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ANNO 5 • NUMERO 11 • NOVEMBRE 2010 • e 3,00

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano

LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI

Napoli da BAA a F2i

IL GRANDE RISIKO DELL’ON THE MOVE Vito Gamberale e il suo fondo sulle orme dei Benetton. La crisi spinge le privatizzazioni

MAPIC Luci e ombre

Analisi mercato • Kids fashion

aeroporti • Dossier Napoli



News primae noctis

Ostriche e champagne non portano buonO

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rancamente, è la prima volta che sentiamo un alto esponente della finanza nazionale formulare una analisi della congiuntura economica italiana e mondiale basandosi sui ricevimenti a base di champagne che sarebbero offerti dai bankers a margine delle riunioni del FMI. Questi ricevimenti – discetta Tremonti - sarebbero la prova che “le cose sono tornate peggio di prima”, ovvero che “la speculazione è tornata a piede libero”. Sarà anche vero; però Tremonti ci aveva abituato a ragionamenti meno sempliciotti, e spiace vedere che il filo dei ragionamenti saggi e pacati si è spezzato, per lasciare il campo a considerazioni così demagogiche ed approssimative. La svolta è così radicale, che sorgono i peggiori sospetti: la congiuntura sta peggiorando, e stiamo cominciando a cercare dei capri espiatori? La ripresa rallenta, e dobbiamo trovare dei colpevoli? Si fa peccato a pensare male, diceva il grande Giulio, ma a volte ci si azzecca…

­­­ EDITORIALE

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L’OPINIONE C’era una volta la crisi di Carmen Chieregato* Potremmo ancora raccontarci una favola ma non sarebbe serio. Dall’esperienza di Cogest Italia nella gestione di 40 centri commerciali e di Mall System che ha in commercializzazione 15 nuovi progetti, si può affermare che la ripresa c’è, ma siamo ancora molto lontani dal poter dire che la crisi sia solo un ricordo. Emerge un generale aumento della qualità, sia per location che per appeal; l’approccio Flight to Quality sta finalmente passando dalla mera citazione nelle riviste di settore ai fatti, e si traduce anche in un riequilibrio tra domanda e offerta. I retailer stranieri tornano ad affacciarsi al nostro “particolarissimo” mercato con curiosità e circospezione, contribuendo comunque all’aumento del livello attrattivo delle gallerie. Il confronto più serrato ha generato un innalzamento delle professionalità del settore e una forte selezione nel panorama delle offerte. Persistono ovviamente molte difficoltà che affrontiamo quotidianamente: lo shock generato dalla tempesta economica, una burocrazia paludosa e una mancanza di coralità degli attori coinvolti nei confronti della PA, il gap temporale tra idea e realizzazione, lo sviluppo di molti brand “star” nazionali prossimo alla saturazione, la riduzione di interlocutori “ancore”. Tutto questo si riflette in un generale approccio prudenziale ai progetti da parte dei tenants, soprattutto esteri, ma la carta della concretezza ci sta guidando in nuovi territori, con la sicurezza dell’esperienza accumulata. Manifestazioni come quella del Mapic consentono una maggiore conoscenza di quello che succede nel resto del mondo e rappresentano un momento di condivisione di speranze e certezze. * Amministratore delegato di Cogest Italia e presidente di Mall System

retail&food - novembre 2010

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Anno 5 numero 11 novembre 2010 Direttore responsabile Andrea Aiello Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, Marketing & Co., David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Fabrizio Patti, Enrico Pazzali, Andrea Penazzi, POLI.design, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Giacomo Terranova, Vittorio Valenza,  Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto Segreteria Silvia Pizzi

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A retail&food hanno collaborato tra gli altri: Giuseppe Bonomi Gianfilippo Cuneo Luigi de Montis Fulvio Fassone Vito Gamberale Antonio Intiglietta Paolo Lombardi Pietro Malaspina Pierre Marin Enrico Pazzali Mario Resca Vito Riggio

Presidente Sea Aeroporti di Milano Presidente del Comitato Investimenti per Il Fondo Sinergia Presidente Assocatering Presidente Associazione Travel Retail Italia Presidente F2i Presidente Expo Italia Real Estate Presidente Fiera di Genova Presidente Consiglio Nazionale Centri Commerciali Amministratore Delegato John Lang LaSalle Italia Amministratore Delgato Fieramilano Presidente Confimprese Presidente Enac

Ai sensi dell’articolo 2 comma 2 del codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di Milano – viale Coni Zugna, 71. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati personali Silvia Pizzi, presso la sede di Milano, per esercitare i diritti previsti dalla legge n. 675/967.

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è una rivista edita da Gesto Editore S.r.l. Viale Coni Zugna, 71 - 20144 - Milano - Italy Tel. 02 3451230 - Fax 02 3451231 info@retailfood.it www.retailfood.it

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48%

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SOMMARIO > n° 11 2010

News primae noctis - Ostriche e champagne non portano buono

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l’Opinione - di Carmen Chieregato

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r&f News

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Cosa occore sapere per - di Alessandro Barzaghi

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L’indice di retail&food

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Osservatorio Prezzi - Oriocenter, nella pancia della balena

20

Star Trek food - Destinazione Miroglio

22

Prima pietra - Tanit lancia la sfida

26

Taglio nastro - Noventa, nessuno sconto alla concorrenza

30

Fiere - Ancora un Mapic di crisi

33

Aeroporti - Trapani fa sul serio

36

Dossier aeroporti - Napoli mette il vestito buono

38

L'Upim Pop riporta vita in città

42

Parola di... - Silvio Tarchini

44

Analisi Mercato - Kids fashion rotta a sud

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Dossier aree di servizio - Total strizza l'occhio a riders e camionisti

51

International - Changi sempre più a misura di viaggiatore

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Stazionario

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Retail Station

59

Ferry Porti

60

La pulce nell’orecchio - di Simone Filippetti

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La foto

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Last but not least - Vito Gamberale e il risiko dell'on the move

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Mercati in fiera - Calendario novembre 2010 - gennaio 2011

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r&f news Sixty, un nuovo ad per risollevarsi

Atri, appuntamento a Malpensa

L’amministratore delegato e co-fondatore del Gruppo Sixty, Renato Rossi, ha lasciato l’incarico per tornare a seguire il prodotto. A sostituirlo è andato Pietro Bongiovanni, già membro del cda. Proverà a rimettere sulla giusta strada i conti,

dopo che nel 2009 il fatturato è sceso da 600 a 395 milioni, con un risultato netto negativo per 32 milioni di euro e debiti con le banche per 250 milioni. Il primo obiettivo è innalzare l’Ebitda, che già nel 2009 ha avuto una piccola risalita. Non ci dovrebbero essere, invece, cessioni di marchi, tra i quali i più noti sono Miss Sixty, Energie e Killah.

A Treviso lavori in pista dal giugno 2011

L’aeroporto Canova di Treviso rimarrà chiuso per quattro mesi, a partire da giugno 2011, per lavori di adeguamento della pista. Durante il periodo di chiusura le attività saranno spostate sull’aeroporto di Venezia, anch’esso di proprietà di Save. Lo scalo di Treviso nel 2009 ha raggiunto quota 1,8 milioni di passeggeri e nel 2010 dovrebbe toccare il traguardo dei due milioni. Per il sindaco di Treviso, Gian Paolo Gobbio, il Canova ha in corso delle trattative con Ryanair per rendere lo scalo una base fissa per gli aerei del vettore irlandese. Attualmente le rotte della compagnia che vi partono sono ventotto.

I

l 5 novembre nella sala Infocenter dell’aeroporto di Milano Malpensa si terrà il Forum Atri 2010, dal titolo “Exit strategy dalla crisi: il ruolo dell’innovazione per le piattaforme d’offerta del travel retail”. Si comincia alle 9.15 con i saluti del presidente di Atri, Fulvio Fassone, seguiti dagli interventi del presidente di Sea, Giuseppe Bonomi (“L’innovazione quale driver strategico dei processi aziendali: il caso Sea”) e del professor David Jarach, presidente di Diciotto Febbraio (“Exit strategy dalla crisi”). Ci saranno poi quattro tavole rotonde sul tema dell’innovazione. Alla prima, relativa alle piattaforme aeroportuali, parteciperanno Massimo Soppani di

Panino Giusto e Caviar House a Linate con MyChef

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i alza il livello della ristorazione nell’area partenze di Linate. Ai gate d’imbarco del collegamento Milano/Roma sono stati aperti i nuovi concept Panino Giusto e Caviar House, entrambi gestiti da MyChef. La stessa società, intanto, ha sottoscritto una convenzione con Poste Italiane per offrire uno sconto del 10% ai possessori di Carta Postamat. Caviar House è un corner che fa parte del wine bar adiacente al Panino Giusto. In esso si possono ordinare caviale e bollicine a prezzi che vanno da 19 a 85 euro. Ne abbiamo parlato con Francesco Peterlongo, responsabile commerciale e mar-

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Aeroporti del Garda, Armando Brunini di Sab e Silvio Pippobello di Geasar. Nella seconda, “L’innovazione nella categoria del travel retail/food&beverage: leader a confronto”, parleranno Massimo Mezzanotte di Autogrill, Sergio Castelli di MyChef e Giovanni Bussi di Airest. La terza, dedicata alle novità nel retail aeroportuale, vedrà la presenza di Marco Treggiari di Adr (Roma), Camillo Bozzolo di Save (Venezia) e Stefano Gardini di Sab (Bologna). All’ultima, incentrata su autostrade, stazioni e crociere, interverranno Giorgio Moroni di Atlantia, Stefano Mereu di Grandi Stazioni e Alessandro Guerreri di Msc Crociere. •

keting dell’azienda agricola Pisani Dossi, uno dei due fornitori di caviale del punto vendita. Da dove nasce la vostra specializzazione sul caviale? Riproduciamo diverse specie di storione da più di 20 anni. Dopo uova embrionate ed avannotti, produrre caviale in ciclo completo ne consegue in modo naturale. Nel nostro prodotto si fondono scienza, artigianato e tanta passione. Qual è la vostra esperienza con il food service? Ci stiamo avviando proprio ora con MyChef nel progetto “Caviar House” di Linate. Commercializziamo in Italia attraverso un grande distributore mentre a Milano serviamo direttamente gastronomie, ristoranti e hotel di lusso. Intendete seguire MyChef nell’apertura di altre Caviar House? Sicuramente si: siamo convinti che la prima “Caviar House” da Loro aperta posizionando il nostro “Siberian Caviar” per l’alta qualità sarà sicuramente un forte successo. E’ decisamente stimolante confrontarsi con impegni e scenari di questo tipo. •


Save, la Regione saluta…

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eneto Sviluppo ha ceduto la sua partecipazione, pari al 12%, in «Marco Polo Holding», controllante di Save, la società degli aeroporti di Venezia e Treviso. Come ha spiegato il presidente della finanziaria della Regione Veneto, Francesco Borga, «l’operazione permetterà a Veneto Sviluppo di poter disporre di nuova liquidità per mettere a punto un ulteriore intervento a favore del sistema produttivo veneto, con particolare attenzione alle Pmi». Il presidente della Regione, Luca Zaia, aveva preannunciato la cessione, il cui valore è di circa 20 milioni di euro, già alla fine di agosto. Lo stesso governatore, dopo la vendita, ha ribadito che «in tempi di emergenze sul fronte lavoro e di credito alle imprese questo permetterà di ottenere risorse fresche». •

Ai camionisti aree hi-tech per 91 milioni

Luca Zaia

…e Serenissima sbatte la porta

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Enrico Marchi

usi lunghi tra gli azionisti di Airest, Save (86,5%) e Serenissima Brescia-Padova Holding (13,5%). Pomo della discordia è la fusione tra Airest e la sua controllata Elite 3 srl, nello stesso settore di attività. Serenissima, che era contraria, ha stigmatizzato l’integrazione decisa da Save, scontro che ha portato all’automatico scioglimento del patto di sindacato Save-Serenissima Holding nella stessa Airest. Enrico Marchi, presidente di Save, come segno di distensione avrebbe dato il proprio assenso alla riscrittura dei patti parasociali. Tuttavia, come riporta Milano Finanza, Save sembra disposta a intavolare una trattativa per portare a casa l’intero pacchetto di Airest. I soci di Serenissima, al di là del casus belli, sarebbero scontenti per la non profittevole gestione di Airest, che ha chiuso il 2008 con 4,4 milioni di perdite e il 2009 con 3,9. A determinare il deficit sarebbe la complessa ristrutturazione di Ristop, che Airest ha rilevato nel 2006 dalla stessa Serenissima. Anche nel primo semestre la perdita ante-imposte è stata di 2,5 milioni, sebbene Marchi abbia espresso fiducia sul fatto che la società possa andare in pareggio alla fine di quest’anno grazie al recupero di redditività in atto. •

Aerdorica, sì all’albergo, stop al retail La buona notizia è che l’albergo presso l’aeroporto di Ancona aprirà entro la fine dell’anno. Sarà un quattro stelle posto nel sedime aeroportuale, dietro la struttura del parcheggio. La cattiva è che il piano di espansione del retail, annunciato nei mesi scorsi dal presidente di Aerdorica, Cleto Sagripanti (che è anche ad dell’azienda di calzature Manas), si è arenato. «L’obiettivo era avviare entro la prima parte di quest’anno i lavori per le attività retail – racconta Sagripanti a retail&food – I tempi però sono incerti, perché i finanziamenti regionali (fondi Fas, ndr) sono stati bloccati da Tremonti. È quindi in corso una negoziazione tra lo Stato e la Regione». I piani rinviati prevedevano che gli spazi retail si quintuplicassero, anche perché come dice lo stesso Sagripanti, attualmente sono quasi inesistenti. Il presidente, per la futura espansione nel retail, Cleto Sagripanti punta sugli imprenditori marchigiani nell’agroalimentare e nella moda. Si vorrebbe estendere molto anche l’offerta food. Ma la priorità, ora, è sul fronte aviation. Ad Aerdorica non va giù l’esclusione dell’aeroporto dagli scali individuati come prioritari dalla bozza del piano nazionale degli aeroporti. «Stiamo lavorando per avere grandi contratti con grandi compagnie. Abbiamo l’obiettivo di un milione di passeggeri, se ora siamo in serie C puntiamo di sicuro a una promozione».

Creare aree all’avanguardia per agevolare la sosta dei camionisti. È lo scopo del Comitato Centrale dell’Albo degli autotrasportatori, che per l’occasione ha attivato finanziamenti per 91 milioni di euro, con cofinanziamenti per 22 milioni. Le aree per camionisti, presenti appena fuori dalle autostrade e di proprietà di soggetti privati, saranno dotate di una rete internet e intranet nazionale, di una piattaforma telematica per la condivisione dei servizi e di una banca dati georeferenziata delle aree di sosta attrezzate. Tra le altre dotazioni ci sarà anche un sistema che consente l’instradamento dei veicoli in caso di eventi di blocco del traffico. Diverse le tecniche utilizzate: dagli sms per le segnalazioni sul traffico agli applicativi per gli smartphone. Tra le aree di sosta per camionisti la più avanzata è attualmente l’Autoparco Brescia Est, dove è attivo, fra gli altri, anche un servizio di ristorazione chiamato “Il Miglio”.

Buoni pasto, Anseb: esenzione fino a 10 euro

Passare da un valore esente da ritenute fiscali e contributive di 5,29 euro per i buoni pasto a 10 euro. È la proposta che l’Anseb, associazione nazionale delle società emettitrici di buoni pasto, insieme alla Fipe e ai sindacati, ha rivolto al governo. L’annuncio è arrivato durante la tavola rotonda “Buoni pasto: occorre una nuova normativa” nell’ambito del convegno Ristorazione 2010. Tra le altre richieste delle organizzazioni ci sono la previsione di termini di pagamento fissi e inderogabili, criteri di accreditamento delle società emettitrici più stringenti e un’authority efficace nel controllare e sanzionare le irregolarità del settore. La domanda di innalzamento della quota di esenzione a 10 euro è motivata dal fatto che il valore di 5,29 euro è immutato dal 1997.

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r&f news Cresce il business travel

Non si è ancora tornati ai livelli precedenti alla crisi, ma i viaggi d’affari sono in ripresa. Secondo l’indagine sul business travel di Uvet American Express, il numero di trasferte nei primi nove

Darty, subito verso il 5% di quota

I

l gruppo Kesa, che in Italia gestisce il marchio Darty, ha deciso di fare sul serio. A spiegarlo è stato il canadese John Hatch, ad di Darty Italia, in un incontro con la stampa a Milano. L’obiettivo è di raggiungere in alcuni anni una quota di mercato del 5%, contro l’attuale 1 per cento. In Italia il gruppo è arrivato nel 2005 e da allora ha aperto 23 negozi, di cui 12 nella cosiddetta Grande Milano. Ora c’è l’accelerazione: dallo scorso maggio gli shop inaugurati sono stati sei (Verona, Vado Ligure, Gallarate e Tradate e due a Torino), ma entro la fine di aprile 2011 ne seguiranno altri 30, di cui tre prima di Natale. Per fine anno la quota di mercato sarà già salita al 2%, con un fatturato di 230 milioni (170 senza i nuovi

negozi). Ne saranno poi inaugurati 10-15 all’anno, fino ad arrivare alla fatidica soglia del 5 per cento di quota di mercato. In seguito, a sentire John Hatch, non è escluso che la catena punti al 10 per cento. Ma l’importante, per l’ad, è incrementare i profitti: le previsioni sono di una crescita del margine lordo del 10% per i prossimi cinque anni. Un terzo delle aperture avverrà nei centri commerciali, un terzo in città e il rimanente in aggregazioni commerciali vicine alle città. Il gruppo Kesa, presente in dieci stati della Ue con 700 punti vendita, ha un fatturato consolidato di 6 miliardi di euro e “retail profit” per circa 100 milioni di euro. •

mesi del 2010 è cresciuto del 7%, con un volume di spesa aumentato di 6 punti percentuali. Roma in Italia precede Milano come meta preferita, mentre all’estero vanno bene Londra, Parigi e New York.

Conbipel pronta al rilancio

Un’iniezione di risorse è in arrivo per Conbipel: l’azionista americano Oaktree Capital Management ha messo sul piatto 20 milioni di

Stock option BUY

euro, sono state confermate le linee di credito a mediolungo termine per 112 milioni di euro e sono arrivate nuove linee di credito per 25 milioni. Secondo il Sole 24 Ore gli istituti che hanno dato il via libera alla rinegoziazione del debito sono Unicredit, Ge Capital (Interbanca), Intesa Sanpaolo, Mps, Banca Popolare di Vicenza, Banca Popolare di Novara e Cassa di Risparmi di Asti. Il nuovo piano industriale porterà al rinnovamento di 38 punti vendita e all’apertura entro il 2014 di 52 nuovi shop. Il gruppo di Cocconato d’Asti, che ha chiuso il bilancio 2009/2010 con 232 milioni di euro di ricavi, è stato ceduto nel 2007 dalla famiglia Massa al fondo Oaktree Capital Management.

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NEUTRAL

Arnold Coffee Nella stessa posizione di McPuddu's dello scorso numero di r&f, un altro simpatico clone locale-locale clone. Una mini catena, attiva a Milano e Genova, adorata da chi sogna lo sbarco di Starbucks in Italy.

Sheraton Apre a Malpensa, ma con metà delle stanze. Il colosso americano si adegua ai costumi nostrani ma promette di rimediare al gap nel giro di poche settimane. Prendiamo la parte buona della notizia: Malpensa ha finalmente un hotel aeroportuale di livello adeguato. Ntv E’ la prima vera chance di rompere il monopolio del trasporto ferroviario, così la pensano in tanti. «E’ un’impresa molto piccolina che in fondo ha soltanto 25 treni», così la pensa Mauro Moretti di FS. Per ora tante baruffe, speriamo niente bufale.

Next Generation Il gruppo dei futuri leader del mondo di mall e outlet, promosso da ICSC e CNCC, è appena nato e già promette bene, molto bene. Si può essere giovani ma anche esperti... largo ai giovani!

Anas La Salerno-Reggio Calabria sarà pronta entro il 2013. Parola di Matteoli e del Cda di Anas. Mancano solo tre anni, 1.095 giorni, 383 chilometri, l’86% dell’intero tracciato e qualche centinaio di intimidazioni della ’ndrangheta.

Apple power Meglio di Prada, Gucci o Zara. L'apertura di un Apple Store viene sognata da tutti gli sviluppatori di mall, come quelli delle Gru di Torino che hanno appena inaugurato. La mela tenta e tira.

SELL

MissSixty C'è luce in fondo al tunnel? Fatta pace con il fisco, rinnovato il management, arriverà un buon partner industriale per raddrizzare i conti del retailer italiano? All'orizzonte si intravede la cessione di qualche marchio e un opportuno riposizionamento. Agrigento airport Vito Riggio incontra il presidente della provincia di Agrigento per discutere del progetto del nuovo aeroporto. All'incontro partecipa con Angelino Alfano, ministro della giustizia, agrigentino doc. Se cominciamo così... Cipe Spariamo sulla croce rossa, sul Cipe che non sblocca mai i fondi. O che lo fa solo quando non sono disponibili. Niente autostrade, banchine e ferry terminal, aumento delle tariffe aeroportuali… E poi dice che uno si butta a sinistra.


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r&f news

Occhiobello, partito il countdown

L

’inaugurazione dell’Occhiobello Outlet Village ha una data: il 10 marzo 2011. Mancano pochi mesi, quindi, all’apertura del nuovo foc veneto, che sorgerà nell’omonimo comune in provincia di Rovigo grazie all’iniziativa portata avanti da una cordata di imprenditori locali. Il complesso interessa inizialmente un’area di 120mila mq, dove si realizzerà la fase 1, mentre successivamente sarà aggiunta un’ulteriore area edificabile di 112mila mq, dove si estenderà la fase 2. Il primo step prevede 20mila mq di gla e 1.600 posti auto mentre il secondo porterà la superficie lorda affittabile a 39mila metri quadrati. Tradotto in quantità negozi: la fase di prossima inaugurazione ospiterà 74 punti vendita, mentre quella successiva ne prevede 60. L’investimento si aggira sui 50 milioni di euro e l’obiettivo di fatturato per il primo anno si attesta sui 55 milioni di euro. Questi sono i dati forniti da Occhiobello Outlet Village Srl, developer, da K-Board, project coordinator, e da Db Retail, promotion & leasing, in occasione della conferenza di presentazione che ha avuto luogo lo scorso ottobre a Milano. Definita la data, rimane il riserbo sui retailer che hanno già

in format

aderito al progetto. L’attività di commercializzazione ha per target un livello di brand medio/alto ed è arrivata a circa il 50% della metratura. L’obiettivo per il taglio nastro è di raggiungere quota 60-65 per cento, mentre la proposta commerciale dovrebbe andare a regime entro il 2011, dando lavoro a 350/400 persone. Il mix dei negozi prevede l’inserimento di abbigliamento uomo, donna, calzature uomo e donna, accessori, moda bimbo, sport e creazione per la casa. La ristorazione sarà gestita da insegne locali e si articolerà in due bar, un ristorante con probabile servizio al tavolo e non è escluso un corner gelateria. Inoltre ci saranno delle aree attrezzate per i bambini. Grande importanza, in sede di presentazione, è stata conferita alla location e alla sostenibilità ambientale. Sul primo fronte si segnala la vicinanza al casello dell’A13 Padova-Bologna, che presenta lo stesso nome dell’outlet, e l’ampiezza del bacino di utenza che include Bologna, Ferrara, Ravenna e Padova, oltre a Rovigo. Il fattore “green” annovera l’inserimento di impianti fotovoltaici. Per favorire il confort dei consumatori, inoltre, l’intera area sarà completamente porticata. •

A cura di POLI.design

“Food Experience Design” dedicato ai Locali Pizzeria ”Semiseri”, “IF - Focaccia Italiana”, “Fugassa – focaccia & vino”, “Pizza Experience” e “How”, cinque nuovi format polifunzionali e di design che esprimono il potenziale di evoluzione dei locali pizzeria, che attualizzano il rapporto con la tradizione, e confermano il valore della qualità del prodotto, degli ingredienti e dell’esperienza di consumo. Sono le proposte innovative elaborate dai 26 architetti che hanno partecipato alla terza edizione del corso di Alta Formazione in “Food Experience Design - Design per l’innovazione di spazi e locali pizzeria” di POLI.design Consorzio del Politecnico di Milano. (www.foodexperiencedesign.it) I progettisti provenienti anche da Brasile, Colombia, Ecuador e Messico, hanno usufruito di borse di s tudio messe a disposizione dagli Sponsor Accademici Florim Ceramiche, Simas Aqua Space, Lanterna Alimentari Genova, e la linea di farine specializzate Le 5 Stagioni di Agugiaro & Figna.

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r&f news Boom per gli Aeroporti di Puglia

Una crescita del 45% a Brindisi e del 18% a Bari. È questo il risultato dei due principali scali gestiti da Aeroporti di Puglia. Nell’Aeroporto del Salento i passeggeri tra arrivi e partenze al 30 settembre sono stati 1,19 milioni, rispetto agli 815mila del 2009. Sono più che raddoppiati (+111%) in particolare i passeggeri di linea internazionali, arrivati a 173.591. Quelli nazionali sono cresciuti del 40 per cento.

Al Karol Wojtyla di Bari, invece, i viaggiatori sono arrivati a 2,559 milioni, con una crescita del 40% di quelli internazionali e del 15% di quelli domestici. I risultati si devono alla trasformazione di entrambi gli scali in basi Ryanair, che ha già annunciato l’arrivo di nuovi collegamenti nei prossimi mesi.

Logo contestato, Gap fa retromarcia

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l web 2.0. può sfuggire di mano anche alle aziende più forti nel marketing. È quanto successo a Gap, marchio del fast fashion americano che a novembre aprirà in corso Vittorio Emanuele II a Milano il suo primo negozio italiano (a dicembre al suo fianco arriverà Banana Republic, dello stesso gruppo). La società aveva deciso di cambiare logo: dopo vent’anni la sua scritta bianca su sfondo quadrato blu aveva lasciato spazio a una scritta nera senza grazie su sfondo biancio, con il quadrato blu in alto a destra rispetto al nome. Il tempo di mettere il nuovo marchio sul sito e la società si è vista sommergere di critiche da parte dei fan e di diversi grafici, tra cui la società Information Architects, che contestavano la povertà artistica della nuova effige. Gap ha peggiorato le cose decidendo di raccogliere le opinioni e i suggerimenti sulla propria pagina di Facebook, scatenando ancor di più le critiche. L’ultimo atto della storia è stato quindi la decisione

di tornare al vecchio logo. Uno nuovo, comunque, arriverà: «Ci sarà il tempo di cambiare il logo, ma quando giungerà il momento, lo faremo in maniera diversa», ha affermato la presidente di Gap Marka Hansen. •

Hotel e lounge, Malpensa si fa accogliente Continuano ad aumentare i travel hotel: mentre è in corso la gara per la costruzione di un albergo low cost nel T2 di Malpensa, nel Terminal 1 ha appena aperto i battenti lo Sheraton Milan Malpensa Airport Hotel, davanti all’aerostazione. La struttura, da quattro stelle, conterà a pieno regime 433 camere. Alla fine di ottobre, secondo la tabella di marcia, ne erano disponibili 300 (costo di una doppia 160-180 euro). A breve l’offerta sarà completata, con la sistemazione anche di 60 camere di «livello club» e 19 suite. Intanto, nel Terminal 2 è stata inaugurata una nuova vip lounge, chiamata Club2. Come nel caso precedente di Bologna alla sala possono accedere, a pagamento, tutti i passeggeri e non solo quelli business (nel T2, d’altra parte è attiva solo easyJet). Il costo è di 20 euro per l’abbinata vip lounge più fast track o di 5 euro per il solo fast track, che consente di accedere più velocemente ai controlli di sicurezza.

