retail&food 04 2015

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TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

retail&food Anno 10 • Numero 4 • APRILE 2015 • € 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Cover story - centri commerciali

Shopping mall ri-esplode l’esteromania Londra - impegnata a Retail Connections una delegazione di leasing company italiana

Parola di...

Dossier aeroporti

Star Trek

Valeria Di Nisio

Bologna

Paul&Shark



NEWS PRIMAE NOCTIS RETAIL VS E-COMMERCE: LA CONCORRENZA PASSA DAL FISCO

L’OPINIONE LE NUOVE SFIDE DEI RETAILER L’Italia è senza dubbio un mercato interessante per i retailer internazionali, l’attenzione verso il nostro Paese è confermata anche dai dati, che la vedono al settimo posto nelle destinazioni preferite per l’espansione del network di negozi fisici nel 2015. Tutto ciò nonostante il nostro non sia un mercato facile da approcciare: al proseguire dell’incertezza sulla ripresa e alla complessità amministrativa e burocratica si aggiunge che, a differenza di altri paesi, l’Italia è un mercato frammentato suddiviso tra numerose città. Con riferimento al segmento high street le città presentano generalmente strutture urbanistiche che non sempre offrono locali adeguati per dimensione e format. È comunque un dato di fatto che se da una parte i retailer, anche quelli che si sviluppano nei centri commerciali, fanno scelte più caute - facendo i conti anche con i cambiamenti nelle abitudini di consumo - dall’altra sono proprio questi cambiamenti a rendere prioritaria la creazione di un network di negozi che rappresenti in modo efficace il brand e spesso l’orientamento dominante è che sia necessario essere presenti anche nei mercati secondari, per cogliere tutte le opportunità. Grazie a internet i consumatori sono più informati sulle caratteristiche dei prodotti, sempre più in grado di confrontare e scegliere, andando verso comportamenti d’acquisto più consapevoli. Da ciò deriva la tendenza a progettare negozi spaziosi, sofisticati, attraenti e sempre più ricchi di componenti leisure, non solo per attrarre i clienti, ma per fornire un servizio, un’esperienza. Quest’ultima spesso segue il cliente anche all’esterno del punto vendita: con il supporto della comunicazione (dalle App a Facebook) il marchio commerciale fa sempre più leva su elementi quali l’arredo, la tecnologia o il personale, rendendo il momento dell’acquisto un’esperienza unica.

Editoriale

Ci ha molto colpito l’ultimo passaggio dell’intervista a Massimo Moretti, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, pubblicata su questo numero di retail&food, in cui si sofferma a valutare la competizione tra e-tailer (Amazon, Google ecc.) e retailer tradizionali: sfalsata dalle ‘diverse’ contribuzioni fiscali. Moretti, con lucidità, non demonizza l’e-commerce anzi, lo vede come possibile alleato in una futuribile versione dei centri commerciali. Ma evidenzia il fatto – ed è cronaca – che troppo spesso i big player digitali USA operano con percorsi fiscali quantomeno discutibili: sede in paesi esteri “vantaggiosi”, Irlanda ad esempio, lontani dalla Silicon Valley Californiana ma anche da tutti gli i countries dove sono stati aperti store online e basi logistiche. In soldoni: si vende dovunque e si viene tassati (pochissimo) in un solo paese fiscalmente accomodante. Una tendenza che ha visto Fiat spostarsi da Torino al Nord Europa, ad esempio, ma che vede anche l’amministrazione Obama proporre un forfait contributivo del 14% per tutte le companies statunitensi che utilizzano questo percorso. Nel nostro caso però il problema è un altro: decine di colossi esteri fanno profitti enormi vendendo prodotti in Italia senza pagare le tasse delle aziende ‘tradizionali’. Un quadro di sostanziale scorrettezza che ci auguriamo venga presto affrontato, e risolto.

Anna Paltrinieri, head of Retail Agency di CBRE Italia

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© Ph. Andrea Aiello (Kanyon Shopping Center - Istanbul)

Anno 10 numero 4 aprile 2015 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Fiorenza Auriemma, Alessandro Barzaghi, Antonio Bisci, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Stefano Gardini, David Jarach, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Dante Marro, David Montorsi, Roberta Motta, Enrico Pazzali, Mario Resca, Leopoldo Resta Impaginazione Claudio Rossi Oldrati Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 – 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 – Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it

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retail&food una rivista edita da: Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 02 3451230 - Fax +39 02 3451231 www.edifis.it

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SOMMARIO

n°4 aprile 2015 32

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22 NEWS PRIMAE NOCTIS Retail vs e-commerce: la concorrenza passa dal fisco

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L’OPINIONE di Anna Paltrinieri Le nuove sfide dei retailer

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R&F NEWS

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R&F NEWS OPENING

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COVER STORY 22 Cento centri commerciali alla caccia di brand internazionali Pavilion Italia è il nome del progetto, a guida CNCC, che ha visto per la prima volta partecipare assieme in un evento internazionale (Retail Connections, Londra 25 marzo) cinque tra le principali aziende italiane specializzate nel settore degli shopping centre. L’obiettivo: convincere i retailer stranieri a investire nel nostro Paese. COVER STORY PAROLA DI… VALERIA DI NISIO Eurocommercial Properties: «Pronti a investire ancora in Italia» COVER STORY - CASE HISTORY Intimissimi fa rotta sull’Uomo

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COVER STORY - OSSERVATORIO PREZZI 32 Il derby di Casalecchio di Reno L'Osservatorio prezzi di questo mese ci ha portati in Emilia Romagna, vicino a Bologna, dove ci sono due centri commerciali differenti per struttura, dimensioni e numero di negozi, ma che si compensano assecondando le esigenze dei clienti. COVER STORY - INTERVISTA ESCLUSIVA A MASSIMO MORETTI 34 Centri commerciali, comincia la fase tre, quella digitale

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Per i centri commerciali siamo a una svolta, stiamo entrando nella “terza rivoluzione” di questi spazi da 5 milioni di passaggi al giorno. Questa la realtà che ci comunica Massimo Moretti, presidente del CNCC, durante una lunga e appassionata chiacchierata tenutasi presso la sede milanese dell’associazione. COVER STORY DOSSIER SHOPPING MALL / LONG LIFE 38 Forum Palermo, primo giro di valzer Inaugurato nel 2009, il maxi centro commerciale (circa 49mila mq di Gla) in portfolio a Multi Corporation ha visto nei mesi scorsi la prima tranche di rinnovi. L’obiettivo della proprietà/gestione è di alzare il posizionamento del brand mix, e quindi lo scontrino medio, senza trascurare il target attuale. STAR TREK MODA Destinazione Paul&Shark

RETAIL MANAGEMENT SPECIALIST Le Promozioni Commerciali

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OMNICHANNEL RETAILING 58 ICT B2B2C Omnicanalità e Information Technology sono la nuova “corsa all'oro” di retailer e fornitori. In un mercato in cui il cliente è sempre più competente ed esigente, l'interazione tra le informazioni fanno la differenza per il successo di un brand. EUROCIS 2015 Vendere? Questione di tecnologia

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NEWSTECH&ARREDO

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INTERNATIONAL

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LA FOTO

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LA PULCE NELL’ORECCHIO Autogrill vs Eataly

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PREMIUM BRAND FORMAT 44 Da Jeckerson, il format JJeans per i centri commerciali ANALISI MERCATO 46 Abbigliamento sportivo: uniti si vince Il settore tiene, anche se a fatica. I produttori italiani resistono bene grazie all'export, mentre i retailer, soprattutto i multimarca, hanno buoni risultati facendo squadra e lavorando sui grandi numeri DOSSIER AEROPORTI 50 Guglielmo Marconi di Bologna: l'aeroporto pioniere Gastronomia, Victoria's Secret, Carrefour, servizio lavanderia, Lamborghini. Lo scalo emiliano negli anni ha fatto scelte commerciali coraggiose, ma le scommesse sono state ampiamente vinte, al punto da far registrare crescite a doppia cifra, aprendo la strada al concetto di distintività. MERCATI IN CONCESSIONE Autostrade stop and go

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RUBRICHE STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK INVIATO SPECIALE COSA OCCORRE SAPERE PER...

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r&f News CONCESSIONI AVARIATE A PUNTA RAISI

IKEA NEL CENTRO DI MILANO

V Il signor Helg, vicepresidente di Gesap e presidente della Camera di commercio di Palermo, in prima linea contro il racket e la corruzione, ha tentato di estorcere la somma di 100mila euro alla pasticceria Palazzolo in cambio del prolungamento per tre anni di una concessione per la ristorazione dentro all'aeroporto Punta Raisi di Palermo, a condizioni favorevoli. E questa notizia per noi di r&f è particolarmente significativa, in quanto il Dossier aeroporti del numero di gennaio/febbraio è stato fatto proprio sull'aeroporto di Punta Raisi. E in quell'occasione, abbiamo rilevato una notevole trascuratezza dell'aeroporto. Saracinesche abbassate, soprattutto della ristorazione, e malfunzionamento in generale dell'aerostazione. Adesso è nel mirino la Gesap, la società di gestione dell’aeroporto di Palermo. Roberto Helg avrebbe rivelato ai magistrati l’esistenza di un sistema corruttivo generalizzato nelle trattative per gli appalti nello scalo. Quattro persone, tra ex e attuali responsabili della Gesap, risultano indagati per associazione a delinquere finalizzata all’abuso d’ufficio, tra loro il direttore generale della Gesap, Carmelo Scelta, e l’ex ad Giacomo Terranova.

PALAZZO MARINO: DUE BANDI IN “GALLERIA” Un nuovo spazio commerciale e un ristorante di alta qualità: a queste funzioni sono destinati due spazi "cielo-terra" in Galleria Vittorio Emanuele II che il Comune di Milano ha recentemente messo al bando. Con una clausola che vieta di esporre insegne già presenti nel complesso monumentale. Per entrambi i lotti la durata della concessione è di 18 anni e le domande saranno accolte fino al 18 maggio. Il primo, di 956 mq su cinque livelli e dotato di tre vetrine, destinato ad attività commerciali, ha una base d'asta di 977.218 euro. Il secondo, che sarà invece destinato alla ristorazione di alta qualità, ha una superficie di 1.118 mq, sempre su cinque livelli e con tre vetrine, e parte da una base d'asta di poco superiore al milione di euro.

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ia Vigevano 18, a pochi passi dalla Darsena, cuore pulsante dei Navigli di Milano. Il palazzo anni fa ospitava una fabbrica di carta da parati. Più di recente, invece, era diventato laboratorio creativo, show room e sede di Piazza Sempione: marchio di moda femminile ora acquisito da SINV spa, che fa capo alla famiglia Dalla Rovere. Ma la notizia è che, sul cartello di cantiere che riporta i dati relativi alla ristrutturazione dell’immobile, alla voce ‘committente’ corrisponde IKEA RETAIL, e come data inizio lavori, il 3 febbraio 2015. I commercianti della zona hanno confermato che da novembre dello scorso anno erano al corrente di questa nuovo “ingresso”, e altre indiscrezioni parlano di un ristorante-bistrot che occuperà uno dei quattro piani, mentre le restanti parti dell’edificio saranno adibite alla vendita di complementi d’arredo e cucina. L’azienda riferisce a r&f che non sarà uno store cittadino, dato che non ci sono le cubature minime necessarie, ma uno “spazio multifunzionale con carattere di temporaneità”. Il taglio nastro? Verosimilmente entro l’avvio del Fuorisalone 2015 (14-19 aprile), evento che – a differenza della manifestazione fieristica Salone del Mobile (Fieramilano Rho-Pero) – si svolge nell’attigua zona Tortona-Savona. Per quanto riguarda invece il periodo di apertura del nuovo spazio IKEA potrebbe affiancare i giorni della manifestazione dedicata a mobile e design o, chissà, preseguire per tutto Expo (1 maggio – 31 ottobre). E se l’idea fosse di partire in punta di piedi e vedere un po’ di numeri, prima di promuoverlo da temporary a permanent store? Ad Amburgo, a giugno 2014, è stato aperto il primo Citystore IKEA, e prossimamente, il format dovrebbe replicare in Canada…

Stock option

Promos La bresciana Promos con in portafoglio diversi outlet italiani (Palmanova Outlet Village e Valmontone Outlet) si allea con Alitalia per fornire sconti ai passeggeri in arrivo nel nostro Paese. Il marketing territoriale dello shopping prende il volo. Ma non tutti lo capiscono… (vedi tra i sell)

Autogrill Dalle parti di Milanofiori i conti 2014 lasciano soddisfatti, o quasi. Salgono gli utili ma calano i ricavi. La zavorra ha un nome, autostrade. L’ex canale core della multinazionale on the move è ormai definito dagli osservatori un fardello difficile da gestire. Chi l’avrebbe mai detto…

McDonald’s Eresia? Rivoluzione? Delusione? Ma no, dai. È solo marketing, innovazione e saranno vendite. Il panino vegano annunciato da McDonald’s ha colpito l’immaginario collettivo, noi non vediamo l’ora di assaggiarlo.

Guerra a Eataly L’uscita di scena di Andrea Guerra da Luxottica fece molto rumore lo scorso settembre. Ora l’ex ceo di Del Vecchio sta collaborando con Matteo Renzi ma rumors attendibili lo danno in rientro nel mondo del business, dopo diversi contatti con Oscar Farinetti.

Bernardo Caprotti Il Tribunale dà ragione al fondatore di Esselunga, citato in causa dai figli per questioni patrimoniali. Una vicenda non certo allegra ma con un lieto fine: l’artefice del successo dei primi supermercati ha tutto il diritto di decidere cosa fare delle proprie fortune.

Original Marines Il brand nolano di moda kids va alla conquista dell’Europa, online. Un piano ambizioso di e-commerce che dovrà toccare una quarantina di paesi con l’obiettivo di rafforzare reti esistenti o di fare un primo passo in nuovi mercati. Esclusa l’Italia.

Aeroporto Palermo Gesap è finita nella tempesta dopo l’arresto del vice presidente Roberto Helg. Una gestione assurda quella dello scalo siciliano, anche per quanto riguarda il travel retail. Come documentato da r&f nel dossier aeroporti di gennaio-febbraio. Confcommercio Carlo Sangalli, alla guida dell’Unione del commercio di Milano dal 1995, è stato riconfermato alla guida di Confcommercio per il suo terzo mandato – fino al 2020 – all’età di 78 anni. Ma l’era Renzi non era della rottamazione e del “largo ai giovani”? MF Fashion Non è elegante prendersela con i colleghi ma quando ce vo’ ce vo’. Il 13 marzo la prestigiosa MF Fashion esce con la notizia di un comarketing tra Alitalia e Promos per favorire visite negli outlet. Ma anziché Promos bresciana che gestisce outlet scrive della Promos milanese che internazionalizza il commercio. Che granchio!


PORTA NUOVA PARLA ARABO

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a Qatar Investment Authority (Qia) ha comprato il restante 60% del progetto di Milano Porta Nuova, da Hines Italia sgr, Unipol Sai, Coima e Galotti. Già nel maggio del 2013, infatti, Qatar Holding aveva acquisito una partecipazione del 40% dell’area. Nel pacchetto passato in mano al Fondo sovrano del Qatar sono compresi: i grattacieli, il ‘Bosco Verticale’, gli spazi verdi, il campo di grano e la ‘Torre Unicredit’, tutto costruito attorno a piazza Gae Aulenti. Il valore di mercato del progetto immobiliare è di 2 miliardi di euro, e per gli investitori si parla di guadagni che non sono scesi sotto il 30 per cento. Il Qatar (che in Italia possiede, oltre agli hotel della Costa Smeralda, il Four Seasons di Firenze e, a Milano, il Gallia e gli uffici di Credit Suisse) intende mantenere la maggioranza per un lungo periodo. L’orizzonte è al 2030. A comunicare l’avvenuta acquisizione è stato Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines Italia, società di sviluppo immobiliare che rappresenta il consorzio degli investitori iniziali, che però non si è sbilanciato sul valore dell’investimento. «L’acquisizione rappresenta un segnale estremamente positivo per l’Italia in termini di attrattività del Paese per i più importanti investitori istituzionali a livello internazionale – ha commentato Catella – Per Porta Nuova e i suoi promotori iniziali si tratta di un risultato straordinario, a dimostrazione della qualità di uno dei più grandi sviluppi urbani polifunzionali d’Europa».

UN MALL COMMERCIALE AL SAN GERARDO DI MONZA

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grandi ospedali italiani si attrezzano con una crescente offerta retail: il prossimo a ospitare una significativa galleria di negozi, la cui gestione e commercializzazione è stata affidata a Cogest Retail, sarà il San Gerardo di Monza. Il “mall” comprenderà 13 shop, su una Gla totale di 1.850 mq, e aprirà entro l’estate come elemento integrante di un ampio progetto di ampliamento e riqualificazione dell’intero complesso ospedaliero realizzato con la formula del project financing da Synchron Nuovo San Gerardo S.p.A.. Inserita in uno dei due avancorpi in costruzione sul fronte dell’edificio principale, la struttura si rivolgerà al pubblico “interno”, composto da dipendenti dell’azienda ospedaliera (circa 3.000) e degenti (1.105 posti letto), e ai frequentatori del CUP (25 sportelli) e degli ambulatori inseriti nello stesso blocco. «La tendenza a inserire complessi commerciali organizzati all’interno di contesti ospedalieri è ormai consolidata in Italia: non solo completa e arricchisce la gamma dei servizi offerti agli utenti, ma produce sinergie tra enti pubblici e operatori privati – commenta Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail – è quanto abbiamo riscontrato nella gestione di Niguarda Shopping Gallery, centro pioniere in questo particolare contesto, affermatosi come una best practice a livello internazionale».

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News DERAGLIA IL CONVOGLIO DI CENTOSTAZIONI

LIBRI IN TRIBUNALE PER ESSERE BENESSERE

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ncora problemi per la società del Gruppo Fs che gestisce le 103 stazioni italiane di medie dimensioni. A neanche un mese di distanza delle nomine da parte del Cda di Luca Preziosi, nel ruolo di amministratore delegato, e di Francesco Cavallo, in quello di presidente, lo scandalo sugli appalti nelle grandi opere ha portato lo scorso 18 marzo all’arresto di quest’ultimo. Cavallo ha dovuto quindi rassegnare le dimissioni, facendo traballare ulteriormente una società che vede da tempo separati in casa i due maggiori azionisti: Ferrovie dello Stato Italiane, che detiene il 60% delle quote, e Archimede 1 – Gruppo SAVE, con il restante 40 per cento. Rumors confermerebbero che la convivenza tra il socio pubblico e gli azionisti privati non è delle più felici e soprattutto, qui starebbe la notizia, che un'uscita di questi ultimi dalla joint venture creata nel 2002 è considerata ormai molto probabile. Ancora una volta il nodo del prezzo sarà cruciale per il concretizzarsi dell'operazione. Nel 2013, ultimo bilancio disponibile, Centostazioni fatturava circa 82 milioni di euro, con un Ebitda di 20 milioni e un utile di 9 milioni.

ssere Benessere spa, la catena di farmacie, parafarmacie, corner e city store del gruppo Fd dovrà presentare in tribunale entro il 2 maggio la proposta di concordato e il piano di ristrutturazione. È quanto hanno deciso i giudici di Milano su proposta della società, in seguito all’istanza di fallimento presentata nei mesi scorsi da un fornitore dell’insegna. «La società sta valutando, sotto il controllo degli organi della procedura, offerte per l’acquisto di propri asset, ai fini del miglior realizzo da destinare ai creditori sociali e ai fini della miglior tutela possibile dell’azienda e dei posti di lavoro» si legge in una nota. Il fatturato di Essere Benessere sui 12 mesi al 30 novembre 2014 ammonta a 24,7 milioni di euro mentre l’esposizione debitoria ammonta a 25 milioni di debito bancario riscadenziato a 5 anni, 6,4 milioni di debito verso fornitori riscadenziato e 8,9 milioni di debito verso fornitori scaduto. Sussiste anche un rischio di responsabilità solidale, per 21,2 milioni, legato a debiti accollati dalle società Eb Holding e Fd Consultants, entrambe azioniste della società. All’attivo ci sono invece 24 milioni di crediti commerciali, 10 dei quali verso soggetti collegati, e 18 di associazioni in partecipazione in farmacie del network.

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

www.strabranding.com

OUTLOOK 2014-2018: ASIAN FAST FASHION TRENDS

Fonte: Economist Intelligence Unit

In Asia, nei prossimi anni, il settore del fashion crescerà come H&M, secondo retailer di abbigliamento a livello rapidamente con un aumento della spesa media annua mondiale, che intende triplicare la propria rete di negozi su capi di abbigliamento e calzature pari al 9,5% che in Cina nei prossimi tre anni ma che prevede anche di supererà agevolmente quella di ogni altro continente. aprire quest’anno 195 nuovi negozi in altri paesi asiatici. Infatti, in base al report di PWC uscito lo scorso mese Infatti, uscendo dal contesto dominante cinese, anche “2015-16 Outlook for the Retail and Consumer Products altri mercati mostrano potenziale. Tra questi, Taiwan, Sector in Asia”, si prevede che la domanda asiatica di spinto dagli acquisti dei consumatori provenienti dalla prodotti di abbigliamento possa raggiungere circa 340 Cina continentale, dove Uniqlo, che ha attualmente miliardi di US$ nel 2018 (contro i 240 del 2014) e, in 43 negozi e prevede di arrivare a 100 entro il 2020, è il questo contesto, il mercato cinese peserà per quasi un leader di mercato per quanto riguarda i brand internaterzo, pari a ciò che rappresenta oggi l’Europa Occizionali. Mentre Inditex, entrato nel mercato nel 2011, dentale o il Nord America (Fig.1). ha per ora 6 punti vendita. L’India ha una popolazione Oltre ai fattori prettamente demografici (Cina e India potenzialmente acquirente con redditi bassi e una rappresentano il 37% della popolazione mondiale), la forte competizione interna ma le vendite di abbigliamento crescita del reddito medio e la caratteristica di essere Fig.1: Domanda Mercato Abbigliamento 2014-2018: % paesi sul totale Asia stanno crescendo rapidamente, grazie alla crescita popolazioni giovani sono le principali cause che condidella clientela giovane, alla maggiore attenzione verso zionano tale crescita. Il consumatore asiatico sta diventando più sofisticato e sempre più esigente la moda occidentale e, non ultima, alla liberalizzazione delle restrizioni sugli investimenti esteri che nei confronti dei fashion trend. Così, i marchi “affordable” del fast fashion stanno proliferando ha convinto nel 2013 H&M a entrare nel mercato e, successivamente, Inditex con il marchio colmando una lacuna nell’offerta per i consumatori che desiderano essere alla moda e attuali ma Massimo Dutti. Da ultimo, vanno citati due altri importanti mercati: il Giappone che, seppur che non possono ancora permettersi beni di lusso. Nel 2014, ad esempio, Inditex, leader globale maturo in termini di consumi, rimane comunque un punto di riferimento su scala mondiale che sta del settore con 6.500 negozi in 87 paesi, soprattutto di Zara, aprirà il suo negozio numero 500 sul trovando nuova linfa grazie a designer locali con respiro internazionale, e Hong Kong che vive l’afterritorio cinese. Mentre il fashion retailer americano Gap, che in patria sta chiudendo dei negozi, fermazione di marchi locali nel segmento fast fashion (tra tutti, Giordano, Bossini e Shanghai Tang) con circa 120 negozi già aperti in Cina, ha identificato come target per la propria espansione 50 ma che rimane indiscusso punto di riferimento come gateway asiatico per i marchi occidentali; città con più di 5 milioni di abitanti. L’obiettivo è quello di triplicare il fatturato sul territorio cinese Topshop ha aperto nel 2014 un flagship come punto centrale della propria strategia di espansione arrivando a un miliardo di dollari nel 2016. Nel frattempo Fast Retailing (Uniqlo), che in Cina ha un retail mentre l’americano J.Crew, sempre l’anno scorso, ha aperto due negozi, i primi in Asia, programma di 100 aperture all’anno per giungere ad un totale di 1.000 negozi nel 2020 (250 nel unendosi a quanto fatto poco prima da Forever 21 e Abercrombie & Fitch. 2014), ha anche un forte piano di sviluppo in Corea del Sud, Taiwan e nel sud est asiatico. Così Luca Esposito

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News PIANO DI ESPANSIONE PER NENETTE Cotton, produttore milanese di abbigliamento donna con i marchi Nenette e Lucky Lu si espande in Asia grazie a un accordo con Nicety, top player cinese nel commercio di abbigliamento. Questa partnership rientra in un business plan di ampio respiro che mira a condurre l'export dall'attuale 18% al 40% puntando sull’ampliamento, entro il 2016, non solo del mercato asiatico, ma anche di quello tedesco e inglese. Ma l'azienda, guidata dal fondatore e Ceo Marco Fermi, sta progettando anche un'espansione in tutta la Penisola che dovrebbe portarla all'apertura di ben 35 negozi tra gestione diretta e franchising. Il timing parla di 5 monomarca nel 2016, 10 l’anno successivo e 15 nel 2018, oltre a franchising in alcune grandi città turistiche lungo tutto lo Stivale. Gli opening saranno a marchio Nenette che attualmente costituisce il 65% del fatturato che nel 2014 è stato di 18,5 milioni di euro con previsioni di crescita attorno all’8%.

MIPIM 2015: 1,5 MILIARDI SULL’ ITALIA Investimenti per 1,5 miliardi sul nostro Paese, questo è il dato più saliente emerso durante la scorsa edizione del Mipim. «Bilancio positivo: una buona affluenza e un interesse crescente all’Italia – dichiara Andrea Faini, ceo di World Capital, società italiana di consulenza immobiliare impegnata a Mipim 2015 – Respiriamo un clima di maggior fiducia e credibilità, il Paese torna appetibile ed è richiamo per gli operatori internazionali, disposti oggi altresì a compiere operazioni di investimento sul territorio. Hotel, office, retail e logistica - continua il Ceo – sono i settori verso i quali registriamo l’interesse maggiore, sia per strutture esistenti e immobili a reddito, quanto per aree mix used in via di sviluppo, per un valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. Le prime location italiane restano le zone di più alto appeal».

