ANNO 5 • NUMERO 5 • MAGGIO 2010 • € 3,00
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Analisi mercato calzature
Nelle gallerie commerciali le vendite continuano con il giusto passo DOPO INTIMO, GIOIELLERIA E LIBRI ARRIVA LA CONFERMA SUI CANALI CHE SOSTENGONO I CONTI DEL RETAIL
Parola di... Dossier aeroporti Speciale Stazioni Fabio Battiggia • Bergamo-Orio • Tutti i progetti
News primae noctis
UN DISASTRO NON INELUTTABILE
S
empre più d’attualità è il tema dello Stato-padrone che fa il prepotente con i suoi sudditi mentre non si cura di onorare i suoi impegni. Esemplare è un recente servizio di Report: la popolare trasmissione televisiva ha denunciato in maniera molto cruda il fatto che lo stato esattore (ad esempio di tasse non pagate, per impossibilità o dimenticanza) non esita a causare letteralmente il fallimento dell’incauto debitore, applicando tassi da Attilio Befera, Presidente Equitalia Spa usura con feroce determinazione; mentre quando è a sua volta debitore (per l’acquisto di beni o servizi, a volte con gli stessi imprenditori morosi) non solo paga spesso oltre i 180 giorni, oppure non paga mai, ma si rifiuta persino di applicare la sanzione europea del 5% sui pagamenti effettuati oltre i 30 giorni. Inutile dire che la “morosità” della pubblica amministrazione (secondo la Confindustria gli arretrati corrisponderebbero a 70 miliardi, 4 punti di PIL) causa, a cascata, anche analoghi ritardi delle imprese private assegnatarie di lavori pubblici nei confronti dei propri fornitori. Insomma, un vero e drammatico disastro, cui si potrebbe, in nome sia dell’etica pubblica, sia della convenienza economica, porre rimedio subito, anziché sprecare energie (politiche) in azioni incoerenti ed in inutili polemiche.
EDITORIALE
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L’OPINIONE STAZIONI, NUOVI SCENARI PER LO SVILUPPO DEL RETAIL di Paolo Simioni* Siamo impegnati in un significativo progetto imprenditoriale che sta interessando, con importanti opere di valorizzazione, 103 stazioni ferroviarie italiane. Ad oggi abbiamo riconsegnato ai cittadini 55 edifici completa- Paolo Simioni mente rinnovati, più funzionali e dotati di servizi, stiamo lavorando in 19 e in procinto di avviare i lavori in ulteriori 26, con un investimento impegnato di circa 190 milioni di euro. Sin dall’inizio dell’attività abbiamo registrato una costante crescita, sia in termini economici che gestionali, in tutte le aree di business grazie all’apporto, in termini di esperienza e know how, degli azionisti - Ferrovie dello Stato, SaveAeroporto di Venezia, Manutencoop - che hanno creduto e investito in questo ambizioso piano industriale. In particolare, nel quadro dello sviluppo del retail all’interno dei nostri asset, nelle sole stazioni riqualificate nel 2009 abbiamo registrato incrementi sensibili per numero di negozi (+ 160%), superfici commerciali (+ 200%) e per ricavi a regime (+367%). L’attuale scenario economico ha reso necessario adeguare le strategie attraverso l’implementazione di forme di business più flessibili e innovative. Tra queste, il lancio del “Circuito T” con le prime 10 aperture di temporary shop, l’ampliamento del vending, lo sviluppo di catene monobrand tramite accordi con importanti aziende, anche in franchising, il potenziamento del circuito edicole, lo sviluppo di concept innovativi di drugstore e poliambulatori. L’attenzione costante alle esigenze dei clienti ci ha consentito di raggiungere oltre il 70% degli obiettivi economici programmati al 2013 e un risultato di customer satisfaction pari all’86 per cento. *Amministratore delegato Centostazioni S.p.A.
retail&food - maggio 2010 1
Anno 5 numero 5 maggio 2010 Direttore responsabile Andrea Aiello Hanno collaborato Alessandro Barzaghi, Francesca Biagi, Giuseppe Bonomi, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, Marketing & Co., Mario Messuri, Giorgio Mirabelli, David Montorsi, Giorgio Moroni, Luca Neri, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Fabrizio Patti, Enrico Pazzali, Andrea Penazzi, POLI.design, Mario Resca, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Giacomo Terranova, Vittorio Valenza, Eleonora Vallin Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto Segreteria Silvia Pizzi
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Lettori di Retail&Food
Diffusione regionale (aree Nielsen)
5% Enti e Ministeri 15% Servizi
AREA 3
AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
Toscana Marche Umbria Lazio
20% Gestori aree 32% Retail
INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________ LOCALITÀ __________________________ PROVINCIA __________ TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________
8% 19%
NOTE O RICHIESTE _________________________________________
48% 25%
28% Ristorazione
2 retail&food - maggio 2010
Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna
AREA 2
NOME ___________________ COGNOME _____________________ SOCIETÀ _________________ FUNZIONE _____________________
__________________________________________________________ Piemonte Liguria Valle d'Aosta Lombardia
AREA 1
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SOMMARIO
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> n° 5 2010
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News primae noctis - Un disastro non ineluttabile
1
l’Opinione - di Paolo Simioni
1
r&f News
5
Cosa occore sapere per... - di Giulia Comparini
14
Borse e dintorni
16
L'indice di retail&food
17
Osservatorio Prezzi - Ferrovia emilia, tra cultura (e prezzi) differenti
18
Star Trek retail - Destinazione Stefanel
20
Prima pietra - Le Piazze strizza l’occhio a Bologna
24
Taglio nastro - Falsa partenza per I Bricchi
28
Speciale Stazioni - Stazioni italiane: un cantiere da oltre 2 miliardi
30
AdR - Per AdR un ad a vocazione commerciale. E ora?
34
Tutti i segreti dell’indagine parlamentare - Aeroporti non si può che migliorare
35
Dossier aeroporti - Bergamo, Orio al Serio fa scuola
36
Analisi mercato - Scarpe, nelle gallerie commerciali
40
Parola di... - Fabio Battaggia
44
Dossier aree di servizio
46
International - Malaga, un T3 spettacolare
48
A chiare lettere - La battaglia del caffè
52
Stazionario
54
Ferry Porti
56
Succede a NordEst - di Eleonora Vallin
60
La pulce nell’orecchio - di Simone Filippetti
62
La foto
63
Last but non least - Aeroporti: sistema debole, quindi low cost
64
Mercati in fiera - Calendario maggio - giugno 2010
64
r&f news FNAC A I GIGLI…
Lo scorso 15 aprile nello storico centro commerciale I Gigli di Campi Bisenzio è avvenuta l’inaugurazione del nuovo punto vendita nella Fnac, l’ottavo in Italia e il terzo in uno shopping center dopo quelli ne Le Gru di Grugliasco (Torino) e ne Le Porte di Roma. Strutturata su un unico livello, la Fnac ha una superficie di 2.500 mq, uno staff di 75 persone e offre libri, audiovideo e prodotti di elettronica, con un servizio di
RETAIL, A BERLINO DUE PUNTE DI DIAMANTE
C
ome hanno fatto due aziende italiane per la prima volta ad arrivare alla selezione finale del Retail Innovations Award? A parte un negozio di Fornarina a Londra, qualche anno fa, infatti, nessuno spazio commerciale dello Stivale si era mai qualificato. Alla finale del 22 aprile di Berlino, all’interno dell’Oracle World Retail Awards (www.worldretailcongress.com), invece, sono arrivati lo Spazio Ambasciatori di Bologna, dove si coniugano le attività di una delle Librerie.Coop e di Eataly, e il temporary Diablo Rosso Store della Pirelli, a Milano. Ce lo spiega Fabrizio Valente, presidente della giuria degli esperti che ha selezionato i sei finalisti tra i 45 canditati. Tra i giudici per la terza volta, Valente è partner fondatore della società di consulenza Kiki Lab, specializzata nel retail. Che criteri sono stati seguiti per la selezione? Si è cercato di capire se la proposta cambia veramente gli schemi, privilegiando soprattutto l’esperienza del cliente. In questo contesto non si guardano i risultati economici e anche il design è relativamente importante. Il premio è una vetrina per le nuove idee che sono capaci di cambiare le regole.
Quali sono i punti di forza dei due finalisti? Dello Spazio Ambasciatori ha colpito la giuria la capacità di mettere in piedi un proposta molto ben integrata tra l’of- Fabrizio Valente ferta alimentare di elevata qualità, ma anche culturale, di Eataly, e la componente dei libri. Lo studio di Paolo Lucchetta + Retail Design ha creato una commistione tra libri e cibo in tutti i 1.500 metri quadrati e i tre piani. Una forte integrazione c’è anche sul fronte degli eventi. Ha poi colpito la giuria la capacità di fare tale senza rendere questo spazio snob. Lo spazio Diablo Rosso ha un altro stile, trendy milanese, ma è interessante per una marca come Pirelli, per la quale l’esperienza retail è solitamente penalizzata. Il temporary ha permesso di fare uscire il cambio delle gomme dagli spazi un po’ unti delle officine. Al contempo, però, nonostante la presenza dei dj e delle modelle, l’esperienza è stata qualcosa di più di una serata Pirelli, perché ha integrato gli happy hour con il prodotto e il servizio a esso legato. Il doppio arrivo in finale è un segnale della vivacità italiana o dei casi isolati? Credo che segnali l’esistenza in Italia di punte avanzate nell’innovazione, che stanno riducendo i gap storici rispetto ai concorrenti internazionali. Il problema è che rispetto ai mercati esteri, dove c’è poca distanza tra le eccellenze e la pancia del mercato, da noi dietro le punte c’è poco sul fronte del dinamismo. I casi migliori possono fungere da stimolo, ma non sono esempi da trasportare pedissequamente in altri contesti, c’è bisogno di tradurre l’innovazione in business, anche con l’aiuto di società di consulenza. •
Serravalle, con Eni otto aree ad alto servizio La Milano-Serravalle ed Eni hanno trovato un accordo per riprogettare otto aree di servizio, in vista dell’Expo del 2015. Lo ha detto a r&f Massimo Di Marco, amministratore delegato di Milano Serravalle – Milano Tangenziali spa, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della società. Tra le novità ci saranno il wi-fi, la vendita di prodotti farmaceutici e la presenza di eventi culturali come mostre che saranno curate probabilmente dalla Triennale di Milano. Tra qualche mese, ha aggiunto Di Marco, grazie a una collaborazione con l’ospedale San Raffaele, «ci sarà per la prima volta al mondo in un’area di sosta un punto medico aperto 24 ore su 24», all’altezza di Cascina Gobba, a poca distanza dal nosocomio. A breve è anche attesa una gara per l’aggiudicazione sia del servizio oil che di quello non oil nell’area di sosta di Cinisello Sud. La nuova sede della Serravalle (8.000 mq) è ad Assago, nel complesso Business Park e Leisure Centre di Milanofiori, progettato dallo studio olandese Eea, mentre gli interni sono dell’architetto Mariagrazia Pozzi.
biglietteria e internet point. I Gigli hanno nel frattempo registrato il proprio record di presenze con oltre 14 milioni di visitatori nel 2009.
…APPLE FORSE ALLE GRU E A ORIO
Dopo l’apertura di due Apple Store nel centro commerciale Carosello di Carugate (Milano), potrebbe essere la volta di altri due tra gli shopping center più blasonati del Paese: l’Oriocenter di Orio al Serio (Bergamo) e Le Gru di Grugliasco (Torino). Sono ancora indiscrezioni, che la filiale italiana della Apple non conferma, ma neanche smentisce, annunciando che la sicurezza si avrà solo a ridosso del taglio del nastro. Per il sito Macity.net all’Oriocenter i lavori potrebbero partire in estate e l’inaugurazione potrebbe essere prevista già in autunno. A Torino, invece, lo shop potrebbe prendere il posto dello spazio precedentemente occupato da Cisalfa.
retail&food - maggio 2010 5
r&f news UNA FIORENTINA A PISA
ACCESSORIZE, CORSA A DOPPIA CIFRA
Nella seconda metà di aprile nell’aeroporto Galilei di Pisa ha aperto una “bisteccheria”, ristorante di nuova concezione gestito da Servair Airchef. Si trova nel landside e può contenere circa 50 coperti. Il punto di ristoro, spiega Renzo
Nicola Mangini
L Banchellini, responsabile commercial & marketing non aviation dell’aeroporto, si richiama alle trattorie tradizionali, con tanto di tovaglie a quadretti e fiasco di vino impagliato, per lasciare «un ultimo assaggio» di Toscana ai turisti. A giugno è attesa invece l’apertura di una nuova piadineria, mentre lo scorso marzo ha aperto un internet point con dieci postazioni. Nello stesso periodo ha cambiato gestione un negozio multibrand di abbigliamento, New Fashion Gate.
a catena di accessori, borse e bijoux Accessorize, dopo aver chiuso lo scorso agosto l’anno fiscale 2008/2009 con un +20% di ricavi, ha registrato da settembre a marzo una crescita del 16% al Nord e del 18% nel Centro-Sud. Lo comunica l’azienda, dando il merito a una gamma azzeccata grazie a uno staff che dal quartier generale di Londra si sposta in tutto il mondo a caccia di tendenze. Forte di questi risultati, la società (anzi, le due società che dal 2002 gestiscono il retail in Italia, una per il Nord e una per il Centro-Sud) continua la sua espansione: nel 2009 sono stati inaugurati i punti vendita nei centri commerciali le Corti Venete di S. Martino Buon Albergo (Verona), Città Fiera di Martignacco (Udine), Antegnate Shopping Center (Bergamo), Forum Palermo e nel centro città di Lecco. Negli ultimi mesi, invece, il taglio del nastro è avvenuto a
Le Porte di Catania e al Grande Emilia di Modena, e in location cittadine a Napoli e Firenze. Tra il 2009 e i primi mesi del 2010 si sono susseguiti anche spostamenti in punti urbani più felici (a Como e Venezia) e ristrutturazioni, sia in città (Milano, Roma, Torino, Bolzano, Pescara) sia negli shopping center, prima ai Gigli di Campi Bisenzio (Firenze) e prossimamente all’Oriocenter di Orio al Serio (Bergamo). Attualmente, spiega Nicola Mangini, direttore generale di Accessorize Nord Italia srl, sono in corso trattative per l’espansione ulteriore nel Settentrione, ma «preferiamo andare avanti coi piedi di piombo, piuttosto che essere costretti a chiudere dopo qualche anno». Dei 60 punti vendita la metà sono nei mall, dove i negozi si aprono con la formula del franchising, perché, continua Mangini, in questi canali i franchisee trovano condizioni più abbordabili. •
Stock option BUY
NEUTRAL
SELL
RETAIL, REDDITIVITÀ IN RIBASSO
Vendite aumentate del 5,5% ma redditività media scesa dal 3,7% al 2,4 per cento. È il dato di sintesi della ricerca “2010 global power of retailing” di Deloitte. I profitti, secondo il partner di Deloitte Dario Righetti, sono stati influenzati dal «massiccio ricorso alla leva promozionale», una strategia che tuttavia «non potrà essere applicata nel lungo periodo». I ricavi complessivi dei 250 più importanti player del settore sono stati di 3.800 miliardi di dollari per l’esercizio 2008/2009, chiuso il 30 giugno dell’anno scorso. Il numero uno della distribuzione si conferma Wal Mart, con 400 miliardi di dollari di vendite al dettaglio, seguito da Carrefour (128), Metro (99) e Tesco (96). Prima insegna tra le italiane è Coop, con 17 miliardi, al 46esimo posto.
6 retail&food - maggio 2010
Calzedonia Cresce a due cifre il fatturato del Gruppo Calzedonia, cui fanno capo il marchio omonimo oltre a Tezenis, Intimissimi e il neonato Falconeri. Superata per la prima volta, di 6 milioni, la soglia del miliardo di euro. Aeroporto di Bologna Continua a offrire cifre ragguardevoli la crescita del numero di passeggeri dell'aeroporto Marconi di Bologna: a marzo ha volato il 33,5% di viaggiatori in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Autogrill Un contratto mostruoso: 50 anni di attività con ricavi stimati per 6,7 miliardi di euro. A tanto ammonta la concessione delle due prinicipali autostrade canadesi, scoperta nell'uovo di Pasqua dall'azienda guidata da Gianmario Tondato da Ruos.
British Airways-Iberia Fusione annunciata, smentita, confermata, rinviata e infine fatta, o quasi. La firma c'è e da novembre la fusione sarà operativa, anche se gli aerei continueranno a mantenere le due livree attuali. Nasce così il secondo gruppo europeo (dietro AF-Klm), buona fortuna. Adr Aeroporti di Roma e il suo azionista di riferimento, Gemina, sono sempre più vicini visto che “condivideranno” il Presidente, nella persona di Fabrizio Palenzona. Finalmente in arrivo il nuovo ad, Giulio Maleci; a quando l'attesa nomina del direttore commerciale non aviation? Il consumo degli italiani “Le famiglie più povere, giù redditi e risparmio”, titola Il Sole 24 Ore. “Ma i ricchi hanno smesso di piangere”, replica nello stesso giorno la Repubblica. Raggiunto un punto di equilibrio? Mah...
Gianni Alemanno «Ci siamo impegnati a bloccare la creazione dei centri commerciali, tanto che il nostro obiettivo è azzerare tutte le cubature commerciali». Così ha dichiarato il 9 aprile Gianni Alemanno, sindaco di Roma. Quando si fa di tutta l'erba un fascio... Ryanair La compagnia irlandese ne ha sfornata un'altra delle sue: a luglio e agosto spedire un bagaglio costerà di più, da 15 a 20 euro. Un nuovo balzello per chi va in vacanza, un problema in più per lo svolgimento delle operazioni di svolgimento check in, nel periodo di picco del traffico. Sonae Sierra Chiude in negativo il bilancio netto consolidato (-159,9 milioni di euro) di uno dei principali attori della realizzazione e gestione di centri commerciali. In Italia Sonae Sierra sta curando la nascita del centro Le Terrazze di La Spezia.
r&f news ALLE PORTE DI CATANIA H&M E SAVANA
Continuano le aperture di centri commerciali in Sicilia. Il 25 marzo è stato inaugurato Le Porte di Catania, non lontano dall’aeroporto. È uno dei 47 centri gestiti da Gallerie Commerciali Italia spa, società del gruppo Auchan e facente capo ad Immochan e Simon Property Group. Si contano 150 negozi, tra cui le medie superfici H&M, Decathlon, Saturn, Conbipel, Grande Italia, Piazza Italia, Alcott e CasaReady. È anche presente il nuovo format di entertainment Savana Playground. Si tratta di una superficie di 1.000 mq dedicata a giochi elettronici, kididies e attrazioni varie per bambini. All’interno dell'area Pta Group ha realizzato il formato Casa di Baboo (si veda r&f di novembre 2009).
FINO A 320 COLLEGAMENTI PER AIR BERLIN
C
on nuovi collegamenti e il potenziamento di quelli esistenti, questa estate arriveranno fino a 320 i voli settimanali di Air Berlin verso l’Italia, da Germania, Austria e Svizzera. L’espansione del network segue l’acquisizione delle rotte di TUIfly, nel 2009. In una conferenza stampa all’hotel Gallia di Milano l’ad della compagnia tedesca, Joachim Hunold ha detto che l’acquisizione delle rotte di TUIfly ha comportato la conferma degli accordi di co-marketing esistenti con alcuni aeroporti italiani. In precedenza la rete del vettore, che è un ibrido tra carrier tradizionale, low cost e charter, si era ampliata con l’acquisizione di Ltu e con le partecipazioni al 49% nella svizzera Belair e al 49,9% nell’austriaca Niki Luftfahrt GmbH. Nel 2009, con 32,5 milioni di passeggeri, Air Berlin è diventata la quinta compagnia aerea in Europa. Tra i nuovi collegamenti in Italia ci sono Stoccarda-Firenze, Colonia-Pisa e
da Berlino, Stoccarda, Monaco e Zurigo verso Bari, Brindisi e Napoli. Ci sono inoltre le tratte per Milano da Norimberga e Stoccarda e per Rimini da nove aeroporti, anche se non tutti i voli sono diretti. Maggiori frequenze, invece, ci sono nella tratta Norimberga-Venezia e verso Olbia e Catania. •
Il vending di Argenta spopola in Laguna A Venezia la società Argenta installerà nei prossimi mesi 200 distributori automatici food & beverage. Saranno dotati di un innovativo software per il controllo remoto in tempo reale e di una piattaforma elevabile posta sotto i distributori: l’obiettivo è far fronte al più tipico dei problemi di Venezia, quello dell’acqua alta. Ad aprile sono iniziati i primi allestimenti, circa 30 distributori presso i principali punti di affluenza, tra cui le fermate Actv Accademia, Murano e Giudecca. Ulteriori installazioni sono previste presso le banchine di attesa di San Marco e Rialto, oltre che all’uscita della stazione ferroviaria Santa Lucia.
in format
La boutique del tè
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uesto mese abbiamo visitato per voi una vera e propria boutique del tè; Kusmi Tea, nel cuore di Parigi. In questo spazio, aperto dal 1917 e oggi completamente rimodernato secondo i dettami del moderno design, è possibile acquistare e consumare le più pregiate fragranze di tè indiane e cinesi. Il brand, nato in
8 retail&food - maggio 2010
A cura di POPAI Italia, www.popai.it
Russia, dal 1867 commercializza in tutto il mondo tè e tisane d’Oriente per gli appassionati più esigenti, vanta diversi monomarca e un corner d’eccellenza all’interno delle parigine Gallerie LaFayette. Se immaginate questo store come un caffè letterario d’Ottocento siete fuori strada; Kusmi Tea, in Rue Seine, è uno spazio moderno votato all’essenzialità espressiva. Il rosso, tinta predominante, si mescola a vivaci colori pastello; le strutture espositive sono ridotte al minimo al fine di esaltare i prodotti e le confezioni. Allo spazio vendita è intergrata un’area degustazione che consente ai clienti di intrattenersi e rilassarsi sorseggiando un tè pregiato immersi in un’atmosfera moderna.
LAVAZZA, REGALI DAL PARADISO
Sono passati già 15 anni dall’inizio della campagna pubblicitaria televisiva “Paradiso” della Lavazza.
CHEF EXPRESS, TRIS A GENOVA
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innovati i servizi di ristorazione nell’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova. La gara d’appalto indetta per l’occasione era stata divisa in due lotti: il primo comprendeva il bar agli arrivi ed è stato vinto da Marco Polo Food, che già gestisce il punto di ristoro. Il secondo metteva in palio un bar/pizzera al primo piano area landside, un self-service al secondo piano area landside e un bar alle partenze dopo i controlli di sicurezza. Se l’è aggiudicato Chef Express, che subentra a Servair Airchef, con un contratto della durata di 8 anni per un fatturato stimabile in 13 milioni di euro. I marchi inseriti saranno un bar Mokà, un par/pizzeria Chef Express e un self a marchio Gusto. Lo sviluppo dell’aeroporto di Genova (si veda il Dossier aeroporti di gennaio/febbraio) prevede che il landside del piano
partenze si ampli nelle due ali laterali, con le attività di ristorazione che saranno concentrate nella zona ovest. Secondo il progetto cambierà anche l’ingresso al selfservice del secondo piano, che avverrà in futuro dall’airside. Intanto è stata scelta la società di consulenza e auditing Kpmg come advisor nell’iter amministrativo che prevede la cessione del 60% di quote della Società Aeroporto di Genova spa. Azionista di riferimento è attualmente l’Autorità portuale genovese. Tra i possibili acquirenti si parla da tempo del proprietario della Msc, Gianluigi Aponte. A tale proposito il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, al quotidiano La Repubblica ha detto che in lizza c’è anche Costa e che sarà “fondamentale” collegare l’aeroporto alle attività industriali e portuali, rilanciando anche il cargo, fin qui trascurato. •
Per festeggiare, l’azienda lancia il concorso “Beati e Premiati”: saranno in palio oggetti di design per la cucina, con nomi che richiamano l’ambientazione degli spot. Qualche esempio? Dalla moka Santina al set di cucchiaini cheRubini alla poltrona Santapace. Si può partecipare da un sito creato per l’occasione dal 3 maggio al 3 luglio e dal 30 agosto al 31 ottobre 2010.
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r&f news SCALI SARDI, SOLDI E INCHIESTE
Il Consiglio regionale sardo l’8 aprile ha approvato all’unanimità il disegno di legge sulla nuova continuità territoriale. Tre le novità: in primo luogo si aboliranno le disparità tra residenti e non residenti, riducendo le tariffe anche per quest’ultimi. Si incentiveranno poi sia i voli low cost che i charter in bassa stagione: su questo fronte la Regione ha autorizzato la spesa di 19 milioni e 700mila euro per quest’anno, risorse che dal 2011 al 2013 saranno di 24 milioni. L’orientamento dell’assessore ai Trasporti, Liliana Lorettu, sarebbe di coprire le rotte internazionali in regime di continuità territoriale e non con i low cost, ai quali saranno affidate le tratte internazionali. Pochi giorni prima era arrivata una schiarita con Ryanair, dopo che la compagnia aveva sospeso una serie di voli da Alghero. Infine, la Regione parteciperà con 10 milioni alla ricapitalizzazione della Sogeaal (Aeroporto di
LA CONQUISTA DEL MERCATO ITALIANO DI HOSS INTROPIA
H
OSS Intropia, l’azienda di moda fondata a Madrid da Constantino Hernández Durán nel 1994, ha inaugurato il suo primo showroom commerciale per l’Italia a Milano, in Via Carlo Botta 8. Lo show room ospiterà entrambe le linee del marchio spagnolo, la Green Line e la Silver insieme alla collezione accessori che vede per la nuova stagione un aumento significativo nella proposta di calzature; abiti, capispalle e maglieria sofisticata rimangono invece i capi must identificativi del brand. Il nuovo spazio di 300 metri quadrati rappresenta un punto fondamentale per la diffusione nel nostro Paese di questa marca che ha stupito a livello internazionale per i suoi prodotti originali, rivolti a un pubblico femminile cosmopolita. «Hoss Intropia è un brand in forte espansione sul mercato italiano, grazie alla rete di negozi multimarca che apprezzano in maniera sempre maggiore gli articoli offerti dall’azienda spagnola», dice Filippo Marchetti, amministratore delegato di Cocò s.r.l. nonché distributore per l’Italia di Hoss Intropia. «Per il 2010 – continua Marchetti - prevediamo una crescita della presenza di Hoss Intropia in Italia del 40% ed entro il 2012 l’apertura del primo store italiano monomarca». Hoss Intropia oltre ai numerosi punti vendita in Spagna (Madrid, Barcellona, Valencia, etc.) ha intrapreso un importante sviluppo internazionale con negozi monomarca e flagship stores - come quelli di Regent Street e Sloane Square a Londra ed è in oltre presente in mall come le Galeries LaFayette di Parigi. L’azienda vuole proseguire sulla strada delle aperture di boutique monobrand a livello internazionale, così da
PER AUTOGRILL 80 STAZIONI ESSO...
U Alghero), per coprire un buco di bilancio e nella prospettiva di privatizzarne una parte entro il 2011. Altri 2,7 milioni arriveranno dalla finanziaria della Regione Sardegna, Sfirs. Intanto la stessa Sogeaal sta affrontando un’indagine della Procura di Sassari. Riguarda i diritti di imbarco e di sicurezza, che negli anni scorsi non sarebbero stati versati all’Enac come previsto per legge. Con l’ipotesi di reato di peculato sono stati emessi avvisi di garanzia nei confronti dei due ex presidente della società di gestione, Ignazio Marinaro e Gavino Sini.
