retail&food 05 2015

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TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

retail&food Anno 10 • Numero 5 • MAGGIO 2015 • € 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Cover story - stazioni

Crocevia di servizi per EXPO e Giubileo I progetti retail in viaggio Parola di... Stefano Mereu

Shopping mall

Dossier aeroporti

Brand analysis

Parco Leonardo

Torino

Camicissima



NEWS PRIMAE NOCTIS H&M, PRIMARK, TIGER, POUNDLAND… QUANDO LA LEVA È IL PREZZO

Editoriale

Di recente abbiamo segnalato nel gruppo Linkedin della nostra rivista la notizia che il brand inglese Poundland (tutto a una sterlina, o meno) ha superato per la prima volta il miliardo di sterline di fatturato annuo. Con 600 punti vendita nel solo Regno Unito, lo ripetiamo, vendendo oggetti da una sterlina, o meno. Un dato che abbiamo affiancato all’ormai storica esperienza della svedese H&M, alla crescente popolarità internazionale del brand irlandese Primark, atteso anche nel nostro Paese (vedi pag. 46) specializzato nella vendita di moda e accessori ultra low-cost. Ma anche al rapido successo dei danesi di Tiger che offrono gadget, cartoleria, piccoli utensili da cucina e giardinaggio, elementi decorativi, articoli da toilette, accessori da elettronica e una selezione di prodotti alimentari… tutto a prezzi ultra bassi. La nostra segnalazione ha ricevuto un numero di condivisioni molto significativo, evidentemente abbiamo centrato un tema caldo. La sensazione è che, nonostante tutta la vacua retorica che imperversa sulle cosiddette “eccellenze”, quello che si vende sempre più e sempre meglio è il prodotto di qualità bassa e di prezzo bassissimo. Oggetti realizzati in condizioni difficili da immaginare nell’ipernormata Europa dei diritti, in stabilimenti asiatici (Cina, Bangladesh, Vietnam, ecc.) da masse operaie che appartengono a un passato sbiadito nel panorama della deindustrializzazione che in Europa è molto italiana. Prodotti che beneficiano di un limitato apporto creativo e di una produzione su larghissima scala, appoggiando la distribuzione su catene retail in grado di vendere tonnellate di merce in tempi ristretti. Siamo in un decennio di crisi, in tanti paesi europei sono diminuiti i posti di lavoro e i salari non sono cresciuti al pari degli aumenti imposti a tanti prodotti e servizi, basti citare i trasporti. E quindi lo shopping, non quello indispensabile e di sussistenza, ma quello futile, autogratificante e al limite maniacale, è divenuto un lusso anche per prodotti che dal lusso sono lontanissimi. E non si tratta semplicemente di un fisiologico declino di alcuni brand a vantaggio di altri (basti pensare a Benetton o Stefanel vs Zara), o piuttosto a mutate forme di distribuzione, con il passaggio dai cosiddetti grandi magazzini agli store monomarca del retail moderno. Quello che abbiamo evidenziato a partire dall’articolo pubblicato via Linkedin è il successo largo e apparentemente senza fine del prodotto a minor prezzo rispetto al resto. Torniamo all’esempio citato di Primark: il retailer acquisisce grandi superfici di vendita, circa 6-7.000 mq, arredandoli secondo uno stile vintage da magazzini Standa anni ’70, essenziale e scarno che la metà basta. Ma il format prevede batterie di casse da ipermercato, per smaltire le code delle clienti – pochi gli uomini – che visti i prezzi possono finalmente riempire i propri cestini di decine di capi e oggetti. Una sorta di movimento di liberazione dello shopping, un manifesto per la restaurazione della società dei consumi nella pienezza delle sue funzioni, che torna a far sentire il consumatore al centro della società materiale basata su un comandamento: acquistare, tanto e spesso. Ovviamente un brand così “filosofico” impone leggi non dette (ma scritte nei contratti) relativamente alla logistica del punto vendita, che richiede accessi dedicati per lo scarico della merce, viste le immense quantità di venduto. Ma anche condizioni particolarissime sui valori d’affitto dei negozi, nel caso in cui si operi nei centri commerciali. Ma non solo, riporta le lancette indietro rispetto all’online, al multichannel e, figuriamoci, all’omnichannel. Tornando allo spirito ancestrale del ‘mercato’, quello con tante merci, di ogni tipo, a poco prezzo. Un po’ come avviene ancora oggi nei souk mediorentali o nei mercati di strada europei. Dovesse farcela ad entrare in Italia – superando le resistenze dei landlord sul tema degli affitti – riuscirà Primark ad avere il successo che ottiene in altri paesi europei? Viste le premesse, verrebbe da dire di sì. Anche se nulla va dato per scontato, anche ragionando di ultra-low-cost. Di certo esempi come Tiger insegnano che anche il packaging è importante: il retailer danese vende prodotti simili a quelli disponibili nelle centinaia di magazzini cinesi che hanno invaso i nostri centri storici, ma li impacchetta così bene – in nordico “stile Ikea” – da risultare smart, al limite del ricercato. Senza addentrarci nelle pieghe “basse” della distribuzione alimentare (discount), in quelle dell’elettronica di consumo (sottocosto) o della ristorazione (all you can eat) emerge un fatto, ovvio ma con format e formule non prive di innovazione: la leva del prezzo diviene sempre più importante nella gestione del retail fisico, impossibile ignorarla.

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Anno 10 numero 5 maggio 2015 © Ph. Andrea Penazzi

Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Fiorenza Auriemma, Alessandro Barzaghi, Antonio Bisci, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Stefano Gardini, David Jarach, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Dante Marro, David Montorsi, Roberta Motta, Enrico Pazzali, Mario Resca, Leopoldo Resta Impaginazione Claudio Rossi Oldrati Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 – 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 – Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it

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retail&food una rivista edita da: Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 20144 - Milano - Italy Tel. +39 02 3451230 - Fax +39 02 3451231 www.edifis.it

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SOMMARIO

n°5 maggio 2015

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30 NEWS PRIMAE NOCTIS H&M, Primark, Tiger, Poundland… quando la leva è il prezzo

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R&F NEWS

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R&F NEWS OPENING

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COVER STORY Stazioni italiane: è l’ora dei premium brand

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COVER STORY - PAROLA DI… STEFANO MEREU Grandi Stazioni: «Carrozze alla moda a Milano Centrale»

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COVER STORY - CASE HISTORY 28 Celio* sul treno per Roma Termini Fondato nel 1985 da Marc e Laurent Grosman, Celio* è diventato un marchio internazionale di riferimento del prêt-à-porter maschile. La rete dei negozi conta circa mille unità, metà delle quali in Francia, distribuite in 70 Paesi. COVER STORY - OSSERVATORIO PREZZI 30 Le stazioni di Milano-EXPO La nostra analisi, effettuata giovedì 9 aprile, ha preso in considerazione le stazioni di Milano Centrale, Cadorna, Porta Garibaldi e Rogoredo. COVER STORY - RISTORAZIONE ON BOARD 32 Frecciarossa 1000, il nuovo servizio ad alta velocità MISTERY IN TRENO Thellò, di francese solo il nome

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STAR TREK FOOD Destinazione Caffè Pascucci

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BRAND ANALYSIS

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Camicissima: obiettivo mille negozi entro 5 anni

con importanti numeri in termini di crescita.

DOSSIER CENTRI COMMERCIALI 40 Parco Leonardo, all in one Compreso in un progetto mixed-use da 160 ettari sito nel Comune di Fiumicino, il centro commerciale Leonardo vanta 63mila mq di Gla, con circa 200 negozi. Di fianco al mall, il Palazzo del Divertimento ospita Timecity e un UCI da 24 sale. Presto inizieranno i lavori per completare il 40% delle cubature disponibili.

FOTO STORY MyChef conquista il “terzo terzo”

REPORT MISSIONE: A ISTANBUL 44 CON CONFIMPRESE E ICE Il retail in Turchia è una cosa seria Il processo proposto da Confimprese per l’internazionalizzazione e quindi per lo sviluppo di punti vendita all’estero di cui r&f è stato partner fin dai primi passi – si è arricchito di una nuova tappa, la missione per i soci svoltasi a Istanbul a metà marzo, alla scoperta di centri commerciali e opportunità per i retailer. Alla missione è stata invitata anche la nostra rivista. LONDRA Tornare a contare per attrarre grandi brand

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SPECIALE ILLUMINAZIONE 58 E Led fu! Parlare di illuminazione oggi, specialmente in campo retail, vuol dire palare di Led. Una più economica, duratura e plasmabile in vari effetti scenografici. Il relamping nei vari canali potrebbe servire a rilanciare un mercato un po' in difficoltà. NEWSTECH&ARREDO

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INTERNATIONAL

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LA FOTO

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LA PULCE NELL’ORECCHIO Che succede in casa Benetton?

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ANALISI MERCATO 48 La scarpa italiana esalta il Made in Italy Il forte know how e la qualità del prodotto hanno permesso alle aziende (non tutte) di resistere alle difficoltà di un momento storico segnato non solo da una crisi che ha colpito duramente, e che ha penalizzato l'Europa su tutti, ma anche da situazioni geopolitiche difficili. DOSSIER AEROPORTI 52 Aeroporto di Torino Sandro Pertini: la rinascita Dopo lo slancio delle Olimpiadi invernali 2006, lo scalo ha avuto una flessione dovuta a un momento di incertezza nella gestione. Determinanti progetti di riqualifica, scelte commerciali e l'ingresso di F2i hanno riportato Caselle a volare alto,

RUBRICHE STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK INVIATO SPECIALE COSA OCCORRE SAPERE PER...

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r&f News AGIDI E I CENTRI COMMERCIALI L’associazione di professionisti legali AGIDI ha organizzato a Milano lo scorso 31 marzo un convegno sui centri commerciali. L’evento ha visto una partecipazione molto ampia e attenta, a detta degli stessi organizzatori. I mall con tutte le loro specificità e con l’ampiezza di necessità e servizi offerti sono una palestra molto ampia per l’esercizio legale, e la ripresa del settore oltre ad alcune novità anche in termini di nuovi prodotti possono dare nuovo slancio all’attività degli associati AGIDI. Tra le tante presentazioni del convegno, una delle più seguite e commentate è stata sicuramente quella del Prof. Luca Tamini del Politecnico di Milano che ha illustrato in particolare la situazione lombarda con dovizia di particolari e informazioni, non senza interessanti e non scontati collegamenti a realtà straniere che hanno operato in senso moderno e innovativo. Tra i testimonial presenti, fronte landlord, anche Jerry Boschi, managing director di ECE Italia.

CONFIMPRESE CONTINUA A PUNTARE SULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE

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on si affievolisce la spinta che Confimprese, la più rappresentativa associazione italiana di retailer, ha deciso di imprimere all’attività per favorire l’internazionalizzazione dei propri associati. Dopo aver archiviato con successo anche la tappa UK, con la conferenza svoltasi a fine marzo a Milano, presso la sede centrale di Unicredit, il board di Confimprese sta già lavorando al prossimo appuntamento che si terrà a Milano, a metà giugno, e avrà come focus gli Emirati Arabi Uniti. Una delle aree a più rapido sviluppo retail dell’ultimo decennio, in cui la presenza italiana è ancora molto esile, tolti i brand del lusso. Una realtà più lontana, anche culturalmente, ma non così dissimile da quella del Regno Unito su cui si è soffermata l’attenzione dell’incontro primaverile. Come emerso in particolare dall’overview di Andrea Carrara, senior partner di GEA - Consulenti di direzione, così come nel dibattito (moderato da Andrea Aiello direttore di r&f) che ha visto coinvolti Roberto Di Martino, direttore sviluppo B2C EMEA illycaffè, David Hassan, presidente 7 Camicie, e il sempre effervescente Franco Manna, presidente Gruppo Sebeto Rossopomodoro. I temi clou dello sviluppo UK sono sicuramente quello della scelta della location, della qualità del servizio offerto che ha standard molto alti rispetto all’Italia, oltre alle specificità legali e fiscali. Per chi fosse interessato, tutte le relazioni presentate sono disponibili per il download sul sito di Confimprese. A breve, anche sul sito di r&f, info e dettagli per il prossimo workshop sugli Emirati.