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Inviato speciale

SHANGHAI: one stop shopping 438 km/ora. Non è mai stato così semplice arrivare nel cuore di Shanghai dall’ultra moderno Pudong Airport. Il bullet train introduce la città e incide nella mente quello su cui la Cina ha puntato nel recente passato: velocità, servizio e business per tutti.

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on venivo in Cina da circa un anno e al mio ritorno ho deciso di visitare Florentia Luxury Village di Shanghai, il secondo Designer Outlet realizzato in Cina dai cari amici di RDM (gruppo Fingen) in joint venture con Silk Road Holdings. Questo polo del lusso, con una GLA di 50.000 mq e oltre 200 insegne è costato circa 250 milioni di dollari, un investimento realizzato con partecipazione di Gaw Capital Partners, Henderson Global Investors e Waitex. Tra i brand del lusso e premium ho trovato Armani, Bally, Brooks Brothers, Celine, CK jeans, Coach, Etro, Ferragamo, Givenchy, Marc Jacobs, Michael Kors, Moncler, Montblanc, Peutery, Ports, Swarovski, Tod’s, UGG, Versace, Vertu e Zegna. Non male per questo settore, ormai in grande crescita anche in Asia, dove la classe media da sfogo alle proprie aspirazioni di acquisto di marchi di prestigio. Ormai anche in Cina la produzione ad hoc dei prodotti di marca con sconti dal 30 al 70% è praticamente diventata una linea parallela e a sé stante. Fingen, reduce dall’esperienza con McArthurGlen in Italia, conosce bene l’importanza di creare un mix adeguato in location strategiche. Il risultato è convincente. Anche IICG (Inter Ikea Centre Group) cresce in Cina e per la prima volta ha programmato un centro commerciale con funzioni miste (uffici e alberghi) per capitalizzare l’alto valore dei terreni. Il prossimo shopping centre del gruppo svedese, denominato LIVAT e la cui progettazione è stata affidata a Design International, verrá realizzato a Shanghai, dopo l’apertura del primo a Wuxi nel giu-

Shanghai

gno 2014, del secondo mall a Beijing nel dicembre 2014 e l’ormai prossima apertura a Wuhan, programmata per l’autunno del 2015. L’esperienza del mio Gruppo in Cina era partita negli anni ’90 con la progettazione di Plaza 66, il piú rinomato shopping mall a Shanghai interamente dedicato al lusso. La recente apertura di Louis Vuitton Maison ha sottolineato l’importanza di questo segmento nel Paese, caratterizzato dal piú alto tasso di miliardari e milionari al mondo. Plaza 66, cosìccome Peninsula Arcade e Shanghai IFC Mall mettono tutti a disposizione un assistente per personalizzare l’esperienza dello shopping, oltre all’attenzione offerta dalla ricca gamma di ristoranti gourmet. Tra i migliori vale la pena menzionare Morton’s of Chicago, lo stellato Michelin Lee Garden e l’italiano Bar & Grill Isola. Plaza 66 Un Paese energico, quasi frenetico, un po’ chiassoso ma per tutti. Probabilmente più in sintonia con quello che aveva scoperto Marco Polo che con quello che aveva impostato Mao. Davide Padoa, CEO di Design International www.designinternational.com

retail&food - aprile 2015 Wuxi Ikea Shopping Mall




News AUTOGRILL, ITALIA ANELLO DEBOLE

ASSAEROPORTI: 2014 DA RECORD

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Si è chiuso un anno col segno + per gli aeroporti italiani: nel 2014 i passeggeri atterrati o decollati dai 35 aeroporti aderenti ad Assaeroporti sono stati complessivamente 150.254.202 contro i 143.853.006 del 2013, quindi +4,5%. Una decisa inversione di tendenza: sfondando la soglia dei 150 milioni di passeggeri è stato battuto il record del 2011 quando si erano toccati i 148.472.644 pax. Il travel retail – collegato al canale aeroportuale – può cominciare a ripensare a budget coi fiocchi. Nel dettaglio troneggia Roma Fiumicino, che si avvicina a sfiorare i 40 milioni di passeggeri, ma torna a crescere Milano Malpensa, che supera di pochissimo il +5%. Stabile Linate, cala per la prima volta Bergamo Orio al Serio, che però sconta qualche settimana di chiusura dello scalo per i lavori di rifacimento della pista, durante la scorsa primavera. A crescere prepotentemente è Catania, con +14,14% e 7,3 milioni di passaggi. Le perdite maggiori sono registrate da Trapani, Trieste Reggio Calabria e Rimini, tutti aeroporti small size. Segno che per i piccoli il gioco si sta facendo duro.

el 2014 i ricavi dell’azienda si sono stabilizzati sui 3,93 miliardi di euro, scendendo dello 0,9% con una marginalità praticamente ferma a 316 milioni (+1,6%) e utili che salgono da 8 a 37 milioni come conseguenza della riduzione degli investimenti. Il 2014, in sostanza, è stato un anno di transizione, con il distacco definitivo di World Duty Free, che invece prosegue bene la sua corsa, al punto da suscitare l’interesse anche del fondo sovrano Qatar Holding, che pare stia cercando di costituire un consorzio per acquisire il controllo della società posseduta dalla Edizione della famiglia Benetton. I ricavi per Autogrill sono invece in lieve calo, e sono il risultato di diverse velocità. L’America, infatti, galleggia con un +2%, i Paesi esteri in generale crescono del 26%, mentre l’Italia ancora -8%. Il debito è comunque superato, frutto di un rifinanziamento di 600 milioni di euro che saranno utilizzati per rimborsarlo anticipatamente (essendo in scadenza a luglio 2016) e a spesare gli investimenti. Uno dei più rilevanti è proprio Il Mercato Duomo, a Milano, costato 15 milioni di euro. Insomma, vero e unico anello debole del Gruppo pare essere proprio l’Italia. Come racconta l’amministratore delegato Gianmario Tondato (vedi foto), infatti, «la società si è aggiudicata importanti contratti negli aeroporti del Nord Europa, Asia e Medio Oriente e consolidato la posizione negli Stati Uniti. In Italia, dove permane una situazione di difficoltà, Autogrill ha avviato con la stagione dei rinnovi dello scorso anno il ridisegno della presenza nel canale autostradale». Ma il problema, che ormai richiede urgente soluzione, è il costo delle concessioni, che in Italia sono del 18% del fatturato per singolo punto vendita (con una media nel resto del mondo sotto al 10%) e la presenza di una piazzola ogni 25 km contro i 50 km della media europea. Una mancata soluzione della questione potrebbe spingere anche il Gruppo a decidere di uscire.

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News cosa occorre sapere per...

a cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

Locazioni transitorie: un’occasione per EXPO

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l tema delle locazioni transitorie è affrontato spesso marginalmente e raramente in modo compiuto. Cercheremo di fornire qualche nota di chiarezza in tema, anche alla luce dell’interesse che questo tipo contrattuale può rivestire in vista di EXPO Milano. La legge sulle locazioni non abitative sancisce che “il contratto di locazione può essere stipulato per un periodo più breve (rispetto ai 6+6 anni per gli immobili commerciali) qualora l’attività esercitata o da esercitare nell’immobile abbia, per sua natura, carattere transitorio”. Cosa si intende per 'attività avente carattere transitorio per sua natura'? Una prima interpretazione, più restrittiva, era che la disciplina si applicasse solo alle attività ontologicamente transitorie, come per esempio la vendita di beni ereditari (attività che per sua natura ha un inizio e una fine). Tuttavia la Cassazione più recente (si veda Cass. 3663/96) ha aperto a una interpretazione un po’ più espansiva, sancendo che la disciplina delle locazioni transitorie è applicabile ove esistano “ragioni obiettive che escludano esigenze di stabilità”. Non sono dunque più le sole attività ontologicamente transitorie a essere oggetto della disciplina in deroga, ma tutte quelle situazioni oggettive o radicate in una circostanza oggettiva esplicate dettagliatamente in contratto ai fini di eventuale verifica ex post in sede giudiziale. Risulta interessante notare che alcune regioni italiane, forse spingendosi oltre la propria competenza, hanno legiferato sul tema specifico delle locazioni transitorie. La Liguria ha sancito che le 'attività temporanee' possono avere a oggetto la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande e possono essere svolte solo in occasioni di fiere, mercati, sagre o altre riunioni straordinarie per un tempo non superiore alla durata dell’evento cui sono collegate. In Veneto, invece, i temporary store possono proporre in vendita anche beni non alimentari, ma devono indicare nella SCIA la durata, non maggiore di 12 mesi e rinnovabile una sola volta per un massimo di 6 mesi. La Campania ha scelto una via intermedia consentendo la vendita temporanea anche di prodotti non alimentari; tuttavia, la durata - mai superiore ai 45 giorni è strettamente collegata alla durata delle fiere, mercati o eventi straordinari a cui la vendita è connessa. Rimane da augurarsi che altre regioni non seguano

l’esempio di quelle sin qui citate, appesantendo un sistema già sufficientemente rigido. Venendo poi alla disciplina, alle locazioni transitorie non sono applicabili, in quanto incompatibili o espressamente derogate: - le norme sulla rinnovazione del contratto/diniego di rinnovo da parte della proprietà in quanto incompatibili. - le norme sull’indennità per la perdita di avviamento a fine locazione (18 o 36 mensilità nelle locazioni commerciali), che pertanto non è dovuta; - le norme sulla prelazione per nuova locazione e acquisto immobile e relativo riscatto. Della disciplina della l. 392/78 rimangono applicabili, tra le pattuizioni più rilevanti: - le disposizioni sugli oneri accessori e la loro ripartizione; - il divieto di pattuire depositi cauzionali superiori ai 3 mesi; - le norme procedurali per lo sfratto e rilascio dell’immobile; - il divieto di pattuire aggiornamenti annuali del canone superiori al 75% dell’indice ISTAT (per le locazioni transitorie superiori all’anno); e anche, si può ragionevolmente ipotizzare, il diritto del conduttore di sublocare e cedere il contratto di locazione in caso di contestuale cessione dell’azienda o ramo di azienda. La tutela attenuata del conduttore garantisce maggiore flessibilità alle proprietà, naturalmente posto che l’esigenza temporanea esista in concreto e il contratto ne rechi menzione. Rimane da chiedersi se EXPO Milano possa essere l’occasione per la stipula di questo tipo di locazioni. Data la rilevanza dell’evento e l’esistenza di chiare ragioni obiettive facilmente verificabili, la risposta pare affermativa. La verifica del caso concreto rimarrà sempre utile, soprattutto da parte delle proprietà che sopportano il rischio maggiore (cioè la riqualificazione del rapporto in locazione 6+6). Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.

PERCASSI FA SHOPPING DA VERGELIO CALZATURE Il gruppo fondato dall’imprenditore Antonio Percassi nel 1976 ha acquisito i brand, l’attività e i negozi di Vergelio Calzature. In particolare l’operazione ha coinvolto i marchi “Vergelio”, “Marilena” e “Vierre”, oltre ai 12 punti vendita di proprietà: tutti posizionati nelle principali vie dello shopping milanese e dell’hinterland, a Monza. Vergelio è un’azienda storica, fondata nel 1939, e i suoi negozi hanno sempre rappresentato a Milano un punto di riferimento per l’offerta di calzature di qualità, e per una clientela che poteva ritrovare in un unico punto vendita un’ampia selezione dei migliori prodotti e delle migliori marche disponibili sul mercato. Percassi punta quindi a valorizzare e sviluppare ulteriormente il brand Vergelio sia a livello nazionale sia internazionale, oltre che sul canale online, con un modello evoluto di vendita multicanale. DREAM Capital Partners ha assistito Vergelio Calzature e i suoi azionisti nella ricerca dell’investitore e nella relativa negoziazione.

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GRUPPO TEDDY, CON M&G REAL CAPODICHINO PUÒ CRESCERE ESTATE, IN VIA TORINO A MILANO

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ruppo Teddy, con i marchi Terranova e Calliope, sbarca con una location da oltre 3.700 mq in via Torino a Milano. L’operazione vede protagonista M&G Real Estate, il braccio di gestione dei fondi immobiliari di M&G Investments (uno dei principali gestori di fondo europei, con presenza in Italia dal 2004), che ha definito l’acquisto di un’azienda commerciale, proprietaria, tra l’altro, di una parte di un immobile di primario standing in via Torino a Milano, una delle principali high street della città. Venditore è PRIA SpA, società di sviluppo immobiliare italiana. Per M&G Real Estate l’investimento sarà parte della propria strategia europea core gestita da David Jackson e Simon Ellis. L’iniziativa è in fase di sviluppo e riguarda appunto una superficie commerciale di 3.745 mq all’interno di un edificio di oltre 6.000 mq in corso di costruzione tra via Torino e via Della Palla. L’attività commerciale sarà gestita dal Gruppo Teddy con i marchi Terranova e Calliope, in forza di due contratti di affitto di ramo d’azienda con durata 18 anni. L’apertura è attesa per la primavera 2015. I nuovi punti vendita di Terranova e Calliope, tra i principali e di maggiori dimensioni di Milano, costituiranno per Teddy i flagship store di punta a livello nazionale e internazionale.

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Enac ha dato il via libera al master plan (2014-2023) per l'aeroporto di Napoli Capodichino proposto dalla Gesac (controllata da F2i). La capienza dello scalo partenopeo passerà quindi dagli attuali 5,9 milioni di passeggeri a 7,7 milioni. Pertanto la società di gestione potrà realizzare investimenti per 128 milioni autofinanziati nello stesso periodo. «L’approvazione tecnica da parte di Enac del master plan – commenta l'ad di Gesac, Armando Brunini – rappresenta un fondamentale presupposto per continuare a sviluppare Capodichino confermandone il ruolo di infrastruttura strategica. Investiremo per ottimizzare l’esistente, migliorare ancor più la qualità e accogliere la crescita prevista del traffico». Il master plan prevede interventi di ottimizzazione e adeguamento delle infrastrutture aeroportuali esistenti, come l’ulteriore riqualificazione e l’ampliamento del terminal aeroportuale, la ristrutturazione e l’ampliamento delle piazzole di sosta degli aeromobili, l’adeguamento delle vie di rullaggio, oltre ad altri investimenti in innovazione tecnologica.

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Partecipa anche tu! candida il tuo format al Foodservice Award Elenco candidati al 15 marzo 2015 (in ordine alfabetico)

Le associazioni partner

Ristorando www.foodserviceaward.it

TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

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r&f News opening Puma ruggisce assieme a Foot Locker Dagli Stati Unti all'Europa. Arriva un progetto lanciato nel 2014 Oltreoceano, e per il primo test è stata scelta l'Italia. Puma e Foot Locker hanno inaugurato il primo shop-in-shop europeo chiamato Puma Lab a Milano in via Torino angolo via Speronari 7. Con 60 mq di spazio dedicati alla vendita premium, il Puma Lab all’interno del negozio Foot Locker di Milano offre i migliori prodotti footwear e abbigliamento Puma. Saranno presenti le ultime novità in tema di sneaker, le limited edition e i modelli in esclusiva per Foot Locker di Puma, oltre ai prodotti iconici del brand come le Suede o le Basket, fino alla nuova collezione Tennis streetwear e l'ultima linea Trinomic. Il Puma Lab avrà nuove colorazioni ogni 4-6 settimane e rinfrescherà le collezioni ogni 812 settimane. Puma e Foot Locker hanno sviluppato questo concetto insieme nel 2014, lanciando il primo Lab shop-inshop negli USA.

Apre Il Mercato del Duomo

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tto mesi di lavori che valorizzano l'andamento verticale, su 4 piani. Ora finalmente apre le porte Il Mercato del Duomo firmato Autogrill (vedi La pulce nell'orecchio pag. 72). Cinquemila mq, 3mila quelli aperti al pubblico, in cui si sviluppa l'idea di un moderno mercato. Punto cardinale di nuovi concept gastronomici capaci di riunire, sotto lo stesso tetto, chi produce, chi seleziona, chi trasforma e chi consuma il cibo, ma recuperando anche l'anima dei mercati. Il Mercato del Duomo ospita 500 metri quadrati di banchi alimentari al primo piano con prodotti e produttori locali selezionati insieme all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Il Bistrot Milano Duomo è la versione amplificata di quello della Stazione Centrale: due piani di prodotti tipici e artigianali organizzati per corner tematici: griglia, primi, forno, salsamenteria per piatti freddi, cui si uniscono l'Ovobar con specialità a base di uova, il Frutteto, health food a suon di macedonie, frullati, centrifughe di frutta e verdura, la Caffetteria con l'espresso o la napoletana. Autogrill ingloba anche il caffè nel Motta Caffè Bar, insegna storica aperta nel 1928 e tornata a rivivere nel 2013, affiancata da quella più recente, della Terrazza Aperol. Moderno punto di ritrovo per aperitivi ed eventi, declinato sull'immaginario dell'Aperol Spritz e in perfetta sintonia con l'anima mondana della città. Il Wine Bar completa la proposta di food&wine.

illy fa breccia a Porta Nuova 100 Montaditos: il bocconcino spagnolo punta sull’Italia

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lly ha inaugurato il primo flasghip store a Milano, e lo fa presentando un nuovo concept di caffè artistico in collaborazione con la Galleria d’arte Lia Rumma, uno dei principali centri per l'arte contemporanea in Italia con sede a Napoli e Milano. Il torrefattore triestino ha scelto dunque l’esclusiva location di Piazza Gae Aulenti, nel quartiere di Porta Nuova. Ai piedi dei grattacieli Unicredit. Il locale vanta un’atmosfera particolare, tra caffè, cultura, arte e cucina, dal design contemporaneo: strutturato su 200 mq distribuiti su due piani, con oltre 70 posti a sedere, ha come elemento caratterizzante il bancone in marmo Calacatta dove si distingue l’iconico frontale rosso decorato con un pattern composto dal logo illy. Sotto il profilo gastronomico, la mattina vengono proposti i dolci del maestro pasticciere Luigi Biasetto: dal suo ‘atelier’ illy ha selezionato biscotti, frolle, croissant, quindi specialità adatte per accompagnare il caffè o il cappuccino per la colazione ma indicate anche da gustare con una tazza di tè Dammann Frères o le cioccolate Domori per la pausa pomeridiana. Un altro momento di consumo importante è l’aperitivo, che trova la sua massima interpretazione nella carta dei cocktail: dalle note frizzanti del ‘MilanoParigi’ a quelle speziate e mediterranee dello ‘Spices Botanic Gin Tonic.

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opo Roma, 100 Montaditos apre il primo locale in Lombardia. L’inaugurazione è avvenuta nel centro commerciale Globo di Busnago (MB) e rappresenta la seconda tappa di un programma di sviluppo internazionale che vede proprio nell’Italia il suo tassello preferenziale in Europa. «Vogliamo conquistare gli italiani con l’idea semplice e rivoluzionaria che ci ha reso un vero e proprio ‘love brand’ già per migliaia di consumatori nel mondo», ha dichiarato Ángel Sandoval, 100 Montaditos Europe manager. La catena multinazionale di cucina tradizionale spagnola, parte del gruppo Restalia, che propone il famoso “Bocconcino di Spagna”, ha all’attivo 350 locali in patria e già una quarantina all’estero. Una massa critica che ne fa della prima food company iberica uno dei 100 brand in franchising più sviluppati nel mondo. Ambiente e menu sono i punti di forza della proposta di un format che in 15 anni ha conquistato i consumatori di casa con i montaditos, bocconcini di pane dalla ricetta brevettata, farciti d’ingredienti genuini salati e dolci.

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News opening Tata Italia apre a Udine Il retailer della moda Tata Italia continua nel programma di espansione con la nuova apertura all’interno del centro commerciale Città Fiera a Udine, in una superficie di 400 mq. Questo opening fa seguito ai 100 mq inaugurati a gennaio nel centro di Manfredonia (FG) e allo store presso il centro commerciale Porta Nova a Gualdo Tadino (PG) con una superficie di 200 mq. Il progetto Tata Italia, nato nel 2000, è quindi in costante evoluzione (dal 2013 si avvale anche della formula franchising con aperture in aumento sull’intero territorio nazionale). All’Estero Tata Italia è presente con due store a Tirana presso Tirana City Park e Tirana TEG. Location privilegiate delle aperture dei nuovi store Tata Italia sono i migliori centri commerciali sul territorio italiano e i centri urbani. A oggi il brand ha sviluppato una rete distributiva di 49 punti vendita che comprende megamall tra i mille e i 3mila mq, superstore di 600 mq e flagship-store nei centri storici.

Google: London calling

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azienda di Mountain View ha aperto a Londra il suo primo negozio monomarca, il Google Shop, su Tottenham Court Road all'interno di Curry's Pc World, uno dei brand della catena Dixons carphone. Nel negozio c'è un enorme schermo “avvolgente”, come lo ha definito la società, che consente ai clienti di “volare” da una parte all'altra del globo grazie a Google Earth. La Doodle Wall, invece, è una parete che permette ai visitatori di personalizzare con spray rigorosamente digitali il logo di Google e di condividere l’opera sui social network. Il “negozio dentro un negozio”, come lo ha definito Google, rappresenta un nuovo capitolo della sfida a Cupertino e ai suoi Apple store. Nei Google shop si troveranno le linee di smartphone e tablet con sistema operativo Android, i laptop Chromebook e i dispositivi Chromecast. La vetrina visibile dal marciapiede ospita installazioni artistiche per attirare i passanti. Al momento c’è una macchina di Rube Goldberg che riprende la segnaletica tipica londinese e il logo di Google.

Venchi raddoppia nella City e atterra a Linate Harmont & Blaine punta ai bimbi del mondo Taglio nastro per la prima boutique di Harmont & Blaine Junior a Pechino, città nella quale il marchio prevede l’apertura di 5 monomarca nei prossimi tre anni grazie a un accordo con il partner locale Hui Kun Trading co. Ltd che fa capo alla famiglia Gao. La boutique, interamente dedicata alle collezioni per i piccoli amanti del bassotto, ha aperto presso il Solana Lifestyle Shopping Park. L’altro Paese su cui si concentrerà il progetto di crescita internazionale attraverso l’apertura di boutique monomarca sarà la Turchia dove, nel primo semestre 2015, sono previste le aperture di due punti vendita cui ne seguiranno altri 5 nei prossimi 4 anni. Il consolidamento internazionale proseguirà inoltre con l’espansione in Spagna e negli Emirati Arabi, Paesi in cui le collezioni 0-16 anni sono già presenti in boutique multimarca o in aree dedicate all’interno degli store Harmont & Blaine.

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opo Covent Garden, Venchi raddoppia la sua presenza nella City. Parallelamente prosegue il proprio sviluppo nel canale del travel retail con un opening a Milano Linate. Ma andiamo con ordine: il noto marchio piemontese specializzato nella produzione di cioccolata ha aperto un locale nel quartiere londinese di Hampstead, meglio noto come il Village per la caratteristica di essere un piccolo mondo: un

luogo dove chi vi abita condivide con orgoglio e senso di appartenenza la vita del quartiere, spesso ritrovandosi in accoglienti pasticcerie, piccole panetterie, caffè e ristoranti. L’operazione è valorizzata dal nuovo format, che accosta al bianco le griglie e i nuovi fondali in ottone, ospita con equilibrio di spazi la ormai consolidata offerta di creme spalmabili fresche e un'area dedicata alle crêpes, ben visibili dalla vetrina. L'ampio banco del gelato, con la scelta di 14 tra i gusti Venchi più popolari, accompagna le raffinate praline, le lastre di burro di cacao e l'offerta della caffetteria con i caffè speciali, le cioccolate calde e tanto altro. Punto di forza e novità in assortimento di questo shop londinese è la linea dei prodotti da forno, studiati e realizzati in esclusiva per Venchi per le colazioni e le occasioni golose. Sul fronte del travel retail, recentemente Venchi ha aperto anche all'aeroporto di Milano Linate segnando una forte presenza in tutti i luoghi di arrivo nella città di Expo 2015: è già presente, infatti, negli scali di Milano Malpensa e Orio al Serio, oltre a presidiare la stazione di Milano Centrale e quella di Milano Cadorna con un locale appena fuori da quest’ultima.





r&f Cover story

100 CENTRI COMMERCIALI

I 5 pretendenti La lista degli incontri “cumulativi” a ICSC Retail Connections, allo stand CNCC, annovera Mothercare, Primark, Charming Charlie, Kidzania e Vapiano. Quali i loro progetti sull’Italia?

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Cover story

ALLA CACCIA DI BRAND INTERNAZIONALI Pavilion Italia è il nome del progetto, a guida CNCC, che ha visto per la prima volta partecipare assieme in un evento internazionale (Retail Connections, Londra 25 marzo) cinque tra le principali aziende italiane specializzate nel settore degli shopping centre. L’obiettivo: convincere i retailer stranieri a investire nel nostro Paese

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roporre a un top brand internazionale di approcciare il mercato italiano offrendogli un’unica prime location è, per ovvi motivi, un’impresa titanica. Impresa che, se portata a compimento, dà lustro al centro commerciale e innalza il valore dell’immobile, ma che costringe la proprietà e la società di commercializzazione a fare un importante sforzo, anche economico. Partendo da questo presupposto, e non solo, il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali ha dato vita al progetto Pavilion Italia, che al Retail Connections di Londra (25 marzo al Business Design Centre) ha visto protagoniste cinque tra le principale aziende italiane specializzate nel comparto dei grandi templi dello shopping: Cogest Retail, IGD SiiQ e Studio Conte attive nella commercializzazione e nella gestione di centri commerciali; Promos con un profondo know how nel settore degli factory outlet center; Microlog che produce soluzioni tecnologhe per il retail. «Il CNCC ha intrapreso negli ultimi mesi un percorso intenso per avvicinare con più forza l'Italia e il suo mercato ai player dei mercati internazionali. Lo faremo tramite Mapic, lo stiamo facendo con ICSC – ha testimoniato, nelle settimane precedenti all’evento londinese, il presidente del CNCC, Massimo Moretti – Lo scopo è di renderci più comprensibili e appetibili agli investitori internazionali, ma anche di aprire nuovi scenari ai nostri retailer o "invogliare" i retailer mondiali a entrare in Italia.