10 retail&food - maggio 2010
na volta che arriverà il via libera dell’Antitrust, Autogrill, tramite la sua controllata Nuova Sidap, gestirà 80 stazioni di servizio della Esso finora condotti da Se.Stra – Servizi Stradali, azienda del Gruppo Esso. La proprietà delle stazioni rimarrà della società petrolifera, che manterrà il marchio per le vendite oil, mentre per quelle non oil ci sarà il brand di Autogrill. Delle 80 stazioni, 65 saranno su rete ordinaria e 15 su rete autostradale. Un’altra operazione in atto da parte di Esso prevede invece l’affidamento a un grossista, ancora da individuare, della fornitura di circa 80 punti vendita nell’area geografica di Vicenza e Verona, nella quale acquisterebbe anche gli asset. Tale grossista si rifornirebbe esclusivamente da Esso. •
espandere la rete di vendita al dettaglio diretta: ne sono testimonianza le recenti aperture a Londra in Long Acre St.,Covent Garden, e Riyadh-Saudi Arabia, cui seguiranno nei prossimi due anni altre aperture, tutte su posizioni di alto livello. L’espansione internazionale è supportata da una cura sempre maggiore per il design delle boutique e da una ricercata campagna pubblicitaria, con testimonial di eccezione, come Elettra Wiedemann Rossellini e l’attrice Maria Valverde. •
...E UN CONTRATTO A NOVE ZERI IN CANADA
A
utogrill, attraverso la divisione americana HMSHost, ha ottenuto la gestione di 23 aree di servizio in Canada, lungo le autostrade 400 e 401, le più trafficate del Paese. I ricavi stimati per HMSHost sono di 100 milioni di dollari canadesi (73 milioni di euro) all’anno e di 9 miliardi di dollari canadesi (6,7 miliardi di euro) per l’intero periodo di riferimento, pari a 50 anni. L’accordo è stato siglato con il ministero dei Trasporti dell’Ontario, in joint-venture con la società canadese Kilmer Van Nostrand Co. Limited. Delle aree di servizio, 16 sono già gestite da HMSHost, mentre 7 sono nuove. Saranno tutte ricostruite secondo standard ambientali avanzati (certificazione internazionale Leed Silver) e avranno servizi aggiuntivi come la connessione wi-fi, il Tourism Center per le informazioni ai viaggiatori e zone dedicate agli animali domestici. Le prime sette strutture saranno operative dall’autunno del 2013. Entro il 2013 ne saranno inaugurate altre 13, mentre le ultime tre saranno riammodernate dopo il 2018. Tra i marchi della ristorazione previsti ci sono sei operatori locali e diversi brand internazionali, come Burger King, Brioche Dorée, Starbucks Coffe, Quiznos Sub, Kentucky Fried Chicken. •
r&f news COGEST, TRA NUOVO E USATO-SICURO
In una fase di mercato dove oltre a pianificare i nuovi sviluppi è necessario consolidare quelli in attività, Cogest si è aggiudicata la gestione del centro commerciale Il Casale e ha provveduto ad avviare i lavori di restyling in altri due shopping center. Il complesso aperto a San Cataldo (Cl) lo scorso 29 marzo, di proprietà di Sercom Spa e commer-
cializzato da Jones Lang LaSalle con la collaborazione di Mall System, conta 62 negozi e 20mq di gla. Tra i brand più importanti si annoverano l’iper Carrefour (terzo per grandezza nella regione), Decatlhon, Expert – Gruppo Papino, Papino Brico Il Fai da te per te e Natì. I progetti in fase di ammodernamento riguardano il centro commerciale PiazzaGrande, che ha inaugurato i lavori di restyling il 22 febbraio, e a breve dovrebbero partire quelli di La Grande Mela Shoppingland. Le fasi di intervento dovrebbero essere completate rispettivamente entro giugno e novembre di quest’anno.
12 retail&food - maggio 2010
GARA PER NOVE A FONTANAROSSA
C
’è tempo fino al 12 maggio – non quindi il 19 aprile come comunicato in precedenza – per presentare le offerte per nove attività tra retail e food nell’aeroporto di Catania. In zona arrivi area landside i lotti riguardano un servizio di noleggio con conducente, un’area per giochi, lotterie e gratta e vinci e una parafarmacia (di 35 mq, ricavata da parte della libreria). Negli arrivi in airside la gara è per un distributore automatico di spremute di frutta (agrumi). Nella torre per uffici, appena aperta al pubblico dopo anni di tentativi, nel landside, il lotto riguarda invece un “ristorante panoramico, american bar, piano bar e sala fumatori”. Nella zona partenze, infine, nel landside è in gara la concessione di un bancomat, mentre in airside un negozio di abbigliamento per uomo, uno per donna e un punto vendita per pelletteria e borse. Non ci sono ancora indicazioni, invece, circa il destino della vecchia aerostazione, adiacente a quella attualmente in uso. Sono in corso studi sulla resistenza strutturale. •
AEROPORTI 2010, IL SECONDO REPORT COMMERCIALE DI RETAIL&FOOD
È
finalmente disponibile la seconda, attesa edizione del Report, un innovativo strumento di lavoro per chi opera in aeroporto o desidera valutare le opportunità di questo innovativo canale. I principali dati di traffico e commerciali dei più importanti scali del mondo. L'andamento del sistema aeroportuale italiano e, come per la prima edizione, un'interessante e vivace rassegna di schede tecniche sulle società di gestione dei più importanti aeroporti nazionali e sui principali operatori della ristorazione, del retail e dei servizi. Organigrammi, dati di bilancio (2008), informazioni utili e curiosità. Il Report è in vendita presso edicole aeroportuali e autostradali, per ordinare copie via posta (10 euro + costi di spedizione): info@retailfood.it •
ROSSOPOMODORO CERCA PARTNER
S
econdo quanto ha rivelato la società di servizio MergerMarket (gruppo Financial Times) e ripreso Il Denaro di Napoli, i fondatori della catena Rossopomodoro stanno cercando acquirenti e sono pronti a cedere il pacchetto di maggioranza. L’advisor Banca Imi ad aprile ha sondato l’interesse di potenziali investitori industriali e finanziari e li inviterà a presentare un’offerta per l’insegna che fa capo al gruppo Sebeto. Secondo quanto riporta MergerMarket, interessati potrebbero essere i fondi specializzati nel
Una settimana all'aeroporto «...il Terminal 5 di Richard Rogers possiede la prerogativa di tutte le architetture ambiziose: creare, e non riflettere, un'identità. Il suo scopo è sfruttare quell'ora, o poco più, che i passeggeri trascorrono al suo interno (...) per illustrare a loro beneficio ciò che il Regno Unito sarebbe potuto diventare, e non ciò che troppo spesso è». Autore di questa impegnativa considerazione è lo scrittore Alain de Botton che la scorsa estate ha ricevuto da BAA – la società che controlla lo scalo londinese di Heathrow – un insolito incarico: trascorrere un'intera settimana negli spazi del nuovo Terminal 5. Osservare, prendere appunti, raccogliere idee, umori e sensazioni per realizzare un libro basandosi su questo materiale. In Italia lo pubblica Guanda, si intitola “Una settimana all'aeroporto” (130 pp., 13 €), si legge di un fiato e fa del nostro viaggiare/lavorare in aeroporto... una bella storia.
settore alimentare in Europa occidentale Lion Capital e Change Capital Partners, ma anche la catena di ristoranti “multi-brand” Tragus (153 punti vendita). Il valore della holding del gruppo, Vesevo, avrebbe un valore stimato in 40 milioni di euro. Il 47% delle azioni è controllato dal fondo di private equity Quadrivio che intende cedere le quote entro fine anno, un’operazione che rientra nella natura dei fondi. Anche i tre soci fondatori, Franco Manna (presidente), Roberto Imperatrice e Pippo Montella (entrambi amministratori delegati) sono disponibili a «cedere il pacchetto di maggioranza, salvo rientrare nel business magari utilizzando una leva finanziaria», come sottolinea Il Denaro. Altre fonti vicine all’azienda fanno notare come non ci sia una reale intenzione di cedere la maggioranza delle azioni, ma che la mossa servirebbe ad attirare i possibili soci e a verificare il valore sul mercato del gruppo. •
retail&food - maggio 2010 13
r&f news BIG STORE GALLERY, IL RETAIL È “GREEN”
Sembrerebbe un’operazione di marketing ma non la è. Lo scorso marzo ha aperto i battenti il primo centro commerciale eco-compatibile ad Alba (Cuneo). Sul fronte dell’offerta retail il Big Store Gallery, realizzato da Gruppo Dimar, include l’omonimo ipermercato da 4.500 mq, con 30mila referenze commercializzate (di cui una parte a km zero) tra food e non food, e 15 negozi. Ma il valore aggiunto è rappresentato dal basso impatto ambientale della struttura, dotata, tra le varie soluzioni, di pannelli solari per la produzione di acqua calda, di isolamento termico, di lampade a basso consumo, di ampie vetrate e di pareti rivestite con listelli di legno di recupero e di vernici naturali. Inoltre tutti i macchinari sono tarati sul minor consumo possibile permettendo un risparmio stimato di 83mila Kwh all’anno.
CERCHIAI NEO PRESIDENTE DI ATLANTIA
Cambio al vertice di Atlantia, già Autostrade spa: dopo otto anni Gian Maria Gros Pietro lascia la presidenza a Fabio Cerchiai. Confermato, invece, Giovanni Castellucci nel ruolo di amministratore delegato, così come il resto del consiglio di amministrazione, in scadenza di mandato. Cerchiai, 66 anni, dal 2005 è nel cda della cassa-
forte dei Benetton, Edizioni srl, che controlla Sintonia, a sua volta il principale azionista di Atlantia. La figura di Cerchiai risulta gradita sia ai Benetton sia agli altri soci di Atlantia: Assicuratori Generali, di cui è stato amministratore delegato dal 1997 al 2002 (dal 2001 anche vicepresidente) e la Fondazione Crt, che ha di recente rilevato un pacchetto del Leone di Trieste.
14 retail&food - maggio 2010
cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
Le clausole relative alle spese
L
e clausole relative alle spese ordinarie e straordinarie sono sempre più spesso oggetto di confronto e di negoziato tra le proprietà dei Centri ed i singoli operatori commerciali. Le proprietà tendono infatti assai spesso a caricare sull’operatore, di solito pro quota con alcuni correttivi, tutte le spese ordinarie e straordinarie relative alle manutenzioni del Centro Commerciale, nonché le spese promozionali, con la sola eccezione delle spese relative alle parti strutturali. D'altro canto gli operatori commerciali (soprattutto quelli con forza contrattuale maggiore) tendono a limitare le spese alle sole manutenzioni straordinarie e, sempre più frequentemente, richiedono che sia pattuito un “cap” con riferimento alle spese, incrementabile annualmente sulla base di valori percentuali predeterminati ovvero del semplice incremento Istat seppur con alcune eccezioni. Le ragioni di ciò sono molteplici. Per la proprietà, la necessità di mantenere il più possibile la libertà di scelta nella gestione del Centro e, conseguentemente, la libertà di realizzare certe migliorie, investire in pubblicità per dare maggiore visibilità al Centro. Per l’operatore commerciale, la necessità di controllare i costi dei propri esercizi al fine di prevenirne un incremento incontrollato e imprevisto. La divergenza degli opposti interessi delle parti si acutizza maggiormente in periodi, quale è appunto quello che abbiamo attraversato e, in parte, stiamo ancora attraversando, in cui, da un lato, gli operatori commerciali subiscono una flessione dei ricavi derivanti dalle loro attività e, dall’altro lato, le proprietà dei Centri intraprendono operazioni di re-fitting e talvolta anche di ampliamento e tendono maggiormente ad investire in pubblicità per tenere alto il nome del Centro e renderlo maggiormente appetibile al pubblico dei consumatori. In alcuni Centri Commerciali la scelta delle proprietà è stata quella di delegare agli stessi operatori commerciali la gestione di certe attività (per lo più promozionali ma non soltanto) attraverso la creazione di Consorzi con attività esterna, che hanno appunto il compito di deliberare nelle materie loro attribuite ed anche di raccogliere i fondi necessari dai singoli operatori per realizzare gli interventi deliberati. In tale ipotesi la negoziazione da parte dei singoli operatori commerciali di cap sulle spese nei rispettivi contratti è evidentemente più complessa posto che
Nuovi corsi per Confimprese A maggio e giugno partono tre nuovi corsi di formazione curati da Confimprese. Il 4 e 5 maggio si svolgeranno le lezioni sul “Managerial accounting”, in collaborazione con Studio Associato Gafaro Bracco. La partecipazione costa 850 euro. Il 27 dello stesso mese sarà il turno del “Visual merchandising”, in collaborazione con Logotel (500 euro). Il 16 e 17 giugno, invece, si terrà il corso per “Negoziatori internazionali” (1.400 euro), con docente Enzo Losito Bellavigna. co-fondatore del Forum Negoziati Made in Italy. Sono previsti sconti per gli associati e promozioni.
la Proprietà perde, almeno in parte, il controllo sulla gestione di tali attività. Sotto il profilo strettamente legale, la ripartizione delle spese è regolata nell’ambito delle locazioni commerciali ove è previsto l’obbligo del locatore di eseguire tutte le riparazioni necessarie, eccettuate quelle di piccola manutenzione, che restano a carico del conduttore. Le riparazioni di piccola manutenzione vengono poi identificate dal nostro legislatore in tutti quegli interventi dipendenti da deterioramenti prodotti dall’uso del bene. In altre parole soltanto la manutenzione ordinaria, intesa come mera conservazione del bene, come riparazione prevedibile entro un certo lasso di tempo e che comporta una spesa modesta rispetto al valore ed al reddito del bene medesimo è posta dalla legge a carico del conduttore. Anche in materia di affitto di beni produttivi il nostro codice prevede che le riparazioni straordinarie nel corso del rapporto siano di competenza del locatore/affittante. Nella realtà dei rapporti contrattuali all’interno dei Centri Commerciali, quale che sia la tipologia di contratto utilizzata, la situazione è, come abbiamo detto, ben diversa proprio per la necessità delle proprietà di gestire una struttura complessa che raccoglie una serie di esercizi, la cui corretta manutenzione e funzionamento va a diretto beneficio degli stessi operatori che vi esercitano l’attività. Non a caso infatti il nostro legislatore, quando ha redatto le norme sopra richiamate, aveva in mente una realtà ben diversa da quella attuale.
Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
r&f borse e dintorni Starbucks in contanti Dopo una salutare cura dimagrante, con la chiusura di decine di locali, i conti della più importante catena di caffetterie USA vanno a gonfie vele. Ultima conferma l'annuncio che, non solo agli azionisti spetta un dividendo di 10 centesimi ad azione, ma che questo verrà pagato cash. Un'operazione che in totale riguarderà quasi il 40% dei profitti, per circa 305 milioni di dollari. Caffè trasformato in oro...
Swatch vuole Bulgari? Durante l'ultima edizione di Baselworld, il più importante salone al mondo dedicato a oreficeria e orologeria, Swatch è stata al centro delle cronache per le numerose novità presentate. In particolar modo ha riempito i taccuini dei cronisti la notizia che la casa svizzera starebbe valutando ipotesi di acquisizioni. Una di queste potrebbe interessare Bulgari? No, “ma si è discusso di combinazioni azionarie di qualunque tipo...”.
Ma il 2009 della maison è da dimenticare Nel quarto trimestre 2008 Bulgari faceva segnare un utile netto di 5,7 milioni di euro. Per lo stesso periodo del 2009 il risultato è negativo, per ben 13,6 milioni. Numeri che disegnano chiaramente la situazione finanziaria della maison romana del lusso che in complesso registra una perdita netta per il 2009 di -47,1 milioni di euro (+82,9 milioni nel 2008). Molto più incoraggiante il calo registrato nell'indebitamento, sceso a 216,8 milioni, rispetto ai 303,6 dell'anno precedente.
A Benetton cala il dividendo Il cda di Benetton approva il bilancio 2009, con un rilevante calo dell'utile netto, diminuito del 21,3% (122 milioni di euro) e una conseguente contrazione del dividendo riservato agli azionisti. Dagli 0,28 centesimi di euro dell'esercizio 2008, si scende a 0,23 centesimi. Intanto l'anno in corso è cominciato con ricavi del primo trimestre sostanzialmente in linea con lo stesso periodo del 2009.
Il 2009 di Alitalia Sono ben 236 i milioni di euro cui assomma la perdita netta dell'esercizio 2009 di Alitalia. Secondo i vertici di Cai, grossa parte delle perdite afferisce al primo semestre, mentre il secondo farebbe risaltare un sostanziale pareggio. In netto miglioramento invece i dati non finanziari: il load factor medio del secondo semestre ha raggiunto il 71%, contro il 59% dei primi sei mesi. Ottimi risultati anche per la puntualità, secondo “Ticino finanza” nel mese di gennaio Alitalia è stata la compagnia europea più puntuale.
Della Valle crede in Saks Continua senza sosta l'acquisizione di azioni Saks da parte di Diego Della Valle, che oggi è arrivato a detenere quasi il 10% del gruppo dei grandi magazzini del lusso statunitensi. Pare non si tratti di un'operazione meramente finanziaria ma piuttosto di un reale tentativo di acquisire il potere sufficiente in cda per arrivare a determinare il rilancio della catena Usa. Dopo la sofferenza dello scorso anno, i segnali per i primi mesi del 2010 sono positivi e a goderne, tra gli altri, è lo stesso Della Valle che con i suoi brand è anche uno dei migliori fornitori.
16 retail&food - maggio 2010
Ferragamo, la griffe sulla Borsa A Firenze, dopo le scarpe si pensa alla Borsa, quella con la “b” maiuscola. La crescita della celebre firma del lusso deve presto trovare strada e il bivio in cui si trova la società può portare verso l'acquisizione di nuovi soci o, più probabilmente, allo sbarco in Piazza Affari. Nel primo caso si può ipotizzare l'ingresso di un fondo di private equity nel capitale, ma l'ipotesi privilegiata resta la quotazione. Certo il momento non è dei più favorevoli, ma nel segmento del lusso il settore delle calzature ha sofferto molto meno di altri.
indice retail&food 2010 La ripresa (delle borse) si consolida G
li indici di borsa continuano a salire: l’Italia riesce a passare in territorio positivo, anche se di un soffio; l’indice Morgan Stanley mondiale sta quasi per approdare al +5 per cento. Ancora meglio fa l’indice ponderato R&F, che oltrepassa il +27%, performance cui hanno dato il loro contributo praticamente in egual misura sia quello food sia il comparto retail. Mentre il food presenta ovunque nel mondo valori positivi di grandezza pressoché omogenea (ma spiccano in particolare Dine Equity e Starbucks), il retail ha un andamento più articolato: non mancano infatti alcuni titoli in sofferenza (come Damiani, Safilo e Stefanel: tutti italiani, chissà perché) ma sono largamente compensati da titoli in forte ascesa, tra i quali spiccano i “soliti” Nike, Ralph Lauren e Tod’s. Anche se dobbiamo sottolineare che stiamo parlando di anda-
HOLDING
mento delle borse e non dell’economia reale, teniamo a dire che chi avesse investito nei nostri titoli 100 euro al primo gennaio, oggi se ne troverebbe in tasca quasi 128: mica male per i tempi che corrono!
PRINCIPALI SOCIETA' MARCHI POSSEDUTI
AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD’S PAPA JOHN’S STARBUCKS YUM BRANDS
Hms Host, Aldeasa, Alpha Group, World Duty Free
AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI DUFRY GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA
Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Reebok United Colors, Sisley
LVHM
Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain
NIKE PPR RALPH LAUREN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD’S
Red Lobster, Olive Garden Applebee’s, House of Pancakes Bistro romain, Hippopotamus, Maitre Kanter
KFC, Pizza Hut, Taco Bell
Valentino, Permira Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti
Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
Omega, Longines, Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay
QUOTAZIONI AL MERCATO 31-12-09
13-04-2010
Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse
8,82 19,03 35,25 24,90 3,61 62,66 24,03 16,20 35,20
9,33 21,89 46,89 42,27 4,22 68,53 27,88 24,49 40,78
105,78 115,03 133,02 169,76 116,90 109,37 116,02 151,1 115,85
Italia Xetra Italia Italia Italia Svizzera Italia Xetra Xetra Italia
0,52 37,77 6,24 5,75 1,06 70,10 4,82 20,22 43,01 18,05
0,41 41,10 6,26 6,35 0,96 82,25 5,14 22,25 50,21 20,63
78,85 108,82 100,32 110,43 90,57 117,33 106,64 110,04 116,74 114,29
Francia
79,69
90,40
113,44
Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia
46,14 82,76 56,89 23,37 0,58 0,35 175,73 43,72 36,01
75,63 105,35 89,47 29,30 0,49 0,28 232,60 49,81 55,24
163,91 127,30 157,27 125,37 84,48 80,00 132,36 113,93 153,40
23,28 301.183
125,99 128,00 127,50 100,17 104,96
INDICE FOOD INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY
100,00 100,00 100,00 23,24 286.959
INDICE
L’indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.
retail&food - maggio 2010 17
osservatorio prezzi
FERROVIA EMILIA, TRA CULTURE (E PREZZI) DIFFERENTI C osì vicine nello spazio eppur così distanti come stile. Soltanto un’ora con l’Alta Velocità, circa 2 ore e tre quarti con il treno regionale ma soprattutto una strada storica, la Via Emilia, che le unisce passando attraverso piccole/medie città e paesi di campagna. “Sballottato” a destra e a manca si registra un continuo flusso di pendolari. Proprio a questo bacino si rivolgono con la propria offerta food, e non solo, gli esercizi commerciali delle stazioni interessate, dove si annota una presenza diffusa dell’operatore Cremonini – Chef Express. Per comprendere le peculiarità dei listini proposti nei vari terminal ferroviari posti lungo la via Emilia, l’osservatorio prezzi di questo mese analizza i punti di ristoro degli scali lombardi di Milano Rogoredo e Lodi e quelli emiliani di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna Centrale. Prima di prendere in esame ogni singolo caso, a livello generale appare come primo elemento la presenza di un solo esercizio in ognuna delle medie stazioni (nei casi di Modena e Reggio Emilia sono inclusi nella medesima location i brand Chef Express e McDonald’s con prodotti non sovrapponibili). A Bologna se ne contano due più un self-service. In secondo luogo è sfatato il mito della Lombardia come regione più “cara” poiché tra gli scali gestiti da Centostazioni è quello di Parma a registrare il maggior numero di referenze dal prezzo più elevato, ben 6 su un paniere di 17 prodotti. Seguono Modena e Milano Rogoredo con 5 item top price. Sul fronte opposto, l’esercizio con le soluzioni più economiche tra quelle visionate è quello di Lodi in ben 9 casi. Diverso per importanza e per volume di traffico è il caso di Bologna Centrale, che sia con il bar Benvenuti a Colazione che con il punto La Bottega del CaffèCibiamo conta 7 referenze high cost per ogni locale.
Rogoredo e Lodi, fuori Milano i listini calano Rogoredo può definirsi la porta sud di Milano, il confine tra la cementifi-
18 retail&food - maggio 2010
cazione selvaggia, vedi il progetto di Santa Giulia – Montecity, e la natura ordinata. Al di qua del confine cittadino si trova il terminal ferroviario. L’offerta food presa in analisi è quella proposta ad altezza binari dal punto Bricco Caffè di Airest, dove si annoverano i prezzi più elevati del campione per 5 referenze e soprattutto nel settore del salato. Il panino più economico costa 3,30 euro, quello più costoso 4,30 e il trancio base di pizza 2,90. Tra le altre merceologie spicca il croissant base a un euro (prezzo registrato anche in altre stazioni). La referenza più a buon mercato è il cappuccino che costa solo 1,20 euro. Quindici minuti a sud, con il regionale di Trenitalia, o a circa 30 minuti con il Suburbano delle Ferrovie Nord si arriva a Lodi. Il bar Buffet di Lodi è quello più conveniente all’interno del nostro campione, in particolare con il croissant (0,90 €), il toast base (2 €), il trancio di pizza base (2 €), la pet da 50 cl di acqua (1 €), la lattina di Coca Cola da 33 cl (1,90 €), la birra in lattina/bottiglia da 33 cl (2,10 €), la birra alla spina piccola da 20 cl (1,90 €), la Red Bull in lattina (2,50 €) e il Magnum Algida Classic (1,50 €).
Nel Ducato, Parma è la più cara
Stessi marchi: Reggio low cost, Modena no
Oltrepassato il Po, in pochissimi minuti si arriva a Piacenza. La città di confine tra le due regioni si presenta abbastanza economica nelle referenze più diffuse. Presso il punto Chef Express della stazione il caffè costa solo 80 centesimi, il cappuccino 1,20 euro, il decaffeinato 1 euro, il croissant 90 centesimi e il panino più farcito 3,2 euro. Al contrario si presentano come particolarmente costosi il toast e la bottiglietta d’acqua da 50 cl, per i quali occorrono rispettivamente 3,1 e 1,2 euro. Le altre referenze si collocano nella media. Parma si conferma invece una città dall’elevato costo della vita. Se in 5 casi su 17 offre i prezzi meno alti, ma con variazioni minime rispetto ai competitor se non per il panino semplice (1,6 €), in ben 6 casi il Buffet della stazione (incluso nella parte vecchia del terminal) espone i prezzi più onerosi specialmente nell’ambito delle bevande calde e fredde (caffè, Coca Cola da 50 cl e da 33 cl e Red Bull). Tra questi risalta quello per il prodotto energetico che costa 3,50 euro, circa 60/70 centesimi in più rispetto agli altri bar presi in analisi.
Città dalla tradizione più rurale, Reggio Emilia mantiene un profilo di listini contenuto. Con ingresso sia sull’interno che sull’esterno della stazione, il locale per la ristorazione presenta Chef Express e McDonald’s. Come già anticipato, le due insegne non si fanno concorrenza nell’offerta per cui il brand di fast food non dispone di macchina per il caffè e di prodotti per la colazione. Per questo motivo la nostra analisi si sofferma sulla proposta di Chef Express. Qui i maggiori risparmi si trovano sul caffè d’orzo, su quello decaffeinato, sul croissant e sul panino di maggiore quantita/qualità mentre il prezzo più elevato si annota per il toast (3,10 €, come per il punto Chef Express di Piacenza). Vicinissima a livello chilometrico ma lontana sul fronte prezzi, Modena ospita un punto di ristorazione a brand Chef Express e McDonald’s (anche in questo caso non si fanno concorrenza), particolarmente curato nel design ma decisamente più expensive. Caffè, decaffeinato, croissant, pet da 50 cl di acqua, Birra da 33 cl sono i più cari del campione (in 4 casi su 5 a pari prezzo con altri locali).
Stazione ferroviaria
MILANO ROGOREDO
LODI
PIACENZA
n° di bar ristoranti
1
1
1
Prezzo in €, esercizio BRICCO CAFFÈ
Prezzo in €, esercizio BUFFET DI LODI
Prezzo in €, esercizio CHEF EXPRESS
Caffè Cappuccino Caffè d’orzo Caffè decaffeinato Croissant (base) Panino (più economico) Panino (più costoso) Toast (base) Pizza (trancio base) Acqua (pet 50 cl.) Coca Cola (pet 50 cl) Coca Cola (33 cl lattina) Birra (lattina/bottiglia 33 cl) Birra (spina piccola 20 cl) Chewing-gum (confezione più econ.) Red Bull lattina Magnum Algida Classic Prezzo più alto
Prezzo più basso
0,90 1,20 1,00 1,00 1,00 3,30 4,30 2,70 2,90 1,00 2,30** 2,00 2,70 2,30 1,10 2,70 1,60
n.d.= non disponibile
*= Burn
1,00 1,30 1,20 1,10 0,90 2,50 3,50 2,00 2,00 1,00 2,10 1,90 2,10 1,90 1,00 2,50 1,50 **= Pepsi
***= Astuccio
0,80 1,20 1,10 1,00 0,90 1,90 3,20 3,10 2,40 1,20 2,20 n.d. 3,50**** 2,10 1,10 2,70* 1,80 ****= Bottiglia
Bologna Centrale, tra fast e slow food Un discorso a parte merita il terminal ferroviario del capoluogo di regione dell’Emilia Romagna. La stazione gestita da Grandi Stazioni ospita tre zone specifiche per la ristorazione: un’area bar con i brand Benvenuti a colazione-Dispensa Emilia collegati tra loro e posizionata vicina ai binari tra il nucleo centrale e il piazzale ovest, un punto McDonald’s-La Bottega del Caffè-Cibiamo ubicato nel complesso del terminal con ingresso sul lato est della piazza antistante e un self service RistoDlf nella parte est lungo i binari. La nostra
analisi si è concentrata sui primi due, ma è interessante segnalare come il locale self service esponga prezzi molto competitivi. Oltre alla bottiglietta d’acqua da 0,5 l a soli 80 centesimi e alla bibita in lattina a 1,50 euro, i menù disponibili sia a pranzo che a cena con coperto/pane, primo, secondo e contorno hanno un listino standard di 7,50 euro. Per 25 cl di vino occorrono 2 euro e per la frutta 1,50 euro. Tornando ai primi due punti di ristoro, presso Benvenuti a Colazione-Dispensa Emilia si evidenzia il prezzo del cappuccino e del Magnum Algida Classic, per i quali occorrono rispettivamente 1,5 e 2 euro. Il locale
posizionato sul lato piazza espone i listini più salati soprattutto per il chewing-gum (2 €, ma si segnala che il prodotto in questione è un astuccio), per il gelato Algida Classic (2 €) e per la birra spina piccola (2,5 €).
