ANNO 4 • NUMERO 5 • MAGGIO 2009 • € 1,00
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
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retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Cala il traffico in autostrada. Chi rimpiange gli ingorghi? Notizie, analisi e prospettive
Dossier aeroporti • Star Trek retail+food • Osservatorio prezzi Il Galilei di Pisa Morellato+Brek&Nuance Autostrade Firenze
News primae noctis
Lettera aperta al ministro Matteoli
C
onfimprese ha scritto ad Altero Matteoli, Ministro per le infrastrutture, facendo presente la situazione di disagio delle imprese di ristorazione che gestiscono le aree di ristoro autostradali. Disagio che non ha comunque impedito loro di mantenere, ed anzi migliorare, la qualità del servizio, contenendo fortemente i prezzi ed attuando nuove iniziative, come apprendiamo dalla lettura dei nuovi totem posti da Aspi all’ingresso degli Altero Matteoli “autogrill”. Ma la crisi imperversa, e gli automobilisti in autostrada stanno sensibilmente calando: fenomeno che va a sommarsi al forte aumento delle royalties dovute ai concessionari ed ai costi aggiuntivi che le imprese hanno assunto per elevare la qualità. Diventa quindi indispensabile, signor Ministro, aprire in sede ministeriale un tavolo di incontro per individuare strategie appropriate per fronteggiare la crisi: prima che qualche gestore debba dichiarare bandiera bianca, mettendo in crisi o in discussione il modello stesso di evoluzione dei servizi autostradali per gli utenti.
EDITORIALE
✔
L’OPINIONE Il Real Estate motore dello sviluppo di Antonio Intiglietta* La real estate community ha ormai assunto una propria identità pubblica, a testimonianza di come il real estate è oggi un’industria vera e propria: valutazione e gestione degli investimenti, pianificazione, studi di fattibilità, progettazione, realizzazione e gestione. Tutto fuorché un banale Antonio Intiglietta processo di speculazione. Una comunità industriale che raduna diverse competenze professionali in grado di generare sviluppo economico e di conseguenza sociale e culturale. In periodo come questo è necessario un confronto tra gli operatori, utile a sconfiggere la propensione all’isolamento degli imprenditori che compongono questa community, che può portare a una vera e propria solitudine di fronte alle avversità del mercato. Mai come oggi è importante comunicare la propria attività, in quanto espressione del proprio io e della propria umanità in azione. Il real estate, ancor più nella sua versione dedicata al retail e allo sviluppo di aree commerciali, è un settore economico ricco di opportunità per la crescita delle città, laddove gli interventi e i progetti siano portati avanti in modo intelligente e capace, che tenga conto in modo realistico di tutti i fattori in gioco: modalità di finanziamento, implicazioni urbanistiche, convivenza sociale, eco-sostenibilità e così via, addentrandosi in quelle che sono le diverse peculiarità e professionalità che il real estate necessita. Oggi è premiato chi progetta, sviluppa e investe con intelligenza, usando la finanza come mezzo e non come fine, e utilizzando criteri realistici nei tempi di realizzazione e nel ritorno degli utili. *Presidente EIRE (Expo Italia Real Estate)
retail&food - maggio 2009 1
✔perSOMMARIO chi ha fretta Indice retail&food2009 Il Food guida la ripresa
dice food che, nonostante il deprezzamento del dollaro rispetto all’euro, mette a segno un miglioramento di oltre 13 punti; ma anche il comparto del retail, che pure segna un negativo di 1 punto, è migliorato, rispetto al mese precedente, di circa 10 punti. Passando all’analisi geografica, dobbiamo rilevare che l’Italia, almeno nel comparto del retail, è leggermente più arretrata rispetto al resto del mondo, in quanto migliora invece di soli 5 punti. A livello individuale segnaliamo che ben sei delle nove Imprese del Food mettono a segno incrementi superiori al 20% dall’inizio dell’anno. Nel comparto retail invece si segnalano questo mese gli aumenti di Damiani, PPR, Tod’s e Geox.
T
orna alla grande in positivo l’Indice Retail&Food: dalla depressione di marzo (-10,55) passa infatti ad un + 2,66 che fa ben sperare sul prossimo futuro. L’apprezzamento del nostro indice è tanto più interessante in quanto si è verificato in concomitanza con un generale, ma molto più contenuto, apprezzamento degli altri indici, che infatti restano ancora in zona negativa, dai 19 punti in meno dello SPMIB ai 13 del Nasdaq. E’ un segnale che i nostri comparti stanno guidando quella che vogliamo sperare essere una ripresa stabile e sensibile. In particolare è migliorato l’in-
QUOTAZ. DI BORSA AL 06-04-09
MERCATO HOLDING
PRINCIPALI SOCIETA'/ MARCHI POSSEDUTI
AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD'S PAPA JOHN'S STARBUCKS YUMBRANDS INDICE FOOD AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA LVHM
15
31-12-2008 06-04-2009
Hms Host, Aldeasa,Alpha Group, World Diuty Free
Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse
Red Lobster, Olive Garden Applebee's, House of Pancakes Bistro romain,Hippopotamus, Maitre Kanter
KFC, Pizza Hut, Taco Bell Alberta Ferretti,Moschino, Pollini
Zara, Pull and Bear,Massimo Dutti Louis Vuitton,Moet Chandon,Hennessy, Fendi, Dior, Zenith,Guerlain Antichi Pellettieri,Braccialini, Facco Gioielli
MARIELLA BURANI NIKE PPR RALPH LAUREEN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD'S INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D SPMIB NASDAQ
5,37 30,66 36,18 14,84 2,77 79,85 23,66 12,14 40,44 100,00 0,67 27,09 6,10 4,42 0,83 4,36 14,40 31,33 12,67 44,77
Italia Xetra Italia Italia Italia Italia Xetra Xetra Italia Francia
United Colors, Sisley
Italia Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia
Puma, Fnac, Gucci, Redcats,Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
Omega,Longines,Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay
86,78 126,35 135,57 128,64 82,67 95,33 137,66 130,81 100,79 113,80 88,06 99,70 89,67 76,70 121,69 116,74 81,25 103,96 94,95 115,81
0,59 27,01 5,47 3,39 1,01 5,09 11,7 32,57 12,03 51,85
10,16 65,48 46,60 58,30 13,45 0,60 0,30 86,00 34,19 30,09 100,00 100,00 100,00 100,00
b&f NEWS Le ultime notizie su ristorazione, retail, luoghi di viaggio, spazi commerciali, fiere, aziende e personaggi.
INDICI
4,66 38,74 49,05 19,09 2,29 76,12 32,57 15,88 40,76
7,31 67,85 56,93 63,46 11,71 0,45 0,33 87,6 31,65 35,33
71,95 103,62 122,17 108,85 87,06 75,00 110,00 101,86 92,57 117,41 98.95 102,66 80,40 86,24
L'indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. I cambi utilizzati sono: al 31/12/2008 : 1 Usd = 0,779 euro; al 06/04: 1 Usd = 0,744 euro
nell’anno Indice food
Indice retail&food
Indice retail
0
0
0
+13,80%
-30%
-1,05%
-30%
+30%
+2,66%
-30%
+30%
+30%
nel mese Indice food
Indice retail
Indice retail&food
0
0
0
+25,46%
-30%
+9,13%
-30%
+30%
+12,84%
-30%
+30%
+30%
retail&food - maggio 2009 15
4
L'indice di retail&food Abbiamo selezionato le più importanti società di retail e ristorazione al mondo, analizzato le loro quotazioni, tirato le somme ed elaborato i risultati. L'indice di retail&food, lo strumento per comprendere al volo l'andamento dei mercati
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Osservatorio prezzi: Nodo di Firenze Il punto della situazione su uno dei tratti più caldi del sistema autostradale italiano. Messe a confronto, le aree di sosta del capoluogo toscano offrono interessanti punti di riflessione
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Star Trek food&retail: destinazione Brek e The Nuance Group Due mondi apparentemente distanti fanno capo alla famiglia Bastianello, che attorno alle proprie aziende ha costruito una galassia fatta di ristoranti e corner shop aeroportuali. Tutto questo viene raccontato in uno speciale Star Trek che svaria dai duty free fino al casual dining.
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Star Trek retail: destinazione Morellato L’evoluzione di uno maggiori player nel mercato dei gioielli e degli orologi non teme la concorrenza e la crisi. Dopo la fusione con la mitica Sector continua l’espansione del gruppo, che ha in mente un modello da seguire: Luxottica.
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Parola di esperto: Franco Costa L’arredamento dei locali food ha un marchio di riferimento: Costa Group. L’evoluzione del settore raccontata da Franco Costa, fondatore di una società che da oltre vent’anni “veste” i ristoranti e i bar più apprezzati in Italia e all’estero.
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Shopping mall: “Prima pietra” e “Taglio nastro” Il progetto del Pisa Oultet Village di Promos e il centro commerciale Il Destriero inaugurato a Vittuone dal Gruppo Finiper sono i protagonisti delle due rubriche di riferimento nel settore degli shopping center.
30-32
Quando la pubblicità viaggia Il settore dell’advertising si avvicina sempre più all’hi-tech. Dagli aeroporti alle stazioni ferroviarie passando per i centri commerciali, la pubblicità si fa sempre più animata.
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Shoes: la corsa rallenta Un settore di riferimento per il made in Italy come quello delle calzature è stato passato al setaccio da r&f: dati, commenti e prospettive di un comparto dove il retail resiste nonostante tutto.
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Dossier aeroporti: Pisa, aerotropoli per la Toscana Il city airport Galileo Galilei aumenta passeggeri e vettori. Dai low-cost di Ryanair fino alle tratte statunitensi di Delta Airlines, scopriamo lo scalo pisano in compagnia del direttore commerciale Non Aviation Renzo Banchellini.
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A chiare lettere: Il risiko delle fiere italiane Dove la quantità (di poli espositivi) non sempre fa rima con qualità. L’intricato e dispersivo mondo dei gestori fieristici fatica a prendere coscienza delle proprie potenzialità e, ormai ramificato in ogni città, rischia l’assalto straniero.
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Resoconto fiere: Vinitaly A Verona si è svolta a inizio aprile la consueta fiera dell’agroindustria. Il vino, protagonista da sempre nei duty free e nella ristorazione commerciale, rimane l’oggetto dei desideri dei consumatori
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La rivoluzione dei contratti Nuove regole di gestione degli aeroporti sono state introdotte negli accordi tra Enac e i singoli scali. I gestori aeroportuali si stanno trasformando in vere e proprie imprese: svolta in positivo anche per infrastrutture e qualità?
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Star Trek food&Retail -Una serie articolata di insegne:
infatti la catena conta: -oltre 25 location in 7 regioni d’Italia, e precisamente 8 in Veneto, 7 in Lombardia, 5 in Piemonte, 2 in Toscana e 1 in Emilia, Lazio e Campania. Ogni location può contare su una pluralità di esercizi, ad esempio nel centro commerciale di Romaest sono stati aperti ben 8 CATENE ITALIANE DEL CASUAL DINING CENSITE AD OGGI DA STAR TREK
anno 2006
anno 2007
51.157 38.477 9.958 12.228 12.300
57.103 41.844 20.274 16.646 13.701
20
Il fatturato ha superato i 40 milioni di euro, ponendo così la catena ai vertici della classifica dei ristoranti casual dining italiani; non ci stancheremo di ripetere che l’Italia è molto indietro in questo settore, come si può vedere comparando i ricavi degli analoghi ristoranti americani (tab. 1 e 2), e tuttavia, fatte le debite proporzioni, anche demografiche, tra i due Paesi, cominciamo a ragionare su ricavi di un certo rilievo.
tab. 1
(Ricavi in migliaia di euro)
Vera Brek Vesevo Cigierre Lupo
Brek Ristorante, Brek Focacceria, Brek Caffè, Tosto, Bareostato e De Gustibus.
Increm. % 11% 9% 103% 36% 11%
Il 2007/2008: luci ed ombre Vediamo la situazione aggiornata come ci appare dai bilanci. Il fattu-
tab. 2
PRINCIPALI CATENE AMERICANE DEL CASUAL DINING Ricavi 2007 in migliaia di euro Brand
Concept
Appelbee's Grill & Bar Chili's Grill & Bar Olive Garden Outback Steakhouse Red Lobster
Family Etnico - messicano Etnico - Italiano Family Seafood
esercizi nel 2007, anno nel quale lo sviluppo della rete ha subito una forte accelerazione. Come vedremo più avanti, la catena, approfittando di sinergie con la collegata Nuance, ha aperto degli esercizi, in franchising, anche all’estero, negli aeroporti di Singapore ed Hong Kong, mentre è in previsione un’apertura negli Emirati Arabi Uniti.
Destinazione L
’inizio di tutto è il
Gruppo Pam della famiglia Bastianello, che inaugura il
primo dei suoi famosi supermercati “Più a Meno” nel 1958 a Padova. Le cose andarono così bene che nel lontanissimo 1975 la famiglia decise che era giunto il momento di battere anche una strada nuova, cercando di sfruttare sinergie che al momento parevano
Proprietà
evidenti: nasce così il primo ristorante self service a marchio Brek, abbinato ad un supermercato Pam di Trieste. La filosofia del nuovo concept viene ben riassunta con cinque aggettivi: veloce, naturale, vario, accogliente e conveniente. In base ad una politica gestionale che si modella su questi temi, la catena si espande con gradualità appoggiandosi sempre ai super-
mercati Pam ma anche indipendentemente, puntando sui centri cittadini. Per un certo periodo, ad esempio, ha fatto epoca e scuola il Brek aperto a Milano nei pressi della centralissima piazza San Babila, che si distingueva da tutti gli altri, fossero indipendenti o facessero parte di grandi catene come Ciao e Amico, per la sua maggiore atten-
Ricavi
DinEquity Brinker International Darden Restaurants Bain Capital Darden Restaurants
zione alla qualità, compensata con prezzi medi generalmente più elevati.
Location e marchi Lo sviluppo della catena conosce alti e bassi ma, seppur con una certa lentezza, prosegue ininterrottamente fino ai giorni nostri sotto il duplice aspetto delle location e dell’innovazione di prodotto. Oggi
2.800.000 2.500.000 1.950.000 1.700.000 1.650.000
rato ha registrato un aumento dell’8%, invertendo così la tendenza contraria degli ultimi anni. Il risultato d’esercizio (tab 3), che non è mai stato particolarmente brillante salvo la parentesi del 2006, ha ricominciato a pencolare verso la zona del rosso, fenomeno dovuto essenzialmente, a nostro avviso, alla fortissima incidenza del costo del personale, che andrebbe evidentemente meglio organizzato. A questo proposito, occorre dire che nel 2007, rispetto all’anno precedente, i dipendenti totali sono aumentati di sole 5 unità; ma questa cifra rappresenta un saldo tra l’aumento di 34 dipendenti full time e la diminuzione di 29 part time. Anche i debiti, nel 2007, sono aumentati in maniera significativa risentendo “del forte assorbimento di risorse richiesto dall’attività di investimento nei nuovi punti vendita”: ma da questo punto di vista la posizione di Cibis è particolarmente forte, potendo contare sull’appoggio finanziario del gruppo di appartenenza, che effettivamente è titolare della maggior quota di crediti.
20 retail&food - maggio 2009
retail&food - maggio 2009 21
Star Trek retail tab. 3
RAPPORTO DI INDEBITAMENTO 100 95 90 85 80 75 70 65 60 55 50
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Morellato “no limits”
24
DATI DEL BILANCIO CONSOLIDATO DEL GRUPPO tab. 1 MORELLATO & SECTOR
Destinazione
31-12-2007
31-12-2006
31-12-2005
244.613.000 Fatturato (€) MOL (€) 33.611.000 Utili/perdite (€) 27.940.000 356.319 Fatturato per dipendente (€) 6,70% ROI MOL su RICAVI 13,70% Rapporto 74,70% di indebitamento
132.321.000 22.190.000 15.518.000 277.985,3
93.009.000 20.593.000 13.327.000 271.163,3
10,10% 16,80% 75,90%
24,80% 22,10% 55,50%
tab. 2
FATTURATO (Euro) 275.000.000 250.000.000 225.000.000 200.000.000 175.000.000 150.000.000 125.000.000 100.000.000 75.000.000 50.000.000 25.000.000 0 1998
D
ifficilmente Giulio Morellato avrebbe mai immaginato che il negozio di riparazione di orologi che si apprestava ad aprire a Bologna nel lontano 1930 sarebbe diventato oggi una holding, leader mondiale nella creazione, produzione e commercializzazione di gioielli e orologi con più di mille collaboratori. In mezzo ottanta anni in cui un piccolo laboratorio si è trasformato in un’azienda, prima in Europa nel settore, specializzata nella produzione di cinturini in pelle per poi diventare nell’ultimo decennio una importante realtà internazionale (il 38% del giro d’affari del Gruppo è realizzata all’estero, soprattutto in Europa, USA e Far East) nella produzione e commercializzazione di gioielli prêt-à-porter. Ma andiamo con ordine. Negli anni 50, Giulio Morellato sposta la sua attività dal capoluogo dell'Emilia Romagna nella sua terra natale, il Veneto, dove la Morellato ha tuttora la sua sede principale (Fratte di S. Giustina in Colle, PD). Alla morte del fon-
datore nel 1965 subentra il suo più stretto collaboratore, Silvano Carraro, sotto cui l’azienda diventa leader nel mercato europeo di cinturini d’orologio. Ma sono i figli di Silvano, Massimo (attuale amministratore delegato di Morellato & Sector) e Marco, subentrati al padre negli anni ’90, che trasformano l’azienda in player globale con l’apertura di filiali all’estero (Spagna, Germania e Francia prima ed Europa, USA e Giappone poi) e soprattutto hanno la felice intuizione nei primi anni del nuovo millennio di lanciare le prime collezioni di gioielli “easy to wear”. Un’idea semplice, ma geniale: rendere possibile possedere un oggetto prezioso senza spendere un capitale. Creatività, stile, design e innovazione a costi accessibili. In questi anni oggetti per la casa, produzione e distribuzione di preziosi e orologi, piccola pelletteria e strumenti di scrittura, oltre ai preziosi connotati da design e materiali innovativi, tirano la volata alla società padovana, che nel maggio 2006 apre il primo monomarca a Milano.
1999
2000
2001
2002
2003
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2005
2006
2007
MARGINE DI C/E IN % DEL VALORE DI PRODUZIONE 40 35 30 25
Pochi mesi dopo Morellato acquisisce Sector Group, marchio storico dell’orologeria italiana. L’operazione appare molto rischiosa in termini finanziari per la società fondata ottant’anni fa, dal momento che Sector è in notevoli difficoltà economiche e finanziarie (passivo di 12 milioni di euro e MOL negativo). Tuttavia questa scelta coraggiosa si rivela ben presto un investimento importante per un’azienda che vuole crescere strutturalmente. L’acquisizione, infatti, ha una estrema valenza strategica e permette di ampliare il portafoglio di brand del Gruppo che riceve in dote, oltre al marchio Sector Orologi, griffe di prestigio come Philip Watch, Roberto Cavalli Timewear, Justcavalli e Pirelli Pzero. Il primo segnale della mutata composizione aziendale è la crescita imponente del fatturato, grazie alla combinazione tra l’ingresso di Sector e l’espansione delle attività precedenti nonché a una notevole e incisiva campagna di marketing. Si modifica di conseguenza il core-business aziendale che, dall’originaria produzione e commercializzazione di cinturini e prodotti di piccola pelletteria, si sposta stabilmente sul settore gioielli e orologi, che rappresentano ormai la larga parte del giro d’affari complessivo. L’attenzione e gli sforzi si concentrano sui prodotti che creano maggiore valore aggiunto e hanno maggiori margini di espansione, non dimenticando però il mercato di nicchia passato. Intanto, Massimo Carraro, amministratore delegato dell’azienda padovana, sistemati gli affari in casa propria, va alla conquista dell’estero: il 2006 è l’anno della Cina con la Morellato Shontai con sede a Pechino e l’anno dopo è la volta dell'India con la joint venture con Gitanjali Gems Limited, colosso della gioielleria quotato in borsa a Bombay, che dà vita alla Morellato India Ltd. Dello stesso periodo è l’acquisizione di Diffusione Italiana Preziosi che controlla il marchio Bluespirit, grande catena di gioielleria presente con circa 300 punti vendita in dieci paesi e un forte presidio nella penisola Iberica (41 punti vendita), in Germania (16) e in Australia (6). Un percorso che, nelle intenzioni del management aziendale, vuole arrivare a controllare il processo dal produttore al consumatore nel nome di un lusso “accessibile”, alla valorizzazione di ognuno dei brand del Gruppo a una loro diffusione capillare attraverso una rete commerciale diffusa. Insomma, sembra proprio Bluespirit l’ultimo tassello di un disegno strategico che rende autosufficiente l’architettura del Gruppo. Dal produttore direttamente al consumatore con il controllo di tutta la filiera: ottimizzazione dei costi, ma soprattutto creazione di identità per rafforzare il brand. Il modello a cui si ispira il management dell’azienda di S. Giustina in Colle è Luxottica con la sua catena di valore che va dalla fabbrica al negozio, così come nel mix di produzione su licenza e di marchi di proprietà, il tutto su scala internazionale.
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Crescita record: due volte e mezzo in due anni
15 10 5 0 1998 Valore aggiunto
1999 MOL
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Risultato operativo
E questa sembra proprio la strada giusta. I dati del 2007 ci raccontano un fatturato consolidato a 244,6 milioni di euro (+ 27% sull’anno precedente chiuso a 193 milioni), un EBITDA a 38,3 milioni (+ 133%) e un utile netto di 28 milioni (vedi Tab.1).
24 retail&food - maggio 2009
retail&food - maggio 2009 25
Il mercato calzaturiero in flessione, non il retail
la corsa rallenta Sono vendute praticamente ovunque, ma per le calzature non c'è pace: il settore soffre la recessione e le aziende corrono ai ripari. Nel retail la situazione è meno critica, la varietà di canali e location garantiscono un'ottima visibilità e un ampio numero di contatti.
36
D
opo il periodo di sofferenza del quinquennio 20012005, sono apparsi i primi segnali di recupero ma quando tra gli addetti ai lavori si era finalmente diffuso un cauto ottimismo sulle prospettive future, è arrivata la crisi che non ha certo risparmiato il comparto della manifattura calzaturiera. E così, ribaltate le aspettative e le previsioni (moderatamente) positive, il 2008 è stato archiviato come un altro anno negativo. Le aspettative per il 2009 non sono rosee e confermano questo trend: se da una parte l'atteggiamento degli imprenditori appare poco fiducioso per una ripresa in tempi brevi, dall’altra le aziende calzaturiere sono alla ricerca di strategie di mercato vincenti per superare questo delicatissimo momento. La crescita che aveva contraddistinto il 2007 (+3,8%) ha subìto lo scorso anno una brusca inversione di tendenza facendo segnare un pesante -6,8%. Se ne sono accorti anche organizzatori, espositori e visitatori di MICAM ShoEvent, il salone dedicato alle calzature organizzato dall’Associazione Nazionale
Calzaturifici
Italiani
(ANCI) negli spazi di Fieramilano Rho-Pero, nella prima settimana di marzo. L'evento ha comunque dimostrato di essere in grado di offrire ancora buoni risultati, anche se nel 2009 i visitatori sono stati 36.555, -5,7% rispetto all'anno precedente. “Siamo in presenza di una crisi – ha dichiarato durante la conferenza stampa di inaugurazione della manifestazione Vito Artioli, presidente di Anci - che ci induce ad affrontare quotidianamente
BRAND
AEROPORTI
Bata Cinti Ferragamo Foot Locker Geox Mauro Giuli Moreschi Pittarello Valleverde Vitulli Totale
2 4 9 15
STAZIONI
6 1 7
AUTOSTRADE
1 2 3
C. COMM.LI
168 26 46 107 1 24 22 394
Diffusione indicativa di pvd di calzature
nelle nostre aziende le grandi difficoltà indotte da una domanda internazionale fortemente depressa. Realtà, quelle dell’industria manifatturiera – ha proseguito il presidente – che per molti anni, esperti hanno indicato come residui di un’economia ormai superata, modelli arretrati rispetto a quelli vincenti dei servizi e della finanza. E che, ora che l’Italia grazie alla forza della sua economia reale appare meglio posizionata di altri paesi per resistere alla crisi, tornano ad assumere una nuova centralità”. E comunque, in chiusura di manifestazione, gli organizzatori hanno sottolineato con sollievo la sostanziale tenuta. Evidentemente le aspettative erano ben peggiori. Tornando ai dati 2008, analizzando l'andamento più in particolare, si può osservare come i primi mesi dell’anno siano stati caratterizzati da un positivo consolidamento dei segnali di recupero che avevano contraddistinto tutto il 2007, mentre nei mesi successivi si è assistito ad un repentino e marcato peggioramento. Per quanto riguarda l’export, le cifre hanno
visto una diminuzione del 9,1% in quantità, un + 0,8% in valore con un aumento del 10,8% dei prezzi medi. Mentre per l’import, che nell’ultimo anno ha fatto segnare una diminuzione del 10,5% in volume, c'è stato un incremento dei prezzi del 14,1%. Se i dati relativi alla produzione non entusiasmano, l'andamento del retail per questa categoria non è così negativo. Scarpe, stivali, sandali, sneakers sono vendute praticamente ovunque: nei centri città, nei centri commerciali ma anche negli aeroporti, nelle stazioni e in alcuni mall autostradali.
Quando le calzature viaggiano In aeroporto è il lusso a farla da padrone: negli scali italiani infatti sono concentrati i monomarca di fascia alta che si rivolgono alla clientela più facoltosa e disponibile a spendere per prodotti di gamma elevata. Salvatore Ferragamo e Moreschi sono i brand più presenti, in compagnia di Valleverde che dispone del maggior numero di punti di vendita all’interno degli
TOTALE
168 26 2 46 107 8 4 24 12 22 419
aeroporti. L’ a z i e n d a romagnola è presente infatti a Linate, con 2 negozi (area arrivi e area partenze), a Malpensa, 2 pdv agli arrivi nazionali e alle partenze internazionali, 1 pdv a Bologna e 4 a Roma Fiumicino (Partenze Schengen B11-B21, partenze internazionali e partenze nazionali). Gli amanti dello shopping, del made in Italy e delle calzature extralusso possono invece acquistare le ultime creazioni di Salvatore Ferragamo all’interno dei negozi al terminal B e al terminal C dell’aeroporto di Fiumicino. Presente al Marco Polo di Venezia, come a Linate e a Malpensa (con 1 pdv al Terminal 1 Imbarchi B, partenze Extra Schengen e 1 pdv agli imbarchi Schengen) anche Moreschi, storico marchio di Vigevano che vende calzature extralusso, attivo non solo nei centri storici delle città italiane, ma anche in 70 paesi del mondo (vedi intervista nel riquadro). Nelle stazioni e nelle autostrade il settore delle calzature non è ancora molto sviluppato, e poche aziende hanno scommesso sul grande potenziale che questi luoghi offrono. Tra treni e binari si è affermato – anche grazie alla con-
sulenza iniziale di Retail Group – il brand Mauro Giuli, di proprietà dell’azienda perugina Giuli Diffusione, produttrice e distributrice di calzature uomo/donna. “Mauro Giuli è un marchio di cal-
zature ed accessori presente con una rete di 70 pdv in tutto il territorio nazionale – ha spiegato a r&f Guglielmo La Micela, responsabile marketing di Giuli Diffusione - un marchio giovane affermatosi nel
giro di pochi anni nelle principali città italiane grazie anche ad un progetto di sviluppo in franchising. In tre anni il fatturato è cresciuto mediamente del 20% l'anno superando quota 10 milioni di euro. L'azienda si è da poco affacciata sul mercato estero e, se i risultati rispecchieranno le aspettative, ci concentreremo sull'internazionalizzazione dell'azienda”. La società umbra, che è presente con 6 pdv all’interno delle stazioni di Roma Termini, Genova Brignole, Torino Porta Nuova, Milano Porta Garibaldi, Brescia e Padova, ha scelto di investire aprendo negozi nelle stazioni perché “ha deciso di seguire i canali più innovativi, posizionando i propri punti vendita anche in realtà nuove, come aree di servizio e stazioni ferroviarie – ha precisato La Micela – per adeguarsi alle dinamiche del consumo moderno, sempre più rapido e impulsivo. I risultati sono stati sicuramente positivi tanto che per il 2009 abbiamo in cantiere diverse nuove aperture”. Una crisi, quella che sta vivendo il settore, che non tocca più di tanto Mauro Giuli, la cui politica è quella di proporre ad un pubblico giovane, prodotti di alta qualità a un prezzo concorren-
Consolidare il marchio in Italia e nel mondo Intervista a Stefano Moreschi, amministratore delegato di Moreschi Spa Quali sono le ragioni delle difficoltà del comparto cazaturiero? La crisi che sta interessando il sistema economico mondiale si riflette su tutti ed in ogni area geografica; il settore delle calzature non è immune da questo andamento e la stragrande maggioranza delle aziende italiane che vi operano sta risentendo di questo difficile andamento. La calzatura, come tanti altri prodotti, rappresenta un bene il cui acquisto può essere ridotto e differito nel tempo e pertanto la situazione di crisi, le riduzioni nei consumi nonché le minori propensioni all’acquisto legate a fattori psicologici quali situazioni di sfiducia e maggior prudenza, vanno a interessare anche questa tipologia di beni. Cosa dovrebbero fare le aziende per andare superare al meglio la crisi? Le aziende sono consapevoli che la crisi va affrontata e contrastata con ogni mezzo, pertanto tutti stanno adottando numerose iniziative al riguardo: contenimento dei costi, recupero di efficienza, dilazione nel tempo di investimenti non strategici, partnership con fornitori e clienti e soprattutto una maggior focalizzazione e razionalizzazione delle collezioni presentate. Come si è chiuso il 2008? Il fatturato del 2008 è di circa 40 milioni di euro ed è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Le calzature da uomo rappresentano da sempre il nostro core business e la spiccata vocazione internazionale ci porta a realizzare i due terzi del giro d’affari all’estero. Siamo presenti in oltre 70 Paesi, in tutte le aree geografiche del mondo. Che novità presentate nel 2009? Il 2009, nonostante le avverse condizioni, sarà comunque un anno di importanti investimenti sia in ambito prodotto con un continuo rinnovamento dei prodotti, una razionalizzazione dell’offerta ed un diverso mix nelle categorie offerte, che in ambito commerciale con piani di sviluppo che porteranno a consolidare la presenza del marchio in Italia e nel mondo. Come si colloca a suo parere il settore calzature nel travel retail? Raramente l'acquisto di calzature in aeroporto è legato alla necessità di fare un regalo, ad una ricorrenza o ad un acquisto come souvenir del paese visitato. Piuttosto un prodotto come il nostro, nell'ambito del travel retail, beneficia sovente di una motivazione di acquisto rappresentata dalla tipologia del viaggio o della meta da raggiungere e pertanto ha sicuramente una connotazione di utilità. Questa valenza è tanto più importante quanto più è rinomata la località visitata ed è altresì influenzata dalla stagione o dalle condizioni climatiche del luogo.
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ziale. “Il settore della manifattura calzaturiera ha vissuto un periodo di crisi generalizzata dovuto principalmente alla notevole crescita dell'import verificatasi a seguito dell'abolizione del regime di quote. Noi quest'anno – ha concluso il responsabile marketing dell’azienda - puntiamo a recuperare quote di mercato con un'attenta politica di qualità”. Diverso il discorso per le autostrade, dove sono presenti solamente Valleverde con un negozio all’interno dell’area di servizio Cantagallo Est (A1) a Casalecchio di Reno (Bo) e Mauro Giuli, che ha aperto di recente un negozio nell’area di servizio Secchia Ovest (Mo) sempre sulla A1. Nel nostro paese la realtà dei mall autostradali è in pieno sviluppo e, nel giro di qualche anno, diversi shopping mall saranno inaugurati nelle aree di servizio autostradali: una nuova opportunità per i retailer, anche nel settore delle calzature.
I centri commerciali Infine – last but not least – è opportuno ricordare che è ormai consolidata la presenza degli store di calzature nei centri commerciali italiani: in tutti gli shopping mall, di grandi o piccole dimensioni, c’è almeno un negozio di scarpe, sia il monomarca di un’azienda (Geox, Cinti, Vitulli) o il punto vendita di una catena da distribuzione multibrand (Bata, Pittarello, FootLocker). A quanto ci risulta è Bata a guidare la classifica della diffusione (vedi tabella), con il maggior numero di pdv. Negli shopping mall si contano infatti 168 negozi di medie e grandi dimensioni gestiti dall’azienda veneta. Presenza significativa anche per Foot Locker (46 pdv) e Pittarello (24 pdv). Mentre tra i monomarca, il più diffuso risulta essere Geox, che oltre a vendere le classiche “scarpe che respirano” offre un’ampia gamma di accessori e abbigliamento. Peraltro, pur in piena crisi, l'azienda di Mario Polegato continua a dimostrare una straordinaria vitalità dimostrata da ragguardevoli risultati economici, contraddistinti sempre dal segno positivo. Discreta infine la presenza di Cinti (26 pdv) e di Vitulli (22 pdv). In conclusione possiamo affermare che se il comparto manifatturiero delle calzature continua a soffrire, le opportunità per i retailer continuano a ad essere interessanti. C . F. retail&food - maggio 2009 37
Dossier aeroporti turisti americani in arrivo con Delta. “La storia dei rent a car ci ha portato – dal 1995 a oggi – a triplicare i nostri ricavi: prima era un mondo lasciato ai margini. Quando abbiamo cominciato a gestire il noleggio in modo attento (1996), i risultati sono arrivati immediati. Oggi abbiamo 1.473 posti auto dedicati, il nostro è un modello di noleggio basato su un turismo che si sviluppa solitamente nel periodo di una settimana”, quanto basta per un soddisfacente tour toscano. Per il rent a car è stato realizzato un terminal dedicato (luglio 2007) a circa 500 metri dal terminal passeggeri, dotato di tutti i confort nonché di un bar (avviato nel dicem-
aerotropoli per la Toscana Il boom dei voli low cost, la ricerca di una toscanità genuina, una squadra affiatata, cresciuta tra le varie funzioni aeroportuali. Elementi fondamentali per il successo dell'airport city pisana.