Su quest'ultimo aspetto gli anni di crisi, con severi e/o stereotipati giudizi sul nostro sistema Paese, hanno bloccato l'arrivo di importanti catene: dobbiamo fare di tutto perché i nostri centri commerciali possano offrire, come meritano, i migliori tenant mix, anche sotto il profilo dell'offerta internazionale. Andiamo a Londra a Retail Connections per la prima volta, con uno stand significativo, con i nostri soci che rappresentano circa 100 centri commerciali. Per l’occasione stiamo organizzando una grande quantità di appuntamenti con i retailer non ancora presenti nella Penisola». Se da un lato, mentre andiamo in stampa, il calendario degli incontri “plenari” tra le cinque aziende aderenti al Progetto Pavilion Italia e i brand è ancora da definirsi, dall’altro le aziende protagoniste hanno già le idee chiare su come affrontare l’edizione 2015 di Retail Connections, in termini sia di iniziative condivise sia di iniziative individuali. Entrambe le possibilità, infatti, sono previste in virtù di un accordo tra il CNCC e ICSC, che ha impegnato quest’ultimo a organizzare 5/10 appuntamenti su richiesta per ogni azienda aderente. Il Pavilion è stato suddiviso in cinque aree ampliabili, con un allestimento coordinato e unico, per assicurare la visibilità a tutti i partecipanti. Anche la redazione di retail&food è stata presente al Retail Connections di Londra, e ne pubblicherà un resoconto nel numero di maggio. Andrea Penazzi

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r&f Cover story «Rafforziamo l’immagine del Paese» Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail Con quali obiettivi Cogest Retail partecipa al progetto Pavilion del CNCC? L’obiettivo primario è sicuramente farsi conoscere dai retailer internazionali che stanno pensando di approcciare il mercato italiano e quindi illustrare le opportunità di sviluppo, in particolare nel circuito dei centri commerciali, dei retail park e degli outlet. Quali contenuti commerciali, all’interno di questo progetto, proporrete ai brand internazionali? Gli interlocutori che andremo a incontrare sono abbastanza maturi da conoscere le potenzialità e le modalità di accesso a un contesto come quello italiano. Tuttavia poter offrire un pacchetto che include complessivamente un centi-

naio di strutture, oltre a servizi qualificati, può rappresentare il giusto stimolo per i retailer da un lato e per le aziende “alleate” (alcune delle quali concorrenti tra loro) dall’altro. Ma al di là dei vantaggi anche organizzativi, quest’operazione congiunta è stata studiata per rafforzare l’immagine del Paese e fornire nuove motivazioni a quelle insegne che ancora non abbiano trovato lo spunto per proporsi in Italia. Quali contenuti commerciali proporrete ai brand negli incontri singoli? L’idea è di proporre una gamma di soluzioni specifiche per i singoli brand. Tuttavia, oltre alla prospezione su nuove aziende, abbiamo fissato appuntamenti anche con insegne già presenti in Italia, con le quali vorremmo valutare un possibile piano di aperture, a partire da una visione più ampia del mercato Italia, rispetto a quella che spesso detta le decisioni a

livello locale. Per Cogest Retail, e più in generale per il mercato italiano dei centri commerciali, quali sono i vantaggi nel fare “squadra” con altre aziende in occasione di un evento internazionale di questo livello? I vantaggi sono reciproci. Il fatto di portare in dote alla squadra più di quaranta centri ben diversificati rappresenta un punto di forza per la rappresentanza collettiva. Oltre a questo, dobbiamo tenere presente il limite che ognuno di noi incontrerebbe come singolo, affacciandosi da esordiente su un evento consolidato, e cercando di guadagnare visibilità tra una moltitudine di operatori “storici”.

«Fondamentale il lavoro di squadra» Francesco Conte, titolare unico di Studio Conte Con quali obiettivi Studio Conte partecipa al progetto Pavilion? Per noi è la seconda esperienza al Retail Connections di Londra, da cui abbiamo imparato l'importanza di curare anche in loco le relazioni con i retailer internazionali per presentare le potenzialità dei nostri progetti in Italia, rispetto a un focus non sempre positivo sul Paese. Quali contenuti commerciali, all’interno di questo progetto, proporrete ai brand internazionali? Arese, in primis, che nasce alle porte di Milano dove la densità abitativa e il potere d'acquisto sono in assoluto tra i più rilevanti d'Italia e di sicuro interesse anche a confronto con realtà internazionali. Il progetto è frutto della collaborazione fra l'architetto Michele De Lucchi e Design International con l'architetto Davide Padoa, dove l'anima della moda e della ristorazione si esprimeranno attraverso vie e percorsi, tanto outdoor quanto indoor, su due livelli, caratterizzati da piazze,

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edifici, portici, portali e giardini. Poi Jesolomagica a Venezia, pensato per diventare un importante polo d'attrazione grazie a un innovativo mix di funzioni commerciali, di svago e intrattenimento. Premiato come miglior Progetto Architettonico EIRE 2010 e come miglior Progetto per lo Sviluppo Turistico Expo 2011, Jesolomagica porta la firma dello Studio Internazionale Zaha Hadid Architects di Londra. Inoltre, proponiamo i nostri servizi di ricerca di mercato, assistenza legale e amministrativa, progettazione e supporto tecnico incluso pilotage e consulenza marketing. Per Studio Conte, e più in generale per il mercato italiano dei centri commerciali, quali sono i vantaggi nel fare “squadra” con altre aziende in occasione di un evento internazionale di questo livello? Riteniamo il lavoro di squadra con i nostri colleghi del settore, agli eventi internazionali, un fattore fondamentale per rafforzare l'offerta e la credibilità nelle potenzialità del nostro mercato. I grandi retailer internazionali solitamente preferiscono scegliere tra un ventaglio di opportunità che questo tipo di lavoro di "squadra" può portare con una visione d'insieme per lo sviluppo nel nostro Paese.

«L’estero, una sfida entusiasmante» Matteo Aicardi, sales & marketing director di Microlog Con quali obiettivi Microlog partecipa al progetto Pavilion del CNCC? Fino ad oggi Microlog, pur partecipando da diverso tempo a fiere internazionali come il Mapic ed Euroshop, è stata concentrata prevalentemente sul mercato italiano. La tipologia di clienti e il mercato di riferimento nel quale operiamo ci impongono però una presenza anche al di fuori dell'Italia, sfida che cogliamo con grande entusiasmo per replicare il successo ottenuto nella Penisola.


Cover story «A Londra con Scalo Milano e Valmontone Outlet» Filippo Maffioli, sales & marketing director di Promos Con quali obiettivi Promos partecipa al progetto Pavilion del Cncc? Per conoscere e farci conoscere da realtà potenzialmente interessanti per il nostro business. Lavoriamo costantemente per migliorare l’offerta dei nostri progetti in portafoglio e per rispondere in modo puntuale ai desiderata di un pubblico sempre più vasto, a livello internazionale, ed esigente. Quali contenuti commerciali proporrete ai brand internazionali? A Londra porteremo il progetto Scalo Milano, che stiamo realizzando alle porte del capo-

luogo lombardo, e Valmontone Outlet, in provincia di Roma, acquisito in gestione all’inizio dell’anno. Li abbiamo scelti per la loro collocazione geografica: Roma e Milano rappresentano due entry point strategici per marchi internazionali interessati al mercato italiano. I due centri presentano inoltre caratteristiche intrinseche che li rendono attrattivi sotto profili differenti: il Valmontone Outlet offre una grande varietà d’offerta e una grandissima affluenza di visitatori, mentre Scalo Milano rappresenta l’innovazione. Si tratta infatti di un format distributivo inedito che proporrà al pubblico le eccellenze di moda, design ed enogastronomia di alto livello. Sarà un City Style destinato a diventare un punto di riferimento dello shopping meneghino grazie alla sua forte integrazione fisica e culturale con il tessuto urbano della città.

Per Promos, e più in generale per il mercato italiano dei centri commerciali, quali sono i vantaggi nel fare “squadra” con altre aziende in occasione di un evento internazionale di questo livello? Il mercato retail italiano sta finalmente vivendo un periodo di ripresa, fare sistema ci permetterà di rafforzare l’idea che il nostro Paese è di nuovo una piazza interessante dove investire. Se positiva, è possibile che questa operazione possa essere riproposta anche in futuro, anche in altri contesti/fiere/eventi? Accoglieremo con entusiasmo tutte le proposte di partecipazione che ci permetteranno, da una parte, di incontrare un pubblico potenzialmente interessato ai nostri progetti e in target con le nostre esigenze, dall’altra, di valorizzare l’offerta che il nostro Paese può offrire.

«Il mercato italiano necessita di nuovi brand internazionali» Daniele Cabuli, direttore generale alla gestione di IGD SiiQ

Quali contenuti commerciali, all’interno di questo progetto, proporrete ai brand internazionali? Quello che è nel nostro core business, sistemi di contapersone o più in generale di soluzioni per tracciare i flussi di persone e le loro abitudini. Metteremo l'accento sulle peculiarità che ci contraddistinguono: siamo produttori, diamo grande attenzione al servizio e abbiamo oltre 20 anni di esperienza nel settore. Per Microlog, e per il mercato italiano dei centri commerciali e dei fornitori, quali sono i vantaggi nel fare “squadra” con altre aziende in occasione di un evento internazionale di questo livello? I vantaggi di fare squadra, oltre a migliorare il rapporto tra gli elementi stessi della squadra, sono di maggiore opportunità e visibilità, ma, soprattutto, di potere avere una conoscenza più ampia e approfondita dei nuovi mercati.

Con quali obiettivi IGD partecipa al progetto Pavilion del CNCC? L’obiettivo è comune fra coloro che hanno aderito all’idea di CNCC: presentare l’Italia come Paese in grado di offrire opportunità importanti a chi vuole fare sviluppo in Europa e che ancora non lo conosce; presentare i centri commerciali italiani in tutti i suoi aspetti e numeri e le opportunità concrete per inserirsi in un mercato che a sua volta necessita di innovazione e di nuovi brand internazionali. Quali contenuti commerciali proporrete ai brand negli incontri singoli? Presenteremo una panoramica del territorio che copriamo, le caratteristiche dei nostri centri commerciali, dei nostri progetti di sviluppo e delle opportunità che siamo in grado di offrire nel breve, ma soprattutto spiegheremo che cosa sono per noi i centri commerciali. E cioè “Spazi da vivere”, luoghi di incontro in cui trovare un mix merceologico bilanciato ed eventi a carattere commerciale, sportivo e socio culturale. Faremo un quadro degli andamenti operativi dei nostri centri

commerciali che per l’anno 2014 hanno registrato ottime performance con un +3,4% in termini di vendite degli operatori e oltre 60 milioni di visitatori. Spiegheremo anche il nostro rapporto con le Coop, nostri azionisti di maggioranza e tenant, che riteniamo essere un plus per IGD. Per IGD, e più in generale per il mercato italiano dei centri commerciali, quali sono i vantaggi nel fare “squadra” con altre aziende in occasione di un evento internazionale di questo livello? Una squadra è sempre vincente rispetto all’individualità! In un contesto nel quale le società italiane che saranno presenti all’evento non sono particolarmente conosciute nel mondo anglosassone è essenziale presentarsi come “squadra”, perché ciò può lasciare un segno più significativo che non la sommatoria delle singole presentazioni, e offrire un maggior numero di opportunità di sviluppo sull’intero territorio, cosa che singolarmente risulterebbe meno appetibile.

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Comunicazione pubblicitaria

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ovantasei miliardi di euro. Questo il costo delle “differenze inventariali” nel 2014 secondo le elaborazioni del Barometro Mondiale dei Furti nel Retail condotte da The Smart Cube, in collaborazione con Ernie Deyle. Parliamo di furti ad opera di clienti, ma anche della criminalità orga-

nizzata e di dipendenti infedeli, come pure di frodi dei fornitori e infine di veri errori amministrativi. Gli articoli più apprezzati? Quelli facili da nascondere e rivendere: alimentari (con vini e superalcolici in pole position), moda (in particolare

scarpe ed accessori) e tutto il settore Health&Beauty, anche se le merci più rubate di sempre sono gli smartphone e i videogame. Irresistibili. L'Italia delle perdite In Italia le perdite nel sistema retail generano una maggiore spesa pro capite di circa 94 euro, dal momento che i costi delle differenze inventariali riverberano sull'intera catena del valore, fino al consumatore. I furti sono ascrivibili ai clienti nel 53,4% dei casi e ai dipendenti nel 22% (sottrazione indebite e scontistiche non autorizzate); seguono gli errori amministrativi (16,3%) e

ingressi ai parcheggi e alle zone di carico e scarico, le soluzioni di videosorveglianza Hikvision, produttore n.1 al mondo di sistemi di sicurezza video, garantiscono immagini nitide e ricche di dettagli in qualsiasi condizione di luce e ne assicurano la completa fruibilità in sede legale. La qualità Hikvision permette infatti di identificare volti e comportamenti dolosi anche in condizioni di luce critiche e consente di monitorare anche gli eventi più rapidi e fugaci, come le transazioni di denaro o i tentativi di furto. Con Hikvision si possono riconoscere comportamenVedere bene, sempre Dalla cassa all’area shopping, dagli ti e movimenti sospetti anche in

le frodi dei fornitori (8,3%). La bella notizia è però che in Italia le differenze inventariali nel 2014 sono calate, riducendo le perdite annue a “soli” 3,1 miliardi di euro. Motivo? Da noi si investe in prevenzione, con oltre 2,5 miliardi di euro destinati alla sicurezza. E se i furti calano, vuol dire che prevenire funziona. Ma perché una misura di sicurezza operi davvero come deterrente contro furti, rapine o atti vandalici dev'essere affidabile, fruibile e utilizzabile anche in sede giudiziaria.

Differenze inventariali addio con la videosorveglianza


HIKVISION controluce, di notte o con una visione panoramica a 360°. Per coniugare discrezione ed estetica si possono scegliere delle telecamere compatte, e per gli esterni, delle telecamere con visione notturna e cover antivandalismo, funzione di inseguimento e un doppio faro infrarosso che illumina la scena fino a 150 metri di distanza. Registrare bene, sempre Poter registrare le immagini su vari supporti e in luoghi inaccessibili agli estranei è una protezione fondamentale, sia in caso di furto del registratore digitale, sia quando è necessario fornire materiale registrato alle Forze dell’Ordine senza interruzione nella videosorveglianza. I videoregistratori Hikvision permettono di memorizzare in diverse modalità (dischi interni, esterni, di rete)

e di gestire a distanza tutte le im- sorveglianza sproporzionati, inademagini registrate, garantendo sicu- guati alle reali esigenze del retailer rezza in qualsiasi circostanza. e quindi regolarmente spenti o non presidiati. Hikvision ha studiato soVendere bene, sempre luzioni per ogni tipologia di retailer: L'intero sistema di sicurezza è a da quello di medie dimensioni (suportata di smartphone e tablet, per permarket, discount, superstore di avere sempre tutto sotto controllo, elettronica, abbigliamento, sport, dovunque. L’ampia e costante vi- cosmetica, arredamento) a quello suale di aree interne e vetrine può di superfici ridotte (piccoli esercizi essere anche di supporto al mer- commerciali - tabaccherie, farmacie, chandising e alle strategie di vendita negozi di telefonia ed elettronica, legate alla disposizione delle merci VLT, bar e ristorazione, punti vendita esposte. Una visione complessiva di preziosi e alcolici). Per quest'ulin tempo reale permette infatti allo timo caso, Hikvision propone soluStore Manager di intervenire più zioni semplici e affidabili, ad inverapidamente e al Merchandiser di stimento ridotto: apparecchiature operare in maniera più efficace su di registrazione di immediato utidiversi punti in collegamento remo- lizzo e telecamere ad alta definizioto al sistema video. ne con visualizzazione in tempo reale sia in loco che a distanza, di facile integrazione con gli impianti Controllare bene, sempre Capita di vedere sistemi di video- antintrusione esistenti.

Per le superfici di media grandezza, ove occorre monitorare anche l’esterno, Hikvision propone telecamere ad alta definizione, centralizzazione a distanza verso Control Room o Istituti di vigilanza e sistemi a facile integrazione con gli impianti antintrusione, antitaccheggio o di controllo accessi esistenti. Per l'esterno, la versione base propone telecamere dotate di illuminatore all’infrarosso con portata fino a 30 m, resistenti alle intemperie e con allarme antimanomissione. Nelle aree di deposito e logistica, come pure nelle zone di carico/scarico e nei parcheggi, sono previste telecamere HD all’infrarosso con rotazione a 360°, resistenti alle intemperie e ai vandalismi, per controllare le aree funzionali esterne in ogni condizione di luce.

Hikvision, sempre Per salvaguardare un investimento in sicurezza, in una logica e con un approccio del lungo periodo, è necessario costruire delle partnership tecnologiche solide. Ciò significa scegliere fornitori robusti, affidabili, votati all'innovazione, con elevata capacità produttiva, ampiezza di gamma, time to market, solidità finanziaria. 730.000 mq di uffici, 120.000 mq di superficie per la produzione e l’energia creativa di 3.870 ingegneri sono numeri, strutture e impianti che in Hikvision sostengono una previsione di fatturato per il 2017 di 7 miliardi di dollari. I numeri del produttore numero 1 al mondo per le tecnologie professionali di videosorveglianza.


r&f Parola di Valeria Di Nisio Valeria Di Nisio, subito dopo essersi laureata in Italia in Economia e Commercio, è volata a Londra dove ha iniziato la sua carriera nel property, nel 1995, come Investment Analyst presso CBRE (la allora Richard Ellis). Nel 1998 è entrata a far parte dello Schroders International Property Fund, poi Eurocommercial Properties, prima come Property Director, e successivamente come Group Leasing Director, carica che ricopre tuttora.

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Cover story

EUROCOMMERCIAL PROPERTIES: «Pronti a investire ancora in Italia»

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ocietà olandese, quotata alla borsa di Amsterdam, Eurocommercial Properties vanta un profondo know how nel settore dei centri commerciali, e non solo, maturato in quasi 24 anni di attività. In questo periodo ha presidiato via via i mercati italiano, francese e svedese, costruendo un portfolio di 33 shopping mall di proprietà dove operano circa 1.500 tenant. Solo nel nostro Paese, dove si è stabilità nel 1994 con l’acquisizione del centro commerciale Curno, vanta 690 contratti in essere e 10 shopping centre, più retail park e cinema. L’arrivo di Eurocommercial Properties in Italia ha visto nel 1998 l’ingresso in azienda di Valeria Di Nisio, attuale Group Leasing Director e responsabile del team leasing italiano (tutto il team italiano, dislocato negli uffici di Milano e Firenze, conta 30 persone). Dalla sede di Londra, dove opera stabilmente, Di Nisio ci ha confermato in primis l’intenzione della società di continuare a investire nel nostro Paese, a partire dall’ampliamento di Carosello, e di voler portare presto nuovi brand nella Penisola. Eurocommercial Properties ha la proprietà di numerosi asset commerciali in Italia, Francia e Svezia. Quali sono i punti in comune e le differenze tra questi mercati? Siamo investitori attivi per cui conosciamo bene i nostri mercati. Tutti i Paesi in cui siamo presenti sono ricchi e si caratterizzano per una certa trasparenza nei rapporti tra landlord e retailer. I nostri contratti sono quasi tutti a canone variabile affiancato a un minimo garantito, e questo ci permette di monitorare le performance mensili dei nostri tenant, aiutandoci nella gestione del tenant mix. Dall’analisi costante dell’andamento dei nostri centri cerchiamo di risolvere le situazioni di criticità prima che diventino serie, sostituendo i retailer che soffrono. Inoltre, in ogni Paese abbiamo un leasing team ad hoc, perché le culture sono diverse e necessitano di un know how specifico. Quanto pesa per voi il mercato italiano? Il 38% del nostro capitale è investito in Italia, il 40% in Francia e 22% in Svezia. Seppur di pochissimo l’Italia non è il primo mercato. Lo era lo scorso anno, a pari merito con il 39% con quello francese, poi quest’ultimo è cresciuto in virtù di un’acquisizione. Guardando alle dinamiche politiche ed economiche del nostro Paese, qual è la percezione dei brand internazionali? La percezione dell’Italia all’estero, anche da un punto di vista della compagine governativa, è migliorata. Il nostro Paese sta riacquistando il suo potere attrattivo in termini di affidabilità per gli investitori esteri e il basso spread ri-

spetto al Bund tedesco è un segno importante. Certo, la burocrazia rimane… Circa i progetti in Italia, come sta procedendo l’ampliamento del Carosello? Siamo attivissimi per ottenere i permessi. Il nostro progetto di ampliamento lo abbiamo presentato pubblicamente poche settimane fa perché siamo convinti che si possa fare. Abbiamo individuato un progetto sostenibile di alta qualità che risponde a tutte le “sensibilità” locali. C’è una grande richiesta da parte dei retailer, che è sempre il feedback più importante quando valutiamo nuovi sviluppi o nuovi mercati. Rispetto agli altri Paesi europei di vostra pertinenza, i canoni di affitto in Italia nei mall commerciali come si posizionano? Avendo estrapolato i dati dei centri commerciali di Parigi down town, dove si parla di canoni stratosferici, nelle location da 0 a 100 mq l’Italia è al top, seconda la Francia e terza la Svezia; lo stesso vale per le superfici dai 100 ai 300 mq, mentre su quelle dai 300 ai 600 mq Italia e Francia sono praticamente allineate. Sottolineo che tutto è rapportato al mercato locale e quindi ai fatturati: la Svezia ha 6 milioni di abitanti contro i 60 del Belpaese… Inoltre, l’Italia è superiore perché abbiamo centri come Carosello, Curno e I Gigli che contribuiscono notevolmente a far aumentare la nostra media nazionale. Pensando ad altri Paesi, mi aspetto che in Germania i canoni siano ancora più alti. Come si presentano i vostri centri commerciali italiani in termini di brand mix? Premesso che i nostri centri sono quasi tutti fully let (oggi quattro unità sfitte su 690), il 41% del brand mix totale è dato da marchi stranieri internazionali, il 26% da nazionali, il 16% da italiani che investono anche all’estero, Kiko Make Up Milano per fare un esempio, e il 17% da locali. A noi non piacciono i mall standardizzati, per cui siamo alla costante ricerca anche di brand locali che facciano sviluppo, soprattutto quelli della ristorazione e ancor di più se emiliani, perché nel settore del food è molto interessante differenziarsi. Come favorite l’internazionalizzazione dei marchi italiani e l’ingresso di quelli stranieri nel nostro Paese? Siamo costantemente alla ricerca di nuovi trend e concept. Uno dei miei compiti è coordinare i team dell’Italia, della Francia e della Svezia con l’obiettivo di migliorare l’offerta di tutti i centri commerciali. E ciò lo facciamo anche in collaborazione con i nostri retailer. In questo momento Gruppo Calzedonia, ad esempio, sta guardando alla Svezia, mentre sulla Francia è già molto avanti. Dall’estero ci sono tanti

brand che pensano all’Italia, come Primark, Uniqlo e Victoria’s Secret che ha intenzione di aprire nei centri commerciali il format accessori. Siamo inoltre in attesa che arrivino altri marchi americani come American Eagle Outfitters, piuttosto che scandinavi come Class Ohlson che si sta pian piano muovendo. Rispetto alla ristorazione penso che Starbucks farebbe ottimi risultati, sto studiando inoltre Five Guys che da due anni è sbarcato in Inghilterra, mentre KFC finalmente è arrivato anche in Italia. Fondamentale, quando è possibile, è portare il primo store in Italia: per esempio Superdry ha aperto il primo negozio in Italia in un centro commerciale a Carosello. Quali sono le case history più interessanti su cui ha lavorato? Due in particolare: Apple a I Gigli, dopo che era già entrato a Carosello, e Hollister proprio a Carosello. Per quanto riguarda l’operazione Apple a I Gigli, quest’ultimo ha preso uno spazio di 800 mq precedentemente occupato da una libreria del Gruppo Mondadori, che siamo riusciti a trasferire in un’altra unità. Questa unità era occupata da Zara Home, per cui abbiamo dovuto trattare con il Gruppo Inditex in Spagna per convincerlo a trasferirsi in un’altra location, ovviamente di primissima visibilità, dove c’erano altri due operatori… Complessivamente abbiamo realizzato un lavoro sartoriale, fatto di ben tre spostamenti e di due fuoriuscite. Per quanto riguarda Hollister? Ricordo che durante un Mapic i nostri amici americani di Abercrombie & Fitch vennero da noi per fare una riunione: volevano aprire 600 mq a Carosello ed io risposi che quei mq non erano disponibili ma che avremmo trovato una soluzione. A latere dell’incontro ho parlato con un collega per capire quanta Slp e quante licenze avessimo a disposizione. In sintesi, dopo un altro lavoro di cesello, fra l’inizio e la fine della fiera avevamo trovato una location e recuperato abbastanza Slp e licenze commerciali per la creazione ex novo di una unità per Hollister. Un mini ampliamento. Per concludere, anche se immagino debba mantenere uno stretto riserbo, state lavorando a qualche nuova acquisizione nel nostro Paese? Le posso dire che siamo sicuramente intenzionati a investire ulteriormente nel portfolio italiano. Cerchiamo investimenti sia grandi sia piccoli, il primary infatti non è dato dalla grandezza ma è dato dalla location, dalla catchment area, dalla ricchezza locale, ecc. Non disdegniamo, inoltre, eventuali sviluppi se affiancati da un promotore che abbia una certa esperienza. Tuttavia prendiamo in considerazione solo il centro e il nord dell’Italia. Andrea Penazzi

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r&f Case history

Intimissimi fa rotta sull’Uomo U

na crescita costante, alimentata da aperture dirette e in affiliazione, nei centri urbani e nei mall moderni, e ancora in Italia e oltreconfine, ha permesso al marchio Intimissimi, nato nel 1996, di raggiungere quota 100 negozi in soltanto due anni. Nel 2011 ha infranto la barriera dei mille, arrivando in 23 Paesi nel mondo, mentre lo scorso anno ha superato la soglia dei 1.200 punti vendita distribuiti in 31 Paesi, inclusa l’Italia che ne conta più di 500. Ma oltre a continuare a spingere su un’espansione organica e omogenea su tutto il territorio nazionale e all’estero, il management del brand appartenente a Gruppo Calzedonia ha sviluppato di recente un nuovo format, partendo da quello “classico”: è nato così Intimissimi Uomo, con l’obiettivo di sfruttare a pieno un mercato dagli importanti margini di crescita. Dei test e delle prime aperture si è occupata Cristina Molinari, della Molinari Srl, attiva nello sviluppo retail di Intimissimi nella zona di Brescia e provincia. Proprio con lei abbiamo parlato in occasione dell’esordio di Intimissimi Uomo all’interno di un centro commerciale, nel caso specifico a Le Porte Franche a Erbusco (BS). Mall gestito dalla società milanese Cogest Retail.

