Professional Recongnition di Icsc, ha ideato il volume “The RetailGreen Agenda: Sustainable Practices for Retailer and Shopping Centers”: una sorta di manuale su come realizzare shopping center a ridotto impatto ambientale. Tabelle, dati e grafici si alternano a descrizioni (con tanto di immagini e planimetrie) delle soluzioni realizzative più efficaci impiegate nei centri commerciali di nuova concezione. Imperdibile per gli addetti al settore. •
ome riuscire a seguire al meglio il cliente nel proprio punto vendita proponendogli i prodotti a lui più indicati? Semplice, ci ha pensato Microsoft che ha progettato il sistema Dynamics Crm, una piattaforma software in grado di riportare i dati relativi al cliente (dai precedenti acquisti effettuati fino alla sua data di nascita) direttamente su un’interfaccia in dotazione ad ogni venditore. Attraverso la condivisione dei dati sulla clientela a disposizione delle aziende del retail, è facile proporre al consumatore i marchi e le ultime proposte più adatte a lui. L’era del customer experience si fa sempre più personalizzata, anche se naturalmente tutto ha un costo, soprattutto per l’azienda: l’investimento, comunicano da Microsoft, dipenderà dai sistemi operativi già esistenti e dalla volontà o meno di interfacciarli con le nuove tecnologie.
r&f News SONAE SIERRA PREMIA MONDADORI
Il punto vendita Mondadori Multicenter presente al centro commerciale Freccia Rossa di Brescia ha ricevuto il riconoscimento Personae Award di Sonae Sierra per aver raggiunto un alto livello di eccellenza in ambito salute e sicurezza. Il progetto Personae è stato ideato dal developer portoghese per promuovere i migliori standard all’interno degli shopping center gestiti dal gruppo. Oltre allo store Mondadori, è stato premiato anche il negozio di ottica Progetto Vista situato nel centro Airone di Padova. Intanto Sonae Sierra ha annunciato l’inaugurazione del Loop5, il nuovo centro commerciale di 177 negozi che verrà aperto il 9 ottobre a Weiterstadt, in Germania.
Fidenza S.P. si prepara alla fase due
È
stato inaugurato nel novembre dello scorso anno, ma il Fidenza Shopping Park è già pronto per essere ampliato. Il parco commerciale promosso da Unieco e commercializzato da CBRE – Espansione Commerciale prevede infatti una seconda fase dei lavori che terminerà nell’ottobre del 2010 e vedrà l’arrivo di importanti retailer internazionali quali Decathlon. L’area del Fidenza Shopping Village, oltre a contare sul vicino Fidenza Outlet Village, sarà interessata anche da ulteriori step futuri quali la creazione di un polo direzionale, un hotel business da 100 camere, un villaggio del gusto e un designer center di 10.000 mq.•
Master in store management della ristorazione
O
rganizzato da Cofimprese e Università di Parma, la quarta edizione del Master in store
management della ristorazione si pone l’obiettivo di formare figure professionali di primo livello
MCDONALD’S METTE LA RETE
L’80 percento dei fast food McDonald’s italiani sarà dotato di una rete Wi-Fi per la navigazione su Internet. Dal giugno scorso infatti, ben 320 locali hanno aggiunto tra i propri servizi l’accesso gratuito alla rete senza fili che permetterà ai clienti di poter accedere al web mentre stanno gustando un panino comodamente seduti all’interno del ristorante. L’iniziativa, la prima apportata da una catena di ristorazione in Italia (mentre all’estero è ben conosciuta nei vari Starbucks), è indirizzata a
prolungare la permanenza nei punti vendita che a questo punto, come dichiarato dall’azienda stessa, diventano veri e propri casual restaurant.
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destinate ad occupare ruoli di responsabilità all’interno dei punti vendita della ristorazione commerciale e collettiva. Le società Autogrill, McDonald’s, Chef Express e Flunch sono partner fondatori e sponsor dell’iniziativa. Il corso durerà otto mesi (novembre 2009-giugno 2010): quattro dei quali dedicati alla formazione teorica e i restanti mesi destinati allo svolgimento di stage retribuiti. Le iscrizioni scadono il 15 settembre, per ulteriori informazioni consultare il sito www.masterinristorazione.com o contattare la segreteria del corso al num. 0521.902303. •
Stock option BUY
Roadhouse Grill Il format di ristorazione alla texana continua a mietere aperture e risultati ragguardevoli. A metà giugno ha aperto a Lissone (MB) il ristorante numero diciassette, l'ottavo in Lombardia. Il locale nuovo dispone di 640 mq e 150 posti a sedere, mentre il fatturato annuo è stimato attorno ai 2 milioni di euro.
NEUTRAL
Prada I debiti ci sono e non son bruscoli. Visti i tempi, impossibile pensare al sostegno della borsa. Ecco allora diffondersi un turbinio di voci sull'ingresso di fondi più o meno specializzati sul fashion. Seguono smentite. Ci penseranno le banche a rinegoziare?
Gruppo Argenta Il gruppo leader nel settore del vending si è aggiudicato la contestata gara per l'installazione di distributori di cibi e bevande tra calli e campielli veneziani. In primavera ci aveva provato Coca Cola HBC, con un'assegnazione diretta, fatto che destò numerose polemiche. La gara prevede un contratto quinquennale.
Sea Il momento è catartico, ripeteva un fortunato comico alcuni anni fa. E lo staff che guida gli aeroporti milanesi sembra rappresentare al meglio questa situazione: con calma orientale, passo dopo passo, si lavora per il futuro. Che a Malpensa passa per l'autorizzazione di realizzare la terza pista.
Pepsi Il colosso americano PepsiCo comincia la sua corsa lungo le autostrade italiane. La parnership con Airest (Gruppo Save) che controlla 28 aree di servizio Ristop, consente a Pepsi di fare, per la prima volta, il suo ingresso in uno dei canali più importanti per il settore dei soft drinks.
Viterbo Airport Dopo l'entusiasmo iniziale, ora si contano più no che sì. Il progetto per la realizzazione del aeroporto della Tuscia, che dovrebbe assorbire il traffico low cost di Ciampino, pare non godere di grandi (e forti) favori. Alternative? Nessuna. Incertezza? Assoluta.
SELL
Damiani, diamanti in rosso Il noto brand di gioielleria chiude il 2008 con una perdita secca di 4,7 milioni di euro mentre i ricavi calano calano del 9,5%. Di positivo i recenti accordi di licenza con Jil Sander e Gianfranco Ferré. Alghero in buca A inizio giugno i voli da e per l'aeroporto internazionale di Alghero sono stati improvvisamente sospesi. Una grossa buca, creatasi in mezzo alla pista ha impedito qualunque movimento. Robe di questo mondo. Serenissima chiude in Autobrennero Serenissima Ristorazione lo scorso 15 maggio ha riconsegnato le chiavi dei locali della AdS Sciliar Ovest, lungo la A22. La concessionaria autostradale accusa Serenissima di inadempienza contrattuale; Serenissima – secondo la stampa locale – ha ritenuto di non poter operare per l'assenza di presupposti minimi di sicurezza. Una brutta vicenda.
McArthur Glen, niente crisi in boutique
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atturati in crescita anche nel 2009 e tanti saluti alla crisi. McArthur Glen, in occasione della consueta presentazione semestrale del pro-
prio andamento e dei progetti futuri, ha confermato di fatto l’efficacia del formato ‘outlet’ anche in questo periodo caratterizzato dalla contrazione dei consumi. Nonostante la capacità di spesa e la propensione all’acquisto siano diminuite in tutto il Paese e che la presenza di turisti stranieri, in genere high-spender, sia anch’essa parzialmente calata, i complessi italiani della multinazionale specializzata nel retail di lusso fanno registrare insieme un +6% di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2008. Il giro d’affari relativo ai primi cinque mesi del 2009 comunicato dall’azienda ha raggiunto quota 225 milioni di euro, con un flusso di presenze pari a circa 4,6 milioni di unità. Forti di questi risultati, il portafoglio di McArthurGlen si arricchisce nel 2009 di tre nuovi asset: La Reggia Designer Outlet, vicino a Caserta, e i complessi di Salisburgo e Berlino. L’efficacia della formula con prezzo ridotto dal 30 al 70% per tutto l’anno si può riscontrare in tutti i complessi in gestione al Gruppo inglese di cui sia possibile fare un raffronto con l’anno precedente (il Veneto Designer Outlet è stato inaugurato nel settembre 2008 e ha raggiunto i 600 mila visitatori e un fatturato superiore ai 20 milioni di euro). Da gennaio a maggio 2009 Barberino Designer Outlet ha registrato un +5% di affluenza con oltre un milione di unità e un +8% di fatturato per circa 45 milioni di euro, la struttura di Castel Romano ha accolto il 9% in più di visitatori, per un totale di 1,2 milioni di presenze, e ha toccato quota 60 milioni di euro di fatturato (+10% rispetto al 2008). Infine il Serravalle Designer Outlet ha sfiorato lo soglia di 1,8 milioni di presenze e i 100 milioni di euro di giro d’affari. Proprio all’interno di quest’ultimo è stato inaugurato lo scorso giugno il Ferrari Factory Store, progettato dallo Studio Iosa Ghini in collaborazione con la società Advaced Retail Project, che contribuirà a innalzare lo stan-
dard dell’offerta e la relativa capacità di attrazione grazie ai suoi 370 mq di superficie allestiti riproducendo l’atmosfera dei box della Formula Uno. Sul fronte del prezzo pieno, invece, la divisione McArthurGlen Luxury Retail si appresta a estendere il progetto Collezioni, inaugurato nell’estate 2008 presso il Marco Polo di Venezia, negli aeroporti di Porto, Dublino e Glasgow. •
Il Whopper Bar di Burger King sbarca in Europa
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’offerta personalizzata di Burger King sbarca in Europa, carica di maggiore qualità non solo negli ingredienti ma anche nel packaging. Dopo aver inaugurato il primo punto vendita con questa caratterista nel marzo scorso a Orlando, la catena americana ha appena aperto il Whopper Bar a Monaco di Baviera. L’iniziativa si pone l’obiettivo di condurre la promessa del brand “Così come lo vuoi” a livelli più elevati, consentendo ai clienti di modificare il menù in base ai propri gusti. Gli amanti dell’hamburger possono scegliere tra un Whopper, un Double o Triple Whopper e tra una lista di oltre venti tipi di salse, nella quale sono incluse
quelle più conosciute con pepe e formaggio o con chili e carne, sino a quella con cipolla o guacamole. La varietà prosegue con le soluzioni speciali come gli hamburger California Whopper e il Cheddar Salsa Whopper. La qualità è garantita dalla preparazione del prodotto affidata a un esperto Whopper-ista e dalla scelta di un packaging totalmente riformulato, utile nel momento in cui il consumatore vuole provare le diverse salse. Importato nel vecchio continente, Burger King ha intenzione di diffondere il nuovo concept di ristorante su scala globale, da Los Angeles, a New York, Singapore, Venezuela e in altre località d’Europa. •
NELL’ANNUS HORRIBILIS, ANAS PER LA PRIMA VOLTA IN UTILE
Il 2008 non è stato nero per tutti, anzi, c’è chi per la prima volta nella sua storia registra il segno “più” in bilancio. È il caso di Anas spa, che ha approvato il dato del 2008 con un attivo di 3,5 milioni di euro, un risultato eccezionale se confrontato con la perdita subita nell’esercizio precedente di 128 milioni di euro e addirittura di 497 milioni di euro nel 2005. A portare i conti in attivo sono stati dei sostanziosi ricavi, dovuti soprattutto all’attività di gestione della rete, e il contenimento dei costi. Proprio quest’ultima voce ha subito una dastrica sforbiciata, per cui solo le spese di consulenza sono passate da 20 milioni di euro nel 2005 a un milione nell’anno scorso.
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r&f News WESTFIELD RIDUCE I COSTI SUI TENANTS
Sono stati ridotti del 7% gli oneri di servizio a carico dei retailer presenti all’interno del Westfield London, lo shopping center più grande d’Europa. Le problematiche finanziarie legate alla crisi internazionale hanno gravato pesantemente sui tenants del centro londinese, tanto da minacciare seriamente la presenza di molti retailer nel grande centro inaugurato lo scorso ottobre. La proprietà ha così deciso di alleggerire per il resto del 2009 le richieste sui propri inquilini con una manovra da 4,1 milioni di sterline (circa 4,5 milioni di euro) che comprende una riduzione dei costi di manutenzione e un aumento dell’efficienza dei servizi.
CALZEDONIA APRE A EST
Crescita a ritmo battente per il gruppo guidato da Sandro Veronesi che ha chiuso il 2008 con un fatturato in crescita del 15% e mira ad un rialzo del 10% per l’esercizio 2009. Il
MilanoVendeModa si trasferisce in città
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a storica MilanoVendeModa sembra indirizzata sulla strada già tracciata dal fortunato Salone del Mobile, manifestazione che per una settimana riempie e anima il capoluogo lombardo. Oltre a cam-
biare nome, si chiamerà infatti Mi Milano Prêt-à-porter, a partire dalla prossima edizione (25-28 settembre) la rassegna milanese si trasformerà in un evento aperto a tutta la città con eventi, spazi espositivi d’arte e
Bologna, atterra Ryanair e decolla il bilancio
C gruppo Calzedonia sta puntando tutto su cura dell’immagine dei punti vendita, qualità dei prodotti ed espansione della propria rete, soprattutto quella in franchising che comprendono il 75 % dei negozi recanti le insegne Calzedonia, Intimissimi e Tezenis. Ai 1.200 negozi già presenti all’estero, il gruppo veneto aggiungerà ben 44 nuove aperture in Russia e altre decine tra Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Oltre ai paesi dell’Europa dell’est le nuove inaugurazioni interesseranno anche la Francia (dove il retailer d’intimo e ancora assente), la Spagna e il sud d’Italia con il rafforzamento del marchio Tezenis.
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design e aree food. Infatti, oltre alla classica fiera che da 40 anni si svolge nel capoluogo lombardo, la rassegna disporrà anche di un percorso aperto al pubblico ideato come punto di incontro tra la manifestazione vera e propria e le attività collaterali. L’idea di Mi Milano Prêt-à-porter è appunto quella di avvicinare turisti e visitatori ad uno dei settore di vanto del Made in Italy e di Milano stessa, la moda appunto. L’area individuata è quella del Portello, il quartiere in prossimità di Fiera Milano City (dove si svolgerà la rassegna del prêtà-porter) che è già interessato da una profonda riqualificazione urbanistica. Il nuovo concept espositivo potrebbe così essere doppiamente utile. Infatti, oltre a ridare slancio alla centralità di Milano nel mondo della moda, potrebbe generare un indotto extra fieristico importante per tutta la città meneghina. •
on l’ingresso del vettore low cost, l’Aeroporto G. Marconi centra risultati di fatturato in controtendenza rispetto al trend del settore. Solo nel mese di aprile il traffico di viaggiatori è aumentato del 17,3% e la Sab, società di gestione dello scalo, ha approvato il bilancio 2008 con un utile di quasi 1,9 milioni di euro, quadruplicando il dato del 2007 che si era attestato su 499 mila euro, a fronte di 4,2 milioni di passeggeri. La strategia vincente del management emiliano è stata quella di inserire una base low cost e mantenere inalterata l’offerta di linea, che conta le principale compagnie a livello europeo. In neanche un anno Ryanair si è conquistata la leadership per quanto riguarda il numero di viaggiatori, con 162 mila unità solo nei primi quattro mesi del 2009, a cui segue Alitalia con 156 mila unità, Meridiana con 142 mila, Lufthansa con 128 mila e Air France con 100 mila.
Nel Bahrain l’alcol ha i giorni contati
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ischiano grosso le compagnie di bevande alcoliche in Bahrain, la famosa isola arabica sta introducendo una legge per ridurre drasticamente la vendita di alcol in molti luoghi pubblici, tra i quali quelli maggiormente battuti dai turisti. Se la legge passasse, negli alberghi, nei ristoranti ma anche negli spacci duty free e a bordo della compagnia di bandiera Gulf Air non si vedrebbe più nemmeno l’ombra di una bottiglia di whiskey o di vino, proprio come già accade nella vicina Arabia Saudita. Il perché di questo drastico cambiamento è da ricercarsi proprio nella costante invasione di turisti che dal vicino paese medio orientale raggiungono il Bahrain per abbandonarsi ai piaceri dell’alcol e del sesso nei locali. La minaccia del proibizionismo spaventa molti, anche perché il ricco arcipelago situato nel Golfo Persico rischierebbe di perdere gran parte dei flussi turistici che oggi alimenta un decimo dell’economia dell’intero Paese. •
r&f News ROSSOPOMODORO FA GLI AUGURI ALLA REGINA
I festeggiamenti per gli 83 anni della Regina d’Inghilterra Elisabetta II hanno visto Rossopomodoro protagonista di una singolare iniziativa. In occasione del Queen’s birthday party che si è tenuto l’11 giugno presso l’acquario civico di Milano, il brand del Gruppo Vesevo in qualità di sponsor dell’evento ha offerto ai presenti specialità della cucina napoletana. Oltre alle mozzarelle Dop e ai pomodorini campani, Franco Manna e soci hanno omaggiato i presenti del “kit di sopravvivenza del napoletano verace”: una confezione contenente pasta trafilata al bronzo di Gragnano, pomodori pelato e olio extravergine di oliva di Sorrento per sentirsi sempre a casa, anche in Inghilterra.
L’ENAC SCEGLIE QUARANTA COME DG
Paoluzzi nuovo ad di Kickoff
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ickoff, l’azienda che produce e distribuisce i prodotti firmati dalla statunitense Sundek (leader nell’abbigliamento da spiaggia), ha nominato il 45enne Andrea Paoluzzi nuovo amministratore delegato. La società toscana, che è licenziataria a livello mondiale del famoso marchio di costumi da bagno, ha scelto Paoluzzi per la sua profonda esperienza nel settore dell’abbigliamento dopo aver ricoperto il ruolo di direttore commerciale Armani Jeans per in Andrea Paoluzzi cinque anni. L’attuale ad di Kickoff ha lavorato anche in aziende come Benetton, Diadora, Calvin Klein e Diesel. •
Nuovo direttore marketing per Carrefour
È
Il nuovo direttore generale dell’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, è Alessio Quaranta, 44 anni, laureato in Giurisprudenza. Quaranta, dopo aver ricoperto diversi ruoli all’interno dell’Enac, è stato nominato direttore generale attraverso un Decreto legge emanato dal Presidente del Consiglio. R&F esprimere le più vive congratulazioni e augura buon lavoro al nuovo direttore generale.
Luca Catzola
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stato scelto Luca Catzola per ricoprire
il ruolo di Direttore Marketing del Gruppo Carrefour Italia, società di livello mondiale nel campo della gdo presente negli ipermercati e centri commerciali attraverso i marchi Carrefour, Gs e Diperdì. Dopo aver maturato esperienze in varie aziende operanti nel largo consumo tra cui Mattel, il 41 enne Catzola avrà il compito di focalizzare maggiormente la strategia del gruppo su brand e cliente finale. •
Trapani sceglie Linea Aeroportuale Sole
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opo Palermo, anche l'aeroporto di Trapani ha scelto Linea Aeroportuale Sole per la gestione delle attività retail (e food) interne all'aerostazione. Un successo per la società legata al gruppo veneziano Ligabue, la dimostrazione che il mercato sa aspettare il momento giusto per mostrare le proprie capacità. La gara per l'assegnazione infatti ha subito tre modifiche prima di attrarre player di rilievo: alle spalle di Linea Aerportuale Sole si sono piazzate nell'ordine MyChef e Autogrill. •
Fare business in Oman
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I Paesi arabi sono ancora oggi un baluardo del lusso lusso, ma non solo. Da qualche tempo in fatti sono divenuti anche fertile terreno di ricerca per franchisor interessati ad ampliare la propria rete in una realtà molto promettente. Per questo dal 4 al 6 agosto 2009, in Oman, si terrà FRE2009, Franchise & Retail Expo, il Salone Inter nazionale del Franchising. L'evento sarà disposto in due aree ben distinte: il Franchise Pavilion, e il Retail Pavilion. In pratica, un'ottima opportunità per farsi conoscere e per approcciare i mitici paesi del Golfo.
Eire fiera ok, non il convegno retail onostante la crisi, il 2009 per Eire non è stata una cattiva annata, anzi. La manifestazione leader per il Real Estate italiano, che si è svolta dal 9 al 12 giugno nei padiglioni di Fiera Milano ha chiuso in sostanziale allineamento con la precedente edizione 2008, dove erano stati registrati circa 20.000 visitatori e 350 espositori. Tanti sono stati anche i convegni e le tavole rotonde organizzate nei
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Su istituzioni e politica (vittime di rappresentanti assenti e di difficile coinvolgimento), ricadono spesso le uniche responsabilità di un settore che fa fatica comunque a chiarire i propri errori e ad attribuirne correttamente le responsabilità. La sterilità del momento sembra trasparire anche dallo spazio insufficiente dedicato – durante il convegno – a chi gli spazi commerciali li paga: solo due i tenant sui nove relatori invitati a parlare. Infatti, più
padiglioni milanesi, uno incentrato su tematiche a noi care, intitolato “Retail Real Estate e Riqualificazione urbana. Scenario attuale e prospettive di cambiamento del mercato”. Ebbene l'evento organizzato da Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) in collaborazione con Confimprese è stato decisamente deludente. Se davvero il mondo degli shopping center in Italia ha voglia di ritrovare le idee perdute è forse arrivato il momento di confrontarsi in maniera diversa. È ovvio che un incontro “sereno” è sempre meglio del silenzio, ma richiamare l’attenzione su temi spesso troppo simili (benché durante eventi diversi) e farlo attraverso una cerchia ristretta di aziende e relatori, rischia di focalizzare problematiche a senso unico.
di promotori e sviluppatori di centri commerciali, retailer e ristoratori hanno un contatto diretto con il pubblico, e se davvero dai clienti si vuole ripartire sarebbe utile dare voce a chi quotidianamente si confronta con loro. Di segno opposto – tutto positivo – l'intervento finale di Mario Resca, presidente di Confimprese: una visione allargata con interessanti scenari internazionali. Un'ultima nota di colore, anzi di odore: Illy – uno dei due tenant/relatori – ha dichiarato con strabiliante convinzione di non essere affatto interessato alle food court dei c.c. per questioni olfattive: gli odori dei cibi inficiano l'aroma del caffé. Peccato che il format Espressamente Illy preveda anche la piastra per panini. Chi di odore ferisce... • retail&food - luglio/agosto 2009 11
r&f News SOVER ACCORDO CON SALMOIRAGHI& VIGANÒ
Importante accordo nel campo dell’occhialeria tra Sover (produttrice delle montature e occhiali da sole griffate 1ª Classe Alviero Martini, Kiton, Baldinini e Mariella Burani) e il retailer Salmoiraghi&Viganò per distribuzione nazionale dei prodotti firmati 1ª Classe Alviero Martini. L’accordo ha lo scopo di commercializzare il marchio soprattutto nel centro e sud Italia e in Asia.
QUANDO IL CENTRO COMMERCIALE DIVENTA SET
Lo shopping center La Corte Lombarda è stato scelto come scenografia per la fiction Rti “Fratelli Benvenuti” che andrà in onda su Canale 5 da metà gennaio 2010. Ormai non più luoghi adibiti unicamente alle compere, i centri commerciali fanno parte della vita di tutti i giorni e al piccolo schermo non rimane altro che far di loro un set televisivo. La fiction racconta le vicissitudini di una famiglia che trasferisce il negozio di proprietà dal centro del paese all’interno del nuovo shopping center. Le riprese sono state effettuate tra marzo e maggio nel centro di Bellinzago Lombardo gestito da Cogest.
NUOVE APERTURE PER HENNES & MAURITZ
Il brand fast fashion più famoso al mondo, H&M, continua la propria espansione nella penisola e nel mese di maggio ha effettuato tre inaugurazioni portando a 53 gli store Hennes & Mauritz nel Bel Paese. Tutte le aperture sono avvenute all’interno di centri commerciali: si tratta degli shopping center Le Brentelle di Padova, Katanè di Catania e Cinecittà di Roma.