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'aeroporto Galileo Galilei di Pisa rappresenta un caso da manuale per chi si interessi di sviluppo del trasporto aereo. Nel 2000 sono state 189 le frequenze settimanali, e poco più di 1,2 milioni i passeggeri; i transiti del 2008 hanno sfiorato la soglia dei 4 milioni e per il 2009 le frequenze settimanali dovrebbero arrivare a 415. Un vero successo, inatteso in questi termini, dovuto essenzialmente alla capacità di Pisa di attrarre voli low-cost (è uno dei pochi aeroporti ad avere i due maggiori vettori europei low cost, Easyjet e Ryanair). Una crescita vertiginosa, assecondata volentieri e con competenza dalla squadra di Sat, Società Aeroporto Toscano, la Spa quotata in Borsa che gestisce lo scalo dal 1980 e che, nell'ottobre 2006, ha sottoscritto con l’ENAC la Convenzione per l’affidamento quarantennale della gestione totale dell’aeroporto. A metà marzo la società ha perso la guida dell'ingegner Pier Giorgio Ballini, deceduto - improvvisamente – un'autorità riconosciuta e molto stimata nel settore, ma anche uno dei principali artefici del successo del Galilei. Ha ricoprire il ruolo di Direttore Generale è ora Gina Giani, dal 1995 Direttore Commerciale e Marketing di SAT e Vice Direttore Generale, che abbiamo incontrato in compagnia di Renzo Banchellini (Commercial Non Aviation Manager). Per il 2009 l’obiettivo è quello di consolidamento dei risultati raggiunti negli anni precedenti caratterizzati da elevati tassi di crescita. “Nei primi mesi del 2009 abbiamo registrato un lieve calo del traffico rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre i dati d’inizio aprile sono confortanti. Per il 2009 complessivamente siamo moderatamente ottimisti. Il 2009 dell’Aeroporto Galilei è iniziato con novità positive: dal 13 gennaio scorso Cai ha ripreso a volare su Pisa e l’attuale servizio offerto da Alitalia/CAI da/per Pisa su Roma FCO (4 voli giornalieri) è stato migliorato sia in termini di capacità (i posti offerti al giorno sono passati da circa 530 a 720) che in termini di comfort, grazie all’utilizzo di aerei Canadair Regional Jet 900 anziché ATR72 o Embraer170 (66-70 posti)”. A questo si deve sommare l'incremento delle rotte che apriranno nel 2009 (11 nuove destinazioni), il sesto aeromobile Ryanair basato su Pisa a partire da Giugno 2009, e sempre a Giugno, la sesta frequenza settimanale del volo Delta Airlines diretto su New York. Il point-to-point per il JFK di New York è un vero motivo d'orgoglio per Sat, anche perché il load factor è molto buono: “in questo periodo di crisi, Delta ha cancellato numerose rotte, da noi ha solo sospeso il volo soltanto per due settimane”. Per quanto riguarda le nuove destinazioni 2009 invece, da Pisa sarà possibile raggiungere Marrakech, Ibiza, Dusseldorf, Copenaghen, Lille, Maastricht, Memmingen, Lione, Zara, Bratislava e Bucarest. Certo il successo di queste novità è tutto da misurare ma come dice Banchellini “normalmente i nostri amici irlandesi (Ryanair, che gestirà alcuni dei nuovi collegamenti, ndr), di rado sbagliano i loro calcoli”. Per quel che riguarda i charter, nel 1995, su 1.016.052 di passeggeri in
Fig. 1
COMPOSIZIONE RICAVI NON AVIATION 2008
L
7,6%
13,5%
26,6% Rent a Car Parcheggi Retail & Food Altre Sub conc.
transito, il charter valeva il 19.5% del totale ma dalla metà dell'ultimo decennio del '900, la quota di passeggeri charter è stata quasi completamente assorbita dai voli di linea operati dalle compagnie low cost. Oggi la quota charter non è particolarmente rilevante nel 2008 su 3.963.717 il charter ha rappresentato circa il 3%, ma in ogni caso, soprattutto durante la stagione estiva, ci sono voli per il Mar Rosso e la Grecia. Le recenti fortune di Pisa però, non sono spiegabili soltanto grazie al fenomeno low cost. Bisogna considerare infatti che la Toscana mantiene da decenni una forte attrattiva turistica, soprattutto per i passeggeri europei ma – il caso Delta lo dimostra – non solo. E Pisa, dal punto di vista aeroportuale, ha avuto più chance di Firenze: nel capoluogo regionale esiste infatti il limite strutturale della pista, la cui lunghezza è limitata dall'autostrada su un lato e dalla ferrovia dall'altro. Anche per questo, Banchellini si sente di poter affermare “ci sentiamo il punto di arrivo della Toscana, il gateway toscano” ma soprattutto “quando un passeggero arriva da noi in Toscana per la prima volta il nostro obiettivo è di non presentargli il classico terminal aeroportuale ma di offrire un aeroporto a misura d’uomo, a dimensione toscana, offrendogli oltre ai normali servizi attesi anche aspetti d'arte e cultura locale. Questo attraverso le opere e le sculture di artisti che sposando la nostra “causa”, trovano nell’Aeroporto di Pisa una vetrina internazionale per esporre le loro opere”. Al di là di ogni enfasi, lo scalo pisano dispone di alcune peculiarità davvero uniche: innanzitutto è verde, nel senso che il terminal passeggeri è preceduto da una zona alberata, con un'ampia aiuola e che il verde delle piante “arreda” un'ampia superficie delle facciate: scontato quindi che lo spazio esterno sia molto apprezzato e sfruttato, soprattutto nei mesi estivi. In secondo luogo, non certo per ordine di importanza, il terminal sorge a meno di un chilometro dal centro città, ed è quindi normalmente concepito come uno spazio a disposizione della città stessa e dei suoi abitanti. Tutti questi elementi, come vedremo, influiscono notevolmente anche sulle scelte dell'attività commerciale non aviation. Per chiudere invece il discorso sulle prospettive di crescita dei passeggeri, le analisi – ci racconta Banchellini – chiariscono che la Toscana vale circa 3 milioni di passeggeri. Se Pisa ne raccoglie 4 milioni e Firenze quasi due, c'è una notevole quota eccedente. Da dove proviene? Secondo i responsabili
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di Sat, sicuramente una parte proviene dalla provincia di La Spezia ma, ci tengono a sottolineare, da qualche tempo è stata avviata una significativa strategia di “reverse marketing”: azioni di comunicazioni mirate sulle destinazioni con cui è collegato l'aeroporto pisano. Non le metropoli come Londra, dove qualunque iniziativa risulterebbe poco visibile, ma destinazioni “minori” a cui far conoscere la Toscana, in collaborazione con gli enti locali, la Regione, le province e con varie APT. “Ad esempio – cita Banchellini – siamo andati a Bruxelles e abbiamo raccontato cos'è la Toscana. L'obiettivo oggi non può essere soltanto quello di portare i toscani in Europa ma di portare l'Europa in Toscana attraverso l’Aeroporto di Pisa”.
La “triade” del non aviation La diminuzione di pax inglesi è stata immediatamente avvertita dagli autonoleggi, un settore tutt'altro che marginale visto che il “rent a car” rappresenta per Sat il 26,6% delle entrate non avio (fig. 1). Sono addirittura 12 le società di autonoleggio attive al Galilei: le ultime tre sono state inserite nel marzo 2008, tra queste la Budget molto utilizzata dai
Advertising
25,8%
26,5% Fonte: Sat
bre del 2007), collegato al terminal principale tramite un servizio navetta. Una quota percentuale analoga di ricavi è da attribuire ai parcheggi: questi sono sfruttati da viaggiatori e accompagnatori, ma anche dai pisani che usano l'aeroporto come centro servizi o centro commerciale: il tanto celebrato concetto di aerotropoli. La prossimità del Galilei al centro città, la facilità di collegamento (bus navetta, superstrada, stazione ferroviaria) fa si che numerosi cittadini frequentino il terminal abitualmente e in particolare alcuni servizi come banca, posta e farmacia. “La mattina tanti si fermano, fanno colazione, passano in posta, farmacia o in banca, prima di recarsi al lavoro” ci conferma la squadra della direzione commerciale. Inoltre, in particolari periodi dell'anno, vengono realizzate campagne mirate alla cittadinanza per favorire lo shopping, comunicando la grande disponibilità di parcheggi (offerti a tariffe scontate). Terza punta di diamante del non avio è quella rappresentata dalle attività di retail & food, che descriviamo diffusamente di seguito. Prima però vale la pena di dedicare qualche riga all'advertising che dal 2004 è gestito direttamente da Sat. Prima d'allora era affidato ad un concessionario, ma l'attività era molto ridotta. Dal 2004 i ricavi sono quintuplicati, anche grazie all'azione di un agente monomandatario dedicato.
Food, crescita continua “Nel 1994 avevamo una società di gestione che si occupava del food e aveva l'esclusiva per la vendita anche di altri beni (tabacchi e giornali); rimaneva fuori solo un punto vendita di ottica. Con l'arrivo dell'ingegner Ballini retail&food - maggio 2009 41
ANNO 4 • NUMERO 5 • MAGGIO 2009 • € 1,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
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retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
In primo piano
Cala il traffico in autostrada. Chi rimpiange gli ingorghi? Notizie, analisi e prospettive
CHI RIMPIANGE IL TRAFFICO? Camion e autoveicoli sono in flessione praticamente ovunque. Tuttavia, proprio in questo momento, si stanno sbloccando importanti progetti di espansione della rete autostradale. Le concessionarie vogliono rilanciarsi in un momento di crisi ma (si presume) che il conto piùsalato verrà presentato agli automobilisti. Dossier aeroporti • Star Trek retail+food • Osservatorio prezzi Il Galilei di Pisa Morellato+Brek&Nuance Autostrade Firenze
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r&f NEWS Air France-Klm straccia la carta di imbarco La compagnia franco-olandese ha inaugurato una nuova carta d’imbarco (Smart Boarding): simile a una carta di credito, la nuova boarding card è riutilizzabile per 500 viaggi e contiene l’impronta digitale criptata del passeggero. Per ora il sistema è disponibile solo sui voli che operano la tratta ParigiAmsterdam, ma l’intenzione è quella di estenderlo a tutte le rotte della rete Air France – Klm
New Store Europe per Coin La New Store Europe Italia, ramo italiano di una delle principali aziende di arredo negozi, sta mettendo a segno una notevole serie di realizzazioni, grazie alla partnership con Coin. Il restyling di numerosi punti vendita (tra cui lo store di piazza V Giornate a Milano) e l'apertura di
nuove sedi (ad aprile presso il c.c. di Antegnate – Bg) ha offerto ottime opportunità alla società attiva nella realizzazione di arredi dei negozi, in partnership con altre due aziende (produttrici delle parti in ferro e plexiglass).
Fatturato in crescita per Benetton Benetton Group ha chiuso il 2008 con un fatturato consolidato di 2,1 miliardi di euro, in progresso del 3,9% rispetto al 2007. L’ebitda della società veneta è aumentato lo scorso anno del 4,1% attestandosi a 354 milioni di euro, mentre si è registrato un utile netto di 155 milioni, rispetto ai 145 del 2007. Tra gli obiettivi dell’azienda nel 2009 c’è il rafforzamento delle quote di mercato sia nei paesi consolidati sia nei mercati strategici per lo sviluppo. Come Russia, India e Turchia.
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Sonae Sierra rinnova il management
S
quadra che vince non si cambia, ma per Sonae Sierra, società leader in Europa nel settore dei
centri commerciali, la primavera ha portato diversi avvicendamenti al vertice. Il principale riguarda la sede centrale dell’azienda portoghese: Alvaro Portela ha annunciato che lascerà l’incarico di Ceo dopo 20 anni alla guida del gruppo. Le dimissioni saranno effettive dal marzo del 2010, Portela continuerà comunque a collaborare con Sonae Sierra attraverso un rapporto di consulenza. A partire dal mese di aprile, invece, Fernando Oliveira e Ana Maria Oliveira hanno assunto rispettivamente la carica di Deputy Ceo e A.d. di Sierra Developments. Una nuova configurazione è stata data anche al management della sede italiana. Pietro Malaspina lascia la guida di Sierra Developments Italia per continuare a collaborare con il gruppo in qualità di Responsabile per le Relazioni Istituzionali. Al suo posto è stato nominato il 51enne Giancarlo Bianchi. Il nuovo managing director è approdato a Sonae Sierra nel 2007 dopo varie esperienze nel ramo del real esta-
Pedro Soveral Rodrigues te in Pirelli, Benetton e La Rinascente. Sempre a partire dall’1 aprile Pedro Soveral Rodrigues è il nuovo managing director di Sierra Management Italy, l’altra società operativa del gruppo che si occupa di tutte le attività legate alla gestione del portafoglio della società in Italia. •
Inaugurato il Tiburtino di Igd
È
stato inaugurato lo scorso 2 aprile il nuovo shopping center di proprietà di Igd. Il Tiburtino, realizzato con un investimento di 108 milioni di euro, sorge nel tratto della Tiburtina che passa per Guidonia Montecelio, comune situato a pochi chilometri da Roma. Il nuovo shopping center si estende su un unico piano per una superficie complessiva di 52.500 mq occupata da 120 punti vendita. Il centro realizzato da Igd si caratterizza per la diversificazione dell’offerta in “mondi” di vendita: da quello fashion (fra cui H&M , Bata , Piazza Italia e Scarpamondo ) a quello bimbi dove, oltre ai negozi dedicati all’abbigliamento infantile e pueri-
cultura, è stato creato un kinderheim da 400 mq dove i piccoli possono essere lasciati in custodia di personale specializzato. Euronics e Coop formano le ancore principali per l’elettronica e l’alimentare.
Oltre alla nuova apertura, Igd Siiq ha recentemente siglato un accordo con Carrefour per l’ingresso dei supermercati dell’insegna francese all’interno di tre centri commerciali posseduti da Igd in Romania. •
A un passo dalle nuvole con Lavazza
I
l John Hancock Observatory, una delle maggiori attrazioni turistiche di Chicago ha annunciato l’apertura del locale Espression Lavazza. Per l’azienda italiana si tratta della seconda caffetteria Espression negli Stati Uniti e del bar più alto del mondo (si trova a 304 metri sul livello del mare). Con l’apertura di questo pdv, il format Espression raggiunge quota sei aperture nel mondo: oltre agli States si trova infatti in Germania (Mannheim, Heidelberg, Hessen) e in Italia (Torino).
r&f NEWS Meno pax in first e business La crisi si fa sentire anche sugli aerei: secondo Iata nel mese di gennaio infatti, il numero di passeggeri che hanno volato in business o in first class è sceso del 16,7%. In dicembre la flessione era stata del 13,3%.
Nuovo Ceo per McDonald’s Italia McDonald’s Italia ha nominato nuovo chief operating officer lo svizzero Harold Hunziker, già operations director di McDonald’s Svizzera. Hunziker, che prende il posto dell’ormai ex vice presidente e direttore generale Corrado Cagnola, sarà responsabile delle Regioni, della direzione McOpCo, della direzione national operations e della direzione information services.
Clickair rinnova il catering on board La compagnia low cost rinnova i suoi servizi a bordo lanciando il servizio “Take Airway”, che offrirà ai passeggeri un menù da asporto pensato per chi effettua una breve sosta in una delle destinazioni raggiunte dal vettore. Questa iniziativa fa parte del nuovo servizio di catering di bordo che offrirà diverse esperienze gastronomiche ai passeggeri: sarà quindi disponibile il menù per due persone, un menù “business” e un piatto unico per i bambini. Il servizio di ristorazione on board – ideato per rispondere alle esigenze emerse da un sondaggio condotto su oltre 15.000 passeggeri – può essere pagato in contanti, con carta di credito o con i buoni pasto.
Ppr apre nuovo store Gucci a Londra E’ un 2009 di novità per il Gruppo Ppr: l’ad di Gucci, Patrizio di Marco, ha inaugurato lo scorso mese di aprile il rinnovato store di Sloane Street, Londra: il negozio occupa uno spazio di 1.850 metri quadrati distribuiti su due piani e ospita capi di abbigliamento delle collezioni maschili e femminili, accessori e gioielli. Il concept è stato elaborato dalla designer Frida Giannini che ha progettato un open space caratterizzato da colori caldi e da materiali lussuosi come vetro scanalato, vetri e specchi bronzo fumè e oro lucidato che richiamano l’art Decò.
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Alitalia-Milano: pace fatta!
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opo tanto parlare è finalmente scoppiata la pace tra Alitalia e Milano: la compagnia resterà nel capoluogo lombardo come vettore di riferimento, grazie a un accordo quadriennale da 150 milioni firmato con la Sea, la società che gestisce gli scali meneghini: “Chiudiamo la querelle sul futuro – ha commentato il presidente di Sea Giuseppe Bonomi – Linate è il salotto di Milano, Malpensa è la sua porta verso il mondo”. Gli ha fatto eco il sindaco di Milano, Letizia Moratti, che ha precisato: “Sea investirà 200 milioni, dei quali 28 a Linate, che con i suoi 9 milioni di passeggeri rappresenta il 7% tota-
le dei passeggeri italiani, confermandosi strategico”. Colaninno invece ha ribadito gli importanti investimenti che la compagnia sta facendo, a partire dagli 80 Airbus promessi da qui al 2011. Nel gior-
no dell’accordo di Alitalia con Sea, lo scorso 25marzo, AirFrance è ufficialmente diventata partner di Alitalia e ha versato nelle casse della compagnia 323 milioni di • euro.
Stock option BUY
NEUTRAL
Rossopomodoro +30% La catena di pizzerie più nota dello Stivale, festeggia il notevole incremento registrato nel 2008. I ricavi sono saliti a 61 milioni di euro, mentre l'Ebitda ha toccato i 4,75 milioni. La catena guidata da Franco Manna, continua godere di ottima salute e per il 2009 si attendono altre aperture anche grazie alla partnership con Eataly.
Cala SSP, cresce Autogrill La situazione finanziaria di SSP, uno dei principali competitor di Autogrill, non è rosea. La notizia è nota nell'ambiente e ha portato al gruppo guidato da Tondato immediati benefici. E pensare che qualche anno fa gli analisti avevano criticato Autogrill per aver rinunciato proprio all'acquisto di SSP...
Sea Il 2007-2008 per la società che gestisce gli aeroporti milanesi è stato un biennio indimenticabile, o meglio da incubo. Ma Bonomi e il suo team non si sono persi d'animo, hanno rafforzato la presenza di Easyjet, avviato l'attività di Lufthansa Italia e, di recente, anche con Sky Team. Il bilancio 2008 comunque chiude in positivo.
Aeroporti del Garda Sistema veneto con Venezia, o lombardo-veneto con Bergamo? Il dilemma sul futuro delle alleanze per gli aeroporti di Verona e Brescia trova una terza via, presentata dal presidente Bertolazzi: la partnership con Linate e Malpensa per la nascita del “più grande sistema aeroportuale del Sud Europa”. Parole, parole, parole...
Cathay Pacific Per la terza volta in dieci anni, Cathay Pacific è stata nominata compagnia aerea dell'anno durante il World Airline Awards di Skytrax. A convicere i giurati della società inglese la qualità del servizio di bordo che, grazie all'innovazione delle cabine, ha consentito di vincere il titolo anche come migliore first class al mondo.
Stefanel Stefanel ha chiuso il 2008 con un calo dei ricavi del 13% a 275,4 milioni di euro, ma riducendo a 25 milioni i debiti, che nel 2007 erano invece ammontati a 26,6 milioni. Il gruppo veneto ha inoltre riportato in utile l’ebitda del settore abbigliamento, che risulta positivo per 4,2 milioni di euro, in aumento di 19,8 milioni rispetto alla perdita di 15,5 milioni del 2007.
SELL
Tirreno Sud La società voluta dell'ex governatore laziale Storace per realizzare il corridoio autostradale Roma-Terracina e Cisterna-Valmontone è ferma al palo. In compenso i costi per consulenze e spese progettuali sono cresciuti all'inverosimile. Storie vecchie, sempre di moda. Purtroppo. Trenitalia restaurant Ennesimo rinvio nella gara per l'assegnazione dei servizi di ristoro a bordo dei vagoni di Trenitalia. La scadenza prevista per il 30 marzo è slittata di una settimana, si ignorano le motivazioni del rinvio, crescono dubbi e sospetti su una gestione di gara sempre più farraginosa. La UE e gli slot La Commissione Europea ha deciso il congelamento degli slot. La sensazione – per rimanere in ambito italiano – è che favorisca alcune compagnie (Alitalia), bloccando lo sviluppo di altre (Easyjet, Lufthansa Italia ecc.). In freezer è così finito anche il principio del “use it or loose it”, il libero mercato può attendere...
r&f NEWS Ralph Lauren apre uno store a Schiphol Il retailer olandese Gerzon ha aperto il primo store Ralph Lauren all’interno dell’aeroporto Schiphol di Amsterdam. Collocato in zona partenze airside, il negozio ha una vasta gamma di accessori e di abbigliamento per uomo e donna. “Il pdv Polo Ralph Lauren – hanno spiegato in una nota i vertici dell’aeroporto – rappresenta un ulteriore passo nella strategia di retail dello scalo, che riserva particolare attenzione ai monomarca”.
Sarri e Monserrato per The Bridge Per il suo 40esimo anno, The Bridge apre le porte a manager esterni e si affida all’esperienza di Angelo Sarri (ex Gucci) e Giuseppe Monserrato (ex Montblanc). Quest’ultimo, direttore commerciale mondo, di The Bridge ha delineato le strategie future del gruppo toscano che ha chiuso il 2008 con un fatturato di 36 milioni di euro (in linea con l’anno precedente). Tra gli obiettivi dell’azienda fiorentina c’è l’aumento della visibilità in Gran Bretagna, dove il brand è conosciuto e apprezzato e l’apertura di pdv di proprietà a Milano, dopo che sono stati aperti di recente monomarca a Bari e Torino.
In crescita i ricavi Inditex Inditex, il colosso spagnolo dell’abbigliamento, proprietario dei marchi Zara, Bershka e Massimo Dutti ha archiviato il 2008 a quota 10,4 milioni di euro (+10% rispetto all’anno precedente). L’ebitda del gruppo è passato da 2,15 a 2,19 miliardi, mentre l’ebit, in lieve calo, è passato
da 1,65 a 1,60 miliardi. Rispetto al 2007 è pressoché invariato l’utile netto che tocca 1,25 miliardi anche nel 2008. L’anno scorso Inditex ha inaugurato 573 store (48 solo nel nostro Paese), raggiungendo così i 4.264 pdv. Per il 2009 l’azienda ha dichiarato che tra le priorità c’è l’espansione del business e l’incremento della superficie di vendita di 230mila mq, soprattutto nei mercati internazionali.
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L’associazione Come cambia il Travel Retail di Fulvio Fassone, presidente di ATRI (Associazione Italiana Travel Retail) DETRC Index, l’indice pubblicato in questi giorni in collaborazione con Generation da ETRC (European Travel Retail Council), l'associazione che raggruppa i più importanti retailers e operatori del settore Travel Retail & Duty Free europei, riporta una diminuzione complessiva delle vendite nel 2008, nelle aree europee coperte dall’analisi, pari al 2,6% decisamente superiore alla diminuzione del traffico nel medesimo periodo e nelle medesime aree: -0,2% . Una fortissima accelerazione si è verificata nell’ultimo tri-
è da notare la continua e progressiva diminuzione del comparto più tradizionale duty free: Sigarette e Tabacco 3,7%, la caduta verticale degli Accessori (orologeria, pelletteria ecc) e Abbigliamento -6,4%, la tenuta del settore Profumeria e Cosmesi -1,5% e la parte Food che – con un -0,2% di Vini e Liquori e addirittura un +4,3% nell’area prodotti Food – conferma quanto detto prima e cioè una maggior propensione dei consumatori aeroportuali a questo genere di acquisto che è molto legato al territorio visi-
ETRC Index Sales and pax traffic trend in 2008
tab. 1
6,00% 4,20% 4,00%
3,90%
2,00% 1,30%
1,70% 0,60% -0,20%
0% -0,80%
Pax
-2,00% Sales ETRC Index
-2,60% -4,00%
-6,00% -6,60% -8,00% -8,40% -10,00% 1stQ 2008
1st sem 2008
9 m 2008
mestre del 2008 (come si evince ETRC Index dalla fig. 1) con una discesa verticale delle vendite pari all’ 8,4%, accompagnata da un calo di traffico del 6,6%. Risulta evidente da questo rapporto che la diminuzione più che propor-0,2% -1,5% zionale delle vendite rispetto al traffico passeggeri implica una diminuLiquor zione della “spesa per passeggero”, Beauty il valore in euro speso mediamente da ogni passeggero aeroportuale: 2,4% nel 2008. Le componenti che hanno influito su questo risultato tuttavia vanno ricercate non solo nella crisi galoppante che si è manifestata con tutta la sua forza nell’ultima parte del 2008 e che ha generato una altrettanto galoppante crisi generale dei consumi ma, continuando un trend (al contrario delle vendite complessive) di “non crescita” iniziato nel 2005 evidenzia altri fattori ormai presenti nel sistema aeroportuale. Tra questi certamente i più importanti sono: la crescita della tipologia di traffico low cost che per ragioni strutturali e di profilo passeggero ha una media, attualmente, inferiore a quella del tradizionale passeggero di linea; lo spostamento nel mix complessivo delle vendite verso aeroporti regionali che normalmente hanno un parametro di spesa per passeggero inferiore a quello degli aeroporti hub e hub secondari. In termini di andamento delle macro aree merceologiche
4th quarter
Fonte: ETRC
2008
tab. 2
2008 vs 2007 4,3%
-3,7%
-6,4%
-2,6%
-0,2% Index 100 = 2007
Confectionery
No. of Air Travellers Average/Total
Tobacco
Other
tato e al profilo del passeggero attuale e quindi all’aeroporto, per lo più regionale, di riferimento. Questa frenata nelle vendite, dopo un ciclo di progressiva e ininterrotta crescita dal 2003 non può impedirci però di sottolineare il grande lavoro svolto dall’industria in termini di adattamento progressivo e continuo ad un mercato, quello del Travel Retail, così mutevole per abitudini e consumi, e così influenzato da variabili indipendenti “globali” e dalle Associazioni di settore che hanno difeso il business dal 1999 in poi da molte di queste variabili. Affermazione e difesa del business, analisi e lettura propositiva dei momenti di crisi saranno il tema del prossimo Workshop organizzato da ATRI nella prima metà del prossimo mese di giugno.
r&f NEWS Clemente Senni nuovo responsabile comunicazione di Alitalia
Aperto il Montedoro Free Time
A
Muggia (Trieste) ha aperto finalmente i battenti il Montedoro FreeTime, centro commerciale polivalente realizzato da Coopsette e gestito da Cbre-Espansione Commerciale. I 2 piani del
Alitalia ha nominato Clemente Senni nuovo responsabile comunicazione dell’azienda. Senni, 45 anni, era alla Burson Marsteller dal 2005, ma in passato ha curato clienti come McDonnel Douglas, BaeSystems, Emirates. Nel settore energia ha curato Enterprise Oil, National Grid, Shell E&P.
Calo di visitatori per il Mido
L
Silvian Heach apre nuovi store in Italia Il brand di fast fashion prosegue a pieno ritmo il suo programma di sviluppo retail in Italia: all’interno del Coin di Varese e di Fiera di Martignacco sono stati infatti inaugurati due corner Silvian Heach mentre sono stati recentemente aperti i monomarca (di proprietà di Arav Fashion, società di cui fa parte il brand) a Napoli, Nola, Catanzaro Lido, Campobasso, Maiori e Foggia.
H&M: tre nuovi pdv in Italia H&M prosegue il suo piano di aperture nel nostro paese. Il brand svedese di moda low cost ha aperto nel mese di aprile tre nuovi pdv all’interno dei centri commerciali “Il Destriero” a Vittuone (Mi), Tiburtino Shopping Center a Guidonia (Rm) e Il Centro Commerciale le Fontane a Catanzaro. Con queste nuove aperture il numero dei negozi H&M sale a quota 50. La società ha inoltre comunicato che nella primavera del 2010 è previsto l’opening del primo store in Corea del Sud a Seoul.
Alpha Flight rinnova con British Airways Alpha Flight, la divisione in-flight del Gruppo Autogrill ha rinnovato con British Airways e per altri 10 anni il contratto (che sarà attivo da aprile 2010) per la fornitura di servizi di in-flight catering. La società continuerà a gestire la ristorazione a bordo dei voli British Airways a lungo e corto raggio, in partenza dall’aeroporto di Londra Gatwick e dagli altri scali del Regno Unito e dell’Irlanda. Nel 2008 il contratto con British Airways ha generato ricavi per 32 milioni di sterline.
10 retail&food - maggio 2009
Limoni e Co.Import) e un ipermercato da 7.500 mq ad insegna Ipercoop per un totale di 27.000 mq di superficie commerciale totale. Oltre allo shopping center, il complesso prevede anche una parte leisure e una alberghiera; entro l’estate 2009 sono infatti previste le aperture di una pista da pattinaggio, di un circuito di go-kart, di un centro wellness e di un hotel a quattro stelle. L’ammontare complessivo dell’investimento è stato stimato attorno ai 120 milioni di euro. •
nuovo shopping center contengono 6 medie superfici, 17 fra bar e ristoranti, 77 negozi di varie metrature e merceologie (tra le quali hanno si fanno spazio importanti catene come Bluespirit, Gold Gallery, Avanzi,
a Mostra Internazionale di Ottica, Optometria e Oftalmologia, Mido, che si è tenuta a Milano Fiera durante la settimana mondiale dell’accessorio, ha riscontrato una contrazione dei visitatori e dello spazio espositivo. Dal 3 al 6 marzo scorso, infatti, le presenze registrate all’interno della manifestazione sono state 42 mila, con un calo del 9%. Lo spazio espositivo ha subito una riduzione del 19% rispetto al 2008, anno record nella storia di Mido. In aumento, invece, i visitatori italiani (+3%).
L’intervista Centri Commerciali: cala il prezzo, aumentano le opportunità Nelle trattative di commercializzazione degli shopping center, il fenomeno di repricing è apparso nel 2008, ma la stretta dei consumi odierna sta portando molti proprietari e promotori ad andare incontro alle richieste di revisione degli affitti. Tanti i cambiamenti in atto e gran parte di questi sono opportunità da cogliere ha spiegato Simone Burasanis, responsabile del dipartimento Retail Agency di Milano per Jones Lang LaSalle Italia, intervistato da retail&food. Sono state già avviate concretamente le revisioni dei prezzi richieste dai retailer? A quanto può essere stimata tale riduzione? Per tutto il 2008, la volontà di gran parte dei promotori è stata quella di resistere alle richieste di abbassamento dei canoni di affitto. Nel 2009, con il proseguimento del periodo di grande incertezza, le proprietà hanno dovuto prendere atto dei tempi e si sono dovute in parte adattare. La tendenza per le nuove realizzazioni èdi mantenere i canoni a regime per non penalizzare la validità del progetto, ma aiutare l’operatore con riduzioni negli anni iniziali, i più difficili per uno shopping center, soprattutto oggi. Si stanno verificando anche revisioni dei contratti già in essere con variazioni anche importanti del canone di affitto. Le riduzioni effettuate sono corpose: si parla del 20-30%, una percentuale rilevante che può mettere a rischio la fattibilità del progetto. Quelli che invece continuano ad avere un approccio più rigido rischiano di ritrovarsi con centri e parchi commerciali con molte defezioni, soprattutto in quelle strutture di seconda fascia. Tra i retailer italiani e stranieri presenti nei mall, chi ha rallentato maggiormente l’espansione? Da una nostra analisi di mercato emerge che il 2008 è stato abbastanza atipico: nonostante il mercato italiano sia quello che ha accusato meno il colpo a livello europeo, gli operatori del nostro paese sono andati peggio di quelli esteri. I retailer stranieri hanno fatto una programmazio-
ne di sviluppo appena arrivati in Italia e hanno fatto sforzi per portarli a termine. Nel 2009 anche loro si faranno più prudenti e attenti nella valutazione del progetto e del bacino di utenza. I tempi di commercializzazione ora sono molto più dilatati. Il mercato non è bloccato ma ci sono meno operatori che fanno sviluppo e che prendono decisioni in maniera più oculata rispetto a prima. Con questa riduzione dei canoni c’è la possibilità di vedere iniziative nuove rispetto alle solite catene, magari anche locali? Le catene fino ad ora hanno fatto la parte del leone nei centri commerciali perché conoscono di più il mercato degli shopping center. Nella ristorazione la componente locale è sempre più importante e ricercata, in quanto è una delle attività piùdelicate per entrare nei centri commerciali. La ristorazione ha bisogno di una peculiarità legata alla presenza del titolare del punto vendita perché il successo si basa sul servizio e quasi mai sul formato. Gli operatori locali fanno investimenti più contenuti, quindi con superfici più ridotte, e riescono a dare una tipicizzazione dell’offerta alimentare che è fondamentale per adattarsi alla domanda locale. Anche il franchising può essere visto come una strategia: da un lato il franchisee del luogo ha le spalle coperte dal franchisor, ma dall’altro è responsabilizzato e ha la possibilità di personalizzare l’offerta adattandola alla domanda presente nel territorio di sua conoscenza.
Swatch Group prevede un 2009 positivo
L
a crisi non spaventa Swatch Group: Nicolas G.Hayek jr,
amministratore delegato dell’azienda, ha così commentato la recessione: “Questa crisi non è propria del mondo dell’orologeria e il 2009 comporterà più opportunità che rischi. Per questo motivo siamo ancora ottimisti”. Nel 2008 Swatch ha fatturato 5,966 miliardi di franchi svizzeri, pari a 3,9 miliardi di euro circa al cambio attuale, considerato il risultato migliore nella storia dell’azienda: “Il problema principale della nostra azienda
– ha puntualizzato Hayek – è legato ai tassi di cambio sfavorevoli del franco rispetto a molte altre valute. Se cambia possiamo recuperare il terreno perduto anche perché noi non abbiamo cambiato i prezzi dei nostri prodotti”. Secondo il gruppo, i mercati in maggiore crisi sono Stati Uniti, Giappone e Spagna. L’obiettivo dell’azienda è che il secondo semestre sia migliore del 2008, ma tutto dipende da come si evolverà la situazione, soprattutto in America. •
Nehammer nuovo a.d. di Coca Cola Hbc
C
oca Cola Hbc Italia ha nomina-
to nuovo amministratore delegato Ulrik Nehammer, 41 anni, danese che sostituisce il general manager uscente Dario Rinero, passato a Poltrona Frau. Nehammer, che è già stato a.d. per Polonia, Austria e Slovenia, si occuperà di sviluppare ulteriormente le principali categorie merceologiche di Coca Cola Hbc Ulrik Nehammer Italia, con il compito di definire le politiche e le strategie processo di integrazione di Socib, business e di consolidarne la creil franchisee di imbottigliamento scita. Uno dei suoi primi obiettivi acquisito lo scorso dicembre dal intanto, sarà quello di facilitare il gruppo. • retail&food - maggio 2009 11
r&f NEWS Italian fine food
L’aeroporto di Viterbo pronto nel 2013 L’aeroporto di Viterbo si prepara a trasformarsi da scalo militare a civile, in particolare a diventare un punto di riferimento nella regione per i voli low cost. Il progetto, per il quale il Comune si aspetta di ricevere entro il 2010 circa 600 milioni di euro dal Cipe, sarà realizzato da Aeroporti di Roma con un investimento privato di circa 300 milioni di euro. L’aeroporto di Viterbo sarà il primo a impatto zero, sfruttando le tecnologie più moderne del solare, del fotovoltaico, del geotermico e delle biomasse ricavabili da un allevamento di bovini a due passi dall’attuale area aeroportuale. Secondo le previsioni del Ministro dei trasporti Altero Matteoli, appena l’aeroporto di Viterbo entrerà in funzione, nel 2013, lo scalo di Ciampino (che adesso è il secondo scalo della capitale) tornerà a essere militare.