Orient Express a cura di Stra_branding - www.strabranding.com I nuovi consumatori cinesi: l’emersione della middle class apre ulteriori spazi per i marchi italiani Da una recente indagine pubblicata dalla Deloitte (China’s consumer market: what next?), emerge che la Cina non è più soltanto moda griffata e lusso. Anche se la Greater China, e più in generale l’Asia, sono gli unici mercati a salvare i conti dei brand del lusso, una middle class locale si sta affermando e sta cambiando radicalmente il panorama del mercato dell’abbigliamento cinese. Fino al 2003, prima delle riforme governative sugli investimenti stranieri nel settore distributivo, due principali categorie di prodotti di abbigliamento erano distribuite in Cina. Da un lato, la moda cheap con marchi e prodotti locali e venduta nei grandi magazzini statali o catene di specialty store. Dall’altro il lusso distribuito attraverso negozi diretti o in franchising e nei department stores di fascia alta. In mezzo, molto poco. Oggi, il consumatore appartenente alla middle class dispone di un maggiore potere d’acquisto, vive in case più grandi e aumenta il proprio acquisto di prodotti duraturi. Il suo livello d’educazione si è innalzato, una generazione di “young urban adult” commincia ad affermarsi. Ora si richiede alla distribuzione di proporre altro rispetto ai prodotti basic. Ma la Cina è un paese gigante, con fortissime diversità regionali per ciò che riguarda il clima, la lingua, il lifestyle e persino la cucina. Dunque per i marchi è critico da un lato presidiare la distribuzione locale che deve essere affidata a partners qualificati, dall’altro mettere in atto un marketing locale idoneo a segmentare i diversi profili dei consumatori a cui si rivolge. A tutt’ora, la middle class come segmento di mercato rimane ancora molto opaca. Per moti-

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vi culturali non è facile interpretare direttamente i gusti e le aspettative dei nuovi consumatori. I marchi che vogliono captare l’aspirazione della middle class ad acquisire dei “premium brand”, cioè quelli collocati nel segmento del cosiddetto lusso accessibile, devono ricorrere a delle tecniche innovative, quali internet per esempio, facendo leva sulla sensibilità di un target mediamente giovane, attento alla moda perché influenzato dai brand occidentali, ma anche dallo stile giapponese e dalla pop culture, e che in generale aspira ad una migliore qualità di vita. Nello stesso report emerge che per il segmento della middle class, l’immagine e la storia del brand sono decisivi nell’influenzare l’acquisto di un prodotto d’abbigliamento. Oltretutto, il premium price è più facilmente accettato quando il brand è straniero. Abbiamo anche noi verificato direttamente questa tendenza a livello del trade. Negli ultimi mesi, la nostra sede di Hong Kong è stata più volte interpellata da parte di distributori cinesi molto pro-attivi nell’avvicinarsi a brand europei storici appartenenti al segmento sportswear. A livello di sistema, la distribuzione in Cina rimane oggi ancora molto frammentata rispetto ai mercati occidentali, ma stiamo assistendo al suo consolidamento attorno a shopping centers e grandi magazzini parallelamente a una progressiva sofisticazione degli operatori. L’approdo dei marchi stranieri ha spinto lo sviluppo delle catene retail. Nel frattempo la privatizzazione in corso dei department stores statali e la riconversione del loro merchandising e dei lay-out espositivi, e l’apertura di molti nuovi shopping mall in generale favoriscono lo sviluppo di una moda di medio livello con brand cinesi ma sopratutto stranieri. Jean-Luc Ayroles


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r&f news Sicilia, stop alle autorizzazioni...

È finito, forse, il tempo delle autorizzazioni facili. Dopo un periodo contraddistinto dalla costruzione in massa di grandi e grandissimi centri commerciali, la Regione Sicilia ha chiuso la porta a

Soratte, obiettivo 130 negozi

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on è tutto oro ciò che è outlet. Nonostante i foc stiano attraversando una fase di grande splendore, a nord della capitale qualcosa non è andato secondo le aspettative. Inaugurato a fine 2008 grazie all’iniziativa di Stores Development, il Soratte Outlet Shopping non è decollato e la nuova società di gestione, la svizzera Consedil, ha già pronto un piano di rilancio. Il programma è stato illustrato dal presidente dell’azienda elvetica, Gigi Gelmetti, che vanta un curriculum di tutto rispetto avendo lavorato presso il FoxTown, l’Ikea di Aubonne e il Prahga

Outlet. Tre sono le strategie elaborate dal top manager, per un investimento complessivo di 5 milioni di euro, con l’obiettivo di portare il fatturato dagli attuali 37 milioni di euro a 50 milioni. In ambito strutturale ci saranno interventi sulla cartellonistica, sulla segnaletica di avvicinamento e sul verde. Per quanto riguarda il marketing è previsto il raddoppio del budget in 24 mesi. Ma l’aspetto più importante è il potenziamento dell’offerta sino a un totale di 130 negozi nel 2012, contro i 59 attuali. Entro giugno 2011 sono già previste 30 nuove insegne. Il target è di livello medio. •

Raffaele Lombardo nuovi progetti di shopping center. Nell’ottica di regolamentare un mercato regionale apparentemente squilibrato, vedi il caso di Catania, la giunta guidata da Raffaele Lombardo ha emanato un atto di indirizzo che blocca le autorizzazioni per nuovi insediamenti. In merito alla sua linea politica il presidente della Regione è stato chiaro: «No alla grande distribuzione che ha ormai ha colonizzato la Sicilia».

… ma a Melilli un secondo outlet

Due outlet nello stesso comune: in Sicilia forse si può. Entro l’anno, se tutto procede senza problemi, dovrebbe essere inaugurato il Melilli Outlet di Fashion District, che conterrà circa cento negozi. Una struttura di grandi dimensione, quindi, che dovrebbe soddisfare un ampio bacino d’utenza. Ma è notizia di fine settembre, emanata direttamente dal comune di Melilli, che la Conferenza di Servizi ha dato il via per il rilascio dell’autorizzazione amministrativa alla San Sebastiano 2008 Srl. La società romana con la licenza commerciale e la concessione edilizia può avviare i lavori per costruire un outlet turistico. Il foc sarà costituito da 24 fabbricati, a un solo piano, distribuiti secondo il tradizionale format con strade pedonali e piazzette. Il tutto ospiterà altri 140 negozi. Saranno incluse due unità per la grande distribuzione, un albergo bed&breakfast con circa 70 alloggi e locali per attività terziarie. In un comune di 12mila abitanti, questa iniziativa appare utile solo per fare cassa.

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Aviation outlook

MENO COMPAGNIE, PIù SOLIDITà

Dopo essere stato per anni altamente frammentato, a causa dell’invasiva presenza degli Stati nazionali in qualità di azionisti di riferimento e, di conseguenza, di normative fortemente protezionistiche, anche il settore delle aerolinee sta evolvendo su scala mondiale verso forme di consolidamento. Del resto, il raggiungimento di masse critiche minime tali da assicurare economie di scala nei principali fattori di costo (acquisto aeromobili e carburante, ottimizzazione del network di volo e rete di vendita sul territorio), a fronte di un calo strutturale del ricavo medio per biglietto (il cosiddetto yield), fenomeni aggravati dall’attuale contesto macroeconomico ancora complesso, rendevano non più postergabile un tale passaggio. A questa evidenza industriale si aggiunge peraltro anche l’osservazione dei risultati positivi raggiunti dalle principali fusioni ed acquisizione nel panorama delle aerolinee nel corso dell’ultimo decennio: a partire da Air France-KLM per passare a Lufthansa-Swiss o alla più recente Delta-Northwest Airlines. Nessuna sorpresa, dunque, che aumentino gli annunci di matrimoni tra vettori a macchia di leopardo su scala mondiale: dalle europee British Airways ed Iberia alle statunitensi United e Continental, fino alle sudamericane Lan e Tam. A fronte di un indubbio beneficio per le strutture economicofinanziarie dei vettori aerei interessati e per le performance del settore nel complesso, l’aumento del suo rating e la diminuzione del costo del capitale a prestito, quali le conseguenze sui passeggeri? L’esperienza di altri comparti insegna che le acquisizioni portano sempre ad una razionalizzazione dell’offerta ed ad una diminuzione dei fattori competitivi con effetto ribassante sul prezzo. Vale a dire, servono per tagliare i costi e per difendere, nell’ipotesi minima, i profili consuntivi di ricavo. In sintesi: esiste la chiara possibilità che il prezzo medio del biglietto,

per lo meno lungo quei mercati interessati da fenomeni di aggregazione tra vettori locali, possa sperimentare un aumento. E la concorrenza dei vettori low-cost? Attenzione, anche in questo comparto è in atto da anni, seppur più in sordina, una semplificazione del numero di player per il raggiungimento di dimensioni più grandi. Questa tendenza, ragionevolmente, sarà enfatizzata nei prossimi 3-5 anni in cui mercati, quali USA ed Europa, dove la penetrazione dei lowcost carrier è stata più massiccia ma dove più forte si avverte il distacco competitivo ed economico tra due/tre vettori leader e gli altri follower. Laddove questi ultimi, pur gestiti in maniera industrialmente convincente, non riescono a produrre evidenze economico-finanziarie positive, proprio a causa del loro limitato scopo d’offerta. Dobbiamo dunque rassegnarci nel prossimo futuro ad un numero più contenuto di aerolinee rispetto al panorama odierno? La risposta è semplicemente sì, se vogliamo in realtà preservare la solidità a medio termine del settore. Laddove, come in tutti gli oligopoli indifferenziati, massificazione e prezzi bassi fanno solo rima con fallimenti e insostenibilità del business. A meno di pensare ai treni ad alta velocità come la panacea competitiva di tutti i mali: ma siamo sicuri, alla luce anche di esperienze recenti, che il treno sia in grado di sostituire tout court un grosso stock di offerta quale quello generato da un solo vettore aereo? Salute a tutti! Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it


Nuovi guai per Roncade

A

ltro stop per l’outlet veneto di Roncade: ora l’intera iniziativa è a rischio e appare improbabile l’inaugurazione prevista nei primi mesi del 2011. L’ultima tegola, in ordine di tempo, è arrivata dal Consiglio di Stato, che si è pronunciato sul ricorso presentato da Iper Gara, la società che gestisce il centro commerciale Tiziano ad Olmi. La sentenza ha bloccato di fatto il progetto outlet, complicando ulteriormente la situazione per la società proprietaria di Roncade Gallery, Lefim Spa. Nel merito della sentenza, secondo i giudici non sarebbero state rispettate le disposizione sulle licenze per una struttura di enormi dimensioni come quella in oggetto, minando l’ordinato sviluppo del commercio. A fronte di ciò sono state annullate tutte le autorizzazioni commerciali. Ora ci attendiamo un’altra battaglia legale, ma intanto i competitor aprono… •

Il “Made in Italy” va in cordata

L

’unione fa la forza e la formula outlet libera i magazzini dalle eccedenze. Ecco come le aziende del Made in Italy del settore arredo e complementi di alta gamma per il “mondo casa” hanno risposto alla crisi. Sarà una vera cordata, rigorosamente tricolore, quella che sfiderà operatori del calibro di Ikea, con l’obiettivo di recuperare quote di mercato e di far tornare il segno "+" nei dati di esercizio. Proprio gli indicatori, infatti, evidenziano una forte criticità per il comparto legno e arredo italiano, composto di 2.400 imprese: nel 2009 il fatturato alla produzione è sceso del 18,2%, le esportazioni sono precipitate del 21,9% e il saldo commerciale ha perso 24 punti pur rimanendo in attivo. Di qui la necessità, promossa dalla società riminese Retail in Progress, di dar vita al progetto Do.it (Design Outlet Italia). Nel merito l’iniziativa consiste nel realizzare entro il 2014 otto foc lungo la Penisola, con un planning di due inaugurazioni all’anno, coinvolgendo investitori diversi dove far entrare marchi locali. Il primo taglio nastro sarà nel teramano, a Colonnella, e la data prestabilita è il 15 dicembre. Il foc in questione vede nel ruolo di investitore il Gruppo di Mario di Roma, sorge nell’area dei centri commerciali all’uscita dell’A14 Val Vibrata. La struttura si estende su 17mila mq e, una volta a regime, offrirà circa 400 posti di lavoro. Successivamente sarà il turno dell’outlet di Santhìa (Vc), promossa da Svim di Torino (Gruppo Sandretto). Le due aperture nel Nord-Est, previste per il 2012, e le due tra Roma e Firenze, stimate per l’anno successivo, saranno guidate da Gruppo Draco di Brescia, già specializzato insieme a Fashion District nel mondo dei foc “tradizionali”. L’investimento per ogni struttura si aggira sui 50 milioni di euro mentre l’estensione sarà di circa 20mila metri quadrati con all’interno 100 marchi. •

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r&f news cosa occorre sapere per...

Fashion Valley, lusso low cost

A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

La durata dei contratti d’affitto

M

entre i contratti di locazione hanno una durata fissa legale e non diminuibile di 6 anni rinnovabili automaticamente per altri 6, come è noto il contratto di affitto di ramo d’azienda non prevede per legge alcuna durata, nè minima né massima, né alcun rinnovo automatico. E’ questo uno dei motivi che ha portato all’adozione di massa di questo tipo contrattuale nei centri o spazi commerciali di aeroporti e stazioni, a discapito del contratto di locazione che ormai è usato in ben pochi casi. La pratica contrattuale ha portato all’elaborazione di un gran numero di formule: si va da durate “secche”, da 5 anni a 10 anni in media, a durate con formule di rinnovo (per esempio 3+2, dove il rinnovo – o mancata disdetta – è spesso un’opzione a favore del solo operatore, che la proprietà deve “subire”). Il tema della durata si sposa con quello del recesso: in mancanza di una clausola generica di salvaguardia, che invece è prevista per legge nelle locazioni (da cui il conduttore può recedere sempre, posto che esistano “gravi motivi”), l’operatore non ha sostanzialmente modo di sciogliere il contratto a meno che non intervengano cause anomale (come per esempio inadempimenti della proprietà ovvero ipotesi, invero rare, di eccessiva onerosità sopravvenuta). Gli operatori cercano di assicurarsi pertanto, in fase di negoziazione dei contratti, un diritto di recesso, con un preavviso che può variare da 6 a 12 mesi in media. Questo diritto di recesso può essere libero durante tutta la durata contrattuale, ovvero esercitabile solo a partire da una certa data, ovvero ancora solo in una o più finestre. L’ipotesi del recesso in determinate finestre, recentemente proposta dalle proprietà a seguito di richiesta degli operatori, può per esempio consistere nel diritto

Al via la Sinergia tra mall e stadio

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uale modo migliore per portare la gente e soprattutto le famiglie allo stadio di farle passeggiare tra le vetrine e i ristoranti posti all’interno della struttura sportiva? Quello che sino a ieri, in Italia, era pura teoria oggi è diventato realtà a Reggio Emilia. A distanza di 15 anni dall’inaugurazione dell’impianto sportivo, attualmente sotto curatela fallimentare, il centro commerciale “i Petali” dell’ex Giglio è stato finalmente aperto ai supporter locali e alle famiglie anche in occasione degli eventi sportivi. Prima per ragioni di sicurezza veniva inibito durante le partite. Ciò è stato possibile grazie alle autorizzazioni fornite dalla commissione vigilanza. Ora i tifosi potranno usufruire di un mall con 40 negozi, 11 sale cinematografiche e una decina di ristoranti/bar. Benvenuta sinergia. •

di recesso alla fine di un determinato numero di anni contrattuali, come per esempio 3 o 4 anni, o per un certo numero di mesi a partire da una certa data, eventualmente ripetibile a distanza di anni. In questo, il recesso non differisce dalla durata con rinnovo descritta sopra. Il diritto di recesso è una delle clausole più importanti, sia dal punto di vista finanziario (permette infatti di eliminare il costo legato ad un punto vendita non performante), sia dal punto di vista legale (permette di uscire dal contratto in diverse ipotesi indistinte, come per esempio gran numero di chiusure da parte di altri operatori, costruzione di ampliamenti che penalizzano il punto vendita, apertura di nuove strutture commerciali nelle vicinanze). Da quando gli spazi commerciali hanno cominciato ad essere acquisiti da fondi immobiliari la durata dei contratti ha assunto grande importanza, atteso che i fondi (sia quando sono già proprietari, sia quando si apprestano a vendere un centro) esigono certezza in merito al cash flow che può generare un’area commerciale. Ciò non sempre risponde a una logica puramente finanziaria, in quanto come è noto in alcuni casi (è il caso delle strutture più appetibili) può convenire “ruotare” quanto più possibile gli operatori (permettendo il recesso ad nutum), così da aumentare i canoni ad ogni nuovo contratto.

Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.

Un’iniziativa mirata, con una trentina di negozi, posizionata lungo la direttrice che porta all’outlet del lusso The Mall e poco distante dal foc di McArthurGlen di Barberino del Mugello.

Con queste caratteristiche si presenta il progetto outlet Fashion Valley, promosso da Europ Invest, che dovrebbe aprire a fine dicembre, ma l’inaugurazione ufficiale è prevista per marzo del 2011. Il progetto prevede due fasi di ampliamento, che porteranno il complesso da una gla di 5.500 mq, per un investimento di 25-28 milioni di euro, a una superficie lorda affittabile di complessivi 15mila mq circa, per un valore di 100 milioni di euro. Oltre alle boutique, delle quali non si conoscono ancora i brand, saranno inserite alcune botteghe di artigianato locale.

Ryanair e Alghero a braccetto sino al 2013 Dopo gli scontri dei mesi scorsi l’accordo è arrivato: il vettore low cost Ryanair viaggerà da e per lo scalo sardo di Alghero almeno fino al 2013. Il contratto, siglato tra il direttore dello sviluppo nuove rotte di Ryanair, Ken ‘O Toole, e il presidente della società Sogeaal, Carlo Luttazzi, prevede la conferma del traffico nella stagione estiva con 7 rotte interne e

13 internazionali. La stagione invernale vedrà il potenziamento del servizio grazie a 8 rotte rispetto alle 6 precedenti. Aumenterà anche il numero delle frequenze settimanali, che passeranno da 69 a 75.

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r&f news

NUOVA VITA PER PORTO ALLEGRO

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assa il tempo, cambiano i trend di consumo, l'area registra un mutevole sviluppo residenziale e si rafforza la concorrenza. Di qui la necessità di rimodulare l’offerta comunicando al consumatore l’idea di novità. Questi sono i presupposti su cui si basa l’operazione di refurbishment dell’Entertainment Centre di Porto Allegro, situato a Montesilvano vicino a Pescara. Inaugurato nel 1999, un tempo lontano per questo settore, il polo di intrattenimento basava il proprio successo sul multisala a marchio Warner Village. Ma la crescita di competition e soprattutto l'urbanizzazione dell'area hanno reso necessario il rinnovo del merchandising mix e della gamma di servizi. L’operazione, che interessa una gla di 12mila mq, di cui 5.300 occupati dal multiplex, è stata affidata a Jones Lang LaSalle. Gestore del centro è Cogest Italia. Il progetto di refurbishment prevede di includere un alimentare di prossimità, di rafforzare e diversificare l’offerta retail, di ristorazione e di intrattenimento selezionando nuovi tenants. «Dall’inizio dell’anno – ha spiegato Alessandra Diamanti, senior retail agent di Jones Lang LaSalle – sono già stati ricommercializzati circa 1.200 metri

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quadrati. Agendo in primis sulla ristorazione e sull’entertainment, si è determinato un radicale potenziamento dell’offerta. La scorsa Pasqua ha avuto luogo l’apertura della gelateria Krem, mentre a novembre apriranno Riò Upper Food e Riò Enjoy». Un layout moderno, che gioca sui cambi di luminosità, farà da filo conduttore tra un servizio di bar, fast food, self service e ristorante alla carta, oltre a una sala giochi di ultima generazione e a un moderno Casinò pensato per una clientela selezionata. «Sempre a novembre – continua Diamanti – ci sarà l’apertura dell’ampliamento dell’unità di Poco Loco. Riteniamo di aver raggiunto un buon risultato vista la situazione del mercato». Tra i vari cambiamenti si segnala l’ingresso del marchio The Space (nato dalla fusione Warner Village Medusa) per il multisala mentre tra le prossime iniziative è prevista l’apertura di un abbigliamento bambino Nucleo. Quanto all'alimentari l'ipotesi perseguita è quella di un piccolo supermercato a servizio del quartiere, una superette forte sulla gastronomia ed il fresco, a complemento dei servizi tra i quali figurano un parrucchiere e un centro estetico. •


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indice retail&food 2010 La ripresa c'è (e si vede) A

nche il mese di settembre ha portato ulteriori aumenti nelle quotazioni, confermando il trend positivo già evidenziato a settembre. Ma vediamo i dettagli. In primo luogo, una importante notizia dal mercato globale: l'indice Stanley Morgan all country, per la prima volta dall'inizio dell'anno, ha virato la boa ed è tornato in territorio positivo, guadagnando il 3% dal primo gennaio. I titoli del mercato food hanno ben performato, guadagnando 8 punti nel mese; in generale i titoli USA sono cresciuti, mentre solo i titoli europei, Autogrill e Flo hanno segnato frazionali perdite. I titoli del retail sono cresciuti ancora di più: con i 10 punti del mese hanno ormai raggiunto il 40% di crescita dall'inizio dell'anno, confermando ancora una volta non solo la bontà e la solidità dell'investimento nei titoli del lusso accessibile; ma anche la tendenza oramai favorevole dell'economia. Alcuni titoli, come ad esempio Tod's e Hugo Boss, sono oramai vicini al raddoppio del loro valore. Che sia la volta buona per proclamare la fine dello "stato d'assedio"?

PRINCIPALI SOCIETA’ MARCHI POSSEDUTI

HOLDING AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD'S PAPA JOHN'S STARBUCKS YUM BRANDS AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI DUFRY GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA LVHM NIKE PPR RALPH LAUREN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD'S INDICE FOOD INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY

QUOTAZIONI AL

MERCATO 31-12-09

Hms Host, Aldeasa, Alpha Group, World Duty Free Red Lobster, Olive Garden Applebee's, House of Pancakes Bistro romain, Hippopotamus, Maitre Kanter KFC, Pizza Hut, Taco Bell Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Reebok United Colors, Sisley Valentino, Permira Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith,Guerlain Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill Omega, Longines,Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay

Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse Italia Xetra Italia Italia Italia Svizzera Italia Xetra Xetra Italia

0,52 37,77 6,24 5,75 1,06 70,10 4,82 20,22 43,01 18,05

Francia Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia

09-09-10

8,82 19,03 35,25 24,90 3,61 62,66 24,03 16,20 35,20

08-10-10

9,63 23,68 44,00 37,64 4,43 73,70 25,24 24,65 43,91

indice

9,15 23,93 44,31 46,55 4,35 75,86 26,91 26,07 47,21

103,74 125,75 125,70 186,95 120,50 121,07 111,99 160,93 134,12

0,33 42,45 5,48 6,07 0,79 91,25 3,96 30,86 57,01 19,27

0,41 46,85 5,50 6,59 0,88 99,85 4,11 37,80 58,47 19,97

78,85 124,04 88,14 114,61 83,02 142,44 85,27 186,94 135,95 110,64

79,69

98,14

109,90

137,91

46,14 82,76 56,89 23,37 11,60 17,50 175,73 43,72 36,01

74,55 109,25 81,68 32,99 8,80 0,60 266,65 42,44 54,85

80,99 113,35 91,08 34,93 9,99 0,64 271,85 47,79 70,14

175,53 136,96 160,10 149,47 86,12 3,66 154,70 109,31 194,78

100,00 100,00 100,00 23,24 286.959

124,89 132,58 130,65 20,84 276.498

132,49 142,27 139,83 20,64 295.552

132,49 142,27 139,83 88,81 102,99

L’indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.

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osservatorio prezzi

ORIOCENTER, nella pancia della balena

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uando si percorrono le scale esterne dell’Oriocenter di Orio al Serio, Bergamo, il rumore dell’aeroporto fronteggiante è piuttosto fastidioso, ma tutto sommato sopportabile se confrontato con quello dell’autostrada che lo lambisce. Anche l’immagine esterna difficilmente riesce a entusiasmare: a stagliarsi, affianco all’hotel che serve l’aeroporto, è infatti uno scatolone grigio contraddistinto da delle lamine di metallo che corrono lungo la facciata, con l’eccezione di una vetrata in corrispondenza della food court. Eppure questo sito così disagevole ospita una delle opere più riuscite nel suo genere in Europa. Le duecento attività commerciali, di cui 24 di ristorazione, rappresentano infatti tutte le insegne principali tra quelle organizzate in catene e possono contare su metrature più grandi che negli altri shopping center. Gli spazi raramente sono vuoti e quando lo sono, si affretta a specificare il direttore del centro, Ruggero Pizzagalli, è perché è in atto un cambio di marchio. Molti dei negozi, inoltre, hanno dei formati innovativi: è il caso del Disney Store, mutuato dal nuovo corso americano e tutto incentrato sulla multimedialità e su un grande coinvolgimento emotivo dei bambini; o del punto vendita di Diesel, modellato attorno al claim “Be Stupid” (è anche presente un manichino piegato da prendere a calci nel sedere). C’è poi il nuovo Apple Store, capace di richiamare, come prassi in questi casi, una folla di persone che hanno passato la notte nella galleria (aperta per l’occasione) pur di essere le prime a visitare lo shop, anche in assenza di qualsivoglia sconto. Questa somma di caratteristiche di eccellenza ci ha spinti a scegliere l’Oriocenter come meta unica dell’osservatorio prezzi del mese, che si è posta lo scopo di spiegare come funzionano le dinamiche concorrenziali al suo interno.