Come nasce l’idea di dare vita a un format solo uomo? Ci siamo accorti che non riuscivamo a raggiungere gli obiettivi che ci davamo per ogni collezione. Quindi, dopo una serie di considerazioni e ricerche, abbiamo intuito che forse l’uomo vuole andare in un negozio specializzato. Di conseguenza abbiamo avviato un test: abbiamo aperto un primo negozio Intimissimi Uomo nel centro storico di Brescia dove disponevamo di un locale libero. Abbiamo visto che da subito si è generato un grande entusiasmo tra i nostri clienti, che addirittura pensavano che avessimo ampliato la gam-

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di Intimissimi Uomo, ma i prodotti? Il negozio si chiama Intimissimi Uomo mentre il prodotto è marchiato Intimissimi. Questo perché è distribuito non solo negli shop Intimissimi Uomo. Disponendo di circa 1.230 punti vendita nel mondo non si possono logicamente cambiare le etichette soltanto in sei location. Potremo quindi vedere due negozi Intimissimi vicini nello stesso mall commerciale, uno declinato sull’uomo e l’altro con il marchio tradizionale?

ma di prodotto. In realtà noi abbiamo sempre avuto una quota di referenze dedicata all’uomo, ma loro la percepivano in misura minore. Quindi abbiamo dato vita a un percorso positivo che nel giro di sei mesi ci ha portato ad avere sei punti vendita, con l’obiettivo di arrivare a cento in un anno. Il primo negozio all’interno di un centro commerciale è stato aperto nei giorni scorsi a Le Porte Franche. Quindi, almeno inizialmente, non avete ampliato la gamma di prodotto… In un primo momento no, perché nei negozi di grandi dimensioni avevamo già una forte esposizione di prodotti uomo. Ma visto il successo di questa iniziativa, proprio in questi giorni è stata ampliata la collezione. E sempre di più, andando a vanti, la allargheremo con soluzioni dedicate all’uomo. Come si presenta per metratura e format il nuovo punto vendita Intimissimi Uomo?

Il primo shop a Brescia è piccolo, così come lo è quello a Le Porte Franche, che misura circa 20/30 metri quadrati. In linea di massima posso dire che le metrature ideali vanno dai 20 ai 50 mq, poi dipende anche da cosa offre il mercato. Ci sono numerose componenti che fanno propendere per una scelta, ma al momento non servono grandi spazi perché siamo all’inizio di questo progetto. Il nuovo brand si chiama quin-

Nel momento in cui arriva un negozio Intimissimi Uomo, quello tradizionale, se posizionato nello stesso mall, rimane dedicato alla donna. Non ci sarà mai, ovviamente, un negozio Intimissimi Uomo vicino a un Intimissimi sia uomo sia donna. Quali sono gli le modalità di sviluppo del nuovo brand? La catena si sviluppa con negozi diretti e in franchising. Le nuove posizioni rispetteranno questa logica: se il negozio in città è gestito da un affiliato, il marchio Uomo, una volta separato, viene dato allo stesso franchisee.


Cover story

Quali invece i canali? Inizialmente la maggior parte dei negozi sarà nei centri storici, rivolti quindi a un pubblico che per caratteristica è più attento. Le posizioni attive nei centri commerciali con determinati fatturati e flussi saranno certamente prese in considerazione. State prendendo in considerazione anche i luoghi del travel retail? Per adesso no, a meno che non capiti un’occasione fantastica che certamente prenderemmo in considerazione. In questo momento si cerca di lavorare in sinergia con l’offerta dedicata alla donna nei centri storici prevalentemente, nei centri commerciali in seconda battuta e poi si valuterà. E le aree geografiche maggiormente interessanti, almeno inizialmente, quali sono? Siamo partiti da un test a Brescia e abbiamo inizialmente sviluppato in quella zona. Tuttavia l’intenzione è quella di portare Intimissimi Uomo in tutto il Paese. Dal punto di vista della comunicazione e del marketing come state spingendo la nascita e lo

sviluppo di Intimissimi Uomo? In questo momento ci rivolgiamo direttamente al cliente classico sfruttando i nostri spazi, semplicemente comunicandolo. Solitamente il nuovo brand è situato infatti nelle vicinanze del negozio tradi-

zionale. Utilizziamo inoltre delle mailing list che abbiamo creato e arricchito attraverso le aperture, anche dei negozi classici Intimissimi, che si sono succedute nel tempo. In questa fase sfruttiamo quindi il passaparola e non è prevista un’attività di comunicazione a mezzo stampa perché sei negozi non ne ammortizzerebbero i costi. Quando arriveremo a cento probabilmente sì, ma ci vorrà ancora un anno. Come è nata, in particolare, l’iniziativa all’interno del centro commerciale Le Porte Franche? Per quanto riguarda l’opening allo shopping mall Le Porte Franche abbiamo deciso di dividere il negozio uomo da quello donna. Avevamo infatti uno spazio che si prestava, con tante vetrine e più ingressi, per cui è stato suf-

ficiente alzare una parete. Abbiamo quindi utilizzato una parte dello shop Intimissimi originario per creare lo store Intimissimi Uomo, cambiandone ovviamente l’arredo. D’accordo con Cogest Retail, questa operazione ha contribuito a rinnovare quel piano della galleria, portando maggiore curiosità al cliente. Per il prossimo futuro pensiamo di continuare in questa direzione e con questa modalità anche nelle aperture (verso l’estate, ndr) al centro commerciale La Grande Mela, vicino a Verona, e a Le Piramidi, nei pressi di Vicenza. A.P.

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r&f Osservatorio prezzi

IL DERBY DI CASALECCHIO DI RENO L'Osservatorio prezzi di questo mese ci ha portati in Emilia Romagna, vicino a Bologna, dove ci sono due centri commerciali differenti per struttura, dimensioni e numero di negozi, ma che si compensano assecondando le esigenze dei clienti

I

centri commerciali in questione sono: Shopville Gran Reno e Centro Commerciale Meridiana. Il primo, inaugurato nel 1993 è una struttura su due piani, funzionale ed accogliente: una settantina di negozi, Ipermercato Carrefour e servizi sempre rinnovati, ed efficienti. Il Centro Commerciale Meridiana invece, strutturato su tre piani (a circa 5 minuti di auto dal cugino) è stato inaugurato nel 1999 ed è dotato di un’architettura ampia e moderna; anch'esso offre al consumatore una selezione di aree dedicate allo shopping, grazie alla presenza di insegne nei diversi settori merceologici. Come àncora alimentare, però, c'è Esselunga e i negozi sono circa una quarantina, con una forte impronta food. Questo

perchè Meridiana è un centro aperto, con una grande piazza centrale, un cinema e una palestra con piscina coperta. La particolarità, e certamente punto di forza del Meridiana, risiede nel fatto che è stato progettato come se fosse una grande corte all'interno di un complesso residenziale diventando, così, il centro “sotto casa” per molte famiglie. Si compensano, quindi, nella misura in cui un clima piacevole e soleggiato piuttosto che le serate estive sono certamente più invitanti da trascorrere in un luogo aperto, a differenza della stagione fredda, piuttosto che il brutto tempo, che invitano maggiormente a girare tra i negozi illuminati del Gran Reno che, per numero, propongono anche un'offerta più ampia.

Centro Commerciale Meridiana

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Shopville GranReno

Dal neonato al parrucchiere Per quanto riguarda l'Osservatorio prezzi abbiamo, quindi, preso in esame ove presenti i medesimi brand (Golden Point e Sisley), altrimenti abbiamo selezionato marchi che avessero un posizionamento il più possibile allineato. Per ciascuno di essi abbiamo scelto i primi prezzi di alcuni prodotti suddivisi in abbigliamento bambino, uomo, donna, fitness, food e altri ancora. Considerando i retailer come Golden Point e Sisley, i prezzi sono risultati allineati, quindi un comple-

tino intimo e delle calze “parigine” costano rispettivamente 21,98 e 5,49 euro in entrambi i centri commerciali, così come un paio di jeans e una camicia da uomo da Sisley costano 39,95 e 29,95 euro. Sempre nel settore abbigliamento, abbiamo confrontato Petit Bateau e Just Glam per i bambini, con body da neonato e T-shirt 5 anni, mentre da donna abbiamo affiancato Mixerì e Via Condotti, dove un pantalone estivo costa rispettivamente 17,90 e 45 euro; un capospalla, invece, si può acquistare a 29,90 euro o a 59 euro. Ma tra i rilevamenti più originali abbiamo selezionato Kiko al Gran Reno e Anika al Meridiana (entrambi negozi di make-up) dove il rossetto più economico costa in entrambi i negozi 3,90 euro, mentre per lo smalto più economico, vince di poco Anika che


Cover story dendo una Margherita da asporto, il cui prezzo è 6,30 euro. Al Gran Reno, invece, da Spizzico (Autogrill) il trancio di Margherita costa 3 euro.

Shopville GranReno lo propone a 2,50 euro, contro i 2,90 di Kiko. Ma trucco e smalto devono ovviamente essere supportati da una acconciatura adeguata, e quindi abbiamo esaminato i prezzi anche di shampoo e piega per signora. Al Gran Reno Steve Hair Diffusion offre

Bambini Body neonato 1 mese T-shirt bambino 5 anni Intimo femminile Completo intimo (mutandine-reggiseno) Parigine Abbigliamento uomo Jeans uomo Camicia uomo Abbigliamento donna Pantalone estivo Capospalla Fitness Scarpa running Pantaloncini running Beauty Shampoo e piega Make up Rossetto Smalto Food Pizza Margherita Caffetteria Caffè Cappuccino Brioches Gelati Cono base Intrattenimento Best seller: I giorni dell’eternità

il servizio a 17,40 euro; il cugino d'Oltralpe Jean Luis David del Meridiana, invece, dal lunedì al sabato è allineato con “Steve” a 17,40 euro, mentre la domenica e i festivi alza l'asticella a 21 euro. Per quanto riguarda invece i grandi classici: caffè,

cappuccino e brioches, nei due locali presi in esame (Gin Rosa a Gran Reno e Jamaica cafè 2 al Meridiana) i prezzi sono identici: rispettivamente 1,10, 1,40 e 1,10 euro. Non è stato possibile, invece, confrontare il classico trancio di pizza Margherita poiché al Meridiana, dove c'è una maggiore presenza di insegne dedicate al food, la pizza si può acquistare solo intera da Rossopomodoro. Quindi abbiamo semplicemente fornito il dato chie-

SHOPVILLE GRAN RENO

CENTRO MERIDIANA

PETIT BATEAU 10,50 19,90 GOLDEN POINT 21,98 5,49 SISLEY 39,95 29,95 MIXERì 17,90 29,90 CISALFA 19,95 12,95 STEVE HAIR DIFFUSION 17,40 KIKO 3,90 2,90 SPIZZICO 3,00 trancio GIN ROSA 1,10 1,40 1,10 LA GELATERIA 2,00 FELTRINELLI VILLAGE 25,00

JUST GLAM 16,00 22,00 GOLDEN POINT 21,98 5,49 SISLEY 39,95 29,95 VIA CONDOTTI 45,00 59,00 7 ATHLETICS 29,90 19,90 JEAN LUIS DAVID 17,40 LUN/SAB - 21 DOM E FEST. ANIKA 3,90 2,50 ROSSOPOMODORO 6,30 pizza intera JAMAICA CAFÈ 2 1,10 1,40 1,10 BORGONUOVO GELATI 2 2,20 MONDADORI 25,00

Legenda: i valori indicati sono da considerarsi in Euro e corrispondono ai primi prezzi di ciascun prodotto.

Conclusioni Confrontando alla fine tutti i prezzi presi in esame, risulta un po' più economico il Gran Reno rispetto al Meridiana. È anche vero che, come tipologia di centri commerciali sono differenti, anche come genere di intrattenimento fine a se stesso, che è praticamente nullo al Gran Reno, mentre è molto rilevante al Meridiana dove c'è un UCI Cinema e una palestra Virgin Active che attraggono un bacino di utenza molto ampio e variegato. Detto questo, la battaglia dei prezzi tra questi due centri commerciali non è forse così importante per loro in quanto convivono grazie a differenze strutturali e commerciali che ampliano ulteriormente l'offerta al cliente, non andando in competizione bensì in sinergia. S. M.

© Edifis Intelligence

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r&f

Intervista esclusiva a Massimo Moretti

Centri commerciali, comincia la fase tre, quella digitale Per i centri commerciali siamo a una svolta, stiamo entrando nella “terza rivoluzione” di questi spazi da 5 milioni di passaggi al giorno. Questa la realtà che ci comunica Massimo Moretti, presidente del CNCC, durante una lunga e appassionata chiacchierata tenutasi presso la sede milanese dell’associazione

A

meno di un anno dall’avvio della sua Presidenza, possiamo tracciare un primo bilancio. La propensione al fare, che ha connotato le sue dichiarazioni, che risvolti concreti ha prodotto? Partiamo da un fatto a cui tengo molto: durante l'ultima giunta, tenutasi a metà febbraio, è stata approvata la costituzione di tre nuove commissioni: la “commissione legale”, la “commissione architettura, tecnica, sostenibilità” e la “commissione marketing retail 2.0”. Queste commissioni rappresentano tre esigenze diverse, la prima: creare sempre più cultura legale e,

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forse in un prossimo futuro, portare l'associazione a essere anche un “momento elaborativo” dal punto di vista normativo. La “commissione architettura, tecnica, sostenibilità” nasce invece dalla riflessione che oggi, sempre più, i centri commerciali sono luoghi che non lasciano indifferenti, con una fortissima identità architettonica. Oggi non c'è progetto o nuovo prodotto che non risponda a questo standard di personalizzazione architettonica. Tecnica: anche il nostro settore vive una continua evoluzione di natura tecnica e tecnologica. Vogliamo parlarne e diffonderla per creare cultura, anche in questo caso. E poi, terzo aspetto,

la sostenibilità; di solito noi risultiamo come “cattivi” dal punto di vista dell'energia ma posso assicurare che non ci sia proprietà o società di gestione che non stia compiendo sforzi ingenti su questo aspetto. Stiamo facendo investimenti milionari sul fotovoltaico, sull’illuminazione led ma anche su una serie di altri interventi, già a livello progettuale. E arriviamo alla commissione “marketing retail 2.0” La commissione più importante, sulla quale io punto molto, in cui credo fermamente ma su cui ho i miei più grossi punti interrogativi, paure, ecci-

tazioni: il marketing retail 2.0 parte dei nuovi device che si sviluppano con nuovi software, app, siti, social e quant'altro. Sta cambiando il modo di comunicare e di comprare della nostra clientela, quindi cambierà il nostro modo di vendere. Noi siamo forti del nostro 1.8 miliardi di visitatori costanti all’anno ma immaginare che fra 15 anni il prodotto “centro commerciale” sia uguale a oggi sarebbe insensato. E allora questo gruppo di lavoro che vedrà Ermanno Canali come presidente non sarà una commissione sul retail, non sarà una commissione sul marketing e nemmeno tecnologica su software o


Cover story associazione: le società di gestione, di commercializzazione e quelli di marketing e servizi a 360°. Ma naturalmente anche i retailer. Faccio un esempio, in termini di offerta sociale di co-

cambio di passo, una nuova fase... Questa commissione vuole spingerci e stimolarci verso la terza rivoluzione dei centri commerciali. La prima ha visto nascere il centro commerciale “alla francese”: la boite (scatola, ndr), lo strip center: l’ipermercato e la galleria da 20 negozi. La seconda fase, o rivoluzione, è data dalla rappresentazione di un'identità a parte dall'ancora alimentare, caratterizzata da una dimensione ampia e da un'identità architettonica precisa, la fase che abbiamo vissuto fino a oggi. La terza fase è rappresentata dal centro commerciale offline e on-line. Quindi, per preparare tutto ciò, l’associazione produrrà in proprio studi e analisi? Studi, analisi, proposte, un’interconnessione di lavoro tra diversi soggetti: molta provocazione, un po' di visione. L'obiettivo è avere poca autoreferenzialità e molti soggetti "terzi” coinvolti. I nostri prossimi convegni saranno decisamente ispirati a questo stile. E per questo abbiamo bisogno che anche retail&food ci segua e ci sostenga su questi aspetti. Ci contiamo.

apparecchi. Ma parte da tutto ciò che è mondo online per attraversare il marketing fino a lambire la vendita. Mi piace immaginare che forse fra 15 anni nei nostri centri commerciali non avremo più le cassiere, che il momento di vendita avverrà altrove, che il centro commerciale sarà una cosa diversa… Un processo che dovrà vedere coinvolti in prima linea anche retailer? Questo non può non vedere partecipi i soggetti che costituiscono la nostra

municazione: non posso più sopportare che i retailer operino in una direzione e i centri commerciali in un’altra. Dobbiamo comunicare tutti nella stessa direzione, magari partendo da una rete wi-fi unica e condivisa, per rimanere nel concreto. Ci stiamo avviando verso un

E per quanto riguarda le connessioni con l’estero? Della partecipazione del CNCC a ICSC Retail connections scriviamo nella “Cover story” di questo numero, cos’altro ci aspetta per il 2015? Dal punto di vista della presenza di retailer internazionali abbiamo perso cinque, sei… sette anni: il mondo è andato avanti noi siamo rimasti fermi. New comers extra europei non ne abbiamo avuti, sono andati in tutti paesi ma non in Italia. Come associazione abbiamo una responsabilità, non solo

per il retail ma anche per gli investitori da portare in Italia. Gli strumenti che abbiamo individuato passano da ICSC, il nostro network internazionale, che però dobbiamo sfruttare al meglio. Quando ho incontrato Mike Morris di ICSC Europe ho affermato che il rapporto tra ICSC e CNCC non funzionava. Abbiamo discusso, lavorato e sono arrivati i risultati. L'ottenimento della ICSC European Conference ad aprile 2016, a Milano, dopo 11 anni che mancava dall’Italia, è un grande risultato: si tratta di un evento importantissimo a cui partecipa tutto il mondo Europe di ICSC con il 90% dei partecipanti stranieri. E quindi prevediamo di impostare una grossa offerta di appuntamenti off conference, property tour… Si tratta di un successo straordinario che testimonia la nuova sensibilità di ICSC nei nostri confronti. Altro aspetto importante è la rinnovata e ampliata partecipazione di manager italiani nelle commissioni ICSC, che prima erano coperte solo per la metà. È stato avviato un processo di democratizzazione nella partecipazione alle commissioni ICSC, che consente a tutti i membri delle commissioni di candidarsi. E per Mapic? Ci possiamo aspettare una presenza italiana più forte e qualificata? Noi italiani siamo la seconda presenza numerica a Cannes ma siamo stati spesso trattati come ospiti poco importanti. Abbiamo manifestato a Mapic la necessità di una presenza più qualificata, la nostra richiesta è stata raccolta. Organizzeremo un convegno internazionale sullo sviluppo in Italia e poi avremo un evento Italia molto importante, un business lunch, in una location esclusiva all'interno del Palais dove porteremo i principal del mercato italiano che incontreranno operatori internazionali coinvolti direttamente da Reed Midem, la company che organizza Mapic. E in più, questa è un’anteprima, a Cannes organizzeremo workshop a porte chiuse con investitori che potranno incontrare un gruppo di property e di società di gestione italiane selezionate dal CNCC. Quindi un Mapic 2015 completamente diverso dal passato, con un evento nuovo per ogni giorno di fiera.

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Intervista esclusiva a Massimo Moretti Cambiamo argomento. Il fenomeno americano del demalling, una massiccia chiusra di centri, si farà sentire anche da noi? Oggi disponiamo di un prodotto di successo, il 95% di centri commerciali generano redditività importanti. Perché questo successo continui dovremo affrontare la sfida, il confronto sempre più serrato con l’e-commerce. Ma il rapporto va inquadrato correttamente, citando Michael Porter “minacce diventano opportunità, opportunità non colte diventano minacce”. Dobbiamo creare una sensibilità nel settore nei confronti di quella che prima ho definito la terza rivoluzione dei centri commerciali.

Quindi la valutazione è che la presenza di spazi in Italia sia corretta anche per il futuro? Che ci sia qualche centro che soffra lo trovo statisticamente ed economicamente normale, ma lo trovo un fatto residuale frutto di tre aspetti: location sbagliata, proprietà inerte, società di gestione non capace. Quando i due secondi elementi riescono a superare la location sbagliata non c’è problema. Se metti tutti e tre insieme non c'è speranza. Io credo che ci sia spazio per altri prodotti regional, di vicinato, brownfield e per nuovi prodotti legati all'entertainment e alla convivialità. Ripeto: non vedo un problema in termini di declino.

Con una segmentazione di formati e proposte sempre più spinta e necessaria. L’entertainment e il food rappresentano un ponte ormai imprescindibile verso la permanenza dei centri e il senso del tempo che vi trascorriamo: stare in un luogo con delle persone… la convivialità, il divertimento, l'esperienza fisica. Rapporti con la politica, gli enti locali. Tema complesso, spesso spinoso. Possono evolvere e migliorare o siamo condannati? Per mille motivi abbiamo sempre tenuto un profilo molto basso rispetto alla politica. Ma credo che se non

curezza in ogni provincia. Così come la Asl. Non deve essere lasciata discrezionalità al singolo ufficio. Questo è il problema. Altra criticità è il Titolo V (della Costituzione, relativo al diritto delle regioni, ndr), noi abbiamo sofferto il Titolo V dal punto di vista concorrenziale, dei costi, perché fare commercio nei centri commerciali in Lombardia non è come farlo in Emilia-Romagna così come non è uguale in Francia o in Austria: è accettabile tutto questo? È accettabile nei confronti un investitore straniero? Non vogliamo togliere potere decisionale alle regioni perché un centro commerciale è radicato nel suo territorio e siamo orgogliosi di essere nel territorio, per il territorio. Ma è anche vero non possiamo più avere 20 leggi regionali completamente diverse tra loro. Altre sfide, battaglie, all’orizzonte? Il “mondo Internet”, mio concorrente ma anche mio alleato perché, come ho chiarito più volte, noi lavoreremo molto in chiave digitale e on-line. Come concorrente, per l’e-commerce, dobbiamo rispettare le stesse regole e pagare tutti le tasse. Cosa che oggi non avviene. In America il presidente Obama vuole imporre il 14% sui profitti generati all’estero, da molti big del digitale. È un segnale. Perché se io vendo un prodotto devo pagare l’IMU, la tassa dei rifiuti, l’Irpef…? A noi fanno anche le multe sulle luci di Natale! Io voglio poter giocare ad armi pari, tu fai il tuo business io faccio il mio. Ci decliniamo in maniera diversa, ma l’importante è che la componente fiscale non sia differenziata.

Siamo arrivati alla terza fase, quella digitale. E poi dovremo lavorare sempre più sull'esperienza, la convivialità. Su una prospettiva non sono d'accordo: declino e chiusure. Ricordiamoci sempre che 2 chiusure su mille non sono l'inizio della crisi ma un'anomalia statistica. E non intendo le 2 chiusure, ma le 998 aperture. Un’anomalia molto positiva. Per il prossimo futuro vedo due grandi direttrici: un centro commerciale logistico da una parte, e dall'altra parte uno showroom senza eguali per dimensioni e servizi.

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Food e intrattenimento stanno diventando determinanti per la permanenza e l’attrazione nei centri. Su questi aspetti cosa ci possiamo aspettare? La cosa che mi sorprende di più, in positivo, è l'evoluzione dell'offerta food nei nostri centri, una storia straordinariamente bella che avete seguito e raccontato nel tempo dalle pagine di r&f. Una tendenza destinata a crescere perché l'offerta food diventa sempre meno una risposta di natura alimentare e sempre più un elemento di natura conviviale ed emozionale.

con questo consiglio direttivo, magari col prossimo, il trend è che la relazione si modifichi. Cinque milioni di persone ogni giorno entrano nei nostri centri, 320mila persone anche oggi sono andate a lavorare nei nostri mall. Abbiamo delle esigenze che vogliamo portare avanti, e vogliamo che siano ascoltate. Abbiamo diritto di dire la nostra? Io dico di sì. Cosa chiedete? Dobbiamo rendere l’Italia un paese normale: un comandante dei vigili del fuoco deve dare una norma di si-

Un problema per tutti, anche per noi dell’editoria. Giganti come Google raccolgono più pubblicità di chiunque altro senza pagare tutte le tasse… Questa situazione bisogna citarla, farla diventare un tema di attualità. Chiediamo che l’e-commerce lavori dal punto di vista fiscale ad armi pari. Se non creiamo l’attenzione… dobbiamo parlarne, dobbiamo dirlo! Tutti devono pagare le tasse e competere in modo corretto. Andrea Aiello



r&f

Dossier shopping mall long life

Forum Palermo, primo giro di valzer Inaugurato nel 2009, il maxi centro commerciale (circa 49mila mq di Gla) in portfolio a Multi Corporation ha visto nei mesi scorsi la prima tranche di rinnovi. L’obiettivo della proprietà/gestione è di alzare il posizionamento del brand mix, e quindi lo scontrino medio, senza trascurare il target attuale

U

na regione, la Sicilia, a più velocità – come del resto lo è l’intero Paese… – ha visto una diffusione schizofrenica del commercio moderno, contraddistinta da sviluppi intensivi in alcune aree e da evidenti carenze in altre. Parliamo di Catania e di Palermo: la prima vittima di una profonda speculazione immobiliare; la seconda “ignorata” sino al 2009, quando è stato inaugurato il primo centro commerciale della città, Forum Palermo (oltre 120 negozi). A questo ne sono seguiti altri a stretto giro, tra cui La Torre (una cinquantina di punti vendita) e soprattutto Conca d’Oro (oltre 100 shop). Mentre il Fo-

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rum vive in solitaria nel quadrante est, in direzione Messina, i due competitor, seppur con caratteristiche diverse, si contendono il quadrante opposto del capoluogo. Una condizione, quella dell’asset in portfolio a Multi Corporation, definita dallo stesso management di Forum Palermo come ottimale. Nonostante agli esordi del progetto la collocazione in un quartiere popolare della città, il Brancaccio, rappresentasse una sfida. Una sfida vinta perché, dopo oltre cinque anni dal taglio del nastro, Forum Palermo è tra i centri commerciali più performanti d’Italia ed è in continua crescita sia come flussi sia come giro d’affari.