Nuovo pdv Trudi a Varese Trudi ha aperto lo scorso mese di marzo un corner all’interno dello spazio Coin di Varese. Trudi esporrà le sue collezioni all’interno dello spazio dedicato ai bambini, insieme ad altri marchi leader nella moda kids. Si rinnova quindi anche quest’anno la partnership tra Coin e Trudi, che l’anno scorso ha aperto un maxistore di 7000 mq al sesto piano dello store di piazza V Giornate a Milano. Trudi sarà presente nel Coin di Varese con i tre marchi del gruppo: Trudi, Sevi e Olli Obbot.
Flavia Spena nuovo cfo di Bulgari Alberto Nathansohn, chief financial officer del gruppo Bulgari, si è dimesso dall’incarico che aveva accettato nel maggio 2006. L’azienda ha stabilito che al suo posto, nell’ottica di un contenimento dei costi già avviato nell’ultimo trimestre 2008, sarà nominata Flavia Spena, già direttore centrale del personale, dell’organizzazione e dei sistemi informativi, in Bulgari dal 1990. Secondo una nota diffusa dall’azienda, Nathansohn ha lasciato il suo incarico “per cogliere nuove sfide professionali”: sarà il nuovo chief financial officer di Benetton Group.
12 retail&food - maggio 2009
Avanti il prossimo DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE LONDRA - Se c’è una cosa che dà soddisfazione all’italiano espatriato nel Regno Unito è invitare qualcuno a cena. I British adorano l’italian food e, essendo le loro capacità gastronomiche pari a quelle di un criceto con una padella in mano, fare bella figura è davvero alla portata di tutti. Puoi cucinare malissimo ma per loro sarà comunque un’esperienza afrodisiaca. Saranno entusiasti per tutta la cena (“Come si chiamava questo? Pasta burro e parmigiano? Mmm…lovely!”) e ti ringrazieranno per mesi della splendida serata. Questa passione si riflette anche nella scelta del locale quando l’inglese mangia fuori casa. Se è vero che Londra offre ristoranti e cibo da ogni parte del pianeta (dal libanese all’australiano), il numero di locali italiani è nettamente superiore. Altro che curry o sushi. All’ora di scegliere dove mangiare il British preferisce di gran lunga l’Italian fine food. La medaglia al merito per aver iniziato tutto questo trend bisogna senz’altro darla ad Antonio Carluccio, che da vent’anni “educa” i palati degli inglesi con semplici ma gustose ricette italiane. L’uomo, che a vederlo vien voglia di abbracciarlo, (sembra un misto fra il nonno di Heidi e Giovanni Rana), è riuscito come nessuno ad esportare l’Italian food nell’UK e i suoi ristoranti sono ora dappertutto. Nella stazione di St Pancras il suo locale occupa una delle migliori location ed è presente anche nel nuovo Terminal 5 di Heathrow. Da Carluccio iniziò la sua carriera anche Jamie Oliver, al momento lo chef più famoso del paese (qualche settimana fa e stato lui a cucinare per i leader del G20). Jamie riconosce di aver imparato tutto da Carluccio e sfrutta al massimo questo suo background per restare sul treno dell’italianità, oramai sinonimo di successo. Il suo nuovo progetto, infatti, è una catena di ristoranti dal nome Jamie’s Italian e nel menu tutto, dagli ingredienti alle ricette, è made in Italy. C’è da dire che in questo momento di crisi l’inglese medio tende a spendere un po’ meno nei ristoranti. Ma la presenza italiana non ne soffre. Le pizzerie, infatti, sono diventate le mete preferite di tutti e godono di un vero boom. I successi di catene come Zizzy, Strada o La Porchetta lo dimostrano. L’ultimo arrivato è Rosso
Pomodoro, che si è posizionato nelle zone più chic di Londra e ha già conquistato tutti. L’Italia è presente anche nei caffé. Lontani sono i tempi delle sale da té, gli inglesi di oggi sono troppo occupati per fermarsi e scelgono grossi beveroni caffeinati da portare a spasso. E per loro caffé vuol dire Costa. La catena dei fratelli Costa (per i British il caffé lo fanno loro, mica Juan Valdéz) è onnipresente e ha da tempo surclassato la catena Starbucks. E non provate a dire coffee. I britannici amano chiedere cappuccini (o
cappuscino, a detta loro) e ordinare biscotti anziché biscuits. A proposito di biscotti. Un altro settore italiano che sta attraversando un ottimo momento è quello delle delicatessen, anche loro in crescita. Mozzarelle, olive, tarallucci…l’inglese adora spendere interi pomeriggi in questi negozi ed è disposto a pagare cifre esorbitanti per cose che in Italia si trovano in tutti i supermercati. La fila in questi locali (soprattutto a Natale, oramai il Panettone è il dolce preferito anche qui) è sempre infinita e regalare una delicatessen italiana è diventato di gran moda. Insomma, è chiaro che il marchio italiano in Inghilterra vende e che chi sceglie questo mercato sceglie una strada facile verso il successo. Non male, visti i tempi che corrono. Chi vuole provarci?
Ryanair: dall’autunno check-in solo online
D
al 1 ottobre 2009 la compagnia low cost irlandese passerà al check-in online: questo permetterà ai passeggeri di evitare code e ritardi ai banchi di accettazione dell’aeroporto. Stampando da casa le carte di imbarco, i passeggeri senza bagagli da stivare potranno procedere direttamente attraverso i varchi di sicurezza dell’aerostazione. Chi avrà bagagli da mettere in stiva invece dovrà presentarsi a uno dei drop desk prima di procedere al gate di imbarco. Grazie al check in online, i viaggiatori avranno sicuramente più tempo per dedicarsi allo shopping. Anche se è probabile che ai varchi di sicurezza si allunghino le code... l'ennesima grana per chi deve pianificare il flusso dei passeggeri all'interno degli scali.
Nuria Perez Paredes
r&f NEWS dal mondo dalle borse mondiali Burani: delistare conviene La famiglia Burani è titolare di imprese operanti in troppi settori, ed è forse giunto il momento di metter un po’ di ordine in tutte queste attività. A piazza Affari si parla infatti di delistare la controllata Bioera, fondendola con Chocolat e Dulcioliva in un unico polo del biofood: ma si parla anche di una possibile fusione tra Mariella Burani ed Antichi Pellettieri, e persino di un probabile delisting della Capogruppo Burani Designer Holding, quotata all’Aim di Londra. Di fatto,Mariella Burani ha chiuso l’anno con un rosso di 55 milioni di euro nonostante un aumento del 4% dei ricavi. Impietoso il giudizio degli analisti, che vanno dalla raccomandazione “sell” di UBS ( che ha ribassato il target da 9 a 6,8 euro) al “neutral” di Intermonte (target a 7,50 euro).
Safilo Group in mezzo al guado Il gruppo operante nell’occhialeria sta affrontando un periodo di turbolenza, dovuto essenzialmente alle sua posizione debitoria di 600 milioni, verso Intesa ed Unicredit. La famiglia Tabacchi sta trattando con diversi fondi ( Bain Capital e Pai ) per una robusta iniezione di capitali freschi, al termine della quale al presidente Vittorio non resterebbe che una posizione minoritaria attorno al 10%. Nel frattempo il titolo, dall’inizio dell’anno, ha perso più del 25%.
Vuole risorgere Ittierre Ittierre (Ferré, Versace, Just Cavalli ed altri), nella sua nuova gestione commissariale, cerca un accordo con le banche che possa garantire la continuità del Gruppo: l’avvocato romano Stanislao Chimenti ha ottenuto 30 milioni di credito da cinque banche: un buon inizio per continuare a lavorare con una certa tranquillità. Uscire dal guado sarà dura, ma l’avvocato romano è abituato a ben altre imprese, e farà sicuramente bene: contro ogni aspettativa è infatti già riuscito a confermare per quattro anni la licenza di Just Cavalli. Il titolo Ittierre è stato nel frattempo delistato.
Francois-Henry Pinault vede rosa Il gruppo PPR chiuderà il bilancio 2008 registrando 20 miliardi di euro di ricavi ed un utile di 924 milioni. Tra i Brand della scuderia il più performante è stato Yves Sain Laurent, che ha superato i 260 milioni di euro, mentre hanno leggermente rallentato, rispetto ai forti incrementi degli anni passati, Bottega Veneta e Gucci. Il titolo è tra i più performanti, avendo conseguito dall’inizio dell’anno un incremento di 22 punti percentuali.
14 retail&food - maggio 2009
Nella bufera Flo Groupe Il Gruppo francese, titolare di prestigiosi marchi della ristorazione d’oltralpe, chiude il 2008 con un rosso di 38 milioni, ovvero quasi il 10% sulle vendite, che pur sono salite a 390 milioni, grazie soprattutto all’apertura di una quarantina di nuovi ristoranti. Questa deludente performance ha indotto il Gruppo a decretare l’interruzione dello sviluppo, e forse a breve la soppressione, del marchio Bistrot Romain, recentemente acquisito, per concentrarsi maggiormente su Hippopotamus.
Autogrill rinegozia il debito? Si stanno risollevando le quotazioni del titolo Autogrill, che comunque ha perso, dall’inizio dell’anno, il 13% del suo valore. Gli analisti sono ottimisti sulle capacità di recupero del Gruppo, che opera in un settore abbastanza anticiclico: esiste però, come sottolinea un report di Equitalia, il problema del debito, assistito da notevoli covenant. Il Gruppo ha recentemente rivisto le stime di Ebitda per il 2009, che sono ora attestate a 575 milioni ( scenario “uragano” secondo Tondato) o a 625 miloni (scenario “tempesta”): un piccolo ritocco, che potrebbe però indurre le banche, in caso di peggioramento dello scenario, a rinegoziare le clausole di garanzia.
Geox col vento in poppa L’Impresa di Mario Polegato continua a macinare successi ( l’ultimo è l’assegnazione del premio Mediobanca per le Imprese più dinamiche, categoria senior), che hanno fatto dimenticare le polemiche di fine anno tra l’imprenditore e gli analisti finanziari che tendevano a sottovalutare il titolo. Sta di fatto che Geox chiuderà il 2008 a 892 milioni di euro, in crescita del 16%, e con un Ebitda invariato a 200 milioni: non avrà quindi difficoltà a confermare il dividendo dello scorso anno per 62 milioni, pari a 0,24 euro per azione. A piazza Affari il titolo ha guadagnato, dal primo gennaio, il 17%.
Mario Polegato
Indice retail&food2009 Il Food guida la ripresa
dice food che, nonostante il deprezzamento del dollaro rispetto all’euro, mette a segno un miglioramento di oltre 13 punti; ma anche il comparto del retail, che pure segna un negativo di 1 punto, è migliorato, rispetto al mese precedente, di circa 10 punti. Passando all’analisi geografica, dobbiamo rilevare che l’Italia, almeno nel comparto del retail, è leggermente più arretrata rispetto al resto del mondo, in quanto migliora invece di soli 5 punti. A livello individuale segnaliamo che ben sei delle nove Imprese del Food mettono a segno incrementi superiori al 20% dall’inizio dell’anno. Nel comparto retail invece si segnalano questo mese gli aumenti di Damiani, PPR, Tod’s e Geox.
T
orna alla grande in positivo l’Indice Retail&Food: dalla depressione di marzo (-10,55) passa infatti ad un + 2,66 che fa ben sperare sul prossimo futuro. L’apprezzamento del nostro indice è tanto più interessante in quanto si è verificato in concomitanza con un generale, ma molto più contenuto, apprezzamento degli altri indici, che infatti restano ancora in zona negativa, dai 19 punti in meno dello SPMIB ai 13 del Nasdaq. E’ un segnale che i nostri comparti stanno guidando quella che vogliamo sperare essere una ripresa stabile e sensibile. In particolare è migliorato l’in-
MERCATO HOLDING
PRINCIPALI SOCIETA'/ MARCHI POSSEDUTI
AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD'S PAPA JOHN'S STARBUCKS YUMBRANDS INDICE FOOD AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA LVHM
Hms Host, Aldeasa,Alpha Group, World Diuty Free Red Lobster, Olive Garden Applebee's, House of Pancakes Bistro romain,Hippopotamus, Maitre Kanter
KFC, Pizza Hut, Taco Bell Alberta Ferretti,Moschino, Pollini United Colors, Sisley
Zara, Pull and Bear,Massimo Dutti Louis Vuitton,Moet Chandon,Hennessy, Fendi, Dior, Zenith,Guerlain Antichi Pellettieri,Braccialini, Facco Gioielli
MARIELLA BURANI NIKE PPR RALPH LAUREEN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD'S INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D SPMIB NASDAQ
Puma, Fnac, Gucci, Redcats,Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
Omega,Longines,Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay
QUOTAZ. DI BORSA AL 06-04-09 31-12-2008 06-04-2009
Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse Italia Xetra Italia Italia Italia Italia Xetra Xetra Italia Francia Italia Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia
5,37 30,66 36,18 14,84 2,77 79,85 23,66 12,14 40,44 100,00 0,67 27,09 6,10 4,42 0,83 4,36 14,40 31,33 12,67 44,77 10,16 65,48 46,60 58,30 13,45 0,60 0,30 86,00 34,19 30,09 100,00 100,00 100,00 100,00
INDICI
4,66 38,74 49,05 19,09 2,29 76,12 32,57 15,88 40,76
86,78 126,35 135,57 128,64 82,67 95,33 137,66 130,81 100,79 113,80 88,06 99,70 89,67 76,70 121,69 116,74 81,25 103,96 94,95 115,81
0,59 27,01 5,47 3,39 1,01 5,09 11,7 32,57 12,03 51,85 7,31 67,85 56,93 63,46 11,71 0,45 0,33 87,6 31,65 35,33
71,95 103,62 122,17 108,85 87,06 75,00 110,00 101,86 92,57 117,41 98.95 102,66 80,40 86,24
L'indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. I cambi utilizzati sono: al 31/12/2008 : 1 Usd = 0,779 euro; al 06/04: 1 Usd = 0,744 euro
nell’anno Indice food
Indice retail
Indice retail&food
0
0
0
+13,80%
-30%
+30%
-30%
-1,05%
+30%
-30%
+2,66%
+30%
nel mese
-30%
Indice food
Indice retail
Indice retail&food
0
0
0
+25,46%
+30%
-30%
+9,13%
+30%
-30%
+12,84%
+30%
retail&food - maggio 2009 15
r&f NEWS Changi Airport corteggia Adr Changi Airport, gestore dell’aeroporto di Singapore, potrebbe firmare a breve il mandato per avviare le trattative per l’ingresso in Gemina. Secondo quanto pubblicato lo scorso aprile dal Sole 24ore, Changi Airport non entrerebbe direttamente nell'azionariato della società che controlla Aeroporti di Roma, ma punterebbe semplicemente alle quote del fondo Clessidra e di Unicredit all'interno di Investimenti Infrastrutture, holding che detiene il 29,35% di Gemina e ne è il primo azionista. Investimenti Infrastrutture è a sua volta controllata da Sintonia, che fa parte del gruppo Benetton
attraverso Edizione srl (titolare dell'85% del capitale), mentre Clessidra e Unicredit hanno quote rispettivamente del 10 e del 4,55 per cento. Clessidra, che fa capo a Claudio Sposito, ha confermato in una nota diffusa dalla società, l’esistenza di contatti con operatori industriali, tra i quali figura anche il gestore dello scalo asiatico, ma ha smentito l’avvio di trattative concrete. Inoltre, secondo indiscrezioni di stampa, l’advisor scelto da Changi Airport come supporto per l’operazione sarebbe Nomura. I rumours del Sole 24 Ore hanno fatto volare in Borsa Gemina, che è stata sospesa più volte per eccesso di rialzo: dopo l’annuncio le negoziazioni si sono fermate con la holding che controlla Aeroporti di Roma in forte rialzo del 16,50%, a quota 0,36 euro. Se la trattativa avrà buon esito, Changi Airport andrà direttamente al timone dell’azienda. Intanto sullo sfondo resta sempre il nodo delle tariffe aeroportuali, in Italia bloccate dal 2000 e inferiori al 50% rispetto ad altri scali europei. Un gap che va sicuramente eliminato per permettere ad Adr di affrontare il piano di investimenti necessario per il rilancio dello scalo.
16 retail&food - maggio 2009
A cura di Cocuzza & Associati Studio Legale
L’affidamento in gestione di reparto
L
’affidamento in gestione di reparto rappresenta un particolare tipo di organizzazione delle vendite pensato per le grandi strutture di distribuzione al dettaglio. Era espressamente contemplato dal Decreto Ministeriale n. 375/1988 - abrogato dalla cd. Legge Bersani (DLT n.114/98 che ha riformato la disciplina relativa al settore del commercio) - che così disponeva: “Il titolare di un esercizio commerciale organizzato su più reparti in relazione alla gamma dei prodotti trattati o alle tecniche di prestazione del servizio impiegate può affidare uno o più di tali reparti, perché lo gestisca in proprio per il periodo di tempo convenuto, ad un soggetto che sia iscritto nel registro dandone immediata comunicazione alla camera di commercio, al comune e all’ufficio dell’imposta sul valore aggiunto (…)”. Anche se la Legge Bersani ha omesso ogni riferimento all’affidamento in gestione di reparto, la Circolare Ministeriale n.3467/C del 28 maggio 1999 interpretativa della nuova legge ha chiarito che “ciò non significa che abbia inteso vietarlo ritenendosi che la fattispecie sia rimessa all’autonomia negoziale delle parti”. Non a caso alcune Regioni hanno adottato una disciplina specifica in materia di affidamento in gestione di reparto come il Friuli Venezia Giulia, il Veneto, il Lazio, l’Umbria, la Toscana, la Liguria e la Sardegna.Si tratta di un contratto atipico il cui contenuto può essere liberamente negoziato dalle parti facendo riferimento alla disciplina di quei contratti tipici ritenuti più idonei a perseguire gli effetti dell’affidamento in gestione di un reparto all’interno di una grande struttura di vendita (locazione, affitto d’azienda ecc…). L’affidamento in gestione di reparto è infatti attualmente utilizzato all’interno di alcuni centri commerciali per l’assegnazione ai singoli operatori delle varie unità di vendita distinte e separate fra di loro. Tale tipologia contrattuale è tuttavia spesso collegata anche ad altre ipotesi di accordi variamente denominati, quali i cd. corner agreements, shop in shop, concession, mutuati per lo più dall’esperienza anglosassone, ma che in buona sostanza
hanno tutti ad oggetto il trasferimento a titolo temporaneo della gestione di una porzione, anche molto piccola, di una grande struttura di vendita, a singoli operatori commerciali, i quali commercializzano in tale porzione i propri prodotti sotto la propria insegna. L’affidamento può essere talvolta collegato anche al contratto di franchising. Si tratta quindi di un contratto che può essere anche molto complesso, la cui redazione va fatta con cura anche al fine di evitare o comunque ridurre al minimo ogni possibile contestazione. Ed infatti, ove l’affidante sia a propria volta un conduttore e – come spesso avviene – la sublocazione non sia consentita nel contratto a monte fra l’affidante/conduttore e il proprietario dell’immobile, quest’ultimo, in caso di conflitto, potrebbe agire in giudizio al fine di fare accertare che si tratta di una sublocazione vietata. D’altro canto, anche l’affidatario in sede di conflitto potrebbe cercare di ottenere la “riqualificazione” del contratto come locazione, al fine di garantirsi quei benefici concessi al conduttore dalla Legge n. 392/78 cd. Equo Canone. E’ importante, infine, sottolineare che perché l’affidatario sia autorizzato ad esercitare l’attività commerciale nell’ambito del reparto gestito, è sufficiente che l’affidante comunichi, nelle forme richieste dalla Legge Bersani, al Comune dove ha sede il negozio di cui il reparto fa parte, l’affidamento in gestione ed il soggetto a cui il reparto è stato affidato. A ciò si aggiunga che molti Comuni, in particolare quelli situati nelle Regioni che hanno disciplinato espressamente la disciplina dell’affidamento, dispongono generalmente di una modulistica apposita per tale comunicazione. Avv. Giulia Comparini
Bologna investe sul non aviation
D
tz, società di consulenza inglese, sta svolgendo per conto dell’Aeroporto di Bologna uno stu-
dio di fattibilità per la creazione di una newco: una nuova società mista nel quale confluirebbero gli asset immobiliari destinati a un progetto di sviluppo extra-aviation. La newco sarebbe la soluzione ideale per l’ingresso di capitali privati nell’operazione di valorizzazione dei terreni adiacenti allo scalo emiliano. L’idea è infatti quella di creare opere complementari al business aeroportuale in un area di 96 mila metri quadrati: Sab Spa, il gestore aeroportuale, insieme allo studio inglese ha ipotizzato la nascita di un nuovo centro direzionale per la città di Bologna, che accolga le sedi delle multinazionali e sia un centro logistico,congressuale e ricettivo di prim’ordine. Per il progetto, che proseguirà parallelamente all’ampliamento dello scalo, sono stati investiti 20 milioni di euro.
DUTY FREE WORLD
By Kevin Rozario - London
Regional trade show blues
Il blues delle fiere regionali
Trade shows are a tricky subject to cover. In travel retail, executives typically fall into two camps: those who firmly believe there are too many and those that believe they are an opportunity to do valuable business. The most recent one in this channel was the regional Duty Free Show of the Americas, held in late March in Fort Lauderdale, Florida. It is run by the US-based trade group International Association of Airport Duty Free Stores which has around 500 retailer and supplier members.
Non è banale, seguire le fiere. Nel ‘travel retail’, i rappresentanti tipicamente si distinguono in due categorie: gli scettici, convinti che ci siano troppe convention in giro, e i concreti, quelli che intravedono in simili eventi opportunità reali di concludere affari. La fiera più recente è stata il ‘Duty Free Show delle Americhe’, organizzato il mese scorso in Florida e sponsorizzato dalla ‘International Association of Airport Duty Free Stores’, che è di matrice americana ed ha circa 500 membri tra gestori e fornitori. Come ci si poteva immaginare è stato particolarmente difficile attirare espositori, quest’anno: molte società di solito presenti hanno disertato; l’atmosfera era fiacca, le feste e gli eventi serali praticamente inesistenti. I colossi nel campo della profumeria e dei cosmetici, categorie vitali per il commercio duty-free – i vari Estée Lauder, l’Oreal, Coty Prestige o Elizabeth Arden – hanno tenuto le riunioni nei loro uffici di Miami, penalizzando ulteriormente l’afflusso alla convention. Molte di queste grandi multinazionali, infatti, attribuiscono limitate potenzialità alle fiere regionali e preferiscono concentrare sforzi ed energie in un unico grande evento a livello globale, come quello che si svolge in ottobre a Cannes. Ma altre realtà, magari più piccole, traggono benefici dall’essere sulla piazza e riescono a fare veri affari. Spiega un espositore: ‘ci vogliono uno o due operatori chiave per avere contatti e fare in modo che i fornitori considerino la fiera un successo: questo serve, e basta’. In questo senso, nella situazione attuale di crisi economica, le fiere regionali sono di vitale importanza per le società di piccolo-medie dimensioni – che si trovano a poter trattare con diversi buyer in un unico posto invece che dover disperdere risorse e tempo per volare in giro per le Americhe ad incontrare potenziali partner. Certo perdere le marche più prestigiose non è un bene per l’immagine delle fiere ma nelle difficili condizioni attuali, concludere qualche vero affare dà un riscontro pratico maggiore che non farsi vedere in qualche vetrina duty free di lusso. Siamo veramente di fronte ad un ‘back to basics’, insomma: e allora concentriamoci sulla prossima fiera duty free regionale, che a maggio si svolgerà in Asia, e speriamo che riesca a dare agli espositori orientali medio-piccoli i contatti di cui hanno disperatamente bisogno.
As you might expect, this year was a tough one in which to attract exhibitors and it was glaringly obvious that many companies, usually present, had pulled out. Attendance was down, and evening brand events and parties were almost non-existent. The largest players in perfumes and cosmetics, a vital category in duty-free, held their own meetings at their regional offices in Miami further affecting numbers at the convention. Among them were Estée Lauder Companies, L’Oreal Luxury Products, Coty Prestige and Elizabeth Arden. While many of these large multinational companies see limited value in regional shows, preferring to focus on the single global event for travel retail in Cannes in October, smaller suppliers took the opportunity to do real business at the event. One exhibitor explained: “All it takes is one or two key operators to make contact for a supplier to consider the show a success.” In this respect, and in the current climate, regional show like this one can be a lifeline to small and medium-sized enterprises (SMEs) by offering them the chance to negotiate with retail buyers in one place instead of the expense and time of flying around the Americas to meet potential partners. Of course, losing prestige, brand-owning companies does not do much for the convention’s image but, in today’s dire conditions, getting some real deals done has more practical merit that being seen as a luxury duty-free showcase. It really is back to basics in 2009, so bring on the next regional duty-free show, TFWA Asia Pacific which takes place this month (May), and let’s hope it will also give exhibiting SME’s in the eastern hemisphere the contacts they desperately need.
Fiera Milano torna in attivo
I
n attesa del rinnovo ai vertici che avverrà entro breve, Fiera Milano registra per il 2008 un utile netto di 4,1 milioni di euro. Un risultato molto positivo che lascia alle spalle un periodo economico in rosso per la società che gestisce i padiglioni espositivi milanesi. Il bilancio 2007, infatti, aveva fatto registrare una perdita oltre i 15 milioni di euro. In salita anche i ricavi, che con 306,5 milioni sono incrementati di circa 4 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Fiera Milano ha anche annunciato che il gruppo continuerà nella sua espansione all’estero alla
ricerca di alleanze e partnership straniere: il presidente Lorenzo Pellini ha ammesso che il gruppo ha già avviato accordi negli Stati Uniti (Los
Angeles) e in Iraq, mentre sono in corso trattative con paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. • retail&food - maggio 2009 17
Osservatorio prezzi
Il nodo
in autostrada
P
er la rilevazione prezzi di questo mese siamo tornati a macinare chilometri in autostrada, facilitati dal calo del traffico di cui si è scritto ampiamente in queste settimane. Anche se, a dire il vero, nell'attesa (lunga, troppo lunga) che si concludano i lavori per la Variante di Valico tra Firenze e Bologna, sono ancora lunghe (troppo lunghe), lente e pericolose le code di mezzi pesanti intente a scavalcare l'Appennino. Questa volta ci siamo recati a dare un'occhiata ai locali presenti nelle aree di servizio attorno a Firenze. Le tornate di gare che si sono susseguite negli anni, hanno rinnovato notevolmente il panorama della gestione non oil attorno al capoluogo toscano e oggi da queste parti sono presenti quasi tutti i principali player di questo mercato. Ma quello che si trova su strada è uno scenario molto diverso da quello virtuale presentato sui siti web di Autostrade e Aiscat che, non si capisce per quale ragione, ancora non hanno registrato i cambi di gestione. Nostalgia per il passato? Dimenticanza inconsapevole? Disservizio certo per chi, come noi, ha necessità di pianificare il viaggio anche in funzione dei
RILEVAZIONE PREZZI AUTOSTRADE – NODO DI FIRENZE
ARTICOLO
AUTOGRILL Serravalle Nord (A11)
Caffè espresso Cappuccino Caffè orzo Croissant liscio Spremuta Succo di frutta Acqua (50 cl.) Birra spina (20 cl.) Coca Cola (pet 50 cl.) Panino base Pizza margherita (trancio) Primo piatto (più economico) Pringle (classici confez. grande) Magnum Algida (classic) Red Bull (lattina)
FINI
Roncobilaccio Bisenzio Ovest (A1) Ovest (A1)
MY CHEF
RISTOP
Aglio Est (A1)
Peretola Sud (A11)
0,90 1,20 0,95 1,00 2,50 2,00 1,10 2,30 2,40 2,90 n.d. 3,70
0,95 1,25 1,40 1,00 2,50 2,20 1,00 2,20 2,30 3,40 3,50 3,90
0,95 1,25 1,10 1,10 2,40 2,20 1,30 2,20 2,40 3,95 3,50 n.d.
0,90 1,20 1,10 0,90 2,90 2,20 1,00 2,80** 2,40 1,50 n.d. 2,50
0,83* 1,08* 1,00 0,88* 2,50 2,20 0,93* 2,30 2,40 2,45 n.d. n.d.
2,70
2,90
2,70
n.d.
2,70
n.d. 2,50
1,70 2,70
1,70 2,70
1,80 2,60
1,70 2,60
Prezzo più alto Prezzo più basso n.d.= non disponibile * promozione
18 retail&food - maggio 2009
CHEF EXPRESS
** 0,33 cl
gestori delle ads. Prima di addentrarci nel confronto dei prezzi, rilevati per il nostro paniere, crediamo sia interessante riportare una considerazione: tutti i locali visitati dimostrano una certa età, tutti sono stati edificati da Autogrill, almeno una decina di anni fa, alcuni contengono ancora gli arredi originali. Da allora poco, o pochissimo è cambiato. La spiegazione è semplice: intervenire sulla struttura esterna in modo radicale, ma anche sugli arredi in modo sostanziale, costa. Costano cari i lavori, costa caro il fermo dell'attività. Un prezzo che nessuno in
di prodotto ma anche per stile di formato e arredo dei punti vendita. Peraltro, visti i prezzi misurati, i viaggiatori avrebbero tutto il diritto di sostare in locali dagli arredi e dai servizi moderni e non in punti vendita che – in alcuni casi – consentono di fare un viaggio nei favolosi anni '80. Una responsabilità dei gestori, ma forse ancor più del concedente, nello specifico Autostrade per l'Italia.
Caffetteria e colazioni
questa fase si sente di sostenere. La conseguenza, in termini di immagine, è un viaggiatore che transita per locali di 5 diverse società nella stessa giornata, torni a casa con la sensazione di aver viaggiato sempre attraverso lo stesso punto vendita. Non crediamo che questa segnalazione sia un vezzo da esteti, piuttosto riteniamo che – come avviene nelle location di tutti gli altri canali (aeroporti, stazioni, centri commerciali ecc) – nella ristorazione commerciale e in concessione l'offerta delle aziende si debba distinguere per tipologia e assortimento
Il primo item della rilevazione, la tazzina di caffé, introduce subito la grande novità di questo confronto: la promozione di Ristop su alcuni articoli, un'azione che – a detta della direttrice del punto vendita – non è legata a nessun evento in particolare e, al momento non ha una scadenza prevista. Di fatto, tra gli 83 centesimi di Ristop e i 95 di Chef Express e Fini passa quasi il 15%. Percentuale analoga si misura anche per il cappuccino che Ristop propone in promozione a 1,08 euro contro 1,25 euro di Chef Express e Fini. Scostamento molto più alto per il caffè d'orzo, un articolo sempre più richiesto, che da Autogrill è venduto a 95 centesimi, mentre presso il locale di Chef Express tocca 1,40 euro, quasi il 50% in più! Per il croissant torna in azione la promozione Ristop (0,88 centesimi) che contrasta con 1,1 euro di Fini. La spremuta inve-
ce costa più cara da MyChef (2,90 euro) e circa il 20% meno da Fini (2,4 euro).
Food&beverage Per il succo di frutta si evidenzia un sostanziale allineamento sulla cifra di 2,2 euro, unica eccezione verso il basso i 2 euro di Autogrill. Preoccupa invece il 40% in più, praticato da Fini, rispetto alla promozione Ristop sulla bottiglietta d'acqua da 50 cl, anche perché si discosta sensibilmente dalla media degli altri player. Un sostanziale allineamento si segnala anche per la birra piccola alla spina e la bottiglia di Coca Cola da 50 cl il cui prezzo però, rispetto all'anno scorso, è cresciuto ovunque di circa 20 centesimi. Molto varia la situazione dei prezzi per i panini: se MyChef offre un panino-base al formaggio a 1,5 euro, da Fini per un panino si spendono quasi 4 euro, mentre la media degli altri tre operatori si attesta attorno ai 2,9 euro. La pizza è venduta soltanto in due locali e allo stesso prezzo, mentre il ristorante è presente in tre locali su cinque: il primo piatto base vale 2,5 da MyChef e 3,9 euro da ChefExpress, +55%.
Dal market In coda alla rilevazione abbiamo scelto tre prodotti dal market e comparato i prezzi praticati dai vari gestori. La confezione grande di
Pringles (gusto “original”) viene venduta mediamente a 2,7 euro, ad eccezione di Chef Express che ha portato il prezzo a 2,9 euro. Situazione analoga per il Magnum Algida (gusto “classic”), venduto mediamente a 1,7 euro, ad eccezione di MyChef che pratica un prezzo di 1,8 euro. Infine la lattina di Red Bull, un prodotto molto venduto in autostrada, quasi sempre posizionato nei caratteristici frigo contenitori a forma di lattina, viaggia tra i 2,5 euro di Autogrill e i 2,7 euro di Chef Express e Fini.
Conclusioni Nel raggio di alcune decine di chilometri dal capoluogo toscano, uno dei nodi più noti e trafficati dell'intera rete autostradale italiana, la situazione dei prezzi è abbastanza differenziata. Ci sono operatori che hanno puntato con decisione sull'aumento del prezzo di alcuni item chiave mentre, per la prima volta, assistiamo ad una promozione prezzi non legata a menù, che sicuramente farà discutere. Come raccontiamo in altre pagine di questo numero, lo scenario delle attività autostradali è destinato a subire violenti scossoni dalla crisi economica in corso. E' quindi probabile che nei prossimi mesi il panorama prezzi in autostrada presenti altre interessanti novità che non mancheremo di A. A. raccontare. retail&food - maggio 2009 19
Star Trek food&Retail
Star Trek food&Retail infatti la catena conta: -oltre 25 location in 7 regioni d’Italia, e precisamente 8 in Veneto, 7 in Lombardia, 5 in Piemonte, 2 in Toscana e 1 in Emilia, Lazio e Campania. Ogni location può contare su una pluralità di esercizi, ad esempio nel centro commerciale di Romaest sono stati aperti ben 8 CATENE ITALIANE DEL CASUAL DINING CENSITE AD OGGI DA STAR TREK
tab. 1
(Ricavi in migliaia di euro)
Destinazione L Destinazione
’inizio di tutto è il Gruppo Pam della famiglia Bastianello, che inaugura il
evidenti: nasce così il primo ristorante self service a marchio Brek, abbinato ad un supermercato Pam primo dei suoi famosi supermercadi Trieste. La filosofia del nuovo ti “Più a Meno” nel 1958 a concept viene ben riassunta con Padova. Le cose andarono così cinque aggettivi: veloce, naturale, bene che nel lontanissimo 1975 la vario, accogliente e conveniente. famiglia decise che era giunto il In base ad una politica gestionale ’inizio di momento tutto è il Gruppo di zione alla compensata con evidenti: nasce così il anche primo risto- una mercati Pam ma anchesiindipenbattere che modella suqualità, questi temi, la Pam della famiglia Baprezzi medi generalmente più elerante self service a marchio Brek, dentemente, puntando sui centri stianello,strada vati. che inaugura il abbinato ad un supermercato Pam cittadini. nuova, cercando di sfruttare catena si espande con gradualità primo dei suoi famosi supermercadi Trieste. La filosofia del nuovo Per un certo periodo, ad esempio, ti “Più a Meno” nel 1958 che a Location e marchi ai superconcept viene ben riassunta con ha fatto epocaappoggiandosi e scuola il Brek sinergie al momento parevano sempre Padova. Le cose andarono così Lo sviluppo della catena conosce cinque aggettivi: veloce, naturale, aperto a Milano nei pressi della
L
bene che nel lontanissimo 1975 la famiglia decise che era giunto il momento di battere anche una strada nuova, cercando di sfruttare sinergie che al momento parevano
vario, accogliente e conveniente. In base ad una politica gestionale che si modella su questi temi, la catena si espande con gradualità appoggiandosi sempre ai super-
20 retail&food - maggio 2009
20 retail&food - maggio 2009
centralissima piazza San Babila, che si distingueva da tutti gli altri, fossero indipendenti o facessero parte di grandi catene come Ciao e Amico, per la sua maggiore atten-
alti e bassi ma, seppur con una certa lentezza, prosegue ininterrottamente fino ai giorni nostri sotto il duplice aspetto delle location e dell’innovazione di prodotto. Oggi
anno 2006
anno 2007
51.157 38.477 9.958 12.228 12.300
57.103 41.844 20.274 16.646 13.701
Vera Brek Vesevo Cigierre Lupo
Increm. % 11% 9% 103% 36% 11%
-Una serie articolata di insegne: Brek Ristorante, Brek Focacceria, Brek Caffè, Tosto, Bareostato e De Gustibus. Il fatturato ha superato i 40 milioni di euro, ponendo così la catena ai vertici della classifica dei ristoranti casual dining italiani; non ci stancheremo di ripetere che l’Italia è molto indietro in questo settore, come si può vedere comparando i ricavi degli analoghi ristoranti americani (tab. 1 e 2), e tuttavia, fatte le debite proporzioni, anche demografiche, tra i due Paesi, cominciamo a ragionare su ricavi di un certo rilievo.