Il food: vince l’Iper

Nelle oltre venti attività di ristorazione analizzate, quello che emerge è una notevole omogeneità dei prezzi,

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sia per la caffetteria sia per le bevande sia per i panini e le pizze. Nei tredici punti vendita che servono la caffetteria, il caffè costa in media 0,823 euro, il cappuccino 1,207 e il croissant 0,825. Solo per quanto riguarda il caffè ci sono delle variazioni rilevanti dal valore di riferimento di 80 centesimi, ma esclusivamente in un caso si va oltre i 90: i 95 che fa pagare il wine bar Lord Bry, a metà del corridoio del piano terra, il quale si segnala anche per essere il più caro per il cappuccino (1,40) e il croissant (0,95), sebbene la gestione sia appena cambiata e i listini saranno probabilmente aggiornati. L’unico esercizio che davvero ha provato a differenziarsi dagli altri è il Sugò, nella food court del primo piano, che ha lanciato l’offerta della tazzina a 50 cent. A partire dal prezzo del croissant si fa notare il bar della grande superficie Iper, che si affaccia sulla galleria, al primo piano. «Tanti ci dicono che siamo cari, ma bisognerebbe che qualcuno facesse un giro tra gli altri ristoranti per dimostrare il contrario» ci ha detto un’ignara commessa del punto vendita. In effetti, a giro concluso, il self service dell’Iper è risultato il meno salato per il croissant (0,70 euro), l’acqua (0,80), la lattina di bibita (1,60), la birra piccola alla spina (1,5), fino ad arrivare al toast (2) e alla composizione primo più secondo (7,9 euro, appena più alto del cinese Shanghai Quick). Per quanto riguarda l’acqua il bar dell’Iper è l’unico esercizio che si discosta dal prezzo unico di un euro; per le bibite (sono stati messi insieme lattina e bottiglietta) si avvicina E’ arrivato Paolino (1,8), mentre all’opposto tre esercizi (Voglia di Pizza, Sugò e Bar del Centro) arrivano a 2,50 euro (media 2,16). Anche per la birra alla spina il distacco è elevato, dato che una bionda piccola costa mediamente poco meno di 2,50 euro (il picco è Station Grill, 2,90). Sulla birra in lattina/bottiglia si distingue nuovamente E’ arrivato Paolino, che la vende a 2 euro, contro una media di 3 e un picco di Break Café, a quota 3,80 euro. La stessa cifra il locale (primo piano,

Non Food: nell’elettronica la spunta Darty

con vista aeroporto e un arredamento che richiama i pub inglesi) fa pagare per la Red Bull, che invece si trova a 2,30 nel dirimpettaio Voglia di Piadina (la media è 2,97). Per quanto riguarda i panini e i toast la battaglia vede un’offerta un po’

Tutto un altro paio di maniche, invece, il discorso da fare per il non food. Nell’Oriocenter sono presenti negozi per la maggior parte in franchising, che hanno uno spazio di manovra quasi nullo (promozioni a parte) sui listini. L’analisi serve allora per farsi un’idea del posizionamento dell’offerta e per verificare chi vince la battaglia dei prezzi quando la gara tra i concorrenti diretti è sugli stessi identici beni. Nell’elettronica, per esempio, la sfida è fondamentalmente a due, Darty e Media World, cui si aggiungono l’Apple Store e Game Stop, oltre ai negozi di telefonia che si rifanno ai grandi operatori

più variegata, con diversi prezzi tra i 2,80 euro di Paolino e di Voglia di Piadina e i 3,90 del Bar del Centro (3,20 la media). Sono stati esclusi nella rilevazione gli hamburger di McDonald’s (da 1 euro) e gli hot dog, perché non direttamente confrontabili con le altre offerte. Tra i gelati, infine, il prezzo medio è tra 1,80 e 2 euro, con l’eccezione del bar Carissimi che, a dispetto del nome, lo pone a 1,70 euro. In definitiva, si tratta di prezzi generalmente medio-bassi, la cui fissazione non può non aver tenuto conto della grande concorrenza interna.

telefonici. Tra le due medie superfici, a sorpresa, tra i prodotti selezionali il meno caro è Darty, per il navigatore Tom Tom di primo prezzo (94,5 euro contro i 109 di Media World), per la fotocamera digitale (59 contro 69 euro) e per il Nintendo Ds Lite (99 euro contro 129, prezzo, quest’ultimo, praticato anche da Game Stop). La comparazione con l’Apple Store non avrebbe molto senso sui computer, che hanno prezzo imposto, ma è possibile sui prodotti non firmati dall’azienda di Cupertino. Così è stata messa a confronto la dockstation per iPod Pioneer Xw-Nac-1k, che


RILEVAZIONE PREZZI ORIOCENTER Per ciascuna categoria sono presi in considerazione i prodotti più economici costa 249 euro nelle due medie superfici e 299 nell’Apple Store.

La battaglia dell’abbigliamento

Fuori dall’elettronica, chi avesse dubbi sul taglio familiare del centro si toglierebbe ogni incertezza di fronte alla ventina di insegne che vendono abbigliamento per bambini. Come emerge nell’articolo di analisi di mercato di questo mese (si veda pagina 46) oltre alle catene specializzate e

articolo

b

PREZZI MINIMI insegna

b

Fonte: rilevazione retail&food

PREZZI MASSIMI insegna

MEDIA* b

FOOD Caffè Cappuccino Croissant (base) Panino (più economico)

0,50 1,10 0,70 2,80

Sugò Station Grill, Autogrill Iper Voglia di Piadina, E' arrivato Paolino

0,95 1,40 0,95 3,90 Toast (base) 2,00 Iper, Caffè Carissimi, Caffetteria/Gelateria 3,00 Pizza (trancio base) 1,80 Autogrill 3,00 Pasto Self Service (primo+secondo + econom.) 7,10 Shanghai Quick 11,00 Cioccolata 2,00 Bar del Centro 2,50 Acqua (Pet 50 cl.) 0,80 Iper 1,00 Coca Cola (lattina/Pet) 1,60 Iper 2,50 Birra (lattina/bottiglia 33 cl.) 2,00 E' arrivato Paolino 3,80 Birra spina piccola 1,50 Iper 2,90 Red Bull lattina 2,30 Voglia di Piadina 3,80 Cono 2 gusti 1,70 Caffè Carissimi 2,00

Lord Bry Lord Bry Lord Bry Bar del Centro Bar del Centro, Break Café, Rosa del Gusto Caffetteria/Gelateria La Rosa del Gusto Casa del Gusto, Yogin, Lord Bry 20 esercizi Voglia di Piadina (p.t.), Bar del Centro, Sugò Break Café Station Grill Break Café Break Café, Yogin

0,82 1,21 0,83 3,20 2,50 2,25 9,08 2,34 0,99 3,04 2,46 2,98 1,86

ELETTRONICA Tom Tom primo prezzo Italia Tom Tom primo prezzo Europa Fotocamera digitale primo prezzo Dockstation per Ipod Pioneer Xw-Nac-1k Nintendo Ds Lite

94,50 119,00 59,00 249,00 99,00

Darty Darty Darty Darty, Media World Darty

109,00 129,00 69,00 299,00 129,00

Media World Media World Media World Apple Store Media World, Game Stop

101,95 124,00 64,00 265,67 119,00

Segue… Sephora Limoni Kasanova Casa Mia

69,00 100,99 70,65 12,90 99,00

Pelletteria Luisa Limoni Douglas Co.Import Negozio del Sole

149,00 135,00 70,00

Dockstep Bata, Nike, Universo Sport Bata, Nike, Universo Sport

69,97 131,23 66,66

179,00 130,00 299,00 58,50 31,00 37,80 22,90

Guess Diesel Max&Co Confession Etam Chicco Chicco

141,89 71,34 143,63 26,18 14,96 27,01 14,47

BENI PER LA PERSONA E CASALINGHI Trolley bagaglio a mano Profumo J'Adore 100 ml Profumo J'Adore 50 ml Apribottiglia Set lenzuolo coprimaterasso federe

35,00 98,90 69,99 5,90 46,30

50,18 99,78 70,21 9,57 66,75

CALZATURE Scarpe maschili classiche Nike Air Max Converse classiche alte

22,00 Pittarello 119,00 Footlocker 65,00 Footlocker, Universo Sport

ABBIGLIAMENTO Completo uomo formale Jeans maschili Cappotto autunnale femminile Completo mutanda reggiseno femminile Boxer maschili Completo bambina 4 anni Pigiama bambino 6 mesi

89,90 19,95 39,90 13,80 7,95 19,90 8,90

Conbipel Ovs Industry Jennyfer (H&M 3,95) De Kuba H&M (Guess 8) Z Sergent Major

* Tutti i punti vendita che vendono il prodotto considerato

agli spazi dedicati dei grandi retailer di abbigliamento, sono sempre più numerosi i reparti per bambini all’interno dei negozi di moda tradizionali, come Replay o Guess. Uno dei due beni sotto osservazione, la composizione più economica di pantaloni e t-shirt per bambina di quattro anni, ha visto come catena meno cara Z (19,90 in totale), seguita da Original Marines, Cycleband, Bimbus e Ovs Industry. Per l’altro prodotto analizzato, un pigiama per bambino di 6 mesi, vince invece la nuova (ed ennesima) catena francese Sergent Major (8,90 euro), dopo la quale

si piazzano ancora Original Marines e a pari merito (tutte a 12,9 euro) Zara, Cycleband, Z e Ovs Industry. Per entrambi i prodotti il più caro è lo shop di Chicco (rispettivamente a quota 37,8 e 22,9 euro). Nell’abbigliamento per adulti, sull’abito formale per l’uomo, la gara tra le marche “accessibili” è vinta da Conbipel, 89,90 euro, che precede Ovs Industry (119). Tra i jeans, invece, il più economico è proprio Ovs (19,95 euro il meno caro), che distanzia i concorrenti di fast fashion Conbipel (24,9), Zara (25,95) e ancor di più H&M e Benetton (35,9 ciascuna). La media tra tutti i jeans di primo prezzo è di 71 euro, segno che, al di là delle catene appena citate, prevalgono i prodotti di fascia medioalta (da Diesel per esempio nessun denim è venduto a meno di 130 euro). Il gigante svedese H&M si rifà tra i cappotti autunnali femminili, che si trovano al prezzo stracciato di 39,9 euro, al pari di quelli venduti dal punto vendita Jennyfer (a nostro giudizio molto meno accattivanti). La seconda fascia di prezzo va dai 79 ai 99 euro degli altri protagonisti del

fast fashion, mentre per le catene di moda i prezzi “entry” salgono fino ai 299 euro di Max & Co, con una media finale di 143 euro. H&M vince anche la gara nell’intimo maschile, (7,95 euro il boxer meno caro, esclusi quelli in confenzione multipla), mentre per la combinazione reggiseno e slip si impone De Kuba (13,8) davanti a Ovs e Jennyfer.

I risparmi dalla valigia al cavatappi

Tra gli altri beni per la persona, Sephora vince di poco la gara sul profumo: la boccetta di J’Adore di Dior da 100 ml costa lì 98,9 euro, due in meno che da Limoni, mentre Douglas si inserisce in posizione mediana. Nella battaglia sul trolley bagaglio a mano (non indifferente vista la vicinanza dell’aeroporto) è testa a testa tra Carpisa, Scarpe & Scarpe e Segue…, che alla fine si impone con una valigia venduta a 35 euro. Scarpe & Scarpe e Pittarello si danno battaglia anche per le calzature per abito formale dal prezzo

infimo. Pittarello riesce a proporne un paio a 22 euro, anche se su modelli un po’ più presentabili è appaiata con Scarpe & Scarpe sui 37 euro (presto si aggiungerà anche l’agguerrito concorrente tedesco Deichmann). Tra le scarpe ginniche di marca, invece, prevale il prezzo imposto, anche se Footlocker riesce ad abbassare il listino di alcune Nike Air Max a 119 euro, contro i 135 di Universo Sport, Bata e la stesso negozio Nike. Infine, sui casalinghi, per un completo lenzuola, coprimaterasso e federe a battere la concorrenza è Casa Mia, che grazie a un’offerta vende il combinato a 46,30 euro, davanti ai 49,7 di Zucchi (altra promozione). I prezzi, insomma, sono per tutte le tasche. L’unica pecca dell’Oriocenter, allora, si chiama cavatappi: nel nostro giro non siamo riusciti a trovarne alcuno (senza entrare nell’ipermercato) a meno di 5,90 euro, e per uno a forma di “ballerina” ci volevano 9 euro 90 da Bialetti e 12 e 90 da Co.Import. Chi si mettesse in strada per l’Oriocenter in cerca di un apribottiglie è avvertito. F. P.

retail&food - novembre 2010 21


Star Trek

L

a crisi globale ha costretto molte realtà della moda a cambiare pelle per rimanere sul mercato. Se la gravità della recessione è stata improvvisa per molti operatori del settore, è comunque vero che un processo di riorganizzazione del mercato sia della produzione che della commercializzazione è in atto da diverso tempo. Anzi, il settore del tessile e della moda è necessariamente in costante e ciclico sviluppo, proprio per la tipologia del prodotto,. Lo sa bene Miroglio, uno dei pesi massimi dell'abbigliamento italiano, che da quasi un secolo si adatta al mercato, superando non senza sacrifici momenti di difficoltà in Italia e nel mondo.

Dai Savoia, alla Repubblica popolare cinese

La storia di questo importante player del tessile risale a fine Ottocento quando Carlo Miroglio apre un negozio di vestiti nel centro di Alba, dopo essersi dedicato al commercio ambulante nella zona. A Carlo, superate le difficoltà legate agli anni caldi della Prima guerra mondiale e del biennio rosso, succede il figlio Giuseppe, che per reggere la concorrenza delle fibre artificiali di moda negli anni del ventennio fascista allarga la sua attività dal semplice commercio all'industria, iniziando la lavorazione dei prodotti in vendita a terzi e acquistando la

Destinazione

Miroglio

produzione albese di bozzoli. Cambiare pelle per adattarsi al mercato, insomma, fino ad avviare nell'immediato dopoguerra un'attività industriale con una tessitura proprio nel capoluogo delle Langhe. Alla guida dell'impresa ci sono i due figli maschi di Giuseppe, Carlo, amministratore delegato, e Franco che gestisce la parte commerciale. Nel 1955 i due fratelli tengono a battesimo un nuovo stabilimento, la Vestebene, che produce in serie confezioni femminili. L'intuizione di conquistare un mercato di articoli a largo consumo è vincente: negli anni '50 la maggioranza della popolazione femminile italiana si serve dalla sarta o confeziona da sé i capi. Così il primo vestito seriale, la vestaglia Lido, costa mille lire ed è un successo senza precedenti. Il decennio successivo è quello del poliestere, sottovalutato dalla concorrenza, ma sfruttato dalla società piemontese. L'azienda in questo modo riesce ancora a superare un momento complicato per il tessile italiano: prezzi competitivi, compressione dei costi grazie a un'elevata produttività con l'introduzione del cottimo in fabbrica, specializzazione su poche linee di prodotto per massimizzare gli investimenti e terzializzazione di buona parte della produ-

zione in stabilimenti della regione, ecco le parole d'ordine. Si rafforza di conseguenza la struttura commerciale all'estero con società nei paesi europei più industrializzati, fino alla penetrazione nel mercato americano nella seconda metà degli anni '70. Intanto però Vestebene inizia a delocalizzare la produzione, prima in Grecia, poi in altri paesi del Mediterraneo. Che i Miroglio sappiano bene come cavarsela, di fronte ai cambianti epocali del mercato, lo si vede ancora negli anni '80, il momento d'oro delle griffes rivolte alla classe media. L'azienda piemontese si adegua al trend con il lancio del marchio Elena Mirò, primo di una lunga serie di brand che oggi fanno capo al gruppo (il più diffuso è Motivi nato nel '93 per un target giovane), e attiva la collaborazione con gli stilisti Moschino e Krizia per non lasciare scoperta la fascia medio alta, che in quegli anni è trainante nel mercato tricolore. Il nuovo millennio ci racconta di un gruppo che guarda sempre di più all'estero. Nei primi anni subito due colpi: nel 2001 il gruppo acquista a prezzo di saldo la Slitex, lanificio bulgaro dell'ex regime comunista. «Il tessile italiano ed europeo –


tutte le fasce d'età della clientela rosa. Poi c'è il conformato in cui spicca tra gli altri Elena Mirò con 240 monomarca e i suoi corner nei più importanti grandi magazzini (da El Corte Inglés alle Gallerie Lafayette, passando per Harrods). In chiusura il segmento regolare con le boutiques del marchio Caractère, e per finire Diana Gallesi, Claudia Gil, Notes e i 140 negozi Sym. La società fondata da nonno Giuseppe, intanto, guarda sempre di più verso l'estero, sia per la produzione (i fornitori provengono soprattutto da Marocco, Tunisia, Egitto e Cina) che per la distribuzione, anche se il 70-80% del giro d'affari si fa ancora nel mercato domestico: si punta in futuro a recuperare fuori dai confini nazionali il 50% dei ricavi complessivi. Salgono, intanto, le quotazioni dell'Est Europa: sono 45 delle insegne Motivi di proprietà nell'ex URSS e 50 nell'Europa dell'Est, quasi un quinto del totale del brand. E mentre quest'estate è stato inaugurato proprio a Mosca il negozio numero mille della divisione

GRUPPO MIROGLIO in pillole

dichiara in quegli anni uno dei due patron, Franco, che intanto ha passato il testimone operativo al nipote Giuseppe e al figlio Edoardo – dovrà delocalizzare almeno la metà della produzione entro i prossimi cinque anni, massimo dieci». Detto fatto, e il gruppo, due anni dopo che il presidente Carlo Miroglio viene insignito all'onorificenza di Cavaliere della Gran Croce, chiude lo stabilimento di Castellaneta, seguito poco dopo da quello di Ginosa. Le due fabbriche erano state aperte in Puglia con sovvenzioni pubbliche neanche un decennio prima, nel periodo in cui Franco Miroglio era deputato della Lega Lombarda nel Parlamento italiano: ecco i primi passi per un deciso disimpegno produttivo in Italia. Il 2004 è l'anno anche dell'ex Celeste Impero, con la joint venture insieme a Elegant Prosper (azienda cinese di abbigliamento di medio-alto livello), una testa di ponte per entrare nel mercato asiatico grazie ai suoi 130 punti vendita sul territorio della Repubblica Popolare, che oggi sono diventati circa 400. è del giugno dell'anno scorso, poi, l'acquisto del 50% di Ayaydin (45 milioni di fatturato nel 2007, 18,6% di Ebida margin e 90 negozi in Turchia, di cui l'80% di proprietà),

Data di nascita Nel 1947 ad Alba, fondata da Giuseppe Miroglio, anche se l'atti- vità commericiale familiare risale alla fine del 1800 Proprietà 70% Mirfin (ramo della famiglia di Carlo Miroglio), 15% E. Miroglio AD (Edoardo Miroglio), 15% Nicoletta Miroglio Sede Alba (CN) Joint Venture Elegant Prosper in Cina e Ayadyn in Turchia (ambedue al 50%) Carlo Miroglio, presidente. Giuseppe Miroglio, amministratore Management delegato Settori di business Abbigliamento femminile, produzione tessuti Più di 50 nel mondo attraverso le due sociteà Miroglio Textile Società contollate (produzione tessuti) e Miroglio Fashion (commercializzazione moda donna) Marchi 12 marchi, tra i più famosi: Elena Mirò, Motivi, Oltre, Caractère Ricavi € 930 milioni (1002 nel 2008) MOL € 104,6 milioni Risultato di gruppo € - 47,2 milioni Rapporto di indebitamento 23,4 % Negozi nel mondo Circa 2000 (di cui 500 legati la joint venture cinese e turca)

uno dei più significativi concorrenti turchi, che apre una finestra sui Balcani e sul Medio Oriente, mercati in forte sviluppo. In mezzo il superamento di quota mille nel 2006 (mille milioni di * I dati si riferiscono al bilancio consolidato del Gruppo Miroglio del 2009. giro d'affari e Fonte aziendale mille negozi) e una riorganizzazione dirigenziale: presidente di to stampa. La seconda Miroglio un Cda a maggioranza familiare, Fashion, è quella commerciale con ma dove hanno cittadinanza anche il suo network di 1.500 punti vendi4 indipendenti è Carlo Miroglio, ta, più di 8mila clienti multimarca e 90 outlet (70 in Italia), senza contare mentre amministratore delegato è il un presenza significativa presso i figlio Giuseppe. più importanti departement store mondiali. Textile e Fashion, La ex Vestebene oggi produce e due sorelle distribuisce 12 marchi per la moda della stessa famiglia femminile: sembrano passati anni Oggi il gruppo di Alba ha un fattuluce dalla vestaglietta Lido, protagorato consolidato di quasi un miliardo nista del boom economico. di euro, una cinquantina di società Sul segmento più dinamico del fast in più di 30 paesi e oltre 2mila fashion la company è presente con negozi monomarca e si divide in due i brand Motivi (530 negozi tra società: la prima, Miroglio Textile, è la parte produttiva con i suoi proprietà e franchising), Oltre (nato cinque stabilimenti (Alba, Saluzzo, nel 2001 con 300 negozi) e Fiorella Tunisia e Bulgaria) e i suoi 5.500 Rubino (fondato sei anni fa che ora clienti, leader europeo nel comparha 170 punti vendita), che coprono

fast fashion, gli obiettivi del management puntano a uno sviluppo del retail in Russia: da 60 i negozi di 'moda pronta' a più di 100 in tre anni, tutti gestiti direttamente. Da non sottovalutare i progetti della famiglia per l'ex Celeste Impero: anche lì l'asticella è fissata a quota 100 insegne Motivi (dalle 20 attuali), dando alle collezioni un gusto più 'locale'. E il Brasile con tutta l'America Latina è un mercato che non passa inosservato nel quartier generale di Alba. L'anno scorso inoltre è stato varato il nuovo assetto societario: la Mirfin, società che fa capo al ramo di Carlo Miroglio (con i figli Giuseppe, Elena e Elisa) è salita al 70% del capitale della capogruppo Miroglio

retail&food - novembre 2010 23


Star Trek retail spa, mentre la E. Miroglio AD (Edoardo Miroglio) ha preso il controllo del 100% delle attività manifatturiere in Bulgaria, rimanendo con circa il 15% nell'azienda del nonno a pari quote con un altro membro della famiglia, Nicoletta. Contestualmente Paolo Matteini ha sostituito Paolo Mizzitelli (11 anni di collaborazione) nel ruolo di

te), tra i freddi numeri scopriamo una realtà industriale in costante divenire. Cambiano i consumi, cambiano i mercati e cambia anche il gruppo che comunque dalla sua ha sempre avuto un'ottima capacità di adeguamento ai trend. «Abbiamo cercato di utilizzare il momento di difficoltà per diventare più efficienti» dichiarava quest'anno il giovane ad della holding piemontese. E allora acceleratore pigiato sul il fast fashion con i suoi prodotti continuamente rinnovati (50 collezioni all'anno, quasi una alla settimana), che stimolano la voglia di shopping, ma che necessitano di una supply chain funzionante come un orologio svizzero. Semaforo rosso al wholesale e tutto sul retail, in modo da avere un controllo diretto sulla distribuzione per adeguare costantemente la produzione ai gusti del consumatore. Tra l'altro anche la sezione Textile beneficia indirettamente del

FATTURATO (euro) 1.000.000 900.000 800.000 700.000 600.000 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 0 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

continua a salire) gravano per 16,5 milioni di euro nel bilancio 2009, la company dimostra una salute finanziaria di ferro: il rapporto di indebitamento è sceso dall'anno scorso di due punti (era il 25,4%, comunque decisamente basso per un'azienda del settore), e si mantiene costante da qualche anno con un ottimo

MARGINE DI C/E IN % DEL VALORE DI PRODUZIONE

direttore finanziario del gruppo. Sistemata la testa e il motore finanziario, i re del tessile italiano continuano fare business, cambiando di continuo pelle, ma tenendo ben dritto il timone aziendale: fascia di prodotto medio-basso, internazionalizzazione dei brand, retail e fast fashion, cercando di occupare tutti i segmenti del mercato della moda femminile. Così per rispondere adeguatamente allo spostamento dei consumi verso la 'moda pronta', Miroglio si reinventa, ed è un processo in atto ormai da qualche anno: oggi il fast fashion pesa ormai per quasi la metà dei ricavi consolidati del gruppo (la quota del tessile è del 17%), mentre dieci anni fa il 52% del giro d'affari era dovuto al tessile, il 40% all'abbigliamento tradizionale e solo il rimanente 8% al fast fashion. Anche le dimensioni stesse del gruppo sono cambiate e non di poco: i 7mila dipendenti (di cui 4mila in Italia) del 2005, sono diventati l'anno scorso 11.500 e quelli in Italia sono aumentati di 2mila unità. Il mercato si fa sempre più selettivo e la competizione si gioca sulla capacità di adattamento e sulla flessibilità, ma tra pesi massimi.

Giù il tessile, regge la divisione moda

Miroglio, intanto, un peso massimo lo è diventato davvero, superando recentemente e per qualche anno quota un miliardo di giro d'affari. Il tutto anche se il 2009, poi, non è stato un anno facile: ci si aspetta-

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va un -10% sui ricavi sull'esercizio precedente ed è arrivato un -7% (interamente imputabile alla divisione Texile). Ci si è fermati a quota 930 milioni di ricavi di gruppo, al livello, più o meno, del 2005. In più il consolidato ci segnala i risultati in rosso di 47 milioni, che conferma le difficoltà dell'anno prima con i suoi 42 milioni di perdita. Una battuta d'arresto reiterata dopo il +35 milioni sui risultati del 2007, a seguito di un periodo positivo. Anche qui, però bisogna fare delle precisazioni: se l'area moda ha sostanzialmente tenuto con un fatturato di quasi 770 milioni, un MOL a 145 milioni (+17% sul 2008) e quasi 40 milioni di investimenti, è il tessile che ha bevuto: - 30% nel 2009 sull'anno prima, quando i ricavi segnavano 230 milioni e un margine operativo negativo per 37 milioni (nel 2008 il MOL era rosso per 11 milioni). Insomma è la produzione la pecora nera che zavorra i destini del gruppo e forse la recente riorganizzazione societaria e la chiusura definitiva dell'ultimo stabilimento pugliese, serviranno proprio a dare un po' più di uniformità ai bilanci consolidati. Dalla stanza dei bottoni di Alba, fanno sapere che la divisione tessile, nonostante le difficoltà, non sarà progressivamente abbandonata, ed è strategica (l'azienda ha nel portafoglio clienti dei big del calibro di Zara e Mango), in particolare per la stampa. Anche se le ristrutturazioni aziendali (il peso del costo del lavoro sul fatturato però, nonostante tutto,

45 40 35 30 25 20 15 10 5 0

2000

2001

2002

2003

2004

Risultato operativo

equilibrio sulla liquidità. Giù anche i debiti che sono scesi di un terzo rispetto ai primi due anni del nuovo millennio e si sono attestati su livelli del tutto sopportabili. Intanto vola la Cina, che ha raggiunto 90 milioni di fatturato, con un aumento del 40% e una redditività superiore al 25% e anche la Turchia non demerita. In generale, però, il gruppo non ha un trend invidiabile per quanto riguarda il Return of investement che si attesta su valori positivi e costanti, ma appena sufficienti negli ultimi cinque anni.

La scommessa è il fast fashion

Così mentre i bilanci ci raccontano di una holding che prosegue il suo cammino senza particolari scossoni economici e finanziari (a parte la contrazione del fatturato per la crisi con le perdite, comunque contenu-

2005

MOL

2006

2007

2008

2009

Valore aggiunto

momento d'oro del fast fashion, grazie ai due dei suoi maggiori clienti, Mango e Zara. I tempi infatti sono fondamentali per una filiera che si deve strutturare sulla domanda finale: Inditex, holding spagnola che controlla diversi marchi tra cui Zara, compra tutti i tessuti stampati in Europa e la maggior parte in Italia, proprio per comprimere i periodi morti. Così Giuseppe Miroglio dopo che i dati del primo semestre di quest'anno non indicano una radicale inversione di tendenza rispetto alla stagnazione del 2009, invita alla prudenza, dichiarando quest'estate alla stampa che «il secondo semestre non sarà facile per il retail. Mentre la joint venture con la Cina sta andando molto bene e anche quella in Turchia è ripartita, penso che per il retail ci sarà da sudare più di prima». David Montorsi


retail&food - novembre 2010 25


prima pietra

D

imensioni alla portata del bacino d’utenza e un’offerta di shop che, nelle intenzioni dei promotori, adotterà soluzioni distintive rispetto alla concorrenza. Il progetto del parco commerciale Tanit si presenta con queste caratteristiche, anche se una valutazione più completa sarà possibile quando verranno comunicati i brand della galleria. Sono ufficiali, invece, le insegne dell’ipermercato e delle medie superfici.

