TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL
retail&food Anno 10 • Numero 3 • MARZO 2015 • € 5,00
In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Cover story - aeroporti
Piano aeroporti: secondo step superato Approvato in Conferenza Stato Regioni ora delibera del CdM e firma di Mattarella
Analisi mercato
Dossier aeroporti
Speciale
Moda uomo
Marco Polo di Venezia
Digital signage
NEWS PRIMAE NOCTIS FOODSERVICE AWARD, METTIAMOCI DA GARA
L’OPINIONE DA RISTORAZIONE DI SERVIZIO A RISTORAZIONE ATTRATTIVA Il mondo della ristorazione aereoportuale, e in generale quello dei luoghi sottoposti a grandi flussi di passaggio, come le autostrade e le stazioni ferroviarie, sta subendo un veloce cambiamento. Questo è subordinato alla tipologia contrattuale di questi spazi, per cui dove le concessioni non sono state più monopolizzate dai soliti player, che avevano caratterizzato la scena degli ultimi vent'anni, abbiamo visto un fiorire di nuovi concept e quindi un ambiente più adatto alle esigenze dei clienti. Gli aereoporti sono stati probabilmente gli antesignani di questa nuova tendenza, e bisogna dare merito a chi si è occupato della commercializzazione degli spazi di ristorazione se si è potuto vedere la trasformazione della "ristorazione di servizio" in "ristorazione attrattiva". La prima si limitava a fornire un servizio al consumatore, era circoscritta a pochi concept, gestiti sempre dalle stesse società che dominavano le insegne presenti nel travel. Per anni se avessimo chiuso gli occhi e ci avessero posti in un bar di un aereoporto, difficilmente avremmo individuato il luogo, la città o addirittura se ci trovavamo a Fiumicino o al km 347 dell'autostrada del sole. Con l'avvento della commercializzazione aperta più alla ricerca dei nuovi concept, che al l'assegnazione sempre agli stessi "rassicuranti" operatori, si è assistito a un interessante arrivo di nuovi format che hanno reso anche la vecchia ristorazione aereoportuale una "ristorazione attrattiva",focalizzata alla ricerca del cliente. Alzare l'asticella migliora il sistema e migliora sopratutto l'offerta e quindi il rapporto con il consumatore... che in tal modo si fidelizza e diventa cliente, e questo non è poco!
Editoriale
Il basso costo del petrolio e la svalutazione dell’Euro stanno dando una spinta significativa all’export del made in Italy e la sensazione che ci sia ripresa si sta facendo concreta in tanti settori. Una spinta alla produzione che potrebbe portare al tanto agognato aumento dei consumi, e quindi delle vendite nei negozi, e al ritorno al segno più davanti al nostro comatoso PIL. Aver mantenuto viva la brace del “saper fare”, sotto la cenere della crisi, è un merito non da poco che va riconosciuto a tanti bravi italiani. Ma ormai appare evidente che le leve di comando delle politiche monetarie ed energetiche non stanno a Roma né a Milano. Siamo in balia di venti che soffiano da lontano. Eppure anche in tempi così complessi, vediamo nostri vicini europei organizzarsi e scalare classifiche impensabili: gli svedesi e gli spagnoli nella moda fast, i tedeschi e gli inglesi nella ristorazione organizzata. Settori “nostri” per decenni, ma evidentemente sugli allori non ci siamo solo seduti… abbiamo dormito della grossa. Dobbiamo riprendere il controllo del nostro capitale, umano e creativo, e dare a questo un respiro internazionale. Non possiamo più essere solo merce, aziende in vendita. Non è un vezzo ma una questione di sopravvivenza. La nostra casa editrice ha appena lanciato il Foodservice Award, premio che vuole riconoscere il valore delle migliori catene f&b attive in Italia: un’occasione di visibilità per quelle più valide e strutturate e un momento di networking unico per presentarsi all’estero. L’importante non sarà vincere. Ma partecipare per fare vedere quanto valiamo.
Franco Manna, presidente Rossopomodoro
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Anno 10 numero 3 marzo 2015 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Fiorenza Auriemma, Alessandro Barzaghi, Antonio Bisci, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Stefano Gardini, David Jarach, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Dante Marro, David Montorsi, Roberta Motta, Enrico Pazzali, Mario Resca, Leopoldo Resta Impaginazione Claudio Rossi Oldrati Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it
INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&FOOD retail&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre r&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communites di riferimento.
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SOMMARIO
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36 NEWS PRIMAE NOCTIS Foodservice Award, mettiamoci da gara
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scalo. Un progetto ambizioso ma necessario, visto il crescente numero di passeggeri in arrivo e in partenza dalla città lagunare.
MYSTERY ON BOARD easyJet: staff promosso
L’OPINIONE di Franco Manna 1 Da ristorazione di servizio a ristorazione attrattiva
COVER STORY DOSSIER AEROPORTI INTERNATIONAL 36 Stansted, low cost extra lusso Un piccolo e dimenticato aeroporto delle midlands inglesi, la classica brughiera britannica, nebbiosa, piatta e un po’ grigia. È diventato un hub internazionale. Tra i più moderni d'Europa. Il caso di Stansted, sconosciuto e marginale aeroporto a circa 50 chilometri a nord di Londra, nella contea dell'Essex…
SPECIALE VETRINI & SCHERMI 58 Digital signage, la comunicazione cross-channel nel punto vendita Tramontata l’era dei pannelli come strumento pubblicitario, i monitor stanno diventando protagonisti di una comunicazione trasversale, che dai media tradizionali e dal web arriva all’interno dei negozi e dei mall commerciali. Dopo aver ottimizzato hardware e software, la nuova sfida del digital signage è sui contenuti.
R&F NEWS R&F NEWS OPENING
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COVER STORY 22 Piano aeroporti sulla pista di rullaggio Forse ci siamo. La Conferenza Stato Regioni ha approvato il Piano nazionale degli aeroporti proposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in persona di Maurizio Lupi (già approvato dal Consiglio dei ministri). Avremo finalmente una mappa degli aeroporti italiani. Undici strategici e 26 di interesse nazionale. COVER STORY - ULTIMA ORA Approvato il piano aeroporti
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COVER STORY - CASE HISTORY 28 Fiumicino: Antica Focacceria San Francesco Dal cuore di Palermo all'aeroporto più importante d'Italia. In 180 anni di storia, la focacceria diventa azienda e oggi offre un assaggio di Trinacria ai viaggiatori di tutto il mondo... in partenza da Fiumicino. COVER STORY - OSSERVATORIO PREZZI 30 Duty free: operatori allineati Un profumo, una crema per il corpo, una bottiglia di whisky o perché no, un classico Toblerone. I duty free degli aeroporti sono sempre ben forniti di novità di prodotto, e di classici che non passano mai di moda. COVER STORY - DOSSIER AEROPORTI 32 Venezia Marco Polo, parola d’ordine: crescere Il masterplan al 2021 prevede importanti lavori di ampliamento, ma già una prima fase al 2016 migliorerà accesso e viabilità dello
STAR TREK LIBRI Destinazione Mondadori
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PREMIUM BRAND FORMAT Fedon vola negli aeroporti
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ANALISI MERCATO MODA UOMO 44 Abbigliamento uomo, dalla media alla large Archiviato un 2014 ancora timido sotto il profilo delle vendite, le aspettative per il 2015 sono più incoraggianti. In generale cresce la necessità di aumentare la superficie dei negozi, mentre la massa critica ancora scarsa delle catene italiane ne limita l’espansione all’estero. Prende quota il canale travel. DOSSIER SHOPPING MALL / LONG LIFE 50 La nuova vita di Centro d’Abruzzo Inaugurato nel 2001, il mall di proprietà IGD SiiQ è stato oggetto di restyling e ampliamento tra il 2012 e il 2014. E i risultati si vedono: lo scorso anno le vendite sono cresciute del 55% e il footfall del 10,8%. L’investimento per la nuova area (3mila mq di Gla) è stato di 16 milioni di euro. RETAIL MANAGEMENT SPECIALIST Comunicazione e Marketing nel retail
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NEWSTECH
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INTERNATIONAL
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LA FOTO
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LA PULCE NELL’ORECCHIO Si riapre il risiko dei cieli italiani
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RUBRICHE STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK INVIATO SPECIALE COSA OCCORRE SAPERE PER...
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r&f News IL PROGETTO CNCC PAVILION ITALIA ALLA CONQUISTA DI RETAIL CONNECTIONS
SGM DISTRIBUZIONE (UNIEURO) ENTRA NEGLI AEROPORTI
La delegazione italiana guidata dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali si appresta a partire per Londra, dove il 25 di marzo, presso il Business Design Centre, parteciperà alla prossima edizione di Retail Connections: evento organizzato dall’ICSC e dedicato principalmente a proprietà, retailer e società di commercializzazione. Attraverso il progetto Pavilion Italia, il CNCC intende promuovere il mercato Italia nei confronti di nuovi retailer internazionali, a cui proporre in quell’occasione i centri commerciali del Belpaese, e permettere ai retailer nazionali di aprirsi a nuovi mercati esteri. Il CNCC ha soprattutto ottenuto l’impegno di ICSC a organizzare 5/10 appuntamenti su richiesta per ogni azienda aderente all’iniziativa. Il Pavilion sarà suddiviso in 5 aree, ampliabili, con un allestimento coordinato e unico, per assicurare la visibilità di tutti i partecipanti.
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GM Distribuzione, catena leader in Italia nel retail multicanale di elettronica di consumo ed elettrodomestici, ha acquisito da Dixons Retail plc dei negozi presenti negli aeroporti italiani di Roma Fiumicino, Milano Linate e Milano Malpensa. Operante con il nuovo marchio Unieuro SGM Distribuzione prosegue la strategia di acquisizioni, aggiungendo gli 8 punti vendita aereoportuali agli oltre 400 negozi già operanti su tutto il territorio nazionale. I nuovi negozi, che opereranno con l'unico brand Unieuro, sono così dislocati: 2 a Milano Malpensa, 1 a Milano Linate e 5 a Roma Fiumicino, di cui 2 duty free. Quasi 1.000 metri quadri di vendita a disposizione degli oltre 66 milioni di passeggeri che ogni anno transitano presso i 3 principali aeroporti italiani; 68 persone impiegate, in totale continuità con la precedente gestione. «Questa acquisizione rappresenta un'ulteriore importante tappa della nostra strategia di crescita; le nuove location hanno un grande potenziale non solo in termini di merceologie trattate, ma anche di visibilità qualificata del brand Unieuro in luoghi frequentati da milioni di persone» ha commentato Giancarlo Nicosanti Monterastelli amministratore delegato di SGM Distribuzione.
Stock option
HIGH STREET RETAIL: TRATTATIVE PIÙ FLESSIBILI Tassi di sconto che raggiungono il 30% e tempi di vacancy che sfiorano massimo i 12 mesi. Una flessibilità maggiore nella gestione della trattativa che favorisce la crescita nella commercializzazione di immobili nelle high street italiane e la diminuzione dei tempi medi di sfitto. Questo, in sintesi, è quanto evidenzia l’analisi di mercato condotta nel report ‘Fashion & High Street - Settembre 2014’ da World Capital Group in collaborazione con Federazione Moda Italia. «Una generale inversione di tendenza – dichiara Neda Aghabegloo, head of research of World Capital – caratterizza l’immobiliare retail in questo semestre. Si assiste a un aumento dei tassi di sconto, motivato dall’intento di agevolare la conclusione dell’affare, con percentuali che in città come Torino, Genova e Bologna toccano anche il 25-30%».
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Samsonite Il travel retail ovviamente piace a Samsonite che per incrementare i risultati nel canale del viaggio ha acquisito a metà febbraio la catena Rolling Luggage da Tie Rack Retail Group. Un deal da 15,75 milioni £, per una dote di 36 negozi in aeroporti UK, EU Asia e Pacific.
Apple Store La casa di Cupertino progetta il restyling dei propri store. Ad affiancare il team creativo di Apple capeggiato da Jony Ive c’è la responsabile retail Angela Ahrendts, che viene da Burberry: i nuovi store strizzeranno l’occhio al lusso, per la vendita degli Apple Watch.
Mercatone Uno Brutta fine per la catena di grandi superfici dedicata a mobili, casalinghi, giardino. Nemmeno la mano magica di Bernasconi, ex numero uno di Media World, è riuscito a risollevare le sorti degli 85 p.v. E trovare compratori solidi è tutt’altro che semplice di questi tempi.
Pizzabo Nata tra amici in area bolognese, la startup italiana che ha “federato” centinaia di pizzerie, piadinerie e ristoranti fastfood in alcune città della Penisola è stata acquistata a inizio 2015 dal gruppo tedesco Rocket Internet. Il futuro del food è in delivery, dicono.
Mondadori & RCS Il rumor di fine 2014 fa sempre più baccano nel 2015, anche tra gli ovattati corridoi delle librerie: Mondadori Libri è in procinto di acquisire Rcs Libri. Obiettivo: poter competere con i colossi internazionali, magari passando anche per la quotazione in Borsa.
Qatar Airways Hostess single per contratto. Questa la “curiosa” policy che, in barba a qualunque considerazione su parità di genere e tutele personali, imporrebbe un quinquennio di vita monacale alle neoassunte, pena il licenziamento. A volare basso non ci si schianta?
MaxiZoo La catena tedesca di prodotti per animali domestici punta ad espandersi lungo tutta la penisola. Le performance positive dei 48 punti vendita già aperti al Nord fanno prevedere 12 aperture nel 2015 fino ad arrivare a un centinaio entro il 2017.
Fiere italiane AEFI l’associazione che riunisce 26 quartieri fieristici italiani ha recentemente comunicato i dati del quarto trimestre 2014. Secondo la rilevazione svolta tra gli associati, il bilancio ha il segno + su tutti i fronti. Eccesso di ottimismo o segnale di ripresa?
Patatine L’Agicom ha comminato multe per 1 milione di euro a big delle patatine fritte. Fatte a mano? Fritte in olio di oliva? Buone e sane? Un po’ forse, ma non certo come riportato dalla pubblicità… ingannevole!
UN PREMIO PER I MIGLIORI BRAND COOP QUI A CATANIA, IL PRIMO DI RISTORAZIONE IN ITALIA NEGOZIO AUTOMATIZZATO ALL’INTERNO DI UN’AZIENDA R istorando e Retail&food uniscono le forze per dare ancora una volta rinnovato impulso al mercato della ristorazione moderna. Nascono così i Foodservice Award Italy, un importante riconoscimento al lavoro svolto e ai risultati ottenuti dai format di ristorazione che operano lungo lo Stivale ma, soprattutto, un’occasione formidabile per venire in contatto con un platea selezionata di sviluppatori e investitori del settore foodservice. Lungo un percorso di selezione e analisi delle performance, appena cominciato, individueremo le migliori catene di foodservice che operano nel nostro territorio in base ad una serie di best practice. A fine anno, i top player verranno premiati nel corso di una cena di gala ad inviti e presentati, insieme ai loro format, ad una qualificata schiera di addetti ai lavori. Per saperne di più o per partecipare agli award: www.foodserviceaward.it
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are la spesa anche in ufficio, da oggi è possibile. Da fine gennaio i 4mila dipendenti di Catania della STMicroelectronics possono acquistare sia direttamente sul posto sia online un’ampia gamma di prodotti per la famiglia e ritirarli prima di tornare a casa presso Coop Qui, un negozio completamente automatizzato implementato dalla startup siciliana Wib per Coop. L’approccio di Coop Qui, basato sulla connessione a Internet, consente ai consumatori di fare acquisti non solo direttamente sul posto, ma anche da remoto attraverso pc, tablet o smartphone tramite un catalogo virtuale che offre circa 100 tipologie diverse di referenze, per un totale di 600 prodotti. La tecnologia di prelievo multiplo brevettata da Wib permette infatti di gestire in modo automatizzato un’intera lista della spesa con ritiro in un'unica soluzione di svariati articoli, indipendentemente dalla loro forma, peso e fragilità. Coop Qui, attivo in qualsiasi momento 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, è situato all’interno del parcheggio aziendale. Dopo un’iniziale fase di sperimentazione commerciale, Coop valuterà se collocare altre WIB Machines a marchio Coop Qui in altri siti ST in Italia e presso altre importanti aziende.
A COGEST RETAIL LA GESTIONE DI ... E ANCHE DI ETNAPOLIS BICOCCA VILLAGE & GATE, 45° NORD, A DI GROTTE CENTER…
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re nuovi mandati per Cogest Retail, in virtù dei quali la società guidata da Carmen Chieregato si aggiudica la commercializzazione e la gestione dei complessi di Bicocca Village e Bicocca Gate a Milano, di 45° Nord a Moncalieri (TO) e di Grotte Center a Camerano (AN). Gli shopping centre in questione sono stati recentemente acquisiti da un fondo immobiliare gestito da AXA Real Estate Investment Managers SGR S.P.A., sussidiaria regolamentata di AXA Real Estate. «Seppur molto diversi tra loro, per dimensioni, posizionamento e offerta, i tre centri sono accomunati da una componente leisure che rappresenta un punto di forza e di caratterizzazione – ha dichiarato Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail – Abbiamo già in studio una serie di soluzioni, anche fortemente innovative, che possano identificare e potenziare l’offerta in tutte le sue componenti, dal lifestyle al tempo libero». I mall, già oggetto di un’approfondita analisi commerciale con-
dotta dalla stessa Cogest Retail prima dell’acquisizione, saranno sottoposti a un intenso restyling dell’offerta, finalizzato a valorizzarne ulteriormente il potenziale e a consolidarne identità e bacino.
nche Etnapolis entra nel portfolio di Cogest Retail, in virtù del mandato conferito da Alis Immobiliare, la società che detiene la proprietà del maxi shopping centre inaugurato nel 2005 in provincia di Catania. Il team guidato da Carmen Chieregato si occuperà quindi del reletting della galleria da 105mila mq di Gla con al suo interno oltre 130 negozi, l’area dedicata all’intrattenimento e il retail park integrati. L’offerta commerciale, sviluppata su due livelli, vede come protagonista un Iperfamila e brand del calibro di Toys Center, Piazza Italia, Scarpe&Scarpe, Media World, OVS e Zara. Nell’area intrattenimento, direttamente collegata al centro, sono presenti multisala e sala giochi The Space, oltre a una food court con Rossopomodoro, Old Wild West, McDonald’s e altri, mentre Leroy Merlin, Papino Arreda, EtnaFiere e Trony Gruppo Papino compongono il retail park adiacente. «È un privilegio essere chiamati a operare in un centro come Etnapolis, una vera shopping destination a livello regionale, con ottime performance e un’immagine di pregio. Il nostro obiettivo sarà quindi preservare e migliorarne il potenziale, rivisitando l’offerta commerciale quando opportuno e integrando nel brand-mix nuove insegne ad alto contenuto di innovazione e di servizio», ha spiegato Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail.
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News ZANETTI: 50 SEGAFREDO CAFFÈ RDM ASIA, PRESTO IL TERZO IN CINA OUTLET AI PIEDI DELLA MURAGLIA
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razie a una partnership con TNPI, gruppo leader in Asia nel settore food & beverage, Zanetti Beverage Group aprirà 50 Segafredo Zanetti Espresso café in aree ritenute strategiche in Cina e a Hong Kong. L'accordo prevede lo sviluppo dei primi 20 punti vendita entro la fine di quest'anno, ed entro la fine del 2019 gli altri trenta. Le nuove boutique andranno ad aggiungersi a quelle già presenti nel territorio cinese (una quindicina). Inizialmente saranno coinvolte le aree di Pechino, Shanghai e Hong Kong, per poi rafforzare la presenza nelle regioni Guangzhou e Shenzhen fino a espandersi in altre regioni cinesi. Questo progetto conferma la volontà dell'azienda di aumentare la presenza nel mercato asiatico, dove ha mosso i primi passi acquistando il marchio Boncafè e aprendo un sito produttivo in Vietnam. Una mossa strategica importante, visti i dati sul consumo di caffè in Cina, che cresce con uno standard annuo del 20 per cento.
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NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING
a società italiana Rdm Asia, che fa capo al gruppo fiorentino Rdm-Fingen, con alle spalle una lunga alleanza con il McArthurGlen, è alla testa di un progetto immobiliare-commerciale da un miliardo di dollari che ha come focus la Cina. L'obiettivo è dar vita alla catena di designer outlet più importante del Paese, a marchio Florentia Village. Rdm Asia si può considerare la mente di questa operazione, e si occuperà di sviluppare il progetto e di gestire gli outlet, mentre i fondi per costruire giungeranno dalla joint venture Silk Road, con sede a Singapore, finanziata al 77,5% da investitori stranieri, un 15% da Fingen e 7,5% dal manager Jacopo Mazzei (presidente e ceo del gruppo Rdm). Il progetto è di realizzare sei strutture entro il 2017. Attualmente, costruite e funzionanti ce ne sono due: l'outlet di Shanghai, recentemente inaugurato (90mila mq e 180 negozi), e l'outlet di Jingjin-Pechino, nato nel 2011. In giugno, sarà la volta del terzo outlet Florentia Village a Guangzhoug.
www.strabranding.com
BRIVIDI RUSSI… Il consumatore russo copre una quota importante dello shopping mondiale, soprattutto nel mercato dei beni di lusso per il quale i suoi acquisti rappresentano circa il 4% del totale (il 2% per gli acquisti effettuati in Russia e il 2% per quelli all’estero). Se analizziamo solo gli acquisti Tax Free, tale quota sale al 13% del totale, secondo global shopper a livello mondiale (Fig.1). In Italia, il fenomeno risulta essere ancora più marcato in quanto la Russia Fig.2: Acquisti Tax Free in Italia per nazionalità di provenienza 2013 rappresenta il principale Paese di pro- Fig.1: Acquisti Tax Free per nazionalità di provenienza 2013-2014 (fonte: Global Blue) (fonte: Global Blue) venienza di tutti gli acquisti Tax Free effettuati nella nostra Penisola (Fig.2). L’analisi dei dati riportati giustifica le pre- imminente aumento dei prezzi per i prodotti di importazione. occupazioni legate a quanto avviene in Russia sia dal punto di vista economico Aumento che si è già puntualmente registrato nei primi mesi del 2015 in che politico. La caduta del Rublo, che si è svalutato di circa il 40% rispetto diversi settori e le notizie degli ultimi giorni non lasciano molto spazio a all’Euro, ha fortemente condizionato la domanda turistica russa nel 2014. Una previsioni ottimistiche per il futuro. Molte compagnie automobilistiche hanno discesa continua nel corso dell’anno (-38% rispetto all’anno precedente) e il già aumentato i prezzi dei loro modelli nello scorso dicembre (Volvo +10%, trend negativo si è confermato anche nel gennaio 2015 con un -9 per cento. Mercedes +3/10%, Toyota +20%, mentre General Motors, Audi, Jaguar e Parallelamente, nel corso del quarto trimestre 2014, si è verificato un aumento Land Rover hanno temporaneamente bloccato la vendita di auto in Russia), il del consumo interno che ha compensato le minor vendite all’estero. Tale settore della Gioielleria/Oreficeria ha registrato incrementi medi del 40-50% fenomeno, che ha però avuto un impatto positivo solo sulle vendite dei marchi e, infine, il retailer del momento, Apple, ha incrementato il prezzo dell’iPhone internazionali con una buona presenza sul mercato Russo (soprattutto beni 6 del 25 per cento. durevoli e di lusso), viene giustificato con il desiderio dei benestanti russi di liberarsi il prima possibile dalla loro valuta in caduta libera e con il timore di un Luca Esposito
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News IL TAX FREE SCRICCHIOLA Il mercato italiano del tax free shopping chiude il 2014 al di sotto delle aspettative e fa registrare un calo del 3% rispetto al consuntivo dell’anno precedente. Questo risultato deriva principalmente dal crollo degli acquisti dei turisti russi (-16%), conseguenza dell’indebolimento del rublo e della situazione politica del Paese. Andamento più che positivo, invece, per lo shopping tax free dei cinesi (+13%), che nell’anno appena trascorso conquistano il 25% del mercato nazionale e diventano la nazionalità top spender nel Belpaese, con uno scontrino medio pari a 895 euro. A fronte del calo complessivo degli acquisti tax free, l’analisi annuale effettuata da Global Blue, società specializzata nel fornire servizi connessi allo shopping dei turisti stranieri, mostra però un aumento dello scontrino medio dei globe shopper, che ammonta a 733 euro (+2% sul 2013). Dietro a cinesi e russi (rispettivamente 25% e 24%), gli americani si confermano la terza nazionalità tax free in Italia (6%, con una spesa media di 810 euro).