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Il mio hot drink? E’ take away La filosofia dei mille e un caffè DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE LONDRA - In questo momento mi trovo in uno dei tanti Starbucks che popolano Londra. Sto scrivendo questo articolo col laptop e quando sarà finito approfitterò della connessione wi-fi del caffé per inviarlo alla redazione di Milano. Lavorare così, senza un ufficio, è diventato la norma in molte città del mondo, Londra compresa. Poco tempo fa l’Economist dedicò un reportage a questo fenomeno. Definiti i tecno-nomadi, i liberi professionisti che utilizzano i caffé per lavorare stanno crescendo velocemente. Loro amano la libertà del movimento e le aziende la riduzione dei costi così ambita in questo periodo di recessione. Tutto ciò è possibile grazie anche, e soprattutto, a catene come Starbucks, Caffé Costa o Caffé Nero. Insieme questi tre colossi coprono ogni singola strada di Londra, aeroporti e stazioni comprese. Il loro successo sta nell’avere capito che i soldi non si fanno con i clienti che siedono ai tavoli, ma con i caffé “to go”, da portare via. Così come sembra impossibile immaginare di uscire senza il telefonino, oramai chiunque si aggiri per Londra “deve” farlo con un bicchierone in mano. Bollente in inverno, ghiacciato in estate. Chi invece vuole restare viene accolto con comodi divani ed è benvenuto a passare anche l’intera giornata. Oltre i tecno-nomadi ci vengono spesso le mamme, che si riuniscono coi pargoli a chiacchierare per ore. La sera invece i 3 grandi sono i luoghi preferiti per l’incontro di gruppi d’ogni tipo (club di lettura, ritrovo fra espatriati…). E chi se ne importa se i clienti stanno due ore davanti a un singolo caffé? L’importante e accontentare chi il caffé lo vuole portar via offrendogli migliaia di opzioni diverse. Sappiate infatti che ordinare un caffé a Londra richiede la conoscenza di un vocabolario che supera di gran lunga quello delle lingue indoeuropee. Il cliente chiede “un espresso” e il barista gli spara le settecentododici possibilità: single shot, double shot, fair trade, blend of the day, iced, mocha… siamo davvero davanti a un universo infinito. Prova anche che il caffé to go sia il futuro è il fatto che il colosso McDonald’s ha deciso di salire su questo treno aprendo ben 1.200 McCafè in Europa entro la
fine dell’anno. Jerome Tafani, Direttore Finanziario di McDonald’s Europa ha dichiarato le intenzioni del mostro della ristorazione di diventare “la catena di caffé più grande di Europa”. Il loro target saranno le persone che la mattina vanno di fretta al lavoro e vogliono portarsi con sé la colazione. Per battere la feroce concorrenza McDonald’s conterà su miscele di caffé di prima qualità fornite dalla Kraft, diverse a seconda del paese in modo da soddisfare i gusti locali. Possibile che l’Italia non abbia capito che questo è il trend da seguire? In città come Milano o Torino chi popola gli uffici amerebbe la possibilità di arrivare con un caffé diverso ogni mattina. E sono tante le mamme
che vorrebbero un posto dove passare in compagnia le lunghe giornate invernali. Vi servono altre prove? Sul social network Facebook ci sono più di 50 gruppi di gente che vorrebbe Starbucks in Italia, alcuni di loro con oltre 5.000 membri. Col nome “Vogliamo Starbucks in Italia” o “Apriteci subito Starbucks” queste persone, sono sicura, non vogliono il caffé di Starbucks di per sé (decisamente peggiore di qualsiasi cafè italiano). Quello che cercano è appunto una filosofia, un luogo che non ti sbatte fuori appena finisci il caffé e che interpreta la bevanda in mille modi diversi. Il primo che salirà su questo treno in Italia avrà il successo garantito. In quanto al resto, beh…poi non ditemi che non vi avevo avvertito. Nuria Perez Paredes
Il Fast fashion non smette di stupire
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econdo uno studio effettuato dall’Acimit, l’associazione di riferimento per i produttori di macchinari tessili, le aziende del fast fashion godono di ottima salute nonostante l’intero settore dell’abbigliamento cammini sul ciglio del baratro. Il fatturato aggregato delle 120 aziende presenti in Italia ammonta a circa 2,5 miliardi di euro, con ricavi complessivi in aumento del 7% nel 2008 e del 5% nel 2009. Numeri in controtendenza rispetto a quanto accade nelle griffe della tradizionale moda italiana, ma i risultati ottenuti da marchi come Ovs Industry, Motivi e Patrizia Pepe ricadono positivamente soprattutto sulle 2.500 aziende che riforniscono le maison del fast fashion. Che sia la moda “veloce” a raddrizzare le sorti dell’abbigliamento Made in Italy?
r&f News finanziarie dalle borse mondiali Autogrill studia le lingue per parlare con le banche
Bulgari: scongiurato l’aumento di capitale
Non c’è solo Fiat su Opel: l’Italia è all’attacco in terra germanica anche con Autogrill, che ha recentemente firmato un accordo con Tank&Rast per la gestione di 16 aree di ristoro autostradali. La mossa va ad aggiungersi ad un altro accordo internazionale, quello con McDonald’s che riguarda uno sviluppo sinergico in Francia. L’Azienda quindi è in movimento, e vuole arrivare all’appuntamento con i covenant, previsto per fine giugno, con un portafoglio ricco di novità tali da indurre le banche a considerare con ottimismo la sua posizione, Intanto, Unicredit ha alzato il target price a 7,8 euro, mentre il titolo segna oggi quota 6,55.
Il forte calo del fatturato riscontrato nel 2008 sarà dovuto “essenzialmente” al de-stocking del canale Wholesale, ma questa constatazione non diminuisce certo l’allarme derivante dal calo dei profitti (una perdita di 29 milioni nel primo trimestre 09) e dall’aumento dei debiti, triplicati rispetto all’anno scorso. E per fronteggiare questi fenomeni senza ricorrere all’aumento di capitale Bulgari ha ora lanciato un prestito obbligazionario per 130 milioni. Tuttavia gli analisti sono divisi: Citigroup raccomanda sell con target a 2,70 euro (oggi Bulgari quota 3,7), mentre Equita ribadisce il buy, sull’onda del buon andamento del comparto hard luxury.
Starbucks rimandato a settembre L’agenzia internazionale di rating Moody’s ha declassato il debito di Starbucks da Baa2 a Baa3. Questa valutazione viene fatta per un certo scetticismo degli analisti circa l’esito della sfida lanciata dal management: rifocalizzare il business senza grossi danni all’immagine del marchio. Hanno pesato, comunque, anche il persistere della crisi dei consumi e soprattutto l’aggressività delle azioni di McDonald’s e di Dunkin’Donuts, che stanno fortemente promuovendo proprio la formula della caffetteria.
Conte of Florence pensa alla borsa Il momento non è certo dei più propizi, ma la famiglia Boretti guarda lontano, e vorrebbe sbarcare in borsa, probabilmente nell’inglese AIM, nel giro di qualche anno. Il tempo di sviluppare il fatturato, oggi ancora troppo modesto per l’agone borsistico, sia in Italia che all’estero, dove si punta su Emirati, Cina, Brasile, Cile e Turchia. Per questi progetti Conte of Florence può contare sul partenariato di SICI, un fondo di investimento promosso da alcune banche toscane.
Stefanel spera... nei Santel Ottima performance questo mese del titolo Stefanel, che dall’inizio dell’anno guadagna oltre il 40% e conclude un accordo con El Corte Inglés per l’apertura di 14 corner in Spagna. Eppure la prima trimestrale del 2009 non è buona, con un calo del fatturato del 25% ed un Ebida negativo per 7,5 milioni. Il mercato però punta sull’efficacia dell’annunciata riorganizzazione, che sarà affidata, dal prossimo settembre, al nuovo amministratore delegato Luciano Santel, 52 anni, ex direttore corporate di Geox ed ex Luxottica. Il nuovo manager dovrà completare il riposizionamento di prodotto in atto e rafforzare la nuova strategia industriale imboccata dall’Azienda in seguito alla fine del rapporto con Marithè.
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Tempi duri per Mariella Burani Il 28 Maggio la società ha presentato alle banche creditrici una richiesta di standstill accompagnata dall’illustrazione di un piano di dismissioni per 60 milioni di euro, che dovrebbero garantire liquidità e plusvalenze tali da consentire la chiusura del bilancio in utile nonostante la previsione di ricavi in calo, da 700 a 670 milioni di euro. Sembra che il piano sia piaciuto ai banchieri, che risponderanno “in tempi brevi” anche perché la società ha dimostrato di avere abbandonato con molta prontezza di riflessi il piano di dar vita, con la gioielleria, al suo secondo fronte del lusso accessibile.
Del Vecchio sta imparando lo spagnolo Luxottica ha concluso, dopo lunghe trattative, l’acquisto del 40% di Mutioptica Internacional, un’impresa che controlla 390 negozi di ottica in Cile, Perù, Ecuador e Colombia. L’accordo prevede anche un’opzione call esercitabile nel biennio 2012/14 per il restante 60%. Anche questa notizia avrà contribuito al buon andamento di borsa del titolo, che ha guadagnato il 18% dall’inizio dell’anno.
Indice retail&food2009 Ottime le quotazioni di F&R, ma attenti alle brutte sorprese!
questo eccezionale successo. Nel comparto retail si distingue un terzetto di titoli. Il primi due sono gli italiani Damiani, in progresso di 18 punti a quota + 50% dal 31.12.2008, e Stefanel, che con il suo + 43% non le è poi molto lontana; il terzo titolo è Swatch Group, con una performance molto simile (+44%). Non mancano neppure le quotazioni deludenti. Segnaliamo nel comparto del food, anche questo mese, il peggioramento di Burger King, arrivato oramai al 65% del suo valore originario, mentre si è arrestata la caduta di Starbucks, che peraltro continua ad essere in territorio negativo. Nel retail dobbiamo purtroppo registrare il crollo di Mariella Burani, il cui titolo ha perso nel mese un altro 30% del suo valore, arrivando a quotare circa un terzo della quotazione di inizio anno. Male, ma non fino a questo punto, va anche l’azione di Bulgari, che ha perso il 14% nel mese e più del 16% da inizio anno.
C
ontinua il miglioramento delle quotazioni in entrambi i settori che ci interessano. L’indice retail compie addirittura un vero e proprio balzo, oltrepassando quota 122. L’indice globale quindi, dal + 13% del mese scorso, passa a + 19,10%: un guadagno decisamente superiore alla norma, e superiore anche agli indici di borsa, come constatiamo dal paragone sia con il FSTEMIB che con il Nasdaq. Passiamo all’esame delle star di questo mese, che sono numerose. Nel comparto food si segnala lo straordinario exploit di Dineequity, che non è lontana dal vedere triplicato il suo valore dall’inizio dell’anno. Se il trend verrà confermato dalla prossima rilevazione, cercheremo di analizzare le ragioni di
MERCATO HOLDING
PRINCIPALI SOCIETA'/ MARCHI POSSEDUTI
AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD'S PAPA JOHN'S STARBUCKS YUM BRANDS INDICE FOOD AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA LVHM
Hms Host, Aldeasa, Alpha Group, World Diuty Free Red Lobster, Olive Garden Applebee's, House of Pancakes Bistro romain, Hippopotamus, Maitre Kanter
KFC, Pizza Hut, Taco Bell Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Reebok United Colors, Sisley
Valentino, Permira Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain Antichi Pellettieri, Braccialini, Facco Gioielli
MARIELLA BURANI NIKE PPR RALPH LAUREN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD'S INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D SPMIB NASDAQ
Puma, Fnac, Gucci, Redcats,Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
Omega, Longines, Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay
QUOTAZ. DI BORSA 31-12-2008 10-06-2009
Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse Italia Xetra Italia Italia Italia Italia Xetra Xetra Italia Francia Italia Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia
5,37 18,18 20,96 9,00 2,77 46,26 13,71 14,47 23,43 100,00 0,67 27,09 6,10 4,42 0,83 4,36 14,40 31,33 12,67 44,77
6,55 11,95 24,55 23,24 3,37 41,94 18,9 10,79 25,28
10,16 39,47 46,60 33,78 13,45 0,60 0,30 86,00 17,58 30,09 100,00 100,00 100,00 100,00
3,61 41,64 63,15 40,2 15,7 0,46 0,43 124,68 21,03 40,4
INDICI 121,97 65,73 117,13 258,22 121,66 90,66 137,86 74,57 107,90 108,10 94,03 101,81 111,31 83,71 150,60 125,23 111,81 106,96 118,94 133,46
0,63 27,58 6,79 3,7 1,25 5,46 16,1 33,51 15,07 59,75
35,53 105,50 135,52 119,01 116,73 76,67 143,33 144,98 119,62 134,26 122,70 119,10 104,90 118,80
L'indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono in euro.I cambi utilizzati sono: al 31/12/2008: 1 Usd = 0,779 euro; al 10/06: 1 Usd = 0,71 euro.
nell’anno Indice food
Indice retail
Indice retail&food
0
0
0
+8,10%
-30%
+30%
-30%
+22,70%
+30%
-30%
+19,10%
+30%
nel mese
-30%
Indice food
Indice retail
Indice retail&food
0
0
0
+5,6%
+30%
-30%
+4,2%
+30%
-30%
+4,6%
+30%
retail&food - luglio/agosto 2009 15
r&f News L’ORIOCENTER A PASSO DI SOSTENIBILITÀ
Dallo scorso giugno il centro commerciale Oriocenter di Orio al Serio ha avviato una serie di iniziative indirizzate all’eco compatibilità e ai consumi sostenibili. Il programma, promosso dalla proprietà tedesca Commerz Real Ag, si chiama Ecocentro e si articola in vari percorsi tematici atti a sensibilizzare il pubblico sui temi più importanti e a dare informazioni concrete su abitudini, prodotti e scelte a tutela dell’ambiente e del risparmio energetico. La strada perseguita dall’Oriocenter è quella di trasformare alcuni spazi della galleria commerciale in infopoint e di allestire il centro (sia all’interno che all’esterno) con elementi naturali a basso impatto ambientale. Di notevole impatto visivo sarà soprattutto il rivestimento dell’intera facciata del mall con piante “evergreen”: un’ottima trovata per comunicare non solo un trend ecologico ma anche un vero e proprio bisogno di conversione alla sostenibilità.
D&G TROVA CASA A DUBAI
La primavera negli Emirati Arabi ha portato nuove aperture firmate D&G. Il famoso brand italiano ha infatti inaugurato un nuovo punto vendita nel Dubai Mall e un altro nel
BurJuman Center, sempre nell’emirato di Dubai. Quest’ultimo pdv era già presente all’interno dello shopping center ma è stato chiuso per rinnovamento degli interni. Entrambi gli store sono stati progettati dai due stilisti della casa milanese in collaborazione con lo Studio Dordoni Architetti.
16 retail&food - luglio/agosto 2009
cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
L’apertura domenicale degli esercizi commerciali
I
l tema delle aperture domenicali degli esercizi commerciali è molto attuale e sta creando non pochi problemi fra gli operatori commerciali. La normativa statale sul commercio (“Legge Bersani”) stabilisce, in linea generale, che gli esercizi commerciali osservano la chiusura domenicale e festiva e la mezza giornata di chiusura infrasettimanale, delegando poi ai Comuni il compito di individuare i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva. Il principio della chiusura domenicale e festiva può quindi essere derogato con disposizioni emanate dai singoli Comuni. La Legge Bersani ha altresì liberalizzato l’apertura (i) di tutti gli esercizi commerciali situati nei comuni ad economia prevalentemente turistica, nelle città d’arte o nelle zone cittadine dotate dei predetti requisiti nonché (ii) di talune tipologie di esercizi che commercializzano determinati beni (ad esempio: gli esercizi di vendita al dettaglio situati nelle aree di servizio lungo le autostrade, nelle stazioni ferroviarie, marittime ed aeroportuali, le rivendite di giornali, le gelaterie e gastronomie, le rosticcerie e le pasticcerie, gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi ecc..) a prescindere dalla localizzazione degli stessi. L’individuazione dei comuni ad economia prevalentemente turistica, delle città d’arte o delle zone cittadine dotate dei predetti requisiti è delegata dalla Legge Bersani alle Regioni. Le Regioni ed i Comuni, tuttavia, nell’attuare la Legge Bersani non sembrano essersi attenuti ai principi da questa enunciati, ma hanno al contrario emanato delle disposizioni che sono state definite dalla stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato “ingiustificatamente restrittive della concorrenza ed in contrasto con la disciplina nazionale”. In concreto, talune Regioni e Comuni (i) hanno introdotto obblighi generali di chiusura in determinate festività, (ii) hanno individuato in modo arbitrario le zone delle città che godono del regime liberalizzato o, addirittura, non hanno ancora legiferato al riguardo (iii) hanno interpretato restrittivamente la deroga della Legge Bersani a
favore di talune tipologie di esercizi. Per fare un esempio, in alcuni Comuni della Lombardia (ad es. Voghera, Curno, Assago) è interdetta l’apertura domenicale agli esercizi commerciali di medie dimensioni (da 250 mq. A 2.500 mq), mentre tale divieto non è previsto per i piccoli negozi (di dimensioni inferiori a 250 mq. i cd. esercizi di vicinato). L’operatore commerciale che non rispetti le disposizioni comunali in materia di chiusura degli esercizi nelle giornate domenicali e festive è passibile di una sanzione amministrativa pecuniaria che, solitamente, varia da un minimo di Euro 500,00 ad un massimo di Euro 30.000,00 a seconda dell’ampiezza della struttura di vendita e che, in caso di reiterazione della violazione, può portare anche alla sospensione dell’attività di vendita per alcuni giorni lavorativi. Le sanzioni sono previste a livello Regionale. Come rilevato dalla stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, attualmente ci troviamo di fronte ad una legislazione in tema di distribuzione al dettaglio, che varia da Regione a Regione e tale circostanza certamente non giova né agli operatori commerciali, nei confronti dei quali si assiste ad una vera e propria disparità di trattamento e violazione del principio di libera concorrenza, né ai consumatori che sono sempre più propensi a dedicarsi agli acquisti nelle giornate di domenica e nei festivi. E’ auspicabile pertanto un ripensamento della normativa che vada nella direzione di una piena ed effettiva liberalizzazione: questo infatti era lo spirito della Legge Bersani. Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Occhiobello guarda al 2010
S
arà pronto fra circa un anno il nuovo foc che nascerà in provincia di Rovigo e più precisamente a Occhiobello. L’outlet, promosso dalla bresciana DB Retail, sorgerà su un’area di 120.000 mq e, una volta completato, conterrà 74 negozi griffati per soddisfare le esigenze di un bacino di utenza stimato in circa tre milioni di persone. La società Costruzioni Generali Italia ha disposto i propri cantieri per la costruzione del progetto ad inizio giugno, anche se la fase di commercializzazione è stata avviata da diverso tempo tramite contatti con le aziende più importanti del mondo del fashion.
Osservatorio prezzi
Tra e è battaglia all’ultimo centesimo L’aeroporto di Firenze e quello di Torino vedono al proprio interno accendersi il duello tra Autogrill e My Chef per quanto riguarda gli spazi della ristorazione. L’interessante situazione di “bipolarismo” dell’offerta food presente negli scali di Peretola e Caselle propone non pochi punti di confronto tra le due aziende leader di mercato.
L
’arte contro l’industria, le Mole Antonelliana contro Palazzo Vecchio. Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma il raffronto offerto dall’Osservatorio prezzi di questo numero non vuole accendere uno scontro tra le due importanti città della Penisola, ma solo confrontare l’offerta retail e ristorativa degli scali di TorinoCaselle e Firenze-Peretola. Nei due
aeroporti di medie dimensioni, compagnie a presenziare con i loro bar e ristoranti nelle aree commerciali dei terminal visitati, dando così un valido esempio di proposta bipolare. Diversa la questione per quanto riguarda i negozi tradizionali: anche se Caselle, grazie all’ampliamento realizzato per le Olimpiadi invernali del 2006, è
CAFFETTERIA E RISTORAZIONE
TORINO-CASELLE ARTICOLO
AUTOGRILL / SPIZZICO
Caffè espresso Capuccino Caffè decaffeinato Croissant Spremuta Acqua (pet 50 cl) Birra spina piccola (20 cl) Coca Cola (pet 50 cl) Panino base Toast Base Pizza margherita trancio Primo piatto più economico Secondo piatto più economico Magnum Algida Red Bull (lattina)
dotato di diversi punti vendita (soprattutto in area land-side), la valutazione di entrambi gli aeroporti è stata effettuata soprattutto sugli oggetti acquistabili all’interno dei duty free.
Autogrill e MyChef sono le uniche
MY CHEF
0,95 1,40 1,10 1,00 2,50 1,60 2,90 2,70 3,30 3,10 n.d. n.d. n.d. 2,10 2,90
Prezzo più alto Prezzo più basso * = spaghetti al pomodoro
0,90 1,60 1,00 n.d. 3,00 1,40 2,20 2,90 3,50 3,80 3,50 5,00 5,10 2,10 2,90
La ristorazione tra alti e bassi
Per le ragioni sopra menzionate, la valutazione dei prezzi nel food & beverage induce per forza a un confronto diretto tra le due insegne ristorative che occupano le prime posizioni nel mercato travel retail italiano, e non FIRENZE-PERETOLA solo. Il nostro tradizionale paniere rileva i prezzi più MY CHEF AUTOGRILL bassi assegnati agli articoli dei comparti bar/caffette1,00 1,00 ria, bevande, snack e 1,50 1,50 pasto. Proprio tra gli item 1,00 1,00 n.d. 2,50 1,50 n.d. 2,70 4,30 n.d. 3,50 6,50* n.d. 2,10 2,80
1,00 2,80 1,40 n.d. 2,90 4,10 n.d. 2,80 5,00 n.d. n.d. 3,00
n.d. = non disponibile
Questa rilevazione è stata compita da Bds Consulting ed è stata effettuata prendendo in esame un campione di sei outlet sparsi nel nord-centro Italia: il Vicolungo Outlets di proprietà della spagnola Neinver, il Serravalle Designer Outlet firmato McArthur Glen, il Mondovicino Outlet Village promosso dal Gruppo Filea, il Franciacorta Outlet Village del fondo immobiliare tedesco Degi, il Fidenza Village sviluppato da Value Retail e il Fashion District di Valmontone.
RETAIL
TORINO-CASELLE
FIRENZE-PERETOLA
ARTICOLO Vodka Absolut Whiskey Ballantines Trolley (bagaglio a mano) Dior J'adore Eau de Parfum Swatch orologio più economico Occhiali da sole Prada (più economici) Cravatta seta Zegna (o similare) Lettore mp3
18 retail&food - luglio/agosto 2009
Prezzo
Brand Negozio
Prezzo
Brand Negozio
13,00 16,00 n.d. 79,80 n.d. 170,00
Duty Free Food and Wine Duty Free Food and Wine
12,10 16,70 35,00 75,50 38,00 n.d
Wine & Food Wine & Food Carpisa Beauty & Fashion Watch Studio
102,00 n.d.
Fashion Corner
n.d. n.d.
Duty Free Beauty In Vista
che compongono queste ultime due categorie si sono registrate le differenze più significative sia a livello di brand, sia a livello aeroportuale: l’articolo “pizza margherita”, per esempio, mette d’accordo il MyChef di Torino-Caselle e l’Autogrill di Firenze-Peretola (entrambi vendono il trancio a 3,50 euro), mentre il MyChef fiorentino si discosta da questa uniformità, abbassando il costo addirittura a 2,80 euro. I due ristoranti dell’azienda partecipata dal Gruppo Elior applicano invece lo stesso prezzo per l’item “primo piatto economico”: sia il punto vendita fiorentino che quello torinese si attestano sui 5 euro, ovvero un euro e mezzo in meno rispetto a quanto proposto dal pdv toscano gestito da Autogrill. Sfida tutta piemontese, invece, per quanto riguarda il prodotto toast base: qui Mychef risulta leggermente più cara di 70 centesimi rispetto a Spizzico. Uno dei pochi prodotti presenti nel paniere che mostra un’alta varietà di prezzi è invece l’articolo “panino più economico”. In questo caso è Autogrill a sorprendere con una variazione di 1
euro a seconda del luogo di vendita: 4,30 euro a Peretola e 3,30 a Caselle. Passando da una situazione di varietà ad una di allineamento di prezzo, per il gelato confezionato Magnum Algida si assiste ad un’uniformità di listino: l’unico snack dolce presente nel nostro paniere viene infatti venduto a 2,10 euro in tre punti vendita sui quattro monitorati (il MyChef dell’aeroporto toscano ne era sprovvisto). Oltre al gelato, un altro item che mette d’accordo i due operatori è il croissant: il classico cornetto da bar non sale al di sopra di 1 euro. Come sempre, gli articoli più interessanti e combattuti sono quelli serviti in tazzina. In questo particolare caso, però, la bagarre dei costi su caffè espresso, cappuccino e caffè decaffeinato si verifica solamente sul versante torinese, mentre su quello toscano sia Autogrill che MyChef rimangono uniti nel prezzo. Se infatti, nello scalo gestito da ADF, i tre item vengono venduti rispettivamente a 1 euro (prezzo più alto per la tazzina di caffè), 1,50 per il cappuccino e ancora 1 euro per il decaffeinato (prezzo
inferiore rispetto a Caselle), nell’aeroporto della Sagat la concorrenza sui prezzi è ben visibile: sulla tazzina di espresso Mychef risulta essere il più economico (0,90), ma sul cappuccino ad avere la meglio è Autogrill (1,40 euro). Sul decaffeinato, invece, 10 centesimi separano le due offerte (anche qui la proposta di Autogrill rimane più vantaggiosa). I bar di Autogrill presentano nei due aeroporti confrontati cifre uguali (e più economiche) anche in merito alla spremuta (2,50 euro) e bottiglia da mezzo litro di Coca Cola (2,70 euro), mentre MyChef arriva ad aumentare il primo prodotto di 50 centesimi e la bottiglia della famosa bevanda statunitense di 20 centesimi. Le parti si invertono per la classica pet d’acqua e la birra piccola alla spina: dalla nostra indagine MyChef risulta nettamente più conveniente in entrambi casi. L’ultimo prodotto food, ma non per questo il meno “combattuto” nei prezzi, è la lattina di Red Bull: all’aeroporto di Firenze si evidenziano 20 centesimi di differenza tra la proposta di Autogrill (3,00 euro) e quella di MyChef (2,80).
Retail senza troppe pretese Se la parte food&beverage risulta essere corposa e variegata negli importi richiesti ai viaggiatori, la parte dedicata al retail appare sicuramente meno consistente, ma non priva di indicazioni interessanti. Nei dati rilevati dall’Osservatorio prezzi, solo tre articoli su otto possono essere confrontati nei due aeroporti e, i prezzi proposti dai duty free, si discostano molto poco tra loro. Come si può vedere dalla tabella, gli articoli Vodka Absolut e Whiskey Ballantines hanno praticamente lo stesso costo sia nel Duty Free Food & Wine di Torino, sia nel Wine & Food di Firenze: 12,10 euro del negozio fiorentino contro i 13 euro di quello torinese per la bottiglia di vodka, e un divario di soli 70 centesimi per la bottiglia di whiskey (a Caselle la tariffa più bassa con 16 euro). Un po’ più elevata la differenza per il profumo J’adore di Dior: il Duty Free Beauty di Torino “prezza” il classico articolo dello shopping aeroportuale a 79,80 euro, quasi 4,50 euro in più di quanto
richiesto da fiorentino Beauty & Fashion.
Per dovere di cronaca bisogna evidenziare che tra i due aeroporti, sia strutturalmente che per movimento passeggeri (per Caselle transitano quasi il doppio dei pax di Peretola) intercorre una certa differenza. Il Torino-Caselle, infatti, grazie all’ampliamento avvenuto nel 2006 ha aumentato i propri spazi commerciali, soprattutto in ambito land-side. La nuova area food costituita al secondo livello, inoltre, è stata recentemente acquisita da MyChef che ora all’interno del terminal gestisce varie tipologie ristorative (dal self service al wine bar). Le differenze tra i due scali, però, non traspaiono nella nostra rilevazione dove Autogrill e MyChef si alternano tra prezzi più o meno economici a seconda dell’articolo trattato. Nell’aeroporto piemontese, però, la concorrenza nei prodotti food & beverage è ovviamente più agguerrita e solo in un caso (lattina Red Bull) si trova lo stesso prezzo per entrambi gli operatori. Massimo Colzani
retail&food - luglio/agosto 2009 19
Star Trek food
Destinazione Una brillante Società che, partita da zero qualche anno fa, ha saputo espandersi in tutta Italia, portando anche all’estero l’immagine ed i sapori italiani.
E
ra l’ormai lontanissimo 2001: la Save, gestore dell’aeroporto di Venezia, mette in crisi la sua pluridecennale collaborazione con il “doge di Venezia” Giancarlo Ligabue, e toglie al suo gruppo una buona fetta di attività di ristoro e retail sull’aeroporto di Venezia; si mette a gestirle in proprio, e per farlo
20 retail&food - luglio/agosto 2009
fonda una apposita Società, che si chiamerà Airport Elite. La neonata compagnia si dà da fare e comincia ad espandersi nell’ambito che le è più congeniale, quello degli aeroporti: prima a Catania e Treviso, e poi ad Olbia, dove vince una gara d’appalto per l’epoca del tutto innovativa, in quanto riguardava per la prima
volta congiuntamente sia il food che il retail.
