ANNO 5 • NUMERO 3 • MARZO 2010 • € 3,00
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
AUTOSTRADE:
a che punto siamo? Il traffico cala, ma poco. Concessionari e operatori investono con prudenza. Troppa?
Prima pietra • Osservatorio prezzi • Parola di... Mall of Italy A1 Milano-Firenze Aldo Papa
News primae noctis
QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELL’ANAS
U
n paio d’anni fa l’esosità delle pretese dell’Autobrennero verso i gestori, food e non food, delle aree autostradali, aveva provocato un intervento “calmieratore” dell’Anas e, alla fine, anche una norma legislativa di tutela del mercato e degli utenti, il vero anello debole della catena. Oggi cosa è cambiato? E’ cambiato che la crisi ha provocato un calo del traffico, e un calo dei consumi a parità di traffico, che stanno mettendo in ginocchio i gestori. E’ cambiato che la potenziale implosione di questi ultimi ha spaventato molti Concessionari, ben consci che il possibile getto della spugna da parte di alcuni gestori si tramuterebbe in danno economico e di immagine per i Concessionari medesimi. Ed è cambiato che l’Anas, da timido difensore degli utenti, è diventato il più esoso “padrone di casa” fra i concessionari italiani: l’Ente che si proponeva come modello di ragionevolezza negli appalti ha bandito infatti una gara per le aree di servizio siciliane nella quale sono stati battuti tutti i record di pretese nei confronti dei gestori. Che questa volta non hanno accettato le “regole del gioco”: Cremonini, MyChef, Fini, Airest, come dire l’aristocrazia dei gestori del food autostradale, non se la sono sentita neppure di partecipare alla gara, e hanno opposto un deciso rifiuto. Non c’è che dire, un bel risultato per l’unico Ente pubblico del settore! Staremo a vedere: Antitrust e ministeri vari dovranno pur dire la loro su questo pasticciaccio brutto. Se, quanto meno, c’è ancora “un giudice a Berlino”!
EDITORIALE
✔
L’OPINIONE La gara per le aree della Serenissima di Massimo Guacci* Come alcuni operatori del mercato già sapranno, Serenissima Trading SpA, su mandato di Società per Azioni Autostrada BS VR VI PD ha reso noto che, nell’arco dei prossimi tre anni, procederà all’assegnazioMassimo Guacci ne, attraverso gare ad evidenza pubblica, di 18 aree di Servizio e di 6 aree di sosta distribuite lungo i 146 km della tratta A4 ed i 90 Km della A31 (di cui km 54 della costruenda A31 Sud), tutte interessate alla riassegnazione sia del servizio oil che food. A tale scopo è stato costituito ed è operante un gruppo di lavoro dedicato che sta progettando e sviluppando i diversi format gestionali atti a migliorare ed ampliare l’offerta dei servizi destinati all’utenza autostradale. E’ sicuramente una buona occasione per rivisitare e riqualificare strutturalmente alcune aree, già ben conosciute dalla nostra clientela, ma in particolare il focus è quello di soddisfare la domanda individuando i nuovi beni e le nuove attività che lo sviluppo vertiginoso del mercato della mobilità impone. Obiettivo primario è il raggiungimento di politiche commerciali mirate all’ottenimento di un giusto equilibrio qualità prezzo a favore dell’utenza autostradale, da perseguirsi attraverso lo sviluppo di idonee metodiche di marketing. *Amministratore Delegato di Serenissima Trading SpA
retail&food - marzo 2010 1
ANNO 5 • NUMERO 3 • MARZO 2010 • € 3,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
AUTOSTRADE:
Anno 5 numero 3 marzo 2010
a che punto siamo? Il traffico cala, ma poco. Concessionari e operatori investono con prudenza. Troppa?
Direttore responsabile Andrea Aiello Prima pietra Osservatorio prezzi Parola di... Mall of Italy • A1 Milano-Firenze • Aldo Papa
Hanno collaborato Alessandro Barzaghi, Francesca Biagi, Giuseppe Bonomi, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, Mario Messuri, Giorgio Mirabelli, David Montorsi, Giorgio Moroni, Luca Neri, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Fabrizio Patti, Enrico Pazzali, Andrea Penazzi, Mario Resca, Vito Riggio, Kevin Rozario, Vittorio Valenza, Eleonora Vallin Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica Segreteria Silvia Pizzi Pubblicità adv@gestoeditore.it
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Progetto grafico e impaginazione Giò Salvioni Stampa A.G.F. – Peschiera Borromeo (Mi)
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L'unico mensile b2b interamente dedicato al retail, alla ristorazione e ai servizi presenti nelle strutture del commercio moderno e nelle infrastrutture di viaggio. 9.000 copie ad altissima specializzazione distribuite in edicola e per abbonamento ad un qualificiato target di operatori economici dotati di potere decisionale. 10 numeri all'anno confezionati da un'équipe di veri esperti: analisi dei bilanci, inchieste e reportage, rilevazioni e confronto prezzi, interviste ai protagonisti, indiscrezioni e anticipazioni sui maggiori avvenimenti dei differenti mercati.
A retail&food hanno collaborato tra gli altri: Giuseppe Bonomi Gianfilippo Cuneo
Presidente Sea Aeroporti di Milano Presidente del Comitato Investimenti per Il Fondo Sinergia Presidente Assocatering Presidente Associazione Travel Retail Italia Presidente F2i Presidente Expo Italia Real Estate Presidente Fiera di Genova Presidente Consiglio Nazionale Centri Commerciali Amministratore Delegato John Lang LaSalle Italia Amministratore Delgato Fieramilano Presidente Confimprese Presidente Enac
Luigi de Montis Fulvio Fassone Vito Gamberale Antonio Intiglietta Paolo Lombardi Pietro Malaspina Pierre Marin Enrico Pazzali Mario Resca Vito Riggio
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retail&food è una rivista edita da Gesto Editore Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Tel. 02 3451230 - Fax 02 3451231 info@retailfood.it www.retailfood.it
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Lettori di Retail&Food
Diffusione regionale (aree Nielsen)
5% Enti e Ministeri 15% Servizi
AREA 3
AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
Toscana Marche Umbria Lazio
20% Gestori aree 32% Retail
INDIRIZZO ______________________________ CAP ____________ LOCALITÀ __________________________ PROVINCIA __________ TEL. UFFICIO ____________ TEL. CELLULARE __________________ FAX __________________ E-MAIL ___________________________
8% 19%
NOTE O RICHIESTE _________________________________________
48% 25%
28% Ristorazione
2 retail&food - marzo 2010
Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna
AREA 2
NOME ___________________ COGNOME _____________________ SOCIETÀ _________________ FUNZIONE _____________________
__________________________________________________________ Piemonte Liguria Valle d'Aosta Lombardia
AREA 1
Da inviare per posta ordinaria, fax, allegato e-mail a: retail&food - Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy T +39 02 3451230 F +39 02 3451231 - info@retailfood.it - www.retailfood.it Legge Privacy Informativa resa ai sensi dell'art. 675/96 Richiesta dati anagrafici. I dati saranno utilizzati con mezzi automatizzati e non a fine di informazione, ricerca e statistica e di promozione commerciale e non saranno per nessun motivo divulgati all'esterno. Titolare del trattamento dei dati è Gesto Editore Srl - Viale Coni Zugna 71 - 20144 Milano. Chi comunica i propri dati personali gode dei diritti di cui all'art. 13 della legge 6/5/96 tra cui il diritto di ottenere la modifica o cancellazione dei dati forniti. Il conferimento di tali dati è facoltativo e l'accesso a tale servizio è subordinato alla prestazione del consenso.
SOMMARIO
r&f news cosa occorre sapere per...
IMAGINARIUM: ITALIA MERCATO STRATEGICO
A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
La catena di negozi di giochi per bambini Imaginarium ha annunciato che nei prossimi tre anni aprirà 9-10 punti vendita in Italia, paese che ritiene “strategico”. Lo ha affermato al Sole 24 Ore Félix Tena Comadràn, presidente della società spagnola che conta 348 negozi in 28 Stati. Il 2009, secondo quanto riportato, dovrebbe essersi concluso con una crescita di “un paio di punti” di fatturato rispetto all’anno precedente, nonostante il primo trimestre, così come l’ultimo del 2008, siano stati «i più difficili per Imaginarium».
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UN’ALTRA BANDIERINA PER ROSSOSAPORE
Gruppo Sebeto Italia mette a segno un’altra apertura in franchising, stavolta con il marchio Rossosapore. Il nuovo locale, inaugurato lo scorso 21 gennaio, è collocato all’interno del centro commerciale I Gigli, località Campi di Bisenzio, sul primo piano all’interno della food court. All’interno sono previsti 60 posti a sedere, distribuiti su 120 metri quadrati. Nel frattempo il brand Rossopomodoro ha comunicato la presenza nella rete della società di 50 donne, considerate parte integrante della strategia anticrisi.
AL CINEPOLIS IL 3D MOLTIPLICA LE PRESENZE
Chiusura positiva del 2009 per il multiplex Cinepolis, nel centro commerciale Campania, a Marcianise (Caserta). In tutto l’anno c’è stato infatti un aumento delle presenze del 30 per cento, mentre nel solo mese di dicembre l’incremento è stato di 45 punti percentuali. Tra le cause dell’andamento, oltre all’introduzione del 3D, c’è stato il notevole flusso di scolaresche per le mattinate cinematografiche.
Tempo di saldi!
L
a materia dei saldi o, più propriamente, delle vendite di fine stagione rientra nel più ampio ambito delle vendite straordinarie che nel nostro ordinamento sono disciplinate a vari livelli: nazionale, regionale e talvolta anche locale. La legge Bersani sul commercio distingue infatti le vendite straordinarie in tre tipi:
(i) le vendite di liquidazione, che vengono fatte dall’esercente al fine di esitare in breve tempo tutte le proprie merci, a seguito di cessazione dell’attività commerciale, cessione dell’azienda, trasferimento in altro locale, trasformazione o rinnovo dei locali. Questa tipologia di vendite non è soggetta a limitazioni quanto ai tempi di realizzazione nell’arco dell’anno ma è generalmente sottoposta a limiti di durata; (ii) le vendite di fine stagione, che riguardano prodotti di carattere stagionale o di moda, suscettibili di notevole deprezzamento se non vengono venduti entro un certo periodo di tempo. Le vendite di fine stagione sono generalmente limitate quanto al periodo in cui possono essere effettuate e alla relativa durata; (iii) le vendite promozionali, che possono essere effettuate dall’esercente per tutti o una parte soltanto dei prodotti merceologici e per periodi di tempo limitato. La disciplina dello svolgimento delle vendite straordinarie e della loro pubblicità, anche ai fini di una corretta informazione del consumatore è demandata alle Regioni. Ci sono tuttavia alcune Regioni che ad oggi non hanno ancora adottato alcuna disposizione in materia. Nel qual caso, si dovrà fare riferimento alla normativa nazionale, nei limiti di ciò che essa dispone. La legge Bersani si limita a prevedere che lo sconto o il ribasso di prezzo deve essere espresso in percentuale sul prezzo normale di vendita che deve essere comunque esposto: non è necessario dunque esporre anche il prezzo scontato. Ma attenzione: in molte Regioni la normativa è talvolta più rigida. Ed infatti mentre la Lombardia ricalca sostanzialmente la Legge Bersani in materia di indicazione dei prezzi, la legge regionale del Piemonte non contiene una disciplina specifica sulle modalità di indicazione dei prezzi, demandando la regolamentazione di tale profilo a ciascun Comune. Sarà quindi neces-
sario di volta in volta verificare la disciplina adottata dal Comune prima di dare corso a vendite straordinarie. Ancora, in Liguria lo sconto ed il ribasso espressi in misura percentuale devono essere ben visibili ed esposti almeno tre giorni prima dell’inizio delle vendite di fine stagione o promozionali. In Veneto non è sufficiente esporre il prezzo ordinario di vendita e la percentuale di sconto ma è obbligatorio indicare anche il prezzo scontato. Le disposizioni in merito alle modalità di indicazione dei prezzi sono quindi le più diverse e conviene sempre verificare preliminarmente caso per caso la disciplina applicabile. Analogo discorso vale per la disciplina relativa ai tempi di realizzazione. Ad esempio, in Lombardia, le vendite di fine stagione sono possibili in due periodi dell’anno e per una durata non superiore a 60 giorni, decisi dalla Giunta Regionale. In Toscana il periodo e la durata delle vendite di fine stagione sono invece stabiliti in un apposito regolamento (dal 7 gennaio al 7 marzo e dal 7 luglio al 7 settembre di ogni anno), modificabili dalla Giunta Regionale. La violazione da parte dell’esercente delle disposizioni sulle vendite straordinarie è sanzionabile, secondo la Legge Bersani, con una multa che varia da un minimo di Euro 516,45 ad un massimo di Euro 3.098,74. Anche sotto questo profilo, sebbene molte Regioni facciano esplicito riferimento alla normativa nazionale, in alcuni casi tale normativa è sostituita da quella regionale come ad esempio nel Lazio che differenzia le sanzioni in base all’ampiezza del punto vendita, arrivando a prevedere una multa di euro 45.000,00 (quale misura massima) per l’ipotesi in cui la violazione sia stata posta in essere dall’esercente di una grande struttura di vendita.
> n° 3 2010
Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Neinver fa il pieno con i saldi Un vero e proprio assalto di visitatori agli outlet in portafoglio a Neinver durante il periodo dei saldi invernali. La società di gestione ha dichiarato, infatti, che nel periodo dal 2 al 10 gennaio sono state oltre 365mila le persone che hanno frequentato le strutture di Vicolungo (Novara) e Castel Guelfo (Bologna). In particolare, per quanto riguarda il complesso piemontese il dato si attesta sulle 215mila presenze, con un incremento del 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre per l’outlet emiliano il numero di visitatori ha raggiunto quota 150mila pari a un +23% sul 2009.
16 retail&food - marzo 2010
osservatorio prezzi bar. Punto di forza sono invece le offerte al 50% su molti prodotti del market.
effetto boomerang la presenza di un’area destinata ai portatori di handicap vicino ai tavolini del bar: è positivo che ci sia, ma è negativo il fatto che sia strettissima e posta dietro a un bidone dei rifiuti. Anche in questa struttura tutto, comunque, cambierà a breve: dopo l’estate anch’essa sarà trasformata in un mall che congiungerà le due costruzioni esistenti, oggi separate da una cinquantina di metri.
Pasto a meno di 10 euro da Chef Express
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AUTOSTRADE , TRA MILANO E FIRENZE TUTTI IN DIFESA L
a gara è iniziata poco fuori Milano, nell’area di sosta di San Zenone Ovest, ora a inse-
gna Autogrill dopo la precedente gestione Ristop. Proprio questo punto vendita, tra i cinque visitati lungo l’Autostrada del Sole per l’Osservatorio prezzi di questo mese, è risultato essere il più conveniente. Dieci dei 17 prodotti monitorati da retail&food hanno infatti qui il loro livello di prezzo più basso. Il caffè si ferma a 90 centesimi di euro, mentre negli altri locali costa 5 centesimi in più. Stesso scarto per il
cappuccino (tranne nel caso dello Chef Express di San Martino, dove il divario arriva a 10 centesimi), mentre sul croissant semplice il risparmio rispetto al punto vendita più caro tra quelli visitati, l’area Sarni di Aglio, vicino Firenze, è di ben 30 centesimi. La vera differenza riguarda però il cibo. Chi vuole fare uno spuntino con un panino spendendo il meno possibile a San Zenone se la può cavare con un euro e 50 centesimi (per un piccolo sandwich alla mortadella) mentre nello Chef Express di San Martino Ovest deve prevedere
fuori, il ristorante tex-mex Old Wild West occupa gli spazi in precedenza utilizzati da un McDonald’s. Per ora la formula è solo “express”: si vendono hamburger, patatine, e pochi altri prodotti. Presto, tuttavia, il centro si trasformerà in un grande mall che andrà a congiungere le due 'casette' Autogrill attualmente esistenti, per un totale di duemila metri quadrati di superficie. In questa trasformazione, l’Old Wild West dovrebbe abbandonare la formula espressa e adottare quella classica, con servizio al tavolo. Stando all’oggi, la struttura appare abbastanza disomogenea, sia per quanto riguarda l’illuminazione e soprattutto per la pavimentazione, eredità della precedente gestione Ristop, caratterizzata da un layout diverso dall’attuale. Interessante è la struttura aperta e a isole del market, sebbene talvolta ci sia spazio per miglioramenti nell’esposizione: la carta da regalo metallizzata usata come base per alcuni espositori dà un senso di provvisorio evitabile. Fuori contesto sembrano anche i tavolini (composti
3,90 euro e nel Fini di Secchia Est non meno di 3,95. Lo stesso discorso si può fare con i toast. Nel locale non sono invece presenti né la pizza né dei primi e secondi. Anche sui prodotti del market (acqua, Red Bull, Pringles, bottiglia di vino e biscotti Ringo) questa struttura è risultata la più economica. Nel caso dei biscotti il prezzo è minore del 20% (50 centesimi) in confronto al concorrente più caro. Nel locale Autogrill sta sperimentando una nuova partnership con il gruppo Cigierre. Ben segnalato da
LOCALI IN ATTESA DI RISTRUTTURAZIONI SIGNIFICATIVE E CON SERVIZI GENERALMENTE POCO INNOVATIVI: PER LE AREE DI SOSTA LUNGO L’A1 SEMBRA PREVALERE LA STATICITÀ. I PREZZI BASSI SONO UNA CARTA GIOCATA DA AUTOGRILL, MENTRE ALTRE INSEGNE HANNO LISTINI PIÙ ALTI, IN QUALCHE CASO GIUSTIFICATI DA UN’ESPOSIZIONE DI BUON LIVELLO, IN ALTRI POCO SPIEGABILI
da tre ovali sovrapposti), collocati a una decina di metri dal bancone del
Nei pressi di Parma, il punto vendita di Chef Express nell’area di San Martino Ovest, ha come fattore competitivo l’economicità delle proposte base per il primo e il secondo. Insieme costano 9,80 euro. L’area self-service è particolarmente ampia e porta la doppia insegna Gusto e Harry’s Bar, che pure ha poco a che fare con il celebre bar di Venezia. La particolarità è rappresentata dal servizio al tavolo, sebbene questa possibilità sia a richiesta e, a quanto dichiarato dal direttore del punto vendita, poco sfruttata. I prezzi più cari si hanno invece per la caffetteria, mentre i sandwich del corner Mr. Panino hanno listini nella media. La pizza costa 3,50 euro ma è difficilmente confrontabile con gli altri tranci, dato che si tratta di una piccola margherita rotonda esposta affianco ai panini. All’ingresso del market, affiliato Crai, la segnaletica sottolinea l’italianità dei prodotti (“genuinamente italiano”), mentre nei corridoi dei segnalatori sopra gli scaffali in alcuni punti non sono molto leggibili, a causa del colore rosso della scritta su fondo giallo. Nel mercatino spicca la presenza di numerosi prodotti regionali e di ampie zone destinate a giocattoli e a libri e giornali. Per il resto si segnalano positivamente le foto dei panini con i relativi prezzi ai lati della cassa, mentre produce un
Da MyChef esposizione all’avanguardia Dall’altra parte dell’autostrada, l’area di sosta My Chef solo in un caso presenta i cartellini più alti di tutti gli altri (i biscotti Ringo), mentre in altre sei occasioni risulta più caro a pari merito con due o tre concorrenti. I listini sono per il resto sulla fascia e media e in due casi su quella più bassa, ossia per la bibita energetica e i chewing-gum. I prezzi sembrano d’altra parte giustificati da una qualità del layout, in termini di originalità, ordine e pulizia, superiore alla media. Piacevoli sono soprattutto il self-service Antica Locanda e gli spazi nel market dedicati ai vini e alla gastronomia regionale. All’interno del mercatino si segnalano in particolare i beni pensati per i pendolari, come le mele e il latte, e lo sforzo creativo nella segnaletica dei prodotti (contrassegnati con frasi come leggiMy, sgranocchiaMy ecc.).
Sarni, non ci siamo Ad Aglio, vicino Firenze, nell’area gestita da Sarni il risparmio si conse-
RILEVAZIONE PREZZI AUTOSTRADE – A1
ARTICOLO Caffè espresso Cappuccino Caffè d'orzo Croissant Panino (base) Panino (top) Toast (base) Pizza (trancio base) Pasto (1° + 2° più economici) Acqua (50 cl) Coca Cola (Pet 50 cl.) Birra (bottiglia 33 cl) Red Bull (lattina) Chewing-gum (astuccio più economico) Piringles Classic (confezione grande) Bottiglia vino rosso (più economico - market) Ringo biscotti (classic)
San Zenone Ovest
San Martino Ovest
Aglio Ovest
Secchia Est
San Martino Est
AUTOGRILL
CHEF EXPRESS
SARNI
FINI
MY CHEF
0,90 1,20 1,10 0,90 1,50 4,40 1,50 n.d. n.d.
0,95 1,30 1,00 1,00 2,90 3,90 3,20 3,50* 9,80
0,95 1,25 1,10 1,20 3,90 3,90 n.d. 3,45 12,80
0,95 1,25 1,10 1,10 3,95 4,20 3,50 3,50 10,10
0,95 1,25 1,10 0,95 3,30 4,20 3,50 3,50 12,15
0,80 2,40 3,60 2,60 1,95
1,10 2,40 3,20 2,70 1,90
1,00 2,30 2,70 2,80 1,90
1,70*** 2,40 3,30 2,70 2,00
1,05 2,40 3,30 2,60 1,90
3,10
2,80
3,00
3,90
6,99**
5,90
5,90
1,80
2,70
2,00
n.d.
1,85
3,10
2,30
gue in cinque prodotti, due dei quali a pari merito con altri concorrenti: il chewing-gum e il panino di fascia alta, che peraltro costa come quello più economico. La convenienza più sensibile si ha con la birra, che costa 2,70 euro contro i 3,20-3,60 degli altri punti vendita. Rispettivamente per 10 e 5 centesimi sono anche i più economici la bottiglia di Coca Cola e il trancio di pizza base. Si sfora il budget medio invece non solo sulla caffetteria e sulla bibita energetica, ma soprattutto sull’accoppiata primo e secondo da 12,80 euro (chi gestisce il centro ci tiene però a precisare che le porzioni sono abbondanti) e sulla bottiglia di vino. Non sono presenti confezioni, infatti, di capacità inferiore agli 1,5 litri. Il locale ha degli standard di qualità inadeguati a un servizio autostradale. L’organizzazione degli allestimenti è antiquata, la ristorazione presenta tavoli con tovaglie di tela plastificata più adatti a una trattoria di paese. Decisamente poco chiari, se non del tutto assenti, i prezzi delle merci. Tra i prodotti sono privilegiati quelli regionali (Puglia), spesso però a scapito di quelli di marca.
Conclusioni Le aree di sosta visionate hanno quindi in genere un atteggiamento “difensivo”: gli investimenti sembrano in ritardo rispetto alle previsioni, gli arredi datati e l’offerta su livelli standard o al ribasso. Si segnalano però positivamente la politica di prezzi incentrata alla convenienza di Autogrill e l’attenzione al layout del F .P . punto vendita My Chef.
3,10
Prezzo più basso Prezzo più alto *= pizza piccola rotonda margherita da scaldare n.d.= non disponibile **= bottiglia da 1,5 litri, Primitivo di Manduria ***= da 0,75 cl
20 retail&food - marzo 2010
Star Trek retail ra il 1927 quando Aldo Furlanetto iniziava nel capoluogo emiliano la sua attività di commercializzazione e distribuzione di prodotti e accessori femminili di moda all'ingrosso. Nel dopoguerra, poi, a metà degli anni '50, apre il primo negozio Furla in via Ugo Bassi, dietro la Fontana di Nettuno nel centro storico della dotta e sofisticata Bologna. Poi, negli anni Settanta, ricchi di novità politiche, culturali e sociali, ecco arrivare la vera svolta, grazie alla seconda generazione dei Furlanetto, Carlo, Paolo e Giovanna che, portando in dote una carica di energia creativa e manageriale, affiancano il padre nell'attività aziendale.
tab. 1
GRUPPO FURLA in pillole Data di nascita
Fondata nel 1927 da Aldo Furlanetto. Primo negozio a Bologna nel 1955 Giovanna Furlanetto 4,92%, Sirefid spa 95,08% (Sirefid è una società fiduciaria che amministra il capitale per conto terzi) San Lazzaro di Savena BO Giovanna Furlanetto presidente, Paolo Fontanelli amministratore delegato (Furla spa) Borse, occhiali, scarpe, orologi. € 157 milioni € 3,5 milioni 13,50% 9,20%
Proprietà Sede Menagement Settori di Business Ricavi Utile di Gruppo MOL/Ricavi ROI Rapporto di indebitamento Dipendenti
l’Opinione - di ...
1
r&f News
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Dati di bilancio Ricavi totali Rapporto indebitamento MOL su ricavi
2007
2004
2005
2006
€ 106.444.435 74,0% 10,1%
€ 109.717.843 75,5% 8,2%
€ 126.810.487 71,5% 10,6%
2008
€ 147.992.000 € 152.745.000 64,5% 59,8% 15,0% 13,5%
I dati si riferiscono a Furla Holding spa, bilancio consolidato. Fonte aziendale
gestione aziendale per fare girare bene un'azienda che intanto è diventata una realtà multinazionale da più di 150 milioni di euro di ricavi all'anno (Vedi Tab. 1). Quindi, consolidato il successo delle borse da donna, segue una politica di diversificazione dei prodotti: prima le calzature, poi gli occhiali su licenza di De Rigo
DESTINAZIONE
FURLA filiali inglese e americana, Marco che si occuperà del canale franchising, mentre Filippo di quello wholesale. Nei primi anni del nuovo secolo l'azienda lavora sodo per valorizzare il marchio con interessanti operazioni di immagine. Nel 1999 nasce il Premio Furla per l'arte e nel 2007 il progetto Talent hub, per dare visi-
bilità ai giovani stilisti: Furla li affianca nella progettazione e poi si fa carico della produzione e distribuzione delle mini collezioni. Una stracome quella della tegia, Fondazione Furla, fondata l'anno successivo, che dà respiro culturale al business della moda: da un lato l'azienda dimostra apertura e disponibilità all'innovazione, dall'altra i
giovani creativi acquistano una grande visibilità a livello internazionale con l'opportunità poi di collaborazioni future, come è accaduto con il fashion designers Max Kibardin, che grazie al Talent Hub è diventato il direttore creativo per le collezioni di calzature o per Juan Caro e Fabio Sasso, fondatori del brand Leitmotiv, che insieme a
Silvio Betterelli e a Bruno Laurenzano saranno i protagonisti della prossima collezione primaveraestate.
Brand e retail: circolo virtuoso per affermarsi I Furlanetto, da buoni emiliani, sono gente pratica: va bene l'immagine, ma è fondamentale una corretta
Giovanna Furlanetto e Paolo Fontanelli
Vision, una linea di orologi prodotti dalla Citizen e, per finire, una linea di moda dedicata all'uomo. Le borse con il loro 73% sul giro d'affari rappresentano il core business, seguono poi gli articoli di pelletteria con il 20 per cento. Cresce, considerata anche la loro giovine età sul mercato, lo spazio che si ritagliano gli orologi con un 5% e le scarpe, che si attestano su un 2% di nicchia. Inoltre, in questi 55 anni che ci separano dall'apertura del primo negozio a Bologna, si è sviluppato un network di vendita che copre 64 paesi in tutto il mondo. Ad oggi l'azienda emiliana conta 307 negozi a insegna Furla, di cui quasi la metà di proprietà (gli altri in franchising). Da non sottovalutare la presenza anche nei luoghi di transito, come gli aeroporti (Milano MXP, Milano LIN, Torino, Ginevra, Monaco, Roma Fiumicino, Bologna, Vienna, Venezia, Parigi), importanti vetrine internazionali per un marchio che vuole collocarsi in una fascia medioalta. Se la strategia è quella di puntare l'attenzione sullo stile per collocarsi, grazie a un prodotto Made in Italy, in una fascia media e medioalta è ovvio che il canale retail diventa un veicolo fondamentale per la distribuzione del prodotto: «Una rete distributiva così capillare – confermava qualche tempo fa alla stampa Giovanna Furlanetto, presidente di Furla e Cavaliere del lavoro nel 2008 – aumenta la nostra credibilità e ci consente un maggior controllo sul punto vendita» e aggiungeva: «Abbiamo sempre puntato a confe-
prima pietra
MALL OF ITALY, IL RETAIL CONQUISTA LO SPAZIO IL NOME NE CHIARISCE L’AMBIZIONE. CON CIRCA 300.000 MQ DI GLA E ALL’INTERNO 450 NEGOZI, IL PROGETTO DI SEGRATE (MI) PROMOSSO DA GRUPPO PERCASSI MIRA A DIVENTARE LA NUOVA FRONTIERA NAZIONALE ED EUROPEA NEL SETTORE DEI CENTRI COMMERCIALI ’obiettivo, non dichiarato, è di sbaragliare la concorrenza puntando su una gla senza paragoni nel nostro Paese, con una
Borse e dintorni
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L'indice di retail&food
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Osservatorio Prezzi - Autostrade, tra Milano e Firenze tutti in difesa
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Star Trek retail - Destinazione Furla
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Taglio nastro - La seconda vita de La Romanina
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Prima pietra - Mall of Italy, il retail conquista lo spazio
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Tariffe e concessioni - Il mistero viaggia in autostrada
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Dossier aree di servizio - Ristop, a Novate approccio moderno
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Dossier aeroporti - Bologna, è iniziato il futuro
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Analisi mercato - Gioielli, nei mall va di lusso
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Parola di... - Aldo Papa
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Resoconto fiere - Bread&Butter
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International - In Europa rally di fine anno nel retail
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A chiare lettere - Italia-Francia, la partita continua
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Stazionario
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Ferry Porti
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Succede a NordEst - di Eleonora Vallin
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La pulce nell’orecchio - di Simone Filippetti
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La foto
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Last but non least - Le infrastrutture per chi?