CARREFOUR, SUL TESSILE È GUERRA AGLI SPECIALISTI
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arrefour scommette sul tessile e va in rotta di collisione con gli specialisti del low cost. H&M, OVS, giusto per citarne un paio, sono avvisati. L’operazione lanciata dal colosso francese nel nostro Paese, che ricalca un progetto analogo avviato di recente in Spagna, vede come punto vendita pilota l’ipermercato di Assago (MI) all’interno del centro commerciale Milanofiori. «Con questa operazione sul tessile, che conta ben 14mila referenze dislocate su oltre mille mq di Gla, i nostri competitor non sono gli altri operatori della GDO – ha specificato l’amministratore delegato di Carrefour Italia, Eric Uzan – ma bensì i brand del retail. Il valore aggiunto della nostra proposta è il rapporto qualità prezzo: vogliamo sorprendere i nostri clienti. Proprio sul prezzo siamo un 20-25% più bassi rispetto agli specialisti che si posizionano sulla medesima fascia di mercato». Gli altri concetti alla base di questa operazione sono la massificazione dell’offerta e la chiarezza dell’esposizione, che ha visto tra le varie cose una dilatazione degli spazi rispetto alle classiche corsie dell’ipermercato, l’inserimento di scaffalature che potremmo ritrovare nei classici negozi di abbigliamento e luci di accento a Led. A fronte di un mercato del tessile che ha chiuso il 2014 con un calo del 7-8%, l’obiettivo di Carrefour è di chiudere il 2015 con una crescita delle vendite.
IL MAKE-UP DI L’OREAL SEGNO NEGATIVO PER NEL CUORE DI MILANO THEMICAM E MIPEL
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Oréal Paris ha aperto il primo monomarca nel cuore di Milano: 100 metri quadrati in Galleria Passarella, zona stretta fra il Sephora di corso Vittorio Emanuele e quello di San Babila. È il primo flagship store L’Oréal Makeup Designer Paris in Italia dopo vari tentativi di shop in shop fra i quali quello nell'ipermercato Conad a Perugia. L’Oréal Makeup Designer Paris, infatti, nasce come laboratorio dove poter creare look, imparare nuovi beauty tips e valorizzare il proprio stile. Uno staff di 5 professionisti del make up sarà a disposizione delle donne che vogliono migliorare il proprio aspetto. L’arte dello sguardo, l’architettura del viso, la passione per il colore saranno gli argomenti su cui gli esperti faranno luce per aiutare ognuna a trovare il proprio stile con l’aggiunta di un tocco parigino, caratteristico della marca, che quando si parla di charme non guasta mai.
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saloni milanesi dedicati agli accessori chiudono la propria tre giorni di esposizione con un calo significativo di presenze. La performance più negativa l’ha registrata Mipel: la kermesse delle borse e della pelletteria con un calo del 13%. A pesare in particolare è stata la diminuzione dei compratori esteri. Giorgio Cannara, presidente Mipel, ha dichiarato di stare valutando nuove strategie e scenari alternativi nell’interesse di tutte le aziende del settore. È andata meglio a theMicam, che ha chiuso l’appuntamento in calo del 3,7 per cento. «Le presenze italiane hanno superato quelle straniere e questo non accadeva dal settembre 2011 – ha spiegato Cleto Sagripanti, presidente del salone – I mercati dell’area russa mostrano invece grandi difficoltà, che hanno portato a un forte calo di visitatori russi e degli ucraini quasi dimezzati». L’appuntamento con le prossime edizioni è prevista dal 1 al 4 settembre di quest’anno.
News CONFIMPRESE L’ESTERO FUNZIONA
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l made in Italy da esportazione piace soprattutto se declinato sotto l’egida del franchising, tanto che nel 2015 le insegne Confimprese apriranno circa 300 punti vendita. Questo è quanto emerso dal rapporto sui piani di apertura all'estero degli associati. «Consolidamento del business in Italia, formula testata, prodotto made in Italy e buon rapporto qualità-prezzo sono le basi per azzardare lo sbarco sui mercati esteri – spiega Mario Resca, presidente Confimprese – Sicuramente la politica di rischio condiviso offerta dalla formula franchising rappresenta un’ottima opportunità anche per le aziende di dimensioni più piccole». Oltre il 30% delle catene del circuito di Confimprese ha sviluppato strategie in Paesi come Arabia Saudita, Corea del Nord, Russia, Cina e Stati Uniti. Nello split per categoria un posto di rilievo va all’abbigliamento, con nomi come Pianoforte Holding, Carpisa, Original Marines, Piazza Italia, Primadonna e Camomilla Italia. Ma anche nella ristorazione si registrano ottimi risultati con Cigierre, La Piadineria, Cremonini, Yogorino, Ecornaturasì e Rossopomodoro.
ASTALDI IN CORDATA PER L’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI SANTIAGO DEL CILE
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l Consorzio Nuevo Pudahuel partecipato da Aéroports de Paris (al 45%), Vinci Airports (40%) e Astaldi (15%) è stato selezionato dal Governo cileno come "Preferred Bidder" nell’ambito della gara indetta per l’aggiudicazione della concessione per la realizzazione e successiva gestione dell’Aeroporto Internazionale Arturo Merino Benítez di Santiago del Cile, 6° aeroporto più grande del Sud America, con un traffico passeggeri pari a 16,1 milioni nel 2014 e per oltre la metà internazionale. Il Consorzio ha formulato l’offerta migliore, prevedendo tra l’altro, la retrocessione al Governo cileno del 77,56% dei ricavi derivanti dalle attività di gestione. Il contratto, che avrà efficacia a partire dal ottobre 2015, prevede l’ammodernamento e ampliamento del terminal esistente, il finanziamento, la progettazione e la realizzazione di un nuovo terminal passeggeri (per una superficie di 175mila mq) che accrescerà la capacità dell'aeroporto a 30 milioni di viaggiatori con un potenziale di espansione a 45 milioni; infine la gestione e lo sviluppo commerciale per 20 anni delle principali aree e servizi, incluse le attività commerciali.
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News URBAN OUTFITTERS ARRIVA DA ANNEX Il retailer statunitense aprirà il suo primo punto vendita in Italia in partnership con un grande magazzino. Si tratta di uno shop-inshop, che sarà inaugurato a Milano su una superficie di 200 mq. Urban Outfitters rivestirà il ruolo di proposta di primo piano all'interno del nuovo spazio, chiamato Annex di La Rinascente, dedicato in particolare alla moda giovane e al denim. Al suo interno si darà ampio risalto alle collezioni del brand statunitense, ma anche alla selezione multimarca del department store meneghino. In tutto, considerando shop-in-shop e negozi classici, l’azienda americana conta 235 punti vendita nel mondo, sempre in larga maggioranza negli Stati Uniti. In Europa, è presente in UK, Germania, Francia, Irlanda, Spagna, Belgio, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca.
RETAIL BUSINESS IN UK Il 27 marzo, nella Sede UniCredit–Fineco di Milano, si svolgerà un incontro rivolto alle imprese retail italiane interessate a cogliere le opportunità di sviluppo che il mercato UK offre, con l’obiettivo di condividere know how ed esperienze concrete. Il Regno Unito è il secondo Paese al mondo per lo stock di investimenti esteri diretti sul suo territorio e il terzo mercato europeo per il settore retail, dopo Germania e Francia. La crescita del settore si mantiene su tassi del 4–5% annui. La congiuntura economica favorevole (PIL +1,8% nel 2013, +3% nel 2014), le semplificazioni burocratiche e fiscali per gli investitori, la bassa tassazione per le imprese (aliquota al 22% nel 2014, 20% nel 2015), le facilitazioni nell’accesso al credito, l’efficiente rete di trasporti e una normativa sul lavoro favorevole alla flessibilità d’impresa rappresentano i fattori chiave che rendono il Regno Unito un’ottima opportunità per il commercio italiano. La World Bank posiziona il Regno Unito come terzo Paese europeo per facilità di fare business e il FMI stima una crescita del PIL pari al 2,7% per il 2015 e del 2,4% nel 2016.
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Inviato speciale
IL RISVEGLIO DEL NORD AFRICA Come descrisse la mia cara amica Paola Lunghini nell’ormai lontano dicembre 2011, la serata dei ‘mille e una notte’ che vide l’apertura di Morocco Mall a Casablanca segnò l’inizio di una nuova era nel mondo del retail moderno in Marocco. Ho avuto il piacere di rivisitare questo Paese di recente per constatare l’incredibile programma di sviluppo, soprattutto infrastrutturale, nelle maggiori città: Rabat, Casablanca, Marrakech e Tangier.
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utte e quattro hanno aeroporti con nuovi terminal in costruzione, nuove stazioni ferroviarie pronte a ospitare l’alta velocità e nuove reti di tram urbani (da sempre il sistema più sostenibile di trasporto in città). Sua Maestà il Re del Marocco Mohamed VI ha lanciato il programma integrato di sviluppo della capitale Rabat, denominato “Rabat City of Lights, Moroccan Capital of Culture”, un progetto di rivitalizzazione di oltre due milioni di metri quadrati di nuova costruzione che vedrà la realizzazione di 5mila appartamenti, un teatro nazionale, un museo archeologico, una biblioteca nazionale, una nuova marina e un centro commerciale integrato a tutte le attività culturali, attraverso un sistema di fidelizzazione che lega gli acquisti agli eventi della capitale. Con i suoi oltre 5 milioni di visitatori, Marrakech ha in programma un importante ampliamento della propria offerta commerciale e turistica, con l’apertura di nuovi centri e strade commerciali, tra cui il completamento della Piazza 16 Novembre e Mall of Marrakech, un nuovo sviluppo di Aksal Group nei pressi del 4 Seasons Hotel & Resorts che, con una piazza carrabile dedicata al lusso e la più grande collezione di negozi, intrattenimento e oltre 30 ristoranti, promette di diventare una nuova meta nella capitale berbera del Paese. Anche l’Algeria, con i suoi 36,5 milioni di abitanti di cui oltre il 70% sotto i 30 anni di età e con il secondo Pil pro-capite più alto in Nord Africa (5.659 dollari), seguirà i grandi passi in avanti che ha fatto il Marocco. Con una middle-class in crescita e alla ricerca di nuovi marchi internazionali e la quasi totale mancanza di retail moderno, l’Algeria è senza dubbio uno dei mercati emergenti più importanti. Il gruppo Cevital, che segue la catena di supermercati Uno, ha in programma lo sviluppo di 6 centri commerciali e i grandi retailer internazionali, tra cui Alhokair e Alshaya, non aspettano altro. Spostandosi
Cleopatra Mall più a est in Egitto, il nuovo governo ha portato una forte spinta degli investimenti nel Paese con il più alto potere di spesa pro capite in Nord Africa e la popolazione più numerosa, che oggi conta oltre 85 milioni di abitanti. Il Cairo è testimone di una vera e propria rivoluzione del commercio e dell’intrattenimento. Dopo l’apertura nel 2011 di Mal of Arabia a ovest della capitale (120mila mq di Gla) e Cairo Festival City a est (130 mila mq di gla) nel 2014, la crescita di mall super-regionali continua con la previsione di tre grandi strutture oggi in costruzione e tutte con previsione di apertura nel 2017: Cleopatra Mall, Cita del Plaza e Mall of Egypt. JLL prevede che lo stock di mall raddoppierà entro il 2020. Ben ritrovata Nord Africa... bello saperti viva e vivace. Tutta l’area mediterranea e medio orientale ne saprà trarre tanti benefici. Davide Padoa, CEO di Design International www.designinternational.com Marrakech, piazza 16 Novembre
News cosa occorre sapere per...
a cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
La Carta Regalo (“Gift Card”)
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uello della carta regalo o “gift card” – carta prepagata avente un determinato valore economico iniziale, utilizzabile dal cliente finale per acquistare beni o servizi del soggetto che la emette – è uno strumento sempre più scelto dai retailer per invogliare i consumatori allo shopping. Al momento dell’acquisto della carta il consumatore corrisponde alla società emittente l’importo pari al valore della medesima, del quale potrà fruire, lui stesso o il soggetto che ne entrerà in possesso, per l’acquisto, in una o più soluzioni, dei beni venduti dalla società. La carta regalo può solitamente essere utilizzata sia nel punto vendita ma anche per acquisti on line. In tale ultimo caso le modalità per l’attivazione della carta regalo e le relative modalità di utilizzo vengono appositamente regolamentate nelle condizioni generali di vendita per acquisti on line della società emittente. La carta regalo non ha una disciplina specifica e unitaria nel nostro ordinamento e pertanto, per individuarne la regolamentazione, è necessario fare riferimento alla disciplina delle carte prepagate in generale, che sono state oggetto di interventi di varia natura, di carattere tanto legislativo quanto regolamentare. Diffusosi in Italia inizialmente nel settore delle telecomunicazioni (e in particolare in quello dei servizi telefonici mobili), l’utilizzo della carta prepagata si è via via esteso ad altri settori, quali quello del trasporto autostradale o della televisione a pagamento, fino a interessare l’acquisto di beni appartenenti a diverse categorie merceologiche e a prendere quindi le vesti della carta regalo. La carta regalo si qualifica come carta prepagata “chiusa”: viene accettata solo per il pagamento dei beni offerti dalla società che la emette, e non può quindi essere usata come mezzo di pagamento generale, non essendo cioè “moneta elettronica”. L’utilizzo di tale carta deve essere retto da condizioni generali di utilizzo predisposte dalla società che la emette che dovranno essere portate alla conoscenza del consumatore e non dovranno essere per lui vessatorie. In particolare, nella redazione delle condizioni di utilizzo della carta regalo è necessario attenersi, tra gli altri, ai principi di seguito indicati.
È opportuno prevedere un termine di validità della carta indeterminato: in altre parole, la carta non deve avere una scadenza. Tale soluzione appare preferibile alla luce della disciplina prevista dal L. 40/2007 per le carte prepagate relative ai servizi di telefonia mobile secondo cui è vietata la previsione di “termini temporali massimi di utilizzo del traffico o del servizio acquistato. Ogni eventuale clausola difforme è nulla[…]”. Ma anche a non voler estendere analogicamente la disciplina prevista per i servizi di telefonia mobile alle carte regalo, una clausola che prevedesse la durata limitata della carta regalo potrebbe essere considerata in ogni caso vessatoria ai sensi del Codice dei Consumatori (art 33 e art 36). Oltre alla durata indeterminata della carta è inoltre importante prevedere la facoltà di ciascuna parte di recedere dal rapporto contrattuale con un congruo preavviso: la pattuizione di un termine di almeno trenta giorni potrebbe essere sufficiente. Infine, in caso di recesso da parte del consumatore è poi necessario prevedere la rimborsabilità del credito della carta regalo, ovvero la restituzione del credito residuo. Tale obbligo in capo alle società emittenti deriva dall’applicazione dei principi civilistici in materia di contratti a prestazioni corrispettive, per cui a fronte dell’estinzione di un rapporto, le prestazioni anticipate (vale a dire il danaro corrisposto alla società emittente per l’acquisto della carta), cui non abbia fatto seguito una controprestazione (e cioè utilizzo della carta da parte del consumatore per l’intero valore), devono essere restituite. In caso contrario, si avrebbe un arricchimento “senza causa” della società, dal momento che essa avrebbe ricevuto un corrispettivo per una prestazione non resa. Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
LA RECENSIONE: SPAGHETTI ROBOT, VIAGGIO IN UN’ECCELLENZA ITALIANA Lontano dai riflettori, i robotici italiani, tra i più bravi e creativi del mondo, stanno sviluppando macchine intelligenti che presto potrebbero trasformare le nostre vite, rendendo realtà quello che fino a poco tempo fa era considerato fantascienza: robot domestici in grado di farci compagnia, di aiutarci nelle faccende di casa e di prendersi cura di noi; robot operai capaci di lavorare fianco a fianco con i loro colleghi umani; robot soccorritori che possono salvarci da incendi, alluvioni o terremoti; robot chirurghi per curarci o robot da indossare per darci forza e resistenza. Riccardo Oldani, giornalista scientifico che ha collaborato con le principali riviste italiane di divulgazione, racconta nel libro Spaghetti Robot, viaggio in un'eccellenza italiana, le moltissime eccellenze italiane della robotica, all’avanguardia nel mondo e sconosciute ai più, e delinea un prossimo futuro in cui le macchine pensanti saranno sempre più a contatto con noi, nelle fabbriche come a casa, nelle scuole o in ufficio. Spaghetti Robot, Codice Edizioni, Pagine 203 – 15 € www.codicedizioni.it
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PROGETTI RETAIL PER PAUL & SHARK
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aul & Shark ha presentato, durante la settimana della moda maschile, il nuovo showroom direzionale nel cuore di Milano. L’apertura è funzionale al proprio percorso strategico che mira a rafforzare la struttura commerciale del marchio. Da qui, infatti, parte anche un piano retail, che prevede l’apertura di una serie di punti vendita in diverse aree del mondo, dagli Usa, con Las Vegas, Miami e Houston, fino a Russia e Cina, passando per l’Italia, con Venezia e Verona. A oggi, Paul & Shark conta 250 monomarca nel mondo, di cui 20 diretti, un numero che prevede di raddoppiare in qualche anno, oltre che 250 punti vendita nei department store, e spazi all’interno di circa mille multimarca. Il focus rimarrà sempre sull’export, che rappresenta l’80% del business, equamente diviso tra Europa, Asia e Stati Uniti. Il brand pensa al futuro, forte dei risultati del 2014. «Abbiamo chiuso l’anno superando le aspettative, a circa 170 milioni di euro di fatturato – ha spiegato il presidente Andrea Dini – e prevediamo che il 2015, nonostante la crisi, come quella russa, sarà positivo».
EX UPIM A BIELLA IN STILE RINASCENTE
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l seminterrato adibito a vendita di generi alimentari, mentre al piano terra e al primo piano sarebbero dedicati a pelletteria abbigliamento e calzature, e all'ultimo piano sarebbe realizzato un ristorante. Questo è il progetto di rilancio dell'ex Upim a di Biella. L'idea della proprietà è quella di trasformare lo spazio in una sorta di shopping centre stile Rinascente. L'ex Upim aveva chiuso sette anni fa, trasferendo il centro di vendita nel centro commerciale Gli Orsi. L'edificio misura 2.500 mq, circa 600 mq a piano, e permetterebbe di valorizzare diverse realtà locali, sia legate all'industria tessile, che ha fatto la fortuna della provincia, sia al settore alimentare. I tempi di realizzazione dovrebbero essere relativamente brevi: i progetti sono pronti e i lavori potrebbero iniziare già a settembre.
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r&f News opening Temporary Loacker a Roma Termini
Niguarda Shopping Gallery ha fatto 13
Fino al 7 aprile, Loacker sarà a Roma con un temporary store situato nella la Galleria Centrale della Stazione Termini di Roma. Il Loacker temporary store propone le novità e i classici della tradizione Loacker, fatta di grande attenzione nella scelta delle materie prime, qualità e arte pasticcera. Il visual dello stand vede i nanetti (simpatici brand ambassador Loacker) protagonisti di una visita a Roma. Star di questa iniziativa è il cioccolato: nello store sono presenti le ultimissime e golose novità snack Choco& e le tavolette di Cioccolato Loacker. Presenti, inoltre, tutti gli altri prodotti Loacker: dai wafer classici e ricoperti proposti nei diversi formati, alla Gran Pasticceria, linea di eccellenza che unisce bontà e raffinatezza oltre alle confezioni speciali, come “Best of” perfette da regalare e regalarsi. Grazie al “Pick and Mix” sarà possibile creare il proprio mix “Best of Loacker” scegliendo tra 19 differenti prodotti in formato “mini”, tutti confezionati singolarmente.
l mall di Niguarda Shopping Gallery, progettato da Progeni Spa, raddoppia. Al Blocco Sud, inaugurato nel 2010, si aggiunge quello Nord che propone 13 negozi su una Gla di 1.200 mq, portando complessivamente a 28 il numero dei punti vendita e a 2.700 mq la Gla. La novità dell’ultimo momento inserita da Cogest Retail, commercializzatore e gestore della Gallery, è un minimarket Conad - Sapori&Dintorni, che rappresenterà un’ancora di attrazione per i clienti finali. Gli altri negozi ospitati sono Chicco, Primigi, Blu & Magenta (intimo 0-12), Igi&Co, Lama Optical, Ronchi-Ethos Profumerie, Gioiapura, Lava&Cuce, Dolceria Zanetti, Yoyogurth e i nuovi format della ristorazione del gruppo Cir, tra i quali Chiccotosto. «Per il Blocco Nord abbiamo lavorato con due obiettivi: in primis abbiamo pensato a potenziare l’attrattività complessiva della doppia galleria, creando sinergia tra i due poli; in secondo luogo ci siamo focalizzati su punti vendita che tenessero in debito conto le esigenze di target specifici – ha spiegato Enrico Conti, della divisione commerciale di Cogest Retail – Visto che nel Padiglione si trovano, tra gli altri reparti specialistici, anche quelli di Medicina materno-infantile e di oculistica, abbiamo puntato su puericultura, giocattoli, abbigliamento e intimo bambini, ottica, oltre ad articoli da regalo e ristorazione».
Crai apre a Torino Caselle
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Al Guglielmo Marconi di Bologna la Pizzeria Vecchia Malga
A La hall arrivi dell'aeroporto torinese si arricchisce di un importante servizio rivolto ai passeggeri, ai loro accompagnatori e a tutta la comunità aeroportuale: un punto vendita Crai. Aperto tutti i giorni della settimana, dalle ore 8 alle ore 20, con 200 metri quadrati di superficie di vendita. Sono presenti le tradizionali categorie merceologiche, arricchite dai prodotti del territorio. Ovviamente il punto vendita propone tutte le offerte come negli altri store Crai e si può utilizzare la Carta fedeltà Crai "Carta Più" per accedere alle iniziative commerciali riservate. Con questa apertura Crai entra per la prima volta nel retail aeroportuale, con l’intento di rafforzare il proprio marchio e di ampliare il proprio target di clientela.
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l Terminal Passeggeri dell’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna, ha aperto i battenti la Pizzeria Vecchia Malga. Al locale è stato riconosciuto il marchio di qualità dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, assegnato unicamente a locali selezionati che rispettano appieno le caratteristiche che una pizza deve possedere per essere riconosciuta come prodotto tipico “vera pizza napoletana”. La Pizzeria Vecchia Malga è nata dalla passione di Stefano Chiari e di Luca Di Massa per i prodotti di qualità, con l’obiettivo di diffondere l’unicità della cultura enogastronomica italiana tra i viaggiatori di tutte le nazionalità in transito presso il Marconi. Dotato addirittura di due forni a legna, il locale presenta nel menù le pizze classiche napoletane e alcune varianti in grado di esaltare i prodotti e le tradizioni locali bolognesi ed emiliane. L’apertura della Pizzeria va così ad arricchire ulteriormente l’offerta di eccellenze enogastronomiche presenti al Marconi e, trovandosi al piano terra del Terminal, a poca distanza dalla main entrance, è in un’area aperta anche al pubblico esterno.
Tiger sbarca a Firenze SM Novella
Altri mille metri quadri per Scarpe & Scarpe
Dopo Venezia Santa Lucia, Tiger apre in un’altra delle principali stazioni italiane: Firenze Santa Maria Novella. Con l’opening nello scalo toscano, in particolare nella nuova galleria commerciale, il brand danese low cost prosegue il suo sviluppo nel Belpaese. Dal 2011 il Gruppo Tiger Italia 1 che gestisce il marchio nel nord Italia ha aperto 30 negozi. «Il potere di attrazione del nostro concept verso il consumatore italiano e la forte motivazione dei nostri lavoratori sono stati fin dall’inizio la formula che ha spinto la nostra azienda a superare sempre più traguardi professionali – spiega Javier Gomez, amministratore delegato di Tiger – In solo tre anni siamo diventati il terzo mercato in Europa, dietro soltanto a Danimarca e UK. Siamo fortemente convinti che l’impegno verso il miglioramento continuo sia un’importante chiave di successo. Costantemente ci dedichiamo all’analisi e all’elaborazione dei dati e, in generale, delle informazioni provenienti dai nostri negozi, con lo scopo specifico di evolvere la nostra comprensione delle dinamiche di business e di implementare la nostra capacità di rispondere con tempestività ed efficienza alle nuove sfide quotidiane».
Punto vendita numero 119 in Italia per Scarpe & Scarpe. Il brand di calzature ha annunciato infatti un nuovo opening, questa volta a Tortona (AL) all’interno del parco commerciale Oasi. Nei mille mq di superficie, inaugurati lo scorso 19 di febbraio, lo shop ospita tutte le migliori proposte della prossima primavera-estate 2015 per la donna, l’uomo, il bambino e lo sport, oltre agli accessori. Guardando alle specifiche dello store, le referenze esposte sono circa 5.300, la pianta è rettangolare, le casse sono 3 e gli addetti 14. In occasione del taglio nastro Cristina Chiabotto, testimonial del brand, ha coinvolto le clienti a sentirsi protagoniste per un giorno: è stato allestito un piccolo set dove le clienti hanno potuto farsi fotografare con la miss. Inoltre, Scarpe & Scarpe dal 19 febbraio al 5 marzo applica uno sconto del 50% su molti articoli invernali.
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News opening “IO YOGURT”: a Milano il primo temporary shop Danone
Danone ha scelto la prestigiosa cornice di Brera, a Milano, per aprire il suo primo temporary shop. Lo store Io Yogurt, che è rimasto aperto sino al 26 febbraio, è uno spazio esperienziale con una duplice funzione: ospitare un ricco palinsesto di eventi e appuntamenti destinati ai consumatori a cui si affiancano riunioni e presentazioni dedicate al trade. Per orchestrare la produzione di questo progetto category, Danone si è affidata ad Adverteam, che vanta expertise in attività di proximity marketing, flagship store e in store promotion. «Per l’arredamento della location abbiamo puntato in particolare su un design contemporaneo ed essenziale, caratterizzato da un’estrema leggerezza, materiale e visiva, con arredi forniti da Maxdesign», spiega Lucia Santangelo, socio di Adverteam.