Uno sviluppo davvero aggressivo Negli anni seguenti alza il tiro, entrando con forza nell’universo del mercato delle concessioni tout court, e lo fa utilizzando la forza finanziaria della capogruppo, la
quale infatti acquisisce la maggioranza e la gestione di Centostazioni spa (si rivelerà un vero e proprio “giacimento” di futuri esercizi commerciali di ristorazione e di retail) e consente ad Airport Elite di acquisire Ristop, la seconda Società di gestione dei servizi nelle aree autostradali. Quest’ultima operazione è favorita
I BILANCI DI AIRPORT ELITE-AIREST
Ricavi utile netto costo personale % costo pers
tab. 1
2005
2006
2007
38.194 1.115 8.104 21,2%
44.971 1.225 9.871 21,9%
78.866 7.140 18.509 23,5%
I BILANCI DELLA BUSINESS UNITY R&F AIREST (in migliaia di euro) 2006 Cifra d'affari ebit ebitda
102.514 4.386 8.408
2007
2008
182.539 5.348 11.704
195.940 -991 7.036
tab. 2
1° trim ‘08
1° trim ‘09
40.800
42.000
500,0
-700,0
A questo punto Aiport Elite è presente in tutta Italia ed in tutti i segmenti del mercato in concessione ed in entrambi e settori del food e del retail: la sovrapposizione con Autogrill non poteva essere più speculare, seppur con dimensioni diverse. Ciò ha dato origine a non pochi attriti: le avvisaglie si erano viste già nel corso delle gare per l’aggiudicazione dei servizi in autostrada, con una serie di picche e ripicche tra i due gruppi, ma solo ora, in occasione della gara per la gestione degli esercizi di ristorazione all’aeroporto di Palermo, la querelle è arrivata anche al grande pubblico, con quelle che sono state definite “le baruffe chioggiotte” dato l’identico radicamento territoriale dei due contendenti.
Le baruffe chiozzotte La vittoria di Airport Elite viene infatti contestata da Autogrill con un ricorso all’ Autorità dei Lavori Pubblici, ed il ricorso è basato su una motivazione dirompente: Airport Elite, in quanto partecipata da Enti pubblici, non potrebbe par-
dall’ambiente politico nel quale si sviluppa in quanto è forte la motivazione a mantenere la “venezianità” delle due imprese interessate, tanto più che Ristop, dopo una confusa vicenda che la vide contesa da Compass Group ed Autogrill, era stata acquisita dalla Serenissima, gestore della tratta autostradale Padova Brescia. retail&food - luglio/agosto 2009 21
Star Trek food tecipare a nessuna gara al di fuori dell’area d’azione originaria. Il ricorso viene accolto, ma è contestato a sua volta da Save, che proprio non ci sta a vedersi tagliata fuori per l’eternità dal “suo” proprio mercato. La disputa è in corso, e ne seguiremo gli sviluppi, che comunque denunciano una lotta all’ultimo colpo tra Enrico Marchi, presidente di Save, ed i Benetton, proprietari di Autogrill tramite Edizioni Holding. Ma per la specularità delle strategie, ad Airport Elite mancava la presenza all’estero, carenza colmata con l’acquisto di Airest, una società austriaca che gestiva attività di retail e food in Austria ed in Slovacchia. E’ una porta sull’Europa orientale e sull’oriente in generale: infatti è di questi giorni l’acquisizione di quasi tutte le attività sull’aeroporto di Praga, mentre decollano anche le attività in Cina, in Russia e ad Abu Dhabi.
La storia di Airest Ma le ambizioni di Airport Elite, che oggi ha assunto il più internazionale marchio Airest, non si fermano qui: i prossimi obiettivi si chiamano Francia e, c’è da scommettere, Belgio, dove la Save è entrata nella società che gestisce l’aeroporto di Charleroi. E questa è la storia di Airest, una società che gestisce ad oggi 157 punti di vendita, di cui 103 in Italia e 54 nel resto del mondo, forte di circa 2000 collaboratori e di quasi 200 milioni di ricavi , otte-
22 retail&food - luglio/agosto 2009
LA SERENISSIMA INVESTIMENTI
SAVE spa
86,50 %
13,50 % Airest Far East Holding International
R&M Airport
80 %
Very Italian Food
50 % Elite Tre
100 %
AIREST
89 %
100 %
100 % Airline Terminal & Business Catering
Austria e Slovacchia
Shanghai Saifu Catering Management
100 % Fast Food Servis
100 %
100 % 100 %
Italia
Shanghai Airest Catering Company
100 %
100 %
Airest Gastronomy & Retail
ITP Services
Airest Catering
Rep. Ceca
Airest Slovakia Gastronomy & Retail
Cina
nuti per il 48% in aeroporti e per il 38% sulle autostrade. Ovviamente però l’aspetto che ci interessa più da vicino è quello riguardante le attività in Italia, dove la società gestisce 103 punti di vendita, tra ristoro e retail, di cui 48 negli aeroporti, 13 nelle stazioni, 28 in autostrada e 14 in altri siti. Lo sviluppo “italiano” di Airest è stato impetuoso: come vediamo
dalla tabella le acquisizioni hanno portato il raddoppio del fatturato in soli tre anni, con un utile netto, almeno fino al 2007, di tutta soddisfazione. Ma già il costo del personale segnala un andamento critico, in quanto la sua incidenza sui ricavi, anziché diminuire per l’effetto volume, sale di oltre due punti percentuali.
I marchi Parallelamente ai ricavi, Airest ha impiegato notevoli risorse anche nello sviluppo dei marchi, arrivando a mettere assieme un portafoglio veramente notevole per ampiezza ed anche originalità dei
della business unity “Food & Beverage and Retail “ il trend della redditività non è favorevole. Negli ultimi tre anni l’Ebitda è vistosamente disceso, dall’8,2% al 3,6%, mentre l’ utile operativo è passato addirittura in territorio negativo per quasi 1 milione. Date queste premesse, e vista la crisi generale che investe ed ha investito sia il settore del trasporto aereo sia quello del traffico autostradale, è comprensibile che il primo trimestre del 2009 sia andato ancora peggio: l’Ebitda era positivo l’anno scorso ed è negativo quest’anno, risultato che sconta anche la stagionalità delle attività e, a detta del management di Airest, anche alcuni ritardi nell’integrazione dell’ex Ristop nonché il maggior peso degli investimenti effettuati per sostenere lo sviluppo. Premesse e concause assolutamente veritiere e rilevanti, e tuttavia gli effetti di questi fenomeni devono essere con rapidità arginati e corretti.
concept; oltre al tradizionale e generico marchio Ristop, che è stato mantenuto, abbiamo: • L’orto, basato sulle ricette della tradizionale cucina mediterranea • Culto: un concept fondato su caffetteria e cioccolato • de Canto: una originale formula di Wine Bar • Briccocafé, che offre i prodotti italiani per eccellenza, pizza e pasta • Bottega dei sapori, per gestire i market autostradali • Elite Travel ed Elite Duty Free: per il settore fashion, accessori, cosmesi • Hub, per gestire tabaccherie, edicole,rivendite di souvenir A questi marchi se ne aggiungono proprio quest’annoo due nuovissimi: Very Italian Food, una joint venture che dovrà sviluppare nuovi food concept; ed il marchio Rustichelli & Mangione, una “panetteria” che vuol sfornare prodotti da forno e dolci in “versione lusso” per catturare una esigente fascia di clientela. Ai marchi italiani occorre poi
aggiungere i marchi ereditati, per così dire, dalle acquisizioni estere, particolarmente adatti per il mercato mitteleuropeo: ricordiamo, a titolo di esempio, Globetrotter Café, Beer Bar, Air Quick, Johann Strauss Bistrò, Souper Panini Salad ecc.
Il futuro: luci ed ombre Se guardiamo ora il futuro, esso si presenta, come è normale, con una serie di luci ed ombre. Lo sviluppo continua a promettere molto bene, in Italia ed all’estero. Fuori dai nostri confini sono infatti previste aperture all’aeroporto moscovita di Sheremetyevo, ad Abu Dhabi, in Cina a Suzou, in Francia e, come abbiamo già accennato, probabilmente in Belgio, mentre si ripongono grandi speranze anche nell’Expo di Shanghai. Ma anche in Italia la società è in movimento: oltre alla contestata aggiudicazione di Palermo sono stati aperti nuovi esercizi nell’aeroporto di Treviso, e sono stati acquisiti numerosi punti di ristoro a Roma Fiumicino ed in varie Aree autostradali sulla rete Aspi. Nel settore retail è da segna-
lare poi la conclusione di un importante accordo di partnership con Mc Arthur Glen, e la conseguente creazione di un innovativa area di retail all’aeroporto di Venezia. Ma è proprio lo sviluppo, o per meglio dire la sua velocità, che può presentare alcuni punti critici. Esso infatti, se da un lato porta ricavi ed immagine, dall’altro evidenzia qualche difficoltà nella matrice economica. Come constatiamo infatti dalla tabella relativa all’andamento
E’ vero che il management ha individuato delle linee d’azione che sembrano adatte alla bisogna: riduzione dei costi, riorganizzazione delle risorse umane, ristrutturazione della direzione, outsourcing dei processi non core. Ma è altresì vero che occorrerà vedere se bastano, mentre a nostro avviso si dovrebbe aggiungere anche una maggiore selezione, anche sul piano geografico, dei business e dello sviluppo. retail&food - luglio/agosto 2009 23
Star Trek retail
Destinazione Star Trek retail Da Sant'Elpidio a Mumbai
I
l primo resoconto intermedio l’intenzione di arrivare al 10%), trimestrale del 2009 sulla diventando di fatto il secondo gestione del Gruppo Tod’s presocio dopo il primo azionista sentato ad aprile di quest’anno Carlos Slim (17,7%). Realizzata parla chiaro: buoni risultati di fatattraverso la Della Valle & C. spa, turato e di margini operativi con, la cassaforte che fa capo ai due però, una nota negativa che salta fratelli Diego e Andrea (che contiesubito all’occhio: rispetto allo stesne una quota di Tod’s, il pacchetto so periodo dell'anno scorso un azionario della Fiorentina, il 5% secco -21,6% di giro d’affari nel della Piaggio e 10% della Nord America (mercato che rapBialetti), l’operazione viene consipresenta il 5,5% del giro d’affari derata dai dirigenti del Gruppo del Gruppo con 11 milioni di ricamarchigiano “sinergica” al busivi). La perdurante difficile situazioness di casa. E, nonostante Saks ne economica e finanziaria negli abbia sofferto pesantemente della USA si fa sentire anche nel settore crisi dei consumi che ha messo in del lusso, dove il marchio marchiginocchio gli States, per il patron giano è uno dei leader mondiali. Se della Tod’s sisettore tratta di un investil primo resoconto intermedio l’intenzione di arrivare al 10%), acquistando più peso in uno dei del lusso moderno, puntrimestrale nella del 2009maggior sulla top retailer delmento lusso. diventando di fatto il secondo tando tutto sullaperché alta qualità e sulla parte dei casi alla “strategico” scomgestione del Gruppo Tod’s presocio dopo il primo azionista utilizzabilità nella vita quotidiana. vo’ fa’ l’americano Carlos Slim (17,7%). Realizzata Tu sentato ad aprile di quest’anno Infatti la confezione del mocassino crisi le aziende rispondono taglianmette sulla ripresa. Ma non solo. attraverso la Della Valle & C. spa, L’America non è solo business per è eseguito a mano, come ogni proparla chiaro: buoni risultati di fatla cassaforte Diego della Valle, che fa capo ai due ma da sempre un Avenue turato e di margini dotto di pelletteria del catena marchio, operativi con, do, di tutt'altro avviso il manageSaks Fifth è una di fratelli Diego e Andrea (che contiepunto di riferimento: dalla sua però, una nota negativa che salta con tecniche di alto artigianato, ne una quotaitaliana di Tod’s, il pacchetto John F. Kennedy , ammirazione per subito all’occhio: rispetto allo stes- società per diventare,statunitense dopo numerosi pasment della che stugrandi magazzini di azionario della Fiorentina, il 5% recente scelta di Gwyneth Palso periodo dell'anno scorso un saggi e controlli, “la cosa più simitrow, star di“fascia della una Piaggio e 10% della Hollywood come secco -21,6% pisce di giro d’affari nel con guanti per i piedi che tutti inattesa mossa alta” leimmaginare”, ea con i come suoi 54si possa store e Bialetti), l’operazione viene consitestimonial del Gruppo. E proprio Nord America (mercato che rapama ricordare derata dai dirigenti del Gruppo da un fortunato mix di tradizione e presenta il 5,5% del giro d’affari Mr Tod’s. del cavallo: appena un mese dopo, i 48 outlet nelle principali città a marchigiano “sinergica” al busiqualità del Made in Italy e lifestyle del Gruppo con 11 milioni di ricaGià, perché se un’intuizione ness di casa. E, nonostante Saksdella a stelle strisce stelle è nato 30 anni fa il vi). La perdurante puòè aiutare, difficile situaziole punto radici di uno dei casi ecco la notizia che Diego e strisce un di riferiabbia sofferto pesantemente della mocassino con i pallini, vera e prodi maggiore successo industriale ne economica e finanziaria negli crisi dei consumi che ha messo in prio simbolo del marchio marchiche l’Italia abbia generato negli USA si fa sentire anche nel settore Valle , presidente e amministratore mento fondamentale per chi voglia ginocchio gli States, per il patron giano: il celeberrimo “Gommino”, ultimi decenni (tanto da essere del lusso, dove il marchio marchidella Tod’sha che divenne ben presto lacommercio si tratta di un investipassione analizzatonegli nelle business school) giano è uno deidelegato leader mondiali. Se di Tod’s, portato la sua fare USA. Per il di Gianni Agnelli, icona dell’elemento “strategico” perché scomhanno le sue radici nella tradizione nella maggior parte dei casi alla ganza di quegli anni. Insomma, un mettenei sulla ripresa. Ma non solo. imprenditoriale della famiglia Della crisi le aziende partecipazione rispondono tagliangrandi magazzimarchio italiano, da sempre attenSaks Fifth Avenue è una catena di riferimento allo stile contemporaValle: nonno Filippo di professione do, di tutt'altro avviso il managegrandi magazzini statunitense neo nato alla to fine degli 70 era ciabattino e papà Dorino proment della società che stuni italiana americani Saks al 6% (undiinveal anni mercato americano è una “fascia alta” e con i suoi 54 store e prietario di una delle tante “fabbrioltreoceano di chi, lasciati la pisce tutti con una inattesa mossa i 48 outlet nelle principali città a chette” di calzature domenica nell’armadio cheal proliferagiacca e del cavallo: appena un mese dopo, stimento di 30 milioni di dollari con bella sfida che guarda futuro, stelle e strisce è un punto di rifericravatta, affronta il week end no lungo la costa adriatica. Poi ecco la notizia che Diego della
Destinazione I
Valle, presidente e amministratore
delegato di Tod’s, ha portato la sua partecipazione nei grandi magazzini americani Saks al 6% (un investimento di 30 milioni di dollari con
mento fondamentale per chi voglia fare commercio negli USA. Per il marchio italiano, da sempre attento al mercato americano è una bella sfida che guarda al futuro,
casual e in libertà, senza però voler rinunciare al suo stile e alla qualità. Il tutto interpretato con la tradizione artigianale del Made in Italy, che ha reso il marchio leader nel
24 retail&food - luglio/agosto 2009
24 retail&food - luglio/agosto 2009
entra in scena Diego. Dopo due anni trascorsi a studiare legge a Bologna, il ragazzo impara il lavoro sul campo nella fabbrica paterna e nei department store americani, e
acquistando più peso in uno dei top retailer del lusso.
La sua rete distributiva (che raccoglie i quattro marchi, seppur con insegne distinte) a oggi conta 80 negozi in Europa (Italia e Francia in testa), 108 in Asia (con una predilezione per Giappone e Cina), 10 in Medio Oriente e 14 negli USA: in tutto 150 negozi di proprietà (che rendono poco meno della metà dei ricavi complessivi del
Tu vo’ fa’ l’americano
L’America non è solo business per Diego della Valle, ma da sempre un punto di riferimento: dalla sua ammirazione per John F. Kennedy, recente scelta di Gwyneth Paltrow, star di Hollywood come testimonial del Gruppo. E proprio da un fortunato mix di tradizione e qualità del Made in Italy e lifestyle a stelle strisce è nato 30 anni fa il mocassino con i pallini, vera e proprio simbolo del marchio marchigiano: il celeberrimo “Gommino”, che divenne ben presto la passione di Gianni Agnelli, icona dell’eleganza di quegli anni. Insomma, un riferimento allo stile contemporaneo nato alla fine degli anni 70 oltreoceano di chi, lasciati la domenica nell’armadio giacca e Gruppo) e 72 in franchising. proprio al ritorno da un soggiorno Nell'ultimo anno ci sono state circa negli States ecco affronta l’intuizione: cravatta, il week end 30 aperture con uno sviluppo parsmettere di produrre per conto ticolare nell’ex Celeste Impero terzi, ma creare qualcosa di proprio casual e in libertà, senza però voler (in tutto 17 negozi di proprietà) e in che unisca ottime materie prime, India, dove Tod’s è tra i primi alto artigianato e estrema comodirinunciare al suo stilebrands e alla qualità. del lusso ad operare in quel tà, pezzi forte del Made in Italy nel mercato (vedi tab. 1). Il 2008, settore calzaturificio, all’immagine Il tutto interpretato infatti, con halavisto tradiziol’apertura di 3 e al brand, importati direttamente nuove boutique a gestione dagli States. Conclusione: il ne artigianale del rispettivamente Made ina Bangalore Italy,,diretta Delhi Gruppo Tod’s (quasi 40 controllate e Mumbai , all’interno nuovissimi nel mondo) con marchi di proprieche ha reso il marchio leader dinel Malls, dedicati esclusivamente a tà (Tod’s, Hogan, scarpe casual, e Fay, abbigliamento) e in licenza (Roger Vivier) oggi è quotato in borsa e ha chiuso il 2008 con un fatturato di più di 700 milioni di euro (+ 9% sul 2007).
luxury brands: un mercato in espansione nel lusso anche grazie al gusto raffinato della clientela indiana, e la crescente capacità di spesa pro capite. Senza contare
poi, nello stesso anno l’inaugurazione della “maison” Roger Vivier a Milano che porta a 5 i monomarca nel mondo (oltre al capoluogo lombardo Parigi, Londra, New York, Hong Kong), all’apertura del flagship Tod’s a Roma interamente dedicato al mondo femminile e, se non basta, al raddoppio della metratura del negozio Hogan in via Montenapoleone a Milano. Un’espansione che non sembra volersi fermare neanche durante questa prima dozzina di settimane del 2009, che nonostante la stagnazione dei consumi dovuta alla crisi globale, vede il Gruppo espandersi con punti vendita monobrand in Corea, Baharain e Spagna (Malaga). In Italia le location preferite per le boutique sono i centri storici delle più importanti città, con una particolare attenzione anche ai luoghi di vacanza più esclusivi (come Capri, Porto Cervo e Forte dei Marmi). Scelta replicata anche nel Vecchio Continente, dove troviamo vetrine del Gruppo presso le vie principali dei maggiori centri urbani. Minore interesse invece per la distribuzione retail presso centri commerciali almeno per quanto riguarda l'Europa, probabilmente per una scelta di immagine e di target: pochissime sono boutique del Gruppo situate presso gli Shopping Malls e, tra l'altro, solo presso le catene più esclusive delle grandi capitali europee (come le Gallerie la Fayette a Parigi ad esempio). Nel nostro Paese l'azienda per ora copre questo settore di mercato con il canale wholesale (da segnalare comunque i due outlet di Leccio Reggello vicino a Firenze e quello di Sant'Elpidio al Mare). Discorso simile per i luoghi di viaggio: Tod's non è presente per ora in stazioni e aeroporti italiani, ma solo a Londra presso il Terminal 3 di Heatrow. Sarà da capire ora se con l'operazione Saks e la penetrazione in Cina e India, dove l'azienda sta spingendo sul canale retail all'interno dei Malls, strutture fondamentali per quella
tipologia di mercati, modificherà le strategie commerciali anche da noi.
settore del lusso moderno, punricetta marchigiana tando tutto sulla altaLa qualità e sulla funziona: 2008 e primi mesi 2009 positivi, utilizzabilità nella vita quotidiana. nonostante la crisi dati del primo trimestre del 2009, Infatti la confezioneIpoi, delconfermano mocassino l’andamento positivo dello scorso anno, è eseguito a mano, come ogni promostrando un’azienda in buona dotto di pelletteriasalute. del marchio, Il giro d’affari nei primi 3 mesi dell’anno in corso è stato di 201 con tecniche di alto artigianato, milioni di euro: +5,4% rispetto allo periodo del 2008, anno che per diventare, dopo stesso numerosi pasaveva comunque regalato ottimi risultati al Gruppo. Protagonista saggi e controlli, “ladellacosa più simicrescita il marchio Hogan (1/3 dei ricavi del Gruppo) che nel le a guanti per i piedi che si possa primo trimestre ha segnato un rimangono stabiimmaginare”, come+17,5%, amamentre ricordare li Tod’s (metà del fatturato) e Fay (circa 1/8), in linea con il trend del Mr Tod’s. 2008. In controtendenza invece Vivier (poco meno del 2% di Già, perché se Roger un’intuizione tutto il giro d’affari) con un arretramento del 22,8%, che sconfessa i può aiutare, le radicidiscreti di uno dei casi risultati del 2008 (+5% sul 2007). di maggiore successo industriale Come per l’anno scorso, la locomotiva del Gruppo sono le calche l’Italia abbia generato negli zature (+11% nei primi tre mesi del 2009 e +13,7% complessivaultimi decenni (tanto da essere mente l’anno scorso), mentre soffre il settore della pelletteria e degli analizzato nelle business school) accessori con un -12,4% questo primo trimestre dell'anno e un hanno le sue radici nella tradizione –9,1% nel 2008. Per cercare di la tendenza negativa in invertire imprenditoriale dellaquesti famiglia Della ultimi mesi si è puntato all’interno della collezione di Valle: nonno Filippoborse, di professione su alcuni must (la linea Pashmy e la G-Bag in tessuto), cerera ciabattino e papà Dorino procando di contenere i prezzi. Sugli scudi “fabbriil mercato domestico prietario di una dellechetante rappresenta la metà circa dei ricavi del Gruppo e che segna una chette” di calzaturecrescita chedelprolifera+16,2% sul primo trimestre dell’anno scorso. Non bene no lungo la costa l’Europa adriatica. Poi (-4,8% nei primi tre mesi e +0,1% nel 2008 sull’anno entra in scena Diego. Dopo dueprecedente) e Asia (-1,9% nel primo trimestre 2009 contro +6,9%al’anno anni trascorsi a studiare legge scorso) a testimoniare la difficoltà del momento economico. Bologna, il ragazzo impara il lavoroTracollo Usa (-22,8%) di cui abbiamo già scritto, che ha radici già nel sul campo nella fabbrica paterna e2008 con un secco –10,5% (vedi tab. 2). E proprio alla luce di questi nei department store americani, e dati acquista maggiore peso la scelta di investire proprio dove si mostrano le maggiori difficoltà in un ottica imprenditoriale di medio-lungo termine senza farsi travolgere dal difficile momento economicoretail&food - luglio/agosto 2009 25
Star Trek retail tab. 1 tab. 2
tab. 3
tab. 4 Fonte aziendale
nel 2008 l’EBITDA del Gruppo è stato di 156,2 milioni di CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE euro (45,7 nel DIEGO DELLA VALLE Presidente primo trimestre ANDREA DELLA VALLE Vice Presidente 2009 con un LUIGI ABETE +4,4% sullo stesMAURIZIO BOSCARATO LUIGI CAMBRI so periodo dell’anLUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO no precedente) e EMANUELE DELLA VALLE gli utili ante impoFABRIZIO DELLA VALLE EMILIO MACELLARI ste hanno toccato PIERFRANCESCO SAVIOTTI quota 126 milioni STEFANO SINCINI (margine di VITO VARVARO 17,8% sulle venCOMITATO ESECUTIVO dite) con un risultato netto consoliDIEGO DELLA VALLE Presidente ANDREA DELLA VALLE dato di 84,6 milioFABRIZIO DELLA VALLE ni (+7,4% sul EMILIO MACELLARI 2007). Un trend STEFANO SINCINI VITO VARVARO positivo che dura ormai da qualche Fonte aziendale anno: negli ultimi quattro anni la redditività ha regifinanziario. strato valori fortemente positivi, Buone notizie anche dalle prinmantenendo un basso livello di cipali voci del conto economico: CORPORATE GOVERNANCE
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tab. 5
indebitamento (mediamente del 25%), nonostante la crescita notevole di fatturato, punti vendita e forza lavoro (a fine 2008 i dipendenti del Gruppo sono più di 2.800, di cui 2/3 impiegati in Italia, tanto per dare un’idea delle dimensioni) (vedi tab. 2). Ma a fronte dei buoni risultati il management Tod’s ha preferito stringere sugli investimenti in questi momenti di vacche magre. Il primo trimestre del 2009 segna un -50%: solo 6,1 milioni di euro rispetto ai 12 dello stesso periodo del 2008, tutti concentrati nel rinnovo di alcuni importanti punti vendita come Parigi, NY e Singapore. Grande attenzione ai costi già evidenziata l’anno precedente con i quasi 41 milioni di euro investiti (5 meno del 2007) di cui più della metà destinati alla rete dei negozi di proprietà, sia per l’allestimento di 30 punti vendita, sia
per l’attività di renovation di negozi esistenti. Altro indice di salute ed efficienza al livello finanziario è quello relativo al capitale circolante che è sceso nel 2008 da circa 46 milioni a 33 (sotto il 5% dei ricavi), a testimonianza della solidità dell'azienda. Per terminare la radiografia della società, Tod’s spa, la Capogruppo, al marzo di quest’anno controllava direttamente 5 società e indirettamente una trentina di altre sparse per tutto il continente. Una holding, quotata ormai da qualche anno alla Borsa di Milano, che da tempo si colloca tra i maggiori player internazionali nella produzione e commercializzazione di calzature e pelletteria di lusso (vedi tab. 3).