Conclusioni I circuiti di Grandi Stazioni e Centostazioni si stanno rinnovando. Questa fase include ovviamente anche i punti della ristorazione, che nei casi di Reggio Emilia e Modena si propongono con l’abbinata McDonald’s-Chef Express e con locali accoglienti, dotati di numerose sedute e dal design ricercato. In altre stazioni, come a Lodi e Parma (che includerà a
PARMA
REGGIO EMILIA
MODENA
BOLOGNA CENTRALE
1
1
1
2
Prezzo in €, esercizio BUFFET DELLA STAZIONE
Prezzo in €, esercizio CHEF EXPRESS
Prezzo in €, esercizio CHEF EXPRESS
1,00 1,40 1,00 1,00 1,00 1,60 3,30 2,20 n.d. 1,00 2,50 2,20 2,20 2,20 0,90 3,50 2,00
0,90 1,25 1,00 1,00 0,90 2,00 3,20 3,10 2,50 1,10 2,30 n.d. 2,50 2,20 1,90*** 2,90* 1,80
1,00 1,30 1,10 1,10 1,00 2,00 3,20 2,50 n.d. 1,20 2,40 n.d. 3,60**** 2,20 1,90*** n.d. 1,90
breve anche una piadineria nella parte Temporary Station) siamo di fronte ai “classici” bar cittadini. Meno standardizzati nel layout ma forse più espressivi della realtà locale. I prezzi più convenienti si trovano però fuori dai bar e più precisamente lungo i binari. Le macchinette del vending Self Bar offrono l’acqua da 0,5 l a 1 euro, la Red Bull a 2 euro, la birra Moretti in lattina da 0,33 cl a 1,5 euro, la Coca Cola a 1,5 euro e ancora il caffè espresso normale o lungo a 60 centesimi e le altre bevande come cappuccino, cioccolata o tè a 80 centesimi. Soluzioni proposte soprattutto per l’acquisto di impulso A. P. dei pendolari.
Prezzo in €, esercizio BENVENUTI A COLAZIONE
Prezzo in €, esercizio BOTTEGA DEL CAFFE-CIBIAMO
1,00 1,50 1,10 1,10 1,00 3,00 3,90 2,20 n.d. 1,20 2,50 n.d. 2,90 2,00 1,00 2,50* 2,00
1,00 1,30 1,10 1,10 1,00 3,00 3,50 2,20 2,00 1,20 2,00 n.d. 3,50 2,90 2,00*** n.d. 2,00
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Star Trek retail
S
tefanel ha chiuso in questi primi mesi un 2009 difficilissimo. Il Gruppo veneto con sede a Ponte Piave (TV), uno dei maggiori player nel settore dell'abbigliamento, quotato in Borsa, ha registrato perdite per 48,7 milioni di euro a fronte dei 20 del 2008 confermando un andamento negativo anche sugli altri indici di bilancio. Ecco un assaggio: i ricavi netti si attestano su un 181,9 milioni con un meno 33,2 sull’anno precedente e non meglio va per il margine operativo lordo (EBITDA) che scivola a -34 milioni, in caduta libera rispetto ai +2,4 milioni del 2008, né per il risultato operativo netto (EBIT) che segna un -50,5 milioni (era a -13,4 milioni). Peggiorano pure la posizione finanziaria netta, negativa per 80,2 milioni (era 73,2) e il rapporto tra indebitamento netto e mezzi propri: 2,07 l'anno scorso a fronte di un 0,89 nel 2008.
A Ponte Piave vedono rosso Un anno da fare tremare le vene ai polsi al management della company trevigiana, aggravato da un trend che vede il rosso negli ultimi tre anni (-26,7 milioni nel 2007): Giuseppe Stefanel, presidente, figlio del fondatore e attuale patron dell’azienda con il 53% circa delle azioni (a ruota la sorella Giovanna con il 10% e gli spagnoli del fondo spagnolo Bestinver con il 15% circa, ad altri
DESTINAZIONE
STEFANEL azionisti <2% va il restante) però non cambia la rotta e punta tutto sul piano industriale triennale le cui linee guida sono già state individuate e rappresenteranno il punto di partenza anche per la revisione del debito, i cui accordi di standstill (moratoria) concessi dalle banche creditrici sono stati allungati fino fine aprile. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo 50 milioni di euro di aumento di capitale, che dovrebbe, se tutto va per il verso giusto, essere lanciato quest’estate: una cifra di tutto rispetto, doppiamente in questi momenti di vacche magre, in cui
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le banche fanno fatica ad aprire i rubinetti del credito. Soprattutto perché poco meno di due anni fa l’azienda aveva perfezionato una ricapitolazione di 40 milioni, e venduto lo scorso settembre le attività tedesche della ex controllata Hallhuber (marchio d'abbigliamento con circa 93 punti vendita in Germania) con un rientro di 25 milioni per fare cassa. Ma non basta ancora: Stefanel ha ancora bisogno di liquidità per ripianare le perdite e reperire risorse necessarie a investire nel rilancio. Insomma, si cammina sul filo del rasoio e Giuseppe Stefanel, il primo
azionista, si è impegnato a fare la sua parte, insieme alla sorella Giovanna e dell’investitore iberico che hanno dato disponibilità di massima, subordinata all'esame del piano di rilancio. Ma la possibilità di successo dell'operazione finanziaria dipende dalla garanzia delle banche creditrici (il pool è composto da Antonveneta-Mps, Intesa SanPaolo e Unicredit), che non hanno ancora visto la sperata ripresa dei profitti dopo la ricapitalizzazione del 2008. La volontà di collaborazione comunque pare non manchi, anche perchè secondo le proiezioni in mano agli istituti di credito, dopo un 2010
ancora a EBITDA negativo (anche se con un rosso decisamente più contenuto rispetto all'anno scorso), si inizierebbe a intravedere la luce l'anno prossimo, per poi salire con un +20 milioni di margine operativo lordo e 280 milioni di ricavi nel 2012, recuperando così il livello precrisi e pre-cambio di strategia (Vedi Tab. 1).
La rivoluzione Stefanel non è un pranzo di gala Già perchè il Gruppo quattro anni fa ha iniziato a cambiare pelle partendo proprio dal proprio brand, riposi-
GRUPPO STEFANEL in pillole
tab. 1
Data di nascita
Fondata nel 1955 da Carlo Stefanel come Maglificio Piave. Dal 1983 Stefanel diventa la ragione sociale della società Giuseppe Stefanel 53% circa, Giovanna Stefanel 10%, Bestinver Proprietà Gestion 15% circa e il restante al mercato Sede Ponte di Piave (TV) Management Giuseppe Stefanel, presidente e amministratore delegato, Luciano Santel, amministratore delegato e direttore generale Settori di Business Abbigliamento Società contollate La capogruppo Stefanel spa controlla, oltre al Gruppo Nuance, una ventina di società nel mondo tra cui Interfshion spa. Ricavi € 181,9 milioni Risultato netto € -48,7 milioni € 34 milioni EBITDA Posizione finanziaria netta € -80,2 milioni Negozi nel mondo Circa 580 (concentrati soprattutto in Italia e Europa) *I dati si riferiscono al bilancio consolidato del Gruppo Stefanel. I dati 2008 sono riclassificati rispetto ai dati pubblicati nel bilancio consolidato 2008, includendo costi e ricavi derivanti da Hallhuber Gmbh (ceduta nel settembre 2009) per € 1,7 milioni nel Risultato delle attività operative cessate.
zionandosi sul segmento di “simple luxury” e puntando tutto sullo stile e spostando il proprio prodotto su una fascia più alta. In soldoni più qualità, più fashion, ma anche più costi in marketing, immagine e produzione. Insomma, a Ponte Piave vanno controcorrente rispetto ai cugini trevigiani di Benetton, che hanno preferito mantenere invariati o abbassare i prezzi delocalizzando le officine nei paesi low cost. Strategia opposta per Stefanel che mantiene il 60% della produzione di maglieria, carta vincente del marchio, in Italia negli stabilimenti di Salgareda e Ponte Piave e compra filati italiani dalla filatura E. Pecci di Prato per mantenere una qualità elevata, adatta all'accresciuto valore delle proprie collezioni. Il progetto è chiaro: si parte dalla tradizione, dal proprio dna, per cambiare radicalmente pelle, e fino a qui nulla da dire. I problemi veri arrivano quando l'operazione di trasformarsi in “griffe di lusso accessibile”, con i relativi costi, avviene in un momento di mercato drammatico, esponendo le casse della società a rischi notevoli e aumentandone esponenzialmente la criticità :
«Certo – ammetteva Stefanel qualche mese fa alla stampa – ci siamo trovati a metà del guado, in un momento non facile, ma abbiamo cominciato per tempo a fare i cambiamenti e credo che la fine della crisi mondiale ci troverà pronti a ripartire». Così, dopo alcuni riscontri positivi in termini di vendite nel 2007, la crisi ha picchiato duro e l'azienda è stata risucchiata inevitabilmente nella spirale negativa degli alti investimenti nei nuovi negozi e nel marketing con una contrazione di vendite e ricavi. E la famiglia Stefanel è subito corsa ai ripari immettendo l'anno scorso nel proprio consiglio di amministrazione energie nuove, con l'acquisto da Geox di Luciano Santel per garantire tutta l'operatività del Gruppo. Il nuovo direttore generale si trova davanti all'impresa titanica di riportare la società all'utile nel 2012, prima di tutto convincendo le banche creditrici a rinnovare la fiducia nelle scelte aziendali, in una durissima lotta contro il tempo perché anche questi primi mesi del 2010 «il mercato è quello che è – a dirla con i presidente del Gruppo – e non ci sono grandi segnali di ripre-
sa». Ma a Ponte di Piave sono convinti che il problema sia legato alla congiuntura economica e non vogliono sentire parlare di ritirata, anzi mantengono la barra dritta sul piano di rilancio predisposto con l'assistenza di Bain & Co. (si parla di 80 milioni di investimenti con 130 nuovi store entro il 2012), il cui focus sarà concentrato sulla comunicazione e sul retail con un restyling di tutti i punti vendita (Vedi Tab. 2).
50 anni di maglieria di qualità Per vederci un po' più chiaro sarà meglio fare una foto ritratto al colosso veneto della maglieria. A fine 2009 il canale monobrand consiste in 582 negozi, di cui 207 in gestione diretta e 375 gestiti indirettamente: una trentina in meno rispetto al 2008. La copertura territoriale premia il vecchio continente con 278 shop in Italia (ubicati soprattutto nei centri storici delle principali città con una discreta presenza nei maggiori centri commerciali), 259 in Europa (Turchia, Grecia, Germania e Portogallo su tutti), mentre le restanti 45 insegne sono concentrate soprattutto in Giappone, Corea del Sud e Cina, lasciando gli spiccioli al continente americano e al Medio Oriente, che sommati non raggiungono la decina di punti vendita. Ed è proprio da questa situazione che l'azienda trevigiana parte per razionalizzare e riorganizzare il proprio network distributivo, da una parte chiudendo i negozi non più redditizi o considerati superflui (a Milano si è passati da 15 insegne del Gruppo a 4), dall'altra continuando a sviluppare Il piano di restyling, partito a fine 2009 con il nuovo look per il negozio di Francoforte, il cui concept sarà esportato progressivamente in tutti i punti vendita che l'azienda conta in trenta paesi nel mondo. Nel 2009, poi, sono stati inaugurato una trentina di corner in importanti grandi magazzini francesi come le Gallerie Lafayette e Printemps in Francia e una decina nei più prestigiosi grandi departement store spagnoli. Sono seguiti dall’inizio di quest’anno l’apertura o il rinnovamento dall'inizio dell'anno di una quindicina di shop nelle principali città d'Italia, (55% dei ricavi retail) e Germania (secondo mercato per importanza del marchio con circa 30 insegne). E se la griffe veneta guarda all'Europa dell'Est per la sua espansione futura, non va dimenticata la Turchia, dove la casa di moda è presente da dieci anni con una quarantina di punti vendita:
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Star Trek retail in agenda c'è l'apertura entro il 2011 di 4 nuovi shop e altrettanti corner. Numeri di tutto rispetto per una società fondata nel 1959 dal trevigiano Carlo Stefanel, classe 1925, con il nome Maglificio Piave, che si occupava principalmente del merca-
moda. Poi nel 1983 la denominazione della società diventa Stefanel: il cognome della famiglia proprietaria diviene un marchio e in soli quattro anni ecco l'ingresso in Piazza Affari, assumendo le dimensioni di grande Gruppo e diversificando la propria produzione di maglieria,
Progetto di evoluzione del posizionamento
Giuseppe Stefanel to all'ingrosso della maglieria... Una storia tipica dell'imprenditoria italiana di quegli anni, con una realtà produttiva a conduzione familiare saldamente radicata sul territorio. Così è degli anni Settanta l'ingresso dei figli in azienda: prima Giuseppe che ne diviene amministratore delegato nel 1984 e tre anni dopo, alla morte del padre, presidente, carica che detiene ancora oggi, poi Giovanna. E sono proprio gli anni Ottanta a vedere l'espansione dell'attività, grazie all'affiancamento di linee di abbigliamento alla moda destinate a un target giovane e alla produzione tradizionale. Nel 1980 apre il primo negozio a Siena (in franchising), il capostipite di un network che nella fine degli anni Novanta e i primi del nuovo secolo toccherà la sua massima espansione. Due anni dopo il primo punto vendita all'estero, ovviamente a Parigi, la capitale europea della
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tab. 2
aggiungendo sportswear, jeans e pret-à-porter. Poi le acquisizioni di Interfashion, società romagnola che cura la produzione e la distribuzione di capi d'abbigliamento jeans & casual di fascia alta con marchi propri e la strutturazione della rete di store in tutto il mondo (28,2 milioni di giro d'affari nel 2009 contro i 153,7 della capogruppo Stefanel spa). Nel 2000 la company trevigiana va all'attacco del mercato dell'abbigliamento tedesco, comprando Hallhuber (per cederla poi l'anno scorso). È del 2002, poi, l'acquisizione del 50% del Gruppo Nuance, leader mondiale nel retail aeroportuale, che ad oggi gestisce circa 370 negozi negli aeroporti di tutto il mondo. E così si arriva all'anno scorso, con le 50 candeline spente nel bel mezzo dello tsunami della crisi internazionale che coincide con il momento più difficile per la società dalla sua fondazione ad oggi. Per festeggiare l'avvenimento è stata realizzata una capsule collection (solo 15 capi) che rivisita in chiave moderna i classici della tradizione del marchio, disegnata da due giovani stiliste: Annalisa Dunn e Dorothee Hagemann, le “Cooperative Designs”, 27 anni a testa, un segnale forte di rinnovamento
sulla scia della tradizione e un esperimento utile per saggiare gli spazi nella distribuzione dei multimarca (Vedi Tab. 3).
Il futuro sono i giovani, ma ora ci vuole l'esperienza E se il core target della griffe è una fascia di età che varia dai 25 ai 35 anni, sembra logico che l'azienda punti sui giovani, anche all'interno nei propri quadri direttivi. Infatti, Carlo ed Eleonora, figli di Giuseppe, si stanno avvicinando alle leve del comando. Il primo segue la parte della produzione che il Gruppo realizza in Romania e si occupa della gestione dei 12 negozi presenti in quel paese, sua sorella invece, dopo due anni trascorsi nella Grande Mela in una griffe del lusso e uno a Hong Kong in Nuance, è rientrata alla casa madre per occu-
parsi di merchandising. Il passaggio di consegne sembra però ancora lontano da venire. Ma intanto l'ultima generazione Stefanel sta acquisendo responsabilità e professionalità: Carlo verso la parte produttiva e Eleonora verso quella creativa. Si tratta certo di un embrione, perchè Il padre ha 57 anni e nessuna intenzione di cedere il timone, soprattutto in questo delicatissimo momento in cui serve soprattutto calma ed esperienza per traghettare fuori dal guado una realtà imprenditoriale imponente che oggi vede la capogruppo Stefanel spa controllare, oltre al Gruppo Nuance, più di venti società in tutto il mondo e mantenere una dimensione importante anche al livello occupazionale. Alla fine dello scorso anno, infatti, il Gruppo aveva circa 1.600 dipendenti (di cui il 52,5% in Italia, il 39,8% in Europa e il restante nel Resto del mondo), a fronte dei 2.700 dell'anno precedente, con un taglio netto soprat-
tutto tra gli addetti alle vendite concentrati nei Paesi europei, mentre gli stabilimenti italiani durante lo scorso anno hanno dovuto fare ricorso a prepensionamenti, cassa integrazione e contratti di solidarietà. Carlo Stefanel, il fondatore, raccontava che dal 1947 per i suoi primi dieci anni di attività andava in bicicletta a San Donà di Piave, Conegliano, Portogruaro, San Stino di Livenza e Treviso per partecipare ai mercatini settimanali e vendeva lana a peso, gomitoli di prodotto grezzo su una bancarella fatta a mano. Poi dal manubrio passò al volante di una Balilla tre marce rifatta a camioncino. Poi in trent'anni la quotazione in Piazza Affari, il tutto grazie alla sua tempra veneta e al fiuto per gli affari. Sembra tra l'altro che Carlo abbia potuto avviare il suo Maglificio Piave con il sostegno finanziario di un amico, che credet-
te nel suo progetto. Tutti elementi che serviranno anche al figlio Giuseppe per uscire da questa crisi che rischia di compromettere il futuro dell'azienda, nella speranza che la storia si ripeta. Pare proprio comunque che la determinazione sia nel dna famigliare a sentire le dichiarazioni alla stampa dello scorso inverno del presidente del Gruppo di Ponte Piave «Ormai la macchina è partita, indietro non si torna. Mi do due anni per ribaltare la situazione». David Montorsi
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Morellato Carpisa Tod’s Benetton (1° parte) Benetton (2° parte) Feltrinelli Boggi Giunti al Punto Furla Bata
prima pietra
LE PIAZZE
STRIZZA L’OCCHIO A BOLOGNA L
’urbanizzazione nel quadrante nord di Bologna ha aperto nuove possibilità per insediamenti retail tra il comune capoluogo e l’area metropolitana. Con l’obiettivo di intercettare l’ampia fascia di residenti compresi tra la tangenziale nord e Castel Maggiore, il progetto da 60 milioni di euro di investimento promosso da Unieco e commercializzato da Sviluppi Urbani e Cushman & Wakefield dovrebbe sorgere nel prossimo autunno. La struttura ospiterà una “passeggiata” commerciale protetta, non climatizzata, con una centralità creata da una grande piazza dove si affacciano i negozi e le varie unità di ristorazione con sedute esterne. Il modello adottato per Le Piazze non è il “solito” centro commerciale ma il Lifestyle: una struttura polifunzionale a cielo aperto che abbina l’offerta per lo shopping con la ristorazione, il direzionale con i servizi e iniziative culturali e per il tempo libero. Grande spazio sarà riservato anche allo sport e all’intrattenimento con la presenza di una palestra da 2.700 mq, di una piscina e di una terrazza di cui usufruire in estate. Riguardo al rapporto con l’ambiente circostante, l’obiettivo dei promotori è quello di creare un spazio integrato con il tessuto urbano,
UBICATO NELL’AREA SUD DI CASTEL MAGGIORE, IL LIFESTYLE SHOPPING CENTER PROMOSSO DA UNIECO SI GIOCHERÀ IL PROPRIO SUCCESSO SULLA CAPACITÀ DI ATTRARRE I CONSUMI DALLA PERIFERIA NORD DI BOLOGNA. IL COMPLESSO DA 21MILA MQ DI GLA DOVREBBE ESSERE INAUGURATO NEL PROSSIMO NOVEMBRE
Le Piazze APERTURA PREVISTA INVESTIMENTO COMPLESSIVO PROMOTORE COMMERCIALIZZAZIONE PROGETTAZIONE LOCALITA’ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA GLA PARCHEGGI LIVELLI COMMERCIALI MEDIE SUPERFICI UNITÀ RISTORAZIONE TOTALE UNITA’ (PICCOLE, MEDIE E GRANDI SUPERFICI) ÀNCORA ALIMENTARE
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Novembre 2010 60 milioni circa Le Piazze srl Newco. 100% Unieco Soc.Coop. Sviluppi Urbani Cushman & Wakefield Tecnicoop Bologna Castelmaggiore Ingresso città - via Galliera 4 Life Style Center 21.000 1.500 1 (area fitness su due livelli) 5 + Iper 5 60 circa Coop
servito da mezzi pubblici e da piste ciclopedonali, vissuto dalla popolazione durante l’intero arco della giornata. In quest’ottica Le Piaz-ze
sarà facilmente raggiungibile in pochi minuti anche a piedi da diversi punti della cittadina e dal parco residenziale in fase di realizzazione
Sotto la lente... ITER PROGETTO - Permessi ottenuti nel giugno 2008 - Inizio lavori nell’aprile 2009
BACINO D’UTENZA - 80mila abitanti nei 20 minuti, esclusa l’area di Bologna - 146 abitanti nei 15 minuti, compresa l’area di Bologna
OFFERTE COMMERCIALE - Commercializzazione completa al 70% - Ristorazione con 5 ristoranti/bar - 5 medie superfici tra cui palestra
COSTO SPAZI - Costi di locazione, dato variabile del 7% sul fatturato - Costi generali circa 70 euro/mq all’anno
IMPATTO AMBIENTALE - Impianto fotovoltaico da 600 Kw
In termini di catchment area il futuro complesso potrà attingere da un bacino stimato da Cushman & Wakefield in 80mila abitanti compresi nell’isocrona dei 20 minuti sul quadrante nord, dove è maggiormente protetto. Spostandoci sul versante di Bologna, che è l’area più popolosa, il bacino appare parzialmente concorrenziato. Oltre al capoluogo, Le Piazze si rivolgerà agli abitanti dei comuni di Argelato, Bentivoglio, San Giorgio di Piano, Granarolo dell’Emilia e ovviamente a quelli di Castel Maggiore, che da solo conta oltre 17mila residenti. Secondo quanto dichiarato da Unieco, il tessuto urbano locale potrebbe garantire un discreto volume di consumi grazie a una capacità di spesa di livello medio, con punte medio/alteOltre alla parte riservata ai negozi, l’iniziativa include la realizzazione di 4.700 mq di gla per uffici.
Commercializzazione avanti tutta
in un’area adiacente, caratteristica che lo accomuna a un centro di vicinato. Tuttavia la posizione lungo la strada provinciale Via Galliera, in
corrispondenza della rotonda che anticipa l’ingresso alla città, ne favorisce l’accessibilità anche da distanze maggiori.
Con l’apertura al pubblico fissata per il novembre di quest’anno, i prossimi mesi saranno decisivi per completare l’assegnazione degli spazi. Ufficializzata l’insegna dell’ancora alimentare, che sarà Coop, il brand mix della galleria avrà un ruolo strategico nel richiamare o meno utilizzatori dai quartieri nord di Bologna. Sulla carta la gla si estende su 21mila metri quadrati e le unità commerciali previste sono circa 60 distribuite su un livello. Sempre in base al progetto, a sostegno dell’Iper-Coop saranno operative cinque medie superfici collocate ai lati della struttura principale, tra cui la zona fitness distribuita su due livelli ubicata anch’essa ai lati della passeggiata, e una foodcourt da cinque unità. Attualmente la fase di commercializzazione è arrivata al 70% sulla gla totale e tra gli operatori già inseriti figurano l’insegna hitech Euronics, griffe del calibro di Benetton, Max&co, Yamamay e ancora Carpisa, Dondi Salotti,
Deichmann, Camille Albane, Alcott, Via Condotti, Stroili Oro, David Label e Ottica Inn. Il settore libreria/edicola sarà presidiato dal format compatto di Mondadori: Edicolè. I prossimi obiettivi di Cushman & Wakefield si soffermano sui servizi, compresi un ambulatorio medico e una farmacia, e alcune specializzazioni come jeanseria, bigiotteria e tessile casa. Nel merito delle strategie di commercializzazione, il dato del minimo garantito per il costo di locazione rimane “confidenziale” mentre la percentuale variabile si aggira mediamente sul 7% del fatturato. I costi generali sono stimati in 70 euro per metro quadro all’anno.
Struttura: il driver è l’ecocompatibilità Eco-compatibilità della struttura non significa soltanto un minor impatto ambientale ma anche un maggiore investimento iniziale che comporta dei benefici successivi sui costi generali. Ecco quindi che dalla “politica” ambientalista si arriva a una più concreta strategia economica di cui tutti gli operatori dovrebbero avvantaggiarsi. Proprio sul fattore “green” ha puntato il progetto di Le Piazze. Nonostante non sia ancora definito l’investimento preciso per le tecnologie a basso impatto, in fase di progettazione sono state previste diverse soluzioni. Come precisa il soggetto promotore, in primis saranno realizzati tetti verdi che ridurranno all’interno della struttura la necessità di riscaldamento e ottimizzeranno la climatizzazione, proteggeranno dall’inquinamento acustico e favoriranno il drenaggio delle polveri. Saranno installate delle strutture di mitigazione dell’impatto visivo e utilizzati sistemi di teleriscaldamento. Inoltre verrà realizzato un impianto fotovoltaico da circa 600 kw di potenza. Le peculiarità principali sono la struttura architettonica, il design “open air” e l’ambiente a funzioni
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prima pietra
Il bacino d’Utenza potenziale isocrona dei 15’ minuti tab. 1 Ambiti di Bacino
Castel Maggiore Granarolo dell’Emilia Bentivoglio San Giorgio di Piano Argelato Totale A Bologna - parte Totale B TOTALE A + B
N° Residenti
17.100 10.042 5.030 7.987 9.580 49.739 96.450 96.450 146.189
I Centri Commerciali con gla superiore a 15.000 mq N°
Provincia
Comune
Denominazione
Indirizzo
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna
Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna Bologna
Centro Navile Vialarga Centro Borgo Centro Lame Bologna C.le (staz. FS) Aeroporto di Bologna La Corte Pilastro Cà Bianca Il Minuto
Via Cristoforo Colombo Via Larga Via Marco Emilio Lepido, 184 Via Marco Polo, 3 Bologna C.le (staz. FS) Via dell’aeroporto Via Giuriolo, 3 Via Pirandello, 14/22 Via della Cà Bianca Via di Corticella, 183
IL BACINO D’UTENZA POTENZIALE - ISOCRONA DEI 15 MINUTI Mappa tematica insediamento urbano
Materiale fornito da Marketing & Co, www.marketing-co.it
I centri commerciali Materiale fornito da Marketing & Co, www.marketing-co.it
tab. 2 GLA
21.400 21.221 18.770 16.560 10.328 5.100 4.510 4.500 1.698 1.372
Piattaforma Alimentare
MQ
No Conad-E.LECLERC Ipercoop Ipercoop No No Cadoro Conad Conad Lidl
0 7000 7150 7790 0 0 1950 640 650 400
miste e integrate. Accessibilità, comfort e approccio orizzontale al territorio sono stati i must adottati. Le aree di parcheggio, che garantiranno complessivamente 1.500 posti auto, saranno tre. Una a raso di fronte all’ingresso principale e due multipiano ai lati della galleria commerciale con la copertura composta dai pannelli fotovoltaici.
Obiettivo: attrarre i consumi da sud La mappa relativa all’insediamento urbano evidenzia come il comune di Castel Maggiore, dove ha sede l’iniziativa, sia praticamente l’ultimo a nord di Bologna con un numero di residenti interessante, circa 17mila. Seguendo ulteriormente la direttrice in direzione Ferrara il dato decresce in quanto i comuni sono relativamente piccoli. Come popolosità Castel Maggiore si colloca a un livello intermedio rispetto alla realtà più popolosa della cintura sud di Bologna poiché non ha avuto uno sviluppo urbanistico paragonabile a quello, per esempio, di San Lazzaro o di Casalecchio. La cartina con evidenziate le strutture commerciali mostra come i 50mila abitanti residenti a nord rispetto a Le Piazze (indicati come bacino A nella tabella 1) non siano serviti da strutture analoghe per cui dovrebbero essere completamente attratti dal complesso in analisi. La parte più a sud dell’isocrona è quella maggiormente interessante come bacino ma allo stesso tempo è distratta dalla presenza di altri poli retail posizionati lungo la tangenziale di Bologna. All’interno dei 15 minuti il competitor di maggiore dimensione è il parco commerciale Il Navile (tabella 2), che però non dispone di una piattaforma alimentare. Questo potrebbe rappresentare un valore aggiunto per Le Piazze, che ospiterà un iper a insegna Coop, perché nell’ambito dei centri commerciali di circa 20mila mq di gla la parte del leone spetta all’ancora alimentare. Allargando l’analisi ai 20 minuti, l’unico centro interessante è quello Nova forte di una gla di circa 56mila metri quadrati. Tuttavia, essendo collocato nel comune di Castenaso, questo shopping center attinge da flussi di traffico differenti. In sintesi le dimensioni del Lifestyle Le Piazze appaiono corrette in relazione al bacino che si pone come obiettivo. Ovviamente starà nel merito della commercializzazione inserire le insegne con il giusto appeal rispetto a quelle presenti negli altri complessi commerciali. A. P.
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taglio nastro
AL MOMENTO DELLA NOSTRA VISITA, IL NUOVO SHOPPING CENTER DI ISOLA D’ASTI IN FORZA A IGD CONTAVA 16 UNITÀ APERTE E 13 VUOTE, TRA CUI CINQUE DELLE SETTE MEDIE SUPERFICI PREVISTE. UN BEL CONTENITORE, SEMIVUOTO.