Esordio meneghino per Punto Cantina di 77vintidò Lo scorso 19 febbraio ha aperto il Punto Cantina di Milano, in zona Brera. Si tratta della prima di una serie di aperture, con la formula del franchising, che interesseranno nel prossimo futuro 10 tra le principali città europee e del mondo. 77vintidò, una nuova iniziativa di vendita cooperativa diretta che riunisce alcune piccole ma rinomate cantine di Valdobbiadene, propone nei suoi Punto Cantina la vendita diretta di Valdobbiadene Prosecco in bottiglia in confezioni da 1-2-3 bottiglie, o in cartoni degustazione da 6 bottiglie. Oltre al Valdobbiadene Prosecco Superiore, 77vintidò commercializza una limitata quantità di bottiglie di autentico Valdobbiadene Superiore di Cartizze prodotte esclusivamente all’interno dell'area di riferimento. Di fatto 77vintidò ambisce ad essere una cantina dentro la città.
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Camicissima in San Babila e ad Abu Dhabi
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poche settimane dall'inaugurazione del Camicissima Store di piazza San Babila 1 a Milano, il brand italiano di camiceria ha aperto in questi giorni un nuovo store anche ad Abu Dhabi presso l'Al Wahda Mall. Si tratta del terzo monomarca del brand in quest'area, dopo quello presso il Dubai Mall e quello inaugurato nel 2013 all’Abu Dhabi World Trade Center. Il nuovo Al Wahda Mall, sito nel cuore di Abu Dhabi è un punto di riferimento sin dalla sua inaugurazione nel 2007 per lo shopping nell’area, con una superficie di 3,3 milioni di mq e oltre 350 marchi, che ne fanno il più grande mall della città. Lo store, con una superficie di circa 100 mq, è allestito secondo il nuovo concept del brand, progettato per mettere il cliente a proprio agio in un ambiente familiare, semplice e luminoso dal gusto italiano. I materiali utilizzati sono quelli tipici di un’abitazione: parquet scuro posato in maniera classica e boiserie in legno laccato bianco con finiture e modanature rivisitate in chiave moderna.
FURLA, 160 mq allo shopping mall COEX in Corea
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iù di 300 ospiti sono intervenuti al grand opening della nuova boutique Furla presso lo shopping mall COEX, il più grande “underground” shopping center del mondo. Per l’occasione il brand di pelletteria bolognose ha scoperto in anteprima la nuova collezione Primavera/Estate 2015, presentata in una cornice di ispirazione “Neo-Pop”, interazione artistica tra colori accattivanti, sperimentazione e pitture shocking. «Il nuovo flagship store all’interno del COEX Mall di Seoul è una location molto strategica per noi – ha dichiarato Eraldo Poletto, amministratore delegato Furla – Con il lancio di un negozio diretto in Corea, Furla invita i suoi clienti a scoprire le sue collezioni, offrendo l’esperienza di apprezzare la creatività e l’artigianalità italiana». Situato nella Central Plaza del COEX Mall, lo spazio di 160 metri quadrati riflette il nuovo store concept del marchio e presenta al suo interno le immagini della Campagna Pubblicitaria P/E 2015, realizzate dal fotografo Mario Testino.
Stiamo arrivando!
Ristorando TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL
www.foodserviceaward.it retail&food
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PIANO AEROPORTI
Verso la firma definitiva? Potremmo essere alle battute finali dell'annosa questione sulla regolamentazione del sistema aeroportuale nazionale... approvato in Conferenza Stato Regioni.
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SULLA PISTA DI RULLAGGIO Forse ci siamo. La Conferenza Stato Regioni ha approvato il Piano nazionale degli aeroporti proposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in persona di Maurizio Lupi (già approvato dal Consiglio dei ministri). Avremo finalmente una mappa degli aeroporti italiani. Undici strategici e 26 di interesse nazionale.
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er individuare gli scali strategici, lo Stivale è stato suddiviso in 10 bacini di traffico omogeneo con distanza massima di due ore di percorso in auto da ciascun aeroporto. Per ogni bacino è stato scelto un solo aeroporto a eccezione del bacino Centro Nord, dove convivono Bologna e Firenze-Pisa (che ora costituiscono un sistema aeroportuale sotto l'egida di Corporacion America). Per l'identificazione degli aeroporti sono stati presi in considerazione innanzitutto quelli inseriti nel core network europeo (rete centrale da realizzare entro il 2030 e che costituirà la “spina dorsale” della rete transeuropea) tra i quali, in primis, i gate intercontinentali come Malpensa, Venezia e Fiumicino. Per gli altri bacini, invece, sono stati scelti scali con i maggiori dati di traffico, presenti nella rete globale comprehensive network europea. Questa suddivisione in core e comprehensive network, però, non serve solamente a stabilire il ruolo degli aeroporti, ma determina anche l'accesso ai finanziamenti comunitari. «Quelli che rientrano nella rete core, infatti, dispongono di finanziamenti più consistenti e ricevibili più velocemente – spiega Oliviero Baccelli, professore dell'Università Bocconi esperto di economia e politiche dei trasporti – Inoltre, la commissione finanzia solo alcuni aspetti dell'aeroporto come viabilità ferroviaria, ambiente e sviluppo tecnologico di particolare interesse. In tal senso, i finanziamenti più sostanziosi vanno
verso il sistema Galileo: un sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile (in inglese GNSS - Global Navigation Satellite System), sviluppato in Europa come alternativa al Global Positioning System (NAVSTAR GPS), controllato invece dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che permetterà di migliorare l'efficienza dei corridoi aerei». Tra i temi caldi risolti nel nuovo Piano ci sono gli scali del Lazio e della Campania. È stato deciso, infatti, di concentrare gli investimenti sugli aeroporti romani di Fiumicino e di Ciampino, lasciando cadere l'ipotesi di Viterbo. In Campania, in-
vece, si è deciso di cancellare il progetto del grande aeroporto di Grazzanise (CE) puntando su Napoli Capodichino e sviluppare in maniera graduale l'aeroporto di Salerno Pontecagnano. Così come strutturato il Piano aeroporti, quindi, si intuisce l'intenzione di creare sistemi aeroportuali in cui le aerostazioni possano convivere sinergicamente. «Le logiche di sistema possono aiutare gli aeroporti più deboli, però devono avere un metodo di supporto allo sviluppo locale in termini di diversificazione del turismo piuttosto che di altre attività – prosegue Bac-
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r&f Cover story «Il modello di aerolinea tradizionale, che era già “morto” 5 anni fa, oggi muore ancora di più» David Jarach, presidente di diciottofebbraio, società di consulenza di direzione per il business aereo e per il travel retail Come sta cambiando il mercato delle aerolinee? Il tema che caratterizzerà il mercato in futuro è il cosiddetto low-cost long-haul (low cost a lungo raggio) che a oggi è proposto da due vettori: Norvegian che da Londra Gatwick vola negli Sati Uniti; e Wow air, vettore islandese che entra nel mercato a 199 dollari da Londra a Boston con scalo a Rejkiavik, e che ha già chiesto e ottenuto il viadotto su alcuni aeroporti italiani. E caso vuole che la rotta ortodromica che dall'Italia va negli Stati Uniti passi proprio sopra l’Islanda. Inoltre, nelle prossime settimane Lufthansa inaugurerà la nuova aerolinea low cost lungo raggio dal nome Wings (marchio ombrello). I modelli di business che un tempo erano solo ipotetici, oggi, grazie ai nuovi assetti degli aeromobili con consumi a doppia cifra inferiori rispetto a un tempo, sono realizzabili.
celli – I sistemi aeroportuali hanno senso laddove la iperframmentazione dei traffici e la concorrenza tra gli aeroporti hanno portato a situazioni difficili, come in Emilia Romagna dove non si è voluto stabilire un ruolo predominante su nessuno dei quattro scali e oggi tre di questi sono in grave difficoltà nell'assetto
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E i vettori tradizionali? Il modello di aerolinea tradizionale, che era già “morto” 5 anni fa, oggi muore ancora di più perché ormai l'ibridizzazione tra vettori tradizionali e vettori low cost è realtà, e un esempio è Ryanair che si sta muovendo verso un modello sempre più premium. Anche sul lungo raggio i vettori tradizionali si stanno lanciando sempre di più verso servizi opzionali ancillari “lowcostizzandosi”, per far fronte alla ormai concreta minaccia dei vettori low cost a lungo raggio. In Italia prenderanno piede i low cost long-haul? Il mercato Italia è a basso valore di bigliettato medio e quindi è un mercato intrinsecamente di caratterizzazione per i servizi low cost. È chiaro, perciò, che l'offerta a basso costo possa prendere piede nel Paese,
gestionale». La sinergia tra aeroporti serve affinché quelli di interesse nazionale riescano a ritagliarsi un ruolo ben definito così da raggiungere in un triennio (come da indicazioni del Piano aeroporti) un equilibrio economicofinanziario e adeguati indici di solvibilità patrimoniale.
anche sul lungo raggio. Come abbattono i costi le compagnie aeree? Il vettore low cost produce costi bassi efficientando specificamente 3 fattori di produzione: l'infrastruttura utilizzata, ossia l'aeroporto che può essere secondario o primario con terminal low cost; l'assetto, ovvero l'aeromobile, che sarà configurato più denso o con caratteristiche tecnologiche più efficienti; e, infine, il costo del lavoro, applicando contrattualistiche giuslavoriste che prevedono salari inferiori. Certamente i costi medi non si abbattono tagliando i posti di lavoro, bensì riducendo il cask (cost per available seat kilometer), ossia aerei più grandi che portino più persone in modo da spalmare i costi fissi (pilota ed equipaggio ad esempio) su un maggior numero di passeggeri.
Ma tutto questo «per ora è di fatto una proposta progettuale che presenta, tra l'altro, radici molto lontane: si parla di una serie di studi preparatori attivati dall'Enac già nel 2010 e di una serie di iniziative legislative (ad esempio il piano Passera), mai approvate dalla Conferenza Stato Regioni. In particolare, a opporsi al Piano furono Toscana ed Emilia Romagna» conclude Baccelli. E alla fine, “chi la dura la vince” e così, come si accennava sopra, anche il Piano aeroporti ha la sua eccezione (all'italiana) con non due, bensì tre aeroporti strategici in un unico bacino: Bologna e Firenze-Pisa (anche se gli scali toscani facendo sistema valgono per uno). E notizia di questi giorni, probabilmente in fase di definizione mentre andiamo in stampa, l'aeroporto di Torino Caselle ha ottenuto un upgrade, passando così tra gli aeroporti strategici, ma con una formula particolare, ossia diventare la “terza pista” di Milano Mal-
pensa. È certamente difficile immaginare dove si celi la comodità di una simile operazione, anche perché la conseguenza potrebbe essere che un cittadino sabaudo che deve partire con un volo da Malpensa, debba prima recarsi a Torino Caselle per effettuare il check-in per poi essere trasferito a Malpensa. Detta così, una “terza Pista” a 140 km di distanza stride un po' concettualmente. Dal punto di vista degli azionisti degli scali (su tutti F2i), e della città di Torino, invece, l'operazione significa un sostanzioso flusso di fondi pubblici ed europei (rientrando di diritto nel core network comunitario). Chissà cosa ha spinto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a inserire tra gli aeroporti strategici Caselle: quattordicesimo scalo nazionale per flusso di passeggeri, i ricavi in calo dell'8,7% e un utile netto di poco più di 200mila euro. Stefano Masin
r&f Ultima ora
Approvato il Piano aeroporti Di seguito, il comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 19 febbraio 2015.
La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano ha dato oggi l'intesa sul piano nazionale degli aeroporti presentato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. Dopo il parere delle competenti commissioni parlamentari e la deliberazione definitiva del Consiglio dei Ministri, che l'aveva già approvato preliminarmente nella riunione del 30 settembre 2014, il piano verrà sottoposto alla firma del presidente della Repubblica. Il decreto sarà quindi inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. L'Italia, finalmente, non è più il paese dei 90 aeroporti, dove ognuno fa per sé, spesso generando perdite, sprechi e inefficienze. Il piano individua 10 bacini di traffico omogeneo, determinati in base al criterio di una distanza massima di 2 ore di percorso in auto da un aeroporto di particolare rilevanza strategica: 1) Nord-Ovest, 2) Nord-Est, 3) Centro-Nord, 4) Centro Italia, 5) Campania 6) Mediterraneo-Adriatico, 7) Calabria, 8) Sicilia Occidentale 9) Sicilia Orientale, 10) Sardegna. In questi bacini sono stati individuati • 3 aeroporti strategici intercontinentali: Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Venezia • 9 aeroporti strategici inseriti nella core network europea: Torino Caselle (a condizione che realizzi, in relazione alle interconnessioni ferroviarie AV/AC tra le città di Torino e Milano, un sistema di alleanze con l'aeroporto intercontinentale di Milano Malpensa finalizzato a generare sinergie di sviluppo reciproco e dell'intero bacino del Nord Ovest), Bologna e Pisa/Firenze (a condizione che Pisa e Firenze realizzino la gestione unica), Napoli, Bari, Lamezia Terme, Palermo, Catania, Cagliari. All'interno di ciascun bacino vi sono, inoltre, aeroporti considerati di interesse nazionale (Milano Linate, Bergamo, Brescia, Cuneo, Genova, Verona, Treviso, Trieste, Rimini, Parma, Ancona, Roma Ciampino, Perugia, Pescara, Salerno, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Crotone, Comiso, Trapani, Pantelleria, Lampedusa, Olbia, Alghero) a due condizioni: • la specializzazione dello scalo e una sua riconoscibile vocazione funzionale al sistema all'interno del bacino di utenza; • la dimostrazione, tramite un piano industriale corredato da un piano economicofinanziario, che l'aeroporto è in grado di raggiungere l'equilibrio economico-finanziario anche tendenziale e adeguati indici di solvibilità patrimoniale, almeno su un triennio. La mancanza di queste condizioni determinerà l'uscita dello scalo dall'elenco degli aeroporti di interesse nazionale. La qualifica di aeroporti di interesse nazionale è attribuita anche a quegli scali che garantiscono la continuità territoriale di regioni periferiche e aree in via di sviluppo o particolarmente disagiate, qualora non sussistano altre modalità di trasporto, in particolare ferroviario, adeguate a garantire tale continuità. Il piano nazionale degli aeroporti determina la strategia degli investimenti dello Stato nelle infrastrutture di collegamento degli scali.
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r&f Case history
Fiumicino: Antica Focacceria San Francesco Dal cuore di Palermo all'aeroporto più importante d'Italia. In 180 anni di storia, la focacceria diventa azienda e oggi offre un assaggio di Trinacria ai viaggiatori di tutto il mondo... in partenza da Fiumicino
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opo 25 anni passati come maestro di cucina al servizio dei Principi di Cattolica, Salvatore Alaimo, nel 1834 ricevette in dono la cappella sconsacrata di un antico palazzo nel cuore di Palermo. Sulla porta d’ingresso appese una tavola di legno con un’incisione che recitava “Focacceria” e decise di cucinare per il popolo. Nel 1902 a 60 anni dalla nascita, il locale venne definitivamente battezzato Antica Focacceria San Francesco e nel menù entrarono nuove deliziose pietanze, presenti ancora oggi: arancine, panelle e sarde a beccafico, per citarne alcune. Giuseppe Garibaldi, Pirandello, Sciascia, Guttuso, fino a Mattarella, La Malfa, La Torre e i giudici Falcone e Borsellino sono alcuni dei nomi che hanno fatto la storia del Paese, e che si sono seduti a gustare “pani e panelle” o una “maritata” nell'Antica Focacceria San Francesco. Nel 2009 apre a Milano, alle spalle del Duomo, la prima sede dell’Antica Focacceria San Francesco fuori dalla città di Palermo, e a gennaio 2011 intraprende una nuova avventura, aprendo nell'aeroporto di Roma Fiumicino il primo corner aeroportuale (e attualmente unico). L’accordo con ADR (Aeroporti di Roma), a valle di una procedura di selezione, è stato esteso fino al 2017. Il locale è nato come un chiosco di circa 22 mq al centro dell’Area d’Imbarco D, destinata a passeggeri diretti verso destinazioni sia domestiche sia Schengen. La forza dell'offerta commerciale è rimasta la medesima, ossia piatti
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storici della tradizione e street food siciliano (pasta alla norma, pasta con le sarde, Involtini di melanzane, arancine, panelle, cannoli, cassate, ecc.). Ma come dimostrano i fatti, il retail aeroportuale per essere vincente non deve solo avere un prodotto di qualità (fattore questo imprescindibile), ma deve essere anche contestualizzato e caratterizzato. Così, l’esperienza maturata nella collaborazione con ADR ha portato nel corso degli anni a definire una serie di azioni finalizzate al miglioramento delle performance e della qualità del servizio erogato, che sono state implementate nel corso del tempo. Le tappe di
questo processo hanno riguardato a giugno 2013 l'ampliamento dell’area preparazione (fino a 35 mq, posizionati a una cinquantina di metri dal chiosco) al fine di soddisfare la crescente domanda dei passeggeri, oltre all'aggiunta di sedute per circa 28 metri quadri. Nel medesimo anno, a marzo però, sono state introdotte le birre artigianali che, visto il grande successo, hanno sostituito nel tempo le birre industriali. Il 2013 è stato anche l'anno dell'acquisizione del 95% dell'azienda da parte di Grup-
po Feltrinelli per la ristorazione di qualità. A marzo 2014 è stato fatto un restyling: sono state inserite le isole per la raccolta differenziata, è stato inserito il caffè a complemento e, per migliorare ulteriormente il servizio, sono stati attivati metodi di pagamento diretto al cameriere tramite Pos e cassa Wi-Fi. Il 2014 ha visto anche aumentare la proposta food & beverage in maniera complementare al servizio ristoro, con le granite siciliane, colazione siciliana sia dolce che salata; caffetteria di alta gamma e sue varianti. «Antica Focacceria evidenzia la capacità, anche da parte di format di piccola dimensione, di generare elevati volumi di fatturato se correttamente posizionati rispetto al mercato di riferimento, con un’offerta accattivante e adeguatamente dimensionati in termini di aree sedute e locali di preparazione – sottolinea Fulvio Fassone, direttore commerciale di Aeroporti di Roma – peculiarità che caratterizzano l’esperienza di Antica Focacceria nell’area d’imbarco D dello scalo di Fiumicino. Inoltre il format Antica Focacceria testimonia la capacità di un aeroporto di mettere in evidenza le peculiarità del territorio e del made In Italy declinato nelle sue eccellenze eno-gastronomiche». E i numeri del brand, effettivamente, dimostrano che la sinergia tra marchio e know how (di Fiumicino in questo caso), è stata vincente. Dall'inaugu-
Il progetto in pillole
razione nel 2011 al 2014 il fatturato è cresciuto, infatti, del 65% a fronte di un traffico dell’area cresciuto del
12%; l'evoluzione numero scontrini ha registrato un +54% con uno scontrino medio in aumento del +7 per
cento. Notevole anche il risultato del 2014 sul 2013 con una crescita del 31% a fronte di un traffico in au-
2011 GRUPPO FELTRINELLI ANTICA FOCACCERIA SAN FRANCESCO AT CONSULTING ISA FIUMICINO AREA IMBARCO D 50 MQ 16 ALL'ISOLA – 20 AI TAVOLI
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APERTURA PROPRIETÀ CONCESSIONARIA PROGETTAZIONE ARREDI LOCALIZZAZIONE UBICAZIONE SUPERFICIE COMPLESSIVA SEDUTE
mento del 5% e un'evoluzione del numero di scontrini del 18% con scontrino medio a +11 per cento. «Antica Focacceria di San Francesco nasce come una realtà locale di tradizioni e sapori – racconta Maria Cacciapuoti, direttore commerciale del marchio – A Palermo un'arancina così come la pasta alla norma, sono praticamente da sempre sinonimo di Antica Focacceria. Constatare che anche in un contesto dinamico e internazionale come quello aeroportuale, il marchio sia in continua crescita, è stata la prova regina della capacità di essere apprezzati e riconosciuti anche ben oltre la Trinacria e la tradizione culinaria italiana. Grazie a questa location, tutto il sistema beneficia di continui spunti di miglioramento sviluppati in un'ottica di grande competitività» S. M.
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r&f Osservatorio prezzi
DUTY FREE: OPERATORI ALLINEATI Un profumo, una crema per il corpo, una bottiglia di whisky o perché no, un classico Toblerone. I duty free degli aeroporti sono sempre ben forniti di novità di prodotto, e di classici che non passano mai di moda ti; ci siamo poi orientati su referenze femminili per il make-up e lo skin care. Più in linea con un pubblico maschile abbiamo scelto due spirits (una vodka e un whisky), e uno Champagne, che piace a tutti! Nel food abbiamo puntato su un grande classico: il Toblerone, e due minori, sempre nella categoria dolci. Infine, visto che si vola verso la bella stagione, degli occhiali da sole.
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on la Cover story di questo mese dedicata agli aeroporti, l'Osservatorio prezzi non poteva che essere declinato su alcuni prodotti in vendita negli scali nazionali. Il paniere è stato selezionato su referenze presenti nei duty free di sei fra le principali aerostazioni del Paese: Roma Fiumicino (hub italiano), Roma Ciampino, l'aeroporto intercontinentale di Milano Malpensa, Milano Linate, il terzo scalo intercontinentale Marco Polo di Venezia e infine il Galileo Galilei di Pisa, che insieme all'Amerigo Vespucci di Firenze costituisce il sistema aeroportuale toscano. La scelta è ricaduta su queste strutture non solo perché tra le più importanti in Italia, ma anche perché ciascuna di esse ha dato in concessione la gestione del duty free a un operatore differente (tranne nel Lazio e in Lombardia dove il concessionario è il medesimo per i rispettivi scali).
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Troviamo, quindi, Aelia a Roma, Dufry a Milano, Airest a Venezia e Heinemann a Pisa. I prodotti individuati per il paniere sono stati selezionati tra le referenze presenti in ciascun duty free (anche se in alcuni differiscono per quantitativi o non sono disponibili al momento della nostra indagine), senza puntare su quelle maggiormente richieste, essendo differenti da scalo a scalo per ovvi motivi di traffico e di tipologia di viaggiatore. Fiumicino e Malpensa, ad esempio, hanno un traffico commerciale rispettivamente di 38,5 milioni e 18,8 milioni di persone, dato che scende a 8,4 milioni a Venezia fino ai 4,6 di Pisa. Da Armani al Toblerone Per quanto riguarda i prodotti nello specifico, abbiamo selezionato un profumo da donna e uno da uomo tra i più conosciu-
Bollino rosso – bollino blu Rivolgendo un primo sguardo ai prezzi minimi (in blu) e ai massimi (in rosso), la prima cosa che si nota è che Dufry negli aeroporti milanesi ha ben otto prezzi tra i più cari, ma bisogna anche dare atto che è l'unico (assieme ad Aelia a Roma) ad avere a disposizione tutte le referenze indicate. Aelia, invece, pare essere la più conveniente, con ben 5 prodotti tra i più economici da acquistare. Ma andando più nel dettaglio, il profumo da uomo Armani Acqua di Giò, nel packaging da 100 ml oscilla tra 72 e 75 euro, mentre nel pack da 50 ml si va dai 53 euro di Heinemann ai 56 euro di Dufry. Maggiori le differenze nei prodotti da donna per il make-up, dove l'Estée Lauder modern chic face
palette Airest lo fa pagare 60,5 euro, mentre a Roma arriva a 68 euro. Stesso discorso, appunto, vale per il L'Oreal Paris volume million lashes duo + 1 free contour khol, che passa da 25 a 36,90 euro. Anche nelle creme per il corpo, su prezzi medi di circa 50 euro si arriva ad avere differenze di 10 euro. Diverso, invece, il
discorso per gli spirits dove, i due prodotti inseriti nel paniere, hanno differenze di prezzo più contenute. In particolare la vodka Absolut, nella bottiglia da 100 cl va dai 17,50 euro di Dufry ai 21,50 di Aelia. Airest e Heinemann, che si posizionano a metà tra questi due prezzi, hanno a disposizione anche le bottiglie da 50
cl rispettivamente a 9,50 e 11,50 euro. Stesso vale per il whisky Johnnie Walker red label da 100 cl, che oscilla tra 18,50 euro (sempre Dufry) e 21,50 euro di Airest. Anche nel settore dolciumi i prezzi paiono essere in linea, dal Toblerone da 400 gr agli m&m's party pack da 1.000 gr. Qualche differenza, invece, per il Baci Cube da 380 gr che da Heinemann a Pisa costa 10,90 euro, mentre da Aelia 16,50 euro. Un San Valentino un po' più caro per chi volava da Roma, insomma. Nel paniere, infine, abbiamo inserito gli occhiali da sole Ray Ban original wayfarer unisex; tuttavia, non evidenziamo né il prezzo più alto né il più basso in quanto sono effettivamente i wayfarer, ma cambiando materiali e motivi, cambiano i prezzi del medesimo modello. Per correttezza, quindi, ci limitiamo a dire che quelli per cui ci è stato fornito il prezzo, variano da 134,00 a 159,00 euro. Segnaliamo anche un fatto curioso: nel duty free Marco Polo di Venezia, gestito da Airest,
non sono in vendita il Toblerone, gli m&m's e dolciumi vari; scelta, questa, del gestore, che desidera mantenere un livello “alto” dell'offerta. Conclusioni C'è una considerazione, inoltre, che ci fa piacere condividere. Partendo dal presupposto che i prezzi relativi ai prodotti selezionati sono maggiori rispetto ai prodotti presenti in altri canali del travel retail, come autostrade e stazioni, la variazione percentuale tra il prezzo più basso e il più alto tra medesime referenze, è decisamente bassa. Per esempio il profumo Armani Acqua di Giò varia del 5,6%; mentre il whisky Johnnie Walker red label varia del 16,2 per cento. Variazioni maggiori possono certamente verificarsi, soprattutto in caso di offerte e sconti applicati dagli operatori, ma difficilmente si possono vedere delta che arrivano a superare il 100% come negli altri canali del travel retail. S. M.