Il 2007/2008: luci ed ombre Vediamo la situazione aggiornata come ci appare dai bilanci. Il fattu-
tab. 2
PRINCIPALI CATENE AMERICANE DEL CASUAL DINING Ricavi 2007 in migliaia di euro Brand
Concept
Appelbee's Grill & Bar Chili's Grill & Bar Olive Garden Outback Steakhouse Red Lobster
Family Etnico - messicano Etnico - Italiano Family Seafood
mercati Pam ma anche indipendentemente, puntando sui centri cittadini. Per un certo periodo, ad esempio, ha fatto epoca e scuola il Brek aperto a Milano nei pressi della centralissima piazza San Babila, che si distingueva da tutti gli altri, fossero indipendenti o facessero parte di grandi catene come Ciao e Amico, per la sua maggiore atten-
Proprietà
Ricavi
DinEquity Brinker International Darden Restaurants Bain Capital Darden Restaurants
esercizi nel 2007, anno nel quale lo sviluppo della rete ha subito una forte accelerazione. Come vedremo più avanti, la catena, approfittando di sinergie con la collegata Nuance, ha aperto degli esercizi, in franchising, anche all’estero, negli aeroporti di Singapore ed Hong Kong, mentre è in previsione un’apertura negli Emirati Arabi Uniti.
2.800.000 2.500.000 1.950.000 1.700.000 1.650.000
rato ha registrato un aumento dell’8%, invertendo così la tendenza contraria degli ultimi anni. Il risultato d’esercizio (tab 3), che non è mai stato particolarmente brillante salvo la parentesi del 2006, ha ricominciato a pencolare verso la zona del rosso, fenomeno dovuto essenzialmente, a nostro avviso, alla fortissima incidenza del costo del personale, che andrebbe evidentemente meglio organizzato. A questo proposito, occorre dire che nel 2007, rispetto all’anno precedente, i dipendenti totali sono aumentati di sole 5 unità; ma questa cifra rappresenta un saldo tra l’aumento di 34 dipendenti full time e la diminuzione di 29 part time. Anche i debiti, nel 2007, sono aumentati in maniera significativa risentendo “del forte assorbimento di risorse richiesto dall’attività di investimento nei nuovi punti vendita”: ma da questo punto di vista la posizione di Cibis è particolarmente forte, potendo contare sull’appoggio finanziario del gruppo di appartenenza, che effettivamente è titolare della maggior quota di crediti.
zione alla qualità, compensata con prezzi medi generalmente più elevati.
Location e marchi
Lo sviluppo della catena conosce alti e bassi ma, seppur con una certa lentezza, prosegue ininterrottamente fino ai giorni nostri sotto il duplice aspetto delle location e dell’innovazione di prodotto. Oggi
retail&food - maggio 2009 21
Star Trek food&Retail Per quanto riguarda il 2008, bisogna registrare importanti novità, tese a razionalizzare i costi, come la chiusura dello storico locale milanese di piazza Cavour, o ad incrementare i ricavi, come la nuova apertura di Rozzano o la ristrutturazione del ristorante del centro commerciale I Gigli di Firenze, il quale costituisce ora l’ultimo aggiornamento della formula Brek, più aderente alle nuove tendenze alimentari della popolazione. Abbiamo visto che Brek si sta lanciando anche all’estero, utilizzando la diffusione internazionale di The Nuance Group.
L’attività retail & duty free Occorre parlare quindi anche di questa attività, anch’essa di grande interesse per la nostra Rivista. Nuance opera nel settore delle vendite retail e duty free negli
pendenti ed ha conseguito nel 2008 ricavi per 1,718 miliardi di franchi svizzeri. E’ articolato in varie Aree internazionali: Nuance Europe è presente con 191 outlet in 9 Paesi e 36 aeroporti; Nuance America conta 55 outlet in 6 aeroporti negli Usa ed in Canada; Nuance Australia è presente in 8 aeroporti con 57 esercizi; Nuance Nord Asia opera in 2 aeroporti e 55 outlet, mentre, infine, Nuance Singapore gestisce 22 punti vendita nel solo aeroporto Changi della capitale, dove appunto, come abbiamo già detto, nel 2008 hanno aperto i battenti due Tosto Italian Delis. Dopo alcuni anni di sonnolenza, la politica di Nuance, che nel 2008 è tornata al profitto registrando un margine operativo di 50 milioni di franchi svizzeri, è ora diventata piuttosto aggressiva: è per esempio di ieri l’annuncio che Aéroports de Paris e The
CIBIS SPA: RICAVI E RISULTATI (ricavi in migliaia di euro)
Ricavi Risultato % pers su ric.
tab. 3
2004
2005
2006
2007
40.340 -2.158 40,9%
39.372 -1.735 41,7%
38.477 452 38,9%
41.844 3 39,2%
PIANETA BASTIANELLO
Vis Spa (Fam Bastianello)
Altre Soc. Bastianello
GECOS Spa The Nuance Group
CIBIS Spa Altre Soc. Bastianello
aeroporti internazionali e, in minor misura, in altre location in concessione. Essa nasce nel 1919 come braccio operativo nel retail aeroportuale della Swissair, che nel 1992 si fonde con l’analoga attività di Crossair. Nel 2002 la Società, nel pieno di una lotta all’ultimo sangue con altri colossi internazionali del settore, ed alle prese con importanti e sconvolgenti mutamenti del quadro legislativo -fiscale internazionale, viene acquisita da due famiglie italiane alleate per l’occasione, Stefanel e Bastianello, che partecipano all’avventura in misura paritetica. Il Gruppo conta oggi oltre 5000 di22 retail&food - maggio 2009
Nuance Group costituiranno una joint venture nel settore moda ed accessori, che dovrà gestire una superficie di 5000 metri quadrati nei due aeroporti parigini, vincendo così un importante round nella guerra internazionale tra gestori di duty free, ed in particolare con la svizzera Weitnauer.
Uno sguardo alle prospettive Quali sono le prospettive, a medio e lungo termine, per Cibis? Anche qui ci sono luci ed ombre. Ad un primo livello di analisi, quello tattico e societario, pensiamo che la scelta di diminuire la tensione sugli
esercizi cittadini per accentuare l’espansione nei centri commerciali sia vincente, anche se sancisce la fine di un’ambizione a lungo nutrita, quella di imporre il marchio Brek quale primo e principale esempio diffuso dell’italian style alimentare. Occorre però migliorare decisamente i parametri gestionali quali appunto la gestione del personale, rivedendo con attenzione i moduli operativi e cercando magari di sfruttare maggiormente le sinergie possibili anche in questo campo con il gruppo Pam. Ad un secondo livello di analisi, quello strategico e di Gruppo, le incognite aumentano. Come si vede nel grafico della tabella 4, l’attività di Cibis si inserisce in misura marginale nella cassaforte del Gruppo, la Gecos Spa (basta confrontare i ricavi: 40 milioni su 2,6 miliardi di ricavi consolidati, oppure i dipendenti, 700 su 15.000), e non esiste certo la speranza che la ristorazione possa
Stefanel SpA
diventare il core business di un Gruppo operante principalmente nella grande distribuzione organizzata e nel duty free internazionale. Le cure che il Gruppo potrà dedicare a Cibis saranno quindi sempre limitate e forse anche occasionali, nel senso che le iniziative potrebbero venir prese solo “a rimorchio” di altre attività, come per esempio l’apertura di nuovi supermercati ovvero la fornitura di un servizio (ristorazione e bar) ad altre iniziative; difficile quindi (anche se non impossibile) che Cibis possa elaborare una politica autonoma che punti a una vera leadership di settore, con la conseguenza naturale che, se continuerà l’assenza di utili di una certa consistenza o se addirittura i bilanci dovessero volgere ancora verso il rosso, il Gruppo potrebbe disamorarsi di questa attività per, magari, collocarla sul mercato. Luca Neri
Star Trek retail
Star Trek retail tab. 3
RAPPORTO DI INDEBITAMENTO
Destinazione
100 95 90 85 80 75 70 65 60 55 50
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
Morellato “no limits”
DATI DEL BILANCIO CONSOLIDATO DEL GRUPPO tab. 1 MORELLATO & SECTOR
D Destinazione
ifficilmente Giulio Morellato avrebbe mai immaginato che il negozio di riparazione di orologi che si apprestava ad aprire a Bologna nel lontano 1930 sarebbe diventato oggi una holding, leader mondiale nella creazione, produzione e commercializzazione di gioielli e orologi con più di mille collaboratori. In mezzo ottanta anni in cui un piccolo laboratorio si è trasformato in un’azienda, prima in Europa nel settore, specializzata nella produzione di cinturini in pelle per poi diventare nell’ultimo decennio una importante realtà internazionale (il 38% del giro d’affari del Gruppo è realizzata all’estero, soprattutto in Europa,datore USA e Far East) nella produzione e comnel 1965 subentra il suo più stretto collaboratore, Silvano Carraro, ifficilmente Giulio Morellato avrebbe mai immaginato che il negod’orolo-Negli adgioielli aprire a Bologna zio di riparazione di orologi che si apprestava sotto cui l’azienda diventa nel mercato europeo mercializzazione di prêt-à-porter. Maleader andiamo condi cinturini ordine. gio. Ma sono i figli di Silvano, Massimo (attuale amministratore delegato di nel lontano 1930 sarebbe diventato oggi una holding, leader mondiale nella creazione, produzione e commercializzazione di gioielli e oroloMorellato & Sector ) e Marco, subentrati al padre negli anni ’90, che traanni 50, Giulio Morellato sposta la sua attività dal capoluogo dell'Emilia gi con più di mille collaboratori. sformano l’azienda in player globale con l’apertura di filiali all’estero in In mezzo ottanta anni in cui un piccolo laboratorio si è trasformato USA e Giappone poi) e e Francia prima ed Europa, (Spagna, Germania Romagna nella sua terra natale,soprattutto il Veneto, dove la Morellato ha tuttora la un’azienda, prima in Europa nel settore, specializzata nella produzione di hanno la felice intuizione nei primi anni del nuovo millennio di cinturini in pellesua per poi diventare nell’ultimo decennio una importante lanciare le prime collezioni di gioielli “easy to wear”. Un’idea semplice, ma fonsede principale (Fratte di S. Giustina in Colle, PD). Alla morte del realtà internazionale (il 38% del giro d’affari del Gruppo è realizzata geniale: rendere possibile possedere un oggetto prezioso senza spendere
D
all’estero, soprattutto in Europa, USA e Far East) nella produzione e commercializzazione di gioielli prêt-à-porter. Ma andiamo con ordine. Negli anni 50, Giulio Morellato sposta la sua attività dal capoluogo dell'Emilia Romagna nella sua terra natale, il Veneto, dove la Morellato ha tuttora la sua sede principale (Fratte di S. Giustina in Colle, PD). Alla morte del fon-
24 retail&food - maggio 2009
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un capitale. Creatività, stile, design e innovazione a costi accessibili. In questi anni oggetti per la casa, produzione e distribuzione di preziosi e orologi, piccola pelletteria e strumenti di scrittura, oltre ai preziosi connotati da design e materiali innovativi, tirano la volata alla società padovana, che nel maggio 2006 apre il primo monomarca a Milano.
31-12-2007
31-12-2006
31-12-2005
Fatturato (€) 244.613.000 MOL (€) 33.611.000 Utili/perdite (€) 27.940.000 356.319 Fatturato per dipendente (€) ROI 6,70% MOL su RICAVI 13,70% 74,70% Rapporto di indebitamento
132.321.000 22.190.000 15.518.000 277.985,3
93.009.000 20.593.000 13.327.000 271.163,3
10,10% 16,80% 75,90%
24,80% 22,10% 55,50%
Pochi mesi dopo Morellato acquisisce Sector Group, marchio storico dell’orologeria italiana. L’operazione appare molto rischiosa in termini finanziari per la società fondata ottant’anni fa, dal momento che Sector è in notevoli difficoltà economiche e finanziarie (passivo di 12 milioni di euro e MOL negativo). Tuttavia questa scelta coraggiosa si rivela ben presto un investimento importante per un’azienda che vuole crescere strutturalmente. L’acquisizione, infatti, ha una estrema valenza strategica e permette di ampliare il portafoglio di brand del Gruppo che riceve in dote, oltre al marchio Sector Orologi, griffe di prestigio come Philip Watch, Roberto Cavalli Timewear, Justcavalli e Pirelli Pzero. Il primo segnale della mutata composizione aziendale è la crescita imponente del fatturato, grazie alla combinazione tra l’ingresso di Sector e l’espansione delle attività precedenti nonché a una notevole e incisiva campagna di marketing. Si modifica di conseguenza il core-business aziendale che, dall’originaria produzione e commercializzazione di cinturini e prodotti di piccola pelletteria, si sposta stabilmente sul settore gioielli e orologi, che rappresentano ormai la larga parte del giro d’affari complessivo. L’attenzione e gli sforzi si concentrano sui prodotti che creano maggiore valore aggiunto e hanno maggiori margini di espansione, non dimenticando però il mercato di nicchia passato. Intanto, Massimo Carraro, amministratore delegato dell’azienda padovana, sistemati gli affari in casa propria, va alla conquista dell’estero: il 2006 è l’anno della Cina con la Morellato Shontai con sede a Pechino e l’anno dopo è la volta dell'India con la joint venture con Gitanjali Gems Limited, colosso della gioielleria quotato in borsa a Bombay, che dà vita alla Morellato India Ltd. Dello stesso periodo è l’acquisizione di Diffusione Italiana Preziosi che controlla il marchio Bluespirit, grande catena di gioielleria presente con circa 300 punti vendita in dieci paesi e un forte presidio nella penisola Iberica (41 punti vendita), in Germania (16) e in Australia (6). Un percorso che, nelle intenzioni del management aziendale, vuole arrivare a controllare il processo dal produttore al consumatore nel nome di un lusso “accessibile”, alla valorizzazione di ognuno dei brand del Gruppo a una loro diffusione capillare attraverso una rete commerciale diffusa. Insomma, sembra proprio Bluespirit l’ultimo tassello di un disegno strategico che rende autosufficiente l’architettura del Gruppo. Dal produttore direttamente al consumatore con il controllo di tutta la filiera: ottimizzazione dei costi, ma soprattutto creazione di identità per rafforzare il brand. Il modello a cui si ispira il management dell’azienda di S. Giustina in Colle è Luxottica con la sua catena di valore che va dalla fabbrica al negozio, così come nel mix di produzione su licenza e di marchi di proprietà, il tutto su scala internazionale.
datore nel 1965 subentra il suo più stretto collaboratore, Silvano Carraro, sotto cui l’azienda diventa leader nel mercato europeo di cinturini d’orolo(Euro) i figli di Silvano, Massimo FATTURATO tab. 2 gio. Ma sono (attuale amministratore delegato di Morellato & Sector) e Marco, subentrati al padre negli anni ’90, che trasformano l’azienda in player globale con l’apertura di filiali all’estero (Spagna, Germania e Francia prima ed Europa, USA e Giappone poi) e soprattutto hanno la felice intuizione nei primi anni del nuovo millennio di lanciare le prime collezioni di gioielli “easy to wear”. Un’idea semplice, ma geniale: rendere possibile possedere un oggetto prezioso senza spendere unMARGINE capitale. Creatività, stile, design e innovazione a costi accessibili. DI C/E IN % DEL VALORE DI PRODUZIONE In questi anni oggetti per la casa, produzione e distribuzione di preziosi e orologi, piccola pelletteria e strumenti di scrittura, oltre ai preziosi connotati da design e materiali innovativi, tirano la volata alla società padovana, che nel maggio 2006 apre il primo monomarca a Milano. Crescita record: due volte 275.000.000 250.000.000 225.000.000 200.000.000 175.000.000 150.000.000 125.000.000 100.000.000 75.000.000 50.000.000
25.000.000 0
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40 35 30 25 20 15
e mezzo in due anni
10 5 0 1998 Valore aggiunto
1999 MOL
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Risultato operativo
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E questa sembra proprio la strada giusta. I dati del 2007 ci raccontano un fatturato consolidato a 244,6 milioni di euro (+ 27% sull’anno precedente chiuso a 193 milioni), un EBITDA a 38,3 milioni (+ 133%) e un utile netto di 28 milioni (vedi Tab.1). retail&food - maggio 2009 25
Star Trek retail Una crescita trainata, oltre che dalle performance positive del brand Morellato, anche dal risanamento di Sector che ritorna nel 2007 al break even segnando un EBITDA positivo. Questi risultati sono ottenuti grazie alla riorganizzazione gestionale i cui punti fondamentali CARTA D’IDENTITÀ MORELLATO & SECTOR
tab. 4
Presidente e CEO: Massimo Carraro CFO: Federico Girotto Retail BU CEO: Marco Carraro Direttore Marketing e Comunicazione: Gianfranco Fina Marchi di proprietà: Morellato (gioielli, orologi, pelletteria, strumenti di scrittura) Sector (gioielli e orologi) Philip Watch (orologi) Molecole (gioielli) Bluespirit (gioielli e orologi) Chronostar (orologi) Marchi in licenzia: John Galliano (orologi) Roberto Cavalli Timewear (orologi) Just Cavalli (orologi e gioielli) Miss Sixty (gioielli e orologi) Pirelli Pzero Tempo (orologi)
sono soprattutto l’integrazione delle reti commerciali in Italia e all’estero di ex Morellato ed ex Sector, la centralizzazione di funzioni aziendali e, purtroppo, anche una procedura di riduzione di personale che ha riguardato 76 lavoratori. Quando il gioco si fa duro, Massimo Carraro non è uno da tirarsi fuori. Il suo percorso professionale lo dimostra: prima avvocato, poi dirigente aziendale. Negli ultimi anni, inoltre, il CEO di Morellato & Sector ha ricoperto ruoli di grande impegno: da presidente dei Giovani industriali di Padova, di Veneto sviluppo e dell’Interporto di Padova, a deputato al Parlamento europeo (nelle file del centrosinistra) e nel 2005 consigliere regionale del Veneto dopo aver perso con il peso massimo Giancarlo Galan lo scontro per la presidenza. Il tutto, però, senza mai trascurare l’azienda ereditata dal padre. Due anni fa, infatti, realizza il progetto di riorganizzazione generale dell’intero assetto del Gruppo, diventato con le nuove acquisizioni una realtà multi business e multibrand. La struttura, quindi, viene ridisegnata sulle nuove esigenze: Morellato &
Sector diventa una holding snella che coordina le società controllate (una ventina circa), dove la CapoGruppo (di cui la famiglia Carraro detiene il 90% delle azioni) oltre al mantenimento delle partecipazioni dirette e indirette svolge soprattutto servizi corporate di amministrazione, finanza e controllo di gestione per le altre aziende affiliate. Per ragioni di marketing rimangono distinte, dopo un primo periodo di unificazione, le denominazioni Morellato e Sector al livello istituzionale e commerciale. Tra queste operazioni spicca il trasferimento di ramo d’azienda di tutto ciò che riguarda la produzione e la commercializzazione degli articoli a marchio Morellato da parte di Morellato & Sector alla sua controllata Sector Group spa che cambia la sua denominazione in Morellato spa. Due piccioni con una fava: da una parte l’aumento di capitale con evidente risparmio finanziario grazie a questo conferimento in natura a una controllata in difficoltà e dall’altra un alleggerimento della struttura della controllante adibita a una nuova mission aziendale. Riorganizzazione resa possibile anche da una buona evoluzione dei principali indicatori di gestione: positiva è le redditività negli ultimi tre anni con punte di eccellenza nel 2005 e nel 2006. Il trend del fatturato, anche grazie alle operazioni in entrata di cui scrivevamo, registra in questo periodo un incremento significativo, così come il rapporto tra MOL e ricavi. Gli sforzi finanziari delle recenti operazioni sono invece testimoniati da un indebitamento che anche se si mantiene su livelli accettabili, è in netta crescita nel 2006 e 2007 (vedi Tab.2 e Tab.3). Il bilancio consolidato degli ultimi anni, comunque, non segna mai il rosso con un attivo superiore ai 28 milioni (+397% rispetto ai 15 dell’anno prima) nel 2007. Insomma, il Gruppo sembra avere retto l’impatto delle acquisizioni costose e ravvicinate nel tempo di Sector e di DIP (che controlla il marchio Bluespirit): qualche tensione per quanto riguarda la cassaforte, ma sempre buoni risultati sia di fatturato che di EBITDA e utili.
Alla conquista dei mercati giovani E mentre Philip Watch, marchio di proprietà, celebra i suoi 150 anni, l’anno scorso prende forma l’ambizioso progetto “way up”, con cui Morellato & Sector rilancia il proprio prodotto e il proprio brand anche grazie a una nuova struttura societaria, organizzativa e di distribuzione. 26 retail&food - maggio 2009
In questo senso vanno lette le entrate nel Cda a giugno di Concetta Lanciaux, guru del mondo del lusso e della moda e Matteo Marzotto, ex presidente di Valentino spa e il successivo lancio della collezione Morellato Gold, con cui la società veneta fa l’ingresso nel mondo dei gioielli in oro. Un ottimo biglietto da visita per un ingresso in grande stile nel mondo del lusso. Ma non è finita qui, perché gli ultimi mesi dell’anno vedono l’apertura di nuovi negozi monomarca: prima Cancun, poi Verona, nella storica via Mazzini, poi Londra, Sofia, Panama, Berlino ed Atene, per finire a dicembre con l’inaugurazione della boutique di Manhattan, sulla prestigiosa Fifth Avenue per lanciare il marchio negli States, il cui mercato è solo il 3% del giro d’affari. E’ quindi sempre più chiara la strategia di rafforzare la rete di gioiellerie che, grazie al piano retail costruito per supportare il brand, vede ad oggi ben 66 Morellato store (25 in Italia, 30 in Cina e 10 nel resto del mondo). Insomma, una crescita coraggiosa in un momento delicato, in cui anche il lusso risente della crisi globale. Ma i risultati, in controtendenza rispetto alle medie di settore, sembrano dare ragione a Massimo Carraro: il bilancio del 2008 sarà al di sotto delle attese, ma comunque con dati positivi rispetto allo tsunami che coinvolge le aziende di tutto il mondo. Le anticipazioni ci parlano di un fatturato di 250 milioni (+ 2% sul 2007) e un EBITDA di 40 milioni, trascinato da un mese di dicembre che ha visto una crescita delle vendite del 10% rispetto al precedente anno. Il Gruppo, forte di una realtà imprenditoriale ramificata nel mondo, con suoi marchi di proprietà (Morellato, Sector, Philp Watch, Molecole, Bluespirit e Chronostar) e quelli controllati (John Galliano, Roberto Cavalli Timewear, JustCavalli, Miss Sixty e Pirelli Pzero), sembra avere in agenda l’apertura di nuovi negozi a Mosca, a Parigi, nel Connecticut,
New England, Las Vegas e una location sulla West Coast (vedi Tab.4). Ma sono il mercato indiano e quello asiatico a interessare maggiormente: l’India con la sua popolazione molto giovane e la Cina con il suo PIL in costante crescita. “I consumatori – dichiarava alla stampa lo scorso inverno Carraro – bisogna cercarli dove ci sono i giovani e dove i redditi crescono”. L’Italia rimane indietro e a parte il recente acquisto di Goccia srl con 16 punti vendita in Piemonte da parte di Bluespirt sembra non riuscire a garantire performance soddisfacenti. Intanto non si disinveste sul marketing e comunicazione: per i due marchi Philp Watch e Sector budget confermato anche per la prima metà quest'anno con possibilità di crescita nel secondo semestre e l'intenzione di alzare ulteriormente il percepito del marchio, grazie a una campagna pianificata dall'agenzia milanese Mc2. L’idea per il brand Morellato, invece, è di approcciare il mercato in maniera molto selettiva puntando sui valori di marca: design, value e materiali preziosi sugli scudi. Anche per questo almeno fino alla metà del 2010 l’azienda non si muove verso una distribuzione di massa, proprio per comunicare una identità di brand “value driven” e non “fashion driven”. In un momento di crisi il cliente compra meno, ma vuole spendere bene i suoi soldi ed è concentrato sull’effettivo rapporto qualitàprezzo del prodotto. A conferma di questo, la crescita dell’ultimo mese del 2008 è stata guidata dalle vendite del segmento di gamma più alto, proprio quello su cui punta molto l’azienda. Per finire, la quotazione in Borsa resta l’obiettivo sul medio-lungo periodo, dopo questi tempi spesi a creare valore e a rafforzare la propria posizione sul mercato. L’appuntamento per una verifica sulla necessità dell’ingresso in Piazza Affari è segnato in agenda tra un anno. David Montorsi
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Parola di designer
FRANCO COSTA, classe 1959, nel 1978 crea La Costa e comincia a dedicarsi agli arredi per locali in campo food. Innovazione, schiettezza e lungimiranza contraddistinguono il suo carattere e il suo approccio al lavoro. Nel 1986 nasce Costa Group che ha oggi all'attivo pi첫 di 5.000 installazioni nel mondo, grazie a una squadra di 100 persone.
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Franco Costa
Il mercato italiano è buono ma soprattutto aperto al futuro
E
“
ro solo un geometra diplomato con 36 e bazzicavo i panettieri perché vendevo loro farina, forni e impastatrici. Ho intuito che c’era qualcosa di nuovo da fare nel mondo dei panifici e, più in generale, negli allestimenti dei locali pubblici”, questo l'incipit di un breve profilo storico di Costa Group, azienda fondata da Franco Costa che da Riccò (La Spezia) ha saputo imporsi nel settore degli arredi per locali food in Europa, lasciando tracce significative in numerose location sparse per il mondo. La ditta, come viene definita, è posseduta interamente da Franco Costa e dal fratello Sandro, anima “economica e finanziaria” della società. Costa Group realizza un fatturato di circa 17 milioni di euro ed è partner di alcune tra le principali catene di ristorazione europee. Abbiamo chiesto a Franco Costa di raccontarci lo “stato dell'arte” e i progetti per il prossimo futuro.
Nel 2008 quanti nuovi formati avete presentato e quanti lanciato (con apertura)? Abbiamo l'arroganza di dichiarare che ogni nostro locale è un format. Il nostro lavoro consiste nel creare format innovativi, a volte ci vengono commissionati da grandi gruppi, altre volte sono creati ad hoc per piccoli imprenditori, molti di questi poi diventano grandi e per noi questa è un'enorme soddisfazione: vedere che il nostro lavoro si materializza e diventa un locale cult, da imitare. Quanti locali avete aperto in totale. In quanti e quali paesi? Ad oggi i locali Costa group nel mondo sono oltre 5.000. Nell'ultimo anno abbiamo lavorato con soddisfazione per la messa a punto dei format di Puro Gusto, Pane Vino e San Daniele, Rustichelli e Mangione, ma anche delle caffetterie Eris del Group Bertrand, della Trattoria Da Giovanni di Giovanni Rana, delle rinomate gastronomie e pasticcerie Mallorca di Madrid e degli altri 200 locali che realizziamo all'anno ai quali riponiamo la consueta cura e attenzione sino alla messa a punto su strada. Costa Group è leader di mercato in Italia, Francia e Spagna, nel 2008 abbiamo lavorato in Islanda, Irlanda, India, Corea, Grecia, Austria e Stati Uniti.
Come sono le prospettive per il 2009? Per il 2009 siamo sopra la media rispetto a quanto ci eravamo imposti, direi anzi che registriamo un +10% sull'anno passato con buone prospettive sul lavoro da realizzare, anche se è vero che il budget di vendita per un arredo è sensibilmente più ridotto che in passato.
nell'avere una vera conoscenza di base, di essere professionisti del settore, mentre all'estero sempre più spesso ci imbattiamo in fondi o finanziarie che poco hanno a che fare con il food entertainment. I difetti purtroppo sono nei budget sempre più limitati; molto spesso ci si limita al fare, che da solo non basta.
Come si presenta il mercato italiano agli occhi di un designer-innovatore? Il mercato italiano è interessantissimo, direi vivace. Noi, lavorando molto all'estero, lo stiamo affrontando con curiosità. Una cosa è certa: il gusto italiano, la tradizione e la cura per il bello aiutano, e direi proprio che in Italia oggi si possono raggiungere nuove frontiere, come Cioccolati Italiani a Milano: un laboratorio a tutta vista, con all'interno il punto food dedicato al cioccolato, oppure Bansigo, un locale completamente dedicato alla vendita del pesto. Oggi fortunatamente in Italia si sono accorti di noi anche i grandi gruppi, e con loro oggi stiamo lavorando su grandi progetti come i punti food degli Aeroporti di Napoli Capodichino, Roma Fiumicino, Venezia, Cagliari, Barcellona. Per quanto mi compete, direi che il mercato italiano è buono ma soprattutto aperto al futuro.
Costa Group ha risentito della crisi? Costa Group ha anticipato la crisi facendo prototipi e imparando a convivere con la crisi e le problematiche che da essa derivano. Francamente ad oggi abbiamo risentito della crisi, come ho già detto, solo relativamente ai budget di investimento più ridotti che in passato.
Quali sono le aziende o le case history che hanno dato maggior soddisfazione negli ultimi anni? E i progetti rivelatisi più deludenti? Lavorando per moltissime grandi aziende internazionali non è facile dichiarare quale progetto mi ha dato maggiori soddisfazioni, certo non posso non elencare Fauchon, Mallorca, Areas e Groupe Bertrand per l'estero. Per l'Italia preferisco non individuare un singolo cliente, ma reputo tutti abili collaboratori. I progetti più deludenti? Sono quelli che sono sviliti da alcuni individui che vengono da noi per copiare e sfacciatamente riprodurre, semplicemente per risparmiare un po' di denaro. Quali i pregi della ristorazione (e degli imprenditori della ristorazione) in Italia e quali i difetti? Il pregio della ristorazione in Italia e di conseguenza dell'imprenditoria italiana in campo food, sta
Partecipate a numerose fiere con una presenza significativa. La fiera è premiante per una realtà come la vostra? Per noi le fiere sono sfide a cui non possiamo né vogliamo rinunciare, è l'unico momento in cui si ha la possibilità di confrontarsi e far valere i nostri studi, i nostri sacrifici, il nostro voler fare. Per quanto ci riguarda le fiere sono importantissime: da esse riceviamo l'input del fare, e francamente anche molti clienti per fare. Credo che ogni manifestazione sia interessante, se potessimo parteciperemmo a tutte, ma siamo obbligati a scegliere e preferiamo quelle in cui l'organizzazione è vicina alla nostra filosofia. Sono i clienti a cercarvi o siete voi a cercare loro? Per fortuna sono i clienti a cercarci. Noi non facciamo porta a porta, non abbiamo rivenditori sul posto, ma operiamo direttamente dalla sede con nostro personale interno. Questo per capire meglio e più rapidamente quanto ci viene richiesto. In conclusione, come vede il prossimo futuro? Direi anch'io che carne al fuoco ce n'è parecchia, ma solo un buon cuoco evita di far bruciare la pentola... questa oggi è la difficoltà: solo con un abile uso degli ingredienti, degli strumenti e del fuoco si può realizzare un buon prodotto, piatto o prototipo che sia, e questo vogliamo continuare a fare. A. A.
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Prima pietra
Quando si fa verde Le nuove frontiere dello shopping guardano ai prezzi ribassati e all’ecosostenibilità. Il nuovo outlet center commercializzato da Promos punterà molto sul rispetto dell’ambiente. Tra pannelli solari e risparmi idrici, il nuovo complesso commerciale a prezzi ribassati sarà rivolto soprattutto ad attrarre i turisti di passaggio in Toscana.
L
’eco-outlet si appresta a fare l’ingresso nel mercato italiano. È già iniziata la commercializzazione del nuovo factory outlet center promosso da Promos, azienda bresciana specializzata nello sviluppo e nella promozione di progetti immobiliari come il famoso Valdichiana Outlet Village. Il Pisa Outlet Village, situato nel Comune di Crespina, è stato ideato per attirare il flusso di visitatori e turisti che transitano dai rinomati luoghi di villeggiatura toscani, ma al tempo stesso è uno
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PISA OUTLET VILLAGE LOCALITA’ DATA APERTURA LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA
CRESPINA (PI) INVERNO 2010 EXTRAURBANA OUTLET
PROMOTORE PROGETTAZIONE
PROMOS COFETA INGEGNERI&ARCHITETTI PROMOS PROMANGEMENT
COMMERCIALIZZAZIONE GESTIONE GLA (SUPERFICIE LORDA AFFITTABILE) POSTI AUTO TOTALE UNITA’ (PICCOLE, MEDIE E GRANDI SUPERFICI) BACINO DI UTENZA A 10 MIN. (RESIDENTI) BACINO DI UTENZA A 20 MIN. (RESIDENTI) BACINO DI UTENZA A 30 MIN. (RESIDENTI)
25 mila mq 3.000 100 200 mila
dei primi foc con interessanti soluzioni ambientali 3 milioni ed energetiche. L’attenzione alla sostenibilità è diretta in particolar modo a limitare le risorse energetiche e idriche consumate: sulla copertura degli edifici verranno installati dei pannelli fotovoltaici, che soddisferanno la quasi totalità del fabbisogno energetico della struttura, sarà poi predisposto un sistema che limiterà i consumi idrici attraverso un sistema di riutilizzo dell’acqua piovana. Il Pisa Outlet Village sarà pronto entro la fine del 2010 e si insedierà in un’area da 130 mila mq, in un territorio dove la densità di proposte commerciali off-price non ha ancora raggiunto i livelli delle grandi aree urbane. L’outlet potrà contare invece sull’alto flusso di turisti che ogni anno si dirigono verso le provincie di Firenze, Livorno, Massa Carrara e ovviamente Pisa, ai quali vanno aggiunti i vacanzieri che si spostano verso la Versilia.