I primi hanno sfiorato quota 8,4 milioni di visitatori nel 2014, contro gli 8,3 dell’anno precedente, gli 8,1 milioni del 2012 e i 7,6 milioni del 2010, preso a riferimento in quanto è stato il primo anno completo dopo il taglio del nastro; i secondi hanno raggiunto nel 2014 il traguardo dei 162/163 milioni di euro, in crescita dell’1% rispetto al 2013. Impatto significativo sulle performance è stato dato dalla galleria, senza nulla togliere all’Ipercoop che si estende su circa 13mila metri quadrati. L’obiettivo di Multi Corporation, società olandese con decine di centri commerciali in portfolio in ambito

europeo e proprietario unico di Forum Palermo, quindi proprietario della galleria, del baglio esterno e delle superfici che ospitano l’àncora alimentare e il multisala, è quello di alzare lo scontrino medio che si attesta sui 20 euro. Per farlo sta inserendo marchi di posizionamento più elevato, in grado di attrarre un consumatore dal maggiore potere di acquisto, senza tralasciare il segmento core. Al momento non sono previsti degli ampliamenti, limitati anche in prospettiva a causa di una sostanziale carenza di spazio di fianco al building, mentre sono in via di conclusione i lavori di ottimizzazione del parcheggio


Ph. Daniele Sicilia

Cover story

INAUGURAZIONE PROPRIETÀ GESTIONE TIPOLOGIA LOCALIZZAZIONE GLA LIVELLI COMMERCIALI NUMERO DI PUNTI VENDITA MEDIE SUPERFICI >1.000 MQ PUNTI DI RISTORAZIONE ANCORA ALIMENTARE INTRATTENIMENTO POSTI AUTO CLASSE ENERGETICA

e dell’accessibilità esterni: soluzioni che in parte risalgono agli oneri urbanistici contestuali all’apertura del 2009. In particolare nel 2014 sono stati creati due varchi di ingresso e una grande uscita a due corsie per facilitare il flusso dei veicoli, che pos-

25 NOVEMBRE 2009 MULTI CORPORATION MULTI CORPORATION CENTRO COMMERCIALE DI GRANDI DIMENSIONI PERIFERICA 48.955 1 126 7 (MEDIA WORLD 4.170 MQ, H&M, CONPIBEL, SCARPE & SCARPE, PIAZZA ITALIA, CISALFA, NEW YORKER) 17 (DI CUI 2 NEL BAGLIO ESTERNO) + LINDT IPERCOOP (13.217 MQ) UCI CINEMAS (7 SALE, 4.200 MQ) 2.400 B

© Edifis Intelligence

Il progetto in pillole

sono trovare posto nei 2.400 slot disponibili nella parking area a raso. Oltre a questa è stata via via piantumata della vegetazione compatibile con le caratteristiche del territorio per rendere più piacevole il colpo d’occhio della struttura. A breve verrà

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Dossier shopping mall long life attivata una linea tranviaria che collega Forum alla stazione centrale, mentre di recente è stata inaugurata a pochi passi di distanza una nuova stazione ferroviaria: il tutto dovrebbe facilitare l’interconnettività con il nucleo urbano. Tra i desiderata del management dello shopping centre figurano la realizzazione del collegamento diretto con il prospiciente asse autostradale, per raggiungere il quale oggi è necessario compiere un “discreto tragitto”, e un silos multipiano, che garantirebbe una maggiore disponibilità di posti auto. Internamente la gestione è impegnata in una continua opera di valorizzazione dell’edificio con l’inserimento di soluzioni più performanti in termini di resa e consumi, parliamo ad esempio di tutto l’impianto illuminotecnico con lampadine a Led e di inverter. La nostra introduzione a Forum Palermo si completa con una precisione sul bacino di utenza: la direzione del centro considera come bacino primario la zona che si estende da Palermo sino a Cefalù, quindi una quarantina di km a est, laddove non ci sono competitor, mentre non considera neanche come secondario la periferia ovest del capoluogo. Questo a causa degli altri mall e del traffico particolarmente congestionato che caratterizza la città. Se non ha quindi valore il dato sull’isocrona dei 20 e dei 30 minuti, tuttavia possiamo spendere in via generica quello della popolazione residente nell’area metropolitana di Palermo: circa 1,2 milioni di persone. Fashion, in alto l’asticella Oltre 120 negozi, dislocati su un unico livello, per una Gla complessiva di quasi 49mila metri quadrati. Forum Palermo si classifica quindi come un centro commerciale di grandi dimensioni. Al suo interno spiccano la già citata àncora alimentare a insegna Ipercoop, che si distribuisce su 13mila mq, e il mega store di Media World (4.170 mq), tra i migliori punti vendita della catena di elettronica di consumo nella Regione. Seguono per estensione sopra i mille mq le medie superfici di Piazza Italia, H&M, Cisalfa, Conbipel, Scarpe & Scarpe e New Yorker, a cui si aggiungerà presto quella di OVS (di circa 500

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mq di Gla). Complessivamente la galleria vede la forte presenza di marchi nazionali e internazionali, con una componente locale garantita da alcune insegne del territorio e da store in franchising. Quest’ultimi rappresentano circa il 15% del totale. Nel settore abbigliamento ritroviamo tra i brand più performanti Alcott, Gas e Claiton, ma anche il multimarca locale Sailor presenterebbe un ottimo giro d’affari. Sul fronte degli accessori un’analoga situazione vede protagonisti Guess, Segue e il multibrand Bag Store. Il già citato Cisalfa, assieme ad Adidas e Foot Locker, presidia il segmento dello sportswear; così come La Gardenia e Douglas la profumeria; Kiko e, di recente, MAC la cosmesi; Pandora “con numeri eccezionali” – testimonia la direzione del centro – e Swarovski la gioielleria. Non sono presenti, invece, spazi di vendita temporanei, anche se la disponibilità di ulteriori licenze li rende ipotizzabili per il futuro. Guardando al turn over in entrata dal taglio del nastro a oggi, anzi “domani” se includiamo gli arrivi

già calendarizzati per il 2015, citiamo nuovamente Pandora e MAC; Harmont & Blaine Jeans a dicembre, a cui si affiancherà nel corso dell’anno il formato Kids; presto sarà il turno di Ovs, di Camicissima e de I Calzaiuoli d'Italia; tra il 2014 e il 2013 sono arrivati Adidas,

Camomilla Italia, Cannella e Timberland. Una case history recentemente evidenziata ai Cncc Awards vede protagonisti l’editore locale Flaccovio e il leader di mercato nel segmento librerie, Mondadori: molto conosciuto a Palermo, Flaccovio ha acconsentito di diventare franchisee della case editrice di Segrate (MI) per ottimizzare la resa della propria libreria al Forum Palermo. In questo modo un marchio locale è stato salvaguardato e allo stesso tempo i consumatori possono usufruire di un assortimento, nonché di un know how, allargato: il “nuovo store” ha preso il nome di Flaccovio in Mondadori. Contestualmente alla prima fase di rinnovi i tenant hanno proceduto in modo autonomo a un complessivo refresh dei layout, portando nei negozi gli ultimi format disponibili. Il parco commerciale di Forum Palermo annovera anche un store a insegna Leroy Merlin, che tuttavia è proprietario del proprio immobile dopo la cessione della stesso da parte di Multi al brand francese.


Ph. Daniele Sicilia

Cover story

Ristorazione al baglio Dotata di tre ingressi diretti, la food court è il cuore di Forum Palermo: è posizionata infatti al centro della pianta a 8 che caratterizza il centro commerciale. Gli altri due accessi

sono situati nelle piazze laterali. I tre varchi dedicati le permettono di vivere oltre l’orario di chiusura della galleria, quindi sino a mezzanotte, a beneficio dei clienti che si recano al multisala UCI in prima e seconda serata.

Tra gli 11 locali della food court, Rossopomodoro, Rossosapore, Old Wild West, Villa Pizza + Cento Panini, Di Martino 3, Stuzzico e Burger King godono di sedute pertinenziali, mentre gli altri possono usufruire delle numerose sedute comuni. Complessivamente la ristorazione all’interno del mall vanta ulteriori quattro proposte, soprattutto di bar/caffetteria dotati anch’essi di qualche tavolino, e un punto vendita Lindt. Negli ultimi mesi, tuttavia, nel mirino di Multi c’è stato il baglio esterno, sottoperformante rispetto alle potenzialità della location collocata a poche decine di metri dalla galleria. La scelta del commercializzatore è ricaduta quindi su player in grado di catalizzare i flussi: McDonald’s, dotato di McDrive aperto sempre dopo la chiusura del cinema; la steakhouse del Gruppo Cremonini a insegna Roadhouse Grill (540 mq); e infine una concessionaria di automobili Fiat. Con queste strategia, la proprietà auspica di incrementare anche i numeri della ristorazione già buoni, fino ad ora ri-

masti pressoché in linea con l’anno precedente. Nel 2016, inoltre, una nuova tornata di scadenze contrattuali darà modo di ottimizzare ulteriormente il mix degli operatori e non è escluso che si intervenga anche con qualche lavoro di restyling per rendere più accattivante la piazza. A dare ampi margini di crescita a quest’area del centro, soprattutto negli orari serali, c’è la sinergia con UCI Cinemas, premiato per il terzo anno consecutivo con il “Biglietto d’oro” nella categoria sette sale, e con le numerose iniziative di intrattenimento organizzate dalla direzione del centro: tra queste spiccano il Forum Summer, che lo scorso anno nella piazza esterna ha ospitato artisti del calibro di Anna Tatangelo e Leonardo Decarli; il Fashion event, che ha visto sfilare nella cosiddetta Piazza Fashion i capi dei negozi, ognuno dei quali poteva proporre un massimo di 5 outfit; i casting di Miss Italia e numerose iniziative frutto di collaborazioni con enti e partner locali. A. P.

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r&f star trek MODA

Destinazione

Paul&Shark N

on bisogna essere lupi di mare per aver desiderato un maglione Paul&Shark, storico marchio italiano di abbigliamento luxury sportswear che si ispira al mondo nautico. Dietro al brand con un nome così esotico e avventuroso c’è infatti un’azienda varesotta, la Dama spa, che, grazie all’intervento di Ludovico Dini, capostipite della famiglia che alla sua terza generazione ancora oggi gestisce la società, negli anni ’50 ha ripreso l’attività del Maglificio Dacò fondato nel 1921. Il maglificio lombardo inizialmente è fornitore di nomi importanti del nascente pret-à-porter e della moda internazionale. Poi, negli anni ’70, Paolo Dini, figlio maggiore di Ludovico, decide di dare vita a una linea esclusiva di abbigliamento maschile destinata soprattutto al mondo nautico, la sua passione, a cui diede il nome di Paul&Shark; dal nome, così narra la leggenda, di una vecchia barca a vela trovata nel cortile di un velaio del Maine. Questa la storia del marchio con lo squalo, le cui linee di abbigliamento total look sportivo di lusso uomo (circa

l’80%), donna e bambino, mantengono rigorosamente il Made in Italy delle lavorazioni. Il filo conduttore è il mondo delle traversate atlantiche e delle atmosfere Royal Navy, come il famoso maglione blu in lana idrorepellente lanciato nel 1978 e identificabile grazie al packaging, il tubo metallico “can” utilizzato in ambito velico come contenitore multiuso. Dall'anno scorso si è intrapreso un percorso di riposizionamento del brand che, partendo dalla propria identità ‘nautica’, approda nello sportswear urbano di lusso, elegante e tecnologico, senza dimenticare le sue radici e i suoi must, così da attecchire non solo nei paesi latini e mediterranei, ma anche in Cina, Russia e India, nuovi mercati in espansione. Testimonial del Made in Italy nel mondo Infatti, oggi le collezioni dello ‘squalo’ sono distribuite in 73 Paesi in tutto il mondo. L’80% dei ricavi deriva dalle vendite all’estero, dei quali il 60% in UE, mentre l’Italia assorbe il 15% del

Via Montenapoleone, Milano

fatturato. I numeri ci dicono 1.500 punti vendita multibrand, 240 shop in shop e 223 negozi monomarca, prevalentemente in franchising (sono 25 a gestione diretta) nelle location più prestigiose della moda internazionale come Milano, Parigi, New York, Beverly Hills, Hong Kong, Shanghai, Dubai e Mosca. E a conferma del Dna ‘viaggiatore’ del brand italiano ci sono i 45 travel retail store, 17 su

PAUL&SHARK RETAIL in pillole Azienda Data di nascita Proprietà Sede Management Business Distribuzione Travel retail

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Dama spa Il brand nasce nel 1975, l'azienda negli anni '50 riprendendo l'attività del Maglificio Dacò fondato nel 1921 Famiglia Dini attraverso le finanziarie Diva e Divadue: il socio di maggioranza è Andrea Dini Varese, l'azienda. Lo showroom direzionale a Milano zona Brera Andrea Dini, presidente e amministratore delegato, Marco Galli, direttore commerciale worldwide, Stefano Erculei, direttore retail e Keren Avni, direttore marketing e comunicazione Produzione e commercializzazione di capi di vestiario e accessori per uomo, donna e bambino nel settore luxory sportswear. Famosa per l'abbigliamento 'nautico' Retail: 223 negozi, 240 shop in shop. Wholesale: più di 1500 punti vendita multibrand. Distribuzione in 73 paesi 45 punti vendita negli aeroporti di una ventina di aeroporti nel mondo

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navi da crociera e gli altri 28 negli aeroporti di mezzo mondo: Singapore, Mosca, Cina (4 nelle principali metropoli), Mumbai, Monterrey (Messico), Macao, per dirne alcuni, oltre ai più importanti scali europei come Bruxelles, Francoforte, Amsterdam, Vienna oltre agli italiani Malpensa, Orio al Serio, Olbia e Fiumicino. In Italia P&S conta una trentina di negozi, con una cinquantina di shop in shop: se si parla di negozi e aeroporti Campania, Lombardia ed Emilia Romagna con 6 insegne sono le regioni maggiormente coperte, seguite da Veneto, poi Friuli e Sardegna, Toscana e Calabria, per chiudere con Marche, Lazio, Piemonte, Trentino, Puglia e Sicilia. Di recente apertura poi, oltre al flagship store di Milano e allo showroom direzionale sempre nel capoluogo lombardo, nel cuore di Brera (mille mq inaugurati a gennaio di quest’anno), sono i negozi nelle principali mete turistiche del Belpaese come Capri, Forte dei Marmi, Fonte aziendale Porto Cervo, Taormina e Ischia, che si


Andrea Dini

vanno a sommare alle recenti inaugurazioni internazionali di New York, Beverly Hills, Hong Kong, Hanoi e Ho Chi Min City (Vietnam), Istanbul, Mosca e Manila. Ed è proprio in Asia dove le insegne della famiglia Dini hanno una grande diffusione (quasi un centinaio tra store e aeroporti), in cui l’ex Celeste Impero la fa da padrona con una sessantina di insegne e con una buona diffusione anche nei mercati emergenti dell’Asia Centrale, con particolare riferimento alla zona più ‘europea’ con la Turchia e la Georgia, maggiormente presidiate. Nel Vecchio

intervista ANDREA DINI, presidente e amministratore delegato di Paul&Shark

Qualità e tecnologia: il vero Made in Italy scommette sullo sportswear urbano di lusso Come’ è andato il 2014? Il 2014 è stato chiuso oltre alle nostre aspettative con 170 milioni di fatturato, e prevediamo che il 2015, nonostante la crisi come quella russa, chiuderà in positivo. L’anno scorso, inoltre, abbiamo implementato il nostro network retail sia in Italia sia all’estero oltre al rinnovamento del concept dei nostri negozi: percorso che stiamo continuando nel 2015, che vedrà un nuovo rafforzamento del canale retail del brand con nuovi store a Venezia, Verona, Las Vegas, Miami e nei mercati emergenti come Angola e Mozambico. Non va dimenticato che nel recente gennaio abbiamo inaugurato il nuovo showroom direzionale a Milano, di via Ciovassino nel cuore di Brera. Per il nostro stile invece, ora la nostra scommessa è lo sportswear urbano di lusso, elegante e tecnologico, senza dimenticare le nostre radici nel mondo nautico. Paul&Shark: made in Italy per davvero, ma negozi in tutto il mondo: una cosa che vi distingue dagli altri brand del luxory sportswear... Per noi la qualità è un fattore imprescindibile, e il nostro Made in Italy lo è per davvero. Ma da

sola non basta: bisogna che il capo sia anche bello, elegante e ricco di contenuti tecnici. Nella tecnologia dei nostri prodotti investiamo dal 5 al 7% del nostro giro d’affari e grazie alla qualità delle maglie e dei nostri capispalla totalmente Made in Italy siamo riusciti a esportare Paul&Shark in più di 70 paesi negli ultimi anni con uno zoccolo duro rappresentato dalla collezione uomo. 45 punti vendita nel travel retail: che valore aggiunto dà questo canale a un brand come il vostro? Il travel retail per un brand come il nostro è molto importante perché ci permette di intercettare il crescente numero di persone che viaggiano per lavoro e soprattutto per piacere. Infatti garantisce un’esposizione significativa del brand e quindi marketing indiretto. Fino a pochi anni fa il travel retail era il punto di arrivo di una strategia di penetrazione del mercato che partiva dal mercato domestico. Oggi in alcuni paesi iniziamo prima dal travel retail, che ormai è un veicolo per far conoscere il brand in una nuova area.

Continente (Germania e Spagna su tutte) invece rimane importante il canale multibrand, ma cresce il retail con una quarantina di store (esclusa l’Italia). Importantissimo è poi il mercato russo con una ventina di negozi, che supera le Americhe (una quindicina circa), più o meno la stessa copertura del Medio Oriente, mentre l’Australia e l'Africa (prevalentemente Nord Africa) sono i fanalini di coda. Indietro ancora per poco però: in programma c’è un rafforzamento del canale retail sia nei mercati emergenti come Angola e Mozambico che negli States, con nuove opening a Las Vegas, Houston e Miami. Anche l’Italia con Venezia e Verona si prepara a crescere, il tutto grazie al nuovo concept dei negozi studiato per una clientela più trasversale rispetto ai classici amanti della nautica. Niente debiti e molti utili: la regola dello ‘squalo’ negli affari Ma sono soprattutto i conti il fiore all’occhiello della Dama spa (400 dipendenti con un polo logistico di oltre 30mila mq), sempre legata alla famiglia Dini attraverso le due società Diva e Divadue. La Dama ha chiuso il 2013 (ultimo bilancio disponibile) con quasi 31mln di euro di utile (-6 milioni sull'anno precedente), con una leggera flessione anche nel fatturato che sfiora i 160 milioni (-2% sul 2012), con una ottima differenza tra ricavi e costi di produzione di 44,5 milioni mentre per il 2015 si punta ai 180 in linea con l’esercizio appena chiuso (circa 170 milioni), nonostante la crisi russa. L’obiettivo è di tagliare il traguardo dei 200 milioni nei prossimi 4 anni. Bene tutti gli indici anche se in leggera contrazione: nel 2013 il ROI segna un assai goloso 16,9% (-4% sul 2012); stabile e solida è l’autonomia finanziaria sull'89%; bassissimo l’indebitamento intorno al 7%; il quoziente di disponibilità è comunque oltre al 100 per cento. David Montorsi

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r&f Premium brand format

Da Jeckerson, il format JJeans per i centri M

archio total look con un forte accento sul pantalone, Jeckerson conta 35 negozi lungo lo Stivale, di cui una quindicina all’interno di centri commerciali prime: dal Fiordaliso (MI) a Nave de Vero (VE), passando per Oriocenter (BG) e Il Leone (BS), sino alla capitale all’interno di Romaest. A partire dal 2015, proprio i punti vendita all’interno dei mall sono stati oggetto di una ridefinizione che deriva da un’analisi condotta dall’azienda con l’obiettivo di soddisfare i clienti, leggermente più giovani dal punto di vista anagrafico. JJeans, il nuovo marchio, offre un total look casualwear, mantiene il tratto distintivo del mondo Jeckerson, la toppa sui pantaloni, ma in maniera rivisitata, adattando vestibilità e colori allo specifico target. Come si evince dal nome stesso, JJeans ha una componente denim molto forte. Del format del nuovo brand e delle politiche distributive dell’azienda bolognese

abbiamo parlato con l’amministratore delegato, Gian Maria Argentini. Quali sono le caratteristiche più importanti dei vostri format di punto vendita? JJeans, il nostro ultimo format specifico per il canale dei centri commerciali, fa dell’ecologia la propria bandiera, in quanto è strutturato con materiali a basso impatto ambientale: per esempio il legno utilizzato per le cassettiere e i contenitori è raccolto a terra e non tagliato. È un concept che porta al consumatore il sapore della sartoria di una volta e, soprattutto, è orientato al mondo denim. Si rivolge a un target più giovanile ma con la stessa capacità di spesa del consumatore Jeckerson. Dal punto di vista delle caratteristiche fisiche, la metratura ideale è tra gli 80 e i 100 mq netti di vendita; l’assortimento total look esclude le calzature

Il brand in pillole Anno di nascita del brand Proprietà Core business Headquarter Giro d’affari Paesi di sviluppo Canali di sviluppo Numero di punti vendita Numero di aperture nel 2014

1995 dal 2008 Stirling Square Capital Partners (Londra) Abbigliamento Polonia circa 40 milioni di euro (al 2014) Italia; Stati Uniti High street; centri commerciali; outlet 35 (tutti in Italia) 5 Fonte aziendale

e l’intimo mentre spinge sul pantalone, a cui vengono abbinati tutta la parte sopra e qualche accessorio. Recentemente abbiamo introdotto anche gli occhiali, che sono stati sviluppati con Italia Indipendent. Declinate quindi i format in base al canale… Esattamente, infatti il format che abbiamo nei punti vendita in città si chiama

Jeckerson e quello negli shopping centre JJeans. La differenza parte proprio dal nome: è un ambiente denim, sia nei colori sia nell’esposizione, che sta bene nei centri commerciali seppure sia molto alto come posizionamento rispetto al brand mix standard di questi contesti. Avete già adattato tutti i punti vendita nei mall con il nuovo marchio?

Un chino della linea Jeckerson Premium

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retail&food - aprile 2015 Jeckerson


JJeans

commerciali

JJeans

JJeans

Gian Maria Argentini L’insegna è già presente. Siamo partiti con un test che includeva 12 referenze e il risultato è stato molto positivo. Il passo successivo è stato quello di portare la collezione completa denim a marchio JJeans entro la metà di marzo, mentre per l’autunno/inverno 2015 arriverà tutta la collezione total look JJeans che sostituirà

quella di Jeckerson. Siete interessati al mondo del travel retail? Sì, ma attualmente gli aeroporti importanti sono già presidiati. Tuttavia se ci sarà qualche opportunità la coglieremo. Mentre siete negli outlet… Siamo al Fidenza Village, al Serravalle Designer Outlet, a Il Castagno, al Castel Romano Shopping Village, al FoxTown e al Sicilia Outlet Village, sempre con negozi diretti. I riscontri sono positivi: l’outlet prevede un modello di consumo ancora diverso ed esservi presente permette di cogliere questa opportunità. Bisogna tuttavia saper gestire bene le politiche di prodotto e di prezzo, per non svilire il marchio. Al momento disponete esclusi-

vamente di negozi diretti, tutti in Italia. Ci sono prospettive, anche guardando all’estero, per uno sviluppo in franchising? Oggi non abbiamo piani al riguardo e lo ritengo piuttosto difficile anche in futuro. La nostra strategia di sviluppo mira a espanderci anche all’estero, in primis negli Stati Uniti, ma nel canale wholesale, quindi non con una politica di distribuzione diretta, a cui affiancheremo a supporto alcuni flagship. Quali tecnologie inserite nei vostri negozi? Illuminazione a Led sì; videosorveglianza sì; digital mirror no, anche se lo abbiamo valutato. Questo perché è ancora un po’ distante rispetto al posizionamento del nostro marchio: credo sia il futuro di JJeans man mano che la clientela dovesse scendere di età. È una questione generazionale… Come è cambiata negli anni la vostra strategia di sviluppo? Tre anni fa l’azienda ha deciso di investire nel canale retail diretto, mentre storicamente ha presidiato quello multimarca. Una volta presa quella direzione il passo successivo è stato quello di dedicare al segmento dei centri commerciali un marchio nuovo. Perché avete puntato sul retail? Il retail dà soprattutto la possibilità di testare le scelte di prodotto, di avere un set di informazioni direttamente dal consumatore senza filtri. Nel wholesale i filtri sono due, forza vendita/agenti e proprietari dei negozi, per cui se calco-

liamo che abbiamo circa 550 clienti attivi in Italia… Ad oggi quanto pesa per voi il retail rispetto al multimarca? Il retail incide per il 50%, frutto di una crescita velocissima. Dove sono state le ultime aperture e quali sono i futuri progetti di opening? Nel 2014 abbiamo aperto cinque punti vendita, tra cui a Roma in via Frattina e a Bari in via Argiro. Guardando al 2015, invece, la ricerca nei centri commerciali sarà molto complicata perché vogliamo mantenere un posizionamento alto e, rispetto al passato, non sono previste a breve delle nuove aperture di shopping mall. Stiamo quindi attendendo che qualche operatore esca o che ci sia la possibilità di un subentro. Disponete di un canale e-commerce? Come approcciate le vendite online e con quali riscontri? Sino a poco tempo fa l’azienda non aveva grande esperienza di shop online. Abbiamo quindi modificato completamente l’immagine, a partire dal sito e dalla pagina di Facebook e di Instagram. Abbiamo inoltre elevato il posizionamento dello shop online che, sebbene presenti numeri assoluti limitati, ha quasi raddoppiato il fatturato. Per evitare conflitti con la distribuzione multimarca abbiamo adottato sul web una politica di prezzi completamente allineata a quella dei negozi fisici, e anche l’offerta è molto simile. L’online è quindi un servizio in più che diamo al nostro consumatore: se il cliente è affezionato può compare da noi anche attraverso la Rete. A.P.