PALAZZO BROGGI AI CINESI DI FOSUN

PITHAGORÀ, L’ANIMA SPORTIVA DI PITTAROSSO

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uesta è la volta di piazza Cordusio a Milano, in particolare dell’ex sede Unicredit, Palazzo Broggi, passata nei giorni scorsi dal fondo Omicron Plus al gruppo cinese Fosun che l’ha sfilata per 345 milioni di euro all’alleanza tra Hines e fondi sovrani arabi. In questo caso, ci si chiede cosa comporterà il passaggio di mano. Negli ultimi anni, la piazza che per tradizione era il simbolo della finanza italiana, ha già registrato ‘intrusioni’ della moda (oggi c’è il flagship di Carlo Pazolini). L’arrivo di Fosun potrebbe accelerare la metamorfosi. Il gruppo con sede a Shanghai, infatti, possiede il 35% delle azioni di Caruso, l’azienda italiana di abbigliamento maschile di alta gamma che, per ora, ha un suo negozio in via del Gesù, nel Quadrilatero della moda. La proprietà di Palazzo Broggi potrebbe suggerire la creazione di un centro espositivo e commerciale in una posizione strategica. Secondo un report di Kpmg, negli ultimi cinque anni la Cina ha investito nel nostro Paese oltre 10 miliardi.

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ende al colore azzurro nel proprio logo e soprattutto propone modelli di scarpe sportive alto di gamma, con main brand tra cui Asics, Nike, Puma, Diadora, Lotto, Vans e New Balance. Queste le caratteristiche principali di Pithagorà: insegna che debutta al centro commerciale Le Vele di Desenzano (BS), nata dalla proprietà e dall’esperienza di PittaRosso. «Pithagorà è un nuovo format qualificato di calzature sportive che va ad affiancare il format classico di PittaRosso – dichiara l’amministratore delegato, Andrea Cipolloni – È una nuova insegna che vivrà di vita autonoma e al cui interno si troveranno tutti i modelli alto di gamma. Ci andiamo a inserire in un segmento di mercato al momento non completamente presidiato. Il target a cui ci rivolgiamo è un cliente che può essere sia giovane, alla ricerca della sneaker alla moda, ma anche un cliente maturo, alla ricerca della scarpa da running o della sneaker classica per il week-end». Il punto vendita presso il mall di Desenzano si estende su 200 mq ed è firmato dallo studio di architettura De Francesco+Silva. Al suo interno non manca una forte dotazione tecnologica: è presente un tapis roulant dotato di webcam incorporata. Il cliente può utilizzare questo strumento con le proprie scarpe e il commesso è in grado, tramite quanto registrato, di consigliare la calzatura più adatta.


A NICHELINO (TO) CARREFOUR AVVIA IL PROGETTO I VIALI…

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olumi accoglienti, strutture porticate, legno e acciaio e tanto verde tutt’intorno, nei parchi circostanti, nelle aree relax, negli OrtiAlti ospitati nella torre tecnologica: sono questi gli elementi distintivi del Parco Commerciale I Viali che sorgerà nell’area del Comune di Nichelino, a ridosso del Parco di Stupinigi, presentato lo scorso 24 aprile da Carrefour Property Italia, filiale immobiliare del Gruppo Carrefour e Carmila Italia, società proprietaria di gallerie commerciali, specializzata nella gestione dei centri adiacenti agli ipermercati Carrefour. Il piano si sviluppa all’interno di oltre 60 lotti totali, in un’area commerciale di circa 42.000 mq, e prevede in una prima fase la demolizione del sito storico, dove è presente sin dal 1993 un ipermercato che dal 2001 è a marchio Carrefour, e la sua ricostruzione completa, operazione che si concluderà nella primavera del 2016. Il nuovo ipermercato sarà realizzato secondo il format più attuale e si estenderà su una superficie (Gla) di oltre 12mila metri quadrati. La fase successiva, che si chiuderà nel corso del 2017, prevede accanto la realizzazione di una galleria commerciale e un retail park per una Gla complessiva di quasi 30mila metri quadrati. Nel retail park troveranno spazio 14 attività di medie superfici, di cui tre già esistenti (Toys, Conbipel, Norauto) e tre operatori di food; all’interno del mall saranno invece 45 le attività suddivise tra ristorazione, servizi e negozi specializzati, per un’offerta che spazia dai beni alla persona e alla casa, dall’abbigliamento alla cultura e al tempo libero. A completamento una stazione di servizio a marchio Carrefour. L’operazione di commercializzazione degli spazi è stata affidata a Larry Smith.

…MENTRE NELLA CAPITALE APRE IL MARKET GOURMET H24 A Roma, in piazzale Morelli 52, ha inaugurato il primo Carrefour Market Gourmet 24 ore su 24: una non stop di 365 giorni all’anno dove fare la spesa. Il punto vendita segna la svolta per questo nuovo format di supermercato: in oltre 1.400 mq, ventiquattro ore su ventiquattro di spesa per “gourmand”, in un ambiente studiato nei minimi particolari, dove gusto e ricercatezza si fondono in una selezione dell’eccellenza italiana in tutti i settori food. Dopo il debutto dei primi punti vendita Carrefour 24/24, aperti a Milano, Torino, nella provincia di Varese e a Vercelli, è questa la volta di Roma. Nasce così un supermercato che ha rappresentato una significativa novità per quanto riguarda il modo di fare la spesa in città, dedicato ai “food lovers”, che potranno acquistare a qualsiasi ora non solo i classici prodotti da supermercato, ma anche primizie di stagione in ortofrutta, prodotti a km zero, pesce, specialità della tradizione italiana in macelleria, pane caldo, oltre 400 tra salumi e formaggi, una cantina ricca di vini e una speciale selezione nei reparti dell’alimentare a scaffale.

CATULLO-SAVE: SALTA IL TAVOLO CON SACBO

PERCASSI: PARTNERSHIP CON VICTORIA’S SECRET

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atullo e Save da tempo erano in trattativa a un tavolo tecnico per la gestione congiunta dell'aeroporto di Brescia-Montichiari, con l'obiettivo di sviluppare lo scalo e il territorio monteclarense. Si legge invece in una nota:"Abbiamo invece appreso con sorpresa dell’accordo tra Sacbo e l’operatore della logistica, parallelo al tavolo tecnico, di cui Sacbo ha tenuto all'oscuro Catullo e Save, nonostante una lettera d’intenti condivisa tra le parti finalizzata alla costituzione di una joint venture per la gestione congiunta dell’aeroporto di Brescia. L’ultimo incontro negoziale tra le società aeroportuali si era tenuto lunedì 16 marzo, vale a dire solo due giorni prima della notizia dell’accordo tra l’aeroporto di Bergamo e l'operatore della logistica e delle spedizioni". Di fatto, si parla del rinnovo con Dhl Express Italy, che Sacbo ha così giustificato: "A fronte dell'aggressione commerciale che veniva da più fronti proprio sui clienti del settore cargo, è un elemento di rafforzamento, che sarebbe stato utile alla creazione della joint venture che, piuttosto, Save ha reso difficoltosa già in sede di trattativa e, poi, interrotto strumentalizzando in modo inaccettabile il rinnovo del contratto Dhl Express". E ancora, Sacbo, sostiene "di aver operato con assoluta correttezza e nel pieno rispetto di tutti gli elementi contenuti nella lettera di intenti a suo tempo sottoscritta con Save e Catullo".

razie a un marketing e a una comunicazione che ha visto al centro alcune tra le più belle top model del pianeta, Victoria's Secret è diventato il simbolo della seduzione a 360 gradi. Dopo un timido ingresso in Italia nel settore travel retail in alcuni aeroporti, tra cui Linate e Bologna, oggi il il brand americano ha fatto un passo in più. Il Gruppo Percassi, infatti, ha annunciato di aver siglato una partnership con Victoria’s Secret. Grazie alla lunga e consolidata esperienza nella gestione e nello sviluppo di prestigiosi brand a livello internazionale, Percassi è stato individuato da Victoria’s Secret come franchising partner per l’Italia. Gli store Victoria’s Secret Beauty & Accessories offriranno ai consumatori una gamma di prodotti cosmetici e di accessori iconici e fashion-forward, disegnati per i moderni jet-setter. L’assortimento includerà fragranze, prodotti per la cura del corpo, lussuosi articoli di pelletteria, eleganti e innovativi accessori per il business, bagagli, oltre a una selezione di prodotti di lingerie. Percassi prevede di aprire i primi negozi in Italia nel 2015.

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News RONCADELLE: GROUNDBREAKING …CHE APRE UN TEMPORARY PER IL PROGETTO DI IKEA… DEDICATO AL FOOD A MILANO

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arà il secondo centro commerciale in Italia integrato a un negozio IKEA, realizzato da IKEA CENTRES. Lo Shopping Centre Brescia-Roncadelle, del quale si è tenuta la tradizionale cerimonia di groundbreaking, sarà il più grande della provincia di Brescia (88mila mq di GLA). Proprio l’integrazione con il negozio IKEA rappresenta uno dei punti di forza per attrarre, secondo le proiezioni, oltre 5 milioni di visitatori l’anno, grazie a un bacino d’utenza calcolato in 800mila persone in un raggio di 30 minuti. La cerimonia del “Groundbreaking” segue le fasi di preparazione del cantiere, di organizzazione logistica e urbanistica, concluse a fine marzo e che hanno permesso di porre le basi per la rapida costruzione della struttura, che sarà completata entro 20 mesi. IKEA Centres Italia investirà per la realizzazione del progetto, attraverso la controllata Roncadelle Shopping Centre, 190 milioni di euro. La commercializzazione, già avviata e affidata a Cushman & Wakefield, si concentra su 165 unità previste: una ventina saranno di grande e media dimensione.

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lcune settimane fa, il sito di r&f aveva riportato la notizia di una possibile apertura di uno store cittadino IKEA a Milano. Alla fine l'arcano è stato svelato. IKEA, infatti, ha aperto il 10 aprile in via Vigevano uno spazio su 1.400 mq, disposti su due piani, dedicato ai milanesi e a tutti quanti si troveranno a passare per la capitale meneghina durante EXPO. Sarà un’esplorazione su possibili paesaggi domestici attorno al cibo e ai diversi modi di cucinarlo, in tutto il mondo. Offrirà alcuni spunti concettuali sulla possibile cucina del 2025; un cortile verde riparato, con 4 metri lineari dedicati al progetto “IKEA Hacka” (strumenti e spunti per i nuovi hackers della cucina); un mini shop di 200 articoli, complementi e accessori; e un bistrot dove assaggiare le nuove frontiere di IKEA Food. È in programma, inoltre, un calendario di eventi e interactive cooking, centrati sulle diverse culture del cibo.