Le radici del successo Insomma un bel risultato per uno che aveva il nonno che aveva una
bottega di calzolaio a Cassette d’Ete, frazione di Sant’Elpidio al Mare. Ed è proprio questa forse una delle ragioni del successo: la produzione, scarpe, borse e articoli di pelletteria varia, infatti, viene realizzata negli stabilimenti del Gruppo e presso un ristretto numero di laboratori specializzati. Così i prodotti del Gruppo escono dalle due fabbriche a Comunanza (AP), da quella di Sant’Elpidio al Mare (AP), dalle due a Bagno a Ripoli (FI) e dall’ultima di Tolentino (MC): tutto fatto in casa e controllo completo sulla filiera produttiva, dalla creazione delle collezioni, alla produzione, fino alla distribuzione. Il risultato se non altro è certo: la qualità del Made in Italy. Per tutti i prodotti, infatti, l'acquisto dei materiali, la sorveglianza su tutte le fasi produttive ed il controllo dei prodotti finiti sono centralizzati presso la Capogruppo, anche sui prodotti realizzati nei laboratori esterni. Va bene girare il mondo, ma è fondamentale avere le radici forti in casa propria. E Mr. Tod’s, razza picena doc, in questi anni ha dimostrato di saperle coltivare bene queste radici: già perché Diego della Valle non solo si presenta come un self-made-man, come Luciano Benetton e Leonardo del Vecchio, capaci di trasformare un’attività artigianale in un business internazionale, ma è anche un personaggio molto conosciuto e apprezzato in tutti i salotti che contano grazie alla sua innata capacità di curare le pubbliche relazioni. L’acquisto della Fiorentina calcio e il suo traghettamento dal fallimento alle porte Champions league, le amicizie discrete e trasversali negli opposti schieramenti politici, la nomina a Cavaliere del lavoro nel 1996, il suo ruolo di consigliere e azionista in BNL (fino al 2006), e il controllo (indirettamente grazie a finanziarie a lui collegate) di quote importanti della Piaggio e della Bialetti, oltre ad altre partecipazioni in importanti realtà imprenditoriali italiane (RCS Mediagroup per esempio) stanno a dimostrare una capacità imprenditoriale che sa andare ben oltre lo steccato del proprio orticello. Per quanto riguarda l'orticello, se così lo vogliamo chiamare, basta poi leggere il consiglio di amministrazione della Capogruppo Tod’s spa
(per il 65% in mano a Diego della Valle in parte direttamente e in parte tramite due sue finanziarie – vedi tab. 4), per altro appena rinnovato per un triennio, per incontrare nomi che contano nel mondo del business tricolore: Luigi Abete e Luca Cordero di Montezemolo su tutti. Insomma radici salde non solo in terra picena, ma anche nel gotha economico e finanziario del Belpaese. Nel
Comitato esecutivo, poi, siede come Presidente e CEO affiancato dal fratello Andrea (che detiene una quota della spa di quasi il 3% ed è il presidente della Fiorentina calcio) e dal cugino Fabrizio, insieme a Emilio Macellari , Stefano Sincini e Vito Varvaro (vedi tab. 5). Come a voler sottolineare che il “lusso contemporaneo”, del basso profilo, ma della vera ele-
ganza classica mai ostentata, diffusa tra la “gente che conta” e che ha gusto di tutto il mondo c’è la tradizione di una famiglia di ciabattini, italiana e marchigiana, originaria di un paesino, che con tutto il rispetto pochi hanno mai sentito nominare. Sembra un controsenso, ma la storia e il successo di Tod’s dimostra proprio il contrario. David Montorsi
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Parola di inflight caterer
SILVIO CANETTOLI, classe 1965, laureato in Bocconi, comincia la sua carriera in 3M dove “fa una bella palestra”, operando per otto anni tra Italia, Belgio e USA. Poi dopo due esperienze in società di servizi, atterra in LSG dove attualmente ricopre la carica di Ceo South Europe e Africa...
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Silvio Canettoli Per il catering meglio l'Africa di Tirrenia Sud Africa e poi ci sono i cinesi...
C
onosco Silvio Canettoli da qualche anno e, ogni volta che ci incrociamo, lo scenario del business in cui opera è cambiato radicalmente. I bei tempi della ripresa post 11 settembre, la crisi Alitalia con lo shock Malpensa, il boom di Fiumicino e ora una crisi economica senza fine. Canettoli è un manager avveduto, con visione ed esperienza internazionale, e da qualche anno ricopre posizioni di vertice per l'area sud di LSG Sky Chefs, una delle società leader dell'inflight catering – chi prepara i “vassoietti” serviti a bordo degli aerei – legata al gruppo tedesco Lufthansa. Decido di contattarlo per sapere cosa vede all'orizzonte del suo comparto e del travel business più in generale. Innanzitutto quale posizione ricopre oggi in LSG? Sono regional Coo Europa del Sud e Africa e quindi mi occupo “soltanto” di un continente e mezzo. Oltre a questo, naturalmente, sono presidente e amministratore delegato di LSG Sky Chefs Italia. Nel Vecchio Continente la situazione non è facile e, dopo la chiusura della società in Francia e la vendita di quella in Spagna, come Europa Sud siamo presenti in Portogallo e Turchia, oltre all'Italia. Mentre in Africa? In Africa invece stiamo lavorando tanto e bene. Al Cairo abbiamo una joint venture con Egyptair, abbiamo realizzato una nuova unità a Tripoli che dovrebbe partire a fine mese, piccola ma molto efficace: quello libico è un bel mercato ed è in crescita. Tra l'altro è prevista la realizzazione di un nuovo, grande aeroporto, dove saremo i primi ad operare. Poi abbiamo basi in Sud Africa, Tanzania e abbiamo progetti di sviluppo in Uganda, stiamo finalizzando la presenza a Lagos, in Nigeria... in totale stiamo lavorando su quindici paesi. L'idea è di coprire maggiormente l'Africa anglofona. Perché quella francofona è già presidiata? C'è Servair, ma non è questo il problema. Noi partiamo ad operare lì dove c'è Lufthansa. In generale, quello africano è un mercato interessantissimo, in forte crescita, con uno sviluppo tremendo, anche se peculiare come stile di lavoro. Sicuramente garantisce il potenziale più alto: per il mercato africano il pasto è ancora un pasto, non uno snack striminzito. E poi ci saranno i mondiali in
I cinesi? Sì, che sono dappertutto e stanno comprando tutto. In Angola abbiamo stretto un accordo con TAG l'hub carrier locale, ecco in Angola i cinesi hanno comprato di tutto, realizzando anche delle città loro, città cinesi. Basi per acquisire materie prime, pregiate e non. Sono situazioni complesse... in alcuni casi, per motivi di sicurezza, si lavora con le guardie del corpo. Ma la crescita è forte, e spesso da noi è completamente ignorata. Intanto in Europa... In Portogallo abbiamo una joint venture con Tap e in Turchia le cose stanno andando molto bene, è un paese con tanto turismo, lavoriamo tanto con i vettori russi – la Turchia è la spiaggia della Russia – e non bisogna dimenticare che in Germania vivono 9 milioni di turchi che spesso utilizzano voli Lufthansa per tornare a far visita ai parenti. E poi c'è l'Italia. ...con tutti i problemi connessi, ad Alitalia ma non solo. Da qualche settimana si parla del lungo raggio per Lufthansa Italia. Le risulta? Non è ancora stato deciso nulla ma le notizie uscite fino ad ora sono prive di fondamento. E' un'ipotesi ma ancora non è stato deciso nulla. Il trasporto aereo è in crisi, inutile negarlo. Il Gruppo LSG a livello mondiale ha iniziato un'opera di ristrutturazione pesante. Torniamo all'Italia. Per quanto ci riguarda, bisogna dividere Malpensa da Fiumicino. Malpensa va molto male, perché noi non abbiamo lo stesso trend dei passeggeri... anche se il traffico sta riprendendo, questo spesso non ci riguarda perché i vettori ora sono low-cost, nazionali con servizi ancillari ridotti. Di fatto da 30.000 pasti siamo passati a 8.000. A Malpensa il mercato è saturo e la domanda è più bassa dell'offerta: ci sono tre caterer (LSG, AirChef, Do&Co). Detto questo noi rimaniamo, Milano è Milano e poi nessuno sa come andrà a finire. E Fiumicino? Fiumicino va bene, Alitalia sta riprendendo e, devo dire la verità, è molto migliorata anche dal punto di vista dei processi. Io noto un'attenzione maggiore al cliente, parlo dal punto di vista di chi prepara i “vassoietti”, naturalmente. Ma d'altro canto è inevitabile che sia così: adesso c'è il confronto, per esempio sul Roma-Milano, con Lufhtansa Italia. Poi ci sono le altre compagnie che stanno entrando in stagione... quindi non posso dirmi pessimista.
Business e First, una manna prima della crisi. Ora? Ora si vola economy. In Italia si è risentito meno, però è il calo un dato di fatto. Anche nella mia azienda la regola è: se devi proprio viaggiare, vola economy, se no usa il telefono. Comunque il mercato è ciclico e, da sostenitore della differenziazione del servizio, credo che si tornerà a buoni livelli anche sulle classi top. Non dimentichiamo poi che in alcuni paesi del Medio Oriente e in Asia il calo è stato molto basso. Che progetti avete in cantiere per il futuro? Questo è un periodaccio, ma non mancano opportunità. Abbiamo idea di crescere e in Africa prevediamo di fare acquisizioni. Abbiamo un modello di sviluppo semplice e dove è possibile crescere, anche ampliando le competenze, lo facciamo. Per questo dopo aver acquisito Star Food - che è davvero un'ottima azienda - stiamo valutando l'ipotesi di vendere prodotti al retail, alla GDO. Cioè? Facciamo degli spaghetti surgelati fenomenali. Mentre come Gruppo – a livello internazionale – stiamo valutando l'ingresso su altre piattaforme: treni e ferry. Il mercato aeroportuale è questo e da anni ormai stiamo tagliando, quindi se vogliamo crescere dobbiamo diversificare Anche in Italia? Per ora con piccole iniziative. Abbiamo preso la gestione di due salette lounge a Malpensa, arredate con Poltrona Frau, davvero bellissime. Un piccole esempio, nella direzione giusta. Ma vi vedremo anche su treni e ferry del Belpaese? No, non intravvedo opportunità in Italia in questo momento, per questi canali stiamo pensando ad altri paesi. Non pensate nemmeno Tirrenia? Per carità, assolutamente no. Siamo in una fase di ristrutturazione e in questa fase non ho manager con tempo libero. E comunque, se dovessi averne, A. A. piuttosto li manderei in Africa. retail&food - luglio/agosto 2009 29
Prima pietra
Il concept del futuro è Nel comune di Vado Ligure, a poca distanza da Savona, è in fase di ultimazione un nuovo centro commerciale pensato per chi vuole fare shopping all’aria aperta, tra il sole e il mare della riviera ligure. Un innovativo concetto di mall, con tanto di piscina e locali notturni, che ha richiamato l’attenzione di diversi operatori italiani e internazionali.
L
a Liguria è una delle regioni del nord più in fermento per quanto riguarda le nuove proposte di shopping center. Da Levante a Ponente sono diversi i centri commerciali in costruzione a ridosso della costa e quasi tutti fanno parte di riqualificazioni di vaste aree industriali
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ormai dismesse che deturpano il paesaggio ligure. Le Terrazze di Vado è uno di questi e tra i nuovi progetti sarà il primo a vedere la luce: un mall destinato ad attrarre sia gli abitanti dei territori vicini (Savona, la città di riferimento dell’area urbana in cui è inserita Vado Ligure, dista poco più di sei chilo-
metri), sia i tanti turisti che affollano la riviera durante tutto l’anno. Secondo le stime di Global Re Sol, il developer delle Terrazze di
LE TERRAZZE DI VADO LOCALITA’ DATA APERTURA LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA PROPRIETA’ PROGETTAZIONE COMMERCIALIZZAZIONE GESTIONE GLA (SUPERFICIE LORDA AFFITTABILE) POSTI AUTO TOTALE UNITÀ (PICCOLE, MEDIE E GRANDI SUPERFICI) BACINO DI UTENZA A 10 MIN. (RESIDENTI) BACINO DI UTENZA A 20 MIN. (RESIDENTI)
Vado Ligure (Sv) Marzo 2010 Periferica Centro polifunzionale Piccole dimensioni Carlyle Group RE Global Re Sol Global Re Sol Global Re Sol 19.662 1.500 66 72.325 181.699
Design, Biella Scarpe e Game Stop. Le superfici di maggiori
dimensioni poste al pian terreno sono invece state assegnate a due importanti player: l’insegna della grande distribuzione organizzata Coop gestirà il supermercato di quasi 3.000 mq. Oltre al flusso di visitatori garantito dalla piattaforma alimentare, Le Terrazze di Vado potrà contare sulla presenza di appassionati sportivi grazie allo store Decathlon. Gran parte della commercializzazione è stata ormai portata a
Vado, i vacanzieri raggiungibili entro 60 minuti di percorrenza dal centro ammontano nei periodi di punta a più di 4 milioni, anche se saranno solo 400 i metri che separeranno il futuro mall dal nuovo porto turistico della cittadina ligure. Già, perché oltre al centro commerciale a Vado è in programma un restyling dell’area fronte mare che apporterà, oltre ad una piattaforma logistica, un elegante molo per imbarcazioni di piccola e media taglia. Il centro commerciale, che sarà pronto per la primavera dell’anno prossimo, è un mall “scoperto” con diversi terrazzamenti rivolti verso il mare che permetteranno ai visitatori di fare compere in un ambiente meno artificiale rispetto ai tradizionali centri commerciali. I tre livelli che compongono la struttura ospitano negozi, bar e ristoranti (una sessantina circa) e, naturalmente, ampie piazze (sia coperte che con tettoia) sulle quali verranno organizzate manifestazioni ed eventi. Ricca la ristorazione (che sarà gestita in toto da operatori locali) che prevede, oltre ai punti ristoro tradizionali, anche due focaccerie e un wine-bar con piscina. Sulla terrazza più alta del nuovo centro, infatti, è stata progettata un’area leisure davvero originale: durante la bella stagione ci si potrà recare al centro commerciale anche per prendere il sole, fare corsi di nuoto e rilassarsi con un aperitivo durante e dopo il tramonto. Per quanto riguarda il resto dell’offerta dello shopping
center, sono già diverse le insegne della moda che faranno la loro comparsa all’interno del mall ligure: Benetton, H&M, Levi’s, Den ed Everlast solo per citare alcune griffe dell’abbigliamento, ma ci saranno anche Darty , Momo
termine da Global Re Sol, anche se alcune superfici sono ancora a disposizione e il prezzo annuo di affitto, per i punti vendita tra i 100 e i 220 mq, si aggira attorno ai 350 euro per metro quadro. L’intero complesso commerciale
sarà suddiviso in vari edifici, ognuno dei quali porterà un nome di un vento, mentre un palazzo direzionale con uffici comparirà affianco allo shopping center. I 1.500 parcheggi saranno posizionati tutti in sotterranea e il centro potrà sfruttare i collegamenti viari creati ad hoc con l’autostrada A10 e con il lungomare. La bontà del progetto di Global Re Sol ha spinto Carlyle Europe Real Estate Partners III, il terzo fondo immobiliare europeo di Carlyle Group, a portare a termine
la prima operazione in italia: la società internazionale di private equity ha infatti siglato nel novembre scorso un contratto preliminare per l’acquisto del complesso commerciale. M. C.
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Taglio nastro
l’innovazione arriva in formato fresco È stato inaugurato ad aprile il nuovo centro commerciale del Gruppo Percassi, un mall di circa 90 negozi che punta molto sull’innovativa food court, votata sia alla ristorazione commerciale che ai prodotti freschi (carne, pesce e verdura), e alla strategica posizione sul tracciato della futura autostrada BreBeMi, la direttissima Milano-Brescia.
A
d Antegnate, cittadina in provincia di Bergamo, ha fatto la propria comparsa il primo shopping center targato Premium Retail. La società, nata nel 2008 dalla partnership tra Gruppo Stilo e Gruppo Percassi, si occupa a 360 gradi di progetti immobiliari legati al retail e, a fronte dell’esperienza delle due società promotrici, il suo esordio non è
certo da principianti. Il design, sia interno che esterno, e il merchandising mix dell’Antegnate Shopping Center dimostrano la personalità del nuovo mall che annovera al suo interno circa 90 negozi, una superficie commerciale di 42.500 mq e circa 2.200 parcheggi, gran parte dei quali coperti. Difficilmente il gruppo guidato dall’ex calciatore Antonio Percassi
ANTEGNATE SHOPPING CENTER LOCALITA’ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA
ANTEGNATE EXTRAURBANA COMPLESSO SINGOLO GRANDI DIMENSIONI PERCASSI GROUP GRUPPO STILO PREMIUM RETAIL PREMIUM RETAIL PREMIUM RETAIL
avrebbe investito PROPRIETA’ circa 100 milioni PROMOTORE di euro per un COMMERCIALIZZAZIONE GESTIONE mall senza che GLA (SUPERFICIE LORDA questo venga 42.500 mq AFFITTABILE) collegato ad una LIVELLI COMMERCIALI 1 POSTI AUTO 2.200 importante arteIPERMERCATO AUCHAN ria di collegaANCORE SUPERMEDIA, ZARA, SPORTLAND, mento. Il faraoDECHMANN, nico shopping OVS-INDUSTRY center (che TOTALE UNITÀ (PICCOLE, 84 MEDIE E GRANDI SUPERFICI) occuperà a regiSPAZI RISTORAZIONE 8 me circa 700 INSEGNE RISTORAZIONE PRESENTI F.LLI LA BUFALA, LA PIADINERIA, persone) è stato RUSTICHELLI E MANGIOedificato in un NE, TORRACCHIA, YUN, bacino di utenza ZERO9 CAFE, CAFFÈ DEL CORSO con bassa densità abitativa e sarà vitale la realizzazione della BreBeMi che passecentro sarà proprio quella di Calciorà proprio dalla cittadina bergamaAntegnate), la realizzazione delsca. Infatti, la futura autostrada che l’opera non è ancora stata procollegherà le tangenziali di Milano e grammata e di sicuro passeranno Brescia garantirà quel flusso di trafdiversi anni prima che le auto inizifico proveniente dalle due provincie no a transitare davanti all’Antelombarde vitale per una struttura gnate Shopping Center. Intanto commerciale come quella di l’opera prima di Premium Retail Antegnate. dovrà sfidare la concorrenza di L’unica incertezza riguarda ovviaun’altra cattedrale nel deserto dello mente i tempi di realizzazione delshopping presente nella bassa berl’infrastruttura: sebbene il tracciato gamasca: il centro commerciale Le sia praticamente approvato nella Acciaierie di Cortenuova, situato a sua totalità (l’uscita più vicina al meno di 8 km da Antegnate. 32 retail&food - luglio/agosto 2009
mat insoliti per i centri commerciali ma la loro presenza conferma la ricerca di diversificazione, soprattutto nella ristorazione, in atto nel mondo degli shopping center.
Dalla bassa bergamasca alla Sicilia
COMMENTO Struttura e design
Accesso e parcheggio
Offerta commerciale
Spazi comuni e attrattive
VALUTAZIONE
Struttura originale e interni con molta luce naturale. Peccato solo non ci siano elementi visibili di sostenibilità ambientale. Molti parcheggi sotterranei, ma senza la BreBeMi rimane un centro destinato solamente ai pochi paesi vicini. Area food ampia e innovativa. Mix merceologico completo, tanti servizi con apertura fino a mezzanotte. La grande area fitness-edutainment sarà un'importante attrattiva una volta aperta. Accessibile ai portatori di handicap.
indice valutazione:
ÈÈÈÈ ÈÈ ÈÈÈÈ ÈÈÈ
La valutazione è di carattere puramente indicativo
È = migliorabile ÈÈ = sufficiente ÈÈÈ= apprezzabile ÈÈÈÈ = molto buono ÈÈÈÈÈ = ottimo Eventi e colori per colpire Oltre agli innumerevoli ospiti ed eventi che si sono susseguiti nelle prime settimane di vita dello shopping center (da Belen, madrina dell’inaugurazione, ai ragazzi di Amici e XFactor), il mall del Gruppo Percassi si rivela un centro interessante per alcune soluzioni architettoniche, come ad esempio l’ampia vetrata a cubo (sulla quale si affaccia l’area fitness e intrattenimento posta al secondo piano) situato sulla facciata principale e che caratterizza l’intero centro commerciale. Esternamente, la struttura non appare smisurata e le sfumature di blu elettrico che circondano le pareti rendono il centro riconoscibile e attraente. All’interno, invece, i vari punti
vendita si dispongono su varie gallerie di ampie dimensioni e di colori differenti a seconda della zona per facilitare l’orientamento dei visitatori. Ai lati delle due gallerie principali, che scorrono lungo tutto il corpo del centro commerciale, si trovano da una parte la piazza con l’area gioco baby parking e la food court, mentre dall’altro lato è collocata la grande superficie dell’ipermercato Auchan. Dirimpetto alle casse della gdo si trova la maggior parte delle attività di servizi: in aggiunta agli immancabili negozi di lavanderia, sviluppo foto e ferramenta del centro sono presenti anche una banca, un’agenzia viaggi e una parafarmacia. Oltre ai tradizionali tenants dell’abbigliamento come Zara,
United Colors of Benetton, Levi’s e Ovs Industry, nelle altre catego-
rie merceologiche sono presenti la catena dell’elettronica Supermedia, che occupa una media superficie destinata da 2.000 mq, Deichmann per le calzature e Coincasa per gli articoli per la casa. Note positive anche per quanto riguarda la food court, finalmente ci troviamo di fronte a un’area degna di questo nome: una grande piazza a forma rettangolare sulla quale si affacciano otto tipologie ristorative e al centro sedie e tavolini usufruibili liberamente. Apprezzabile l’apertura nell’area ristorazione di un alimentare-salumeria, con tanto di pasta fresca e formaggi, e una pescheria. Entrambi sono gestiti da Torracchione e si tratta di due for-
Durante l’affollata inaugurazione, oltre al patron Antonio Percassi, a tessere le lodi del nuovo shopping center ci ha pensato Stefano Stroppiana, ad di Premium Retail che ha ricordato il successo riscosso tra i retailer dal nuovo mall di Antegnate. «Nella progettazione molta importanza è stata riservata alla ristorazione, con la presenza di nuovi format e con la particolare attenzione rivolta al “fresco” – ha detto Stroppiana, cha ha poi aggiunto – Le stesse aziende del retail hanno creduto in questo progetto tanto da permetterci di aprire al pubblico con il 100% dei negozi della galleria commerciale già occupati, un obiettivo più che ambizioso, soprattutto in considerazione del periodo di crisi che stiamo attraversando». Non erano in pochi infatti a ipotizzare uno slittamento della data di apertura del centro commerciale visto le difficoltà che sta attualmente attraversando il mondo dei centri commerciali, ma la giovane Premium Retail ha già dato modo di dimostrare il proprio virtuosismo in più frangenti: oltre ad aver letteralmente tappezzato con il proprio manifesto la facciata principale del Palais des Festivals de Cannes durante lo scorso Mapic, la società fondata da Percassi e Stroppiana ha in mano la riqualificazione di San Pellegrino Terme dove nascerà un esclusivo complesso residenziale e commerciale. La società è stata fondata proprio con lo scopo di espandere l’impero di Percassi nel retail real estate, impero che ha come pietra miliare l’Oriocenter, il mall costruito davanti all’aeroporto di Orio al Serio e che viene annoverato tra i più redditizi d’Europa. L’innovativo centro di Antegnate sarà infatti l’inizio di un lungo percorso di nuove aperture che avverranno non solo tra Bergamo e Milano (a Segrate, Azzano San Paolo e Albano Sant’Alessandro sono previsti i nuovi shopping center), ma anche in Sicilia dove fra circa un anno verrà inaugurato il primo outlet village dell’Isola ad Agira, in provincia di Enna. Massimo Colzani
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La ristorazione a Miragica
Il al tempo del divertimento
O
ltre al divertimento, il cibo. A quasi due mesi dall'apertura, avvenuta il 3 aprile, per il parco a tema Miragica è giunta l’ora di un primo bilancio per quanto riguarda la ristorazione, la quale si compone di diverse tipologie distributive. Il parco di Molfetta, infatti, aspira a diventare il più importante punto di attrazione per il Sud Italia e per questo, oltre a disporre di un originale mix di attrazioni, è dotato di vari punti ristoro disseminati tra le giostre e i
divertimenti della struttura. L’area food più articolata riguarda senz’altro la Corte dei Sapori, una piazza dove è stata raggruppata tutta la ristorazione “veloce”: nei tre blocchi presenti sono stati attivati un fast-food, per la vendita di hamburger e hot-dog, una caffetteria con possibilità di acquistare gelati, bibite e frutta caramellata e, infine, un vero e proprio self-service con la possibilità di scegliere tra 34 retail&food - luglio/agosto 2009
primi e secondi piatti. Lungo i percorsi interni del parco si trovano anche La Taverna del Gigante, un ristorante con forno a legna e menù alla carta con più di 20 pizze, due bar posizionati vicino al ristorante e all’entrata del parco e tre chioschi con snack e prodotti da passeggio come pop-corn, zucchero filato, gelati e granite. «Cerchiamo di soddisfare al meglio tutte le richieste, dai primi ai secondi piatti fino agli antipasti – puntualizza Giovanni Modena,
direttore operativo di Miragica – anche se non serviamo pietanze particolarmente elaborate o che richiedono una lunga preparazione perché abbiamo curato soprattutto la velocità nella preparazione e nella distribuzione». Tutti i punti di ristoro presenti sono gestiti direttamente da Alfa Park, la società controllata da Draco spa (che ne detiene circa il 53%) che amministra l’intero parco. Sebbene
Miragica sia stato costruito proprio affianco all’outlet Fashion District di Molfetta, la differenza tra i classici format della ristorazione e quelli presenti all’interno di un parco divertimenti a tema sono sostanziali, come ha spiegato lo stesso Modena: «I parchi hanno sempre prodotti di estrema qualità, ma a differenza della ristorazione tradizionale vengono utilizzati prodotti più semplici perché le esigen-
ze del visitatore standard è quella di fruire delle attrazioni e i servizi, pur rimanendo necessari, devono togliere il minor tempo possibile». Tracciando un breve bilancio, i primi due mesi di attività di Miragica sono stati incoraggianti, anche se c’è ancora qualcosa da mettere a punto. «Abbiamo notato un buon riscontro per l’offerta dedicata ai più giovani – ha puntualizzato il direttore operativo del parco – Abbiamo però pensato di ritoccare un po’ i menù del ristorante, mettendo a punto qualche piatto locale. A livello di ricavi, la nostra previsione per la ristorazione è di rimanere intorno al 25% degli introiti del centro, anche se attualmente siamo leggermente al di sotto di questa percentuale». Per quanto riguarda gli scontrini emessi, il ricavo medio della ristorazione di Miragica si attesta poco sopra i sette euro, mentre il ristorante ha registrato un incasso medio attorno ai 15/20 euro a persona e il fast food non supera i 10 euro medi a scontrino. •
Gioie e bijoux: tengono le vendite
ma non A
un gioiello non si rinuncia mai. Soprattutto se il suo costo non è proibitivo. Che sia per una ricorrenza o solo per autoconsumo, l’acquisto di un monile, in oro, o in acciaio e altre leghe, come in cuoio o caucciù con pietre preziose o dure e perle, in Italia è cresciuto nonostante la crisi. «Abbiamo chiuso il 2008 con un più 7 per cento di fatturato e di vendite», spiega Marco Premoli, direttore marketing del gruppo veneto Stroili Oro, «e le aspettative dell’anno in corso non sono da meno». Stroili Oro rappresenta bene il settore della gioielleria da grande consumo nazionale. Con 345 negozi aperti nei grandi centri commerciali di tutta la Penisola e 163 milioni di fatturato la Casa di Amaro, in provincia di Udine, tasta il polso del mercato quotidianamente. «Siamo il primo gruppo del comparto e diamo lavoro a tutti i
distretti (Valenza, Vicenza, Arezzo) che lavorano artigianalmente, e non solo, l’oro e l’argento», prosegue Premoli. «Ma siamo anche, attraverso i punti vendita, un ‘contenitore’ espositivo, in cui mostrare i nostri brand e quelli di altri gruppi nazionali, come Morellato, Salvini, Breil o Guess». «Stiamo investendo per continuare a crescere», prosegue Premoli, «impegnandoci a lanciare quattro collezioni all’anno sempre legate alle tendenza di moda o addirittura cercando di anticiparle». Fiducia per l’anno corso che manifesta anche Monica Albertini, responsabile marketing di Accessorize Italia (22 negozi in centri commerciali su un totale di 52): «il nostro marchio non sta risentendo del periodo di crisi», spiega. «Questo grazie all’ottimo rapporto qualità/prezzo che premia brand conosciuti come il
nostro. Accessorize, infatti, è un prodotto aspirazionale ma sempre accessibile in termini di prezzo». Lo scontrino medio si aggira fra i 60 e i 150 euro. Una cifra contenuta e facilmente accessibile da tutti. Spiega Massimo Carraro, amministratore Delegato del Gruppo Morellato & Sector (distribuito in 70 paesi e con 60 negozi, dall’Italia a Panama). «Noi da sempre crediamo nei giovani e per loro abbiamo creato un mondo di oggetti preziosi ma sempre molto accessibili». Questo è ‘il trucco’. Aver sdoganato un settore. «Lo abbiamo ringiovanito e svecchiato», continua Premoli, «gioiellerie non più come bunker, con campanelli da suonare e porte blindate, ma negozi aperti al pubblico e posti in luoghi strategici». Con un flusso costante di potenziali acquirenti. Del medesimo parere è anche Nicola Mossa, alla guida dell’omonimo gruppo barese, con negozi nell’aeroporto di Bari Palese, oltre che nell’executive center del capo36 retail&food - luglio/agosto 2009
luogo pugliese, e punti vendita a Martina Franca a Molfetta, Trani e in Albania, a Tirana: «La grande distribuzione ha dalla sua il ricevimento del cliente, lo spazio. Noi abbiamo solo i punti vendita, ma mancano i parcheggi. Per il pezzo importante ci si muove anche con l’auto personale ma per la piccola gioielleria questo non si verifica e si perde la vendita». Infatti la carta vincente resta la grande distribuzione, le città mercato. «I nostri piani di espansione tengono in grande considerazione i nuovi centri commerciali o gli spazi che si rendono disponibili in centri ormai consolidati», prosegue Monica Albertini, «la tipologia del nostro prodotto infatti ben si presta a queste realtà commerciali». «I nostri 60 negozi», interviene Roberto Ciotti direttore generale di Antica Murrina veneziana (15 milioni di euro di fatturato), «sono infatti posizionati in punti di altissimo flusso». I centri commerciali sono la base, ma non si vende solo in terra
Il Made in Italy
G
li oltre ottocento gruppi industriali nazionali che operano nel settore orafo hanno i poli produttivi ad Arezzo, Vicenza, Milano, Valenza e Napoli. Queste aziende trasformano in gioielli il 70 per cento dell'oro lavorato in Italia e li esportano in tutto il mondo. I due terzi della produzione orafa italiana, infatti, sono destinati all'esportazione. L’industria dell’oreficeria, dell’argenteria e della gioielleria è uno dei pilastri portanti dell’Abbigliamentomoda italiano, che a sua volta rappresenta una delle cosiddette 4A dell’industria manifatturiera dell’Italia, assieme all’arredo-casa, all’automazione-meccanica e agli alimentari. La specializzazione italiana si concentra in particolare nelle province di Vicenza e Arezzo (entrambe con un export in valore nel 2007 pari a 1,4 mld di Euro) e in quella di Alessandria (0,6 mld di Euro). Queste tre province generano oltre il 75 per cento dell’export italiano del settore. La produzione italiana di articoli in metallo prezioso raggiunge da sola il 70 per cento di quella europea. Ogni anno nel nostro paese si lavorano oltre 500 tonnellate di oro fine, 1.400 di argento e 4 di platino. Nel settore operano oltre 10.000 aziende con 40.000 addetti alla produzione. Secondo la Federazione Nazionale Orafi Gioiellieri Fabbricanti l'Italia è al quarto posto nel mondo per il consumo annuo di oro, con 1,53 grammi procapite, e al primo tra quelli industrializzati precedendo Turchia, Stati Uniti, Corea del Sud e Egitto. Un mercato particolarmente attivo, che ha portato il 71 per cento delle consumatrici italiane a comprare prodotti di oreficeria o gioielleria negli ultimi 12 mesi. Un dato che risulta essere inferiore solo a quello dell'Arabia Saudita.