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Trend dei principali dati di bilancio
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capacità di attrazione interregionale che comprende tutto il nord Italia. Se sarà un flop da un miliardo di euro (investimento dichiarato) o il complesso polifunzionale più performante d’Italia è difficile anticiparlo, però si può considerare come il nuovo avamposto europeo nel filone “gigantista” del retail organizzato. Il maxi progetto in questione è il Mall of Italy, già il nome esprime l’ambizione dell’iniziativa, ed è in portafoglio a Gruppo Percassi, con Premium Retail impegnata nella pre-commercializzazione e Stilo Immobiliare Finanziaria nel ruolo di promotore. Premesso che di questi tempi è molto difficile ottenere i finanziamenti per avviare i progetti, specialmente quelli di vasta portata, il Mall Of Italy sarà ubicato nella zona ex dogana di Segrate (area est di Milano) e dovrebbe essere inaugurato entro il 2013 nella sua prima parte che conterà 200mila mq di gla (superficie lorda affittabile). A lavori ultimati (sono previste le fasi 2 e 3 ma al momento non sono fissate date) si arriverà a 300mila mq di gla con 450 negozi e 50 ristoranti. Il cantiere dovrebbe essere aperto a fine 2011. Definito il masterplan, elaborato dallo studio Rtkl, e approvato l’accordo di programma dagli enti locali, il progetto di Gruppo Percassi è molto di più che una semplice idea e incomincia a svelare le proprie caratteristiche. Molte delle strutture principali si affacceranno su un lago interno, il contesto sarà caratterizzato da un ambiente urbano aperto per realizzare il quale saranno coinvolti studi di architettura internazionali. Oltre ai negozi sarà costruito un ipermercato, di cui è già stata individuata un’area di 20mila metri quadrati, un department store, un hotel
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Cosa occore sapere per... - di Giulia Comparini
I dati si riferiscono a Furla Holding spa, bilancio consolidato del 2008 Fonte aziendale
Globale è familiare Negli anni successivi infatti l'azienda bolognese diventa una realtà importante della moda italiana con la sua prima collezione di borse e accessori a marchio Furla, caratterizzata da scelte stilistiche all'avanguardia per andare incontro alle necessità di una società più moderna e sperimentale anche nella moda. Al successo segue una precisa politica di espansione del brand con l'apertura di una rete di negozi di proprietà e in franchising in Italia, fino all'inaugurazione, negli anni Ottanta, delle due filiali estere in Francia e Usa, e dei primi monomarca a Parigi, la capitale della moda europea, e sulla Madison Avenue di New York, città simbolo del lusso in quel decennio. Anche se il marchio diventa internazionale, come nella migliore tradizione aziendale italiana si fa tutto in famiglia: Giovanna affianca il padre con il proprio contributo stilistico, mentre Paolo si occupa delle strategie di crescita del marchio con il supporto logistico e organizzativo del fratello Carlo. Questi sono gli anni dello sviluppo di una rete distributiva importante: una scelta che nel tempo ha contribuito a diffondere la brand awareness e ad attrarre negozi specializzati e prestigiosi departement store come Neiman Marcus e Bloomingdales negli States o Selfrigdes a Londra. Non passa un decennio dallo sbarco negli States che Furla apre in Giappone (ora secondo mercato del marchio), per poi fare capolino con le sue nuove filiali in Spagna, UK, Germania, Hong Kong e Cina. Passano gli anni, ma non cambia lo stile manageriale tipicamente italiano e intorno alla metà agli anni Novanta ecco l'ingresso della terza generazione Furlanetto in azienda: Michele, oggi responsabile delle
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News primae noctis - Quel pasticciaccio brutto dell’Anas
Fini, abbondanza ma niente convenienza Tra tutti i locali visionati, l’area di Secchia Est gestita da Fini è quella che presenta i livelli di prezzo maggiori. In nessun caso i listini sono risultati inferiori alla concorrenza, mentre in nove casi si sono situati sulla fascia più alta. Come per My Chef, anche in questo caso i prezzi alti sono in linea con quelli di altri player. Tra quelli in “vetta solitaria” ci sono il panino (minimo 3,95 euro), il chewing-gum (2 euro) e l’acqua, disponibile solo nella versione da 0,75 litri, venduta a 1,70 euro. Decisamente più ampio che nelle altre aree di sosta il mercatino, specialmente per le parti della gastronomia regionale, dei giocattoli e dell’audio/video. Molto grande anche lo spazio ristorazione, sebbene una delle due aree self-service al momento della visita risultasse chiusa. Da migliorare l’aspetto degli espositori in legno, che appaiono abbastanza antiquati.
a cinque stelle, un teatro, un cinema di ultima generazione e una food court. Troveranno posto, inoltre, un parco privato, accessibile alle famiglie e sicuro, degli spazi dedicati al live entertainment e al divertimento sia per grandi che per piccini. La presenza di una piattaforma interamente dedicata del lusso, “complementare” a quella del quadrilatero della moda di Milano, renderà accessibile lo shopping alto di gamma. Determinanti per il successo dell’iniziativa saranno i canoni di affitto. Se, come è auspicabile, le location all’interno del complesso di Segrate saranno meno onerose per i retailer rispetto a via Monte Napoleone, con un sensibile risparmio per il consumatore finale, aumenteranno le chance di successo.
mercializzazione è già avviata così come sono stati avviati i contatti con i brand del lusso per realizzare la piattaforma dedicata alle referenze alto di gamma. La proposta sarà formulata a prezzo pieno «in quanto inserire concetti distributivi off-price potrebbe generare confusione nei visitatori», ha reso noto Premium Retail. Le linee guida prevedono anche che l’offerta retail, la ristorazione e i servizi siano sudMall of Italy divisi in distretti con fine 2011 INIZIO LAVORI identità definite. In APERTURA PREVISTA 2013 particolare nell’am- PROMOTORE Gruppo Percassi Stilo Immobiliare Finanziaria bito della ristorazio- SVILUPPO Premium Retail ne esisteranno per- COMMERCIALIZZAZIONE Segrate (Mi) LOCALITÀ corsi relativi alle LOCALIZZAZIONE Extraurbana eccellenze italiane e TIPOLOGIA Complesso polifunzionale alle specializzazioni GLA (SUPERFICIE 300.000 mq di altri paesi, con LORDA AFFITTABILE) 2,7 milioni nei 30 minuti – un’organizzazione BACINO D’UTENZA 7,9 milioni nei 60 minuti – 10,4 milioni nei 90 minuti. Dal lusso al fashion, impostata per luogo 10.000 PARCHEGGI l’offerta è full price di origine dei pro3 LIVELLI COMMERCIALI Il Mall of Italy si appresta a ospitare dotti. TOTALE UNITÀ (PICCOLE, 450 ogni tipologia merceologica, da Per quanto ri- MEDIE E GRANDI SUPERFICI): quella prodotta in serie sino al quelguarda le informa- UNITÀ RISTORAZIONE 50 la artigianale, e a cannibalizzare l’atzioni tecniche, ad tenzione di una vasta platea di conoggi sono disponibili solo le percenprimi 200mila mq di gla, che costisumatori. In attesa di definire il protuali relative agli spazi (misurati in tuiscono la fase 1, il 71% sarà dedigetto negli interni e quindi di assegla) che saranno assegnati alle divercato al retail per cui i negozi sarangnare gli spazi ai retailer, la pre-comse destinazioni commerciali. Sui no distribuiti su 142mila mq, l’intrattenimento ricoprirà il 19% dell’area e sarà dislocato su 38mila mq (pari a un centro commerciale di medie dimensioni), la ristorazione conterà Per comprendere meglio la portata di questo gigante abbia50 ristoranti e coprirà il 6%, pari a mo scovato i “big” del Vecchio continente. In Italia il centro 12mila mq, e l’ospitalità si sviluppecommerciale più esteso risulta essere il Vulcano Buono a Nola rà sul 5% rimanente, pari a 10mila (Na), con circa 150mila quadrati di gla e 147 negozi, seguito metri quadrati. dal Campania a Marcianise (Ce) con 108mila mq di gla e 180
Golia vuole la rivincità…
negozi, mentre lo shopping center con il maggior numero di punti vendita dovrebbe essere Euroma2 con 202 unità in 51mila mq di gla. Prendendo in analisi il quadrante dell’Europa occidentale, il centro commerciale più grande della Gran Bretagna è il Metrocentre a Gateshead con 190mila mq di gla, in Spagna è il Parquesur a Leganés con oltre 151mila mq di gla, in Francia è il Belle Epine a Thiais con 141mila mq di gla e in Germania è il Ruhr Park a Bochum con 127mila mq di gla. In sintesi nessun complesso in attività compete con i numeri del Mall of Italy, ma attenzione all’Oriocenter distante solo 46 km e 36 minuti. Sarà la rivincita di Golia contro Davide?
Le infrastrutture come ago della bilancia La varietà e la quantità dell’offerta costringono a ridefinire i canoni standard del bacino d’utenza. Se per un centro commerciale di medie/piccole dimensioni l’isocrona sui 15 minuti è quella di maggiore incidenza, e per uno shopping center di grandi dimensioni si prende in consi-
derazione la mezz’ora di spostamento in automobile, il Mall Of Italy disporrà di una catchment area molto più vasta, di portata interregionale. Nella recente conferenza di presentazione Premium Retail ha dichiarato che il bacino d’utenza è stimato in 2,7 milioni di unità nei 30 minuti, in 7,9 milioni nei 60 minuti e addirittura in 10,4 milioni nei 90
minuti. Il centro di Milano e l’hinterland costituiscono quindi il nucleo primario, il resto della regione quello secondario, mentre l’aeroporto Linate rappresenta un’importante leva da sfruttare. Mall of Italy sarà distante 9 km da Piazza del Duomo, circa venti minuti di automobile considerato il traffico meneghino, e soli 2 km dalla tangenziale Est, in prossi-
mità del secondo aerodromo cittadino. Dati alla mano, sull’attrattività turistica si gioca una partita importante: nel 2008 sono state 28 milioni le presenze di visitatori in Lombardia, 10 nel capoluogo tra cui 5,1 di provenienza straniera. Per quanto riguarda il potenziamento della rete viaria, Gruppo Percassi parteciperà con una propria
›La “soluzione” per il vivere bene
quota agli interventi infrastrutturali, sostanzialmente per la viabilità urbana e la nuova Cassanese. Un ulteriore investimento sarà effettuato nella creazione di un maxi parcheggio da 10mila posti e nell’impiego di soluzioni per il risparmio energetico con conseguenti benefici sul fronte dell’impatto ambientale e sui costi di A. P. esercizio.
intervista
Il Mall of Italy si propone di intercettare e interpretare i nuovi stili di vita, oltre che le singole mode merceologiche, per cui l’obiettivo di Gruppo Percassi non è di creare un semplice centro commerciale extra large ma di plasmare uno spazio che offra un’esperienza emozionale a 360 gradi. «Il progetto di Segrate nasce da un concetto nuovo del vivere il proprio tempo libero – spiega Stefano Stroppiana, amministratore delegato di Premium Retail – e dal presupposto di fare del retail un’àncora ma non la motivazione principale. L’iniziativa ha nell’aspetto del leisure e dell’entertaiment la leva più importante». Come sarà strutturata l’offerta? Intorno a una piazza di quasi 6mila mq si costruiranno degli edifici con facciate alte dai 9 ai 15-16 metri. L’ambientazione sarà urbana e all’interno si snoderà un percorso di esperienza di acquisto che va dal lusso sino a compren-
dere quel trascorso storico che oggi è parzialmente perso: le botteghe, il retail specializzato nell’ambito dell’elettronica, dello sport, il concetto della qualità del brand a prescindere dalla notorietà, la possibilità di accesso al mondo dell’interior design, degli stilisti emergenti, del fast fashion inteso nella parte più qualificata. Quali saranno le attrattive? Ci sarà un teatro che ospiterà spettacoli live tra i più importanti a livello internazionale, un cinema boutique, che riduce la dimensione della sala e consente di effettuare proiezioni private, un department store, un acquario e un luogo deputato all’educazione dei bambini. Saranno inserite delle soluzioni raccolte in giro per il mondo e alcune create ad hoc per questo progetto.
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dossierareediservizio
A cura di Fabrizio Patti
RISTOP, A NOVATE APPROCCIO MODERNO LA STRUTTURA CHE PUNTA SU UN DESIGN MODERNO MA CALDO, SERVIRA’ DA MODELLO PER LE NUOVE APERTURE
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uando tutt’attorno sull’autostrada sei circondato da aree di sosta dominate dalla grande A, devi distinguerti con qualche dettaglio o con qualche servizio che altri non hanno. Così ha pensato il gruppo veneziano Airest (controllato dalla società di gestione aeroportuale Save), quando ha messo mano a un nuovo prototipo di Ristop. Il marchio della ristorazione autostradale è stato acquisito da poco dal gruppo e la sperimentazione di un nuovo prototipo di punto vendita è stata effettuata a Novate Milanese (Nord) sulla A4 tra Cormano e Viale Certosa, in direzione Torino. Si tratta di un punto abbastanza piccolo (300 metri quadrati) inaugurato nell’aprile 2009, che servirà da modello per le nuove strutture e per il restyling di quelle esistenti. Gli elementi di novità, racconta Giovanni Bussi, head of global formats & operations di Airest, sono stati il design dell’esterno e dell’interno. Esternamente si è giocato sui colori del marchio, arancione e verde, ponendo degli ampi pannelli che hanno lo scopo di rendere il luogo riconoscibile e di dare un tocco di colore al grigio ambiente circostante. Ma gli elementi più interessanti si trovano all’interno, il cui layout è stato definito da due architetti, uno più esperto di aree di sosta, uno più di locali cittadini. Entrando ci si trova sulla sinistra un bar (caffè illy) il cui bancone ellittico, ispirato a quelli dei format del gruppo Culto e Bricco, ha lo scopo di comunicare un’idea di «modernità e al contempo di calore». Insegna area di servizio: Nome area di servizio e località:
I tavolini e le sedie di legno pieno accostato all’acciaio suggeriscono invece un concetto di design sobrio ma ricco. I tavolini, rotondi, nella parte superiore sono laccati con i colori verde acqua o lillà. Le sedie sono a forma di poltrona. Gradevole è poi il richiamo tra il parquet e il controsoffitto, entrambi in legno chiaro. Spostandosi sulla destra, il self-service L’Orto presenta un’ampia area di circa 50 coperti. A caratterizzare lo spazio sono delle cornici che pendono dal soffitto, all’interno delle quali sono disposti un paio di stivali e un tubo di gomma. Entrambi richiamano il concetto di cura dell’orto. Sulla sinistra rispetto all’ingresso si posiziona il market. È molto piccolo, secondo la dirigenza a causa della posizione del punto vendita, molto vicino alla città. Accanto ai prodotti alimentari più classici da area di sosta c’è un corner della Bottega dei Sapori, altro marchio di Airest. Presenta una selezione di paste artigianali e vini. Non sono presenti per ora cibi lombardi, spiega Bussi, perché si privilegia il locale solo in alcune regioni che hanno una gamma di prodotti tipici molto attrattiva. È tuttavia in corso un processo di selezione di fornitori che porterà a offrire specialità del posto anche nelle regioni che ora ne sono sprovviste. Molto interessante, in un angolo del market, è la presenza di un Punto Blu, realizzato in partnership con Autostrade per l’Italia, nel quale si può sottoscrive-
RISTOP Novate Nord - Novate Milanese (MI)
STRUTTURA
A un piano, dimensioni medie, ampie vetrate, insegna estesa a colori verde e arancio.
MARKET
Galleria di dimensioni ristrette, luminosità in parte naturale, segnalato ri merceologici chiari, sebbene in parte coperti dai prodotti, buona comunicazione nel punto vendita, assenza di scale e ascensori.
DESIGN
Arredamento con tavoli, presenza di posti a sedere nel bar, impatto estetico positivo. Elementi caratterizzanti sono la qualità dei materiali e il concept dedicato del bar, ispirato a quelli di Culto e BriccoCaffé.
PARCHEGGIO
Circa 45 posti, con possibilità di espansione. In parte davanti alla vetrina del bar e del self service.
OFFERTA COMMERCIALE
Nel market prodotti alimentari tipici ma non del posto. L'offerta food comprende bar e pizza con format Ristop e ristorante self-service con format L'Orto. Non ci sono macchine per il vending.
SERVIZI
Presente un Telepass Point presidiato da un operatore. Assenti aree gioco per bambini, bancomat e servizi come dog-sit, nursey o aree per camper.
VARIE
Buona qualità dei bagni, che presentano un design innovativo incentrato sul colore rosso. Buona pulizia. Impianto di aerazione presente. Diffusa musica della radio della catena (servizio sperimentale). Accessibilità facile. Telecamere presenti e visibili, non invadenti. Adiacente un market oil e dall'altra parte della carreggiata un Punto Blu Aspi.
re l’abbonamento al Telepass. Degni di nota sono poi i servizi igienici: domina il colore rosso, sia sulle mattonelle sul pavimento e sul muro, sia sulle porte e sugli altri pannelli verticali. Spezzano la continuità la vasca che nera squadrata dei lavabo (uniti) e le sagome bianche a grandezza naturale che indicano il bagno per uomini, donne e portatori di handicap. Sono anche presenti una doccia e un’area con il fasciatoio per i bambini. All’interno del punto vendita si può ascoltare la radio di Ristop, fornita dalla società Pillow Service e in fase di test. Si basa su musica easy-listening intervallata a messaggi promozionali relativi ai menu. Potrebbe essere estesa a tutti i marchi del gruppo. Nonostante sia recente, l’area di Novate non presenta servizi aggiuntivi innovativi quali uno spazio pensato per i bambini, il servizio di dog-sitting, oppure un servizio di copertura wi-fi o di internet point, né un’area dedicata ai camperisti. Le motivazioni, spiega Bussi, vanno cercate nelle dimensioni limitate e nella vicinanza alla città. In altre aree di sosta sono stati approntati tali servizi: a Val di Sona, sull’autostrada Brescia-Padova (tratto della A4) i servizi per i camper, mentre nelle ultime gare sono stati proposti lo spazio per i caschi e un punto internet. L’accessibilità è buona (la struttura è su un piano e non ci sono barriere architettoniche), anche se al momento della visita il varco di accesso per disabili era ostruito da un cartellone pubblicitario. Il parcheggio esterno è abbastanza limitato (circa 45 posti), sempre a causa del particolare posizionamento “cittadino” dell’area, anche se gli stalli potrebbero aumentare visto che è inutilizzata un’area in cui sarebbe dovuto sorgere un hotel UnaWay. L’offerta food presenta una serie di promozioni per i punti vendita sulla rete Autostrade per l’Italia, come i menu colazione, pranzo e panino. Caratteristica controcorrente del self service è l’offerta di vino. In questo periodo, in particolare, è posta in promozione l’abbinata tagliata-vino Amarone (19,90 euro). L’azienda punta su questo tipo di prodotto, sostenendo che un bicchiere di vino all’interno di un pasto non fa superare i limiti alcolemici per i guidatori. Tra i prodotti venduti dal bar, il più venduto risulta il panino Vip: è il più caro (4,30 euro) ma è stata premiata la qualità degli ingredienti, che sono solo il prosciutto di Parma e la mozzarella di bufala.
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analisi mercato SE TUTTI VANNO MALE, C’È CHI VA PEGGIO: LE GIOIELLERIE. MA SE IN CITTÀ E NEL COMPARTO TRAVEL LA DISCESA ARRIVA AL 20%¸ I CENTRI COMMERCIALI HANNO LIMITATO LE PERDITE. MERITO DI NEGOZI SENZA BARRIERE PSICOLOGICHE CHE RIESCONO A INTERCETTARE GLI ACQUISTI D’IMPULSO DI PRODOTTI DI FASCIA MEDIO-BASSA
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essuno quest’anno tra i gioiellieri può sorridere. Ma c’è chi può vantare una mezza vittoria. Quella di chi vede i concorrenti affondare e si ritrova con qualche graffio. In breve, chi ha puntato sui centri commerciali e ha adeguato il proprio layout e i propri prodotti alle esigenze di quel canale. La situazione a livello generale, in tutti i casi, è sconfortante. La foto-
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periodo del 2008. L’Italia non si è discostata molto: secondo l’associazione delle Camere di commercio per lo sviluppo dell’oreficeria e dell’argenteria, Assicor, la produzione nei primi nove mesi dell’anno scorso ha avuto un calo del 17%, mentre secondo l’Istat il fatturato ha subito una diminuzione del 25 per cento. L’export di gioielleria e oreficeria Made in Italy è sulla stessa lunghez-
Premiato il low cost A guardare l’andamento dei canali si scopre, però, che l’annata ha visto andamenti diversi nei differenti contesti di vendita. A soffrire di più, con cali tra il 30 e il 40%, racconta Matteo Borsetto, amministratore unico della catena Orofino, presente solo negli shopping center, sono state le gioiellerie nei centri cittadini. Nei centri commerciali, inve-
manager delle catene che hanno puntato su questo canale, mentre in un negozio in città per motivi di sicurezza le porte sono chiuse e bisogna suonare il campanello per entrare, in uno shopping center la presenza di un sistema di sorveglianza interno permette di lasciare le porte aperte. Spesso, inoltre, in una gioielleria tradizionale i prezzi sono indicati poco chiaramente ed è necessario chiedere lumi ai gestori. In un centro commerciale, invece,
GIOIELLI, NEI MALL VA DI LUSSO grafano i dati diffusi in occasione della fiera Vicenza Oro: quelli del World Gold Council/Gfms riferiti al terzo trimestre 2009 indicano una flessione delle vendite finali nel mondo del 18% rispetto allo stesso
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za d’onda: -21,9% da gennaio a ottobre e previsioni del -20% su tutto l’anno. Anche nel 2010 non ci si attende un miglioramento, mentre la ripresa è attesa, in questo settore come in altri, per il 2011.
ce, l’emorragia si è fermata tra l’8 e il 10 per cento. Perché? La causa, probabilmente, si deve al maggior successo relativamente all’acquisto di impulso. Come raccontano Borsetto e altri
solitamente i cartellini sono ben esposti. Le barriere psicologiche, quindi, vengono abbassate e si creano le condizioni perché si comprino degli oggetti senza una premeditazione. Perché questo sia possibile, tuttavia, è necessario che i prodotti siano pensati per un pubblico dalla disponibilità di spesa tendenzialmente medio-bassa e abbastanza frettoloso.
I protagonisti Se si sommano i negozi di oreficeria e di bigiotteria, la presenza nei centri commerciali, anche per questi vantaggi, è massiccia. Basti pensare, come esempio, al centro commerciale La Romanina da poco re-inaugurato (si veda il servizio a pagina 24), dove figurano otto punti vendita di questa categoria: Stroili Oro e Madi Gioielli per l’oreficeria, Senza Tempo per l’orologeria e Blue Spirit, Swarovski, Bijou Brigitte, Clichè e Stella Z per la bigiotteria. Secondo quanto riportato nel bilancio del gruppo Morellato & Sector, le catene e i punti vendita localizzati presso gli shopping center italiani hanno un fatturato «quantificabile nel 2008 in 730 milioni di euro, in crescita del 5,2% rispetto ai due anni precedenti. Ci sono inoltre ulteriori opportunità di sviluppo considerato che è attesa una crescita dell’1% nel prossimo biennio» (quindi 2009 e 2010). Alcuni di questi marchi sono i dominatori dei commerciali: centri come mostra la tabella 3, la
presenza più capillare è quella di Stroili Oro, che può contare su 210 presenze negli shopping center. Dello stesso gruppo sono le catene Exx e Franco Gioielli, le quali, come si sottolinea nel bilancio consolidato, permettono di coprire, oltre ai consumi più tradizionali, anche quelli più “aggiornati, trendy e giovani”. Rispetto a un’analisi effettuata su queste colonne nel gennaio 2008, tuttavia, le due insegne minori hanno visto quasi dimez-
A Pechino diamanti da record Il più grande negozio di diamanti al mondo è stato inaugurato all’inizio di gennaio a Pechino. Il Make & Lumer Shopping Plaza si sviluppa su una superficie totale di 10mila metri quadrati ed è ospitato nel centro commerciale “Solana”. L’intera area è dedicata all’esposizione di diamanti di diverse categorie, con una gamma di prodotti 20 volte maggiore rispetto ai negozi tradizionali della capitale cinese. Il centro include anche dei servizi per chi vuole rivendere i propri diamanti. L’inaugurazione di questo tipo di negozio non avviene senza ragioni: nel 2009 la Cina è stato l’unico Paese al mondo in cui si è registrata una crescita del consumo di diamanti, di ben il 15% rispetto all’anno precedente.
zata la propria diffusione: Franco Gioielli da 82 a 43 presenze, Exx da 74 a 43. Al contempo sono cresciuti i negozi a marchio Stroili Oro, da 141 agli attuali 210. Il gruppo, che nel 2008 ha aperto 15 punti vendita e ne ha chiusi 12,
Merenda, «è prematuro in questo momento dare dati consolidati di fatturato; posso però confermare una chiusura del 2009 molto positiva rispetto agli obiettivi e all'anno precedente». Quanto a capillarità seguono i negozi di Blue Spirit, acquistati nel 2006 dal gruppo Morellato. Si tratta di 117 punti vendita nei centri commerciali contro i 111 del 2008. Se si contano i 101 in centro città (più i 10 a marchio Morellato) e
quello nella stazione Termini di Roma, risulta essere l’insegna più diffusa. Per il gruppo il 2008 si è chiuso con un utile di 4,8 milioni di euro, in discesa rispetto agli oltre 27 del 2007 soprattutto per l’incremento degli oneri finanziari seguito all’acquisizione della Dip spa (Diffusione italiana preziosi). Il fatturato è calato del 9,8%, a quota 220 milioni di euro (dei quali circa 46 riferiti alla catena Blue Spirit), anche a causa di un diverso tipo di contratto con i fornitori.
La Lombardia regina degli shopping center Tra gli altri protagonisti del comparto gioielli nei centri commerciali ci sono Follie d’Oro (49 punti vendita, esclusi i corner, nel canale), Orofino (48), Athmosfera (29), Il Vendoro (19), Gioielli di Valenza (9), Gfd e Redoro (6 ciascuno prima uniti in una catena chiamata L’Orefice). Ulteriori operatori sono Gold Gallery e Il Punto d’oro. Tra la bigiotteria, i nomi più ricorrenti sono quelli di Accessorize, Colours and
ne avrebbe dovuti inaugurare 32, ma ha preferito puntare sulle ristrutturazioni, 15 durante l’anno. Nel 2009 invece ci sono stati dieci tagli di nastro e otto serrande abbassate, con un saldo positivo di due negozi. I risultati economici sono solo in parte positivi: il fatturato consolidato è stato nel 2008 di 162 milioni di euro (+9% rispetto al 2007), dando seguito a una crescita molto sostenuta che perdura dal 2004 e raggiungendo la quota del 20% di tutte le vendite di oreficeria nei centri commerciali. È però stata registrata una perdita netta di 7,5 milioni di euro. Le cause sono in parte comuni ad altri operatori, come l’aumento delle quotazioni dell’oro. In parte sono tuttavia specifiche e legate all’indeducibilità degli oneri finanziari per le aziende in cui l’indebitamento supera il 30% del Mol (per il gruppo i debiti sono ormai a quota 175 milioni), che si è tradotta in aumento delle imposte di oltre 3,7 milioni di euro. Per il 2009, spiega l’ad di Stroili Oro Group, Maurizio
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@ NordEst
Succede
di Eleonora Vallin
Flash and Partners, il vintage si fa retail
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istribuzione selettiva e corretto posizionamento del marchio. «C’è bisogno del giusto» precisa luogo Romeo Bertoncello, presidente della padovana Flash and Partners, società titolare dei marchi No.li.ta e Ra-re che, da poco più di un anno, ha avviato un importante progetto retail. Uno degli ultimi step è stata l’apertura di due negozi monomarca in Italia, a Milano e Porto Rotondo, che sono andati ad aggiungersi agli altri flagship store già esistenti: Torino, Roma, Bilbao, Paddington in Australia e in Arabia Saudita. Il progetto, partito nel 2008, era ambizioso: oltre cento negozi in tre anni. Col tempo, causa crisi, è leggermente rallentato ma si è aperto varchi inusuali, dinamici e alternativi, tra cui un presidio monomarca a San Marino, un altro a Zagabria all’interno del West Gate shopping city, il più gran-
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de centro commerciale della Croazia e ancora a Beirut, in Cina, a Odessa in Ucraina e a Marsiglia in Francia. «Vorremmo avere un partner importante per lo sviluppo retail – svela il presidente – la nostra strategia, infatti, non prevede un approccio diretto ma una collaborazione. Noi siamo produttori e persone di prodotto, lo sviluppo di una politica commerciale e di marketing adeguata è tuttavia necessaria all’azienda. Per questo abbiamo scelto partner e distributori qualificati. I Paesi dove oggi siamo presenti sono quelli dove abbiamo trovato partner più sensibili e veloci a recepire la nostra filosofia. Guarda caso si tratta di quasi tutti Paesi emergenti». Un aspetto importante è il concept del
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negozio. La parola d’ordine è «vintage d’autore»: l’idea è quella di inserire elementi di epoche diverse e mischiarli insieme per creare esposizioni innovative. I protagonisti assoluti devono essere però i vestiti per questo i «contenitori sono neutri – precisa Bertoncello – senza spunti estetici importanti». Dopo anni di forniture a clienti no-monomarca, Flash and Partners ha puntato su una distribuzione propria che comprendesse tutta l’offerta (marchio No.li.ta, Ra-re, uomo, donna, bambino, accessori e sport). Nel futuro però c’è il progetto di negozi solo a marchio No.li.ta o Ra-re con un concept più sofisticato. La ricerca si apre verso Milano e Roma (città «bandiera per progetti più consistenti») mentre per l’estero si punta sulla Grecia. Obiettivo: centralità della location, giusto indirizzo-via - in linea con l’offerta - misure e costi adeguati al target. Flash and Partners, che ha chiuso il 2009 a quota 90 milioni di euro di fatturato, nonostante la crisi (-10% le vendite) non ha mutato il piano investimenti. La strategia sta nella «programmazione» spiega l’imprenditore. Quattro le collezioni l’anno, distribuite in negozio, a cui sono uniti micro flash in stagione. L’obiettivo è quello di un veloce riassortimento, della continua identificazione del target con un look nuovo, con gusto e un «approccio al prezzo che tiene conto delle difficoltà del momento». «Le micro collezioni – spiega – ti portano ad avere maggiore dinamicità e permettono all’azienda di tararsi sulla base delle richieste di mercato. Se c’è domanda produci, se c’è contrazione ti riallinei diversamente. E la nostra forza sta nei tempi veloci». •
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r&f news ASSAEROPORTI: UN GRUPPO PER IL NON AVIO
Nasce un nuovo gruppo di lavoro in Assaeroporti che verterà su logiche non aviation, finora considerate non prioritarie nell’attività dell’associazione che rappresenta gli scali italiani. Animatori del gruppo sono Stefano Gardini, direttore business non aviation dell’aeroporto Marconi di Bologna e Fulvio Fassone, direttore commerciale e marketing della Sagat di Torino. Del nuovo team dovrebbe far parte un largo numero di scali italiani. Intanto, i numeri sul 2009 hanno segnato una ripresa degli aeroporti nazionali, con un calo di passeggeri su base annua che si è fermato al 2,3 per cento. L’incremento è stato del 3,3% a ottobre, dell’8% a novembre e del 10,3% a dicembre.
DIESEL FA IL SALTO NEGLI SHOPPING CENTER
Il marchio di street fashion Diesel, fa il grande salto aprendo il suo primo punto vendita in uno shopping center. Non stupisce, tuttavia, che per entrare in questo canale distributivo abbia scelto la struttura top nel panorama italiano: il centro commerciale Oriocenter. Il nuovo negozio dovrebbe aprire in questo mese, come dichiarato dal brand in occasione della fiera tedesca Bread&Butter.
RETAIL A GONFIE VELE
Raggiunto il primo traguardo per Slam. L’azienda genovese che veste Bmw Oracle Racing, il Team Challanger of Record per la 33° Coppa America, ha aperto uno shop con la collezione ufficiale del team presso il “Port America’s Cup” di Valencia. Il punto vendita ospiterà la nuova linea ideata non solo per queste gare di altissimo livello ma anche per la vita quotidiana. Stile e tecnologia sono le caratteristiche fondanti.
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BARI BASE PER CINQUE ANNI DI RYANAIR
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’aeroporto Karol Wojtyla di Bari è diventato il 14 gennaio la nona base italiana di Ryanair, precedendo di qualche settimana Brindisi, divenuto la decima il 4 febbraio. Grandi le prospettive per l’aeroporto del capoluogo regionale pugliese, dove saranno basati due aerei: i passeggeri portati dalla compagnia passeranno nelle previsioni dai 600mila del 2009 agli 1,2 milioni del 2010. Le destinazioni aumentano da sette a 16 e la trasformazione in base, come ha sottolineato a R&f Ida Buonanno, sales and executive di Ryanair per Italia, Malta e Croazia, sosterrà l’occupazione di 1.200 persone. L’accordo, racconta l’amministratore unico dell’aeroporto di AdP, Domenico Di Paola «fa leva su un marketing contribution dell’assessorato al Turismo della Regione» in cambio della promozione della Puglia sul sito della
Ryanair. La durata dell’accordo, continua Di Paola, «è quinquennale, rinnovabile per cinque anni. Il costo non si può preventivare in maniera precisa in quanto è legato al volume. Ma orientativamente è di alcuni milioni di euro all’anno». Per il terminal sono in vista cambiamenti: la superficie aumenterà di 8mila metri quadrati nella zona imbarchi, mentre per quanto riguarda le merceologie, dice Maurizia Bizzarro, responsabile commerciale non aviation, «entro il 2010 definiremo il piano delle subconcessioni, perché gli spazi sono quasi tutti in scadenza. Prevederemo dei nuovi negozi oltre a confermare qualcuno che oggi ci sta dando delle soddisfazioni». Dal 28 marzo da Bari ci saranno inoltre due nuovi collegamenti settimanali con Praga, effettuati da Wizzair. •
ALITALIA TORNA MAGNIFICA
S
i chiama “Buonitalia – prendi il volo con i sapori originali italiani”, il progetto presentato mercoledì 10 febbraio da Alitalia. Testimonial il Ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, crociato del Made in Italy insieme con l’Ad di Alitalia Rocco Sabelli. “Non è vero che in aereo si mangia male” ha affermato Zaia “in aereo si mangia a tre stelle”. Il progetto promuove i prodotti italiani DOP e IGP a bordo dei voli Alitalia e nelle sale del Club Freccia Alata. Si inizia con le rotte per New York, Chicago, Toronto e Miami, dove in classe Magnifica ci sono menù firmati da grandi chef e vini selezionati tra le migliori cantine d’Italia. Ogni due mesi verranno offerti i prodotti di una Regione. E’ toccato all’Abruzzo aprire due mesi fa l’ini-
ziativa, che prosegue con il Veneto. Un Sabelli – a margine – attento alla complementarietà più che alla concorrenza dell’aereo con il treno ad alta velocità: “Auspichiamo che le Ferrovie diano corso a programmi, altrimenti la cosa può essere interessante per altri investitori, noi compresi”. Adolfo Marino
ALPHA E SKY LOUNGE, APRONO A FIUMICINO
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utogrill all’aeroporto di Roma Fiumicino ha completato il restyling dei primi due negozi duty free Alpha Boutique. Si trovano nel Terminal 1 (ex Terminal A), nel mezzanino dei voli domestici, e nel Terminal 3 (ex C), non lontano dalla food court. La gamma di brand presenti include Coccinelle, Alviero
Martini, Swarovski, Morellato e Swatch. Nello stesso scalo il gruppo ha aperto uno Sky Lounge Bar, punto vendita stand alone di 250 metri nel mezzanino dei voli domestici al Terminal 1. Si tratta di una formula di ristorazione e intrattenimento mutuata da un format presente in Nord America (dove si chiama Fox Sports Sky Box) e che sarà replicata all’aeroporto Marconi di Bologna e alla Stazione Centrale di Milano. La location di Fiumicino è il frutto del restyling di uno dei cinque punti vendita del lotto Cisim Food acquisiti lo scorso anno, quattro dei quali ora sono stati ristrutturati. Manca ora una food court al Terminal 3 (voli internazionali), che entro Pasqua ospiterà Spizzico, ACafé e altri corner tematici, già presenti da un anno ma che muteranno il loro layout per adattarsi alla nuova struttura dello spazi. •
POSEIDON, CONTO ALLA ROVESCIA PER IL TAGLIO NASTRO
A
ncora un mese di attesa prima dell’inaugurazione. Imprevisti a parte, infatti, il centro commerciale Poseidon a Carini (Pa) dovrebbe aprire entro la fine di aprile. Recentemente sono iniziati i lavori sullo svincolo autostradale per Carini, per la creazione della rotonda che consentirà l’accesso alla struttura. Sul fronte dell’offerta commerciale, Poseidon ospiterà 81 unità retail tra cui l’àncora alimentare a insegna Auchan, le medie superfici Benetton, Expert e Bata, più un’ampia gamma di marchi tra cui spiccano Motivi, Original Marines, Guess, Carpisa, Yamamay, Sisley, Giunti, Gas, Geox, Tezenis, Intimissimi, Calzedonia, Conte of Florence, Gamestop, Chicco e Blue Spirit. L’offerta di ristorazione ad ora include Fratelli La Bufala, Scalici/bar, Segafredo, Rossosapore e Burger King. La società Cst cura la commercializzazione, arrivata ormai a buon punto, mentre Uno G si occuperà del lancio, dell’inaugurazione e della gestione del centro. •
Cogest fa cinquina in Sicilia Dopo la gestione del Carrefour di Siracusa, ormai storica, e le due acquisite nel 2009, relative al centro commerciale Milazzo (Me) e allo shopping center I Portali (Ct), Cogest si è appena aggiudicata quella di Le Vigne di Castrofilippo, in provincia di Agrigento, e si prepara a prendere in consegna la gestione del centro commerciale Il Casale di San Cataldo (Cl), di cui il promotore è Sercom Spa. La struttura agrigentina si articola su due livelli e presenta un ipermercato a insegna Carrefour, 90 negozi tra cui le medie superfici Euronics, Brico Center, Combipel, Natì e Secolo 21, mentre quella in provincia di Caltanisetta dovrebbe essere inaugurata entro la fine di marzo.