AEROPORTI / OPERATORI Roma Fiumicino Milano Malpensa Venezia Marco Pisa Roma Ciampino Milano Linate Polo Galileo Galilei Aelia Dufry Airest Heinemann Profumo donna Bulgari Eau de Parfum spry
100 ml 101,80 euro
100 ml 107,00 euro
n.d.
n.d.
100 ml 72,00 euro 50 ml 53,40 euro
100 ml 75,00 euro 50 ml 56,00 euro
100 ml 73,50 euro 50 ml 54,90 euro
100 ml 74,00 euro 50 ml 53,00 euro
Estée Lauder modern chic face palette
68,00 euro
63,00 euro
60,50 euro
66,00 euro
L'Oreal Paris volume million lashes duo + 1free contour khol
28,90euro
36,90 euro
29,50 euro
25,00 euro
L'Occitane almond milk veil
250 ml 27,70 euro
250 ml 30,00 euro
n.d.
n.d.
Clinique youth surge spf 15 age decelerating
50 ml 58,90 euro
50 ml 59,00 euro
50 ml 45,90 euro
50 ml 50,00 euro
Absolut Vodka
100 cl 21,50 euro
100 cl 17,50 euro
50 cl 9,50 euro 100 cl 18,00 euro
0,50 cl 11,50 euro 100 cl 18,50euro
Johnnie Walker red label whisky
100 cl 20,60 euro
100 cl 18,50 euro
100 cl 21,50 euro
100 cl 19,50 euro
75 cl 35,50 euro
75 cl 50 euro
75 cl 45,90 euro
75 cl 39,50 euro 1000 gr 15,50 euro
Profumo uomo Armani Acqua di Giò make-up:
skin care:
spirits:
champagne: Veuve Cliquot brut white m&m's peanut party pack
1000 gr 14,00 euro
1000 gr 16,90 euro
n.d.
Toblerone Crushed corn
400 gr 8,50 euro
400 gr 7,00 euro
n.d.
400 gr 7,70 euro
Baci Cube
380 gr 16,50 euro
380 gr 15,50 euro
n.d.
380 gr 10,90 euro
140,00 euro
134,00 euro
159,00 euro
145,00 euro
sun glasses: Ray Ban original wayfarer unisex Legenda: in blu i prezzi più bassi, in rosso quelli più alti relativi al medesimo prodotto.
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food:
r&f
Dossier aeroporti
Venezia Marco Polo parola d’ordine: crescere Il masterplan al 2021 prevede importanti lavori di ampliamento, ma già una prima fase al 2016 migliorerà accesso e viabilità dello scalo. Un progetto ambizioso ma necessario, visto il crescente numero di passeggeri in arrivo e in partenza dalla città lagunare
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ire che Venezia suscita stupore in chi la visita è un eufemismo. Venezia rappresenta, per chi la attraversa in vaporetto per la prima volta, un luogo che va oltre l'immaginazione. Una città costruita sul mare, immobile, silenziosa, ma allo stesso tempo in continua evoluzione e con uno spirito libertino da baruffa chiozzotta. È una città sospesa nel tempo, la cui laguna ti accoglie quando arrivi, e ti accompagna fino all'ultimo quando parti, persino se la partenza avviene dall'aeroporto. Sì, perché all'Aeroporto Intercontinentale Marco Polo Tessera di Venezia si può arrivare sia via terra sia con il vaporetto o con i taxi boat che conducono fino alla darsena adiacente all'aerostazione, da cui dista circa 400 metri. Ed è proprio da questa darsena, da cui arrivano e partono turisti provenienti da tutto
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il mondo, che inizia il Dossier aeroporti di questo numero di r&f. Tapis roulant vista Laguna Sulla banchina, infatti, «è stata recentemente posata dal presidente Save, Enrico Marchi, la prima pietra del nuovo progetto di espansione e ristrutturazione dell'aeroporto che prevede, entro fine 2016, due importanti step – ha raccontato Andrea Geretto, direttore commerciale e marketing non aviation di Save – Il primo, consiste appunto nella realizzazione del moving walkway: un percorso pedonale sopraelevato che parte dall'innesto con il primo piano dell’aerostazione e funge da collegamento con la darsena. Si sviluppa per una lunghezza di circa 365 metri, di cui 310 metri su tappeti mobili, ed è costituito da una galleria chiusa e climatizzata». Ed è proprio l'ingresso,
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2 1) la planimetria attuale del Marco Polo 2) il progetto
ossia la parte in landside a costituire il secondo step della prima fase. Ma procediamo con ordine. L'area degli approdi alla darsena sarà coperta, così come il tapis roulant, il quale impiegherà dai 3 ai 4 minuti per arrivare all'ingresso dell'aeroporto, passando però accanto al parcheggio coperto che sarà ad esso collegato da 3 ponti sopraelevati. Il risultato finale, oltre a essere utile per i quasi due milioni di viaggiatori che scelgono ogni anno di accedere all'aeroporto via mare, sarà anche di forte impatto scenico in quanto avrà un affaccio sulla darsena, mentre il tunnel da un lato sarà vetrato, concedendo la visuale sulla pineta, e sull'altro, pannelli elettronici fungeranno da advertising piuttosto che da info screen utili per chi arriva e per chi parte. «L'ampliamento della parte landside era diventata ormai una priorità – conferma Geretto – Il Marco Polo era stato originariamente concepito per sostenere fino a 6,5 milioni di passeggeri ma, dati alla mano, nel 2014 sono stati circa 8,4 milioni. Se si aggiunge che, tra giugno e settembre registriamo anche picchi di 40mila
passeggeri al giorno, ben si intuisce la necessità di avere spazi adeguati». Ed effettivamente, la parte di landside è decisamente contenuta. Ci sono tre attività di ristoro, una al piano terra (un Rustichelli Mangione, in una posizione un po' defilata); e due al primo piano: L'Orto, una pizzeria, self service, caffetteria con una proposta di qualità e un centinaio di posti a sedere; e Culto caffè cioccolato, un corner bar che propone anche una linea di panini gourmet. L'ampliamento della parte landside, di fatto, consiste nell'unione di due blocchi che costituiscono l'attuale ingresso del primo piano e l'arrivo delle vetture. Attualmente queste due strutture sono unite da un ponte e separate da un ampio cavedio. Questo per quanto riguarda la prima fase, che dovrebbe terminare nel 2016. Il masterplan nella sua completezza arriva al 2021 con il progetto che prevede due corpi di ampliamento: a nord e a sud del terminal attuale, che rimarrà così il fulcro dell’intero complesso conservando l'immagine architettonica ormai consolidata. L'ampliamento a nord sarà destinato alla
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Dossier aeroporti nuova area per i varchi di sicurezza e ai passeggeri Schengen; quello a sud sarà, invece, per i passeggeri extra-Schengen. Il progetto preliminare prevede una crescita di circa 95mila mq e pertanto una superficie complessiva di circa 160mila metri quadri. Mentre l'ampliamento dell'area airside è stimato in 11mila metri quadri. Saranno potenziate le strutture di volo, l'area Cargo e verrà costruita una centrale di trigenerazione. Con lo sviluppo di quanto previsto nel Masterplan aumenterà al massimo la connettività, sia veicolare sia pedonale, e verranno ridotte al minimo le distanze da percorrere a piedi. Nel fare ciò è stata prestata molta attenzione nell’utilizzare materiali, sistemi costruttivi e di impiantistica utili a ottenere la migliore sostenibilità energetica e ambientale dell’edificio; e offrire una passenger experience di qualità e un’ampia offerta di servizi per il passeggero (ad esempio sale vip, spazi relax, aree verdi, aree gioco bimbi, ecc.) con spazi confortevoli e intrattenimento culturale oltre che commerciale. Aeroporto ecosostenibile? E proprio la sostenibilità è uno degli aspetti più considerati dal programma di ampliamento. «L'aeroporto è nel programma europeo Airport Carbon Accreditation, l’unico programma ufficiale di certificazione aeroportuale nell’ambito della gestione del carbonio, che stabilisce e certifica le attività per gestire, ridurre e infine neutralizzare le emissioni di carbonio. – spiega Geretto – Per richiedere la certificazione ad uno dei 4 livelli del programma, gli aeroporti devono passare al vaglio di un esaminatore indipendente in conformità con l’ISO 14064-3. Il programma – fortemente sostenuto dal presidente Marchi – valuta e riconosce gli sforzi degli aeroporti per gestire e ridurre le emissioni di carbonio in quattro livelli: mappatura, riduzione, ottimizzazione e neutralità». L’Aeroporto Marco Polo di Venezia è attualmente certificato al livello 2, ma ha l’obiettivo entro il 2017 di ottenere il livello 3+ NEUTRALITY, il massimo previsto dal programma, che prevede, appunto, la compensazione delle emissioni. Ciò accade
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quando le emissioni di biossido di carbonio nette per un anno intero sono nulle (cioè l'aeroporto assorbe la stessa quantità di anidride carbonica di quanta ne produce). L'assetto commerciale non aviation Innanzitutto, contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare, l'aeroporto Marco Polo di Venezia non è solo traffico leisure; il turismo rappresenta circa il 60% del totale. C'è una notevole componente legata al business, essendo comunque inserito sull'asse del corridoio V (Lisbona-Kiev) e vicino al corridoio I (PalermoBerlino), oltre a essere Capoluogo di una Regione fortemente industrializzata e con una notevole impronta export. Tuttavia è anche importante considerare che, essendo uno scalo intercontinentale, accoglie turisti provenienti da tutto il mondo, compresi i Paesi altospendenti. Il gestore, quindi, ha puntato sulle eccellenze sia nazionali sia del territorio. E parlando di gestore, il food & beverage e il retail (per due terzi, il rimanente è in gestione diretta come ad esempio Stefanel e Versace),
al Marco Polo sono gestiti da Airest (società controllata al 50% da Save e per l'altro 50%, da aprile dello scorso anno, dalla francese Lagardère). Le attività sono in tutto cinquanta: 14 dedicate al food & beverage e 36 al retail (fino a pochi anni fa in mano al gestore McArturGlen). Come precedentemente indicato, in landside ci sono solamente
alcune attività di ristorazione e un negozio Hub (brand Airest dedicato alla vendita di libri, quotidiani, tabacchi e oggettistica varia, presente in più punti nell'aeroporto). Interessante, in quest'area dello scalo, è al piano superiore una sala business modulare con ampie vetrate che affacciano sul salone centrale, che può essere anche affittata per meeting di lavoro. Superati i controlli, si entra nella parte viva dell'aeroporto dove, nonostante le dimensioni contenute, si respira effettivamente aria di internazionalità, ma anche di calda acco-
glienza, grazie soprattutto alla pavimentazione realizzata in parquet. Inoltre, l'architettura degli spazi del primo piano airside è particolarmente originale in quanto, a parte le attività che occupano il perimetro, le altre sono posizionate in cinque “isole” (due grandi e tre più piccole) dislocate sull'area. Facendo il giro in senso orario si incontrano subito un negozio Stefanel e uno Swatch, che occupano due terzi di una piccola isola (il terzo terzo, attualmente porta un'insegna: opening soon). Proseguendo nel giro, si incontra un negozio dall'ampia metratura che ospita Desigual e Coc-
cinelle, seguito da due brand di abbigliamento uomo: Henry Cotton's e Boggi, che è posizionato all'inizio di una galleria dove di seguito ci sono Vogart De Rigo (ottica), l'intimo donna La Perla e calze Gallo. L'altra sponda della galleria è costituita da una delle due isole più grandi attorno a cui girano i negozi Versace, una parafarmacia, Diesel, Collezioni Fashion Outlet, Liu Jo, Brooks Brothers, Ferragamo e Burberry. Di fronte a Diesel c'è Pal Zileri (moda uomo) e accanto Pit Store (accessori legati al mondo delle corse). All'inizio del lato lungo, che si affaccia sulle piste, trova posto uno spazio espositivo di Fedon (pelletteria), con vicino un piccolo bar Culto. Proseguendo, un'altra isola ospita Polo Ralph Lauren da un lato e Bulgari dall'altro. E ancora un altro bar Culto. Il marchio di gioielli Antica Murrina occupa attualmente un piccolo temporary di fronte a un negozio di oggettistica tipica veneziana: World of Venice, con accanto Pinko, entrambi posizionati prima dell'accesso ai voli extra Schengen. Nella terza isoletta, una parte è occupata da Hour Passion Swatch Group, mentre l'altro lato si affaccia sull'ampio duty free che si incontra superati i controlli di sicurezza girando in senso antiorario. La grande isola centrale ospita il DeCanto wine bar, un ristorante bar con servizio al tavolo, un'offerta varia e materie prime di qualità; e Bottega
dei sapori, una sorta di negozio di gastronomia dedicata al fine food locale e nazionale. In zona extra Schengen c'è un altro duty free (più piccolo) e un bar Culto. Salendo le scale mobili che portano alla galleria del secondo piano ci si imbatte in Cocktail dream, un piccolo locale che serve aperitivi, e accanto subito uno store Tms di accessori per la telefonia. Voltando a sinistra si imbocca un corridoio da cui si accede alla sala vip Marco Polo Club, gestita da Save e di cui è appena stato ultimato l'ampliamento. La grande terrazza che affaccia sull'aeroporto con vista sulla laguna sarà coperta e allestita sempre per gli ospiti del Club. Tornando indietro verso la galleria c'è il punto di ristoro Bricco bar ristorante self service, due negozi Hub, un Bestbuy fashion store (che vende dai libri ai peluches per bambini, fino alle borse e alle maschere veneziane), una smoking room per chi non vuole rinunciare a una sigaretta, un negozio Camicissima e infine un pub Pilsner Urquell. La cosa divertente, è che i passeggeri, con ancora vivo lo stupore di aver visitato una città costruita sull'acqua, unica al mondo, rimangono nuovamente a bocca aperta quando all'interno (e non all'esterno) dell'area airside vedono appeso un aereo perfettamente funzionante (ci confida Geretto). Lo Spad XIII del maggiore Francesco Baracca, pilota eroe della Grande guerra, prestato dal museo del Piave per la commemorazione del centenario del conflitto mondiale.
Conclusioni Insomma, l'aeroporto Marco Polo di Venezia pare funzionare a dovere. I brand sono in linea con la tipologia di passeggeri, il personale è disponibile e preparato, il bilancio commerciale non aviation è in crescita rispetto all’anno precedente (anche se il dato esatto non ci viene fornito), e il masterplan al 2021, così come descritto, non può che migliorare una situazione di fatto positiva. Sorge spontanea la domanda sui cambiamenti che potrebbero derivare dal DDL sulla Concorrenza e liberalizzazione delle attività non aviation. «Ben venga sicuramente una regolamentazione del nostro settore, se questa porta benefici ai passeggeri, agli operatori e al gestore aeroportuale – conclude Geretto – Tuttavia, a una prima lettura della bozza presentata, appare evidente come alcuni temi rilevanti non siano stati considerati; penso ad esempio alla procedura di scelta di brand del lusso o delle eccellenze del made Italy, per non parlare di opportunità tattiche che si posso sfruttare attraverso i temporary shop, o ancora la selezione di partner strategici come gli operatori delle aree di travel retail. Insomma, è evidente che, se da una parte la regolamentazione rappresenta il naturale proseguo di un processo già partito in sede europea, dall’altra, le regole non devono rappresentare delle rigidità che - in un’ultima analisi - vanno a discapito del consumatore». Stefano Masin
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r&f Dossier aeroporti international
Stansted
low cost extra lusso Un piccolo e dimenticato aeroporto delle midlands inglesi, la classica brughiera britannica, nebbiosa, piatta e un po’ grigia. È diventato un hub internazionale. Tra i più moderni d'Europa. Il caso di Stansted, aeroporto a circa 50 chilometri a nord di Londra, nella contea dell'Essex…
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…Merito di Ryanair se questo scalo dimenticato, costruito in piena campagna dell'Essex dagli americani per effettuare i rifornimenti durante la Seconda Guerra Mondiale, oggi è il terzo aeroporto di Londra, con 17 milioni di passeggeri all'anno (23 nell'anno record 2006). La compagnia irlandese ne ha fatto il suo hub per i voli da tutta Europa.Per essere l’aeroporto di una low cost Stansted fa rabbrividire, al confronto, Orio al Serio, ma anche addirittura Malpensa: è paragonabile a un intercontinentale per servizi, efficienza, organizzazione. E anche grandeur architettonica (quella merito dell'archistar Norman Foster che ha disegnato l'ala nuova nel 1991).
Andata All’atterraggio, rigorosamente senza finger perché così si viaggia con Ryanair (che risparmia non pagando l'attacco diretto in aerostazione) la scaletta ti lascia proprio davanti all’ingresso, a pochi passi a piedi. Prima nota positiva: gli arrivi sono separati dalle partenze, da una parete di vetro trasparente che crea due corridoi paralleli. Un modo intelligente di separare chi si sta imbarcando da chi scende, evitando confusione e le folle che si vedono solitamente ai gate italiani dove si entra ed esce dallo stesso ingresso. Arriviamo al Controllo Passaporti, che in Inghilterra è davvero una rogna per pignoleria e lungaggini: a Stansted è un'immensa sala da cui traspare la
struttura a scatolone di cemento del building originario. Ma ecco la novità inaspettata: accanto ai varchi tradizionali, col poliziotto, c'è una sezione ePassport. Basta avere passaporto Ue, di quelli nuovi col chip, e si possono sbrigare le formalità doganali da soli, a una postazione elettronica che legge i documenti. Tutto gratis. Procedura elettronica totalmente fai da te. In pochi secondi si è in Inghilterra. Una rivoluzione per le file chilometriche che si formano abitualmente a Stansted, uno dei difetti storici dello scalo: l’enormità di passeggeri portava ad attese lunghissime al controllo passaporti. Così si salta la fila, che di solito arriva tranquillamente a un'ora. I segnali che avvisano di questa innovazione sono, però, solo in inglese: molta gente non li capisce e si fa ugualmente la fila. Studiare le lingue a qualcosa serve, nella vita. Ci avviamo verso l'uscita. L'Aeroporto non è più nuovissimo (la ristrutturazione di Foster risale ormai al 1991): c'è comunque molta luce, ampie vetrate, il tutto è complessivamente ben tenuto. Domina il bianco e il design è essenziale, quasi spoglio. Piccolo neo: i bagni all'uscita sono un po' scomodi da trovare, ma
Ma attenzione al prezzo: il biglietto a prezzo pieno, se fatto direttamente in stazione, è carissimo. Parliamo di 21 euro a tratta (un’andata e ritorno, in seconda classe, costa quanto tutto il viaggio in aereo con Ryanair). C'è però un piccolo "trucco": se il biglietto viene acquistato almeno 1 mese prima on line il costo, in economy, è 8 sterline (11 sterline la prima). Il treno impiega metà del tempo del bus, ma al doppio del costo. Questo è il vero libero mercato: ognuno può scegliere se risparmiare o soldi o tempo.
in compenso puliti. Stansted, a differenza del suo corrispettivo italiano, è collegata ottimamente a Londra. Una stazione intermodale (bus+treni) sotterranea è situata direttamente sotto l’aeroporto. Si raggiunge in non più di un minuto, con delle scale mobili e indicazioni chiare e precise. Impossibile perdersi o sbagliarsi. Al piano ammezzato ci sono i bus: si esce all'aperto. Per prima cosa salta all'occhio la varietà del servizio: ci sono quattro diverse compagnie di bus, che garantiscono quattro partenze all'ora a orari diversi. Prezzo fisso: 8 sterline. Il modo più economico per raggiungere il centro di Londra. Quella dei bus è di fatto una stazione dentro l'aeroporto. È super organizzata: ci sono due sale di attesa. Una è al chiuso, e una all'aperto. C'è un piccolo angolo ristorazione: un bar-edicola con servizio al bancone e anche mac-
chinette automatiche. Siamo lontano mille miglia dalla confusione e dalla disorganizzazione di Malpensa, tanto per continuare con l’esempio di Milano, dove i bus sono parcheggiati alla rinfusa, senza servizi e segnaletica raffazzonata: qui ogni bus ha il suo “gate”, e ognuno è numerato, e ogni "gate" ha la sua piazzola riservata e dedicata. Impossibile fare confusione. Fino a Londra centro il viaggio è di un'ora (traffico permettendo). Scendendo ancora dall'ammezzato, invece, si arriva alla stazione ferroviaria sotterranea. I treni sono diretti (lo Stansted express, in alcuni casi c’è una fermata intermedia a Tottenham Hale) e impiegano 35 minuti. Soprattutto ne parte uno ogni 15 minuti (qualcuno ha detto Cadorna Express?). Si può scegliere tra first (con wifi, drink, giornali), economy premium ed economy. Tutte le classi hanno il wifi.
E ritorno Al momento di lasciare il Paese che ha inventato il football, riscontriamo la stessa impressione di efficienza avuta all'atterraggio. I check-in sono veloci: il varco elettronico è automatico con la scannerizzazione fai da te della carta d'imbarco. L’Area security è forse quella più impressionante per organizzazione e smistamento: rispetto all’Italia c’è molto più rigore e minuziosità nei controlli. Ogni liquido sotto i 100 ml deve essere messo a parte in un sacchetto trasparente. C'è un'area dedicata per preparare il bagaglio a mano, dove alcune macchinette vendono sacchetti di plastica per liquidi. C’è lo smaltimento differenziato per tutti i rifiuti: cestini per riciclare praticamente tutto, dalle forbici, alle bottiglie, ai fiammiferi, ecc. Tutto quello che nel bagaglio a mano non è ammesso. Unico neo: pochissime poltrone e posti a sedere. Ci siamo mangiati il nostro panino take-away Pret-A-Manger seduti per terra. I 13 milioni di passeggeri annui sono smistati da ben 20 varchi. Ci sono ad-
detti che organizzano file. Altri aiutano a mettere cose nelle vasche, grandi e capienti. Tutto è automatizzato. E soprattutto veloce. Si arriva finalmente nella zona dei gate: la parte commerciale di Stansted è forse la più debole. È ancora rimasta, come layout e offerta, ai tempi del vecchio aeroporto: una grande sala quadrata altissima. Francamente brutta, grigia e tristanzuola. Che non invoglia allo shopping, peraltro limitato a una mera food court. Centinaia di poltroncine per sedersi (ed è un banale martedì). Decine di bar e catene (Starbucks, Burger king, Caffè Nero, Costa, Subway). Ma le cose stanno cambiando. E per merito degli italiani. È stata da poco rinnovata una parte, chiamata la serpentine, un corridoio con curve pieno di duty free e negozi. A gestire quest'area è Wdf, la società dei Benetton. Oltre ai classici prodotti da duty free (alcolici, tabacco, dolciumi e profumi), sono stati aperti negozi con i principali brand inglesi di richiamo e famosi: dai giocattoli di Hamley's, ai libri e dischi di WhSmith, l'elettronica di Dixons, i cosmetic di Body Shop, al thè di Fortun&Mason e Whittard. Altri lavori sono in corso per ammodernare la parte retail. Nel frattempo però, un'intelligente misura pro-shopping: l'aeroporto ha autorizzato una shopping bag per persona anche sui voli low cost (che di solito ammettono un solo bagaglio a mano, contando anche i sacchetti degli acquisti, soprattutto la Ryanair). Un modo per incentivare le vendite, altrimenti ridotte all'osso per via delle restrizioni di peso e bagagli. Simone Filippetti
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r&f star trek libri
Destinazione
Mondadori N
ei periodi di crisi, il settore della cultura è purtroppo e ovviamente uno di quelli che mostra maggior sofferenza. E se in Italia la congiuntura è rimasta debole con un PIL negativo nel 2014, quest'anno a fronte di una prevista ripresa (anche se molto tenue) ben sotto l’1%, si possono immaginare le difficoltà del comparto. Insomma, il trend è negativo da qualche anno: nel 2013 il PIL segnava un -1,9%, mentre i consumi delle famiglie si attestavano su un pesante -2,9%, ai minimi dal 1990. Senza contare che anche l’anno precedente non aveva visto indicatori macroeconomici positivi. A settembre del 2014 il mercato di riferimento per l’editoria risultava nei primi nove mesi dell’anno in flessione del 4,3% a valore (dati Nielsen): l'Italia è un paese che notoriamente legge poco e in cui l'ecommerce non ha ancora preso del tutto piede. La crescita del mercato degli ebook infatti non va a compensare la contrazione del mercato dei libri ‘tradizionale’, che aveva visto un calo a valore del 6,2% nel 2013 e addirittura del 13,8% con il 2012.