FALSA PARTENZA PER U
na prima occhiata sembrerebbe l’avvio di un nuovo centro commerciale in piena regola. La posizione, in prossimità del casello di Isola D’Asti sulla direttrice A33 Asti - Cuneo, permette un’ampia visibilità e un bacino di utenza allargato. La struttura si presenta curata nelle linee e ben inserita nell’ambiente. Il parcheggio a raso ripara dal sole e dalla pioggia. I tapis roulant e gli ascensori (oltre alle scale) favoriscono il raggiungimento della galleria e ancora le vetrate nel soffitto permettono l’irraggiamento con luce naturale, per cui in caso di bel tempo le lampadine lungo la camminata sono addirittura spente senza che la visibilità ne risenta. Quello che manca, paradossalmente, sono i negozi. Sarà colpa della crisi che ha rallentato i progetti di sviluppo dei retailer o dell’esigenza di inaugurare
28 retail&food - maggio 2010
I BRICCHI comunque (3 dicembre 2009) nonostante la galleria non sia ancora completata, ma il centro I Bricchi di Isola D’Asti ha ben poco di commerciale. Al momento della nostra visita, avvenuta lo scorso 17 marzo, lo shopping center da 45 milioni di euro e con proprietario Igd contava solo 16 unità retail aperte (17 se si conta una spazio promozionale del territorio) a fronte di 13 unità vuote, come lo stesso direttore del centro ci ha comunicato. Tuttavia la strategia di Igd prevede l’accorpamento di unità retail, in relazione alle esigenze dei tenant, per cui il numero finale dei negozi è stimato in 24 con possibili variazioni.
AAA cercasi retailer di grido
Perché un centro commerciale sia operativo ed attiri utenti distanti anche 20-30 minuti in automobile, il mix dei negozi deve essere ampio, diversificato e attraente. In particolare l’àncora alimentare deve fare da traino, insieme alle medie superfici. Tra queste non possono mancare quella hi-tech e quella con oggettistica per la casa. Inoltre devono esserci brand dal forte appeal. Al contrario è estremamente negativa la presenza di saracinesche abbassate e di spazi vuoti. Proprio questo è il caso del centro commerciale I Bricchi. L’insegna food è un iper de Il Gigante esteso 6.535 mq di gla, supportato da una
media superficie interna Bonprix (con oltre 400 mq di gla) e da una esterna Deichmann. A queste unità si aggiungono nella galleria un negozio di abbigliamento sportivo Game 7, lo shop di moda giovanile L.J.J., quello di Milano Fashion che commercializza referenze di calzature Lara Biagiotti, Fiat, Tonino Lamborghini, Jonk46, Swish, Monella Vagabonda, Frontiera e Cromia, un presidio dell’immancabile Game Stop, il negozio di telefonia 4g, la libreria/edicola Edicolé (il format più compatto di Mondadori Franchising), la gioielleria/bigiotteria Blue Spirit, l’erboristeria L’Isola Verde, due punti di ristorazione (Pizza Go-Go, Bar Bartolaccini), e ancora le unità di Cerrato Pianoforti,
I BRICCHI - Isola D’Asti (Asti) DATA D’APERTURA LOCALITÀ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA SOCIETA’ DI PROGETTAZIONE COMMERCIALIZZAZIONE PROPRIETA’ GESTIONE PILOTAGE GLA INVESTIMENTO LIVELLI COMMERCIALI ANCORA ALIMENTARE POSTI AUTO SPAZI RISTORAZIONE INSEGNE RISTORAZIONE TOTALE PUNTI VENDITA ATTIVI TOTALE SPAZI RETAIL
3 dicembre 2009 Via Prato Boschiero, 2 - Isola D’Asti (Asti) Periferica Centro commerciale/ medie dimensioni Coop Sette IGD - Immobiliare Grande Distribuzione SIIQ S.p.A. IGD - Immobiliare Grande Distribuzione SIIQ S.p.A. Immobiliare Larice Coop Sette 22.774,73 mq 45 milioni di euro 1 Il Gigante [GLA MQ 6.535 – Area Vendita MQ 4.650] 1.450 2 attivi (5 previsti) Pizza Go-Go, Bar Bartolaccini 16 (tra cui 2 medie superfici aperte Bonprix e Deichmann e 5 vuote) 24
I negozianti attendono rinforzi Esaurito l’effetto novità, il flusso dei visitatori/clienti al centro commerciale I Bricchi si è dimostrato insufficiente per alimentare le casse dei negozi. Questo e altro è emerso intervistando in modo informale alcuni retailer, che hanno testimoniato una situazione di difficile soluzione se non arriveranno presto nuovi brand. A motivare l’insoddisfazione degli esercenti ci sarebbero le promesse disattese da parte della proprietà in merito ad eventuali nuove aperture entro febbraio. Il numero di shop dall’inaugurazione al giorno della nostra visita è rimasto invariato. Sempre secondo i negozianti interpellati, i marchi che in questi mesi sono stati inutilmente accostati a I Bricchi sono Decathlon e Conbipel, mentre altri retailer avrebbero visitato lo shopping center con esito negativo motivato dal basso numero di negozi presenti. A gettare un’ombra sul futuro del centro sono le voci di possibili chiusure da parte di alcuni punti vendita, perché, come da testimonianze dirette, le agevolazioni sui costi di gestione previsti sino al completamento della galleria non sarebbero sufficienti a mantenere in vita alcuni shop. A questo si aggiunge la critica verso l’àncora alimentare Il Gigante, che soprattutto nei giorni feriali non porterebbe il numero di clienti sperato. La soluzione alle difficoltà dei commercianti potrebbe arrivare nei prossimi mesi. In seguito alla nostra visita allo shopping center, Gruppo IGD ha comunicato che “la commercializzazione è ancora in corso, quindi l’offerta cambia di momento in momento e due negozi sono in apertura. Inoltre si è proposto di completare la commercializzazione del centro entro il primo semestre 2010”. Tuttavia l’effetto novità de I Bricchi è già esaurito. Terremo monitorate le prossime aperture.
COMMENTO
VALUTAZIONE
Struttura e design
La struttura si inserisce armoniosamente nel territorio. La galleria è accogliente e ben illuminata
ÈÈÈÈ
Accesso e parcheggio
Tapis roulant e ascensori favoriscono l'accesso. Positivo il parcheggio a raso in struttura che ripara dalle intemperie
ÈÈÈÈ
Offerta commerciale
Le cinque medie superfici chiuse sono un handicap da colmare al più presto. Si attendono rinforzi
È
Spazi comuni e attrattive
La piazzetta destinata alla foodcourt è spaziosa, ma mancano i tavolini e i bar/ristoranti. Da sfruttare l'area pubblica esterna
ÈÈ
indice valutazione:
La valutazione è di carattere puramente indicativo
È = migliorabile ÈÈ = sufficiente ÈÈÈ= apprezzabile ÈÈÈÈ = molto buono ÈÈÈÈÈ = ottimo Cosmea Beauty Free, Top Clean Lavaggi e l’enoteca di Cantine Sant’Agata. Si annovera anche uno spazio espositivo provvisorio per la promozione del territorio, con affisso lo stemma della Regione Piemonte, che sarà sostituito quando la location sarà commercializzata. Da segnalare lo sportello bancomat, che dovrebbe essere avviato prossimamente, e l’assenza di planimetrie con l’elenco dei negozi, mentre sono presenti quelle con indicate le uscite di sicurezza (ne contiamo ben sette sulla mappa). Le unità si presentano mediamente abbastanza grandi, sui 100 mq quadrati, in linea con i trend progettistici del momento. A fare la differenza, però, è quello che manca. Le unità per le medie superfici sono sette ma solo due sono attive. Quella interna è presidiata da Bonprix, mentre i due blocchi esterni (posizionati agli estremi della galleria) ospitano Deichmann e ben cinque spazi vuoti. Addirittura il
complesso a sud-ovest è completamente chiuso e inaccessibile. Di particolare rilevanza è l’area destinata alla foodcourt. Invece di cinque ristoranti/bar ne sono ne attivi soltanto due e la piazzetta centrale, dove dovrebbero essere collocati circa 60 posti a sedere con tavolini, è un ampio spazio vuoto. I pochi tavolini sono collocati sul lato opposto rispetto all’unità di ristorazione veloce Pizza Go-Go.
Promosso il contenitore Il centro commerciale I Bricchi si articola su quasi 23mila mq di gla. All’interno la galleria si sviluppa in lunghezza, parallelamente alla barriera casse de Il Gigante. Gli spazi principali sono tre, esattamente in prossimità dei due ingressi e nel mezzo, in cui la larghezza della galleria è più ampia. La camminata è illuminata da abbondante luce naturale e i colori
dominanti sono chiari sia sulle pareti che sul pavimento. L’impatto ambientale è ridotto grazie all’utilizzo di pannelli solari, incastonati sul tetto, per la produzione di acqua calda destinata ai servizi igienici, e al parcheggio da 1.450 posti a raso in struttura. Camminando lungo la passeggiata la sensazione è di attraversare una struttura confortevole, semplice nelle linee ma ricercata. Un esempio della cura dei particolari è dato dalle vele bianche poste sul tetto e dal richiamo delle linee ondulate sul pavimento. Anche le toilette sono accoglienti, pulite e di design mentre sul fronte della sicurezza gli estintori sono posizionati all’interno delle colonne per ridurre l’impatto estetico, ma ben segnalati. Per quanto concerne l’esterno, al momento della nostra visita il totem con l’insegna di I Bricchi e di Il Gigante era ancora da installare, ma il direttore del centro, Emanuele Delmonte, ne ha annuncia-
to la prossima realizzazione. I blocchi strutturali sono due: quello principale comprende la parte della galleria e le tre medie superfici esterne dove è inserito Deichmann. Provenendo dalla galleria, queste unità sono raggiungibili attraversando uno spazio pubblico coperto nel quale è possibile organizzare anche eventi di intrattenimento. L’altro blocco, attualmente chiuso al pubblico con tanto di transenne e cartellonistica che impediscono l’accesso alle rampe, è distante poche decine di metri e separato da una rotonda e da alcuni spazi verdi. Da segnalare che la parte in oggetto è dotata di un parcheggio proprio a livello zero. Nonostante il distacco tra le due strutture è evidente la continuità architettonica del centro commerciale.Un ulteriore elemento caratterizzante è lo spazio di verde pubblico con panchine e attrazioni per A. P. bambini sul retro del centro.
retail&food - maggio 2010 29
Speciale STAZIONI
L
e nuove esigenze della mobilità nazionale e internazionale hanno imposto l’ammodernamento del network italiano delle stazioni ferroviarie. L’Alta Velocità, con le relative infrastrutture, ne è un esempio e costituisce essa stessa un volano di sviluppo sulle tratte interessate. Per comprendere le dinamiche di questo progetto abbiamo contattato gli operatori coinvolti: Grandi Stazioni (che gestisce i 13 maggiori terminal nazionali), Centostazioni (che gestiste le 103 stazioni medio/grandi), e Gruppo Ferrovie dello Stato (per quanto con-
cerne le cinque piattaforme destinante alle linee dell’alta velocità). La nostra analisi evidenzia in primis il dato sull’investimento complessivo, superiore ai due miliardi di euro. Di questi, 900 milioni serviranno per ammodernare il circuito di Grandi Stazioni, circa 200 per quello di Centostazioni e oltre 900 per costruire i terminal AV.
Riqualificazioni, potenziato il retail Come le società aeroportuali puntano ad aumentare i ricavi non aviation, in modo analogo anche i gestori delle stazioni intendono far
leva sui servizi e sull’offerta retail. Ad esempio circa 50mila metri quadrati di gla, per un totale di 150 unità, saranno assegnati entro quest’anno ad esercizi commerciali nelle grandi stazioni di prossima ultimazione lavori, che sono Milano Centrale, Torino Porta Nuova e Napoli Centrale (vedi articolo Parola di, pag. 44-45). Proprio questi tre terminal ospiteranno, dopo la riqualificazione, le superfici commerciali più estese (vedi tabella 2), paragonabili a quelle di veri e propri centri commerciali di medie o medio/piccole dimensioni. Oltre all’estensione
assoluta, che vede protagonista anche il progetto di Firenze S.M.Novella con 14mila mq, è fondamentale sottolineare come le aree destinate al retail e alla ristorazione verranno mediamente raddoppiate o talvolta triplicate, passando complessivamente da 38.880 mq a oltre 106mila mq. Il dato non comprende Roma Termini che, per quanto concerne l’area commerciale, è già stata completata nel 2000 in occasione del Giubileo. A dimensioni ridotte per ogni singola stazione ma di grande rilevanza prendendo in considerazione l’intero circuito, lo stesso svi-
STAZIONI ITALIANE: UN CANTIERE DA OLTRE 2 MILIARDI
DOPO AVER ATTIVATO LA LINEA AV SINO A SALERNO, IL SETTORE FERROVIARIO NAZIONALE PROSEGUE SUL BINARIO DELLO SVILUPPO. L’IMPEGNO DI GRUPPO FERROVIE DELLO STATO È CONCENTRATO SULL’AMMODERNAMENTO DEI TERMINAL E SULLA COSTRUZIONE DEGLI SCALI PER L’ALTA VELOCITÀ, CON UN’ATTENZIONE SPECIFICA PER LE AREE COMMERCIALI
30 retail&food - maggio 2010
tabella 1
NETWORK DI GRANDI STAZIONI Lotto Nord Est
Lotto Nord Ovest STAZIONE INZIO LAVORI FINE LAVORI INVESTIMENTO IN ML DI €
GENOVA BRIGNOLE GENOVA P. PRINCIPE SETTEMBRE 2008 FINE 2010/PRIMAVERA 2011 40
VERONA PORTA NUOVA MARZO/APRILE 2010 PRIMAVERA 2013 15
VENEZIA SANTA LUCIA NOVEMBRE 2009 PRIMAVERA 2012 24
ROMA TERMINI MARZO 2010 PRIMAVERA 2014 82
BARI CENTRALE PRIMAVERA 2010 N.C. N.C.
FIRENZE SMN OTTOBRE 2009 PRIMAVERA 2012 19
luppo interessa i terminal di Centostazioni. Riguardo agli 11 scali rilasciati nel 2009 (Benevento, Bolzano, Cesena, Chiavari, Como, Lecco, Ravenna, Rimini, Savona, Siena e Sondrio), dopo la riqualificazione il numero dei negozi è passato da 27 a 72 (+167%), le superfici sono aumentate da 2.900 mq a 8.800 mq (+203%), i ricavi a regime sono lievitati da 415.000 euro a 1.940.000 euro (+367%) e le rese unitarie sono cresciute da 143 euro
Lotto Sud
Lotto Centro STAZIONE INIZIO LAVORI FINE LAVORI INVESTIMENTO IN ML DI €
VENEZIA MESTRE I SEMESTRE 2010 N.C. N.C.
BOLOGNA CENTRALE PRIMAVERA 2010 N.C. N.C.
PALERMO CENTRALE PRIMAVERA 2010 N.C. N.C.
Stazioni di prossima conclusione lavori STAZIONE PREVISIONE FINE LAVORI STATO AVANZ. LAVORI
MILANO CENTRALE PRIMAVERA 2010 90% (AL 31/12/09)
TORINO PORTA NUOVA PRIMAVERA 2010 99%
NAPOLI CENTRALE I SEMESTRE 2010 85%
Fonte: Grandi Stazioni
I MARCHI NEL NETWORK DI CENTOSTAZIONI tabella 2
SUPERFICI COMMERCIALI NELLE GRANDI STAZIONI Ante Riqualifica mq BARI CENTRALE BOLOGNA CENTRALE FIRENZE S. M. NOVELLA GENOVA BRIGNOLE GENOVA PRINCIPE MILANO CENTRALE NAPOLI CENTRALE PALERMO CENTRALE TORINO PORTA NUOVA VENEZIA MESTRE VENEZIA S. LUCIA VERONA PORTA NUOVA NETWORK
1.200 2.220 4.750 800 1.400 14.000 5.000 1.100 5.000 660 1.650 1.100 38.880
N° unità
Non food Post Riqualifica mq 4.550 7.500 14.000 3.650 5750 26.000 14.000 4830 15.000 1.750 4.400 4.700 106.130
Fonte: Grandi Stazioni
MONDADORI FILA (TEMPORARY STORE) GLIULI CALZATURE SMARTPHONE ME4ME GAMESTOP ACCESSORIZE CALZEDONIA VISTASÌ B.YOU FERGI TEZENIS ROMA STORE COLOURS & BEAUTY FELTRINELLI FOOTBALL CORNER
7 3 3 3 3 2 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1
Food CHEF EXPRESS AIREST LINDT MY CHEF
tabella 3
N° unità 12 10 4 1
Altre attività/servizi
N° unità
HDI (ASSICURAZIONI) DESPAR INTESA SANPAOLO BNL GRUPPO BNP PARIBAS MAGGIORE RENT
17 7 7 5 5
Nota: analisi delle 51 stazioni completate su 103 Fonte: Centostazioni
tabella 4
LE CENTO STAZIONI CON MAGGIORE OFFERTA N° unità
Stazione MILANO PG PADOVA VICENZA BRESCIA TREVISO TRIESTE
14 11 10 6 6 5
Nota: analisi delle 51 stazioni completate su 103 Fonte: Centostazioni
tabella 5
IL NETWORK DI CENTOSTAZIONI IN CIFRE 200 MLN DI EURO DI INVESTIMENTO COMPLESSIVO 188,5 MLN DI INVESTIMENTO EROGATO (78% DEL TOTALE) 51 CANTIERI COMPLETATI 29 CANTIERI IN ATTIVITÀ 7 CANTIERI DI PROSSIMO AVVIO 16 IN FASE DI PROGETTAZIONE Fonte: Centostazioni
tabella 6
NETWORK STAZIONI ALTA VELOCITÀ - GRUPPO FERROVIE DELLO STATO Torino Porta Susa INVESTIMENTO IN MLN DI € CONCORSO BANDITO INIZIO LAVORI FINE LAVORI AREE COMMERCIALI IN MQ PROGETTISTA Fonte: Gruppo Ferrovie dello Stato
55 MAGGIO 2001 MARZO 2006 AUTUNNO 2011 7.500 AREP
Bologna AV 380 DA DEFINIRSI MAZO 2004 FINE 2012 12.000 ITALFERR
Firenze 300 MARZO 2002 DA DEFINIRSI DA DEFINIRSI 6.700 NORMAN FOSTER, OVER ARUP
Roma Tiburtina 155 MARZO 2001 OTTOBRE 2007 MARZO 2011 10.000 PAOLO DESIDERI - ABDR ARCHITETTI
Napoli Afragola 80 GENNAIO 2003 LUGLIO 2005 GIUGNO 2012 9.000 ZAHA HADID
per mq all’anno a 220 euro (+54%). Prendendo in analisi le 51 stazioni completate sulle 103 complessive, quelle con un’offerta retail/servizi maggiore sono Milano Porta Garibaldi con 14 unità, Padova con 11 e Vicenza con 10 (vedi tabella 4). Nel settore non food il brand più diffuso è Mondadori, che dispone di 7 shop, mentre in quello food risaltano Chef Express e Airest con rispettivamente 12 e 10 punti vendita (vedi tabella 3).
Stazioni Av, A Vocazione commerciale Sul fronte delle stazioni per l’alta velocità, eccetto quella di Firenze per la quale non sono ufficializzate le date previste di inizio e fine lavori, tutti i complessi dovrebbero essere completati entro il 2012 (vedi tabella 6). Di particolare rilevanza sono le aree commerciali pianificate, che variano dai 6.700 mq del terminal toscano ai 12mila mq di Bologna. Proprio nel capoluogo emiliano si concentrerà l’investimento maggiore: circa 380 milioni di euro. Per canalizzare i flussi le stazioni in questione saranno dei veri e propri mall: Torino Porta Susa disporrà di una galleria in acciaio e vetro lunga
retail&food - maggio 2010 31
Speciale STAZIONI 385 metri e larga 30, Bologna Av sarà posta 23 metri sotto la superficie e ospiterà un vano lungo circa 640 metri e largo 40, Firenze prevede un mall lungo 450 metri, diviso verticalmente in mezzanino e piano del ferro a 25 m sotto terra, Roma Tiburtina avrà una galleria al di sopra della “piastra ponte” che collegherà i quartieri Fomentano e Tiburtino-Pietralata attualmente divisi dai binari, Napoli Afragola si estenderà su un’area di circa 33mila mq che includerà ristoranti, attività commerciali, servizi postali e bancari. Andrea Penazzi
Qui Milano Centrale, la parola ai retailer
“NON SIAMO ANCORA UN CENTRO COMMERCIALE” LE APERTURE DI PUNTI VENDITA PROSEGUONO LENTAMENTE. CON LO SCOPO DI CONOSCERE IL GRADO DI SODDISFAZIONE DEI NEGOZIANTI SIAMO ANDATI NEL TERMINAL MENEGHINO E LI ABBIAMO INTERVISTATI UNO AD UNO. IL RISULTATO: POSITIVE LE LOCATION INTERNE MA I RICAVI NON RAGGIUNGONO LA SUFFICIENZA
P
assano i giorni, le settimane e i mesi ma i negozi a Milano Centrale sono sempre pochi rispetto a quelli che dovrebbero essere stando alle previsioni di Grandi Stazioni. Per questo motivo la stazione meneghina continua a rimane un terminal ferroviario con qualche shop e non è ancora divenuta una piattaforma multifunzionale con all’interno un vero e proprio shopping center. Le scritte “opening soon” sono numerose nei vari
livelli. Nel giorno della nostra visita (lo scorso 22 marzo e in particolare all’ora di punta dei pendolari, dalle 17 alle 19) siamo andati a parlare direttamente con i dipendenti degli esercizi commerciali per capire la loro opinione. Vedendo pochi shop operativi il commento dei commessi o talvolta dei responsabili dei punti vendita era piuttosto prevedibile. «Non siamo ancora
INDICE DI SODDISFAZIONE DEI RETAILER A MILANO CENTRALE Visibilità
Permanenza nel pdv
Location
Ricavi
Soddisfazione complessiva
2 3 3 5 4 2 4 4 1 2 4 3 4
2 2 4 2 5 2 4 4 2 1 2 4 3
3 3 2 3 3 3 3 4 3 4 2 3 3
4 4 5 4 2 4 3 2 5 2 5 3 2
1 2 3 3 4 2 3 3 2 3 2 4 3
3 3 3 4 4 3 3 5 3 3 2 3 3
3,1
2,8
3
3,4
2,6
3,2
Flussi BENETTON GURU CALZEDONIA SISLEY YAMAMAY CARPISA ISI MAURO GIULI SWAROVSKI SIA DUFRY PERFUMERY BOGGI BROOKS BROTHERS MEDIA
(Motivi e Le Goloserie non hanno risposto) 1, negativo 2, migliorabile 3, apprezzabile
4, buono
32 retail&food - maggio 2010
5, ottimo
Mese/anno di apertura SET-09 OTT-09 DIC-09 MAR-09 OTT-09 NOV-09 SET-09 OTT-09 AGO-09 DIC-09 DIC-09 NOV-09 NOV-09
elaborazione r&f
un centro commerciale, auspichiamo che presto aprano altri negozi in modo che la gente si fermi e prenda in considerazione l’idea della stazione Centrale come di un luogo dove fare shopping». Questo è il contenuto espresso dalla maggior parte degli esercenti. Soprattutto il piano -1, quello collegato alla metropolitana, risulta il più penalizzato. Ma non è l’unico spazio dove al momento della visita appaiono deserti dei punti vendita, tra cui Swarovsky, Benetton, Sia, Guru e Carpisa per citarne alcuni. «Sarebbe necessario che, come capita nei centri commerciali, il gestore della galleria (in questo caso Grandi Stazioni) organizzasse degli eventi promozionali per richiamare pubblico», spiega una dipendente del brand di gioielleria svizzero. Il piano cambia ma i problemi restano. «La gente non sa come si vada alla metropolitana o dove sia il bancomat poiché manca la segnaletica specifica», testimoniano da Sisley. Più che positivo è invece il giudizio in merito alla sicurezza: i negozianti interpellati hanno precisato come ci sia una costante e attenta vigilanza da parte delle Forze dell’ordine. Per generare dei dati statistici che fotografassero l’opinione dei retailer, oltre alla chiacchierata informale abbiamo fatto compilare un questionario a risposta chiusa con sette elementi di analisi: i flussi davanti al punto vendita, la visibilità del negozio, il tempo di permanenza dei clienti nello shop, l’adeguatezza della location interna del negozio, i ricavi, il feedback di soddisfazione complessiva e il mese di apertura del punto vendita (vedi tabella in pagina). Sui 15 retailer coinvolti (non sono stati presi in considerazione i bar, le edicole/tabacchi e il market), 13 hanno riposto e due (Motivi e Le Goloserie) si sono rifiutati. Alla prova dei numeri, con giudizi che variavano da un minimo di 1 a un massimo di 5, la voce dei ricavi si ferma a una media di 2,6. Non sufficiente. La location è il dato più positivo con 3,4 mentre poco più che apprezzabile risulta la soddisfazione complessiva, con 3,2 di media. Gli shop con i ricavi maggiori sono Yamamay e Boggi che hanno espresso il voto 4. Il segreto di quest’ultimo punto vendita è la riconoscibilità del brand perché, come testimoniano gli esercenti al suo interno, i loro clienti non sono soltanto i viaggiatori ma anche i residenti delle zone attigue alla stazione.
Cambio al vertice per gli scali romani
PER ADR UN AD A VOCAZIONE COMMERCIALE. E ORA? I
n Aeroporti di Roma arriva un amministratore che viene dal retail. Dopo mesi di voci sui cambi al vertice, finalmente all’inizio di aprile i soci del patto di sindacato della holding Gemina hanno infatti indicato il nome del nuovo ad di Adr: Giulio Maleci, che prende il posto di Guido Angiolini, attuale ad e presidente di Gemina, che rimarrà come amministratore delegato (la formalizzazione c’è stata nell’assemblea di fine mese). Nella stessa occasione Fabrizio Palenzona, presidente di Adr, ha assunto la stessa carica in Gemina, in vista di una fusione tra le due società che viene data come praticamente certa.
zione di più dell’80% degli spazi commerciali sia in termini di offerta che di layout, sarà arricchito con il contributo di nuove idee e capacità manageriali maturate nel nostro settore». Resta ora da capire se la sua nomina sbloccherà la situazione di un aeroporto che da un anno, dopo l’addio di Andrea Belardini (ora ceo per l’Europa di The Nuance Group) è
canali Sky. Airest gestisce invece il Rustichelli & Mangione Luxury, che offre bakery, pasticceria e sfizioseria tipicamente italiana in un ambiente elegante ed essenziale; Chef Express, infine, al suo classico format affianca l’offerta di McDonald’s. In ambito retail l’operatore principale di elettronica di consumo, Capilux, è stato sostituito da
La figura di Giulio Maleci è particolarmente interessante per le prospettive delle attività commerciali di Fiumicino e Ciampino. Ingegnere meccanico, 56 anni, dopo le esperienze con Olivetti Systems & Networks e quella in Electrolux, dal 2000 è infatti entrato a pieno titolo nel mondo della distribuzione: prima con la nomina a direttore generale di Upim, poi con l’approdo al timone di Castorama Italia. Dall’agosto 2009 è stato anche presidente del Porto Antico di Genova. Cosa significa questo ingresso per il non avio dello scalo? «Le attività commerciali dei due aeroporti romani - commenta Elisabetta Latini, responsabile gestione e sviluppo concessioni commerciali di Adr - non potranno che beneficiare dell’importante esperienza maturata dall’ingegner Maleci in ambito retail; sono sicura che il lavoro iniziato cinque anni fa, e che ha portato alla rivisita-
senza un direttore commerciale. Pur senza questa figura in organico, comunque, non si può comunque certo dire che lo scalo di Fiumicino sia stato fermo per quel che riguarda l’offerta retail & food. Negli ultimi 12 mesi in totale ci sono state 37 nuove aperture e sostituzioni commerciali per complessivi 3.300 metri quadrati. La “rivoluzione” più evidente riguarda la ristorazione: la società “Cisim Food” è stata sostituita e contestualmente i venti punti vendita che gestiva sono stati assegnati a tre operatori: Autogrill, Airest e Chef Express, che hanno già provveduto a inserire i nuovi format in 13 punti vendita per un totale di circa 2.800 metri quadrati di superficie. Ne hanno beneficiato l’ambiente e il comfort dei passeggeri. Tra le novità spiccano lo Sky Lounge Bar, gestito da Autogrill, con la sua atmosfera elegante e confortevole e l’intrattenimento dei
Dixons-Unieuro, che ha comportato Il nuovo AD Giulio Maleci (a sinistra) l’inserimento dei insieme al presidente di ADR Fabrizio Palenzona nuovi format in 5 day to day». punti vendita per un totale di 370 Nonostante tutto il dinamismo, nel metri quadrati. 2009 si è registrata una riduzione Per quanto riguarda l’offerta dei ricavi commerciali del 3,7%, da fashion, tra le nuove proposte spicimputarsi sia al calo dei passeggeri (cano i monobrand di Aeronautica 3,5%) sia all’apprezzamento geneMilitare, Moncler (unici punti venralizzato dell’euro sulle valute estere dita monomarca a Roma), Pinko (dollaro, yen, rublo, yuan, ecc.) che (abbigliamento bambino, con i marha ridotto il potere di acquisto di chi Ferrari, Scervino, Bebebo, Byblos, passeggeri tra le nazionalità più inteLaura Biagiotti). Sono poi stati ressate ai prodotti italiani. Non tutto, ampliati entrambi i punti vendita di Boggi e c’è stata la ristrutturazione comunque, è andato male: le attividi Furla e Trussardi. tà in gestione diretta (duty free), si In relazione alle altre categorie legge sul sito di Adr, hanno affrontamerceologiche, è stato aperto l’unito la crisi meglio di altre categorie. In co shop esclusivo del drugstore particolare enogastronomia, dolciuGentilini, la gioielleria Zoccai e il mi, tabacchi hanno chiuso l’anno in nuovo punto vendita di Fabriano, in positivo, seguiti dai tradizionali proarea extra-Schengen, oggi su una dotti di bellezza: make-up, skin care superficie di 100 metri quadrati e e fragranze. così in grado di esprimere al meglio F. P.