PARMA, SINERGIA CENTRO COMMERCIALEFIERA?
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erte volte capita. Via libera unanime dall'aula del Consiglio comunale alla delibera per la realizzazione di un nuovo shopping center in zona Baganzola, adiacente alle Fiere di Parma. L'area complessiva di insediamento (ex Salvarani) è di 329mila metri quadrati di cui 115.900 di superficie lorda utile. Al suo interno 75.335 mq saranno destinati ad attività commerciali al dettaglio mentre i rimanenti 40.565 a funzioni direzionali-ricettive. Le imprese costruttrici sono Pizzarotti-Coopsette e i cantieri dovrebbero durare tre anni. Tra gli auspici degli esponenti politici locali c’è quello di favorire e potenziare in questo modo l’attività della fiera. •
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r&f news AL VIA I LAVORI PER IL CONTINENTE DI MAPELLO
Sono entrate in funzione le ruspe per realizzare il centro commerciale “Il Continente” di Mapello, in provincia di Bergamo, nell’area ex Sobea. Il progetto, che dovrebbe essere inaugurato verso la metà del 2012, presenta come promotore Lombardini mentre la società di commercializzazione sarà Mall System. Il piano attuativo, approvato in variante al Piano regolatore generale, prevede per il nuovo shopping center lombardo una superficie di oltre 29mila mq coperti mentre il parcheggio si articolerà su un totale di 56.044 mq, di cui 3.400 esterni e i restanti distribuiti in parte al piano terra e in parte sul tetto della struttura. I negozi e l’area ristorazione dovrebbero essere collocati al primo piano. Al livello parcheggi sono assegnati anche 500 mq per un asilo nido a disposizione dei dipendenti, uno sportello informativo a uso del Comune e un infopoint.
SEMPRE PIÙ AUTOSTRADA E AEROPORTI PER MYCHEF
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’anno si è chiuso bene e si è aperto meglio per MyChef che ha inanellato una notevole serie di aperture. In autostrada si cominciano a raccogliere i frutti dell'ultima tornata di gare che ha interessato la rete Aspi e così, a inizio dicembre, ha aperto l'area di Ponte alle Alpi Ovest, lungo la A27 tra Mestre e Belluno. A gennaio è stato tagliato il nastro per l'area di Marengo Sud in A26-27, non lontano da Alessandria – di fronte all'area Nord sempre a gestione MyChef – mentre il 3 febbraio è stata inaugurata l'area di Sant'Ilario Nord, poco prima di Genova provenendo da
in format
Store sweet store
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e vi trovate ad Amsterdam e avete voglia di una “dolcezza” personalizzata, Papabubble, sulla Haarlemmerdijk, è il posto giusto per voi. La finalità dell’acquisto può essere l’autoconsumo oppure il regalo orginale. Nell’affollatissimo mercato dolciario costituisce un’innovazione interessante. Non si tratta, infatti, solo di un negozio artigiana-
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La Spezia. Sul fronte aeroportuale invece, va segnalata l'apertura (22 gennaio) del McDonald's presso lo scalo bergamasco di Orio al Serio che conferma MyChef come il principale partner di McDonald's in aeroporto e del locale in area landside presso lo scalo Birgi di Trapani. In primavera la società milanese, controllata dal Gruppo Elior, ha in calendario la presentazione del restyling della nuova location presso il Terminal G di Fiumicino – aperta lo scorso dicembre – e il locale in area airside che completerà l'area food dell'aerostazione di Trapani. •
A cura di POPAI Italia, www.popai.it
le di caramelle, ma di un vero e proprio laboratorio di bonbon con banconi da lavoro, attrezzi del mestiere e ingredienti segreti: qui vengono create caramelle personalizzate dai sapori classici o elaborati direttamente davanti ai vostri occhi. La prima apertura di questo “dolcissimo” store risale al 2005, quando una coppia di amici avviò questo concept a Barcellona. Sono seguiti poi nuovi opening a New York, Lisbona, Amsterdam, Tapei, Seul e Tokio.
r&f news MCDONALD’S SPOSA IL MADE IN ITALY
Qualità tutta italiana e tracciabilità sono i driver di sviluppo adottati nel nostro Paese dal colosso della ristorazione fast food, McDonald’s. Lo scorso gennaio a Roma e febbraio a Milano, l’amministratore delegato di McDonald’s Italia, Roberto Masi, e il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Luca Zaia, hanno presentato l’accordo per commercializzare le nuove ricette McItaly, che si contraddistinguono per gli ingredienti di sola provenienza nazionale. L’iniziativa, che ha coinvolto anche quattro consorzi e un gruppo di produttori sempre italiani, lancia per un periodo di tempo limitato due nuovi panini e un’insalata, all’interno di un’offerta che sarà proposta in tutti i ristoranti del Belpaese e che prevede carne al 100% italiana, formaggi di Asiago e Parmigiano Reggiano Dop, Pancetta della Val Venosta e Bresaola della Valtellina Igp, e ancora pane, insalata e mele rigorosamente italiane. Se l’iniziativa avrà successo sarà esportata anche all’estero. Il McItaly è disponibile sino al 21 marzo.
ESSELUNGA FA ROTTA SU ROMA
Dalla Toscana al Lazio. Esselunga prosegue la sua discesa nell’Italia centrale e, in particolare, verso la capitale. A confermare questa intenzione è lo stesso patron, Bernardo Caprotti, che sulle pagine del Corriere della Sera ha dichiarato di voler realizzare in breve tempo due o tre superstore a Roma. Per prima cosa la catena della grande distribuzione dovrà dotarsi di una struttura logistica adeguata, perché, come ha testimoniato lo stesso Caprotti «A Roma bisogna partire da zero». I cantieri per la costruzione dei punti vendita e del circuito connesso dovrebbero partire entro la fine del prossimo anno. Ad oggi non sono stati comunicati i siti precisi.
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Più strumenti, nuove opportunità
UN CRUSCOTTO DI PERFORMANCE INDICATORS A SUPPORTO DEL FRANCHISING
È
possibile ipotizzare un modello in grado di quantificare il valore attrattivo di un territorio e rendere efficiente l’allocazione di un investimento tra gli attori operanti all'interno di un rete collaborativa? Questo è l’obiettivo di un gruppo di ricerca costituito dall'Istituto denominato ITIA del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata e dell’Università Europea di Roma che, all’uopo, ha anche organizzato un Master di I° livello in Retail Management in collaborazione con l’Istituto Carlo Magno. La strutturazione di un applicativo informatico che supporti le scelte degli operatori commerciali è in fase di studio e vedrà presto la luce attraverso l’utilizzo di metodi di costruzione del set di indicatori che meglio esprimerà le caratteristiche vocazionali di un territorio. Il lavoro di ricerca mira a definire uno strumento capace di indirizzare le scelte di posizionamento strategico e di dimensionamento degli investimenti all’interno della rete. Sarà inoltre possibile migliorare la conoscenza dell’area in cui si decide di affrontare l’investimento evidenziando i punti di forza e di debolezza attraverso l’utilizzo di indicatori “critici”, selezionati all’interno dei principali Enti di ricerca e Università italiane, e indicatori “propri”, risultato dell’elaborazione della banca dati di BRD Consulting per il franchising. Grazie all’utilizzo di tracciati record esclusivi e costantemente aggiornati da BRD su insegne, schede franchisor e punti vendita, sarà possibile acquisire un patrimonio informativo sufficientemente esaustivo (oggi limitato alle potenzialità delle singole banche dati CCIAA, Cerved, ecc…), in grado di realizzare un datawarehousing georeferenziato al momento inesistente sul territorio nazionale. Tale metodologia di collegamento delle informazioni contenute nelle singole banche dati permetterà di elaborare i seguenti indicatori "propri”:
• DEMOGRAFICI (Concentrazione, Filiera, ecc….) • ECONOMICO-FINANZIARI (Ros di settore negli ultimi due anni, Roe di settore negli ultimi due anni, Ebitda/vendite (%) di settore negli ultimi due anni) • STRATEGICI (Perfomance economiche del sistema di franchising, Indicatori di start up del punto vendita quali ad esempio il break-even point atteso) La selezione dei principali indicatori per lo sviluppo industriale e commerciale oggi in uso nel mondo accademico e della ricerca nazionale, è stata presentata dal 2006 al 2009 alle conferenze annuali dell'Associazione Italiana Scienze Regionali (AISRE), riscuotendo un buon apprezzamento da parte della comunità scientifica operante nel settore. In particolare gli “indicatori critici” selezionati sono: • BUSINESS DEMOGRAPHY (Costanzo, Oropallo, Rossetti – Istat - 2008) • CONTESTO (Fonte: Nisticò, Romano – Università della Calabria - 2008 ) • IMMAGINE PERCEPITA (Fonte: Guido, Peluso, Pace – Universita del Salento, LUISS, La Sapienza - 2008) Attraverso la sperimentazione di questo cruscotto di indicatori su cluster di imprese industriali e commerciali, sarà possibile individuare il metodo per sintetizzare un “Performance Indicators” unico e capace di esprimere il livello di attrattività del territorio, favorendo in seconda istanza anche l'accesso al credito di soggetti interessati a investire su un'area considerata più o meno strategica.
A cura di: Ilaria Baffo - ilaria.baffo@itia.cnr.it Giuseppe Confessore - g.confessore@itia.cnr.it Federico Fiorentini - direzione@brdconsulting.it Maurizio Turina - maurizio.turina@uniroma2.it
Roma Urbe, One Works completa il nuovo terminal È stata inaugurata alla fine di gennaio la nuova aerostazione passeggeri nello scalo di Roma Urbe, dedicato all’aviazione generale e agli elicotteri. Il terminal, costato 800mila euro, è stato progettato dalla società One Works. La nuova stazione ha una hall di accoglienza, percorsi funzionali per i passeggeri in partenza e in arrivo, un bar e spazi per gli uffici degli enti di Stato e del controllo del traffico aereo. Entro la prossima estate, con l’apertura del “Nuovo Fabbricato Polifunzionale”, si concluderanno le prime due fasi della riqualificazione, dal costo complessivo di 4,1 milioni di euro, interamente finanziato dall’Enac. La terza fase richiede invece il contributo di soggetti privati e non a caso all’inaugurazione del terminal erano presenti il costruttore Francesco B. Caltagirone, in veste di presidente di Acqua Pia Antica Marcia, ed Eugenio Battelli, presidente dei costruttori edili di Roma. Nella terza fase si dovrebbe infatti ruotare e allungare la pista e realizzare diverse strutture, tra cui un’area commerciale, spazi espositivi, un museo dell’aviazione, un centro congressi, un’attività alberghiera e di ristorazione.
r&f news FOXTOWN NON FA SCONTI ALLA CRISI
Qui la crisi non è davvero di casa, al Foxtown di Mendrisio crescono sia fatturato che affluenza. Archiviato il 2009, il bilancio dell’outlet svizzero esibisce un +13% rispetto all’anno precedente grazie a un giro
d’affari di oltre 200 milioni di euro. Per consolidare e migliorare ulteriormente queste performance il mix dei negozi è stato arricchito grazie al recente ingresso del marchio Mantero per gli accessori moda e Geomag per l’entertainment, mentre a febbraio il programma di opening ha previsto l’ingresso di Agnona e di Gas Jeans. Grazie a un progetto di ampliamento, che si avvarrà anche di una stazione ferroviaria di prossima inaugurazione vicina al centro, entro i prossimi due anni il numero di punti vendita dovrebbe aumentare di circa 5060 unità.
In merito all'articolo "Multiplex: va in scena la guerra dei centesimi" pubblicato sul numero 1/2 di Retail & Food, teniamo a precisare che quando si fa riferimento al multiplex Bicocca Village, sia all'interno delle tabelle sia nell'articolo, si tratta in realtà della multisala Uci Cinemas, gestita da Uci Italia nel centro commerciale Bicocca Village. Sonia Fois Direttore Marketing Uci Italia
14 retail&food - marzo 2010
L’intervista Giunti-Emmelibri: IL TERZO POLO DEL LIBRO Intervista a Alberto Ottieri È del giugno del 2009 l’accordo tra il gruppo Giunti ed Emmelibri (Messaggerie Italiane) per una nuova società per la vendita e la commercializzazione del libro. Nasce così un polo di vendita e commercializzazione del libro che coprirà tutti i canali del mercato trade: dalla Gdo all'e-commerce, dalle librerie in franchising all'ingrosso, dai megastore alle piccole librerie locali. Presidente della nuova società sarà Alberto Ottieri (amministratore delegato di Emmelibri), l’amministratore delegato Martino Montanarini (ad di Giunti Editore). Si prevede che i ricavi della società (che avrà circa 1.500 dipendenti, oltre 170 librerie e servirà oltre 1.500 clienti nella Gdo e circa 7.000 punti vendita serviti con l'ingrosso) supereranno, a fine 2009, i 470 milioni di euro. Dopo averne diffusamente scritto nello scorso numero nello Star Trek dedicato alle Librerie Giunti al Punto, abbiamo approfondito l'argomento con Alberto Ottieri. 2009: anno di crisi dei consumi. Eppure Giunti e Messaggerie creano una società che si prevede sarà la prima società multicanale in Italia per ricavi, quote di mercato e copertura geografica: ci dice in due parole il perché di questa scelta? La dimensione dei fatturati, le economie di scala, la capacità di investimento sono problemi da affrontare e da risolvere per tutte le aziende, soprattutto, ma non solo, familiari. In un mercato che non incrementa è necessario crescere orizzontalmente, aumentando la propria quota di mercato. Le alleanze tra gruppi industriali – familiari come Messaggerie e Giunti rafforzano la visione del futuro e diminuiscono i rischi, in vista anche dello sviluppo di nuove tecnologie. Messaggerie (Ubik e Melbookstore) + Giunti (Giunti al punto) = 180 punti vendita ad oggi per la nuova
newco: perché il retail oggi è centrale nel mercato della distribuzione editoriale? Avere il contatto diretto con il consumatore finale rappresenta la leva di successo del futuro. La vendita finale può orientare le scelte di un gruppo e la capacità di utilizzare il marketing è la chiave del successo. Per la newco quali sono i progetti di espansione a breve (nuovi punti vendita, aree geografiche su cui puntare strategicamente, ecc)? La newco crescerà e si svilupperà in tutte le aree in cui siamo presenti (abbiamo una quota di mercato del commercio librario del 30%, un libro su tre in Italia passa attraverso le nostre strutture di vendita): dettaglio, e-commerce, ingrosso. Abbiamo un piano di sviluppo per nuove librerie a insegna Giunti Al Punto, Melbookstore, Ubik. La prossima apertura importante in un centro storico sarà a Mantova nel maggio 2010 (abbiamo nel 2009, a marchio Melbookstore, aperto a Novara e Bologna). Svilupperemo l’e-commerce che oggi è leader di mercato nella varia e nella scolastica (ibs.it, libraccio.it). Siamo co-leader nella vendita di libri in Grande Distribuzione (Opportunity GDO) e siamo leader della vendita all’ingrosso (Fastbook). Nei progetti è previsto che Ubik, Melbookstore e Giunti al punto rimarranno brand separati o si riuniranno sotto un'unica insegna? Arriveremo a 200 librerie nei prossimi tre anni, lasciando i nostri tre marchi, lasciando i nostri tre marchi di retail separati, perché offrono servizi diversi a consumatori diversi e si differenziano meglio con le rispettive insegne.
Aeroporto Torino: gara per il food Sagat, la società che gestisce l'aeroporto di Torino, ha pubblicato l'avviso di preselezione per l'affidamento di una bella fetta dei servizi di ristoro in aeroporto (attualmente in gestione Autogrill). Tre le location interessate: 465 mq agli arrivi in airside, 340 mq alle partenze in airside e altri 180 mq nell'avancorpo delle partenze sempre in airside. I requisiti per le preselezione sono tali da escludere la partecipazione di debuttanti o inesperti, e d'altro canto la situazione di traffico dello scalo (3,2 milioni di passeggeri nel 2009, -5,6 rispetto all'anno precedente), sconsiglia la partecipazione a chi non dispone di know how consolidati. La concessione avrà durata quinquennale e partirà, indicativamente da agosto 2010. In bocca al lupo a tutti.
Dal «savoir faire» al «know-how»
FRANCIA, NUOVI FORMAT DI MODA
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reatori o brand managers? Oggi la tendenza nel campo della moda e del food d’eccellenza sta portando sempre più a sviluppare una nuova categoria di imprenditori nati dal savoir faire di bottega e proiettati verso uno sviluppo internazionale, delineando un vero e proprio Know-how d’azienda. L’abilità di virtuosi talenti, esibita dapprima in ateliers di sperimentazione, poi consolidata in punti vendita a gestione diretta, viene ora “esportata” in tutto il mondo, grazie a partnership internazionali che permettono da un lato di aprire le porte di un mercato spesso non semplice da interpretare, dall’altro di avere l’appoggio amministrativo e giuridico necessario. Le difficoltà in questo campo sono molte, prima fra tutte quella di poter mantenere la propria identità e l’appartenenza degli articoli trattati alla nicchia dei “prodotti di lusso” senza però entrare in contrasto con le abitudini e le specificità di ogni mercato. «Una caratteristica riscontrata da Karine Arabian nel suo sviluppo in Cina è la differenza di interpretazione dei codes visuels del lusso» spiega Daniel Yeremian, direttore generale della casa di moda francese della stilista omonima, specializzata nella creazione di scarpe e accessori. «Oltre alle normali difficoltà giuridiche e legislative che una maison deve affrontare nella sua apertura verso i mercati esteri, vi sono anche quelle di costume e tradizione, impossibili da codificare se non si è supportati da un partner locale». Per tale motivo si scelgono nuove strade per lo sviluppo internazionale, sempre più basate su una ricerca approfondita del partner capace di tradurre il mercato e le sue esigenze, nonché di introdurre le griffes all’interno di realtà commerciali di grande rilevanza. «Dopo una prima indagine conoscitiva del mercato - continua Yeremian - abbiamo scelto di creare una partnership con il Gruppo cinese Aiminer, fondando dapprima la società Parinka e successivamente Karine Arabian China, unione che ci ha permesso di sviluppare sia corner monomarca in alcuni dei principali centri commerciali come Maison Mode, Renhe e Seibu a Chengdu e Chongqing, sia diffonderci in negozi multimarca con il label riconosciuto di French designers». Ing. Tiziana Bardi studiobardi@cad38.com
retail&food - marzo 2010 15
r&f news IMAGINARIUM: ITALIA MERCATO STRATEGICO
La catena di negozi di giochi per bambini Imaginarium ha annunciato che nei prossimi tre anni aprirà 9-10 punti vendita in Italia, paese che ritiene “strategico”. Lo ha affermato al Sole 24 Ore Félix Tena Comadràn, presidente della società spagnola che conta 348 negozi in 28 Stati. Il 2009, secondo quanto riportato, dovrebbe essersi concluso con una crescita di “un paio di punti” di fatturato rispetto all’anno precedente, nonostante il primo trimestre, così come l’ultimo del 2008, siano stati «i più difficili per Imaginarium».
UN’ALTRA BANDIERINA PER ROSSOSAPORE
Gruppo Sebeto Italia mette a segno un’altra apertura in franchising, stavolta con il marchio Rossosapore. Il nuovo locale, inaugurato lo scorso 21 gennaio, è collocato all’interno del centro commerciale I Gigli, località Campi di Bisenzio, sul primo piano all’interno della food court. All’interno sono previsti 60 posti a sedere, distribuiti su 120 metri quadrati. Nel frattempo il brand Rossopomodoro ha comunicato la presenza nella rete della società di 50 donne, considerate parte integrante della strategia anticrisi.
AL CINEPOLIS IL 3D MOLTIPLICA LE PRESENZE
Chiusura positiva del 2009 per il multiplex Cinepolis, nel centro commerciale Campania, a Marcianise (Caserta). In tutto l’anno c’è stato infatti un aumento delle presenze del 30 per cento, mentre nel solo mese di dicembre l’incremento è stato di 45 punti percentuali. Tra le cause dell’andamento, oltre all’introduzione del 3D, c’è stato il notevole flusso di scolaresche per le mattinate cinematografiche.
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cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
Tempo di saldi!
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a materia dei saldi o, più propriamente, delle vendite di fine stagione rientra nel più ampio ambito delle vendite straordinarie che nel nostro ordinamento sono disciplinate a vari livelli: nazionale, regionale e talvolta anche locale. La legge Bersani sul commercio distingue infatti le vendite straordinarie in tre tipi: (i) le vendite di liquidazione, che vengono fatte dall’esercente al fine di esitare in breve tempo tutte le proprie merci, a seguito di cessazione dell’attività commerciale, cessione dell’azienda, trasferimento in altro locale, trasformazione o rinnovo dei locali. Questa tipologia di vendite non è soggetta a limitazioni quanto ai tempi di realizzazione nell’arco dell’anno ma è generalmente sottoposta a limiti di durata; (ii) le vendite di fine stagione, che riguardano prodotti di carattere stagionale o di moda, suscettibili di notevole deprezzamento se non vengono venduti entro un certo periodo di tempo. Le vendite di fine stagione sono generalmente limitate quanto al periodo in cui possono essere effettuate e alla relativa durata; (iii) le vendite promozionali, che possono essere effettuate dall’esercente per tutti o una parte soltanto dei prodotti merceologici e per periodi di tempo limitato.
La disciplina dello svolgimento delle vendite straordinarie e della loro pubblicità, anche ai fini di una corretta informazione del consumatore è demandata alle Regioni. Ci sono tuttavia alcune Regioni che ad oggi non hanno ancora adottato alcuna disposizione in materia. Nel qual caso, si dovrà fare riferimento alla normativa nazionale, nei limiti di ciò che essa dispone. La legge Bersani si limita a prevedere che lo sconto o il ribasso di prezzo deve essere espresso in percentuale sul prezzo normale di vendita che deve essere comunque esposto: non è necessario dunque esporre anche il prezzo scontato. Ma attenzione: in molte Regioni la normativa è talvolta più rigida. Ed infatti mentre la Lombardia ricalca sostanzialmente la Legge Bersani in materia di indicazione dei prezzi, la legge regionale del Piemonte non contiene una disciplina specifica sulle modalità di indicazione dei prezzi, demandando la regolamentazione di tale profilo a ciascun Comune. Sarà quindi neces-
sario di volta in volta verificare la disciplina adottata dal Comune prima di dare corso a vendite straordinarie. Ancora, in Liguria lo sconto ed il ribasso espressi in misura percentuale devono essere ben visibili ed esposti almeno tre giorni prima dell’inizio delle vendite di fine stagione o promozionali. In Veneto non è sufficiente esporre il prezzo ordinario di vendita e la percentuale di sconto ma è obbligatorio indicare anche il prezzo scontato. Le disposizioni in merito alle modalità di indicazione dei prezzi sono quindi le più diverse e conviene sempre verificare preliminarmente caso per caso la disciplina applicabile. Analogo discorso vale per la disciplina relativa ai tempi di realizzazione. Ad esempio, in Lombardia, le vendite di fine stagione sono possibili in due periodi dell’anno e per una durata non superiore a 60 giorni, decisi dalla Giunta Regionale. In Toscana il periodo e la durata delle vendite di fine stagione sono invece stabiliti in un apposito regolamento (dal 7 gennaio al 7 marzo e dal 7 luglio al 7 settembre di ogni anno), modificabili dalla Giunta Regionale. La violazione da parte dell’esercente delle disposizioni sulle vendite straordinarie è sanzionabile, secondo la Legge Bersani, con una multa che varia da un minimo di euro 516,45 ad un massimo di euro 3.098,74. Anche sotto questo profilo, sebbene molte Regioni facciano esplicito riferimento alla normativa nazionale, in alcuni casi tale normativa è sostituita da quella regionale come ad esempio nel Lazio che differenzia le sanzioni in base all’ampiezza del punto vendita, arrivando a prevedere una multa di euro 45.000,00 (quale misura massima) per l’ipotesi in cui la violazione sia stata posta in essere dall’esercente di una grande struttura di vendita.
Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Neinver fa il pieno con i saldi Un vero e proprio assalto di visitatori agli outlet in portafoglio a Neinver durante il periodo dei saldi invernali. La società di gestione ha dichiarato, infatti, che nel periodo dal 2 al 10 gennaio sono state oltre 365mila le persone che hanno frequentato le strutture di Vicolungo (Novara) e Castel Guelfo (Bologna). In particolare, per quanto riguarda il complesso piemontese il dato si attesta sulle 215mila presenze, con un incremento del 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre per l’outlet emiliano il numero di visitatori ha raggiunto quota 150mila pari a un +23% sul 2009.
r&f borse e dintorni Cura dimagrante per Versace Con l’obiettivo di tornare alla redditività nel 2011, la Giovanni Versace Spa abbatte i costi interni tagliando 350 posti di lavoro. La decisione è stata approvata all’unanimità da famiglia, azionisti, banche e sindacati. La riorganizzazione aziendale prende il via questo mese e sarà completata entro fine giugno con la riduzione sostanziale del 25% del monte dipendenti worldwide. Sul fronte della produttività, la casa di alta moda ha lanciato per la prossima stagione invernale la Versace Collection, una linea con prezzi del 30-40% inferiori rispetto a quella ammiraglia.
Swatch Group, in perdita limitata
Esprit, il canale retail limita i danni Utili netti diminuiti del 5,2% e fatturato ridotto del 3,1%, sceso a circa 1,7 miliardi di euro (18,5 miliardi di dollari di Hong Kong). Questo è il bilancio registrato da Esprit Holding nei sei mesi chiusi lo scorso 31 dicembre, a conferma della crisi attuale in cui versa il settore. A trainare verso il segno meno il giro d’affari della società è la forte flessione dei ricavi nel canale wholesale, precipitati del 14,3% e attestati a quota 804 milioni di euro, compensati solo in parte da quelli ottenuti attraverso il canale retail, in progresso del 9,5% a 886 milioni di euro.
Stefanel corre ai ripari Aumento di capitale, proposta alle banche per ristrutturare l’indebitamento e conferma nel board di Luciano Santel e Roberto Chemello. Queste le direttrici sulle quali si sta muovendo Stefanel per fronteggiare le difficoltà economiche. Dopo che l’assemblea ordinaria degli azionisti ha riconfermato i due dirigenti, in sede straordinaria ha delegato il consiglio di amministrazione per l’aumento del capitale sociale a pagamento da 50 milioni di euro. Sul fronte finanziario, il Gruppo si avvia a discutere con le banche una proposta di manovra finalizzata alla ristrutturazione dell’esposizione debitoria, che a settembre 2009 ha raggiunto i 78 milioni di euro.
La stima delle vendite sul 2009 porta il Gruppo Swatch a quota 3,69 miliardi di euro, in calo del 6,3% sull’esercizio precedente ma, come riporta Fashionmagazine.it, «soddisfatto per il terzo miglior risultato della sua storia». Analizzando i singoli segmenti in cui opera la società, quello principale (watches & jewellery) perde il 5,5%, l’area “production” segna la peggiore performance con un -17,6% mentre quella “electronic system” si attesta a un -14,5 per cento. Per la serie, contenti loro…
Moncler, dai piumini alla Borsa Entro un anno potrebbe arrivare la quotazione a Piazza Affari per Moncler, marchio francese famoso per i piumini, rilevato nel 2003 dall’imprenditore italiano Remo Ruffini. Ad annunciarlo è stato Marco De Benedetti, responsabile per l’Italia del fondo di private equity Carlyle, che dal 2008 possiede il 48% del gruppo Industries (Moncler, Marina Yachting, Henry Cotton’s e Coast Weber & Ahaus). Prima dell’Ipo Carlyle vorrebbe acquisire un’azienda di moda, con vendite attorno ai 100 milioni di euro l’anno (Moncler ha chiuso il 2009 con 370 milioni di euro di fatturato).
Tod’s tiene botta Gruppo Tod’s ha retto l’urto della crisi, crescendo in Italia e registrando risultati altalenanti all’estero. Il segno rimane positivo nel dato sulle vendite, cresciute complessivamente dell’0,8% nel 2009 rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 713,1 milioni di euro. Analizzando i diversi mercati, la società guidata da Diego Della Valle ha messo a segno un +5,5% di fatturato nel nostro Paese, in Europa ha registrato una flessione del 6,4% e nel Nord America ha lasciato sul campo ben 21,7 punti percentuali. Bene in Asia e nel resto del mondo, dove ha totalizzato un +7,5% del giro d’affari. Nel suo portafoglio brand brilla Hogan (+7,6%), mentre scende dell’11% il marchio più giovane, Roger Vivier.
18 retail&food - marzo 2010
A rischio un terzo dei monomarca Puma L’indiscrezione di Le Figaro è stata solo in parte smentita: il quotidiano francese ha anticipato che il marchio starebbe per chiudere un terzo dei suoi negozi e che avrebbe chiuso il 2009 con un calo di vendite annuali del 5 per cento. I vertici dell’azienda hanno risposto che le cifre sono “decisamente sbagliate” e hanno però ammesso che numerose saracinesche saranno abbassate, anche se meno di un terzo del totale.
indice retail&food 2010 Inizio d'anno con prudente ottimismo I
l 2010 comincia con qualche contrasto. Gli indici azionari generali, sia quello italiano che quello mondiale, arretrano in misura anche consistente, ma la volatilità delle borse è tale che questi arretramenti risultano poco significativi: basti dire che il FTSEMIB è recentemente caduto, in soli due giorni, del 7 per cento. Analogamente il leggero rialzo del nostro Indice Retail&Food non può essere ritenuto ancora indicativo di un trend sicuramente positivo; e tuttavia il segno più è comunque una cosa buona, anche se tutto può ancora accadere. Occhio ai listini, dunque, ma soprattutto occhio ai bilanci e alle prossime trimestrali: l’andamento del debito dei principali Gruppi ci saprà indicare meglio di qualsiasi altro dato lo stato di salute dei nostri mercati.