I NUMERI - Valore mercato interno al dettaglio 5.526 milioni di euro; in volume 24.500.000 pezzi - Esportazioni 4.562 milioni di euro - Export/produzione 70 per cento - Aziende di produzione 9.690 artigiani e 342 dettaglianti - Aziende di distribuzione 24.985 dettaglio e 500 grossisti - Adetti del settore 47.550 produzione, 3.500 grossisti, 75.000 dettaglio - Materie prime lavorate oro (509 ton); platino (3.3 ton); argento (780 ton); corallo (28 ton); diamanti (612.000 carati), e perle (530.000 momme).
ferma «Noi siamo presenti sui ponti di tutte le navi da crociera di ogni armatore del mondo, come su ogni aereo delle maggiori compagnia di bandiera e nei duty free. Abbiamo un prodotto unico», prosegue Ciotti, «e in un contesto di crisi stiamo attuando politiche di investimento che lo valorizzino il più possibile. Con un prezzo al retail di 45-50 euro possiamo senza dubbio, grazie alla tradizione dei nostri maestri vetrai veneziani, proporre un brand unico al mondo molto appetibile». Altro grande gruppo che vede rosa anche quest’anno è la Swatch. «Le vendite registrate nel gennaio 2009 e gli ordinativi per i mesi successivi confermano il costante miglioramento mensile rispetto alla tendenza negativa palesatasi a dicembre 2008», dice sicuro Edgar Geiser, Cfo di Swatch
Group. «Già nel 2008 tutte le categorie di prezzo del segmento orologi e gioielli hanno fatto registrare vendite superiori nelle valute locali rispetto al già buono 2007», prosegue Geiser. Se raffrontata al 2006, la crescita ha raggiunto perfino il 28 per cento. Ma sulla scia di una crescita molto marcata nel 2007 rispetto al 2006, nel 2008 le vendite di orologi e gioielli Swatch sono aumentate di un ulteriore 6,6 per cento e quindi l’anno scorso il fatturato lordo del gruppo è salito del 4,3 per cento nelle valute locali, e dello 0,4 per cento in franchi svizzeri, raggiungendo i 5.966 milioni di franchi svizzeri. Però, è il caso di dirlo, non è oro tutto quello che luccica. Se in totale controtendenza una parte del settore legato all’orificeria regge alla crisi. E sono i grandi marchi come Uno A Erre, Stroili, Sector ,
Accesorize, Swatch, Breil e molti altri, i dati sull'andamento del comparto denunciano solo segni negativi. A livello nazionale a metà 2009 Assicor, l’Associazione delle Camere di commercio per lo sviluppo dell'oreficeria, segnala una produzione di gioielleria in diminuzione di oltre un 20 per cento rispetto all’anno scorso. Nei primi due mesi di quest'anno, il fatturato sul mercato interno ha subito un calo del 39 per cento, mentre quello estero è sceso del 18. E dall’inizio dell’anno il dato dell'export (rispetto al 2008) segna una diminuzione del 24,5 per cento in valore e del 17 in quantità, a causa del cattivo andamento di quasi tutti i mercati di riferimento, in testa gli Stati Uniti (50 per cento), ma anche il Regno Unito (-60), Hong Kong (-54) e la Germania (-41). Mosca bianca gli Emirati Arabi che rimangono l'unico mercato in crescita tra i primi dieci più importanti per l'oreficeria italiana, che segnano un quasi un 19 per cento in più. «Gli operatori, spiega Fabio D’Onofrio, segretario della Federazione italiana orafi e gioiellieri (Fiog) aderente alla Confesercenti, hanno risentito della crisi in modo pressoché omogeneo. Ovviamente, più colpite sono le piccole realtà artigianali. Del resto con l’assottigliarsi del reddi-
to disponibile, le persone scelgono di tagliare i prodotti non proprio di prima necessità, come appunto i gioielli. Considerando poi che gli orafi devono comunque investire in oro, va da sè che il periodo non è dei migliori». Un chiaro esempio di questi chiari e scuri è il calo degli operatori all’ultima fiera vicentina, conclusa a maggio, Vicenzaoro Charm. Alla seconda manifestazione che la Fiera di Vicenza dedica al settore dell’oreficeria, della gioielleria e dei preziosi sono intervenuti un 20 per cento in meno di addetti ai lavori rispetto all’edizione 2008. «La crisi economica non fa che accelerare un processo di profonda trasformazione già in atto nel settore a livello mondiale», ha commentato il direttore della Fiera di Vicenza Domenico Girardi, che comunque ha incassato 1.300 espositori nei cinque giorni di manifestazione. A Vicenzaoro Charm, infatti, hanno partecipato aziende di tutti i distretti italiani. Per il Veneto Vicenza (253), Padova (15), Verona (7), Venezia (5), Treviso (5); per la Toscana Arezzo (251), Firenze (26), Lucca (2), Pisa (2), Livorno (1); per il Piemonte Valenza /Alessandria (149) e Torino (8). E soprattutto in fiera ci sono stati 338 espositori esteri. A sottolineare l’importanza del settore a livello internazionale. Massimiliano Barberis
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Analisi del fuori casa dal convegno di Parma “L’industria di marca alla con
lo
tiene “out of home”
Scongiurato, almeno per il 2008, il pericolo della recessione, i player del comparto tracciano la strategia anticrisi per adeguare l’offerta ai cambiamenti di consumo e alla minor disponibilità all’acquisto, puntando sulla qualità e sui canali fast food.
C
onfermata la qualità come ingrediente principale, non solo del prodotto ma anche del servizio, la ricetta per superare la crescita zero (+0,2) registrata nel 2008 dal mercato della ristorazione “fuoricasa” si arricchisce di soluzioni innovative. Tra queste la flessibilità diventa un vero e proprio must per l’industria di marca, che si traduce in una politica più vicina alle necessità degli operatori e nella capacità di aprirsi a nuovi orizzonti, con il progressivo ingresso, per esempio, in canali strategici come il vending e il fast food. Oltre alla leva del prezzo, quella della comunicazione sul punto vendita mantiene un ruolo centrale specialmente nel comparto del beverage e dei prodotti pronti per il consumo.
L’obiettivo: diminuire i costi di produzione Ottimizzare il sistema di produzione rappresenta la soluzione ricercata dai grandi brand per soddisfare le necessità economiche dei consumatori e tutelare, nello stesso tempo, la qualità della propria offerta. «Il 70% del prezzo di un piatto non deriva dal costo delle materie prime – illustra Alfio Schiatti, direttore business unit surgelati e foodservice di Bonduelle – per cui è necessario rivedere i processi puntando sulla ristorazione collettiva. Ritengo, inoltre, che se i mercati sono orientati solo sul prezzo la colpa sia da attribuire alle aziende, perché significa che queste non sono in grado di offrire un valore aggiunto tale per cui al ristoratore convenga acquistare un prodotto di marca». Proprio questo fenomeno può costituire una forte criticità, con possibili ricadute sullo standard qualitativo. «La possibilità che un’industria possa rispondere in 38 retail&food - luglio/agosto 2009
tempi brevi a forti sollecitazioni sul suo modello di business è molto limitata – testimonia Paolo Radi, direttore ice cream & foodservice di Unilever – e la tentazione di servire clienti a cui ora non arriviamo abbassando il prezzo non esiste. Al contrario riscontriamo nel comparto gelato, snack dolci o salato, che presidiamo con il marchio Bistefani, il progressivo degrado dei punti vendita gestiti da operatori poco professionali e che hanno una scarsa capacità di rimanere sul mercato. Temiamo molto questi soggetti perché non sanno valutare il rapporto costo/qualità e possono richiedere alimenti di livello inferiore».
Accelera la modalità di consumo Tra voglia di tradizione ed esigenze di globalizzazione, la pizzeria si conferma il locale preferito frequentato dal 54% della popolazione di età superiore ai 14 anni, ma cresce il trend del pasto veloce all’interno delle 4 mila stazioni di servizio (+1,7%) e dei fast food (+0,6%), frequentati negli ultimi tre mesi dal 45% degli italiani, pari a 23 milioni di individui. Nonostante la crisi abbia coinvolto anche il settore alimentare, determinando una contrazione dei consumi soprattutto nel segmento domestico (-2,4%), è evidente un progressivo cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani, che oltre alla qualità individuano nel tempo di espletamento del pasto un fattore determinante. «Nel mercato attuale commercializzare prodotti non basta ma è necessario vendere soluzioni come i processi studiati per la pasta, le attrezzature, la consulenza e il marchio – illustra Gabriele Lusignani, responsabile marketing divisione Foodservice Barilla – Il
PastaMealPoint è il risultato di un processo iniziato 13 anni fa e consiste nel far mangiare al consumatore sul punto vendita un piatto di pasta preparato in un minuto. Abbiamo investito dieci anni per sviluppare il know how e ora il progetto è decollato, per cui stiamo diffondendo i PastaMealPoint in supermercati e ipermercati, dove il cliente può fare la spesa e pranzare». Attraverso la formula del pasto pronto in 60 secondi, la multinazionale con sede a Parma mira a conquistare nuove quote di mercato anche all’estero. «Questa iniziativa ci permette di penetrare in location dove i nostri concorrenti sono rappresentati dalle diverse tradizioni culinarie – prosegue Lusignani – Semplificare la realizzazione, mantenendo la qualità del-
quista del fuoricasa” Rustichella, quando funziona la sinergia tra industria e retailer Nel momento in cui si cerca di inserire una nuova referenza in un assortimento si incontrano due realtà generalmente distanti: l’industria e il retail. «Al centro del dibattito tra questi attori si affrontano temi come il time to market – spiega Andrea Zironi, direttore acquisti di Autogrill – lo sfruttamento dell’evento e la produttività del lavoro, con l’obiettivo di trovare un equilibrio legato alla ricerca comune di adattamenti e di soluzioni taylor made rivolte al cliente. Anche per il retailer, inoltre, esiste uno spazio per produrre qualità. La Rustichella, figlia dell’azienda italiana più importante di torte, è la nostra interpretazione di private label: un prodotto che deve costare il 50% in più degli altri ma che concentra al suo interno il massimo della tecnologia industriale oltre a tutti i segreti e le conoscenze di preparazione e di sell out. L’obiettivo è quello di portare il know how, le competenze, le dimensioni, la cultura della standardizzazione, la qualità di processo della marca e l’innovazione in un’unica soluzione».
l’offerta, rende la nostra soluzione fruibile anche a quei consumatori che non sarebbero capaci di preparare un piatto di pasta tradizionale».
Il punto vendita come media Laddove l’impulso costituisce una forte ragione di acquisto, i punti vendita si trasformano in veri e propri mezzi di comunicazione in grado di attirare l’attenzione del consumatore. Basti pensare, per esempio, all’incidenza di questo fattore sul comparto dei gelati nei mesi estivi. «La comunicazione per questa categoria di prodotti diven-
ta determinante – testimonia Paolo Radi di Unilever –. È essenziale, infatti, avere un visual molto forte, che sia immediatamente riconoscibile. Un’altra leva è la valorizzazione degli interni, come per esempio il frigorifero, ma la vera forza di Unilever consiste nel disporre di una rete diretta, composta da circa 1300/1400 camioncini, capace di assistere a 360 gradi il gestore dell’esercizio». Anche nel settore del beverage il punto vendita inteso come media è un dato di fatto. «La strategia di comunicazione da applicare agli store non è facile da pianificare in un universo così variegato – testimonia Gianni Orazzo, direttore commerciale di San Benedetto – per cui bisogna focalizzare il target a cui ci si vuole rivolgere. Per quanto riguarda, per esempio, il segmento da 18 a 35 anni, abbiamo voluto trasmettere un segnale concreto partendo dal presupposto che il cliente è una persona con dei desideri e con delle necessità di evasione in determinati momenti. In questa ottica abbiamo maturato molta esperienza con il marchio Schweppes nel settore della notte e del super horeca, che ci ha permesso di instaurare quel rapporto diretto con il destinatario finale che i media classici non possono più garantire». San Benedetto ha sviluppato, inoltre, una forte attenzione per il canale vending con delle linee di prodotto studiate ad hoc. «Il mondo del freddo vale circa un miliardo di consumazioni all’anno e noi deteniamo una quota di oltre il 30% - prosegue Orazzo – Operiamo da molto tempo in questo settore e constatiamo che i distributori automatici si stanno progressivamente diffondendo. Per ora sono al 90% in luoghi chiusi, ma auspichiamo una maggiore esternalizzazione di questo mercato, che per noi non rappresenta solo un canale di vendita ma anche uno straordinario strumento di marketing. I macchinari sempre più evoluti permettono di curare l’aspetto sia di comunicazione che di prodotto, per cui possiamo soddisfare i nostri partner che chiedono soluzioni alternative in linea con i trend salutistici in rapida diffusione e adeguati ai diversi momenti della giornata. Abbiamo la possibilità, inoltre, di studiare formati dedicati, come per esempio la bottiglia da 33 cl». Andrea Penazzi
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L'analisi dei rischi per migliorare le performance
Chiudere la prima che scappino i La capacità di incontrare i desiderata dei clienti è uno sforzo costante al quale si sottopongono tutte le imprese, tuttavia spesso si sottovaluta l’importanza di identificare e misurare gli elementi che minacciano il raggiungimento di questo obiettivo.
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ualsiasi cosa si debba fare, esiste sicuramente il modo migliore per farla, e il modo migliore è di solito anche il più economico e il più elegante”. Questa citazione estratta dal libro “Bushido” di Inazo Nitobe è probabilmente una delle frasi che meglio descrivono il concetto di miglioramento continuo, che rappresenta lo sfondo sul quale si costruisce un sistema capace di “generare” qualità. I passaggi logici che portano un’organizzazione a entrare in questo circolo virtuoso sono rappresentati da alcune semplice domande: “dove sono adesso? Dove voglio arrivare? Come faccio a sapere che sono arrivato?”. Le prime due risposte sono abbastanza semplici, se si hanno idee sufficientemente chiare, la terza invece rischia di essere per nulla banale.
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Le regole auree della qualità parlano di CSF (Critical Success Factor) e di KPI (Key Performance Indicator). Se i primi possono essere identificati come gli elementi determinanti per il raggiungimento degli obiettivi, i secondi sono invece quei dati che consentono di misurare i risultati ottenuti. A titolo esemplificativo se fossimo una catena di fast food e individuassimo un CSF nella freschezza dei prodotti, dei nostri KPI potrebbero essere rappresentati dai tempi di permanenza delle scorte nei punti vendita, da quelli di preparazione e/o di permanenza sul banco del prodotto finito. La raccolta di questi dati è il primo passaggio per comprendere se l’azienda è sulla “buona strada”, ma un aspetto che di frequente viene sottovalutato è la raccolta e l’analisi di quei dati che ci consentano di compren-
dere quali sono i rischi che impediscono o potrebbero impedire il conseguimento degli obiettivi.
Cos'è un rischio Il concetto di rischio si può definire come la combinazione tra le probabilità e le conseguenze che un evento si verifichi, con una connotazione non sempre negativa. Sottoporre i processi critici di un’organizzazione a un’adeguata analisi dei rischi inizia a essere una questione la cui importanza è chiaramente percepita all’interno di molte aziende. Il primo passo per approcciare questa attività è quello di adottare o sviluppare una metodologia che sia ripetibile nel tempo fornendo risultati omogenei e identici a parità di condizioni. Idealmente l’intero processo dovrebbe comprendere alcune specifiche attività. In primo luogo la definizione del perimetro entro cui svolgere l’analisi ovvero il processo di business, successivamente si dovrebbero identificare gli eventi applicabili al contesto. Prendiamo il caso di un punto vendita della grande distribuzione e ipotizziamo di analizzare i rischi che incombono sul processo di acquisto da parte dei clienti. Con questo abbiamo definito il perimetro e possiamo andare a identificare gli eventi che lo mettono a rischio. Se, per esempio, le casse sono gestite dal sistema informati-
co, una minaccia applicabile potrebbe essere quella rappresentata da un virus informatico oppure da un black out nelle linee di comunicazione. Dopo questi passaggi si deve procedere a effettuare una stima del rischio che normalmente è data dalla probabilità che l’evento si verifichi e la gravità delle sue conseguenze. Se torniamo al nostro esempio si può valutare la possibilità che il virus informatico colpisca le casse basandosi su uno storico degli incidenti pregressi oppure attraverso una valutazione effettuata da un gruppo specialistico. Relativamente alle conseguenze si possono ipotizzare degli scenari rispondendo ad alcune semplici domande: quante persone abbandoneranno il carrello e lasceranno il centro commerciale a causa dell’impossibilità di pagare? Quante di esse non ritorneranno più? A questo punto, mettendo in relazione questi due dati, otterremo una stima del rischio. La combinazione dei due fattori può essere di tipo qualitativo (alto, medio, basso) oppure quantitativo (100, 1.000, 10.000 euro). Ottenuti questi risultati si può procedere alla fase di valutazione che, raffrontandoli con il livello di rischio massimo considerato accettabile dall’azienda, porta alla fase finale rappresentata dalle scelte in materia di trattamento del rischio. In questo frangente l’organizzazione può decidere di: accettare coscientemente la probabilità di subire le ipotetiche perdite, investire in misure di sicurezza che dovrebbero ridurre il rischio, trasferire il rischio
affidando a terzi la gestione di tutto e di parte del processo, rimuovere il rischio (nel caso del virus informatico si potrebbe paradossalmente scegliere di tornare alle casse manuali). I risultati più importanti che si conseguono
attraverso questa attività sono la possibilità di prendere decisioni consapevoli sulla base di informazioni organizzate e avere una maggiore capacità di indirizzare gli investimenti a tutela delle attività di business.
Quale metodo? Nel momento in cui si decide di affrontare un’attività di analisi dei rischi, detta anche di risk assessment, anglismo che meglio ne descrive i passaggi, si deve scegliere una metodologia. A livello inter-
nazionale esistono più di un centinaio di framework che possono essere utilizzati, tuttavia nella scelta è bene tenere in considerazione alcuni aspetti. In primo luogo la metodologia deve essere adeguata al livello di maturità dell’organizzazione, in modo che i risultati risultino comprensibili a tutti. Inoltre si deve essere consci che si tratta di attività spesso lunghe e costose, quindi metodologie particolarmente complesse potrebbero non essere compatibili da un punto di vista dell’investimento economico e/o fornire risultati, magari molto precisi, ma in tempi troppo lunghi rispetto ai desiderata aziendali. Non tutte le metodologie sono liberamente utilizzabili, in quanto un numero significativo di esse è protetto da copyright e quindi a pagamento (di solito si presentano sotto forma di software). Di conseguenza è opportuno valutare diversi metodi prima di passare alla loro applicazione, per evitare costosi fallimenti. Alessandro Curioni
retail&food - luglio/agosto 2009 41
Dossier aeroporti
il futuro ci interessa Dopo anni di impasse, conquistata la concessione quarantennale, la società di gestione dell'aerostazione palermitana ha intrapreso un consistente piano di investimenti. Un'operazione volta a cambiare volto all'aeroporto migliorando collegamenti e accessibilità e ampliando le attività di retail e ristorazione.
P
resso lo scalo aeroportuale di Palermo Punta Raisi non sono semplicemente in corso dei lavori, ma una vera e propria rivoluzione. Si sta realizzando un altro importante tassello dell'ammodernamento delle aerostazioni delle regioni meridionali del nostro Paese (vedi articolo a pag. 54). Quello che al momento è il secondo aeroporto siciliano per numero di passeggeri (nel 2008 da Palermo ne sono transitati quasi 4,5 milioni contro i 6 milioni di Catania) ha intrapreso una rilevante opera di ammodernamento che nel giro di qualche anno porterà ad una completa ridefinizione degli spazi aeroportuali, ad un ampliamento degli stessi ma anche ad una nuova dislocazione dei parcheggi e delle vie di accesso. Il nuovo masterplan rappresenta un progetto davvero ambizioso ed è stato studiato nei dettagli dai vertici di Gesap Spa – la società di gestione – in collaborazione con Gruppo FG Tecnopolo. Il rapporto tra le società nasce ad inizio decennio, in un occasione della messa a gara degli spazi dedicati all'advertising. Una consulenza mirata ad un progetto specifico e limitato che, grazie anche al successivo ricambio dei vertici di Gesap, è poi sfociata in una partnership a 360°. Da qui la realizzazione in masterplan, a cui ha collaborato come consulente tecnico anche One Works. Durante la visita presso il “Falcone e Borsellino” di Palermo abbiamo incontrato Giuseppe Maritano, Post Holder Terminal nonché Head of Business Development & Sales di Gesap e 42 retail&food - luglio/agosto 2009
Stefano Flammini, Presidente di
Gruppo FG Tecnopolo. I nostri interlocutori ci raccontano che questa aerostazione è stata progettata a cavallo tra gli anni '60 e '70 ed è stata realizzata negli anni '80: quindi sia gli spazi interni che esterni sono nati “vecchi”. “Per questo – afferma Flammini – la società di gestione ha fatto un lavoro molto importante, negli anni 2006-2008, nella rimodulazione di un masterplan complessivo che sostanzialmente dovrebbe dare risposte a questa compressione del sedime per trovare il modo di realizzare un'infrastruttura che risponda alle esigenze attuali e future”.