1 milione
La location è senz’altro uno dei punti di forza di questo nuovo insediamento commerciale, anche dal punto di vista dei collegamenti viari: il centro sorgerà in prossimità dell’uscita Lavoria della Strada di Grande Comunicazione FirenzePisa-Livorno, la principale arteria stradale che collega il capoluogo toscano al porto livornese, la quale è interconnessa con l’A1 MilanoNapoli e l’A12 Genova-Rosignano. La distanza di 15 km dall’aeroporto internazionale di Pisa rappresenta un punto a favore per attirare i numerosi turisti europei e americani che ogni anno scelgono la Toscana per le proprie vacanze e che potrebbero deviare il loro tour invogliati dall’acquisto dei capi d’abbigliamento delle grandi firme del made in Italy. Per non lasciarsi sfuggire un potenziale così elevato di visitatori, Promos ha deciso di proporre un moderno outlet village, con una struttura che non si distacchi troppo dal paesaggio di campagna in cui sarà avvolta la struttura. Oltre alle soluzioni ecologiche già citate,
il progetto sviluppato dalla società bresciana Cofeta Ingegneri&Architetti, punta a ricalcare lo stile di un piccolo borgo, dove quattro piazze si alterneranno all’unica via centrale sulla quale si affacceranno i quasi 100 punti vendita previsti. La superficie di vendita complessiva è stimata in 25 mila mq di Gla, anche se la realizzazione sarà suddivisa in due tronconi: la fase uno, pronta per il 2010, prevede la realizzazione dei primi 18 mila mq, ai quali verranno aggiunti in un secondo momento i restanti 7 mila mq. Tra le superfici di vendita, tutte di piccole dimensioni, una percentuale variabile tra il 4 e il 7% verrà destinata alla ristorazione. Una volta entrato a pieno regime, l’outlet darà occupazione a circa 600 persone. Per la realizzazione del nuovo factory outlet center la società Crespina Investimenti Srl, proprietaria del centro, investirà circa 70 milioni di euro. La futura gestione verrà invece affidata a Promangement, società controllaM. C. ta dalla stessa Promos. retail&food - maggio 2009 31
Taglio nastro
Nuovo vecchie abitudini È stato inaugurato lo scorso 1° aprile alle porte di Milano il nuovo centro commerciale del Gruppo Finiper, azienda attiva nella grande distribuzione organizzata che integra i propri ipermercati con mall di varie dimensioni. L’insegna Iper, promotore del progetto, ha realizzato un mall incentrato soprattutto sull’ancora alimentare ma che complessivamente non si discosta da molte altre proposte già viste altrove.
S
i chiama il Destriero Shopping Center e sorge
sulla Strada Statale Padana Superiore, a soli due chilometri dalla A4. Per chi arriva dall’autostrada Milano-Torino, il centro si erge all’improvviso come un’imponente fortezza in mezzo ai campi che circondano la periferia di Vittuone, Comune posto a nord ovest del capoluogo lombardo. Avvicinandosi alla struttura ci si accorge che l’impressione di grandezza è data soprattutto da un primo piano riservato interamente ai parcheggi coperti (una distesa da 1600 posti auto) e che alza di
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qualche metro il corpo del centro commerciale il quale si estende unicamente sul secondo livello. Il robusto totem collocato all’ingresso del centro commerciale raffigura la sagoma di un cavallo, l’effige del destriero è accompagnata dalle insegne che occupano le superfici più grandi del mall: H&M, Treesse, Ristò, Saturn, Bata, Cisalfa, Den e Piazza Italia e, ovviamente, Iper. Il nuovo shopping center di Vittuone nasce fondamentalmente come ipermercato, l’ancora alimentare da 7.500 mq è, a tutti gli effetti, la prima donna di una struttura che ricalca lo schema del tradizionale
Il DESTRIERO LOCALITA’ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA PROPRIETA’ PROMOTORE COMMERCIALIZZAZIONE GESTIONE GLA (SUPERFICIE LORDA AFFITTABILE) LIVELLI COMMERCIALI POSTI AUTO IPERMERCATO ANCORE TOTALE UNITÀ (PICCOLE, MEDIE E GRANDI SUPERFICI) SPAZI RISTORAZIONE INSEGNE RISTORAZIONE PRESENTI
VITTUONE EXTRAURBANA COMPLESSO SINGOLO MEDIE DIMENSIONI GRUPPO FINIPER IPER MONTEBELLO SPA STUDIO CONTE STUDIO CONTE 27.000 1 2.200 IPER SATURN, H&M, PIAZZA ITALIA, CISALFA, BATA 50
centro commerciale: un’unica galleria posizionata davanti alle 36 casse dell’ipermercato. La forma triangolare della pianta lascia spazio a due piccole piazze situate agli estremi della galleria che fungono da punti di raccordo e accesso principale ai parcheggi esterni posti al secondo livello e a quelli
4 RISTÒ, CREMAMORE, PORTELLO CAFÈ, MARGHERITA&CO
coperti del primo piano. All’interno del Destriero molta cura è stata dedicata all’allestimento della parte alimentare e la barriera delle casse posta a semicerchio non ostacola la visuale verso l’ipermercato che risulta decisamente più attraente rispetto agli spazi retail disposti lungo la galleria da 5.500 mq. Le circa 50 superfici di piccole e medie dimensioni offrono un mix merceologico abbastanza completo: oltre all’affollato settore dell’abbigliamento e calzature (21 in totale, tra queste Bata è presente con un nuovo concept store), si notano i settori di accessori (ben sette insegne), salute e bellezza, oggetti per la casa (Kasanova e Casamia) ed elettronico (l’onnipresente Gamestop, oltre al già citato Saturn). Le difficoltà a commercializzare gli spazi si evidenziano nella ristorazione e nei servizi a pagamento: entrambi i comparti contano uno spazio ancora vuoto e probabilmente soffrono la concorrenza dell’Iper che annovera al suo interno anche un forno a legna/pizzeria
e una parafarmacia. I restanti quattro punti di ristoro sono distribuiti lungo tutto il centro commerciale, anche se le due insegna di Vera, un Ristò da 800 mq e un Portello Cafè, formano una sorta di food court nelle vicinanze di una delle entrate. Un chiosco della gelateria Cremamore è invece presente nel bel mezzo della galleria principale. Per quanto riguarda le attrazioni per i bambini, invece, è stata predisposta una piccola area gioco nel
mezzo di una delle due piazze circolari con baby cinema e giostre. Per le mamme è stata invece creata un’apposita area nursery. All’interno, i grandi lucernari in legno che sovrastano la galleria e le due piazze laterali rendono l’ambiente più naturale, anche se gran parte dell’illuminazione è prodotta da piccole lampade che diffondono la luce in maniera omogenea e che, nelle giornate poco soleggiate, rimangono la principale fonte
di luce. L’arredamento è complessivamente standard: panchine, alberi e cartelli di orientamento puntano a vivacizzare un ambiente che altrimenti rischierebbe di essere eccessivamente impersonale.
A parte la Gdo, poche novità Dalla proprietà non fanno pervenire l’ammontare del finanziamento del centro, che sorge su un’area di quasi 50 mila mq e che occupa
COMMENTO Struttura e design
Accesso e parcheggio
Offerta commerciale e servizi offerti Spazi comuni e attrattive
indice valutazione:
VALUTAZIONE
Struttura ingombrante e non originale, da classico centro commerciale. Alcuni elementi sono positivi (utilizzo del legno), e poco altro. Lungo il percorso dall'autostrada non si notano molte indicazioni. Accessibile ai disabili. Posti auto più che sufficienti. Presenti diversi marchi importanti, soprattutto di abbigliamento e calzature. Praticamente assenti i retailer locali. L'ipermercato è l'attrattiva principale, la galleria e le aree interne possono essere eventualmente sfruttate per organizzare eventi.
È ÈÈ ÈÈ ÈÈ
La valutazione è di carattere puramente indicativo
È = migliorabile ÈÈ = sufficiente ÈÈÈ= apprezzabile ÈÈÈÈ = molto buono ÈÈÈÈÈ = ottimo
circa 600 dipendenti. Il Destriero Shopping Center si farà sicuramente apprezzare per l’ipermercato che rappresenta un’offerta di qualità e innovazione, dove l’insegna Iper sfodera le sue armi migliori. Il mall con le superfici retail più piccole rimane invece una sezione di contorno, anche se l’introduzione di marche importanti come H&M, Saturn e Piazza Italia rappresenta un’ottima opportunità per attrarre visitatori indipendentemente dall’ancora alimentare. Il centro commerciale in sé non si distingue dai molti altri shopping center che da anni affollano le regioni italiane, sia da un punto di vista strutturale e di impatto visivo (sebbene la superficie commerciale totale sia di poco inferiore ai 32 mila mq), sia da quello delle proposte commerciali (i retailer locali sono praticamente assenti). Ci chiediamo se la frontiera dell’innovazione in materia di centri commerciali sia questa o i cosiddetti mall “di nuova generazione” siano ancora solo progetti. Massimo Colzani
retail&food - maggio 2009 33
Digital advertising on the move
La
viaggia Una volta erano cartelloni e manifesti affissi sui muri delle città. Oggi sono videowall e schermi ultrapiatti di nuova generazione diffusi soprattutto in luoghi di viaggio e spazi commerciali.
T
utto cambia, tutto evolve. Lo si può ben dire dell’advertising, settore in cui sta prendendo piede il digital signage, la “pubblicità digitale” trasmessa da grandi schermi elettronici negli aeroporti, nelle aree di servizio autostradali, nelle stazioni e nei centri commerciali. E se una volta erano i cartelloni con le immagini statiche a fare bella mostra di sé in città e nei luoghi di viaggio, adesso si è passati al digitale. Perché l’immagine trasmette un’emozione, sia bella che brutta, a chi la guarda, e l’obiettivo primario del digital advertising è quello di far vivere un’experience ben definita a chi aspetta un aereo in aeroporto o a chi sta facendo shopping all’interno della galleria di un centro com-
merciale. Lo ha spiegato anche Francesco Celentano, Managing Director di Clear Channel Italy
(vedi intervista nel riquadro): “Partiamo dal presupposto che in Italia, come nel resto del mondo, si vive la maggior parte del tempo fuori casa, per lavoro, per divertimento o per altro. L’advertising, soprattutto in esterna, è l’unico media sempre connesso con l’individuo e per quanto riguarda i luoghi di viaggio è in grado di instaurare un vero e proprio dialogo con target specifici, come gli uomini di affari negli aeroporti, i giovani nei centri commerciali, i pendolari nelle stazioni e nelle autostrade”. L’obiettivo è creare un’esperienza, qualcosa di visibile, che stuzzichi i sensi dei fruitori. Quello del digital
advertising è un settore in continua evoluzione, nonostante la crisi sia evidente ormai ovunque. “Secondo me – ha proseguito Celentano – questa sarà l’occasione per tornare a usare un linguaggio semplice, mirato al media che si utilizza e al target di pubblico”. In aeroporto, nelle stazioni, in metropolitana, nei centri commerciali e sulle autostrade sono sempre più diffusi gli schermi ultrapiatti Lcd che trasmettono spot ad hoc o info utili per clienti e viaggiatori. All’estero il digital signage è ormai una realtà ben consolidata: in Inghilterra e negli Stati Uniti sono infatti diffusissimi schermi di tutte le dimensioni che diffondono video pubblicità in-store. Il fenomeno è in così rapida espansione che gli esperti del settore stimano che nel 2013 il giro d’affari legato al digital signage toccherà solo negli Stati Uniti il valore di 1,4 miliardi di dollari (contro i 641 milioni registrati lo scorso anno). In Europa invece le entrate legate alla pubbli-
Advertising: la parola d’ordine è innovare Intervista a Francesco Celentano, managing director di Clear Channel Italia Dove è presente Clear Channel? Copriamo oltre l’80% della rete autostradale italiana: siamo infatti presenti all’interno di oltre 80 punti ristoro di Autostrade per l’Italia con il sistema Infomoving. Il nostro è un network che oltre a trasmettere spot, offre servizi a chi viaggia. Come nasce il connubio luoghi di viaggio-digital advertising? Il digital signage sta avendo un notevole successo nei luoghi di viaggio. Sono luoghi ad alta frequentazione in cui investire è importante e il motivo è facilmente intuibile: stazioni e aeroporti hanno un target abbastanza mirato, così come aeroporti e centri commerciali. Ad esempio, in autostrada lo vediamo tutti i giorni: le informazioni che trasmettiamo tra uno spot e l’altro sono utili per i viaggiatori, che magari si fermano a bere un caffè mentre aspettano che la coda sia smaltita. E’ comunque un settore, quello del digital advertising, che colma il gap lasciato da altri media. Per questo motivo va preso in seria considerazione. Penso che con questa crisi bisognerebbe capire che è necessario innovare, a partire dal linguaggio che deve tornare a essere quello semplice di una volta. Il nostro inoltre è un mezzo più complementare rispetto agli altri. Quanto costa, ad esempio, fare pubblicità in aeroporto? Dipende dalle posizioni, dalla metratura, dal numero dei contatti. Ad esempio un manifesto 6x3 nei viali d’ingresso dell’aeroporto può costare anche 40.000 euro, mentre una posizione importante può anche costare sui 300-400mila euro all’anno. Penso ad esempio ai grandi cassoni nell’atrio partenze di Roma, ma è difficile dare un parametro uniforme per tutti gli aeroporti. Sull’impiantistica esterna si paga un netto di 400 o 500 euro per un poster per 15 giorni, ci sono poi le pensiline retroilluminate che possono costare 200 o 250 euro ogni 2 settimane.
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cità nel Digital Out Of Home (DOOH) toccherà quota 626 milioni di euro nel giro di tre anni. Nel nostro paese il digital advertising sta vivendo una fase di forte sviluppo praticamente ovunque. Autostrade per l’Italia ha siglato con Clear Channel un accordo per la diffusione della rete Infomoving, un sistema di comunicazione che a rotazione trasmette spot pubblicitari, informazioni utili per chi viaggia, come le previsioni meteo, la situazione della viabilità sulle autostrade e un notiziario Ansa. I prezzi dei passaggi variano in base alla durata dello spot: per una pubblicità da 60 secondi si va da un minimo di 43.000 euro, Iva esclusa, per un mese di programmazione (50 passaggi al giorno, dalle 7 alle
© Strategie Digitali
sversale che passa dalla videocomunicazione per arrivare al temporary shop e al pop up store. Inoltre l’accordo per la videocomunicazione prevede l’installazione di circa 1200 Monitor LCD di grandi dimensioni, un sistema questo, che a fine anno coprirà 50 delle più trafficate stazioni del network, mentre da questo mese sono operativi gli impianti di Milano Porta Garibaldi, Milano Lambrate, Milano Rogoredo, Padova, Pavia, Monza, Lecco, Brescia, Cremona, Vicenza e Treviso: “Il palinsesto – spiegano dall’ufficio comunicazione di Centostazioni – prevede uno slot settimanale con un massimo di 15 clienti in rotazione continua, poi spot da 5 fino ad un massimo di 30 secondi ciascuno e un’efficacia basata sulla frequenza dei passaggi”. Totem, videowall e schermi Lcd fanno capolino anche negli scali principali, gestiti da Grandistazioni. A occuparsi dell’advertising è proprio Grandi Stazioni Pubblicità una società
terno delle stazioni totem, cubi e banner. Ad esempio, 14 giorni di pubblicità su cubi posizionati all’interno del network nazionale (quindi all’interno delle 13 stazioni del gruppo) costa 220.000 euro. Chi volesse puntare sulla floorgraphic invece, installando così pellicole adesive antiscivolo nelle stazioni del network, spenderebbe invece 130.000 euro per due settimane. Decisamente più costosi gli spot sugli lcd: 105.000 euro per 152 passaggi giornalieri con spot da 30 secondi oppure 304 passaggi con spot da 15 secondi, 456 passaggi per spot da 10 secondi e 912 passaggi per spot da 5 secondi. E’ sbarcato da poco anche in aeroporto il digital signage: dallo scorso dicembre infatti Artexe e IGP Decaux hanno installato all’interno dell’aeroporto di Milano Linate un network di 55 schermi digitali inseriti in totem Multimediali per la pubblicità. Il primo cliente a utilizzare questo tipo di comunicazione è Citizen che già
interna al gruppo Ferrovie dello Stato che commercializza gli spazi
da qualche mese proietta i suoi spot agli oltre 40.000 passeggeri che passano ogni giorno dall’aeroporto. Di norma, negli scali italiani la gestione degli spazi pubblicitari è affidata ai gestori aeroportuali stessi, che ne curano la commercializzazione.
© Strategie Digitali
24.00) a un massimo di 287.000,00 euro per un anno intero. Uno spot da 30 secondi può costare invece 48.000 euro per due mesi, 63.300,00 per 3 mesi e 104.000,00 per sei mesi. Più contenuti i prezzi per 15 secondi di pubblicità: un mese costa 16.300,00 euro fino ad arrivare a 111.000,00 per 12 mesi di programmazione. Il sistema Infomoving è presente in 84 aree di servizio distribuite in tutto il territorio nazionale. Stanno puntando sul DOOH anche Centostazioni e Grandistazioni che gestiscono le medie e le grandi stazioni ferroviarie d’Italia. E’ stato siglato nel mese di gennaio l’accordo tra Centostazioni e Vidion per la gestione
del Video Advertising Network nelle 103 stazioni del circuito: a partire da quest’anno e fino al 2013 Vidion-Fidia si occuperà della commercializzazione degli spazi pubblicitari tradizionali (impianti fissi, decor station, totem ecc). Vidion ha predisposto un sistema di comunicazione flessibile e tra-
all’interno delle stazioni utilizzando gli schermi LCD (in tutte le stazioni ce ne sono complessivamente 1.114 sintonizzati contemporaneamente sullo stesso messaggio pubblicitario). Non solo gli schermi: Grandistazioni ha installato all’in-
Claudia Fragapane
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Il mercato calzaturiero in flessione, non il retail
la corsa rallenta Sono vendute praticamente ovunque, ma per le calzature non c'è pace: il settore soffre la recessione e le aziende corrono ai ripari. Nel retail la situazione è meno critica, la varietà di canali e location garantiscono un'ottima visibilità e un ampio numero di contatti.
D
opo il periodo di sofferenza del quinquennio 20012005, sono apparsi i primi segnali di recupero ma quando tra gli addetti ai lavori si era finalmente diffuso un cauto ottimismo sulle prospettive future, è arrivata la crisi che non ha certo risparmiato il comparto della manifattura calzaturiera. E così, ribaltate le aspettative e le previsioni (moderatamente) positive, il 2008 è stato archiviato come un altro anno negativo. Le aspettative per il 2009 non sono rosee e confermano questo trend: se da una parte l'atteggiamento degli imprenditori appare poco fiducioso per una ripresa in tempi brevi, dall’altra le aziende calzaturiere sono alla ricerca di strategie di mercato vincenti per superare questo delicatissimo momento. La crescita che aveva contraddistinto il 2007 (+3,8%) ha subìto lo scorso anno una brusca inversione di tendenza facendo segnare un pesante -6,8%. Se ne sono accorti anche organizzatori, espositori e visitatori di MICAM ShoEvent, il salone dedicato alle calzature organizzato dall’Associazione Na-
zionale
Calzaturifici
Italiani
(ANCI) negli spazi di Fieramilano Rho-Pero, nella prima settimana di marzo. L'evento ha comunque dimostrato di essere in grado di offrire ancora buoni risultati, anche se nel 2009 i visitatori sono stati 36.555, -5,7% rispetto all'anno precedente. “Siamo in presenza di una crisi – ha dichiarato durante la conferenza stampa di inaugurazione della manifestazione Vito Artioli, presidente di Anci - che ci induce ad affrontare quotidianamente 36 retail&food - maggio 2009
BRAND
Bata Cinti Ferragamo Foot Locker Geox Mauro Giuli Moreschi Pittarello Valleverde Vitulli Totale
AEROPORTI
2 4 9 15
STAZIONI
6 1 7
AUTOSTRADE
1 2 3
C. COMM.LI
168 26 46 107 1 24 22 394
Diffusione indicativa di pvd di calzature
nelle nostre aziende le grandi difficoltà indotte da una domanda internazionale fortemente depressa. Realtà, quelle dell’industria manifatturiera – ha proseguito il presidente – che per molti anni, esperti hanno indicato come residui di un’economia ormai superata, modelli arretrati rispetto a quelli vincenti dei servizi e della finanza. E che, ora che l’Italia grazie alla forza della sua economia reale appare meglio posizionata di altri paesi per resistere alla crisi, tornano ad assumere una nuova centralità”. E comunque, in chiusura di manifestazione, gli organizzatori hanno sottolineato con sollievo la sostanziale tenuta. Evidentemente le aspettative erano ben peggiori. Tornando ai dati 2008, analizzando l'andamento più in particolare, si può osservare come i primi mesi dell’anno siano stati caratterizzati da un positivo consolidamento dei segnali di recupero che avevano contraddistinto tutto il 2007, mentre nei mesi successivi si è assistito ad un repentino e marcato peggioramento. Per quanto riguarda l’export, le cifre hanno
visto una diminuzione del 9,1% in quantità, un + 0,8% in valore con un aumento del 10,8% dei prezzi medi. Mentre per l’import, che nell’ultimo anno ha fatto segnare una diminuzione del 10,5% in volume, c'è stato un incremento dei prezzi del 14,1%. Se i dati relativi alla produzione non entusiasmano, l'andamento del retail per questa categoria non è così negativo. Scarpe, stivali, sandali, sneakers sono vendute praticamente ovunque: nei centri città, nei centri commerciali ma anche negli aeroporti, nelle stazioni e in alcuni mall autostradali.
Quando le calzature viaggiano In aeroporto è il lusso a farla da padrone: negli scali italiani infatti sono concentrati i monomarca di fascia alta che si rivolgono alla clientela più facoltosa e disponibile a spendere per prodotti di gamma elevata. Salvatore Ferragamo e Moreschi sono i brand più presenti, in compagnia di Valleverde che dispone del maggior numero di punti di vendita all’interno degli
TOTALE
168 26 2 46 107 8 4 24 12 22 419
aeroporti. L’ a z i e n d a romagnola è presente infatti a Linate, con 2 negozi (area arrivi e area partenze), a Malpensa, 2 pdv agli arrivi nazionali e alle partenze internazionali, 1 pdv a Bologna e 4 a Roma Fiumicino (Partenze Schengen B11-B21, partenze internazionali e partenze nazionali). Gli amanti dello shopping, del made in Italy e delle calzature extralusso possono invece acquistare le ultime creazioni di Salvatore Ferragamo all’interno dei negozi al terminal B e al terminal C dell’aeroporto di Fiumicino. Presente al Marco Polo di Venezia, come a Linate e a Malpensa (con 1 pdv al Terminal 1 Imbarchi B, partenze Extra Schengen e 1 pdv agli imbarchi Schengen) anche Moreschi, storico marchio di Vigevano che vende calzature extralusso, attivo non solo nei centri storici delle città italiane, ma anche in 70 paesi del mondo (vedi intervista nel riquadro). Nelle stazioni e nelle autostrade il settore delle calzature non è ancora molto sviluppato, e poche aziende hanno scommesso sul grande potenziale che questi luoghi offrono. Tra treni e binari si è affermato – anche grazie alla con-
sulenza iniziale di Retail Group – il brand Mauro Giuli, di proprietà dell’azienda perugina Giuli Diffusione, produttrice e distributrice di calzature uomo/donna. “Mauro Giuli è un marchio di cal-
zature ed accessori presente con una rete di 70 pdv in tutto il territorio nazionale – ha spiegato a r&f Guglielmo La Micela, responsabile marketing di Giuli Diffusione - un marchio giovane affermatosi nel
giro di pochi anni nelle principali città italiane grazie anche ad un progetto di sviluppo in franchising. In tre anni il fatturato è cresciuto mediamente del 20% l'anno superando quota 10 milioni di euro. L'azienda si è da poco affacciata sul mercato estero e, se i risultati rispecchieranno le aspettative, ci concentreremo sull'internazionalizzazione dell'azienda”. La società umbra, che è presente con 6 pdv all’interno delle stazioni di Roma Termini, Genova Brignole, Torino Porta Nuova, Milano Porta Garibaldi, Brescia e Padova, ha scelto di investire aprendo negozi nelle stazioni perché “ha deciso di seguire i canali più innovativi, posizionando i propri punti vendita anche in realtà nuove, come aree di servizio e stazioni ferroviarie – ha precisato La Micela – per adeguarsi alle dinamiche del consumo moderno, sempre più rapido e impulsivo. I risultati sono stati sicuramente positivi tanto che per il 2009 abbiamo in cantiere diverse nuove aperture”. Una crisi, quella che sta vivendo il settore, che non tocca più di tanto Mauro Giuli, la cui politica è quella di proporre ad un pubblico giovane, prodotti di alta qualità a un prezzo concorren-
Consolidare il marchio in Italia e nel mondo Intervista a Stefano Moreschi, amministratore delegato di Moreschi Spa Quali sono le ragioni delle difficoltà del comparto cazaturiero? La crisi che sta interessando il sistema economico mondiale si riflette su tutti ed in ogni area geografica; il settore delle calzature non è immune da questo andamento e la stragrande maggioranza delle aziende italiane che vi operano sta risentendo di questo difficile andamento. La calzatura, come tanti altri prodotti, rappresenta un bene il cui acquisto può essere ridotto e differito nel tempo e pertanto la situazione di crisi, le riduzioni nei consumi nonché le minori propensioni all’acquisto legate a fattori psicologici quali situazioni di sfiducia e maggior prudenza, vanno a interessare anche questa tipologia di beni. Cosa dovrebbero fare le aziende per andare superare al meglio la crisi? Le aziende sono consapevoli che la crisi va affrontata e contrastata con ogni mezzo, pertanto tutti stanno adottando numerose iniziative al riguardo: contenimento dei costi, recupero di efficienza, dilazione nel tempo di investimenti non strategici, partnership con fornitori e clienti e soprattutto una maggior focalizzazione e razionalizzazione delle collezioni presentate. Come si è chiuso il 2008? Il fatturato del 2008 è di circa 40 milioni di euro ed è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Le calzature da uomo rappresentano da sempre il nostro core business e la spiccata vocazione internazionale ci porta a realizzare i due terzi del giro d’affari all’estero. Siamo presenti in oltre 70 Paesi, in tutte le aree geografiche del mondo. Che novità presentate nel 2009? Il 2009, nonostante le avverse condizioni, sarà comunque un anno di importanti investimenti sia in ambito prodotto con un continuo rinnovamento dei prodotti, una razionalizzazione dell’offerta ed un diverso mix nelle categorie offerte, che in ambito commerciale con piani di sviluppo che porteranno a consolidare la presenza del marchio in Italia e nel mondo. Come si colloca a suo parere il settore calzature nel travel retail? Raramente l'acquisto di calzature in aeroporto è legato alla necessità di fare un regalo, ad una ricorrenza o ad un acquisto come souvenir del paese visitato. Piuttosto un prodotto come il nostro, nell'ambito del travel retail, beneficia sovente di una motivazione di acquisto rappresentata dalla tipologia del viaggio o della meta da raggiungere e pertanto ha sicuramente una connotazione di utilità. Questa valenza è tanto più importante quanto più è rinomata la località visitata ed è altresì influenzata dalla stagione o dalle condizioni climatiche del luogo.
ziale. “Il settore della manifattura calzaturiera ha vissuto un periodo di crisi generalizzata dovuto principalmente alla notevole crescita dell'import verificatasi a seguito dell'abolizione del regime di quote. Noi quest'anno – ha concluso il responsabile marketing dell’azienda - puntiamo a recuperare quote di mercato con un'attenta politica di qualità”. Diverso il discorso per le autostrade, dove sono presenti solamente Valleverde con un negozio all’interno dell’area di servizio Cantagallo Est (A1) a Casalecchio di Reno (Bo) e Mauro Giuli, che ha aperto di recente un negozio nell’area di servizio Secchia Ovest (Mo) sempre sulla A1. Nel nostro paese la realtà dei mall autostradali è in pieno sviluppo e, nel giro di qualche anno, diversi shopping mall saranno inaugurati nelle aree di servizio autostradali: una nuova opportunità per i retailer, anche nel settore delle calzature.
I centri commerciali Infine – last but not least – è opportuno ricordare che è ormai consolidata la presenza degli store di calzature nei centri commerciali italiani: in tutti gli shopping mall, di grandi o piccole dimensioni, c’è almeno un negozio di scarpe, sia il monomarca di un’azienda (Geox, Cinti, Vitulli) o il punto vendita di una catena da distribuzione multibrand (Bata, Pittarello, FootLocker). A quanto ci risulta è Bata a guidare la classifica della diffusione (vedi tabella), con il maggior numero di pdv. Negli shopping mall si contano infatti 168 negozi di medie e grandi dimensioni gestiti dall’azienda veneta. Presenza significativa anche per Foot Locker (46 pdv) e Pittarello (24 pdv). Mentre tra i monomarca, il più diffuso risulta essere Geox, che oltre a vendere le classiche “scarpe che respirano” offre un’ampia gamma di accessori e abbigliamento. Peraltro, pur in piena crisi, l'azienda di Mario Polegato continua a dimostrare una straordinaria vitalità dimostrata da ragguardevoli risultati economici, contraddistinti sempre dal segno positivo. Discreta infine la presenza di Cinti (26 pdv) e di Vitulli (22 pdv). In conclusione possiamo affermare che se il comparto manifatturiero delle calzature continua a soffrire, le opportunità per i retailer continuano a ad C. F. essere interessanti. retail&food - maggio 2009 37
Airest e le altre novità di Save
Fame di
L
a Save di Enrico Marchi ha annunciato grandi cambiamenti per il proprio settore di attività legato a f&b e retail. Innanzitutto cambia il marchio ombrello, sparisce Airport Elite e subentra Airest: un brand legato alla società austriaca acquisita nel
2006 e già presente nei principali aeroporti austriaci ma anche in Slovenia e Slovacchia. Airest, è oggi presente in 8 paesi con oltre 150 punti vendita (fig. 1), circa 2.000 dipendenti e un fatturato atteso di oltre 220 milioni di euro nel 2009.
Nuove aperture per Panino Giusto
I
n barba alla crisi, Panino Giusto pensa allo sviluppo: nel 2008 il gruppo ha infatti inaugurato 15 nuove aperture sia sul territorio nazionale che all’estero, portando così i suoi locali a quota 34. Oltre a quelli già esistenti, lo scorso anno l’azienda ha dato il via al nuovo format Il Forno del Panino Giusto, estendendo l’esperimento del locale di Milano a otto centri commerciali. Per il 2009 sono previste nuove aperture: tra le più importanti quella all’interno del nuovo Business Center Maciachini nel capoluogo lombardo, la cui apertura è prevista per fine agosto, che ospiterà un 1 pdv Il Forno e un locale Restaurant&Cafè. Quest’ultimo format sarà replicato anche nel nuovo Milanofiori 2000 ad Assago, poco distante dalla città meneghina.
38 retail&food - maggio 2009
food di alta gamma, lanciato in partnership con Rustichelli&Mangione, il marchio nato dall'associazione di due famiglie di panificatori romani che hanno ideato un format di ristorazione che sta riscuotendo un notevole successo (per fine aprile è prevista l'apertura di un punto vendita nel nuovo centro commerciale di Antegnate – Bg). Il progetto, in particolare per questo format, è quello di arrivare a proporre i locali in franchising, dopo una diffusione guidata nei principali canali dell'on the move e dei centri commercia-
Bruxelles-Charleroi, ci siamo
S
ave è in dirittura di arrivo per l’acquisizione di una quota
nella società di gestione dell’aeroporto di Charleroi, in Belgio. Lo ha confermato Enrico Marchi, presidente di Airest: “Ci siamo quasi. Stiamo lavorando alla due diligence e a breve dovremmo completare il processo”. La società si è aggiudicata la negoziazione in esclusiva per l'acquisizione del 27,65% di Bsca, il gestore dello scalo di Charleroi. L'offerta è stata presentata lo scorso 8 dicembre da Save in partnership con il socio belga Holding Communal e prevede tra l'altro la prelazione su un ulteriore 21,24% del capitale, a fronte della condivisione del business plan e dei relativi investimenti.
Questo cambio di identità riguarda una scelta complessiva che, a partire dal nome, ben rappresenta le intenzioni della società di puntare sull'Oriente, vicino e lontano. Da qualche anno Save ha intrapreso una marcia verso Est, puntando sui paesi europei, ma anche sul Medio Oriente e sulla Cina. Anche se l'interesse dell’azienda nell'acquisizione di società di gestione aeroportuale in Belgio e, si dice, UK (London Gatwick), lascia aperto qualche interrogativo sull'effettiva strategia del Gruppo. Comunque, la scomparsa di Airport Elite è stata “compensata” dall'apparizione di Very Italian Food (VIF), un centro di ricerca, design e produzione di
li. Di fatto, a detta di molti commentatori, il comparto food & retail di Save necessitava da tempo di una riorganizzazione, che ha comportato anche un cambio di management. Uscito di scena l'ex a.d. Fabio Durante, la squadra Airest, è oggi guidata da Marchi (presidente), da Monica Scarpa (amministratore delegato), Giovanni Bussi (global formats e operations), Aurelio Latella (marketing e comunicazione). Staremo a vedere se la nuova configurazione saprà incidere con decisione in tutti i canali di attività prescelti, in particolare modo nelle stazioni (in Italia Save guida Centostazioni, da socio di minoranza), dove le ristrutturazioni procedono a rilento, e in autostrada. •
Giochi del Nord
Gamberale accelera, Gavio frena
V
ito Gamberale, Amministratore delegato del fondo per le infrastrutture F2I, a due anni dal divorzio da Benetton, torna ad inte-
ressarsi di autostrade, con un occhio di riguardo al sistema viario del nordest. Lo fa accompagnato da buona e numerosa compagnia, con la quale ha scalzato proprio Atlantia da alcune sue partecipazioni in Autobrennero, in Autovie Venete e nella Serenissima, acquistando il 24% di Infracis e diventando così socio della Cis di Bruno Tosoni e della sua platea di circa 150 soci, industriali e banche. Nello stesso settore, ma su un altro fronte, muove verso la Milano Serravalle, che il mitico Penati ha fretta di collocare sul mercato dopo averla comperata in tutta fretta da Gavio, vai a capire perchè......Fatto sta che l’interesse di Gamberale investe tutto il sistema delle autostrade lombarde, e quindi anche di Pedemontana e Tem, per le quali sono in fase di studio interessanti progetti di acquisizione. Ma qui Gamberale si scontrerà con le ambizioni di Marcellino Gavio, anche lui interessato ad incrementare la sua penetrazione nel sistema autostradale del nord, pur senza nutrire ambizioni egemoniche: si sa infatti che Gavio è interessato in questo momento ad “esserci” in tutti i grandi ed interessanti affari che si stanno delineando nel nord Italia, anche se dovrà condividere la sua leadership con altri imprenditori.