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

www.strabranding.com

Nello scorso numero abbiamo analizzato i trend di crescita del settore fashion in Asia. Più in generale, va ricordato che nel corso dei prossimi cinque anni l’Asia rappresenterà il mercato Retail più ampio al mondo (crescita nel quinquennio di circa 5% all’anno). Tuttavia tale fenomeno mostra anche alcuni gradi di rischio: tra cui, la decelerazione della Cina, la debolezza del Giappone e i segnali contrastanti provenienti dal mercato indiano. Di conseguenza, i grandi player internazionali stanno iniziando a indirizzare i propri interessi verso il Sud Est asiatico (600 milioni di cittadini), mercati più piccoli ma con alto potenziale grazie ad ampi bacini demografici, redditi crescenti, grossa facilità di norme e di inserimento nel mercato (Fig.1). Molte azien- Fig.1: Il Sud Est asiatico de vedono l’insieme di questi paesi come un unico mercato di riferimento: tra gli stati esiste una sorta di barriera anti-doganale con libera circolazione delle merci (per esempio, producendo in Indonesia o in Malesia si ha automaticamente un mercato aperto in tutti gli altri paesi). Tra di essi i più interessanti sono: INDONESIA L'Economist Intelligent Unit prevede che le vendite al dettaglio

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crescano dagli attuali 330 miliardi di US$ a circa 640 nel 2018 (crescita in valuta locale del 12% annuo). Il settore al dettaglio rimane altamente frammentato ed è dominato dal così detto retailing informale (nel settore alimentare le cinque più grandi aziende hanno una quota di mercato cumulata pari ad appena il 3,8%). Le zone rurali sono ancora dominate da negozi alimentari indipendenti e da mercati all’aperto ma nelle grandi città che ospitano il 60% della popolazione stanno proliferando i centri commerciali. Queste caratteristiche, unite alle considerazioni sulla grandezza del mercato domestico e al favorevole profilo demografico (il 28% della popolazione ha meno di 15 anni) offrono prospettive di crescita a lungo termine. MALESIA Il recupero della fiducia dei consumatori e la forte crescita economica dovrebbero sostenere l’espansione delle vendite al dettaglio, dagli attuali 78 miliardi di US$ a circa 150 nel 2018 (crescita in valuta locale di circa il 9% annuo). Il settore retail manterrà nel periodo di previsione le attuali caratteristiche di frammentazione: le aree rurali dominate dai negozi tradizionali mentre quelle urbane con strutture organizzate e premium

Fonte: Economist Intelligence Unit

BUSINESS IN SOUTH EAST ASIA

Fig.2: Vendite Retail in Asia (miliardi US$)

ospitano sempre più marchi internazionali. La crescita sarà guidata dalle famiglie urbane con redditi superiori ai 50.000 US$, la cui percentuale sulla popolazione totale si prevede più che raddoppierà entro il 2014 (dall’attuale 12% al 25%). VIETMAN Le Vendite Retail e di beni di consumo registreranno una forte crescita nel periodo di previsione 2015-2018, parallelamente ad una crescita del PIL del 6,4% all’anno e dei consumi delle famiglie del 10,5% all’anno. Seppur di dimensioni ridotte rispetto ai suoi vicini asiatici (Fig.2), è un mercato quello del Vietman che cresce rapidamente, grazie all’espansione della classe media. Infatti, le famiglie che guadagnano più di 10.000 US$ crescerà dal 2% dell’anno scorso al 20% del 2018. Il commercio al dettaglio alimentare rimane sottosviluppato (il 78% è ancora rappresentato dai mercati all’aperto). Tuttavia, la distribuzione moderna sta velocemente emergendo nelle aree urbane, soprattutto ad opera di massicci investimenti stranieri. Luca Esposito



News AUTOGRILL ENTRA IN CINA

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l Gruppo Autogrill, attraverso la divisione HMSHost International, entra in Cina e dà un nuovo impulso all’espansione nei mercati asiatici siglando due accordi per l’apertura, entro il 2015, di 10 punti vendita negli aeroporti internazionali di Pechino e di Sanya. A Pechino le attività saranno gestite in joint venture con Huazhuo, operatore locale nel settore food & beverage aeroportuale. I 6 locali genereranno complessivamente ricavi stimati pari a 44 milioni di euro nei 6 anni di durata del contratto. Qui Autogrill gestirà 1.300 mq, con un’offerta di ristorazione glocal, completa e diversificata: 2 store Crystal Jade, (insegna enogastronomica cinese); Puro Gusto, il bar all’italiana arricchito con elementi del coffe shop stile anglo-americano; Grab & Fly, con un assortimento internazionale di snack e bevande pensati per un consumo last minute; Burger King; e Urban Food Market, concept di gastronomia metropolitana con una proposta “street food” pensata per i canali. Nello scalo di Sanya, una delle principali mete turistiche del Paese, il Gruppo ha invece siglato una partnership con Cosmos, player cinese che vanta un’esperienza pluriennale nei settori della ristorazione e del retail, per l’apertura di 4 locali: 2 punti vendita gestiti direttamente da Autogrill e 2 in sub-concessione. Dalle attività nell’aeroporto la società attende ricavi totali pari a 6 milioni di euro nel periodo 2015-2020. Qui, negli oltre 800 mq di spazi nei due locali diretti apriranno Juicy Details (frullati e succhi di frutta freschi), e Taste of China, con ricette tipiche cinesi. Nei due locali in sub-concessione saranno proposte le insegne KFC e Jui Mao Jui, specializzato nella preparazione di piatti tipici della tradizione gastronomica del nord della Cina. «L’ingresso nel mercato cinese rappresenta un passo avanti nella strategia di espansione nei mercati emergenti, in particolare asiatici, intrapresa dal Gruppo negli ultimi anni – ha dichiarato Walter Seib, CEO di HMSHost International – Con l’avvio delle attività in due aeroporti strategici per la Cina e per l’intera regione, Autogrill vuole cogliere le opportunità di crescita che offre il Paese con una proposta di ristorazione selezionata, frutto del know how acquisito nei numerosi anni di esperienza in tutto il mondo».

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LARRY SMITH STUDIA LO SVILUPPO RETAIL NELLO STADIO DALL’ARA Dopo il mandato, ricevuto a inizio anno, per lo studio di aree commerciali all’interno dello stadio Friuli di Udine, Larry Smith è stata incaricata da Bologna FC 1909 di svolgere un’analisi strategica preliminare relativa a una possibile riqualificazione dello stadio Renato Dall’Ara. Tale analisi avrà come obiettivo quello di verificare la congruità di funzioni complementari all’evento sportivo che possano migliorare sia l’esperienza nel matchday sia la fruibilità dello stadio e delle zone contigue nell’intero arco dell’anno. Per la società specializzata nella gestione e nella commercializzazione di centri commerciali, in particolare, attualmente, gestisce e ri-commercializza 20 centri commerciali e commercializza 14 nuovi progetti, si tratta dunque del secondo progetto retail collegato a uno stadio di calcio. A conferma di un trend, quello del commercio al dettaglio inserito negli impianti sportivi, che ha preso piede da diversi anni all’estero e che ha visto nello Juventus Stadium di Torino l’esempio più importante nel nostro Paese.



News CITTÀ FIERA SHOP & PLAY NEL PORTFOLIO DI COGEST RETAIL Quasi 95mila mq di Gla, in cui trovano posto 205 negozi, un ipermercato da 9mila mq, oltre 20 ristoranti e un multiplex da 11 sale: questi i “muscoli” del più grande shopping centre del Friuli Venezia Giulia, la cui ricommercializzazione è passata alla società specializzata Cogest Retail. Parliamo di Città Fiera Shop & Play, colosso polifunzionale che fa capo a Gruppo Bardelli e al Gruppo Corio/Klépierre. Il mandato riguarda il corpo principale del complesso, inaugurato nel 1992 e ampliato in più fasi fino alla Gla attuale di 94.500 mq, mentre l’ulteriore ampliamento in corso è commercializzato separatamente.

IGD, 45 MILIONI PER L’ACQUISTO DEL NUOVO MALL A GROSSETO IGD SIIQ ha perfezionato il contratto preliminare relativo all’acquisizione da Unicoop Tirreno della galleria che sorgerà all’interno dello shopping centre attualmente in costruzione a Grosseto. L’opening dovrebbe avvenire nel secondo semestre del 2016. Il corrispettivo relativo alla galleria commerciale è pari a circa 45 milioni di euro, oltre imposte e oneri accessori. Il contratto preliminare è soggetto a condizione sospensiva e il pagamento è previsto a rogito che avverrà dopo l’apertura. Il mall si svilupperà su una Gla pari a 17.050 mq, articolata in 45 negozi, di cui 6 medie superfici, e sarà affiancato da un ipermercato di 4.200 mq di superficie di vendita, che rimarrà in proprietà e in gestione a Unicoop Tirreno. Anche le superfici esterne, pari a 8mila mq, rimarranno di Unicoop Tirreno. Nel frattempo l’assemblea degli azionisti di IGD ha approvato il bilancio di esercizio 2014 di IGD SIIQ S.p.A., che chiude con un utile netto pari a 3,7 milioni di euro.

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Inviato speciale

MILANO: capitale europea dello shopping? Lo stimolo creato dai super-regional mall (con Gla superiore a 80mila mq) nelle maggiori città europee ha cambiato il sentiment sul format ideale del commercio, con una propensione sempre piú spiccata alla localizzazione urbana e all’aumento dei servizi proposti.

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alla varietà di food & beverage, all’introduzione di intrattenimento creativo, educativo e culturale, nonché allo stimolo per creare emozioni che inducono i visitatori a tornare al centro e a estendere la durata di ogni visita. Mall of Berlin, aperto lo scorso 25 settembre con una Gla di 76mila mq integrata a un hotel, uffici e appartamenti, è Mall of Berlin un vero e proprio quartiere del commercio urbano o ‘shopping district’, come è stato intelligentemente definito da JLL. Westfield London e Westfield Strattford hanno dato un chiaro segnale: con il loro posizionamento super-regionale e super-accessibile, anche con la metropolitana, hanno fatto sembrare Blue Water obsoleto, lontano e isolato. Il Bullring di Birmingham e Trinity Leeds, sviluppati da Land Securities, o Victoria Square a Belfast, sviluppato da Multi Development, sono altri esempi che dimostrano la forza dello shopping district, con strade urbane coperte ma non necessariamente climatizzate. Proprio come la nostra Galleria Vittorio Emanuele, un gioiello urbano ammirato in tutto il mondo. Qualcuno aveva colto questo trend in anticipo. Un paio di anni fa avevo ascoltato con attenzione la constatazione di Christophe Cuvillier, all’epoca neoeletto Ceo di Unibail Rodamco, che lo sviluppo dei nuovi centri commerciali non sarebbe stato più legato necessariamente alle singole nazioni ma, provocatoriamente, alle singole grandi capitali (politiche, amministrative, turistiche e, soprattutto, economiche) dell’Europa. É così che sembra essere arrivato il Rinascimento del retail proprio a Milano, ovvero che la capitale economica d’Italia sia diventata nei mesi recenti un vero e proprio campo di sperimentazione per lo sviluppo di shopping e intrattenimento urbano, sia esso di nuova edificazione o in ampliamento. Complici il basso valore dell’euro e yield

retail&food - maggio 2015 Trinity Leeds opening night

piuttosto alti, l’Italia viene segnalata dagli analisti come un luogo appetibile per acquistare retail real estate. Nonostante ci sia stato storicamente ben poco prodotto di qualità in vendita in un contesto estremamente complesso dal punto di vista urbanistico-legislativo, seppur stimolante (come afferma la mia cara amica Avv. Daniela Tomé), Milano guarda avanti con coraggio e si prepara a raddoppiare la propria offerta commerciale con circa 1 milione di mq di nuova Gla e un conseguente potenziale di 3mila nuovi punti di vendita in fase di sviluppo. L’elenco sotto riportato parla da sé: 1. Westfield 120.000 mq Gla (ampliabile a 170.000 mq) 2. MilanoSesto 120.000 mq Gla (170.000 mq incluso hotel, residenze e uffici) 3. Arese Mall 100.000 mq Gla (apertura: aprile 2016) 4. Auchan Cinisello 100.000 mq Gla (incluso ampliamento) 5. Cascina Merlata 70.000 mq Gla (incluso richiesta di ampliamento commerciale) 6. Santa Giulia 70.000 mq Gla 7. Carosello 70.000 mq Gla (incluso ampliamento) 8. Scalo Milano 60.000 mq Gla 9. IICG Cerro Maggiore 50.000 mq Gla 10. Auchan Rescaldina (con ampliamento) 50,000 mq gla 11. Bollate 50.000 mq Gla Prossima apertura: Arese, sviluppo Finiper. Come disse allo scorso Mapic Francesco Ioppi: “partiamo con passi concreti” e con un augurio a tutti per un buon Expo 2015. Davide Padoa, CEO di Design International www.designinternational.com



News cosa occorre sapere per...

a cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

Canali distributivi all’estero: profili legali

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ono sempre più numerose le aziende operanti in ambito retail che si rivolgono ai mercati esteri. Le modalità attraverso le quali l’approccio al mercato estero può aver luogo sono diverse. Il modo più strutturato è quello di costituire all’estero una società interamente detenuta dall’operatore italiano oppure in joint venture con un partner locale. La prima è forse la soluzione più semplice sotto il profilo della implementazione del veicolo societario ma, talvolta, più rischiosa, soprattutto se riferita a mercati molto diversi dal nostro sotto il profilo culturale e giuridico. La seconda soluzione è più complessa perché necessita di una attenta redazione delle regole di corporate governance che disciplinano i rapporti con il socio locale e presuppone la scelta di un partner affidabile ed esperto nel settore di mercato che si vuole penetrare. Occorre inoltre tenere presente che esistono ancora paesi più “protezionistici” nei quali l’investitore straniero non può operare da solo ma deve necessariamente appoggiarsi a un partner locale (il quale, talvolta, deve essere il titolare della partecipazione di maggioranza della neo-costituita società). In entrambi i casi sopra descritti, sarà poi la neo-costituita società che opererà nel paese straniero ponendo in essere direttamente, con i soggetti locali, tutti i rapporti giuridici necessari allo svolgimento della propria attività. Diverso è il caso dell’operatore italiano che vuole sviluppare la vendita dei propri prodotti all’estero attraverso l’implementazione di una rete distributiva di agenti, di distributori ovvero di franchisee. Si tratta di tre canali distributivi assai diversi fra di loro, ma in tutti e tre e casi i rapporti fra le parti vanno attentamente e compiutamente regolamentati attraverso la redazione di contratti il più possibile completi ed equilibrati, che descrivano in maniera chiara gli aspetti essenziali del business e prevedano soluzioni e rimedi a problematiche che possono verificarsi nella esecuzione dei rapporti, al fine di limitare l’insorgere di contenziosi fra le parti. Nella redazione di tali contratti occorre anche tenere in debita considerazione eventuali normative inderogabili vigenti nel paese ove opera l’agente, il distributore o il franchisee (vale a dire di normative comunque applicabili anche in presenza di clausole contrattuali che disciplinano il rapporto in modo difforme). L’agente è un imprenditore autonomo che solitamente non vende direttamente i prodotti del proprio preponente (l’operatore italiano) ma ne promuove la vendita nel mercato a lui assegnato, percependo una provvigione calcolata in misura percentuale sul fatturato procurato al preponente. Il contratto di agenzia è regolamentato in maniera abbastanza uniforme all’interno di tutti i paesi dell’Unione Europea che hanno implementato i principi della Direttiva UE 653/1986 sugli agenti commerciali indipendenti. Al di fuori dell’UE è opportuno di volta in volta verificare se il paese in cui opera l’agente abbia

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o meno implementato una normativa in materia e se tale normativa sia (anche solo relativamente ad alcuni aspetti del rapporto) inderogabile a sfavore dell’agente. Il distributore, invece, acquista e rivende i prodotti del proprio concedente (l’operatore italiano); il suo profitto è rappresentato dalla differenza fra il prezzo di acquisto negoziato con il concedente e il prezzo di rivendita dei prodotti nel mercato a lui assegnato. Diversamente dal contratto di agenzia, il contratto di distribuzione commerciale è scarsamente regolamentato sebbene molto utilizzato nell’ambito dei rapporti commerciali internazionali. Può tuttavia essere utile sapere che in Belgio esiste una legge che disciplina il rapporto di distribuzione commerciale, svolto in esclusiva dal distributore, e che tale disciplina è considerata inderogabile a sfavore del distributore, il quale, al termine del rapporto, ha diritto, a certe condizioni, al pagamento di una indennità (com’ è previsto per gli agenti commerciali in ambito UE e non solo). Il diritto all’indennità è riconosciuto al distributore anche dalla giurisprudenza tedesca quando al termine del rapporto il concedente continua di fatto ad avere rapporti commerciali con i clienti del distributore cessato. Anche il contratto di franchising (affiliazione commerciale) rientra nell’ambito della distribuzione commerciale. Mediante il contratto di franchising il franchisor (affiliante) concede al franchisee (affiliato) un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi. Il contratto di franchising è molto conosciuto ed utilizzato in ambito retail e, a livello internazionale, esistono prassi e modelli di contratto che favoriscono una certa uniformità di soluzioni. Ciò nonostante è sempre opportuno che gli operatori italiani, che intendono affacciarsi ai mercati esteri utilizzando questo strumento contrattuale, verifichino preliminarmente la disciplina vigente nel paese ove vogliono operare e, soprattutto, le tutele a favore del franchisee vigenti in tale pese.

Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.



Le associazioni partner

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Partecipa anche tu! candida il tuo format al Foodservice Award Elenco candidati al 15 aprile 2015

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r&f News opening L’AUTRE CHOSE ALL’OUTLET VILLAGE FRANCIACORTA C'è sempre una prima volta. Il marchio total look Made in Italy L’Autre Chose ha inaugurato lo scorso 25 marzo una boutique all’interno dell’Outlet Village Franciacorta, a Rodengo Saiano in provincia di Brescia. Si tratta del primo negozio L’Autre Chose in un centro outlet italiano, ed è stato scelta proprio il magnifico scenario della Fraciacorta. La nuova boutique, estesa su una superficie di 120 mq, si affaccia con 2 vetrine su via del Moretto: è disponibile una selezione di abiti, calzature e accessori del marchio. Alfredo Boccaccini, amministratore delegato L’Autre Chose, ha dichiarato: «Siamo contenti di poter essere presenti con un punto vendita all’interno di Franciacorta Outlet Village, per essere sempre più vicini alle esigenze delle nostre clienti mantenendo lo stile unico che ci caratterizza».

I top brand a Milano Centrale

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ictoria’s Secret, Liu Jo, Calvin Klein, Ulturale Cravatte, Wolford e Twin-Set fanno capolino a Milano Centrale. Il conto alla rovescia per Expo è finito e con sé i progetti di sviluppo retail a Milano Centrale (vedi Parola di Stefano Mereu, pag 26-27) hanno preso forma. La forma è quella disegnata da Giugiaro Architettura, che ha creato tra le varie soluzioni due grandi unità di design, nella Galleria delle Carrozze. Al suo interno dei premium brand che per la prima volta hanno fatto il loro ingresso nel canale italiano delle stazioni ferroviarie. Le aperture alzano quindi il posizionamento del brand mix di Milano Centrale, non solo sul fronte dell’abbigliamento e degli accessori: dallo scorso 25 aprile ha aperto su 1.200 mq anche un alimentari a insegna Sapori & Dintorni. Lo store di Conad è ubicato al piano metropolitana, esattamente vicino all’ingresso recentemente inaugurato.

Coccinelle cresce nel travel Roadhouse Grill retail e nell’hight street a quota 60, in espansione

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l brand emiliano Coccinelle, che dal 1978 produce borse e accessori per il segmento dell’accessible luxury, continua a rafforzare la propria presenza nel travel retail. Dopo le recenti aperture di Taiwan e in Russia, infatti, è la volta di Spagna e Svizzera. All'International Airport El Prat di Barcellona, infatti, ha inaugurato un corner di 6 mq all'interno di un Item D'Ho store; mentre allo Zurich International Airport, nella parte landside, ha aperto un corner di 10 mq in partnership con Nuance Group. Da pochi giorni, inoltre, ha aperto a Londra il nuovo store Coccinelle, seconda boutique inglese dopo quella di Brompton Road inaugurata lo scorso ottobre. Il monomarca è situato nella centralissima Regent Street, una delle strade più famose dello shopping made in London, poco distante da Piccadilly Circus. Lo spazio, di circa 100 metri quadrati, si sviluppa su due piani e riflette lo store concept minimal e sofisticato che da sempre contraddistingue i negozi Coccinelle.

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on l’opening a Dalmine (BG), a poca distanza dall’uscita dell’autostrada A4 Milano – Venezia, la catena di steakhouse italiana Roadhouse Grill arriva a 60 locali nella Penisola. Il nuovo ristorante si sviluppa su una superficie di circa 550 mq, conta 30 dipendenti, 160 posti a sedere, e gode di un ampio parcheggio. Oltre al totem multimediale per forme di comunicazione di ultima generazione a disposizione dei clienti, nel locale è stata predisposta un’area kids dotata di giochi interattivi: in uno spazio riservato, attraverso la videoproiezione di contenuti dinamici e il rilevamento dei movimenti, i bambini possono interagire con le divertenti grafiche proiettate su pavimenti. Inoltre, anche a Dalmine i clienti possono usufruire del servizio wi-fi gratuito. Le prossime aperture, ha reso noto Gruppo Cremonini, sono previste a Roma (zona Eur Colombo) e Sondrio. Nel 2014 Roadhouse Grill ha raggiunto un fatturato di circa 85 milioni di euro, in crescita di oltre il 30% rispetto all’anno precedente.

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News opening ZARA HOME SI FA GRANDE... IN SAN BABILA A ridosso della design week, Zara Home ha inaugurato il flagship più grande, ampliando il punto vendita già esistente e portandolo a 2.700 metri quadri. Tutto questo accade a Milano in Piazza San Babila, nello store inaugurato nel 2010. Lo spazio ora non è solo più grande, ma è anche caratterizzato da un nuovo concept. L'offerta, infatti, suddivisa in due collezioni l'anno ispirate alla moda, verrà rinnovata ogni due settimane. In occasione dell'opening, a richiamare l'eleganza e l'essenzialità della capitale meneghina sotto i riflettori per Expo, è stata lanciata la limited edition speciale Milano: coordinati letto, coperte, biancheria per la tavola, cuscini, una candela e un quaderno caratterizzati dall'utilizzo del lino. Il format Zara Home, che fa capo al Gruppo Inditex, ad agosto spegnerà 12 candeline. Durante questo periodo, l'insegna è arrivata a presidiare 60 Paesi con un totale di 447 vetrine. A Milano, in San Babila, risalta anche la nuova facciata bianca con il logo in caratteri dorati, mentre gli interni vivono il contrasto tra il legno di castagno e i pavimenti in marmo effetto madreperla.

PRECA BRUMMEL A TUTTO FRANCHISING Lo specialista dell’abbigliamento 0-16, Preca Brummel, spinge sul franchising e non solo. A marzo è stata la volta di quattro nuovi negozi in affiliazione: tre store Brums sono sorti a Carmagnola (TO), Capo d’Orlando (ME) e Albano Laziale (RM), mentre un Bimbus a Leinì (TO). All’estero si segnala l’opening di un flagship store a Mosca, nel centro commerciale dedicato al bambino Tsentralny Detsky Magazin. Aprile e maggio vedono altre inaugurazioni in Italia e nel mondo: Bimbus a Lecco; Brums a Matera, Rho (MI) e Roma. Inoltre Brums sbarca in Polonia, Repubblica Ceca e, soprattutto, in Oman e a Dubai, all’interno dei department store Apparel Group del Medio Oriente. In precedenza, a febbraio, Preca Brummel ha siglato con Brums e Bimbus 16 nuove aperture nei Toys Center dislocati in tutta la Penisola, raggiungendo quota 43 corner all’interno della catena di giocattoli, di cui 37 Bimbus, quattro Brums e due in condivisione tra i due brand; e sono stati raddoppiati gli spazi Brums e Mek nel Coin di Mestre e Brescia e della Rinascente di Cagliari.

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Furla nel Galeria Mall di San Pietroburgo

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urla rafforza la propria presenza in Russia, dove conta già 12 monomarca, inaugurando un nuovo flagship store a San Pietroburgo all’interno del prestigioso Galeria Mall, nel cuore della città. Con questa opening Furla lancia in Russia il suo nuovo concept elaborato per il retail a livello internazionale. Lo store di San Pietroburgo, 94 mq di superficie, accoglie il pubblico in un’atmosfera dall’autentico stile italiano: un mix di creatività e raffinatezza per un interior design che unisce tradizione e innovazione. L’apertura di San Pietroburgo, a cui farà seguito a breve una a Mosca, è in linea con la strategia di crescita adottata dal brand di pelletteria. L’azienda punta a un upgrade di tutta la rete distributiva, da un lato con il restyling dei monomarca già esistenti, che si adegueranno al nuovo concept store, dall’altro con nuove aperture in prime location.