Rivoluzione in corso “Oggi abbiamo un Terminal Passeggeri complessivamente di 35.000 Mq (Spazi Utenti, servizi, aree commerciali etc.), raddoppieremo la superficie, fino ad arrivare ai 100.000 mq”, spiega Flammini. Durante l'incontro, nell'illustra-
re il masterplan, i nostri interlocutori insistono molto sul concetto di ordine e pulizia, “le prime fasi di trasformazione intendono rimettere ordine, lavoriamo perseguendo razionalità e pulizia”. Concetti significativi se si considera che l'aeroporto del capoluogo siciliano è
cresciuto nel corso di alcuni decenni senza un processo organico ed omogeneo. D'altro canto riordinare e riorganizzare sono diktat che tengono conto dell'impossibilità di costruire una nuova aerostazione, abbandonando la vecchia. Si può solo trasformare, peraltro avendo a disposizione spazi limitati: l'aerostazione infatti è stretta tra il mare e le piste. Eppure sono in cantiere numerose attività: innanzitutto un'apertura a monte, una nuova porta dell'aerostazione, realizzata ex novo oltre la pista principale, direttamente collegata alla linea ferroviaria Palermo-Trapani e all'autostrada con un apposito svincolo.
Tra i due litiganti, ci perdono in troppi
Food: appello alla ragionevolezza Siamo a Palermo nel giorno in cui si è tenuta una riunione della commissione aggiudicatrice per la gara food. Dopo l'iniziale vittoria di Airport Elite (oggi Airest) e il ricorso di Autogrill, la commissione – durante la seduta odierna – ha concesso l'assegnazione degli spazi food ad Autogrill. Di fatto la battaglia non è chiusa, regna la più grande incertezza e un terribile immobilismo che penalizza tanto Gesap (per i mancati introiti derivanti da aree food più moderne ed efficienti) che, soprattutto, i poveri viaggiatori. In attesa che si risolva il contenzioso in atto, gli attuali assegnatari delle aree ristoro, ChefExpress e MyChef, continuano a gestire i loro locali come possono, ovviamente, senza prevedere alcun tipo investimento. Il risultato è che l'offerta food appare oggi quanto meno inattuale e sicuramente deludente rispetto alle potenzialità. Facciamo un pubblico appello ai due contendenti: le vostre legittime battaglie non devono pesare su chi viaggia per lavoro, per una meritata vacanza o per raggiungere la famiglia. Trovate al più presto un accordo e consentite allo scalo palermitano di sviluppare al meglio la propria offerta di ristoro.
Maritano e Flammini.
Tempi e costi, i numeri
Questo nuovo terminal di interconnessione sarà collegato all'aerostazione tramite uno shuttle che passerà sotto alla pista (una metro automatizzata che richiederà 2-3 minuti di percorrenza). Un'opportunità per l'aeroporto ma non solo: tramite questo progetto si prevede anche di dare sfogo a possibili attività di sviluppo verso il territorio. La “porta” si inserirà nella zona di sviluppo industriale e commerciale di Cinisi che quindi potrà beneficiare di questa integrazione. Tornando all'oggi – sempre nell'ottica di pulizia e razionalizzazione – Flammini ci racconta che è imminente la demolizione di alcune strutture lato mare. Inoltre successivamente partirà la realizzazio-
ne del nuovo (primo) parcheggio multipiano. Ciò consentirà di eliminare il parcheggio attualmente posto di fronte al terminal e in questo modo sarà possibile razionalizzare i flussi di accesso e uscita, recuperare alcune rilevanti superfici e, nello stesso tempo, valorizzare il patrimonio paesaggisticoambientale di cui gode l'aeroporto. A questo punto, tra qualche anno, una nuova fase di interventi consentirà di ampliare l'aerostazione verso mare con un corpo rivolto verso il nuovo viadotto, che prevede anche un'area apposita per i bus. Il traffico veicolare privato invece sarà completamente filtrato dal parcheggio multipiano realizzato in posizione avanzata rispetto
all'ingresso dell'aerostazione. La zona dei rent a car rimarrà dov'è, oltre l'aerostazione, visto che negli ultimi anni è stata predisposta un'area dedicata con terminal apposito. Ma non è finita: in un'area liberata dagli attuali manufatti, tra l'aerostazione e il mare, verrà realizzato un primo hotel, con vista sul blu del Mediterraneo. Mentre tutta l'area della Punta diverrà parco naturale: l'operazione prevede il recupero di tutta la fascia costiera e ciò consentirà di realizzare il Parco Marino di Punta Raisi. Ciò costituisce anche un recupero di immagine importante visto che “questa, per noi, deve divenire la porta della Sicilia”, concordano
La prossima fase degli interventi previsti da masterplan – che coincide con il quadriennio 2009-2013 – prevede la realizzazione del parco, il completamento della riqualificazione dei volumi attuali dell'aerostazione (recuperando tutti gli spazi disponibili già esistenti), la razionalizzazione e ripulitura degli spazi land-side. Anche se “i tempi sono evidentemente legati a procedure e problematiche amministrative” ci tengono a sottolineare Flammini e Maritano. E qualche incertezza potrebbe esserci relativamente alla nuova struttura di interconnesione ferro/gomma, un'opera importate anche per gli altri enti perché risolve numerosi problemi di trasporto: il costo di quest'opera è stimabile tra i 25 e i 30 milioni e dovrebbe vedere la compartecipazione di FS e dell'ente di gestione dell'autostrada. Tra gli appalti in corso c'è invece quello per la realizzazione della nuova palazzina servizi dove si trasferiranno tutte le funzioni tecniche, amministrative e gestionali di Gesap. Per per la terza area checkin “stiamo consegnando i lavori e sarà pronta in due anni”, anche questo consentirà di liberare spazi dell'aerostazione da destinare ad attività commerciali e servizi. Poi c'è la realizzazione del nuovo accesso arrivi e della nuova hall arrivi e alcune nuove razionalizzazioni in airside. Ma i lavori prevedono anche opere utili a migliorare il flusso e la sosta degli aeromobili: per l'allargamento del piazzale aeromobili sono stati stanziati 20 milioni di euro. In totale per i prossimi 4/5 retail&food - luglio/agosto 2009 43
Dossier aeroporti anni sono state previste opere per 100 milioni di euro, mentre il programma totale di investimento per i prossimi 20 anni è di quasi 400 milioni di euro. Tutto questo nonostante “carichi impropri accumulatisi negli anni”, anche per la vicenda Alitalia.
I PASSEGGERI DI PALERMO (2000-2009) Anno 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 (gen-mag)
Passeggeri 3.229.764 3.210.208 3.537.700 3.647.749 3.781.135 3.829.306 4.277.334 4.507.589 4.441.697 1.617.163
compagnie che arrivano a Palermo vogliamo arrivare a dare nuovi servizi, in particolare con la realizzazione dell'hangar e quindi la possibilità di fare base, ma anche sul cargo ci saranno novità”. Da tre anni Palermo offre il volo diretto con New York diretto (Eurofly,
tab. 1
RICAVI NON AVIO: 2004, 2007 E PREVISIONI 2010
Variaz. % anno preced. 10,7 -0,6 10,2 3,1 3,7 1,3 11,7 5,4 -1,5 -2,4
Pubblicità F&B Retail Parcheggio Autonoleggi Altre Subconcessioni Totale Incidenza su ricavi totali
tab. 2
2004
2007
2010
878.809 847.032 442.565 1.059.277 1.156.375 902.142 5.286.200 13%
1.157.175 1.109.684 858.732 2.998.612 1.798.115 1.115.601 9.037.919 24%
1.224.060 1.672.832 2.643.734 4.067.979 1.824.062 1.740.833 13.173.499 31%
Fonte: Assaeroporti
I ricavi crescono col traffico L'infrastruttura aeronautica di cui dispone il “Falcone e Borsellino” è molto buona – a detta di Maritano – ma si lavorerà al piazzale per poter accogliere lo sviluppo futuro. L'aeroporto dispone di due piste, di cui una consente anche l'intercontinentale. In previsione ci sono alcuni miglioramenti, come le bretelle di svincolo veloce per rendere più snello e fluido il traffico e, contestualmente, aumentare la velocità delle operazioni. Maritano afferma che “alle 44 retail&food - luglio/agosto 2009
estivo) anche perché quello palermitano è l'unico scalo dell'isola a consentire voli a lungo raggio. Nel corso degli ultimi anni, concluso quello che di fatto era un sostanziale monopolio di Alitalia, si sono incrementate e stabilizzate le rotte nazionali quindi si è passati a coinvolgere i vettori low-cost (Easyjet, Ryanair, Tuifly) per replicare la stessa dinamica sugli scali europei, anche attraverso azioni di comarketing finalizzate alla promozione del territorio. “Un mercato molto significativo per uno scalo come il nostro – dice Maritano – è
costituito dalla domanda dei nuclei di origine siciliana residenti in Belgio, Germania, Inghilterra, Francia: le comunità siciliane all'estero sono molto legate alla regione di origine”. Una garanzia per i vettori low-cost: poter contare su uno zoccolo duro di passeggeri su cui poi andare ad aggiungere traffico leisure e business. Questa logica, naturalmente, può essere incrementata in Europa ma potrebbe avere sviluppi molto interessanti anche sul lungo raggio, in particolare verso il Nord America, Canada in testa, il Sud
America e l'Australia. Poi dal 2010, con l'apertura del mercato mediterraneo, si apre per un nuovo interessante “fronte sud”. Oggi ci sono collegamenti con Tunisia, Malta, Marocco e con l'Egitto tramite i charter ma in prospettiva la “piattaforma africana” potrebbe offrire opportunità di notevole valore.
Retail e food: i partner
La riqualificazione interna passa attraverso la nuova area commerciale appena aperta, ma ci sarà anche una ridefinizione completa dell'immagina dell'aeroporto con un nuovo layout dei gate, dell'area check-in e che coinvolgerà anche la segnaletica. Nel corso del 2007 sono state avviate le attività propedeutiche per ridisegnare la presenza di retail e food in aeroporto. Sono stati completamente ridefiniti gli spazi ma soprattutto è stata fatta una scelta strategica: individuare due operatori qualificati per sviluppare uno il retail e l'altro la ristorazione. Vista la trasformazione profonda che subirà l'aeroporto, l'idea è stata quella di individuare due partner, più che due sub-concessionari. “Non si è trattato semplicemente di mettere
a gara uno spazio commerciale ma un principio”, dichiara Flammini. La gara retail ha avuto sostanzialmente tre partecipanti Airport Elite, Alpha-Autogrill e Linea Aeroportuale Sole che si è aggiudicata la concessione e si è chiusa senza problemi. I livelli tecnici di Airport Elite e Alpha erano decisamente elevati, più valida l'offerta economica di Linea Aeroportuale Sole (offerta tecnica/economica = 70%/30%), a quanto afferma Flammini. Linea Aeroportuale Sole può e potrà gestire direttamente i punti vendita però, allo stesso tempo, deve garantire la presenza di una serie di operatori specializzati in determinate categorie merceologiche. Il rapporto con questi partner è gestito direttamente da Linea Aeroportuale Sole, tramite un contratto di affitto di ramo d'azienda. Questo fa sì che Gesap non avrà rapporti diretti con i retailer scelti da Linea Aeroportuale Sole. Un'interessante “anomalia” che, nel caso del retail, richiama in parte la novità rappresentata dall'ingresso di McArthurGlen al Marco Polo di Venezia. A fine maggio è stata inaugurata una prima tranche di spazi retail in area airside (finora storicamente priva di attività commerciali) ed entro un paio di mesi si completerà l'apertura di tutti i negozi previsti per questa fase. Entro la fine dell'anno si completeranno le aperture anche in landside. Per quanto riguarda gli arrivi, la ristrutturazione richiederà quasi due anni. Per il food invece siamo in una situazione di impasse (vedi box). Comunque, come per il retail, anche per la ristorazione l'idea è quella di avere un soggetto che si faccia carico della trasformazione dell'aeroporto, lo gestisca e si adegui per mantenere un'offerta sempre elevata.
ripercuote anche sul traffico veicolare diretto in aeroporto, composto in gran parte da veicoli privati e in minima parte da mezzi del servizio pubblico”. Per quel che concerno lo sviluppo futuro, passati i prossimi tre anni circa, saranno disponibili nuove aree commerciali. Su queste aree i concessionari-partner retail e food avranno, sostanzialmente, un diritto di prelazione. “Il concetto è: al momento non
siamo in grado di dire cosa sarà pronto e quando, per cui questo tipo di accordo garantisce reciproca flessibilità. Se, nel momento della consegna, il sub-concessionario è interessato alla gestione potrà occuparsene, altrimenti il concessionario (Gesap) potrà assegnarla a chi vuole”. Dunque la società di gestione manterrà esclusivamente un ruolo di guida e controllo, con finestre di autonomia ove il subcon-
cessionario non dovesse rispondere alle esigenze che si presenteranno via via. E' un meccanismo atipico che delega la scelta dei brand ma che comunque non rinuncia a paletti: qualità, standard, orario di servizio. Sulla carta – e dalle parole dei nostri appassionati ospiti – la formula sembra convincente. I risultati, come sempre, si leggeranno nei bilanci dei prossimi anni. Andrea Aiello
Il futuro Rispetto ad altri aeroporti, Palermo gode di una percentuale di accompagnatori (meeters&greeters) davvero rilevante. Questo, nella programmazione delle attività, significa che l'area landside avrà un'espansione di aree commerciali in grado di rispondere a questi afflussi. “Ci sono giorni in cui i gruppi di accompagnatori non riescono ad accedere all'area arrivi per l'affollamento” ammette Maritano - “un fenomeno che si retail&food - luglio/agosto 2009 45
A chiare lettere
No, sindrome L
’«Amica delle Isole», cioè Tirrenia Navigazione spa, con sede a Napoli, con-
trollata sino al 2002 dal Ministero dei Trasporti attraverso Finmare del gruppo Iri, oggi fa capo Fintecna, ed è considerata uno dei maggiori complessi armatoriali europei. Nata il 17 dicembre 1936, ha assorbito, nel tempo, varie società di navigazione: la Compagnia Italiana Transatlantica, la Società Florio, la Compagnia Sarda di Navigazione e la Società Adria.
Le contraddizioni di Tirrenia, complice la crisi economica, stanno mettendo in luce quello che si prospetta come un disastro forse ancor più grande di quello della Compagnia di volo ex-nazionale.
Il Gruppo Tirrenia oggi controlla quattro società: -Caremar, Campania Regionale Marittima. -Saremar, Sardegna Regionale Marittima. -Siremar, Sicilia Regionale Marittima. -Toremar, Toscana Regionale Marittima. Ogni anno, Tirrenia, con una flotta di 90 navi traghetto trasporta 13 milioni di passeggeri, 2 milioni di auto, 6 milioni e mezzo di metri lineari di veicoli commerciali.
Il bilancio Tirrenia fattura quasi 300 milioni di Euro, e formalmente, produce un utile netto15 milioni. Almeno, così è stato nel 2007. Ha un indebitamento finanziario di 716 milioni. Nei fatti, i recenti bilanci sono quasi tutti spaventosi. Infatti, se si sottraggono al fatturato i milioni relativi ai contributi concessi dallo Stato, i conti sono in profonda perdita. Siccome i dipendenti retribuiti nel corso dell'anno sono all’incirca 2.800, con un precariato vicino al 70 percento, per ogni dipendente la Compagnia ha perso circa 73 mila euro: quasi il triplo della perdita pro capite dell'Alitalia, che si aggirava sui 25 mila Euro. E il futuro prossimo presenta un panorama competitivo che non lascia sperare niente di buono: infatti di questi tempi Tirrenia soffre molto l'agguerrita concorrenza delle compagnie private. Per esempio, nel 2008, mentre cresceva del 4 percento il traffico da Olbia e Golfo Aranci, i passeggeri da Cagliari crollavano del 34%: quasi 80 mila passeggeri, fra il 2007 e il 2008, hanno preferito viaggiare con altre società o partire da altri scali. Per Paolo Fadda, presidente dell'Autorità portuale di Cagliari, «la qualità del servizio e delle navi non è al top. Molti decidono di andare a Olbia, dove c'è più concorrenza e dove anche i 46 retail&food - luglio/agosto 2009
traghetti Tirrenia sono migliori». Cosicché, tra il 2007 e il 2008, e contrariamente al passato, i clienti Tirrenia sono diminuiti di 78.732 unità, passando dai 222 mila a 143 mila. Inoltre, con l’affermarsi dei voli low cost, si sta facendo sempre più forte la concorrenza aerea. Per esempio, nel 2008, l’areoporto di Elmas ha raggiunto il secondo posto in Italia per crescita del traffico passeggeri. Eppure, nel decennio 1996-2005 la flotta è stata ammodernata: il proposito annunciato era quello di adeguare gli standard di vita di bordo a quelli della concorrenza.
La gestione Ma i critici dicono che le scelte Franco Pecorini, che da 25 anni è a capo della compagnia, sono state costose e sbagliate. Per esempio, l’ordinativo nel periodo 1996 - 1997 di quattro costosissimi traghetti superveloci di grandi dimensioni, utilizzati per breve tempo e ora accantonati in disarmo e di difficile vendita. O ancora i servizi di bordo (vedi box), che stentano ad ammodernarsi in maniera adeguata. Insomma, i risultati sono tali che ormai da tempo, come è avvenuto per Alitalia, si parla di privatizzazione. Deliberata dal governo di Romano Prodi, con la
Finanziaria del 2007, l’operazione è stata confermata, il 6 novembre 2008, da quello di Silvio Berlusconi. Tuttavia, più volte proclamata, la privatizzazione non ha ancora fatto passi avanti. Infatti, la Commissione europea non ha ancora
Tirrenia Eurocatering
dotto, sul reddito dei lavoratori interessati e degli abitanti delle isole minori. Peraltro, le popolazioni più inte-
I CONTI DI TIRRENIA DI NAVIGAZIONE SPA 2005 Ricavi netti Utile Contributo dello Stato Utile finale
I servizi di bordo di ristorazione ai dipendenti ed ai passeggeri, nonchè la gestione dei negozi di bordo, sono affidati alla Tirrenia Eurocatering spa, una joint venture nella quale la Compagnia di navigazione detiene il 49% mentre il 51% è della Gemeaz Cusin Ristorazione. Nell’impresa insomma Tirrenia ci mette il marchio ed il monopolio del servizio ma ha solo una quota di minoranza, mentre il socio privato mette la gestione, in cambio della maggioranza delle azioni. In più, ovviamente, il socio privato dovrebbe metterci anche il know how necessario, ma da questo punto di vista i conti stentano a tornare. Infatti la Gemeaz Cusin Ristorazione è il leader italiano nella gestione di mense, ma poca o nulla esperienza ha nella gestione di ristorazione commerciale, e tanto meno nella gestione di boutiques o negozi di bordo. E’ così quindi che la gestione di questi servizi, che altre Compagnie gestiscono in proprio (come Corsica e Sardinia Ferry) o hanno affidato a caterer e retailer specializzati (come GNV) producono per Tirrenia risultati non eccessivamente brillanti, come si può constatare anche dal calo dei ricavi, che nel triennio 2006/2004 cala del 5%, mentre i ricavi da passeggeri, sia pur di poco, sono aumentati. Il settore sta cercando di reagire alla crisi con robuste dosi di innovazione e miglioramento dell’offerta, già in atto, almeno in via sperimentale, sulle navi di altre Compagnie: vedremo come la “nuova” Tirrenia di navigazione, privatizzata o meno, saprà adeguarsi.
ressate alla vertenza sono essenzialmente quelle dell’Italia meridionale ed insulare già colpite dalla endemica insufficienza di occasioni di lavoro. Infine, oggi, il liberismo ha perso molto del suo smalto e la corsa alla privatizzazione, fino a ieri di moda, non sembra più la medicina per antonomasia. Infatti, altri Stati della Unione Europea hanno derogato. Tuttavia, almeno a parole, l’obiettivo pare confermato. Il piano prevede la cessione alle Regioni delle società locali del gruppo (Caremar in Campania, Siremar in Sicilia, Toremar in Toscana, Saremar in Sardegna) e, come misura tampone per sostenere i conti del gruppo, il rinnovo della convenzione con lo Stato per quattro anni per le rotte con la Sardegna da Napoli, Civitavecchia e Genova.
Socialismo municipale e modello francese
ricevuto la lettera con la quale le autorità italiane sottopongono a Bruxelles il progetto. Il nodo è quello del cosiddetto «servizio universale», cioè Tirrenia, come Posteitaliane e come altre imprese pubbliche ha una missione rigida: fornire un servizio che viene ritenuto un diritto, in questo caso la mobilità dei cittadini dalle isole minori al Continente. Qui gli introiti difficilmente potranno mai compensare i costi. Inoltre, a nessuno può sfuggire che ogni decisione avrà delle ripercussioni non solo sulla mobilità dei cittadini, ma anche sulle economie delle isole minori, sull’occupazione del comparto e dell’in-
Insomma, un misto di «socialismo municipale» e di «privatizzazione alla francese». Infatti, da un lato, lo Stato passerebbe la mano non già al capitale privato, bensì sempre a quello pubblico. Cambierebbe solo il capitolo dove imputare i deficit. Dall’altra, si tenderebbe a imitare quello che, in Francia, è stato fatto da Corsica e Sardinia Ferries (compagnia che collega all'Italia sia la Corsica sia la Sardegna) nei confronti di Sncm, la Société nationale maritime Corse Méditerranée. Infatti, Sncm ha goduto, dal 2001 al 2006, di 90 milioni di euro annui come contributo dello Stato alla gestione del servizio pubblico da Marsiglia alla Corsica. Nonostante questa somma, però, e nonostante 76 milioni di ricapitalizzazione messi sul piatto dallo Stato francese, nel 2005, Parigi si rende conto che l'unica strada per risanare il gruppo è la privatizzazione. A questo punto si fa avanti Veolia Transport, filiale del gigante Veolia (ex Generale des Eaux) che acquista il 28 percento
370.725 -217.685 232.119 14.434
tab. 1
2006
2007
372.449 -197.646 221.363 23.717
373.098 -178.475 193.839 15.364
di Sncm e che assieme al fondo Butler Capital Partners, che ha un altro 38, controlla di fatto la compagnia di navigazione. I nuovi proprietari, però, pongono una condizione allo Stato francese: la privatizzazione sarà valida soltanto se sarà confermato (o come si sospetta aumentato) il contributo pubblico di 90 milioni all'anno fino al 2011. In caso contrario Veolia e Butler si tireranno indietro. In questo caso, Euan Lonmon, amministratore delegato di Corsica e Sardinia Ferries Italia, concorrente di Tirrenia, precisò di «non essere contrario per principio» ai contributi pubblici nel settore della navigazione. Poi aggiunse di considerare «giusto che qualsiasi Stato finanzi rotte minori su porti minori in periodi dell'anno morti perché è giusto che sia assicurato un servizio indispensabile per tanti cittadini. Al contrario non piace a me e ai cittadini europei quando i finanziamenti diventano clausole di contratti commerciali con privati».
I pretendenti Il piano che Franco Pecorini sta mettendo a punto dicono non si discosti molto dalla formula immaginata a Parigi. Infatti, punterebbe al prolungamento pluriennale della convenzione fra lo Stato e la Tirrenia. Insomma, qualora i contributi fossero confermati chiunque si aggiudicasse la compagnia pubblica riceverebbe un bel regalo. A queste condizioni, come ovvio, i pretendenti non mancherebbero. L’elenco inizia con Vincenzo Onorato, a capo della sua Mobyline, una delle maggiori società del settore. Segue Mediterranean Shipping Company, il gruppo armatoriale che fa capo al campano-svizzero Gianluigi Aponte. Dal suo quartier generale di Ginevra, Aponte ha creato un vero e proprio impero del mare. Infatti, Msc è oggi la seconda realtà al mondo nel trasporto dei container alle spalle della danese Maersk. Inoltre, con la controllata Mediterranea Shipping Cruise il gruppo di Aponte ha dato vita a un'azienda che fra tre anni potrà contare su undici navi da crociera. Poi, c’è Permira. Ha appena ceduto il controllo di Grandi Navi Veloci, la compagnia creata dal decano degli armatori italiani, Aldo Grimaldi, e ora sta alla finestra per cogliere le migliori occasioni. Nell’elenco c’è anche il nuovo proprietario di Grandi Navi Veloci, il fondo Investitori Associati, che fa capo a Dario Cossutta, e che nell'avventura genovese è stato affiancato dal fondo Charme di Luca Cordero di Montezemolo. Seguono gli stranieri: il gruppo Hellenic Seaways, che sempre più forte nell'Adriatico, non disdegnerebbe di mettere le mani su quello che oggi è un concorrente. Vittorio Valenza
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International DUBLIN AIRPORT: RINVIATO OPENING T2
Doveva aprire nella prossima primavera, ma prima dell’autunno del 2010 nessun passeggero transiterà dal nuovo terminal del Dublin International Airport. Lo slittamento dell’inaugurazione (era prevista per aprile) causerà anche lo spostamento della deadline per la presentazione delle richieste da parte dei retailer per occupare i 9.000 mq commerciali del terminal. Le proposte, infatti, inizieranno ad essere accolte dalla DAA (l’autorità dell’aeroporto irlandese) a partire da luglio. Le difficoltà economiche e finanziarie dell’Irlanda si sono ripercosse anche al comparto aeroportuale locale, con la speranza che l’apertura del nuovo terminal oltre a far decollare gli aerei, contribuisca a far ripartire la tigre celtica.
SUBWAY A PREZZO FISSO
La catena specializzata in sandwich e panini, Subway, lancerà menù a prezzo fisso negli oltre 1.000 punti vendita diffusi sul suolo europeo. Il successo riscontrato nei locali francesi (i menù a
prezzo rappresentano il 6090% delle vendite) ha contagiato gli altri paesi e l'iniziativa si prefigge di raccogliere un notevole successo, visto il contesto generale causato dalla crisi economica...
BOSTON MARKET SALE SUI VOLI AA
Dal maggio scorso a bordo di alcuni voli nazionali e intercontinentali di American Airlines vengono proposti i menù Boston Market. La partnership tra la compagnia aerea statunitense e il brand Usa della ristorazione commerciale e catering ha inizialmente portato su alcuni voli da e per Chicago la possibilità di acquistare vari menù a base di pollo e insalate, tutte al costo di 10 dollari a vassoio. La ristorazione commerciale targata Usa inizia a volare.