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r&f Analisi mercato

Abbigliamento sportivo: uniti si vince Il settore tiene, anche se a fatica. I produttori italiani resistono bene grazie all'export, mentre i retailer, soprattutto i multimarca, hanno buoni risultati facendo squadra e lavorando sui grandi numeri

Luca Businaro

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trando crescenti difficoltà sul fronte interno, ma con un buon andamento dell'export. A distanza di dodici mesi, abbiamo effettuato una nuova analisi del comparto, con un occhio di riguardo ai retailer multimarca.

Un po' di numeri I dati forniti da Assosport (che riunisce 130 aziende di abbigliamento, calzature e attrezzatura dello sport distribuite sul territorio nazionale) sull'andamento del settore in generale, elaborati da Cerved Group, delineano un quadro positivo: i ricavi aggregati 2013 delle aziende associate toccano infatti i 4 miliardi e 345 milioni di euro (+3%) e tiene sostanzialmente l'occupazione, quasi 12.700 addetti (-2%). A diminuire nettamente è il margine operativo lordo che segna un -43 per cento. Il 74% del fatturato arriva dall'export, soprattutto nei confronti degli Stati Uniti che sono il primo Paese destinatario dei prodotti dello sportsystem. Nel 2013 si è registrato un +7% nell’export, un trend che si è rafforzato nel primo trimestre 2014 che ha segnato addirittura un +15% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il quadro, così come delineato, è confermato anche dalle parole di Luca Businaro (presidente di Assosport dal 2010 e dal 2014 alla guida anche di Fesi, la Federazione Europea di aziende dello Sportsystem con mandato a scadenza ot-

tobre 2016) e titolare di Novation Tech, azienda di Montebelluna (TV) con un fatturato di 25 milioni di euro. «Il settore sport è stato toccato dalla crisi economica mondiale solo in parte e in alcuni Paesi. In particolare in Italia, Spagna e Francia ma allo stesso tempo ha incrementato la quota di export verso gli altri Paesi europei così come Usa e Far East. In Italia possiamo dire

Insegna Foot Locker AW LAB Adidas Cisalfa Sport Game7 Athletics Nike Store Champion Decathlon Superga Robe di Kappa TreEsseSport NonSoloSport

P.V. 58 42 22 22 14 10 10 9 6 6 5 5

Ranking calcolato sui primi 100 centri commerciali in ordine di visitatori annui. Totale punti vendita "sport" 262 su complessivi 9.314 (2,8%)

Fonte: WR Consulting

N

el numero di aprile 2014, retail&food ha dedicato l'Analisi di mercato allo sportswear, e il dato emerso fu che le aziende italiane di abbigliamento, articoli e attrezzature sportive stavano incon-


che si è perso il 10% del volume ma che il tutto, a livello generale, è stato bilanciato delle esportazioni» spiega Businaro. Ci sono, poi, settori che hanno pagato maggiormente il momento storico come il fitness e gli sport invernali in outdoor (dato confermato anche dai retailer multimarca). Vero è che comunque il valore della produzione di articoli sportivi in Italia supera gli 8 miliardi di euro e «l’export rappresenta oltre il 60% della produzione nazionale con eccellenze in differenti settori quali outdoor, sport invernali, fitness e per il settore team sport con abbigliamento tecnico e intimo – prosegue il presidente – Se non facciamo riferimento a Usa e Germania dove risiedono i due colossi Nike e Adidas, infatti, i prodotti delle aziende italiane sono in vantaggio rispetto ai concorrenti dei altri Paesi soprattutto per la tecnicità ed innovazione». Nei centri commerciali Per avere uno scenario declinato sul canale dei centri commerciali, abbiamo ascoltato Stefano Greco, direttore

«OGNI NEGOZIO VA DA 1.500 A 3.500 MQ E HA PIÙ DI 50MILA ARTICOLI» GIUSEPPE ZAMBONI, direttore marketing di DF Sport Specialist Quando nasce DF Sport Specialist? DF Sport Specialist (in cui DF sta per Daniela e Francesca, figlie del fondatore) nasce 11 anni fa da Sergio Longoni (72 anni), ex proprietario della Longoni sport ( 23 pdv). Dopo aver venduto l'azienda il signor Longoni è stato fermo circa un anno, per partire successivamente con questo nuovo progetto. Il primo punto vendita a Bevera di Sirtori (Barzanò, Lecco), nel cuore della Brianza dove nacque il primo Longoni. Oggi sono 13 punti vendita, principalmente in Lombardia (di cui 9 all'interno di centri e parchi commerciali), poi uno a Piacenza e uno a Lugano. Come sono strutturati i vostri negozi, e in quali canali operate? Canali in cui operiamo sono store cittadino e centri commerciali. Ogni negozio va da 1.500 a 3.500 mq e ha più di 50mila articoli. Attualmente non ci sono progetti di espansione. Stiamo semplicemente attuando un rifacimento di alcuni pdv. Non ultimo quello di Milano in via Palmanova, la cui la struttura è stata acquisita e diventerà di oltre 3mila metri quadrati. Quali strategie vi hanno permesso di superare la crisi?

Parlando di crisi noi abbiamo vissuto certamente e stiamo vivendo un momento difficile. Vero è che rispetto alla moda, che da qualche anno si è dovuta adattare al fast fashion, che ha penalizzato molto marchi posizionati su altri livelli, nello sport, soprattutto per alcune discipline, non esistono attrezzature paragonabili al fast fashion, che durano magari una stagione e poi si buttano. Serve sempre comunque un livello di qualità e sicurezza in grado di preservare l'atleta. Occorrono sempre accorgimenti di ricerca e materiali importanti. Tra i nostri punti di forza, quindi, oltre ai nostri marchi ci sono il servizio, l'ampiezza dell'offerta, l'assistenza alla vendita e post vendita. Inoltre siamo molto categorici nei corsi di formazione per il personale, sia delle aziende, sia interni. A lavorare per noi, inoltre, ci sono anche ex professionisti e campioni di vari sport. Non ci limitiamo, insomma, a vendere, ma cerchiamo di coinvolgere, ove interessato, il cliente attraverso newsletter, eventi (come gli ski test in inverno) e sponsorizzazioni. Inoltre, ora anche

l'e commerce, partito 5 anni fa e da 4 anni con un ufficio dedicato, inizia a diventare un importante punto di riferimento. Noi fortunatamente un paio di anni fa, forti di queste strategie, abbiamo raggiunto e superato il break even e oggi abbiamo un fatturato di circa 62 milioni di euro. Quanto contano per voi le private label? Le nostre private label sono “Df” declinato nei vari settori, quindi dal mountain fino allo swim e linea da bambino che si chiama Yado'. I DF mountain sono i prodotti più venduti. Come tipologia sono un gradino superiore rispetto ai private label di altre grosse aziende in quanto realizziamo tutto in stretta collaborazione con professionisti per ogni campo. La qualità dei nostri marchi è ripagata dal fatto che fanno i maggiori fatturati e si spartiscono circa il 25% del nostro business, e non è poco. Trattiamo, infatti, 928 brand per circa 50mila referenze in 37 discipline sportive (molte ovviamente declinazioni delle principali).

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Analisi mercato «IL PREZZO DELLE ATTREZZATURE È CALATO CIRCA DEL 10-15 PER CENTO» BORIS ZANOLETTI, direttore vendite del Gruppo Cisalfa Sport

Stefano Greco commerciale di WR Consulting, il quale ha elaborato per r&f una fotografia del settore. L'osservatorio è prevalentemente concentrato sui centri commerciali di media grande dimensione e retail park; tipologie di presidio comunque privilegiate dai principali player, dove è possibile esprimersi con format all’altezza dell’evoluzione del comparto e difficilmente realizzabili in centro città. In quest’ambito gli andamenti del 2014 si sono mantenuti stabili rispetto all’anno precedente, con un leggero incremento nei centri commerciali di ranking più alto. Va detto che il settore è stato sostenuto anche da azioni di marketing particolarmente aggressive delle principali insegne tese a contrastare la flessione della domanda. «Abbiamo focalizzato la nostra analisi sui primi 100 centri commerciali per presenze annue, dove su 9.314 punti vendita complessivi rileviamo 262 store di abbigliamento sportivo tra multimarca e monomarca; tra questi,

Com'è strutturata Cisalfa? Cisalfa è un'azienda privata che appartiene alla famiglia Mancini. Possiede 138 negozi di proprietà, senza filtri del franchising, quindi esiste una direzione commerciale che si divide in direzione vendite e acquisti. C'è stata solo una breve parentesi tra il 2006 e il 2012 durante la quale il pacchetto di maggioranza è stato venduto a un fondo di investimento. Nel 2012 la maggioranza è tornata nelle mani della famiglia Mancini. È scattato un piano di ristrutturazione quinquennale che ha portato l'azienda in uno scenario economico finanziario importante. In funzione di questi cambiamenti sono stati chiusi 25 punti vendita negli ultimi tre anni, mantenendo la presenza nel canale dei centri commerciali a circa il 70 per cento. E quale canale funziona meglio? Non abbiamo un driver preciso che possa definire migliore o peggiore un dato canale. Semplicemente noi abbiamo negozi con una dimensione media di mille mq, con varianti che vanno da 300 a 4mila metri quadri. Ad incidere poi sulle vendite sono più che altro le dimensioni e i bacini d’utenza più o meno inclini alla pratica dello sport. Noi trattiamo circa 150/200 brand e su una metratura di circa mille mq abbiamo a disposizione 5.000 referenze a stagione. Il fatturato chiuso a febbraio 2015 è stato di 323 milioni di euro (divisione retail) con una crescita del 4,5% sull'esercizio precedente e del 7,4% a perimetro costante. E il settore in generale come sta andando? La crisi ha portato certamente a un abbassamento del livello medio dell'articolo acquistato. Il prezzo delle attrezzature è

la media specializzata con maggiore penetrazione continua a essere Cisalfa Sport con 22 strutture, seguita da Game7 Athletics con 14 punti vendita. Da segnalare comunque le 9 strutture di Decathlon che è molto presente anche in Retail Park e Stand

calato circa del 10-15 per cento. I clienti, tuttavia, cercano sempre prodotti con contenuti tecnici elevati in una logica più attenta nel rapporto qualità/prezzo, orientandosi verso marchi magari meno conosciuti. È anche vero che c'è meno ricircolo, nel senso che si tende a far durare di più le attrezzature, creando staticità in alcuni settori. Uno dei più colpiti, ad esempio, è lo sci, che non solo è soggetto alle variazioni del clima (un inverno con poca neve è quanto più penalizzante per il comparto), ma ha anche raggiunto un livello qualitativo tale per cui le attrezzature possono durare più stagioni. Di contro, si assiste a un'esplosione del running, che cresce a doppia cifra da circa tre anni e le cui previsioni di crescita sono ancora di almeno due anni. Voi come vi organizzate per far fronte a questa situazione? Anche noi utilizziamo private label che ci servono per un posizionamento intermedio. Per catturare proprio quella parte di clientela che oggi presta maggiore attenzione al rapporto qualità/prezzo. Prestiamo molta attenzione alle nuove esigenze e ai trend del momento e, nostro grande punto di forza, essendo una grande azienda, possiamo essere generalisti e contestualmente offrire un prodotto di alto livello. E ovviamente anche per noi è in fase di sviluppo la parte di e commerce.

Alone non segnalati nel panel in esame – spiega Greco – Nei formati più piccoli spicca la leadership conclamata di Foot Locker con 58 punti vendita che, oltre a mantenere il primato come numero di negozi, ha recentemente avviato lo sviluppo del

Produzione - biciclette - articoli sportivi - caschi Export Import Saldo Commerciale Mercato Interno Export/produzione (%) Import/mercato (%)

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2011

2012

2013

2014

Var. % Var. % Var. % Var. % 2015 12 – 11 13 – 12 14 – 13 15 – 14

1196,8 357 705 134,8 817,6 584,7 232,9 963,9 68,3 60,7

1147,2 335 690 122,2 803,6 542,8 260,8 886,4 70 61,2

1184,7 375 700 109,7 859,5 515 344,2 840,5 72,5 61,3

1205 390 715 100 910 520 390 815 75,5 63,8

1243 410 740 93 970 540 430 813 78 66,4

-4,1 -6,2 -2,1 -9,3 -1,7 -7,2 -12 -8

3,3 11,9 1,4 -10,2 6,9 -5,1 32 -5,2

1,7 4 2,1 -8,8 5,9 1 13,3 -3

3,2 5,1 3,5 -7 6,6 3,8 10,3 -0,2

Fonte: elaborazioni Databank su fonti varie

IL SETTORE DEGLI ARTICOLI SPORTIVI IN ITALIA Dati in milioni di euro, variazioni percentuali

format Foot Locker Kids che ha favorevolmente colpito operatori e clienti. Da segnalare comunque anche l’efficace distribuzione dei 42 shop AW LAB. Il brand sportivo con maggiore presenza di punti vendita monomarca è Adidas, che con 22 negozi nella parte alta del ranking dei centri considerati ha sensibilmente “staccato” Nike, che negli stessi mall conta attualmente 9 strutture». Per quanto riguarda la presenza dei principali player, questa è omogenea sul territorio nazionale, dove le scelte vengono operate principalmente in funzione dei flussi annui generati dalla varie strutture; una media superficie specializzata richiede mediamente un flusso di visitatori annui nella galleria superiore ai 2,5 milioni. Si rileva, inoltre, una concentrazione del settore su insegne che operano in forma diretta; ciò perché i costi delle location


«IL NETWORK SI SVILUPPA SU UN TOTALE DI PIÙ DI 5.400 PUNTI VENDITA, DI CUI QUASI 400 IN ITALIA» BRUNO ANTONIOLI, direttore generale di Intersport Come è strutturato Intersport? Intersport è un gruppo d'acquisto nato nel 1968. A livello mondiale il network si sviluppa su un totale di più di 5400 punti vendita, di cui quasi 400 in Italia, dove i negozi sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. La quota di mercato detenuta da Intersport sia a livello mondiale sia nazionale è pari a circa il 20% dell’intero mercato degli articoli sportivi, per un fatturato globale che si aggira sui 12 miliardi di euro. Ci sono 156 ragioni sociali affiliate, 134 punti vendita Cisalfa e 17 franchising. Il fatturato delle intermediazioni al 2014 è stato di circa 180 milioni di euro. Come funziona la vostra intermediazione? I nostri affiliati hanno la possibilità di acquistare marchi con cui Intersport stringe accordi (circa un'ottantina) a particolari condizioni e la fatturazione avviene nostro tramite. Inoltre alcuni brand realizzano linee e modelli appositamente per Intersport, creando una sorta di esclusiva di prodotto. Sono tuttavia liberi di acquistare liberamente da qualunque altro brand. Abbiamo lo showroom a Bologna, e a Reggio Emilia abbiamo l'unico punto vendita pilota totalmente proprietà Intersport che ci permette di valutare le performance del marchio. Qual è la vostra tipologia di affiliato? Di ogni genere, è un mercato molto eterogeneo nel senso che ci sono negozi che vanno da 6mila mq a piccole attività (magari nel paesino del sud Italia) che scende a 300 metri quadri. Il trattamento riservato rimane comunque il medesimo. E il franchising funziona? Quali sono i costi di ingresso? Per ora sono 17 i negozi in franchising, ma puntiamo a crescere in questo senso, visti gli ottimi risultati che stiamo ottenendo. È una formula che ci permette di gestire in modo più sinergico e diretto l'attività. Il franchisee è naturalmente meno indipendente negli acquisti, nella misura in cui per l'80/90% si avvale di prodotti intermediati da Intersport. Naturalmente il franchising ci permette anche di uniformare il layout dei negozi, rendendoli così più simili e identificabili dalla clientela. I principali costi di start up, relativi agli arredi dello store, al sistema informatico e alle casse, si aggirano sui 100/150 euro al metro quadro. Avete private label? Sì. abbiamo la gestione totale degli Exclusive Brand di Intersport International. Sono McKinley, marca leader del gruppo per i prodotti outdoor (giacche tecniche, sacchi a pelo, tende, scarponi da trekking e molto altro); Energetics, marchio di riferimento per il fitness & wellness; Firefly, uno stile giovane, trendy per chi d'inverno ama lo sci e lo snowboard ma anche la vita di spiaggia estiva e gli street sports; Tecno pro, marca di riferimento per il tennis e lo sci; Pro Touch, il marchio esclusivo leader negli sport di squadra (calcio, basket, volley) e nel running; infine Etirel, abbigliamento casual, tecnologia e design nello sci e beachwear. A questi si sono aggiunti nelle ultime stagioni marchi in licenza come Ellesse e Arena unicamente nell’area abbigliamento.

nelle strutture primarie, le marginalità tipiche del settore e la necessità di esercitare un controllo continuo sugli assortimenti tengono il franchising piuttosto ai margini. L’interesse degli operatori, di fatto, si concentra su centri e parchi commerciali, che rappresentano le tipologie di presidio che stanno sostenendo il commercio, garantendo flussi significativi e la possibilità di esprimersi su format più ampi. «Osservando il settore si direbbe che “i giochi siano fatti”, con i player già attivi destinati a consolidare la propria presenza a scapito del dettaglio tradizionale sempre più in sofferenza. Da osservare il recente ingresso sul mercato italiano del gruppo inglese

JDS che, dopo la prima apertura in via Torino a Milano con il format SIZE, inizierà lo sviluppo nei centri commerciali con il format multimarca JDS; il primo negozio dovrebbe essere nel centro commerciale Romaest – chiosa Greco – Il monomarca potrebbe offrire più opportunità anche con brand che non si sono ancora espressi nel canale retail ma che hanno una presenza importante a livello di wholesale; qui il problema irrisolto dei grandi produttori, che tocca anche a nostro modo di vedere i player già attivi, è la mancanza di una focalizzazione forte sulle esigenze del retail». S.M.

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r&f

Dossier aeroporti

Guglielmo Marconi l’aeroporto pioniere Gastronomia, Victoria's Secret, Carrefour, servizio lavanderia, Lamborghini. Lo scalo emiliano negli anni ha fatto scelte commerciali coraggiose, ma le scommesse sono state ampiamente vinte, al punto da far registrare crescite a doppia cifra, aprendo la strada al concetto di distintività

A

i lati dell'ingresso, dove troneggia l'insegna 'Aeroporto G. Marconi Bologna', sulla destra c'è un'esposizione Lamborghini, con due vetture in bella mostra, tra cui un'Aventador, l'ultima nata della casa automobilistica; sulla sinistra, invece, bottiglie di vino, tavoloni di legno, salumi appesi e ambiente accogliente 'invitano' ad accomodarsi all'osteria Vecchia Bologna. Insomma, l'Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna continua a fare le cose in grande e accoglie i passeggeri in arrivo e saluta quelli in partenza, con due importanti eccellenze del territorio: motori e gastronomia, a cui se ne aggiunge una terza, le ceramiche, che ricoprono la pavimentazione di diverse aree dello scalo. Il Marconi, infatti, essendo a

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circa sei chilometri di distanza dal centro di Bologna, e in una zona comunque abbastanza popolosa, ha puntato a servizi di qualità anche in landside, per catturare un'utenza non solamente costituita da viaggiatori. Ma questo aspetto lo esamineremo in seguito. Dove eravamo... Innanzitutto, per dovere di cronaca, bisogna ricordare che meno di un anno fa è stato inaugurato il nuovo terminal passeggeri che ha portato gli spazi da 40.460 mq a 45.890 mq, con un incremento di oltre 5mila mq e un restyling che ha coinvolto circa l'80% delle aree già esistenti (r&f numero 9 - 2014). La capacità dell'aerostazione è così passata a 7,5 milioni di viaggiatori,


di Bologna: circa un milione in più rispetto ai numeri effettivi registrati nel 2014 (fonte Assaeroporti). La ristrutturazione è servita anche a collocare in una sola ala del Marconi le tre aree check-in (A, B e C), dando ordine alla circolazione dei passeggeri nella struttura. Inoltre, nei pressi dei banchi ci sono anche quattro selfcheck-in multicompagnia, realizzati in collaborazione con Siemens. Ipotizzando, infatti, di aver appena ritirato il biglietto e stivato il bagaglio, il passeggero può scegliere di rimanere in landside al piano terra, andando verso il blocco centrale dell'aeroporto (dove si trova l'ingresso principale), oppure prendere una rampa mobile che porta al primo piano dove ci sono altre attività commerciali e in fondo i controlli di sicurezza. Operatori classici, eccellenze regionali e non solo Per chi sceglie il primo percorso, quindi il piano terra, camminando incontra un Tentazioni Caffè, gestito da Autogrill, posizionato a isola nel centro del salone. Accanto, un info-point organizzato direttamen-

e altri gadget. Di fronte a questi tre format, tipici aeroportuali, ci sono, invece, tre realtà decisamente legate al territorio: la gastronomia Vecchia Malga; la pizzeria Vecchia Malga, membro dell’Associazione Verace Pizza Napoletana (in questo caso territorio campano) e, come si accennava all'inizio, l'osteria Vecchia Bologna. Queste insegne sono frutto

della passione della famiglia Chiari, che dal 1969 si occupa di distribuzione di prodotti della regione attraverso negozi e qui, anche con punti di ristorazione. Superato questo blocco (dove c'è anche l'esposizione Lamborghini), si accede a un lungo corridoio dove, sulla destra, ci sono le insegne di noleggio auto, mentre sulla sinistra si susseguono la banca Carisbo, una farmacia, il marchio di cosmesi Kiko, un negozio Swarovski e infine un cambio valuta. Ma uno dei veri aspetti innovativi di questo aeroporto, pioniere in questa come in altre scelte commerciali, è la presenza di un supermercato Carrefour che offre anche il servizio lavanderia. «L'insegna Gdo, in questo contesto, assume un ruolo primario, non solo per i viaggiatori, ma anche per tutti coloro che lavorano in aeroporto» ci racconta Stefano Gardini direttore commerciale non aviation dello scalo. E in effetti, pensando sia a chi effettua spesso voli in giornata, piuttosto che a chi ha turni di lavoro al Marconi che terminano in orari serali, la comodità di un supermercato accessibile, anche con servizi come la lavanderia, è un plus non da poco. Naturalmente le referenze presenti sono studiate per il contesto aeroportuale, con uno sguardo rivolto anche al turista straniero in partenza, che qui può trovare prodotti sia del territorio sia italiani in generale. Rimanendo ancora in landside al piano superiore, ci sono La Ghiotta

Stefano Gardini te dall'aeroporto, il cui obiettivo è attivare un upgrade del servizio fornendo non solo informazioni ma anche effettuando promozioni e prenotazioni dei servizi aeroportuali per i passeggeri. Proseguendo nel nostro tour, siamo arrivati in corrispondenza dell'ingresso principale. Qui per gli amanti della lettura c'è una grande libreria Mondadori dove è possibile acquistare libri e qualche articolo regalo. Esternamente, ricavato in una rientranza tra il bookstore e un altro format Autogrill, Puro Gusto, c'è News tobacco & more, dove si vendono, appunto, giornali, sigarette

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Dossier aeroporti italian coffee & more gestito da Sirio, un News cafè di Autogrill e, primo in un aeroporto italiano e strategicamente allocato in area landside, un negozio Victoria's Secret. «La scelta di puntare su questo brand è stata in un certo senso una scommessa – confessa Gardini – Abbiamo trattato direttamente con il distributore europeo, senza intermediari, e abbiamo deciso di posizionarlo in questo punto dell'aeroporto andando in controtendenza rispetto alla norma, che vuole i marchi premium e del lusso in airside, perché si tratta di un brand che in Italia è ancora poco diffuso. E i risultati ci danno ragione in quanto non solo fa numeri importanti, ma circa il 15% degli scontrini sono di non viaggiatori che vengono appositamente da Bologna, piuttosto che da altre città ancora più distanti» chiosa Gardini. Business lounge, musica eventi e cultura Un altro paio di car rental e un info-point di accoglienza turistica fanno da preludio al bar degli arrivi sempre in landside: Piazza Maggiore cafè (Autogrill), format fortemente voluto dall’Aeroporto su specifiche logiche territoriali. Da qui, una stupenda scala di marmo, affiancata naturalmente da una più classica scala mobile, permette l'accesso al piano superiore, sempre landside, dove c'è una piccola piazza rotonda in cui vengono organizzate anche mostre e cocktail. Da qui, si entra nella MBL (Marconi business lounge). Altra scelta innovativa da parte dell'aeroporto è stata quella di permettere l'ingresso nella MBL anche a chi non è in possesso di biglietto aereo business, semplicemente pagando un ticket d'ingresso (circa 25 euro) e poter così usufruire dei servizi della sala. Inoltre, nel 2013 è stata ampliata l’area relax offrendo un maggiore numero di sedute e garantendo il massimo comfort agli ospiti anche nei momenti di più alto afflusso in sala. Tra i servizi ricordiamo il recente lancio