600 negozi in Italia: leader del settore In un contesto come questo, non certo incoraggiante, fanno ovviamente fatica i player del settore, dai più piccoli ai più grossi, come Mondadori, che da qualche tempo soffre di una seria crisi di fatturato e risultati. Il 2013 è stato chiuso con perdite consolidate per 185,4 milioni di euro (+11,6% rispetto alle perdite dell’anno prima), con una contrazione dei ricavi per il Gruppo del 9,9%: più o meno lo stesso delta negativo sui 12 mesi precedenti del volume d’affari per il settore libri, mentre i ricavi sul mercato nazionale segnavano un secco -11,1 per cento. Numeri importanti se si considera che il Gruppo Mondadori rappresenta quasi un terzo delle quote del mercato nazionale con il suo 27% nel 2013 (-0,7% sul 2012), con i principali competitor staccati di diverse lunghezze: RCS a 11,7%, GeMs al 9,5%, Giunti al 6,3% e Feltrinelli al 5% (in leggera crescita però sul 2012). I primi nove mesi dell’anno scorso, pur mostrando segnali di ripresa, non sono stati certamente positivi: i ricavi consolidati si at-
Mario Resca e Mario Maiocchi testano a un netto -7,7% (a perimetro omogeneo -4,8%), pur con qualche miglioramento sul MOL in crescita, con una riduzione importante delle perdite, ferme a settembre a 7,5 milioni, rispetto al -32,3% dello stesso periodo dell’anno precedente, e con un trend positivo anche della posizione finanziaria netta, con un recupero di quasi 50 milioni sullo stesso periodo del 2013. In tale contesto di Gruppo si sta muovendo in questi anni l’area Retail
MONDADORI RETAIL in pillole Società Data di nascita Proprietà Sede Management Business Insegne Network
Mondadori Direct spa, società del Gruppo Mondadori a cui fa riferimento l'Area Retail Inizio del franchising 2008 Gruppo Mondadori Segrate (MI) Mario Resca, Presidente, e Mario Maiocchi, Amministratore delegato Network di negozi a brand Mondadori sia in franchising sia a gestione diretta Mondadori Megastore, Mondadori Bookstore e Mondadori Point a seconda della dimensione e dell'assortimento 600 in tutta Italia Fonte aziendale
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Mondadori, che fa capo a Mondadori Direct Spa, controllata al 100% dal Gruppo, con il suo imponente network di negozi di varie dimensioni e tipologia, sia diretti che in franchising (circa 20 milioni di clienti l'anno). Il panorama complessivo non è neanche qui incoraggiante: se nel 2013 il mercato del libro è calato del 6,2%, le catene hanno perso il 4,1%, la GDO l’8,8% e le librerie indipendenti il 9,6 per cento. In questa situazione, tra crisi dell'editoria, perdite del Gruppo e contrazione della distribuzione è difficile che il retail di Mondadori se la passi meglio. E allora è stato chiamato il ferrarese Mario Resca, in passato ai vertici della McDonald’s Italia e fino al 2012 direttore generale del Ministero dei Beni Culturali, per fare da super-consulente, nonché presidente di Mondadori Direct. A lui si è affidato il gruppo di Marina Berlusconi nell’avviare una profonda riorganizzazione della sua area retail e nella
stanza dei bottoni lo affianca Mario Maiocchi (ex ad di Unieuro e managing director South Europe del Gruppo Dixons), come amministratore delegato. Per ora la coppia di manager sta lavorando su una rete di circa 600 punti vendita (586 a fine settembre 2014), il più esteso network di librerie sul territorio nazionale, anche se nei piani della società di Segrate si arriverà in tre anni a un migliaio: tutti sottoposti dall'anno scorso a un’operazione di rebranding che ne ha aggiornato i format. A luglio del 2014 da Multicenter, Librerie, Edicolè e Club si è passati a Mondadori Megastore per i negozi più ampi e caratterizzati da una maggiore offerta, Mondadori Bookstore per
le librerie e Mondadori Point per i punti vendita presenti anche nelle piccole realtà territoriali con un'offerta di prodotti edicola e di cartoleria. Quattro sono i canali di vendita: il franchising (partito verso la fine degli anni '90) con quasi la metà del fatturato complessivo, il canale diretto (circa un decimo dei punti vendita) con poco più di un terzo, con il club e il web in coda.
zionale con il Centro e il Nord Italia che rappresentano quasi i due terzi dei punti vendita complessivi, lasciando al Sud e le Isole il restante. Poi Mondadori store gioca in casa ovviamente in Lombardia, la regione con più insegne del Gruppo, ma anche in Emilia Romagna ha un buon 10% delle insegne complessive. Poi vengono Piemonte, Lazio, Toscana e Sicilia, dove comunque la società di Marina Berlusconi è ben rappresentata. Negli ultimi mesi dell'anno scorso il management di Segrate preannunciava che le aperture nel 2014 sarebbero state 42, di cui 2 dirette e 40 in franchising, a testimoniare quanto la società capitanata dal ticket RescaMaiocchi sia impegnata sul rilancio della rete, che potrebbe essere un'occasione interessante anche per le circa 3mila librerie indipendenti presenti in Italia alle prese con la crisi. Non sappiamo con precisione, però, quante siano state le dismissioni. Mondadori Direct infatti non ha rilasciato questa informazione, così come non ha fornito dati circa le situazioni societarie e di network. Su tal punto in particolare un chiarimento sarebbe stato utile, visto che nel 2013, a fronte di una
quarantina di chiusure al netto di accorpamenti di Edicolè con Librerie, solo 20 erano state le inaugurazioni. Sul piatto quindi, a leggere i resoconti di gestione del gruppo milanese disponibili online, nel retail continua la strategia tesa a contrastare il trend negativo del mercato: riduzione dei costi operativi, revisione del network e del format per lo sviluppo di un nuovo concept di libreria. Anche perché a fine settembre dell'anno scorso l'Area Retail segnava un -5,5% nei ricavi sullo stesso periodo dell'anno precedente (la contrazione del mercato di riferimento è stata del 4,3% a valore), mentre il MOL, pur negativo, era in crescita di più del 13 per cento. Se poi andiamo a vedere la composizione dei ricavi per tipologie di prodotto scopriamo che il classico va sempre di moda: il libro cartaceo rappresenta il 75% del totale (+2% sul 2013) con una crescita della quota di
Rebranding e nuovo format per uscire dalla palude La distribuzione geografica copre capillarmente il territorio na-
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star trek libri con il food, non solo per affiancare il mondo del libro, ma rendendolo tutt'uno con l'ambiente, rafforzando il binomio cibo e cultura che sta spopolando in questi tempi. E oltre a questo, i negozi Mondadori saranno dotati di strumenti fisici e digitali per comunicare e far comunicare i clienti, gli amanti della lettura, della musica, del cinema e del cibo, ovviamente. Il tutto a fianco allo sviluppo del sito Mondadoristore.it e dell'e-commerce per rispondere alle moderne esigenze di acquisto e intercettare nuova clientela in un sistema il più possibile integrato. Il guanto della sfida è lanciato
mercato dal 13,4% al 14,7% e una performance di 9,1 punti percentuali sul trend, con un +4,4% nelle vendite al dettaglio di libri a fronte del calo del mercato del 4,7 per cento. Invece va male il comparto dell'elettronica (peggio rispetto all'andamento del settore), al contrario del +4% delle vendite online. Infatti, in un’intervista rilasciata alla stampa sul finire dell'anno scorso Maiocchi sottolineava come il core business fosse ancora il libro tradizionale, che copriva più del 90% del giro d'affari dei bookstore in franchising,
mentre si attestava appena sopra il 50% nei punti vendita diretti, dove l'assortimento è più variegato. Ma la vera sfida per gettare le basi di un’imponente crescita, in base ai progetti della società, vede la rivisitazione del concetto stesso di libreria, iniziata nel 2013, trasformando i negozi di libri in ambienti in cui darsi appuntamento usufruendo di una shopping
MONDADORI RETAIL: RICAVI
Fonte aziendale
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experience gradevole e integrata. In questo senso i negozi diretti (bookstore e megastore) fungono da progetti pilota con un maggiore assortimento merceologico, con a fianco ai libri, tecnologia, cartoleria, giochi, gift box ed edicola per testare questo format e passarlo al canale franchising, più concentrato sul libro. Anche perché la diversificazione e l'assortimento di fatto potrebbero permettere di intercettare nuovi clienti, trovando così nuovi spazi di crescita in settori collegati al tempo libero e all'entertainment: i prodotti no book nei franchisee sono meno del 9%, ma per i manager di Segrate ci sarebbero margini di crescita fino al 26 per cento. E su questo punto nello studio del 'bookstore del futuro' va sottolineato il progetto di integrazione
E come riuscirà a uscire dalla crisi congiunturale di settore il più grosso network di librerie d'Italia, è una bella scommessa. Già, perché il progetto è molto interessante, il Gruppo è leader in Italia e le spalle sono ben coperte. Bisognerà capire se il nuovo format (con la parte food) porterà i risultati sperati non solo nei megastore e come risponderà la maggior parte della rete caratterizzata da realtà medio piccole. Intanto non aiuta il mercato in contrazione, e il giro d'affari per l'area retail che segue a ruota, almeno da quanto ci raccontano i recenti bilanci. A vedere il bicchiere mezzo pieno c’è il fatto che il brand Mondadori store possa essere 'appetitoso' per le librerie indipendenti, e che per sopravvivere queste decidano di affiliarsi. L'obiettivo delle mille insegne Mondadori in tre anni è comunque molto ottimista, anche perché il Gruppo milanese deve invertire la rotta dei recenti passivi in bilancio, ma ovviamente deve essere attrattivo anche con prospettive di ricavi per i nuovi franchisee, che possono vedere nel brand lombardo un’opportunità per uscire dalla crisi. David Montorsi
r&f Premium brand format
Fedon vola negli aeroporti N
ato nel 1919 a Vallesella di Cadore, il marchio Fedon si propone dal 2000 con una linea completa di prodotti di pelletteria. Mentre la distribuzione complessiva coinvolge oltre 700 punti vendita nel mondo, dal 2012 il Gruppo ha avviato un programma di aperture di negozi monomarca, inaugurandone 10 diretti di cui 8 in Italia, e di numerosi shop in shop. E il travel retail aeroportuale sembra essere la destinazione preferita, come dimo-
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strano gli store a Fiumicino, Malpensa e al Marco Polo di Venezia. Ma non mancano sviluppi paralleli negli outlet e nei centri commerciali, su tutti lo shop all’interno de Il Leone di Lonato (BS). Del format e del progetto retail di Fedon abbiamo quindi parlato con Maurizio Schiavo (in foto), direttore generale del Gruppo. Quali sono le caratteristiche più importanti del vostro format di punto vendita (metratura, assortimento, esposizione dei pro dotti, ecc)? Il nostro format è stato messo a punto nel 2013 ed è già stato replicato in tutti i nostri negozi diretti. Si tratta di un sistema espositivo modulare che
ben si presta a essere adattato a spazi di geometrie e metrature diverse. Il materiale prevalente è il legno, di color chiaro, che si combina con un sofisticato sistema di illuminazione a Led. In generale, privilegiamo metrature piccole o medie, ideali per rappresentare l’offerta di prodotto in uno spazio ridotto, capace di attirare lo sguardo del consumatore contemporaneamente su diversi articoli. Una particolare attenzione è riservata all’esposizione delle referenze per fascia cromatica. Abbiamo molti articoli colorati che, sapientemente alternati e mescolati tra loro, attraggono l’attenzione e stimolano la curiosità. In particolare, tutti i punti vendita sono dotati di una parete a piccoli scaffali nella quale sono riposti prodotti quali astucci per occhiali, porta iPhone o porta iPad realizzati in tante varianti di colore: un solo sguardo e
negli occhi del consumatore si crea una magia tra effetti cromatici e funzione d’uso. Completano il format i video wall o, in alternativa, grafiche di grandi dimensioni e di sicuro effetto sul consumatore. Declinate il format in base al canale (centri commerciali, outlet, aeroporti, stazioni ferroviarie, high street)? Cerchiamo, e finora siamo riusciti nell’intento, di replicare il nostro format in tutti i punti vendita a prescindere dal canale. Naturalmente, la geometria dello spazio ci impone talvolta delle varianti ad hoc ma, in generale, ritroviamo ovunque alcuni tratti distintivi. Questa
strategia ci consente di essere immediatamente riconoscibili e aumenta di fatto la nostra visibilità. Cambia il vostro format se la gestione del negozio è diretta o affidata a partner? Occorre premettere che non abbiamo al momento punti vendita in franchising. Abbiamo però stabilito un certo numero di contratti di partnership con operatori commerciali all’interno di aeroporti, centri commerciali e negozi multimarca. A fondamento della partnership, c’è l’utilizzo del nostro format, ovvero di arredi forniti da Fedon e tagliati su misura per gli spazi riservati dal partner. Ciò ci consente di mantenere l’immagine
Il brand in pillole Anno di nascita del brand Proprietà Core business Headquarter Giro d’affari Paesi di sviluppo Canali di sviluppo Numero di punti vendita in Italia e complessivo Numero di punti vendita diretti in Italia e complessivo Numero di corner nei negozi multimarca in Italia e complessivo Numero di aperture nel 2014
1919 Giorgio Fedon & Figli Spa Astucci per occhiali e pelletteria Pieve d’Alpago (Belluno) 62,6 milioni di euro (2014) Italia, Cina, USA, Russia, Germania, UK Centri commerciali, aeroporti, high street 200 punti vendita in Italia e circa 490 tra Europa, Middle East, USA e Asia. Circa 700 complessivo 8 in Italia, 10 complessivi 14 in Italia, 22 complessivo 4 punti vendita diretti in Italia, 3 corner o shop in shop. 7 complessivo Fonte aziendale
del brand e di aumentare la nostra visibilità. In cambio, il partner invia giornalmente i dati di sell out consentendoci di rifornire tempestivamente il punto vendita dei prodotti più richiesti. Preferite sviluppare la vostra rete con punti vendita diretti o con partner? Secondo quali logiche vi orientate su gli uni o su gli altri? Il nostro piano di sviluppo prevede nuove aperture sia di punti vendita diretti che di wall unit, corner e shop in shop attraverso contratti di partnership come abbiamo richiamato in precedenza. Il mix tra le due tipologie si può modificare anche in relazione alle occasioni che il mercato ci propone, ma, in generale, privilegiamo i punti vendita diretti e, in particolare, quelli all’interno
degli scali aeroportuali. Quali tecnologie (sistemi di pagamento contactless, illuminazione a Led, videosorveglianza, wi-fi, digital mirror) inserite nei vostri punti vendita? Oltre all’illuminazione a Led, che come si è detto caratterizza il format dei nostri punti vendita, e ai video wall, stiamo lavorando a due progetti importanti. Il primo riguarda i mezzi di pagamento che rappresentano una necessità per il consumatore, soprattutto perché in ambito aeroportuale si mescolano nazionalità diverse, alcune delle quali sono per cultura e tradizione più attente alle nuove tecnologie. Il secondo riguarda il sistema di comunicazione tra la sede centrale e i punti vendita. L’idea è quella di disporre di mezzi idonei a trasmettere informazioni tecniche relative al prodotto e ai criteri espositivi, nonché agli argomenti di vendita a tutti i negozi nello stesso tempo, consentendo un lavoro di visual merchandising più efficace e tempestivo e la formazione remota del personale. Com’è cambiata negli anni la vostra strategia di sviluppo? All’inizio, la distribuzione del prodotto è stata assicurata da reti vendita e da dealer esclusivi. Col passare del tempo ci siamo convinti che solo un controllo diretto della distribuzione ci avrebbe consentito di comprendere a fondo le esigenze del consumatore e di concentrare i nostri sforzi sui prodotti che più degli altri erano capaci di rispondere efficacemente ai suoi bisogni. Per questo abbiamo avviato un progetto di aperture di punti vendita diretti. Ab-
biamo impiegato quasi tre anni a capire che alcune superfici commerciali, quali i grandi mall asiatici e gli spazi aeroportuali, erano più adatti e coerenti con la nostra offerta. Ora abbiamo deciso di muoverci rapidamente in questa direzione. Il nostro piano di sviluppo prevede l’apertura di circa 60 nuovi punti vendita, tra diretti, corner e shop in shop nei prossimi tre/cinque anni. Quali sono le ultime e le prossime aperture? Le ultime due aperture risalgono allo scorso dicembre, rispettivamente presso il centro commerciale Il Leone di Lonato (BS) e a Venezia città, in Calle Larga. La prossima apertura è a maggio 2015, all’Aeroporto di Orio al Serio (BG). Disponete di un canale e-commerce? Con quali riscontri? Come affiancate l’online al più classico brick & mortar? Abbiamo lanciato da pochi mesi un canale e-commerce che sta cominciando a dare i primi riscontri. L’interesse è alto e le vendite sono concentrate su clienti che già conoscono il prodotto per averlo visto e acquistato nei punti vendita. Il nostro prodotto, le sue caratteristiche tecniche, l’uso della pelle, la cura delle cuciture e la qualità dei dettagli possono essere meglio compresi solo attraverso il contatto fisico: per questo l’esperienza d’acquisto è così importante. Lo shopping on line viene dopo questa esperienza, una volta che si è avuto modo di capire a fondo il mondo Fedon. In tal senso, e-commerce e vendita tradizionale si completano e si supportano vicendevolmente. A.P.
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r&f Analisi mercato
Abbigliamento uomo: dalla media alla large
Archiviato un 2014 ancora timido sotto il profilo delle vendite, le aspettative per il 2015 sono più incoraggianti. In generale cresce la necessità di aumentare la superficie dei negozi, mentre la massa critica ancora scarsa delle catene italiane ne limita l’espansione all’estero. Prende quota il canale travel
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una presenza consolidata sul mercato italiano ed è tra i pochi ad avere una significativa presenza nei centri storici. Tra gli emergenti si segnalano Marville, in fase di realizzazione della prima massa critica, e la linea uomo di Liu-Jo che, pur agli esordi nei centri commerciali, sta già dando segnali positivi. Ma per quanto riguarda l’andamento specifico dell’abbigliamento uomo nel canale dei centri commerciali è impossibile
(MI) e Inter IKEA Centre Italia a Brescia, che prevedibilmente aumenterà ancora nei prossimi due anni. Tornando al 2014, i brand più attivi, come risulta dal ranking della nota società di consulenza (vedi tabella in pagina), sono stati quelli riconducibili ad aziende partenopee, su tutti Sonny Bono, Cotton&Silk e Clayton, affianco a marchi internazionali quali Celio, che ha ormai
Stefano Greco
Insegna
P.V.
Cotton & Silk Celio Sonny Bono Clayton Marville Sorbino Camicissima Doppelganger XagonMan Sirmoney OBJ
46 45 43 32 20 20 17 13 12 10 9
Ranking calcolato su n. 143 centri commerciali con presenze uguali/ superiori a 4 milioni/anno
Fonte: WR Consulting
A
nche l’abbigliamento uomo sembra uscire dalla palude, trainato soprattutto dalla fantasia e dalla capacità d’innovazione sia sul prodotto sia sui formati dimostrata dai brand del distretto campano. A “parlare” per primi sono ovviamente i numeri, nel caso specifico quelli elaborati per retail&food dall’osservatorio di WR Consulting: a fronte di un’indagine costruita interagendo con i player del settore uomo e i gestori dei primari shopping centre, la crescita del volume di affari nel 2014 rispetto al 2013 oscilla tra il 2% e il 3 per cento. Un dato abbastanza omogeneo rispetto al trend delle vendite complessive registrate all’interno delle gallerie commerciali, food escluso. Le aspettative per il 2015, invece, sono cautamente ottimistiche soprattutto per quanto riguarda i player primari, che stanno in maniera univoca puntando a un sensibile aumento della superficie espositiva: dai 100-150 mq è arrivata ai 200-250 metri quadrati. Una tendenza, confermata nelle commercializzazioni in corso nelle nuove strutture quali Maximo a Roma, Arese
«NEL MIRINO EMILIA E TOSCANA, CON MIX DI CENTRI CITTÀ E SHOPPING MALL» CLAUDIO BUSILLO, sviluppo retail di Marville Di quanti negozi si compone la rete monomarca di Marville? La nostra rete conta 30 negozi. In termini geografici, come sono distribuiti tali punti vendita nella Penisola? Prevalentemente al Nord, poi nel centro Italia sino al Lazio. Partiamo da Cortina D'Ampezzo e arriviamo a via Croce/piazza di Spagna a Roma. Per il momento ci fermiamo alla Capitale, saltando la Toscana e l’Emilia Romagna. Quali sono i vostri obiettivi di sviluppo retail per il 2015? Il nostro scopo è di raggiungere i 40 punti vendita nel 2015 e i 60 nel 2016. Nel prossimo periodo svilupperemo soprattutto in centro Italia, proprio in Toscana e in Emilia Romagna, mentre per quanto riguarda il Sud aspettiamo. Per questa primavera sono già calendarizzate due aperture in franchising, entrambe all’interno di factory outlet centre: saranno al Palmanova Outlet village e al Fashion District Mantova Outlet Village. Sviluppate maggiormente negozi diretti o in franchising?
Entrambe le tipologie, con prevalenza al franchising. Prediligete aprire all’interno dei centri commerciali o nei centri storici? Anche in questo caso stiamo percorrendo entrambe le strade: nella prossima fase di sviluppo mixeremo aperture in centri città (60%) con aperture in centri commerciali prime (40%). Siete interessati ai luoghi del travel? Abbiamo in corso trattative per l'apertura del primo monomarca Marville all'interno di un aeroporto del nord Italia e in base a come andrà questa esperienza decideremo se sviluppare in maniera più decisa questo canale. Ovviamente sarà un negozio diretto. Per quanto riguarda le stazioni, invece, abbiamo avuto un approccio con Grandi Stazioni e stiamo valutando un progetto: può essere che imposteremo qualcosa tra Roma e Milano. Quali sono le caratteristiche principali del vostro format di punto vendita? Come format abbiamo immaginato l'interno di un’accogliente casa old style e da lì abbiamo sviluppato l'attuale immagine che si riscontra nei punti vendita. La metratura è in media sui 150/160 mq ma cambia in base alle esi-
genze della singola location: a Cortina 90 mq sono sufficienti. Nel 2014 avete riscontrato un trend positivo o negativo sulle vendite? Il trend positivo del 2014 è legato prevalentemente all'apertura di nuovi negozi, 12 per la precisione, e continueremo anche quest'anno a sviluppare la nostra rete vendita, puntando parallelamente a consolidare quella wholesale. Come si distribuiscono le vendite tra monomarca o wholesale? Il rapporto, che si manterrà anche in futuro, è di 50 e 50. Infine, quali sono i vostri progetti sull’estero? Siamo presenti in Spagna, Francia, Portogallo, Russia e, con un corner molto bello, ad Abu Dhabi. Abbiamo in corso uno sviluppo estero anche perché, per tipologia di brand e di prodotto, il marchio è quasi più proiettato oltre i confini: in assoluto il cliente nord europeo è quello più adatto al mondo Marville. Tuttavia l’Italia è ancora il nostro principale mercato: il canale estero e quello online rappresentano insieme circa il 25% del giro d’affari.
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Analisi mercato generalizzare: «il dato saliente è che si è ulteriormente allargata la forbice tra i centri con presenze inferiori e quelli con footfall superiori ai 3 milioni di visitatori annui – spiega Stefano Greco, direttore commerciale di WR Consulting – Sono questi ultimi che hanno decisamente tenuto meglio negli ultimi due anni rispetto ai primi, che continuano invece a registrare vacancy e un preoccupante turnover di operatori nelle gallerie». I marchi sin qui citati hanno programmi di sviluppo molto ambiziosi e tutto lascia prevedere che saranno loro a realizzare le migliori performance nel 2015. Le motivazioni vanno ricercate nella continua evoluzione del prodotto, sempre più rispondente alle esigenze di un consumatore evoluto, nello studio di format e concept di forte impatto e nell’approccio costante-
«OBIETTIVO 100 NEGOZI NEL 2016» UMBERTO MONTESANO, amministratore unico del marchio Cotton&Silk Di quanti negozi si compone la rete monomarca di Cotton&Silk? Al momento conta 77 punti vendita. Da un punto di vista geografico, come sono distribuiti tali punti vendita nella Penisola? Su tutto il territorio, isole comprese. Quali sono i progetti di sviluppo retail per il 2015? L’obiettivo è di aprire circa 10 negozi quest’anno, mentre per il 2016 abbiamo in previsione di arrivare a quota 100. Prediligete aprire all’interno dei centri commerciali o nei centri storici? Abbiamo in calendario alcune prossime aperture in centri commerciali e outlet, mentre rispetto ai centri storici puntiamo a città di primaria importanza come con Milano, Roma, Firenze e altre ancora.