34 retail&food - maggio 2010
GIULIO MALECI ARRIVA IN UNA FIUMICINO RADICALMENTE RIMODELLATA NEGLI ULTIMI MESI NELL’OFFERTA RETAIL&FOOD MA ANCORA SENZA DIRETTORE COMMERCIALE. SIAMO A UN PUNTO DI SVOLTA?
la propria offerta commerciale. Infine sono in fase di completamento due nuove aree commerciali nell’area di imbarco H e alla radice dell’area di imbarco D, per complessivi sette punti vendita e circa 700 metri quadrati. Nei prossimi anni, continua Elisabetta Latini, «lo sviluppo commerciale sarà strettamente correlato al piano di sviluppo del sistema delle aerostazioni, che prevede la realizzazione di nuove infrastrutture (aree di imbarco A, E, F) e la creazione di due grandi aree retail centralizzate, caratterizzate da elevati livelli di visibilità e qualità dell’ambiente in linea con gli aeroporti “best in class” dal punto di vista commerciale. In termini di offerta, l’attenzione sarà focalizzata sull’inserimento di format innovativi ed accattivanti, mantenendo allo stesso tempo il focus sui prestigiosi brand del “Made in Italy”, ampliando allo stesso tempo le occasioni di acquisto tipiche del
Tutti i segreti dell'indagine parlamentare
AEROPORTI , NON SI PUÒ CHE MIGLIORARE L
a commissione trasporti della Camera, presieduta da Mario Valducci, ha condotto un’indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale italiano, iniziata a febbraio del 2009 e conclusa nel mese di novembre successivo. Una proposta di documento conclusivo è stata presentata alla Camera il 12 febbraio scorso e consente di tracciare un primo bilancio del lavoro svolto. Nelle oltre quaranta audizioni svolte la commissione trasporti ha ascoltato i soggetti istituzionali competenti, le società di gestione aeroportuale, compagnie aeree italiane e straniere, le parti sociali, le associazioni rappresentative del comparto e i centri di ricerca di settore, con l’obiettivo di individuare le criticità del sistema e di definire adeguate linee di intervento anche a livello legislativo. Il documento prodotto ha il pregio di costituire un’agile fotografia del settore, in un quadro coerente dei problemi che lo affliggono, molti dei quali spesso affrontati proprio su queste pagine. Un’operazione di audit condotta sui portatori di interesse del comparto dovrebbe essere il punto di inizio di ogni seria azione politica, che voglia andare al di là dell’effetto annuncio e di vuoti slogan. Da questo punto di vista l’indagine conoscitiva di Valducci è cosa meritoria e riuscita. L’atlante degli aeroporti italiani che ne emerge è quello noto. Poco più di cento aeroporti sul territorio, di cui 47 aperti al traffico commerciale. Nel 2008 i primi venti coprivano il 95% del traffico passeggeri. Sempre nello stesso anno otto aeroporti avevano per sé il 70% del traffico.
È chiaro, come si ripete da più parti, che gli aeroporti sono troppi. Si deve quanto prima procedere a una razionalizzazione dell’intero sistema, semplificandolo e puntando sulla specializzazione degli scali, eliminando sovrapposizioni e ridondanze. L’Italia ha un numero eccessivo di aeroporti ma, con una dimensione economica paragonabile a Spagna, Francia o Gran Bretagna, non ha un grande aeroporto, l’equivalente di Madrid Barajas, Londra Heathrow, o Parigi Charles de Gaulle. Il dato però più interessante sul quale focalizzare l’analisi è un altro. Il problema dell’aviazione civile in Italia non è l’alto numero di aeroporti, ma lo scarso numero di passeggeri. In Italia nel 2008 hanno viaggiato circa 133 milioni di passeggeri contro 215 milioni in Gran Bretagna. L’Italia ha un volume di passeggeri decisamente basso e una propensione al volo scarsa rispetto alla media degli altri paesi europei. Una situazione questa le cui cause non sono da ricercare esclusivamente negli aeroporti, ma anche e soprattutto nelle vicende di Alitalia, la cui agonia a partire dalla liberalizzazione del mercato del traffico aereo comunitario ha avuto un’incidenza negativa su tutto il settore. Il vulnus del comparto è proprio legato al fatto che vi è una domanda bassa che incontra un’offerta anch’essa bassa. Un banale esempio da manuale di microeconomia che per una volta, nella sua linearità, sgombra il campo da tutte le beghe politico-localistiche e svela la cronica debolezza del settore. Anche le grandi potenzialità di cre-
scita sono mitigate da un’offerta scarsa, di bassa qualità e con poche possibilità di crescere anche se tirata dalla domanda. Le attuali infrastrutture aeroportuali non sono in grado di sostenere adeguatamente le future potenzialità di sviluppo del traffico aereo. Di fronte a proiezioni per cui in Italia si passerà dagli attuali 130 milioni di passeggeri a 230 milioni fra dieci anni, è chiaro che il rischio collasso è dietro l’angolo a causa della limitata capacità aeroportuale, collo di bottiglia del traffico aereo. Non è un problema soltanto italiano. A gennaio del 2007 la Commissione europea ha segnalato con preoccupazione il “crescente divario tra le capacità aeroportuali e la domanda di servizi aerei” e il rischio di una “crisi della capacità aeroportuale”, che nel 2025 condurrà ad una congestione del sistema del traffico aereo. Ma per l’Italia i motivi di preoccupazione diventano ancora più forti. Per non dire drammatici. Perché anche gli aeroporti italiani più grandi sono in fin dei conti aeroportini, se comparati con il numero degli abitanti, le dimensioni del Paese e la sua grande vocazione turistica. Servono aeroporti più grandi, efficienti e meglio connessi al territorio e al bacino di traffico di riferimento, attraverso collegamenti intermodali con la rete ferroviaria e stradale. E’ uno dei primi punti fermi messi dall’indagine conoscitiva di Valducci. Interessante anche l’analisi degli sprechi, connessa al vizioso connubio tra politica e gestioni aeroportuali. Sprechi rilevanti che si hanno non solo nella costruzione o nell’ampliamento di infrastrutture aero-
portuali inutili, ma anche nella loro gestione, per cui tocca ai soggetti pubblici promotori della costruzione dell’aeroporto ripianare le eventuali perdite. Alle quali vanno aggiunte quelle attività non iscritte nel conto economico della società di gestione ma che ricadono sulla collettività perché sostenute dallo Stato o da Enti locali: i servizi di controllo del traffico aereo, l’attività delle forze dell’ordine che presidiano l’aeroporto e del personale dei controlli di sicurezza, la dogana, i vigili urbani. Tutti servizi che costituiscono costi fissi per la collettività ma non giustificabili se l’aeroporto non ha volumi di traffico adeguati. Una delle soluzioni che l’indagine di Valducci prospetta è quella di tracciare finalmente una netta linea di demarcazione fra gli aeroporti di rilevanza comunitaria, quelli al di sopra dei cinque milioni di passeggeri annui, e gli altri. Avremmo così un criterio per stabilire quali sono le strutture portanti del sistema aeroportuale nazionale. Avremmo poi degli aeroporti minori, ma con traffico non inferiore a un milione di passeggeri. Al di sotto di questa soglia gli scali andrebbero chiusi al traffico eliminando notevoli costi a carico della finanza pubblica. In caso contrario l’Italia continuerà ad essere il paradiso delle low cost, che la infiltrano a colabrodo, complici gli accordi commerciali con i gestori aeroportuali. E terreno di caccia per i vettori tradizionali, che vengono a prelevare passeggeri da riproiettare sul lungo raggio, l’unico settore veramente redditizio per chi fa sul serio. Adolfo Marino
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dossier aeroporti
BERGAMO ORIO AL SERIO FA SCUOLA
PASSEGGERI IN AUMENTO DEL 10%, RICAVI DEL 5%, UTILE DI 10 MILIONI DI EURO TUTTI DESTINATI AI NUOVI INVESTIMENTI SULLA STRUTTURA. NEL FRATTEMPO, UNA ZONA AIRSIDE COMPLETAMENTE RIMESSA A NUOVO, CON UNA LEZIONE DI STILE A COSTO RELATIVAMENTE BASSO, E PROGETTI A BREVE TERMINE PER IL LANDSIDE. QUESTI I FATTI DI ORIO AL SERIO, CHE ORA HA UN OBIETTIVO: ESSERE VISTO FINALMENTE COME UNO SCALO DI QUALITÀ
D
i tutto si può parlare, dalle parti di Orio al Serio, tranne che di crisi. Nel 2009, l’anno in cui una decina di aeroporti italiani ha perso più del 10% di passeggeri e in cui il calo nazionale è stato di oltre due punti percentuali, lo scalo bergamasco ha continuato imperterrito la sua crescita, che dal 2002 è sempre a doppia cifra: +10,4% di viaggiatori, a quota 7,16 milioni. Sorpassati nel 2008 Catania e nel 2009 Venezia, ora sta per lasciarsi alle spalle anche Linate per diventare il terzo aeroporto italiano. Anzi, d’estate, quando i business traveller vanno in vacanza, i numeri sono già dalla parte di Orio. Se dai dati sui passeggeri si passa a quelli economici, la musica rimane
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allegra: i ricavi sono cresciuti del 5% e l’utile è stato pari a 10 milioni di euro, che sono stati posti nella riserva straordinaria destinata agli investimenti sulla struttura ancora da effettuare.
I lavori nell’airside terminal Per l’aeroporto, infatti, sono anni di lavori. Il terminal che fino al 2002 era servito principalmente per sostituire gli scali milanesi in caso di nebbia non andava più bene. Oltre a essere piccolo aveva il difetto di essere troppo sviluppato nel landside e troppo compresso nell’airside. Tutto l’opposto di quel che ci vuole per far decollare le attività commerciali, soprattutto da quando le com-
pagnie, Ryanair in testa, hanno incentivato il check-in online. Per questo è stato affidato allo studio One Works il progetto (e poi la direzione dei lavori, iniziati nel settembre 2008) per ridisegnare il terminal. L’intervento a Orio secondo Giulio De Carli, managing partner dello studio, costituirà da modello per successivi lavori, come quelli al Marconi di Bologna, ed è «molto innovativo, perché ha la peculiarità di avere al piano superiore un’unica grande piazza commerciale che coincide con il luogo di attesa», ribaltando la precedente struttura. Nella parte airside, infatti, la modifica è consistita nello spostare al primo piano tutte le attività commerciali, concentrandole in due
Matteo Baù
I PASSEGGERI DI BERGAMO ORIO AL SERIO Passeggeri Variaz. anno aviazione Anno precedente generale 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 gen-feb. 2010
1.237.445 1.056.876 1.248.912 2.840.481 3.334.182 4.352.134 5.240.816 5.737.092 6.478.716 7.157.421 1.018.109
10,7 -14,6 18,2 127,4 17,4 30,5 20,4 9,5 12,9 10,5 13,6 fonte: Assaeroporti
LA COMPOSIZIONE DEI RICAVI NON AVIO 36,1%
40%
33,6%
35,6% 32,8%
30% 10,9% 11,9% 5,7%
6,2%
8,4%
4,3%
6,5%
20%
7,9%
2007 2008
10%
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0%
I marchi fonte: Sacbo, dati in percentuale
I PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI
Ricavi ricavi gest. aeronautica ricavi gest. commerciale ricavi diversi Mol Risultato operativo Utile di esercizio
2009
2008
2007
88,642 n.d. n.d. n.d. 25,535 16,486 10,802
84,226 63,112 18,382 2,733 23,836 15,677 10,257
78,479 59,417 16,436 2,625 22,774 14,476 9,932 fonte: Sacbo
grandi aree: la parte nord è composta da un’ampia food court, compatta come forse in nessun altro aeroporto italiano. Nella parte sud, invece, ci sono le attività di retail. Si annoverano poi alcuni spazi, nella zona est, che continueranno a ospitare, come ora, un bar e dei negozi. L’investimento è stato di 15 milioni di euro, in totale autofinanziamento. Il nuovo design è decisamente innovativo e contraddistinto da tre elementi: il primo è rappresentato dagli enormi codici a barre colorati di circa due metri di altezza che corrono lungo tutto l’airside, appena sotto i soffitti. I colori della grafica sono diversi a seconda delle zone: azzurro presso i controlli di sicurez-
impedisce loro di tagliare il percorso e di andare direttamente agli imbarchi senza effettuare il giro. Per i viaggiatori extra-Schengen (il 20% del totale, soprattutto rappresentati da chi viaggia da/verso il Regno Unito) è necessario salire al primo piano per poi scendere al livello terreno. Particolarmente interessante è la zona fumatori, che si trova in un quadrilatero all’aperto posto al centro dell’area retail. L’effetto è, infatti, più piacevole di quello provocato dalle salette claustrofobiche normalmente dedicate ai tabagisti. Nei pressi dell’area smoke-free è presenta la sala lounge, non ancora inaugurata al momento della nostra visita. La zona più originale della struttura è però la food court, caratterizzata da uno spazio circolare nel centro (ora occupata da sedie, che saranno presto sostituite da tavolini), attorno al quale ruotano diverse insegne di bar e fast food.
za, verde nell’area Schengen, arancione in quella extra-Schengen. «Volevamo avere un’immagine fresca e vivace, senza ricorrere a materiali costosi racconta Matteo Baù, responsabile commerciale non aviation di Orio al Serio -. Questa soluzione, trovata da One Works, ci soddisfa pienamente». Una seconda caratteristica distintiva è il parquet di legno scuro, che ha il doppio vantaggio di creare un’atmosfera intima, molto lontana dall’impersonalità di molti aeroporti, e di insonorizzare gli ambienti. L’altra peculiarità consiste nell’ariosità dell’ambiente, data dalla presenza di ampie vetrate sui fronti meridionale e settentrionale e dagli alti soffitti. I flussi dei passeggeri seguono quello che si potrebbe definire un “quasi walk-through”. I viaggiatori, infatti, dopo le scale mobili sono spinti dalla cartellonistica a dirigersi verso sud e attraversare, in poco più di un minuto, la zona dei negozi, per arrivare agli imbarchi nei pressi della food court. Se però vogliono, nulla
Lo scouting dei marchi da inserire nell’airside, racconta Baù, è stato realizzato attraverso una gara per quanto riguarda il food e con una trattativa privata per i negozi. La gara per assegnare gli spazi food è stata divisa in sei lotti, ciascuno dei quali aveva lo scopo di coprire un’esigenza di consumo diversa. Attraverso questa procedura sono entrati nell’aeroporto anche operatori nuovi, come Chef Express e Il Panino Giusto. L’offerta, nel complesso, è composta da My Chef, che gestisce l’ampio McDonald’s (con area bambini e McCafé), da Chef Express, attraverso il wine bar Santa Cristina (legato alla cantina Antinori), Il Panino Giusto, attraverso una società del gruppo, e da Autogrill (Puro Gusto, Tentazioni e il bar nell’area extra-Schengen gestito con il marchio Segafredo). Airest ha poi un punto vendita “La Bottega dei Sapori”, gestito con Agripromo, società voluta dalla Provincia di Bergamo per promuovere le tipicità agroalimentari bergamasche. Si tratta di uno dei tre negozi di enogastronomia dello scalo, una categoria merceologica che sta molto a cuore ai gestori di Sacbo. Un secondo punto vendita è “Nespoli Funghi”, negozio locale che vende anche i burattini di Pinocchio realizzati da Mauro Dolci di Sant’Omobono (in Valle Imagna), artigiano che vende queste realizzazioni in tutto il mondo, tra cui la stessa Collodi. Il terzo negozio enogastronomico è in via di assegnazione, forse a un rivenditore di vini locali.
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dossier aeroporti Tra gli altri esercizi il maggiore è un duty free di 300 metri quadrati (contro i precedenti 90) gestito da Dufrital. I marchi dell’abbigliamento presenti in airside sono Boggi, già presente in diversi aeroporti e nella Stazione Centrale di Milano, Aeronautica Militare, anch’essa sviluppata nel settore travel, Conte of Florence e Timberland, il cui punto vendita si è spostato dal landside. Tra la pelletteria e gli accessori moda figurano invece Saldarini, Tosca Blu e (prossimamente) Carpisa. L’edicola, affidata al distributore locale Dif, si allarga e si sposta dall’attuale posizione, andando a occupare una zona più defilata, dietro il duty free. Per la loro natura di acquisto non di impulso, argomenta Baù, i giornali non risentono infatti della lontana dai flussi e portano le persone verso il duty free. Completano il quadro del retail la cartoleria Legàmi e i negozi di prossima apertura Watch Studio (orologi e bijoux, già presente negli scali di Torino, Bologna e Verona) e la cioccolateria Mirco Della Vecchia, al suo debutto in un’aeroporto. Nell’aerea extraSchengen, oltre al bar Segafredo, ci sarà in futuro, nelle intenzioni di Sacbo, un piccolo duty free.
Timberland e il punto vendita dei prodotti Agripromo trova spazio nella Bottega dei Sapori. Una seconda fase, invece, da realizzare entro la fine del 2011, prevede l’allargamento della zona arrivi, che assicurerà maggiori spazi agli autonoleggi e la trasformazione in una piazzetta commerciale dello spazio compreso tra il precedente
tinuo sviluppo ma con servizi commerciali ridotti all’essenziale a luogo che deve essere percepito come attraente dal punto di vista della qualità dell’offerta retail e food. A questo scopo si comincerà con il comunicare anche nell’area arrivi le innovazioni avvenute dell’airside, in modo da informare dei cambiamenti anche chi va all’aeroporto solo per
futuro il progetto è di aumentare tutti gli spazi per la pubblicità, sia attraverso il digital signage sia tramite le affissioni tradizionali. Un segnale positivo dell’attrattività pubblicitaria dello scalo, sottolineano, è il recente arrivo di un’affissione di Armani. «Il pubblico del low cost – dice Baù – è uno spaccato dell’intera società» e quindi c’è spazio per inserzionisti di livello medio-alto. Senza dimenticare che un quarto dei viaggiatori oggi è business, soprattutto si tratta di lavoratori di piccole e medie imprese.
I ricavi non avio e il wi-fi
Il futuro del landside e gli altri progetti Ma l’espansione dell’airside non è il solo intervento nello scalo. Il secondo fronte dei lavori è nella parte antistante i varchi di sicurezza. Entro l’estate si concluderà la prima fase dei lavori, che consistono nella sistemazione dei controsoffitti e della pavimentazione, nell’allargamento dei corridoi e nella modifica della zona di accesso ai varchi, nel frattempo già spostati di 90 gradi. In questa prima fase viene allargata l’edicola, arriva una farmacia aperta 24 ore e si spostano nell’airside, come detto, il negozio di
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accesso ai controlli di sicurezza e una stecca di check-in già oggi di fatto in disuso. Altri progetti riguardano invece i parcheggi: sarà ampliato lo spazio per la sosta breve dedicata agli arrivi e, contemporaneamente, ci sarà maggiore offerta nei parcheggi a lunga sosta. Allo studio c’è poi il collegamento ferroviario con Milano, che potrebbe portare a un immaginabile ulteriore aumento di passeggeri, come quello scaturito dalla realizzazione della quarta corsia sulla A4 da e verso Milano. L’obiettivo finale, spiegano in Sacbo, è quello di cambiare l’immagine di Orio al Serio: da scalo in con-
attendere i viaggiatori appena atterrati. Altro punto su cui la comunicazione dovrà essere sviluppata riguarda la regola della shopping bag, in base alla quale le compagnie aeree, pur severe sulla necessità di portare un solo bagaglio, lasciano passare chi ha una borsa aggiuntiva contenente gli acquisti effettuati in aeroporto. Il miglioramento della qualità percepita, secondo Sacbo, porterà a un aumento delle entrate della pubblicità, oggi ferme a 600mila euro rispetto agli 88,6 milioni di ricavi totali. L’advertising è gestito da Igp Decaux per gli spazi interni e dalla stessa Sacbo per quelli esterni. In
Più in generale, una delle sfide che ha di fronte Sacbo è quella di far crescere i ricavi non avio: sono già aumentati, dal 24,6% del 2007 al 25,5% del 2008, fino al 27,3% del 2009, ma dovranno ancora salire, sebbene i responsabili non si sbilancino a indicare delle percentuali obiettivo. Questo perché è vero che il retail sta andando molto bene (+30% nei primi mesi del 2010), così come il food, ma a preoccupare sono i parcheggi: anche se nel 2009 i ricavi su questo fronte sono aumentati del 15%, il peso del parking sul fatturato è in discesa, perché è agguerrita la concorrenza dei parcheggi esterni vicini (si veda a proposito l’Osservatorio prezzi del mese di aprile). «Per controbattere alle offerte low cost di questi concorrenti – spiega Baù – abbiamo agito sulle tariffe, sulla prenotazione online e sui parcheggi a basso costo. Una via ulteriore sarà quella di unire gli sforzi con gli scali vicini per creare un sistema di prenotazioni da internet integrato. Un ultimo fronte di attività non avio è rappresentato dal wi-fi, già
presente in airside, mentre per il landside sono in corso trattative con gli operatori telefonici. Non sembra, però, che sia un’attività da cui si possano attendere grandi entrate.
Conclusioni Alla fine del 2011, dunque, si avrà un quadro completo dell’evoluzione
di Orio. Quello che si può già oggi dire è che gli interventi sembrano coerenti e riusciti. Anche sul fronte avio i risultati per ora non mostrano crepe né sembrano esserci screzi con Ryanair. La creazione di un “sistema” degli aeroporti lombardi, che coinvolga gli scali milanesi e quelli di Brescia e Verona, rientra negli obiet-
tivi di Sacbo, secondo cui il low cost allarga i viaggiatori e non li sottrae agli altri, anche in considerazione dell’aumento di passeggeri previsto non solo per l’Expo del 2015 ma anche nel lungo periodo. Se le cose saranno davvero così in futuro lo diranno i prossimi bilanci.
I dati di Bologna
Nel “Dossier aeroporti” di marzo, a pagina 37, i dati relativi ai passeggeri dell’aeroporto di Bologna si riferivano all’aviazione commerciale e non a quella generale come erroneamente riportato. Con riguardo allo stesso servizio si chiarisce, a scanso di equivoci, che One Works ha curato l’intero progetto di restyling e non solo il walk through.
Fabrizio Patti
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analisi mercato
OK SHOES! NELLE GALLERIE COMMERCIALI
SE LA PRODUZIONE DI CALZATURE NEL 2009 È STATA IN PICCHIATA, I CONSUMI SONO RIMASTI STABILI. MERITO DELLE CATENE, CRESCIUTE DEL 14 PER CENTO, E DELLE GRANDI SUPERFICI SPECIALIZZATE, RIMASTE STABILI. NEI CENTRI COMMERCIALI SI CONCENTRA QUASI LA METÀ DEI PUNTI VENDITA, MENTRE SONO ANCORA MARGINALI AEROPORTI E STAZIONI
L
a produzione e la vendita di calzature oggi, in Italia, raccontano due storie piuttosto diverse. Sui produttori si sa molto: nel 2009 il comparto è stato tra i maggiormente colpiti dell’economia
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e più delle tabelle con l’elenco dei dati negativi (-13% è il dato sulla produzione nazionale tratto dal preconsuntivo dell’Anci) hanno parlato le immagini dei lavoratori messi in cassa integrazione o licenziati a
causa dei fallimenti o, più spesso, delle delocalizzazioni. Ma chi pensasse che anche i consumi siano crollati si sbaglierebbe: lo scorso anno le vendite sono rimaste stabili, euro più euro meno, quindi c’è stata solo una lieve flessione reale, considerando l’inflazione nel complesso contenuta. Quello che è successo lo raccontano i dati di Sita Ricerca, l’istituto che ogni anno monitora le vendite per conto dell’Anci (Associazione nazionale calzaturifici italiani) e che ha elaborato per retail & food un’anteprima delle tabelle riferite al 2009. Mentre i negozi indipendenti hanno perso molto, dal 3% di quelli che vendono
solo calzature al 13% di quelli che propongono anche abbigliamento (la media degli indipendenti è di un –5,5% rispetto al 2008 e di -14% rispetto al 2007), per la distribuzione organizzata è tutta un’altra musica. Le catene hanno registrato un ottimo +14% in valore, che ha portato il peso di questo canale sul totale delle vendite al 26 per cento. Alla base di tale fenomeno c’è anche la trasformazione di tanti negozi indipendenti in franchising di catene. «Questo accade – commenta Maurizio Castelli, curatore della ricerca – soprattutto per gli shop ubicati nei centri urbani, che rinunciano a una parte degli incassi per
“cheap” quest’anno ha preferito tornare verso gli ambulanti o grandi superfici specializzate a basso costo. Un discorso a parte va fatto per gli outlet: è vero che il canale degli spacci risulta ufficialmente in contrazione, ma dal conteggio sfugge una buona parte dei negozi, classificati sotto la voce “catene”.
I marchi nei centri commerciali
avere la maggiore sicurezza data dalla riconoscibilità dell’insegna». Positivo è anche l’andamento del canale dei grandi magazzini, soprattutto per l’inserimento di marchi di scarpe da parte di Coin e Rinascente, ma si tratta del solo 1% dei consumi totali. Dopo una flessione che dura da un decennio si sono invece leggermente riprese le vendite degli ambulanti, che dal -16,2% del 2008 rispetto al 2007, lo scorso anno sono risalite del 2,2 per cento. Sono poi completamente stabili le performance delle grandi superfici specializzate (come Pittarello o Scarpe&Scarpe), che pesano per
oltre un decimo sul totale dei consumi. Negativo, invece, il trend delle grandi superfici negli ipermercati che, dopo 3-4 anni di espansione, racconta Castelli, subiscono un riflusso, probabilmente per un duplice fattore: da una parte perché danno l’impressione di scarsa specializzazione e qualità, dall’altra perché chi cercava un prodotto
Una ricognizione della presenza delle principali insegne per canale (tabella 2) mostra come i player principali siano di gran lunga Geox e Bata. Il primo ha 126 punti vendita nei centri commerciali e ben 198 nei canali cittadini, tra cui l’ultimo della serie è il “Palazzo che respira”, ricoperto di lastre in acciaio inox di tre colori, in via Torino, a Milano. Bata, invece, pur avendo una presenza capillare in high street (131 punti vendita tra proprietà e franchising), è ancora più radicata negli shopping center, dove i punti vendi-
ta sono ben 190, per più di due terzi di proprietà. Molto più ridotta è la diffusione di un altro noto produttore, Nero Giardini, che conta 38 monomarca, di cui solo due nei mall. A Geox e Bata negli shopping center seguono per numero di punti vendita il big store Scarpe & Scarpe, con 68 negozi, e il rivenditore sportivo Footlocker, con 61. Più distanziati ci sono Timberland (44 store, che vende però anche molti prodotti di abbigliamento), Bagatt (36, si veda l’intervista in pagina) e Cinti, con 34. Le due società della catena padovana Pittarello hanno ciascuna circa 50 punti vendita in totale, ma Pittarello calzature (insegna con l’elefantino) conta ben 37 negozi nei centri commerciali, mentre la “cugina” Pittarello Diffusion (insegna con il coniglio) è presente in questo canale con 25 punti. Concentrata quasi esclusivamente sui centri commerciali è poi la catena Promenade, che negli shopping center ha 16 negozi su 17.