I nodi di Gavio Ed in effetti per Gavio i nodi da sciogliere nei prossimi mesi sono vari ed intricati. C’è il nodo Impregilo, il cui Amministratore Delegato, Massimo Ponzellini, lascerà molto presto la sua carica per approdare alla Banca Popolare di Milano: il patto parasociale che governa la Società è scaduto, e i tre soci, Benetton, Gavio e Ligresti, non sono ancora riusciti né a rinno-
varlo, né a disdettarlo; c’è il nodo Erg: Gavio è entrato nella compagnia petrolifera dei Garrone con il 5%, una quota troppo grande per essere un puro investimento finanziario, e che probabilmente è un’avvisaglia invece di una più vasta manovra dell’imprenditore alessandrino per diversificare ed affermarsi nel settore energia; c’è il nodo delle assicurazioni e delle banche, come Carige e Mediobanca. Insomma, Gavio sta affrontando una pluralità di fronti che renderà improbabile un impegno specificamente diretto ad egemonizzare qualche settore, sembra piuttosto che la sua politica tenda a rafforzare il sistema delle alleanze e a stabilizzare lo status quo.
Le ambizioni di Gamberale Gamberale invece segue una politica opposta, tutta tesa a scompaginare gli assetti e a creare movimenti tellurici. E’ così che va inteso, oltre che l’interesse per le autostrade, anche quello per i treni. Gamberale starebbe infatti per formare una cordata, assieme alla Ferrotramviaria di Enrico Pasquini, concessionaria delle linee ferroviarie pugliesi, per entrare nel business dei collegamenti ferroviari di alta qualità, entrando in diretta concorrenza non solo con le Fs di Mauro Moretti, ma anche e forse soprattutto con la NTV di Montezemolo, Della Valle e SNCF. Questo attivismo può portare Gamberale a fare ogni tanto anche qualche passo falso: della cordata faceva parte infatti anche Lehman Brothers, che dopo l’imprevedibile crollo dovrà essere sostituito con qualche altro investitore istituzionale. Ma tant’è: il presidente di F2I è un uragano inarrestabile di iniziative, e si appresta , con potenti soci, a giocare un ruolo di primo piano in tutte le principali vicende economiche che si stanno prospettando in Italia.
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Dossier aeroporti
aerotropoli per la Toscana Il boom dei voli low cost, la ricerca di una toscanità genuina, una squadra affiatata, cresciuta tra le varie funzioni aeroportuali. Elementi fondamentali per il successo dell'airport city pisana.
L
'aeroporto Galileo Galilei di Pisa rappresenta un caso da manuale per chi si interessi di sviluppo del trasporto aereo. Nel 2000 sono state 189 le frequenze settimanali, e poco più di 1,2 milioni i passeggeri; i transiti del 2008 hanno sfiorato la soglia dei 4 milioni e per il 2009 le frequenze settimanali dovrebbero arrivare a 415. Un vero successo, inatteso in questi termini, dovuto essenzialmente alla capacità di Pisa di attrarre voli low-cost (è uno dei pochi aeroporti ad avere i due maggiori vettori europei low cost, Easyjet e Ryanair). Una crescita vertiginosa, assecondata volentieri e con competenza dalla squadra di Sat, Società Aeroporto Toscano, la Spa quotata in Borsa che gestisce lo scalo dal 1980 e che, nell'ottobre 2006, ha sottoscritto con l’ENAC la Convenzione per l’affidamento quarantennale della gestione totale dell’aeroporto. A metà marzo la società ha perso la guida dell'ingegner Pier Giorgio Ballini, deceduto - improvvisamente – un'autorità riconosciuta e molto stimata nel settore, ma anche uno dei principali artefici del successo del Galilei. Ha ricoprire il ruolo di Direttore Generale è ora Gina Giani, dal 1995 Direttore Commerciale e Marketing di SAT e Vice Direttore Generale, che abbiamo incontrato in compagnia di Renzo Banchellini (Commercial Non Aviation Manager). Per il 2009 l’obiettivo è quello di consolidamento dei risultati raggiunti negli anni precedenti caratterizzati da elevati tassi di crescita. “Nei primi mesi del 2009 abbiamo registrato un lieve calo del traffico rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre i dati d’inizio aprile sono confortanti. Per il 2009 complessivamente siamo moderatamente ottimisti. Il 2009 dell’Aeroporto Galilei è iniziato con novità positive: dal 13 gennaio scorso Cai ha ripreso a volare su Pisa e l’attuale servizio offerto da Alitalia/CAI da/per Pisa su Roma FCO (4 voli giornalieri) è stato migliorato sia in termini di capacità (i posti offerti al giorno sono passati da circa 530 a 720) che in termini di comfort, grazie all’utilizzo di aerei Canadair Regional Jet 900 anziché ATR72 o Embraer170 (66-70 posti)”. A questo si deve sommare l'incremento delle rotte che apriranno nel 2009 (11 nuove destinazioni), il sesto aeromobile Ryanair basato su Pisa a partire da Giugno 2009, e sempre a Giugno, la sesta frequenza settimanale del volo Delta Airlines diretto su New York. Il point-to-point per il JFK di New York è un vero motivo d'orgoglio per Sat, anche perché il load factor è molto buono: “in questo periodo di crisi, Delta ha cancellato numerose rotte, da noi ha solo sospeso il volo soltanto per due settimane”. Per quanto riguarda le nuove destinazioni 2009 invece, da Pisa sarà possibile raggiungere Marrakech, Ibiza, Dusseldorf, Copenaghen, Lille, Maastricht, Memmingen, Lione, Zara, Bratislava e Bucarest. Certo il successo di queste novità è tutto da misurare ma come dice Banchellini “normalmente i nostri amici irlandesi (Ryanair, che gestirà alcuni dei nuovi collegamenti, ndr), di rado sbagliano i loro calcoli”. Per quel che riguarda i charter, nel 1995, su 1.016.052 di passeggeri in 40 retail&food - maggio 2009
transito, il charter valeva il 19.5% del totale ma dalla metà dell'ultimo decennio del '900, la quota di passeggeri charter è stata quasi completamente assorbita dai voli di linea operati dalle compagnie low cost. Oggi la quota charter non è particolarmente rilevante nel 2008 su 3.963.717 il charter ha rappresentato circa il 3%, ma in ogni caso, soprattutto durante la stagione estiva, ci sono voli per il Mar Rosso e la Grecia. Le recenti fortune di Pisa però, non sono spiegabili soltanto grazie al fenomeno low cost. Bisogna considerare infatti che la Toscana mantiene da decenni una forte attrattiva turistica, soprattutto per i passeggeri europei ma – il caso Delta lo dimostra – non solo. E Pisa, dal punto di vista aeroportuale, ha avuto più chance di Firenze: nel capoluogo regionale esiste infatti il limite strutturale della pista, la cui lunghezza è limitata dall'autostrada su un lato e dalla ferrovia dall'altro. Anche per questo, Banchellini si sente di poter affermare “ci sentiamo il punto di arrivo della Toscana, il gateway toscano” ma soprattutto “quando un passeggero arriva da noi in Toscana per la prima volta il nostro obiettivo è di non presentargli il classico terminal aeroportuale ma di offrire un aeroporto a misura d’uomo, a dimensione toscana, offrendogli oltre ai normali servizi attesi anche aspetti d'arte e cultura locale. Questo attraverso le opere e le sculture di artisti che sposando la nostra “causa”, trovano nell’Aeroporto di Pisa una vetrina internazionale per esporre le loro opere”. Al di là di ogni enfasi, lo scalo pisano dispone di alcune peculiarità davvero uniche: innanzitutto è verde, nel senso che il terminal passeggeri è preceduto da una zona alberata, con un'ampia aiuola e che il verde delle piante “arreda” un'ampia superficie delle facciate: scontato quindi che lo spazio esterno sia molto apprezzato e sfruttato, soprattutto nei mesi estivi. In secondo luogo, non certo per ordine di importanza, il terminal sorge a meno di un chilometro dal centro città, ed è quindi normalmente concepito come uno spazio a disposizione della città stessa e dei suoi abitanti. Tutti questi elementi, come vedremo, influiscono notevolmente anche sulle scelte dell'attività commerciale non aviation. Per chiudere invece il discorso sulle prospettive di crescita dei passeggeri, le analisi – ci racconta Banchellini – chiariscono che la Toscana vale circa 3 milioni di passeggeri. Se Pisa ne raccoglie 4 milioni e Firenze quasi due, c'è una notevole quota eccedente. Da dove proviene? Secondo i responsabili
turisti americani in arrivo con Delta. “La storia dei rent a car ci ha portato – dal 1995 a oggi – a triplicare i nostri ricavi: prima era un mondo lasciato ai margini. Quando abbiamo cominciato a gestire il noleggio in modo attento (1996), i risultati sono arrivati immediati. Oggi abbiamo 1.473 posti auto dedicati, il nostro è un modello di noleggio basato su un turismo che si sviluppa solitamente nel periodo di una settimana”, quanto basta per un soddisfacente tour toscano. Per il rent a car è stato realizzato un terminal dedicato (luglio 2007) a circa 500 metri dal terminal passeggeri, dotato di tutti i confort nonché di un bar (avviato nel dicem-
Fig. 1
COMPOSIZIONE RICAVI NON AVIATION 2008 7,6%
13,5%
26,6% Rent a Car Parcheggi Retail & Food Altre Sub conc.
di Sat, sicuramente una parte proviene dalla provincia di La Spezia ma, ci tengono a sottolineare, da qualche tempo è stata avviata una significativa strategia di “reverse marketing”: azioni di comunicazioni mirate sulle destinazioni con cui è collegato l'aeroporto pisano. Non le metropoli come Londra, dove qualunque iniziativa risulterebbe poco visibile, ma destinazioni “minori” a cui far conoscere la Toscana, in collaborazione con gli enti locali, la Regione, le province e con varie APT. “Ad esempio – cita Banchellini – siamo andati a Bruxelles e abbiamo raccontato cos'è la Toscana. L'obiettivo oggi non può essere soltanto quello di portare i toscani in Europa ma di portare l'Europa in Toscana attraverso l’Aeroporto di Pisa”.
La “triade” del non aviation La diminuzione di pax inglesi è stata immediatamente avvertita dagli autonoleggi, un settore tutt'altro che marginale visto che il “rent a car” rappresenta per Sat il 26,6% delle entrate non avio (fig. 1). Sono addirittura 12 le società di autonoleggio attive al Galilei: le ultime tre sono state inserite nel marzo 2008, tra queste la Budget molto utilizzata dai
Advertising
25,8%
26,5% Fonte: Sat
bre del 2007), collegato al terminal principale tramite un servizio navetta. Una quota percentuale analoga di ricavi è da attribuire ai parcheggi: questi sono sfruttati da viaggiatori e accompagnatori, ma anche dai pisani che usano l'aeroporto come centro servizi o centro commerciale: il tanto celebrato concetto di aerotropoli. La prossimità del Galilei al centro città, la facilità di collegamento (bus navetta, superstrada, stazione ferroviaria) fa si che numerosi cittadini frequentino il terminal abitualmente e in particolare alcuni servizi come banca, posta e farmacia. “La mattina tanti si fermano, fanno colazione, passano in posta, farmacia o in banca, prima di recarsi al lavoro” ci conferma la squadra della direzione commerciale. Inoltre, in particolari periodi dell'anno, vengono realizzate campagne mirate alla cittadinanza per favorire lo shopping, comunicando la grande disponibilità di parcheggi (offerti a tariffe scontate). Terza punta di diamante del non avio è quella rappresentata dalle attività di retail & food, che descriviamo diffusamente di seguito. Prima però vale la pena di dedicare qualche riga all'advertising che dal 2004 è gestito direttamente da Sat. Prima d'allora era affidato ad un concessionario, ma l'attività era molto ridotta. Dal 2004 i ricavi sono quintuplicati, anche grazie all'azione di un agente monomandatario dedicato.
Food, crescita continua “Nel 1994 avevamo una società di gestione che si occupava del food e aveva l'esclusiva per la vendita anche di altri beni (tabacchi e giornali); rimaneva fuori solo un punto vendita di ottica. Con l'arrivo dell'ingegner Ballini retail&food - maggio 2009 41
Dossier aeroporti e col cambio di strategia dell'aeroporto, fu praticamente rinegoziata l'esclusiva (escludendola dal contratto del gestore food) e furono aperti i primi 5 negozi in un'area denominata La Corte. Questi 5 negozi sono diventati 22, cui vanno aggiunti 10 spazi destinati al food (fig. 2)” Oltre alle varie formule bar e snack, l'aeroporto dispone anche di un ampio ristorante self-service e una piccola quanto curata sala ristorante con servizio alla carta: uno spazio raccolto e tranquillo, frequentato abitualmente anche da personalità del mondo imprenditoriale e politico locale per pranzi di lavoro. Dallo scorso anno, Servair AirChef, leader per la ristorazione a Pisa, gestisce la caffetteria Salza, uno storico marchio pisano, che tra circa un mese si amplierà con una gelateria e una gastronomia-paninoteca a base di prodotti freschi. I risultati di Salza sono ottimi, ci spiega Banchellini, grazie all'attenzione
SERVIZI COMMERCIALI AL 30 MARZO 2009 N°
SUBCONCESSIONARIO
1 Servair Airchef
2 SMAIL 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
Red Baron Linea Aeroportuale Sole Stile Toscano Ateseta Free Gate Leopolda Colline Toscane Salmoiraghi & Viganò L’ocabianca Fashion Gate Berretta Poggianti Abbigliamento Aeronautica Militare Artemisia Book Shop Mywalit Fantasy Store Rossi Conte of Florence Kontessa Marina Militare Air Shop Srl LastMinuteSPA Farmacie Comunali SpA
ATTIVITA’/MERCEOLOGICA Bar Centrale/Pizzeria Ristorante - Self Service “Puccini” Caffetteria “Salza” Ristorante “Mascagni” Bar Partenze/Pizzeria Bar Terminal Autonoleggi Bar Partenze - piano 1° Paninoteca/Birreria “Pub” Free Fly Artigianato Toscano Free Fly Edicola/Tabacchi/Varie Abbigliamento in Cachemir Enogastronomia Ottica (Vista + Sole) Bigiotteria, argento e pietre dure Abbigliamento multibrand Edicola/Tabacchi/Varie Camiceria Abbigliamento uomo/donna/bambino Libreria ed accessori di cartoleria Articoli piccola pelletteria Giocattoli e articoli “Disney” e “Warner Bros” Calzature ed accessori Abbigliamento Sportivo/Giovane Borse ed accessori coordinati Abbigliamento uomo/donna Abbigliamento Centro Benessere ed Estetica Farmacia
Fig. 2 TIPOLOGIA Ristorazione & Bar Ristorazione & Bar Ristorazione & Bar Ristorazione & Bar Ristorazione & Bar Ristorazione & Bar Ristorazione & Bar Ristorazione & Bar Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Retail Subconc. Immobiliari
LAND AIR SIDE SIDE ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ ✔ Fonte: Sat
maniacale riposta nella gestione del locale e del rapporto con i suoi clienti. Nelle prossime settimane invece verrà selezionata una nuova attività food in sala imbarchi: l'idea è quella di replicare un formato di successo come i locali Frescobaldi di Fiumicino. “Siamo il secondo aeroporto italiano come traffico internazionale (esclusi i sistemi di Roma e Milano), quindi ci piacerebbe avere un locale che la mattina offra colazioni internazionali, a pranzo potrebbero essere serviti menù di tradizioni diverse ma realizzati con prodotti toscani, poi ci potrebbe essere spazio per aperitivi o per la classica merenda toscana. Ad oggi, abbiamo quasi dieci dimostrazioni di interesse per la gestione di tale attività, quindi a breve selezioneremo l'operatore con l'obiettivo di essere pronti per la metà di giugno con le prime colazioni”.
Retail, lusso accessibile e tanta Toscana Negli ultimi cinque anni è stata ampliata due volte la sala arrivi, visto l'aumento di traffico. In questi mesi è in corso di definizione l'ampliamento per circa 850 mq della sala imbarchi, lì saranno predisposti anche gli spazi per quattro nuove attività commerciali. Questo anche perché la predisposizione all'acquisto, come ben sappiamo, è decisamente maggiore una volta 42 retail&food - maggio 2009
passati i filtri di sicurezza. “Negli ultimi anni abbiamo sviluppato l'area retail in modo “anomalo” - ci spiega il responsabile commerciale – da questo punto di vista è particolarmente interessante la storia di Colline Toscane (shop di enogastronomia toscana). Sempre nell’idea di offrire un po’ di Toscana ai nostri passeggeri, l'idea era quella di attivare un punto vendita con enoteca toscana e fine food locale. Dopo aver contattato tutti i migliori fornitori, i grandi marchi della produzione vitivinicola regionale (Frescobaldi, Antinori, Banfi ecc), Gina Giani e il suo team decidono di creare una società con un privato (80% Sat) interessato a gestire e promuovere questa attività. La vicenda ha dato ottimi risultati e così, dopo due anni, Sat, certa di aver “realizzato l’obiettivo” si ritira cedendo la propria quota e lasciando al sub concessionario la gestione dell’attività. Ma nell'agosto 2006, con la nuova normativa sul trasporto dei liquidi, la situazione diventa critica (il locale era in area landside). Da una criticità ad una opportunità colta: “Abbiamo deciso, insieme al gestore, di rilanciare, triplicando gli spazi ma in area airside, accentrando in questo locale tutta l'attività di enogastronomia. Così siamo riusciti ad incrementare in modo esponenziale il fatturato. Oggi il negozio vende rilevanti quantità di vini toscani di alto livello, spesso l'unico freno alla vendita sono le forniture limitate”. Nella stessa logica – sempre in area airside – dovrebbe aprire un nuovo spazio di prodotti tipici, di sola gastronomia. Poi, verrà avviata una nuova attività di calzature e pelletteria di fascia medio alta, probabilmente con un marchio toscano. Infine dovrebbe nascere anche un internet point, servizio molto richiesto dai viaggiatori. Ma l'attività commerciale più originale del Galilei è sicuramente la Scuola di Danza, l'ennesima fortunata eccezione: l'idea originaria era di avviare una palestra, la disponibilità è giunta dai vertici della più importante scuola di ballo della città che, oltre ai corsi di ginnastica aperti a tutti, ha portato in dote circa 280 giovani allievi. Ed ecco nata una nuova opportunità di busi-
ness: i giovani ballerini sono accompagnati a lezione dai genitori che, in aeroporto, possono attendere la fine della lezione bevendo un caffè, dedicandosi allo shopping, sfruttando i servizi, o semplicemente parcheggiando (a tariffe agevolate). All’interno del Terminal è presente anche il centro benessere. Inaugurato a dicembre 2007 offre numerosi trattamenti, massaggi, abbronzatura ecc, ma negli ultimi mesi è l’attività che ha risentito della congiuntura economica negativa.
Lo scouting Ma come vengono reclutati nuovi retailer o ristoratori per operare nel terminal del Galilei? Banchellini ci racconta che “quando abbiamo l’opportunità di inserire un'attività valutiamo i risultati di indagini di mercato che regolarmente vengono svolte per noi da una società terza (BDS Consulting), quindi comincia l'opera di selezione in base al formato. Solitamente, in que-
Pisa, potenzialità esplosiva
sta fase, abbiamo le idee abbastanza chiare: comunque valutiamo tutte le candidature spontanee e, quando necessario, approfondiamo o invitiamo direttamente operatori di nostro interesse. Una volta individuati i soggetti, avviamo trattative private se la soglia di royalties prevista è al di sotto dei 100.000 euro all'anno. Diversamente, se la previsione dei ricavi è più elevata, facciamo un avviso sulla stampa, raccogliamo manifestazione di interesse, produciamo materiale tecnico (planimetrie, bozze di contratto ecc)” per procedere poi all’affidamento. “In ogni caso – chiarisce Banchellini – per la scelta di retailer e specialisti di ristorazione, la nostra logica è sempre quella di avere “attività” con una dimensione umana e con declinazione toscana. Quindi, in particolare, cerchiamo di privilegiare prodotti con una forte connotazione regionale. Laddove questo non sia possibile o sensato, cerchiamo marchi riconducibili al concetto di “lusso ragionevole”. Questo non significa che non ci siano capi griffati, con il meglio del Made in Italy: il negozio Fashion Gate, ad esempio, è oramai una realtà consolidata grazie a prodotti di alto livello particolarmente apprezzati anche dall’utenza cittadina.
di Renzo Gentile*
U
Un aeroporto che cresce in un contesto fortemente cittadino poteva sembrare un rischio. Integrare una struttura in forte sviluppo ma molto invasiva per un tranquillo ambiente di provincia a elevato impatto turistico, poteva dare un riscontro potenzialmente ‘turbolento’. A Pisa un azzeccato mix di componenti, ha contribuito a ‘far quadrare il cerchio’! Gli ultimi anni hanno dato riscontri estremamente positivi per la società di gestione dell’aeroporto toscano che è riuscita ad incrementare la propria popolazione viaggiante e mantenere livelli di efficienza operativa ai massimi in Italia. Ma non solo: da anni, SAT è tra le realtà in Italia maggiormente attente alla qualità delle mutazioni del suo traffico: grazie a continue analisi, effettuate dal 2005 in collaborazione con BDS, SAT ha ‘mappato’ i suoi grandi bacini di utenza e mantenuto sotto controllo l’evoluzione delle caratteristiche del suo passeggero. Quanto emerge dall’applicazione dei modelli analitico-previsionali ha dato risultati estremamente significativi, evidenziando cluster di utenza (cioè i sottoinsiemi di popolazione che mostrano caratteristiche di comportamento similari) in maniera molto netta e sorprendente: una caratterizzazione che, nello specifico, ha permesso di delineare strategie commerciali (tipicamente retail) in risposta ad esigenze del cliente diversificate e trasversali. Ma in sintesi il cliente del ‘Galilei’ chi è? Le evidenze più interessanti partono dal passeggero low-cost che a Pisa trova la maggior caratterizzazione nel binomio leisure-‘mordi e fuggi’ tipicamente straniero (impostazione chiaramente derivante dalla presenza di Ryanair, che in Toscana ha creato una delle sue prime basi in Italia arrivando a posizionare sei aeromobili); ma si arriva a riscontrare la presenza del semplice cittadino che si trova ad avere, a portata di autobus urbano (parliamo di centesimi per il biglietto!), una vera e propria galleria commerciale, completa di tutti i servizi: una piccola metropoli, insomma, a distanza di una passeggiata! In sintesi, l’aeroporto Galilei si presenta come una realtà dalla potenzialità esplosiva per gli indici di gradimento dell’offerta commerciale, ma che ancora rimane “in progress”: l’utente, infatti, ‘stenta’ ancora a completare il suo percorso di avvicinamento all’esperienza aeroportuale giudicando l’offerta retail decisamente penalizzante in termini di rapporto qualità/prezzo; percorso che il nuovo piano di sviluppo aeroportuale punta a facilitare in via definitiva completando, in particolare, le carenze strutturali di una realtà che ambisce a porsi all’avanguardia in Europa. *Managing director, BDS
Conclusioni Pisa può ancora crescere, lo testimonia una delle considerazioni raccolte durante la nostra visita: “Siamo riusciti ad avere una crescita passeggeri sempre associata ad una crescita dei ricavi, anzi questi, in proporzione, hanno sempre superato i passeggeri”. Di fatto a Pisa, come abbiamo scritto fino ad ora, non è mai mancato in questi ultimi 10 anni l'investimento in infrastrutture e a questo ha sempre fatto seguito una chiara politica commerciale. Di recente sono stati acquisiti altri terreni attorno all'aeroporto, per circa 16 ettari: questo consentirà nei prossimi anni una pianificazione negli ampliamenti previsti dal masterplan (realizzato in partnership con OneWorks), senza particolari vincoli nei confini. Che si tratti di scalo regionale o di aerotropoli, è probabile che nei prossimi anni Pisa continui a rappresentare una fortunata eccezione (gli uomini SAT preferiscono il termine “pianificata eccezione”) nel panorama degli scali aeroA. A. portuali italiani. retail&food - maggio 2009 43
a chiare lettere Tra cambi al vertice e nuovi azionisti
Il mercato fieristico italiano soffre, ma questa volta la colpa non è (solo) della crisi. Dopo mesi di tregua si profilano nuovi scontri tra i player principali.
I
n attesa del «federalismo fiscale», se non del federalismo tout court, gli Italiani hanno realizzato, con una decisa accelerazione negli ultimi vent’anni, diversi federalismi: quello «universitario», cioè una università per ogni campanile, quello «aeroportuale», con 90 areoportini senza voli e anche quello «fieristico», con un numero indeterminato di padiglioni: Milano, Roma, Rimini, Parma, Piacenza, Padova, Vicenza, Genova, Bari, Torino e così via… (tabella n. 1) Nei bei tempi andati, esistevano solo tre strutture: Milano, Bologna e Verona. A queste, si aggiungevano l’annuale «Fiera del Levante» a Bari e quella nautica a Genova. Poi, con il passaggio delle competenze da quello che si chiamava Ministero dell’Industria alle Regioni, ha preso il via la malsana competizione, in controtendenza rispetto alla progressiva integrazione dei mercati e alla internazionalizzazione della competition; invece di concentrare e specializzare le risorse per concorrere con Parigi piuttosto che con Hannover o con l’intero blocco dei primi quattro quartieri tedeschi, si è pensato che la competizione dovesse avvenire tra il Ducato di Milano, le Legazioni di Bologna e di Rimini e la Repubblica di Genova. Il tutto con una superficie coperta di un milione e 300 mila metri quadrati, esattamente pari a quella messa in campo dai primi quattro quartieri tedeschi; con 262 manifestazioni per meno di cento mila espositori e con un giro d’affari che non raggiunge il miliardo di euro. Per chi volesse esercitarsi in una sintesi delle diverse performance (fatturati, superfici lorde, superfici coperte, padiglioni, metri quadri venduti, numero delle manifestazioni, giorni di apertura, numero degli espositori e dei visitatori), assegnato il valore 100 al primo, la classifica sarebbe più o meno quella che potete vedere nella tabella n. 2. Adesso è arrivata la crisi: la torta si sta stringendo e la concorrenza di sta elevando.
Milano e la sua fiera Concentriamo l’attenzione su Milano che è l’unica realtà italiana presente nella best list europea, anzi, a dire il vero, al secondo posto in Europa per capacità espositiva lorda (tabella n. 3). Il 2008 sembra essere stato un buon anno: il margine operativo lordo si è attestato a poco più di 33 milioni di Euro e il risultato prima degli oneri finanziari è a quasi 15 milioni di euro. Soprattutto, FieraMilano Spa pare 44 retail&food - maggio 2009
essere uscita dai pessimi andamenti del passato, come si può constatare dalla tabella n. 4. Ma, come abbiamo detto, la crisi sta arrivando e i primi cattivi segnali sono già visibili dall’andamento non proprio ottimale delle primi manifestazioni del 2009. Per esempio, il «Salone internazionale della casa», il mitico Macef, del gennaio scorso, con i suoi 80 mila visitatori, ha visto una flessione del 6%. L’ottava edizione di «Milano Unica», il cosiddetto «Salone italiano del tessile», presieduto da Pier Luigi Loro Piana e sempre più riservato alle fasce medio-alte del mercato, ai primi di febbraio, ha visto i visitatori in flessione del 20% rispetto all’edizione precedente. In particolare, marcata è stata l’assenza dei visitatori stranieri: meno 45%. In marzo, la quattordicesima edizione Mifur, il «Salone internazionale della pellicceria e della pelle», ha chiuso con un -9%. Ancora più preoccupante l’andamento del Mipel, il «Mercato internazionale della pelletteria e degli accessori»: un calo dell'affluenza del 16%, dovuto soprattutto ai visitatori stranieri (-23%) e in particolare a quelli provenienti dalla Russia (-24%) e dagli Usa (-26%), notoriamente bacino di riferimento della manifestazione. Potrebbero essere nuvole passeggere: ma la condizione dei collegamenti aeroportuali lombardi, dopo la non convincente conclusione della vicenda Alitalia, dà forza all’interpretazione più pessimistica, la qual cosa rischia di diventare più che preoccupante per la fragilità del bilancio di FieraMilano. Infatti, nonostante i dati confortanti del 2008, il “gigante” milanese si trascina e continuerà a trascinarsi una pesante palla al piede: i costi di gestione dei padiglioni di Rho-Pero: uno scatolone di vetro-cemento da riscaldare, raffreddare e pulire nel clima dell’hinterland più inquinato e nebbioso d’Italia. Non sempre l’arte architettonica va d’accordo con il buonsenso. A ciò va aggiunto un più che pletorico, nonché costosissimo, gruppo dirigente: Fondazione Fiera Milano è la proprietaria di quello che potremmo chiamare “hardware”. Ha una corposa testa, con Presidente, Vicepresidenti, Comitato Esecutivo, Direttore Generale, ben 26 consiglieri, nonché un’ampia gamma di ricche consulenze. Il tutto condito da faraonici emolumenti. Fondazione controlla, con il 62% delle azioni, FieraMilano Spa, cioè la proprietaria del “software”, società quotata in Borsa, la quale, con 300 milioni di Euro di fatturato, tiene in piedi ben 16 controllate. Tutte con le loro
brave cariche sociali, dalle quali discendono i soliti faraonici emolumenti. Tra le controllate, c’è Fiera Food System, che gestisce le attività di ristorazione ed accoglienza (vedi box).
Fiera di Milano si rinnova
ALCUNI PARAMETRI DELLE NOVE PRINCIPALI FIERE ITALIANE Fiera
MILANO BOLOGNA RIMINI VERONA TORINO GENOVA PARMA PADOVA ROMA Totale
Fatturato (euro)
334.000.000 119.000.000 85.600.000 70.000.000 33.000.000 30.000.000 26.500.000 19.300.000 10.000.000 727.400.000
Giorni di apertura
235 96 60 75 48 91 44 86 96 831
Espositori
23.856 20.211 12.032 14.050 4.964 5.139 7.400 8.000
Superfici Superfici Padiglioni totali (mq) coperte (mq)
530.000 345.000 460.000 350.000 96.000 293.550 300.000 155.000 330.000 2.859.550
470.000 180.000 169.000 122.000 52.000 87.300 100.000 70.000 64.000 1.314.300
24 18 16 12 4 4 6 11 8 103
tab. 1 Numero fiere
78 26 23 31 18 23 9 28 26 262
Nei giorni scorsi, ha preso il via il rinnovo degli incarichi con la nomina del nuovo Consiglio d’amministrazione di FieraMilano Spa. Seguiranno 95.652 le controllate e, infine, a settembre, sarà la volta della Fondazione. Il Presidente di Fondazione Fiera, INDICE SINTETICO Luigi Roth, che è anche Presidente tab. 3 LE PRIME 10 FIERE INBASE AI PARAMETRI NEL MONDO di Terna, nonché di Terna Brasile e tab. 2 TAB. 1 per capacità espositiva in mq Tesoriere del Sovrano Militare Ordine Indice Fiera di Malta, Consigliere di Pirelli, della HANNOVER 495 MILAN 388 100,00 MILANO Fondazione Policlinico, di Telecom, FRANCOFORTE 322 BOLOGNA 54,53 ecc… già nel luglio 2008, come spie284 COLONIA RIMINI 42,28 ga Il Sole 24 Ore, aveva proposto «la DUSSELDORF 264 VERONA 36,86 modifica dell'articolo 8 dello statuto, CHICAGO MCCORMICKPLACE 248 ROMA 27,81 quello che prevede l'incompatibilità VALENZA 231 PADOVA 27,10 PARIGI EXPO P.TE VERSAILLES 227 GENOVA 26,32 degli incarichi al vertice tra la conMOSCA CROCUS EXPO 214 PARMA 21,28 trollante e la controllata Fiera PARIGI NORD VILLEPINTE 206 TORINO 15,77 Milano». Ma aveva trovato la morbida, quanto inflessibile opposizione di Roberto Formigoni, l’azionista di riferimento. RISULTATI DEL GRUPPO FIERA DI MILANO tab. 4 (in migliaia di euro) Cosicché, il Presidente si è ritrovato, dopo i due mandati canonici, non anno 2006 anno 2007 anno 2008 più ricandidabile. Allora, con il supporto di Carlo Sangalli, azionista di peso di entrambe le Cifra d'affari 334.214 302.436 306.536 strutture, in quanto presidente della potentissima Camera di Commercio e Ut pre tax 3.247 -10.824 12.036 dell’altrettanto forte Confcommercio, ha ideato una manovra di avvicendaUtile netto -9.428 -16.685 4.754 mento: l’alleato Sangalli alla presidenza di Fondazione e lui stesso in quella di FieraMilano. Il tutto con un riassetto delle deleghe e dei fondi di dotazione. Infatti, Luigi Roth non vuole una presidenza scarna e onoraria e, espositivi. Con l’ingresso della ricca Fondazione della Cassa di Risparmio di quindi, come ha spiegato al Giornale Michele Perini, proponeva di trasfeBologna, ha messo ordine negli assetti proprietari. Inoltre, la Regione Emilia rire dalle casse di Fondazione Fiera, che sta per lasciare, a quelle di Fiera Romagna ha pensato bene di far sentire finalmente la propria voce nelle Spa, dove vorrebbe approdare, oltre 30 milioni di euro all’anno per i proscompagini azionarie sia di Bologna che di Rimini. La strategia del governo simi tre anni, cioè per la durata del suo ipotetico mandato. regionale sarebbe quella di procedere all'accorpamento, consolidando con Naturalmente, tutte queste idee non sono piaciute a Michele Perini, ciò la seconda posizione nella best list delle imprese fieristiche nazionali. Presidente uscente di FieraMilano Spa. Infine, un anno fa, ha risistemato i vertici, portando alla presidenza il semCosicché, è iniziata una sorta di pesante e, anche, imbarazzante, diatriba, pre attivo Fabio Roversi Monaco, dopo dieci anni di Luca Cordero di Montezemolo. Nel 2006, Federlegno-Arredo, l’associazione confindustriaalla fine della quale Luigi Roth, con il fidatissimo socio Claudio Artusi, Amministratore delegato di FieraMilano, sono fuori da ogni incarico. le dei mobilieri proprietaria del marchio Saie, all’epoca presieduta da Roberto Snaidero, decise di portare a Milano il Saie 2, la mostra delle Arrivano i “Francesi”? architetture d'interno e degli infissi, ovvero uno dei pilastri su cui si reggeIl neogruppo dirigente dovrà affrontare anche l’insidiosa sfida portata avanvano i conti della Fiera di Bologna. Punta di diamante dell’offerta di ti dal capitale francese in suolo italiano. Come noto, Bologna Fiere è il Bologna Fiere è così rimasto l’affollatissimo Motorshow, proprietà, come secondo quartiere fieristico italiano, ed in questi anni ha allargato gli spazi noto, di Promotor International, il cui controllo è ora finito nelle mani di Gl Events, attraverso l’acquisizione, per sette milioni di Euro, del 4,45 percento di azioni fin qui detenute da Cna di Bologna. GL Events è una multinazionale che organizza fiere e mostre. In Italia, è governata da Giada Michetti e, nel tempo e con discrezione, ha acquistato le fiere di Lione, di Padova e di Torino, mentre già possedeva una partecipazione in Fiera di ’ la società, appartenente al gruppo FDM, che gestisce le Bologna e in Fiera di Rimini. Ora, dopo l’acquisizione di Motor Show, semattività di ristorazione nell’intero perimetro fieristico. In realtà essa agisce principalmente come proprietaria degli bra essere anche l’azionista di riferimento del polo fieristico bolognese. E spazi, mentre il servizio vero e proprio è affidato ad una plurapotrebbe diventare il socio di maggioranza in quanto si continua a vocifelità di gestori privati, tra i quali la parte del leone è fatta da rare di una propensione del Presidente dell'Associazione industriali Autogrill e Compass Group.Il fatturato globale ammonta a dell'Emilia, Gaetano Maccaferri, a vendere la quota del 12 percento che ha circa 20 milioni di euro, suddivisi in quasi 80 punti di ristoro. La in portafoglio. Se si realizzassero queste prospettive, saremmo alla vigilia di Società è guidata da un presidente, Giulio Gallera, noto avvocato ed esponente di Forza Italia, e dal direttore generale una ripresa della competizione Milano-Bologna, che sembrava essersi assoCorrado Schwartz. pita negli ultimi mesi.