Boggi Milano nel Galaxy Resort di Macau

B

oggi Milano rafforza la propria rete retail in Asia. Sarà il Galaxy Macau, nella omonima Macau, a ospitare il nuovo flagship di 250 mq che verrà inaugurato a fine maggio. Il Galaxy Macau è la più grande gambling venue del mondo e in questo momento è il resort con la più importante e costante espansione a Macau, città che sta vivendo un forte momento di sviluppo economico e sociale. Frequentato da moltissimi turisti, cinesi e non, il Galaxy Resort conta oltre 2.200 camere, 50 punti di ristorazione, 52mila mq di giardini e una nuova Promenade

che ospiterà più di 200 negozi: sarà una vetrina di prestigio in cui Boggi Milano si collocherà vicino a brand luxury, per offrire una shopping experience di extra lusso. La scelta di questa location è un’opportunità importante per rafforzare la brand awareness del marchio, ha reso noto l’azienda, e un ulteriore consolidamento della presenza in territorio asiatico. Il processo di espansione del brand italiano in questo mercato non si fermerà con Macao, ma continuerà con la valutazione di ulteriori aperture a Singapore dove è già presente dal 2014.





r&f Cover story

STAZIONI ITALIANE: È L’ORA

Food in Milano Centrale Grandi Stazioni ha firmato un contratto da 4.000 mq con un operatore della ristorazione. Apertura tra fine 2015 e inizio 2016. Il brand è top secret!

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DEI PREMIUM BRAND L

a crescita del retail nelle stazioni ferroviarie italiane è un dato di fatto da diversi anni, cioè da quando, nel 2007, è ripartito il progetto di Grandi Stazioni mirato a valorizzare i principali scali del Paese: 13 per la precisione, che sono diventati 14 dopo l’inaugurazione di Roma Tiburtina e 15 se consideriamo a parte il terminal AV di Bologna Centrale. La prima stazione ad essere ammodernata fu Roma Termini in occasione del Giubileo del 2000. Il piano industriale della società controllata da Gruppo FS prevedeva 900 milioni di euro di investimenti, destinati a crescere con i nuovi progetti che culmineranno nel 2020. Contemporaneamente anche le medie stazioni italiane, gestite da Centostazioni, hanno visto un progressivo ammodernamento delle infrastrutture e l’inserimento di nuovi servizi e catene, soprattutto della ristorazione. Nel network di Centostazioni sono stati immessi circa 200 milioni di euro. Come ogni anno, sul numero di maggio di r&f torniamo ad affrontare a 360° lo sviluppo di questo canale, a partire dagli interventi strutturali per arrivare alle aperture dei negozi. E se un capitolo a parte merita Milano Centrale in concomitanza di Expo (vedi intervista a Stefano Mereu, direttore commerciale di Grandi Stazioni, pagg. 26 e 27), per il quale sono stati fatti notevoli interventi nella Galleria delle Carrozze e nella dotazione tecnologica della stazione, in questa introduzione completiamo i progetti sullo scalo meneghino, che prevede la riqualificazione di 60mila mq di aree, e delineiamo sia le recenti sia le prossime iniziative di Grandi Stazioni, nonché le attività di Centostazioni.

Da Milano Centrale, il dopo Expo… Avanzando con il crono-programma di Milano Centrale sino al 2020, Grandi Stazioni ha definito – e presentato sia al Comune di Milano sia alla cittadinanza – l’intero progetto di rigenerazione che va dagli edifici laterali sino al completamento lungo via Sammartini e via Ferrante Aporti, inclusi gli ex Magazzini Raccordati, con un concept complessivo che interessa circa 60mila metri quadrati. Tale iniziativa, in primis, ha previsto un intervento ad hoc sulla connettività di queste aree, dato che si estendono per circa 1,5 chilometri. Giugiaro Architettura ha quindi approcciato il tema della connettività e della riqualificazione da un punto di vista sia architettonico sia della destinazione d’uso degli spazi. «Grandi Stazioni ha elaborato un benchmark molto accurato sui progetti di riqualifica urbana similari e di successo avvenuti nelle principali città europee e internazionali – spiega Stefano Mereu, direttore commerciale di Grandi Stazioni – Abbiamo quindi evidenziato esempi proficui di riconversioni di immobili in disuso, diventati successivamente delle nuove destinazioni in città. Dato anche il contesto internazionale che caratterizza la città di Milano, abbiamo definito un concept che potesse creare una destinazione, suddiviso in aree tematiche: dall’intrattenimento al food, passando per il mercato, l’arte, il design e il fashion, piuttosto che aree dedicate alla famiglia e alla cultura. Aree tematiche che siano in grado di dialogare sia con il quartiere sia con l’intera cittadinanza sia con il fenomeno turistico». L’avanzamento dei lavori sarà attuato in step distinti: «Di fatto siamo già partiti: per il primo tassello, par-

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r&f Cover story liamo dell’“edificio 2”, quello adiacente all’ingresso di stazione davanti all’Hotel Gallia, stiamo già finalizzando il progetto esecutivo – prosegue il manager – abbiamo raggiunto l’accordo con un grande gruppo della ristorazione che vi realizzerà 4mila mq, di qualità elevata. Procederemo poi con l’edificio simmetrico sul lato di piazza Duca D’Aosta e così via. Prevediamo quindi un department store e un mercato con offerta di food, e al centro un grande parcheggio di 600 posti auto, che ovviamente sarà dedicato sia alla frequentazione del nuovo complesso sia ai passeggeri, che avranno accesso diretto alla stazione». Di pari passo alla riqualificazione proseguirà la commercializzazione della varie unità, con l’obiettivo di arrivare a regime entro il 2020. … A Roma Termini, per il Giubileo Il 2014 ha visto il completamento delle gallerie commerciali e ulteriori aperture in diversi scali del network di Grandi Stazioni. «Le maggiori soddisfazioni arrivano da Firenze Santa Maria Novella, dove recentemente abbiamo avviato Sephorà, Feltrinelli e Celio* – prosegue Stefano Mereu – e ancora da Venezia Santa Lucia e Roma Tiburtina, dove abbiamo aperto complessivamente Grom, Giunti al Punto, Desigual, L’Occitane, MAC e KIKO Make Up Milano, mantenendo un livello qualitativo e di posizionamento elevato». Su Roma Termini si sta definendo un progetto legato al Giubileo straordinario, che prevede sia ristrutturazioni sia l’incremento delle superfici commerciali. Sempre sullo scalo capitolino vi sarà una revisione totale degli impianti di comunicazione pubblicitaria, che verranno digitalizzati. «Saremo i primi ad avere degli impianti di nuova generazione trasparenti su alcune particolari aree della stazione – specifica il direttore commerciale di Grandi Stazioni, che prosegue – un altro obiettivo del 2015 è quello di portare a regime la stazione Garibaldi della metropolitana di Napoli: progetto dell’architetto Dominique Perrot che ci verrà

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consegnato a breve e su cui stiamo lavorando alacremente per creare una nuova offerta commerciale». Il retail delle Centostazioni Il piano di sviluppo di Centostazioni, con un investimento complessivo di 200 milioni di euro su tutto il territorio nazionale, si avvia alla fase conclusiva: oltre il 90% delle stazioni sono state riqualificate attraverso interventi mirati alla valorizzazione degli edifici ferroviari. Ad oggi la percentuale di spazi commerciali occupati tra attività dedicate ai servizi e allo shopping è superiore al 75 per cento. La società del Gruppo FS è quindi impegnata nell’ottimizzazione dell’offerta commerciale esistente, attraverso una strategia che punta alla ridefinizione degli stessi spazi in termini di ampliamento, maggiore funzionalità e miglior comfort. Sono in fase di studio nuovi layout e concept commerciali in grado di coinvolgere il cliente in modo innovativo e in linea con le esigenze del target, rappresentato non solo da viaggiatori e turisti, ma sempre più da residenti che trovano nelle attività di stazione un’offerta trasversale in grado di rispondere ai diversi bisogni di acquisto. Le tipologie di maggior rilievo all’interno del network sono la ristorazione, l’abbigliamento, gli accessori e le librerie. Un aspetto di particolare risalto riguarda il settore food&beverage, presente con diverse tipologie di attività come bar-caffetteria, ristoranti, pizzerie, fast food, cioccolaterie e gelaterie,

su un totale di 115 punti vendita. Complessivamente l’offerta commerciale del network Centostazioni per settori merceologici è rappresentata dal 46% dal retail, dal 26% dal food&beverage e 28% dai servizi. Guardando al fattore del retail non food, una case history interessante è quella di Pull Love, catena di negozi monomarca di maglieria uomo-

donna ubicati nei centri commerciali e nei centri città che, in seguito a un positivo “test temporaneo” a Milano Porta Garibaldi, in meno di un anno ha aperto altri punti vendita nelle stazioni di Padova e Milano Lambrate, stabilizzando la presenza all’interno di Porta Garibaldi. Un’altra storia di successo è rappresentata da Tezenis:

il brand ha trovato in Porta Garibaldi una location strategica tanto da ampliare nel corso degli anni i propri spazi e la propria offerta commerciale. Nel settore food, si segnala la proposta gastronomica di Tortellini Cup, il temporary corner presente presso lo scalo di Parma, dove è possibile gustare il tipico piatto della tradizione emiliana cucinato al momento e servito in comodi contenitori termici take away. Soffermandoci invece sulle recenti aperture, l’offerta commerciale di Milano Porta Garibaldi si è arricchita grazie a O.Bag, store di accessori moda e borse, e al bar-caffetteria Culto Caffè - Cioccolato che, con spazi raccolti e arredi eleganti, coniuga il comfort dei tradizionali caffè italiani con le esigenze dei clienti internazionali. Presso lo scalo milanese di Rogoredo si segnala l’ingresso della parafarmacia e dello store To Eat - Market, dotato di una ricca varietà di prodotti gastronomici “ready to eat”, mentre a Milano Lambrate il nuovo punto vendita Pull Love. Per il futuro, anticipa

Centostazioni, apriranno nuovi format che valorizzano le tipicità dei territori, come ad esempio piadinerie e focaccerie con prodotti freschi “made in station”, e gelaterie artigianali nelle stazioni di Parma, Alessandria e Salerno. Andrea Penazzi



r&f Parola di Stefano Mereu

Stefano Mereu, nato nel 1971, laureato in economia, inizia la sua carriera ad Aereoporti di Roma, diventandone Responsabile Sviluppo commerciale. Successivamente in Lamaro Appalti ha pianificato e sviluppato nuovi progetti di rigenerazione urbana ad uso misto. Da giugno 2008 Responsabile Vendite e Media di Grandi Stazioni S.p.A., dallo scorso dicembre, di cui ha assunto la carica di direttore commerciale. 26

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Cover story

GRANDI STAZIONI: «Carrozze alla moda a Milano Centrale»

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er quando arriveremo sulle vostre scrivanie l’Esposizione Universale di Milano avrà finalmente preso inizio. E con sè avrà acceso i riflettori su tutti i progetti interni ed esterni al sito di Rho-Pero. Tra quest’ultimi, di primaria importanza se pensiamo ai milioni di turisti che arriveranno nella city lombarda, c’è lo snodo di Milano Centrale: a partire da Galleria delle Carrozze, lo scalo gestito da Grandi Stazioni è stato interessato da un vasto progetto di potenziamento retail e comunicazione pubblicitaria, nonché da un investimento in termini di tecnologia e di sicurezza. Parallelamente, ma più avanti nel tempo, prenderanno corpo ulteriori iniziative (come anticipato nella Cover intro) volte a recuperare gli edifici storici di stazione, con un piano industriale che prosegue sino al 2020. Ovviamente sulla Centrale si concentra l’attenzione del direttore commerciale di Grandi Stazioni, Stefano Mereu, che abbiamo intervistato a poche settimane dall’avvio di Expo 2015.