HOLDING
PRINCIPALI SOCIETA' MARCHI POSSEDUTI
AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD'S PAPA JOHN'S STARBUCKS YUM BRANDS
Hms Host, Aldeasa, Alpha Group, World Duty Free
AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI DUFRY GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA
Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Reebok United Colors, Sisley
LVHM
Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain
NIKE PPR RALPH LAUREN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD'S INDICE FOOD INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY
Red Lobster, Olive Garden Applebee’s, House of Pancakes Bistro romain, Hippopotamus, Maitre Kanter
KFC, Pizza Hut, Taco Bell
Valentino, Permira Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti
Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
Omega, Longines, Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay
QUOTAZIONI AL MERCATO 31-12-09
08-02-10
Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse
8,82 19,03 35,25 24,90 3,61 62,66 24,03 16,20 35,20
8,48 17,72 37,59 23,90 3,55 63,37 22,45 21,70 32,98
96,15 93,12 106,64 95,98 98,34 101,13 93,42 133,95 93,69
Italia Xetra Italia Italia Italia Svizzera Italia Xetra Xetra Italia
0,52 37,77 6,24 5,75 1,06 70,10 4,82 20,22 43,01 18,05
0,47 34,91 5,84 4,42 0,94 66,10 4,39 18,66 42,25 17,91
90,38 92,43 93,59 76,87 88,68 94,29 91,08 92,28 98,23 99,22
Francia
79,69
74,05
92,92
Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia
46,14 82,76 56,89 23,37 0,58 0,35 175,73 43,72 36,01
66,21 83,30 76,65 23,83 0,38 0,30 182,25 39,70 46,20
143,50 100,65 134,73 101,97 65,52 85,71 103,71 90,81 128,30
20,67 268387
100,88 104,78 103,81 88,94 93,53
100,00 100,00 100,00 23,24 286.959
INDICE
L’indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.
retail&food - marzo 2010 19
osservatorio prezzi
AUTOSTRADE , TRA MILANO E FIRENZE TUTTI IN DIFESA L
a gara è iniziata poco fuori Milano, nell’area di sosta di San Zenone Ovest, ora a insegna Autogrill dopo la precedente gestione Ristop. Proprio questo punto vendita, tra i cinque visitati lungo l’Autostrada del Sole per l’Osservatorio prezzi di questo mese, è risultato essere il più conveniente. Dieci dei 17 prodotti monitorati da retail&food hanno infatti qui il loro livello di prezzo più basso. Il caffè si ferma a 90 centesimi di euro, mentre negli altri locali costa 5 centesimi in più. Stesso scarto per il
cappuccino (tranne nel caso dello Chef Express di San Martino, dove il divario arriva a 10 centesimi), mentre sul croissant semplice il risparmio rispetto al punto vendita più caro tra quelli visitati, l’area Sarni di Aglio, vicino Firenze, è di ben 30 centesimi. La vera differenza riguarda però il cibo. Chi vuole fare uno spuntino con un panino spendendo il meno possibile a San Zenone se la può cavare con un euro e 50 centesimi (per un piccolo sandwich alla mortadella) mentre nello Chef Express di San Martino Ovest deve prevedere
3,90 euro e nel Fini di Secchia Est non meno di 3,95. Lo stesso discorso si può fare con i toast. Nel locale non sono invece presenti né la pizza né dei primi e secondi. Anche sui prodotti del market (acqua, Red Bull, Pringles, bottiglia di vino e biscotti Ringo) questa struttura è risultata la più economica. Nel caso dei biscotti il prezzo è minore del 20% (50 centesimi) in confronto al concorrente più caro. Nel locale Autogrill sta sperimentando una nuova partnership con il gruppo Cigierre. Ben segnalato da
LOCALI IN ATTESA DI RISTRUTTURAZIONI SIGNIFICATIVE E CON SERVIZI GENERALMENTE POCO INNOVATIVI: PER LE AREE DI SOSTA LUNGO L’A1 SEMBRA PREVALERE LA STATICITÀ. I PREZZI BASSI SONO UNA CARTA GIOCATA DA AUTOGRILL, MENTRE ALTRE INSEGNE HANNO LISTINI PIÙ ALTI, IN QUALCHE CASO GIUSTIFICATI DA UN’ESPOSIZIONE DI BUON LIVELLO, IN ALTRI POCO SPIEGABILI
20 retail&food - marzo 2010
fuori, il ristorante tex-mex Old Wild West occupa gli spazi in precedenza utilizzati da un McDonald’s. Per ora la formula è solo “express”: si vendono hamburger, patatine, e pochi altri prodotti. Presto, tuttavia, il centro si trasformerà in un grande mall che andrà a congiungere le due 'casette' Autogrill attualmente esistenti, per un totale di duemila metri quadrati di superficie. In questa trasformazione, l’Old Wild West dovrebbe abbandonare la formula espressa e adottare quella classica, con servizio al tavolo. Stando all’oggi, la struttura appare abbastanza disomogenea, sia per quanto riguarda l’illuminazione e soprattutto per la pavimentazione, eredità della precedente gestione Ristop, caratterizzata da un layout diverso dall’attuale. Interessante è la struttura aperta e a isole del market, sebbene talvolta ci sia spazio per miglioramenti nell’esposizione: la carta da regalo metallizzata usata come base per alcuni espositori dà un senso di provvisorio evitabile. Fuori contesto sembrano anche i tavolini (composti
bar. Punto di forza sono invece le offerte al 50% su molti prodotti del market.
Pasto a meno di 10 euro da Chef Express
da tre ovali sovrapposti), collocati a una decina di metri dal bancone del
Nei pressi di Parma, il punto vendita di Chef Express nell’area di San Martino Ovest, ha come fattore competitivo l’economicità delle proposte base per il primo e il secondo. Insieme costano 9,80 euro. L’area self-service è particolarmente ampia e porta la doppia insegna Gusto e Harry’s Bar, che pure ha poco a che fare con il celebre bar di Venezia. La particolarità è rappresentata dal servizio al tavolo, sebbene questa possibilità sia a richiesta e, a quanto dichiarato dal direttore del punto vendita, poco sfruttata. I prezzi più cari si hanno invece per la caffetteria, mentre i sandwich del corner Mr. Panino hanno listini nella media. La pizza costa 3,50 euro ma è difficilmente confrontabile con gli altri tranci, dato che si tratta di una piccola margherita rotonda esposta affianco ai panini. All’ingresso del market, affiliato Crai, la segnaletica sottolinea l’italianità dei prodotti (“genuinamente italiano”), mentre nei corridoi dei segnalatori sopra gli scaffali in alcuni punti non sono molto leggibili, a causa del colore rosso della scritta su fondo giallo. Nel mercatino spicca la presenza di numerosi prodotti regionali e di ampie zone destinate a giocattoli e a libri e giornali. Per il resto si segnalano positivamente le foto dei panini con i relativi prezzi ai lati della cassa, mentre produce un
effetto boomerang la presenza di un’area destinata ai portatori di handicap vicino ai tavolini del bar: è positivo che ci sia, ma è negativo il fatto che sia strettissima e posta dietro a un bidone dei rifiuti. Anche in questa struttura tutto, comunque, cambierà a breve: dopo l’estate anch’essa sarà trasformata in un mall che congiungerà le due costruzioni esistenti, oggi separate da una cinquantina di metri.
Da MyChef esposizione all’avanguardia Dall’altra parte dell’autostrada, l’area di sosta My Chef solo in un caso presenta i cartellini più alti di tutti gli altri (i biscotti Ringo), mentre in altre sei occasioni risulta più caro a pari merito con due o tre concorrenti. I listini sono per il resto sulla fascia e media e in due casi su quella più bassa, ossia per la bibita energetica e i chewing-gum. I prezzi sembrano d’altra parte giustificati da una qualità del layout, in termini di originalità, ordine e pulizia, superiore alla media. Piacevoli sono soprattutto il self-service Antica Locanda e gli spazi nel market dedicati ai vini e alla gastronomia regionale. All’interno del mercatino si segnalano in particolare i beni pensati per i pendolari, come le mele e il latte, e lo sforzo creativo nella segnaletica dei prodotti (contrassegnati con frasi come leggiMy, sgranocchiaMy ecc.).
Sarni, non ci siamo Ad Aglio, vicino Firenze, nell’area gestita da Sarni il risparmio si conse-
RILEVAZIONE PREZZI AUTOSTRADE – A1
ARTICOLO Caffè espresso Cappuccino Caffè d'orzo Croissant Panino (base) Panino (top) Toast (base) Pizza (trancio base) Pasto (1° + 2° più economici) Acqua (50 cl) Coca Cola (Pet 50 cl.) Birra (bottiglia 33 cl) Red Bull (lattina) Chewing-gum (astuccio più economico) Piringles Classic (confezione grande) Bottiglia vino rosso (più economico - market) Ringo biscotti (classic)
San Zenone Ovest
San Martino Ovest
Aglio Ovest
Secchia Est
San Martino Est
AUTOGRILL
CHEF EXPRESS
SARNI
FINI
MY CHEF
0,90 1,20 1,10 0,90 1,50 4,40 1,50 n.d. n.d.
0,95 1,30 1,00 1,00 2,90 3,90 3,20 3,50* 9,80
0,95 1,25 1,10 1,20 3,90 3,90 n.d. 3,45 12,80
0,95 1,25 1,10 1,10 3,95 4,20 3,50 3,50 10,10
0,95 1,25 1,10 0,95 3,30 4,20 3,50 3,50 12,15
0,80 2,40 3,60 2,60 1,95
1,10 2,40 3,20 2,70 1,90
1,00 2,30 2,70 2,80 1,90
1,70*** 2,40 3,30 2,70 2,00
1,05 2,40 3,30 2,60 1,90
2,70
3,10
2,80
3,10
3,10
3,00
3,90
6,99**
5,90
5,90
1,80
2,00
n.d.
1,85
2,30
Prezzo più alto Prezzo più basso n.d.= non disponibile *= pizza piccola rotonda margherita da scaldare **= bottiglia da 1,5 litri, Primitivo di Manduria ***= da 0,75 cl
gue in cinque prodotti, due dei quali a pari merito con altri concorrenti: il chewing-gum e il panino di fascia alta, che peraltro costa come quello più economico. La convenienza più sensibile si ha con la birra, che costa 2,70 euro contro i 3,20-3,60 degli altri punti vendita. Rispettivamente per 10 e 5 centesimi sono anche i più economici la bottiglia di Coca Cola e il trancio di pizza base. Si sfora il budget medio invece non solo sulla caffetteria e sulla bibita energetica, ma soprattutto sull’accoppiata primo e secondo da 12,80 euro (chi gestisce il centro ci tiene però a precisare che le porzioni sono abbondanti) e sulla bottiglia di vino. Non sono presenti confezioni, infatti, di capacità inferiore agli 1,5 litri. Il locale ha degli standard di qualità inadeguati a un servizio autostradale. L’organizzazione degli allestimenti è antiquata, la ristorazione presenta tavoli con tovaglie di tela plastificata più adatti a una trattoria di paese. Decisamente poco chiari, se non del tutto assenti, i prezzi delle merci. Tra i prodotti sono privilegiati quelli regionali (Puglia), spesso però a scapito di quelli di marca.
Fini, abbondanza ma niente convenienza Tra tutti i locali visionati, l’area di Secchia Est gestita da Fini è quella che presenta i livelli di prezzo maggiori. In nessun caso i listini sono risultati inferiori alla concorrenza, mentre in nove casi si sono situati sulla fascia più alta. Come per My Chef, anche in questo caso i prezzi alti sono in linea con quelli di altri player. Tra quelli in “vetta solitaria” ci sono il panino (minimo 3,95 euro), il chewing-gum (2 euro) e l’acqua, disponibile solo nella versione da 0,75 litri, venduta a 1,70 euro. Decisamente più ampio che nelle altre aree di sosta il mercatino, specialmente per le parti della gastronomia regionale, dei giocattoli e dell’audio/video. Molto grande anche lo spazio ristorazione, sebbene una delle due aree self-service al momento della visita risultasse chiusa. Da migliorare l’aspetto degli espositori in legno, che appaiono abbastanza antiquati.
Conclusioni Le aree di sosta visionate hanno quindi in genere un atteggiamento “difensivo”: gli investimenti sembrano in ritardo rispetto alle previsioni, gli arredi datati e l’offerta su livelli standard o al ribasso. Si segnalano però positivamente la politica di prezzi incentrata alla convenienza di Autogrill e l’attenzione al layout del F. P. punto vendita My Chef.
retail&food - marzo 2010 21
Star Trek retail
E
ra il 1927 quando Aldo Furlanetto iniziava nel capoluogo emiliano la sua attività di commercializzazione e distribuzione di prodotti e accessori femminili di moda all'ingrosso. Nel dopoguerra, poi, a metà degli anni '50, apre il primo negozio Furla in via Ugo Bassi, dietro la Fontana di Nettuno nel centro storico della dotta e sofisticata Bologna. Poi, negli anni Settanta, ricchi di novità politiche, culturali e sociali, ecco arrivare la vera svolta, grazie alla seconda generazione dei Furlanetto, Carlo, Paolo e Giovanna che, portando in dote una carica di energia creativa e manageriale, affiancano il padre nell'attività aziendale.
Globale è familiare Negli anni successivi infatti l'azienda bolognese diventa una realtà importante della moda italiana con la sua prima collezione di borse e accessori a marchio Furla, caratterizzata da scelte stilistiche all'avanguardia per andare incontro alle necessità di una società più moderna e sperimentale anche nella moda. Al successo segue una precisa politica di espansione del brand con l'apertura di una rete di negozi di proprietà e in franchising in Italia, fino all'inaugurazione, negli anni Ottanta, delle due filiali estere in Francia e Usa, e dei primi monomarca a Parigi, la capitale della moda europea, e sulla Madison Avenue di New York, città simbolo del lusso in quel decennio. Anche se il marchio diventa internazionale, come nella migliore tradizione aziendale italiana si fa tutto in famiglia: Giovanna affianca il padre con il proprio contributo stilistico, mentre Paolo si occupa delle strategie di crescita del marchio con il supporto logistico e organizzativo del fratello Carlo. Questi sono gli anni dello sviluppo di una rete distributiva importante: una scelta che nel tempo ha contribuito a diffondere la brand awareness e ad attrarre negozi specializzati e prestigiosi departement store come Neiman Marcus e Bloomingdales negli States o Selfrigdes a Londra. Non passa un decennio dallo sbarco negli States che Furla apre in Giappone (ora secondo mercato del marchio), per poi fare capolino con le sue nuove filiali in Spagna, UK, Germania, Hong Kong e Cina. Passano gli anni, ma non cambia lo stile manageriale tipicamente italiano e intorno alla metà agli anni Novanta ecco l'ingresso della terza generazione Furlanetto in azienda: Michele, oggi responsabile delle
22 retail&food - marzo 2010
DESTINAZIONE
FURLA filiali inglese e americana, Marco che si occuperà del canale franchising, mentre Filippo di quello wholesale. Nei primi anni del nuovo secolo l'azienda lavora sodo per valorizzare il marchio con interessanti operazioni di immagine. Nel 1999 nasce il Premio Furla per l'arte e nel 2007 il progetto Talent hub, per dare visi-
bilità ai giovani stilisti: Furla li affianca nella progettazione e poi si fa carico della produzione e distribuzione delle mini collezioni. Una strategia, come quella della Fondazione Furla, fondata l'anno successivo, che dà respiro culturale al business della moda: da un lato l'azienda dimostra apertura e disponibilità all'innovazione, dall'altra i giovani
creativi acquistano una grande visibilità a livello internazionale con l'opportunità poi di collaborazioni future, come è accaduto con il fashion designers Max Kibardin, che grazie al Talent Hub è diventato il direttore creativo per le collezioni di calzature o per Juan Caro e Fabio Sasso, fondatori del brand Leitmotiv, che insieme a Silvio
tab. 1
GRUPPO FURLA in pillole Data di nascita
Fondata nel 1927 da Aldo Furlanetto. Primo negozio a Bologna nel 1955 Giovanna Furlanetto 4,92%, Sirefid spa 95,08% (Sirefid è una società fiduciaria che amministra il capitale per conto terzi) San Lazzaro di Savena BO Giovanna Furlanetto presidente, Paolo Fontanelli amministratore delegato (Furla spa) Borse, occhiali, scarpe, orologi. € 157 milioni € 3,5 milioni 13,50% 9,20%
Proprietà Sede Menagement Settori di Business Ricavi Utile di Gruppo MOL/Ricavi ROI Rapporto di indebitamento Dipendenti
59,80% 790
I dati si riferiscono a Furla Holding spa, bilancio consolidato del 2008 Fonte aziendale
tab. 2
Trend dei principali dati di bilancio
Dati di bilancio Ricavi totali Rapporto indebitamento MOL su ricavi
2007
2004
2005
2006
€ 106.444.435 74,0% 10,1%
€ 109.717.843 75,5% 8,2%
€ 126.810.487 71,5% 10,6%
2008
€ 147.992.000 € 152.745.000 64,5% 59,8% 15,0% 13,5%
I dati si riferiscono a Furla Holding spa, bilancio consolidato. Fonte aziendale
bene un'azienda che intanto è diventata una realtà multinazionale da più di 150 milioni di euro di ricavi all'anno (Vedi Tab. 1). Quindi, consolidato il successo delle borse da donna, segue una politica di diversificazione dei prodotti: prima le calzature, poi gli occhiali su licenza di De Rigo Vision, una linea di orologi prodot-
Betterelli e a Bruno Laurenzano saranno i protagonisti della prossima collezione primavera-estate.
Brand e retail: circolo virtuoso per affermarsi I Furlanetto, da buoni emiliani, sono gente pratica: va bene l'immagine, ma è fondamentale una corretta gestione aziendale per fare girare
Giovanna Furlanetto e Paolo Fontanelli
ti dalla Citizen e, per finire, una linea di moda dedicata all'uomo. Le borse con il loro 73% sul giro d'affari rappresentano il core business, seguono poi gli articoli di pelletteria con il 20 per cento. Cresce, considerata anche la loro giovine età sul mercato, lo spazio che si ritagliano gli orologi con un 5% e le scarpe, che si attestano su un 2% di nicchia. Inoltre, in questi 55 anni che ci separano dall'apertura del primo negozio a Bologna, si è sviluppato un network di vendita che copre 64 paesi in tutto il mondo. Ad oggi l'azienda emiliana conta 307 negozi a insegna Furla, di cui quasi la metà di proprietà (gli altri in franchising). Da non sottovalutare la presenza anche nei luoghi di transito, come gli aeroporti (Milano MXP, Milano LIN, Torino, Ginevra, Monaco, Roma Fiumicino, Bologna, Vienna, Venezia, Parigi), importanti vetrine internazionali per un marchio che vuole collocarsi in una fascia medioalta. Se la strategia è quella di puntare l'attenzione sullo stile per collocarsi, grazie a un prodotto Made in Italy, in una fascia media e medioalta è ovvio che il canale retail diventa un veicolo fondamentale per la distribuzione del prodotto: «Una rete distributiva così capillare – confermava qualche tempo fa alla stampa Giovanna Furlanetto, presidente di Furla e Cavaliere del lavoro nel 2008 – aumenta la nostra credibilità e ci consente un maggior controllo sul punto vendita» e aggiungeva: «Abbiamo sempre puntato a conferire grande visibilità al marchio. Per
retail&food - marzo 2010 23
Star Trek retail questo abbiamo investito per essere nelle strade più belle del mondo, da Madison Avenue a New York a Via Condotti a Roma. Oggi Furla si presenta sui mercati mondiali con la stessa visibilità dei grandi del lusso, anche se il nostro è accessibile». Insomma, l'obiettivo numero uno è l'affermazione crescente del proprio marchio con un aumento della sua percezione all'esterno, come un marchio di pregio, nonostante le attuali difficoltà dei mercati. Da qui anche l'attenzione per i progetti formativi per il personale retail finalizzati a mantenere e rinforzare la percezione del prodotto a marchio Furla e della cultura azien-
incrociando le dita per una inversione di tendenza dopo i primi timidi segnali di ripresa nell'autunno inverno 2009, Paolo Fontanelli, amministratore delegato della company
que virtuale per lo shopping online che sembra stia dando risultati interessanti. E se il retail è il canale di vendita più gettonato, il mercato di riferi-
mento per le borse emiliane è quello europeo, con un 60% dei ricavi totali e una netta predominanza al suo interno di quello domestico, a cui seguono distanziati il Giappone (circa il 20%), per finire con gli States a pari merito con l'Asia (soprattutto Hong Kong e Cina).
Fare bene i conti per fare bene le borse
dale. E infatti l'azienda bolognese, nonostante il momento molto delicato per i mercati internazionali a causa della crisi finanziaria globale, dichiara di voler continuare a investire in questa direzione sia con le aperture negli ultimi dodici mesi dei flagship store di Barcellona e Londra, che con il completamento del nuovo concept store applicato a Milano nel negozio di Corso Vittorio Emanuele (poi replicato a Bolzano, Parma e Perugia) e alle recenti aperture a Malta, Lisbona, Budapest e Singapore. Già, perchè il momento drammatico per i consumi si è fatto sentire anche in casa Furlanetto, anche se la società ci tiene a precisare che la flessione delle vendite per il marchio bolognese è stata inferiore a quella di molti altri brand di abbigliamento e accessori. Anzi, in attesa di vedere la luce,
24 retail&food - marzo 2010
bolognese, fa sapere che in questo periodo complicato Furla ha intercettato, oltre alla sua clientela tradizionale, una fascia di consumatori che si sono spostati da una fascia di prezzo più alta a una più bassa mantenendo costante la qualità dei prodotti. Così i negozi di proprietà e in franchising (outlet compresi) a insegna Furla, fanno la parte del leone nelle strategie aziendali, ma anche nel giro d'affari, con un buon 45% delle vendite. Il resto della torta se la spartiscono in maniera abbastanza paritetica le società controllate nei più importanti mercati esteri, strettamente legate con la casa madre (fanno parte del Gruppo circa 25 società in tutto il mondo), e il canale wholesale (multimarca, corners e departement store). E' dell'anno scorso, poi, la new entry della piattaforma di e-commerce, una bouti-
I dati di bilancio consolidato della capogruppo Furla Holding spa, poi, ci parlano di un'azienda solida, e almeno fino al 2008 in crescita, in attesa dei dati sul 2009. Paolo Fontanelli nelle sue interviste della scorsa primavera mostrava un moderato ottimismo per un anno pieno di incertezze e di difficili previsioni, bisognerà vedere com'è andata in questi mesi di ristrettezze. Per quanto riguarda il passato non poi tanto remoto, il trend di crescita del fatturato è sostenuto e quasi raddoppia negli ultimi cinque anni, passando da un consolidato di 85 milioni di euro di ricavi nel 2003 a uno di 157 nel 2008. Non male anche i risultati netti, che segnano positivo con un utile di poco più di 3,4 milioni nell'ultimo bilancio disponibile. Gli indicatori di redditività del capitale investito con un 9,2% nel 2008, che già risente di qualche mese di crisi, a fronte di un 12% l'anno prima, hanno fatto sorridere gli anni scorsi la proprietà (il 5% di Furla Holding è di Giovanna Furlanetto, il restante 95% è controllato da Sirefid, una società fiduciaria che lo amministra per conto terzi, che non compaiono ufficial-
mente nei bilanci). Anche il rapporto del MOL sui ricavi (15% nel 2007 e 13,5% l'anno dopo, con un Ebitda di quasi 25 milioni) sono decisamente un buon risultato. Ma a indurre all'ottimismo perlomeno sulla solidità aziendale in questi periodi di guai finanziari è soprattutto il trend in costante discesa del rapporto di indebitamento che passa dal 74% del 2003 a un bilanciato 59,8%, cinque anni dopo (Vedi Tab. 2). Più o meno costanti rimangono gli indicatori sul costo del lavoro (circa il 20% del fatturato), in crescita per il Gruppo da 633 unità alla fine del 2007 a 790 all'inizio dell'anno scorso.Tutta l'attenzione va quindi su come si chiuderà il 2009 e di quanto sarà l'impatto negativo della crisi sui mercati di riferimento per il marchio emiliano e di conseguenza sui ricavi della società. Durante lo scorso anno la company ha anche definito un processo di riorganizzazione interna per rendere maggiormente efficienti i processi, con un nuovo sistema informativo aziendale per coordinare meglio le attività commerciali. Insomma, le novità non saranno solo nelle vetrine dei negozi a insegna Furla con le nuove collezioni, ma anche nella governance dell'azienda in modo da avere maggior tempestività ed omogeneità dei flussi informativi a vantaggio dei processi decisionali, requisiti fondamentali per essere competitivi in un mercato in costante evoluzione come l'attuale. Alla fine dell'estate Paolo Fontanelli affermava in una intervista: «La nostra fortuna è che siamo un'azienda sana e senza indebitamento: continueremo a investire, rispettando i nostri piani di sviluppo e valutando l'espansione in nuovi mercati, se ci saranno le occasioni adatte». Ottimista anche Giovanna Furlanetto lo scorso autunno che dichiarava alla stampa: «la tensione verso il futuro è fondamentale per il nostro settore. Nel mondo della moda è necessario chiedersi continuamente cosa verrà dopo». Con una costante attenzione però, come dimostra la storia lontana e recente di questa azienda, alla costruzione su solide fondamenta imprenditoriali la propria avventura. David Montorsi
taglio nastro
LA SECONDA VITA DE LA
ROMANINA
N
ell’anno della sua “maturità”, il centro commerciale La Romanina inizia una nuova vita facendo leva in parte sull’innovazione e in parte sull’esperienza acquisita con i brand storici. Per rendere più competitiva l’offerta e ringiovanirsi l’immagine è stata realizzata un’opera sia di ampliamento della galleria sia di restyling complessivo, che comprende anche il logo. L’importo necessario, pari a 30 milioni di euro, è stato versato da Klépierre mentre il progetto è stato curato dallo studio Bme Engineering. Nonostante l’inaugurazione abbia avuto luogo lo scorso 15 dicembre, la fase di cambiamento presso lo shopping center laziale proseguirà nei primi mesi di quest’anno grazie ai numerosi progetti in itinere
26 retail&food - marzo 2010
NON È SOLO UN CAMBIO DI LOOK MA UNA VERA E PROPRIA RINASCITA QUELLA DEL CENTRO COMMERCIALE CAPITOLINO. ESTERNI, INTERNI E SOPRATTUTTO IL MIX MERCEOLOGICO SONO STATI COMPLETAMENTE RINNOVATI A FRONTE DI UN INVESTIMENTO DA 30 MILIONI DI EURO DISPOSTI DA KLÉPIERRE che andranno a definire il mix merceologico: in particolare le due medie superfici ancora da commercializzare e la food court da allestire. In seguito a questa operazione di ammodernamento, per la quale sono stati necessari circa 300 giorni di cantiere, la galleria gestita e commercializzata da Ségécé Italia è stata ampliata di 5.260 metri quadrati di gla che includono dieci piccole superfici e una media. Ciò è stato possibile grazie al ridimensionamento del-
l’ipermercato Carrefour che ha venduto la propria partecipazione al livello zero, rimanendo operativo con un layout rimodulato al piano -1. La vendita di oltre 5mila mq di gla da parte del colosso francese può imputarsi al dimezzamento del bacino di utenza, eroso dalla nascita di un secondo Carrefour a pochi minuti di distanza all’interno del centro commerciale di Tor Vergata. La nuova proposta de La Romanina conta 102 unità retail, tra
cui cinque medie superfici (sette quando sarà ultimata la commercializzazione) e nove spazi destinati alla ristorazione. Per quanto riguarda le migliorie principali, la facciata esterna è stata avvolta da un “guanto” in acciaio lavorato e di colore cangiante che ricorda il nuovo logo. Questa tipologia di intervento “micro-invasiva” ha permesso di non modificare le pareti portanti, per cui è stato possibile mantenere aperto il centro commerciale durante i lavori e contenere i costi. Gli interni, e cioè i soffitti, le pareti e le colonne, sono stati spogliati dal granito, tranne che nel pavimento dove è stato levigato e lucidato, e resi più luminosi con controsoffitti studiati ad hoc e materiali riflettenti, tra cui il vetro nelle colonne.
La Romanina LOCALITÀ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA PROMOTORE PROGETTAZIONE COMMERCIALIZZAZIONE GESTIONE PILOTAGE GLA (SUPERFICIE LORDA AFFITTABILE) GLA ESTENS. DELLA GALLERIA LIVELLI COMMERCIALI ANCORE ALIMENTARE POSTI AUTO SPAZI RISTORAZIONE INSEGNE RISTORAZIONE
TOTALE UNITÀ
Via Enrico Ferri 8, Roma Periferica Centro commerciale Klépierre Bme Engineering Ségécé Italia Ségécé Italia Ségécé Italia 33.342 mq 5.260 mq 3 Carrefour 2.000 9 Ciao, Bar Autogrill, Spizzico, McDonald's, La Friseria, Papero Giallo, Ros Bar, Oro caffè, L'oasi del frullato 102 (7 medie superfici: Mondadori, Amore&Sport, Media World, Bon Prix, Autogrill.+2 in commercializzazione)
Per impreziosire ulteriormente l’appeal del centro sono state trovate soluzioni cromatiche e tecniche differenti per ogni livello, tuttavia il mantenimento della struttura originaria comporta la permanenza di numerose colonne che disturbano la prospettiva ottica e la passeggiata nelle gallerie. Per quanto concerne il layout dei negozi, sono stati realizzati diversi restyling finanziati direttamente dai brand e approvati caso per caso dalla Ségécé. Altri retailer dovrebbero sostenere lavori analoghi in occasione dei progressivi rinnovi contrattuali. Sul fronte delle strutture di servizio, la connessione tra i vari livelli è garantita da quattro scale mobili, dall’ascensore “panoramico” sulla galleria, che conduce sino al secondo piano dove è ubicato un asilo nido comunale, e dalle complessive otto rampe di scale. Anche il parcheggio è stato oggetto di interventi, finanziati dall’insegna Carrefour, e conta 2.000 posti auto.
Cambia il mix, migliora l’offerta Se il cantiere per modernizzare la struttura è formalmente chiuso, quello relativo all’offerta merceologica è in piena attività per cui nei prossimi mesi arriveranno nuove insegne. Nonostante i cambiamenti, La Romanina mantiene inalterata la propria politica commerciale che fa leva sull’alternanza tra marchi nazionali/internazionali e locali. Tuttavia mancano brand dal forte appeal nel settore dell’abbigliamento, a parte l’intimo. Opposto è il discorso sul fronte hi-tech, cultura e accessori, trainati rispettivamente da Media World, da Mondadori e da numerose gioiellerie. Incide negativamente la presenza di due medie superfici ancora da commercializzare, che viceversa potrebbero costituire un forte valore aggiunto nel momento in cui saranno assegnate. In totale sono oltre cento le attività distribuite su tre livelli, dove spicca l’àncora alimentare Carrefour
COMMENTO
VALUTAZIONE
Struttura e design
Il restyling ha centrato l'obiettivo. Purtroppo le colonne in galleria sono rimaste. Gli spazi interni si potrebbero valorizzare ulteriormente
ÈÈÈ
Accesso e parcheggio
Riconoscibile dal Grande raccordo anulare, La Romanina gode di parcheggio e accesso adeguati
ÈÈÈ
Offerta commerciale
L'offerta, rinnovata, può migliorare una volta completata. Mancano all'appello due medie superfici. Da monitorare…
ÈÈ
Spazi comuni e attrattive
Una volta realizzata, la food court costituirà un valore aggiunto. Mancano attrattive di entertainment. Bene l'area wi-fi
ÈÈ
indice valutazione:
La valutazione è di carattere puramente indicativo
È = migliorabile ÈÈ = sufficiente ÈÈÈ= apprezzabile ÈÈÈÈ = molto buono ÈÈÈÈÈ = ottimo
›Work in progress con obiettivo la food court intervista
Dopo 18 anni di vita e una concorrenza sempre più agguerrita La Romanina necessitava di un profondo adeguamento ai nuovi trend di consumo. «Vogliamo creare un centro commerciale regionale – spiega il direttore dello shopping center, Alessandro Allegri – che sappia differenziarsi rispetto ai competitor inserendo non solo operatori affermati in questo canale ma anche partner locali. Tra questi annoveriamo la prima apertura di un punto vendita Jack&Jones su Roma e lo sviluppo del multimarca Amore&Sport, un operatore che rappresenta la storia de La Romanina e che oggi occupa una media superficie da 1.500 mq». Come avete rimodellato gli spazi interni? Questo intervento è servito per effettuare tanti accorpamenti. Per esempio al livello +1 l’operatore locale Nyc disponeva di un’angolazione particolare, per cui abbiamo deciso di sacrificare un’attività a fianco sfitta dando un taglio più omogeneo alla galleria. Casi analoghi sono avvenuti al piano -1 nella zona ristorazione. Avevamo un negozio Preca Brums e uno Panino Giusto. Questi partner sono usciti ed è stata l’occasione per creare due nuove medie superfici di cui in una è già presente Bon Prix (499 mq) mentre l’altra di 444 mq è ancora in fase di commercializzazione.