Fiera Food System
E
Vittorio Valenza
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Vinitaly non cede alla crisi
Verona
brinda a vino e business N ella fiera piccola c’è il vino buono, verrebbe da commentare, ma i 91 mila metri quadri messi a disposizione da Verona Fiere per la 43 esima edizione di Vinitaly confermano che la rassegna cardine dell’agroindustria non accenna a diminuire i propri volumi espositivi e macina, nonostante la crisi, risultati positivi. Dal 2 al 6 aprile nella città scaligera è andato in scena, come ogni anno, il meglio della produzione vinicola italiana e non solo: Sol (rassegna dell’olio d’oliva extravergine di qualità), Agrifood (agroalimentare) e Enolitech (tecniche per la viticoltura) hanno completato la manifestazione. Il legame con l’ambiente è stato rispettato anche a livello di infrastrutture:in occasione della rassegna è stato infatti inaugurato il nuovo padiglione 1 da 5000 mq ricoperto da pannelli fotovoltaici. In merito alle presenze 2009, invece, si guardava con fiducia al numero delle partecipazioni, ma era difficile immaginare il record di espositori registrato: 4.250 operatori provenienti da 29 paesi, due in più rispetto all’edizione 2008. La rassegna è imperniata sulla promozione commerciale soprattutto nei canali della grande distribuzione e horeca (hotel-restaurant-catering), ma la vendita al dettaglio (in particolar modo nei duty free) e la ristorazione commerciale rappresentano un’importante voce in bilancio per svariate aziende. La riduzione dei passeggeri negli aeroporti ha colpito trasversalmente gli operatori presenti nei terminal mondiali e il comparto food&beverage ha confermato le attese. Anche se, come ha dimostrato l’edizione 2009 di Vinitaly, il prodotto vino è ben ancorato alla fascia luxury del mercato che, crisi dei consumi o meno, gira ancora a pieno regime.
Armando Serena – amministratore delegato Montelvini/S.Osvaldo Un imprenditore vede sempre in maniera ottimistica nonostante ci siano difficoltà nel mercato, ma fare previsioni credibili ora è difficile. Abbiamo lavorato da diverso tempo per apportare innovazioni e qui presentiamo il Biberoga: un dispenser bag in box progettato direttamente da noi. Per quanto riguarda le prospettive future abbiamo una grande opportunità, a livello italiano, di ottenere la riserva del nome del Prosecco. Al Vinitaly si fa il punto della situazione vinicola italiana, anche se le fiere soffrono un po’ ovunque. Come sistema di comunicazione, invece, viene ormai superato da altri strumenti come la rete, sebbene ora le informazioni del nostro settore circolino molto meno su internet perché i siti vengono visitati soprattutto dalla concorrenza. Lorenzo Biscontin – direttore marketing Santa Margherita Il nostro è uno dei maggiori gruppi vinicoli italiani con otto cantine sparse in tutta Italia, e qui al Vinitaly presentiamo gli assortimenti rinnovati e le nuove immagini di cinque cantine. Da 2-3 anni ci stiamo sviluppando nei duty free e siamo cresciuti velocemente in diversi aeroporti nel mondo. Proprio il duty-free è uno dei nostri canali in espansione anche grazie a uno dei nostri prodotti di punta: il Pinot Grigio. Nel nostro portafoglio duty free si trova anche l’etichetta Ca’ del Bosco, un prodotto di lusso molto adatto a questo settore. Anche se il traffico aeroportuale è in calo non ci aspettiamo una diminuzione di movimento del nostro target specifico. Essendo un canale nel quale ci muoviamo da poco tempo ci attendiamo di crescere ancora.
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Alessandro Mazzoni – direttore commerciale Arnaldo Caprai La crisi si è sentita a macchia di leopardo e ha colpito principalmente la Lombardia, un mercato che ha sofferto soprattutto nei primi due mesi dell’anno in maniera importante perché ha subìto una vera e propria contrazione economica. In altre realtà la crisi è soprattutto psicologica perché molte persone consumano meno pur continuando a prendere lo stesso stipendio. Ultimamente si scorge un segnale di ripresa, soprattutto nella ristorazione. Noi abbiamo un segno positivo davanti al fatturato e questo è una conferma perché fino a un paio di anni fa il consumatore era propenso a testare cose che non conosceva. Oggi, invece, preferisce andare sul sicuro dove sa che c’è la qualità che cerca, cosa che sta accadendo a noi. Con MyChef abbiamo aperto da un anno un wine bar a Linate molto soddisfacente sia a livello economico che di immagine. Inoltre siamo presenti nei duty free dell’aeroporto di Roma.
Stefano Silenzi – direttore marketing GIV-Gruppo Italiano Vini Noi siamo attivi nella ristorazione commerciale, in Italia è un mercato in forte evoluzione anche se non ancora ai livelli dei paesi esteri perché da noi è ancora vincente la piccola imprenditoria. All’interno del Gruppo Italiano Vini ci siamo già attrezzati da tempo per affrontare questo canale, abbiamo buoni rapporti con player importanti come, ad esempio, Autogrill e MyChef. Oltre al comparto autostradale riteniamo di primaria importanza l’ambito aeroportuale dove la vendita di vini è in ascesa. Questi canali sono molto articolati e diversi tra loro, nel comparto autostradale prevediamo un forte sviluppo soprattutto dell’asporto rispetto al consumo nell’area di servizio. Nel 2009 non si prevedono aumenti importanti dei flussi turistici, anche se nei periodi di crisi gli italiani sono più portati a riscoprire il proprio paese, e quindi a circolare e a consumare di più sulle autostrade. Alfredo Barbieri – direttore commerciale Italia Le Tenute di Genagricola Noi prevediamo di ampliare i rapporti con aziende come Air Chef, Mychef e Airport Elite perché abbiamo prospettive di crescita del nostro fatturato all’interno di questi gruppi. La nostra presenza dovrebbe essere più importante anche a livello di prodotti inseriti, aumentando il numero di referenze. L’incremento dipenderà ovviamente anche dal movimento della clientela, quindi dal numero di passeggeri che transiterà negli aeroporti. Nei duty free siamo presenti attraverso Dufrital e, in questo settore, il consumo dei nostri vini è praticamente costante anche grazie alla presenza di un nostro sommelier sul posto che orienta e illustra il prodotto al cliente. In ogni caso credo che più la distribuzione del vino è visibile, ovvero più l’etichetta è presente, maggiori sono le garanzie sulla qualità del prodotto percepita dal cliente. Giampiero Bertolini – direttore commerciale Marchesi de’Frescobaldi La previsione è che ci sia un rallentamento, il mercato del vino è in calo generale dopo essere stato in crescita da diversi anni. Anche se attualmente noi in Italia stiamo andando molto bene, con crescite a doppia cifra, negli altri mercati prevediamo una contrazione e se riusciamo a mantenere le posizioni dello scorso anno è un buon risultato. A subire la crisi saranno soprattutto le aziende “improvvisate”, mentre quelle con i marchi più consolidati, come noi, potranno trarne vantaggio aumentando le proprie quote di mercato. Comunque non ci aspettiamo crescite importanti. Abbiamo denotato un rallentamento più marcato nei duty free ma il comparto si sta già riprendendo, diciamo che è una situazione abbastanza contraddittoria. Probabilmente a risentirne di più sarà la ristorazione, mentre l’off-trade manterrà le posizioni o addirittura aumenterà.
Ilia Asturi – responsabile pubbliche relazioni Duca di Salaparuta I nostri vini vengono distribuiti in una decina di duty free e la nostra azienda cura diversi brand, come il Corvo che è presente in tutto il mondo su diversi canali, mentre i marchi Duca di Salaparuta e Florio vengono distribuiti maggiormente sul canale tradizionale che è quello che più soffre la contrazione dei consumi. Stiamo aggredendo il mercato perché non intendiamo farci intimidire da una crisi che sicuramente è di passaggio, anche se non si sa quanto durerà. La gamma dei nostri prodotti si rivolge ad un target con un potere di acquisto elevato. Recepiamo una riduzione dei consumi ma non è certo drammatica. Qui al Vinitaly ci aspettavamo di incontrare meno presenze straniere, mentre questa edizione appare assolutamente in linea con quelle precedenti.
Andrea Carelli – amministratore Carelli Video Il mercato dei duty free è un mercato di fascia media-alta e grosse flessioni non ne ha, anche se dobbiamo fare i conti con questa crisi che si è rivelata una cosa fuori dalla nostra portata. Gli organismi europei sono preposti a dare delle spiegazione sull’andamento dell’economia e non riescono a fare un punto sulla situazione e quindi è difficile fare qualsiasi previsione. Siamo presenti in molti duty free in tutto il mondo come ad esempio Fiumicino, Shangai o Singapore. Anche la ristorazione commerciale rimane un nostro mercato fondamentale, anche perché è quella che crea l’immagine del prodotto che poi si ripercuote sugli altri canali di distribuzione. Non avere un’immagine ed essere presente in aeroporto vuol dire non posizionare il prodotto ad un livello medio-alto e quindi non avere successo.
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r&f INTERNAZIONALE
Tagliare per equilibrare La crisi sta aprendo la forbice tra domanda è offerta nella ristorazione veloce, particolare le catene di casual dining stanno soffrendo e dopo anni di espansione si prospetta un periodo di rapida contrazione.
N
egli Stati Uniti gli analisti finanziari hanno stimato in 1.200 il numero di locali da chiudere per riportare in equilibrio il rapporto tra domanda e offerta nel settore del casual dining. Questo numero rappresenta il 7 per cento del totale dei punti vendita. La cura dimagrante, se si concretizzerà in questi termini, riporterà le location ai livelli del 2005. Le previsioni stimano 450 chiusure entro il 2009 e 750 nell’anno successivo. La sofferenza del settore era già iniziata la scorsa estate, quando Bennigan’s, catena con oltre 100 punti vendita, ha fatto ricorso alla legge fallimentare americana. Altri brand come Ruby Tuesday e quelli controllati da Brinker International (Chili’s Grill & Bar, Romano's Macaroni Grill, On The Border Mexican Grill & Cantina) hanno già dato il via a programmi di ridimensionamento. Sull’altra sponda dell’Atlantico la situazione non ha contorni molto diversi. Emblematico il caso dei pub inglesi, che nel 2008 pagheranno un prezzo altissimo con 2.000 chiusure su un totale di 57.500 esercizi. Un numero decisamente importante se si pensa che tra il 2000 e il 2007 i locali che avevano cessato l’attività erano stati circa 3.500. A impattare negativamente sul business dei pub è stato il calo dei consu-
Fraport si consola con il retail I
l bilancio 2008 dell’operatore aeroportuale tedesco sancisce il momento difficile del sistema di trasporto aereo. Lo scorso esercizio, infatti, si è chiuso con ricavi a 2,1 miliardi di euro, in calo del 9,1 per cento (al netto delle Wilhelm Bender operazioni straordinarie), mentre i profitti netti sono passati da 227,3 a 180,2 milioni di euro. Tuttavia qualche buona notizia nei numeri del gruppo Fraport arrivano dalla divisione Retail and Properties. I ricavi della business unit si sono attestati a 433,5 milioni di euro, in crescita del 4,8 per cento, con un secondo semestre del 2008 sostanzialmente stabile in termini di valore del venduto, nonostante un calo dei passeggeri. Nello specifico il retail nello scalo di Francoforte ha sviluppato un giro di affari di 151,6 milioni di euro con una spesa per singolo passeggero pari a 2,84 euro (+5,6 per cento), questo a fronte di una diminuzione dell’1,3% dei transiti. Il presidente del comitato esecutivo Wilhelm Bender ha diciarato che “in totale gli investimenti nel periodo 2007-2015 ammonteranno a 7 miliardi di euro. Una somma alla quale si dovranno aggiungere i massici investimenti effettuati da altre aziende che vogliono approfittare del dinamismo del nostro aeroporto”.
mi di birra, scesi del 5 per cento nel corso del 2008 e l’aumento delle imposte sui consumi della bevanda che ha comportato un aggravio di costi pari a circa 520 milioni di sterline. Le chiusure hanno determinato una perdita di circa 20 mila posti di lavoro, costringendo l’associazione di categoria BBPA (British Beer and Pub Association) a lanciare un appello al governo perché sostenga il settore.
Starbucks: un gelato contro la crisi
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tarbucks lancia una nuova gamma di prodotti per combattere la
crisi: per contrastare le perdite dovute al fatto che sempre meno persone mangiano fuori casa, la catena di coffee shop più famosa al mondo ha pensato di lanciare sul mercato gdo una linea di gelati ispirati ai prodotti venduti nelle caffetterie: Caramel Macchiato, Mocha Frappuccino e vaniglia sono solo alcuni dei gusti a disposizione dei consumatori. Starbucks ha seguito il trend di famose catene di ristorazione Usa come Tony Roma e Pizza Kitchen che si sono da tempo concentrati sulla grande distribuzione.
Giù i consumi, bistecche in saldo
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l rallentamento nei consumi di fine 2008 ha riportato negli Stati Uniti i prezzi della carne ai livelli di sette anni fa. Il dato emerge dalle analisi della CattleFax, società specializzata nell’analisi di mercato per gli allevatori e per l’industria della carne. Il crollo ha interessato soprattutto i tagli pregiati, mentre resiste bene il macinato.
Cartier atterra da Harrods
Subway apre nuovi locali in Francia
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l celebre brand del lusso è stato l’ultimo degli “shop in shop” aperti all’interno dell’outlet Harrods situato al T5 dello scalo londinese di Heathrow. Inaugurato la settimana prima dello scorso Natale, il punto vendita ha già dato buoni risultati in particolare per la fascia di prodotti compresa tra i 1.200 e i 3.200 euro. 48 retail&food - maggio 2009
a catena di fast food Subway ha recentemente annunciato l’apertura di nove locali nei centri commerciali in Francia, nel sud est, in Normandia , nella regione parigina e nel Rodano-Alpi. “L’apertura di nuovi pdv negli shopping mall – ha dichiarato Thierry Rousset, neo direttore di Subway Francia – ci aiuta a raggiungere l’obiettivo di aprire 300 ristoranti da qui al 2010”.
L’unione fa la forza
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’immobiliare Sovereign Land e la società di consulenza Strutt
Parker Real Estate Financial Services stanno raccogliendo 300
milioni di sterline da investire nei centri commerciali britannici. L’obiettivo è quello di acquisire centri che richiedano un impegno compreso tra i 50 e i 100 milioni di sterline.
I conti premiano AdP
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nuovi 5.000 metri quadrati di spazi commerciali hanno prodotto i loro frutti sul bilancio 2008 di Aéroports de Paris. I ricavi retail, infatti, sono cresciuti di 22 milioni raggiungendo la rispettabile quota di quasi 252 milioni di euro. Grande successo i punti vendita airside che hanno visto una crescita dell’11,2 per cento. Le positive performance hanno indotto l’operatore a mantenere un piano di sviluppo aggressivo anche per il 2009. In particolare, nell’anno in corso, saranno messi a disposizione del retail altri 900 metri quadrati in zona airside e 500 landside.
La spa a bordo
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a cura del corpo in crociera ha incontrato i gusti dei passeggeri delle navi della Royal Caribbean, almeno questa sembra testimoniare il rinnovo fino al 2013 dell’accordo tra l’operatore turistico e la Steiner Leisure, azienda specializzata nel wellness. Sintomatico anche il fatto che le prossime navi da crociera della Royal Caribbean, La Oasis of the Seas e la Allure of the Seas prevedono ampi spazi dedicati al fitness e in generale alla cura del corpo.
Nuance prolunga a Ginevra
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o scalo svizzero ha rinnovato per altri cinque anni il contratto che lo lega al Nuance Group per la gestione dei duty free shop. L’operazione si inserisce nel programma di ristrutturazione dell’area retail dell’aeroporto che dovrebbe essere completata entro la fine del 2009.
Samsonite sbarca a Malta
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l celebre brand di valigeria ha aperto un punto vendita in franchising presso l’aeroporto internazionale di Malta, che arricchisce la sua area retail di un altro brand di prestigio, dopo che al rinnovato ristorante Hard Rock Cafe che, al suo interno, ospita anche un pdv di memorabilia legate al brand di ristorazione tematica. retail&food - maggio 2009 49
r&f INTERNAZIONALE duty free
By Kevin Rozario - London
Regional trade show blues Il blues delle fiere regionali Trade shows are a tricky subject to cover. In travel retail, executives typically fall into two camps: those who firmly believe there are too many and those that believe they are an opportunity to do valuable business. The most recent one in this channel was the regional Duty Free Show of the Americas, held in late March in Fort Lauderdale, Florida. It is run by the US-based trade group International Association of Airport Duty Free Stores which has around 500 retailer and supplier members. As you might expect, this year was a tough one in which to attract exhibitors and it was glaringly obvious that many companies, usually present, had pulled out. Attendance was down, and evening brand events and parties were almost non-existent. The largest players in perfumes and cosmetics, a vital category in duty-free, held their own meetings at their regional offices in Miami further affecting numbers at the convention. Among them were Estée Lauder Companies, L’Oreal Luxury Products, Coty Prestige and Elizabeth Arden. While many of these large multinational companies see limited value in regional shows, preferring to focus on the single global event for travel retail in Cannes in October, smaller suppliers took the opportunity to do real business at the event. One exhibitor explained: “All it takes is one or two key operators to make contact for a supplier to consider the show a success.” In this respect, and in the current climate, regional show like this one can be a lifeline to small and medium-sized enterprises (SMEs) by offering them the chance to negotiate with retail buyers in one place instead of the expense and time of flying around the Americas to meet potential partners. Of course, losing prestige, brand-owning companies does not do much for the convention’s image but, in today’s dire conditions, getting some real deals done has more practical merit that being seen as a luxury duty-free showcase. It really is back to basics in 2009, so bring on the next regional duty-free show, TFWA Asia Pacific which takes place this month (May), and let’s hope it will also give exhibiting SME’s in the eastern hemisphere the contacts they desperately need.
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Non è banale, seguire le fiere. Nel ‘travel retail’, i rappresentanti tipicamente si distinguono in due categorie: gli scettici, convinti che ci siano troppe convention in giro, e i concreti, quelli che intravedono in simili eventi opportunità reali di concludere affari. La fiera più recente è stata il ‘Duty Free Show delle Americhe’, organizzato il mese scorso in Florida e sponsorizzato dalla ‘International Association of Airport Duty Free Stores’, che è di matrice americana ed ha circa 500 membri tra gestori e fornitori. Come ci si poteva immaginare è stato particolarmente difficile attirare espositori, quest’anno: molte società di solito presenti hanno disertato; l’atmosfera era fiacca, le feste e gli eventi serali praticamente inesistenti. I colossi nel campo della profumeria e dei cosmetici, categorie vitali per il commercio duty-free – i vari Estée Lauder, l’Oreal, Coty Prestige o Elizabeth Arden – hanno tenuto le riunioni nei loro uffici di Miami, penalizzando ulteriormente l’afflusso alla convention. Molte di queste grandi multinazionali, infatti, attribuiscono limitate potenzialità alle fiere regionali e preferiscono concentrare sforzi ed energie in un unico grande evento a livello globale, come quello che si svolge in ottobre a Cannes. Ma altre realtà, magari più piccole, traggono benefici dall’essere sulla piazza e riescono a fare veri affari. Spiega un espositore: ‘ci vogliono uno o due operatori chiave per avere contatti e fare in modo che i fornitori considerino la fiera un successo: questo serve, e basta’. In questo senso, nella situazione attuale di crisi economica, le fiere regionali sono di vitale importanza per le società di piccolo-medie dimensioni – che si trovano a poter trattare con diversi buyer in un unico posto invece che dover disperdere risorse e tempo per volare in giro per le Americhe ad incontrare potenziali partner. Certo perdere le marche più prestigiose non è un bene per l’immagine delle fiere ma nelle difficili condizioni attuali, concludere qualche vero affare dà un riscontro pratico maggiore che non farsi vedere in qualche vetrina duty free di lusso. Siamo veramente di fronte ad un ‘back to basics’, insomma: e allora concentriamoci sulla prossima fiera duty free regionale, che a maggio si svolgerà in Asia, e speriamo che riesca a dare agli espositori orientali medio-piccoli i contatti di cui hanno disperatamente bisogno.
r&f INTERNAZIONALE duty free
By Kevin Rozario - London
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Sicurezza
virtuali e
reali
informatici, violazione telematica dei sistemi aziendali, perdita di informazioni, divulgazione di dati riservati, sono minacce virtuali, ma terribilmente concrete che possono determinare gravi perdite economiche e, dipendentemente dalla natura delle informazioni compresse, anche conseguenza sul piano legale (basta pensare alle sanzioni previste dal Codice sulla Privacy).
Quale sicurezza
I sistemi di commercio e pagamento elettronici sono ormai realtà consolidate, al punto cha anche la semplice impossibilità di accettare un pagamento con carta rappresenta un vero e proprio svantaggio competitivo, ma le nuove tecnologie hanno portato il mondo retail a confrontarsi con nuovi rischi.
Q
uando si pensa alla sicurezza di un punto vendita si immagina normalmente la capacità di risolvere problematiche come il taccheggio, di conseguenza le contromisure sono impianti di videosorveglianza, presenza di personale addetto al controllo. Tuttavia la società dell’informazione pone il mondo del retail di fronte a nuove problematiche rappresentate dalla pervasività della tecnologia, combinata con la dematerializzazione del denaro.
Carta sì, carta no Uno dei primi problemi legati alla sicurezza informatica è correlato alle carte di credito. La clonazione della banda magnetica, effettuata tramite un apparecchio chiamato skimmer, è un fenomeno estremamente diffuso. Di per se stesso non rappresenta un rischio vero è proprio per il punto vendita che di solito è vittima tanto quanto il consu52 retail&food - maggio 2009
matore, ma sussiste un grave rischio di immagine. In molti casi il commesso o il cameriere sleale, il più delle volte autore della truffa, determina tristi conseguenze a medio termine. In fondo chi andrebbe a fare shopping in un negozio finito sulle pagine dei giornali perché i suoi dipendenti clonavano le carte di credito dei clienti? A fronte di questi rischi l’unica contromisura è legata a delle rigorose disposizioni, che devono essere impartite ai dipendenti, che chiariscano come la transazione debba avvenire di fronte. Un altro fenomeno legato alle carte di credito è la manomissione del POS. Un caso clamoroso si è verificato nel maggio dell’anno scorso presso un centro commerciale a Savona. La Polizia Postale, infatti, ha sequestrato due apparecchi per i pagamenti con carte bancomat di una nota catena del “fai-date”. I dispositivi erano stati mano-
messi da ignoti penetrati nottetempo nel centro commerciale. Obiettivo dei malintenzionati era catturare i dati delle carte al momento del “strisciata”, che, attraverso la rete telematica, venivano inviati non soltanto al sistema bancario, ma anche ai delinquenti.
Pdv in rete Se le transazioni con carta di credito rappresentano soprattutto una minaccia all’immagine, diverso il discorso per quanto riguarda la massiccia informatizzazione che sta interessando la maggior parte dei punti vendita, soprattutto quelli delle catene. Le nuove tecnologie consentono un ampio spettro di nuovi servizi sia per l’organizzazione sia per i clienti. La possibilità di avere in tempo reale i dati sul venduto di ogni locale, la gestione automatizzata di programmi di fidelizzazione della clientela, la riduzione dei tempi di attesa per il pagamento alle casse sfruttando tecnologie wireless; questi sono alcuni dei vantaggi che un massiccio ricorso all’information technology offre alla distribuzione organizzata. Il prezzo da pagare a fronte di questi “privilegi” è un’esposizione significativa a tutti quei rischi che specifici dell’informatica. Virus
In primo luogo si deve fare una premessa. La sicurezza assoluta non esiste, poiché deve essere messa in relazione con il contesto in cui opera un’azienda e i suoi obiettivi. Da questo discende la necessità di trovare contromisure che non rendano difficile il lavoro dell’organizzazione e quindi non ne compromettano la competitività sul mercato. In generale la messa in sicurezza di un sistema informatico è soprattutto una questione di organizzazione. Antivirus, firewall e altri strumenti tecnologici sono estremamente utili per ridurre i rischi connessi alle nuove tecnologie, ma da soli non bastano. La stragrande maggioranza dei problemi di sicurezza nasce il più delle volte lontano da Internet e deriva nella stragrande maggioranza dei casi da comportamenti dolosi o colposi di chi per l’azienda lavora. Cosa può fare un firewall, che protegge la nostra rete da accessi di terzi non autorizzati, quando un dipendente divulga il suo username e la sua password? Quale strumento tecnologico può proteggere i nostri sistemi se chi vuole rubarci le informazioni si trova già all’interno della rete aziendale perché lavora per noi? Sarebbe come avere la porta blindata e non chiuderla oppure trovarsi il ladro in casa e sperare che non riesca a uscire. L’approccio corretto passa quindi attraverso una serie di attività che sono prevalentemente organizzative e che soltanto alla fine si traducono, almeno in parte, in contromisure tecnologiche. In questo senso un utile strumento è rappresentato dalla serie ISO 27000, uno standard riconosciuto a livello internazionale per la gestione della sicurezza delle informazioni. Si tratta di una serie di pubblicazioni curate dall’International Standard Organization (come la ISO 9000) che permettono di affrontare la questione della sicurezza delle informazioni e dei sistemi attraverso cui vengono gestite in
La serie ISO 27000 L’elenco completo delle pubblicazioni che compongono la serie evidenzia la vastità delle problematiche di sicurezza legate alla gestione delle informazioni. Le norme già edite sono tutte il lingua inglese e francese, tranne la ISO 27005 che è disponibile sono in inglese. ISO/IEC FDIS 27000 Information technology -- Security techniques -- Information security management systems -- Overview and vocabulary (in sviluppo) ISO/IEC 27001:2005 Information technology -- Security techniques -Information security management systems – Requirements (pubblicata) ISO/IEC 27002:2005 Information technology -- Security techniques -Code of practice for information security management (pubblicata) ISO/IEC FCD 27003 Information technology -- Security techniques -Information security management system implementation guidance (in sviluppo) ISO/IEC FCD 27004.2 Information technology -- Security techniques -Information security management – Measurement (in sviluppo) ISO/IEC 27005:2008 Information technology -- Security techniques -Information security risk management (pubblicata) ISO/IEC 27006:2007 Information technology -- Security techniques -Requirements for bodies providing audit and certification of information security management systems (pubblicata) ISO/IEC WD 27007 Information technology -- Security techniques -Guidelines for information security management systems auditing (in sviluppo) ISO/IEC 27011 Information technology -- Information security management guidelines for telecommunications organizations based on ISO/IEC 27002 (in sviluppo) ISO/IEC NP 27012 Information technology - Security techniques -ISM guidelines for e-government services (in sviluppo) ISO/IEC NP 27032 Guidelines for cybersecurity. (in sviluppo) ISO/IEC NP 27033 Information technology -- IT Network security (in sviluppo) ISO/IEC FCD 27033-1 Information technology -- Security techniques -IT network security -- Part 1: Guidelines for network security (in sviluppo) ISO/IEC WD 27033-2 Information technology -- Security techniques -IT network security -- Part 2: Guidelines for the design and implementation of network security (in sviluppo) ISO/IEC WD 27033-3 Information technology -- Security techniques -IT network security -- Part 3: Reference networking scenarios -Risks, design techniques and control issues (in sviluppo) ISO/IEC NP 27033-4 Information technology -- Security techniques -IT network security -- Part 4: Securing communications between networks using security gateways - Risks, design techniques and control issues (in sviluppo) ISO/IEC NP 27033-5 Information technology -- Security techniques -IT network security -- Part 5: Securing Remote Access Risks, design techniques and control issues (in sviluppo) ISO/IEC NP 27033-6 Information technology -- Security techniques -IT network security -- Part 6: Securing communications across networks using Virtual Private Networks (VPNs) -- Risks, design techniques and control issues (in sviluppo) ISO/IEC NP 27033-7 Information technology -- Security techniques -IT network security -- Part 7: Guidelines for securing (specific networking technology topic heading(s) to be inserted3) -Risks, design techniques and control issues (in sviluppo) ISO/IEC NP 27034 Guidelines for application security (in sviluppo) ISO/IEC CD 27035 Information technology - Security techniques -Information security incident management (in sviluppo) ISO/IEC NP 27037 Information technology - Security techniques -on Information security management: Sector to sector interworking and communications for industry and government (in sviluppo)
modo organico e coerente, segnalando tutte le attività che dovrebbero essere svolte per prevenire la perdita di disponibilità, integrità e riservatezza dei dati che oggi rappresentano uno degli asset più preziosi per qualsiasi organizzazione. La serie 27000, nelle sue due pubblicazioni principali (27001 e 27002), presenta quelli che vengono definiti controlli (le misure di sicurezza che possono essere adottate da un’azienda) inseriti in una struttura logica, permettendo all’organizzazione di costruirsi un suo sistema di sicurezza. Ovviamente, trattandosi di un modello che il linea teorica può essere idoneo a qualsiasi impresa, ha un livello di astrazione molto elevato e richiede un consistente lavo-
ro per essere calato con successo in una realtà specifica. La serie 27000 è anche una norma certificata, questo significa che un’organizzazione può, come per la serie ISO 9000, certificarsi. In questo caso il riferimento è rappresentato dalla ISO 27001, mentre la ISO 27002 è il cosiddetto “Code of Practice” ovvero la raccolta delle linee guida per adottare correttamente un sistema di gestione della sicurezza delle informazioni. Nell’ambito della “famiglia ISO 27000” sono state sviluppate o sono in via di definizione una serie di altre pubblicazioni che vanno a completare il quadro dell’Information Security Management. Alessandro Curioni
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STAZIONARIO STAZIONARIO
Moretti eletto vice presidente Uic Una carica dopo l’altra per Mauro Moretti: l’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, dopo essere stato nominato presidente del Cer (Community of European Railway and Infrastructure Company) è stato eletto all’unanimità vice presidente dell’Uic, (Unione Internazio-
La sale a bordo na sfida di alta cucina, per portare a bordo del Frecciarossa l’eccellenza del made in Italy: questo l’obiettivo dell’iniziativa “Giovani chef on board” organizzata da Trenitalia e Chef Express (gruppo Cremonini) per rendere sempre più piacevole ed appetitosa la ristorazione sui treni ad Alta Velocità. I cinque chef scelti per partecipare al concorso culinario
U
da sei esperti che si avvarrà del fondamentale contributo dei passeggeri e presieduta da Enzo Vizzari, direttore delle guide enogastronomiche de 'L'Espresso'. ''Abbiamo raccolto la nuova sfida che ci ha lanciato l'ingegnere Moretti tre mesi fa quando mi disse che il Frecciarossa andava avanti e noi eravamo fermi - ha spiegato Valentino Fabbian, a.d. di Cremonini
sono Enrico Bartolini di Pavia, Francesco Sposito di Napoli, Carmine Calo' di Ascoli Piceno, Enzo Bernabei di Teramo e Riccardo Di Giacinto di Roma. Ogni chef ha a disposizione la cucina del Frecciarossa Roma-Milano delle 12.30 per tre giorni a settimana e presenta un menu tematico di propria creazione con l'abbinamento di varie etichette di vini di alta qualità. I menu contempleranno un appetizer, un primo piatto, un secondo, contorno e dessert. Alla fine della competizione i giovani cuochi verranno giudicati da una giuria composta
Ristorazione - giorno dopo giorno abbiamo messo in campo iniziative per tenerci al passo del Frecciarossa, dal concorso dei cuochi alle degustazioni, al welcome drink che oggi è molto più ricco e ha tocchi di classe, dai guanti bianchi alle nuove divise''. La ristorazione sui treni Av, attualmente gestita da Chef Express, è caratterizzata da tre tipologie di servizio: un benvenuto a bordo comprendente bibite, soft drinks e snack dolci e salati (solo in 1a classe), un servizio bar e un ristorante.
Mauro Moretti nale delle Ferrovie), riunitasi lo scorso 31 marzo per definire il nuovo statuto e il nuovo profilo manageriale dell’associazione francese. Moretti lavorerà sul fronte parigino, al fianco del Yoshio Ishida (Japanese National Railways) per trovare soluzioni efficaci ai problemi ambientali e con l’obiettivo di costruire un sistema ferroviario basato sui principi di cooperazione e solidarietà tra Ferrovie.
Ntv, Vincenzo Cannatelli nuovo vicepresidente Il consiglio di amministrazione di Nuovo Trasporto Viaggiatori riunitosi lo scorso mese di marzo sotto la presidenza di Luca Cordero di Montezemolo, ha nominato Vincenzo Cannatelli vicepresidente della società, con delega per le aree finanza, amministrazione, controllo e new business. Durante l’assemblea è stato approvato il bilancio al 31 dicembre 2008.
Sncf, utile 2008 dimezzato Nel 2008 SNCF, le ferrovie di stato francesi, hanno realizzato un utile netto di 575 milioni di euro, dimezzato rispetto a quello dell'anno prima. Nello stesso anno invece, l’utile operativo è salito del 12% a 2,5 miliardi per un fatturato di 25,19 miliardi (+6,9%) grazie alla forte attività di traffico sulle grandi linee. Inoltre Sncf ha confermato che, nonostante la congiuntura, il suo obiettivo è quello di raggiungere quota 36 miliardi di fatturato e di aumentare l’utile operativo corrente.
54 retail&food - maggio 2009
Sundek apre nel circuito Grandistazioni
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on l’arrivo dell’estate riparte la partnership tra Retail Group Spa e Sundek, marchio leader nel comparto
beachwear: dallo scorso mese di aprile, e per tutto il periodo estivo, sono infatti aperti i temporary store all’interno delle stazioni di Roma Termini, Milano Centrale, Genova Brignole e Venezia Santa Lucia. All’interno dei negozi, che saranno gestiti da Retail Group, i passeggeri potranno trovare i famosi shorts, insieme ai costumi da bagno della nuova collezione, capi di abbigliamento e accessori mare. Questo è il quinto anno consecutivo di partnership tra Sundek e Retail Group e l’obiettivo delle due società è quello di replicare il successo delle precedenti stagioni che hanno registrato ottime performance retail.