Partendo dal progetto di Galleria delle Carrozze per arrivare alla valorizzazione degli ex Magazzini Raccordati, quali sono le vostre iniziative sulla principale stazione di Milano? Abbiamo una forte focalizzazione su Expo, con diversi progetti in corso a Milano Centrale: in primis quello di Galleria delle Carrozze, che rappresenta il primo tassello di una riconfigurazione e ristrutturazione generale comprendente tutti gli edifici laterali sino agli ex Magazzini Raccordati. Tale progetto, già presentato alle autorità comunali, inizia quindi dal corpo di stazione con una tempistica coerente all’avvio dell’Esposizione, per poi proseguire con una rigenerazione effettiva degli altri immobili per una superficie complessiva di 60mila mq. Questo contribuirà a riqualificare l’adiacente area urbana. Concentriamoci quindi su Galleria delle Carrozze… Tale intervento, che apporta nuove aree retail, è di alto livello sotto il profilo sia architettonico sia del tenant mix. Con il disegno di Giugiaro Architettura, che abbiamo scelto dopo una selezione internazionale, apriremo boutique con marchi che per la prima volta hanno scelto il contesto di Grandi Stazioni, sposando un progetto di posizionamento elevato che abbiamo fortemente voluto in virtù delle richieste del nostro target di riferimento. Andremo quindi a creare una vera e propria piazza di accoglienza per i passeggeri, i cittadini, i visitatori e i turisti. Quali marchi vi hanno aderito? I principali brand sono Victoria’s Secret, Liu Jo, Calvin Klein, Ulturale Cravatte, Wolford e Twin-set. C’è quindi un mix che coinvolge i marchi della moda e del segmento business, ma soprattutto c’è grande atten-

zione al mondo femminile. Da quanto tempo state lavorando alla commercializzazione? La commercializzazione è iniziata verso la fine dello scorso anno, quando abbiamo finalizzato il progetto dal punto di vista del design e ne abbiamo anticipato le linee guida al Mapic. È seguita un’attività di scouting e di presa di contatti, culminata con la finalizzazione delle trattative nell’ultimo periodo. E in ambito ristorazione, quali le novità? L’opera riguarda anche gli spazi di dehors dedicati alla ristorazione, che già oggi si affaccia parzialmente su Galleria delle Carrozze. Questi verranno rivisti completamente con lo stesso design dei negozi, quindi con le vetrate a protezione della aree sedute e con elementi di design adeguati e omogenei rispetto al contesto generale. Saranno realizzati in questa modalità per dare unitarietà al progetto e consolidare il senso di piazza. Quanto pesa ad oggi l’offerta food sul totale delle vendite? Circa il 38% ed è uno dei traini principali, con insegne tra cui Bistrot Milano Centrale, Roadhouse Grill, Rossopomodoro e Panino Giusto che in alcuni casi crescono anche a doppia cifra. Guardando agli altri spazi di stazione, quali sono state le vostre scelte per potenziare il brand mix in vista di Expo? Su tutte abbiamo l’apertura di Sapori&Dintorni di Conad, con 1.200 mq al piano della metropolitana. In virtù di questo ingresso, previsto per il 29 di aprile, riusciamo a erogare l’offerta di supermercato premium che volevamo. Oltre al retail, avete ottimizzato anche la comunicazione pubblicitaria… Il progetto di rigenerazione è completo e riguarda anche la revisione degli impianti pubblicitari in Galleria, oltre che il turn around della modalità di comunicazione. Quindi sostituiremo tutte le modalità di comunicazione tradizionali con nuove soluzioni digitali, che verranno posizionate sia a parete sia presso gli ingressi della stazione, piuttosto che con impianti di nuova generazione di forma curva che saranno sospesi sopra i varchi della metropolitana. Tutto questo lo abbiamo avuto in approvazione dalla Soprintendenza. Galleria delle Carrozze godrà quindi di una revisione sotto il profilo dell’offerta sia retail sia pubblicitaria, con una particolare attenzione al tema della sicurezza: sarà quindi completamente rinnovata. Prevedete degli eventi durante il periodo della kermesse? Stiamo portando avanti una partnership con Expo in Città, circuito di eventi molto importante che include una serie di location tra cui Milano Centrale: di sicuro

una delle protagoniste. Quali performance vi aspettate da Milano Centrale quest’anno? Da Milano Centrale abbiamo avuto risultati sul 2014 estremamente confortanti, in controtendenza rispetto alla maggior parte degli ambiti commerciali classici, perché abbiamo registrato un fatturato in crescita di circa il 4%, con un incremento della penetrazione dell’11 per cento. Quest’ultimo dato, in particolare, conferma l’efficacia dello sviluppo di offerta che abbiamo seguito, portando marchi internazionali, nazionali ed eccellenze locali. Per il 2015 contiamo di mantenere il trend positivo e di trarre beneficio dall’evento e dalle nuove aree. Sul fronte della dotazione tecnologica, quali saranno le altre novità contestuali a Expo? Come già accennato, è prevista la razionalizzazione degli impianti di comunicazione tradizionali e la loro conversione in impianti digitali, quindi il rinnovamento tecnologico è completo. Ad esempio, gli schermi nelle testate binari verranno sostituiti con soluzioni di maggiore dimensione e luminosità e, grazie a un accordo con Sky Tg 24, offrono un nuovo palinsesto ricco di contenuti. E ancora, abbiamo implementato le directory di stazione e le abbiamo inserite nei nostri impianti digitali, per cui oggi tutti i visitatori hanno la disponibilità complessiva dell’offerta e dei servizi e la possono aprire con un sistema touch. Contestualmente abbiamo rinnovato anche la nostra App, Around Station, in particolare quella dedicata a Milano Centrale, e il sito web, in cui sono presenti la proposta commerciale e le promozioni. La navigazione di questi strumenti sarà agevolata da un progetto di FS che prevede l’installazione del wi-fi in galleria durante tutto il periodo di Expo. Non c’è retail senza un’adeguata messa in sicurezza della location, molto avete già fatto… Ci sarà in particolare il nuovo sistema di accesso ai binari, con la creazione dei gate all’altezza della Galleria dei Mosaici, anche questo progettato in maniera omogenea rispetto a quanto detto fin’ora. Tale intervento contribuirà molto a rafforzare la sicurezza, perché scoraggerà qualsiasi fenomeno di abusivismo, ed è uno degli elementi cardine su cui abbiamo puntato in fase di commercializzazione, in grado di attrarre nuovi brand. Alla luce di quanto già realizzato e di ciò che vedremo nei prossimi mesi e anni a Milano Centrale, si possono spendere numeri in merito all’investimento? Quello che posso dire è che rispetto al nostro piano industriale, Milano Centrale e questa realizzazione in particolare (Galleria delle Carrozze, ndr) assume una porzione rilevante. Andrea Penazzi

retail&food - maggio 2015

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r&f Case history

Celio* sul direttissimo per Roma Termini Fondato nel 1985 da Marc e Laurent Grosman, Celio* è diventato un marchio internazionale di riferimento del prêt-à-porter maschile. La rete dei negozi conta circa mille unità, metà delle quali in Francia, distribuite in 70 Paesi

A

mo costruendo il nostro prossimo negozio a Roma Termini.

mpiamente diffuso nella Penisola, Celio* presidia tra i vari canali anche quello delle stazioni ferroviarie. Questo sviluppo è stato intrapreso dall’attuale direttore generale Italia, Gennaro Bruno, che abbiamo intervistato per conoscere le specifiche strategie del brand nel network di Grandi Stazioni. Quando nasce, e con quali obiettivi, il vostro progetto di sviluppo retail nelle grandi stazioni italiane? Il nostro interesse per il travel retail nasce tre anni e mezzo fa nel momento in cui ho preso la guida di Celio Italia SPA. Le mie precedenti esperienze confermavano che questo segmento poteva divenire di grande interesse, e visto il progetto di sviluppo che avevo disegnato per Celio*, ho pensato fosse il giusto connubio.

Come avete adattato inizialmente il vostro format a questo tipo di location e come lo avete perfezionato nel tempo? Non si tratta di un vero e proprio cambiamento di format; possiamo parlare di due assi di attenzione: assortimento e formazione del personale. L'assortimento deve essere tarato per un consumatore che passa in media il 50% del tempo in negozio rispetto a un visitatore di un format "standard". Normalmente questa tipologia di cliente non ha tempo per provare il capo e cerca prodotti

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retail&food - maggio 2015

Sono previsti ulteriori opening? Si, il rapporto con Grandi Stazioni è molto intenso e proficuo. Abbiamo in corso gare per aprire a Napoli Centrale e Torino Porta Nuova. In termini di assortimento come si presentano questi negozi? L'assortimento è chiave perché è estremamente peculiare. Polo, Tshirt e intimo hanno un ruolo centrale nel mix. Molto meno importanti sono pantalone e capospalla per esigenze di tempo di prova al camerino. Quali sono le performance di tali store? Qual è il negozio

Gennaro Bruno più "immediati" e semplici. Per ciò che concerne la formazione del nostro personale, invece, occorre far presente che concludere una vendita in 8 minuti anziché in 16 – ovvero il tempo medio di un acquisto in un negozio non “travel retail” – richiede capacità di sintesi e di ascolto molto accurate. Quanti punti vendita avete nel circuito di Grandi Stazioni? a quando e dove le prossime aperture? Abbiamo già un Celio* nelle stazioni di Milano Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Bologna Centrale e Roma Tiburtina; in questi giorni stia-

Milano Centrale


Cover story ramente esistono stazioni come Roma Termini che con 144 milioni di visitatori può impensierire il miglior centro commerciale d’Italia (che non arriva a 16 milioni) e stazioni che debbono ancora completare la loro commercializzazione per esprimere appieno il proprio potenziale. Nel complesso è un canale da presidiare, gestito da professionisti seri.

Roma Tiburtina best performer? Le performance sono molto positive e incoraggianti. Milano Centrale rimane in testa alla lista dei best, seguito da Firenze... ma a breve arriverà Roma Termini! Normalmente quando si apre qui, il ranking cambia rapidamente! Di quanto cambia, se cambia,

il vostro scontrino medio nelle stazioni rispetto a quello dei negozi nei centri commerciali o in altri canali? Lo scontrino medio è circa il 20% più basso per effetto del mix di prodotto. Questo gap è ampiamente coperto dal un UPT di quasi 2.4 pezzi per scontrino (circa il 20% più elevata della media rete).

Come sono i vostri rapporti con Grandi Stazioni? Conferma che i canoni di locazione sono proporzionati alle performance dei punti vendita? I rapporti sono sempre stati eccellenti sia con il direttore commerciale, Stefano Mereu, sia con il suo staff. I canoni sono assolutamente adeguati alle performance dei negozi. Chia-

Celio* è una realtà internazionale. Lo sviluppo nel travel retail delle stazioni italiane deriva da una precedente esperienza Oltralpe oppure no? Celio* ha aperto anche in Francia, nella stazione di S.Lazare, e in Belgio. I risultati sono positivi anche in queste due realtà. L'esperienza italiana nasce dal mio forte convincimento che questo business fosse uno dei canali che proietteranno Celio* verso il futuro. Essere in un luogo dove il consumatore/viaggiatore passa il suo tempo. A. P.

retail&food - maggio 2015

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r&f Osservatorio prezzi

LESTAZIONIDI MILANO-EXPO La nostra analisi, effettuata giovedì 9 aprile, ha preso in considerazione le stazioni di Milano Centrale, Cadorna, Porta Garibaldi e Rogoredo

C

on circa 120 milioni di viaggiatori all’anno, Milano Centrale è la prima stazione nel nord Italia per numero di passeggeri. Seconda nel Paese solo a Roma Termini, che arriva a circa 150 milioni. Proprio tra i due scali si sviluppa il principale asse ferroviario dell'Alta Velocità, su cui viaggia una crescente quota di traffico business. Sino a qualche anno fa questa tipologia di viaggiatori, dalla maggiore capacità di spesa, sfruttava soprattutto il city airport di Linate per recarsi in neanche un’ora di volo a Fiumici-

no. Ebbene, in virtù di questo trend e della recente riqualificazione strutturale, Milano Centrale negli ultimi anni ha visto aumentare il tempo di permanenza dei viaggiatori tra le propria mura monumentali, grazie anche alla presenza di famose insegne del food e del fashion. Tenendo in considerazione l’avvio imminente di EXPO, la nostra analisi dei listini si è soffermata sull’ampia offerta di ristorazione a Milano Centrale, a partire da quella di Autogrill che vanta numerose insegne nello scalo, e di quella delle altre

Stazione Milano Centrale

Stazione Milano Cadorna

Milano Centrale

Stazione ferroviaria Autogrill (1) rilevazione presso Tentazioni e Time Cafè

Vyta Santa Margherita

McDonald's / McCafè

Panzera

Chef Express (4) rilevazione presso Mokà e Bianco Nero

Juicebar (4)

Caffè

1,00

1,00

1,00

1,10

1,00

1,00

Cappuccino

1,40

1,30

1,30

1,50

1,50

1,50

Caffè d'orzo

1,10

1,20

1,30

1,20

1,30

1,30

Caffè decaffeinato

1,10

1,10

1,10

1,20

1,20

1,30

Croissant (base)

1,10

1,10

1,00

1,20

1,10

1,20

Panino (più economico)

4,20

3,90

1 (8)

3,00

4,10

n.d.