Come cambia l’offerta food? La food court principale si articolerà a livello +1 con quattro unità. Sarà effettuato un intervento di riqualificazione e restyling del Ciao esistente. Vorremmo inoltre richiedere una ristrutturazione da parte di McDonald’s. La Friseria è un operatore locale, di cucina tipica pugliese, che ha già manifestato la volontà di ristrutturare i locali restando in linea con il resto del centro. Per l’unica location sfitta presente in quest’area siamo in trattativa con due partner nazionali che fanno prevalentemente ristorazione e tavola calda. L’intervento prevede il sacrificio di una parte di negozi, e quindi di metri quadrati utili dal punto di vista locativo, per dare spazio alla galleria in cui vorremmo creare una seduta centrale con tavolini. A livello -1 le unità rimarranno tre (Ros Bar, Papero Giallo e Spizzico, ndr) più altrettanti chioschi, mentre nessun ristorante o bar sarà posizionato al piano 0, dove Spizzico ha chiuso e ceduto il suo spazio a PlayLife. Ma i retailer hanno sostenuto degli oneri specifici? I nuovi operatori sono partiti con un concept adeguato, mentre quelli storici, in occasione del rinnovo di contratto, dovranno apportare un restyling consono all’immagine del centro commerciale che prevederà un onere di pilotage. I canoni di affitti sono di livello medio/alto, di circa 850 euro al mq+ Iva, e sono rimasti invariati rispetto allo scorso anno.
retail&food - marzo 2010 27
taglio nastro
Planimetria livello zero. Prima dell’ampliamento della galleria (in alto), dopo il ridimensionamento del Carrefour (in basso)
mq), Ciao (947 mq) e un ulteriore spazio alle spalle della futura food court.Proprio l’area della ristorazione merita un approfondimento separato poiché costituirà un driver di forte sviluppo per il centro commerciale e sarà distribuita su due livelli: al -1 e al +1. Quella principale sarà al piano +1 e presenterà posti a sedere in comune attorno ai quali convergeranno complessivamente quattro ristoranti. Ad oggi sono presenti McDonald’s, Ciao, l’insegna locale La Friseria, mentre l’unità sfitta di fianco al ristorante della catena statunitense è destinata a tavola calda. Al livello -1, invece, è previsto un servizio di somministrazione food con tre unità e altrettanti chioschi. Tra i marchi food usciti o ridimensionati si segnala Panino Giusto al livello -1 e Spizzico a quello 0 (che rimane aperto al -1). Sul fronte dei servizi è attivo uno sportello bancomat Unicredit, l’agenzia di Viaggi Bluvacanze, il punto 1H Clean e l’area wi-fi gratuita al piano -1.
Quando la concorrenza è di casa Nata nel 1991, La Romanina si può considerare uno dei primi grandi centri commerciali non solo di Roma ma addirittura d’Italia. Il restyling è una risposta, quindi, all’apertura di numerosi shopping center, anche di dimensioni estese, che ha coinvolto l’area della capitale negli ultimi anni. L’isocrona de La Romanina sui 15 minuti lambisce a nord il Romaest e ancora più a nord ma in direzione ovest l’Auchan di Porta di Roma. Nel complesso il bacino de La Romanina continua a guardare la zona dei colli, più verso l’esterno della città che verso l’interno, ma deve difendersi dal “cugino” Carrefour di Tor Vergata e in parte dal centro commerciale Anagnina. Al contrario nel quadrante meridionale non si registra alcuna concorrenza. Oltre ad essere un territorio ad alta concentrazione di piattaforme retail, è necessario sottolineare che il livello di congestione di traffico in determinati momenti può diminuire l’ampiezza dell’isocrona. Andrea Penazzi
I Centri Commerciali con gla superiore a 10.000 mq
da oltre 14mila mq di gla al piano 1. La novità più significativa riguarda l’ampliamento della galleria al livello zero in cui hanno trovato posto la media superficie Amore&Sport e nove negozi: sette focalizzati sul segmento degli articoli della persona che sono Morgan De Toi, Hassan Store (per pochi metri quadri non si può classificare come media superficie), Jack&Jones, Cache Cache, Motivi, Arena Sport e Tezenis, più uno shop per la bellezza e salute Kiko Make Up, mentre rimane da assegnare un’unità. Sulla medesima piattaforma ma nell’altra ala della galleria si trova la media superficie Media World (3.034 mq distribuiti ai piani zero e +1). Gli altri negozi di maggiore dimensione sono: al livello -1 Bon Prix (abbigliamento, di 499 mq), che ha di fianco un’altra media superficie ancora da commercializzare, al livello + 1 Mondadori (1.038
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N°
Regione
Provincia
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio Lazio
Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma
Comune Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma Roma
Denominazione LA ROMANINA TOR VERGATA DOMUS CINECITTÀ DUE AUCHAN CASALBERTONE ANAGNINA PANORAMA CASILINO DIMA SHOPPING TORRENOVA AUCHAN PRIMAVERA LE TORRI
GLA
N° PV
40.995 31.082 29.400 24.852 23.000 19.000 16.000 15.000 14.842 12.381 12.300 12.000
95 65 72 143 60 56 4 26 33 9 45 66
Piattaforma Alimentare CARREFOUR CARREFOUR EMME PIU’ SUPERSTORE GS AUCHAN CITYPER SMA PANORAMA IPERCOOP CONAD AUCHAN SMA SMA
MQ 8.500 8.000 2.500 1.650 5.800 2.800 8.000 6.500 3.700 5.400 1.800 1.600
Materiale fornito da Marketing & Co, www.marketing-co.it
prima pietra
MALL OF ITALY, IL RETAIL CONQUISTA LO SPAZIO IL NOME NE CHIARISCE L’AMBIZIONE. CON CIRCA 300.000 MQ DI GLA E ALL’INTERNO 450 NEGOZI, IL PROGETTO DI SEGRATE (MI) PROMOSSO DA GRUPPO PERCASSI MIRA A DIVENTARE LA NUOVA FRONTIERA NAZIONALE ED EUROPEA NEL SETTORE DEI CENTRI COMMERCIALI
L
’obiettivo, non dichiarato, è di sbaragliare la concorrenza puntando su una gla senza paragoni nel nostro Paese, con una capacità di attrazione interregionale che comprende tutto il nord Italia. Se sarà un flop da un miliardo di euro (investimento dichiarato) o il complesso polifunzionale più performante d’Italia è difficile anticiparlo, però si può considerare come il nuovo avamposto europeo nel filone “gigantista” del retail organizzato. Il maxi progetto in questione è il Mall of Italy, già il nome esprime l’ambizione dell’iniziativa, ed è in portafoglio a Gruppo Percassi, con Premium Retail impegnata nella pre-commercializzazione e Stilo Immobiliare Finanziaria nel ruolo di promotore. Premesso che di questi tempi è molto difficile ottenere i finanziamenti per avviare i progetti, specialmente quelli di vasta portata, il Mall Of Italy sarà ubicato nella zona ex dogana di Segrate (area est di Milano) e dovrebbe essere inaugurato entro il 2013 nella sua prima parte che conterà 200mila mq di gla (superficie lorda affittabile). A lavori ultimati (sono previste le fasi 2 e 3 ma al momento non sono fissate date) si arriverà a 300mila mq di gla con 450 negozi e 50 ristoranti. Il cantiere dovrebbe essere aperto a fine 2011. Definito il masterplan, elaborato dallo studio Rtkl, e approvato l’accordo di programma dagli enti locali, il progetto di Gruppo Percassi è molto di più che una semplice idea e incomincia a svelare le proprie caratteristiche. Molte delle strutture principali si affacceranno su un lago interno, il contesto sarà caratterizzato da un ambiente urbano aperto per realizzare il quale saranno coinvolti studi di architettura internazionali. Oltre ai negozi sarà costruito un ipermercato, di cui è già stata individuata un’area di 20mila metri quadrati, un department store, un hotel
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a cinque stelle, un teatro, un cinema di ultima generazione e una food court. Troveranno posto, inoltre, un parco privato, accessibile alle famiglie e sicuro, degli spazi dedicati al live entertainment e al divertimento sia per grandi che per piccini. La presenza di una piattaforma interamente dedicata del lusso, “complementare” a quella del quadrilatero della moda di Milano, renderà accessibile lo shopping alto di gamma. Determinanti per il successo dell’iniziativa saranno i canoni di affitto. Se, come è auspicabile, le location all’interno del complesso di Segrate saranno meno onerose per i retailer rispetto a via Monte Napoleone, con un sensibile risparmio per il consumatore finale, aumenteranno le chance di successo.
come sono stati avviati i contatti con i brand del lusso per realizzare la piattaforma dedicata alle referenze alto di gamma. La proposta sarà formulata a prezzo pieno «in quanto inserire concetti distributivi off-price potrebbe generare confusione nei visitatori», ha reso noto Premium Retail. Le linee guida prevedono anche che l’offerta retail, la ristorazione e i servizi siano suddivisi in distretti con identità Mall of Italy definite. In particofine 2011 LAVORI lare nell’ambito INIZIO APERTURA PREVISTA 2013 della ristorazione PROMOTORE Gruppo Percassi Stilo Immobiliare Finanziaria esisteranno percorsi SVILUPPO Premium Retail relativi alle eccellen- COMMERCIALIZZAZIONE Segrate (Mi) LOCALITÀ ze italiane e alle LOCALIZZAZIONE Extraurbana specializzazioni di TIPOLOGIA Complesso polifunzionale altri paesi, con GLA (SUPERFICIE 300.000 mq un’organizzazione LORDA AFFITTABILE) 2,7 milioni nei 30 minuti – Dal lusso al fashion, impostata per luogo BACINO D’UTENZA 7,9 milioni nei 60 minuti – 10,4 milioni nei 90 minuti. l’offerta è full price di origine dei pro10.000 PARCHEGGI Il Mall of Italy si appresta a ospitare dotti. 3 ogni tipologia merceologica, da Per quanto ri- LIVELLI COMMERCIALI TOTALE UNITÀ (PICCOLE, 450 quella prodotta in serie sino al quelguarda le informa- MEDIE E GRANDI SUPERFICI): la artigianale, e a cannibalizzare l’atzioni tecniche, ad UNITÀ RISTORAZIONE 50 tenzione di una vasta platea di conoggi sono disponibisumatori. In attesa di definire il proli solo le percentuali relative agli di gla, che costituiscono la fase 1, il getto negli interni e quindi di assespazi (misurati in gla) che saranno 71% sarà dedicato al retail per cui i gnare gli spazi ai retailer, la pre-comassegnati alle diverse destinazioni negozi saranno distribuiti su mercializzazione è già avviata così commerciali. Sui primi 200mila mq 142mila mq, l’intrattenimento ricoprirà il 19% dell’area e sarà dislocato su 38mila mq (pari a un centro commerciale di medie dimensioni), la ristorazione conterà 50 ristoranti Per comprendere meglio la portata di questo gigante abbiae coprirà il 6%, pari a 12mila mq, e mo scovato i “big” del Vecchio continente. In Italia il centro l’ospitalità si svilupperà sul 5% rimacommerciale più esteso risulta essere il Vulcano Buono a Nola nente, pari a 10mila metri quadrati.
Golia vuole la rivincità…
(Na), con circa 150mila quadrati di gla e 147 negozi, seguito dal Campania a Marcianise (Ce) con 108mila mq di gla e 180 negozi, mentre lo shopping center con il maggior numero di punti vendita dovrebbe essere Euroma2 con 202 unità in 51mila mq di gla. Prendendo in analisi il quadrante dell’Europa occidentale, il centro commerciale più grande della Gran Bretagna è il Metrocentre a Gateshead con 190mila mq di gla, in Spagna è il Parquesur a Leganés con oltre 151mila mq di gla, in Francia è il Belle Epine a Thiais con 141mila mq di gla e in Germania è il Ruhr Park a Bochum con 127mila mq di gla. In sintesi nessun complesso in attività compete con i numeri del Mall of Italy, ma attenzione all’Oriocenter distante solo 46 km e 36 minuti. Sarà la rivincita di Golia contro Davide?
Le infrastrutture come ago della bilancia La varietà e la quantità dell’offerta costringono a ridefinire i canoni standard del bacino d’utenza. Se per un centro commerciale di medie/piccole dimensioni l’isocrona sui 15 minuti è quella di maggiore incidenza, e per uno shopping center di grandi dimensioni si prende in considerazione la mezz’ora di spo-
stamento in automobile, il Mall Of Italy disporrà di una catchment area molto più vasta, di portata interregionale. Nella recente conferenza di presentazione Premium Retail ha dichiarato che il bacino d’utenza è stimato in 2,7 milioni di unità nei 30 minuti, in 7,9 milioni nei 60 minuti e addirittura in 10,4 milioni nei 90 minuti. Il centro di Milano e l’hinter-
land costituiscono quindi il nucleo primario, il resto della regione quello secondario, mentre l’aeroporto Linate rappresenta un’importante leva da sfruttare. Mall of Italy sarà distante 9 km da Piazza del Duomo, circa venti minuti di automobile considerato il traffico meneghino, e soli 2 km dalla tangenziale Est, in prossimità del secondo aerodromo
cittadino. Dati alla mano, sull’attrattività turistica si gioca una partita importante: nel 2008 sono state 28 milioni le presenze di visitatori in Lombardia, 10 nel capoluogo tra cui 5,1 di provenienza straniera. Per quanto riguarda il potenziamento della rete viaria, Gruppo Percassi parteciperà con una propria quota agli interventi infrastrutturali,
sostanzialmente per la viabilità urbana e la nuova Cassanese. Un ulteriore investimento sarà effettuato nella creazione di un maxi parcheggio da 10mila posti e nell’impiego di soluzioni per il risparmio energetico con conseguenti benefici sul fronte dell’impatto ambientale e sui costi di esercizio. A. P.
›La “soluzione” per il vivere bene intervista
Il Mall of Italy si propone di intercettare e interpretare i nuovi stili di vita, oltre che le singole mode merceologiche, per cui l’obiettivo di Gruppo Percassi non è di creare un semplice centro commerciale extra large ma di plasmare uno spazio che offra un’esperienza emozionale a 360 gradi. «Il progetto di Segrate nasce da un concetto nuovo del vivere il proprio tempo libero – spiega Stefano Stroppiana, amministratore delegato di Premium Retail – e dal presupposto di fare del retail un’àncora ma non la motivazione principale. L’iniziativa ha nell’aspetto del leisure e dell’entertaiment la leva più importante». Come sarà strutturata l’offerta? Intorno a una piazza di quasi 6mila mq si costruiranno degli edifici con facciate alte dai 9 ai 15-16 metri. L’ambientazione sarà urbana e all’interno si snoderà un percorso di esperienza di acquisto che va dal lusso sino a compren-
dere quel trascorso storico che oggi è parzialmente perso: le botteghe, il retail specializzato nell’ambito dell’elettronica, dello sport, il concetto della qualità del brand a prescindere dalla notorietà, la possibilità di accesso al mondo dell’interior design, degli stilisti emergenti, del fast fashion inteso nella parte più qualificata. Quali saranno le attrattive? Ci sarà un teatro che ospiterà spettacoli live tra i più importanti a livello internazionale, un cinema boutique, che riduce la dimensione della sala e consente di effettuare proiezioni private, un department store, un acquario e un luogo deputato all’educazione dei bambini. Saranno inserite delle soluzioni raccolte in giro per il mondo e alcune create ad hoc per questo progetto.
retail&food - marzo 2010 31
Tariffe e concessioni
IL MISTERO VIAGGIA IN AUTOSTRADA
AUMENTI DI UN CERTO RILIEVO DEI PEDAGGI DELLE AUTOSTRADE TORINO-MILANO E TORINO-SAVONA NEL BIENNIO 2009-2010. LE RAGIONI RESTANO MISTERIOSE PERCHÉ CONVENZIONI E PIANI FINANZIARI SONO SECRETATI. DAI BILANCI DELLE DUE SOCIETÀ SI PUÒ PERÒ DEDURRE CHE REMUNERANO INVESTIMENTI ULTIMATI CON ENORMI RITARDI, SULLA SCORTA DEI QUALI ERANO GIÀ STATE PROROGATE LE CONCESSIONI. PIÙ IN GENERALE, IN ITALIA LE CONCESSIONARIE CORRONO BEN POCHI RISCHI: GLI INVESTIMENTI SONO INFATTI APPROVATI DALL'ANAS CHE NE GARANTISCE LA REDDITIVITÀ CON AUMENTI DI TARIFFA PRECONCORDATI gramma di investimenti addirittura di 1.460 miliardi. (2)
Concessionarie senza rischi
L
’entità degli incrementi di tariffa ottenuti da due società del gruppo Gavio,19,5 per cento nel 2009 e 12,6 per cento nel 2010 per la Torino-Milano e 12,6 per cento e 9,5 per cento per la Torino–Savona, hanno suscitato generale stupore. La giustificazione degli aumenti resta un mistero perché sia le convenzioni che i piani finanziari sono “secretati”.
Ipotesi sull'aumento L’Anas aveva concordato nel 2007 nuove convenzioni con le due società, testi che il Cipe non aveva però approvato anche a causa di numerosi rilievi mossi dal Nars. Poi queste ed altre convenzioni furono approvate per legge (101/2008), esautorando Cipe e Nars. Ma nemmeno i parlamentari hanno accesso a questi testi, che pure hanno approvato per legge. Possiamo però fare alcune osservazioni a proposito di questo mistero. Dai bilanci delle società apprendiamo che gli incrementi tariffari sono dovuti in parte alla X, che dovrebbe remunerare investimenti pregressi e assicurare l’equilibrio
32 retail&food - marzo 2010
economico-finanziario, e in parte alla K, che dovrebbe remunerare gli investimenti effettuati nell’anno precedente. (1) Dalla relazione presentata al Parlamento a fine 2009 dall’ispettorato dell’Anas sembra di capire che l’incremento concesso con la X sia dovuto al “riequilibrio” del piano economico richiesto dalla Satap, che gestisce le due autostrade. Invero sfugge la logica e la necessità di un tale “riequilibrio” visto che queste due società avevano un Mol elevato, oltre il 60 per cento del fatturato, e consistenti utili in rapporto al capitale. Sorge il dubbio che la “necessità” del “riequilibrio” nasca dalle forti rivalutazioni del ramo d’azienda “autostrada” operate da Satap in base alla legge 342/2000 (che consentiva di assoggettare la plusvalenza a imposta sostitutiva con aliquota al 19 per cento. Proprio queste rivalutazioni erano state contestate dal Nars. Non sarà per caso che le rivalutazioni siano state riconosciute dall’Anas come maggior capitale investito, da remunerare e poi anche rimborsare a scadenza della concessione?
Quanto agli incrementi tariffari dovuti alla K, nella già citata relazione dell’ispettorato si legge che la Torino-Milano ha ultimato nel 2008 investimenti per 414 milioni, cifra indubbiamente elevata in rapporto anche al fatturato. Si apprende però anche che nei precedenti sette anni gli investimenti ultimati erano stati appena 95 milioni. Se torniamo allora alla storia, dobbiamo ricordare che la Torino-Milano aveva ottenuto, nel 1999, una proroga della concessione dal 2014 al 2026 essenzialmente per finanziare un programma di investimenti di 670 miliardi di lire (dal contenuto non chiaramente definito). C’è da chiedersi: questi investimenti, ultimati con quasi un decennio di ritardo, vengono oggi remunerati una seconda volta con fortissimi incrementi di tariffa, che genereranno ricavi addizionali sino al 2026? La Torino-Piacenza ha ultimato investimenti per 98 milioni nel 2008, ma nei precedenti sette anni ne aveva effettuati solo per 100 milioni. Anche questa società aveva ottenuto una proroga della concessione dal 2005 al 2017 a fronte di un pro-
Resta infine una domanda, che vale anche per le altre concessionarie. I loro investimenti consistono essenzialmente in nuove corsie per adeguare la rete allo sviluppo del traffico, più efficienti sistemi di esazione o interventi per la sicurezza (che consentono poi incrementi di tariffa per il parametro Q), cioè tutti interventi che vanno a loro vantaggio. Ci si dovrebbe dunque attendere che siano le concessionarie stesse a valutarne la convenienza e a sostenerne i costi, specie se la durata della concessione è ancora lunga, senza pretendere anche ulteriori incrementi tariffari. Se questi investimenti non si ripagano nell’arco di venti o trenta anni, perché farli? In altri paesi (Francia, Spagna) non sono previsti incrementi di tariffa per finanziare investimenti in nuove corsie: la scelta di convenienza viene lasciata alla concessionaria. In Italia invece gli investimenti sono proposti dalle concessionarie ma “assentiti” dall’Anas che ne garantisce la redditività con aumenti di tariffa preconcordati. Di conseguenza, non solo si elimina qualsiasi rischio per la concessionaria, ma se ne incrementa pure il profitto per la sistematica sottovalutazione dei loro effetti sull’evoluzione del traffico e dei costi operativi, e per il fatto che i piani finanziari sono redatti a prezzi costanti mentre poi le tariffe sono indicizzate ai prezzi. Giorgio Ragazzi www.lavoce.info (1) Le tariffe autostradali vengono incrementate annualmente in base alla seguente “formula” (delibera Cipe 319/1996): DT£DP – X +bDQ, doveDP è l’inflazione programmata, DQ un indicatore di qualità e X un parametro determinato considerando, per ogni impresa, la variazione attesa della produttività, della domanda e degli investimenti, oltre alla congrua remunerazione del capitale investito. La direttiva Cipe 1/2007 ha poi introdotto un nuovo parametro K specificamente per la remunerazione degli investimenti effettuati nell’anno precedente (vedasi il mio libro «I Signori delle autostrade», Il Mulino 2008, pp 39-68) (2) Si vedano le pagine 58-62 del mio libro «I Signori delle autostrade», il Mulino, 2008.
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dossierareediservizio
A cura di Fabrizio Patti
RISTOP, A NOVATE APPROCCIO MODERNO LA STRUTTURA CHE PUNTA SU UN DESIGN MODERNO MA CALDO, SERVIRA’ DA MODELLO PER LE NUOVE APERTURE E I RESTYLING
Q
uando tutt’attorno sull’autostrada sei circondato da aree di sosta dominate dalla grande A, devi distinguerti con qualche dettaglio o con qualche servizio che altri non hanno. Così ha pensato il gruppo veneziano Airest (controllato dalla società di gestione aeroportuale Save), quando ha messo mano a un nuovo prototipo di Ristop. Il marchio della ristorazione autostradale è stato acquisito da poco dal gruppo e la sperimentazione di un nuovo prototipo di punto vendita è stata effettuata a Novate Milanese (Nord) sulla A4 tra Cormano e Viale Certosa, in direzione Torino. Si tratta di un punto abbastanza piccolo (300 metri quadrati) inaugurato nell’aprile 2009, che servirà da modello per le nuove strutture e per il restyling di quelle esistenti. Gli elementi di novità, racconta Giovanni Bussi, head of global formats & operations di Airest, sono stati il design dell’esterno e dell’interno. Esternamente si è giocato sui colori del marchio, arancione e verde, ponendo degli ampi pannelli che hanno lo scopo di rendere il luogo riconoscibile e di dare un tocco di colore al grigio ambiente circostante. Ma gli elementi più interessanti si trovano all’interno, il cui layout è stato definito da due architetti, uno più esperto di aree di sosta, uno più di locali cittadini. Entrando ci si trova sulla sinistra un bar (caffè illy) il cui bancone ellittico, ispirato a quelli dei format del gruppo Culto e Bricco, ha lo scopo di comunicare un’idea di «modernità e al contempo di calore». Insegna area di servizio: Nome area di servizio e località:
I tavolini e le sedie di legno pieno accostato all’acciaio suggeriscono invece un concetto di design sobrio ma ricco. I tavolini, rotondi, nella parte superiore sono laccati con i colori verde acqua o lillà. Le sedie sono a forma di poltrona. Gradevole è poi il richiamo tra il parquet e il controsoffitto, entrambi in legno chiaro. Spostandosi sulla destra, il selfservice L’Orto presenta un’ampia area di circa 50 coperti. A caratterizzare lo spazio sono delle cornici che pendono dal soffitto, all’interno delle quali sono disposti un paio di stivali e un tubo di gomma. Entrambi richiamano il concetto di cura dell’orto. Sulla sinistra rispetto all’ingresso si posiziona il market. È molto piccolo, secondo la dirigenza a causa della posizione del punto vendita, molto vicino alla città. Accanto ai prodotti alimentari più classici da area di sosta c’è un corner della Bottega dei Sapori, altro marchio di Airest. Presenta una selezione di paste artigianali e vini. Non sono presenti per ora cibi lombardi, spiega Bussi, perché si privilegia il locale solo in alcune regioni che hanno una gamma di prodotti tipici molto attrattiva. È tuttavia in corso un processo di selezione di fornitori che porterà a offrire specialità del posto anche nelle regioni che ora ne sono sprovviste. Molto interessante, in un angolo del market, è la presenza di un Punto Blu, realizzato
RISTOP Novate Nord - Novate Milanese (MI)
STRUTTURA
A un piano, dimensioni medie, ampie vetrate, insegna estesa a colori verde e arancio.
MARKET
Galleria di dimensioni ristrette, luminosità in parte naturale, segnalato ri merceologici chiari, sebbene in parte coperti dai prodotti, buona comunicazione nel punto vendita, assenza di scale e ascensori.
DESIGN
Arredamento con tavoli, presenza di posti a sedere nel bar, impatto estetico positivo. Elementi caratterizzanti sono la qualità dei materiali e il concept dedicato del bar, ispirato a quelli di Culto e BriccoCaffé.
PARCHEGGIO
Circa 45 posti, con possibilità di espansione. In parte davanti alla vetrina del bar e del self service.
OFFERTA COMMERCIALE
Nel market prodotti alimentari tipici ma non del posto. L'offerta food comprende bar e pizza con format Ristop e ristorante self-service con format L'Orto. Non ci sono macchine per il vending.
SERVIZI
Presente un Telepass Point presidiato da un operatore. Assenti aree gioco per bambini, bancomat e servizi come dog-sit, nursey o aree per camper.
VARIE
Buona qualità dei bagni, che presentano un design innovativo incentrato sul colore rosso. Buona pulizia. Impianto di aerazione presente. Diffusa musica della radio della catena (servizio sperimentale). Accessibilità facile. Telecamere presenti e visibili, non invadenti. Adiacente un market oil e dall'altra parte della carreggiata un Punto Blu Aspi.
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in partnership con Autostrade per l’Italia, nel quale si può sottoscrivere l’abbonamento al Telepass. Degni di nota sono poi i servizi igienici: domina il colore rosso, sia sulle mattonelle sul pavimento e sul muro, sia sulle porte e sugli altri pannelli verticali. Spezzano la continuità la vasca che nera squadrata dei lavabo (uniti) e le sagome bianche a grandezza naturale che indicano il bagno per uomini, donne e portatori di handicap. Sono anche presenti una doccia e un’area con il fasciatoio per i bambini. All’interno del punto vendita si può ascoltare la radio di Ristop, fornita dalla società Pillow Service e in fase di test. Si basa su musica easy-listening intervallata a messaggi promozionali relativi ai menu. Potrebbe essere estesa a tutti i marchi del gruppo. Nonostante sia recente, l’area di Novate non presenta servizi aggiuntivi innovativi quali uno spazio pensato per i bambini, il servizio di dog-sitting, oppure un servizio di copertura wifi o di internet point, né un’area dedicata ai camperisti. Le motivazioni, spiega Bussi, vanno cercate nelle dimensioni limitate e nella vicinanza alla città. In altre aree di sosta sono stati approntati tali servizi: a Val di Sona, sull’autostrada BresciaPadova (tratto della A4) i servizi per i camper, mentre nelle ultime gare sono stati proposti lo spazio per i caschi e un punto internet. L’accessibilità è buona (la struttura è su un piano e non ci sono barriere architettoniche), anche se al momento della visita il varco di accesso per disabili era ostruito da un cartellone pubblicitario. Il parcheggio esterno è abbastanza limitato (circa 45 posti), sempre a causa del particolare posizionamento “cittadino” dell’area, anche se gli stalli potrebbero aumentare visto che è inutilizzata un’area in cui sarebbe dovuto sorgere un hotel UnaWay. L’offerta food presenta una serie di promozioni per i punti vendita sulla rete Autostrade per l’Italia, come i menu colazione, pranzo e panino. Caratteristica controcorrente del self service è l’offerta di vino. In questo periodo, in particolare, è posta in promozione l’abbinata tagliata-vino Amarone (19,90 euro). L’azienda punta su questo tipo di prodotto, sostenendo che un bicchiere di vino all’interno di un pasto non fa superare i limiti alcolemici per i guidatori. Tra i prodotti venduti dal bar, il più venduto risulta il panino Vip: è il più caro (4,30 euro) ma è stata premiata la qualità degli ingredienti, che sono solo il prosciutto di Parma e la mozzarella di bufala. •
dossier aeroporti
È INIZIATO È IL FUTURO
un susseguirsi di titoli con la parola record la rassegna stampa degli ultimi mesi che riguarda l’aeroporto Marconi di Bologna. Dopo che lo scalo è divenuto una base di Ryanair – strappando i voli della compagnia al vicino aeroporto di Forlì – i passeggeri hanno avuto una prevista ma comunque sostenuta crescita. Dai 4,22 milioni della fine del 2008, si è arrivati ai 4,77 al 31 dicembre 2009, con un aumento del 13,3% conseguito nonostante la prima parte dell’anno fosse stata negativa (-5,6% da gennaio a marzo). Tutto previsto, comun-
que, e frutto di una ponderata decisione che avrà nel prossimo futuro conseguenze sulla struttura dell’aeroporto, sulla sua operatività e naturalmente sulle attività commerciali. Retail and food è andata al Marconi a scoprire quali saranno ed è in grado di anticipare le principali novità.
Restyling entro il 2012 Per fare fronte a un incremento di passeggeri che nel 2013 li porterà, nelle previsioni, a 5,6 milioni, nel 2017 a 6,2 e nel 2020 a 6,8 milioni, è pronta a partire una profonda operazione di rinnovo del terminal. Sarà cambiata la disposizione degli
ENTRO IL 2012 CI SARÀ UN RESTYLING DELL’AEROSTAZIONE BOLOGNESE, CHE RIDISEGNERÀ I FLUSSI DEI PASSEGGERI E DOVRÀ FRONTEGGIARE UNA CRESCITA DI VIAGGIATORI SIGNIFICATIVA, GIÀ AVVIATA DOPO L’ARRIVO DI RYANAIR. LA NUOVA SFIDA PER L’AEROPORTO SARÀ ORA ARMONIZZARE I BRAND DI ALTA GAMMA ESISTENTI CON IL PROFILO DEI NUOVI PASSEGGERI LOW COST
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spazi e ci sarà un ampliamento, seppure limitato, dell’aerostazione dal lato della pista. L’obiettivo, spiega il direttore business non aviation dello scalo, Stefano Gardini, che negli uffici dell’aeroporto ci ha mostrato la nuova mappa della stazione, è triplice: aumentare la capacità in modo che il terminal possa «fronteggiare l’aumento del traffico almeno per i prossimi sette otto anni, migliorare l’operatività attraverso la ridefinizione dei flussi dei passeggeri e della segnaletica; ridisegnare la parte commerciale». Stretti i tempi: «fine 2012 – dice Gardini -, forse inizio 2013». Il concept è stato realizzato con la parte-
I PASSEGGERI DI BOLOGNA (2000-2009) Anno
Passeggeri aviazione generale
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
3.517.974 3.440.051 3.414.475 3.562.010 2.908.271 3.690.953 3.992.193 4.354.369 4.216.766 4.774.697
LA COMPOSIZIONE DEI RICAVI NON AVIO 4,2%
Variaz. anno precedente 6,1 -2,2 -0,7 4,3 -18,4 26,9 8,2 9,1 -3,2 13,2 fonte: Assaeroporti
3,9% 45,0%
11,3%
22,5% 7,3%
5,9%
cipazione di Portland Design World. Vediamo i dettagli. Innanzitutto, tutti i banchi per il check-in saranno riuniti in un’unica zona al piano terra, mentre oggi sono collocati in tre diverse postazioni sui due piani dell’aerostazione. Saranno situati in un’area dove oggi sono presenti già alcuni banchi (Ryanair) e che dispone di spazio sufficiente per accogliere tutti le postazioni per il check-in. La seconda novità sarà la concentrazione degli arrivi in un’unica fonte, nei pressi della quale sarà rag-
fonte: dati Aeroporto di Bologna (anno 2009)
gruppata l’offerta commerciale destinata agli arrivi. Terzo punto è la creazione di una main entrance, sempre al piano terra, che avrà l’obiettivo di mettere il passeggero nelle condizioni di entrare psicologicamente in vacanza, rappresentando quindi la prima tappa dell’esperienza di viaggio. «Con la main entrance si avrà la percezione di entrare in una grande piazza di paese, si potranno riprendere i toni dell’architettura bolognese, ci deve essere un riferimento a quello che è sentito come locale» spiega Gardini. L’area non vedrà tanto negozi quanto servizi: punti food, una banca, gli autonoleggiatori, una grande libreria e una biglietteria aeroportuale. Anche al primo piano cambierà molto: la parte airside, oggi un corridoio stretto e curvo, si allargherà sensibilmente, mentre si ridurrà quella landside, andando a incrementare l’attuale galleria commerciale. Ci sarà anche la realizzazione di alcuni spazi aggiuntivi rispetto al perimetro attuale, grazie a un ingrandimento dalla parte della pista. Infine si creerà un lungo walk through, una camminata di 7-800 metri, «secondo un modello di sviluppo aeroportuale – aggiunge Gardini – che consente un’osmosi tra le aree operative e quelle commerciali. Il passeggero potrà accedere ai gate attraversando gallerie commerciali dove intendiamo accrescere di molto l’offerta tradizionale». Il walk through sarà composto di due parti, una nella zona Schengen e una in quella extra Schengen. Il modello preso a riferimento è quello sviluppato negli scali di Manchester, Copenaghen e Londra Heathrow. La decisione di propendere per questa formula nasce da una considerazione sul comportamento attuale del viaggiatore: oggi i vettori, spiegano i responsabili del Marconi, cercano di accorciare i tempi process e questo non incide positivamente sullo stato d’animo del passeggero. «Bisogna
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dossier aeroporti Watch Studio, la parafarmacia BioEra, il Vodafone Store, il punto vendita Piquadro, il wine bar e la gelateria gestita da Free Fly (Ligabue), il negozio Fashion Gate e l’edicola Titoli. Sullo stesso piano, l’area airside ospita due caffetterie Segafredo, i negozi di Conte of Florence, Mandarina Duck, Furla, La Perla, Ingram, la cioccolateria Venchi e il duty Free Fly shops. Nell’area extra-Schengen è presente
quindi lavorare su ogni secondo che il passeggero ha a disposizione prima che prenda il volo e favorire il suo stato d’animo. Dal punto di vista del layout il modello che funziona meglio con queste logiche è il walk through». Il progettista è One Works, che dovrà porre molta attenzione allo sviluppo dei camminamenti, coniugando le necessità commerciali a quelle dei viaggiatori. La nuova struttura, entro il 2013, sarà inoltre collegata alla città con un nuovo sistema di trasporti su monorotaia (forse a guida automatizzata), il “people mover”, che porterà dallo scalo alla stazione ferroviaria (5,1 km) in circa 7 minuti, sostituendo l’attuale bus dedicato. Ad aggiudicarsi la gara per la realizzazione è stato nel maggio 2009 il Ccc, Consorzio Cooperative Costruzioni. L’investimento complessivo per la realizzazione del people mover è di 95 milioni di euro.
