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RETAIL | Emergenza

SUI CANONI DI LOCAZIONE IL RISCHIO AUMENTI-ISTAT

anno, nel settore commerciale e residenziale. Anche la Francia ha varato misure eccezionali, con l’introduzione di un tetto massimo all’aumento dei canoni fissato al 3,5%. Anche in Germania il tema è attualmente in discussione. In prospettiva Confimprese ritiene inoltre necessario recepire, anche in Italia, un obbligo generale di rinegoziazione del contratto basato sul principio di buona fede e correttezza qualora si verifichino eventi imprevedibili e incontrollabili che alterino in modo sostanziale (e non imputabile ad una delle parti) le condizioni convenute. Ad oggi, infatti, il rimedio dell’eccessiva onerosità sopravvenuta, normato dall’art. 1467 del codice civile, rischia di essere controproducente per gli operatori commerciali costretti a scegliere, di fronte all’indisponibilità dell’altra parte a una equa revisione, tra la continuazione del rapporto a condizioni invariate o la sua risoluzione.

I margini sono già ridotti

Anche Aires, commentando nei giorni scorsi i lavori del Governo relativi al decreto Aiuti ter, aveva invitato a considerare meglio, e nel suo complesso, il peso dei costi che stanno

fiaccando tante categorie del commercio, dove già il livello dei margini rispetto ai ricavi è ridotto a pochi punti percentuali. A partire dai costi della bolletta. “L’aumento di costi incomprimibili, come quelli energetici, aumentano in modo incontrollato. Portando l’incidenza degli stessi non lontana dal 3-4 % dei costi aziendali totali” aveva stigmatizzato il presidente dell’associazione, Andrea Scozzoli. “Inoltre, avendo la responsabilità di vendere beni essenziali, le nostre imprese sono particolarmente attente al tema dell’incremento dei prezzi: numeri alla mano siamo infatti tra i settori che meno hanno contribuito alle forti spinte inflazionistiche registrate in questi mesi”. Anche per questi fattori, si ritiene indispensabile un intervento relativo ai canoni d’affitto.

Tra costi dell’energia e perdita di fatturato, perché le previsioni sui consumi non sono rosee, il settore retail rischia di trovarsi di fronte una nuova grana: il peso degli affitti. Il problema riguarda tutte quelle attività titolari di un canone di locazione, che include l’adeguamento del canone sulla scorta dell’inflazione Istat. Se l’indice dei prezzi, come dicono le previsioni, dovesse assestarsi intorno all’8%, la aziende il prossimo anno potrebbero vedersi aumentare i canoni di una percentuale superiore al 6%. Su questo aspetto si sono mosse subito le associazioni di categoria, a partire da Confimprese. La sigla, per voce del suo presidente Mario Resca, chiede al Governo un intervento rapido. Secondo Confimprese, l’impatto dell’inflazione, che ha registrato il record dal 1985, l’aumento dell’energia e di tutte le principali voci di spesa (trasporti, personale, materie prime, ecc.) stanno aggravando rapidamente la sofferenza del settore retail, già provato in questi anni dal Covid. In questo contesto, il peso degli affitti sul giro d’affari è passato indicativamente dal 18% al 22,2% nell’abbigliamento e dal 12 al 12,6% nella ristorazione. “È palese – dichiara Mario Resca – che gli

INCIDENZA DEL CANONE SUL GIRO D’AFFARI

Abbigliamento Ristorazione

operatori in tale situazione non possano sostenere l’aumento Istat sugli affitti, che oggi è all’8,4%. Se vogliamo evitare la chiusura di punti vendita e il conseguente ridimensionamento dell’occupazione, il Governo deve intervenire subito, sull’esempio di quanto fatto con il DL.95\2012 per la pubblica amministrazione, per cui l’aggiornamento Istat dei canoni di locazione è stato congelato per dieci anni. Anche a livello europeo si registrano già i primi interventi di regolamentazione del prezzo degli affitti”. Prime misure in Europa

In Spagna, con un’inflazione al 10%, l’esecutivo ha introdotto un tetto massimo dell’indicizzazione pari al 2%, applicabile fino a fine

* Stime Confimprese

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