Panino (più costoso)

5,50

4,90

4,50

5,50

5,10

n.d.

Toast

3,60

n.d.

1,30

4,00

3,90

n.d.

3,30 (2)

3,00

n.d.

5,00

3,80

n.d.

Acqua (pet 50 cl.)

1,20

1,20

1,20

1,50

1,40

1,50

Coca Cola (pet 50 cl)

2,50

2,50

2,80 (3)

3,00

2,75

2,50

Birra (lattina/bottiglia 33 cl)

3,90

3,50

n.d.

3,00

4,00

n.d.

Chewing-gum (astuccio più economico)

2,00

n.d.

n.d.

2,00

2,30

n.d.

Energy drink (lattina 250)

2,80

3,50

n.d.

3,50

3,10

n.d.

Spremuta d'arancia

2,60

2,90

2,80

3,80

2,80

2,90

Pizza (trancio base)

Legenda: Prezzo più alto in euro • Prezzo più basso in euro • n.d. = non disponibile • (1) comprende i marchi: Bistrot Milano Centrale; Spizzico; Tentazioni; Acafé; Time Cafè; Bar Motta • (2) locale Spizzico • (3) alla spina • (4) locale a gestione Chef Express • (5) comprende i marchi Bar Centrale, Gran Bar • (6) locale Burger King • (7) locale nella stazione metropolitana di PG

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retail&food - maggio 2015


Cover story

Stazione Milano Porta Garibaldi

Stazione Milano Rogoredo tre grandi stazioni del capoluogo lombardo: Cadorna, Porta Garibaldi e Rogoredo. Ovviamente in quest’ultime la tipologia di proposta è più basilare, limitata in particolar modo al bar/caffetteria e al fast food.

Centrale nella proposta, e nei prezzi Lasciando alla visione della tabella in pagina il confronto prezzo per prezzo di tutte le singole referenze all’interno dei diversi locali, è interessante soffermaci su alcuni casi specifici. In primis

il confronto sui listini applicato dalle numerose catene: spiccano in assoluto a Milano Centrale i prezzi imposti da Panzera (operatore locale con referenze di qualità artigianale) e soprattutto da Panino Giusto, che conta addirittura 10 dati in rosso (il colore rosso indica il prezzo più elevato) sui 15 item presi in considerazione. Al contrario, lo Spizzico di Autogrill a Cadorna e il Bar Meneghino (gestione Sarf) a Porta Garibaldi si distinguono per gli importi più economici. Ma sono i diversi prezzi applicati dalle medesime aziende nelle varie stazioni a suscitare il maggior interesse, perché confermano che Milano Centrale, a dispetto della forte concorrenza interna, è vista come una location dal maggior potenziale di vendite. La politica di prezzi è condizionata anche dai canoni

Milano Cadorna

di affitto, sicuramente più alti a Milano Centrale che negli altri terminal. Vediamo quindi come sia Autogrill sia Sarf sia Airest propongano listini differenti da scalo a scalo: se nei locali di Centrale il colosso di Milanofiori chiede 1 euro per il caffè, 1,10 euro per il decaffeinato e per l’orzo e 1,20 euro per la pet di acqua da 50 cl, allo Spizzico di Cadorna piuttosto che all’Acafè di Porta Garibaldi si “accontenta” di 10 centesimi in meno; allo stesso modo Sarf nel Bar Centrale e nel Gran Bar di Milano Centrale chiede dai 20 centesimi sino a un euro in più su numerosi prodotti rispetto al suo locale Bar Meneghino in Porta Garibaldi; e così fa anche Airest nel Briccocafè e nel Culto di Porta Garibaldi rispetto al Briccocafè di Rogoredo. Concludiamo con la sfida infinita tra McDonald's e Burger King: il primo, dotato di una splendida location in Centrale in cui è addirittura presente una vending machine per l'acquisto dei biglietti Fs, propone l'hamburger a 1 euro; BK risponde al piano binari con soli 90 centesimi. Sempre BK, questa volta in solitaria a Cadorna (gestione Autogrill), chiede per il medesimo hamburger 1,50 euro. A. P.

Milano Porta Garibaldi

Autogrill Airest Cafè Sfizi Sarf rilevazione presso rilevazione presso (Maria Marinoni) Bar Meneghino Spizzico Briccocafè e Culto

Milano Rogoredo

Autogrill Acafè (7)

Airest Briccocafè

1,00

0,90

1,05

1,50

1,30

1,40

1,35

1,10

1,20

1,10

1,00

1,15

1,10

1,20

1,10

1,00

1,15

1,10

1,00

1,20

1,10

1,10

1,20

1,50 (6)

4,50

4,60

3,00

3,50

3,90

n.d.

5,10

4,00

5,50

5,10

n.d.

3,50

3,90

3,00

n.d

n.d.

3,30

13,50 Kg

3,30

3,00

n.d

3,20

1,10

1,00

1,10

1,00

1,10

1,30

2,40

2,00

2,40

2,50

2,40

2,40

3,00

3,70

3,00

2,70

2,70

3,60

3,30

n.d.

n.d.

2,00

n.d.

2,10

2,00

2,00

2,10

n.d.

n.d.

2,80

3,50

2,60

2,70

2,80

2,80

4,00

2,90

2,40

3,50

2,70

2,50

2,60

2,70

Sarf (5)

Panino Giusto

W.O.K

1,00

1,10

1,00

0,90

1,00

1,10

1,60

1,80

1,30

1,40

1,40

1,30

1,40

1,20

1,00

1,30

1,30

1,20

1,00

1,30

1,20

1,00

4,00

5,80

4,50

4,50

14,00

n.d.

7,40 (6)

3,50

4,90

n.d.

4,00

n.d.

n.d.

1,50

1,20

1,10

2,50

3 (9)

2,30

3,50

4,50

2,00 3,00 3,00

• (8) Burger King a Milano Centrale propone l'hamburger a 90 centesimi • (9) bottiglietta in vetro da 25 cl

retail&food - maggio 2015

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r&f Ristorazione on board

Frecciarossa 1000, il nuovo D

a giugno la tratta principe dell’Alta Velocità, MilanoRoma, sarà attraversata dal top di gamma dell’AnsaldoBreda, l'ETR 1000. Il nuovo treno in dotazione a Gruppo FS, che prende il nome di Frecciarossa 1000, può raggiungere una velocità massima di 350 km/h ed è predisposto per operare anche sulla rete europea, migliorando così la qualità del business di coloro che si muovono per lavoro, ma anche il viaggio di chi si sposta per turismo. Il sito del costruttore promette migliori velocità, accelerazione e silenziosità, e al contempo minori vibrazioni e impatto ambientale. In attesa di provarlo, e di sperimentare i servizi a bordo, abbiamo intervistato Trenitalia ed Elior Italia, la società che attraverso il marchio Itinere gestisce la ristorazione sulle Frecce, rispettivamente nelle persone di Gianfranco Battisti, direttore della Divisione Passeggeri e Alta Velocità di Trenitalia, e Lino Volpe, presidente di Elior Italia.

Gianfranco Battisti, direttore della Divisione Passeggeri e Alta Velocità di Trenitalia Parliamo di servizi e ristorazione on board sul nuovo Frecciarossa 1000, come siete arrivati a definirli? La diminuzione dei tempi di percorrenza impone l'abbando-

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retail&food - maggio 2015

le attrezzature necessarie al servizio (frigo per trolley, forno a microonde e forno avionico). Al centro del treno si trova il bar bistrò. Più nel dettaglio, come si compongono i nuovi menu? Il cliente potrà scegliere tra differenti menu completi, composti da una piatto principale, uno snack, un dolce e una mini bottiglia d’acqua. Saranno inoltre a disposizione alternative di bevande sia alcoliche sia analcoliche. Per il lancio del servizio saranno almeno tre i menu e sono stati studiati dallo chef Carlo Cracco: tutti prevedono l'utilizzo delle eccellenze dei prodotti gastronomici italiani combinati per dare un apporto calorico bino di un modello “classico”, tipo ristorante in una carrozza dedicata e cucina espressa a bordo, e lo sviluppo sia del bar sia di un servizio al posto in modalità vendita diretta, per i clienti di business e premium, che si affianca all'attuale servizio Easyfood (vendita al posto nel livello standard con tre alternative di menu breakfast, snack e meal – erogate in un box e prezzi da 4 a 9 euro). L'analisi è iniziata già dalla parte progettuale degli ETR 1000. I nuovi treni hanno una galley posizionata tra l'executive e la business, equipaggiata con tutte

re un comodo consumo al posto. In aggiunta ai servizi di vendita, viene confermato il servizio al posto, con menu che variano in funzione della fascia della giornata, open bar di bevande e operatore dedicato, per il livello di servizio executive e il Welcome Drink per i livelli business e premium, con snack dolci e salati e una proposta di bevande calde e fredde, oltre al caffè espresso illy della migliore selezione. Per arrivare a questi risultati vi siete ispirati a modelli già applicati all’estero? L'attività di sviluppo del concept di servizio per la vendita al posto è stata realizzata avvalendosi degli

“Ristorazione di qualità e veloce, nel solco della tradizione italiana” lanciato e l'uso delle migliori tecnologie alimentari. Contemporaneamente ai menu verranno introdotti nuovi packaging dei prodotti e allestimenti dei vassoi (che contengono anche posate, bicchiere e tovagliolo) per permette-

studi sia degli specialisti a livello internazionale della Elior sia dello chef Carlo Cracco. Abbiamo effettuato un benchmark sui mercati internazionali – Usa e Europa, in particolare Francia, Germania, Svizzera e Spagna – con interessanti innovazioni lato della catena di logistica e comunicazione. Ma il modello di servizio dell'ETR 1000 sarà ancora più innovativo di quelli in esercizio in questi Paesi, in quanto più completo e di altissimo livello. Quali gli obiettivi sul nuovo Frecciarossa 1000? L’obiettivo a bordo dei nostri treni ad alta velocità è quello di dare un servizio di ristorazione di qualità e veloce all'insegna della grande tradizione italiana. In par-


Cover story

servizio ad alta velocità ticolare per il servizio al posto in business e premium, l'obiettivo è di offrire un pasto veloce e di alta qualità, consegnato direttamente su vassoio da un operatore dedicato, avvalendosi di appositi trolley. Avremo anche eventi incentrati sulle eccellenze regionali, in particolare durante Expo dove Trenitalia è official Global Carrier. Lino Volpe, presidente di Elior Italia

zione e del caring a bordo delle Frecce, per circa 270 treni al giorno. Abbiamo presentato una proposta con profili di qualità che alla fine è risultata vincente, per cui siamo partiti a erogare il servizio dal primo novembre del 2013. All’inizio c’è stata qualche comprensibile difficoltà di adattamento, un po’ perché la situazione preesistente era relativamente complessa e articolata, un po’ perché il nostro progetto prevedeva diverse

pranzare sugli stand up, sui tavolini a fungo. A questo aggiungiamo la carrozza ristorante e i carrellini bar. Mi ha accennato a diverse innovazioni, quali sono? Ad esempio la possibilità di pagare con carte di credito in remoto, per cui in assenza di linea il cliente può comunque completare la transazione. Da settembre 2014 abbiamo avviato anche un servizio chiamato Easyfood: pensato per velocizzare e

“Con tempi ridotti di percorrenza, la sfida è innovare i servizi”