L’iniziativa retail, in forza alla società di commercializzazione Masema Immobiliare e promossa da Sarda Vibrocementi, incomincia dunque a svelare le proprie carte, in attesa del taglio nastro fissato per i primi mesi del 2011. In particolare per il prossimo 10 marzo. Il nuovo complesso è realizzato grazie a un investimento di 60 milioni di euro e vanta una gla di circa 18mila mq distribuiti su due livelli. La location rappresenta uno dei

valori aggiunti, come ha comunicato la stessa società di leasing. In particolare il Tanit è posizionato alle porte di Sassari ma allo stesso tempo dista solo 1 km dalla SS131, una delle maggiori arterie delle Regione. Questo permette di raggiungere a piedi il parco dalla vicina stazione dei treni (distante 200 metri), da quella dei pullman (distante 150 metri), dalle scuole limitrofe e dalle vie cittadine. Un vantaggio sensibile, quello della collocazione, rispetto al vicino

Il nome del nuovo parco commerciale di Sassari evoca una divinità cartaginese portatrice di abbondanza e fertilità. Ma per raggiungere gli obiettivi di flusso e fatturato le strategie sono molto concrete: un ipermercato e due medie superfici forti. La location, a un passo dalla città, è il valore aggiunto

TANIT LANCIA LA SFIDA 26 retail&food - novembre 2010

centro Auchan, posizionato lungo la stessa direttrice di marcia ma circa un 1,5 km verso la periferia. Se la capacità attrattiva di Tanit sarà sicuramente di portata urbana e provinciale, l’obiettivo della società di gestione, Masema Management, è ancora più ambizioso: raggiungere un’affluenza di 3 milioni di visitatori all’anno e richiamare flussi da ogni parte dell’isola grazie alla presenza nel parco dell’unico punto vendita a marchio Decatlhon della Sardegna.


Una battaglia tutta francese

L’iniziativa ruota attorno all’ipermercato Carrefour da 3.600 mq di superficie di vendita, terza apertura in Sardegna dope quelle di Quartu Sant’Elena e San Sperate (Cagliari) e 65a in Italia. Ma a fare la differenza, come accade sempre più spesso, contribuiscono le medie superfici. Il Tanit ne conta due: il già citato brand di articoli sportivi, Decathlon (esteso su 3.500 mq), e la catena

di elettronica di consumo, UniEuro (estesa su 3.200 mq), che in questo caso presenta il format con i marchi Uniero e Pc City. Mentre permane il riserbo, per volontà degli stessi tenant, sui 50 negozi che costituiranno la galleria, Masema Immobiliare ha dimostrato totale trasparenza sui costi di locazione e sulle spese generali. La società, arrivata al 90% della commercializzazione, ha dichiarato che in media il minimo garantito per i

tenant è pari a 380 euro/mq annuo e la percentuale variabile media si attesta al 7 per cento. Ammontano a 50 euro/mq annuo i costi generali. Proprio sui costi generali, e in particolare su quelli di riscaldamento e di refrigerazione, è necessaria una riflessione ad hoc per la grande e le medie superfici. Decathlon e UniEuro sono posizionati sullo stesso livel-

lo del Carrefour, non hanno alcun collegamento interno con la galleria situata al primo piano ma dispongono di ingressi verso l'esterno (anche da ciò deriva la classificazione della struttura come parco commerciale). Per questa caratteristica le due medie superfici potrebbero avvantaggiarsi di costi inferiori rispetto a un’eventuale collocazione all’interno

Il progetto in pillole 10 marzo 2011 60 milioni di euro Sarda Vibrocementi Masema Immobiliare Ing. Uneddu Sassari Urbana Parco commerciale circa 18mila mq 1.400 2 2 4

Apertura prevista Investimento complessivo Promotore Commercializzazione Progettazione Localita’ Localizzazione Tipologia GLA Parcheggi livelli commerciali Medie superfici Unità ristorazione Totale unità (piccole, medie e grandi superfici) Àncora alimentare

circa 55 Carrefour

Sotto la lente... Iter progetto Commercializzazione arrivata al 90 per cento. Già definite l’ancora alimentare e le insegne del medie superfici.

bacino d’utenza Circa 300mila abitanti nei 20 minuti secondo Masema Immobiliare, circa 170mila secondo l’Istat. Capacità di spesa media.

Offerte commerciale In attesa di sapere i brand della galleria si distingue la media superficie Decathlon. È la prima bandierina della catena francese in Sardegna.

Costo di locazione In media il minimo garantito è pari a 380 euro/mq annuo, la percentuale variabile media si attesta al 7 per cento. Ammontano a 50 euro/mq annuo i costi generali

Impatto ambientale Investimento di 870mila euro. Previsto un impianto fotovoltaico e un sistema di riciclo e raccolta delle acque.

retail&food - novembre 2010 27


prima pietra i consumi della periferia e, in particolare, dal centro commerciale Auchan. Inoltre la “potenza di fuoco” delle medie superfici dovrebbe garantire quell’effetto calamita tale da portare la gente a frequentare il parco commerciale in oggetto. Tuttavia la parte del leone sarà ancora una volta ricoperta dalla piattaforma alimentare, estesa su una superficie superiore rispetto a quella del cugino francese, che dovrà riuscire ad attrarre e a sottrarre i consumi al competitor. Se il centro si presenta bene sulla

IL BACINO D’UTENZA POTENZIALE Isocrona dei 20 minuti

ELEMENTI DI PRIMA VALUTAZIONE

Isocrona 10 minuti

circa 170.000 residenti (100%)

"Auchan" "La Piazzetta"

Alta

Alta

Viabilità

NEGATIVO

CRITICO

vari

Location

PROGETTO

circa 103.700 residenti (61%)

CONCORRENZA ALTRI CENTRI COMMERCIALI

Isocrona 20 minuti

BACINO POTENZIALE

Offerta ND

LEGENDA POSITIVO

Materiale fornito da Marketing & Co, www.marketing-co.it

del mall, non contribuendone alle spese di climatizzazione. Di contro, la posizione esterna alla galleria potrebbe determinare una leggera diminuzione di visibilità e di flusso

Materiale fornito da Marketing & Co, www.marketing-co.it

Il bacino d’utenza potenziale - isocrona dei 20 minuti Isocrona minuti auto

Comuni

10 Sassari 10 totale 20 Sassari 20 Uri 20 Usini 20 Tissi 20 Ossi 20 Cargeghe 20 Codrongianos 20 Muros 20 Sennori 20 Sorso 20 Florinas 20 totale Tot. compl.

Popolazione residente

%

% progressione

103.269 103.269 25.817 3.076 4.097 2.195 5.838 623 1.330 801 7.344 14.613 1.261 66.995 170.264

60,7 60,7 15,2 1,8 2,4 1,3 3,4 0,4 0,8 0,5 4,3 8,6 0,7 39,3 100,0

60,7 60,7 75,8 77,6 80,0 81,3 84,7 85,1 85,9 86,4 90,7 99,3 100,0

per i due brand. Sul fronte del food il servizio di ristorazione potrà contare su quattro unità: un bar, un ristorante, una gelateria/cioccolateria e una pizzeria al taglio. Cento metri quadrati saranno dedicati anche alla zona intrattenimento, tuttora non definita e in fase di trattativa.

La strategia: differenziare l’offerta…

Spinta da un’esigenza comune al settore e in particolare da un bacino ridotto e altamente conteso, la parola d’ordine utilizzata da Masema Immobiliare nella fase di commercializzazione è “differenziare”. «Le leve mosse non riguardano il prezzo, la convenienza, l’affare a metà prezzo – precisa la stessa azienda in

28 retail&food - novembre 2010

L’ambiente competitivo - isocrona dei 20 minuti

Isocrona

Comune

Denominazione

Indirizzo

GLA

N° PV

10 10 10 10 10 10

Sassari Sassari Sassari Sassari Sassari Sassari

Auchan La Piazzetta Luna e Sole Monserrat Galleria Corte Santa Maria Azuni

Via Porto Torres Via Predda Niedda Nord Via Alcide de Gasperi 1 Via Budapest Via Coppino Michele Via Cesare Battisti

22.000 13.700 13.000 10.000 4.000 3.460

47 45 13 6 17 10

una nota – ma la diversità, la novità rispetto a tutto ciò che finora si è visto a Sassari e provincia. Il tassello fondamentale affinché il progetto di sviluppo prendesse corpo è stata la stipula del contratto con la grande superficie di vendita alimentare Carrefour. La firma del gruppo francese ha favorito l’ingresso nel complesso di insegne fino a oggi assenti nel panorama commerciale sardo dei retailer, come ad esempio Decathlon».

… e lasciare il consumatore all’asciutto

L’ipermercato e le medie superfici dispongono di ingresso esterno, ma nessun c’è alcun rischio pioggia per i consumatori. I collegamenti previsti tra i livelli sono esclusivamente esterni: rampa per parcheggiare al primo

piano, tapis roulant e ascensori. È comunque prevista la costruzione di un brise soleil (frangisole) in legno lamellare, lungo quanto l'intera facciata del Tanit, in cui saranno collocati ascensori e tapis roulant. Anche le tre insegne verranno affisse in tale struttura. I parcheggi saranno complessivamente 1.400 disposti su tre livelli: 850 nel seminterrato, 350 al piano terreno e 250 in quello superiore. Per le tecnologie “green” è previsto un investimento specifico di 870mila euro, che tra le varie cose permetterà l’installazione di un impianto fotovoltaico e la costruzione di un sistema di raccolta e riciclo delle acque.

Piccola l’arena, tanti gli sfidanti

Secondo la consueta ricerca di geomarketing fornita da Marketing&Co, il Tanit gode di una posizione felice, che dovrebbe permettergli di drenare

Piattaforma alimentare

Auchan Isa Conad Conad Sisa Auchan

MQ

5.200 3.700 3.700 1.800 2.200 n.d.

carta, la parte debole è costituita dal territorio. Secondo l’Istat nei 20 minuti di isocrona risultano 170mila abitanti, per cui il bacino non può sostenere tante realtà commerciali come quelle presenti. Nell’arco di soli 10 minuti si trovano tutti i poli commerciali di Sassari: attualmente sei e successivamente sette con l’ingresso di Carrefour-Tanit. Non si può sottovalutare, inoltre, il polo costituito dai negozi del centro storico. Sulla base di questa analisi il numero di competitor determina un contesto al limite della saturazione se non, addirittura, di forte tensione. Per affrontare questa situazione il parco commerciale Tanit dovrà differenziare l’offerta della galleria e possibilmente animarla con presenze locali, per creare un luogo di ritrovo delle specialità tipiche. L’integrazione con il territorio, appunto, appare un’importante chiave attrattiva. A. P.



taglio nastro La forza del “marchio” McArthurGlen non teme competitor anche nei bacini più contesi. I marchi del lusso, ma non solo, si fidano della società inglese che continua spedita nel suo progetto di sviluppo. L’apertura della fase B del Veneto Designer Outlet è l’ennesima prova

N

on è la nuova parte del Veneto Designer Outlet ad aver destato maggiore impressione e neanche la struttura nel suo complesso, forte di un’architettura in stile veneziano e di negozi con griffe di alta moda. Ciò che è risaltato, in occasione dell’inaugurazione della fase B avvenuta lo scorso settembre, è la forza del “brand” McArthurGlen nel comparto dei foc, sintetizzata nella sua capacità di proseguire con velocità e precisione nei suoi sviluppi, come la recente apertura di ulteriore 4.500 mq presso La Reggia Designer Outlet a Marcianise (Ce), e di influenzare l’assetto economico e politico dei territori dove investe. Sul fronte economico attorno alla cittadella dello shopping in provincia di Venezia stanno sorgendo diverse attività, tra cui spiccano quelle in ambito ricettivo, mentre su quello politico si sta generando un forte scontro tra le diverse amministrazioni locali. L’oggetto della contesa è l’apertura domenicale, attualmente limitata a poche settimane all’anno. Una puntata di questa lunga polemica ha avuto luogo in occasione del taglio del nastro con i discorsi del sindaco di Noventa di Piave, Alessandro Nardese (eletto con una lista civica appoggiata dal Centro-sinistra), e del presidente della provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto (eletta nelle file del Centro-destra). Divisi nei toni ma entrambi favorevoli all’apertura domenicale, sostenendo il beneficio occupazionale che questa darebbe al territorio, i due esponenti sono in disputa con la giunta regionale (Centro-Destra), contraria ad attribuire al comune lo status di città d’arte. Per sommi capi tale prerogativa darebbe l’opportunità agli esercizi commerciali della zona di gestire autonomamente i giorni di apertura. Nonostante il mancato introito causato dalla chiusura nel

30 retail&food - novembre 2010

NOVENTA, nessuno sconto alla concorrenza

Il progetto in pillole

settimo giorno della settimana, stimato in circa il 20% del fatturato, l’outlet di Noventa di Piave esibisce performance di tutto rispetto. I visitatori contati nei primi due anni di vita, dall’inaugurazione del 2008 allo scorso settembre, sono stati 2,45 milioni, mentre il giro d’affari nei primi nove mesi di quest’anno ha toccato quota 41 milioni di euro, pari a un +59% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Addirittura gli acquisti effettuati dai visitatori di provenienza extra Ue hanno fatto un balzo del 280%, con Russi, Serbi e Cinesi protagonisti.

Data di apertura fase 1 Data di apertura fase 2 Località localizzazione tipologia Società di progettazione Promotore Commercializzazione Proprietà Gestione Gla fase 1 Gla fase 2 Gla complessiva Livelli commerciali Totale unità retail fase 1 Totale unità retail fase 2 Totale unità retail complessive totale unità ristorazione posti auto

La battaglia sul Piave

Ma la vera partita si gioca sul campo della commercializzazione, prima ancora che su quello degli sconti,

24/09/2008 24/09/2010 Noventa di Piave (VE) Extraurbana Designer Outlet Studio Hydea McArthurGlen - Fingen McArthurGlen Fingen - McArthurGlen McArthurGlen 11.000 mq 7.600 mq 18.600 mq 1 60 55 115 4 2.000

tra i competitor che presidiano e/o presidieranno la zona. Mentre in casa McArthurGlen in un contesto economico di grande difficoltà tra-


CoMMENTO pela la soddisfazione per l’apertura della fase 2, per la futura fase 3 e per le possibili fasi 4 e 5, la multinazionale ha dichiarato che l’attività di leasing non sarà affrettata, in linea con la filosofia aziendale di affidare le vetrine a un selezionato numero di marchi. Passando dalle parole ai fatti, l’ana-

VALUTAZIONE

Struttura e design

Costante ricercatezza dei particolari in perfetto stile McArthur. Molto evidente, tuttavia, la cartellonistica per coprire la fase 3



Accesso e parcheggio

Vicinanza al casello dell'autostrada e ampio parcheggio a raso intorno al villaggio: nessun intoppo



Soprattutto qualità. Ma non mancano le insegne dal forte appeal e Offerta commerciale i prezzi commerciali



I genitori possono fare shopping tranquillamente mentre i figli Spazi comuni  giocano nell'area chiusa e coperta e attrattive indice valutazione a cura di r&f:

 = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo va principalmente la Luxury Plaza. All’interno della piazza erano presenti da subito marchi del calibro di Armani, Blumarine, Bottega Veneta, Burberry, Costume National, Fendi, Jil Sander, Marni, Prada, Paul Smith, Salvatore Ferragamo e Valentino, ai quali successivamente si sono affiancati Versace e Brooks Brothers. La seconda inaugurazione ha portato la gla a 18mila metri quadrati. Complessivamente le attività operative al momento del taglio nastro della nuova ala erano 60, alle quali si aggiungeranno prossimamente 55 nuovi negozi entro il 2011. Contestualmente all’inaugurazione della fase B sono stati avviati 16 punti vendita ed altri sei dovrebbero aprire entro novembre. In questa tranche si annoverano i negozi di Patrizia Pepe, Billabong, Boggi, Ferrari Factory Store, Harmont&Blaine, Kathy Van Zeeland e Quicksilver. Tra i servizi si segnalano inoltre un ufficio informazioni e lo sportello bancomat di Antonveneta Gruppo Montepaschi. La commercializzazione dovrebbe finire nei primi mesi del prossimo anno, prima del terzo taglio nastro previsto per la seconda metà del 2011. Questa fase è in cantiere e permetterà l’apertura di un ulteriori trenta shop.

Il food a braccetto con Airest

lisi del bacino vede la presenza a 45 minuti di distanza in automobile (ma già in Friuli Venezia Giulia) del Palmanova Outlet Village (vedi articolo pag. 13), mentre nel prossimo futuro dovrebbe sorgere il Roncade Outlet Gallery a circa 30 km, anche se la data del taglio nastro resta incerta dopo i recenti problemi giudiziari. Spostandoci da Noventa di Piave in direzione sud di circa 130 km (ma di solo 80 minuti di autostrada) si incontrerà a partire dalla primavera 2011 l’Occhiobello Outlet Village. Nonostante il direttore del Veneto

Designer Outlet abbia rimarcato la differenza sia nell’offerta che nei flussi con l’altro foc in attività, di fatto nell’arco di 200 km e due ore di percorrenza potrebbero essere attivi entro pochi mesi ben quattro complessi outlet. Una concorrenza spietata.

Soprattutto alta moda

Aperto al pubblico due anni fa, esattamente il 24 settembre 2008, con un investimento di 60 milioni di euro e una gla di circa 11mila mq, il Veneto Designer Outlet include-

La ristorazione nel Nord-est si conferma un feudo in mano a Gruppo Save. Non a caso, infatti, l’offerta food all’interno del Veneto Designer Outlet, composta dai marchi Culto Cafè e Cioccolato, L’Orto e Rustichelli & Mangione, è gestita dalla controllata Airest. La partnership tra l’operatore inglese e Save, già sperimentata all’interno dell’aeroporto di Venezia con il progetto “Collezioni” by McArthurGlen, rappresenta una collaborazione privilegiata e a lungo termine per la realizzazione di punti di ristoro e retail in ambito factory outlet e aeroporti. Nel caso di Noventa di Piave i numeri sono tutti in crescita: «A livello di volumi - rende noto Giovanni Bussi, head of global for-

mats & operations di Airest – stiamo registrando nei tre punti vendita un incremento del 26% sull’anno precedente e un +28% a livello di fatturato. L’ampliamento del centro rappresenta sicuramente una notevole opportunità di crescita sia per gli attuali presidi di Airest che per altri due punti di ristoro che stiamo pianificando col partner. L’alleanza con McArthurGlen ha portato anche alla realizzazione di due Rustichelli & Mangione e di un altro punto di ristoro tematico in Austria, nei Factory Outlet di Pandorf e Salisburgo».

La Venezia del retail

La volontà di McArthurGlen è sempre quella di costruire un villaggio dello shopping caratterizzato dallo stile storico-architettonico tipico del territorio locale. Anche nel caso di Noventa di Piave l’attenzione risulta quasi maniacale sul fronte dei materiali e delle linee, con addirittura l’aggiunta (un po’ forzata) di una gondola originale restaurata, appoggiata su un manto azzurro all’interno di una piazzetta, e di una grande fontana composta da più vasche nella Luxury Plaza. Oltre che dalla cornice in stile veneto e trevigiano cinquecentesco, la customer satisfaction è ricercata attraverso l’installazione di numerose sedute in legno, di un’area chiusa e attrezzata per i bambini e di portici nella piazza del lusso che riparano dalla pioggia. L’accessibilità al sito è garantita da tre ingressi (uno sul lato autostradale contraddistinto da due torrette simmetriche), da un ampio parcheggio a raso disposto su più lati con 2mila posti auto, dalla vicinanza al casello di San Donà di Piave – Noventa di Piave sull’A4 Venezia-Trieste e dal servizio navetta da e verso Venezia, già sperimentato nella scorsa stagione calda e pronto a essere riproposto nella prossima primavera-estate. Inoltre è in fase di realizzazione una strada che porterà al foc senza passare dal centro abitato, migliorando la rete viaria e sgravando Noventa dal passaggio dei mezzi pesanti, interamente finanziata da McArthurGlen per un importo di 6 milioni di euro. Andrea Penazzi

retail&food - novembre 2010 31


32 retail&food - novembre 2010


Fiere retail&food sarà distribuito presso CNCC, stand 11-23

ANCORA UN

MAPIC

S

Di CRISI

e il mercato internazionale del retail real estate mostra segnali discordanti, le aspettative per il comparto italiano in occasione della prossima edizione del Mapic non sono da meno. Prevale l’incertezza sul fronte dei centri commerciali, mentre gli outlet marciano spediti. Il trend evidenziato in occasione dell’ultima rassegna nazionale di settore, Expo Italia Real Estate, dove a una rinnovata dinamicità dei retailer si è contrapposta la carenza di nuovi progetti di shopping center, sembra confermato. Al di qua delle Alpi la vigilia dell’appuntamento organizzato da Reedmidem si presenta in tono dimesso, con le aziende di sviluppo preoccupate più di mantenere nascoste le poche cartucce a disposizione che di promuovere la proprie iniziative. Tra il 17 e il 19 novembre rivedremo, rimodulati, molti progetti che hanno catturato l’attenzione nelle scorse edizioni. Tutto tace, insomma, ma non è detto che durante la tre giorni di Cannes non arrivino delle sorprese. Con buone possibilità, almeno secondo le previsioni del gestore, arriveranno 7mila partecipanti e più di 1.600 retailer, tra i quali 100 nuovi brand. I numeri, se verranno confermati,

«Il peso è sulle spalle dei retailer» Con lo scopo di approfondire i trend di mercato e di capire quali sono le aspettative sulla fiera da parte dei protagonisti abbiamo parlato con il presidente della Commissione servizi del Cncc, Roberto Folgori. Da Eire sono arrivati alcuni segnali positivi, in particolare è emersa la maggiore dinamicità dei retailer rispetto a quella degli sviluppatori. Da uno scenario più globale, quale è il Mapic, cosa ci dobbiamo aspettare? Innanzitutto mi fa molto piacere che sia emersa l’attuale maggiore dinamicità dei retailer rispetto a quella di altre componenti del mondo dei centri e dei parchi commerciali. E che ciò sia avvenuto durante un evento Real Estate come l’Eire.

→ retail&food - novembre 2010 33


Fiere indicano una sostanziale tenuta dell’evento sui livelli del 2009, quando l’affluenza complessiva arrivò a quota 6.700 e i retailer furono 1.700. Il bicchiere appare mezzo vuoto, però, se si prendono in considerazione i dati del 2008. Allora, quando la recessione economica si percepiva ma non era ancora definita nella sua portata, i partecipanti furono ben 9.600 (+30% rispetto al 2009). Tutti gli indizi inducono a pensare, perciò, che sarà un altro Mapic di crisi, a conferma che la ripresa è più lenta del previsto.

In Italia è sempre tempo di outlet

Per capire con quale stato di salute il mercato Italia si presenterà all’edizione 2010 del Mapic è sufficiente leggere gli ultimi fatturati positivi sbandierati con orgoglio dalle aziende che sviluppano e gestiscono outlet, ad esempio McArthurGlen e Fashion District. Non a caso queste società sono tra le più attive sul fronte della comunicazione. Inoltre la superficie lorda affittabile dei foc proprio in questi mesi sta lievitando, non senza qualche ritardo, tra nuove aperture e ampliamenti (vedi articolo di “Taglio Nastro” a pag 30 e il “Parola di” a pag 44). Le inaugurazioni di centri commerciali, invece, hanno visto complessivamente pochi protagonisti, tra cui ricordiamo Le due torri di Stezzano (Bg) aperto lo scorso aprile e più recentemente l’apertura del parco turistico commerciale Molo 8.44 a Vado Ligure (Sa). Altri centri importanti, come ad esempio i Gigli a Campi Bisenzio (Fi), stanno rinnovando il portafoglio negozi. Non dimentichiamo inoltre i progetti di ampliamento e/o ammodernamento che hanno riguardato e stanno tuttora coinvolgendo shopping center storici come La Romanina, Pescara Nord e Globo a Busnago (Mb).

→ Dalla fiera di Cannes possiamo aspettarci

la conferma di questo trend. I developer italiani dimostrano una certa prudenza nel presentare nuovi progetti. Ne vedremo pochi tra gli stand di Cannes? Tenendo presente i due anni trascorsi non credo che dovremmo essere pessimisti sulle iniziative che presenterà la compagine italiana. Il Cncc darà spazio nell’ambito dell’evento “The italian business experience 2010” alla presentazione di alcuni progetti e da quello che so molti soci si sono proposti per le loro presentazioni. La crisi è arrivata e ha spazzato via molte certezze. I nuovi sviluppi di centri commerciali hanno recepito le evoluzioni del mercato oppure no? Penso di no perché ci sono molte rigidità e perché si spera nel ritorno alla situazione precedente. Però c’è molto fermento e credo che nelle nuove progettazioni e anche nella commercializzazione e gestione qualcosa di nuovo, dettato da questi eventi, stia entrando. Suggerisco, e ammetto che è un suggerimento interessato, di guardare alle dinamiche del leisure. Ci sono pochi tagli nastro ma le catene vogliono crescere. I canoni di affitto torneranno quindi a salire nel breve termine? L’importante è che anche i canoni siano frutto ed espressione dell’armonia fra i vari fattori, compatibili con i modelli di business degli investitori e delle proprietà ma anche e sopratutto con le capacità di spesa del territorio.

«Rotta sui centri urbani» Intervista a Nathalie Depetro, Mapic director Quali sono gli obiettivi di Mapic 2010? Il nostro obiettivo principale rimane il medesimo: soddisfare le richieste dei nostri clienti, siano essi retailer, sviluppatori di immobili retail, investitori o autorità locali e rendere il Mapic il posto dove conoscere gli ultimi trend del mercato, dove individuare le opportunità di business e il network di potenziali partner. Intendiamo moltiplicare le opportunità per creare contatti attraverso attività di networking e di match-making. Inoltre stiamo incrementando il numero di business lounge e di suites con i relativi servizi su tutta l’area espositiva. Qual è il valore aggiunto di questa edizione? Stiamo per inaugurare un nuovo evento per quest’anno: Retail in the City. Sin dalla sua nascita il Mapic ha incluso le città tra i partecipanti del retail real estate in quanto le autorità locali giocano un ruolo importante in questa industria. Lo sviluppo del loro ruolo è visibile nel costante incremento del numero di città e autorità locali che ha partecipato al Mapic negli ultimi 5 anni. Ora il retail in ambito urbano è considerato come una parte di una strategia urbana sostenibile. Questo è il motivo per cui il Mapic ha creato “Retail in the City”, un evento a porte chiuse per operatori privati e pubblici impegnati in sviluppi urbani e di retail. Il soggetto di questo evento sarà “Lavorare verso un retail urbano sostenibile”.