ANDAMENTO DEI CONSUMI DELLE CALZATURE - ANALISI PER CANALE % su tot. Valore Negozio calzature Negozio abbigliamento Articoli sportivi totale indipendenti Catene Grandi magazzini Grandi superfici specializzate Ipermercati Ambulanti Spacci Altri canali totale distrib. organizzata Totale
2009
2008
37 5 7 49 26 1
2.332.027 290.215 467.172 3.089.414 1.663.788 91.254
2.406.727 335.415 528.752 3.270.894 1.451.060 84.379
11
705.010
2 5 3 3 51 100
126.256 326.190 186.711 203.981 3.303.190 6.392.604
09/08
tab. 1 2007
08/07
09/07
-3,1% -13,5% -11,6% -5,5% 14,7% 8,1%
2.619.755 420.219 575.716 3.615.690 1.432.155 70.151
-8,1% -20,2% -8,2% -9,5% 1,3% 20,3%
-11,0% -30,9% -18,9% -14,6% 16,2% 30,1%
704.615
0,1%
690.845
2,0%
2,1%
140.720 319.152 209.283 214.251 3.123.460 6.394.354
-10,3% 2,2% -10,8% -4,8% 5,8% 0,0%
138.750 380.985 164.779 222.140 3.099.805 6.715.495
1,4% -16,2% 27,0% -3,6% 0,8% -4,8%
-9,0% -14,4% 13,3% -8,2% 6,6% -4,8%
fonte: elaborazione r&f su dati Sita Ricerca - Anci
›Mauro Giuli intervista
Stazioni, ma non a tutti i costi Intervista a Guglielmo La Micela, responsabile sviluppo franchising Con sette punti vendita nelle stazioni, Mauro Giuli è il marchio più presente in questo canale. Come mai questa scelta? L’esperienza è partita con un test alla stazione di Roma Termini, che ci ha dato degli ottimi risultati. Siamo quindi passati a lavorare nel circuito di Centostazioni, aprendo a Milano Porta Garibaldi, dove il riscontro è stato altrettanto positivo. In seguito siamo arrivati nelle stazioni di Brescia e Padova, ma i risultati sono stati inferiori, sia per i minori flussi di persone sia per i lavori in corso. In generale nelle stazioni alcuni risultati sono stati positivi, altri negativi: siamo usciti per esempio da Genova e andremo via anche da Firenze, che è nel circuito di Grandi Stazioni, perché a causa del vincolo della Sovrintendenza non abbiamo potuto effettuare dei miglioramenti nei negozi.
Da poco avete anche aperto a Milano Centrale. Qual è il vostro giudizio? La Stazione Centrale è ancora un cantiere. Siamo stati i primi ad arrivare, lo scorso settembre, e siamo probabilmente quelli che hanno sofferto più di tutti. Gli investimenti richiesti sono stati infatti ingenti e da parte di Grandi Stazioni c’è stata rigidità nei contratti. Volevamo uscire ma l’azienda ha deciso di rimanere, almeno fino alla fine dell’anno. Al di là delle stazioni, come giudicate il vostro 2009? Abbiamo dovuto ridurre di molto il numero dei negozi, passati da 75 a circa 50. La strategia di concentrare i punti vendita ha però premiato, perché nonostante i tagli i ricavi hanno sostanzialmente tenuto.
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analisi mercato
LA PRESENZA DELLE PRINCIPALI INSEGNE DI Centri commerciali
Anche Kickers conta la quasi totalità dei punti vendita in questo canale, 11 su 12, mentre le insegne sportive Adidas e Nike e il supermercato Scarpamondo hanno circa i due terzi dei negozi nei mall. «C’è stato effettivamente uno slittamento verso i centri commerciali, ma bisogna fare dei distinguo – commenta Massimo Donda, presidente di Federcalzature -. Innanzitutto c’è grande differenza: alcuni vanno molto bene e altri no. In secondo luogo più che un vero spostamento dalla città al centro commerciale, c’è stato l’ingresso in quest’ultimo canale di nuovi operatori, provenienti dall’industria». Quest’ultimi opererebbero una «concorrenza sleale, perché hanno economie di scala che sfavoriscono i negozi indipendenti», lasciando a disposizione di questi nei magazzini «i prodotti che non vanno». Tra i punti vendita, nell’interpretazione di Donda, «vanno meglio i due estremi: il lusso e la grande superficie specializzata». In questo senso si spiegherebbe l’arrivo in Italia di Deichmann, uno dei primi cinque rivenditori a livello mondiale, esattamente due anni fa, che da
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Geox Bata, di cui: Bata proprietà Bata Franchising Valleverde, di cui: Valleverde proprietà Valleverde monomarca fr. Footlocker Timberland Scarpe & Scarpe Bagatt Cinti Pittarello Diffusion Pittarello Calzature Mauro Giuli Nero Giardini Nike Adidas Keys Scarpamondo Promenade Kickers Frau
Aeroporti
126 190 133 57 3 1 2 61 44 68 36 34 25 37 4 2 16 14 8 14 16 11 3
fonte: elaborazione Retail & Food sui siti delle società
una quarantina di negozi punta ad arrivare a breve a 200. Sul versante lusso, invece, pur sentendosi quest’anno la crisi, continua Donda, «le politiche dei produttori hanno dato modo ai distributori di respirare negli ultimi anni, perché possono godere di margini maggiori e ridare come resi i prodotti invenduti».
Per quanto riguarda lo sport, invece, racconta Fabio Pelosi, presidente del gruppo di acquisto Sport Alliance, il mercato è stato «rivoluzionato da Decathlon», accanto al quale il consumatore preferisce soprattutto le catene specializzate, come Footlocker. Lo spostamento verso i centri commerciali c’è
indubbiamente stato, ma in questo canale, continua, «è sempre più difficile resistere a causa dei costi di affitto e gestione eccessivi». Questo, almeno, vale per le catene medio-piccole, perché le grandi, aggiunge Pelosi, «svolgendo una funzione di ancora di richiamo, in qualche caso hanno addirittura
0 0 0 0 6 6 0 0 2 0 0 0 0 0 0 0 3 1 0 0 0 0 0
CALZATURE PER CANALE Stazioni 0 0 0 0 1 1 0 1 0 0 0 0 0 0 7 0 1 0 0 0 0 0 0
Città 198 131 63 68 176 5 171 79 67 24 27 17 26 16 39 36 6 9 15 8 1 1 3
tab. 2 Totale 324 321 196 125 186 13 173 141 113 92 63 51 51 53 50 38 26 24 23 22 17 12 6
avuto la possibilità di rimanere nei centri commerciali a costo zero». Sulla politica seguita dai produttori Pelosi ha una visione meno negativa, perché almeno nel comparto sportivo, dice, «c’è stata la volontà dei fornitori di segmentare molto il mercato, cioè di non dare tutto a tutti». In questo modo produttori come Nike o Adidas danno referenze diverse ai differenti distributori (da Deichmann sono per esempio venduti modelli delle due marche da meno di 50 euro), non danneggiando gli altri distributori, che vendono modelli di fascia superiore.
Gli outlet Decisamente interessante è poi la situazione degli outlet. Se si considerano le catene di calzature in senso stretto (escludendo quindi i marchi della moda per i quali le scarpe hanno un ruolo secondario), nei primi 20 outlet italiani si contano 180 negozi. A guidare la classifica della presenza, in questo caso, è il marchio Baldinini, calzaturificio di lunga tradizione con sede a San Mauro Pascoli (Forlì Cesena), con 15 store in Italia e quattro tra San Marino, Svizzera e Germania. Seguono Docksteps e Fornarina con nove, Bruno Magli, Corso Roma e Timberland con sette, Botticelli, Cinti, Geox, Pancaldi 1888 e Stonefly con sei. Nei Foc osservati ci sono in media nove negozi di calzature. Il Castel Guelfo Outlet City, il Franciacorta Outlet Village e il Fox Town di Mendrisio contano ben 15 shop ciascuno. Se ne contano invece 13 al Vicolungo Outlets, 12 al Palmanova Outlet Village, mentre nei Foc di McArthur Glen di Serravalle e Castel Romano ce ne sono 11, così come al Fidenza Village. Sono, in tutti casi, conteggi
›Bagatt
intervista
Ora priorità alle città e all’estero Intervista a Alessandra Capra, amministratore delegato Bagatt è presente in 36 centri commerciali, 27 negozi cittadini e tre outlet. Quale canale sta andando meglio? Nel 2009 abbiamo avuto una migliore performance nei centri città, mentre dopo anni i centri commerciali sono calati, perché la crisi ha portato minor passaggio in questo canale. C’è stata comunque differenza tra le performance dei grandi e dei piccoli shopping center. Quante aperture avete effettuato nel 2009 e dove pensate di aprire nel 2010? Abbiamo aperto qualche punto vendita in Italia, sia nei centri commerciali che su strada, soprattutto nelle città di provincia. Ma in particolare ci siamo espansi in Bulgaria,
LE INSEGNE PIÙ PRESENTI NEI PRINCIPALI OUTLET ITALIANI Marchio Baldinini Docksteps Fornarina Bruno Magli Corso Roma Timberland Botticelli Cinti Geox Pancaldi 1888 Stonefly Betty Flowers Nike Puma Reebok Tosca Blu Bata Pollini Valleverde Bagatt Camper Clarks Merrell Moreschi Nannini Salvatore Ferragamo Walk Safari
Numero negozi 15 9 9 7 7 7 6 6 6 6 6 5 5 5 5 5 4 4 4 3 3 3 3 3 3 3 3
fonte: elaborazione r&f sui siti dei primi 20 outlet italiani
tab. 3 da prendere con le molle, dato che, come si accennava sopra, sono stati esclusi diversi negozi di moda e pelletteria che non hanno nelle scarpe il loro prodotto più venduto.
Gli aeroporti e le stazioni I luoghi di viaggio, allo stato attuale, non sembrano essere eccessivamente attrattivi per le calzature. Negli aeroporti il marchio che ha più presenze è Valleverde, che si concentra negli scali di Roma Fiumicino (con tre negozi), di Milano
Polonia, Slovenia, Cipro e Libano. Nei prossimi anni continueremo questa strategia di sviluppo, cercando di stare nei centri città, perché nei centri commerciali comincia a esserci troppa sovraesposizione. Vorremmo inoltre far crescere il canale e-commerce. Come è stato il vostro 2009? Noi non abbiamo avuto un calo delle vendite, che sono invece cresciute del 3% rispetto al 2008 nei negozi diretti e su livelli simili per quanto riguarda quelli in franchising, che rappresentano circa la metà del totale. L’ultimo bimestre è stato in particolare molto buono. Il mercato italiano è stato sui livelli dell’anno precedente, mentre abbiamo perso qualcosa sull’estero.
Malpensa e Linate (con due punti vendita ciascuno). La marca di calzature di Coriano (Rimini) in questo canale è presente con negozi di proprietà, mentre i monomarca in fran-
LA PRESENZA DEI NEGOZI DI CALZATURE NEGLI AEROPORTI tab. 4 ROMA FIUMICINO Adidas, Bruno Magli, Salvatore Ferragamo (2 negozi), Valleverde (3 negozi)
MILANO MALPENSA Bruno Magli, Moreschi (2 negozi), Valleverde (2 negozi)
MILANO MALPENSA Bruno Magli, Moreschi (2 negozi), Valleverde (2 negozi)
MILANO LINATE Moreschi, Valleverde (2 negozi)
BERGAMO ORIO AL SERIO Timberland
PISA Rossi calzature
TORINO Superga
LAMEZIA Maestri Calzolai Di Luzzi (prossima apertura) Fonte: elaborazione r&f dai siti internet degli aeroporti Nota: sono esclusi i marchi di abbigliamento per cui il prodotto calzature non è prevalente
chising si concentrano nella quasi totalità nel canale cittadino. Peculiarità della Valleverde è anche la presenza di store in due aree di sosta, a Casalecchio di Reno e a Secchia Ovest. Nei tre principali terminal aeroportuali italiani hanno dei monomarca anche Moreschi (due a Malpensa e uno a Linate), Bruno Magli (uno a Fiumicino e uno a Malpensa) e Salvatore Ferragamo, con due punti vendita a Fiumicino. Altri scali hanno un solo store: Timberland a Orio al Serio, Rossi calzature a Pisa, Superga a Torino e il
negozio di prossima apertura Maestri Calzolai di Luzzi a Lamezia Terme. Protagonista nelle stazioni in questi anni è invece stato il marchio Mauro Giuli, il quale, tuttavia, ha iniziato una politica di ridimensionamento nel canale (si veda l’intervista a pagina 41). Attualmente è presente in sette stazioni: Milano, stazioni Centrale e Porta Garibaldi, Torino Porta Nuova, Roma Termini, Firenze Santa Maria Novella, Padova e Brescia. L’esperienza di Genova si è invece conclusa e presto finirà anche quella di Firenze, per le difficoltà avute con la Sovrintendenza.
La distribuzione geografica L’analisi della presenza dei negozi di calzature per regione non mostra, infine, grandi sorprese: sommando i marchi analizzati, il 49% delle presenze si ha nel Nord, percentuale che sale al 53,8% se si considera il solo canale dei centri commerciali. Seguono il Sud con il 28% (24,2% negli shopping center) e il Centro (22,7% in generale e 21,9% nei mall). Tra le regioni guida la Lombardia, con poco meno di un quinto dei negozi totali e poco più di un quarto di quelli nei centri commerciali. Da segnalare la minore diffusione di negozi negli shopping center, rispetto ad altre categorie merceologiche, in Piemonte, che con il 6,1% delle presenze è superato da Emilia-Romagna e Veneto, e in Puglia (3,5%), solitamente guida delle regioni meridionali e in tale occasione sorpassata da Campania (6,8%), Sicilia (5,8%) e Sardegna (4,3%). Anche in questo caso i dati non hanno ovviamente un valore statistico. Fabrizio Patti
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Parola di Grandi Stazioni FABIO BATTAGGIA, nato a Roma nel 1959, si è laureato cum laude in Economia e Commercio e ha seguito un corso di specializzazione "Advanced Transportation Management" alla Northwestern University. E' stato nominato amministratore delegato di Sagat nel 2001 e di Adf nel 2004. Dal luglio 2007 è nel consiglio di Grandi Stazioni dove, da febbraio 2008, ha assunto la carica di amministratore delegato, mantenendo fin qui anche l’incarico di Amministratore Delegato di Adf.
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Fabio Battaggia
«L’investimento è di lungo periodo sia per noi che per i commercianti. La stazione di Milano sarà un successo».
L
e stazioni sono al centro di un costante dibattito politico e mediatico, con tante critiche e pochi complimenti. L’Alta Velocità e l’arrivo di nuovi competitor da una parte e l’ingresso del retail dall’altra hanno imposto il potenziamento delle infrastrutture. Intervistato in occasione della presentazione dei lavori su Verona Porta Nuova, l’amministratore delegato di Grandi Stazioni Fabio Battaggia racconta tempi, modalità e obiettivi del progetto che mira ad ammodernare i 13 maggiori scali italiani entro il 2013. La sfida più importante consiste nel trasformare il modello della stazione in un polo intermodale dotato di servizi e di un’importante offerta retail. Il benchmark è Roma Termini, ristrutturata per il Giubileo del 2000. Partiamo dai dati. A quanto ammonta l’investimento e come si articola il calendario dei lavori? L’investimento complessivo è di circa 900 milioni di euro e comprende sia le opere interne che quelle esterne. Questo importo è finanziato con fondi di Grandi Stazioni e di Rfi per la messa a norma delle stazioni, mentre per le opere esterne è cofinanziato da Grandi Stazioni e dai Fondi Leggi Obiettivo. Nel 2010 tutte le 13 stazioni sono in cantiere, tra quelle che terminano i lavori (Milano Centrale, Torino Porta Nuova e Napoli Centrale) e quelle che li iniziano. Dal 2008 abbiamo rifatto un piano che sostanzialmente prevede il completamento del network entro il 2013. In particolare sono già stati avviati i progetti nel Nord-est (Venezia, Verona e Mestre), a Firenze e a Genova (con Principe e Brignole, ndr). Su Bologna siamo in procinto di consegnare i lavori e poi partiremo a Bari, a Napoli per la parte esterna e a Palermo. Gli ultimi interventi riguardano la piastra esterna di Roma Termini e il parcheggio interrato di Bologna.
Per quale motivo sono trascorsi circa 10 anni tra l’intervento su Termini e quello di Milano, Torino e Napoli? Il mio impegno è iniziato nel febbraio 2008 quando la fase procedurale era già stata completata. In particolare è stata svolta una grande gara pubblica per l’avvio delle riqualifiche delle stazioni nel 2003-2004 che è andata deserta. Nel 2005 è stato ridefinito il piano con interventi a lotti geografici e adesso stiamo attuando quel programma che è stato aggiudicato nel 2007. La sicurezza nei terminal è la pre-condizione necessaria per raggiungere i vostri obiettivi. Come avete combattuto il degrado? Abbiamo investito moltissimo in sistemi di sicurezza passiva con telecamere e le forze dell’ordine sono sempre presenti e collegate adesso con le control room. Inoltre, su richiesta degli esercizi
commerciali, garantiamo il servizio di security. Confidiamo che si ripeterà l’effetto Roma Termini. In generale abbiamo tolto il degrado all’interno dalle stazioni e ora la sfida, da disputarsi assieme ai comuni, è di toglierlo nelle aree limitrofe. A tal proposito stiamo interpellando tutti gli assessorati. Con l’arrivo dell’Alta Velocità l’utenza si è allargata e differenziata. Riscontrate dei cambiamenti nel profilo del consumatore? Questi passeggeri hanno caratteristiche specifiche e sono più esigenti di quelli tradizionali. Il nostro obiettivo è di soddisfare tutti i segmenti di clientela. Abbiamo valutato servizi orientati al business sulla ristorazione, sul tipo di retail e sul brand, immaginando una diversificazione verso l’alto. Noi gestiamo un’offerta di massa, di livello base, e stiamo entrando in segmenti di clientela che possono cercare marchi differenti. Per esempio a Milano Centrale sono aperti dei punti vendita come Brooks Brothers, Boggi o altri negozi tipici del circuito aeroportuale. Riteniamo che sempre più marchi, prima concentrati solo nel settore aeroportuale, si rivolgeranno anche a quello delle stazioni. Specialmente su Milano Centrale, la percorribilità e le aree di attesa sono oggetto di feroci critiche da parte dei viaggiatori e della stampa. Che cosa replicate? In quanto stazioni in funzione durante la riqualifica, Milano Centrale e Torino Porta Nuova sono state aperte al pubblico man mano che i lavori venivano realizzati e i cantieri non sono ancora ultimati. Per questo motivo si vedono frequenti cambiamenti di percorsi e il viaggiatore abituale può trovare disorientamento durante questa fase. Inoltre nel caso di Milano gli interventi hanno interessato in maniera significativa i flussi creando delle ulteriori aree. E come intendete risolvere questi problemi? Stiamo valutando delle soluzioni migliorative non più sulla carta ma con prove in fase di rilascio all’utenza. Le criticità in materia di orientamento sono state analizzate attraverso uno studio congiunto con Ferrovie dello Stato perché la competenza della segnalazione al passeggero è del Gruppo. Riguardo alle problematiche sull’accessibilità, sulla messa in esercizio di scale mobili, di tapis roulant e di ascensori stiamo cercando di accelerare. Per quanto concerne le zone di attesa, tenendo presente che questi servizi sono prestati dal Gruppo, abbiamo proposto di collocare delle sedute anche in prossimità di aree commerciali e di punti di ristorazione.
Quali obietti vi siete posti sulla commercializzazione delle unità retail? Tra le stazioni di Milano, Torino e Napoli avremo un’offerta di circa 50mila metri quadrati per 150 punti vendita. Nel 2009 ne abbiamo aperti circa il 20-25% per cui quest’anno saranno avviati circa 100 negozi. Nel formulare il mix abbiamo voluto includere tutte le merceologie, evitare la cannibalizzazione tra prodotti o servizi e soprattutto dare varietà di scelta al passeggero, con brand internazionali, leader nazionali e anche locali. Un tempo la commercializzazione era estesa al network, ora stiamo creando un offerta taylor made anche locale. Quando andranno a regime queste stazioni? Si parlava di giugno per Milano e Torino e settembre per Napoli… Questi tempi saranno rispettati. Nel 2010 si vedrà crescere lo shopping center all’interno di queste stazioni, che saranno quindi messe a regime. A livello di struttura Roma Termini assomiglia a una grande galleria commerciale. Milano Centrale invece no. Come intendete renderla performante in ambito retail? Nelle stazioni di Roma Termini e di Napoli Centrale il flusso è canalizzato. Invece Milano Centrale non presenta tale caratteristica anche perché i percorsi sono longitudinali rispetto all’ingresso. Questa è la conformazione della struttura, non potevamo girarla, ma abbiamo lavorato affinché l’accessibilità sia garantita a tutti i livelli. Noi riteniamo che quando la stazione raggiungerà i 22/24mila mq di punti vendita sarà attrattiva dal punto di vista dello shopping non solo per i viaggiatori ma anche per l’hinterland poiché è collocata in pieno centro urbano ed è collegata con tutto il sistema dei trasporti locali. L’analisi sul mix merceologico a Milano è particolarmente sofisticata perché intendiamo inserire dei brand richiesti dalla stessa clientela. Ci è stato segnalato che nella stazione meneghina qualche retailer non è soddisfatto. Come gestiti i rapporti con i tenant? Siamo al corrente di tutte le esigenze dei retailer. Abbiamo incontrato i principali brand che avevano espresso qualche preoccupazione sulle prime aperture avvenute, sui collegamenti, sull’accessibilità e in merito agli altri sistemi di trasporto. Dopo di che abbiamo soddisfatto le loro esigenze in termini di visibilità, segnaletica e percorsi dei flussi. Riguardo ai lavori con il sistema metropolitano, al momento non avviati, creeranno un nuovo accesso meccanizzato che passerà interamente dentro la stazione. Tale collegamento sarà realizzato entro i prossimi anni e porterà a canalizzare il flusso in quelle aree. Andrea Penazzi
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dossierareediservizio UN’ALTRA CROCETTA PER
MYCHEF N
uova, luminosa, ecologica. Ma qualche ritocco non guasterebbe. Così, in poche parole si può descrivere la nuova area di sosta di MyChef a Crocetta Nord, sull’autostrada A21, non lontano da Asti. Aperta lo scorso novembre, l’area è ancora incompleta per quel che riguarda il parcheggio e la zona oil, compreso lo shop, i cui lavori, che non competono a My Chef, dovrebbero concludersi entro il prossimo luglio. Una prima impressione positiva si ha guardando l’esterno della struttura: lo stile, come sottolinea Leopoldo Resta, direttore commerciale della catena, è stato ripensato da zero e farà da punto di riferimento per le future ristrutturazioni dei locali. Distinguono l’edificio i colori di impatto (i vivaci rosso, bianco e verde) e l’ecosostenibilità, che si realizza attraverso diversi interventi: sono presenti pannelli fotovoltaici e un impianto di recupero delle acque piovane. I consumi di riscaldamento e condizionamento sono ridotti grazie a rivestimenti esterni che proteggono la struttura dal sole e impediscono la dispersione di calore. Allo stesso fine la volumetria è ribassata rispetto ai fabbricati tradizionali. Due ampie vetrate, nei lati ovest e sud, permettono di illuminare la zona ristorazione con luce naturale. E, infine, si è fatto ricorso anche a materiali riciclati. All’interno, il market appare ordinato. Elementi positivi sono gli indicatori merceologici, di colore verde e rosso su sfondo bianco, che identificano in maniera originale le referenze: MordiMy, AMyci,
Insegna area di servizio: Nome area di servizio e località:
CuraMy, per esempio, indicano rispettivamente i dolciumi, i prodotti per gli animali e per la cura della persona. Diversi tavolini ed espositori in metallo si alternano lungo il percorso per stimolare gli acquisti di impulso. In qualche caso si potrebbe curare di più l’aspetto estetico. Alcuni supporti, destinati agli articoli da ricorrenze (come Pasqua e Natale), sono ricoperti con tovaglie arancioni o con carta metallica che hanno un carattere provvisorio non proprio piacevole. Il market appare nel complesso di qualità maggiore nella parte food, mentre si può migliorare, anche sotto l'aspetto espositivo, in quella non food, verso l’uscita. A distinguere il negozio è la presenza di un corner di Eataly, la catena piemontese inventata da Oscar Farinetti, specializzata in gastronomia di alta fascia. Si tratta di un test della collaborazione tra le due società: cinque scaffali bianchi, dal design differente dal resto del market, ospitano rispettivamente vini, paste artigianali, bibite, dolci e conserve. I listini sono in linea con la qualità, quindi elevati. Di fronte a questi scaffali è posizionato un tavolino che offre altri prodotti regionali ma non di Eataly, a prezzi inferiori, che hanno forse il difetto di togliere un po’ di visibilità agli scaffali retrostanti. Decisamente convincente è invece la zona dedica-
MY CHEF Crocetta Nord - Castello Di Annone (Asti)
STRUTTURA
A un livello, medie dimensioni. Facciata dai colori vivaci (rosso, bianco, verde). Materiali ecocompatibili per ridurre i consumi energetici, presenza di pannelli fotovoltaici, e di sistemi di riciclo dell'acqua piovana, ampie vetrate
MARKET
Luminosità in parte naturale, segnalatori merceologici curati e originali, buona comunicazione. Migliorabili la merceologia non food e l'allestimento dei tavolini provvisori per i prodotti stagionali. Presente un corner "test" di Eataly
DESIGN
Impatto estetico positivo. Prevalenza dei colori bianco, arancio scuro e verde. Uso anche di materiali riciclati. Linee squadrate del bancone del bar e degli altri elementi. Nell'area ristorazione, interessanti tavoloni quadrati con otto pouff colorati ciascuno
PARCHEGGIO
Lavori in corso, destinati a terminare entro luglio. Attualmente molto limitati, a opera completa saranno numerosi per auto e camion
OFFERTA COMMERCIALE
Presenza di prodotti regionali (di Eataly ma non solo). Offerta food attraverso tre format (Gran Café, Pizza Chef e Pasta Chef). Assente un vending interno
SERVIZI
Non si segnalano servizi aggiuntivi particolari. A lavori completati ci sarà l'area camperisti
VARIE
Accessibilità buona. Telecamere numerose e visibili, non invadenti. Assente la musica diffusa. Servizi igienici puliti, dal design curato. Prossimamente sarà presente l'area oil esterna
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A cura di Fabrizio Patti
ta alla ristorazione. Nella parte ovest (entrando, sulla destra) sono presenti 30 tavolini bianchi e circa 60 sedie, di colore bianco o rosso. Si contano poi tre tavoli rettangolari che contengono ciascuno otto “pouff” verdi o arancioni, destinati idealmente alle famiglie, che danno vivacità all’ambiente. Stessa funzione hanno i seggiolini colorati per i bambini e i pannelli sulla parete nord, che raffigurano immagini di cibi freschi, come il sushi o le insalate. Il servizio bar e ristorazione è erogato in tre ambienti sovrastati da tre loghi del gruppo: Gran Café per il bar, Pizza Chef per le pizze e i panini, Pasta Chef per i primi e i secondi. Le tre zone sono rese omogenee dalla continuità dei colori (rosso, o per meglio dire arancione scuro, verde e bianco) e in particolare dalla fascia arancione che corre in alto. Il design è, in generale, caratterizzato da forme squadrate e razionali, progettato da architetti interni all’azienda. Davanti al bar non ci sono posti a sedere ma tre tavolini rotondi alti e una lunga mensola in cui appoggiarsi per consumare i caffè. I servizi igienici hanno dei tratti distintivi come i disegni a tema naturale sulle porte (bambù e fiori) e loghi curati che indicano bagni, docce, servizi per disabili e il fasciatoio. Nel locale, al momento, non c’è musica diffusa né sono installati schermi con informazioni stradali. Non sono presenti servizi particolari come il bancomat, o aree di gioco per bambini. Una volta completati i lavori, all’esterno sarà disponibile un’area per camperisti, così come un buon numero di parcheggi (oggi ridotti all’osso) sia per auto che per mezzi pesanti. L’accessibilità della struttura è buona, sebbene al momento della visita l’ingresso per disabili fosse ostacolato da un espositore mobile. •
international SVIZZERA, DUTY FREE ANCHE IN ARRIVO
Il Consiglio federale svizzero ha approvato una modifica legislativa che estende ai viaggiatori in arrivo negli aeroporti elvetici la possibilità di fare acquisti nei negozi duty-free. Attualmente l’esenzione dai tributi è riservata alle sole merci acquistate in zona franca destinate all’esportazione. Il governo si attende un incremento del fatturato per questi esercizi di 50-60 milioni di franchi svizzeri all’anno e la creazione di 60-80 nuovi posti di lavoro. L’agevolazione, secondo il Dipartimento federale
delle finanze, dovrebbe favorire l’attrattività degli scali elvetici rispetto a quelli esteri. Altri 58 Paesi hanno preceduto la Svizzera in questa scelta, tra cui quattro in Europa: Islanda, Norvegia, Serbia e Turchia, oltre al territorio britannico di Gibilterra.