Siete interessati ai luoghi del travel retail? Sì, rientrano nei nostri progetti di espansione. Quali sono le caratteristiche principali del vostro format di punto vendita? Sviluppiamo su metrature che vanno dai 350 ai 450 mq, prestando cura negli allestimenti dalle vetrine agli interni, in modo da dare una visione molto chiara del prodotto. Nel 2014 avete riscontrato un trend positivo o negativo sulle vendite? Il riscontro è positivo, in virtù di un incremento sul fatturato del 50% che ci ha permesso di chiudere l’anno a 60 milioni di euro di giro d’affari. Quali sono, quindi, le aspettative per quest’anno? Un ulteriore incremento del fatturato, con una previsione di arrivare a circa 75/80 milioni.
«PRIORITÀ A ITALIA E SPAGNA CON GESTIONI DIRETTE» SAURO MARIANI, marketing & retail director di Antony Morato Di quanti negozi si compone in Italia e all’estero la rete vendita di Antony Morato? Circa 70 negozi di cui 30 in Italia tra diretti e franchising. A quanto ammonta il giro d’affari complessivo e quanto pesa, in particolare, il mercato Italia? Il giro d'affari complessivo dell'azienda è di oltre 900 milioni, totalizzato per il 70% in Italia e il 30% all’estero. Nel retail, che è una quota piccola ma in crescita del nostro business, ci siamo concentrati molto sull'Italia, in cui aveva una maggiore notorietà di marca, per cui siamo al 50% Italia e 50% estero. Rispetto al mercato nazionale, avete riscontrato un trend positivo o negativo delle vendite nel 2014? Quali le aspettative per quest’anno? Il 2014 nel retail è stato molto positivo, in virtù delle nuove aperture ma anche grazie ai negozi esistenti che sono cresciuti a doppia cifra. Nel 2015 vogliamo consolidare questo trend, fatto di nuove aperture e crescita like for like. Quali sono i progetti di sviluppo retail per il 2015? Il nostro piano prevede aperture su strada nelle città chiave di Italia e Spagna, che servono oltre a consolidare il business anche a rafforzare la notorietà di marca e prodotto, e nei centri commerciali più importanti. Per tutto il 2015 daremo priorità a questi due Paesi perché sono centrali nel nostro business, con l’obiettivo di raggiungere rapidamente una certa massa critica che permetta di ottimizzare tutte le attività di operation correlate. Sviluppate maggiormente negozi diretti o in franchising?
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Stiamo dando priorità allo sviluppo diretto. Un retail giovane richiede investimenti costanti per crescere e migliorare performance, controllo e ottimizzazione nella gestione e nei processi: solo una gestione diretta consente di fare questo lavoro al 100 per cento. Con ciò non chiudiamo al franchising, ne abbiamo sviluppati e ne svilupperemo con partner mirati che sposano completamente la nostra visione. Nei mercati del Est Europa e del Far East, dove esistono condizioni di mercato e culturali diverse, lavoriamo invece con partner locali che ci affiancano portando know how e conoscenze specifiche del territorio: così è stato in Russia, Cina, Corea e, a breve, in Indonesia. Siete interessati al travel retail? Al momento non abbiamo piani legati ai luoghi del travel, pensiamo di dover fare ancora alcuni passi prima di questo. Quali sono le caratteristiche principali del vostro format di punto vendita? Il nuovo format che abbiamo sviluppato e migliorato con l'apertura del negozio in corso Buenos Aires a Milano presenta materiali e visual merchandising molto curati, vendita sempre assistita, grande attenzione al cliente, in un clima generale più easy e con un target price accessibile anche per un cliente medio. Un’esperienza alta ma mai troppo impegnativa, in cui sentirsi a proprio agio dalla vetrina a quando si esce con la busta in mano.
mente attento alle scelte di localizzazione. Guardando ancora al 2015, alcune indicazioni interessanti sono emerse all’87° edizione di Pitti Immagine Uomo: «Il Pitti rimane un contesto riservato principalmente all’universo wholesale nel segmento alto/medioalto del mercato – continua Stefano Greco – I player in questo ambito stanno guardando per lo più all’estero per sfuggire a un’atavica concentrazione del business sul mercato nazionale. Il retail resta, nella stragrande maggioranza dei casi, un “mestiere diverso”, soprattutto in Italia dove la sfida dovrebbe essere
raccolta direttamente dall’azienda, mancando da noi il tramite dei grandi department store, molto prezioso per il processo di internazionalizzazione dei nostri brand. Le poche eccezioni che abbiamo osservato passano spesso attraverso le esperienze positive negli outlet, che hanno permesso di traghettare le aziende nello sviluppo di un vero e proprio canale retail. Segnaliamo in questo senso le esperienze di Jeckerson, Harmont & Blaine e, più recentemente, di Liu-Jo uomo». L’internazionalizzazione continua quindi a essere il vero problema irrisolto nell’esperienza dei player italiani,
«FINO AD OGGI SOLO CENTRI COMMERCIALI, MA IN FUTURO…» DIEGO DEL GIUDICE, owner di Sonny Bono Di quanti negozi si compone la rete monomarca Sonny Bono? Attualmente sono 66, a cui se ne aggiungeranno altri 2 in primavera. Tutti i negozi sono a gestione diretta. Da un punto di vista geografico, come sono distribuiti i punti vendita nella Penisola? La maggiore concentrazione è al nord Italia con 38 punti vendita aperti (40 entro maggio con le due nuove aperture). Soprattutto in Lombardia, poi in Veneto, Toscana, Friuli, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria. I restanti sono distribuiti tra Centro (Marche e Lazio), Sud (Campania, Abruzzo e Puglia) e Isole (Sardegna e Sicilia). Quali sono i progetti di sviluppo retail per il 2015? L’apertura di negozi in punti strategici e lo sviluppo di un nuovo concept su superfici decisamente più grandi di quelle scelte finora. Prediligete aprire all’interno dei centri commerciali o nei centri storici? Fino ad oggi solo centri commerciali. Tuttavia i centri storici delle più grandi metropoli italiane, Milano e Roma su tutte, costituiscono una location unica per uno sviluppo strategico. Valutiamo pertanto, con la dovuta attenzione, le opportunità che potrebbero emergere in questi centri urbani. Siete interessati al travel retail? Non c’è al momento un interesse specifico. Quali sono le caratteristiche principali del vostro format di punto vendita? Cerchiamo sempre di realizzare concept che coniughino modernità, eleganza e praticità commerciale: la modernità, perché rifletta coerentemente l’identità del nostro brand; l’eleganza, perché rifletta la filosofia che ispira le nostre collezioni e il nostro modo di concepire l’abbigliamento maschile; la praticità, perché sia chiaro fin da quando si entra in un nostro negozio che questa nostra modernità e questa nostra eleganza sono alla portata di ogni tasca. Nel 2014 avete riscontrato un trend positivo o negativo delle vendite? Quali le aspettative per quest’anno? Il 2014 è stato un anno di crescita. La perdurante crisi economica ci ha obbligati a rivedere le nostre strategie commerciali. Ciò ha comportato notevoli sacrifici, ma i risultati al momento non ci stanno deludendo. Gli outlook, like for like, per il 2015 sono in linea con quelli del 2014, con qualche margine di crescita più deciso nel terzo e quarto trimestre.
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Analisi mercato «SOPRATTUTTO CENTRI STORICI, MA ANCHE MALL, OUTLET E TRAVEL» Responsabile marketing e comunicazione della Capri srl (marchio Gutteridge) Di quanti negozi si compone la rete monomarca di Gutteridge? Si compone di 31 negozi, diffusi in maniera equa sull’intero territorio nazionale: sono presenti dalla Lombardia e dal Veneto sino alla Sicilia. Quali sono i progetti di sviluppo retail per il 2015? Stiamo per aprire un negozio a Firenze all’inizio di Ponte Vecchio. Mediamente operiamo cinque nuove aperture importanti all’anno, sempre a gestione diretta. Prediligete aprire all’interno dei centri commerciali o nei centri storici? La preferenza è sicuramente per i centri storici, per esempio a Milano siamo in via Dante e in corso Vittorio Emanuele e a Roma in via Del Corso e in via Tuscolana. Poi siamo presenti in diversi outlet, tra cui quelli di McArthurGlen a Marcianise e Serravalle, e in centri commerciali come Nave De Vero e Tiare Shopping. Quali sono i riscontri nel canale del travel retail? Siamo presenti con grande soddisfazione nella stazione di Napoli Centrale e all’aeroporto di Capodichino. Per cui anche
nel canale del travel retail, già nel 2015, è previsto un ulteriore sviluppo. Ovviamente valutiamo volta per volta le soluzioni che ci vengono proposte. Quali sono le caratteristiche principali del vostro format di punto vendita? Cerchiamo di non muoverci sotto i 150-200 metri quadrati. Poi ovvio che in stazione si è condizionati. In generale dove siamo presenti, sia nei centri commerciali sia negli outlet, cerchiamo di prendere posizioni più grandi. Noi abbiamo un ottimo rapporto qualità/prezzo e quindi è logico che poter esporre un maggiore quantitativo di referenze permetta di offrire al cliente un’altrettanto maggiore possibilità di scelta. Inoltre facciamo total look, per cui dovendo esporre anche gli accessori abbiamo bisogno di più spazio. Nel 2014 avete riscontrato un trend positivo o negativo sulle vendite rispetto al 2013? Quali sono le aspettative per quest’anno? Innanzitutto non vediamo differenze sulle vendite tra il canale urbano e quello dei centri commerciali: abbiamo grandi soddisfazioni da entrambi. Tuttavia è ovvio questi due canali intercettino un target differente di clientela e quindi una tipologia di acquisto diversa. Per il 2015 ci aspettiamo un ulteriore incremento.
che ha come fattore critico primario la dimensione media delle catene nostrane. «Si guardi il nostro ranking – puntualizza Greco – i primi tre operatori non raggiungono i 50 punti vendita, pur avendo decenni di esperienza». E anche sul fronte opposto, cioè dei marchi stranieri che potrebbero entrare nella Penisola, si registrano criticità. «La crisi economica e i troppi problemi irrisolti dell’Italia hanno nettamente ridimensionato l’appeal del nostro mercato verso i retailer internazionali, molti dei quali sono alla finestra in attesa di capire se i timidi segnali provenienti dalla congiuntura economica internazionale e dalla politica daranno frutti effettivi nel 2015. I promotori dei centri commerciali italiani li stanno letteralmente corteggiando ma al momento prevale la diffidenza e tutti ci auguriamo che il secondo semestre del 2015 offra i primi segnali di una svolta», chiosa il manager. Andrea Penazzi
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r&f
Dossier shopping mall long life
La nuova vita di
Centro d’Abruzzo Inaugurato nel 2001, il mall di proprietà IGD SiiQ è stato oggetto di restyling e ampliamento tra il 2012 e il 2014. E i risultati si vedono: lo scorso anno le vendite sono cresciute del 55% e il footfall del 10,8%. L’investimento per la nuova area (3mila mq di Gla) è stato di 16 milioni di euro
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nvestire in tempi di crisi su un centro già attivo, ma vetusto, è una sfida che non tutte le proprietà possono o vogliono affrontare, o talvolta è la prontezza di reazione che viene meno. Ma quando la proprietà è radicata sul territorio e oltretutto ha in pancia la gestione – oltre a questo ci devono essere i necessari presupposti commerciali – un rilancio tempestivo dell’intera struttura è la soluzione più praticata, forse l’unica percorribile per evitare un’emorragia delle insegne e quindi il declino dell’intero centro commerciale. L’ampio filone dei restyling e ampliamenti degli shopping centre italiani annovera tra
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le recenti case history un altro mall in forza a IGD SiiQ, Centro d’Abruzzo. Oltre a Esp Ravenna, attualmente in fase di cantiere (vedi articolo di Prima pietra alle pagg. 30-33, r&f di novembre 2014), e a Le Porte di Napoli, che tra i vari interventi ha visto la consistente riduzione dell’ipermercato, la società quotata in Borsa dal 2005 ha deciso di rilanciare anche l’immobile retail ubicato lungo la cintura esterna di Pescara: mall inaugurato nel 2001, quando nel bacino primario non erano presenti competitor. Successivamente sono arrivati una galleria Auchan e soprattutto il Megalò a Chieti che conta oltre 100 negozi. Ri-
spetto alla concorrenza Centro d’Abruzzo si avvantaggia della localizzazione vicina al raccordo autostradale Pescara Chieti e all’Asse attrezzato, che in soli 10-15 minuti di automobile collega il centro di Pescara, intercettando quindi un bacino di utenza stimato in circa 400mila persone nell’isocrona dei 20 minuti (fonte IGD SiiQ). L’investimento complessivo di 17,5 milioni di euro è servito per una piccola parte, 1,5 milioni, ad ammodernare la galleria preesistente, mentre per la parte più cospicua, ben 16 milioni, a realizzare la nuova area commerciale, estesa 5mila mq con all’interno circa 3mila mq di nuova Gla. In seguito al
taglio nastro dell’aprile 2014 Centro d’Abruzzo è arrivato a contare 50 negozi e 30mila mq di Gla, di cui poco meno della metà (circa 14mila) sono occupati dall’àncora alimentare Ipercoop. A fronte di due anni molto difficili a causa dei cantieri, che hanno visto nottetempo la realizzazione del restyling e anche di giorno la costruzione della nuova area, i dati delle performance vedono una crescita a doppia cifra: le vendite totalizzate nel 2014 hanno superato quota 31,1 milioni di euro, contro i 20,1 del 2013 e i 20,8 del 2011, preso a riferimento da IGD come anno pre-crisi. Il delta è stato quindi rispettivamente del 55%
pari a 29,9 milioni di euro, contro i 15,5 e i 16,3 dell’analogo periodo del 2013 e del 2011. In questo caso il differenziale è stato addirittura del 73,1% e del 64,3 per cento. Anno su anno, invece, nel 2014 i flussi sono cresciuti di oltre 10 punti, arrivando a quota 3 milioni di visitatori.
e del 49,4 per cento. Prendendo in analisi solo il periodo aprile-dicembre 2014, invece, le vendite sono state
Restyling & ampliamento «Questo centro è partito benissimo perché l’ipermercato ha sempre totalizzato ottimi fatturati e affluenze, la galleria andava bene soprattutto per la parte di ristorazione e il Decathlon, ma appena è nata la concorrenza abbiamo capito che era necessario am-
PROPRIETÀ GESTIONE COMMERCIALIZZAZIONE LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA DATA DI APERTURA APERTURA AMPLIAMENTO INVESTIMENTO RESTYLING/AMPLIAMENTO GLA INIZIALE/MQ GLA ATTUALE/MQ LIVELLI COMMERCIALI NUMERO INIZIALE DI MEDIE SUPERFICI NUMERO ATTUALE DI MEDIE SUPERFICI NUMERO INIZIALE DI PICCOLE SUPERFICI NUMERO ATTUALE DI PICCOLE SUPERFICI UNITÀ DI RISTORAZIONE INIZIALI UNITÀ DI RISTORAZIONE ATTUALI ÀNCORA ALIMENTARE/GLA NUMERO TOTALE DI PUNTI VENDITA POSTI AUTO FORZA LAVORO
IGD SIIQ IGD MANAGEMENT + CONSORZIO OPERATORI IGD SIIQ PERIFERICA CENTRO COMMERCIALE DI MEDIE DIMENSIONI 2001 10/04/2014 17,5 MILIONI DI EURO 27.272 30.277 1 3 7 22 38 4 5 IPERCOOP/14.127 MQ 50 1.973 500
© Edifis Intelligence
Il progetto in pillole
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Dossier shopping mall long life pliare l’offerta commerciale e quindi il numero dei negozi – ci ha spiegato Roberto Zoia, direttore sviluppo e gestione patrimonio di IGD SiiQ, in occasione della nostra visita a Centro d’Abruzzo avvenuta lo scorso febbraio – L’iter autorizzativo è stato come sempre piuttosto lungo, tant’è che lo abbiamo concluso nel 2012 dopo 5 o 6 anni di lavoro. Però abbiamo deciso di iniziare da subito il progetto di restyling dell’esistente, scartando l’idea di farlo contemporaneamente all’ampliamento. Quindi nel 2013 abbiamo completato l’ammodernamento della galleria immaginando già l’ambientazione e le finiture che sarebbero state oggetto dell’ampliamento stesso. Oggi il mall si presenta con un numero di negozi maggiore e questo aiuta soprattutto lo shopping nel fine settimana (il 60% delle vendite si registra tra sabato e domenica). Il trasferimento di Decathlon in altra localizzazione ci ha consentito inoltre di inserire tre medie superfici attrattive: un abbigliamento di posizionamento medio basso, uno di livello appena più alto e uno store di scarpe». Oggi Centro d’Abruzzo si connota per una nuova distribuzione dei flussi, derivante da un ingresso principale che è quello frontale al parcheggio, a cui si aggiungono due varchi privilegiati per l’àncora alimentare, oltre alle rampe mobili che porta-
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no al parking interrato. Sebbene il saldo dei posti auto sia rimasto invariato, è cambiata la loro disposizione: «abbiamo sfruttato sia il tetto della struttura ex Decathlon sia quello dell’ampliamento e abbiamo creato un nuovo parcheggio che va dal fabbricato al filo dell’autostrada, che ci consente di avere dei posteggi comodi per l’Ipercoop», ha precisato Zoia, mentre è stato eliminato lo spazio di sosta laddove è stato realizzato il nuovo immobile. «Nei piani dell’amministrazione comunale – ha continuato il manager – vi è la realizzazione su un’area verde pubblica (vicino all’ingresso Majella, ndr) di un silos multipiano che possa aumentare ulteriormente la fruibilità». Ancora esternamente, laddove sorgeva Decathlon è stata creata una mini galleria: un piccolo sfondamento che permette a due delle tre nuove medie superfici di avere l’ingresso riparato e di accogliere il sistema verticale di ascensori che porta al parcheggio in copertura e a quello interrato. Nel merito degli interventi interni, controsoffitto, luci e pavimenti sono i tre macro temi. La sezione della galleria è rimasta invariata ma i testa muro sono stati ricoperti con carter metallici di colore rosso e i controsoffitti, così come le pareti, sono stati ridipinti di bianco. In luogo dei finti lucernari, inoltre, è stata inserita un’illuminazione a Led
che aumenta la luminosità della galleria. Non è stato possibile, invece, alzare la sezione della galleria e i fronti vetrina, cosa che invece è stato fatto nella parte nuova, dove a parità di sezione si è sfruttata meglio l’altezza. Nonostante il restyling e l’ampliamento siano stati portati a termine in tempi differenti, IGD ha sottolineato l’unitarietà e la coerenza tra la parte nuova
e quella preesistente, attraverso anche un motivo di colore rosso che via via caratterizzerà tutti i centri in portfolio. «Per affrontare la fase di cantiere – ci ha raccontato Claudia Campli, responsabile area Centro Italia di IGD SiiQ – abbiamo attuato un piano di content marketing attraverso il quale abbiamo fatto sentire protagonisti di quanto stavamo realizzando sia i tenant
sia soprattutto i clienti. Nel concreto abbiamo affisso dei render e delle immagini per far vedere come si sarebbe trasformata la galleria. Inoltre abbiamo sempre ascoltato le esigenze dei soci durante le assemblee, facendo passare il concetto che la proprietà stava investendo sul futuro di Centro d’Abruzzo». Una caratteristica più commerciale è stata quella di mantenere, seppur rifatto nella forma, l’orsetto che dall’apertura del 2001 rappresenta la mascot del centro. Offerta commerciale In seguito ai lavori di ampliamento, Centro d’Abruzzo vede una galleria di 50 negozi, trainata da un’àncora
Ipercoop di oltre 14mila mq di Gla e 7.785 mq di vendita. Proprio l’ipermercato, rispetto al quale non è prevista una riduzione degli spazi, rimane il principale traino commerciale alimentato dai 50mila soci Coop della zona che vedono nell’unico Ipercoop della Regione un approdo naturale. A riprova, oltre il 70% dei brand presenti in galleria ha accettato di riservare ai soci Coop una scontistica dedicata. Le medie superfici sono sette. In particolare la fuoruscita di Decathlon a fine 2013 ha permesso di inserire al
suo posto Kiabi, Scarpamondo e Terranova: mentre la dimensione dei tre store rimane simile, pari a circa 1.500 mq di Gla, Kiabi e Scarpamondo godono di un accesso esterno indipendente e Terranova si affaccia sulla galleria. L’accesso di quest’ultimo sul mall interno ha portato allo spostamento di qualche piccola unità dalla parte “vecchia” a quella “nuova”, come nel caso del brand Artigli. Un altro inserimento di particolare importanza nell’area nuova è quello di Intersport (circa 400 mq di Gla), scelto
insieme ad AW Lab per continuare a presidiare un segmento merceologico che dopo l’uscita di Decathlon si sarebbe perduto. Kasanova, con il nuovo formato Kasanova +, è arrivato anch’esso nell’ala inaugurata nel 2014, così come Imperial, Lizalù – prima nel mall storico – e in generale alcuni shop di tessile-abbigliamento alternati a servizi. Euronics ha mantenuto inalterata la propria Gla (circa 1.500 mq) e starebbe incrementando i fatturati nonostante le difficoltà diffuse del comparto elettronica e l’arrivo nel
“parco commerciale naturale” adiacente a Centro d’Abruzzo di Media World in luogo di Saturn (a questo si aggiungono Obi, Leroy Merlin, OVS, Pittarello, Eurospin e Toys). La foodcourt, con le sue 200 sedute comuni posizionate in una piazza di circa 600/700 mq, ospita le insegne McDonald’s e Il Lupo, che vantano ulteriori sedute interne, e gli operatori locali La Conca e Mr Piggi, mentre lungo il mall lavora Hopera Cafè. Adiacente alla piazza della ristorazione si annovera un altro big di Centro d’Abruzzo, Piazza Italia. Contestualmente ai lavori circa l’80% dei retailer ha rifatto il layout, oltre ai già citati Artigli e Lizalù che hanno colto l’occasione dello spostamento, si distinguono le operazione di Intimissimi e Calzedonia, che si sono anche allargati, così come la gioielleria locale Il Firmamento. Complessivamente l’offerta di Centro d’Abruzzo vede la forte presenza di brand nazionali, a cui si somma qualche catena internazionale tra cui spicca per nome e performance Kiabi, oltre agli operatori locali concentrati soprattutto sui servizi. Sono 15 i negozi in franchising. Ulteriori sviluppi? Al momento si valuta l’inserimento di un importante operatore di ristorazione nel chiosco esterno e in futuro il marchio Enercoop potrebbe entrare al posto del distributore petrolifero ubicato lungo l’asse viario sul perimetro del parcheggio frontale. A. P.