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ritivi, mostre d’arte e concerti, grazie alla perfetta acustica ottenuta per mezzo delle pareti rivestite in legno. Gli ospiti della sala vip hanno a disposizione anche uno dei due fast track dell'aeroporto per accedere all'area airside tramite corsie dedicate. Un altro è dedicato alle famiglie con bambini fino a due anni.

di YOUFIRST, servizio vip altamente personalizzato con staff dedicato e accompagnamento sottobordo con mezzo privato. Sempre all’interno della lounge è presente un piccolo business center con sale modulari, che unite possono ospitare fino a cento persone, dove si svolgono non solo incontri di lavoro ma anche ape-

Airside accogliente Sempre al piano superiore ci sono i controlli, appunto, per accedere in airside, dove sulla destra si entra in area extra Schengen, all’interno della quale c'è un duty free walk through Heinemann (che al Marconi ha aperto il primo duty free italiano) che conduce alla sala imbarchi con il secondo punto di ristoro Sirio. Nell'area Schengen, invece, il duty free, sempre Heinemann, è strutturato in maniera particolare. Si passa, infatti, attraverso un corridoio che pare un walk through, ma in realtà lo è solo 'per metà', in quanto sul lato ci sono i prodotti Heinemann (un piccolo cor-

ner Desigual, occhiali e profumi da uomo), mentre sul lato destro ci sono dei negozi: in particolare Furla, Armani Jeans e Piquadro. Al termine di questo corridoio, si apre Heinemann con tutti i restanti prodotti duty free, ovviamente molti dei quali legati all'alta gastronomia regionale. Qui la famiglia Chiari si ripropone con un paio di format: la trattoria di specialità ristorante La Vecchia Bologna, e sempre con la medesima insegna, un bar che propone panini & food e bottega


tendo successo in diversi scali: lo Sky lounge bar firmato Autogrill in collaborazione con Sky, appunto. Per quanto riguarda l'abbigliamento, c'è il marchio di camicie Ingram, Aeronautica Militare e un negozio di accessori Mandarina Duck. «Al Guglielmo Marconi abbiamo lavorato utilizzando il concetto di distintività. La vera sfida per gli aeroporti è distinguersi accogliendo il passeggero in un ambiente unico e con una propria caratterizzazione – ci spiega Gardini – Tra le strategie di base, abbiamo voluto mettere il cliente “al centro”, non solo come passeggero ma come fruitore di emozioni; abbiamo voluto dare un senso di welcoming al viaggiatore, sia egli in arrivo o in partenza, attraverso una main entrance ricca di servizi e attività, che faccia da primo punto di welcome o di arrivederci. Infine abbiamo dato grande risalto al territorio, ma non solo quello bolognese, bensì alla Regione nella sua interezza. Quindi food, il mondo della piccola media impresa (con il settore della ceramica), e gli immancabili motori, con lo show room Lamborghini e Ducati» conclude Gardini. Conclusioni Effettivamente, la distribuzione commerciale tra landside (3.500 mq) e airside (2.100 mq) è stata progettata in modo funzionale, e i risultati hanno dato ragione alle scelte della direzione. Ad esempio, nei fine settimana la pizzeria Vecchia Malga registra un

del caffè. Di fronte, sapientemente indicato con l'insegna Wine tasting, un corner per la degustazione e vendita di vini italiani. Immancabile anche l’insegna Venchi, che ormai sta spopolando nel travel retail. Poi c'è un negozio di dolci tipici siciliani: I dolci di nonna Vincenza, e l'ultimo (solo in ordine di posizione) punto di ristoro che sta riscuo-

aumento di scontrini di persone che non sono in viaggio, ma semplicemente abitanti della zona (ci troviamo a due passi da Casalecchio di Reno ad esempio). Similmente, aumenta il numero di pasti dei ristoranti anche quando ci sono gli arrivi nella fascia oraria della cena. Questo perché molti viaggiatori business, invece di andare

direttamente in albergo e poi uscire a mangiare, si fermano in uno dei locali in landside per poi andare in hotel e rimanerci. Victoria's Secret è un altro dei progetti che si è dimostrato valido sia come brand, sia come posizionamento all'interno dell'aeroporto; così come il Carrefour, che serve passeggeri e gli oltre 3mila membri della airport community operante al Marconi. Tutto questo ha contribuito non solo a una effettiva distintività dello scalo bolognese, ma anche a una crescita delle attività commerciali non aviation a doppia cifra anche nel 2014 sul 2013. Lo spirito pionieristico dei vertici della società che gestisce il Guglielmo Marconi di Bologna al momento è risultato quindi vincente, al punto da essere imitato nelle scelte commerciali anche da altri aeroporti. Ora, lo step successivo sono i lavori di ulteriore ampliamento dell'aerostazione definiti nel masterplan che prevede entro il 2023 una capacità fino a 10 milioni di passeggeri. Stefano Masin

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r&f Mercati in concessione

Autostrade stop and go S comodando la mitologia greca, quelle delle vicissitudini del mercato in concessione autostradale richiamano le Dodici fatiche di Eracle, che riguardano le imprese compiute dall'eroe per espiare il fatto di essersi reso colpevole della morte della sua famiglia. Qui il peccato da espiare, attraverso altrettante imprese fatte di carte bollate, incontri, proposte e controproposte, è sicuramente la scarsa lungimiranza dimostrata negli anni in cui le vacche erano grasse, prima della crisi, quando tutte le prospettive erano di crescita (infinta) e si è arrivati a chiedere da una parte e ad accettare dall’altra delle condizioni economiche oggi insostenibili. E correre ai ripari non è semplice, né veloce. Nei mesi scorsi vi abbiamo aggiornato sulla proroga di tutti i contratti di concessione, sia oil sia non oil, sino al 31 dicembre del 2015, tempo che il Ministero dei Trasporti, di concerto con quello dello Sviluppo Economico, si è preso per riscrivere le regole del

gioco. In primis attraverso un auspicato Atto di indirizzo, puntualmente stipulato a fine gennaio, che avrebbe dovuto intervenire su tre aspetti fondamentali: la razionalizzazione della rete, l’onerosità dei contratti e la somministrazione dei prodotti alimentari sottopensilina. Altrettanto puntualmente, però, non ha inciso quanto gli operatori della ristorazione (e forse non solo) avrebbero auspicato. In sintesi il nuovo Atto di indirizzo ha lasciato alla potestà programmatoria dei concessionari la facoltà di decidere se, come e quando chiudere o limitare l’attività delle aree di servizio minori; non ha invece toccato il tema delle royalty, adducendo che il mercato deve autoregolarsi; e ha solo sfiorato il tema del sottopensilina, predisponendo un meccanismo di compensazione per gli operatori food qualora quelli oil decidessero di avviare un servizio di somministrazione di prodotti alimentari freschi nella medesima area. Soluzione definita

come “aleatoria” dagli operatori della ristorazione. Ma il documento ha dato anche poche settimane ai concessionari per elaborare e consegnare un piano di razionalizzazione della rete, al termine del quale il MIT e il MISE è previsto che si pren-

dano un ulteriore mese (che potrebbe concludersi entro la fine di marzo) per delineare un progetto organico nazionale. Le aspettative, stavolta, sono scarse: vuoi perché il tempo a disposizione dei concessionari, di sole due settimane, non sarebbe sufficiente per predisporre un piano di ampio respiro, vuoi perché gli interessi dei singoli concessionari è in primis quello di tutelare la rete e quindi i propri profitti. Di contro uno spiraglio importante si è aperto sul fronte del cosiddetto Sottopensilina: la richiesta di riesame presentata a stretto giro da Aigrim (Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzate), cui è seguito un incontro a Roma, ha portato i Ministeri a compiere un’ulteriore riflessione e ad avviare un confronto con L'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, la quale si era spesa a favore del provvedimento per tutelare il consumatore. “Ma mettere due aziende, già gravate da bilanci difficili, in concorrenza su un’unica area porta soltanto a un impoverimento qualitativo dell’offerta e a un successivo quanto inevitabile aumento dei prezzi. Quindi a un sistema che penalizza il consumatore, invece che favorirlo, dimostrandosi nei fatti anticoncorrenziale”, sbottano gli operatori della ristorazione. Nelle prossime settimane vedremo quindi se e come si concluderà questa epica battaglia del food on the go, che si tradurrà entro l’anno nell’emanazione di centinaia di gare lungo tutta la Penisola. A.P.

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r&f Retail management specialist

Le Promozioni Commerciali L‘ attività di Promozione Commerciale nel retail ha una radicata tradizione. Per questa intendiamo quella pratica commerciale che attraverso l’uso di un incentivo, stimola il Cliente a un comportamento. Più diffusamente le tecniche promozionali incentivo sono uno sconto sul prezzo intero del bene/beni che si desidera promuovere o l’emissione di un buono sconto per un acquisto successivo, il dono di un gadget, un ribasso sugli ulteriori prodotti acquistati, una scheda collector a premi certi, una estrazione a premi. Ma sono decisamente di più gli strumenti adottati e a volte molto fantasiosi e divertenti. Lo stimolo è volto a far generare un acquisto ulteriore o di

attivare una successiva visita nello store, a raccogliere i dati anagrafici del Cliente o diversamente a raggiungere un obiettivo specifico: accelerare la rotazione di referenze slow moving, generare finanza attiva attraverso un incremento degli incassi, far conoscere una nuova linea di prodotti magari dalle caratteristiche originali e non semplicemente comprensibili, diffondere un brand, radicare la fidelizzazione, incrementare la quota di mercato a danno dei competitor. È bene scegliere con attenzione il

tipo di Promozione da adottare, al fine di essere coerenti al tipo di risultato che si vuole raggiungere. La Promozione, per essere efficace, necessita di essere comunicata alla clientela. Qui le funzioni aziendali coinvolte lavoreranno alla scelta e alla realizzazione dei mezzi/strumenti idonei a diffondere la comunicazione promozionale. Tenendo fermi i principi di coerenza ed efficacia. Generalmente è invalso l’uso di comunicazione in vetrina e con materiali POP in store. Al di fuori del punto vendita sono innumerevoli gli strumenti a disposizione, in funzione di tutti i livelli di spesa accessibili. Tra i tanti uno è largamente utilizzato grazie alle tecnologie, quello del e-mailing, che ga-

rantisce un elevato numero di contatti a un costo decisamente basso. È il caso di definire perfettamente il periodo incentivato. Ad esempio un periodo promozionale prolungato risulterebbe inefficace, in quanto il Cliente non percepirebbe l’”urgenza” e posticiperebbe il comportamento desiderato. Appare chiaro che se si tratta di un beneficio per il Cliente da un lato, dal punto di vista del Retailer deve essere visto come un “costo”, in quanto il bene non viene venduto a prezzo pieno ma viene

svalorizzato, con una penalizzazione del margine commerciale. Questo minus di margine deve essere trattato da costo. Occulto ma c’è, esiste e va identificato ed emarginato sia expost, ma soprattutto ex-ante. Tale costo va budgettato e va pianificato il paniere del mix di prodotto in promozione: ad esempio, 25 prodotti X 50 pz ognuno X 15 euro di sconto = 18.750 euro. Questo sarà il costo massimo da inserire tra le voci del conto economico commerciale, come margine aggredito, a patto che tutti i pezzi fossero venduti. Ma l’attività promozionale non può essere vista solo come un costo, anzi. L’obiettivo non può che essere quello di generare un “ricavo” maggiore, magari non immediatamente ma di più lungo periodo, che sia esso tangibile o intangibile. In ogni caso la promozione non può essere gestita come una svalorizzazione fine a se stessa. Nella definizione delle attività promozionali devono essere stimate le utilità generate direttamente o indirettamente. A quel punto può essere redatto un documento economico a costi e ricavi. Dunque le fasi di pianificazione, analisi e controllo dell’attività promozionale deve essere svolta con molta cura dalla funzione marketing e com-

merciale. In aderenza all’idea di base secondo cui tutti i costi/investimenti devono essere sostenuti pensando a un ritorno degli stessi, generando valore. L’intera attività di marketing e di comunicazione dovrebbe essere orientata a generare valore. Marketing e Comunicazione come centro di ricavo e non di costo. Antonio Bisci CEO Moresco Consulting bisciantonio@gmail.com

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r&f Omichannel retailing

ICT B2B2C Omnicanalità e Information Technology sono la nuova “corsa all'oro” di retailer e fornitori. In un mercato in cui il cliente è sempre più competente ed esigente, l'interazione tra le informazioni fa la differenza per il successo di un brand

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L‘

omnicanalità è ormai un requisito essenziale delle soluzioni per l’automazione non solo del punto di vendita ma di tutta l’infrastruttura tecnologica delle aziende di distribuzione, ristorazione e dei punti di vendita in generale, dal negozio specializzato, alla vendita in franchising fino ai prodotti di lusso. I retailer hanno dovuto necessariamente adeguare la propria offerta e i propri servizi alle sempre più pressanti richieste da parte dei consumatori. Queste si articolano nelle differenti esperienze di acquisto che la tecnologia mette a disposizione: da casa attraverso soluzioni di e-commerce, in mobilità attraverso smartphone e tablet, nel punto di vendita con chioschi interattivi, casse self-service o postazioni di cassa ibride (utilizzabili quindi sia in modalità “self” oppure con

operatore dedicato). L’uso di dispositivi mobile, inoltre, sta influenzando le decisioni di acquisto prima ancora che le persone mettano piede nel negozio, dando loro la possibilità di confrontare i vari prezzi durante la selezione degli articoli: i dispositivi mobile stanno diventando il fulcro di informazione, comunicazione e gestione degli ordini per negozi e clienti. Sull’onda di questo cambiamento nelle abitudini di acquisto, i rivenditori stanno sperimentando per determinare quali soluzioni mobile per aziende e consumatori funzionino meglio. Innovazione, flessibilità della piattaforma e velocità di implementazione rimangono i fattori

chiave, così come la necessità di sostenere le transazioni a livello aziendale e la realizzazione degli ordini in modo agile e innovativo. A completamento delle opportunità di offerta per aumentare il livello di fedeltà dei propri clienti (elemento chiave in un mercato altamente competitivo), l’interazione con il consumatore include l’ampliamento dei servizi resi disponibili per pagare la propria spesa: paga-


«La difficoltà maggiore consiste nel comprendere appieno la strategia del retailer» MAURIZIO LEFONS, product marketing director, retail solutions division di NCR Europe Middle East Africa

menti elettronici, pagamenti contactless, in mobilità con preautorizzazione, pagamento di utenze e servizi come ricariche telefoniche, buoni pasto, carte regalo prepagate e in generale semplificazione dell’accesso a servizi a valore aggiunto. Lo showroom dell'IT In questo contesto, sempre più dinamico e veloce, si inseriscono nuove attività “B2B2C” come il progetto Bou-Tek di Mauden spa descritto nello Speciale vetrine & schermi (r&f Marzo 2015). Il progetto, oggi, ha preso forma e la redazione ha avuto modo di visitare fisicamente lo store, verificandone l'effettivo funzionamento. Si stratta sostanzialmente di uno showroom dedicato alle aziende, in cui viene “customizzata” una tecnologia IT apposita per il retailer e il

prodotto venduto. Il retailer stesso può quindi testare direttamente il funzionamento della tecnologia applicata al negozio e ha modo di verificare il gradimento del cliente finale, in quanto negozio aperto anche al pubblico. Per meglio comprendere, il giorno della nostra visita, la tecnologia presente era studiata per un'azienda valtellinese produttrice di vino. Scaricando l'apposita applicazione e attivando il bluetooth di tablet o smartphone si attivavano informazioni sui device semplicemente passando vicino a oggetti o bottiglie di vino, ma non solo. Grandi schermi interattivi con modalità touch screen accompagnavano il visitatore lungo tutta la filiera del vino, mettendo a disposizione la descrizione dei vari passaggi che portano dalla vigna all'imbottigliamento. Inoltre, la presenza

Quali sono le soluzioni, i servizi e le applicazioni che offrite oggi ai retailer (sia hardware sia software) per essere sempre più inseriti in un contesto di omnicanalità? NCR mette a disposizione un portafoglio di soluzioni hardware e software basato su piattaforme tecnologiche comuni, differenziandone l’utilizzo e la specializzazione attraverso una accurata ingegnerizzazione delle interfacce utente. Questo processo è parte integrante degli investimenti in ricerca e sviluppo per ciascun punto di contatto disponibile sia per i consumatori come per gli operatori e gli assistenti alla vendita. Per quanto riguarda l’hardware, “touch screen”, accettatori/riciclatori di denaro, stampanti fronte/retro, lettori di codice a barre, lettori “imager” per la cattura e la decodifica delle immagini sono le tecnologie che trovano spazio per soddisfare i requisiti di semplicità d’uso e accessibilità richiesti. Tuttavia, è il software che specializza ciascuna interfaccia utente per l’utilizzo ottimale della grafica: basti pensare all’interazione del consumatore su un chiosco multifunzione con un “touch” con il proprio dito indice o con i gesti pollice-indice già cosi’ popolari e resi disponibili dalle stesse “app” per smartphone e tablet. E come li fate interagire? Riteniamo di avere ormai superato le problematiche di interazione tra le soluzioni attraverso una costante attenzione all’utilizzo di tecnologie hardware e software in funzione appunto della interoperabilità tra sistemi e componenti. Come già accennato, questo avviene attraverso investimenti in ricerca e sviluppo che sono basati su requisiti fondamentali ed essenziali quali ad esempio la rispondenza agli standard, l’utilizzo di tecniche di sviluppo che includano tool di test e verifica qualitativa, per non parlare poi (mi riferisco all’hardware) dei requisiti di affidabilità e robustezza per resistere a condizioni di utilizzo particolari come quelle che si osservano in un punto di vendita e in generale su dispositivi che interagiscono direttamente con il consumatore. Quali sono le difficoltà? La difficoltà maggiore consiste nel comprendere appieno la strategia del retailer, in modo da accompagnarlo in un percorso che sia consistente con l’obiettivo, attraverso investimenti che siano sempre regolati in funzione del ritorno atteso e delle aspettative, che devono essere sempre misurabili in modo da adeguare, laddove necessario, gli strumenti e le soluzioni sulle quali si è investito. Per questo, abbiamo sviluppato dei processi e delle modalità di stretta collaborazione con le figure aziendali che, all’interno dell’organizzazione retail, contribuiscono a vario titolo al perseguimento dell’obiettivo e della strategia ad esso connessa. Marketing, Information Technology, Operation, Vendite, Logistica: ciascuna funzione deve essere coinvolta nella formulazione della strategia in modo da rendere ciascun passo perseguibile e misurabile.

di telecamere con sensore davano in tempo reale il numero di persone in coda per degustare un'annata piuttosto che un'altra, e quante di queste effettivamente degustavano. Poi ri-

cette, abbinamenti, descrizione di materie prime. Insomma, un prodotto da vivere e da gustare coi sensi, come il vino, è stato supportato da una tecnologia che gli ha dato ulteriore “va-

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Omichannel retailing «Tutta l’impresa si deve ridisegnare in ottica multicanale» MARCO ZACCHIGNA, retail & CPG industry solutions leader di IBM Italia

lore” attraverso la conoscenza, le informazioni e piacevoli curiosità. La mission di questo progetto, quindi, è di affiancare i propri clienti nella messa a punto di nuove strategie, retail concept, tecnologie e contenuti fino al test dei progetti all’interno del proprio digital store esperienziale e all’eventuale installazione nei punti vendita dei Brand.

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Le regole d'ingaggio Il concetto di digital commerce è molto importante, quindi. Ma per far questo, l'azienda deve realizzare una serie di operazioni che la mettano in linea con il cliente finale. Prima cosa, serve un grado di conoscenza dell'individuo che si vuole attrarre verso il proprio brand. Seconda cosa, bisogna passare da una semplice conoscenza del possibile cliente a un suo coinvolgimento in ciò che si propone. Terzo punto, mantenere elevato il grado di soddisfazione del cliente, soprattutto in termini di consegna, che è uno degli aspetti più importanti nell'omnicanalità. In tutto questo, l'elemento centrale è sempre l'individuo. Egli, infatti, attraverso una carta fedeltà, un call center, o una connessione Internet per visionare un prodotto, piuttosto che i social media, lascia dietro di sé un bagaglio di dati che se utilizzati nel modo appropriato, aggregati e incrociati diventano possibili informazioni che permettono di aumentare il report cliente attraverso specifiche che vanno oltre l'aspetto transazionale. Ci sono “n” elementi di IT che consentono di ricevere informazioni sull'individuo. Il secondo punto, il coinvolgimento, consiste nella capacità di saper incrociare i dati in questione, interpretarli e utilizzarli per offrire al cliente un prodotto in linea con le

Come procede il mercato in Italia? Il mercato retail nel settore food è certamente meno sollecitato in Italia da pressioni competitive da parte dei players globali rispetto a quello dei paesi vicini. In molti di essi le imprese sono costrette a reinventarsi con molta più rapidità, dando origine a reali innovazioni in processi, prodotti e servizi. L’attenzione di gran parte dei retailer italiani è, invece, molto focalizzata sul punto vendita, certamente importante ma non l’unico da considerare per ottenere risultati. Negli altri settori del retail la situazione è più variegata, con aree di maggior eccellenza laddove le imprese si confrontano nel mercato globale (una fra tutte l’apparel / fashion). Quali sono le soluzioni, i servizi e le applicazioni che offrite oggi ai retailer (sia hardware sia software) per essere sempre più inseriti in un contesto di omnicanalità? Tutta l’impresa si deve ridisegnare in ottica multicanale, e di conseguenza le soluzioni di un “total” provider come IBM sono molteplici. La nostra filosofia parte dagli imperativi dell’industria, che possiamo sintetizzare in: ricerca della differenziazione tramite una smarter shopping experience; eccellente operatività tramite una smarter merchandising & supply network; resilienza ed efficacia tramite delle smarter operations. In cosa consistono questi concetti? La prima si focalizzerà sulla conoscenza del cliente a 360°, su tutti i punti di contatto che il cliente utilizza, sull’integrazione di informazione strutturate e non, per poi proporre attività di marketing (anche in tempo reale) mirate e basate su dati effettivi. La seconda area deve essere anch’essa rivista per consentire sia di avere assortimenti e strategie di prezzo localizzate e ottimizzate sia per garantire un supply network che massimizzi l’inventario a fronte degli asset disponibili, gestendo in modo dinamico l’allocazione della merce lungo la supply chain, per garantire (ad esempio nel caso di shopping con il click-andcollect) un’operatività efficiente e profittevole. Nella terza area si rivedono le modalità di funzionamento delle operazioni, spesso trascurate in prima battuta. Un’infrastruttura agile e flessibile, basata su cloud e su soluzioni “as-a-service” è fondamentale per essere di successo in questo contesto, estremamente dinamico e in velocissima evoluzione. Con quali tipologie di clienti vi relazionate? La nostra offerta si è arricchita nell’ultimo semestre di due partnership esclusive, con Apple e con Twitter. Con Apple è focalizzata a fornire alle imprese il meglio dei due mondi: unire l’eccellenza della user experience di Apple con le conoscenze di industria e di business di IBM. All’interno della partnership sono state annunciate un centinaio di app in uscita nell’anno, sviluppate congiuntamente, che vanno ad indirizzare dei casi d’uso specifico per ogni settore. Nel retail sono già disponibili 3 app: due dedicate allo shopping assistant, che gli consentono di avere informazioni integrate sul cliente e sull’offerta disponibile e preparare, nel caso di click-andcollect, la merce per il cliente stesso, ed una dedicata ai buyer per integrare sul dispositivo mobile tutte le informazioni necessarie ad una negoziazione con i fornitori. La partnership con Twitter ci consente di accedere in esclusiva ai dati originali dei tweet, il battito cardiaco del pianeta, e si propone di fornire reali insight dall’analisi dei Social Media, per supportare decisioni di business in modo fattuale.



Omichannel retailing «La strategia è di permettere ai retailer e ai loro clienti di operare via mobile» FEDERICO RIBOLDI, marketing product manager di FUJISTU Italia Quali sono le soluzione, i servizi e le applicazioni che offrite oggi ai retailer (sia hardware sia software) per essere sempre più inseriti in un contesto di omnicanalità? La nostra soluzione di punta si chiama FUJITSU Market Place, un’applicazione che supporta le transazioni e le procedure di evasione ordini all’interno di tutta l’azienda retail, permettendo di offrire ai clienti finali un'esperienza di acquisto omogenea e trasparente attraverso ogni canale, dal Point of Service (PoS) tradizionale fino all'online e al mobile. Si tratta di una soluzione che abbatte le barriere esistenti tra ordini e shopping in-store, combinando entrambi in un'unica transazione. Per il cliente questo significa uniformità di prezzi, promozioni ed esperienze di customer relationship sia online sia presso il punto vendita o utilizzando un dispositivo mobile. Per l’addetto vendite significa poter effettuare la transazione con il cliente attraverso un'unica applicazione anziché dover continuamente passare dal sistema di evasione ordini per il PoS a quello online, rendendo tutta l'operazione più rapida, semplice da imparare e più precisa. Per il retailer, infine, significa una maggiore redditività grazie alla riduzione del numero di transazioni d’acquisito interrotte. E le soluzioni mobile? È stato recentemente progettato il FUJITSU Market Place Mobile, l’estensione dell’applicazione PoS FUJITSU Market Place anche ai dispositivi mobili. La strategia è di permettere ai maggiori retailer internazionali e ai loro clienti di operare via mobile con una serie di servizi omnicanale sviluppati appositamente in funzione dell’attuale contesto commerciale. Il nuovo sistema è stato progettato per soddisfare le nuove esigenze di business del moderno rivenditore omnicanale, ponendo servizi integrati di front e back office quali PoS, gestione degli ordini, gestione clienti e prestazioni del negozio direttamente nelle mani dei gestori del punto vendita, per offrire al cliente un’esperienza coerente e completa. Siete in grado quindi di seguire il cliente a 360 gradi? Sì. Il fatto di essere un vendor ICT – in grado di proporre una gamma completa di prodotti, soluzioni e servizi tecnologici – ci permette di coprire le necessità di un cliente a partire dalla sua infrastruttura sia lato data center sia lato workplace/end user. Il nostro portfolio integra prodotti hardware (server, Storage, PC, Tablet, ecc.) con i servizi di base di rilascio/implementazione/upgrade e di gestione sia on-site che remota, con la possibilità di portare una parte dei servizi in ambito cloud. Nell’ambito del mercato retail riusciamo anche a fornire una soluzione software specifica per il settore, con un forte focus sulla omnicanalità come sua caratteristica peculiare.

sue esigenze. Il terzo aspetto è la consegna, nei modi e nei tempi richiesti dall'acquirente, allineandogli intorno le operazioni. E qui si va a chiudere il cerchio dell'omnicanalità, che permette di esaminare un prodotto attraverso un device o uno

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store fisico, decidere comunque di acquistarlo online e decidere nuovamente se ritirarlo in negozio, farselo consegnare scegliendo luogo e fascia oraria, piuttosto che optare per le novità che il mercato sta proponendo come il click & collect.