PER L’ISTRIA BATTESIMO NEI CENTRI COMMERCIALI
Entro la stagione turistica del 2011 a Parenzo verrà aperto il primo centro commerciale dell’Istria. Si chiamerà Histria Mall e avrà una superficie di 23.500 metri quadrati suddivisi in tre livelli e 850 posti auto. Sono previsti contenuti per l’intrattenimento e il tempo libero e spazi per uffici. La società Porec Centar ha annunciato che i lavori di costruzione partiranno entro la primavera del 2010. Il valore del progetto, secondo quanto ha fatto sapere l’Ice (istituto per il commercio estero) è di 35 milioni di euro, per i quali si farà affidamento su un credito concesso dalla Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino tramite la Banka Kovanica di Varazdin, di cui è proprietaria.
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duty free world
By Kevin Rozario - London
Dublin’s fresh new face Il volto nuovo e fresco di Dublino Dublin Airport Authority (DAA) will unveil a new terminal at Dublin airport in November. For a European airport of this size (20.5 million passengers in 2009) such brand new infrastructure is becoming less common due to cost; in this case Eu600 million, space constraints and growing public opposition. So when a terminal does materialise, authorities have a duty to create the best facilities and operate with the most efficient practices. In the retail arena that means selecting the right brands to match the passenger profile and having a system of fees that encourages all parties to increase spend per head as much as possible. In the case of T2’s retail facilities – which are extensive with almost 40 retail and food and beverage outlets in a 9,000sq m area – the operator will use the partnership model of a percentage of sales instead of fixed annual rents, a structure that makes the most sense in the economic climate. Fixed fees and minimum annual guarantees, used in some regions of the world, are fine for concessionaires at a time when traffic is growing year-on-year. But when conditions are uncertain, or worse, passenger numbers are falling, a fixed fee is a lead weight around a retailer’s neck that can financially cripple its operation because it has no room for manoeuvre. Commenting on the fee structure, DAA retail director Paul Neeson says: “This system allows the DAA and its retail partners to effectively share the risk.” It is in use across Europe and gaining popularity elsewhere. It also encourages a joint approach where the landlord has greater input into retailing decision-making and works best where the landlord has some internal retailing expertise as DAA does given that it directly operates the main duty-free shops in its terminals. Retailers prefer this model as was evident by the interest in the new facilities at T2. Road shows as part of the international tender process attracted almost 300 of them, which has enabled DAA to choose some interesting new tenants. Among them are the Collezioni fashion concept from McArthurGlen Luxury Retail which will operate seven as yet unnamed branded store units, beauty house Jo Malone, giftware specialist House of Ireland, bookseller WHSmith, Irish fashion group Azure and Swiss watch and jewellery maker Swatch Group. More are due to be announced during the summer.
La Dublin Airport Authority (Daa) a novembre inaugurerà un nuovo terminal nell’aeroporto di Dublino. Per un aeroporto europeo di questa taglia (20,5 milioni di passeggeri nel 2009) una tale infrastruttura nuova di zecca sta diventando meno comune a causa del costo – in questo caso di 600 milioni di euro -, delle limitazioni di spazio e della crescente opposizione dell’opinione pubblica. Quindi quando un terminal si materializza, le autorità hanno il dovere di creare le migliori facilities e di operare con le procedure più efficienti. Nel campo del retail questo significa selezionare i giusti marchi per incontrare il profilo dei passeggeri e avere un sistema di fees che incoraggi tutte le parti ad accrescere la spesa pro capite il più possibile. Nel caso delle strutture per il retail del T2 – che sono estese con quasi 40 punti vendita di retail e food&beverage in un’area di 9.000 metri quadrati – il gestore userà il modello di partnership consistente in una percentuale delle vendite invece di affitti annuali fissi, una struttura che è la più sensata nell’attuale clima economico. Canoni fissi e minimo annuo garantito, usati in alcune regioni del mondo, vanno bene per i concessionari quando il traffico sta crescendo anno su anno. Ma quando le condizioni sono incerte o, peggio, i numeri dei passeggeri stanno calando, una commissione fissa è un peso di piombo attorno al collo del retailer che può paralizzare la sua attività perché non ha spazio di manovra. Commentando la struttura dei canoni, il direttore del retail di Daa, Paul Neeson, ha detto: «Questo sistema permette alla Daa e ai suoi commercianti partner di condividere efficacemente il rischio». È in uso in tutta l’Europa e sta guadagnando popolarità in tutti gli altri luoghi. Incoraggia anche un approccio congiunto dove il gestore aeroportuale ha un maggior coinvolgimento nelle decisioni relative alle attività commerciali e funziona al meglio dove il gestore aeroportuale ha qualche competenza interna sul retail, come Daa, dato che essa stessa gestisce i principali negozi di duty free nei suoi terminal. I commercianti preferiscono questo modello, com’è stato evidenziato dall’interesse nelle nuove strutture nel T2. I road show, come parte del processo di gara internazionale, hanno attratto quasi 300 di loro, il che ha consentito a Daa di scegliere alcuni interessanti nuovi tenant. Tra questi c’è il concept di moda Collezioni di McArthurGlen Luxury Retail che gestirà sette negozi ancora senza un marchio, il salone di bellezza Jo Malone, lo specialista in articoli da regalo House of Ireland, il libraio WHSmith, il gruppo di moda irlandese Azure e il costruttore svizzero di orologi e bigiotteria Swatch Group. Altri sono in attesa di essere annunciati durante l’estate.
MALAGA, UN T3 SPETTCOLARE H
a riscosso grandi consensi l’apertura, alla fine di marzo, del nuovo Terminal 3 dell’aeroporto Pablo Picasso di Malaga, in Andalusia, Spagna. La struttura si caratterizza per l’abbondante uso di luce naturale e per l’uso di ampie vetrate sia verso l’esterno sia per dividere gli spazi interni. Ma sono i suoi 12.000 metri quadrati di spazi retail e food a colpire di più. La parte del leone spetta ad Aldeasa (proprietà del gruppo Autogrill) e in particolare al duty freetravel retail “The Shop”, di 2.300 metri quadrati, di cui 900 dedicati solo al reparto profumeria. Distinguono il negozio, il più grande in un aeroporto spagnolo e il secondo in Europa, una vetrina di 60 metri e i colori bianco, nero e giallo. La società gestisce anche un punto vendita di Lacoste da 330 mq. Altri gestori presenti sono Areas e Ssp oltre agli spagnoli Eat Out e Gestión y Explotación de restaurantes (tre punti di ristorazione ciascuno). Il primo ha dieci shop per 1.300 mq, tra i quali quelli di National Geographic (il primo nell’Europa meridionale), Adidas, Adolfo Dominguez e ìTravel Mate (accessori da viaggio). Ssp gestisce invece 12 punti vendita, tra cui il ristorante Lamoraga (dello Chef Dani García), il primo Caviar House & Prunier Seafood Bar in Spagna, il primo Burger King Whopper Bar in un aeroporto nel mondo e un Burger King con design 20/20. Tra gli altri marchi si trovano Soho Coffee Company, Caffè Ritazza, O’Leary’s, Pizza Hut Express e i format spagnoli Vips e Café & Té.
IL TRAFFICO AEREO FINALMENTE SPIEGA LE ALI
Nel mese di febbraio il traffico aereo a livello mondiale ha segnato una crescita del 6,8% rispetto allo stesso mese del 2009, secondo i dati della Iata. I voli internazionali sono aumentati del 9%, mentre quelli domestici del 4,8 per cento. L’andamento positivo conferma la ripresa già segnalata nei mesi di dicembre e gennaio. Se si considerano i 12 mesi terminanti a febbraio con i 12 precedenti, la discesa del traffico è solo dello 0,3%, un dato destinato a migliorare. I risultati arrivano nonostante il maltempo dello scorso inverno abbia penalizzato il Nord America, che infatti è cresciuto di solo lo 0,9% a febbraio. Meglio l’Europa (+4,2%), ma a trainare la ripresa sono l’Asia-Pacifico (+19,4%), il Medio Oriente (+20,8%) e l’Africa (+15%). Tra i grandi aeroporti le migliori performance sono state di Hong Kong (+18%), Dubai (+23%), Singapore Changi (+22%), Bangkok (+24%), Kuala Lumpur (+39%), Istanbul (+19%), Shanghai (+36%), San Paolo (+28%), Mosca Domodedovo (+36%) e Pechino (+18%).
REC A SEUL, È IL MOMENTO DEI MALL?
BARCELLONA EL PRAT NEL MIRINO DI RYANAIR
Il terminal 2 dell’aeroporto El Prat di Barcellona fa gola a Ryanair, che ha chiesto per la prossima estate ben 3.500 slot verso questa destinazione. L’indiscrezione è stata confermata da Aena, la società di gestione degli scali spagnoli. L’obiettivo del vettore irlandese è de posizionarsi nel vecchio Terminal 2, ora usato soprattutto da easyJet e Air Berlin, dopo che la maggior parte delle compagnie si sono spostate sul rinnovato Terminal 1. L’anno scorso Ryanair aveva annunciato che avrebbe potuto movimentare 15 milioni di passeggeri sullo scalo, che ha il pregio di essere a soli 13 chilometri dal centro città. Sia Aena che la Generalitat Catalana avevano però escluso qualsiasi aiuto al vettore. Non è ancora chiaro se la compagnia continuerebbe, in caso di esito positivo, a volare su Girona e Reus.
IL LOW COST DI EASYHOTEL APPRODA A BERLINO
Si rafforzano le catene di alberghi low cost, sulla scia di esperienze come quella dei Formule1 di Accor. easyHotel, emanazione di easyJet, ha annunciato l’apertura di un albergo a Berlino, nella zona nord-est, non lontana dall’Isola dei Musei, dopo quella dello scorso gennaio a Sofia, in Bulgaria. Le strutture della catena sono ora complessivamente 12, di cui, oltre alle due già citate, cinque a Londra, una nella vicina Luton, una ciascuna a Basilea, Zurigo, Budapest e Larnaka (Cipro). Gli alberghi seguono, ovviamente, la logica no frills: a Berlino tutte le stanze hanno l’aria condizionata compresa nel prezzo, poi sono a pagamento la tv satellitare, il wi-fi, il deposito bagagli e gli asciugamani extra. I prezzi a Berlino partono da 25 euro per una doppia (informazione verificata sul sito), mentre a Lanarka addirittura da 15 euro. Entro la fine dell’anno è prevista l’apertura di un albergo anche a Dubai.
I prossimi 3 e 4 giugno a Seul si terrà la conferenza internazionale “Rec Retail Investments 2010”, dedicata agli investitori, sviluppatori e retailer interessati al mercato asiatico e a quello coreano in particolare. Rec sta per Real Estate Committee della camera di commercio dell’Unione Europea. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, nel 2010 la crescita (aggiustata dell’inflazione) delle nazioni asiatiche in via di sviluppo sarà del 7,3%, comparata con il 3,1% globale. In aggiunta a ciò, giganti del retail come H&M e Inditex (Zara) hanno lanciato con successo i loro programmi di espansione in Asia. In Corea il 2009 è stato invece un anno difficile, ma le previsioni sono di una ripresa nel 2010 e di una crescita solida nel lungo periodo. Particolare attenzione, secondo il Rec, va posta sull’apparente «insaziabile appetito della Corea per i marchi del lusso e quelli internazionali». Una peculiarità della Corea è la prevalenza dei department store, che hanno dominato il mercato negli ultimi 50 anni. Anche se ormai a livello nazionale le vendite dei mall hanno superato quelle nei department store, nell’area metropolitana di Seul (25 milioni di residenti) questi ultimi superano ancora i centri commerciali del 30% in termini di ricavi. Questo accade sia per ragioni di mercato sia per regolamentazioni legislative restrittive. Tuttavia, secondo il Rec, c’è spazio per la crescita dei mall e a tali prospettive di espansione sono dedicati alcuni incontri della conferenza. Uno di questi è sponsorizzato da Armani Casa. Tra le altre aziende partner della conferenza c’è anche l’italiana Cassina.
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international IN CINA L’INVASIONE DELL’HAMBURGER DI RISO Dal Giappone alla costa orientale della Cina, con
200 punti vendita da aprire nei prossimi cinque anni: è la strategia di espansione della catena Mos Food Services, catena di fast food specializzata in “rice burger”. Si tratta di panini la cui focaccia è composta da un misto di riso, orzo e miglio, molto popolare in Asia. Mos è infatti presente, oltre che con 1.340 ristoranti in Giappone, anche a Taiwan, Singapore, Thailandia e Indonesia. Nei prossimi dieci anni il Mos prevede di aprire mille negozi all’estero, per reagire al declino in atto in Giappone. Lo scorso anno la società ha registrato una riduzione dei ricavi di circa l’1 per cento.
IL GELATO DI PACIUGO ALL’AEROPORTO DI ATLANTA
La catena di gelaterie italiane Paciugo Gelato & Caffè ha annunciato di volersi gettare a capofitto negli aeroporti statunitensi. Questo grazie a un accordo con la società Mbc Concessions. Il primo punto vendita è stato aperto nell’aeroporto internazionale di Atlanta HartsfieldJackson. Le prossime aperture in questo canale dovrebbero riguardare aree selezionate della costa Est, della California e del Texas. La catena prevede di aprire cento nuovi negozi in franchising (in tutti i canali) entro la fine del 2010.
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A DÜSSERDOLF IL NEGOZIO SI FA RISTORANTE
N
egli Stati Uniti ci hanno già provato insegne come Famina!!, attiva nell’area di Los Angeles. Ora anche in Europa arriva un negozio che coniuga il commercio di prossimità alla funzione di ristorante: si chiama Frischwerk, è presente a Düsserdolf con due unità di circa 120 metri quadrati l’una. La proprietà è del colosso del commercio all’ingrosso e della logistica Lekkerland, da 11,6 miliardi di fatturato. Nei punti vendita ci sono sia scaffali sia tavolini e sedie dove consumare i pasti. Gli arredi sono di legno chiaro, con pannelli bianchi e viola che richiamano il logo. I prodotti in vendita sono alimentari, sia confezionati sia freschi, tutti di alta gamma. Arrivano per tre quarti dalla casa madre e per il resto da 24 fornitori esterni, soprattutto piccoli
produttori di cibi biologici. Per i clienti è possibile portarsi a casa gli ingredienti o prepararsi sul posto un pasto, grazie agli strumenti forniti nel locale. Un addetto prepara al momento delle tartine con salse di alta qualità. Lekkerland sembra intenzionata a diffondere il format nei Paesi europei in cui è presente, tramite la formula del franchising. Sempre in tema di cibo fresco di alta qualità, Marks&Spencer ha intanto annunciato che nel prossimo dicembre aprirà un punto vendita Simply Food (panini, pasti pronti e snack) nell’aeroporto di Birmingham. Il negozio avrà 700 linee di prodotto della catena e aprirà grazie a un accordo tra Marks&Spencer e Ssp Uk, che gestisce i Simply Food nel contesto travel e ospedaliero.
BERLINO-BRANDEBURGO, ENORME ANCHE IL RETAIL
Ci saranno «centinaia» di spazi per la ristorazione e al commercio e una grande piazza di 9.000 metri quadrati destinata a un mercato, nell’aeroporto di Berlino-Brandeburgo (Bbi), la cui inaugurazione è prevista per il 30 ottobre del 2011. L’informazione è emersa nella presentazione in anteprima europea del progetto, avvenuta alla fine di marzo a Roma, città scelta dalla Camera di commercio italiana per la Germania e da Promex per invogliare le aziende nostrane a investire nell’infrastruttura. L’aeroporto, che sorge come continuazione a sud dello scalo di Schoenefeld, nel sud-est della città, sarà l’unico attivo a Berlino, dopo la chiusura lo scorso anno di Tempelhof e quella prevista per il 29 ottobre 2011 di Tegel. Lo scalo si sviluppa su sei piani e occupa una superficie di 1.470 ettari, pari a 2.000 campi da calcio. Potrà gestire 27 milioni di passeggeri all’anno ed essere successivamente ampliato per ospitarne 45. Sotto il terminal ci sarà una stazione ferroviaria di sei binari. Davanti all’aeroporto sta invece sorgendo l’Airport City, un centro urbano di servizi dove sono previsti edifici alti cinque-sei piani e un hotel a 4 stelle, con un centro congressi e un parcheggio per oltre 10mila posti auto.
SUPER OFFERTA NEL FRANKFURT AIRPORT CITY MALL
È stato aperto, ampliato e ridisegnato, il City Mall nell’aeroporto di Francoforte, una zona commerciale che a lavori ultimati si estenderà per 6.000 metri quadrati. Si trova sotto i livelli degli arrivi e delle partenze del Terminal 1 e collega lo stesso terminal con i principali parcheggi dell’aeroporto e la stazione dei treni regionali. L’offerta retail è complessivamente di 900 metri quadrati: 130 per il negozio Levi’s, 150 per il marchio fast fashion “Street One”, 340 per United Colors of Benetton, 100 per la gioielleria multimarca Christ, mentre non è nota la superficie dell’ultimo marchio, la pelletteria Picard. Sul fronte food&beverage (1.000 metri quadrati) figurano un McDonald’s da 700 mq, il thailandese Thong Thai, l’asiatico Kebox, il tedesco Hermann’s. Tra gli altri servizi ci sono una libreria gestita da Hds Retail Deutschland e un’area per il noleggio delle auto da 900 metri quadrati.
a chiare lettere
L
a produzione globale dei chicchi di caffè vale circa 90 miliardi di dollari, pari a qualcosa come 100 milioni di sacchi, dove ogni sacco è di 60 chilogrammi. Negli ultimi anni i consumi mondiali sono stabili. Non così i modelli di consumo, cioè i modi attraverso i quali il caffè viene consumato. Secondo quanto riporta il Corriere Economia, fino a qualche tempo fa quasi il 70% del caffè era consumato nella modalità cosiddetta «filtro», cioè il 70 percento dei consumatori beve quei biberoni che siamo soliti vedere nei film statunitensi e che, da noi, vengono serviti nelle hamburgherie. Qualcosa di più del 17% consumato è il cosiddetto «solubile», cioè il prodotto liofilizzato che rinviene in acqua calda. Infine, solo poco più del 13% appartiene alla categoria «espresso», quello che noi chiamiamo «all’italiana». Oggi sembra che queste quote stiano cambiando: cresce la domanda di «espresso all'italiana» e diminuisce il gradimento del caffè filtrato. Il merito è del cosiddetto «espresso in cialde»: contenitori monodose, i quali, inseriti in opportune macchinette domestiche, consentono di preparare una bevanda che ha le caratteristiche
CAFFÈ l'unica nicchia di mercato che cresce è quella delle cialde. «Sta cambiando il concetto del caffè - spiega Enrico Vergnano rappresentante della quarta generazione dei torrefattori torinesi - in parallelo al cambiamento dei consumi sempre più condizionati dalla mancanza di tempo e sempre più orientati al preconfezionato. La diffusone delle macchine per l'espresso fai da te, in sostituzione alla moka, è uno specchio dei tempi». Anche se il prezzo di una tazzina preparata con la cialda è tre volte superiore a quello della moka. La leadership del settore è, per ora, degli svizzeri di Nestlé, i più veloci nell’intercettare la nuova moda, lanciando Nespresso: le capsule utilizzabili
MODI NEI QUALI VIENE CONSUMATO IL CAFFÈ
Illycaffé La Illycaffé ha sede e impianti produttivi a Trieste. È stata fondata nel 1933 dall’ungherese Francesco Illy, nato a Timişoara, in Romania, nel 1892, e mancato a Trieste, nel 1956. L’impresa è oggi alla terza generazione. Illycaffé ha sempre puntato all’eccellenza, facendo della ricerca e dell’innovazione i suoi punti di forza e seguendo tutto l'iter del prodotto, dalla coltivazione alla preparazione. Il prodotto di base è una miscela di caffé di tipo arabica al 100 per cento, confezionata in barattoli pressurizzati con gas inerte per una miglior conservazione dell’aroma. Più della metà della produzione è destinata all’esportazione in più di 140 paesi tutto il mondo. La holding della famiglia, Gruppo illy Spa controlla anche: da luglio 2006, Domori, produttore di cioccolato di alta qualità, dal marzo 2007, Dammann Frères, casa di the francese con sede a Orgeval nella regione parigina, dal settembre 2008, Mastrojanni, azienda vinicola di Montalcino. Infine, dal dicembre 2005, il Gruppo illy ha una partecipazione in Agrimontana, impresa di Borgo San Dalmazzo nel cuneese, leader nella produzione di prodotti di alta pasticceria tra cui marrons glacés e confetture.
dell’«espresso». I dati dicono che questo «espresso» sta sempre più guadagnando adepti: più 65% nell'ultimo anno. Quindi, tutti in fila nel volere la cialda. Anche in Italia, dove si consuma un terzo dell'«espresso» del mondo,
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dere con gli svizzeri la partita su un prodotto made in Italy è stato il leader nazionale Lavazza, l’inventore della miscelazione. I Lavazza hanno anche capito che l’«espresso in cialde» è la chiave per crescere, anche all’estero. Come ha dichiarato al Corriere Economia l'amministratore delegato dell’impresa piemontese, Gaetano Mele, «solo 5-6 anni fa il 70% del nostro fatturato era realizzato in Italia e il resto oltre frontiera, ora la quota estera è salita al 40% ma puntiamo a portarla al 50%». Solo in questo segmento Lavazza, lo scorso anno, ha fatturato 250 milioni di Euro, su un fatturato totale di 1,1 miliardi. L'azienda si è affermata negli ultimi anni anche nella distribuzione delle relative macchinette, dapprima con il
solo sulla esclusiva macchinetta con lo stesso marchio. Cosicché, a partire dal 2000, Nestlé ha triplicato, nel comparto, le sue quote di mercato, arrivando a quasi un miliardo e mezzo di euro di ricavi. Ma gli italiani incalzano. Il primo a intuire che sarebbe paradossale per-
Espresso: 13,1
Solubile: 17,3
sistema Lavazza Espresso Point e successivamente con Lavazza Blue (Best Lavazza Ultimate Espresso) e Lavazza A Modo Mio. Dietro a Lavazza, nella guerra per conquistare il mercato della cialda, sono scesi in campo tutti i grandi torrefattori italiani: Illy, Segafredo, Kimbo, Pellini, Vergnano. Illy, cento per cento «arabica», con Iperespresso ha realizzato il 17% del fatturato 2008. Vergnano ha brevettato capsule biodegradabili. Il miracolo che consente a tutti i consumatori, senza distinzione di usi e costumi, di preparare una tazzina di caffè di qualità pari a quella della ristorazione italiana l’ha compiuto, però, la tecnologia, mettendo
Filtro: 69,6
Segafredo Massimo Zanetti ha creato Segafredo, sviluppando l’attività inizialmente in Italia, dove ben presto è diventata leader nel mercato dei pubblici esercizi. L’espansione ha quindi raggiunto il largo consumo e la grande distribuzione, per conquistare successivamente i mercati internazionali. Oggi Segafredo è numero uno dell’Espresso in Italia e nel mondo, con un ampissimo parco clienti su tutti i canali distributivi, dai bar ai ristoranti, dalla ristorazione organizzata alla grande distribuzione. La missione è diffondere in tutto il mondo il gusto, la cultura e la preparazione del vero Espresso italiano.
Lavazza
Splendid
La Luigi Lavazza Spa è stata fondata nel 1895 a Torino da Luigi Lavazza. Il fondatore, trasferitosi da Murisengo a Torino, rilevò la Paissa & Olivero, una piccola drogheria nel cuore della città. La drogheria iniziò l’attività il 24 marzo 1894. All’epoca la miscelazione delle specie era praticamente sconosciuta. L’innovazione introdotta dalla drogheria Lavazza Caffé fu proprio la sapiente mistura delle specie. Il business si allargò e, nel 1910, l’azienda fu trasferita in via San Tommaso 10, ove oggi si trova l'unico bar di proprietà della famiglia. Superata la crisi della Grande Guerra, Luigi Lavazza, la moglie Emilia e i figli Maria, Mario e Giuseppe costituirono la società di fatto Luigi Lavazza, che nel novembre 1927 diventerà società per azioni con capitale di un milione e 500 mila lire. In seguito, la ditta si sposta prima in Corso Ponte Mosca, l’attuale Giulio Cesare, e poi nella sede attuale di corso Novara 59. In questi anni è realizzata una curiosa campagna pubblicitaria, basata su figurine raffiguranti i più svariati avvenimenti legati al caffé, ma anche fatti storici sia italiani che internazionali: le Figurine Lavazza sono oggetto di collezionismo. Oggi, Lavazza Caffé è una delle più grandi aziende monoprodotto italiane, con otto consociate estere. Occupa due mila addetti. Continua a essere di proprietà della famiglia Lavazza, che nel tempo è riuscita ad acquisire l'intero pacchetto azionario. Il marchio è ormai noto in tutto il mondo: i prodotti sono direttamente distribuiti in oltre ottanta Paesi.