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duty free world
By Kevin Rozario - London
Consuming passion Tendenze del retail aeroportuale Downturns have some useful benefits; notably their ability to concentrate the mind! In travel retail, years of constant passenger growth – and World Tourism Organization predictions of continued annual increases to 2020 of 4.1% – have lulled many airport retailers into a false sense of security. Knowing that your customer base is constantly expanding has encouraged lazy retailing in some quarters, with barely any focus on increasing passenger penetration or spendper-head so long as balance sheets showed improved sales with each passing year. That has all changed. With passenger traffic still falling – at the end of May International Air Transport Association (IATA) figures showed that it had declined by 7.5% in the first four months of 2009 - retailers have no option but to be extra ‘nice’ to those customers who are still travelling in the hope they will spend more. Brands are doing a lot more research into what passengers want. For example when Estée Lauder launches its first travel-retail exclusive fragrance in its DKNY franchise this July and August, the pricing will be deliberately set at Eu3 below the entry price of competitor travelretail exclusive fragrances based on the firm’s passenger surveys which clearly indicate price is driving purchase. Even in the Middle East, the region’s most powerful airport retailer Dubai Duty Free has had no hesitation on initiating straight price-offs of 30% on slow-moving references as well as stepping up promotional, interactive, incentive and training activities – anything from make-up demonstrations to competitions for staff to win prizes for the best sales performances. It is paying off as DDF has reported average sale per transaction up this year compared to 2008. On the other side of the fence, brands are monitoring travel retail locations more carefully than ever so that they get the maximum returns on their investment. They are choosing only strongly performing airports for their limited high-profile promotions, and pushing product sell-out rather than sell-in as retailers keep inventories tight. All this means a renewed focus on the consumer; a focus that was blurred in the past by complacency based on ever-increasing numbers. Now that it has been sharpened again, passengers’ needs and wants are back where they belong, at the heart of airport retail decision making.
Le flessioni economiche hanno dei risvolti positivi; in particolare una delle loro capacità è di far riflettere meglio sui problemi. Nel travel retail, gli anni di costante crescita dei passeggeri - le predizioni del WTO, World Tourism Organization, indicavano un costante incremento del 4,1% fino al 2020 - hanno procurato a molti retailers aeroportuali un erroneo senso di sicurezza. Il convincimento che la clientela sarebbe stata costantemente in espansione ha condotto i retailer a uno stato di pigrizia per vari trimestri: le aziende si sono concentrate poco sull’incremento di penetrazione tra i viaggiatori o sulla spesa per passeggero perché forti dei propri conti in attivo anno dopo anno. Ora tutto è stato stravolto. Il continuo calo del traffico passeggeri - a fine maggio la Iata, l’associazione internazionale delle compagnie aeree, ha indicato un calo dei movimenti del 7,5% nei primi quattro mesi del 2009 – ha lasciato senza scelta i retailers i quali devono trattare straordinariamente bene coloro che continuano a viaggiare nella speranza che essi aumentino i loro acquisti. Le insegne ora stanno conducendo molte più ricerche di mercato sui passeggeri per cogliere i loro desideri. Per fare un esempio, Estée Lauder si appresta a lanciare nei mesi di luglio e agosto il suo primo profumo dedicato al travel retail all’interno del proprio franchisee DKNY. In Eu3 (UK, Francia, Germania) il prezzo sarà deliberatamente stabilito al di sotto dell'entry price dei concorrenti, il prezzo di acquisto dell’esclusiva fragranza è stato infatti chiaramente indicato dai passeggeri più fedeli all’azienda attraverso un’indagine di mercato. Anche il mediorientale Dubai Duty Free, il retailer aeroportuale più forte di quella regione, non ha avuto esitazioni nell’intraprendere direttamente un taglio dei prezzi fino al 30% sulle referenze, oltre a sostenere promozioni, incentivi, attività di coinvolgimento e training che spaziano dalla dimostrazione di make-up fino a premi per i venditori che hanno le migliori performance di vendita. Queste azioni hanno fruttato a DDF una media di vendita per transazione superiore allo stesso periodo del 2008. Dall’altro lato della barricata, i brand stanno monitorando le location del travel retail più attentamente che in passato così da ricavarne il massimo ritorno dai loro investimenti. Le insegne, infatti, stanno scegliendo gli aeroporti con le performance migliori per le promozioni legate al segmento alto della loro clientela, e propendono nel vendere i prodotti fino ad esaurimento scorte piuttosto che immettere nuovi prodotti da far vendere ai retailer. Tutto ciò porta ad un rinnovamento del focus sui consumatori; un impegno che era andato sfocandosi a causa di un compiacimento originato dall’incremento costante dei numeri. Adesso che le cifre si sono assottigliate nuovamente le necessità e le volontà dei passeggeri sono ritornate ad essere il cuore delle decisioni del retail aeroportuale.
HEATHROW: UN T5 A PROVA DI ACQUISTI D
a quando è entrato in funzione, poco più di un anno fa, il Terminal 5 del principale aeroporto londinese di Heathrow non ha smesso di sorprendere. I passeggeri in transito dall’hub britannico non possono fare a meno di rimanere sbalorditi davanti dalla quantità di insegne e brand presenti nel nuovo terminal della BAA. A vedere le dimensioni dell’area commerciale del terminal (circa 60.000 mq) sembra di avere a che fare con uno shopping center, invece il T5 è qualcosa di più. Guardando le griffe presenti si capisce come l’offerta retail sia nel segno del lusso e dell’esclusività: da Christian Dior a Prada, Gucci e Bulgari, passando per Tiffany&Co. (prima boutique in aeroporto per la prestigiosa gioielleria statunitense), Mont Blanc, Mulberry, Thomas Pink, Smythson, fino ad arrivare allo store Harrods e quello di Paul Smith’s Globe (per entrare nel negozio d’abbigliamento bisogna passare da un’antica porta proveniente da un castello francese). Davanti a così tanta scelta, per gli amanti dello shopping sarà difficile resistere alla tentazione di entrare da Boots o Kurt Geiger per comprare l’ultimo paio di scarpe alla moda, oppure da Sungluss Hut o David Clulow per avere un paio di occhiali da sole firmati. Per chi invece fosse in viaggio per andare in vacanza e si trovasse a far scalo al T5 di Heathrow, può trovare numerosi negozi dov’è possibile fare acquisti dell’ultimo minuto per libri e musica come da Hmv, Huges books, Dixons, Rolling Luggage e WHSmitsh. Oltre al negozio
LA TRIPLETTA DI EXKI A ROISSY
La catena di ristorazione rapida Exki si accinge ad aprire il terzo punto vendita presso l'aeroporto Charles De
di souvenir Glorious Britain (dove all’interno si trova una vera Mini Cooper), da Sony e PcWorld è possibile saziare tutta la propria voglia di tecnologia e accessori multimediali. Ovviamente, in un aeroporto di prima classe come quello londinese, non poteva mancare una selezione di ristoranti di qualità come Carluccio’s (già presente nella centralissimo quartiere di Coven Garden), Caviar House & Prunier, Gordon Ramsay e Huxleys,
oltre al panetteria francese Apostrophe e alla pasticceria “all’italiana” Amato. Un’offerta di eccellenza non può che essere accompagnata da un servizio privilegiato: per tutti coloro in viaggio all’interno dell’Unione Europea è possibile ritirare i propri acquisti comodamente nel viaggio di ritorno attraverso il servizio shop and collect che elimina il problema dello spazio in valigia.
STARBUCKS RINNOVA IL FOOD MENTRE MCD PENSA AL CAFFÈ
S
Gaulle di Parigi, uno dei principali hub europei. Dopo le aperture ai terminal 2E e 2F, questa volta tocca al T3, il terminal mignon destinato a vettori low-cost e compagnie europee. Exki conta al momento su una rete, in continuo sviluppo, di 39 ristoranti tra Francia, Belgio, Lussemburgo e Italia. Nel nostro Paese le vetrine sono concentrate nei centri città di Milano (2 locali) e Torino 4 (locali): a quando l'atterraggio in aeroporto?
volta salutista per la catena Starbucks che a partire da luglio ha cambiato gli ingredienti dei propri prodotti di pasticceria e snack. Il motivo è semplice: nella lotta all’obesità la presenza di sostanze quali lo sciroppo di glucosio-fruttosio, considerato sostanza chimica, negli alimenti viene vista come un potenziale danno all’immagine. La svolta naturalista, infatti, è stata intrapresa da varie aziende americane, tra le quali anche Coca Cola, Pepsi e Pizza Hut. Con questa azione il leader del “coffe retailer” punta soprattutto a rilanciare la propria offerta alimentare, considerata la sorella minore delle bevande vendute in tutti gli Starbucks del mondo. Analoga ma inversa la strategia di un altro gigante della ristorazione veloce: McDonald’s. Se infatti Starbucks sta spostando le proprie risorse sul bakery, la catena di fast food più famosa del mondo ha lanciato la propria linea di caffè espresso, decisone storica per la corporation dell’Illinois che così facendo allarga non poco il proprio raggio di azione e il numero di potenziali consumatori. Insomma, la partita fra i due colossi alimentari si gioca ora su più tavoli, speriamo che alla fine a vincere sia soprattutto la qualità. retail&food - luglio/agosto 2009 51
International ELIOR IN AUTOBAHN
Il gruppo francese Elior ha firmato un contratto di gestione con Tank & Rast, il principale operator tedesco di servizi oil e non-oil auto-
stradali, per 17 aree di servizio collocate lungo gli assi autostradali collocati nei pressi della frontiera franco tedesca e sulla direttrice che va da Aix-la-Chapelle a Dresda. Il contratto porta in dote una cifra d’affari stimata in 40 milioni di euro e riguarderà la gestione di punti di ristoro veloce (Burger King, Lavazza), ristoro tradizionale (Serkwayx e Axxe), servizi alberghieri, attività di retail e vendita oil. A proposito di questa nuova iniziativa, Robert Zolade, presidente del Gruppo Elior ha dichiarato che la partnership segna solo l’inizio della presenza del Gruppo in Germania e che in futuro porterà ad ulteriori legami tra le due società.
CON BRITISH AIRWAY, GRATIS IL TAXI PER HEATHROW
In linea con le strategie di fidelizzazione adottate da altri competitor, British Airways ha varato un servizio prova di tre mesi dedicato ai propri viaggiatori premium. L’iniziativa, partita lo scorso maggio, è riservata a tutti i clienti Club World and First che viaggiano da e per il terminal 5 di London Heatrow, mentre non è valida per quelli aderenti al Club Europe o che hanno usufruito di tariffe scontate. Tra i customer esclusi sono compresi anche quelli che partono dal terminal 4, per destinazioni come Bangkok, Singapore e Sydney.
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‘ENNESIMA’ CESSIONE PER IL MARCHIO FAO SCHWARTZ
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’era una volta il giocattolo in vetrina, avvolto da un alone di magia così forte da contagiare grandi e piccini. Ma l’avvento dell’e-commerce ha invaso anche il mondo della fantasia, e i marchi del settore devono necessariamente tenerne conto. In quest’ottica va interpretato l’ennesimo passaggio di proprietà dello storico brand americano Fao Schwartz, acquisito dal colosso Toys”R”Us. Prima di essere ceduta, la società fondata nel 1862 dall’emigrante tedesco Frederick August Otto Schwatz ha provato a resistere alla concorrenza di internet allestendo gli scaffali dei suoi store con giocatoli da tre dollari e con prodotti di pulizia per la casa, da vendere alle mamme mentre i figli giocano. Tuttavia, soprattutto a causa della recessione avvenuta nel 2008, che secondo il Npd Group ha provocato un calo del 3% nelle vendite di giocattoli negli Usa, anche questa strategia si è rivelata insufficiente per restare competitivi rispetto ai prezzi più bassi proposti in rete. Il gruppo acquirente, che
gestisce 600 punti vendita negli Stati Uniti e 700 all’estero, ha comunicato che non cambierà il nome al celeberrimo negozio sulla 58esima strada della Grande Mela e a quello di Las Vegas.
DAL 2012 DECOLLA L’AEROPORTO DI DOHA
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arà pronta entro il 2012 la prima parte del maxi aeroporto intercontinentale di Doha, costato oltre un miliardo di euro e capace di gestire un flusso di 50 milioni di passeggeri all’anno. Il completamento dei lavori è previsto per il 2015. La struttura, che si inserisce nel complesso del vecchio scalo, è attualmente in fase di allestimento ed entro poco tempo sarà aperta una
nuova ala destinata ai transiti rapidi per le coincidenze entro i 60 minuti. Questa dispone di 16 parcheggi aerei e di otto varchi d’accesso, per cui sarà in grado di velocizzare il traffico nelle ore più congestionate alleggerendo il Terminal centrale che, a sua volta, è stato ampliato e presenta 23 punti di imbarco contro i 16 precedenti. Contemporaneamente è stato potenziato anche
il Premium Terminal di Qatar Airways, destinato ai viaggiatori di First e Business Class. In particolare nel settore riservato alla Business Class la capienza è aumentata del 38%, portando il numero dei posti disponibili da 320 a 570. I lavori hanno coinvolto anche l’area entertainment e servizi, per cui sono state incrementate le stanze per il relax, per le docce e per il ristoro..
LAX FA LEVA SUL NON-AVIATION
Dopo anni in cui il business del non-aviation era considerato una leva secondaria per lo sviluppo, ora il Los Angeles International Airport ha virato verso l’ammodernamento di questo comparto. A comunicare la svolta sono state le stesse autorità di gestione dello scalo, che hanno dichiarato di voler rinnovare l’offerta puntando sulla qualità, sulla varietà e sui prezzi più vantaggiosi per i clienti. “Vogliamo creare maggiori opportunità nell’ambito della ristorazione – ha spiegato sulle pagine del Los Angeles Times Gina Marie Lindsey, executive director dell’agenzia aeroportuale – e garantire una qualità migliore del cibo e del servizio.” Alla base di questa strategia vi è l’intenzione di ridurre la dipendenza, per quanto riguarda il food e lo shopping, da un numero ristretto di grandi concessionarie e di favorire l’ingresso di operatori più piccoli e locali. La nuova rotta del non-aviation è già operativa ed entro la fine dell’estate saranno attivati numerosi servizi.
AL MAKTOUM APRE FRA UN ANNO E PENSA AI LOW COST
Un futuro sempre più in grande per gli Emirati Arabi. Il nuovo aeroporto di Dubai SWC-Al Maktoum International, nel quale transiteranno una volta terminato circa 160 milioni di passeggeri annui, aprirà nel giugno del 2010. Ad affermarlo è stato Paul Griffiths, direttore generale della Dubai Airports Company (la compagnia che gestisce anche l’International Dubai), il quale ha scansato ogni dubbio sulle voci di un possibile ritardo sull’inaugurazione del mega scalo medio orientale. Il nuovo aeroporto avrà dimensioni titaniche: sarà circa circa dieci volte più grande dell’attuale scalo e del Dubai Cargo Village messi assieme, e permetterà un movimento di 40 milioni di tonnellate di merce all’anno. Quindi, la prima fase aprirà fra un anno esatto e sarà in grado di portare nel Al Maktoum International già nove milioni di passeggeri nel giro di 12 mesi. Le notizie più interessanti riguardano però le possibilità che la nuova struttura porterà a Dubai: tra i nuovi operatori che atterreranno in mezzo al deserto ci potranno essere anche dei vettori low-cost, che aprirebbero le porte di Dubai a migliaia di vacanzieri, e non solo.
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AEROPORTI
Buoni progetti, finanziamenti veri, risultati concreti
Far volare il Il sistema aeroportuale del Mezzogiorno in questi dieci anni è un caso di studio sull’effettiva realizzazione di programmi in tempi ragionevoli e con costi che rispettano le previsioni di spesa, quando non sono inferiori. Un'opportunità di rilancio economico e di sviluppo per nuove attività di ristorazione e retail. l mondo dei trasporti e della logistica vale il 15% del PIL e incide per il 20% nel costo dei prodotti ma non ha un peso politico e mediatico proporzionale. Fa notizia solo quando qualcosa non funziona: ritardi, disservizi nella circolazione o, come di recente, con il drammatico incidente dell’Airbus A330-200 dell'Air France. Eppure i trasporti irrorano il Paese di flussi necessari lo sviluppo della nostra economia. Senza trasporti i territori si bloccano e non sono capaci di crescita. Senza infrastrutture di trasporto adeguate l’Italia non intercetterà lo sviluppo economico e sociale del 21° secolo. Per questo è stato strategico dotare una delle aree geografiche più fragili del nostro Paese, il Mezzogiorno, di un sistema aeroportuale adeguato alle esigenze dei cittadini e alle loro legittime aspettative di crescita.
I
negli aeroporti del Sud Italia, secondo quanto previsto da singoli Accordi di Programma Quadro sottoscritti con le Regioni. Sottoscrittori degli Accordi di Programma Quadro (APQ) 20002006 erano il Ministero dell’economia e delle finanze, il Ministero delle infrastrutture, il Ministero dei trasporti, l’ENAC, l’ENAV e le Regioni meridionali per la realizzazione di opere infrastrutturali aeroportuali del Mezzogiorno co-finanziate con risorse provenienti dal PON trasporti (Programma Operativo Nazionale), da delibere CIPE e da fondi delle società di gestione. Oggi sono terminate e pienamente in funzione le nuove aerostazioni di Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Crotone e Olbia e quelle profondamente rinnovate di Alghero, Lamezia, Napoli e Palermo.
Il Sud fa sistema
I progetti realizzati
L’Italia del Sud dispone ormai di un sistema aeroportuale in grado di dare una reale competitività funzionale ad un’area geografica sempre più strategica all’interno del bacino del Mediterraneo. Gli investimenti realizzati nel periodo 2000-2006 sfiorano il miliardo di euro e interessano un flusso di passeggeri e di merci di dimensioni ragguardevoli. I territori ed i sistemi produttivi e sociali del Mezzogiorno, infatti, costituiscono un bacino di traffico capace di intercettare nel 2008 oltre 28 milioni di passeggeri, con un tasso di crescita complessivo negli ultimi cinque anni che sfiora il 50%. Il programma di investimenti è stato attuato dall’Enac, Autorità unica di regolazione, controllo e certificazione per l’aviazione civile,
Quella di agenda 2000 è da considerarsi solo una prima fase nel riassetto del sistema aeroportuale del Sud Italia. Inizia adesso la fase due. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Enac, le Regioni e i gestori aeroportuali hanno siglato ad aprile gli APQ 2007-2013 di Sicilia e Puglia e a maggio quello della Calabria, stanziando risorse per 742 milioni di euro. Restano in attesa la Campania, dove da indiscrezione sono previsti investimenti per più di 200 milioni di euro per il solo aeroporto di Grazzanise, e la Sardegna. Con l’APQ 2000-2006 si è posta fine a situazioni annose e perfino scabrose. Gli aeroporti esistenti non subivano modifiche dagli anni ’60, con una conseguente limitata capacità delle infrastrutture di volo e della sicu-
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rezza, ma anche con forti carenze sul piano estetico e funzionale. Erano insomma aeroporti arretrati, bruttini e scomodi. Basti pensare all’aeroporto di Catania, nel quale, con un investimento complessivo di 138 milioni di euro, è stata finalmente realizzata un’aerostazione in grado di accogliere e smistare un flusso di passeggeri che ne fa il quarto scalo italiano. Non sono state dimenticate quelle realtà geograficamente svantaggiate, ma non per questo “minori”: oltre a Crotone, che dispone già di una nuova aerosta-
zione, sono in fase di realizzazione quelle di Lampedusa e di Pantelleria. Tutte le nuove opere realizzate sono state sottoposte a un attento vaglio d’impatto ambientale, dal momento che l’attenzione agli aspetti ecologici si traduce in un aumento netto dei servizi e dei vantaggi resi ai cittadini. Oggi, che è stata definitivamente voltata anche la pagina della Guerra fredda, l’aeroporto militare di Comiso è stato riconverito a usi civili, con un investimento complessivo di 40 milioni di euro. Adesso resta solo da aprirlo al traffico. Interessante anche il caso di
Taranto-Grottaglie, dove con investimenti per 118 milioni di euro è stata creata una piattaforma logistica collegata al terminal container del porto, nella quale Alenia ha creato un centro per la produzione di sezioni della fusoliera del Boeing
ceutica dei 27 paesi dell’Ue. Il comparto della meccanica costituisce una realtà di eccellenza tecnologica e di rilevanza strategica per l'industria italiana, che sviluppa prodotti e servizi per i più importanti operatori mondiali.
AEROPORTI SICILIA, PUGLIA, CALABRIA APQ 2007-2013. FINANZIAMENTI PREVISTI Aeroporto
Costo (euro)
Catania 192,000 203,481 Palermo Trapani 18,664 24,605 Lampedusa Pantelleria 37,312 Comiso 6,750 Palermo Boccadifalco 1,000 Bari 60,300 Brindisi-Foggia-Grottaglie 65,000 Taranto 10,000 Crotone 28,000 Reggio Calabria 30,100 Lamezia Terme 65,000
GLI AEROPORTI DEL SUD. INVESTIMENTI INFRASTRUTTURALI APQ 2000-2006 Aeroporto Catania Palermo Trapani Lampedusa Pantelleria Comiso Bari Brindisi Taranto Cagliari Olbia Alghero Crotone Reggio Calabria Lamezia Terme Napoli
Costo (milioni di euro)
134, 000 91, 000 20, 000 26, 000 35, 000 40, 000 156, 000 56, 000 118, 000 144, 000 73, 000 69, 000 28, 000 46, 000 81 12
787 Dreamliner. Quanto realizzato a Grottaglie dal gruppo Finmeccanica rientra in un settore altamente strategico per l’Italia. La nostra industria meccanica, da sola, vale infatti 60 miliardi di euro. Una somma pari a quella del deficit energetico. Leggermente superiore al valore aggiunto di tutta l’industria farma-
Stato di attuazione
Fine lavori
eseguito eseguito eseguito in corso in corso eseguito eseguito eseguito eseguito eseguito eseguito eseguito eseguito eseguito in corso eseguito
Maggio 2007 Novembre 2008 Dicembre 2008 Giugno 2011 Giugno 2011 Aprile 2008 Marzo 2005 Aprile 2007 Dicembre 2008 Ottobre 2003 Luglio 2003 Dicembre 2003 Giugno 2004 Dicembre 2008 Dicembre 2009 Dicembre 2007
Dal punto di vista territoriale la geografia articolata dell’Italia rende prioritarie le esigenze di consolidamento di un vasto network senza privilegiare solo le tratte più redditizie, e la continuità territoriale è prerequisito irrinunciabile perché l’Europa sia veramente unita e perché le barriere geografiche non si trasformino in ostacoli allo svi-
luppo economico. Era uno degli obiettivi del Piano generale della mobilità del governo Prodi, messo poi da parte con il turn over elettorale. Resta immutata l’esigenza di integrazione: tra modi di comunicazione (strada, ferrovia, mare, cielo) e tra livelli di comunicazione (tra reti nazionali e internazionali e tra reti nazionali e locali).
Quel che resta da fare Il futuro dovrà perciò trovare le Regioni meridionali impegnate a sviluppare sistemi di trasporto intermodali, migliorando le condizioni di accessibilità alle infrastrutture già esistenti e i collegamenti fra di esse. Questa è la chiave di lettura dei nuovi investimenti previsti negli aeroporti del Sud per il periodo 2007-2013. Gli interventi puntano decisamente ad un ampliamento della capacità aeroportuale innal-
zando ulteriormente i livelli di sicurezza e la qualità dei servizi offerti ai passeggeri. In Puglia negli aeroporti di Brindisi, Foggia e Taranto Grottaglie è programmata la riqualifica delle infrastrutture di volo per complessivi 65 milioni di euro. Inoltre verrà ampliata l’aerostazione di Bari, già su standard funzionali e architettonici europei. In Calabria, regione fortemente penalizzata dai collegamenti viari e ferroviari, sono previsti una serie di interventi a completamento dell’aeroporto di Crotone, puntando sul suo auspicabile decollo e su quello di Reggio. A Lamezia è prevista la costruzione di una nuova aerostazione per 50 milioni di euro di investimenti, a confermare la vocazione dello scalo a fulcro del sistema aeroportuale calabrese. Crescerà nei prossimi quattro anni anche il sistema aeroportuale della Sicilia. Il 19 giugno è stata posta la prima pietra della nuova aerostazione di Lampedusa e presto inizieranno i lavori per quella di Pantelleria – autentiche gemme di architettura incastonate nel Mediterraneo. In Sicilia verranno investiti duecento milioni di euro a Palermo e altrettanti a Catania, nel potenziamento di un articolato sistema bipolare con Trapani e Comiso a far da satelliti con la possibilità di differenziare le tipologie di traffico a seconda delle desinazioni. Da segnalare inoltre l’assegnazione dell’aeroporto cittadino di Palermo Boccadifalco come base operativa per la Protezione Civile. Anche grazie a questa seconda ondata di finanzamenti del periodo 2007-2013 il Mezzogiorno potrebbe cessare di costituire una delle anomalie del nostro paese. Partendo da un’adeguata politica dei trasporti potremo correggere quel divario territoriale storico che in questi ultimi anni si è drammaticamente accentuato, come hanno constatato nei loro ultimi rapporti l’Istat e Unioncamere. E’ auspicabile il riavvicinamento non solo geografico, ma anche dei principali parametri sociali ed economici del Mezzogiorno d’Italia all’Europa. Le vere distanze sono rappresentate da un elevato tasso di disoccupazione, da un basso reddito medio pro-capite, da indici macroeconomici di segno negativo anche prima dell’attuale crisi finanziaria. Adolfo Marino
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AEROPORTI
Siglato accordo tra gli aeroporti russi e Confimprese
Russia chiama Le aziende operanti nel travel retail hanno risposto positivamente alla richiesta di collaborazione lanciate dall’associazione di foreign trade Aviaexport e Airport, ente che raggruppa circa 350 aeroporti tra Russia e paesi Csi. In un incontro che si è tenuto il 12 giugno scorso infatti Confimprese ha firmato un accordo con le associazioni russe per aiutare l’ingresso dei marchi italiani negli scali ex-sovietici.
L
’incontro, indetto da Confimprese, è stata un’occasione per mettere in contatto i retailer italiani con i rappresentanti di una realtà di cui si parla molto ma di cui ancora poco si conosce come quella russa. Oltre ai più importanti scali di Mosca e San Pietroburgo, infatti, il mercato aeroportuale della Federazione russa denuncia diverse difficoltà nel lasciare alle spalle una situazione commerciale tutt’altro che evoluta, come hanno più volte ricor-
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dato i rappresentanti della delegazione straniera. Non solo shopping e ristorazione, però, perché il vero obiettivo della visita russa risiede dall’ampio knowledgement posseduto da Confimprese e dai propri soci, uno strumento indispensabile non solo per favorire nuove aperture nei terminal di realtà quali Vladivostock, Novasibirsk, Sochi, Ekaterinburg o Astrakan, ma anche per contribuire a realizzare infrastrutture e industrie atte a sostenere un sistema di travel
retailing valido e duraturo. L’esperienza italiana, infatti, sta alla base della stretta di mano tra Confimprese e le associazione aeroportuali russe le quali, in cambio, offrono contatti con i propri associati e la prospettiva di entrare in un mercato ancora in uno stato embrionale ma di prospettiva interessante non solo per i retailer ma anche per i fornitori.