34 retail&food - novembre 2010

Quindi sopportabili dai retailer. La fase di commercializzazione nella scelta dei mix e dei brand deve fare dei passi significativi nella costruzione di questa armonia, che poi darà frutti positivi e durevoli. Il mio auspicio è che associazioni come il Cncc, che in questi ultimi due anni qualcosa ha fatto, possano sempre di più essere viste ed apprezzate come luogo in cui confrontarsi su questi temi, anche operativamente e non solo teoricamente in convegni bellissimi ma che poi quasi mai hanno ricadute efficaci. Gli outlet vanno complessivamente bene mentre gli shopping center, non tutti ovviamente, registrano delle difficoltà. Il trend continuerà ad essere questo anche nel medio termine? Credo che il trend che lei ha evidenziato si manterrà per alcuni anni ancora. I consumi in generale sono scesi ai livelli di alcuni anni fa, ci sono stati cambiamenti nell'ambito del mix di spesa delle famiglie e l'alto livello di disoccupazione in Europa e in Italia, oltre agli aspetti sociali ed umanitari che comporta, significa miliardi di euro di consumi in meno, forse due al mese nel nostro Paese. Però bisogna riconoscere che i centri commerciali nel complesso hanno risposto con flessibilità e contenendo i prezzi al pubblico. Ma sono stati soprattutto i retailer e le società di servizi a fare da cuscinetto sopportandone il peso. In sintesi dobbiamo lavorare per trovare dei meccanismi che favoriscano risposte compatibili per tutti senza traumi ma senza lasciare il cerino in mano solo a qualcuno.


retail&food - novembre 2010 35


L'incredibile crescita del terzo scalo siciliano

A TRAPANI si fa sul serio

COMPAGINE SOCIALE

39%

49% Provincia Regionale Società Infrastrutture Sicilia S.r.l. Quercioli Dessena Cesare C.C.I.A.A. di Trapani

TRAPANI - «Ieri abbiamo gestito lo stesso traffico di Catania. Delle ultime quarantott'ore a casa ne ho passate quattro – dichiara Salvatore Ombra, presidente e amministratore di Airgest – e anche il TG5 ha raccolto l'eccezionalità della vicenda. Ci sono stati spezzoni di questa incredibile due giorni in cui avevamo otto aerei sul piazzale e uno in sosta sul raccordo... e intanto i passeggeri si lamentavano per il ritardo nella restituzione dei bagagli. È stata dura ma abbiamo retto gestendo una situazione davvero incredibile». Spesso è dalle emergenze che si ottengono le informazioni qualificate per una valutazione. Sottoporre strutture e uomini a stress pesanti consente di valutare effettivamente la tenuta e le poten-

36 retail&food - novembre 2010

zialità di una realtà complessa come un aeroporto. E nel caso di Trapani l'esame è stato superato a pieni voti, nonostante alcu2% ni inevitabili disagi. Tutto è nato in una piovosa serata di fine settembre, quando un apparecchio della WindJet in atterraggio sulla famigerata pista del Falcone e Borsellino di Palermo incappa in un incidente (indagini e accertamenti sono in corso) che porta alla chiusura dello scalo per quasi 48 ore. Ma a differenza di quanto accadeva in passato, non è su Catania che viene

Varie

2%

8%

deviata la gran parte del traffico, ma sulla pista di Trapani, ben più vicina al capoluogo siciliano. Non è stata una scelta casuale e meno che meno improvvisata. Infatti, da quando nel 2006 il Birgi di Trapani ha visto atterrare il primo volo Ryanair, ha registrato un progressivo e sensibile incremento di traffico, fino a raggiungere il picco di questi


›Pronti per tre milioni di passeggeri intervista

Intervista a Salvatore Ombra, presidente Airgest Da quando sono in carica i vertici attuali? Sono entrato a luglio 2007, sono al secondo mandato e la prossima scadenza è fissata nel 2012. Che storia ha l'aerostazione? La struttura attuale nasce nel 1985 ma durante il mio mandato è stata completamente ristrutturata. Sono stati spesi 18 milioni di euro di risorse liberate, ex fondi POR (Programma Operativo Regionale). Il primo piano era inutilizzato e in stato di abbandono. Siamo intervenuti posizionando al piano terra la parte arrivi e al primo piano i controlli di sicurezza e i gate per le partenze, secondo un modello classico. Così come la vediamo oggi da quando è in funzione? È stata inaugurata nel luglio 2009. Sono previsti altri lavori? Sì, sono previsti lavori per 2,4 milioni di euro. Il nostro è stato il primo aeroporto ad aver consegnato per approvazione all'Enac tutti i progetti di ulteriore ampliamento. Che riguardano il piazzale degli aeromobili, che sarà portato da nove a quattordici aeromobili in sosta, poi c'è l'ampliamento del parcheggio, il miglioramento dell'informativa di scalo... E poi c'è l'area dedicata al rent a car. Quello è un altro progetto che in ogni caso ci porterà a trasferire l'attuale zona occupata dagli uffici dei rent a car in un'area più distante, mentre nell'area attuale (piano terra, zona arrivi, ndr) prevediamo di inserire altri esercizi commerciali. Quanto traffico può arrivare a tenere l'attuale aerostazione? L'evento dell'altro giorno (traffico deviato da Palermo a causa della chiusura della pista, ndr) ha dimostrato che possiamo gestire il traffico di una grande aerostazione. Ma ragionevolmente possiamo arrivare fino a un massimo di tre milioni di passeggeri. Trapani si sta muovendo con un raddoppio di traffico progressivo nell'ultimo triennio. Quando ho preso in mano l'aerostazione faceva 250.000 passeggeri, l'anno dopo abbiamo fatto 500.000 passeggeri, l'anno scorso milione, quest'anno due e se va in porto l'accordo con Ryanair per un incremento di macchine potremo arrivare a tre milioni. Ma c'è una ricerca continua di altri vettori. Quando l'accordo con Ryan? Primo volo fine 2006, accordo per base ottobre 2008 ed è diventato operativo a maggio 2009. Maggio 2010 base completa con quattro aeromobili, il che ci pone al primo posto come base Ryanair per il Sud, più di Bari e Cagliari. Che quota di passeggeri copre Ryanair oggi? Il 90%, ed è chiaro che questo può divenire un aspetto critico, molto critico.

giorni. Lo scalo ha scommesso sulle potenzialità offerte da Ryanair, oltre che su alcuni limiti commerciali manifestati dall'aeroporto di Palermo. I nuovi vertici di Airgest, la società di gestione dello scalo, dopo aver chiuso l'accordo col vettore low cost per divenire base, hanno messo a frutto la disponibilità di un'aerostazione completamente ristrutturata negli ultimi tre anni e quindi dotata di aree funzionali e in grado di consentire la gestione massima di circa tre milioni di passeggeri. Sul fronte r&f invece la grande novità è stata l'assegnazione dell'intero “pacchetto” commerciale non aviation, a un unico operatore, MyChef – Gruppo Elior, azienda che per la prima volta si

Però questa è stata la sfida che ho lanciato agli azionisti: cominciare a puntare sul vettore più importante, che dall'esperienza di Pisa e Bergamo ho visto in Ryanair. Anche il vettore ha accettato la sfida e ne ha tratto enorme soddisfazione: di fatto abbiamo creato circa 2 milioni di nuovi passeggeri che prima non volavano. Questa è una classica aerostazione low cost ma con un target più alto. Ora il mio obiettivo è convincere altre compagnie a venire su Trapani perché abbiamo le potenzialità per sviluppare ulteriore traffico non soltanto leisure ma anche business. Sono in corso trattative con altre compagnie? Sì, con Alitalia e Air Berlin ma non solo. Il problema è capire che tipo di incentivazione possiamo attuare con le compagnie per attrarle su di noi. Il classico problema degli scali decentrati. E con Ryanair che tipo di incentivazione avete promosso? Questo non lo posso dire perché è un dato riservato ma certamente ha un'incentivazione come in tutti gli aeroporti dove vola. Il grande vantaggio di operare con Ryanair è che garantisce tutto il traffico concordato: Ryanair si impegna a trasportare un certo numero di passeggeri e, a oggi, ha garantito e anzi superato quanto pattuito. Il bilancio 2009 com'è si è chiuso? Con una perdita perché abbiamo dovuto sostenere investimenti basandoci esclusivamente sulle nostre forze. Inoltre noi utilizziamo ancora una concessione precaria, stiamo trattando con Enac per ottenere entro fine anno quella definitiva, e quindi tutto quello che incassiamo come diritti non rientra nel nostro conto economico. Quando ciò cambierà e i ricavi di food, retail e autonoleggio andranno a regime, la situazione muterà: quest'anno ci sarà ancora un po' di sofferenza ma dall'anno prossimo contiamo di portare il bilancio in pareggio o in utile. A proposito di retail, quando avete aperto con MyChef? Il primo punto è stato aperto a febbraio dopo di che in tempi rapidissimi a maggio, e di questo riconosco i meriti a MyChef, abbiamo aperto il resto delle attività oggi in funzione. Con grande soddisfazione reciproca. Il “one bag only” di Ryanair vi colpisce? Sì ma con ragionevolezza, e un occhio di riguardo viene dato proprio agli acquisti effettuati in aeroporto.

è lanciata nella gestione di aree retail no food. Lo scalo attualmente conta su due punti di ristoro. Il primo in zona landside ubicato tra l'area registrazione e quella degli arrivi, con una classica offerta di caffetteria e snack dolci e salati, affiancata da uno shop-edicola e dotata di un'area sedute. Ma per l'area landside sono previste a breve novità rilevanti che, sempre a gestione MyChef, dovrebbero portare anche all'introduzione di nuovi formati. L'area commerciale più grande e significativa dello scalo è però la seconda, ubicata in airside dove più o meno a metà degli otto gate, appena prima dei controlli passaporti per i voli extra Shengen, è stato allestito uno spazio che comprende il formato di caffetteria Gran Chef,

Pizza Chef e Pasta Chef. L'area dispone di una cinquantina di sedute ed è contigua allo spazio retail. Qui la superficie maggiore è occupata da una notevole libreria di Giunti al Punto, a cui si affianca un'offerta di fine food, wine e spirits – connotata da un'ampia scelta di specialità regionali, a gestione Ferlito – e per concludere il mix comprende uno shop di ceramiche tipiche gestito da Novamusa. Una scelta che premia l'offerta tipica regionale, quella di prodotti culturali e di gadgettistica mentre esclude le tradizionali categorie del duty free store. A breve aprirà un nuovo negozio, accanto alla libreria Giunti, che proporrà in vendita gioielleria e accessori moda. Mentre in landside, ma al primo piano, è attesa l'apertura di un juice-bar/gelateria sempre a gestione MyChef. Lo scalo si proietta quindi come una meteora nel nuovo piano nazionale degli aeroporti di Enac, con l'ambizione di arrivare a fare utili e nel contempo di offrire una vera e concreta chance di sviluppo per il territorio trapanese. Una missione che Ombra e il suo staff hanno raccolto come sfida, non facile visto il territorio in cui operano. Ma sicuramente promettente. A.M.

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dossier aeroporti

I

disagi sono finiti, la svolta è arrivata. Seguiranno, si spera, l’incremento dei passeggeri e quello dei ricavi commerciali. In poche parole ecco il nuovo aeroporto di Napoli Capodichino. «Mi spiace che lei non sia stato qua negli scorsi mesi, avrebbe colto il salto di qualità che c’è stato dopo dieci anni di lavori» sono tra le prime parole di Marco Consalvo, direttore generale della società di gestione Gesac, che ci ha accompagnato in un tour di due ore buone dentro lo scalo. Durante il giro ha snocciolato lunghe serie di dati, mostrato le aree da poco messe a nuovo e, soprattutto, ci ha dato l’opportunità di visitare in anteprima i cantieri dove tra gennaio e la prossima Pasqua sorgerà l’ultima ala dell’aeroporto, a vocazione prettamente commerciale. Ingegnere, assunto una decina di anni fa da Baa, la società che gestisce gli scali britannici e che

ha avuto fino a qualche settimana fa il 65% di Gesac, Consalvo rivendica con orgoglio l’impostazione del lavoro data dagli inglesi negli ultimi anni. «Siamo l’unica società aeroportuale dove gli stipendi sono variabili del 20% in funzione dei risultati. Sono andato molte volte a Londra. Ora andranno via, ma ci rimarrà il know how che ci hanno lasciato». In effetti un paio di giorni dopo l’intervista Baa, come anticipato da r&f sul numero di giugno, ha ceduto la sua quota al fondo F2i di Vito Gamberale.

Lo scalo in soldoni

Per descrivere lo scalo cominciamo anche noi dai dati: dopo 200 milioni di investimenti (in buona parte finanziamenti europei Pon), 11 dei quali solo per la facciata, la superficie totale dello scalo è salita dai 14.000 del 2000 a 27mila metri quadrati. La metratura complessiva delle

attività commerciali è balzata da meno di 500 mq a circa 3.200 (1.000 in landside e 2.200 in airside), e con l’ultima ala si incrementerà di ulteriori 1.400 (500 a gennaio e 900 per Pasqua 2011). L’80% della gla sarà in airside, in linea con le esigenze dei consumatori che, dopo l’11 settembre e il conseguentemente rafforzamento dei controlli, pensano a comprare solo dopo aver passato i varchi di sicurezza. I ricavi non avio dovrebbero quindi acquisire maggiore peso percentuale, dall’attuale 38% al 50% almeno. Beneficeranno, in parte, dell’aumento previsto dei passeggeri, che ora sono sei milioni ma che nel 2020 dovrebbero arrivare a dieci.

Il nuovo aeroporto: landside

Il giro guidato parte di fronte alla facciata del terminal 1. Lo spiazzo fino a poco fa, come tutto l’aeroporto, era un cantiere, gravato da tutte le

NAPOLI mette il vestito buono Il Sud non è fatto solo di Salerno-Reggio Calabria. Ci sono voluti dieci anni di lavori e 200 milioni di euro, ma ora il nuovo Capodichino si presenta nella sua veste rinnovata. Spazi commerciali quintuplicati, check-in raddoppiati, materiali pregiati. Ora bisogna dimostrare che ne è valsa la pena

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difficoltà di lavorare mantenendo attiva l’operatività. Gli spazi erano compressi, le persone ammassate, le attività commerciali ridotte al minimo. La pazienza di chiunque sia passato da quelle parti, quindi, è stata messa a dura prova. Ora la facciata è contraddistinta da una grande vetrata fiancheggiata da muri in mattoni rossi, leggermente curvi in modo da abbracciare idealmente la piazzetta antistante. Una volta entrati si trova uno spazio interno accresciuto: dove fino a poco fa arrivava la strada ora parte una scala per i controlli della sicurezza, posti al primo piano. Al livello zero sono state aggiunte due ali laterali. Sul lato nord si trovano, dopo il Blu Bar, le agenzie di autonoleggio e la frullateria Zumo, importata dall’Inghilterra e al primo esperimento italiano. Sul lato sud, invece, c’è un negozio di souvenir, tabacchi e giornali, Sunstore. In centro il passeggero trova invece subito i banchi del

check-in, aumentati di numero da 27 a 56. Per unificare le diverse zone sono stati rifatti tutti i pavimenti, in marmo chiaro. L’opera di ristrutturazione e armonizzazione ha coinvolto anche tutti i bagni dello scalo. Salendo al primo piano il passeggero passa davanti a una serie di attività commerciali prima di giungere ai controlli. Le prime che incontra sono quelle di Autogrill, un self-service Ciao Fig. 1 Dati di traffico aeroporto di napoli Passeggeri Variaz. % aviazione Anno commerc. anno precedente

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 gen-ago. 2010 fonte: Assaeroporti

4128559 3993348 4125037 4579217 4622790 4578291 5083675 5760984 5629384 5310965 3719845

13,00% -3,30% 3,30% 11,00% 1,00% -1,00% 11,00% 13,30% -2,30% -5,70% 4,50%

e un bar A-Café, di recente realizzazione. Altri punti di ristorazione sono la gelateria e piccolo bar La Piazzetta e l’internet bar Air Café gestito da Servair Airchef. Per la cronaca, su sei postazioni internet solo una funzionava al momento della visita. Tra gli altri negozi ci sono Sole & Vista (ottico), Carthusia (profumeria che ha un punto vendita maggiore in airside), Camomilla (abbigliamento), Naples Mania (souvenir), Chilly&Co (orologi e gioielli) e Travel Masters (borse e valigie). All’esterno dello scalo, nel sedime aeroportuale, c’è anche un negozio-tavola fredda delle Fattorie Garofalo, specializzato nella vendita di mozzarelle di bufala e presente anche in airside. Fin qui, dal punto di vista commerciale, si è visto solo l’antipasto del menu che offre Capodichino. Il livello delle insegne è cresciuto ma, ci dice Consalvo, è ancora intermedio. Come si è anticipato, il landside avrà sempre più un ruolo residuale e sarà rivolto soprattutto ai meeters&greeters. Alcuni marchi, come Carpisa, si sono fatti spostare nella parte più interessante, quella dopo i controlli.

L’airside di oggi…

Il nuovo corso comincia appena superati i varchi. Il passeggero (Schengen) attraversa un duty free della Dufry. Per quanto la logica di walk through sia moderna, continua il direttore generale, il punto vendita sarà presto rifatto. Controlli e attività commerciale, infatti, saranno spostati di 50 metri sulla destra (dando le spalle ai varchi), permettendo di liberare spazi per la galleria commerciale sulla sinistra. Questa è da poco stata ristrutturata e ospita punti vendita nuovi di zecca: il bar panoramico Tentazioni

IL PESO DEI RICAVI NON AVIO Ristorazione subconcessione 9%

Advertising 8% Parking 39%

Altro retail 22% Property 22%

di Autogrill, la pelletteria Tramontano, che vende i prodotti del marchio partenopeo, pregiati e distribuiti in tutto il mondo. C’è poi un negozio di Aeronautica Militare, il maggiore per estensione in un aeroporto, e la gioielleria Roberto Giannotti. Altri spazi sono però al momento vuoti. Uno di questi sarà una libreria, che si affaccerà anche sulla vetrata che dà sulla pista. L’obiettivo della Gesac è di portarvi una Feltrinelli Express, ma le contrattazioni sono ancora in corso. Il pregio di quest’area è la sua uniformità: le “cornici” dei negozi sono tutte uguali, colorate di rosso pompeiano, così come le poltrone per i passeggeri. I controsoffitti bianchi hanno luci incassate che si riflettono sul pavimento di marmo. Le colonne saranno presto tutte rivestite di legno chiaro. Accorgimenti che sono stati chiesti dalla Gesac stessa.

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dossier aeroporti A questo punto il percorso obbligato dei passeggeri prevede che si scendano le scale e si prosegua per gli imbarchi, posti al piano terra. Qua si trova l’altra galleria commerciale appena rimessa a nuovo. Dove prima c’era «un brutto duty free», come dice senza problemi Consalvo, ora si trova una serie interessante di shop: prima l’enoteca Caprinaif, poi l’accoppiata di ferro Yamamay e Carpisa (quest’ultima ha sede nel vicino interporto di Nola ed è appena entrata in scali inglesi gestiti da Baa, con un contatto procurato da Gesac) e poi il wine bar Oro di Napoli, sempre gestito da Servair Airchef. Segue l’innovativo, e forse replicabile nel prossimo futuro negli scali delle città d’arte, stopARTEndo Museum Shop, che vende riproduzioni di qualità di oggetti e quadri dei musei partenopei

A fine dicembre il passaggio a F2i

La composizione dei ricavi non avio

Fig. 2

2009 Ricavi delle prestazioni (Adp, solo voci non avio) Retail di cui proventi ristorazione sub-concessione Parking Advertising Property Totale

6.176 1.782 7.810 1.539 4.387 19.912

2008 6.622 1.761 8.092 1.942 4.423 21.079

% 2009/08

-6,7% 1,2% -3,5% -20,8% -0,8% -5,5%

fonte: elaborazione r&f sul bilancio Gesac, dati in migliaia di euro

I principali indicatori economici (Adp) 2009 Valore della produzione di cui ricavi commerciali Margine operativo lordo Risultato operativo Ebit integrale Risultato netto

53.311 19.912 17.888 8.171 9.828 4.994

fonte: elaborazione r&f sul bilancio Gesac, dati in migliaia di euro

(Archeologico e Capodimonte), oltre a souvenir più popolari, libri e gadget di Electa e altri editori e t-shirt di produzione propria. Poco oltre ecco i due punti vendita in airside delle Fattorie Garofalo e della profumeria Carthusia. Sono particolarmente curati: il primo per l’uso della luce neon verde, il secondo per le pareti in vero muschio, mantenuto in vita da uno speciale umidificatore. Infine sono presenti un banco per la vendita per corrispondenza di vini della casa

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Fig. 3

2008 % 2009/08 55.535 21.152 18.149 9.471 10.731 5.571

-4,0% -5,9% -1,0% -14,0% -8,0% -10,0%

Conti Dagostino, un bar Puro Gusto di Autogrill, un’edicola Titoli e una parafarmacia. Sullo sfondo si intravede il piccolo duty free per i viaggiatori extraSchengen, area dove c’è anche la caffetteria The Island Café.

…e di domani

Questa è la situazione attuale. Ma tra Natale e la prossima Pasqua, come anticipato, sarà completata la nuova grande area di 1.400 metri di spazi commerciali. Si trova in airside, al primo piano, poco oltre la scala che porta verso gli imbarchi. L’area, tagliata fuori dai flussi, «dovrà attrarre i viaggiatori per la forza dei marchi», racconta ancora Consalvo. Ci saranno, sulla sinistra, tre negozi (con possibile aggiunta di altri due) più due vip lounge, una delle quali sarà riservata a passeggeri Alitalia, mentre l’altra sarà accessibile agli altri passeggeri. Probabilmente, come avviene in altri scali (Bologna e da poco a Malpensa T2) potrebbe essere previsto un

Le voci ufficiose circolavano da maggio, l’ufficialità è arrivata il primo di ottobre. Si è quindi realizzato il passaggio del 65% della Gesac detenuto da Baa Italia (società di Baa, acquisita nel 2006 dal consorzio Adi guidato dalla spagnola Ferrovial) al fondo per le infrastrutture italiane F2i. Il fondo, guidato da Vito Gamberale, è partecipato per il 15,99% ciascuno da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Merrill Lynch e Cassa Depositi e Prestiti, e con quote minori da altre fondazioni bancarie e dalle casse previdenziali di ingegneri e architetti. Il valore dell’operazione è stato in totale di 150 milioni di euro. Ferrovial-Baa (gestore tra l’altro di sei scali nel Regno Unito), ha ceduto la sua parte per le difficoltà economiche Oltremanica. Dall’accordo dovranno passare 60 giorni per dare tempo di esercitare il diritto di prelazione di due soci di Gesac, Comune e Provincia di Napoli, che hanno il 12,5% ciascuno. Gli altri sono Sea spa e Aliport srl (Interporto Group). Non è previsto però alcun intervento, per cui il passaggio di consegne avverrà alla fine dell’anno.

ingresso a pagamento anche per i viaggiatori non business. Sulla destra, lato pista, sono invece previsti sette spazi commerciali, che avranno un doppio accesso, dal centro della galleria e dal corridoio che dà sulla vetrata. Nella parte centrale ci sarà invece un’ampia zona ristorazione con tavolini. Probabilmente in quest’area si individuerà anche una sala fumatori. Ma la particolarità più interessante di quest’ala, quella che più entusiasma l’ingegner Consalvo, sarà una vetrata sulla soffitta (a forma piramidale) dalla quale i viaggiatori potranno vedere passare gli aerei sopra le loro teste. In questa zona potranno giungere anche i passeggeri in arrivo, che avranno a disposizione dei “bridge” per accedervi. Non è previsto per loro un passaggio obbligato con logica walk-through (come a Malpensa T2) ma saranno invogliati a salire da una specifica comunicazione.

Lo scouting dei brand

Come può, allora, un negoziante o una catena di negozi entrare nella nuova ala e più in generale a Capodichino? «Essendo uno scalo privato non ci sono gare, c’è una chiamata da parte


Ricavi in ripresa

Marco Consalvo nostra e una negoziazione» spiega Margherita Chiaramonte, responsabile commerciale della Gesac. «Chiunque fosse interessato può contattare la nostra direzione commerciale». Quanto ai canoni di affitto, la responsabile non nega che siano aumentati dopo il restyling ma afferma che non è possibile dare delle cifre precise, perché i prezzi variano a seconda che il punto vendita sia in airside o in landside e in base alla sua metratura e posizione.

Intanto, dopo un 2009 pessimo per la Gesac, i primi nove mesi del 2010 hanno segnato un’inversione di tendenza. I passeggeri, che nel 2009 erano scesi del 5,7% (a quota 5,32 milioni), da gennaio ad agosto sono saliti del 4,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Buona parte del merito ce l’ha easyJet, che ha incrementato quest’anno del 20% i suoi movimenti. I ricavi avio dovrebbero inoltre beneficiare dell’aumento delle tariffe aeroportuali del 25% previsto dall’ultimo contratto di programma stipulato con l’Enac, valido fino al 2012 e in vigore dal 26 novembre 2009. Sul fronte non aviation nel 2009 i ricavi da attività di retail sono scese del 7% rispetto al 2008, a quota 6,176 milioni. Sono scesi soprattutto gli specialist shop, a partire dal duty free, mentre la ristorazione di Autogrill ha guadagnato il 16% grazie all’apertura di Tentazioni e del nuovo ristorante Ciao. Nel complesso la ristorazione è cresciuta di circa l’1 per cento. Stesso incremento ha avuto l’autonoleggio, mentre sono diminuite di poco le entrate dai parcheggi (-3%) e dall’affitto di aree di proprietà (-1%). Un tracollo, invece, ha riguardato la pubblicità, scesa del 21%, con tanto di rimozione di impianti pubblicitari e ridimensionamento delle aree in sub concessione da 2.000 a meno di 800 metri quadrati. I primi tre trimestri del 2010 hanno però aver segnato una decisa ripresa. Secondo una comunicazione informale di Gesac, la previsione è di

chiudere il 2010 con ricavi non avio in crescita del 10%, grazie agli apporti dell’advertising, che salirà del 40% e delle attività di retail e ristorazione, in aumento del 30 per cento. Più contenuto sarà invece il contributo dei parcheggi.

Il futuro è a Grazzanise?