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r&f Retail management specialist
Comunicazione e Marketing nel retail S enza voler scomodare i Padri Nobili del Marketing e non avendo la pretesa di una trattazione esaustiva in questa rubrica, non possiamo comunque tacere, da queste pagine, su alcuni aspetti che riteniamo significativi nel rapporto Catena – Store – Cliente. Per Marketing e Comunicazione nel retail, nella loro accezione strategica, tattica e operativa, sono da comprendere tutte quelle attività che hanno come obiettivo quello di generare una sempre più efficace relazione tra la Catena e il Cliente. Trasmettere i “valori” del brand, incrementarne la visibilità, consolidarne il “percepito”, stimolare una visita aggiuntiva nel punto vendita, far conoscere una promozione o più semplicemente tenere vivo il rapporto con il consumatore, sono finalità importanti. Alcune con respiro di breve periodo altre di medio-lungo ma tutte da raggiungere attraverso strumenti di marketing e comunicazione. Certamente, strumenti molto diversi tra loro in funzione del fine e della portata temporale ma sempre coerenti e accordati con target, finalità, modelli di comunicazione. Se voles-
simo ottenere un incremento di brand awarness (prodotto da notorietà del marchio e immagine percepita) certamente utilizzeremmo dei dispositivi che mettano in evidenza, in un periodo lungo, i “valori” dello stesso, la storia, gli uomini che hanno fatto l’impresa, le origini, ma anche la visione del futuro. Magari utilizzando le tecniche dello storytelling attraverso i canali di comunicazione tipici (brochure, stampa, filmati). All’opposto se l’obiettivo fosse quello di ottenere un incremento dei flussi all’interno degli store, orientato a un progresso delle vendite, in ottica di immediatezza temporale, le tecniche e gli strumenti sarebbero molto diversi. In questo caso, una comunicazione di prodotto o incentrata su una promozione o un concorso a premi sarebbero più appropriati. Puntando sul concetto di opportunità, che per definizione riferisce al qui e ora. Per le catene già note o almeno in buona parte note, vale forse la pena concentrarsi su operazioni di breve periodo. Normalmente in store. La domanda da porsi è riferita al target e al suo comportamento di acquisto: come faccio a generare
più flussi e più vendite? In casi come questo sarebbe bene dedicarsi al potenziamento, anche momentaneo, delle motivazioni di visita. Una promozione di prodotto o di prezzo, ad esempio, meglio se rafforzato da una campagna di “animazione” in store, in grado di fornire un motivo in più alla visita, creare un momento inconsueto e piacevole per il cliente, che è portato ad allungare il periodo di permanenza nel negozio e ad approfondire la conoscenza dell’offerta. Tra gli strumenti di comunicazione più attuali e tecnologici dobbiamo citare quelli che hanno un taglio “social”. Molte sono le catene che ormai utilizzano i social network o le cosiddette “App”, come momento di condivisione e divulgazione di informazioni. Il più delle volte riferiti a lanci di nuovi prodotti, collezioni, concorsi e promozioni. Qui il consumatore è destinatario della comunicazione ma ne diviene mittente al tempo stesso, presso ulteriori potenziali clienti celati tra i propri contatti. I ruoli, dunque, si mescolano. Va detto, tuttavia, che si tratta di comunicazione che si produce fuori dallo store e che si deve poi sperabilmente trasformare in una visita reale nel punto vendita. La tecnologia, la digitalizzazione delle informazioni, la viralità e la ve-
locità amplificano le possibilità di comunicare con il Cliente e hanno aperto nuove e interessanti opportunità di fare marketing e comunicazione, anche nel mondo retail. Che si tratti di strumenti classici o attuali, in store o meno, ciò che conta è riuscire a mantenere sempre alta l’interazione Cliente – Punto vendita – Brand. Antonio Bisci CEO Moresco Consulting bisciantonio@gmail.com
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retail&food
TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL
Anno 9 • Numero 3 • MARZO 2014 • € 5,00
In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi
r&f Mystery on board
easyJet: staff promosso E ssendo già “in volo” per lavoro (vedi r&f gen/feb pag. 36) abbiamo deciso di fare un Mystery on board sul volo easyJet delle 13.25 da Milano Malpensa T2 diretto a Palermo Falcone Borsellino del 4 dicembre 2014 e ritorno alle 20.20 sempre su Milano Malpensa. Ma partiamo dal principio. I biglietti sono stati acquistati online dalla redazione e sempre dalla redazione è stato effettuato il check-in online. Semplice e veloce. Per raggiungere l’aeroporto abbiamo utilizzato il Malpensa express delle 11.27 che puntualmente ci ha trasportati al T1 dello scalo lombardo. Tempo di salire dalla fermata sotterranea della stazione e di fare una telefonata veloce ed è arrivata la navetta che ci ha portati al T2. Alle 12.20 circa eravamo dentro all’area imbarchi del Terminal 2 in attesa della comunicazione del gate di partenza. Circa a metà della fase di imbarco, è giunta la comunicazione che da quel momento in avanti i bagagli a mano sarebbero stati etichettati e stivati. La notizia ha creato non poco disappunto da parte dei passeggeri ancora in attesa di essere imbarcati. Ma l’arcano è stato poi svelato grazie a una hostess che ha spiegato che ci sono 156 posti a sedere, e sufficiente spazio per 120 trolley secon-
do le misure standard. Ovviamente più grossi sono i bagagli a mano, più si riduce lo spazio a disposizione; e in questo caso, già i primi 75 passeggeri erano riusciti a colmare tutte le cappelliere. Scene di ordinaria follia all’italiana insomma! Come dire, la compagnia aerea indica chiaramente le dimensioni entro cui deve rientrare il bagaglio per poter essere portato a bordo, ma evidentemente i passeggeri hanno ritenuto di poter interpretare tali disposizione secondo le proprie esigenze. Un po’ la storia del Paese! E qui si potrebbe innescare una polemica senza fine sul problema delle dimensioni dei bagagli a mano. In una situazione come questa, verrebbe da dare ragione a quelle compagnie che, con fare quasi “talebano”, impongono la misurazione del bagaglio
e se fuori norma richiedono un sovrapprezzo oppure lo fanno stivare. Detto questo, il decollo è avvenuto con circa dieci minuti di ritardo, ma una volta in quota tutto è andato per il verso giusto. E siamo atterrati 10 minuti in anticipo. Ma i problemi veri sono comparsi per il volo di ritorno. Una volta imbarcati alle 20.00 dello stesso giorno, sembrava fossimo in procinto di partire quando, invece, è sopraggiunta una questione riguardante la documentazione da rilasciare a seguito di un atterraggio difficile all’arrivo a Punta Raisi. Il personale di terra doveva autorizzare il decollo dopo aver effettuato i controlli di rito. Tali controlli, secondo il personale di bordo, sono stati espletati, ma l’autorizzazione ci ha messo circa due ore ad arrivare. E per tutto questo tempo i passeggeri sono stati costretti a rimanere sull’aeroplano. In questa situazione, complicata da gestire, il personale easyJet, a partire dal comandante fino a tutte le assistenti di volo, è stato impeccabile nel tenere costantemente informati i passeggeri sull’evoluzione delle operazioni e a gestire 150 persone chiuse sull’aeroplano, tra cui molti bambini e alcuni anziani. Chapeau! Il giorno successivo, invece, abbiamo provato a contattare l’aeroporto di Palermo per chiedere la loro versione dell’”incidente”, ma non ci è stata fornita nessuna spiegazione in merito. Rimaniamo quindi col dubbio: i controlli al velivolo sono stati fatti, guasti non ce n’erano, ma gli agenti di rampa ci hanno messo quasi due ore a dare l’ok. Perché? Questo sì che è un mystery on board! S.M.
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r&f Speciale vetrine & schermi Tramontata l’era dei pannelli come strumento pubblicitario, i monitor stanno diventando protagonisti di una comunicazione trasversale, che dai media tradizionali e dal web arriva all’interno dei negozi e dei mall commerciali. Dopo aver ottimizzato hardware e software, la nuova sfida del digital signage è sui contenuti
Digital signage la comunicazione cross-channel A
lmeno dal punto di vista hardware e software, il digital store è una realtà consolidata. Da diversi anni, soprattutto quando si parla di catene, i negozi sono diventati dei veri e propri concentrati di tecnologia digitale. Una tecnologia che in realtà ci accompagna ben prima di varcare la soglia del punto vendita: attraverso il web e i social media, e quindi su smartphone, tablet e computer sono veicolati continui messaggi per incrementare la brand awareness e attirare il consumatore nel negozio, o sullo store online. Una volta all’interno dello shop la tecnologia digitale si traduce in sistemi di pagamento per carte di credito o di debito, in modalità tradizionale o contactless, e ancora in sistemi di videosorveglianza in grado non solo di osservare ma anche di analizzare
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il comportamento del cliente. Per non parlare poi delle soluzioni specifiche per il back-office, ma questa è tutta un’altra storia. Sino ad arrivare ai monitor, rispetto ai quali, dopo un forte sviluppo in termini di hardware e di software, ora si sta lavorando sui contenuti. L’obiettivo delle aziende impegnate in questo settore è quello di superare il concetto di comunicazione verticale, incentrato soprattutto sulla pubblicità, per attribuire al digital signage una funzione trasversale: rendere questi pannelli parte integrante di una strategia di comunicazione unica, in grado di incrementare l’appeal del brand all’interno del punto vendita. Una realizzazione esemplificativa delle ultime soluzioni tecnologiche a disposizione dei retalier la troviamo nel cuore di Milano: «BOU-TEK è il progetto con cui
Mauden SpA, azienda italiana presente da quasi 30 anni nel mercato IT con il ruolo di system integrator, si propone come partner tecnologico e consulenziale per le aziende che vogliono portare innovazione digitale nel retail. Le due anime di questo progetto "B2B2C" sono BOU-TEK Space, inaugurato a gennaio in centro a Milano - l'unico showroom digitale aperto al pubblico, che permette alle aziende clienti di creare shopping experience digitali innovative e immersive -, e BOU-TEK4YOU, l'offerta consulenziale e progettuale che indirizza l'innovazione digitale "a casa" del cliente - nei suoi negozi, uffici, filiali - con la stessa logica di qualità e libertà di personalizzazione che sono enfatizzati nello showroom. La tecnologia di BOU-TEK spazia dall'engagement all'interattività, passando
Cesare D’Angelo per l'utilizzo dei social fino ad arrivare all'analisi dei comportamenti dei clienti in store e alla relativa reportistica», racconta a r&f Cesare D'Angelo, responsabile progetto BOU-TEK e direttore della Business Unit EVO di Mauden SpA. A favorire la crescita del digital signage negli ultimi tempi, dopo la frenata degli investimenti
«DIGITAL SIGNAGE, CRESCE LA CONSAPEVOLEZZA NELLE SUE POTENZIALITÀ» SAMUELE ROSSATO, product manager di Guttadauro Network
nel punto vendita dovuta alla crisi, è in primis l’avanzamento tecnologico, a cui si è accompagna una riduzione dei costi sia in termini di acquisto sia di consumo energico. Nello specifico, le offerte sono aumentare calmierando i prezzi, le cornici dei video sono più sottili e quindi più eleganti, la risoluzione delle immagini è aumentata e il Led ha quasi dimezzato il fabbisogno elettrico. «Nel 2008-2009 il mercato del digital signage cresceva bene e incominciava ad avere un’affermazione di prodotto e di richiesta abbastanza consolidata – spiega Marco Andolfi, amministratore delegato di Disignum Srl e responsabile del Gruppo di Lavoro Innovazione nel Retail di Assintel (Associazione Nazionale Imprese ICT) – La crisi ha bloccato ogni forma di investimento. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, que-
sto mercato sta riemergendo perché, pur comportando ancora investimenti cospicui, gli utilizzi, i ritorni e soprattutto le necessità (dei retailer, ndr) sono importanti: rispetto alla modalità classica su carta, decisamente poco flessibile, una comunicazione veicolata attraverso digital signage permette
Marco Andolfi
Cos’è cambiato nell’utilizzo del digital signage negli store? Il digital signage è una delle componenti digitali di un punto vendita a cui siamo forse più abituati: entrato negli store come surrogato della tv domestica per trasmettere messaggi promozionali ai visitatori, ora il suo ruolo è quello di accompagnare, avvolgere e guidare il cliente, emozionandolo o stupendolo per imprimere nella sua mente l’esperienza del momento. C’è poi il fattore dell’interazione… L’interazione con l’ambiente circostante e l’integrazione con le altre tecnologie smartphone e beacon compresi, o la stessa postazione cassa - rendono il digital signage uno strumento da sfruttare in chiave strategica. Credo che i retailer si stiano rendendo effettivamente conto delle sue potenzialità ancora inespresse proprio ora che l’interazione con gli altri device è diventata più stretta ed evidente. Come affrontate i progetti di digital signage per i vostri clienti? In oltre 25 anni di attività abbiamo maturato una solida esperienza nello sviluppo di soluzioni Retail ERP, nella realizzazione di infrastrutture e reti per l’inter-operatività tra sede centrale e punti vendita e nella gestione strategica dei dati di vendita (CRM e BI). I progetti di digital signage sono parte integrante della nostra offerta tecnologica per il retail, ma richiedono professionalità e skill specifiche che da soli non potremmo offrire. Per questo abbiamo attivato collaborazioni con partner specializzati e facciamo parte di gruppi di lavoro legati proprio all’innovazione tecnologica all’interno del mondo retail. Soluzione vantaggiosa non solo per noi, che possiamo contare su una solida rete di partner con cui condividere opportunità di business, ma anche per i nostri clienti, che sanno di trovare nello stesso interlocutore tutte le professionalità e le competenze di cui hanno bisogno.
di avere risultati immediati». Mentre sul lato dei produttori di hardware la scena è dominata da alcuni big internazionali, guardando al segmento specializzato sui software, sulle installazioni e sulla creazione di contenuti si nota un mercato fortemente polverizzato, con alcuni casi di eccellenza. Ma restiamo nell’ambito dei contenuti: «in Disignum ci piace parlare di comunicazione integrata – prosegue Andolfi – Il digital signage integrato con i social network e con il CRM permette di costruire piattaforme più ampie. È qualcosa che stiamo facendo vivere a molti clienti che non sono più costretti a pensare a tre canali di comunicazione differenti ma a uno solo. Vantiamo, a conferma, esperienze sia nel fashion sia nel food: sull’abbigliamento, ad esempio, la necessità era di fare comunicazione
istituzionale in digital signage, ma anche di legare comportamenti di una persona di fronte a un prodotto; per quando riguarda una catena di piadinerie, Artigianpiada, l’obiettivo era quello di far interagire la propria comunità nei locali. Ogni qual volta un cliente entrava nella piadineria poteva partecipare a un concorso in cui gli si chiedeva di scattare delle fotografie a situazioni e/o piatti e poi di inviarle via App al gestore, il quale, dopo averne verificata la compatibilità, le pubblicava su tutto il circuito: digital signage e social network. Questi sono concetti su cui baso molto la mia filosofia sia come azienda, Disignum, sia che come Gruppo di lavoro in Assintel. Proprio con il Gruppo di lavoro, composto da 15 società che hanno ognuna un proprio ambito di competenza, sto portando
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Speciale vetrine & schermi avanti un tema che si chiama “Il negozio del futuro”». Spingendo ulteriormente sul concetto di comunicazione, l’interazione con il cliente può diventare un altro valore aggiunto: se il retailer ha necessità di erogare dei servizi sicuramente la tecnologia touch screen è importante, ma se deve solo comunicare questa non serve. Un pannello touch rispetto a uno tradizionale può costare anche il 30% in più. La dimensione più frequente dei monitor utilizzati stand alone è di 55 pollici, mentre per formare un videowall si possono utilizzare anche quelli da 46. Salendo di dimensione il costo dei singoli schermi cresce esponenzialmente in quanto incidono i maggiori costi di produzione.
Alla conquista delle gallerie commerciali La nostra esperienza nel canale dei centri commerciali ci ha permesso di verificare come la comunicazione digitale stia lentamente conquistando anche le gallerie, e non solo i negozi, a partire da quelle più nuove e più grandi. Talvolta i lavori di refurbishment e/o di ampliamento dei mall più datati diventano l’occasione giusta per inserire dei totem touch screen, che per lavorare correttamente necessitano di importanti e dispendiose opere di cablatura delle gallerie stesse. In più di una circostanza ci siamo quindi imbattuti nelle installazioni a marchio Didit, un network che lavora in circa 20 centri com-
«NELLO STORE DIGITALE IL CONTENUTO FA LA DIFFERENZA» MARCO ZANETEL, sales director di K Group/Vita Quale è il vostro core business? K Group nasce con l’obiettivo di sviluppare competenze e piattaforme nell’ambito della gestione dei contenuti online in senso lato. Questa è la mission nella quale si inserisce il tema del digital signage, uno degli aspetti di comunicazione digitale che spesso ha vissuto e che sta vivendo ancora negli editori con un approccio verticale; ma che sempre più, anche e non solo nel mondo del retail, sta
cominciando a diventare trasversale e a integrarsi con il resto della comunicazione. Tutte le nostre soluzioni in ambito digital e di gestione dei contenuti in senso più ampio sono sviluppate con la tecnologia “on cloud”, fermo restando che se il cliente ha la necessità di disporne “on the premises” chiaramente è possibile. Come state operando nello specifico sul mondo del retail? Per quanto concerne il retail stiamo lavorando con realtà a livello nazionale e internazionale specializzate nel bricolage. Siamo nati in modo particolare con loro nell’ambito del digital signage lavorando su due aspetti: la comunicazione corporate di tipo digitale, interna all’azienda, e quella in store. Abbiamo cercato di costruire con questa società, e con altre con cui ci stiamo muovendo, dei contenuti non solo finalizzati al digital signage ma adatti per una comunicazione integrata.
merciali dislocati sull’intero territorio nazionale. «Come Didit siamo costruttori e sviluppatori di impianti; operiamo all’interno di un circuito di progettazione e forniamo la parte sia di hardware sia, in alcuni casi, di software, oltre alla customerizzazione, per creare progetti spesso verticali sul cliente – illustra Amos Piran, general manager di Didit Srl – Sulle gallerie commerciali in specifico partecipiamo a un’iniziativa chiamata JABOO: è un’idea in cui vengono racchiusi un partner tecnologico e una serie di altri partner che ragionano sul contenuto, con l’obiettivo di creare dei contenuti ad hoc e
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Al momento siamo presenti in una trentina di negozi a livello Italia e a breve aprirà un progetto pilota nel nord del Paese con store digitali. Cosa intende per store digitale? Lo store digitale è un po’ l’evoluzione del concetto di negozio oggi. Non è importante la tecnologia in sè stessa, con la quale ormai si può fare quasi ogni cosa, ma lo è il contenuto: che cosa
quindi un valore aggiunto per il cliente». Didit ha quindi evoluto il concetto di informazione di galleria attraverso una rielaborazione dei propri apparati tecnologici e dei servizi proposti, creando un circuito interattivo multisensoriale per i centri commerciali. I totem digitali, postazioni multimediali interattive posizionate nelle aree di maggior af-
vado a rappresentare, per esempio, per cogliere l’attenzione del cliente che passa in quel particolare istante o per creare un’emozione all’interno dello store? Tenendo presente, inoltre, che è diverso vedere la stessa immagine a due metri d’altezza o seduti a pachi passi di distanza. La crisi ha rallentato gli investimenti da parte dei retailer? Certamente sì, soprattutto nel segmento intermedio, mentre per il mercato di alto livello e per il fashion il discorso è diverso. Tuttavia credo che sia in essere una profonda trasformazione del digital signage: da concetto nato alla fine degli anni 90 con l’obiettivo di fare comunicazione di tipo pubblicitario, cosa che nel suo complesso è stato un flop pesante, a strumento integrato di comunicazione e di upselling per la propria offerta. Quali sono le esigenze dei retailer? Innovazione da un lato; semplicità di utilizzo e fruibilità nel tempo dei contenuti dall’altro. Oltre all’aggiornamento delle tecnologie.
fluenza, sono bifacciali con schermi verticali di 55 pollici e permettono una full touch experience; inoltre offrono ai visitatori contenuti multimediali, mappe interattive, locandine sfogliabili in stile iPhone, video on demand, video book e giochi. I kiosk possono essere utilizzati anche per trasmettere contenuti allo smartphone. «Quest’anno vorremmo arrivare a quota 60/100 centri commerciali. Tra i nostri clienti annoveriamo aziende di gestione del calibro di CBRE, IGD, Cogest Retail, Klépierre e Svicom», conclude Piran.
«OFFRIAMO SOLUZIONI STANDARD E UN SERVIZIO COMPLETO» ROBERTO VICENZI, vice presidente di Centro Computer In cosa consiste il vostro know how per quanto concerne il settore del digital signage per il mondo del retail? Il nostro core business è l’infrastruttura IT, lavoriamo con aziende di ogni dimensione e tipologia per fornire l’infrastruttura IT e gestirne l’informatica. Da diversi anni siamo entrati poi nel campo del digital signage, un business correlato al nostro core business, e abbiamo iniziato a proporre ai clienti questa soluzione al posto della comunicazione tradizionale. Il nostro know how consiste nel fornire degli strumenti il più standard possibile, quindi con costi competitivi e di semplice gestione, ed erogare un servizio completo: dalla vendita del monitor, all’installazione, fino all’integrazione del pannello, tramite artigiani, in un’architettura. Con quali fornitori lavorate? Abbiamo aperto una partnership molto importante con Samsung, ma vendiamo anche altri brand come LG. Quali sono le vostre più importanti installazioni in ambito digital signage per il retail? Per esempio quella con Piquadro, che ci ha contattato due anni fa e da allora ha inserito dei monitori di grande formato in tutti i negozi. Inoltre abbiamo un progetto molto importante per Coop destinato a Expo. Dal vostro punto di vista, la domanda dei retailer per installare queste soluzioni è in aumento? Tre anni fa abbiamo cercato di capire come funzionasse questo mercato. Da allora ogni anno le vendite sono raddoppiate e l’obiettivo è mantenere questo trend di crescita anche nel 2015. Specifico che per noi il digital signage conta tre possibili applicazioni: nelle reception, nelle sale riunioni e nei luoghi pubblici, dai negozi alle stazioni. Oggi abbiamo al nostro interno un team dedicato solo al digital signage, segmento che nel 2014 ha generato un fatturato di circa 2 milioni di euro; l’azienda nel suo complesso ne ha totalizzati 36.
A. P.
Amos Piran
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r&f Newstech TOYS CENTER: ECOMMERCE ZEITRAUM: L’INSTALLAZIONE INTEGRATO CON I NEGOZI ALL’AEROPORTO DI VIENNA, BY NEC DISPLAY SOLUTIONS
Online e off line finalmente a braccetto. Toys Center, catena italiana specializzata in giocattoli e prodotti per la cura dei bimbi, con oltre 130 punti vendita su tutto il territorio nazionale, ha presentato il nuovo progetto di eCommerce ideato all’insegna dell’omnicanalità. Fulcro del progetto è il nuovo sito www.toyscenter.it, che propone oltre 4.000 giocattoli, libri, CD musicali e DVD, oltre ad accessori per la scuola cartoleria e colouring, facilmente ricercabili per età, genere, prezzo, marca e personaggio preferito. L’integrazione con i punti vendita è garantita dalla possibilità di ritirare la merce gratuitamente nei punti di vendita, opportunità che facilita il consumatore secondo il concetto di click & collect. Triboo Digitale, eCommerce Company, è il partner cui Toys Center ha affidato la realizzazione e la gestione in outsourcing del nuovo store online. Più in particolare, a Triboo Digitale spetterà la gestione del negozio virtuale, dei pagamenti e dei servizi di Customer Care. L’iniziativa, che ruota intorno al sito, comprende inoltre una App e la pagina Facebook dedicata dove si svolge l’operazione “gli imperdibili di Toys Center”: i giocattoli di punta vengono presentati con dei video messaggi dagli store manager della catena.
M-CUBE SULLE NOTE DI PUSHPULL M-Cube, azienda specializzata nella realizzazione di soluzioni audio-visive digitali per il marketing in store, ha acquisito PushPull, uno dei maggiori player in Italia nella produzione di contenuti e programmi audio e video. Manlio-Romanelli Fondata nel 1978 da MarM-Cube cello Pozza, PushPull si è contraddistinta negli anni per la collaborazione con primari gruppi editoriali come “Repubblica/L’Espresso”, oltre alla produzione di spot Radio e TV per importanti brand come Warner Music, il Gruppo Coin, Bosch, Mercedes, Fiat, Bata e centinaia di altri clienti italiani e internazionali. In seguito all’acquisizione, PushPull manterrà il proprio brand e rappresenterà la divisione contenuti di MCube sotto la guida di Marcello Pozza che si occuperà della direzione creativa. Tale acquisizione è il risultato di una partnership consolidata, avviata dal 2007, e si iscrive nella strategia di M-Cube di crescita verticale volta a rafforzare i propri servizi di audio e video instore, una delle aree chiave dell’offerta aziendale.
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ZeitRaum è un’installazione interattiva progettata da Ars Electronica Futurelab per il nuovo terminal dell’Aeroporto Internazionale di Vienna, formata da gigantesche pareti di monitor NEC che accompagnano i passeggeri in tutto il percorso che conduce ai gate di arrivo e partenza. La peculiarità di questa installazione è data dalla sua interattività: al passaggio delle persone di fronte ai monitor parte un’onda formata da centinaia di lettere che iniziano a cadere dalla parete. Una volta raggiunto il pavimento, le lettere si compattano in un testo che a sua volta va a formare la topografia di un paesaggio. Si delineano così colline e vallate, che ondeggiano con un costante movimento, perché la loro crescita è in funzione dei passeggeri in arrivo e partenza: una collina per ogni decollo, una vallata per ogni atterraggio. Al centro del lavoro c’è uno spazio immaginario, che collega tutti gli aeroporti del mondo. I passeggeri entrano ed escono e passando attraverso il checkpoint e con la loro presenza danno vita a una composizione in continuo divenire.
A ISE 2015, IL FUTURO DEI VISUAL DISPLAY BY SAMSUNG
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n occasione di ISE 2015 (10-12 febbraio), la fiera di Amsterdam specializzata in Audio-Video ed Electronic System Integration professionale, Samsung ha svelato le ultime novità in ambito Outdoor Signage, Led Signage e Video Wall. Seguendo il claim “Innovation to the next level”, il colosso coreano espone la sua visione del futuro attraverso prodotti in grado di ottimizzare le relazioni in ogni ambiente B2B, dal retail all’hospitality, dalla pubblica amministrazione al mondo corporate, e svela come la tecnologia possa migliorare la comunicazione con le persone dando vita a esperienze d’interazione dinamiche e aspirazionali, a tutto vantaggio del business. Tra le varie soluzioni in mostra, la serie di display signage semi-outdoor e outdoor per aziende (OMD e OHD SMART Signage) è progettata per aiutare i “business man” a produrre una messaggistica brillante facendo leva sulla potenza dei display a LED blu in grado di veicolare messaggi chiari ed efficienti. Inoltre, Samsung ha portato la sua nuova soluzione Video Wall Factory Calibration dotata della tecnologia Color Expert, che incrementa la nitidezza dei video a parete grazie a un avanzato sistema di factory tuning: un sistema di colori all’avanguardia e al contempo uno strumento di calibrazione. Vi sono poi i nuovi Led Signage da 1.1 mm pitch pixel, che grazie ai 133 pollici di Wide Quad High Definition risultano quasi due volte più potenti dei pixel di un Full HD.
TCPOS APRE A PAYPAL TCPOS allarga la sua gamma di soluzioni POS cashless aggiungendo la modalità di pagamento online con il provider PayPal, per offrire ai clienti la possibilità di pagare con il proprio smartphone online e nei negozi. PayPal ha più di 162 milioni di utenti in tutto il mondo, di cui 15 milioni solo in Germania. Oltre alla sua offerta online, PayPal è ora disponibile anche per i negozi e ristoranti. Adesso i clienti possono utilizzare l’applicazione su smartphone in più di 200 punti vendita in Germania, principalmente coffee shop, ristoranti e bar. Grazie a TCPOS, Paypal è ora integrato anche con i sistemi POS. Il processo di cassa è simile a quello online: il cliente si registra su PayPal; l’app mostra i negozi più vicini abilitati a questa tipologia di pagamento. L’utente deve solo informare l’operatore che sta pagando in modalità PayPal, il sistema verificherà le sue credenziali e attiverà il pagamento. Alternativamente si può utilizzare un codice QR.