Le idee prima del commercio I due enti, come hanno spiegato molto bene il direttore generale di Airport Victor Gorbachev e il vicedirettore generale di Aviaexport
Alexey Komissarov, hanno tutto
l’interesse a far entrare nel vasto mercato nazionale le aziende italiane che possono aiutare a realizzare quello sviluppo concettuale e metodologico basilare agli accordi commerciali veri e propri. «AviaExport ha il compito di accogliere le problematiche degli aeroporti e delle compagnie aeree russe per capire e migliorare la gestione e i servizi aeroportuali – ha sottolineato il rappresentante di Aviaexport Kommissarov – il
nostro scopo principale è quindi quello di diffondere presso i nostri associati tecnologie, idee e pratiche innovative attraverso le nostre commissioni che si occupano delle problematiche in ambito tecnico, commerciale ed economico. I nostri associati e le società aeroportuali sono indipendenti, ognuno di essi prende le decisioni in maniera autonoma, anche a livello commerciale, ma collaborando con noi avrete l’occasione di conoscere direttamente le realtà aziendali e le loro necessità e, quindi, di influenzare anche la mentalità di coloro che gestiscono aeroporti e servizi». L’esperienza e il “saper fare” delle imprese italiane sono le qualità degli associati di Confimprese a cui lo stesso presidente Mario Resca ha fatto riferimento durante il discorso che ha preceduto la firma dell’accordo tra la delegazione russa e l’associazione italiana. Accordo che, fanno sapere dalla sede milanese di piazza Sant’Ambrogio, potrebbe diventare anche esclusivo, previo ulteriori accordi. «La nostra associazione è in grado di offrire risposta, attraverso i nostri associati, ad ogni tipo di problema, anche specifico, di ogni singolo aeroporto – ha precisato Resca durante l’incontro – inoltre siamo disponibili a lavorare con tutte le altre componenti, dalla progettazione alla sicurezza, questo grazie alla conoscenza maturata in ambito aeroportuale». Risposta positiva da parte dei retailer di Confimprese: sebbene solo una minima parte abbia presenziato all’incontro, alcuni rappresentanti di aziende quali Ricordi, Natuzzi, My Chef, Caffè Vergnano, Airest, Breil e Pompea hanno manifestato il loro interesse ad un’iniziativa che può procurare ampi benefici economici. Soprattutto se l’esportazione del sistemaConfimprese diventa un vantaggio competitivo nei confronti degli altri paesi. Oltre a contribuire all’apertura di nuovi negozi che rispettino gli standard internazionali di qualità con i marchi e le offerte che meglio si adattano al mercato russo, Confimprese può essere un’importante trampolino di lancio per l’internazionalizzazione di molte imprese italiane del M.C. travel retail.
STAZIONARIO STAZIONARIO
SIGLATO L’IMPEGNO PER IL CORRIDOIO GENOVAROTTERDAM
La tratta ferroviaria Genova-Rotterdam si farà. Nonostante non siano ancora definiti i dettegli del progetto, la conferma che si realizzerà il corridoio 24 è di importanza strategica per le prospettive di sviluppo del sistema Europa, Italia e, calandoci nella realtà locale, della città di Genova. Proprio nel capoluogo ligure si è tenuta l’organizzazione di Iaph 2009 (associazione nazionale che riunisce 230 porti di tutto il mondo), finalizzata tra i vari obiettivi anche ad accelerare l’approvazione del progetto.
Nell’occasione si è ufficializzato l'impegno concreto degli stati coinvolti con la firma della dichiarazione che definisce gli obiettivi a lungo termine dell'asse ferroviario. “L’unica opera che può avere una funzione di alta capacità per le merci è la Genova-Rotterdam – spiega sulle pagine di Repubblica Genova.it Luigi Merlo, presidente dell’autorità portuale del comune ligure – Da parte nostra siamo impegnati in alcune importanti operazioni di innovazione tecnologica e stiamo facendo un grande sforzo per costruire opere pubbliche e infrastrutture”. Sono state gettate, dunque, le basi di un ambizioso programma di lavoro, per il quale il contributo dei finanziamenti comunitari si rivelerà indispensabile.
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Ritardi nei cantieri di Gallarate e Como San Giovanni
lavori a ‘bassa velocità
L
’Alta Velocità corre solo sui binari, mentre lo stato di avanzamento dei lavori nelle stazioni di Gallarate (Va) e di Como San Giovanni procede a rilento. A denunciare i ritardi non sono soltanto gli utenti ma anche gli esponenti politici dei comuni interessati, che per mezzo della stampa locale hanno riportano all’attenzione della cronaca le difficoltà in cui versano le realtà di medio-piccola dimensione. “Siamo arrivati alla presa in giro – tuona il vicesindaco di Gallarate, Paolo Caravati, dalle pagine del quotidiano online ‘La Provincia di Varese’ – A prescindere dal fatto che stiamo parlando di un terminal importante, lasciarlo in queste condizioni è vergognoso”. L’intervento di ristrutturazione presso lo scalo varesino appare quasi bloccato da settembre 2008, a eccezione per il rifacimento del bar, nonostante l’ultimatum impartito nello scorso anno dal sindaco Nicola Mucci, che aveva indicato nel 6 gennaio 2009 la data entro cui dover terminare i lavori e dopo la quale sarebbe scattata la denuncia presso la Procura della Repubblica. Le ultime novità, riporta il periodico, riguardano la chiusura del buffet della struttura, la rimozione di tutte le vetrate esterne, mentre dei numerosi negozi che Centostazioni intenderebbe aprire sono attivi, per ora, solo la tabaccheria e l’edicola. Dulcis in fundo, l’ascensore che dovrebbe consentire ai disabili di raggiungere almeno il primo binario è fuori servizio. Tempi brevi, invece, dovrebbero mancare alla conclusione dell’opera di “recupero e adeguamento funzionale della stazione” comasca, per la quale Ferrovie Italiane e Centostazioni hanno investito un importo di quasi 830mila euro. La gara di appalto, vinta da un’azienda di Vietri sul Mare (Sa), prevedeva come data di inizio lavori il 19 dicembre 2007 e individuava nel 17
agosto 2008 il termine del cantiere. Tuttavia il progetto, che comprende il recupero di alcuni locali da destinare ai servizi per i passeggeri, l’inserimento di spazi commerciali, il potenziamento dell’illuminazione interna e la realizzazione di quella esterna, dovrebbe essere concluso entro luglio di quest’anno dopo addirittura tre rinvii, che ovviamente hanno fatto esasperare gli utenti: «Mancano gli ascensori e i percorsi tattili per i disabili – spiega sulle pagine del Corriere di Como on line Ettore Maroni, portavoce del comitato di pendolari che si muove tra Como e Milano – La struttura è carente anche in termini di posti auto, per cui le liste di attesa sono lunghissime”. •
Pronta per il 2011 la di
A
l via entro l’estate i lavori per realizzare la stazione AV Mediopadana, concepita con l’obiettivo di creare una forte convergenza tra l’Alta Velocità, la linea del Servizio ferroviario regionale Reggio Emilia-Guastalla e il sistema di trasporto pubblico locale su gomma. Il terminal, che sarà attivo a partire dal 2011 anche se la fine dei lavori è prevista per il giugno 2012, è stato progettato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava (lo stesso che ha realizzato l'avveniristico sistema di ponti sulla A1 in corrispondenza del casello cittadino) e comporterà un investimento complessivo di circa 79 milioni di euro, di cui 18,3 a carico di Ferrovie dello Stato e il rimanente finanziato dalla Regione Emilia Romagna. Nella fase iniziale di
esercizio, a Reggio Emilia si fermeranno sei coppie di treni al giorno, con un possibile incremento in seguito alle valutazioni di carattere commerciale che saranno effettuate in un secondo momento. Il progetto prevede, infine, un’ampia area servizi nel piano sotterrato con l’inserimento di possibili negozi. •
ancora vuote le vetrine
I
nvece della scritta ‘opening soon’ affissa da mesi sulle vetrine, si dovrebbe comunicare che la data di apertura è ancora da destinarsi, auspicabilmente entro la fine dell'anno. Nonostante l’inaugurazione di Milano Centrale sia avvenuta a dicembre 2008 e i progetti per i nuovi spazi commerciali siano stati annunciati da Grandi Stazioni da ormai molto tempo, i corridoi del più importante terminal del Nord Italia sono tuttora privi di negozi. La maggior parte di questi aprirà quasi un anno dopo il taglio del nastro perché soltanto da poco tempo Grandi Stazioni ha iniziato a consegnare gli spazi ai locatari, pochi per ora, alcuni dei quali hanno posizionato poster e loghi sulle vetrine del sottopassaggio verso la metropolitana. Se quindi l’iter per l’assegnazione degli spazi e il successivo allestimento dei punti vendita è tuttora in itinere, il dato di fatto è che per l’immediata stagione estiva la Stazione Centrale a parte edicole, bar e qualche chiosco, non • è attrezzata per offrire agli utenti un’adeguata offerta retail.
Veneto senza protesta
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ordest escluso dall’Alta Velocità e scoppia lo scontro politico. La decisione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) di non finanziare il tratto della Tav BresciaVerona-Padova e il prolungamento sino a Trieste per favorire il circuito Napoli-Bari ha provocato la forte reazione dell’imprenditoria e di parte della classe dirigente locale contro l’esecutivo. Il disappunto è emerso in occasione dell’assemblea di Confindustria che si è tenuta a fine maggio a Verona, dove soprattutto il presidente dell’associazione veneta, Andrea Tomat, ha sottolineato le criticità dovute a questa decisione lamentando la scarsa considerazione della politica nazionale verso questa zona geografica: “Non possiamo aspettare di uscire dalla crisi per modernizzare le nostre infrastrutture – riporta il Gazzettino in merito all’intervento di Tomat – Siamo coscienti che per realizzare l’opera serviranno ingenti risorse ma crediamo che per una realtà così importante come l’area interessata dalla direttrice in questione si possano reperire finanziamenti non solo ricorrendo allo Stato ma anche attraverso formule di project financing, già sperimentate con successo per il completamento del passante di Mestre e di altre opere strategiche. Questa linea è necessaria per collegare rapidamente l’Italia con i paesi dell’Est-Europa”. • retail&food - luglio/agosto 2009 59
AI FERRY PORTI POTENZIAMENTI IN VISTA PER LO SCALO DI SAVONA
Il porto ligure si appresta ad ampliare la propria offerta grazie alla realizzazione del terzo accosto, che permetterà a quattro navi da crociera di attraccare contemporaneamente. I lavori, come ha annunciato il presidente dell’autorità portuale savonese Cristoforo Canavese, dovrebbero cominciare entro la fine dell’anno. L’iniziativa potrebbe comportare delle positive ricadute economiche per la città, favorite dalla presenza di una compagnia internazionale come Costa.
VARATI I NUOVI GIOIELLI DI COSTA CROCIERE
La flotta di Costa Crociere si arricchisce con due nuovi battelli: Costa Pacifica e Costa Luminosa. Il primo è un colosso da 114.500 tonnellate ed è in grado di ospitare fino a 3.780 passeggeri, mentre il secondo presenta una stazza di 92.600 tonnellate per 2.826 ospiti. Entrambe le navi sono state costruite dall’azienda italiana Fincantieri negli stabilimenti di Marghera e Sestri Ponente. Il progetto di sviluppo della compagnia marittima prevede un ulteriore allargamento del portafoglio con cinque unità da realizzarsi entro il 2012 per un investimento complessivo di 2,4 miliardi di
Pronta a intervenire nel dopo-Tirrenia e a collegare da subito Francia e Nord Africa
alla conquista del Mediterraneo
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l dopo Tirrenia si arricchisce di nuove prospettive, volte a colmare il vuoto totale o parziale che la compagnia di proprietà statale lascerà sulle rotte di competenza entro pochi mesi. In queGrandi st’ottica Navi Veloci, per bocca del direttore generale Ariodante Valeri, ha dato al presidente della regione Sardegna la propria disponibilità a partecipare in una società mista pubblico-privato che possa gestire i servizi portuali. La conditio sine qua non diramata dall’azienda prevede, però, che nel realizzare questa nuova realtà non sia data la maggioranza a un unico soggetto. Nel frattempo la società navale ha reso noto che proprio le sue attività nell’isola, per quanto concerne la stagione estiva iniziata lo scorso 22 maggio, stanno registrando un andamento positivo con risultati superiori alle aspettative. Sul fronte dello sviluppo in acque straniere, invece, la compagnia italiana ha siglato martedì 2 giugno nel Porto di Sète un protocollo d’intesa con la Regione LanguedocRoussillon per l’istituzione di nuove linee passeggeri e merci verso il Maghreb. L’accordo si propone di incrementare il traffico marittimo sulla direttrice del Nord Africa, un’area in cui lo scalo francese ha individuato
un forte potenziale di sviluppo non sfruttato. Si procederà alla costruzione di una stazione marittima che possa servire un vero e proprio polo passeggeri, grazie a nuove banchine idonee per soddisfare quattro accosti simultanei. Tali iniziative, unite ad altri lavori già in programma, fanno lievitare la spesa complessiva sostenuta dalla Regione Languedoc-Roussillon sul terminal in questione per i prossimi dieci anni a 200 milioni di euro. Dal canto suo la compagnia genovese afferma la volontà di fare di Sète l’hub delle sue attività in Francia apportando la propria competenza nelle autostrade del mare, la flotta di cruise-ferry e il know how nelle tratte con il Nord Africa, dove collega Tunisi da Genova, da Civitavecchia e da Palermo e Tangeri da Genova e da Barcellona. Sul fronte operativo Grandi Navi Veloci intende implementare il programma di collegamenti tra il porto di Sète e il Maghreb a partire dal prossimo autunno, con la prospettiva di ampliare il network delle linee se le condizioni di mercato lo permetteranno, aprendo le prospettive a rotte commerciali e turistiche al momento non coperte dallo scalo francese sempre verso il Nord Africa. •
Come cambierà il
F euro, di cui 550 milioni verranno finanziati dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei) attraverso un prestito che sarà erogato su un arco temporale di tre anni. Tutti gli asset saranno realizzati dal medesimo gruppo navalmeccanico.
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orte di un fatturato in crescita, che nel 2008 ha portato a 1,2 milioni di euro di utile, il porto di Genova si appresta ad essere ampliato nelle dimensioni e nei servizi. Oltre alle operazioni di dragaggio all’interno del bacino, in primo piano si colloca la realizzazione di un terminal da adibire al traffico traghetti extra-Schengen nella zona di Voltri. La futura struttura, composta da una nuova darsena a ridosso del molo di ponente, comporterà un investimento complessivo di circa 60 milioni di euro e consentirà l’approdo di tre imbarcazioni con lunghezza fino a 250 metri e una superficie a terra di circa 70 mila mq. Un ulteriore progetto riguarda l’adeguamento della banchina di ponente di Ponte dei Mille, con il ricongiungimento delle banchine Mille 1 e Mille 2, che porterà alla creazione di un’unica piattaforma di circa 340 metri.
L’opera, di cui si prevede la realizzazione entro il 2011 a fronte di un investimento di 12 milioni di euro, è necessaria per ospitare le navi da crociera di ultima generazione. Infine, sono attualmente in fase di studio alcuni interventi nel terminal crociere di Ponte Andrea Doria per ampliare gli spazi dedicati ai passeggeri: in particolare riguardano il fornice del lato a levante, con lo scopo di ricavare una sala di riconsegna del bagaglio ai crocieristi, un collegamento al piano banchina tra le sale di levante e quelle di ponente con quattro nuove scale mobili, la realizzazione di un soppalco nel salone centrale di Ponte Andrea Doria e di pensiline esterne sul piano piazzale. Tali iniziative, nel caso fossero approvate, sarebbero finanziate dall’Autorità Portuale di Genova e da Stazioni Marittime. •
(quasi) nessun taglio alle rotte
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chivato l’iceberg del blocco totale delle attività, che avrebbe mandato a fondo una fetta importante del sistema marittimo italiano, oltre alla corrazzata Tirrenia ovviamente, la conferma delle rotte presidiate dalla società pubblica per l’estate e la proroga concessa da Bruxelles per tutto il 2009 hanno reso possibile una pianificazione di medio-lungo termine, che ha tutelato in primis il servizio all’utenza e i posti di lavoro. C’è quindi ottimismo sul dopo-Tirrenia, che ricordiamo naviga con un buco nella fusoliera del bilancio da circa 900 milioni di euro. “Sono stati registrati passi in avanti nella ricerca di soluzioni condivise – spiega sulle pagine di La Nuova Sardegna il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli, al termine dell’incontro sulla privatizzazione dell’azienda con i rappresentanti delle regioni interessate e i sindacati di categoria – Il confronto continuerà nel fondato tentativo di evitare ricadute occupazionali negative anche per il 2010”. Nel frattempo l’iter di privatizzazione prosegue e prevede la cessione a titolo gratuito delle quattro società regionali Tirrenia alle Regioni, che sosterranno anche il compito dell’affidamento a gara pubblica dei servizi. Focalizzando l’attenzione su alcune realtà locali tra le più significative, nonostante i proclami qualche rotta in realtà è stata cancellata. È il caso dei traghetti per la Sardegna e le isole Pontine da Fiumicino, che le compagnie Tirrenia e Alilauro hanno deciso di lasciare agli ormeggi. Per quest’ultima società lo stop potrebbe essere ‘solo’ momentaneo e riferito alla stagione in corso. Attualmente, invece, non ci sarebbero certezze dall’ente siciliano “sul fronte dell’acquisizione della Siremar”, ha testimoniato Franco Lo Bocchiaro, segretario regionale Fit Cisl, sulle pagine del Giornale di Sicilia. Tuttavia la Regione ha previsto un esborso dal Bilancio di 81 milioni di euro che permetterà 13 nuovi collegamenti. •
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Le simmetrie variabili di Cremonini e Wagon-Lit
è sempre più...
I
talia contro Francia. Ai Mondiali di calcio, tutti sanno com’è finita: abbiamo vinto noi. Sulla ristorazione a bordo treno, invece, finisce pari e patta. E, ironia della sorte, con un curioso
anni ha diversificato (prima con Marr, nel catering, e poi con Chef Express nella ristorazione) cercando di imitare il modello Autogrill:
la nuova gara indetta da Trenitalia per la ristorazione a bordo dei treni (Alta Velocità ma anche la rete tradizionale) nei prossimi tre anni. Fuori gli italiani che gestivano da anni la ristorazione e dentro i fran-
incrocio di ruoli: gli italiani servono pasti, panini e bibite sul Tgv, il treno super-veloce che collega Parigi e le principali città d’Oltralpe; i francesi fanno lo stesso sul Frecciarossa. Finora le concessioni sui treni, in Italia e in Europa, erano il feudo di Cremonini. La famiglia modenese, partita come produttrice di carne (a tutt’oggi è il princi-
quello che i Benetton hanno fatto nelle autostrade e negli aeroporti, Chef Express lo ha fatto sui treni, diventando il numero uno europeo. Ma Carlson Wagon-Lit, di proprietà de colosso francese Accor, ha sparigliato quella che sembrava una situazione ormai consolidata: è stato il gruppo francese a vincere
cesi. Per il gruppo Cremonini è una sconfitta che brucia, anche perché subita in casa. Il risultato è che abbiamo gli italiani in Francia, e i francesi in Italia: nemo propheta in patria, dicevano gli antichi latini. Non tutto è perduto, però, per Cremonini che ha un inaspettato asso nella manica da giocare: nel 2012 partirà Italo, l’alta velocità
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pale fornitore di hamburger per McDonald’s in Italia), negli ultimi
ferroviaria di Ntv, l’operatore concorrente di Trenitalia. Certo c’è da aspettare tre anni di mancati introiti e per Chef Express questo potrebbe essere un ostacolo rispetto ai piani della famiglia Cremonini. Pochi mesi fa il numero uno del gruppo, Vincenzo, aveva annunciato il progetto per una possibile quotazione in Borsa di Chef express nel 2010 (mercati permettendo). Chef Express (cui fa capo anche la catena di ristoranti Roadhouse Grill) è oggi la più redditizia delle tre “gambe” del gruppo: il business storico di Inalca, la carne, da anni ha margini in calo, ed è stata per metà venduta ai brasiliani di Jbs (con un’opzione a vendere tutto), mentre Marr, in cui erano entrati i fondi di private equity, è stata portata (con successo) in Borsa tre anni fa. Avendo Cremonini portato via da Piazza Affari la holding quotata, avrebbe senso, accanto a Marr, far sbarcare in Borsa anche l’altra parte operativa Chef Express (dopo il delisting della holding capogruppo). Ma senza gli introiti dell’Italia, se e fino a quando Cremonini non salirà a bordo di Italo, l’operazione Borsa di Chef Express potrebbe essere più difficile. Simone Filippetti “Opinionista”
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La foto
Incheon International Airport (Seoul, Korea) Vincitore del World Airport Awards 2009
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r&f Last but not least
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Anno 4 numero 7-8 luglio/agosto 2009
London 2012 per
Direttore responsabile Andrea Aiello Hanno collaborato Alessandro Barzaghi, Francesca Biagi, Giuseppe Bonomi, Massimo Colzani, Giulia Comparini, Paolo Crespi, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Walter Galbusera, Vito Gamberale, Paolo Prota Giurleo, Antonio Intiglietta, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Giorgio Mirabelli, David Montorsi, Giorgio Moroni, Luca Neri, Enrico Pazzali, Andrea Penazzi, Nuria Perez Paredes, Mario Resca, Vito Riggio, Kevin Rozario, Vittorio Valenza, Mario Vigo
La pianificazione londinese, attuata per gli Olympics Game del 2012, può essere un utile esempio per l’esposizione internazionale milanese: una risorsa da sfruttare anche per le aziende della distribuzione. Ecco un breve sommario dei vantaggi e delle complessità che le imprese potrebbero incontrare.
L
’Expo 2015 potrebbe diventare una grossa opportunità per i retailer e le associazioni dei marchi della distribuzione organizzata. A beneficiare del grande afflusso di turisti e capitali generati dalla manifestazione internazionale che si svolgerà a Milano tra sei anni non saranno solo espositori, organizzatori e costruttori, ma anche i settori della ricettività, della ristorazione e soprattutto quello retail. L’Expo 2015 potrebbe infatti prendere spunto da un’altra grande manifestazione europea che si sta preparando nel Regno Unito: le olimpiadi 2012 che andranno in scena a Londra. Nella capitale inglese, infatti, a tre anni dall’inaugurazione dell’avvenimento sportivo più importante del mondo sono in fase avanzata per quanto riguarda sponsorship e accordi di licenza. In pole position, guarda caso, ci sono diverse aziende retail. Sarebbe infatti uno spreco non riuscire a sfruttare una manifestazione titanica come l’Expo, che prevede un afflusso di 30 milioni di visitatori in sei mesi (da maggio a ottobre 2015).
Tutt’altro che giochi Se la Soge, la società di gestione presieduta da Luciano Stanca, riuscisse a superare gli innumerevoli problemi che accompagnano lo start up organizzativo potrebbe seguire la strada tracciata dal Locog, il comitato che guida le olimpiadi londinesi: il coinvolgimento delle numerose imprese della distribuzione frutterebbe al settore più di 600 milioni di euro. New West End Company e Walpole British Luxury sono due importanti enti che hanno già manifestato il loro interesse nei confronti nell’importante evento sportivo, e altrimenti non poteva essere visto che all’interno della New West End sono coinvolte tutte i marchi e le aziende presenti 64 retail&food - luglio/agosto 2009
con i propri punti vendita nel cuore pulsante dello shopping londinese, il West End appunto. E se gli “inquilini” di Oxfrod e Regent Street pensano già agli eventi da preparare per il 2012, gli associati della Walpole British Luxury, il consorzio dei marchi d’eccellenza d’oltre Manica, non hanno intenzione di perdere tempo nell’accostare la propria immagine a quella degli Olympics Game. A beneficiarne, in questo caso, non saranno solo le marche più quotate e conosciute (e con maggiori risorse economiche) ma anche quelle imprese meno affermate a livello internazionale e che proprio grazie alle luci della ribalta offerte dai giochi puntano ad esportare il proprio nome all’estero.
Per i top player ma non solo In questo tipo di manifestazioni, sono molteplici gli accordi percorribili per le aziende retail. Oltre alle attività di sponsorship (proprio a Londra saranno interessati nove sponsor di caratura internazionale, tra cui Coca-Cola e Visa, e circa 50 partner nazionali in vari gradi di coinvolgimento a seconda dell’investimento) esistono quelle di licensing. Un esempio interessante in materia può essere dato dalla famosa azienda della gioielleria di lusso Birks che oltre ad essere sponsor è anche licensee ufficiale dei Winter Olympics che si terranno a Vancouver nell’inverno del 2010. I programmi di licensing e di merchandising possono essere una valida opzione per molti retailer, visto che nelle precedenti edizioni dei giochi olimpici questi accordi hanno fruttato incassi tra il 26 e il 32% dei ricavi complessivi. Gran parte del lavoro di promozione antecedente alla manifestazione vera e propria, invece, può essere effettuato tramite i media, assicurando una vasta copertura delle proprie iniziative su giornali,
Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica Segreteria Silvia Pizzi
radio e televisioni attraverso un’efficace campagna di comunicazione e attività di relazioni pubbliche. Analogamente a Londra, Milano è famosa nel mondo per il fashion e lo shopping, e il problema principale sarà proprio quello di facilitare il flusso dei visitatori nelle vie della moda milanese e soprattutto nei negozi; problema che può apparire secondario ma che invece può risultare cruciale se la manifestazione costringerà ad adottare sostanziali modifiche alla viabilità e, come nel probabile caso dell’Expo meneghino, concentrerà l’intera area espositiva in un unico sito lontano dal centro, cioè alla Fiera di Rho-Pero. A dispetto dei retailer britannici, quelli milanesi (soprattutto bar e ristoranti) non potranno beneficiare dell’installazione di schermi per seguire le gare sportive, ma potranno comunque organizzare eventi collaterali all’interno dei vari punti vendita e flagship store. Se la macchina espositiva riuscirà davvero a mettersi in marcia, aumento del personale e necessità di gestire uno stock maggiore di prodotto saranno i primi effetti (positivi) che imprese e negozi dovranno affrontare in ottica 2015, senza dimenticare che a beneficiarne in prima battuta saranno i settori alberghiero/ricettivo e la ristorazione. Assieme al brand awareness e ai ricavi finanziari, la necessità di aumentare la forza lavoro sarà una delle maggiori implicazioni che imprese e retailer dovranno far fronte per non farsi cogliere impreparati dalla manifestazione indetta dal Bie. Massimo Colzani
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