Per completare il quadro della nuova aerostazione ora manca un ultimo grande progetto: la realizzazione di due parcheggi multipiano e di una nuova fermata della metropolitana che permetta, dice ancora senza mezzi termini Consalvo, di rendere piacevole l’arrivo anche per chi giunge dalla tangenziale, mentre ora l’impatto visivo è brutto. Il progetto c’è già ed è stato affidato all’archistar Richard Rogers, che ha realizzato tra gli altri il terminal 5 di Heathrow e il terminal 4 di Madrid Barajas. Non ci sono invece ancora i finanziamenti, anche se, per il direttore generale, l’opera andrà fatta in tutti i casi, anche in autofinanziamento. Quando tutto sarà completato, però, quanto durerà? La saturazione dello scalo non è prevista prima del 2020. A quel punto si dovrà decidere se tenere un’opera rinnovata di recente, oppure procedere con la chiusura dello scalo in favore dello scalo salernitano di Grazzanise. I due aeroporti, infatti, non potranno convivere. Il piano nazionale aeroporti, per quanto se ne sa ora, prevede la possibilità questa sostituzione nel lungo termine. Ma sulla concretezza dell’ipotesi, a Napoli, i dubbi erano molti. Fabrizio Patti

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Nuovi modelli di mall urbani

L’Upim Pop riporta vita in città C

«

i abbiamo messo quattro anni a convincere alcuni marchi a collaborare con Coin. Oggi hanno capito che il retail sta cambiando, che oltre ai centri commerciali, ormai fermi, c’è spazio per la città». È un guanto di sfida agli shopping center quello che ha lanciato a metà settembre Stefano Beraldo, ad del Gruppo Coin, alla presentazione del nuovo format Upim Pop. L’impresa non era e non è da poco: prendere una catena enorme (134 negozi più 200 in franchising, 3.000 dipendenti e 200mila mq di gla solo nei punti vendita diretti) ma più che decotta, con 40 milioni di perdite all’anno, e farla diventare un fenomeno di costume e una macchina da soldi. Il precedente c’è, ed è proprio la riconversione dei passati Upim: i 44 trasformati in Ovs hanno visto crescere i ricavi del 70 per cento, gli 8 (ora 9) divenuti Coin del 58 per cento. In termini di numeri, il nuovo format Upim Pop riguarderà solo una parte dei negozi della catena esistenti e nello specifico i 30-40 punti che hanno più potenzialità. Altri 160-180, compresi quelli in franchising, rimarranno Upim e subiranno dei restyling più leggeri. Dopo un investimento in due anni di 80 milioni di euro, Upim, la cui immagine per Beraldo era «invecchiata e anonima, bisognosa di un forte intervento su visual merchandising, musica e vetrine», dovrebbe passare da un Ebitda negativo per 10 milioni a uno positivo per la stessa cifra già quest’anno. A un mese dall’apertura i dati parziali non trapelano, dal Gruppo Coin si limitano a sottolineare come i risultati siano “al di sopra delle aspettative”. Tutto questo avviene mentre il principale azionista del Gruppo Coin, il fondo francesce Pai, ha annunciato di voler vendere il suo 69%, che vale all’incirca un miliardo di euro, e per il quale si sono già mossi alcuni fondi come Apax, Tgp, Carlyle e Cinven. Il “centro commerciale di città” prende alcune

delle insegne più attrattive presenti nei mall e le inserisce in corner all’interno di department store dall’estensione tra i 1.600 e i 2.200 metri quadrati. Così, all’ingresso dell’Upim Pop di piazzale Corvetto a Milano, inaugurato dopo quello di corso Buenos Aires e poco prima delle location romane di Santa Maria Maggiore e di via Tuscolana, si trovano gli angoli di Carpisa e Nau!. Al suo interno sono presenti tra gli altri Yamamay, Euronics, nel suo nuovo formato City, e una libreria neanche troppo piccola di La Feltrinelli. A conti fatti i marchi coinvolti nel progetto sono in totale 64, distribuiti su tredici categorie merceologiche. Oltre a quelle più scontate, come l’abbigliamento maschile e

Mo’: dopo il department store, nel mirino Orio al Serio L’apertura dei primi Upim Pop a Milano è coincisa con il lancio del nuovo format del gruppo Emme Sei-Fratelli La Bufala, Mo’. Si tratta di un ristorante-caffetteria con caratterizzazione nazionale e non solo campana, che ha fatto il suo ingresso nel punto vendita di piazzale Corvetto. Le prossime inaugurazioni saranno nel Coin di piazzale Loreto, sempre a Milano, e nel’Upim Pop di Santa Maria Maggiore a Roma, per il quale al momento della scrittura si stavano chiudendo i contratti. Ma non solo sono i department store, ambito nel quale è limitata l’esclusiva con Coin, l’obiettivo della caffetteria. Come dice a retail&food Sabato Manzo, responsabile sviluppo del nuovo format, «Mo’ può andare in negozi indipendenti in città, nei centri commerciali e negli aeroporti». Il primo di questi potrebbe essere Orio al Serio, nella nuova area retail dello scalo. Attualmente sono in corso le trattative. A distinguere il formato, gestito da Emme Quadro, una società dell’universo di Emme Sei, la holding che sta dietro a Fratelli La Bufala, Mamma Oliva e Vulkania, sono una serie di accorgimenti di design, che cercano di coniugare una certa ricercatezza con un ambiente casalingo. Per mettere a punto gli arredi è stata presa ispirazione da diverse catene straniere, a partire da Starbucks e California Bakery. Tra gli aspetti più innovativi ci sono delle cuffie wireless, ognuna con un tipo di musica adatta per uno stato d’animo, che si possono prendere durante la consumazione. L’offerta va dalla colazione al the con pasticceria del pomeriggio, passando per un menu di mezzogiorno dominato da zuppe, primi e secondi, con un particolare uso di mozzarella di bufala. In linea con format simili, i prezzi non sono troppo accessibili e oltre alla consumazione al tavolo è possibile acquistare dei prodotti al market.

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femminile, la pelletteria e i bijoux, l’intimo, la profumeria e la casa, ce ne sono di più originali: l’elettronica, con Euronics che prevede di aprire 15 punti vendita negli Upim Pop, i libri, dove si alternano La Feltrinelli, Mondadori e la romana Arion, i toys, con Rocco Giocattoli, e lo sport, con Universo Sport. Nel food, oltre a Mo’ (si veda il box in pagina), sono coinvolti Airest con la caffetteria Culto e un altro marchio veneto, Goppion Caffè. Se si estende lo sguardo a tutto il Gruppo Coin, nel food bisogna contare anche Eataly (nel Coin di piazza Cinque Giornate a Milano) e il QB di Giuseppe Caprotti, per ora a Genova e Brescia, presto a Milano e Varese. La scelta di un ventaglio di marchi tanto vasto, per Francesco Sama, direttore generale di Coin, «consente di differenziare l’offerta a seconda della location e delle opportunità di sviluppo». Negli Upim Pop, infine, ci sono le incursioni negli hobby, con Coats Cucirini, una merceria di primo soccorso, e Oreca New, che vende articoli “fai da te” basilari. Per il servizio tacco express, inizialmente previsto, non è ancora stato trovato un formato sufficientemente colorato e divertente, per cui per ora l’idea è in soffitta. Al di là dei numeri e dei marchi, infatti, la novità di Upim Pop sta nell’immagine. Gli arredi sono stati curati da una società esterna, a differenza di quanto avvenuto per Ovs Industry e per Coin. «L’unico briefing che abbiamo dato – ha detto Beraldo – è stato di capire che cosa è il pop oggi. Il risultato è stato che oggi è il linguaggio dell’iPhone. Così oggi molte attrezzature, a ben guardare, sono scatole dell’iPhone fuori scala». Oltre a questo, dominano i motivi della Pop Art, a partire dalle riproduzioni di Andy Warhol. Un tema, quello del pop, su cui il Gruppo ha annunciato di voler lavorare per almeno i prossimi 5-8 anni, anche attraverso una componente “software” fatta di «eventi, musica, immagine, scrittura». •


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Parola di Silvio Tarchini

Silvio Tarchini, nato a Lugano 66 anni fa, ha completato il proprio percorso di studi in Germania, Inghilterra e Italia. Ma è in Argentina, dove ha trascorso 4 anni, che ha iniziato a occuparsi del settore immobiliare fondando con uno staff di architetti lo Studio Silvio Tarchini, oggi Tarchini Group. Tornato in Svizzera, dal 1977 ha realizzato in Ticino centri industriali e commerciali per 200mila metri quadrati. Tra questi spiccano i centri Galleria di Manno, il centro Nord- Sud di Bioggio, il centro logistico di Gucci e il FoxTown Stores Mendrisio. Dal 2006 il marchio con la volpe ha visto una seconda realizzazione in Cina, con il FoxTown Shanghai.

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FoxTown, «Quasi meglio di via Monte Napoleone» Q

uindici anni di vita e non sentirli. Al contrario una mirata strategia di ammodernamento e di turnover ha permesso all’outlet ticinese di Mendrisio, distante 7 km dal confine italo-svizzero, di continuare a crescere nonostante la concorrenza sia sempre più spietata. I numeri parlano chiaro: il FoxTown ha archiviato il primo semestre del 2010 con un giro d’affari di 150 milioni di franchi, in aumento del 9% rispetto allo stesso periodo del 2009 a parità di superficie, e ha accolto circa 1,2 milioni di visitatori (+6%). A settembre è stato registrato un incremento del fatturato dell’8%, che si prevede sarà confermato per l’intero esercizio. Ci si attende quindi che il fatturato 2010 sarà di circa 327 milioni di franchi svizzeri (pari a 240 milioni di euro), rispetto ai 303 milioni di franchi svizzeri del 2009. La ricetta alla base di questo progetto, concretizzato nel 1995 con l’apertura della prima fase, è il posizionamento dell’offerta su marchi di livello alto e medio/alto, che richiamano un pubblico proveniente per il 65% dei casi dall’Italia. Il FoxTown è un enclosed mall, conta ben 160 negozi dislocati su tre livelli e si articola su una superficie di vendita di 30mila metri quadrati. L’ispiratore dell’iniziativa, tuttora alla barra di comando, è Silvio Tarchini, a cui r&f ha riservato l’intervista del mese dedicato ai mall. Quali sono i vostri obiettivi per quest’anno? Innanzitutto vogliamo consolidare le performance realizzate sino ad ora. A fine settembre 2010 abbiamo registrato un +8% circa del giro d’affari. Considerando la stagnazione dei consumi che affligge anche l’Italia siamo più che contenti. Qual è il segreto di questo successo? Per mantenerci su questi risultati siamo molto attenti a dare spazio ai marchi in crescita. Cerchiamo di farli entrare e di sostituire quelli che i clienti non desiderano più. Si possono citare i brand in crescita e quelli in calo? I marchi che stanno performando meglio sono Gucci, Prada, Polo Ralph Lauren e Burberry, sebbene quest’ultimo abbia un negozio più piccolo. Il lusso in generale sta andando veramente molto bene perché il nostro cliente standard cerca prodotti di livello medio/alto. Sul fronte opposto sta aprendo Peak Performance, con un’offerta casual wear e outdoor wear, che ha preso il posto di Reebok Sport, attualmente un po’ in declino. Inoltre abbiamo ridimensionato il negozio di Baldinini, dandogli una location diversa, e al suo posto abbiamo inserito Just Cavalli. Mi può indicare una new entry particolarmente interessante? L’anno scorso abbiamo fatto entrare il marchio Jeckerson, che sta andando molto forte. Con la recessione economica, cosa è cambiato nell’atteggiamento dei retailer presenti al FoxTown?

Le performance sono positive. Va segnalato che oggi il negozio dell’outlet non ha assolutamente nulla da invidiare a quello tradizionale, grazie anche a importanti investimenti. Ad esempio Tommy Hilfiger ha appena rinnovato il punto vendita spendendo circa 1 milione di euro per cambiare il look. Un altro caso significativo è quello di Prada, che ha rinnovato lo shop due anni fa. In generale è cambiato l’approccio dei retailer: sempre Prada fino a due anni fa non aveva il proprio nome sul punto vendita e disponeva di un’entrata piccola. Ora la situazione è opposta. Quindi l’outlet ha superato l’esame di maturità? Il negozio in outlet è quasi superiore a quello di via Monte Napoleone. Ma la crisi del canale tradizionale ha avuto un ruolo propulsivo per voi? In questi anni capita che il punto vendita dell’outlet sia più rifornito perché dispone di maggiori rimanenze. Dunque il cliente trova una scelta più ampia di prima. Come è cambiato, invece, il comportamento dei consumatori? Il cliente si dimostra più attento ai prezzi. Molto spesso si vedono persone, specialmente italiane o appartenenti alla zona euro, che fanno il calcolo del cambio valuta. In altri periodi i consumatori acquistavano fidandosi della formula outlet. Nei foc italiani la ristorazione è spesso sottovalutata. Voi come la sviluppate? Sin dall’inizio abbiamo adottato la filosofia della gestione interna. L’offerta è prevalentemente self service e l’obiettivo è quello di trattare il cliente con prodotti di ottima qualità ma a prezzi bassi. La ristorazione conta sette punti, tra ristoranti e bar, e fattura quasi 8 milioni di euro all’anno lavorando solo a mezzogiorno. I ristoranti non devono guadagnare per forza, rappresentano un servizio. Dopo la recente espansione, è in previsione un ulteriore aumento dei negozi?

Appena avremo il permesso per realizzare l’autosilo da 680 posti, che sarà collegato alla futura stazione ferroviaria, destineremo 10mila mq di un immobile vicino, già di nostra proprietà, a utilizzo commerciale. La struttura sarà annessa all’outlet con una passerella. Quante saranno le nuove unità e quale sarà la destinazione merceologica? Faremo entrare altri 50/60 negozi. Per questi stiamo sviluppando una nuova filosofia orientata, per esempio, agli articoli per la casa. Esaminiamo anche categorie come le attrezzatura sportive, che normalmente negli outlet non sono presenti. L’obiettivo è di inserire qualcosa di nuovo. Quali saranno le future facilities? Con lo scopo di premiare il visitatore dandogli servizi addizionali, prossimamente metteremo in funzione una card speciale. Appena riusciremo a costruire l’autosilo daremo ai clienti più fedeli una carta che permetterà loro di posteggiare proprio sotto ai negozi e di avere, all’interno dei ristoranti, un posto riservato in una sala con servizio al tavolo. Inoltre grazie alla nuova stazione il cliente italiano potrà arrivare da Milano direttamente in treno ed esibendo il biglietto potrà ricevere un rimborso del viaggio. A quanto ammonta l’investimento per l’autosilo? A circa 15 milioni di euro. Pensate anche a soluzioni su Internet? Insieme a una società stiamo esaminando un progetto che riguarda il web, perché pensiamo che questo sia una canale da non sottovalutare. Vorremmo creare un sito dove il cliente possa comprare prodotti da ritirare al FoxTown. Il 65% dei vostri clienti sono italiani. Lei come vede il mercato italiano dei foc con il quale siete costretti a confrontarvi? Il sistema outlet in Italia è sfuggito a ogni controllo, ne hanno costruiti troppi. Questo comporterà presto una selezione automatica. Il complesso posizionato meglio e con i marchi più interessanti vincerà rispetto alla concorrenza, che sarà costretta a disporre di brand di secondo livello. Esistono poi degli outlet dove i negozi non sono gestiti dai produttori ma da società che acquistano le rimanenze di magazzino dai retailer. Ciò comporta un ulteriore passaggio nella filiera che penalizza il consumatore. Noi, invece, siamo per la protezione del consumatore. Oltre all’iniziativa di Shanghai, state valutando altri progetti all’estero? Alla fine di questo mese (ottobre, ndr) andrò in Cina. In generale guardo con interesse anche a Singapore, da dove, proprio in questi giorni, si concretizzeranno dei contatti con delle proposte. È solo un “guardare” o c’è qualcosa di più? Nulla di definito, però… dipende molto anche dalla reazione dei marchi, che interpelleremo se troveremo una buona soluzione. Andrea Penazzi

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analisi mercato

Kids fashion

rotta a sud F

ino a due anni fa era il vero fenomeno della moda: mentre tutto sapeva già di crisi, i consumi di vestitini per bambini sembravano non fermarsi mai. Arrivavano a frotte nuove catene dalla Francia, gli stilisti affermati firmavano collezioni junior, si aggiungevano corner ad hoc nelle medie superfici di abbigliamento per adulti, nascevano riviste per dare spazio agli operatori del segmento, ancora di nicchia, ma che si avvicinava al 5 per cento del fatturato del sistema tessile-moda italiano. Questa primavera è durata dal 2006 al secondo bimestre del 2008. Poi, è arrivato l’autunno. Non una tormenta invernale di forza pari a quella del tessile “per grandi”, perché le performance sono rimaste leggermente migliori del settore: i genitori, si potrebbe sottolineare con un po’ di sentimento, dovendo scegliere hanno preferito tagliare sui propri abiti che su quelli dei figli. Ma il calo comunque c’è stato: alla fine dello scorso anno, secondo il Sistema Moda Italia (Smi), i consumi finali sono scesi dell’1,9%, riportandosi poco sopra i livelli del 2006, a quota 4,943 miliardi di euro. Molto peggio è andata la produzione realizzata in Italia, che ha evidenziato una caduta dell’8,3 per cento. Di pari passo le esportazioni, riferite al solo mercato neonati, sono scese del 16,8 per cento. Se ci si poteva aspettare un effetto rimbalzo nel 2010, bisogna ricredersi. Secondo gli ultimi dati dello Smi, da gennaio a giugno le esportazioni dei prodotti per neonati sono crollate di un ulteriore 19,6%, con un impietoso -54% verso gli Usa e un -77% verso il Giappone. I consumi vanno invece meno peggio: i dati di Sita Ricerca, elaborati appositamente per retail&food e riferiti agli acquisti per la stagione primavera-estate 2010, parlano di una flessione rispetto allo stesso periodo del 2009 del 2,1% in valore e dell’1% in quantità. Negativi sono in particolare i risultati dell’abbigliamento per bambina da 3 a 14 anni (-2,2%) e del bambino della stessa fascia di età (-2,6%), mentre quello per i neonati è calato dello 0,8% in valore ed è rimasto stabile in quantità. Quanto al tipo di prodotti venduti, specifica una

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L'andamento acquisti nella primavera estate 2010

Catene che avanzano a discapito degli indipendenti, consumi in contrazione, produzione in picchiata. Il quadro del kids fashion segue la crisi del tessile, anche se va un po’ meglio della media. Stanno bene soprattutto le insegne organizzate, italiane e francesi. Che, a sorpresa, hanno trovato l’America nel sud Italia. Perché i figli sono pur sempre piezz ‘e core

Fig. 1

Q.tà Valore PM Bambina 3-14 anni Confezioni Maglieria/camiceria Totale Bambino 3-14 anni Confezioni Maglieria/camiceria Totale Neonato 0-2 anni Totale Totale infanzia Totale

0,2 -1,6 -1,0 -0,8 -2,5 -1,5 -0,1 -1,0

-0,6 -4,7 -2,2 2,4 -5,5 -2,6 -0,8 -2,1

-0,4 -3,2 -1,2 3,2 -3,0 -1,1 -0,7 -1,1

fonte: Sita Ricerca

La distribuzione delle catene di kids fashion nei diversi canali Centri Outlet commerciali Aeroporti Stazioni Città Bimbus Brums Chicco Cycleband Du Pareil au meme Iana Idexè Magnolia Nucleo Okaidi Original Marines Petit Bateau Prenatal Sergent Major Z totale

0 9 0 2 0 0 0 0 2 0 0 2 n.d. 0 0 16

31 24 41 21 12 19 80 3 24 82 176 11 n.d. 4 131 658

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 n.d. 0 0 0

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 n.d. 0 3 4

60 197 120 11 21 329 91 69 111 7 387 45 n.d. 11 39 1498

Fig. 2

Totale 91 230 161 34 33 348 171 72 137 89 564 58 200 15 173 2376

fonte: elaborazione di r&f sui siti delle società

nota della società Databank, «continua a rafforzarsi la polarizzazione dei consumi con la cosiddetta struttura a clessidra, con le fasce estreme a trainare i consumi: mentre nella fascia alta vengono premiati i vantaggi del non price del made in Italy (innovazione, tecnologia, stile, velocità di consegna), quella economica è in grado di garantire in alcuni casi shopping experience positive».

Catene quasi indenni

E l’esperienza di shopping paga. Come si è visto per altri settori del tessile, sotto le macerie della crisi ci finiscono soprattutto i dettaglianti indipendenti, mentre le insegne organizzate riescono in questi passaggi a guadagnare quote di mercato. Una conferma netta viene ancora una volta dai dati di Sita Ricerca: nel periodo che va dalla primavera/


La distribuzione delle catene di kids fashion nei diversi canali presenze % su totale presenza % su totale % cc su totali nei cc Italia Italia totale Basilicata Calabria Campania Molise Sardegna Sicilia Puglia Sud Abruzzo Lazio Marche Toscana Umbria Centro Liguria Emilia-Romagna Friuli-V.Giulia Lombardia Piemonte Trentino-Alto Adige Valle d'Aosta Veneto Nord Totale

22 106 223 16 73 246 157 843 61 204 39 99 38 441 61 97 45 339 165 32 3 150 892 2176

fonte: elaborazione di r&f sui siti delle società

estate 2009 all’autunno inverno 2009/10, le catene sono cresciute del 4,4%, raggiungendo una quota di mercato del 43,2 per cento, in aumento di due punti percentuali e mezzo rispetto a un anno prima. Di contro, il dettaglio indipendente scende dell’8,6% e la Gdo del 5,3%, mentre gli ambulanti recuperano un punto percentuale, occupando il 24% della quota di mercato.

Quando si parla di catene, si fa riferimento a una quindicina di operatori che hanno negozi piccoli e alle medie superfici che dispongono anche di linee dedicate al bambino. Tra le prime ci sono le insegne italiane Bimbus, Brums (entrambe dello stesso gruppo), Chicco, Cycleband, Iana, Idexè, Magnolia, Nucleo, Original Marines (la maggiore in Italia, con 564 negozi), Prenatal. L’altra parte del

1% 5% 10% 1% 3% 11% 7% 39% 3% 9% 2% 5% 2% 20% 3% 4% 2% 16% 8% 1% 0% 7% 41% 100%

4 25 58 6 15 49 36 193 26 75 14 16 9 140 15 44 16 140 53 7 0 46 321 654

1% 4% 9% 1% 2% 7% 6% 30% 4% 11% 2% 2% 1% 21% 2% 7% 2% 21% 8% 1% 0% 7% 49% 100%

18,2% 23,6% 26,0% 37,5% 20,5% 19,9% 22,9% 22,9% 42,6% 36,8% 35,9% 16,2% 23,7% 31,7% 24,6% 45,4% 35,6% 41,3% 32,1% 21,9% 0,0% 30,7% 36,0% 30,1% Fig.3

mercato è occupata dai marchi francesi: Du Pareil au Meme, Okaidi-Obaibi, Clayeux, Petit Bateau, Z e altre, tra cui l’ultima arrivata Sergent Major, che ha fatto il suo ingresso all’Oriocenter di Orio al Serio e in altre 14 location sparse per l’Italia. Tra le medie e grandi superfici un ruolo di primo piano ce l’ha Ovs, oltre che Upim (che da poco ha rilanciato la sua linea Blukids), Benetton (sia

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analisi mercato

›L’assalto alla diligenza intervista

non ci ha fermati Antonio Di Vincenzo, vice presidente Imap Export (Original Marines)

Partiamo dai vostri risultati. Che responso dal 2010? A parità di negozio la nostra catena al 30 settembre ha avuto una crescita del 5%, che sale al 10% considerando lo sviluppo. Particolarmente buono è stato settembre, quando siamo saliti del 15 per cento. Quali sono gli andamenti nelle diverse parti d’Italia? Il dato di settembre è una media tra il +20% al Nord, dove ci sono state più aperture, il +10% al Centro e il +6% al Sud, dove il mercato è più maturo e la spesa è già elevata. In tutti i casi per il bambino il Centro-Sud ha un fatturato nettamente superiore, nonostante uno scontrino medio inferiore.

nei negozi tradizionali sia in quelli Benetton 0-12) e le altre marche del fast fashion, tra cui Zara e H&M. Secondo Pierpaolo Medini, retail manager di Cycleband, il rapporto tra le prime e le seconde, attualmente, è di 50% ciascuna, mentre in passato era più sbilanciato verso le grandi superfici.

›Peggio del 2009,

Continuerete a prediligere il Sud nell’espansione? In verità non vogliamo essere più presenti al Sud. Uno studio di geomarketing ci ha indicato come coprire il mercato senza la cannibalizzazione dei punti vendita. In tutta Italia arriveremo a 7-800. Siamo partiti prima al Sud perché era meno occupato del Nord, ma ora il Mezzogiorno è saturo, potremmo aprire solo in qualche centro commerciale nuovo. Invece nel resto d’Italia lo sviluppo è al 70-80 per cento. Nel Nord siamo alla ricerca di spazi nei centri commerciali. Tra mall e centri storici chi sta reagendo meglio? I centri commerciali hanno sofferto meno dei

centri storici, perché hanno messo a punto delle buone strategie di vendita. Ma se un mall è gestito male allora ha un vero tracollo. Quante aperture state effettuando nel 2010 e dove? Nel 2010 in primavera tra franchising e negozi diretti abbiamo inaugurato 29 punti vendita, 14 nei mall e 15 in città. In autunno sono state 15, nove in città e 6 nei centri commerciali. Ma il mercato nel suo complesso come lo vede? Ha perso nel complesso pochi punti percentuali. Ma ormai lo sviluppo di un’azienda avviene a discapito delle altre. Negli ultimi due anni c’è stato un assalto alla diligenza. Tra catene di stranieri e stilisti c’è stato un eccesso di offerta, con il risultato che alcuni marchi hanno perso fatturato e altri, entrati da poco, hanno guadagnato meno del previsto. Avete uno shop nella stazione di Roma Termini. Ce ne saranno altri nei luoghi di viaggio? Le stazioni potrebbero essere interessanti, nonostante i costi siano troppo elevati per negozi in franchising. Negli aeroporti, invece, l’interesse è minore perché le persone comprano solo se ne avvertono l’esigenza.

intervista

Sud protagonista

ma noi cresciamo Pierpaolo Medini, retail manager di Cycleband Come vede il 2010 del kids fashion? Ripresa o abisso? Non vedo la fine della crisi. Il 2010 è peggio del 2009, probabilmente perché la crisi, toccando l’economia reale, ha inciso di più sui consumi delle famiglie. Le catene si sono salvate o no? La crisi ha toccato indubbiamente più i dettagli plurimarca, l’ingrosso e anche le grandi superfici. Le catene hanno tenuto, c’è stata anche una certa crescita. Alcuni marchi francesi, però, hanno perso terreno. L’anno di Cycleband, invece, com’è? Noi siamo in crescita, anche perché siamo partiti da poco. Salgono i punti vendita e otto negozi su dieci hanno aumentato il loro fatturato, anche perché si sta diffondendo una maggiore conoscenza del brand. I ricavi totali passeranno dai 6,5 milioni del 2009 al 9 del 2010. Quanto pesa il franchising? Moltissimo, ora abbiamo 25 negozi in affiliazione su 40, la maggior parte dei quali nei centri cittadini. Stiamo spingendo molto sul franchising che è appetibile perché la merce è in conto vendita e l’investimento iniziale per 100 metri quadrati è di soli 30-40mila euro.

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Qual è lo stato di salute dei centri commerciali? Oggi otto centri commerciali su dieci hanno un calo, solitamente è buono il primo anno, poi si arrestano. Ma quando bisogna pagare 50mila euro all’anno di affitto e 20mila di spese, se non si può contare su un fatturato annuo dai 500mila euro in su non vale la pena. Perché il kids fashion va forte al Sud? Noi stiamo funzionando benissimo nel centro-sud Italia, abbiamo dieci negozi in Sicilia e funzionano tutti. Questo sia perché c’è una cultura dell’imprenditorialità spinta dalla mancanza di lavoro, sia perché in effetti la spesa per il bambino è molto più forte che al Nord. Dove vi espanderete nel prossimo futuro? Nel 2010 abbiamo una quindicina di negozi in più del 2009. Tra i progetti di sviluppo più interessanti ci sono cinque aperture nell’est, tra Mosca, il Kazakhstan e la Georgia.

Ma dove si sono sviluppate queste catene? Da un’analisi empirica condotta da r&f su quattordici delle principali insegne, attraverso gli “store locator” presenti sui loro siti, è risultato, non senza sorprese, che al Sud sono presenti quasi altrettanti negozi che al Nord, mentre in simili rilevazioni precedenti la forbice era più larga. A spiegare questo fenomeno c’è probabilmente un dato culturale e la condizione di minore saturazione del mercato meridionale da parte di operatori organizzati, cosa che ha permesso un arrivo massiccio di diverse catene. Tra le insegne che hanno una percentuale di presenze nel Meridione ci sono le due gemelle della provincia di Varese Bimbus (60%) e Brums (51%), e la vicentina Nucleo (46,7%). Come numero totale di presenze, però, a farla da padrona è l’Original Marines, che ha sede nell’interporto campano di Nola e può contare su 250 negozi nel Sud (il 43% del totale), di cui 77 in Campania e 74 in Sicilia. La distribuzione del marchio, tuttavia, è una delle più equilibrate su tutto il territorio nazionale. Anche Cycleband e Idexè hanno percentuali al Meridione vicine al 40 per cento. Le insegne francesi sono invece più radicate al Nord: è il caso di Petit Bateau (69%), Z, Okaidi (entrambe vicine al 53%) e Du Pareil au Meme (48%). Tra le italiane, le più presenti al Settentrione in percentuale sono Magnolia (55%) e Chicco (46%). In termini numerici i più numerosi sono ancora una volta Original Marines (203) e Iana (149). Dieci delle 14 aziende analizzate, inoltre, hanno una quota al Centro compresa tra il 20 e il 25 per cento.