Duty free in proprio? Un’altra novità che è all’orizzonte non riguarda la struttura ma la gestione delle aree duty free. Attualmente sono gestite dal gruppo Ligabue, con soddisfazione reciproca, specifica Gardini. Ma in futu-
ro non è escluso che si passi a gestire direttamente le parti commerciali. A due condizioni: «la prima – continua il dirigente - è che la merceologia venga concentrata unicamente nel duty free. La seconda è che gli aeroporti riescano a integrarsi in alcune logiche commerciali, perché per fare una gestione diretta di un business profittevole bisogna avere le economia di scala». In pratica, alcuni aeroporti, «almeno cinque», potrebbero muoversi assieme secondo una logica di centrale di acquisto. Gli scali dovrebbero avere taglia analoga, dai quattro ai sei milioni di passeggeri.
beverage, quasi tutte però appartenenti al gruppo Autogrill, tranne due bar di Segafredo e uno gestito da linee aeroportuali Sole. La parte più sviluppata attualmente è la galleria del primo piano, area landside. Sono presenti il Ducati Shop e il Ferrari Store, il negozio di orologi
Il presente: marchi in vetrina Al di là del duty free proseguirà invece la logica di dare grande visibilità ai brand. È questa l’impostazione seguita dal Marconi negli ultimi anni. Oggi, oltre al duty free, sono presenti 17 marchi di retail: otto del settore fashion, due relativi al mondo dei motori e altri otto classificati come general store. La maggior parte delle insegne presenti appartengono all’area dell’EmiliaRomagna e della Toscana. Si aggiungono poi otto insegne del food and
L'ANDAMENTO DEI RICAVI (dati in migliaia di euro)
2008 ricavi aeronautici ricavi non aeronautici altri ricavi e proventi Totale
31.831 21.792 2.670 56.293
fonte: elaborazione r&f sul bilancio 2008 Aeroporto di Bologna
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% su tot. ricavi
2007
% su tot. ricavi
var. ass. 08/07
var. % 08/07
56,5% 38,7% 4,7% 100%
32.556 20.850 2.415 55.821
58,3% 37,4% 4,3% 100%
-725 942 255 473
-2% 5% 11% 1%
Stefano Gardini
un secondo duty free e uno snack bar Autogrill-Time Café. Il piano terra ospita invece una libreria Mondadori, un’edicola Titoli, la gastronomia locale “Vecchia Malga Aeroporto” e tre snack bar Autogrill, di cui uno, Time Café, aperto 24 ore. Al secondo piano c’è un ristorante Ciao, uno Spizzico e un A Café Autogrill. La strategia di puntare sui marchi si è originata circa sei/sette anni fa, basata sull’analisi dei passeggeri, che allora per il oltre il 50% erano business. Lo scalo, racconta Stefano Gardini, che era composto da un Sali e Tabacchi, un bar e un negozio retail, «è riuscito a essere l’aeroporto test per molti brand che negli aeroporti non c’erano mai stati, o erano andati solo con formule di semi-franchising o con shop in shop. Questa logica ha favorito l’ingresso di grandissimi marchi come Ferrari, che ha visto nell’aeroporto un luogo dove le eccellenze del territorio potessero convivere».
Food, Autogrill dopo Aviogrill Agli inizi degli anni 2000 il business model era duplice. Da una parte c’era il rapporto subconcessionario con le insegne, dall’altra c’era un accordo societario con Autogrill, che portò alla nascita della società Aviogrill, partecipata al 49% dal-
l’aeroporto, con cui condividere costi, ricavi e utili societari. «Era un modello che ha funzionato bene per il precedente tipo di sviluppo del traffico aeroportuale bolognese – continua Gardini - ma poi il mondo è cambiato: il traffico a livello mondiale è diventato più flat, sono emersi nuovi competitor. L’aeroporto ha quindi deciso che per lo sviluppo del business era necessario passare dalla forma di boutique a quella di aeroporto intercontinentale». È stato quindi fatto l’accordo con Ryanair, dopo una lunga negoziazione, che ha portato a un incremento di traffico e che ha avuto un impatto sia sul piano delle operation sia sulle logiche commerciali-retail. «A quel
punto la joint-venture con Autogrill non aveva più senso, sarebbe andato meglio un accordo più legato alle performance sulla parte alta del bilancio. Abbiamo rimesso in discussione tutto quanto, dopo mesi di negoziazione siamo arrivati a un accordo molto importante che premia le performance di traffico dell’aeroporto. Oggi lo scalo gode della crescita di fatturato legata al food and beverage, dovuta alla scelta strategica precedente di diventare una base Ryanair». Al di là del fatto che l’aeroporto è effettivamente uscito da Aviogrill, il riserbo è massimo sulla natura degli accordi con la società di ristorazione. Si tratta di un rapporto con fisso e royalties che ha una durata di medio termine, presumibilmente tra i 5 e i 10 anni, verificabile periodicamente.
Lounge, trasporti e parcheggi Nel complesso i ricavi non avio sono in crescita: nel 2008 sono stati pari a 21,79 milioni di euro (+5% rispetto al 2007). Il peso di questi ricavi sul totale è stato nel 2009 del 40%, mentre l’anno prima era del 39% e nel 2007 del 37% (si veda la tabella in pagina per la composizione dei ricavi non avio). La parte più consistente degli introiti, superiore al retail, è stata quella dei parcheggi. Nel 2008 sono stati incassati 10,51 milioni di euro (+2% sul 2007). Pur avendo registrato nel 2008 una flessione del traffico aero, le nuove aree Express avrebbero dovuto portare un aumento del numero di autovetture in entrata. Il marcato riscontro è in parte da imputare alla sottrazione di quote di mercato sulla medio-lunga sosta da parte di parcheggi concorrenti. Seguono i ricavi da Real Estate/Operational offices, incrementati nel 2008 del 14,8%, grazie ai ricavi derivanti dalla subconcessione del nuovo magazzino cargo Dhl ed altre operazioni sul cargo. Secondo quanto prevede il bilancio 2008
della società, queste attività hanno ancora degli spazi di crescita. Negativo è stato invece nel 2008 l’andamento della biglietteria aeroportuale (-19%), così come quest’anno appaiono in sofferenza, in linea con il mercato di riferimento, le attività di car rental. Discorso a parte meritano le attività di advertising e la business lounge. La pubblicità, cresciuta nel 2008 dell’8,4% rispetto al 2007, ha visto la graduale introduzione di un nuovo modello di business rappresentato dalla gestione diretta del canale pubblicitario. La Marconi Business Lounge è piuttosto ampia e contiene anche alcune sale riunioni e un’area meeting da 50 o 100 posti (a seconda che sia presente o meno una parte mobile). L’andamento nel 2008 è stato positivo: i ricavi sono aumentati del 18,1% e i passeggeri dell’8,6 per cento. La perdita di ricavi derivante dal calo di Alitalia e dallo spostamento dei passeggeri di Aviazione generale è stata compensata dalle buone performance dei vettori, in particolare dall’aumento del 40% degli ingressi passeggeri Lufthansa grazie all’estensione del servizio da parte del vettore anche ai propri passeggeri di Club Class. Una particolarità di questa business lounge è rappresentata dalla possibilità di entrarvi anche senza un biglietto di business class, pagando un ticket di 21 euro. Il ricorso a questa modalità, adottata da passeggeri per affari che hanno utilizzato biglietti economy o anche di Ryanair, è aumentata del 20% rispetto al 2008.
Conclusioni Fatti salvi i buoni risultati di traffico dell’anno 2009, critico per molti competitor, e lo stato avanzato dei progetti allo studio, l’aeroporto si trova oggi ad affrontare alcune sfide significative: innanzitutto sarà interessante capire come avverrà l’integrazione tra i marchi presenti, in particolare nell’airside, e quelli che verranno coinvolti per assecondare il nuovo tipo di utenza, sempre meno business. Le proposte, infatti, sembrano in prevalenza destinate a un target medio-alto. In secondo luogo la concorrenza sul settore food appare ancora limitata, in confronto a scali di analoghe dimensioni, a causa della presenza quasi egemone dei punti vendita del gruppo Autogrill. Si tratta comunque di sfide riferite a un piano di sviluppo, che se realizzato correttamente avrà effetti molto positivi per i passeggeri e per i conti dell’aeroporto. F. P. e A. A.
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analisi mercato SE TUTTI VANNO MALE, C’È CHI VA PEGGIO: LE GIOIELLERIE. MA SE IN CITTÀ E NEL COMPARTO TRAVEL LA DISCESA ARRIVA AL 20%¸ I CENTRI COMMERCIALI HANNO LIMITATO LE PERDITE. MERITO DI NEGOZI SENZA BARRIERE PSICOLOGICHE CHE RIESCONO A INTERCETTARE GLI ACQUISTI D’IMPULSO DI PRODOTTI DI FASCIA MEDIO-BASSA
N
essuno quest’anno tra i gioiellieri può sorridere. Ma c’è chi può vantare una mezza vittoria. Quella di chi vede i concorrenti affondare e si ritrova con qualche graffio. In breve, chi ha puntato sui centri commerciali e ha adeguato il proprio layout e i propri prodotti alle esigenze di quel canale. La situazione a livello generale, in tutti i casi, è sconfortante. La foto-
periodo del 2008. L’Italia non si è discostata molto: secondo l’associazione delle Camere di commercio per lo sviluppo dell’oreficeria e dell’argenteria, Assicor, la produzione nei primi nove mesi dell’anno scorso ha avuto un calo del 17%, mentre secondo l’Istat il fatturato ha subito una diminuzione del 25 per cento. L’export di gioielleria e oreficeria Made in Italy è sulla stessa lunghez-
Premiato il low cost A guardare l’andamento dei canali si scopre, però, che l’annata ha visto andamenti diversi nei differenti contesti di vendita. A soffrire di più, con cali tra il 30 e il 40%, racconta Matteo Borsetto, amministratore unico della catena Orofino, presente solo negli shopping center, sono state le gioiellerie nei centri citta-
Come raccontano Borsetto e altri manager delle catene che hanno puntato su questo canale, mentre in un negozio in città per motivi di sicurezza le porte sono chiuse e bisogna suonare il campanello per entrare, in uno shopping center la presenza di un sistema di sorveglianza interno permette di lasciare le porte aperte. Spesso, inoltre, in una gioielleria tradizionale i prezzi sono indicati poco chiaramente ed è necessario chiedere lumi ai gestori. In un centro commerciale, invece, solitamen-
GIOIELLI, NEI MALL VA DI LUSSO grafano i dati diffusi in occasione della fiera Vicenza Oro: quelli del World Gold Council/Gfms riferiti al terzo trimestre 2009 indicano una flessione delle vendite finali nel mondo del 18% rispetto allo stesso
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za d’onda: -21,9% da gennaio a ottobre e previsioni del -20% su tutto l’anno. Anche nel 2010 non ci si attende un miglioramento, mentre la ripresa è attesa, in questo settore come in altri, per il 2011.
dini. Nei centri commerciali, invece, l’emorragia si è fermata tra l’8 e il 10 per cento. Perché? La causa, probabilmente, si deve al maggior successo relativamente all’acquisto di impulso.
te i cartellini sono ben esposti. Le barriere psicologiche, quindi, vengono abbassate e si creano le condizioni perché si comprino degli oggetti senza una premeditazione. Perché questo sia possibile, tuttavia, è necessario che i prodotti siano pensati per un pubblico dalla disponibilità di spesa tendenzialmente medio-bassa e abbastanza frettoloso.
I protagonisti Se si sommano i negozi di oreficeria e di bigiotteria, la presenza nei centri commerciali, anche per questi vantaggi, è massiccia. Basti pensare, come esempio, al centro commerciale La Romanina da poco re-inaugurato (si veda il servizio a pagina 24), dove figurano otto punti vendita di questa categoria: Stroili Oro e Madi Gioielli per l’oreficeria, Senza Tempo per l’orologeria e Blue Spirit, Swarovski, Bijou Brigitte, Clichè e Stella Z per la bigiotteria. Secondo quanto riportato nel bilancio del gruppo Morellato & Sector, le catene e i punti vendita localizzati presso gli shopping center italiani hanno un fatturato «quantificabile nel 2008 in 730 milioni di euro, in crescita del 5,2% rispetto ai due anni precedenti. Ci sono inoltre ulteriori opportunità di sviluppo considerato che è attesa una crescita dell’1% nel prossimo biennio» (quindi 2009 e 2010). Alcuni di questi marchi sono i dominatori dei centri commerciali:
come mostra la tabella 3, la presenza più capillare è quella di Stroili Oro, che può contare su 210 presenze negli shopping center. Dello stesso gruppo sono le catene Exx e Franco Gioielli, le quali, come si sottolinea nel bilancio consolidato, permettono di coprire, oltre ai consumi più tradizionali, anche quelli più “aggiornati, trendy e giovani”. Rispetto a un’analisi effettuata su queste colonne nel gennaio 2008, tuttavia, le due insegne minori
A Pechino diamanti da record Il più grande negozio di diamanti al mondo è stato inaugurato all’inizio di gennaio a Pechino. Il Make & Lumer Shopping Plaza si sviluppa su una superficie totale di 10mila metri quadrati ed è ospitato nel centro commerciale “Solana”. L’intera area è dedicata all’esposizione di diamanti di diverse categorie, con una gamma di prodotti 20 volte maggiore rispetto ai negozi tradizionali della capitale cinese. Il centro include anche dei servizi per chi vuole rivendere i propri diamanti. L’inaugurazione di questo tipo di negozio non avviene senza ragioni: nel 2009 la Cina è stato l’unico Paese al mondo in cui si è registrata una crescita del consumo di diamanti, di ben il 15% rispetto all’anno precedente.
hanno visto quasi dimezzata la propria diffusione: Franco Gioielli da 82 a 43 presenze, Exx da 74 a 43. Al contempo sono cresciuti i negozi a marchio Stroili Oro, da 141 agli attuali 210. Il gruppo, che nel 2008 ha aperto 15 punti
l’ad di Stroili Oro Group, Maurizio Merenda, «è prematuro in questo momento dare dati consolidati di fatturato; posso però confermare una chiusura del 2009 molto positiva rispetto agli obiettivi e all'anno precedente». Quanto a capillarità seguono i negozi di Blue Spirit, acquistati nel 2006 dal gruppo Morellato. Si tratta di 117 punti vendita nei centri commerciali contro i 111 del 2008. Se si contano i 101 in centro città
(più i 10 a marchio Morellato) e quello nella stazione Termini di Roma, risulta essere l’insegna più diffusa. Per il gruppo il 2008 si è chiuso con un utile di 4,8 milioni di euro, in discesa rispetto agli oltre 27 del 2007 soprattutto per l’incremento degli oneri finanziari seguito all’acquisizione della Dip spa (Diffusione italiana preziosi). Il fatturato è calato del 9,8%, a quota 220 milioni di euro (dei quali circa 46 riferiti alla catena Blue Spirit), anche a causa di un diverso tipo di contratto con i fornitori.
La Lombardia regina degli shopping center Tra gli altri protagonisti del comparto gioielli nei centri commerciali ci sono Follie d’Oro (49 punti vendita, esclusi i corner, nel canale), Orofino (48), Athmosfera (29), Il Vendoro (19), Gioielli di Valenza (9), Gfd e Redoro (6 ciascuno prima uniti in una catena chiamata L’Orefice). Ulteriori operatori sono Gold Gallery e Il Punto d’oro. Tra la bigiotteria, i nomi più ricorrenti sono
vendita e ne ha chiusi 12, ne avrebbe dovuti inaugurare 32, ma ha preferito puntare sulle ristrutturazioni, 15 durante l’anno. Nel 2009 invece ci sono stati dieci tagli di nastro e otto serrande abbassate, con un saldo positivo di due negozi. I risultati economici sono solo in parte positivi: il fatturato consolidato è stato nel 2008 di 162 milioni di euro (+9% rispetto al 2007), dando seguito a una crescita molto sostenuta che perdura dal 2004 e raggiungendo la quota del 20% di tutte le vendite di oreficeria nei centri commerciali. È però stata registrata una perdita netta di 7,5 milioni di euro. Le cause sono in parte comuni ad altri operatori, come l’aumento delle quotazioni dell’oro. In parte sono tuttavia specifiche e legate all’indeducibilità degli oneri finanziari per le aziende in cui l’indebitamento supera il 30% del Mol (per il gruppo i debiti sono ormai a quota 175 milioni), che si è tradotta in aumento delle imposte di oltre 3,7 milioni di euro. Per il 2009, spiega
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analisi mercato quelli di Accessorize, Colours and Beauty e Almaplena mentre nell’orologeria l’insegna che vanta i più Catena Numero numerosi punti vendita è Swatch. più diffusa negozi catena Retail and food ha potuto anche Stroili Oro 54 effettuare un’analisi sul radicamento Stroili Oro 28 territoriale delle diverse insegne, Stroili Oro 26 partendo dalla raccolta di dati sui siti Orofino 16 internet delle diverse società. A livelStroili Oro 18 lo generale, il primato (prevedibile) Follie d'Oro 12 Follie d'Oro 12 di gioielli e bijoux negli shopping Stroili Oro 9 center va alla Lombardia (26%, 193 Follie d'Oro 7 negozi), seguita da Piemonte (82), Stroili Oro 7 Lazio (81), Veneto (63) ed EmiliaBlue Spirit 5 Romagna (58). Segue con 37 la Stroili d'Oro Puglia, che anche in questo caso priBlue Spirit 8 meggia tra le regioni meridionali. Stroili Oro 6 Stroili Oro 6 Tra i diversi operatori, Stroili Oro Stroili Oro 5 ha una diffusione che ricalca quasi Follie d'Oro 4 perfettamente la media nazionale, Orofino 2 così come Blue Spirit, della quale Stroli Oro 2 colpisce tuttavia la limitata estensioBlue Spirit 1 ne nella regione della capogruppo Follie d'Oro Morellato, il Veneto (solo 4 negozi). 0 Altre catene si concentrano in determinate regioni. Il Vendoro, per esempio, tab. 2 ha tutti i 19 propri shop in Marchi Lombardia; Gio Oro Orofino si Watch & See concentra sul Bliss, Damiani Veneto, dove Goldmania.it ha un terzo Antica Murrina Venezia, Giuliana Giannotti dei punti venFree Shop 3, Free Shop Frontiera, Gioielli & co., Swatch (orologi anche in altri 16 negozi di abbigliamento) dita, mentre i Morini Jewels, Swatch restanti sono Bijou Brigitte, Oro Outlet distribuiti in Morellato modo abbaDon Gil, Modus Beauty Store stanza unifor-
LA DISTRIBUZIONE REGIONALE NEI CENTRI COMMERCIALI Numero negozi
quota %
193 82 81 63 58 37 36 31 24 23
26% 11% 11% 9% 8% 5% 5% 4% 3% 3%
Toscana
23
3%
Sardegna Sicilia Liguria Calabria Molise Trentino-Alto Adige Umbria
21 21 16 11 9 4 4
3% 3% 2% 1% 1% 1% 1%
2
0%
0 739
0% 100%
Lombardia Piemonte Lazio Veneto Emilia-Romagna Puglia Abruzzo Friuli-Venezia Giulia Marche Campania
Basilicata Valle d'Aosta TOTALE Fonte: elaborazione retail&food
LA PRESENZA NEI PRINCIPALI OUTLET
Foc FRANCIACORTA OUTLET VILLAGE FIDENZA VILLAGE MCARTHUR GLEN DESIGNER OUTLETS SERRAVALLE FASHION DISTRICT MANTOVA FASHION DISTRICT VALMONTONE FOX TOWN VALDICHIANA OUTLET VILLAGE SARDINIA OUTLET VILLAGE PALMANOVA OUTLET VILLAGE DESIGNER OUTLET BRENNERO Fonte: elaborazione retail&food
tab. 1
me sul territorio nazionale. Per presenza al Centro-Sud si differenzia invece Follie d’Oro, che ha la metà dei propri punti vendita tra Puglia e Abruzzo (12 in ciascuna). La Campania, insieme con il Veneto, è invece il territorio di eccellenza per Almaplena (3 store per ognuna). Se lo sguardo si sposta poi agli outlet, si scopre che i gioielli e gli orologi non abbondano in questo canale, in confronto ad altre categorie come gli articoli per la casa. Da una rilevazione effettuata sui siti dei principali factory outlet italiani, è emerso che punti vendita di gioielli sono presenti – con una o al massimo due insegne - in dieci di essi. Il Fox Town di Mendrisio, in Svizzera, fa eccezione perché ha tre gioiellerie e orologerie più altri 16 negozi che vendono tra gli altri oggetti anche preziosi o orologi.
Negli aeroporti contano le dimensioni Se nei centri commerciali il numero di negozi di gioielli e bijoux è aumentato negli anni, decisamente più statica appare la situazione negli aeroporti. Spiega Fulvio Fassone, presidente di Atri, associazione italiana travel retail: «Non ho visto una reale evoluzione: c’è stata piuttosto una segmentazione abbastanza evidente di tipologia di prodotto, tra aeroporti grandi e piccoli. In quelli grandi, in Italia come all’estero, c’è stata una crescita di alcuni top brand, come Bulgari o Cartier, che hanno saputo adottare la loro offer-
›Chiudere in città, per aprire nei Mall intervista
Intervista a Marco Carraro, amministratore delegato di Blue Spirit È stato così brutto il 2009? L’anno è finito meglio rispetto a come era iniziato. Noi chiudiamo in sostanziale pareggio rispetto al 2008. Se poi consideriamo anche le nuove aperture, siamo sopra al 30% di aumento rispetto all’anno prima. Nel 2009 che utili vi aspettate? Il 2009 è stato un anno di ristrutturazione, che ora è stata completata (dopo l’acquisizione della Dip spa, ndr), ma che ha portato sicuramente a un aggravio di costi. Diciamo che abbiamo sfruttato la crisi per portare avanti una ristrutturazione che era indispensabile. Dove si sono concetrate le chiusure e le aperture? Ci sono state più chiusure in città, mentre le aperture sono state tutti nei centri commerciali. Che dati hanno avuto i due canali? Nel centro città abbiamo fatto il -6/7 per cento circa. Nel centro commerciale abbiamo una crescita che va intorno al 3-4% e che compensa l’andamento del centro città. Che caratteristiche hanno i centri commerciali dove avete aperto? Le nuove aperture nel 2009 sono state fatte in centri commerciali esistenti, già performanti. Questa è la sfida dei prossimi anni.
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Troppo alti i costi nei nuovi centri? È vero che i centri commerciali nei prossimi anni avranno difficoltà, ma non certo per i costi crescenti, anzi. Oggi si apre un negozio in un centro nuovo con costi di affitto che sono la metà rispetto a quelli di un anno fa. La vera sfida con le nuove strutture è capire se il bacino è ancora vergine o è saturo. Sono realistici abbassamenti degli affitti al mq da 1000 a 500 euro all’anno? Sì. A 1.000 euro si arrivava nei centri commerciali doc, ma la proporzione direi che è realistica. Dove vi concentrete nel 2010? Stiamo aprendo a breve nella zona di Palermo. Dovrebbero essere inaugurati un Auchan nel primo semestre e un Ipercoop nel secondo. Poi continuiamo ad aprire valutando la qualità con molta più attenzione di prima. La sfida secondo me si gioca sulle ricommercializzazioni dei centri esistenti che già funzionano. Quali prodotti sono andati meglio? Quest’anno c’è stato un calo dell’oreficeria, anche perché l’oro ha raggiunto quotazioni importanti, e c’è stata invece una ripresa dell’artgento e della gioielleria oro e diamanti. Noi abbiamo avuto un prezzo medio venduto più alto del 20% rispetto al 2008, segno che la tendenza è a spostare alcuni acquisti di fascia un po’ più alta anche nei centri commerciali.
LA PRESENZA DEI NEGOZI GIOIELLI, BIJOUX E OROLOGI Marchio
ta alle caratteristiche degli aeroporti. Negli scali piccoli, invece, ci sono stati vari esperimenti di marchi italiani e ancor di più di negozi multimarca, spesso abbinati all’orologeria». Nessun dubbio di quale sia stata la scelta più premiante: «Non ho visto un gran successo per i multimarca, mentre negli ultimi 24 mesi il format che ha retto meglio è stato quello dei top brand». Per questo motivo, per chi vuole aprire un negozio despecializzato in un aeroporto medio-piccolo il consiglio è di valutare attentamente la posizione nello scalo, il flusso dei viaggiatori, il loro tempo di permanenza e il loro profilo (per esempio se low cost o meno). Va poi tenuto conto il dato congiunturale, che ha visto le vendi-
Blue Spirit Stroili Oro Swatch Colours & Beauty Accessorize Follie d'Oro Orofino Franco Gioielli (gr. Stroili Oro) Exx (gr. Stroili Oro) Almaplena Athmosfera Bijoux Terner Il Vendoro Gioielli di Valenza Bulgari Ashua Mossa Bari Redoro Gfd Bartoccini Eurobijoux Watch studio Mossa Firenze Zoccai
Centri commerciali 117 210 33 81 25 49 48
Aeroporti 1 1 7 0 0 0 0
tab. 3
Stazioni
Città
Totale
1 0 1 5 1 0 0
101 6 71 19 29 0 0
220 216 112 105 55 49 48
Tipologia gioielleria gioielleria orologi bigiotteria/accessori bigiotteria/accessori gioielleria gioielleria
43
0
0
0
43
gioielleria
43 12 29 0 19 9 1 4 0 6 6 1 3 0 0 0
0 0 0 2 0 0 4 0 1 0 0 0 0 3 1 1
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 30 0 26 0 9 13 10 6 0 0 4 0 0 1 0
43 42 29 28 19 18 18 14 7 6 6 5 3 3 2 1
gioielleria moda/gioielli moda/gioielli moda/gioielli gioielleria gioielleria moda/gioielli bigiotteria/accessori gioielleria gioielleria gioielleria gioielleria bigiotteria/accessori orologi gioielleria gioielleria
Fonte: elaborazione retail&food
I gioielli Inca alla mostra di Brescia Tra i nuovi canali di vendita di gioielli ci sono anche i musei, come dimostrano gli esempi del British Museum di Londra, Louvre di Parigi, Metropolitan Museum di New York e del Pergamon Museum di Berlino. Anche nella mostra “Inca – Origini e Misteri delle civiltà dell’oro”, in programmazione nel complesso museale di Santa Giulia a Brescia fino al 27 giugno, è previsto un punto vendita ad hoc. Saranno in vendita i gioielli dell’orafo colombiano Luis Alberto Cano, l’unico al mondo autorizzato a produrre gioielli precolombiani sfruttando gli stampi originali del Museo dell’oro di Bogotà e di altri musei sudamericani. Distributore unico per l’Europa è Bijoux Riviera di Napoli, di cui è titolare l’esperta di arte precolombiana Simona Danaro. I prezzi vanno dai 40 ai 150 per manufatto. I prodotti più gettonati sono gli shamani e le piccole civette Inca.
te nel segmento travel, a livello europeo, contrarsi del 16,2% da gennaio a ottobre, contro un calo dei passeggeri inferiore, pari al 6,5%. Sono andate solo un po’ meglio le cose da settembre a ottobre, quando la discesa è stata del 12,3%, a fronte però di passeggeri diminuiti del solo 3,5 per cento. In questo canale ad avere il maggior numero di punti vendita è Swatch (7), seguito da Bulgari (4), Watch Studio (3) e Mossa (2, ciascuno in realtà appartenente a un diverso ramo della famiglia), oltre a diverse aziende presenti con corner, come Antica Murrina Veneziana e Almaplena. Grandi assenti, finora, sembrano invece le stazioni ferro-
viarie, per un duplice freno dato dagli esigui tempi di permanenza e dalla minore sicurezza dei luoghi. Tra i marchi che sembrano più interessati a presidiare il settore ci sono la catena di bijoux Colours and Beauty (5 punti vendita) e Swarovski, che a Milano Centrale nel periodo natalizio ha anche aggiunto al proprio punto vendita un chiosco temporaneo posto all’ingresso della struttura. Mentre uno dei canali da tenere d’occhio, prossimamente, è quello delle crociere, che di certo non presentano problemi di tempo e di sicurezza e dove gli operatori possono approfittare della sempre maggiore presenza di turiFabrizio Patti sti.
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Parola di Aldo Papa
ALDO PAPA, classe 1956, napoletano, è laureato in Ingegneria Elettronica. Dopo una carriera trascorsa in RCS, GSCarrefour e 3M dove ha ricoperto il ruolo di IT Director Europe tra il 1996 e il 1998, nel 2000 è approdato in Autogrill e da allora ricopre la carica di Direttore Generale.
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Aldo Papa
Siamo per la competizione in un mercato aperto, anzi apertissimo.
A
ldo Papa è una figura di riferimento per Autogrill, anche in ragione di dieci, intensi, anni di collaborazione. Ma è anche un professionista stimato dai concorrenti. Lo abbiamo incontrato poco prima della presentazione di un inedito formato fieristico, il Bistrot Milano, ricavato sotto le vele di Fuksas a Rho Pero. Ci ha raccontato della stabilità del mercato autostradale e delle novità per gli aeroporti.
Alla fine è stato un 2009 da dimenticare? Direi di no. Più che all'andamento economico generale, noi siamo legati ad alcuni aspetti specifici del mondo della mobilità e quindi le cose vanno lette confrontandole con l'andamento dei mercati di riferimento: gli aeroporti, le autostrade e tutti i momenti di movimento del nostro Paese. Quindi un quadro non proprio omogeneo? Rispetto ad altri settori abbiamo una grande fortuna, la grande stabilità del mercato italiano e in particolare di quello autostradale che non è soggetto a particolari turbolenze. In un anno straordinariamente positivo si può fare +2/+3% ma in un anno straordinariamente negativo non si può certo scendere del -10/-20%, come accade in altri settori. Il 2009 si concluderà con una contrazione contenuta del traffico, compresa tra l'1% e il 2%. Chi è andato peggio e chi meglio? Hanno patito un pochino di più gli aeroporti, in particolare quelli più esposti al traffico business. Quello passato non è stato un anno in cui abbiamo sofferto per la riduzione dei consumi delle famiglie, i momenti di traffico destinati allo svago sono andati ragionevolmente bene: si sono ridotti i fine settimane e le uscite brevi ma i momenti di traffico canonici come gli esodi estivi, i ponti primaverili o invernali ci hanno dato buone conferme. Il segmento turistico, leisure, in autostrada ha sofferto di più nel 2008 con il prezzo della benzina alle stelle. Per questo segmento, il 2009 è stato sostanzialmente positivo dall'inizio alla fine, Natale incluso. Quali novità attendono le autostrade? Se non cresce il traffico bisogna attirare più clienti con le offerte promozionali e bisogna provare strade nuove: le novità in autostrada saranno soprattutto in termini di offerte commerciali. E per chi invece è ancora disposto a spendere per avere più qualità?