AI FERRY PORTI Porto di Genova, il presidente è preoccupato Luigi Merlo, presidente dell’Authority portuale del capoluogo ligure, si è detto preoccupato per il momento di crisi che sta attraversando il settore: “la crisi economica colpisce anche lo shipping e ogni giorno, spesso nel silenzio, emergono segnali preoccupanti”. Secondo Merlo occorre tutelare il più possibile l’occupazione in prospettiva di una ripresa nel 2010. A tranquillizzare il presidente ci ha pensato Bartolomeo Giachino, sottosegretario ai trasporti: “Il Governo punta alla valorizzazione dei porti italiani, elemento fondamentale per la ripresa economica. In particolare il porto di Genova è troppo importante per l’economia italiana e sarà uno dei punti della ripresa. Su di esso il governo è particolarmente attento e lo dimostra il fatto che nel piano infrastrutturale c’è uno stanziamento di un miliardo di euro”.
Civitavecchia, Gaucci nuovo segretario L’Autorithy portuale di Civitavecchia ha eletto Giuseppe Gaucci nuovo segretario Generale. Architetto, esperto in logistica, Gaucci ha ricoperto prestigiosi ruoli sia all’interno del privato, che del pubblico: è stato presidente dell’Autorità Portuale di Taranto, vicepresidente di Assoporti, presidente del Porto di Gioia Tauro e componente della Commissione per la redazione delle linee guida dei piani regolatori dei porti con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Attualmente è inoltre presidente di Genova Distripark Italia.
Aelia entra nell’industria crocieristica La Eitzen Maritime Services (Ems), società che fa base in Norvegia, ha firmato una lettera di intenti con il gruppo francese Aelia, leader nel travel retail: secondo l’accordo, che verrà ufficializzato nelle prossime settimane, il retailer transalpino si occuperà del settore duty free, attualmente attivo nelle crociere nel Mediterraneo. E’ la prima volta che il gruppo Aelia entra nel settore crociere e sarà appoggiato, per le operazioni logistiche, da Ems.
56 retail&food - maggio 2009
All'asta il 100% del capitale
in scia Alitalia Si lavora per la vendita della compagnia di stato. Intanto è circolata la voce (smentita) di una fusione tra Gnv e Moby.
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a preso definitivamente il via la privatizzazione di Tirrenia, la compagnia di navigazione dello Stato che controlla le linee regionali Caremar, Saremar, Siremar e Toremar. Lo scorso mese di aprile è finalmente arrivato l’ok del Governo alla privatizzazione e alla vendità del 100% della società di Fintecna. Con questo decreto, l’esecutivo segue la linea suggerita più volte dall’Ue. Non solo, si conta così di non subire richiami dalla Commissione Europea relativi alla decisione di prolungare al 31 dicembre 2009 le convenzioni (già scadute il 31 dicembre 2008) tra Tirrenia e Stato. Per la privatizzazione, il Governo aveva inizialmente ipotizzato una formula che prevedeva la cessione di oltre il 70% delle quote della compagnia, con il passaggio di gestione delle quattro società “locali” alle regioni di riferimento (Campania, Sicilia, Sardegna e Toscana). In realtà, come è avvenuto per Alitalia, sarà necessaria la formazione di una cordata che dovrà accollarsi i 900 milioni di debito che la compagnia ha accumulato in questi anni. Al bando di vendita stanno lavorando Maurizio Prato, presidente di Fintecna, assieme all’advisor Unicredit, banca che vanta un notevole know how nello shipping. Secondo alcune indiscrezioni – circolate a fine marzo – la privatizzazione della prima compagnia di cruise ferry d’Italia, avrebbe aperto trattative segrete per la
fusione di altri due grandi players del settore della navigazione: Moby e Grandi Navi Veloci, pronti a fondare una società nuova, da 600 milioni di ricavi, in grado di coprire le rotte dell’alto e del basso Tirreno verso le isole e di fare da concorrente alla cordata che acquisterà Tirrenia. In realtà entrambe le compagnie hanno poi smentito: “stiamo guardando all’estero per verificare la fattibilità di alcune importanti operazioni – ha dichiarato l’a.d. di Grandi Navi Veloci Silvano Cassano – ma non siamo interessati a una fusione che non creerebbe valore”. Luigi Parente, amministratore delegato di Moby ha inoltre precisato che “si tratta di un’ipotesi assolutamente priva di ogni fondamento”. Di certo però, nei prossimi mesi, si intensificheranno le mosse nel risiko della navigazione ferry italiana e non sono da escludere colpi di scena. Fusioni e acquisizioni sono pronte a mollare gli ormeggi...
Nuove assunzioni per Corsica Sardinia Ferries
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on sente la crisi Corsica Sardinia Ferries. La com-
pagnia di navigazione che fa capo alla holding Forship, di proprietà dell’armatore corso Pascal Lotà, ha infatti annunciato l’intenzione di assumere, a tempo indeterminato, 300 persone da inserire nell’organico a bordo delle navi: chef, camerieri, operai, ufficiali di coperta
e di macchina, hostess, elettricisti e carpentieri. “Lo standard di qualità dei nostri traghetti è aumentato e vuole essere al pari con quello delle compagnie da crociera – ha spiegato Euan Lonmon, il manager scozzese alla guida operativa del gruppo armatoriale – per questo puntiamo a crescere ancora, nonostante il momento difficile. Per noi quindi è
necessario dotarsi di nuove figure professionali che siano in linea con la nostra offerta”. La compagnia, che è attualmente attiva sui collegamenti per la Sardegna e la Corsica con 14 traghetti adibiti a trasporto merci e passeggeri, l’anno scorso ha servito più di 3,3 milioni di passeggeri, per un fatturato record di 200 milioni di euro.
Grandi numeri per Grandi Navi
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el 2008 Grandi Navi Veloci ha trasportato circa 1.340.000 passeggeri, registrando un aumento del 13,3% rispetto all’anno precedente. In crescita il numero dei pax su tutte le linee ad eccezione della Genova-Barcellona, a causa della forte crisi che sta investendo la Spagna, e della concorrenza delle compagnie aeree low cost che offrono voli a basso prezzo verso la penisola iberica. Le rotte più redditizie sono quelle per la Sardegna (Genova-Olbia, Genova-Porto Torres) dove il load factor è cresciuto del 33%, con punte del 50% in alcuni giorni di luglio. Ottimi risultati anche per la Sicilia dove i passeggeri sono aumentati a due cifre, grazie anche alla nuova linea Livorno-Palermo, che copre il traffico verso l’isola insieme alla Genova-Palermo e alla Civitavecchia-Palermo. E’ invece il Maghreb a confermarsi destinazione con maggiori possibilità di sviluppo: nel 2008 sulla Genova-Tangeri sono infatti transitati quasi 62.000 pax con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. Per questo motivo, sono già allo studio nuove linee di collegamento tra il nostro paese e il Nord Africa.
AUTOSTRADE
Traffico in stallo, ma aumentano i chilometri (e le tariffe)
Frenata In calo i transiti autostradali sulla rete nazionale registrati nel 2008. Nonostante ciò, le società concessionarie non indietreggiano ma puntano a investire come non mai sui collegamenti viari fortemente voluti dal Governo. Ma la crisi costa, chi la pagherà?
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l calo c’è ed è vistoso. Secondo i primi rilevamenti Aiscat, l’associazione che raggruppa le concessionarie autostradali e dei trafori, il 2008 si è chiuso in passivo sul fronte dei viaggiatori. Sebbene siano dati provvisori, il trend di crisi generale sembra confermarsi anche nel settore dei trasporti, soprattutto in quelle che da sempre vengono considerate delle vere e proprie miniere d’oro: le autostrade italiane. I dati degli ultimi due mesi del 2008 indicano una chiara tendenza al ribasso, molto forte a novembre (con picchi che sfiorano il 20% in meno dei veicoli pesanti rispetto al 2007) e più contenuta a dicembre, dove però le festività hanno certamente attenuato la congiuntura negativa. Il traffico totale del mese di novembre ha subito un calo del 4,9% rispetto all’anno precedente, anche se a sorprendere sono i risultati delle singole società: tra le 25 concessionarie monitorate solo due risultano in attivo (la SATAP A4 e il Consorzio Autostrade Siciliane) e ben 11 società si ritrovano con una riduzione dei transiti superiore al 7%. Infrastrutture importanti come il T2 Traforo del S.Bernardo, il tratto dell’A21 Torino-Piacenza gestito da SATAP, l’Autostrada dei Fiori e l’Autostrada della Cisa accusano pesanti decrementi sia sul fronte dei veicoli leggeri, sia su quello degli autocarri e dei camion. Ed è proprio in merito ai veicoli pesanti che il quadro si fa ancora più nero: SITAF (A32 Torino-Bardonecchia e T4 Traforo del Frejus), SATAP A21 e T1 Traforo del Monte Bianco registrano cali rispettivamente del 19,6%, 16 e 14,7%, e per trovare l’unica stima senza segno negativo bisogna prendere in considerazione la chiusura in pareggio (7,2 milioni di veico-
Consorzio Autostrade Siciliane dimostra invece un virtuosismo sorprendente: la crescita nel 2008 dei transiti complessivi è stata del 7,5%. Un risultato in controtendenza dovuto soprattutto all’aumento dei veicoli leggeri, nonostante nel mese di dicembre sulla Messina-Palermo e Messina-Catania siano transitati meno autoveicoli rispetto al 2007.
Benzina, caffè e preoccupazione Una situazione come quella descritta finora ha evidenti ripercussioni sui gestori oil e non-oil delle aree di servizio. Le previsioni di traffico ipotizzate al momento dell'acquisizione di un'area – ricordiamo che nel 2008 si è svolta una rilevante serie di gare – rischiano di essere un lontano e irraggiungibile miraggio. Se la tendenza in corso non dovesse arrestarsi ma anzi, continuasse a crescere, difficile immaginare cosa potrebbe succedere nelle aree di servizio disseminate lungo la rete autostradale italiana. Il rischio più immediato è che la crisi di traffico si ripercuota interamente sulle spalle dei viaggiatori: il costo del carburante è al momento “sotto controllo” ma l'esperienza insegna che prima della stagione estiva il prezzo di benzina e gasolio aumenti; per quel che riguarda i pedaggi, gli aumenti sono già stabiliti a partire da maggio; food&beverage sono evidentemente a rischio: non è in agenda una diminuzione delle royalties da parte dei concessionari, e quindi non è improbabile che i gestori di bar, market e ristoranti scarichino sulla loro clientela i costi della crisi. Non pensiamo solo ad un aumento dei prezzi, ma alla chiusura dei rubinetti per gli investimenti. Inutile scrivere che sarebbe un vero disastro.
2009 a tutto asfalto
li proprio come nel 2007) ottenuta dalla tangenziale di Napoli. Scorrendo la lista delle società ci si accorge che novembre è stato un mese pessimo anche per colossi come Autostrade per l’Italia (-10,8%) e Autostrada del Brennero (-11,9%). Senza dubbio sul risultato negativo ha pesato molto la diminuzione dei viaggiatori provenienti dall’estero, in particolar modo sui collegamenti con Austria, Svizzera e Francia, ma dai dati complessivi del 2008 (-0,7% sul traffico totale) emerge che solo cinque tratti non hanno visto decrescere il proprio traffico, contro un calo generale che si è ripercosso maggiormente sul tunnel del San Bernardo (-3,8%), sulla già citata Torino-Piacenza (-3,3%) e sulla Torino-Quincinetto di ATIVA (-3,1%). In questa valle di lacrime il 58 retail&food - maggio 2009
Le stime sul traffico dei primi mesi del 2009 indicano un sostanziale allineamento con l’andamento di fine 2008, soprattutto per quanto riguarda il trasporto merci che sembra essere il comparto più colpito. Le cifre al ribasso sui veicoli in transito sulla rete non spaventano però il Governo e le imprese, che si dichiarano già pronte a investire più di prima nel settore dei trasporti. Sono soprattutto le concessionarie più grandi a non temere le ripercussioni del calo di traffico, forti anche di un aumento delle tariffe che verrà applicato a partire da maggio. Un adeguamento al rialzo del pedaggio avvallato dal Governo Berlusconi e che porterà nelle casse delle concessionarie un aumento del 2,4% e che permetterà di attutire il colpo e ripartire espandendo la propria rete. Niente di meglio che affrontare la crisi investendo, quindi, proprio come ha annunciato farà Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’Italia. Secondo l’ad Giovanni Castellucci saranno 18 i miliardi d’investimento che la società metterà sul piatto per sviluppare la rete, con un iniziale esborso di 1,5 miliardi entro la fine dell’anno. Il via alle danze su appalti e infrastrutture è arrivato direttamente dal Ministero diretto da Altero Matteoli: dopo il via libera al Ponte di Messina, le forze sono ora
Cantiere Lombardia
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concentrate sulla Tirrenica. La direttissima Livorno-Civitavecchia che passerà attraverso la Maremma, e che da tempo suscita l’ira degli ambientalisti. L’intesa di massima è stata raggiunta, almeno per asfaltare i primi chilometri, ma l’iter di approvazione del progetto definitivo proseguirà fino al 2010 e definirà i circa 200 km che verranno gestiti da SAT, società satellite del M. C. gruppo Atlantia.
opo decenni di discussioni, anche il nuovo fronte autostradale lombardo sembra pronto a muovere i primi passi: la Pedemontana (i primi progetti risalgono agli anni '60 del secolo scorso) ha ricevuto l'ok definitivo, entro il 2009 avverrà l'avvio dei primi cantieri, mentre l'apertura al traffico dell'intero sistema è prevista per il 2015. Saranno 87 i chilometri d'asfalto autostradale, con tratti a due e tre corsie (19 km) e un sistema di pedaggio innovativo che non prevede barriere. E' stimato in 4,11 miliardi di euro il costo complessivo dell'opera, di cui 2,35 miliardi a debito e 1,24 come contributo pubblico. Pedemontana Spa, controllata al 100% da Milano Serravalle Spa, è tuttora alla ricerca di investitori e soci industriali, per questi ultimi si fanno i nomi di Gavio, Atlantia e l'austriaca Strabag. Entro l'estate invece dovrebbero cominciare i lavori per la Brebemi, saranno 62 i chilometri necessari a congiungere Brescia a Milano: lungo il tracciato è prevista la realizzazione di sei caselli e di nuove aree di servizio a Caravaggio e Chiari. Infine la Tem Tangenziale Esterna Milanese che – se il progetto verrà definitivamente approvato – “affiancherà” l'attuale tangenziale est, per un tratto di circa 33 chilometri. In questo caso l'inizio dei lavori è previsto per il 2011.
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AEROPORTI
Mondo aeroporto: investimenti e nuove regole
La rivoluzione dei I contratti di programma per la prima volta introducono, con cadenza quadriennale, regole condivise nella gestione degli aeroporti. Stipulati tra l’Enac e i singoli gestori sono uno strumento di regolazione economica per la determinazione delle tariffe aeroportuali con il quale i singoli soggetti si danno diritti e obblighi. Si tratta quindi di uno strumento normativo forte ma condiviso.
Gli investimenti e la qualità Basti pensare che i contratti degli aeroporti di Pisa, Bari, Brindisi e Napoli appena siglati dall’Enac con i gestori aeroportuali sbloccano investimenti per 432 milioni di euro nel quadriennio 2009-2012. “Vorrà dire aeroporti che innalzano ulteriormente gli standard sicurezza di un sistema che è già ades-
aeroporti italiani si tradurrà automaticamente in maggiore qualità dei servizi per i passeggeri perché i contratti di programma prevedono obiettivi dichiarati. Il passeggero pagherà soltanto i servizi di cui fruisce realmente: i costi degli investimenti non eseguiti verranno defalcati dalle tariffe aeroportuali. “L’investimento per poter essere riconosciuto dovrà essere stato
so all’avanguardia su scala mondiale”, aggiunge Quaranta, “oltre alla prospettiva di un costante rinnovamento di infrastrutture di alto pregio funzionale ed estetico”. Gli aeroporti saranno sempre meno degli anonimi collettori di traffico e assumeranno la fisionomia di vere e proprie città aeroportuali, capaci di accogliere il passeggero e proporgli un’offerta di servizi che punta ad arricchirsi in quantità, qualità e varietà. C’è da attendersi a breve anche per l’Italia il sorpasso del non-aviation sull’aviation, senza che per questo gli aeroporti diventino delle gigantesche gallerie commerciali. Il nuovo assetto regolatorio degli
fatto – chiarisce Quaranta - il riconoscimento completo dell’opera in tariffa avviene solo se essa entra effettivamente in esercizio”. Il che vuol dire tempi sicuri – e sul breve periodo - nella realizzazione delle infrastrutture. Non si darà più il caso di aeroporti – a volte anche con grandi flussi di traffico e un alto utile operativo – che non investono o limitano fortemente gli investimenti a discapito dell’utente finale. I gestori non potranno più rimandare gli interventi previsti dal piano di sviluppo aeroportuale, pena una diminuzione delle tariffe aeroportuali o meccanismi di sanzione che vanno fino alla revoca della concessione.
L
’Enac ha appena concluso la stipula dei contratti di programma con i gestori aeroportuali di Bari, Brindisi, Napoli e Pisa. Parallelamente si sono aperte le istruttorie per Cagliari, Bologna e per gli aeroporti milanesi di Linate e Malpensa. Imminente è anche l’apertura dell’istruttoria per Palermo e ancora da confermare – ma altamente probabile - quella con SAVE per l’aeroporto di Venezia. “Sta avvenendo un cambio di paradigma nella gestione della cosa pubblica” ci dice Alessio Quaranta, Direttore Centrale Regolazione Economica dell’Enac, “gli aeroporti diventano delle vere e proprie imprese al servizio dei passeggeri, gestite in modo trasparente ed efficiente”. I gestori aeroportuali saranno costretti a camminare con le proprie gambe, visto che progressivamente gli investimenti saranno sostenuti soltanto dalla leva tariffaria. Nel futuro gli aeroporti funzioneranno sempre più in autofinanziamento, introducendo una doverosa etica della responsabilità nell’amministrazione di beni pubblici. Per questo i contratti di programma sono un importante punto di partenza nella trasformazione degli scali italiani in vere e proprie imprese. Ma sono anche il punto di arrivo di un iter iniziato nel 2003 con la certificazione degli aeroporti secondo la normativa internazionale e il successivo affidamento delle gestioni aeroportuali a società di capitali. L’Enac è arrivato così al riassetto complessivo del sistema aeroportuale italiano ponendo fine a una situazione annosa, senza ricorrere a interventi legislativi ad hoc. Oggi sono una quarantina gli
aeroporti certificati dall’Enac e affidati in gestione, sui quali gravita il 99% del traffico. Il “regolatore” Quaranta non nasconde le sue aspettative nella capacità dei contratti di programma di governare il sistema drenandone le inefficienze: “abbiamo elaborato uno strumento di gestione di beni pubblici quali gli aeroporti, di vitale importanza soprattutto in Italia dove vi è una tradizione di forte conflittualità che spesso si inasprisce per mancanza di regole e arriva fino a paralizzare il sistema. Col nuovo assetto regolatorio avremo criteri di gestione condivisi e una rete aeroportuale più efficiente”.
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AEROPORTI
Sicuramente il primo vantaggio quando il nuovo sistema di regolazione tariffaria andrà a regime su tutti gli scali italiani sarà l’aumento degli investimenti e l’innalzamento della qualità dei servizi offerti ai passeggeri.
Ultimi in Europa, ancora per poco? Oggi agli aeroporti italiani spetta la maglia nera: in Europa sono quelli con il più basso tasso di investimento per passeggero. Quaranta è esplicito: “i gestori degli aeroporti medio-grandi sono desiderosi di concludere i contratti di programma perché si sono resi conto che c’è comunque nell’immediato una rivalutazione del sistema tariffario, che è fermo dal 2000”. D’ora in poi ci sarà un piano di investimenti garantito dalle tariffe aeroportuali, che “obbligheranno” il gestore a sostenere un programma di interventi infrastrutturali proporzionale al numero dei passeggeri che transitano ogni anno.
Niente paura per un’indiscriminata proliferazione del sistema aeroportuale a scapito dell’ambiente e della qualità di vita di chi vive nelle vicinanze degli aeroporti. Al contrario il regolatore punta risolutamente su aeroporti eco-compatibili. “I contratti implicano una maggiore tutela dell’ambiente perché introducono dei vincoli severi secondo protocolli minuziosamente disciplinati, che vanno dalle limitazioni sulle emissioni di CO2 e sul rumore, allo smaltimento dei carburanti esausti e dei rifiuti, dal trattamento delle acque reflue al rispetto dei delicati equilibri degli ecosistemi coinvolti”, assicura Quaranta. Restano da fare i conti con l’attuale crisi economico-finanziaria che sul settore del trasporto aereo, naturalmente vocato alla mondializzazione, si è abbattuta con particolare immediatezza e veemenza. Lo scetticismo è d’obbligo. Ci chiediamo se i contratti di programma possano davvero funzionare come
Interventi previsti dai contratti di programma 2009-2012
Alessio Quaranta, romano classe 1965 dopo la laurea in Giurisprudenza nel 1990, ha conseguito nel 1992 la Specializzazione presso la Scuola Superiore per la Pubblica Amministrazione. Attualmente è Direttore Centrale della Regolazione Economica dell’Enac. Autore di pubblicazioni in materia di problematiche afferenti al trasporto aereo, dal 2002 al 2008 è stato responsabile dell’Osservatorio Legislativo della Rivista News Letter Novità dal Mondo del Trasporto Aereo e Marittimo dell’Università di Bologna. Svolge attività di docente in corsi di specializzazione e master universitari.
Pisa
• Nuova aerostazione con area arrivi e partenze. • Ampliamento del sistema di smistamento bagagli; • Ampliamento dei piazzali di sosta per gli aerei • Adeguamento della pista secondaria; • Realizzazione del Cargo Village (fabbricato esclusivamente dedicato ai servizi cargo merci e ai corrieri). Tot. 106.300.000 € (di cui 90.000.000 € in autofinanziamento)
Bari
• Ampliamento dell’aerostazione passeggeri. • Prolungamento pista di volo • Ampliamento piazzale aeromobili • Riconversione dell’area militare • Viabilità e parcheggi Tot. 97.400.000 € (di cui 5.450.000 € in autofinanziamento)
Brindisi
• Ampliamento della superficie aeroportuale • Allungamento pista di volo • Ampliamento aerostazione • Viabilità e parcheggi • Banchina attracco navi piattaforma intermodale Tot. 95.000.000 € (di cui 4.000.000 € in autofinanziamento)
Napoli
• Nuovo terminal passeggeri e tunnel di collegamento (6000 mq.) • Nuove aree commerciali (800 mq) • Nuovo parcheggio bus turistici • Ampliamento sala arrivi e riconsegna bagagli • Ampliamento sala partenze • Ristrutturazione banchi check-in Tot. 133.000.000 € (di cui 77.000.000 € in autofinanziamento)
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strumento anticiclico di rilancio dell’economia e quanto siano al riparo dai comportamenti aberranti del mercato. “E’ chiaro che stiamo parlando di un settore regolamentato – sottolinea Quaranta – nel quale il meccanismo concessorio riduce al minimo l’alea. Il principio cardine è un’equa remunerazione del capitale investito dal gestore. D’altro canto non sono neanche lontanamente pensabili picchi indiscriminati di profitto, ma un’aspettativa di remunerazione che rende comunque vantaggioso per il gestore programmare gli investimenti”. Un sistema sufficientemente protetto, quindi. Quanto alla possibilità di vincere la crisi Quaranta ritorna sul meccanismo virtuoso degli investimenti previsti dai contratti di programma: “man mano che le opere vengono attuate si riconoscono progressivamente in tariffa gli stati di avanzamento dei lavori. Un meccanismo del genere dovrebbe stimolare a catena gli investimenti, perché quando l’opera è stata realizzata e entra in esercizio la tariffa viene a scemare. Per mantenere un livello tariffario stabile occorre program-
mare nuovi investimenti che poi siano recuperati sempre con lo strumento tariffario”. Insiste sulle garanzie offerte dal sistema regolatorio: “il tutto è legato all’effettivo compimento dell’opera il che significa che qualora non venga realizzata non solo non entra in tariffa, ma si procederà al recupero degli stati di avanzamento precedentemente riconosciuti”. Non saranno più possibili sprechi, insomma. A questo punto si insinua il dubbio che il gestore non possa presentare un piano di investimento gonfiato, per mantenere artificialmente alte le tariffe. Su questo il supertecnico Enac taglia corto “c’è un sistema sanzionatorio – che arriva fino alla revoca della concessione - che disincentiva il gestore dal programmare investimenti che non siano sostenibili. Nella fase di predisposizione del piano di investimenti, specie in questo momento di crisi, il suggerimento dato al gestore è quello di non programmare investimenti particolarmente ambiziosi e che poi sarebbe difficile mettere in esercizio”. Potrebbe costargli caro. Adolfo Marino
Trapani: food e retail cercasi
Dal fisso al fee, interesse zero
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n un quadro generale di crisi del Paese, del traffico aereo e della compagnia di bandiera, l’aeroporto di Trapani chiude un accordo con Ryanair: i passeggeri passeranno da 300 mila a 1 milione (o due, forse tre…), investirà nel ristrutturare l’aerostazione e bandisce una gara per appaltare tutta la ristorazione ed il retail per i prossimi 6 anni… insomma un’ “isola” felice. Un'isola, in realtà, “deserta”, quantomeno fino marzo. Infatti il risultato della gara ristora-
milione e mezzo di euro e viene introdotto il rivoluzionario canone fisso di 0,5 euro a pax (sul complessivo del traffico commerciale). Di un fee basato sul numero dei passeggeri in transito si è già
discusso più volte tra i direttori commerciali di alcuni scali aeroportuali italiani. E, a quel che ci risulta, i pareri sono contrastanti ma l'interesse tra i “piccoli” è notevole. A giudicare dalla risposta al
secondo invito – arriviamo alla terza sorpresa – che non ha raccolto nessuna manifestazione d'interesse, appare difficile che questa sia la strada giusta per attrarre operatori qualificati, garantire buone performance economiche e offrire un buon servizio ai passeggeri. La questione è decisamente interessante e, naturalmente, continueremo a seguire il “caso” Trapani dandone conto ai lettori di r&f
zione/retail è stato il seguente: nessuno degli invitati ha presentato offerta. Il motivo? Era stato richiesto un minimo garantito di 1.500.000 euro annui. Giusto per fare esercizio di aritmetica, se i pax triplicassero rispetto ad oggi, tenendo conto delle medie europee per pax, si potrebbero prevedere ricavi per circa 2,3 milioni di euro. Il minimo garantito richiesto varrebbe quindi il 65% dei ricavi! Se invece i pax diventassero sette volte tanto (!), il minimo garantito (non la royalty), equivarrebbe al 33% dei ricavi. Di fatto, l'assenza di interesse, ha indotto i vertici di Airgest a ripensarci e prima della fine di marzo è stata preparata una nuova versione dell'invito a manifestare interesse. Ed ecco la nuova sorpresa: accolte le “perplessità manifestate da alcune delle ditte selezionate”, sparisce dalla faccia della terra il minimo garantito con il suo retail&food - maggio 2009 63
A caccia di entrate
spera nell' C
hiunque abbia viaggiato in autostrada da inizio anno si è accorto di una cosa: le file di tir incolonnati che da anni intasano la rete viaria sembrano scomparsi. Colpa della recessione: minori consumi, meno necessità di trasportare merci. Se tirano un sospiro di sollievo i guidatori, piange Atlantia, la società della famiglia Benetton proprietaria della principale rete viaria a pagamento del Paese. Le autostrade vivono di pedaggi e nel primo scorcio del 2009 il calo, ma sarebbe meglio dire crollo, del traffico è stato così forte (8,3%) che per ritrovare numeri da apocalisse come questi bisogna tornare indietro allo shock petrolifero degli anni 70. Nei prossimi mesi la situazione potrebbe migliorare leggermente: il calo del traffico dovrebbe attestarsi attorno al 3% sull'intero anno. Per chi, come la società guidata da Giovanni Castellucci, opera in un mercato regolato (le tariffe sono stabilite da un contratto di servizio stipulato con l'Anas) che di fatto è un monopolio naturale, il giro d'affari e i guadagni dipendono dal traffico, indipendente dalla volontà dell'azienda ma legato all'andamento dell'economia. L'anno scorso, però, Autostrade ha ricevuto un gradito regalo dal Governo Berlusconi: l'adeguamento delle tariffe all'andamento dell'inflazione. Quelle stesse tariffe che l'ex ministro Antonio di Pietro del Governo Prodi aveva congelato ponendo sul tavolo l'annosa questione dei ritardi negli investimenti
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che Autostrade deve fare per legge. Passano gli anni ma i nodi restano sempre gli stessi: dal bilancio 2008 del gruppo si è appreso che sull'attesa Variante di Valico, che avrebbe dovuto essere realizzata per il 2003 con un costo di 3,5 miliardi, i ritardi accumulati hanno portato a maggiori costi per 1,8 miliardi e dall'altra parte a minori investimenti per 2,1 miliardi (è come se Autostrade avesse compensato i costi più alti risparmiando sugli investimenti). Se la collettività paga i ritardi nella costruzione di infrastrutture ormai indispensabili (anche se il caso del Passante di Mestre, da decenni atteso, e ora semivuoto per il calo del traffico dei tir, la dice lunga sulla reale necessità di certe opere pubbliche), Autostrade potrebbe invece avere un aiuto insperato per contrastare gli effetti della recessione: gli analisti delle banche d'affari stimano una ripresa dell'inflazione. Ogni aumento del costo della vita, per effetto dei meccanismi di adeguamento automatico delle tariffe ai
prezzi al consumo, si traduce in un aumento di valore di Borsa del 22% per Atlantia. Magari viaggiano meno mezzi, ma chi viaggia paga di più. Un unico dubbio: oggi la preoccupazione maggiore degli economisti, nel mezzo della crisi, è la deflazione, visto che i prezzi sono ai minimi da dieci anni, più che una fiammata dei prezzi. Ma
l'immensa montagna di liquidità pompata dalle banche centrali per sostenere l'economia prima o poi dovrà avere un impatto sull'economia reale. In Atlantia ci sperano e "tifano" per l'inflazione, in consumatori probabilmente molto meno. Simone Filippetti “Opinionista”
Sa-Rc, rinviata di tre anni la consegna del quinto lotto
I
mpregilo, che insieme a Condotte guida il Consorzio per
realizzazione del quinto lotto dell’autostrada Salerno Reggio Calabria, ha ottenuto lo slittamento ufficiale sui tempi di consegna dei 60 chilometri della A3. Il general contractor ha firmato con Anas un verbale d’accordo con il quale si riconosce una dilazione contrattuale di tre anni e alcune compensazioni economiche per il gruppo guidato dall’a.d. Alberto Rubegni. Impregilo lamentava i ritardi con cui si era giunti alla consegna dei lavori da parte del committente: il contratto per la realizzazione dei lavori era stato siglato nel 2004 ma i lavori sono iniziati nel 2006 a causa del ritardo nella consegna della progettazione esecutiva. Con questa dilazione, se tutto procederà per il meglio, il quinto lotto dovrebbe essere pronto entro il 2012.
[La foto[
Autostrade 2009 2 corsie bastano (e avanzano)
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r&f Last but not least
retail&food break
Anno 4 numero 5 maggio 2009
meglio dividere che mangiare La soluzione sembra vicina, TuttoFood e Cibus hanno infatti raggiunto un accordo di massima per spartirsi equamente il settore dell’agroalimentare. Sembra quindi tramontata la possibilità di fusione tra le due manifestazioni.
L
’intesa tra Fiera Milano International e la cordata
Fiera di Parma-Federalimentare (proprietari del marchio
Cibus) è arrivata ad inizio marzo ed assomiglia molto ad una spartizione del territorio nel segno di una razionalizzazione delle forze. Qualcuno si aspettava che una delle due importanti fiere del com-
parto food, la già citata Cibus e la milanese Tuttofood, sarebbe stata assorbita dall’altra, visto l’aria di ristrettezza economica che tira. Niente di tutto questo all’orizzonte. Entro il 30 giugno 2009, infatti, le due parti in causa si sono promesse di mettere nero su bianco i propositi di semplificazione del quadro fieristico nazionale del set-
Mia, 2009 in chiaro scuro
È
tempo di bilanci per la Mia, la Mostra Internazionale dell’Alimentazione che si è svolta alla Fiera di Rimini dal 14 al 18 febbraio scorso. Ad un aumento dei visitatori professionali (82.977, +5,8% rispetto al 2008) è corrisposto un minor afflusso di pubblico in termini assoluti. I problemi, infatti, non sono mancati, anche guardando gli espositori, come ha ammesso lo stesso presidente di Rimini Fiera, Lorenzo Cagnoni: «All’interno delle varie aree commerciali si sono avvertiti segnali di una contrazione del mercato, ma abbiamo anche notato settori dinamici e in progresso». La mostra biennale, accompagnata dalle esposizioni Pianeta Birra Beverage, Mse Seafood&Processing, Oro Giallo e Di Vino Lounge, ha comunque registrato la presenza di 1500 aziende (tra dirette e rappresentate).
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tore agroalimentare. La giovane TuttoFood, nata nel 2007 come manifestazione b2b, si svilupperà come la regina delle fiere dedicate alla ristorazione e più in generale ai consumi, strizzando l’occhio ai prodotti italiani. La parmense Cibus, uno dei colossi espositivi mondiali del comparto food, rimarrà invece la manifestazione di riferimento dedicata al retail. Il protocollo d’intesa, arrivato in un momento quanto mai difficile, è una spartizione di uno dei più importanti mercati fieristici italiani ed è forse il primo vero tentativo di quel “fare sistema” tanto sbandierato come un dogma un po’ ovunque, ma senza che si materializzarsi in azioni significative. Oltre al fatto che si svolgeranno ad anni alterni (Cibus avrà gli anni pari e TuttoFood quelli dispari), la collaborazione tra le due fiere guarda soprattutto al futuro: data 2015. «Nessuna ipotesi di aggregazione, quindi, ma un impegno congiunto per la specializzazione del calendario fieristico – fanno sapere da Fiere di Parma – Cibus rimane la manifestazione di riferimento per il retail nazionale ed internazionale, mentre a Milano lavoreremo insieme per una grande fiera sul fuori casa e la ristorazione, in vista dell’Expo 2015». L’asse Milano-Parma è quindi quanto mai strategico in vista dell’esposizione universale che si terrà, finanziamenti permettendo, nel capoluogo lombardo (che avrà come tema proprio “Nutrire il pianeta”), ma non solo. Come ha espresso in un intervento al Sole24Ore il Presidente del Comitato Tecnico Consultivo di Fiera Milano, Antonio Intiglietta, il rilancio del sistema fieristico passa soprattutto dall’abbandono del forte provincialismo che affligge i poli fieristici e causa una profonda frammentazione del sistema in nome di una cieca salvaguardia delle manifestazioni locali. La concorrenza deleteria nel mercato italiano, si sa, non manca e chissà che all’accordo Cibus-Tuttofood, non seguano altre unioni targate made M.C. in Italy.
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