Centri commerciali stipati, outlet ancora no

L’abbigliamento bambino è particolarmente adatto al target di famiglie che frequentano i centri commerciali. Non a caso ben tre negozi su dieci si trovano negli shopping center. La quota è maggiore al Nord (36%) e minore al Sud (22%), con le solite

“punte” di Lombardia (41%) ed Emilia Romagna (45%), mentre la Toscana si conferma essere refrattaria agli shopping center (solo il 16% del totale è in questo canale). Per numero nei mall primeggia ancora una volta Original Marines (176), anche se sono altri i brand che hanno deciso di puntare tutto su queste location: Okaidi le batte tutte, avendo qui il 92% dei punti vendita, Z (76%), Cycleband (61%) e Idexé (46%). Seguono distanziate Du Pareil au Meme, Bimbus e Original Marines, che lì hanno circa un terzo dei propri negozi. Negli outlet, invece, queste catene tendono a sparire, se si fa eccezione per Brums, presente in ben nove foc. In tali location a farla da padrone sono i marchi di moda espressamente dedicati ai piccoli (come I Pinco Pallino, Il Gufo, Mirtillo) e soprattutto le

I giochi degli outlet sono di Malù Tutto nacque da una visita del padre, Lelio Bruno, per sette anni direttore generale della Giochi Preziosi, all’outlet Fidenza Village. L’intuizione era che gli outlet, essendo frequentati da famiglie, erano perfetti per un negozio di giocattoli. Per questo Marco Bruno, già impegnato nella società Star Trade, importatrice e distributrice di giocattoli, diede vita nel 2006 a I Giochi di Malù, oggi presenMarco Bruno te in sette outlet e in procinto di aprire, a novembre, nel nuovo foc di Premium Retail a Enna. Nel 2006 tutto inizia con un temporary shop nel Fidenza Village. Dopo sei mesi di test parte il progetto che si è esteso nel 2007 ai foc di Franciacorta e Valdichiana, nel 2008 a quelli di Vicolungo, Palmanova, Molfetta e Soratte e nel 2009 a Mantova e al Fox Town di Mendrisio. Ora, racconta Bruno, «stiamo facendo la corte agli outlet di McArthurGlen. Per questo il punto vendita di Enna avrà un nuovo formato», che servirà da riferimento alla società inglese. L’offerta oggi può contare sui prodotti di una ventina di fornitori (come Mattel, Giochi Preziosi, Editrice Giochi), con sconti dal 30 al 70 per cento. Nei negozi saranno presto venduti anche gli articoli di Cartorama, principale importatore e distributore di cartoleria e zaini per la scuola, che dal novembre 2009 ha acquisito il 51% de I Giochi di Malù. Nonostante i piani d’espansione e la crescita del marchio, nel 2010, continua Bruno, «si fa una fatica bestiale. Perché l’abbigliamento è in crisi e gli outlet sono identificati con l’abbigliamento. Noi stiamo provando a salvarci perché lo scontrino medio si è alzato, essendosi elevata la qualità dei prodotti venduti». Ciononostante la società ha aperto da poco il suo primo shop in un centro storico, a Bergamo (da 1.000 mq), che vende però i propri prodotti a prezzo pieno. Il caso de I Giochi di Malù, che ha un fatturato di 4,5 milioni di euro, è un unicum negli outlet. Il mercato (2 miliardi di valore in totale), d’altra parte, è molto concentrato, spiega Bruno, tanto che il 70-80% delle vendite sono divise tra la Gdo, la catena Toys Center e altri pochi negozi specializzati di medie superfici.

linee di abbigliamento per bambini dei grandi marchi, tra cui, solo per fare qualche esempio, Diesel, Calvin Klein, Dolce & Gabbana, Guess, Polo Ralph Lauren, Nike, Adidas. Ci sono poi negozi specializzati negli outlet, come Officina di Ricerca Kids e Q come Quore.

Luoghi di viaggio, poca attenzione

Negli aeroporti e nelle stazioni, invece, la situazione è all’anno zero, o quasi. Negli aeroporti si

trovano due shop di Quore, a Olbia e Fiumicino, e nello scalo romano ci sono alcuni negozi di abbigliamento che vendono anche prodotti per bambino. Va appena meglio nelle stazioni, canale nel quale si segnala uno shop di Original Marines a Roma Termini e dove la catena francese Z contra su tre location, a Napoli, Roma Termini e Torino Porta Nuova. Su questo fronte tutto è ancora da inventare. F. P.

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dossierareediservizio

A cura di Fabrizio Patti

TOTAL strizza l’occhio

a riders e camionisti

E

sterno ottimo, layout convincente, offerta bizzarra. È la descrizione in sintesi dello shop Total Bonjour nell’area di sosta di Verbano Est, sulla diramazione Gallarate-Gattico (A8-A26), in provincia di Varese. Il punto vendita sfoggia il formato più recente della compagnia petrolifera, il quale sarà però prossimamente superato. Tra pochi mesi è infatti prevista la fusione tra Total ed Erg, destinate ad unificare le insegne e, in prospettiva, i layout. Il punto di partenza, da parte di Total, è comunque tutt’altro che negativo. Di Verbano Est colpisce positivamente anzitutto l’esterno: la facciata con tetto spiovente e l’ampia pavimentazione di fronte all’entrata con piastrelle marrone scuro fanno sembrare la struttura simile a un’abitazione o a un negozio di montagna, conferendole un’identità maggiore rispetto agli anonimi cubi che normalmente si trovano in autostrada. Anche l’allestimento interno è interessante: le pareti nella fascia alta sono di colore rosso pompeiano, che dialoga efficacemente con i pavimenti di cotto. Sulle pareti ci sono le scritte che segnalano le diverse zone (Cassa, Toilette, Bibite, Tempo libero), con lo stesso carattere del logo “Bounjour” posto all’esterno. Gli scaffali e le isole non sono particolarmente appariscenti ma risultano leggeri, essendo di colore bianco panna, con una banda di legno chiaro in prossimità dei cartellini coi prezzi. Una nota ancora più positiva la meritano i servizi igienici. Sia nell’area di Verbano Est che in quella, sulla parte opposta dell’autostrada, di Verbano Ovest (a insegna “Shop” e non “Bonjour”), sono apparsi di una pulizia estrema, oltre che caratteriz-

zati da un design sobrio ed essenziale. È gradevole anche l’illuminazione, composta sia di vari faretti sia di quattro grandi lampadari bianchi a forma di cono tronco che pendono. Discorso diverso va fatto invece per i prodotti in vendita. È sicuramente positiva la loro varietà e completezza, ma lascia perplessi la loro indubbia Insegna area di servizio: Nome area di servizio e località:

stravaganza. Affastellati si trovano zoccoli ricoperti di pelliccia (ritrovati anche nell’area di Verbano Ovest), forni microonde, caffettiere e bollitori, vini, portafogli, orologi, catenine, maglie, sciarpe e cappellini sportivi, giacconi smanicati, camicie di flanella, scope, asciugamani da bar, frigobar, trombe/clacson per camion, torce, giocattoli e molto altro. Particolarmente fornite sono la parte dei ricambi per auto, soprattutto per quanto riguarda le luci led, e quella dedicata all’igiene per la persona (bagnoschiuma, dentifrici etc). Dietro la cassa abbondano anche le mappe stradali, quasi sparite in altri negozi. Meno sviluppate rispetto agli shop di altre compagnie sono invece le zone dedicate ai giocattoli e ai dolciumi. Nel corridoio che dal market porta ai bagni ci sono, sia a Verbano Est che Ovest, delle vetrinette che ospitano diversi oggetti minuti, dalle carte ai bicchieri di plastica (a Verbano Ovest ci sono perfino dei pacchi di pasta di Gragnano). Tra gli aspetti positivi si segnala la buona offerta food: non solo ci sono due frigoriferi aperti con bibite, panini e tramezzini confezionati, ma è anche presente una macchinetta del caffè e un fornetto nel quale è possibile scaldare le brioche confezionate. Nel complesso, il target sembra essere quello degli autotrasportatori, dei motociclisti e dei giovani sportivi. Altre categorie di consumatori come le famiglie con bambini, però, potrebbero non apprezzare del tutto il taglio “da duri” del punto vendita (nell’area di Verbano Ovest è anche appesa una tipica bandiera da rider). Taglio che, peraltro, non sembra in perfetta armonia con la struttura e l’arredamento, molto più “soft” nelle forme e nei colori. •

Total - Bonjour Verbano Ovest - Arsago Seprio (Va)

STRUTTURA

Edificio su un piano, di dimensioni medie. Esterno con tetto spiovente e ampia pavimentazione. Interno con pareti di colore rosso pompeiano nella parte alta. I materiali utlizzati sono semplici

MARKET

Dimensione media, luminosità artificiale con faretti e quattro lampadari. Comunicazione discreta: pochi ma gradevoli i segnalatori merceologici, che richiamano nella forma il logo di Bonjour.

DESIGN

Impatto estetico degli elementi di arredo positivo, sebbene in parte compromesso da una certa confusione nell'esposizione delle merci. Non sono previsti posti a sedere e tavolini. Il logo è presente su una facciata esterna ed è richiamato all'interno

PARCHEGGIO

Attualmente composto da circa 40 posti

OFFERTA SERVIZI

Offerta molto varia, con prodotti pensati, apparentemente, soprattutto per un pubblico di autotrasportatori, motociclisti e giovani sportivi. Meno giocattoli di altre aree e più accessori per auto, gadget sportivi, beni per la persona e oggetti bizzarri (dagli zoccoli con pelliccia alle camicie di flanella) Non si segnalano servizi particolari per i clienti

VARIE

Bagni molto puliti e sobri, con arredamento color verde muschio. Impianto di aerazione presente. Filodiffusione assente. Accessibilità buona. Presenza delle telecamere visibile ma non invadente.

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international Sempre più vuoti i mall americani Disoccupazione alle stelle e fiducia dei consumatori in discesa hanno avuto come effetto la crescita del tasso di spazi vuoti nei centri commerciali americani. Secondo la società newyorchese Reis Inc il tasso è salito al 10,9% nel terzo trimestre del 2010 dal 10,3% dello stesso periodo dell’anno prima. Il livello è però invariato rispetto al secondo trimestre. Gli affitti mensili richiesti dai proprietari sono scesi da 19,26 a 19,07 dollari a piede quadrato (ossia 205 dollari, o 147 euro, per metro quadrato), mentre quelli effettivi da 16,94 a 16,58 dollari rispetto al terzo trimestre 2009.

Nuovi progetti per le fiere tedesche

Novità in vista per le esposizioni in Germania: da una parte la Jam (Jeans Affair Munich) ha chiuso, dopo un periodo a Colonia e un ritorno a Monaco nell’ultimo anno. Tra le cause c’è

probabilmente il ritorno della fiera Bread and Butter nella capitale dopo le edizioni a Barcellona. Dall’altra parte, però, si registrano due importanti cambiamenti in positivo: Munichfashion. company ha deciso di unire i due saloni dedicati alla moda maschile e femminile in un’unica esposizione, chiamata Munichfashion. WoMen, che si terrà dal 26 febbraio al primo marzo 2011 al Moc. Inoltre la società ha annunciato che porterà una nuova piattaforma a Berlino. Intanto un’altra azienda fieristica, la Igedo Company, ha cambiato look alla vecchia mostra Cpd e ha lanciato la Cpd Signatures, che si terrà all’Exhibition Centre di Dusseldorf dal 6 all’8 febbraio 2011 e ospiterà molti marchi internazionali di design.

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duty free world

By Kevin Rozario - London

Joined Up Thinking E' il momento di innovare Are airports suffering an identity crisis? Many passengers might think so when confronted with shiny, but decidedly samey, glass and steel terminals from Munich to Moscow and Delhi to Dubai. Inside, the approach to retail can also have somewhat of a cookie-cutter feel in terms of both presentation and brands available. Prestige labels such as Hermès, Salvatore Ferragamo, Giorgio Armani and Hugo Boss seem to find their way into airport malls the world over. Of course the reason their do is that they are popular with the passenger profiles they serve and have development strategies for the channel. But even seasoned travellers can be forgiven for forgetting which airport they are in when surrounded by a plethora of similar brands and retail designs barely distinguishable from the last airport they visited. A ‘sense of place’ is difficult to achieve. Vancouver International successfully deployed glass air bridges and large indigenous art works to give arriving and departing passengers breathtaking views of the Rocky Mountains and get a feel for local history. Nearer to home in Europe, Heathrow has been honing the idea of Great British brands at its terminals and the recently revamped T4, for example, now has Burberry, Cath Kidston, Harrods, Mulberry, Paul Smith and Thomas Pink boutiques all providing customers with a feel for UK products. But the most consistent move to develop a sense of place has come from Aéroports de Paris the operator of Paris Charles de Gaulle and Paris Orly airports, which is using the Eiffel Tower as a distinct element in its campaign to focus on Parisian chic in order to turn more passengers into shoppers. AdP wants to increase sales per passenger from €12.40 in 2009 to €17.40 by 2015 and it is using the strengths of Paris to do it. Its retail joint venture with travel retail Aelia, called SDA, is getting a new branding: BuY Paris Duty Free. The new name will be on all Aelia’s SDA stores by 2015; that is an estate of 65 shops with 10,700sq m of retail space at both airports. Not surprisingly, research shows that travellers associate Paris with art, cosmetics and couture fashion, and France with food and wine. All these categories are therefore being highlighted in AdP’s extensive reworking of its retailing in the period up to 2015 which will add 21% more space. AdP is going head to head with Parisian downtown retailers. Whether tourists will be wooed by the ‘Paris with duty free prices’ clarion call, or whether they will prefer to buy in town remains to be seen. Either way, by 2015 both Paris Charles de Gaulle and Paris Orly should have distinctly French retail identities that will be remembered by its passengers.

Gli aeroporti stanno soffrendo una crisi di identità? Molti passeggeri potrebbero pensarla così di fronte ai luccicanti terminal in vetro e acciaio, noiosamente uguali da Monaco a Mosca e da Delhi a Dubai. All'interno, anche l'approccio al retail può trasmettere la sensazione di qualcosa fatto con lo stampino sia in termini di presentazione che di marche disponibili. Etichette di prestigio come Hermès, Salvatore Ferragamo, Giorgio Armani e Hugo Boss sembrano trovarsi a proprio agio nei mall aeroportuali di tutto il mondo. Naturalmente questo avviene perché sono in linea con il profilo di passeggeri aeroportuali ma anche perché hanno strategie di sviluppo per questo canale. Ciò non toglie che anche ai viaggiatori più esperti può essere perdonato di dimenticare in quale aeroporto si trovino quando sono circondati da una pletora di marchi simili e da un retail design a mala pena distinguibile rispetto all'ultimo aeroporto visitato. E' difficile ottenere un 'sens of place'. Il Vancouver International è disposto con successo tra passerelle di vetro e grandi opere d'arte indigena per offrire ai passeggeri in arrivo e partenza una vista mozzafiato delle Montagne Rocciose e comunicare un'idea della storia locale. Più vicino a casa in Europa, Heathrow ha affinato l'idea dei Great British brands nei suoi terminali e il T4 recentemente rinnovato, per esempio, ha ora boutique di Burberry, Cath Kidston, Harrods, Mulberry, Paul Smith e Thomas Pink che coinvolgono i clienti in un'atmosfera favorevole ai i prodotti del Regno Unito. Ma la mossa più coerente per sviluppare un 'sens of place' è venuta da Aéroports de Paris, l'operatore di Parigi Charles de Gaulle e Parigi Orly, che sta utilizzando la Torre Eiffel come elemento distintivo della sua campagna di focalizzazione sullo chic parigino, al fine di trasformare quanti più passeggeri in acquirenti. AdP vuole aumentare le vendite per passeggero da € 12,40 nel 2009 a € 17,40 entro il 2015 e sta utilizzando i punti di forza di Parigi per farlo. La sua joint venture con il travel retailer Aelia, chiamata SDA, sta affermando un nuovo marchio: BuY Paris Duty Free. Il nuovo nome sarà presente in tutti i negozi di Aelia-SDA entro il 2015; un complesso di 65 negozi con 10.700 mq di spazi commerciali in entrambi gli aeroporti. I sondaggi dimostrano, e certo non sorprende, che i viaggiatori associano Parigi con l'arte, i cosmetici e l'alta moda, e la Francia con il cibo e vino. Tutte queste categorie verranno dunque messe in evidenza nella vasta rielaborazione del retail di AdP per il periodo 2010-2015, che comporterà anche una crescita del 21% delle superfici commerciali. AdP sta oggi conducendo un testa a testa con i retailer del centro parigino. Che i turisti siano attratti dagli squilli di tromba di 'Parigi con prezzi duty free', o che preferiscano acquistare in città resta da vedere. In entrambi i casi, entro il 2015, sia lo Charles de Gaulle che Orly dovrebbero acquisire una forte identità retail alla francese che sarà certamente ricordata dai rispettivi passeggeri.


Changi sempre più a misura di viaggiatore L

’aeroporto di Singapore Changi (azionista anche di Aeroporti di Roma) ha presentato una serie di innovazioni per i passeggeri: lo scopo è permettere loro di avere un’esperienza «personalizzata, senza stress e positivamente sorprendente». La personalizzazione è assicurata da Care@Changi, un servizio di accoglienza grazie al quale riceveranno una particolare assistenza le donne incinte e le persone con mobilità ridotta. Seconda novità sono le informazioni su voli, retail e ristorazione fornite attraverso un’applicazione specifica per iPhone e iPad e chioschi interattivi localizzati nei terminal. C’è poi servizio Swift, o Service workforce instant feedback trasformation,

un sistema che consente di identificare e risolvere velocemente i problemi che si vengono a creare nello scalo. Tra le altre innovazioni c’è il Good and Services Tax (Gst), un processo elettronico che permette di catturare i dati su tutti gli acquisti duty free effettuati nella città-stato, per rendere più semplice il rimborso delle tasse. Infine si segnala Votes, ossia una tavoletta touch screen con la quale i clienti dei ristoranti (per ora due pilota) potranno esprimere il loro giudizio sul servizio e sulla qualità del cibo, digitando sulle faccine corrispondenti. I servizi sono sviluppati con il supporto dell’agenzia Cci, Customer-Centric Initiative e saranno implementati entro la fine del 2011.

Heinemann fa il pieno a Kiev

La società specializzata nel travel retail Gebr Heinemann ha siglato un accordo per costruire e gestire tutti i negozi di duty free nel nuovo terminal F dell’aeroporto Boryspil di Kiev, assieme alla società ucraina Bf Group, che ha ottenuto la concessione dal gestore aeroportuale. Tra le altre cose Bf ed Heinemann apriranno un duty free da 750 mq che ospiterà numerose categorie di prodotti, inclusi gli articoli dei marchi più affermati di moda, da Armani a Chanel. Il terminal F, inaugurato lo scorso ottobre, è dedicato a charter, voli low cost e a una delle due principali compagnie ucraine. Assieme al terminal D, che sarà aperto nel 2012, sostituirà l’attuale scalo per i voli internazionali, che invece è destinato a ospitare le rotte nazionali.

Niente hamburger, siamo McDonald’s

Un tabù è caduto: alla fine di ottobre alla Défense, alle porte di Parigi, ha aperto il primo McDonald’s al mondo che non vende hamburger. Nel locale, a marchio McCafé, si trovano, invece, insalate, dolci, altri panini e caffè. Per l’insalata, in particolare, c’è un un buffet, lungo tre metri, con 28 ingredienti diversi, dalla lattuga al formaggio, passando per frutta e barbabietola. Tale allestimento, chiamato «bar à salades» è stato introdotto un anno fa in un punto vendita tradizionale a Clayessous-Bois, a sud di Parigi, dove ha portato a triplicare le vendite di insalate. La Francia è il primo mercato europeo di McDonald’s ed è stata usata anche in passato per altre sperimentazioni.

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international Abu Dhabi, il centro dei record apre vuoto…

Meno di 20 negozi su 480 unità disponibili sono risultati aperti lo scorso 10 ottobre, al momento dell’inaugurazione del Dalma Mall, il più grande shopping center di Abu Dhabi. Un flop clamoroso, anche se Saaed Mohammad

Al Mulla, amministratore delegato della società proprietaria, The Developers LLC, si è affrettato a precisare che più del 60% delle unità sono già affittate e di sperare di aggiungerne altri nelle settimane e nei mesi a venire. Altri 35 negozi sono stati aperti nella settimana successiva all’apertura. Il progetto è partito nel 2006 dopo che sono stati effettuati degli studi demografici sulla zona e la proprietà ha deciso di andare avanti nonostante la crisi economica. Gli spazi commerciali totali sono pari a 147mila metri quadrati, mentre la superficie totale occupata è di 250mila metri quadrati.

Nel 2012 un Charles De Gaulle trasformato U

n nuovo logo e soprattutto nuovi spazi per il retail sono stati annunciati per l’aeroporto di Charles De Gaulle di Parigi da Sda, la joint venture tra Aéroports de Paris e Aelia Group. Il nuovo marchio “BuY Paris Duty Free”, dove la “A” richiamerà la torre Eiffel, sarà apposto sopra tutti i duty free. Nei prossimi due anni, inoltre, ci saranno dei progetti di risistemazione del retail che «trasformeranno radicalmente l’aeroporto», come ha detto il presidente di Sda, Jean-Baptiste Morin nella presentazione del progetto, davanti a 80 fornitori del duty free. Nel 2012 gli spazi commerciali che apriranno con la nuova identità BuY Paris Duty Free saranno: nel

A San Francisco il cibo è un’arte M

enu che cambiano a seconda delle esposizioni, chef che firmano i piatti, carte dei vini estese e personalizzate per eventi speciali. Sono alcune delle caratteristiche dei punti di ristorazione dei musei di San Francisco, elencate dal magazine online www.winemag.com . Tra i nomi citati ci sono quelli di Charles Phan, del locale The Slanted Door, che offre i suoi ravioli al vapore e involtini primavera al California Academy of Science Café, il meno formale dei tre locali del museo. O Wolfgang Puck, del ristorante Postrio, che supervisiona la carta del Walt Disney Family Museum, nel bellissimo parco Presidio. Ma ci sono anche, come si diceva, le creazioni ad hoc per le mostre: così quando il de Young Museum ha ospitato

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l’esposizione King Tut, dedicata al faraone Tutankhamon, è stata realizzata una lista con specialità mediorientali. Al Museum of Modern Art’s Caffè Museo durante la mostra su Frida Kahlo sono state preparate specialità messicane, mentre la pasticciera Caitlin Freeman ha prodotto dei dessert dedicati alle opere di Jeff Koons, Wayne Thiebaud e Richard Diebenkorn ospitate nella collezione permanente. Anche sui vini la cura è elevata, soprattutto, a quanto pare, nel Bristo Boudin del Boudin Sourdough Museum, che vanta un’ampia lista di bottiglie pregiate. Le società di ristorazione italiane che stanno preparando le proposte per le gare del Mibac sono pregate di prendere appunti.

Ikea, sì alla Cina, no a Mosca

…e l’India inaugura il suo mall più grande

Ad Aurangabad, città di 800mila abitanti nel nordovest dell’India, a 200 chilometri a est di Mumbai, ha aperto il più grande centro commerciale del subcontinente. Si chiama Prozone ed è stato realizzato da una joint venture tra Provogue India Limited e Capital Shopping Centres Group Plc, uno dei principali sviluppatori di centri commerciali nel Regno Unito. Il mall, che è anche il primo disegnato orizzontalmente nella nazione, si estende per più di un milione di piedi quadrati (circa 95mila metri quadrati) e ospita anche un hotel e una serie di uffici. Tra le ancore la più importante è Star India Bazaar, format del gruppo Tata. È anche presente un cinema a cinque sale e, tra i marchi di moda, figura l’italiana Benetton. Le persone impiegate sono circa tremila.

terminal 2A/C un walk-through multi categoria da 1.350 mq nella nuova area retail centrale e due negozi last minute da 300 metri quadrati. Nel satellite S4 del terminal 2E un walk-through multi categoria da 2.200 mq e due last minute da 120 metri quadrati. In ciascuno dei pier 1 e 2 del terminal 2F un duty paid multi categoria da 600 metri quadrati. Infine, nel terminal 1, un negozio per liquori, tabacchi, dolciumi e fine food da 500 mq e uno per profumi e cosmetici da 300 metri quadrati.

Chef negli shopping center, a Sydney si può

Chi ha detto che nei centri commerciali la ristorazione deve essere per forza basilare? Nel nuovo Sydney Cbd shopping center, la cui apertura è stata fissata per la fine di ottobre, la pensano diversamente: al quinto piano, infatti, nello spazio chiamato “Sydney Room” saranno concentrati ristoranti di livello medio-alto. Tra gli otto che hanno deciso di aprire subito ci sono Eat dello chef Micheal Moore, Deli Kitchen, il burger restaurant Charlie & Co. di Justin North, e la Cloudy Bay Fish Company, il primo punto vendita che offre piatti del cuoco esperto di pesce John Susman. Ci sono anche un Crust Gourmet Pizza Bar e un locale Guzman e Gomez. Per la proprietà del centro, costato 1,2 miliardi di dollari, la ristorazione è «in un campionato diverso» rispetto a qualsiasi cosa dello stesso genere in Australia.

Inter Ikea Centre Group, società partecipata al 49% dal colosso dell’arredamento svedese, ha annunciato l’intenzione di costruire tre nuovi centri commerciali con store Ikea, per un investimento totale di 1,2 miliardi di dollari che sarà ripagato, secondo le attese, in 15-20 anni. I mall saranno a Wuxi, città costiera della provincia dello Jiangsu, nel 2013, a Pechino nel 2014 e a Wuhan nel 2015. Ikea ha in Cina già otto negozi. Alcuni investitori hanno espresso dei dubbi sulla fattibilità economica dell’apertura di centri in determinate aree, ma Inter Ikea non si è detta preoccupata. In Russia, però, Ikea ha annunciato di aver congelato il proprio investimento nella realizzazione del più grande centro commerciale d’Europa, a Mytishchi, a nord-est di Mosca, che sarebbe dovuto costare un miliardo di dollari e avrebbe occupato 400mila metri quadrati. La motivazione ufficiale è che il colosso svedese si vuole concentrare sui progetti attualmente in costruzione, come quello presso Samara, lungo il Volga, la cui apertura è stata rinviata otto volte dal 2007, ma pare che c’entrino anche gli episodi di corruzione che hanno riguardato a febbraio i due top manager di Ikea in Russia.

A Belgrado l’outlet da 110 e lode

Si chiama Fashion House Outlet Centre Indjija ed è il primo outlet in Serbia. Sarà inaugurato all’inizio del 2011, in due fasi. Nella prima saranno aperti 55 negozi su 15mila metri quadrati e nella seconda altrettanti, per arrivare a 30mila mq e 110 unità. Il nuovo centro si trova tra Belgrado e la seconda città della Serbia, Novi Sad, nel visibile e accessibile Indjija Retail Park, sull’autostrada E75. È situato, secondo gli sviluppatori di Fashion House Development e Black Oak Developments, in una zona da cui, in 30 minuti d’auto, si possono raggiungere 3,5 milioni di persone, che rappresentano il 50% del potere d’acquisto totale della Serbia. Il nuovo outlet avrà 2.000 parcheggi e promette un’ampia gamma di caffetterie e ristoranti e un’area giochi per bambini. Ci saranno anche una superficie “big box” non concorrente, un’area con uffici e un hotel.