Se da una parte grande attenzione è rivolta a chi soffre il momento di crisi, dall'altra occorre continuare ad allettare chi continua ad avere possibilità di spesa. Siamo da sempre convinti, e il 2009 lo ha confermato, che chi può spendere è sempre disposto a farlo per un livello di qualità superiore. L'ultima scommessa vinta è quella relativa al panino al culatello di Zibello Dop, lanciato a inizio dicembre, che ha rappresentato un salto di qualità importante. E com'è andata? Un prezzo di cinque euro a panino poteva sembrare una follia ma il risultato è stato straordinario: il panino ha avuto un successo strepitoso e in poche settimane abbiamo esaurito la nostra fornitura. Siccome non c'è abbastanza prodotto non possiamo tenerlo in assortimento stabilmente, ma stiamo lavorando con il nostro partner, Negroni, per riproporre l'iniziativa nel 2010. Altra novità è la partnership autostradale con Cigierre. La partnership non è nata per il mercato autostradale ma per il mercato dei centri commerciali e dei luoghi di svago, nei quali abbiamo una moderata presenza. In Autostrada abbiamo soltanto l'esperimento, partito a metà gennaio, in un'area di servizio importante molto vicina a Milano – San Zenone Ovest – dove storicamente si collocava un hamburger fast food (di McDonald's, ndr). Abbiamo chiesto a Cigierre di progettare qualcosa che potesse essere sulla linea dell'hamburger restaurant e della steakhouse. Cigierre ha un’alta qualità dei prodotti, e i dati dei primi giorni sono molto promettenti. Ma siamo davvero ai primi giorni... Veniamo agli aeroporti. Ripeto che in generale ha dato buoni risultati il traffico leisure mentre ha risentito della crisi il segmento business e il traffico commerciale in senso lato. Così sono andati molto bene gli aeroporti low cost, soprattutto Bergamo, ormai diventato il quarto aeroporto italiano. Bergamo, dove avete appena rinnovato? Nell'ambito della nuova aerostazione abbiamo ampliato la nostra presenza, ci sono state gare a fine 2009 per sei punti di ristoro, c'era un tetto per un numero massimo di aggiudicazioni (tre) e siamo riusciti ad aggiudicarci tre punti, ne abbiamo aperti due e il terzo aprirà a breve. Bergamo ha un aeroporto di grande successo, la nostra presenza quindi aveva bisogno di una riqualificazione e di un potenziamento, per poter cogliere appieno l'opportunità di questo
traffico importante. Ryanair punta ora su Bologna e su Verona... Oggi Ryanair, e in generale il mondo del low cost, può fare la fortuna di alcuni aeroporti. Non è affatto vero che il cliente low cost spenda meno in aeroporto: è caratterizzato da un tempo di permanenza maggiore rispetto al cliente business. E quindi è un cliente che spende, un cliente esigente, giovane, che cerca prodotti particolari e che sistema bene in alto l'asticella delle sue aspettative. Quanto vi ha stimolato la concorrenza sull'innovazione o sul rafforzamento dei vostri concetti? Lo stimolo è continuo, quello che abbiamo imparato nel corso degli anni è che il cliente non si aspetta nulla di diverso rispetto a quello che può aver in un bar o ristorante del centro città. Non possiamo pensare che ci sia concesso di fare come ci pare, soltanto perché siamo in un aeroporto. Dobbiamo anzi dare qualcosa di più, soprattutto in ambito aeroportuale. Qualche esempio? Il bar Motta a Linate, una soluzione che mantiene le caratteristiche del bar del centro città, con un elevato rapporto qualità/prezzo ed un ambiente confortevole per passare 20-30 minuti in attesa del volo. Non diverso da quanto fatto a Malpensa con Sky Lounge che ha avuto un ottimo successo tanto che l'8 gennaio abbiamo aperto lo Sky Lounge di Fiumicino, in uno dei punti vendita (ex Cisim Food) che ci siamo aggiudicati in seguito alle gare svoltesi a fine 2008. A Fiumicino peraltro abbiamo quasi completato le ristrutturazioni dei nostri locali, cercando di fare una grande operazione di immagine, di prodotto e di servizio. In cauda venenum: come vanno i rapporti con Airest? Airest ha una presenza qualificata in aeroporto, che guardiamo con grandissimo rispetto, ed una più recente presenza in Autostrada, l’ex Ristop. Con loro competiamo lealmente, in tutti i mercati dove la competizione è possibile. Il mercato italiano dei servizi per il viaggiatore è veramente aperto, certamente il più competitivo in Europa. Gran parte degli attuali operatori non erano presenti in questo mercato fino al 2002. Competere per conquistare un contratto, per poi competere per conquistare un cliente: questa è la vita in Autogrill. Andrea Aiello
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Elisabetta Manzi, brand director, Camper «E' la quarta edizione di B&B a cui partecipo, è una fiera in cui si riesce a combinare la parte commerciale con quella di brand. La grossa differenza con le altre fiere è il tipo di messaggio che viene lanciato. A B&B non ci sono le piccole catene, ma clienti che cercano novità, addetti ai lavori, giornalisti e media di ogni tipo, brand/fashion scout». Soddisfatti? «L'organizzazione ha fatto un lavoro fantastico per questa edizione invernale, l'energia è veramente positiva». Come comunica Camper? «Per noi il punto vendita rappresenta la marca quasi più della pagina di pubblicità, e la comunicazione vogliamo farla dove sono i nostri clienti nei momenti relax, di shopping, nei week end». Che presenza avete in Italia? «In Italia attualmente abbiamo nove negozi monomarca in città e tre negli outlet di Serravalle, Castel Romano, Fidenza. Mentre in aeroporto siamo presenti in Spagna ma non direttamente, se non con un piccolo negozio a Palma». Nuove aperture in Italia? «Abbiamo qualcosa in cantiere ma non si può ancora comunicare perché stiamo ancora firmando...».
Elena D'Urso, responsabile marketing, Fornari Spa Fornarina «Eravamo presenti a B&B alle prime edizioni Germania, alle prime di Barcellona ma non alle ultime. Nel momento in cui è tornato a Berlino, abbiamo visto che i brand e i clienti sarebbero tornati e lo abbiamo fatto anche noi: siamo soddisfatti, c'è una buona presenza di clienti da tutta Europa». Fornarina ha una presenza capillare di punti vendita... «In Italia abbiamo un centinaio di punti vendita monomarca, nelle principali città italiane e anche nei centri commerciali, dove si concentra il pubblico giovane, quello più interessante per Fornarina. Scegliamo i centri più belli e nuovi, adeguati al nostro marchio». Ma non in aeroporti o stazioni? «Per il momento non abbiamo preso in considerazione il canale travel, ma siamo nei principali department store, a livello internazionale, tramite nostri corner».
Gianluca Schivalocchi, Manifattura Mario Colombo, brand manager Lacoste Italia «E' la prima volta che Lacoste viene a Bread&Butter, siamo qui con uno stand internazionale e presentiamo una nuova linea, giovane, con capi fittati». Le prime impressioni? «Se devo essere sincero, per quanto ci riguarda abbiamo avuto un bell'impatto, in generale mi sarei aspettato qualcosa di più spinto e frizzante, come pare siano state le edizioni di Barcellona». La vostra presenza in Italia? «In Italia abbiamo circa sessanta boutique monomarca di cui dieci di proprietà e le restanti in franchising, le location sono quelle dei best brands, soprattutto i centri storici. Inoltre abbiamo 150 corner a partire dai key account come Rinascente, Coin, Sorelle Ramonda». E nel canale travel? «In aeroporto in Italia siamo a zero: parecchie offerte per entrare ma senza rilevare mai il margine operativo per farlo. La casa madre, di cui siamo soci in joint venture, ha però in mente il progetto di forti sviluppi negli aeroporti italiani... qualcosa faremo sicuramente».
Dino Pace, Italy country manager, Diesel «Essere a qui a Bread&Butter per noi è di importanza strategica, in una città cosmopolita come Berlino e in questa location straordinaria. Il nostro è un mondo giovane, attento ai fermenti culturali, alle innovazioni: un bacino a cui ci ispiriamo e a cui ci rivolgiamo. Questa edizione, a cui dà un contributo anche la presenza di Diesel, è ancora più particolare e affascinante». Diesel ha annunciato tante novità... «E' un periodo di forte cambiamenti per la nostra azienda, siamo qui per comunicarlo direttamente al trade e, tramite il trade, ai consumatori. Siamo passati da una direzione creativa, a una direzione artistica, affidata a Bruno Collin, e stiamo lanciando una nuova campagna di comunicazione, che non parla più di collezioni ma è una campagna di brand, incentrata sul concetto di “Be stupid”. Esaltare la stupidità, esaltando la creatività che sta dietro la stupidità, invogliando a mettersi in gioco, fare errori, provare... Crediamo molto a questo messaggio, estremamente dirompente». Come gestite i punti vendita in Italia? «In Italia abbiamo retail diretto con store monomarca, esclusivamente nei centri città e in quattro outlet. Mentre a fine marzo apriremo il primo store in un mall, all'Orio Center di Bergamo con uno spazio di 350 mq». In aeroporto? «Abbiamo aperto uno store a gestione diretta a Venezia, di cui siamo soddisfatti, mentre da Malpensa siamo usciti. L'unico aeroporto italiano che potrebbe interessarci a breve è Fiumicino ma non abbiamo ancora avviato contatti».
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international KILL BILLY, AD AMBURGO PLEBISCITO PER L’IKEA
La popolazione di Amburgo, in Germania, ha approvato con il 77% delle preferenze un referendum sull’apertura di un nuovo store Ikea nel centro della città. A colpire di più è però il dato dell’affluenza, che è stata del 43,47%, maggiore di quella registrata in occasione delle elezioni europee. Si tratterà del primo edificio dell’Ikea in un centro cittadino.
FRANCOFORTE ABBANDONA IL MENO
Grazie a una crescita del 2,3% a dicembre rispetto allo stesso mese del 2008, l’aeroporto di Francoforte pone finalmente termine a una serie di risultati negativi. Un segno positivo non si vedeva infatti dal maggio 2008. Va comunque osservato che il dicembre 2008 era stato un mese negativo e che nel corso di tutto il 2009 il saldo di passeggeri è stato del -4,7 per cento.
KANSAI SVELA IL SUO VIALE DELLA MODA
Il 15 marzo aprirà completamente il nuovo spazio commerciale dell’aeroporto di Kansai, in Giappone. La KIX Airside Avenue avrà 5.600 metri quadrati di spazi commerciali. L’aeroporto ha esteso il mezzanino del quarto piano del terminale per fornire 2.000 spazi aggiuntivi per il complesso commerciale. Ci sarà un grande ristorante, per metà giapponese e per metà in stile occidentale. Nella parte sud ci saranno, tra gli altri, Cartier, Coach e Tiffany. In quella settentrionale Bulgari, Swarovski, l’italiana Diesel, e i nipponici Samantha Travasa e Miyabi (quest’ultimo un negozio di souvenir).
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duty free world
By Kevin Rozario - London
On constant guard Sempre in guardia Ever since the travel retail business lost its battle with the European Union to save intra-EU duty-free in 1999, the industry has kept a close eye on policy moves from organisations with crossborder powers. The duty-free business only exists because it exploits the fact that goods bought after post-passport control will be exported, allowing tax and duty tariffs to be been lifted. Travel retailers know they operate in a privileged environment and that it may not last forever. Their ‘special case’ scenario has been attacked by domestic retailers who see their tax and duty exemptions as unfair, while some trading blocs that are looking to achieve tax and other harmonisation, like the EU, have already begun dismantling such advantages. For more than a decade, duty-free retailers have been under threat from the World Health Organization’s efforts to limit tobacco sales. Most recently, the panic level went up when, in December, the WHO was said to be looking into a ban of liquor sales in airports and other travel retail locations. If implemented, this would affect a category worth $6.32bn in 2008, or 17.2% of total global travel retail sales (source: Generation). As things turned out, proposals for a non-binding liquor ban in duty-free were put on ice by the WHO’s executive board in late January after heavy lobbying, led by the European Travel Retail Council (ETRC). Secretary-general Keith Spinks said: “Common sense has prevailed. This is a WHO strategy to reduce the harmful use of alcohol, not to restrict alcohol consumption. Duty free is already strictly controlled by customs authorities.” But the ETRC has warned that the industry needs to “remain vigilant” in case the ban is re-introduced at the World Health Assembly in May. In the meantime, the WHO’s Framework Convention on Tobacco Control (FCTC) gives the 165 countries that ratified it five years ago the option to ban duty-free tobacco. While many would not mourn the loss of tobacco sales, a ban could lead to a slippery slope along which the industry might not want to slide.
Da quando il travel retail ha perso la sua battaglia con l’Unione europea per salvare il duty free all’interno della Ue nel 1999, le imprese del settore hanno tenuto sott’occhio le mosse politiche delle organizzazioni con poteri transfrontalieri. Il business del duty free esiste solo perché sfrutta il fatto che i beni acquistati dopo i controlli di sicurezza vengono esportati, permettendo che le tasse e le tariffe doganali siano evitate. I travel retailer sanno che operano in un ambiente privilegiato ma che potrebbe non durare per sempre. Il loro “caso speciale” è stato attaccato dai negozianti nazionali che vedono le loro esenzioni da tasse e dazi come sleali, mentre alcuni blocchi commerciali che stanno tentando di realizzare un’armonizzazione di tasse e altro, come la Ue, hanno già cominciato a smantellare tali vantaggi. Per più di un decennio, gli esercenti in regime di duty free sono stati minacciati dai tentativi dell’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms) di limitare le vendite di tabacco. Più recentemente, il livello di panico è salito quando, a dicembre, si diceva che l’Oms stesse studiando un divieto della vendita di liquori negli aeroporti e negli altri luoghi del travel retail. Se adottato, ciò avrebbe colpito una categoria che vale 6,32 miliardi di dollari, ossia il 17,2% delle vendite globali del travel retail (fonte: Generation). Per come sono andate le cose, le proposte per un divieto non vincolante dei liquori nel duty free sono state messe sotto ghiaccio dal consiglio direttivo dell’Oms alla fine di gennaio dopo una pesante azione di lobbying portata avanti dall’European Travel Retail Council (Etrc). Il segretario generale Keith Spinks ha detto: «Il buon senso ha prevalso. Questa è una strategia dell’Oms per ridurre l’uso nocivo dell’alcol, non per limitare il consumo di alcol. Il duty free è già strettamente controllato dalle autorità doganali». Ma l’Etrc ha messo in guardia che le imprese del settore devono “rimanere vigili” nel caso in cui il divieto sia reintrodotto nell’assemblea di maggio dell’Oms. Nel frattempo, la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (Framework Convention on Tobacco Control, Fctc) dà alle 165 nazioni che l’hanno ratificata cinque anni fa l’opzione di vietare il tabacco dai duty free. Mentre molti non si addoloreranno per la perdita delle vendite di tabacco, un divieto potrebbe portare su una brutta china sulla quale le imprese potrebbero non voler scivolare.
IN EUROPA RALLY DI FINE ANNO NEL RETAIL S
econdo uno studio della società Jones Lang LaSalle il volume degli investimenti registrato in Europa nel settore retail nel quarto trimestre del 2009 è stato di 4,5 miliardi di euro, con 100 transazioni, quasi il 60% in più rispetto ai 2,9 miliardi di euro, con 66 transazioni, del terzo trimestre. Sono esclusi i negozi in high street (centro città). In tutto l’anno, tuttavia, il volume complessivo è stato di 12,3 miliardi, con una riduzione del 32% rispetto ai 18,2 miliardi del 2008. Nel Regno Unito si è registrata l’attività maggiore nel corso dell’ultimo “quarter”, con più di 40 transazioni per un valore di 2 miliardi di euro, il doppio rispetto al periodo luglio-settembre. Le operazioni più significative sono state la vendita di un portafoglio di supermarket da parte di Tesco a un fondo pensioni inglese e la vendita del Silverburn Shopping Center a Glasgow. Seguono per consistenza delle operazioni il mercato tedesco e poi quelli francese e italiano (entrambi a quota 1,2 miliardi nel 2009). Con il 56% delle transazioni complessive, i centri commerciali hanno rappresentato ancora il target principale per gli investitori, mentre sono scesi gli investimenti nei retail park (da 2,5 miliardi a 526 milioni di euro). Gli investitori istituzionali sono stati i più attivi, registrando quasi un quarto dei volumi complessivi.
BURGER KING, FINE DEL PROIBIZIONISMO
Cade un tabù per la seconda catena americana: Burger King ha infatti annunciato l’apertura di un Whopper Bar a Miami Beach in cui venderà birra. Si tratta della prima volta negli Stati Uniti, mentre già questo accadeva nei Whooper Bar di Singapore e del Venezuela, così come nei normali locali in Germania. Il nuovo punto vendita in Florida avrà anche un patio da 46 posti, sarà aperto 24 ore e avrà, anche in questo caso per la prima volta, una finestra dalla quale si accede a piedi direttamente dalla strada, per gli ordini “to go”. La catena ha recentemente aperto anche il suo primo ristorante in Russia, a Mosca, nel centro commerciale Metropolis, nella zona nord della città. Seguiranno presto altri punti vendita nella capitale, mentre in un secondo momento sarà il turno di altre città della nazione.
A HONG KONG PS3 E UNA LOUNGE DA RECORD
Per aiutare i passeggeri ad ammazzare il tempo durante l’attesa per i voli, l’autorità aeroportuale di Hong Kong ha installato diverse postazioni di Playstation 3 in vari punti dell’aeroporto internazionale di Hong Kong. L’accesso è gratuito grazie a una partnership con Sony Computer Entertainment. In totale le consolle a disposizione sono 14 e sono poste, per esempio, presso i gate del terminal 1 e vicino alla stazione degli autobus al terminal 2. Nello stesso scalo è stata inaugurata nel frattempo, il primo febbraio, quella che si definisce la più grande lounge commerciale al mondo. Sviluppata dalla società Plaza Premium Lounge Management Limited, è estesa su 1.400 metri quadrati (15.000 piedi quadrati) contiene circa 300 posti a sedere. Diverse zone assecondano gli umori dei viaggiatori: per rilassarsi una spa attrezzata con strumenti innovativi e la “Galleria”, spazio che conta diversi sofà e un bagno con doccia. Chi vuole lavorare o divertirsi ha invece postazioni uffici, con annessi stampanti e sistemi di videoconferenza, e una serie di tv con canali internazionali.
OUTLET, LA PRIMA VOLTA A TOKYO
È stato inaugurato il primo outlet mall nell’area metropolitana di Tokyo. Con il restyling del centro commerciale Fort Venus, il terzo piano è stato completamente adibito ad outlet, con 49 insegne presenti. Dietro questa decisione ci sarebbe la volontà di attirare più visitatori al Fort Venus, che si trova a circa 30 minuti di distanza dal centro della capitale. Tra le griffe ci sono Marni, Harrods, Anya Hindmarch, FranFran, And A e Hunting World. Gran folla nei primi tre giorni, quando i visitatori sono stati nel complesso 200mila.
A DUBAI UN NUOVO TERMINAL CROCIERE
Laddove tutto è spinto verso il futuro, il nuovo terminal crociere si trasforma in una vera e propria piattaforma destinata al travel retail. Il terminal in questione è quello di Dubai, di cui l’inaugurazione è stata prevista per febbraio. Al suo interno trovano spazio, infatti, aree duty free e altri servizi, tra cui quello dedicato al business con la connessione a Internet tramite rete wi-fi. Sul fronte del design e della funzionalità, lo scalo di Port Rashid si ispira alle classiche linee arabe ed è stato progettato per accogliere sino a quattro navi contemporaneamente.
PIÙ SPESA PER TUTTI AD AMSTERDAM
COLLEZIONI, NUOVI BRAND A PORTO
McArthurGlen Luxury Retail ha rivelato che introdurrà nuovi marchi nel proprio spazio “Collezioni” nell’aeroporto di Porto. L’offerta di alta gamma è pensata per uno scalo da 4,5 milioni di passeggeri che per l’81% sono catalogati come profilo ABC1 (alta capacità di spesa). Tra i marchi arrivano Purificacion Garcia e Bimba & Lola. Una volta completata questa fase, Collezioni avrà 14 negozi lungo 1.100 metri quadrati di superficie, situati nella zona partenze.
La società Gerzon Schiphol ha riferito che è riuscita a far crescere del 4,3% la spesa per passeggero (ssp) tra i clienti che utilizzano i suoi negozi nell’aeroporto di Amsterdam, nonostante la difficile congiuntura economica, la debolezza della sterlina e del rublo e l’aumento delle tasse imposte per passeggero. L’azienda si è detta “soddisfatta” per il 2009, e ha aggiunto che la crescita è stata dovuta al proprio “approccio flessibile” che ha reso possibile cambiare alcuni negozi, con la cooperazione dei partner e dei lavoratori.
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international NEL FUTURO DI LUFTHANSA 150 NUOVI AEREI
Lufthansa entro la fine del 2016 riceverà 146 nuovi aerei, per un valore complessivo di 13 miliardi di
PER MCDONALD’S OTTIMISMO E UN NUOVO PRESIDENTE N
euro. Nel corso del 2010, secondo quanto riportato da fonti di stampa, dovrebbero arrivare i primi 46 aeromobili. Si tratta di ordini sia presso Airbus che Boeing, con anche alcuni Embraer e Bombardier.
FUSIONE DI DUFRY CON LA FILIALE IN SUD AMERICA
Il travel retailer Dufry ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Dufry South America (Dsa) relativo alla fusione tra le due società. Gli azionisti della filiale sudamericana riceveranno un’azione del gruppo Dufry in cambio di 4,10 azioni di Dsa, oltre a un dividendo straordinario di 4,71 dollari per azione di Dsa.
el quadro di un recupero tuttora lontano per le catene americane fa eccezione il giocatore più importante, McDonald’s. Negli Stati Uniti dopo i risultati negativi di ottobre e novembre, a dicembre le vendite sono tornate a risalire dell’1 per cento. In tutto il mondo il quarto trimestre ha visto una crescita del 2,3%, mentre è stata del 3,8% sull’intero anno. Secondo i vertici dell’azienda hanno aiutato da una parte il menu da un dollaro, esteso anche alla colazione, dall’altra la spinta sulle offerte premium rivolte a chi ha abbandonato le catene fast casual e casual dining. È stato aumentato anche il servizio, visto che dal 15 gennaio in 11.500 ristoranti sui 14mila negli Usa è disponibile gratuitamente un servizio di connessione wi-fi (in Italia in 330 store su 392). Altra novità importante è stata la nomina del nuovo presidente e chief operatine officer. Si tratta di Don Thompson, primo presidente di colore della compagnia degli “archi d’oro”, dove lavora dal 1990 e di cui era già a capo della divisione Usa.
In quel ruolo sarà sostituito da una donna, Jan Fields. Se le similitudini con il presidente Usa Barack Obama non fossero abbastanza, Thompson è anche di Chicago. Secondo i commenti generali, è il candidato più probabile alla sostituzione del numero uno di McDonald’s, l’amministratore delegato (ceo) Jim Skinner.
GLI AMERICANI TORNANO A SPENDERE NEI NEGOZI…
Il mese di dicembre è andato meglio del previsto per i negozi americani. Secondo i dati di Retail Metric le vendite nel mese sono aumentate del 3%, registrando l’incremento maggiore dall’aprile 2008. Anche se i dati sono ancora molto al di sotto dei livelli pre-crisi, sono migliori delle previsioni. Nel 2009, secondo le stime dell’Icsc (International Council of Shopping Center) le vendite sono scese del 2%, il risultato peggiore da quando è iniziata la raccolta dei dati.
…MA PER LA RISTORAZIONE LA RIPRESA RITARDA
I primi resoconti delle vendite nel quarto trimestre del 2009 indicano che la disoccupazione e la spesa anemica dei consumatori hanno continuato a ostacolare la crescita per le catene di ristoranti statunitensi. Lo riporta il sito Nation’s Restaurant News, che a supporto cita una nota degli analisti di Bank of America Merrill Lynch, secondo i quali «l’industria della ristorazione sta entrando nel 2010 senza chiari segnali di ripresa delle vendite, abbandonando il suo storico ruolo fondamentale di anticipatore della ripresa».
I PREZZI DI STARBUCKS AGGIUSTANO I CONTI
ÀREAS, CINQUE RISTORANTI NELL’AEROPORTO DELLE ASTURIE
Già presente con 209 punti vendita in 20 aeroporti spagnoli e in 59 a livello mondiale, Àreas si è aggiudicata la concessione di cinque ristoranti nell’aeroporto delle Asturie, non lontano da Oviedo, nel Nord del Paese. Su una superficie complessiva di 1.300 metri quadrati, saranno impiegate 42 persone, per un fatturato atteso di 28 milioni di euro.
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DUE DEBUTTANTI PER SSP IN AMERICA
Con le aperture nel George Bush Intercontinental Airport di Houston hanno fatto il loro debutto in Nord America i locali Le Grand Comptoir e Real Food Company, due marchi di Ssp America, divisione continentale del gigante della ristorazione da viaggio. Seguono rispettivamente i concept internazionali di Upper Crust e Panopolis. Le Grand Comptier è una brasserie francese, caratterizzata da un arredamento elegante e da una selezione di 80 vini al bicchiere. Real Food Company è invece un ristorante dallo stile moderno, che si distingue per la freschezza degli ingredienti, una vasta scelta di insalate e la produzione artigianale del pane. Sono posizionati entrambi nel terminal C dell’aeroporto, che è l’ottavo negli States per traffico e quello che cresce a ritmi maggiori tra i top ten.
Segni di ripresa importanti arrivano anche da Starbucks: dopo due anni l’insegna ha registrato la prima crescita di vendite a parità di negozi. Nel primo trimestre (terminante il 27 dicembre) l’incremento è stato del 4%, guidato da una crescita dell’1% del traffico e del 4% dello scontrino medio. A favorire la ripresa sembra essere stata una revisione della politica di prezzo, che ha visto aumentare il listino per le bevande più complesse e abbassarlo per quelle più semplici. Starbucks ha intanto annunciato che intende accedere al mercato europeo delle bevande al caffè pronte da bere. Con questo fine ha siglato un accordo con la società svedese Arla Foods.
a chiare lettere Italia-Francia, la partita continua
FIERE:
OLIVIER GINON SA QUEL CHE VUOLE, NOI NON ANCORA
I
n una recentissima intervista al periodico Economy, Olivier Ginon, gran patron di Gl Events, «uno tra i principali leader a livello internazionale nell’organizzazione di eventi, nella gestione di spazi e quartieri espositivi e nella fornitura di servizi», ha confermato l’interesse della multinazionale francese per un’ulteriore espansione nel «mercato strategico» italiano. Infatti, dopo aver conquistato il Lingotto, Padovafiere, il Motoshow e aver messo sotto tutela Bologna Fiere e Rimini Fiere, «il novello Napoleone» non molla la presa sul Circuito di Imola, su Fiere di Roma e, infine, intende svolgere un ruolo nell’ancora incer-
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to Expo milanese. Queste ultime due propensioni hanno, da tempo, messo in allerta Fiera Milano, il bastione che bisogna o aggirare o sfondare se si vuole dilagare nel Belpaese. E Olivier Ginon sembra prendere in considerazione entrambe le opzioni. L’inserimento nella tormentata vicenda Expo appartiene all’opzione aggiramento. Per quella sfondamento occorre attendere che il boicottaggio cui Alitalia, «compagnia di bandiera» blu-bianca-rossa, sta sottoponendo il territorio lombardo, produca i suoi effetti. A quel punto, la pur disastrata realizzazione veltroniana romana potrebbe trovare un
futuro, trasformandosi nell’ennesimo scippo consumato da «Roma ladrona» ai danni dell’economia lombarda. Per inciso, proprio nel dicembre scorso, tra l’indifferenza generale, è stato dato l’olio santo all’Autodromo di Monza. In quel momento, Gl Events sarà pronta all’acquisizione, con il portafoglio pieno dei milioni messi a disposizione da Bnl-Paribas. D’altra parte, che l’obiettivo sia Milano traspare. Infatti, le uniche frecciatine della garbata intervista sono indirizzate a Fiera Milano, al suo management e al suo azionista: «La Fiera di Milano cambia spesso il proprio amministratore delegato. In
questo senso, la differenza tra Italia e Francia è netta: il mercato francese è detenuto prioritariamente da privati, mentre in Italia la partecipazione pubblica è prevalente.»
Idee forti Tra gli incommensurabili contributi culturali che la Francia ha offerto all’umanità, vi sono anche lo «sciovinismo» e il «colbertismo». Il primo è una manifestazione eccessiva, nonché aggressiva, del legittimo patriottismo. Il termine deriva dal nome proprio «Nicolas Chauvin», fittizio soldato fanatico nazionalista francese, e si è diffuso attraverso la commedia La coccarda tricolore, La
cocarde tricolore, dei fratelli Cogniard, nella quale un attore, nella parte di Chauvin, personifica un patriottismo esagerato. La dottrina economica chiamata «mercantilismo», in Francia prende il nome di «colbertismo» in onore di colui che ne fu il maggior ispiratore e interprete: Jean-Baptiste Colbert. L’idea portante del mercantilismo è molto semplice: per incrementare la ricchezza e la potenza dello stato è necessario incrementare le esportazioni e diminuire le importazioni. Per far ciò, la produzione nazionale deve abbracciare il più alto numero possibile di settori merceologici e raggiungere in essi standard qualita-
tivi così elevati da sbaragliare la concorrenza. Gli esperti dicono che queste idee, oggi, sono obsolete. Noi non abbiamo i titoli e le competenze per entrare nella diatriba accademica. Leggiamo i giornali e scopriamo che, al contrario di quanto sostiene Olivier Ginon, la mistura sciovinismo-colbertismo forse produce ancora qualche effetto. Per esempio, nell’agosto del 2003, il Corriere della Sera ci informava che «in base a una legge francese, la cosiddetta “legge Mop”, applicata di frequente ai grandi progetti di costruzione, solamente le imprese che figurano in un elenco prestabilito possono concorrere all’aggiudicazione della gara o ottenere il ruolo di general contractor. Secondo la Commissione europea, questa norma, che di fatto riduce la possibilità per le aziende straniere di presentare offerte per la realizzazione dei lavori, è in contraddizione con la normativa del 1992 sul mercato dei servizi pubblici e con il trattato Ue in materia di non discriminazione». Nel giugno del 2006, sempre il Corrierone, sotto il titolo «Il colbertismo a fari spenti», raccontava dell’unione tra i due giganti energetici francesi, Gaz de France e Suez, ideata «come mossa difensiva nei confronti di una possibile opa dell’italiana Enel». Del maggio 2006, era invece la notizia dell’impegno profuso da Crédit Agricole per scongiurare il pericolo che il mitico champagne Taittinger, da tempo nel carnet della finanziaria statunitense Starwood Capital, potesse essere venduto da quest’ultima al gruppo industriale indiano United Breweries, il maggior produttore di liquori dell’India. Pare che «nel
mondo agricolo transalpino, così come in certi salotti borghesi o aristocratici, l’affaire Taittinger [si fosse] ormai trasformato in una questione di orgoglio nazionale». Nel gennaio 2006, il governo di Parigi firmava un decreto cosiddetto «antiscalata», nel quale si fissano le norme per gli investimenti dall’estero nelle società che presenterebbero un interesse strategico per il Paese. In sostanza, il capitale straniero per poter acquisire una di queste imprese deve ottenere il via libera dal Governo. Secondo il Corriere della Sera, a innescare la legislazione sarebbe stato «il tentativo di scalata del gigante americano Pepsi-Cola alla Danone, nota impresa «strategica». La vicenda ci ricorda la sconsiderata campagna di stampa contro il cosiddetto «panettone di stato» scatenata come prodromo della privatizzazione di Sme, che alla fine ingrassò Svizzeri e Francesi. Ma ancor prima di questo episodio, a Parigi erano state alzate barricate quando il colosso farmaceutico Sanofi Aventis era entrata nel mirino della svizzera Novartis e la Alstom in quello della tedesca Siemens. Il Corriere della Sera del 15 aprile 2006 sponsorizzava il volume del grand commis europeo Enzo Moavero Milanesi, «Diritto della concorrenza dell’Ue» dove, tra l’altro, si mette all’indice la decisione francese di alzare «le barricate su Suez» e si constata come Oltralpe le cosiddette «privatizzazioni» segnino ovunque il passo. Infine, il 22 ottobre 2009, le cronache riportavano di un «battibecco» tra il ministro dei trasporti francese Dominique Busserau e l’amministratore delegato delle nostre Ferrovie, Mauro Moretti. Nodo della questione le asimmetrie della liberalizzazione del mercato ferroviario europeo. Il manager italiano denunciava le difficoltà e gli ostacoli frapposti per entrare nel mercato d’Oltralpe, mentre alle Ferrovie francesi, attraverso l’associazione con Luca Cordero di Montezemolo&C., è stato steso un tappeto per invadere il ricco mercato della cosiddetta «Alta velocità».