ANCORA UNA PARTNERSHIP PER DATALOGIC
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pecializzata nei settori dell’acquisizione automatica dei dati e dell’automazione industriale, Datalogic annuncia l’accordo di collaborazione con TSC Auto ID Tecnology EMEA GmbH, sede della TSC Auto ID Technology Co. LTD. con competenza commerciale sui territori dell’Europa, Middle East ed Africa. Tale collaborazione ha lo scopo di rafforzare l’offerta economica di entrambi i vendor nella regione EMEA. TSC Auto ID Technology produce una linea completa di stampanti termiche desktop, di tipo industriale e per applicazioni portatili. «Cerchiamo sinergie con altri produttori, sviluppatori e integratori per offrire ai nostri partner di canale nuove soluzioni da presentare ai clienti, che diano loro un reale vantaggio competitivo» commenta Giulio Berzuini vice president sales EMEA e general manager della Business Unit Hand Held Scanning di Datalogic ADC.
DA PANASONIC LA NUOVA GAMMA DI DISPLAY
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iù formati, cornici più sottili e maggiore connettività: queste le caratteristiche su cui ha puntato Panasonic per la sua nuova gamma di display. A ISE 2015, la società specializzata nella realizzazione di prodotti per l’elettronica di consumo e per l’industria ha lanciato tre nuove serie di display professionali per il digital signage che si distinguono per l’affidabilità, le immagini fedeli e brillanti e la flessibilità d’installazione. Con dieci nuovi modelli in totale, tutti retroilluminati a Led Full HD, le soluzioni spaziano dall'alta gamma LF80, a 700 cd/m2, alla serie standard LF8, a 500 cd/m2, e alla serie base, LFE8, a 350 cd/m2. «Grazie alla luminosità straordinaria negli ambienti intensamente illuminati, all'affidabilità senza confronti e alla massima versatilità, non è mai stato così semplice creare installazioni di digital signage di sicuro impatto – afferma Enrique Robledo, european marketing manager di Panasonic – La connettività ai vertici del settore e il design elegante e sofisticato saranno elementi determinanti per convincere chi desidera aggiornare un sistema di comunicazione visiva».
FURLA CON YOURCEGID RETAIL Y2 PER LO SVILUPPO ESTERO
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l marchio bolognese Furla ha scelto il software Yourcegid Retail Y2 per potenziare la sua espansione internazionale e coinvolgere i propri clienti in un’esperienza d’acquisto unica. Un progetto partito dall’Europa per estendersi nel mondo, per un totale di oltre 340 negozi che potranno contare su Yourcegid Retail Y2. La soluzione sviluppata da Cegid ha consentito al brand di pelletteria di migliorare i processi di tutti i canali di vendita, conoscere meglio i propri clienti e di centralizzare tutte le attività retail del gruppo in un unico modello. «Nell’ambito del retail moda, dal luxury al premium, la conoscenza e la relazione con il cliente a livello internazionale è oggi un elemento chiave. Poter disporre di un sistema che permetta di governare in maniera centralizzata il funzionamento dei punti vendita dislocati in tutto il mondo, tenendo conto delle varie differenze in termini di canali o regimi fiscali, è un valore aggiunto importante che ci ha permesso di migliorare fortemente la shopping experience dei nostri negozi», commenta Eraldo Poletto, amministratore delegato Furla.
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r&f International SAMSONITE METTE ROLLING LUGGAGE IN VALIGIA Samsonite porta le sue acquisizioni nel mondo dei retailer. Il colosso della valigeria, di recente molto attivo nell’M&A (soltanto nel 2014 ha fatto suoi gli zaini Gregory e il marchio Lipault), ha annunciato di aver completato l’acquisizione di Rolling Luggage da Tie Rack retail, retailer controllato dal fondo Rcapital per 15,75 milioni di sterline (circa 21 milioni di euro). L'operazione rientra nell'ambito dell'attuale strategia di Samsonite, finalizzata a ottimizzare e a rafforzare la piattaforma multibrand dell'azienda e ad ampliare la quota di mercato nel settore del travel retail. Dalle sede centrale in Uk, Rolling Luggage gestisce 36 punti vendita situati negli aeroporti del Regno Unito, di altri Paesi europei e della regione Asia-Pacifico, inclusi store negli scali di Heathrow, Sidney, Melbourne, Francoforte e Hong Kong. La società ha archiviato l'esercizio chiuso al 31 gennaio 2015 con un fatturato netto di 26,7 milioni di sterline (pari a circa 36 milioni di euro), in crescita dell'11,3% rispetto ai 24 milioni dell'anno precedente.
NIKE PORTA LA DONNA ANCHE A LONDRA Nike aprirà a maggio un negozio a Londra, interamente dedicato alla donna sulla Kings Road, nel quartiere di Chelsea. L’opening, di cui è stata data notizia dal London Evening Standard, segue quella di Newport Beach, in California, dello scorso novembre. Il colosso statunitense di activewear negli ultimi tempi sta puntando molto sull’abbigliamento femminile, che rappresenta oggi il 20% del suo fatturato. Il CEO, Mark Parker, ha reso noto che l’obiettivo è di portare le vendite di womenswear da 5 miliardi di dollari a 7 miliardi entro la fine del 2017.
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duty free world
by James Ross - London
Currencies add unpredictability to the mix La crisi delle valute crea incertezza The volatility of currencies could be a determining factor in the fortunes of the travel retail business in 2015. The channel has already witnessed negative retail effects on former key high-spending shoppers such as the Brazilians and Russians. The steady decline of the Brazilian real against the US dollar; it fell by -15.7% in the 12 months to mid-February, and an even worse collapse of the Russian rouble against the euro (-33.4% in the same period), has hit travel and spending by travel shoppers from these nations. Tax refund specialist Global Blue says that Russian spending in 2014 slipped by a colossal -17% (although they are still ranked second behind the Chinese at number one), while Brazilians, who were the seventh ranked nation in 2012 have not figured in the top 10 list since then. In the past two years Argentina’s peso has also depreciated by a huge -43% against the dollar. While South American currencies have a limited effect on global travel retail, some closer-to-home economic measures will have an impact in Europe, where one third of the $ 60bn travel retail market is still based. In January, the European Central Bank (ECB) promised to inject over € 1.1 trillion into the Eurozone economy through a bondbuying quantitative easing (QE) exercise designed to stimulate borrowing and spending by keeping interest rates low. That news sent the euro plunging against the dollar to an 11-year low. It had already been weakening and has fallen by 16.8% in the year to midFebruary. Meanwhile, the Swiss, in anticipation of the QE programme, stopped their peg of 1.20 Swiss francs to the euro in mid-January causing the Swiss currency to rise dramatically by about +20%. That move had an immediate -10% impact on per-head spending at Zurich airport in January. The generally weaker euro will not be good for nonEurozone markets as Eurozone travellers curb their spending abroad. On the plus side, Asian and US travellers are finding more value when they shop for luxury brands in markets such as France and Italy – whereas the UK and Switzerland could easily lose out.
La volatilità delle valute potrebbe essere un fattore determinante per le sorti del business travel retail nel 2015. Si è già visto il calo dei consumi nel settore da parte di quelli che un tempo erano considerati viaggiatori altospendenti: brasiliani e russi. Il costante calo del real rispetto al dollaro americano, sceso del 15,7% negli ultimi 12 mesi, e un collasso ancora peggiore del rublo russo nei confronti dell'euro (-33,4% nello stesso periodo), hanno colpito sia il travel sia il retail a esso legato, dei viaggiatori di queste nazioni. Lo specialista del tax refound, Global Blue, afferma che la spesa russa nel 2014 ha avuto un crollo del 17% (anche se i russi sono ancora al secondo posto dietro i cinesi), mentre i brasiliani, che erano la settima nazione classificata nel 2012 come livello di spesa, da allora non rientrano nemmeno nei primi dieci. Negli ultimi due anni, inoltre, il peso argentino ha avuto un forte deprezzamento nei confronti del dollaro, pari al 43 per cento. Tuttavia, mentre le valute sudamericane hanno un effetto limitato sul travel retail globale, sono in corso di attuazione alcune misure economiche il cui impatto ricadrà sull'Europa, dove circola ancora un terzo del mercato da 60 miliardi di dollari del travel retail. Nel mese di gennaio, la Banca centrale europea (BCE) ha promesso di iniettare oltre millecento miliardi di euro nell'economia dell'Eurozona attraverso un acquisto di bond quantitative easing (QE) per stimolare l'indebitamento e la spesa, al fine di mantenere i tassi di interesse bassi. Questa notizia ha fatto precipitare l'euro nei confronti del dollaro ai minimi da 11 anni. Era già diminuito del 16,8% a metà febbraio rispetto all'anno precedente. Nel frattempo, la Svizzera, in previsione del programma di QE, ha bloccato il peg (tasso di cambio della valuta nazionale) a 1,20 franchi per euro a metà gennaio, causando un'impennata della valuta svizzera circa del 20 per cento. Questa mossa ha avuto un immediato impatto sulla spesa all'aeroporto di Zurigo nel mese di gennaio, scesa del 10% a viaggiatore. Il generale indebolimento dell'euro non sarà positivo né per i mercati della zona noneuro, né per i viaggiatori dell'Eurozona che rallenteranno la loro spesa all'estero. Il lato positivo è che i viaggiatori asiatici e statunitensi avranno un maggior potere d'acquisto sui marchi del lusso nei mercati come la Francia e l'Italia, mentre il Regno Unito e la Svizzera potrebbero facilmente rimanerne fuori.
INFLAZIONE UE ANCORA IN CALO. LA GERMANIA TRAINA LE VENDITE In base ai dati elaborati da Nielsen Growth Reporter, che misura l’andamento complessivo delle vendite nella grande distribuzione in 21 Paesi europei, nel quarto trimestre 2014 l’inflazione relativa ai prezzi del largo consumo in Europa ha fatto registrare un calo per il quinto trimestre consecutivo e si trova al minimo livello da quattro anni a questa parte. Il dato aggregato delle vendite in Europa è risultato superiore del 3,1% anno su anno. La crescita di fatturato è stata trainata per l’1,5% dall’incremento del numero di prodotti venduti e soltanto per l’1,6% dalla crescita dei prezzi. L’aumento delle vendite al dettaglio in Europa è sostenuto dai cinque grandi Paesi (Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Italia) che, d’altra parte, non stanno facendo rilevare risultati particolarmente eclatanti. «Per quanto riguarda l’Italia – ha dichiarato Romolo de Camillis, direttore Area Retail
di Nielsen Italia – se consideriamo gli andamenti dei volumi per la chiusura del 2014 possiamo parlare di timidi segnali di ripresa. Infatti dopo le flessioni del 2012 e del 2013 che avevano chiuso rispettivamente a -1,3% e -1,2%, il 2014 vede un calo dei volumi pari allo 0,2 per cento. Questo risultato si è avuto anche grazie alla sostanziale stabilità dei prezzi che ha salvaguardato i consumi degli italiani». Nel quarto trimestre la Turchia ha proseguito nel suo andamento già rilevato in precedenza, facendo registrare di gran lunga il più alto, tra i 21 Paesi monitorati, incremento nominale anno su anno (+18,6%), seguita da Ungheria (+4,9%) e Norvegia (+3%). Tra i principali cinque mercati dell’Europa occidentale è stata la Germania a fare rilevare la crescita nominale maggiore (+1,3%). Al contrario, è della Grecia il declino più consistente (-5,2%), dopo Portogallo (1,8%) e Finlandia (-1,4%).
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International DA MACY’S, 210 MILIONI DI DOLLARI PER BLUEMERCURY
WDF RINNOVA AL KUWAIT INTERNATIONAL AIRPORT
C’è la firma, e presto l’intera operazione verrà portata a compimento: il retailer americano Macy’s ha annunciato di aver siglato un accordo per acquisire la catena di prodotti di bellezza e spa Bluemercury a fronte di un importo di 210 milioni di dollari, pari a circa 184,5 milioni di euro. La transazione verrà completata entro il primo trimestre fiscale di Macy’s che chiuderà il 2 maggio 2015. La catena di beauty, basata a Washington, opera con circa 60 store specializzati in 18 Stati, oltre al business online. All’interno dei negozi vengono commercializzati sia i principali brand di cosmetici di lusso sia il marchio di skincare di proprietà M-61. In alcune location è presente anche una zona spa. Marla e Barry Beck, che hanno fondato la società nel 1999, continueranno a guidarla anche dopo l’acquisizione rispettivamente come CEO e presidente e COO.
World Duty Free Group (Gruppo Autogrill) e That Es-Salasil hanno rinnovato la partnership con Kuwait International Airport. Il contratto di rinnovo della concessione di durata quinquennale per la gestione dei negozi duty free dello scalo internazionale entra in vigore dal primo marzo 2015 e prevede un’opzione per l’estensione di un ulteriore anno alle stesse condizioni contrattuali. World Duty Free Group - That Es-Salasil hanno vinto la gara dopo avere presentato un’offerta con un affitto fisso annuale pari circa 23 milioni di euro, per ognuno dei cinque anni di durata della concessione. L’accordo, si legge nella nota, prevede un periodo iniziale di sei mesi per la ristrutturazione dei negozi (con un investimento previsto di 0,9 milioni di euro) durante il quale non sarà dovuto l’affitto che decorrerà dal primo settembre 2015.
WAL-MART, 269 MILIONI DI DOLLARI PER LO SVILUPPO IN CANADA Una fiche da quasi 270 milioni di dollari per Wal-Mart Stores in Canada. Il colosso americano ha dichiarato infatti di voler investire per quest’anno fiscale circa 340 milioni di dollari canadesi (269 milioni di US Dollar) nel Paese nord americano, una cifra tuttavia inferiore rispetto a quella iscritta a bilancio nell’esercizio precedente. Circa 230 milioni di dollari canadesi serviranno in particolare a completare 29 grandi centri e a espandere alcuni punti vendita esistenti inserendo reparti dedicati al grocery. L’operazione porterà ad avere in totale 309 store in Canada entro gennaio 2016. La mossa di WalMart arriva a meno di un mese da quella del rivale Target Corp (TGT.N), che ha detto invece di voler uscire dal Paese. Sears Holdings Corp (SHLD.O) l'anno scorso ha abbassato la sua partecipazione nelle sue operazioni canadesi a circa il 12%, dopo aver fallito nel trovare un acquirente per la sua partecipazione nel business. Vendite e margini sia a Sears sia a Target sono diminuiti in Canada a fronte di una concorrenza agguerrita portata avanti proprio da Wal-Mart.
ALL’ASTA IL CITY PARK DI TIRANA Il centro commerciale City Park di Tirana, che è tra i più grandi e lussuosi in Albania con i suoi 180 negozi e spazi di intrattenimento dislocati su un’area complessiva di circa 237mila mq, è stato messo all'asta. La notizia è stata pubblicata dalla società addetta a questa transazione, che tuttavia non ha fornito ulteriori dettagli sul perché il City Park, dopo cinque anni di attività, sia stato messo in vendita. Dal sito della Camera di commercio italiana in Albania emerge che la procedura è aperta, con una base di partenza stabilita in 24.480.000 euro. La data di scadenza per la presentazione dell’offerta è fissata per il 4 di marzo alle ore 16. L’ente appaltante è “Executors Lithium shpk”.
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r&f International UNIQLO IN VOLO PER TORONTO… E POI SU VANCOUVER
ANTHROPOLOGIE, COS E HOTEL CHOCOLAT NEL CUORE DELLA CITY
Il brand giapponese dell’abbigliamento, Uniqlo, aprirà i suoi primi due negozi canadesi a Toronto il prossimo anno. In particolare, nell’autunno del 2016, il brand di proprietà di Fast Retailing Co avvierà una location di 2.600 mq presso l’Eaton Centre e un’altra di 2.230 mq al Yorkdale Shopping Centre. Per bocca del North American Ceo, Larry Meyer, Uniqlo ha confermato di puntare anche su uno sviluppo a ovest del Paese, in particolare nella città di Vancouver, dove tuttavia sarebbe alla ricerca della location idonea. Attualmente Uniqlo conta più di 1.500 punti vendita in 16 mercati, tra cui 39 negli Stati Uniti.
Anthropologie, COS e Hotel Chocolat saranno presenti presso lo Steward Building di TIAA Henderson Real Estate (TH Real Estate) situato nella zona E1 di Londra. L'headline rent in riferimento all'area di maggior pregio (Zone A) ha raggiunto quota 335 sterline per piede quadro, stabilendo un nuovo prime rent nel mercato della City. Anthropologie e COS si insedieranno nei locali principali, dotati rispettivamente di superfici pari a 510 mq e 404 metri quadrati. Per Anthropologie, alla sua quarta apertura nel Regno Unito, si tratta del debutto nel mercato della City. Lo Stewart Building, situato nei pressi di Spitalfields Market, è costituito da uno schema a uso misto di 5.300 mq progettato dal premiato architetto Allford Hall Monaghan Morris e comprende tre unità retail affacciate su Brushfield Street e 4.300 mq di spazio adibito a uffici di primo livello, con l'aggiunta di terrazze panoramiche con vista su Bishops Square. Il centro è stato progettato per ottenere il livello Excellent nella classificazione BREEAM, in linea con l'impegno di TH Real Estate volto alla costruzione di uffici sostenibili e di alta qualità.
ISTANBUL ATATURK, RICETTA VINCENTE
HERMÈS, SVILUPPO PRUDENTE Hermès, uno dei gruppi con la maggiore crescita e redditività nel 2014, detta la linea della prudenza in termini di punti vendita: nel 2015 aprirà soltanto tre boutique. L’amministratore delegato della maison francese Axel Dumas, in un’intervista rilasciata al quotidiano Le Figaro, ha spiegato che il Vecchio Continente sarà al centro della strategia aziendale di questo esercizio. Per molti marchi, l’Europa sarà un mercato saturo e incerto da un punto di vista macroeconomico. Ma l’euro debole attirerà più turisti nelle boutique di Parigi, Milano e Londra, che nel resto del mondo. Questo scenario, probabilmente, ha suggerito alla casa di moda fondata nella Ville Lumiere del 1837 di puntare più sul restyling e il potenziamento della rete esistente che non allargarla. Il marchio da 4 miliardi di euro, per esempio, ha pianificato per l’anno un programma di ristrutturazione dei suoi monomarca a Cannes, Londra, Miami, Seattle e Mosca. In cantiere per il 2015, dunque, sembra esserci l’opening di sole tre boutique: una a Porto Cervo, una a New York e una in Messico.
La sfida ai grandi hub europei è lanciata: con 56,9 milioni di passeggeri transitati nel 2014 (dati Airport Council International), Istanbul Ataturk ha soppiantato Amsterdam Schipol al quarto posto tra gli aeroporti più trafficati d’Europa. E con una crescita che negli ultimi dieci anni è sempre stata superiore al 10% annuo (11,1% l’anno scorso) per il 2015 ha già nel mirino Francoforte. Il principale scalo turco è, insieme ai tre del Golfo (Dubai, Doha e Abu Dhabi) la pagina più nuova della storia dell’aviazione commerciale. Solo dieci anni fa, Ataturk era un moderno scalo regionale che viveva soprattutto sul traffico degli emigrati turchi in Germania e su quello domestico legato alle dimensioni del Paese e alle sue scarse infrastrutture viabilistiche e ferroviarie. Quell’anno i passeggeri sbarcati o decollati furono 15,6 milioni: nel decennio successivo sono quasi quadruplicati.
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[La foto[
PACK STATION DHL Piazza De Angeli - Milano click & collect a portata di metro
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r&f La pulce nell’orecchio
di Simone Filippetti
Si riapre il risiko
dei cieli italiani D opo gli inglesi, stavolta tocca ai francesi provare a contendersi il dominio degli aeroporti italiani. Nei giorni scorsi Ardian, fondo finanziario nato da una costola del colosso d'Oltralpe Axa e fondato da Claude Bebear, il potente re delle assicurazioni francesi, ha comprato una grossa fetta degli scali italiani che sono dentro alla scatola F2i Aeroporti. Un altro fondo d'investimento, con un'anima semi-pubblica (c'è anche la Cdp-Cassa Depositi e Prestiti tra i soci), specializzato in infrastrutture. Sarà una battaglia a tre. Da una parte la cordata franco-italiana, che oggi ha in pancia Napoli, Torino e un pezzo di MilanoBergamo, e poi i due big veneti, la Save guidata da Marchi e il colosso autostradal-aeroportuale Atlantia dei Benetton. Più l'outsider argentino Eduardo Eurnekian (vecchia conoscenza in Italia: la magistratura ancora lo cerca per il crack di Volare), che si è comprato di recente FirenzePisa. Tra continui passaggi di mano, che assomigliano allo scambio delle figurine, rimane però il problema di fondo degli aeroporti italiani: sono troppi, e troppo piccoli. Nessuno fa massa critica, nessuno (tranne forse Roma e Venezia che però hanno solo clientela leisure e sono solo un punto e non uno snodo) ha le carte per candidarsi a diventare un vero hub intercontinentale europeo, come lo sono Francoforte, Amsterdam o Londra. Prendete Napoli, per esempio. Un caso scuola visto che è stato il primo aeroporto privatizzato in Italia, quasi venti anni fa, nel lontano 1997. Per la terza volta cambia casacca. Ma rimane sempre al 5° posto nella classifica degli aeroporti italiani. A Capodichino: costruito nel 1910, nonostante il restyling con un ingresso vetrata vetro-acciaio, negli ultimi 7 anni i passeggeri sono rimasti, tra alti e bassi, quasi fermi (oscillano tra i 5,7 e i 5,9 milioni, fonte Enac). A fine anni 90 gli enti locali della Campania vendettero a BAA, il colosso in-
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glese che gestisce Heathrow e gli altri aeroporti britannici. Poi però la stessa BAA cambiò proprietario: a metà anni Duemila arrivarono gli spagnoli di Ferrovial a prendersi un gioiello della Regina. E la prima mossa dei nuovi padroni fu di vendere le partecipazioni minori e i rami secchi, per fare cassa e rifarsi della scalata a debito. Nel 2010 esce dunque BAA ed entra F2i: il fondo era nato, con un misto di capitali pubblico-privati, pochi anni prima con l'idea di creare la prima investment company italiana nelle infrastrutture.
Alla guida il decano Vito Gamberale, il padre della Tim, ed ex uomo dei Benetton in Autostrade. La mossa sulla Gesac, la società che gestisce Capodichino, era quella di creare un polo negli aeroporti. E in effetti F2i ha messo insieme vari scali: partendo da Napoli ha poi rilevato Torino dai Benetton (la Sagat, nel 2013) e poi un pezzo della Sea (una quota del 36%, in attesa che il Comune venda la sua quota) ma nel frattempo c'è stato il pasticciaccio della mancata quotazione, un flop che ha pesato sull'immagine. Ma ora passa in parte la mano. La quota venduta di F2i aeroporti è un pelo sotto la maggioranza. Il fondo italiano rimane tecnicamente il socio di maggioranza. Ma l'operazione,
annunciata come un'alleanza per poter sviluppare ulteriormente il polo e crescere, assomiglia tanto a una vendita differita. Sicuri che un colosso come Ardian, che gestisce 50 miliardi di dollari di asset in giro per il mondo, si accontenterà di fare la stampella di F2i, che è dieci volte più piccolo, e di cui peraltro Ardian è azionista e sponsor? Per ora il dato di fatto è che la Francia mette una fiche pesante sugli aeroporti italiani, dopo aver messo un piede anche nei treni (con Italo-Ntv dove Montezemolo ha come socio forte Sncf). La sensazione è che finora in Italia più che allo sviluppo, ci si sia limitati a fare gli impacchettatori: si mettono insieme le varie società di gestione e si accorpano le proprietà.
Ma tutte queste girandole finanziarie servono davvero al Paese? Serve un unico gestore, che sia F21-Ardian o Benetton o Eurnekian, o servirebbe piuttosto eliminare un po’ di scali che fanno disperdere le risorse in mille rivoli? Varrà la pena ricordare che da Torino a Venezia, appena 400 chilometri e 20 milioni di persone (briciole rispetto alle dimensioni globali del mondo dell'industria aerea) si contano ben 8 aeroporti. Troppi. È una questione annosa, che si trascina da decenni. Anche il grigio e deludente Governo Monti provò ad affrontare il problema. C'era il famoso Piano Passera, fatto dall'ex banchiere di Intesa e poi folgorato sulla via di Damasco della politica. Corrado Passera avrebbe dovuto snellire la mappa italiana degli scali. Ma troppi interessi localistici, poltrone da tagliare e feudi clientelari da toccare. Non se n'è fatto nulla. Invece che accorpare la proprietà, molti scali andrebbero semplicemente chiusi. Solo così si possono creare quegli hub che attraggono le compagnie e generano quella massa critica di passeggeri indispensabile per evitare di diventare un paese di Serie B dei cieli (cosa che peraltro già in parte siamo).