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Torino Porta Susa al rush finale

Si avvicina il taglio nastro per la nuova stazione Av di Torino Porta Susa. Il progetto, da 58 milioni di euro di investimento, prevede l’apertura al pubblico di una prima fase entro aprile 2011. Per allora, infatti, dovrebbero essere praticabili il primo dei quattro accessi da Corso Bolzano, il passaggio urbano “Avigliana”, il livello -1 con i servizi di stazione e quello -3 con l’accesso alla metropolitana. L’intera struttura dovrebbe essere operativa entro la fine dello stesso anno, ad eccezione dei binari 1 e 2 che saranno utilizzabili dopo il completamento della galleria Est e del quadruplicamento fra le stazioni di Torino Porta Susa e Torino Stura, con l’attraversamento del fiume Dora Riparia. In merito alle specifiche del progetto, Torino Porta Susa si svilupperà su cinque livelli, tre dei quali interrati, e disporrà di una galleria di acciaio e vetro lunga 385 metri. Gli spazi commerciali, distribuiti tra i vari piani, si svilupperanno su 7.500 metri quadrati.

Bologna, presentati i lavori

Prosegue l’opera di ammodernamento dei maggiori scali ferroviari italiani ad opera di Grandi Stazioni. Lo scorso settembre è stato il momento delle presentazione dei lavori per il terminal bolognese. Il cantiere ha una durata stimata di 24 mesi, in cui coinvolgerà 12mila mq di superfici interne e oltre 2mila mq di superfici storiche, pur mantenendo operativa la stazione. Il progetto prevede un investimento di 14 milioni di euro e mira a recuperare architettonicamente l’edificio, a migliorare i flussi con nuovi sottopassi, ascensori e scale mobili, a creare aree per i servizi e ad aumentare la sicurezza degli ambienti. Il tutto generando uno spazio integrato con la futura stazione sotterranea per i treni dell’Alta Velocità. In termini di opportunità per i retailer lo scalo emiliano passerà dagli attuali 2.220 mq di superficie commerciale a 7.500 metri quadrati, ai quali si sommeranno altri 12mila mq della stazione Av.

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MILANO CENTRALE, fissata l’inaugurazione commerciale

L

’accelerazione delle aperture negli ultimi mesi è evidente e l’offerta commerciale a Milano Centrale, Torino Porta Nuova e Napoli Centrale si fa ricca. I riflettori sono puntati, come sempre, sul terminal meneghino, presso il quale Grandi Stazioni ha indetto per il

Nel mese di ottobre è stata aperta al pubblico la nuova filiale del Credito Piemontese, ma il calendario del mese ha incluso anche il negozio d’intimo a insegna Triumph e la Libreria Feltrinelli. Nelle settimane successive, tra novembre e dicembre, sono previsti in apertura ulteriori

30 novembre l’inaugurazione commerciale. Nello scalo lombardo nel mese di ottobre sono stati avviati due punti dedicati alla ristorazione, il Bar Motta e il Big Bar di Panzera (vedi articolo in pagina). Sul fronte retail, invece, sabato 9 ottobre c’è stato l’opening del negozio Zara su due livelli, rispettando quindi la tempistica stimata. Tutto ciò ha portato il numero di negozi aperti in Stazione Centrale a 51, mentre tra ottobre e novembre è prevista l’apertura di ulteriori 11 punti vendita, per un totale di 60 shop. Il pedale sulle aperture rimane schiacciato anche a Torino.

9 esercizi commerciali, tra cui due punti di ristorazione Sosushi e Vyta boulangerie, il negozio di oggettistica Pylones, una cioccolateria a marchio Venchi e un presidio di telefonia Tim, portando il totale dei negozi aperti a Torino Porta Nuova a 44. Di grande attualità, per l’importanza dei progetti che la coinvolgono, Napoli Centrale dovrebbe arrivare a disporre per novembre di 34 locali aperti al pubblico, tra cui si annoverano l’inaugurazione di un punto di ristorazione al livello sotterraneo, di un negozio di make-up a insegna L’Occitane e uno shop di elettronica Medi Max. •

Stazione dolce stazione

È

una sfida a suon di brioche, e non solo, quella che vede protagonisti i due nuovi punti di ristoro di Milano Centrale, situati l’uno di fronte all’altro. Da una parte c’è lo storico marchio Motta Caffè, in forza al colosso Autogrill, mentre dall’altra c’è il Big Bar di Lorenzo Panzera, che si distingue per la produzione artigianale e per un know how tramandato di generazione in generazione. Secondo in Lombardia, dopo quello di Linate, e quarto in totale contando i due punti in Svizzera, il Motta Caffè torna nel comune di Milano dopo 15 anni. Il locale si estende su una superficie di 320 metri quadrati al piano terra del terminal ferroviario, in prossimità dell’ingresso da piazza Luigi di Savoia, e dispone di 63 posti a sedere per il servizio al tavolo. L’importanza dell’iniziativa è stata confermata dal direttore generale di Autogrill Italia, Aldo Papa, che ha precisato come il format mantenga una connotazione prettamente locale per cui saranno possibili altre aperture mirate quasi esclusivamente nel capoluogo. •


Messina, ancora niente bar

Un’altra galleria per NAPOLI

P

oche immagini e qualche informazione, è quanto serve per rendere interessante il progetto di una nuova galleria commerciale ipogea nel cuore di Napoli, presso piazza Garibaldi, davanti a Napoli Centrale. L’iniziativa prevede un’area con department store da 2.000 mq al piano terra e una food court da 2.500 mq al livello mezzanino. L’intenzione è di farne un trait d’union tra l’area riqualificata della stazione, la nuova struttura ricettiva/alberghiera/direzionale del ristrutturato Palazzo Alto e la piazza restaurata. A dare l’annuncio è stato Stefano Mereu, head of sales and advertising di Grandi Stazioni, società che ha avuto in concessione la gestione della superficie. «I nostri progetti il più delle volte si inquadrano in una logica di riqualifica del contesto urbano in cui si trova lo scalo ferroviario – ha spiegato Mereu, relatore in occasione della tavola rotonda con oggetto il mondo della risto-

razione in concessione, avvenuta lo scorso ottobre nella due giorni di Ristorazione 2010 – In particolare si vedrà una grande foodcourt, dove attrarre non solo il mercato internazionale ma anche quello locale». Dal punto di vista urbanistico/strutturale nella parte sud la stazione della metropolitana si collegherà alla una nuova galleria commerciale all’interno di uno spazio urbano sotterraneo protetto da una copertura, costituita da una superficie prismatica cangiante alla luce, che verrà realizzata in continuità con la pensilina della stazione Centrale. La metropolitana e la nuova area retail, di circa 7.000 mq di gla, si collegheranno in continuità con la galleria commerciale al piano interrato del terminal ferroviario. A margine dell’intervento Mereu ci ha confidato che gli spazi retail sono ancora in fase di definizione, ma che entro breve tempo il quadro sarà completo e quindi comunicabile. •

Prevista da Cremonini per la seconda metà di luglio (vedi r&f di giugno), l’apertura del bar a insegna Chef Express nella stazione di Messina continua a essere rimandata. Questo emerge dalla stampa locale al momento della stesura dell’articolo. L’attesa per il nuovo punto food nel terminal siciliano in gestione a Centostazioni dura da febbraio, quando ha chiuso il precedente gestore della società Carani & Colosi. Interpellata da r&f, la società modenese ha precisato che il ritardo è dovuto alla burocrazia nell'ottenimento delle autorizzazioni e che l'apertura è stimata entro il 30 ottobre.

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Savona, non solo shop

Negozi tradizionali e temporanei ma non soltanto. Il terminal di Savona si arricchisce con punti vendita e servizi al viaggiatore. Presso la stazione ligure hanno aperto infatti uno shop di “Giallo Calzature”, esteso su circa 90 metri quadrati, e un presidio temporary di Zippo Fashion (vedi intervista in Retail Station). Sul fronte delle faci-

lities, invece, è stato inaugurato un ufficio informazioni e servizi di trasporto pubblico locale. Uno sportello con le medesime caratteristiche è stato aperto anche presso lo scalo ferroviario di Rimini.

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Ntv e Fs, il binario è stretto

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ualche mese fa, a maggio per la precisione, i numeri uno di Ntv e Fs si erano già affrontati a distanza. Ma quelli erano piccoli screzi rispetto ai recenti scontri. A partire da ottobre, infatti, la tensione tra i due competitor dell’Alta Velocità, che da settembre 2011 si sfideranno lungo la Penisola, ha toccato nuovi picchi. E per il futuro ci si deve aspettare un ulteriore inasprimento dei rapporti. È di poche settimane fa la bordata lanciata da Luca Cordero di Montezemolo nei confronti di Mauro Moretti, a cui ha attribuito senza mezzi termini un atteggiamento “ostruzionistico e anticoncorrenziale”. La denuncia dell’ex presidente di Confindustria ha per oggetto Rfi, che avrebbe impedito ai bolidi Agv di effettuare le prove di collaudo. Fatto gravissimo, secondo Montezemolo, che da una parte ha annunciato azioni a tutto campo, anche in sede europea, per superare questi ostacoli e dall’altra ha ottenuto di parlare in un incontro istituzionale con il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli. Le richieste del presidente di Ntv all’esponente del Governo sono state di separare la rete ferroviaria dall’azienda di trasporti e di istituire un authority ad hoc, come già avvenuto nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni. Non si è fatta aspettare la reazione di Mauro Moretti, che ha liquidato la proposta sull’authority

affermando che «In Italia di arbitri ce ne sono tanti, si pensi all’Antitrust ed anche ad altri». Tra i due litiganti si è inserita proprio l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella persona del presidente Antonio Catricalà, che ha precisato di essere stato contattato da entrambe le parti ma di non aver ricevuto per ora alcuna carta. Successivamente ha spalancato le porte a un terzo regolatore indipendente, dicendo che nel settore dei trasporti è necessario. Intanto la cronaca registra che i treni prodotti dalla Alstom sono ripartiti, ma la questione rimane aperta e si aspettano sviluppi già nel breve termine. •


­­­Retail Station

Zippo Fashion

Dinamica e low cost, la formula del temporary shop si sta progressivamente diffondendo nelle stazioni italiane. Tra i brand più attivi, con quattro iniziative, si annovera Zippo Fashion. Attualmente il marchio è presente nel circuito di Grandi Stazioni a Roma Termini e in quello di Centostazioni, dopo l’esperienza di Vicenza, a Udine e a Savona. Delle strategie presenti e future abbiamo parlato con Enrico Bulian, general manager di Zippo Fashion Italia. Perché avete puntato sui temporary shop nelle stazioni? Per molteplici ragioni: testare la formula retail per la messa a punto del format, verificare la potenzialità del canale “stazione”, comunicare il brand e l’ampiezza di gamma, promuovere l’affiliazione. Può specificare? Senza la formula temporary avremmo dovuto investire nell’apertura di negozi tradizionali rinunciando alla flessibilità che consente questo tipo di contratto. Il feedback del primo shop temporaneo a Vicenza ci ha consentito di verificare e mettere a punto il sistema modulare e l’esposizione in modo efficiente. Inoltre l’opzione in questione ci ha concesso di verificare la potenzialità della stazione senza impegnarci in un contratto di lungo termine. Abbiamo anche avuto la possibilità di comunicare il marchio a un notevole flusso di passeggeri e di far conoscere con successo la gamma a possibili affiliati. Questo si è concretizzato nella richiesta da parte di potenziali clienti di aprire un punto vendita a Vicenza. Avete in progetto degli shop “tradizionali” quindi… Confermo che abbiamo avviato trattative in tal senso. La motivazione è duplice. Da un lato il contratto temporary non prevede il rinnovo automatico, almeno negli stessi locali. Di conseguenza per prenotarci le location migliori stiamo trattando per spazi fissi. Dall’altro lato stiamo valutando la negoziazione di spazi all’interno delle stazioni che poi daremo in gestione agli affiliati. Stiamo già esplorando questa direzione per la stazione di Savona.

Capitolo costi: ci sono dei risparmi? Sicuramente gli affitti sono più competitivi rispetto a quelli dei centri storici o dei centri commerciali. Inoltre, come si sa, con questa formula non è prevista la buonuscita richiesta invece per i negozi e per le locazioni tradizionali. Quali altri vantaggi o svantaggi riscontrate? Uno svantaggio può essere quello di dover terminare il test anche in caso positivo qualora non sia possibile il rinnovo. Consiglio quindi di prendere accordi in tal senso o di negoziare una clausola per poter trasformare il contratto da temporary a fisso. Bisogna inoltre prevedere una politica di prezzi adeguata al target della stazione, pensando anche a eventuali promozioni ad hoc. Quali caratteristiche hanno i vostri negozi temporanei? Mediamente sono contratti da 5/6 mesi per superfici che si estendono da 20 a 70 metri quadrati. Abbiamo inoltre preferito posizionarci in locali già dotati di impianti, come quello per le luci e il condizionamento, che abbiamo successivamente arredato con il nostro layout. Quali sono le prossime iniziative? È prevista un’apertura a Trieste all’inizio del 2011. Dulcis in fundo: quali performance riscontrate? La media incassi si attesta intorno ai 500 euro al giorno con una forbice molto A. P. ampia tra le diverse stazioni.

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Venezia cresce a due cifre

Si tratta di una crescita esponenziale quella che sta facendo innalzare gli indicatori di fatturato e di flussi dello scalo lagunare. I dati approvati lo scorso settembre dall’assemblea degli azionisti di Venezia Terminal Passeggeri parlano chiaro: un giro d’affari di oltre 26 milioni di euro, pari a un +9% rispetto all’esercizio precedente, e quasi due milioni di viaggiatori complessivi (+10,1%). Sul fronte dei flussi si distingue il segmento dei crocieristi, che ha totalizzato un +15,4%, per un totale di 1,5 milioni di unità. Positivi anche i dati del trimestre giugno-agosto 2010, che fa segnare un + 13% rispetto allo stesso periodo del 2009. Ancora più ottimistiche sono le previsioni per il 2011, quando i crocieristi dovrebbero arrivare alla quota di oltre 1,8 milioni (+13%) per 577 toccate.

Il lusso in alto mare

Varo tecnico a inizio anno nello stabilimento Fincantieri di Monfalcone e varo ufficiale lo scorso ottobre al cospetto della regina Elisabetta II. È finalmente salpata per il viaggio inaugurale la nuova nave da crociera della compagnia Cunard. La Queen Elizabeth è in grado di ospitare, con un’offerta di lusso, quasi 3.000 passeggeri, che potranno godere di una lunga serie di servizi. Ci sono, tra le varie attrazioni, una spa, un teatro, una galleria di negozi con marchi di pregio, bar e ristoranti con ben 141 cuochi. Questo a conferma di quanto incidano nel mercato crocieristico le leve del retail e del food.

Eataly sbarca a Genova

Dalla Quinta Strada di New York a Genova. Più precisamente all’ultimo piano dell’edificio Millo, nell’area del Porto Antico. Questo è il progetto del marchio Eataly, che dopo aver aperto una grande superficie negli Stati Uniti ha annunciato, nella persone del vicepresidente di Eataly e presidente di Coop Liguria, Bruno Cordazzo, l'approdo nel capoluogo ligure nell’aprile del 2011. L’iniziativa prevede l’inserimento del brand di food su una superficie di 1.800 metri quadrati.

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Ponte Parodi, arrivano 80 negozi

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opo una lunga fase di stallo, l’iter burocratico per realizzare il progetto di Ponte Parodi ha finalmente compiuto un significativo passo in avanti. In questa fase è stata determinante la firma dell’Autorità Portuale, del Comune di Genova e delle società Alta Ponte Parodi e Porto Antico. Il documento definisce le nuove tempistiche per la liberazione delle aree dagli attuali occupanti e per l’esecuzione dei lavori. È stata confermata, inoltre, la destinazione d’uso del complesso disegnato dall’architetto olandese Ben Van Berkel. In sintesi questo accordo rende definitivo l’avvio del progetto, che consiste in una grande piazza sul mare e nel nuovo terminal crociere. Ghiotte le opportunità per gli operatori di retail e di food: sono previsti 40mila mq di gla con all’interno 60 negozi, 14 punti di ristorazione e 7 medie superfici. Inoltre saranno costruiti un parcheggio, una palestra solarium, servizi di vicinato con lavanderia, farmacia eccetera, un teatro all’aperto posizionato direttamente sul tetto, un percorso vita e sport all’aperto e una zona free climbing. La società incaricata di realizzare

l’iniziativa è la francese Altarea, che ha finalmente interrotto un cauto silenzio: «Questo è un passo importante che garantisce il via libera alla realizzazione di un’operazione di grande rilievo non solo per il territorio genovese, ma per tutto il panorama del real estate – ha commentato l’amministratore delegato di Altarea, Ludovic Castillo – Ora che l’accordo è stato finalmente siglato da tutte le parti coinvolte attendiamo, entro i primi mesi del 2011, che vengano completati i lavori di riprofilatura del molo e la liberazione delle aree per dare avvio alle attività di costruzione del polo». La società transalpina ha dichiarato, inoltre, che dall’avvio del cantiere dovrebbero essere sufficienti un paio d’anni per ultimare l’opera. •

Aponte, sognando Tirrenia Con una ricapitalizzazione di 130milioni di euro, la Marinavest di Gianluigi Aponte diventerà il primo azionista di Grandi Navi Veloci. L’operazione è stata resa nota lo scorso ottobre e dovrebbe prevedere il conferimento di tre navi per un valore di 95 milioni di euro e il pagamento cash dei restanti 35 milioni circa. L’ingresso dell’armatore napoletano, proprietario di Msc Crociere, ha comportato la riduzione della partecipazione azionaria di Investitori Associati da una quota del 67,1% a quella del 33 per cento. Ma questa operazione potrebbe avere un altro obiettivo: Tirrenia. A confermarlo è lo stesso Aponte in un’intervista realizzata dal Secolo XIX, nella quale a inizio ottobre ha dichiarato: «Presenterò la manifestazione di interesse attraverso Snav, soprattutto per vedere la situazione e poi valutare il da farsi». La sorte del vettore di stato prevede tappe serrate, tra cui quella del 20 ottobre scorso come limite per presentare le manifestazioni di intesse risulta fondamentale.

C’è la riforma, che sia la volta buona?

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l sistema dei porti italiani appare, nonostante qualche progetto in essere, in forte difficoltà, soprattutto a causa della mancanza di fondi per adeguare i servizi agli standard internazionali. Sotto questo punto di vista il governo ha provato a dare una svolta approvando il testo di riforma del settore. Il disegno di legge è costituito da 16 articoli e mira a colmare determinate lacune. In particolare rivede la classificazione dei porti, innova la normativa in materia di Autorità Portuale e, soprattutto per quanto riguarda le prospettive di nuovi servizi, interviene sulla concessione di banchine ed aree e consente la riconversione e riqualificazione delle aree portuali. Inoltre introduce novità in materia di dragaggio dei porti e di recupero delle aree dismesse per lo sviluppo della nautica da diporto e sulla costituzione di sistemi logistici. Intanto da Assoporti arrivano dati positivi sul flusso dei passeggeri nei maggiori scali nazionali. Da gennaio a giugno 2010, infatti, i viaggiatori sarebbero aumentati del 5,71 per cento. Tra i vari scali risaltano quelli di Messina-Milazzo con quasi 3,5 milioni di passeggeri, Napoli con circa 3,1 milioni, OlbiaGolfo Aranci-Porto Torres con 1,7 milioni e Civitavecchia con 1,44 milioni. •

Francesco Nerli, presidente di Assoporti


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La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Autogrill, il business torna al core

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ome si diventa un colosso mondiale? Autogrill l’ha fatto a suon di acquisizioni in Europa e in America. Dai panettoni di Stato, in quindici anni di privatizzazione, la società dei panini in autostrada è diventata una multinazionale (una delle poche che l’Italia può vantarsi di avere) da quasi 6 miliardi di giro d’affari da Seattle a Sidney. A tirare le fila di una strategia impeccabile, dove non c’è mai stato un passo falso, è Gianmario Tondato, lo schivo e taciturno manager tanto appassionato di jogging quanto parco di mondanità e riflettori. Ha fatto dunque sobbalzare più d’uno sulla poltrona, apprendere che quello stesso manager autore di una sequenza ininterrotta di acquisizioni, ora ha messo la sua firma su una vendita, quella di Alpha Flight, società inglese che gestisce pasti a bordo degli aerei comprata appena tre anni fa. Non era mai successo che Autogrill vendesse pezzi del suo gruppo, finora aveva sempre comprato e aggregato: dalla Hms Host, che ha aperto le porte del mercato statunitense, fino all’inglese World Duty Free, solo per citare le più grosse. Con la vendita di Alpha Flight perde la terza gamba, quella del catering aereo (le prime due sono il food&beverage e

Gianmario Tondato il travel retail), che finisce in mano allo sceicco di Dubai, già proprietario della compagnia aerea Emirates, che ha pagato 100 milioni di sterline. È la fine della corsa inarrestabile? No. Più banalmente in Autogrill si sono accorti che i pranzi in vassoi serviti ad alta quota non hanno molte sinergie con il resto delle attività, che il giro non è stratosferico (il 7% dell’intero fatturato). In più quello del catering è un mestiere che richiede molte risorse e una dedizione particolare. Ma soprattutto nel catering Autogrill non era un big mondiale (come nei ristoranti autostradali e nei duty free). Più che una gamba, il business

aereo, era un “moncherino” che alla prima occasione utile è stato ceduto. Dentro Alpha c’erano delle attività strategiche (nei duty free e ristorazione) che Autogrill ha preso e inglobato nel suo core business. Il resto lo ha messo in vendita: nei tre anni sotto la sua gestione, Autogrill aveva valorizzata Alpha (facendone salire i ricavi fino a 350 milioni). Con un’abile mossa, Tondato porta a casa tre risultati: incassa una plusvalenza di 20 milioni, si libera di 60 milioni di debiti e in più ripulisce l’azienda di un business marginale senza grandi prospettive. Prendi una società, fai lo spezzatino di attività,

tieni la parte che interessa, lavori sul resto e poi lo rivendi, guadagnandoci: roba da private equity, più che da società industriali, ma ad Autogrill il tutto è riuscito senza sbavature. Sorride lo sceicco che, inglobando Alpha dentro la sua Dnata, operativa già nel settore dei servizi aeroportuali, può aspirare a diventare uno dei big mondiali nella nicchia del catering. Ma gongolano anche gli azionisti di Autogrill: con il gruzzolo incamerato, la società dei Benetton potrebbe tornare anche a pagare un dividendo il prossimo anno (dopo aver tenuto a bocca asciutta i suoi soci per due anni). •

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A Schiphol-Amsterdam la prima biblioteca aeroportuale. 1.200 volumi in airside, a cura di ProBiblio.

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r&f last but not least

Vito Gamberale e il risiko dell'on the move I

l fondo F2i Sgr, nato nel 2007, guidato da Vito Gamberale, fondatore di Tim, già amministratore delegato di Telecom Italia ed ex di Autostrade per l’Italia, e presieduto da Ettore Gotti Tedeschi, l’autorevolissimo banchiere vaticano, ha acquisito nelle scorse settimane uno dei principali aeroporti italiani: Napoli-Capodichino, che movimenta oltre cinque milioni di passeggeri, con un fatturato nel 2009 di oltre 54 milioni di euro. Per 150 milioni di euro è, infatti, passato di mano il 65 per cento di Gesac, la società gestore dello scalo campano, e il 54 per cento di Software Design, società di software per aeroporti. Gesac era in pancia di British airport authority di Heathrow acquistata, nel 2006, da Ferrovial gruppo, il gigante spagnolo, presente in 40 paesi con un fatturato di 12 miliardi di euro, vocato alla costruzione, gestione e manutenzione di grandi infrastrutture. Fondato nel 1952 dal recentemente scomparso Rafael Del Pino y Moreno, Ferrovial è oggi guidato dal figlio, Rafael del Pino y Calvo Sotelo. Le partecipazioni di F2i A quanto scrive il Corriere della Sera, in Italia il magnaQuota data Settore investimento acquisita te spagnolo avrebbe come Alerion Clean Power energia rinnovabile 10/08 15,70% 40 percento ambasciatore il marcheEnel Rete Gas distribuzione gas naturale 60,00% dell'aeroporto se Carlo Clavarino, neo Enel Stoccaggi stoccaggio gas 09/08 49,00% di Cagliari, Cavaliere del Lavoro, neo Infracis autostrade 01/09 26,00% HFV energia rinnovabile 04/09 49,80% per la cui “priconsole generale del Regno Interporto Rivalta Scrivia infrastrutture logistiche 05/09 22,70% vatizzazione” di Norvegia, da sempre in è già stata più che ottimi rapporti con indetta la gara. Seguirebbe Genova, dove Luigi Letizia Bricchetto Moratti. Infatti è il country manager di Aon, la multinazionale statunitense Merlo, presidente dell'Autorità portuale titolare del brocheraggio assicurativo che, anni fa, inglobò, del sessanta per cento del capitale, punta a precon particolari accordi sociali e di governance, la sentare, entro il prossimo novembre, il bando la compagnia della famiglia Bricchetto. cessione. Poi potrebbe arrivare uno scalo lombarNelle intenzioni di Vito Gamberale l’acquisto napodo, Bergamo, se Sea decidesse di vendere, oppure letano sarebbe solo il primo passo di una ben Brescia, un po' in sofferenza perché schiacciato più ampia strategia. Il manager molisano, forte dalla concorrenza di Milano, dello stesso Bergamo dell’esperienza vissuta con la famiglia Benetton, e di Verona. In futuro, potrebbero aprirsi spazi che controlla gli aeroporti di Roma, Torino e anche negli aeroporti toscani, come Pisa e Firenze Bologna, vorrebbe infatti ridisegnare la mappa o in quelli emiliani, come Bologna e Forlì. degli scali regionali italiani. Come ha dichiarato in Ma il sogno di Vito Gamberale è Sea, la controllata varie interviste, «Ora c'è un sistema fatto da troppe del Comune di Milano che gestisce gli aeroporti irrazionalità e troppi aeroporti che, in alcune regiodi Linate e Malpensa: «In Lombardia guardiamo ni come Veneto, Emilia Romagna e Toscana sono con molto rispetto alla Sea e al suo management, in concorrenza tra loro». siamo pronti a una collaborazione». Così si è La prossima preda, si dice, potrebbe essere il espresso l’ad di F2i, confermando disponibilità

anche alla partita Expo: «Siamo sempre pronti a valutare l’acquisto di quote di asset infrastrutturali dal comune di Milano e dalla provincia, a partire dalla Serravalle». Una partita, quella autostradale, sulla quale Vito Gamberale la sa lunga e che lo vede già impegnato, con una quota del 26 per cento, in Ifracis, la Brescia Padova, che potrebbe aprirgli la via della Serenissima, qualora i soci pubblici, cioè comuni e province del Triveneto, a corto dopo i tagli di Tremonti, decidessero di alleggerire le loro partecipazioni. Inoltre, non può essergli sfuggito che pochi giorni fa il presidente del Consiglio, nel discorso per la fiducia alla Camera, ha parlato anche della necessità di chiudere i lavori della Salerno-Reggio Calabria, un'arteria che potrebbe in futuro anche essere a pagamento. E una cosa è certa: a Vito Gamberale i soldi non mancano. Infatti, il fondo ha una dotazione di 1,85 miliardi. Finora, ha impegnato circa 890 milioni, compresa l'operazione Capodichino. E può indebitarsi per otto volte il capitale sociale. Vittorio Valenza

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