«Un grande Paese civile»? L’Italia è forse l’unico Paese al mondo che intitola strade, piazze e parchi a coloro che l’anno invasa. Per esempio, Montenapoleone, Foro Bonaparte. E non nasconde di aver mutuato la propria bandiera da quella altrui. Inoltre, da una ventennio, è preda di uno stato di sfrenata eccitazione, una fregola a un tempo
europeista e liberista, che ha perfino infettato la sua cosiddetta «sinistra». Quando è noto che in altre contrade la malattia non ha sfiorato neanche i liberali. Cosicché, Tarak Ben Ammar, simpatico quanto autorevole uomo d’affari francotunisino, può affermare: «L'Italia è un grande Paese civile e la mia presenza qui lo dimostra: sono in Mediobanca e in Telecom. Murdoch è stato autorizzato ad investire, Sawiris ha comprato Wind: è il Paese più aperto, meno razzista e più generoso. Perché dovreste prendere lezioni dagli altri? Siete più grandi di loro, date voi lezione ai francesi, ai tedeschi e agli inglesi». La prova è nel business: «Pensate che i francesi avrebbero lasciato un gruppo straniero a controllare Mediobanca o la pay-tv francese?». E, riferendosi all’atteggiamento della stampa straniera nei confronti di Silvio Berlusconi, Tarak Ben Ammar concludeva: «Forse non avete capito. Non vogliono l'Italia come un Paese grande, ma la vogliono come un Paese del Terzo Mondo. Questo è un attacco all'Italia». Come scrive Noam Chomsky: «Tornando alla questione di quali paesi abbiano conosciuto lo sviluppo, c'è almeno una conclusione che appare abbastanza chiara: lo sviluppo si è verificato nei paesi rimasti estranei agli "esperimenti" basati su quelle "cattive idee" che in realtà si dimostravano molto buone per i loro artefici e i relativi collaboratori». Ma queste, da una ventina d’anni, sono storie rimosse e idee messe ai margini e Oliver Ginon può stare tranquillo e, nel suo esercizio imperialistico, è anche in buona compagnia. Infatti, in attesa del colpo grosso del nucleare made Areva, già molti territori sono stati colonizzati: nei trasporti, con Alitalia e la futura AltaVelocità cosiddetta «privata», nella ristorazione commerciale con Gemeaz, Sodexo, Avenance, nella ristorazione in concessione, dove MyChef è ormai al secondo posto della relativa best list, nella grande distribuzione con Carrefour, Auchan e con Coin-Oviesse-Upim controllati da Paribas, nell’alimentare con Danone, nel cosiddetto «facility management», dove Siram e Cofatehec danno le carte e, ultimo ma non meno rilevante, nelle banche con Bnl e Cariparma, e dove l’equilibrio Generali-MediobancaIntesa poggia molto sulla solidità della Torre Eiffel. Infine, è di questi giorni la manifestazione d’interesse di Axa nei confronti di Fonsai. Vittorio Valenza
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›stazionario NUOVE STAZIONI AV, TRA DUBBI E PROGETTI P
rima i binari, ovviamente, poi le stazioni. Tra i progetti appena presentati e altri in via di realizzazione, si sono recentemente imposti all’attenzione della cronaca quello di Firenze, Tiburtina e Vesuvio Est. Per quanto riguarda il capoluogo toscano, dopo una forte polemica in merito all’impatto del progetto Foster per la città tra il sindaco Matteo Renzi e l’amministratore delegato delle Fs, Mauro Moretti, nella prima metà di gennaio si è tenuto un tavolo istituzionale aperto dal ministero delle Infrastrutture che ha concordato di avviare nelle settimane successive i lavori del tunnel. Novità importanti riguardano anche il futuro scalo Vesuvio Est, il quarto terminal Av in Campania. Il progetto prevede un investimento di 32,5 milioni di euro, proveniente da fondi europei stanziati dalla Regione, e consiste nell’edificare 8mila mq, nel realizzare un parcheggio multipiano e riqualificare l’area urbana circostante. L’opera servirà un bacino stimato di 742mila residenti e permetterà di collegare direttamente alla rete ad alta velocità Torino-Salerno l’area nocerinosarnese, quella a est del Vesuvio e la penisola sorrentina bypassando il nodo di Napoli. Decisamente avanti, invece, sono i lavori per lo scalo romano Tiburtina, che dovrebbe essere ultimato il prossimo anno. «Alla fine del 2010 – ha dichiarato Mauro Moretti sulle pagine di Il Messaggero – dovrebbe essere completata l’ala Nord e nel 2011 quella Sud».
Centostazioni: crescono vending, artigiano ed enogastronomia
I
n arrivo altre isole automatizzate nel circuito delle 103 medie stazioni italiane. In seguito al rinnovato accordo tra Centostazioni e Fast Service, oltre alle già presenti 260 unità di ristoro denominate “Selfbar” se ne aggiungeranno complessivamente altre 160. Una metà destinata ai prodotti non-food, con accessori moda, apparecchi hi-tech e soluzioni per la cura della persona, e a quelli promo-food, per la promozione di uno specifico prodotto alimentare o bevanda in ciascun distributore. L’altra metà, invece, ospiterà apparecchiature automatiche per la ricarica di crediti di telefonia mobile. Dalle referenze industriali a quelli artigianali, l’azienda che gestisce i terminal ferroviari ha avviato da febbraio l’iniziativa “Mercatini in Tour in 100 Stazioni”, che vedrà la promozione di prodotti Doc e Dop tipici dell’eccellenza Made in Italy. L’evento, programmato dall’Associazione Italia In Tour, ha preso il via lo scorso 13 febbraio dallo scalo di Trieste ed entro aprile giungerà a Treviso (dal 27 febbraio al 7 marzo), a Padova (dal 13 marzo al 21 marzo), a Vicenza (dal 27 marzo al 4 aprile) e a Milano Porta Garibaldi (dal 10 aprile al 18 aprile). •
Grandi Stazioni: raffica di aperture Proseguono a raffica le aperture di negozi, con l’obiettivo di rispettare il calendario annunciato alla fine dello scorso anno. Grandi Stazioni ha comunicato, infatti, l’inaugurazione a Milano Centrale del punto di telefonia Tim, della catena di ottica Salmoiraghi & Viganò e dei punti di ristoro Segafredo e Spizzico. Per quanto riguarda il terminal Torino Porta Nuova sono stati inaugurati la profumeria Sephora, un altro punto Salmoiraghi & Viganò, una farmacia, un negozio Benetton, uno store a marchio Sisley e un bar ACafe. Scendendo di latitudine, a Napoli Centrale hanno aperto i punti Tezenis, Calzedonia, Beauty Point, un ufficio della compagnia Maggiore Autonoleggio e un’area food Autogrill.
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Stazione di Rimini, la polemica rimane politica
MILANO CENTRALE, È SARF IL FRANCHISEE DI BK
La caccia al nome è arrivata all’epilogo. La fase di trattativa è conclusa e lo stesso brand di fast food, Burger King, ha confermato che
L
a politica attacca a parole, Centostazioni “risponde” con le aperture. La cronaca di metà gennaio riporta la polemica innescata dal consigliere comunale di Rimini e consigliere regionale dell’Emilia Romagna, Gioenzo Renzi, in merito alla presunta mancanza di negozi presso la stazione locale. Ricordiamo che lo scalo romagnolo è stato inaugurato lo scorso agosto dopo i lavori di riqualificazione curati dalla partecipata di Ferrovie dello Stato. Sulle pagine della stampa locale il politico di estrazione An-Pdl ha denunciato che gli spazi nel terminal sono praticamente tutti vuoti e che una della cause sarebbe il canone di locazione, definito “proibitivo e fuori mercato, pari a oltre 700 euro al mq all’anno”. Per compren-
dere la realtà abbiamo contattato Centostazioni. L’azienda ha dichiarato di non voler in alcun modo rispondere alla provocazioni, ma ci ha fornito nel dettaglio la lista dei negozi operativi e quella degli esercizi di prossima apertura. I punti vendita aperti sono un bar-ristorazione, un’edicola e tabaccheria, una parafarmacia e un’agenzia di viaggi. Da segnalare la presenza di uno sportello bancomat. Da questo mese saranno aperti, inoltre, un supermercato a insegna InCoop, una libreria Mondadori e un servizio di trasporto pubblico con ufficio informazioni e biglietteria. Prossimamente, inoltre, potrebbero essere avviate altre due unità commerciali. •
Malpensa e Leonardo Express, più flop che top ra inaugurazioni e dichiarazioni più d’immagine che di sostanza, i collegamenti su ferro a servizio dei due maggiori aeroporti italiani continuano a provocare disagi e polemiche. I soggetti in questione sono il Malpensa Express, gestito da Ferrovie Nord Milano, e il Leonardo Express, in forza a Ferrovie dello Stato. Sul primo si è abbattuta una vera e propria bufera in seguito
T
ti ben 25 treni per liberare i binari e rendere possibile addirittura 4 minuti di anticipo. Ma nella prima mattina con tutti i treni in funzione (come riporta il quotidiano La Repubblica) ha fatto registrare ben 28 ritardi su 32 corse. Non è messo meglio il Leonardo Express. Denunciati i continui ritardi, disagi e furti a bordo dal quotidiano Il Messaggero, l’amministratore delegato Mauro Moretti
all’inaugurazione del nuovo servizio veloce, allestito grazie all’apertura del tunnel di Castellanza. Osannato perché riduceva a 29 minuti (in teoria) il tempo di percorrenza dalla stazione di Milano Cadorna, è precipitato dalle stelle alle stalle quando si è scoperto che nel giorno dell’inaugurazione (lo scorso 1 febbraio) sono stati cancella-
ha annunciato, come riporta la medesima testata, di pensare ad aumentare le corse del 50% tra Termini e Fiumicino. Contrari alla politica dello annuncio-spot, sarebbe sufficiente che i servizi esistenti fossero erogati nel rispetto dell’utenza. •
l’affiliato che andrà a gestire la location nella stazione Centrale di Milano sul piano binari è la società Sarf. Da segnalare che l’azienda di ristorazione appartenente alla famiglia Berselli gestisce altri bar presso il medesimo terminal. Tempi di apertura e dettagli tecnici sul punto di ristoro non sono ancora stabiliti.
SAVONA, FINALMENTE APERTI I PRIMI NEGOZI
Dopo un’attesa che durava da novembre 2009, mese dell’inaugurazione del terminal dopo i lavori di ristrutturazione, sono arrivate le autorizzazioni per cui hanno aperto i primi negozi. Tra questi si annoverano la Sala Giochi e Intrattenimento a marchio Lottomatica, il BarRistorazione Chef Express di Gruppo Cremonini e il temporary store Fila, con abbigliamento uomo-donna e bambino, che resterà attivo fino a maggio. Tra le future aperture si segnala un supermercato.
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›ai ferry porti SALERNO, IN PRIMAVERA LE GARE D’APPALTO R
ecord di passeggeri e il progetto per nuove infrastrutture finalizzate ad alimentare la crescita turistica e commerciale. Forte dei 400mila transiti registrati nel 2009 (+30% sul 2008) e l’arrivo di Msc Crociere, l’obiettivo degli enti locali è di puntare sul settore crocieristico con la realizzazione di piattaforme che permettano alle grandi navi da crociera di ultima generazione di poter attraccare. Questa iniziativa va incontro, inoltre, all’annuncio di Costa Crociere e di Royal Caribbean di sbarcare durante la prossima stagione nel secondo terminal regionale. Entro questa primavera, dunque, saranno avviate le prime gare d’appalto per il consolidamento delle piattaforme del molo Manfredi. «Sono previste due banchine – ha dichiarato il presidente dell’autorità portuale, Andrea Annunziata –, per uno sviluppo complessivo di oltre 1.100 metri, alla radice delle quali è collocato il nuovo cruise terminal progettato da Zaha Hadid, di cui il Comune di Salerno sta completando la costruzione». L’investimento di 300 milioni di euro, oltre che per i lavori per la stazione marittima, servirà anche a realizzare il progetto di Salerno Porta Ovest. •
Minoan Lines: ferry come crociere
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ull’onda della crociera-mania, i traghetti di lunga percorrenza migliorano l’offerta a bordo per assomigliare alle ammiraglie del ‘turismo on the sea’. Un esempio in questa direzione è Cruise Olimpia, in portafoglio alla compagnia greca Minoan Lines, che sarà varata a giugno e affiancherà la gemella Cruise Europa sulla rotta Ancona-Igoumenitsa-Patrasso. «Le due navi possono trasportare 3mila passeggeri ciascuna – spiega Christos Bastidis, passenger department manager di Minoan Lines – per 250 posti auto e 3mila mq di carico rotabile. Garantiremo servizi paragonabili a quelli di una nave da crociera». Un messaggio rivolto non solo al pubblico ma anche agli operatori del settore. Sull’imbarcazione saranno presenti, infatti, sauna, palestra, casinò, sala conferenze, discoteca e ristorante à la carte. •
Gnv-Moby: ipotesi fusione con obiettivo Tirrenia
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ichiarazioni di interesse, indiscrezioni e una strategia che poco alla volta sembra prendere corpo. La partita a scacchi si gioca sul Mediterraneo e l’obiettivo è “conquistare” Tirrenia. Lungo la rotta che porterebbe all’acquisizione del colosso navale, il destino di Grandi Navi Veloci e Moby sembra avvicinarsi di nuovo. Come riporta la stampa specializzata, le due aziende avrebbero ripreso i contatti per verificare l’aggregazione mentre le banche creditrici garantirebbero l’operazione perché si ridurrebbe l’esposizione nei loro confronti. Se andasse in porto l’operazione, Gnv e Moby potrebbero unire le forze nella gara per la privatizzazione di Tirrenia. Cambiando rotta dalle strategie societarie ai servizi di bordo, intanto Grandi Navi Veloci ha puntato sull’hi-tech installando su tutte le navi il sistema Gps on the Ship, che consente di collegarsi a internet e utilizzare le applicazioni telefoniche. •
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MOBY, A TUTTA CORSICA
Ancora più vicine Genova e Bastia. Moby ha annunciato, infatti, di voler sviluppare ulteriormente i collegamenti tra la città ligure e l’isola francese raddoppiando la frequenza di transiti sulla linea dal 24 giugno al 5 settembre. Alla corsa mattutina delle 9 del Moby Freedom e del Moby Wonder si affiancherà la corsa notturna di una nave di grande capienza con partenza alle ore 22 e ritorno dallo scalo còrso il giorno dopo alle ore 10.
Grimaldi punta sul low cost
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asseggeri in aumento e nuova strategia di pricing. Grimaldi Lines ha chiuso il 2009 con un incremento del 23% in termini di viaggiatori sulle linee gestite da Napoli, seguite da quelle verso la Sicilia, la Sardegna e la Spagna. «Per il 2010 puntiamo a consolidare questi risultati – spiega Francesca Marino, responsabile settore passeggeri della società marittima –, puntando soprattutto sulle rotte inaugurate lo scorso anno, come quella tra
Porto Torres e Barcellona». Determinante per lo sviluppo sarà la leva del prezzo: «Per la stagione estiva proporremo una nuova quota base, all'insegna del low cost, ovvero 'quello che paghi, consumi' – prosegue il dirigente –. Andremo a differenziare i listini in modo capillare per venire incontro alle esigenze dei nostri utenti. Con questa nuova politica tariffaria vogliamo anche intercettare altri target di clientela». •
Brindisi alle crociere Brindisi alle crociere di nome e di fatto. Nel porto della città salentina sbarcheranno numerose navi da crociera che andranno ad alimentare non solo il flusso dello scalo marittimo ma tutto l’indotto commerciale e turistico del luogo. Il presidente dell’autorità portuale locale, Giuseppe Giurgola, ha stipulato un accordo con due compagnie internazionali. In totale saranno 38 gli approdi al porto interno con navi lunghe sino a 215 metri con un numero di passeggeri compreso tra 1.500 e 1.800. Il peridio di attività andrà da aprile sino a ottobre.
Non solo aerei a Fiumicino
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on l’obiettivo di creare una forte sinergia con il terminal aeroportuale distante circa 10 km, il comune di Fiumicino si appresta a ospitare quello che dovrebbe essere il porto turistico più grande d’Europa. Il progetto da 400 milioni di euro, che sarà realizzato dall’impresa Acqua Marcia del Gruppo Caltagirone attraverso la controllata Acqua Tirrena, prevede la costruzione a destra della foce del Tevere di quattro darsene, 1.445 posti barca fino a 90 metri di lunghezza, 3.400 posti auto
e 460 box. Tuttavia il valore aggiunto è rappresentato dai servizi a terra, che dovrebbero costituire un polo di attrazione per il turismo del lusso. Oltre agli attracchi e al parcheggio, infatti, saranno realizzati 27mila metri quadrati di superficie divisi in spazi commerciali e residenziali, due yacht club, un albergo, un centro congressi e 80mila mq di aree verdi. La posa della prima pietra è avventa lo scorso 4 febbraio e sono previsti 40 mesi per realizzare le opere a mare e cinque anni per completare il porto. •
VENEZIA FA RECORD DI PASSEGGERI
Il porto di Venezia “piglia tutto” e registra un +16,94% rispetto al 2008 per un totale di oltre un milione 420mila passeggeri. «Questo risultato – spiega il presidente di Venezia Terminal Passeggeri, Sandro Trevisanato – è frutto delle sinergie con l’Autorità portuale di Venezia, che hanno permesso di intercettare dei trend con un adeguato programma di investimenti». Per adattarsi alle esigenze del settore crocieristico, Vtp ha elaborato un piano di investimenti da 20 milioni di euro che nei prossimi tre anni porterà a potenziare lo scalo.
BARI PROSEGUE LA CORSA
Sono quasi due milioni, per la precisione un milione e 957mila, i passeggeri registrati nel resoconto di fine anno dal primo scalo pugliese. Nel 2009 il terminal di Bari ha visto transitare 110mila passeggeri in più rispetto al 2008, per una crescita in percentuale di circa sei punti. Come documentato nei mesi precedenti da retail&food, a trainare l’affluenza è stato decisamente il settore crocieristico che ha convogliato 567mila utenti. Questo segmento cresce di 102mila unità rispetto all’anno precedente e in percentuale di oltre 83 punti. Sul fronte dei traghetti, l’avanzo è solo di 8mila unità, frenato dal progressivo calo di flussi turistici verso la Grecia (-13%).
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Succede
NordEst
di Eleonora Vallin
Flash and Partners, il vintage si fa retail
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istribuzione selettiva e corretto posizionamento del marchio. «C’è bisogno del luogo giusto» precisa Romeo Bertoncello, presidente della padovana Flash and Partners, società titolare dei marchi No.li.ta e Ra-re che, da poco più di un anno, ha avviato un importante progetto retail. Uno degli ultimi step è stata l’apertura di due negozi monomarca in Italia, a Milano e Porto Rotondo, che sono andati ad aggiungersi agli altri flagship store già esistenti: Torino, Roma, Bilbao, Paddington in Australia e in Arabia Saudita. Il progetto, partito nel 2008, era ambizioso: oltre cento negozi in tre anni. Col tempo, causa crisi, è leggermente rallentato ma si è aperto varchi inusuali, dinamici e alternativi, tra cui un presidio monomarca a San Marino, un altro a Zagabria
all’interno del West Gate shopping city, il più grande centro commerciale della Croazia e ancora a Beirut, in Cina, a Odessa in Ucraina e a Marsiglia in Francia. «Vorremmo avere un partner importante per lo sviluppo retail – svela il presidente – la nostra strategia, infatti, non prevede un approccio diretto ma una collaborazione. Noi siamo produttori e persone di prodotto, lo sviluppo di una politica commerciale e di marketing adeguata è tuttavia necessaria all’azienda. Per questo abbiamo scelto partner e distributori qualificati. I Paesi dove oggi siamo presenti sono quelli dove abbiamo trovato partner più sensibili e veloci a recepire la nostra filosofia. Guarda caso si tratta di quasi tutti Paesi emergenti». Un aspetto importante è il concept del negozio.
Romeo Bertoncello La parola d’ordine è «vintage d’autore»: l’idea è quella di inserire elementi di epoche diverse e mischiarli insieme per creare esposizioni innovative. I protagonisti assoluti devono essere però i vestiti per questo i «contenitori sono neutri – precisa Bertoncello – senza spunti estetici importanti». Dopo anni di forniture a clienti no-monomarca, Flash and Partners ha puntato su una distribuzione propria che comprendesse tutta l’offerta (marchio No.li.ta, Ra-re, uomo, donna, bambino, accessori e sport). Nel futuro però c’è il progetto di negozi solo a marchio No.li.ta o Rare con un concept più sofisticato. La ricerca si apre verso Milano e Roma (città «bandiera per progetti più consistenti») mentre per l’estero si punta sulla Grecia. Obiettivo: centralità della location, giusto indirizzo-via - in linea con l’offerta - misure e costi adeguati al target. Flash and Partners, che ha chiuso il 2009 a quota 90 milioni di euro di fatturato, nonostante la crisi (-10% le vendite) non ha mutato il piano investimenti. La strategia sta nella «programmazione» spiega l’imprenditore. Quattro le collezioni l’anno, distribuite in negozio, a cui sono uniti micro flash in stagione. L’obiettivo è quello di un veloce riassortimento, della continua identificazione del target con un look nuovo, con gusto e un «approccio al prezzo che tiene conto delle difficoltà del momento». «Le micro collezioni – spiega – ti portano ad avere maggiore dinamicità e permettono all’azienda di tararsi sulla base delle richieste di mercato. Se c’è domanda produci, se c’è contrazione ti riallinei diversamente. E la nostra forza sta nei tempi veloci». •
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La pulce nell’orecchio Retail italiano dal declino al boom
LA COIN DI BERALDO E
ra il 2004 e Coin sembrava un’altra impresa familiare destinata a un inesorabile declino. Gli ingredienti c’erano tutti: una famiglia imprenditoriale ai ferri corti e dilaniata da conflitti interni; un‘azienda di fascia alta che, dopo anni d’oro, faticava a stare a galla. Mandate avanti il nastro di sei anni: Coin sta per diventare il numero uno italiano dei grandi magazzini, dopo aver comprato dalla concorrente Rinascente la catena low-cost Upim. Il corteggiamento, a singhiozzo, è durato oltre due anni, ma oggi Coin non solo si consolida, mentre anni fa vendeva pezzi in perdita del suo impero ma si allea coi suoi stessi avversari (la cordata di proprietari di Rinascente, un mix di fondi e banche, avrà una piccola quota di Coin). Lo spartiacque nella storia del gruppo è stato il 2005: allora la famiglia, col gruppo vicino al dissesto, fa un passo indietro e cede la maggioran-
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za al fondo di private equity Pai Partners. Poco dopo dalla De Longhi, altro storico marchio veneto anch’esso con qualche affanno e ceduto poco tempo prima dalla stessa Pai, arriva Stefano Beraldo a sostituire la sfortunata Fernanda Pelati. Nonostante Beraldo abbia un curriculum apprezzabile (una formazione tutta in terra veneta e un passato nel gruppo Benetton), il partito degli scettici è assai nutrito e anche a ben vedere. Perchè Coin non solo soffriva di irrisolte liti familiari che si trascinavano da anni e danneggiavano l’azienda, ma anche perché il mercato del retail italiano in quegli anni è in crisi e in profondo cambiamento. Anche il gruppo Benetton era in una situazione analoga: dopo aver inventato la moda e il Made in Italy negli anni 80, le grandi catene di abbigliamento soccombevano sotto la concorrenza di nuovi e agguerriti gruppi: dalla spagnola Zara alla svedese H&M. Le signore non andavano più
a fare gli acquisti nei Grandi Magazzini, per effetto del nuovo lusso a portata di mano e dell’aumentato potere di acquisto della classe media (di qui il boom delle boutique delle griffe dell’extra lusso). Dall’altro lato la fascia più bassa della clientela, quella che aveva decretato il successo delle catene più a buon mercato, preferiva fare shopping dai nuovi marchi, percepiti come più giovani, trendy e glamour. La storia di Coin sembrava un copione già scritto: il gruppo poi pagava anche errori strategici del passato. La smania di conquistare la Germania, con l’acquisizione di Kaufhalle, si rivelò disastrosa e costrinse il gruppo nel 2003 a una dolorosa ritirata che costò più di 140 milioni. Beraldo è l’uomo di fiducia di Pai, ma all’esterno i dubbi sulla sua capacità di poter rimettere in piedi il gruppo sono molti: a quasi cinque anni la scommessa è stata vinta. Quest’anno, e post-
di Simone Filippetti
acqusizione di Upim, il gruppo veneto veleggerà oltre 1,5 miliardi di fatturato con un margine operativo lordo di 140 milioni. La redditività è ancora bassa (siamo ai livelli del settore alimentare, notoriamente poco remunerativo) e l’integrazione non sarà facile, ma le prospettive del gruppo si sono ribaltate di 180 gradi dopo la cura-Baraldo. Certo, nelle fortune altrui c’è sempre anche la sfortuna degli altri: un nome storico come Standa, di cui Upim ha fatto parte in passato, dopo un’agonia prolungata è finita in mano ai tedeschi di Billa che, ironia della sorte, nei giorni in cui Coin conquistava Upim ha cancellato il nome Standa per sostituirlo con il loro, a ufficializzare l’uscita di scena definitiva del concorrente. Il vero asset pregiato di Coin non sono tanto i grandi magazzini omonimi: Coin fa semmai concorrenza alla Rinascente anch’essa alle prese con un difficile rilancio (nonostante un notevole piano di revamping). L’asso nella manica è Oviesse: la catena di abbigliamento giovane e low-cost è la gallina dalle uova d’oro. Appena arrivato in Coin Beraldo ha subito intuito il potenziale di Oviesse e da magazzino per l’abbigliamento di tutta la famiglia, un concetto di shopping rimasto ancorato all’Italia del boom postbellico l’ha trasformato in un marchio più appealing sul mercato del global fashion (a partire dal nuovo nome, Ovs Industries, che strizza l’occhio al mondo delle griffe). Da questo punto di vista l’operazione Upim si presta a una lettura in filigrana: Coin è sempre meno Coin, ossia distribuzione di alta fascia (quella che a discapito delle previsioni di tanti esperti sta più soffrendo la crisi, la recessione e il calo dei consumi), e sempre più un gruppo orientato al mid-market. Finora l’intuito di Beraldo non ha fallito. •
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La foto
Pronti al decollo Ultimi ritocchi all'A380 di Lufthansa
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r&f last but not least
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li inglesi hanno un aggettivo, flabbergasted, difficilmente traducibile in italiano, che si potrebbe liberamente rendere con “stufo marcio per situazioni spiacevoli che si ripetono”. Viene da esserlo per le vicende che negli ultimi mesi hanno coinvolto le infrastrutture italiane, e in particolare per i tanti lavori che finalmente arrivano al termine ma che sono meno entusiasmanti, o più deludenti, di quanto immaginato.
(peraltro rimasti fermi per settimane, ndr), queste maledette macchinette automatiche dei biglietti spesso rotte, la gente che si perde e chiede indicazioni per uscire». Considerazioni a cui potremmo aggiungere che gli schermi di digital signage così come sono usati sembrano solo aumentare la confusione (a differenza di quelli discreti posti nelle stazioni delle Ferrovie Nord Milano) e che non si capisce perché siano spariti i carrelli per i bagagli.
LE INFRASTRUTTURE PER CHI? L’opinione pubblica ormai si è convinta che le infrastrutture sono un asset imprescindibile per lo sviluppo, e in nome di questo ha accettato leggi che hanno forzato le regole consuete degli appalti, a volte in maniera intelligente (vedi la Legge Obiettivo di Lunardi), altre in modo forzato, come il ricorso esasperato allo stato di emergenza, rivelatosi quanto meno molto opaco. Ma proprio per questo quando vede che opere costate molto più che in altri paesi e costruite in tempi molto più lunghi (ogni riferimento all’Alta Velocità non è casuale) funzionano male, molto comprensibilmente diventano flabbergasted. Perché la domanda è inevitabile: siamo sicuri che le infrastrutture sono pensate per i cittadini? Alla Stazione Centrale di Milano anni di attesa per un terminal all’avanguardia, sicuro e piacevole, hanno portato per ora a una insoddisfazione diffusa – a cui la stampa locale ha dato ampio risalto. Così il Corriere della Sera descrive la struttura: «un senso di disorientamento nel percorso dagli ingressi alla biglietteria ai treni, un percorso dalla biglietteria ai treni di un minuto e 48 secondi sui tapis roulant
L’amministratore delegato di Grandi Stazioni, Fabio Battaggia, ha invitato ad attendere, e siamo sicuri che quando arriveranno i negozi e la nuova segnaletica, la situazione migliorerà. Ma intanto di scuse ai viaggiatori non c’è neanche l’ombra. Così come non si è sognato di darle l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, dopo i disagi di Natale, quando si è limitato a invitare i passeggeri a portare da casa qualche maglione pesante e qualche panino in più, una frase che per il contesto in cui è stata detta è stata criticata perfino dal ministro dei Trasporti Altero Matteoli. Neve a parte, assistiamo ai ritardi cronici (e al contempo all’aumento dei minuti necessari per ottenere i rimborsi, oltre che dei prezzi per i biglietti) dell’Alta Velocità, dovuti, da quanto si capisce, a diverse cause, dall’eccessivo traffico sulla tratta BolognaFirenze alla mancanza di sufficiente alimentazione in alcuni passaggi. Finalmente, dopo aver negato il problema, Fs è corsa ai ripari, correggendo l’orario dell’Alta Velocità, togliendo alcune corse dalla tratta Milano-Roma e mettendone alcune – chieste a gran voce dai lavoratori
– sulla Milano-Torino e sulla RomaNapoli. Esperienze che fanno guardare con preoccupazione a due realizzazioni su cui si concentrano molte aspettative: per rimanere a Milano, le autostrade Brebemi e Pedemontana e l’Expo. Sull’evento che nel 2015 dovrebbe portare a Milano 34 miliardi di euro (già in calo rispetto alle precedenti previsioni di 44 miliardi), constatiamo che è in atto uno scontro, nonostante i pubblici attestati di stima, tra il sindaco di Milano Letizia Moratti e il commissario Lucio Stanca, accusato, come riferisce Alberto Statera sulla Repubblica, di non aver fatto assolutamente niente. Con il risultato che anche su quest’opera si paventa – o almeno si paventava finché la stella di Bertolaso non si è offuscata – l’affidamento in via ultra-emergenziale alla Protezione Civile. Cambiando mezzi di trasporto i campanelli di allarme non mancano: scopriamo che l’aeroporto di Fiumicino è un “colabrodo” dal punto di vista della sicurezza, come documentato da un’inchiesta dell’Espresso, mentre registriamo che al sistema marittimo-portuale dei 150 milioni di euro promessi nel
Dpef, in Finanziaria non è rimasto niente, come ha denunciato Assoporti. Si spera almeno che l’indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale porti a un assetto degli scali che sia quanto meno più razionale dell’attuale, dove la logica dei campanili ha fatto a pugni con la competitività (e la trasparenza dei conti). Altri soggetti, invece, non si possono lamentare da molti anni: Atlantia spa, proprietaria di Autostrade per l’Italia, ha comunicato che il margine lordo dal 1999, epoca della privatizzazione, a oggi, è raddoppiato, passando da poco più di mille a oltre 2.100 miliardi. Per l’ad Giovanni Castellucci è tutto merito dell’efficienza della società, ma l’impressione di trovarsi di fronte a un monopolio ex pubblico che guadagna troppo in raffronto agli investimenti effettuati (si veda a proposito il servizio a pag. 32) rimane. Resta anche la domanda: per chi sono fatte le infrastrutture? Se lo chiedono non solo i cittadini, ma anche gli operatori del travel retail, negozianti e ristoratori, che hanno diritto di pretendere tempi certi e una qualità dei servizi in linea con quanto promesso. Fabrizio Patti
CALENDARIO MARZO • MAGGIO 2010
MERCATI IN FIERA NOME
COSA
DOVE
QUANDO
WEB
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