Il torinese Splendid, prodotto nello stabilimento di Andezeno, è un marchio storico del caffé italiano. È stato acquisito nel 1992da Kraft Foods Italia. Kraft Foods è la più grande azienda alimentare dell'America settentrionale e la seconda più grande al mondo, dopo la Nestlé. Philip Morris, azienda produttrice di tabacco, oggi conosciuta come Altria Group, acquisì Kraft nel 1988 per 12,9 miliardi di dollari, fondendola con General Foods, acquistata nel 1985. Nel 2000, Philip Morris ha acquistato Nabisco, l’azienda dolciaria nota per il suo biscotto Oreo, e la fuse con Kraft. Nel 2001, Altria ha venduto 280 milioni di azioni Kraft, trattenendo per sé una quota societaria dell'88,1 percento. Il 31 gennaio 2007, dopo mesi di speculazioni, la compagnia ha annunciato che i titoli in suo possesso sarebbero stati ceduti agli azionisti di Altria il 30 marzo 2007. Attualmente la società non detiene più alcun interesse in Kraft Foods. Il 30 novembre 2007 la multinazionale nordamericana ha perfezionato l’acquisizione dell’intero settore biscotti del Gruppo Danone comprendente anche il marchio italiano Saiwa.
a punto le macchinette automatiche, con cialde e capsule per ufficio e per uso domestico. Illy è in joint venture con Gaggia, Vergnano sta testando una nuova macchina, Caffè Mauro collabora con il produttore di macchine da bar Brasilia e i Rubino, proprietari di Kimbo, hanno lanciato Kimboespresso, capsule in tre versioni
QUOTE DI MERCATO IN ITALIA DEL CONSUMO DI CAFFÈ (DATI IN %) Altri: 26,3
Segafredo: 4,3
Lavazza: 47,6
Illy: 6,0 Private label: 6,0 Kimbo: 8,4
Kimbo Caffè Kimbo è un marchio della Cafè do Brasil, nato nel 1963 a Napoli. L’impresa produce e trasporta miscele di caffé del noto marchio in Italia e in alcuni altri stati ed è considerata una delle massime aziende di caffé nel mondo. Cafè do Brasil fu fondata negli anni Cinquanta a Napoli come torrefazione per la vendita di caffé nei bar e a casa. Kimbo può essere distribuito in buste, in lattine e in cialde.
adatte per più modelli di macchina. Ma c’è un altro fronte su cui si combatte, a livello internazionale, la battaglia tra i big del caffé: le caffetterie monomarca studiate dai produttori per veicolare la cultura dell'espresso
Kraft: 11,1
nel mondo. La versione italiana dei locali in franchsing inventati da Starbucks è quella di boutique per la degustazione dell'espresso. La più diffusa è la catena Segafredo: oltre 500 caffetterie in un centinaio di paesi e punta a raggiungere quota mille. Illy segue con gli Espressamente Illy: 220 punti in tutto il mondo. Poco più sopra, Lavazza con i suoi 300 locali, di cui una parte in proprietà. I Vergnano hanno aperto 50 boutique nelle principali capitali, mentre i Rubino di Napoli, per diffondere in Gran Bretagna Kimbo, hanno acquisito l'inglese Metropolitan company. Vittorio Valenza
Dal 28 al 30 Ottobre 2010 - Trieste, città del caffè, torna ad essere la capitale dell'espresso italiano: ritorna la 5a edizione di “TriestEspresso Expo”, il più importante evento B2B sulla filiera dell'industria del caffè espresso. Tutto il mondo del caffè in una sola esposizione, dedicata e pensata per gli operatori internazionali del settore. Un appuntamento biennale imperdibile per operatori da tutto il mondo (79 paesi presenti nel 2008), tra cui proprietari di caffè, bar, catene alberghiere e ristoranti, dettaglianti, piccoli e grandi torrefattori, importatori e traders, imprenditori della filiera del caffè di tutte le categorie. www.triestespresso.it – espresso@fiera.trieste.it
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›stazionario MILANO CENTRALE, retail ad alta tensione
A
lcuni negozi aprono, altri non ancora, altri non si sa. Prosegue il progetto di sviluppo retail&food nei circuiti gestiti da Grandi Stazioni e Centostazioni. In particolare la realtà di Milano Centrale si conferma complessa. Nello scalo lombardo, la ristorazione prende quota con l’apertura al piano terreno del locale Spizzico. Il punto vendita è il secondo in forza al Gruppo Autogrill nel terminal. Il primo è stato aperto alla fine del 2008 e porta l’insegna Acafé. Situato in un’area decentrata rispetto ai flussi ed esteso su circa 300 metri quadrati, il nuovo Spizzico presenta un format rinnovato frutto del restyling condotto nel 2009 in collaborazione con FutureBrand. Al suo interno sono compresi un’area caffetteria con prodotti tradizionali e specialità, degli scaffali e frigo con soluzioni convenience per l’acquisto fast. Sul fronte dei negozi, lo scorso primo aprile si sono accese le vetrine di Salmoiraghi&Viganò e di un punto vendita Tim. Rimangono spente, per ora, quelle di LaFeltrinelli e di Nike. Nel primo caso il progetto da 2.600 mq distribuiti su quattro piani è approdato in Sovrintendenza. Il nodo da sciogliere riguarda soprattutto la realizzazione delle scale mobili tra i vari livelli dello shop. La società LaFeltrinelli ha detto a R&F che «per il negozio in Milano Centrale si stanno accumulando forti ritardi poiché le prime previsione di apertura indicavano addirittura la fine del 2009, mentre realisticamente non sarà aperto prima di fine 2010». Da Grandi Stazioni arriva la conferma, decisa, che
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non ci sono dubbi in merito all’apertura del punto vendita e che questo sarà dotato di tutti i collegamenti necessari. Nel caso del brand americano di calzature, invece, Grandi Stazioni ha dichiarato di aver diffidato Retail Group a far aprire lo shop poiché la multinazionale avrebbe continuato a temporeggiare e a ritardare l’apertura dopo aver ricevuto in dotazione gli spazi. Retail Group ha confermato, di fatto, che attualmente questo progetto è fermo poiché non sta cercando personale per il punto vendita. Qualche dubbio sulla permanenza nella stazione Milanese (e anche di Firenze) arriva invece da Mauro Giuli. A sostenerlo è il responsabile sviluppo franchising del marchio di calzature (vedi analisi di mercato, pag 41), secondo il quale, a fronte di performance non all’altezza degli investimenti, la società ha deciso di rimanere almeno sino alla fine dell’anno. Poi non si sa. Spostando l’attenzione su Torino Porta Nuova, lo scorso primo aprile hanno aperto due insegne dedicate alla ristorazione, entrambe in forza ad Autogrill: ACafé e Time Café. Sul fronte del retail sono stati inaugurati uno store Benetton per uomo e donna e uno Sisley per uomo-donna e 0-12. Nel circuito di Centostazioni, invece, Coop Adriatica ha aperto un supermercato dotato di area ristoro nello scalo ferroviario di Rimini. Il locale, aperto con un investimento di 770mila euro, si rivolge a un flusso potenziale di 5 milioni di viaggiatori all’anno ed è studiato per permettere una spesa e un pasto veloce sette giorni su sette. •
Ristorazione a bordo. È tempo di decisioni
STAZIONI, TRA CANTIERI AVVIATI E RINVIATI
N
on ci sono ancora comunicazioni ufficiali ma dalle indiscrezioni emerse si preannuncia il momento della svolta. Il nodo riguarda la ristorazione a bordo dei treni e i due soggetti protagonisti sono Trenitalia e Accor, con spettatore interessato Cremonini. Ripercorrendo la cronologia degli ultimi due mesi, correva l’11 marzo quando L’espresso ha definito “indigesto” per Trenitalia l’appalto vinto nel luglio 2009 da Compagnie des Wagon-Lits, del Gruppo francese Accor. In base a quanto riportato dal settimanale, Accor starebbe valutando la rinegoziazione o lo scioglimento del contratto a causa dei fatturati in diminuzione. L’articolo ha fatto emergere un problema già conosciuto dagli addetti al settore, tanto che Cremonini (arrivato secondo alla gara di appalto per il primo lotto, mentre al secondo non ha partecipato) ha le idee molto chiare nel caso il contratto tra Trenitalia e Cwl si sciogliesse: non è interessato a subentrare a queste condizioni. La chiave per una svolta a tale situazione l’ha fornita indirettamente una fonte autorevole di Trenitalia, sostenendo che «siamo arrivati ad una fase decisionale in merito al servizio di ristorazione a bordo in cui è coinvolto il fornitore. Di qui a un mesetto (cioè a metà maggio, ndr) la situazione dovrebbe chiarirsi per cui si potrà affrontare il discorso pubblicamente». Ritornando al malcontento di Moretti, il quale secondo L’Espresso «è su tutte le furie», la domanda sorge spontanea: che sia arrivata la resa dei conti per Cwl? Se è molto probabile che nelle prossime settimane Trenitalia
risolverà la situazione, non è escluso che a essere risolto sia proprio il contratto con la compagnia francese. Nel frattempo, come scrive Milano Finanza, Cremonini è impegnata Oltralpe nel creare una newco, Airail, con Sociéte nationale des chemins de fer nel settore della logistica. Il progetto ha un valore stimato in 170 milioni di euro e permetterebbe all’azienda modenese di consolidare la propria presenza in Francia, con un occhio sempre attento agli affari italiani. •
A Malpensa più treni che aerei?
L
’effetto Alitalia e la crisi hanno avuto forti ripercussioni su Malpensa in termini di voli e passeggeri, anche se è doveroso sottolineare come i viaggiatori siano aumentati di 8 punti percentuali nei primi due mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2009 e come il secondo semestre 2009 abbia evidenziato a sua volta dei segnali di ripresa rispetto ai primi sei mesi del medesimo anno, quando il calo era addirittura del 16 per cento. A fronte di traffici non ancora tornati sui livelli precedenti, si moltiplicano invece i servizi di trasporto pubblico su ferro che andranno a servire l’aerodromo varesino. Come riporta il quotidiano Il Giornale, che pubblica una dichiarazione dell’assessore alle Infrastrutture e Mobilità
della Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo, da giugno Malpensa sarà servita dal treno Frecciarossa, che tuttavia sulla rete delle Ferrovie Nord non raggiungerà l’alta velocità ma rispetterà il limite di 140 km/h. Inoltre dal 28 marzo scorso tra Castellanza e il primo aeroporto del Nord Italia il servizio è stato implementato con 16 nuovi treni. Ma a puntare sull’aeroporto sono anche i dirigenti delle Ferrovie Federali Svizzere, che sempre dal prossimo giugno potenzieranno la linea tra Zurigo e Milano Malpensa con nuovi convogli passeggeri. Dato il forte sviluppo del servizio di trasporto su ferro, Malpensa si candida a diventare, se non altro, un hub ferroviario. •
Come documentato nello speciale dedicato (vedi pag 30), sia Grandi Stazioni che Centostazioni stanno ammodernando i propri network con interventi significativi. Tra gli ultimi avviati in ordine di tempo si annovera sul fronte dei terminal principali quello di Verona Porta Nuova, mentre all’interno degli scali di media portata sono emersi in cronaca quelli di Milano Rogoredo e Perugia. Opposto, invece, è il caso di Bergamo, dove i lavori (come riporta L’Eco di Bergamo) sono stato ulteriormente rinviati. Entrando nello specifico del progetto veronese, sono previsti tre anni di cantieri e un investimento di 15 milioni di euro. L’opera interesserà sia il fabbricato della stazione che la piazza antistante e l’obiettivo è di recuperare aree destinate ai servizi primari e secondari. Da sottolineare che dopo questo intervento la superficie commerciale si estenderà su 4.700 mq, contro i 1.100 precedenti (vedi tabella 1 a pag 31). Di particolare rilievo è anche la creazione del parcheggio interrato da oltre 7.000 mq con 293 posti auto e 44 unità per moto.
PROVE DI ALLEANZA TRA FERRO E GOMMA
Con l’obiettivo di offrire un pacchetto completo che unisca i vantaggi del treno per le lunghe percorrenze a quelli dell’automobile per i tratti urbani, Trenitalia e Maggiore Rent hanno firmato un accordo rivolto soprattutto ai clienti del Frecciarossa. In linea con l’obiettivo del vettore ferroviario di conquistare quote di consumatori nella clientela business, e non solo, la sinergia prevede la formula Noleggio Facile e Free Park, quest’ultima riservata ai clienti dell’Alta Velocità. La prima è disponibile nelle maggiori stazioni italiane e permette tra le varie cose di noleggiare un automobile al 50% di sconto rispetto al listino standard. La seconda consente di posteggiare l’autovettura gratuitamente negli spazi riservati a Maggiore a Roma Termini e Milano Centrale.
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›ai ferry porti COSTA CROCIERE, UN FATTURATO DA 2,6 MILIARDI
Continua a crescere il settore crocieristico sia in termini di fatturato che di passeggeri. Come documentato sul numero di aprile di r&f, questo comparto non conosce crisi e lo testimoniano i numeri. Costa Crociere ha reso noto le performance relative al 2009, che vedono un +9% di fatturato per un totale di 2,6 miliardi di euro, un + 11,5% di passeggeri per oltre un milione 800mila unità e il dato ospiti/giorno arrivato a quota 14.504.998, pari a un +14,5 per cento.
SALPA L’ALLEANZA TRA CORSICA SARDINIA FERRIES E GNV L a parola d’ordine è sinergia, da attuare rigorosamente laddove non crei concorrenza diretta. Lo scorso marzo le compagnie Corsica Sardinia Ferries e Grandi Navi Veloci hanno presentato un accordo di code sharing per commercializzare i rispettivi servizi marittimi e offrire un network che copra le rotte di tutto il Mediterraneo occidentale, ad eccezione della Sicilia. I management hanno specificato che le due società manterranno la propria identità.
ti nelle infrastrutture destinati all’attività portuale, realtà come quelle di Genova e Venezia potrebbero diventare importanti come quelle del nord Europa.
L’accordo tra Gnv e Corsica Sardinia Ferries cade in una fase cruciale nell’iter per la privatizzazione di Tirrenia. Vi è un nesso? Questa partnership è nata precedentmente per cui è totalmente avulsa rispetto a quello che potrà essere il futuro
TERMINAL ITALIANI, AUMENTANO I CROCIERISTI
L’Italia si conferma anche per il 2010 al top in Europa per movimento passeggeri per singolo porto. Ad affermarlo è stato Sergio Senesi, presidente di Cemar Agency Network di Genova, in occasione del Cruise Shipping
Miami Confercence che si è tenuto dal 15 al 18 marzo scorso. In base alle previsioni il settore dovrebbe crescere in termini di movimentazione dei crocieristi nei porti italiani del 5,27%, par un totale di 8milioni 820mila passeggeri, mentre il dato sulle toccate nave salirà a 4.531 (+6,8%). Il principale terminal sarà quello di Civitavecchia, seguito da Venezia, Napoli, Genova (che sale di due posizioni), Livorno e Savona. La sfida delle compagnie se la aggiudica Msc Crociere, con il 10,73% di passeggeri in più movimentati in Italia rispetto a Costa Crociere.
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Concretamente, in una logica di ottimizzazione delle risorse, sia i siti internet che i call center proporranno l’offerta più adatta alle specifiche esigenze della clientela attingendo quindi ad un portafoglio di rotte allargato. Per comprendere meglio gli obiettivi dell’iniziativa, che si inserisce temporalmente in un momento importante per la privatizzazione di Tirrenia, abbiamo intervistato il direttore generale di Gnv, Ariodante Valeri (a destra nella foto), a cui abbiamo anche chiesto di spiegare quali novità contraddistinguono il servizio a bordo della compagnia. Quali sono i tempi e le finalità di questa partnership? L’accordo minino è di due anni e poi vorremmo ampliarlo ai successivi tre. L’obiettivo è di costruire una partnership che abbia un significato nel prodotto e nei servizi a terra. Tra i vari progetti vi è l’intenzione di andare a verificare insieme i servizi a Golfo Aranci, in Sardegna, e di sviluppare un secondo polo di servizi a Genova Voltri. Questo però è un progetto che a oggi non ha ancora un suo percorso. Ne abbiamo discusso con l’autorità portuale, in particolare con il presidente Merlo, ma questi sono gli unici elementi che posso comunicare. Entrambe le iniziative sono destinate a essere messe a gara e poi gestite da privati, che secondo me potrebbero garantire una gestione più in sintonia con quello che è il servizio. Ma come si presenta la realtà portuale italiana? In Italia manca una chiara strategia rispetto ai porti. Se nel nostro Paese si riuscisse a gestire al meglio gli investimen-
con o senza Tirrenia. Sono due argomenti totalmente separati. Parliamo ora di Gnv. Come si articola la vostra offerta a bordo? Innanzitutto va detto che la ristorazione a bordo è un elemento importante, infatti rappresenta il 10% del nostro fatturato ed è in crescita sia in termini di qualità che di quantità. Per quanto riguarda l’evoluzione del servizio, abbiamo creato un gruppo di lavoro interno che nasce proprio dall’esperienza della nave. Due capi-commissari hanno analizzato e sviluppato nuove metodologie di approccio e di servizio al cliente e da questo lavoro sono derivati menu studiati in funzione delle rotte. Quando sarà avviato il progetto food? Sulla scorta delle esperienze maturate negli anni passati questa iniziativa dovrebbe portarci già nel 2010 e poi negli anni successivi a vendere un prodotto sempre più personalizzato. Come procede il rapporto con Autogrill? La partnership con Autogrill ci ha soddisfatto. La curva di esperienza per loro e per noi è terminata perciò posso affermare che loro sono dei partner ideali per quanto riguarda la ristorazione a bordo. Inizialmente c’era quel dubbio sul fatto che Autogrill potesse adattare la propria tipologia di servizio anche alle navi. Per quanto riguarda il futuro, il contratto con la società milanese prevede una durata di ancora tre anni. •
Waterfront di La Spezia, rotta sui servizi
C
ambia il volto della città ma soprattutto si rinnova il concetto di porto. Da infrastruttura di passaggio, spesso degradata e sprovvista di ogni tipologia di servizio per il viaggiatore, a piattaforma con soluzioni di accoglienza non solo per i passeggeri ma anche per il tessuto urbano. Il masterplan del nuovo waterfront di La Spezia, approvato all’unanimità dall’autorità portuale spezzina, costituisce dunque una tappa importante per lo sviluppo di una nuova concezione del settore portuale italiano. Il progetto vincitore nel 2007 del “concorso internazionale di idee per la progettazione del nuovo Waterfront di La Spezia”, redatto dallo studio spagnolo Areas di Josè Maria Tomàs Llavador, dallo Studio Schiattarella di Roma e dall’architetto Aldo Mazzanobile, ha visto nello scorso marzo la presentazione del terminal crociere. Complessivamente l’iniziativa prevede un investimento di 256 milioni di euro, in parte pubblici e in parte privati in un rapporto 7-3, e interesserà 15 ettari di fronte mare. L’avvio dei lavori di riqualificazione, come ha dichiarato lo stesso presidente dell’Autorità portuale, Lorenzo Forcieri, è previsto per il 2012. In particolare la stazione crocieristica alla calata Paiata potrà ospitare in contemporanea due navi da 3.000 passeggeri. Adiacente a quest’area si troverà una galleria commerciale mentre a ridosso del molo Italia verrà realizzato un porto turistico da 300 posti barca e 508 metri lineari di pontili. L’iniziativa prevede l’inserimento di un centro culturale dedicato al mare, di ristoranti, di un anfiteatro, di una discoteca, di parcheggi interrati per 12mila
PORTO DI CAGLIARI, PRESENTATO IL PIANO REGOLATORE
Il Porto Vecchio di Cagliari si appresta a essere riqualificato e, soprattutto, a cambiare destinazione d’uso. Impiegato quasi esclusivamente dal 1967 per alimentare il commercio delle attività estrattive, con il nuovo il piano regolatore il terminal sardo dovrebbe soddisfare funzioni turistiche, ricreative e nautiche di riporto facendo leva sulla posizione centrale nel tessuto urbano. Le sue funzioni sarebbero trasferite lontane dall’area abitata nel Porto Canale.
mq, di zone verdi per 40mila mq e di due alberghi (uno di lusso da 5 stelle e un quattro stelle per un totale di 40metri quadrati). Le nuove aree commerciale e residenziale occuperanno un totale di 21mila mq quadrati. •
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Succede
NordEst
di Eleonora Vallin
Pittarello story
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’era una volta una fabbrica di zoccoli: modelli lavorati a mano, di legno e su misura, con già qualche esemplare fashion. Correva l’anno 1922 e le vendite erano tutte all’aperto, nei mercati di paese. Sul tendone retrostante, la scritta cubitale: Pittarello. Nel 1973 la famiglia però si divide e nel panorama veneto nascono due aziende a sé stanti, oggi identificabili solo per il diverso logo: da una parte l’elefantino (Pittarello Calzature, oggi gestito dai quattro nipoti del fondatore con 63 punti vendita, 52 in Italia e 10 in Croazia) e dall’altra il coniglietto (Pittarello Diffusion, di proprietà dei cugini, a quota 51 negozi, tutti italiani). Il banco ambulante è resistito fino agli anni ’90, poi, affittato in franchising a un dipendente, è stato definitivamente chiuso agli inizi del Duemila, a favore della grande distribuzione. Pittarello (elefantino) è però oggi una società composta da quattro diverse aziende: Pittarello Service (il grossista), Pittarello Calzature, Pittarello Est (affiliata in Croazia) e Pittarello Holding (che
Vittorio Pittarello
Lorenzo Pittarello
detiene le altre tre). In questo universo padovano della calzatura operano quattro fratelli: Ivo, Pierluigi, Vittorio e Lorenzo. Il primo negozio risale proprio agli anni Settanta. La “bandiera” fu issata a Jesolo, la seconda a Padova in pieno centro storico. Oggi sono 52 i punti vendita in totale in Italia, prevalentemente concentrati al Nord (Lombardia e Veneto, in primis): 47 sono diretti,
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Ivo Pittarello
Pierluigi Pittarello
cinque affiliati per l’80% di proprietà e poi sub affittati. All’estero l’azienda è presente solo in Croazia con dieci negozi. «Siamo stati invitati ancora prima dello scoppio della guerra da un’azienda statale – spiega il presidente e ad di Pittarello Service, Pierluigi Pittarello – all’inizio non c’era nulla, solo quattro mura. E’ stata una vera sfida ma il mercato era in espansione, c’era
bisogno di tutto, anche di scarpe». Oggi la Croazia soffre però molto più dell’Italia. «La crisi è arrivata quando il Paese stava iniziando la sua corsa al benessere, in Italia abbiamo le spalle più coperte», chiosa l’imprenditore che sottolinea la continua volontà di espansione del marchio soprattutto nel Centro e nel Sud Italia. «In questi ultimi anni siamo arrivati ad Ancona e Bari, nel 2009 abbiamo aperto quattro punti vendita e ora ne abbiamo in progetto altri due entro l’anno», spiega Pittarello. La società si muove su più fronti, dal merchandising alla sponsorizzazione anche sportiva come quella del Calcio Padova. E il «fast fashion» è la chiave di lettura trasversale di quest’azienda che nel 2009 ha totalizzato un 2% in più di fatturato (complici le nuove aperture) salendo a quota 200 milioni per circa 700 dipendenti (un centinaio di questi in Croazia). «Sono le novità che fanno muovere l’economia velocemente – spiega Pittarello – se esce un prodotto nuovo è quasi scontato che i giovani vogliano averlo nel proprio armadio. Ma se è quasi impossibile accedere a quello di firma, è tuttavia possibile acquistare un buon prodotto, bello e di qualità a prezzi molto più contenuti». Le forniture ai negozi avvengono due volte la settimana sulla base del venduto ma anche delle nuove proposte. «Non seguo le collezioni o i canoni della moda, cerco di uscire con un modello nuovo sempre prima per dare la tendenza – spiega l’imprenditore veneto, che precisa: «Acquisto sul programmato ma mi prendo anche qualche rischio. Sono sicuro che le scarpe di buon gusto trovano sempre un cliente ed è meglio calcolare il budget in paia anziché in soldi» •
La pulce nell’orecchio
di Simone Filippetti
AUTOGRILL-AIREST: ITALIA VITTIMA DI GUERRA C hissà se Carlo Goldoni, lo scrittore veneto del 700, aveva in mente la famiglia Benetton ed Enrico Marchi quando scrisse le Baruffe Chiozzotte, una delle sue piece teatrali più famose, dove le liti tra vari personaggi locali finiscono in Tribunale. Certamente no. Tre secoli dopo, quella tra i due litiganti, anch’essi veneti, appare come una riedizione moderna, solo che le liti non avvengono a Chioggia, emblema della campagna veneziana, ma più di mille chilometri più a sud. Rapidamente, i fatti: due anni fa l’aeroporto di Palermo mette all’asta la concessione per gestire i servizi di ristorazione. Roba da alcune decine di milioni di euro, ma con potenzialità di sviluppo che fanno gola perché nello scalo siciliano ogni anno transitano oltre 4 milioni di passeggeri. In gara viene ammesse anche Airest, società di food&beverage controllata da Save. Ma i Benetton, che hanno comprato la società degli ex panettoni di Stato dall’Iri a fine anni 90, non ci stanno: Airest-Save non potrebbe partecipare e si appellano al Decreto Bersani, che vieta ad aziende con soci pubblici locali di operare fuori dai loro confini. E qui iniziano le “Baruffe”: perché i personaggi in campo sono due big nazionali, ma anche due veneti dal temperamento forte e in continua competizione: partito dalla Finanziaria Interazionale, col socio Andrea
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Devido, Marchi è assurto a uno dei poteri forti del Veneto, motore economico d’Italia, diventando il dominus dell’aeroporto di Venezia e uno degli uomini forti della Confindustria locale. Save è il terzo scalo italiano (alle spalle proprio dei Benetton che con Gemina controllano il colosso Adr-Aeroporti di Roma) e una macchina da soldi notevole, ma soprattutto la società, portata in Borsa ma con ancora una presenza sensibile di enti pubblici locali nell’azionariato, è anche un crocevia del potere politico locale. Marchi si è destreggiato benissimo su questi due versanti e a un certo punto ha deciso che Save doveva replicare anche lei il fortunato “modello Benetton” e inizia, con la controllata Airest, a gareggiare nella ristorazione facendo concorrenza ad Autogrill. Per carità, i numeri sono roba da Davide e Golia: Autogrill è un colosso mondiale da oltre 4 miliardi (a inizio aprile ha siglato un contratto monstre in Canada da 6,7 miliardi su 50 anni), Airest un nano da circa 200 milioni di ricavi. I Benetton pensano che Marchi si faccia bello con la protezione della politica e i soldi degli enti territoriali. Marchi, dal canto suo, è convinto di dar fastidio ai Benetton limitandone lo strapotere proprio nei settori su cui la famiglia di Ponzano Veneto punta di più: con la Save, appunto;
con Centostazioni (la società che gestisce le stazioni ferroviarie minori mentre Grandi Stazioni è controllata dagli stessi Benetton e Caltagirone); con Airest, vicino di casa e concorrente, che va a prendersi gli appalti nelle autostrade, nelle stazioni e negli aeroporti contro Autogrill. Parte una escalation di ricorsi e battaglia legali, che ha un effetto domino perché anche altri gestori, sulla scia della vicenda di Palermo, si rivolgono ai Tribunali per estromettere Save-Airest da varie gare. Si arriva a poche settimane fa, quando sembra arrivare la parola fine. I giudici siciliani di terzo grado danno ragione ad Autogrill, Marchi non può partecipare alla gara per Palermo. In tutto questo tempo i Benetton e i vertici hanno sempre tenuto una linea di understatement, mai una parola fuori posto, mai un commento. Marchi invece a più riprese ha alzato la voce e ora non sopporta lo smacco. Anche perché non se l’aspettava: alcuni mesi fa su
un caso simile aveva ottenuto ragione dai giudici del Tar del Lazio. E con quella sentenza in tasca, che pesava come oro per lui, sperava di fare il bis a Palermo: Davide che finalmente batteva Golia. Fine della storia dunque? Nemmeno per idea, se di mezzo ci sono i veneti. Marchi ha già preannuciato l’ennesimo ricorso. Andrà fino a Bruxelles, davanti alla Corte Europea. L’ultimo atto delle Baruffe deve ancora essere scritto. Si potrebbe essere tentati di bollare il tutto come, appunto, le scaramucce tra due accaniti e bizzosi concorrenti. Se non fosse che tutta la storia riverbera all’estero la solita immagine dell’Italietta inaffidabile. Chi, alla fine, avrà ragione diventa ormai quasi secondario, perché a perdere è intanto la credibilità del Paese, dove non c’è mai certezza del diritto e qualunque ricorso può mettere in discussione un diritto acquisito e l’intenzione di fare business. E poi ci si domanda perché gli investitori stranieri stanno alla larga dal Paese. •
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La foto
The Cube L'Apple store è la quarta attrazione turistica piÚ visitata di New York
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r&f last but not least
AEROPORTI:
SISTEMA DEBOLE, QUINDI LOW COST
(continua dal numero precedente)
L
a maggior parte degli aeroporti non è connessa con il proprio bacino di utenza. Solo sei aeroporti sono collegati con la ferrovia. Nessuno con l’alta velocità. Nella maggior parte degli scali i passeggeri arrivano in macchina e ci mettono più di un’ora e mezza. La media degli investimenti nel 2007 era di 2,6 € a passeggero contro 7,6 € in Europa. Sconsolanti anche i tempi di realizzazione delle infrastrutture: una media di 11 anni di cui quasi quattro e mezzo per progettazione e appalto. Tempi lunghi di realizzazione e mancanza di investimenti significativi vedono il sistema aeroportuale italiano al limite della propria capacità. Sono necessari perciò investimenti per il recupero rispetto allo standard. Basti pensare che solo dieci dei 47 aeroporti aperti al traffico commerciale hanno aerostazioni di ultima generazione. Infine l’80% del traffico grava su aeroporti che non hanno, all’interno dei sedimi, spazi disponibili per futuri sviluppi. Urgono investimenti ingenti e subito. Opinione condivisa da Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera, che a febbraio ha presentato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sugli aeroporti, approvato all’unanimità e risultato di 41 audizioni e due missioni all’estero. Valducci lamenta le carenze infrastrutturali e la frammentazione del
sistema. E chiede misure straordinarie per affrontare l’emergenza. Anche per gli aeroporti i veri limiti sono posti dalla Costituzione. Se si deve affrontare il cambiamento bisogna «superare l’ordinamento attuale della Costituzione: serve uno Stato capace di dare risposte in tempi leciti, rispetto a quelli odierni non accettabili. Tutto quello che si poteva fare con l’attuale Costituzione è stato fatto». E anche molto più, verrebbe da dire. Il nodo che l’indagine conoscitiva della commissione Trasporti opportunamente evidenzia è anche quello dell’intermodalità: «in Italia si è registrata una pressoché completa assenza di coordinamento tra la programmazione delle infrastrutture relative alle reti di trasporto, specialmente di trasporto ferroviario, e la costruzione o l’ampliamento di aeroporti». Un punto che trova tutti apparentemente d’accordo. Dal sottosegretario ai trasporti Bartolomeo Giachino al presidente di Assaeroporti Fabrizio Palenzona, all’ex sottosegretario alle Infrastrutture Paolo Uggé. Curioso che chi plaude all’intermodalità sia presidente della Consulta per la logistica e l'autotrasporto (Giachino). Presidente e amministratore delegato della Fai Service (la più importante impresa di servizio per le aziende di trasporto in Europa) oltre che Presidente dell’Aiscat, la Confindustria dei concessionari autostradali (Palenzona). Presidente di Fai-Conftrasporto, la
principale associazione imprenditoriale del settore trasporto merci per conto di terzi su strada (Uggè). Chi vorrebbe eliminare a parole la costosa e inefficiente proliferazione del trasporto su gomma, ne tiene in realtà le redini occupandone gli scranni più alti. Come notava di recente Stefano Paleari, presidente di ICCSAI, un Paese incapace di fare sistema e paralizzato dai conflitti di interessi, diventa necessariamente un paese a sovranità limitata. Una terra di conquista destinata a costituire un presidio per le compagnie low-cost, capaci di creare la propria domanda
senza erodere il mercato delle compagnie tradizionali, che si sgretolano sotto il loro stesso peso. Se alla tradizionale debolezza della compagnia di bandiera si aggiungono le tariffe aeroportuali economiche e l’urbanizzazione che favorisce la frammentazione del sistema aeroportuale, tutto ciò si traduce in un’accelerazione dei processi di dehubbing, di crescita delle low-cost, di contrazione del mercato intercontinentale che lascia la porta aperta a chiunque bussi alla porta per raccogliere traffico e drenare risorse.
CALENDARIO MAGGIO • GIUGNO 2010
MERCATI IN FIERA NOME
COSA
DOVE
QUANDO
WEB
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Adolfo Marino