Direzione: Intenet of things Il settore sta inevitabilmente andando verso il completamento del processo di integrazione dell’esperienza dell'utente, rendendola concretamente fluida e costante. È plausibile, inoltre, un continuo miglioramento delle soluzioni che rendono efficaci le interazioni con l’utente sia in-store che online, con la finalità di cogliere l’aspetto emozionale del processo di vendita. Diventerà primario, in questo senso, lo sviluppo di soluzioni di “business intelligence” per profilare il più possibile il singolo utente e rendere l’esperienza di acquisto di tipo personalizzato. S.M.


r&f EuroCIS 2015

Vendere? Questione di tecnologia D üsseldorf – La tecnologia, si sa, è sempre più dirimente per ottenere efficienza nella vendita e, più in generale, nella gestione di punti vendita, magazzino e retail companies. Per questo r&f debutta in visita ad EuroCIS, la “costola” tecnologica di EuroShop, la fiera triennale dedicata alla progettazione e all’allestimento del punto vendita, in ogni suo aspetto. Sono due i padiglioni occupati all’interno di Messe Düsseldorf: casse, pos, schermi, software… tutte le categorie di prodotti e servizi tecnologici dedicati al punto vendita sono rappresentati. E tra i corridoi della fiera non manca nessuno dei big player. In gran slancio Panasonic, brand giapponese con sempre maggiori aspettative di affermazione in ambito retail. E questo anche grazie alla nuova gamma di sistemi POS, periferiche e tablet Toughpad concepiti per affrontare

le sfide del retail Omni-Channel. «Abbiamo creato i migliori dispositivi mobili per il settore del retail, che oggi si evolve con grande rapidità» afferma Francesc Castro, european manager retail di Panasonic. «Grazie a feature intuitive e coinvolgenti, alla facile integrazione con i sistemi back-end e i POS esistenti e alle funzionalità di pagamento integrate caratterizzate dalla massima sicurezza, le soluzioni Panasonic per il retail sono state progettate per aiutare gli operatori del settore ad accompagnare i propri clienti nel processo di acquisto con semplicità ed efficienza, indipendentemente dal canale di acquisto che prediligono». Tra le novità più interessanti da Pansonic il POS modulare top di gamma, modello JS-970 Core i5. Questo nuovo sistema modulare POS fisso è il fratello maggiore del JS-970 All In One lanciato nel mese di novembre 2014, ed è dotato di pro-

cessore Intel CoreTM i5-4590T vPro. Ma forse ancora più interessante il Toughpad FZ-R1, primo tablet POS all-inone di Panasonic, con sistema operativo Windows 8.1 e funzionalità di pagamento integrate, un tablet da 7 pollici con lettore di carte EMV e pin pad integrati, lettore di banda magnetica e tecnologia NFC per pagamenti touch and go. Il Toughpad FZ-R1 è dotato di lettore barcode e di fotocamera per catturare immagini in tempo reale o per utilizzare la tecnologia della realtà aumentata nel processo di vendita. Progettato specificamente per il settore del retail, questo device dispone di display touchscreen visibile anche sotto la luce diretta, e può essere utilizzato con un pennino, con le dita o con i guanti; caratteristica che lo rende ideale per chi lavora nei settori di ristorazione e logistica. Red.

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r&f Newstech&arredo IL PRIMO STORE MUSETTI BY COSTA GROUP

I CONSUMATORI NON VOGLIONO LA CODA ALLA CASSA

Seguire l'odore di caffè nelle vie del centro storico di Piacenza, fino al Musetti Store di Via Sant'Anonino. Un negozio che nasce dalla volontà di ricercare nuovi canali di vendita diretti al consumatore finale. «Vendendo caffè di qualità in tutti i formati – spiega Guido Musetti, amministratore di Caffè Musetti – macinato fresco, confezionato macinato in lattina, macinato aromatizzato, monoporzionato in capsule e cialde negli standard più diffusi, cercando di coniugare la tradizione imparata in più di 80 anni, con l'innovazione dei nuovi metodi di estrazione». L'atmosfera è quella dell'emporio di una volta, con un maestoso bancone in rovere all'ingresso e i silos per la vendita del caffè in grani. Ceramiche bianche e rosse a parete, come il colore corporativo dell'azienda, e l'abbondanza di prodotti che spunta da ogni scaffalatura, a raccontare le strade, gli aromi e le origini del caffè Musetti. Il progetto, realizzato da Costa Group, mira a raccontare il calore della tradizione, privilegiando l'utilizzo di materiali naturali, nelle declinazioni di colore del caffè, abbinate alla modernità dei silos d'acciaio, scenografico sfondo del banco di vendita. Una prima apertura che guarda al futuro, con l'obiettivo di nuovi negozi in altre città, abbinando alla vendita anche la somministrazione del caffè.

Uno studio promosso da Epson sullo stato del Retail condotto presso 5.000 consumatori tra i 18 e i 50 anni di Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna conferma le recenti linee guida per il settore. Prima tra tutte, la coda alla cassa è uno dei principali motivi di rinuncia all’acquisto, specialmente se l’articolo desiderato costa poco ed è facilmente reperibile altrove. La fedeltà alla marca, quindi, viene messa sempre più a rischio non solo dalle comparazioni consentite nel mondo online, ma anche da esperienze d’acquisto in negozio al di sotto delle aspettative. I consumatori chiedono quindi l’introduzione di tecnologia in grado di migliorare l’esperienza di scelta e acquisto. Il 72% degli shopper europei e la larga maggioranza di quelli italiani (78%) è inoltre d’accordo con l’affermazione che “entro 3 anni, i consumatori saranno più aperti verso la condivisione di informazioni con i gestori dei punti vendita” aprendo così le porte alla possibilità, per insegne e brand, di utilizzare sempre meglio i dati ottenuti spontaneamente dai clienti per la personalizzazione della loro esperienza d’acquisto, a patto che sappiano dotarsi delle tecnologie che consentano di farlo.

DA NEC L’AEROPORTO DEL FUTURO

A Passenger Terminal EXPO (PTE) di Parigi NEC Display Solutions Europe ha presentato le sue soluzioni per il settore aeroportuale. Grazie all’utilizzo di tecnologie come per esempio la connettività mobile, il Bluetooth, l’NFC, l’iBeacons ed applicazioni come la digital board delle partenze, la segnaletica e soluzioni di smart advertising, NEC ha dimostraro (in una prova simulata) come i display digitali sono in grado di migliorare la qualità del viaggio del passeggero e aumentare l’efficienza e la profittabilità della struttura aeroportuale. «L’aeroporto può cambiare radicalmente l’esperienza dei propri passeggeri e questo dipende dall’utilizzo che viene fatto dei display, sia che i propri utenti siano degli esperti di tecnologia o meno» ha spiegato Antonio Zulianello, general manager di NEC Display Solutions Division.

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PAVIMENTI IDEAL WORK A BUCAREST

L‘

azienda Ideal Work ha progettato la pavimentazione di Frudisiac, un nuovo bar-caffè sorto a Bucarest, una struttura nera dai volumi squadrati risultato di un disegno razionale di grande rigore e compostezza che lo fa somigliare a un tipico “cottage” anglosassone, ma che internamente sa accogliere il visitatore con inatteso calore, ricordando i tipici locali svedesi. Con un’offerta dal sapore tutto bio che comprende caffè pregiati, tè, tisane, centrifughe e spremute di ogni tipo. Originale e assolutamente attuale, ispirato allo stile nordico scandinavo, il locale si sviluppa in un unico grande spazio di 65 mq in cui il legno chiaro costituisce il materiale di gran lunga più utilizzato. A dare luminosità e ampiezza all’ambiente concorrono le grandi vetrate e le finestre del tetto. La particolarità del luogo è però data dalla presenza del pavimento interamente in Ideal Work Microtopping che, seppur in contrasto cromatico con il legno, gioca lo stesso ruolo di ampliamento dando luminosità e naturalità allo spazio.



r&f International WDF: COMPLETATO IL PASSAGGIO DA HMS HOST CORPORATION

La famiglia Benetton con la sua Edizione Holding, attraverso cui controlla World Duty Free e Autogrill, continua nelle operazioni finanziarie. Il Cda di WDF, infatti, ha approvato l'acquisizione delle ultime tre concessioni delle attività travel retail di HMS Host, controllata di Autogrill, per 19 milioni di dollari. Le concessioni riguardano la gestione di 45 negozi situati negli aeroporti di Atlanta, Oakland e nell'Empire State Building per la durata di cinque anni. In una nota diffusa dalla società si legge: «L'operazione ha una particolare rilevanza per WDF poiché completa il trasferimento delle attività travel retail gestite in Nord America da HMSHost Corporation, iniziato nel contesto della scissione parziale proporzionale di Autogrill a favore di World Duty Free, e si inquadra nel contesto del budget di ottimizzazione 2015-2017 approvato dal Cda in data 15 gennaio 2015». Con questa operazione, il prezzo totale per il trasferimento di tutte le concessioni travel retail da HMSHost a WDF è pari a 124,3 milioni di dollari.

RUSSIA ED EMIRATI VOGLIONO CUBA La Russia cerca di stringere un'alleanza con gli Emirati Arabi Uniti per la costruzione di un grande aeroporto a Cuba, che dovrebbe diventare una piattaforma internazionale per l'America Latina. Lo scrive il quotidiano di Abu Dhabi The National. La testata, che cita il ministro russo del Commercio e dell'Industria Denis Manturov, fa il punto sui contatti in corso tra Mosca e Mubadala, organismo finanziario pubblico di Abu Dhabi incaricato di diversificare gli investimenti. Il ministro, in visita al salone della Difesa Idex ad Abu Dhabi, ha detto che il suo Paese vuole investire almeno 200 milioni di dollari nel progetto, che nascerebbe dalla volontà de L'Avana di convertire una base militare in aeroporto civile.

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duty free world

by James Ross - London

Dublin crafts a real sense of place Dublino infonde un vero sence of place There has been much talk about differentiating the retail offer at airports through the idea of ‘sense of place’, but little to truly show this in action. In March Aer Rianta International changed that when it opened an €8m walkthrough retail area in Dublin Airport’s T1. Under the airport’s retail brand, The Loop, the new space covers almost 8,700sq m, of which 1,800sq m makes up the main duty free offer. What is most noticeable is the emphasis on ‘Irishness’ – but not just a passing nod to a few whisky lines here, or a leprechaun there. The entire project has deep Irish roots – from the design to the assortment – which features more than 330 Irish-produced goods. Award -winning Irish artist Shane Holland was commissioned to create a unique copper sculpture that has pride of place in a new Irish Whiskey Collection space. Here, ARI has expanding the range to 365 whiskies, including some non-Irish lines from sought-after distillers in Japan, Finland, USA, Sweden and Taiwan. “Our liquor buyers have invested considerable energy in sourcing a range that is the most diverse in airport retail,” claims ARI Retail Director, Paul Neeson, who says that 80% of the range delivers a minimum score of 90 in the renowned Jim Murray Whisky Bible. ARI has also rebranded its Irish Memories souvenir concept by drawing on a more contemporary theme and commissioning exclusive new ranges to keep it different from domestic competitors. Irish street furniture, a traditional phone box and a fully-restored old post box all deliver a consistent theme. Going a step further, ARI has also focused on strong Irish links to great wine-producing families following a 17th century exodus to set up vineyards in France, Australia, and New Zealand. Called the Wine Goose Chase Collection, the concept celebrates that history by only stocking wines (about 70) with an Irish heritage. The Irish emphasis comes after close engagement with both Irish and international passengers to create a tailored offering. ARI is so confident of the final result that it is projecting an uplift of +16% in average spend per passenger in the terminal.

C'è stato un gran parlare in merito alla differenziazione dell'offerta retail negli aeroporti attraverso il concetto di sence of place, ma di fatto si è visto ben poco di concreto. A marzo, Aer Rianta International ha cambiato questa tendenza aprendo un'area retail walkthrough al T1 dell'aeroporto di Dublino da 8 milioni di euro. Sotto l'egida del brand The Loop, lo spazio copre circa 8.700 mq, di cui 1.800 mq dedicati al duty free. Ma la cosa più evidente è l'enfasi sull'Irishness (che non consiste in una bottiglia di wiskey qua e un pupazzo di Leprecauno là). L'intero progetto ha radici irlandesi; dalla progettazione all'assortimento, che dispone di oltre 330 prodotti irlandesi. Il pluripremiato artista irlandese Shane Holland è stato incaricato di creare una scultura in rame unica che ha un posto d'onore in un nuovo spazio dedicato alle collezioni di Whiskey irlandesi. Qui, ARI ha ampliato la gamma di 365 whisky, tra cui alcune linee non del Paese da ricercati distillatori in Giappone, Finlandia, Stati Uniti, Svezia e Taiwan. "I nostri buyer di liquori hanno investito notevoli energie nel creare la più varia gamma che si possa trovare nel retail aeroportuale", afferma Paul Neeson, direttore retail ARI, il quale sostiene che l'80% della gamma ha un punteggio minimo di 90 nel rinomato Jim Murray Whisky Bible. ARI ha rinnovato il proprio concept di souvenir Irish Memories, creando un tema più contemporaneo e realizzando nuovi livelli esclusivi per differenziarsi dai concorrenti nazionali. Arredo urbano irlandese, una cabina telefonica tradizionale e una vecchia casella postale completamente ristrutturata ispirano un tema costante. Facendo un passo in più, ARI si è anche concentrato sui forti legami con grandi famiglie irlandesi produttrici di vino espatriate nel 17° secolo verso Francia, Australia e Nuova Zelanda, per creare importanti aziende vitivinicole. Chiamato Wine Goose Chase Collection, il concept che celebra questa storia con una settantina di referenze rigorosamente a retaggio irlandese. Il concetto di irishness è nato dopo un forte impegno sia con i passeggeri irlandesi sia internazionali, per creare un'offerta su misura. ARI era talmente certo del risultato finale, che effettivamente si sta riscontrando una creascita del 16% della spesa media per passeggero nel terminal.



International DESIGUAL SFIORA IL MILIARDO Desigual, marchio spagnolo appartenente al fondo Eurazeo, ha totalizzato nel 2014 un fatturato di 963,5 milioni di euro, in crescita del 16,2 per cento. Ma non è l’unico indicatore positivo: l’ebitda, con 261,5 milioni di euro, ha segnato una crescita dell’8% rispetto al 2013 e ha inciso sulla redditività per il 27,1%; l’utile netto, pari a 134 milioni di euro, ha registrato invece un incremento più contenuto, del 3 per cento. A trainare i risultati del marchio di abbigliamento catalano sono stati la buona performance dell’e-commerce e soprattutto la strategia di sviluppo retail. Nel 2014, infatti, Desigual ha registrato più di 50 milioni di visite sul suo portale di vendite online, con un incremento del 50% rispetto al 2013, e ha tagliato il nastro di 100 nuovi store, di cui 26 in Italia.

GALERIES LAFAYETTE APRE A DOHA Dopo Dubai, Galeries Lafayette aprirà a Doha, nel prestigioso centro commerciale Katara Plaza, che dovrebbe vedere la luce nel settembre del 2016. Si tratta di una superficie di 13.800 mq su tre livelli, che sarà gestita in franchising dall'Ali Bin Ali Group (ABA Group), che possiede quasi l'80% della distribuzione di beni di consumo nel Paese asiatico. Questo conglomerato è attivo da 60 anni in vari settori, tra i quali la distribuzione, in particolare con diverse griffe di orologeria e gioielleria. Attualmente, i grandi magazzini francesi alKatara Plaza l'estero hanno insediamenti a Berlino, a Dubai, in Kuwait, a Beirut e Casablanca, Giacarta, e Pechino. In cantiere, oltre a Doha, altri due progetti: Istanbul, la cui apertura è prevista per fine 2016, e il negozio di Milano, che andrà ad inserirsi nel futuro centro commerciale di Westfield. Altri accordi sono in corso di negoziazione, in particolare in Cina e in Indonesia. Le Galeries Lafayette di Doha saranno dotate di 4 ristoranti con offerta da definire. I vari brand saranno selezionati dal gruppo ABA sotto la supervisione della catena francese, il cui obiettivo è di coprire un posizionamento che vada da un medio/alto di gamma, al lusso accessibile e di alta gamma, che non siano in concorrenza con gli altri marchi presenti nel centro commerciale.

I MIGLIORI SCALI DEI CINQUE CONTINENTI

A TIIA HENDERSON FINANZIAMENTO DA 122 MLN PER L’OUTLET ROERMOND

Mauritius in Africa. Seul in Asia. Keflavik (Islanda) in Europa. Guayaquil in America Latina. Indianapolis in Nord America. Amman in Medio Oriente. Questi sono gli scali migliori, per continente. A realizzare la classifica è stato l'ACI (Airports council international), l'associazione senza fini di lucro di operatori aeroportuali civili costituita nel 1991 con sede a Montréal, Canada, e che a oggi rappresenta 575 membri operanti in 179 Paesi. Obiettivo principale dell'ACI è rappresentare i propri membri presso l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO) e discutere gli standard mondiali per il trasporto civile aereo. L'ente, che nasce incorporando le attività della Airport operators council international (AOCI), con sede a Washington, e della International civil airports association (ICAA), ha stilato la graduatoria del 2014 delle strutture migliori (cinque per macroaerea) per capacità ricettiva, intrattenimento, servizi e altro intervistando un campione di 550mila passeggeri. Purtroppo nessun aeroporto italiano è tra i primi Keflavik-Airport-Terminal cinque in Europa.

TIAA Henderson Real Estate (TH Real Estate) si è assicurata un nuovo finanziamento per 122 milioni di euro per il Designer Outlet Roermond (Fase 1) nei Paesi Bassi. L’operazione finanziaria, della durata quinquennale, è stata garantita da Deutsche Hypo, già finanziatore di TH Real Estate nel Regno Unito, a condizioni definite dalla stessa TIAA Henderson come “competitive”. Acquisito dall’European Outlet Mall Fund di TH Real Estate nel 2004, il Designer Outlet Roermond (Fase 1) vanta un'estensione di 18.970 mq, all’interno dei quali operano 150 negozi di cui 80 compresi nella Fase 1, che ospitano marchi quali Polo Ralph Lauren, Dolce&Gabbana, Zegna, Nike e Calvin Klein. «Si tratta di un ottimo risultato per il Fondo e i suoi investitori – ha commentato Colin Throssell, head of Treasury di TH Real Estate – Il nostro fondo principale, European Outlet Mall Fund, ha ottenuto una serie di rilevanti (ri)finanziamenti nell'arco dello scorso anno, per un totale che supera i 380 milioni di euro, distribuiti sull’intero portafoglio europeo del Fondo. Quest'ultima operazione inserisce un nuovo finanziatore, che è ora ben posizionato per iniziative di gestione patrimoniale e per la crescita futura dei canoni di locazione».

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[La foto[

McDONALD’S Hamburger d’asporto il servizio delivery a Istanbul

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Autogrill vs Eataly L a famiglia Benetton va alla guerra contro Oscar Farinetti. La dichiarazione è stata lanciata dalla prestigiosa sala Alessi di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Nel Paese ossessionato dal calcio e dalla cucina, i grandi player vanno tutti a caccia della clientela ricca, cercando di vendergli una spesa di altissima qualità a un prezzo premium. Dopo Farinetti (e la partnership finanziaria con Giovanni Tamburi) con Eataly; dopo la Coin con il concept ultra-lusso Eat's; ecco arriva anche Autogrill. Nello spazio che un tempo ha custodito anche la salma di Alessandro Manzoni, che oggi viene aperto solo per eventi eccezionali, Gilberto Benetton, l’uomo che tira le fila dell’impero di Ponzano Veneto, ha annunciato un progetto rivoluzionario per Autogrill. E un regalo mica da poco alla città di Milano: un avveniristico concept store, Il Mercato del Duomo. È un mix che ricorda i mercati alimentari coperti delle grandi metropoli europee declinato con le capacità managerial-commerciali di una multinazionale. I Benetton hanno investito quasi 14 milioni per il recupero architettonico di una grossa parte della Galleria Vittorio Emanuele, che diventa dunque uno spazio aperto al pubblico. Dove fare la spesa di una volta: il panettiere, il salumiere, il pescivendolo. Bello, è bello. Lo spazio è stato disegnato dall'archistar Michele De Lucchi e il pezzo forte

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è l’ingresso con le scale mobili che incontrano un albero di bronzo volante con le radici sospese. Nell'anno di Expo a Milano, dell'alimentazione sostenibile e a KM Zero, Autogrill riscopre tradizioni e cibi locali, trasformando uno dei simboli di Milano in mercato "rionale". Prodotti artigianali e caserecci, ma in un ambiente raffinato e ricercato. Oltre a girare tra le bancarelle si potrà anche mangiare. Vi ricorda qualcosa? Sì, Eataly. Che, a onor del vero, si è a sua volta ispirato alle storiche Food Hall di Harrod's di Londra. Ma al di là del valore urbanistico e della strategia commerciale, è evidente che la mossa di Autogrill è una sfida a Oscar Farinetti. Farinetti, col quale i Benetton parevano in ottimi rapporti, visto che erano in procinto di farci affari insieme. Meno di dodici mesi fa, Autogrill annunciava un'alleanza. Ora entra in concorrenza diretta. Perché questa inversione a “U” in meno di un anno? Partiti da origini molto lontane, Farinetti e Benetton stanno in realtà convergendo. Eataly è nato come un retailer, un distributore. Autogrill è da sempre un trasformatore di materie prime: uno è a monte, uno più a valle. Ma oggi i business si assomigliano sempre più: Eataly ha iniziato a fare ristorazione. Gli esempi di Milano o New York: allo Smeraldo i ristoranti, tutti a sedere con servizio, superano la parte di mercato strictu sensu; nella Grande Mela il grosso del giro d'affari viene dai ristoranti più che dalla parte di grocery. Autogrill dal canto suo fa sempre più retail: già in autostrada, negli autogrill, vende prodotti tipici, e anche libri, musica e giocattoli. Ora con il Mercato del Duomo fa fare agli italiani la spesa del droghiere. Scelta o necessità? Farinetti si sta rendendo conto che dentro Eataly tira più la ristorazione che la spesa pura e semplice. Autogrill da anni cerca di spostarsi su una fascia più alta, perché il mero panino ha margini molto bassi. L'avvicinamento tra l'imprenditore di Cuneo, amico e sostenitore di Matteo Renzi, e Gilberto, l'eminenza grigia della famiglia di Ponzano Veneto nonché presidente di Autogrill, ha un nome e cognome: il gastronomo

Carlo Petrini. Il Richelieu della rivoluzione di Autogrill è un mite professore, docente all'Università alimentare di Pollenzo, e inventore del fenomeno Slow Food. Da lui è andato Farinetti quando ideò Eataly, e Petrini è anche l'uomo dietro a Il Mercato del Duomo. I più smaliziati nel quartier generale di Autogrill a Rozzano fanno però notare che i nemici in realtà sarebbero molto più amici di quello che si possa pensare. E faranno anche affari insieme: l’annunciato Auto-Eataly partirà tra fine 2015 e inizio 2016. Con un primo esperimento-pilota a Secchia Ovest, la più grande area di servizio d’Italia. La guerra non conviene a nessuno dei due: non sono i tempi. Meglio sfruttare sinergie per colmare reciproche lacune. Ci sono anche letture meno accondiscendenti: alcuni giornali hanno fatto balenare l'idea che dietro la mossa dei Benetton ci sia una sorta di invidia: Autogrill starebbe cercando di imitare il business model di Eataly, molto più redditizio. Vero è che a guardare i margini di Farinetti, Autogrill ne fa meno. Ma i numeri non sono lontanamente comparabili. Farinetti è un abitante di Lilliput rispetto al Gulliver Benetton: Eataly ha un giro d'affari di 350 milioni di euro. Dieci

volte in meno dei quasi 4 miliardi di Autogrill: una Pmi internazionale contro una multinazionale. Grazie a un diverso posizionamento e pricing Eataly è una sorta di Tiffany del cibo, Farinetti ha una redditività del 11-13% contro il 9% circa dei veneti. Ma Autogrill fa di Mol quanto Eataly fa di ricavi. Per cui il paragone è un po' azzardato. La verità è che Autogrill fa ristorazione di massa, tanti volumi ma bassi margini, e si è reso conto che posizionarsi su una fascia premium ha un senso. Solo che non puoi far pagare una Rustichella al prezzo a cui Eataly fa pagare un panettone. Perciò deve andare su un business totalmente diverso, ma complementare. Ecco dunque l'idea del mercato (e a giudicare dallo sforzo di investimento difficile pensare che quello di Milano rimarrà un negozio isolato, quanto piuttosto un test per creare una catena). Se però si crede che le coincidenze non siano mai fortuite, difficile non notare che il debutto di Autogrill peraltro cade proprio mentre i Benetton stanno per disfarsi dei duty free: a fine marzo potrebbe arrivare un compratore per Wdf. La società è nata da una costola di Autogrill. Addio ai duty free e ritorno al passato per i Benetton?




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