Dalla ristorazione collettiva a quella on board, perché siete saliti sulla carrozza di Trenitalia? Da qualche anno in Italia siamo leader nella ristorazione collettiva: fatturiamo circa 600 milioni di euro contro circa 400 del secondo player di mercato. Dai nostri indicatori, tuttavia, abbiamo visto che questo comparto subisce delle flessioni sia a volume sia a valore, quindi abbiamo cercato di individuare nello scenario nazionale quali fossero le attività che potessero coadiuvare e valorizzare le competenze e le capacità di Elior Italia. Nel 2013 è uscita la gara di Trenitalia, per un contratto di sei anni da circa 500 milioni di euro, che prevede la gestione della ristora-

innovazioni che avevano bisogno di un certo periodo per essere impostate e sviluppate. Dopo 4 o 5 mesi, quindi da aprile - maggio 2014, siamo entrati in sintonia con il progetto e da settembre - ottobre siamo a regime, con una customer satisfaction ben superiore al 90 per cento. Quali sono i principali servizi che erogate a bordo? Eroghiamo un servizio di bar bistrot: bar perché proponiamo il classico servizio bar; bistrot perché si può

semplificare le operazioni di acquisto, consiste in un bag molto carino declinato in tre versioni (breakfast, lunch e meal). Sta avendo molto successo, ne vendiamo decine di migliaia al mese. Arrivati a questo ci siamo domandati insieme a Trenitalia che cosa potessimo fare per dare un’evoluzione ulteriore alle Frecce, così abbiamo inaugurato la nuova modalità di organizzazione ed esposizione del prodotto nei bar: abbiamo migliorato la gamma dei panini, ar-

ricchito l’esposizione delle referenze e le possibilità di consumo. In sintesi abbiamo realizzato un bar più commerciale e meno “da treno”. Inoltre, per quanto riguarda il ristorante, abbiamo modificato la logistica del servizio e allargato la gamma dei piatti previsti a menu. Dai riscontri emerge che il pubblico apprezza. Arriviamo quindi al nuovo servizio dedicato all’ETR 1000… Innanzitutto questo treno non prevede la carrozza ristorante tradizionale. Quindi abbiamo organizzato un servizio che preveda la consegna del pasto al posto del passeggero. Per farlo ci siamo avvalsi della collaborazione di Carlo Cracco, che peraltro è già nell’attuale Frecciarossa l’estensore dei menu della carta dei prodotti sulla classe executive. Cracco ha quindi ideato alcuni prodotti ex novo per l’ETR 1000, prevedendo un sandwich molto particolare, gradevole, leggero, soffice, che verrà messo in un bag altrettanto particolare. Sono stati pensati inoltre alcuni piatti tipici della gastronomia italiana. Il tutto con la collaborazione di Trenitalia… Trenitalia ha un processo di selezione estremamente rigoroso e attento: vuole tutta la documentazione, le proposte, le foto, il prodotto; vuole sapere quali saranno i criteri ergonomici, i tempi, le persone dedicate e la loro formazione. Il treno sta progressivamente scalzando l’aereo sulla tratta Roma-Milano, e il nuovo ETR 1000 potrebbe accelerare questo trend. Contate quindi di incrementare le vostre performance? Da un lato notiamo un aumento dell’utilizzo del treno, a scapito dell’aereo e anche dell’automobile. Ma dall’altro, ed è la vera sfida, i treni sempre più veloci impongono un’innovazione sui servizi proposti. A. P.

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r&f Mystery in treno

Thellò, di francese solo il nome C‘ era una volta un treno delle Ferrovie dello Stato che andava da Milano a Nizza. Dalla nebbiosa pianura padana al glamour della Costa Azzurra. Non immaginatevi nulla di che, anzi. Era un Intercity, un vecchissimo e malconcio treno residuo degli anni '60. Puzzolente, sporco, trasudava bruttezza dentro e fuori; i vecchi scompartimenti di una volta, quelli col corridoio e i vani a 6 posti con porticina scorrevole. Non proprio il biglietto da visita migliore per arrivare in uno dei luoghi più chic del pianeta. E infatti, alla Stazione di Nizza, quell'Intercity logoro e malconcio lo riconoscevi da lontano, in mezzo ai treni nuovi e moderni della Francia. Però aveva un gran vantaggio: era un collegamento diretto dall'Italia alla Francia, senza cambi e senza problemi alla frontiera. A un certo punto, però, alcuni anni fa, quel treno fu misteriosamente soppresso. Problemi di autorizzazioni tra le ferrovie dei due Paesi. I treni italiani si fermavano a Ventimiglia, la frontiera. E da lì bisognava passare il confine e salire su un treno francese, se si voleva proseguire. Ora, da pochi mesi è arrivato Thellò, con l'accento sulla O. Un nuovo treno diretto da Milano fino a Marsiglia. Ritorna il vecchio collegamento. Anzi, migliore. Perché arriva addirittura fino a Marsiglia ora, un 150 km più a ovest di Nizza. Retail&food ha provato per voi il nuovo Thellò: abbiamo viaggiato, comprando un regolare biglietto sul sito di Trenitalia: abbiamo viaggiato in 1 Classe, pagando 45 euro all'andata, con un'offerta; e ancor meno, 30 euro, al ritorno. A bordo, dei poster informano che il servizio è partito il 14 dicembre e la presenza del logo di Expo, fa pensare che sia un'iniziativa legata all'evento clou di Milano del 2015. Il nuovo treno Thellò va quindi più lontano del precedente. Ma con la bellezza di 7 ore e 19 minuti: con lo stesso tempo tornate in aereo da New York a Milano. E già qui si intravedono i primi difetti. Prima di salire, la prima inefficienza: i vagoni numerati senza senso (il treno inizia dalla 11 in poi); si fatica a trovare la propria carrozza. Alla fine ci riusciamo. La cosa più eclatante è che il treno è lentissimo: in ogni stazione si ferma 5 minuti. Non se ne capisce il motivo: in alcuni tratti sembra aspetti il treno corrispondente che arriva dall'altra direzione. Strano, perché è una ferrovia a doppio binario. E poi fa tante fermate, troppe. Che senso ha per un treno di lunga percorrenza, che deve fare circa 500 km, fermarsi a Diano Marina, Finale Ligure, o addirittura a Voghera? La città della famosa casalinga! Dove infatti alle 10 di sera, non è salito nessuno e sono scese un paio di

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persone. Il treno poi accumula subito ritardo: 5 minuti che a Ventimiglia diventano misteriosamente 10. A Mentone, 5 km dopo il confine, salgono a 15. Alla fine arriveremo a Nizza con ben 20 minuti di ritardo. E mancano ancora 2 ore a Marsiglia. Il ritardo è destinato ad aumentare ancora prima che si arrivi a destinazione. A bordo gli altoparlanti gracchiano: gli annunci risultano incomprensibili. Pensiamo a un povero turista straniero. I controllori a bordo lo definiscono un treno francese.

Ma in realtà non è altro che un Frecciabianca, ridipinto con il logo di Thellò (una O grande accentata), con i poggiatesta ricamati, sempre con la O. Gli interni e il materiale rotabile (come usa dire nel linguaggio burocratese di Trenitalia) sono identici alle frecce. In 1° classe non c'è nessun servizio aggiuntivo. L'aria condizionata funziona male: si gela. Eppure ci sono 15 gradi fuori. Di Wi-Fi manco a parlarne. Sia mai che nel 2015 si dia un servizio moderno e all'avanguardia al viaggiatore. C'è però, deo gratias, la presa. Almeno si possono caricare cellulari e pc. Alla stazione Ventimiglia degrado e incuria. Appena varcato il confine, un altro mondo. In Francia, chissà perché, si vede la differenza. Gli annunci diventano finalmente chiari dall'altoparlante. E bilingue. Cosa che in Italia no. Eppure è lo stesso treno con cui siamo partiti. Come mai? Al ritorno, treno puntualissimo a Nizza. Pur essendo partito 2 ore prima da Marsiglia. Fa 20 km e appena arriva a Ventimiglia il display lo da con 5 minuti di ritardo. Poi perché deve stare fermo 15 minuti, senza apparente motivo? Ci rifacciamo tutta la processione di fermate. Ma quale Thello’! Alla fine questo sbandierato treno è il vecchio IC di prima, che avevano tolto, abbellitto con le carrozze del Frecciabianca. Quello era un treno da quarto mondo, questo è un po' più carino, ma rimane comunque un viaggio non altezza di un Paese moderno. S. F.



r&f star trek FOOD

Destinazione

CaffèPascucci S

e siete a Seoul e vi viene una irresistibile voglia di un caffè all'italiana, non preoccupatevi, potete entrare in uno dei 400 Caffè Pascucci Shop che si trovano nella capitale coreana e ordinare un espresso, fatto come al vostro bar sotto casa. Dietro quest'insegna che ha conquistato la Corea del Sud c'è una azienda italianissima con una storia che inizia nel 1883 nel Montefeltro pesarese, quando An-

tonio Pascucci, figlio di tessitori, inizia a dedicarsi al commercio import export di beni alimentari, spezie e generi coloniali, tra cui, la sua passione, i caffè crudi. L'attività familiare procede di padre in figlio fino a quando a metà degli anni '70 Alberto Pascucci decide di dedicarsi esclusivamente al caffè espresso, di cui aveva avviato l'attività di torrefazione una quindicina di anni prima. Il marchio di Monte Cerignone, paesino marchigiano in provincia di Pesaro, intanto è diventato un importante player nella vendita di caffè per il circuito Ho.Re.Ca. (Hotel, ristoranti e bar) in Italia con le roccaforti Emilia Romagna e, ovviamente, Marche, mentre all'estero la Caffè Pascucci Torrefazione spa a oggi fa quasi il 50% del proprio giro d'affari. Alla fine degli anni ’90 si decide di lanciare un'esperienza di caffetteria tradizionale come incubatrice di una catena retail di caffetterie a insegna Pascucci e il progetto diventa realtà nel nuovo millennio con l'apertura a Rimini del centro pilota Caffè Pascucci shop, punto di ristoro e vendita monomarca replicabile con un concept che prevede caffetteria e pasticceria in una

ambientazione slow life dal design molto curato. 400 caffetterie: in Corea si beve l'espresso marchigiano Da quell'inaugurazione a oggi, la torrefazione marchigiana è cresciuta molto: una decina di anni fa è stato edificato il nuovo stabilimento a poche centinaia di metri da quello vecchio per sottolineare il radicamento nella Regione e la catena retail delle caffetterie ha raggiunto

CAFFÈ PASCUCCI SHOP in pillole Data di nascita Proprietà Sede Management Settori di business Insegne del Gruppo Retail

1883 per import/export di generi alimentari, tra cui il caffè e anni '50 inizia l'industrializzazione del processo produttivo con la torrefazione. Prima caffetteria Caffè Pascucci shop viene inaugurata nel 2000 a Rimini Famiglia Pascucci: Mario Pascucci, socio di maggioranza al 70% della Caffè Pascucci Torrefazione spa, Alberto Pascucci, fondatore della Torrefazione, il 15%, come Francesca Pascucci Monte Cerignone (PS) Mario Pascucci, presidente; Mario Rossi, export manager; Enrico Angelini, responsabile commerciale Italia; Fabio Andreani, responsabile franchising Produzione e vendita di caffè, Network di caffetterie a gestione diretta e franchising 465 in tutto il mondo (400 in Corea), di cui 22 in Italia 6 insegne gestite direttamente, tutte le altre in franchising Fonte aziendale su bilancio 2009

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l'imponente cifra di 465 negozi in tutto il mondo. La società guidata da Mario Pascucci (presidente dell'azienda e figlio di Alberto, fondatore dell'attuale torrefazione) conta ad oggi 22 caffetterie in Italia (metà nei centri commerciali), di cui 6 gestite direttamente (all'estero solo con partner) con gli altri locali in franchising. Il network è concentrato prevalentemente in Emilia Romagna (una decina di insegne), con una presenza anche in Puglia (Barletta e Brindisi), Veneto (Muggia), Liguria (Genova dentro una libreria Feltirnelli), Marche (Gabicce), Lazio (Roma) e Lombardia (Campione, Orio al Serio, Mapello), nel cui capoluogo, Milano, è stato aperto recentemente in vista dell'EXPO il flagship store di due piani a Milano, zona San Babila. Ma è l'export, sia di caffè sia delle insegne Caffè Pascucci, il vero fiore all'occhiello della società marchigiana: in Corea del Sud grazie all'accordo di master franchising con SPC, multinazionale asiatica che in Corea è franchisee di un colosso come Dunkin' Donuts, ci


sono 400 negozi, concentrati prevalentemente nella capitale e nel sud a Busan. Oltre alla Corea Pascucci sta crescendo in Asia, anche grazie ad accordi di master franchising (nel 2013 nuovi deal per Giappone, Filippine e Turchia): Arabia Saudita (3 Riyadh), Filippine, India (5 Bangalore e 1 a Mysore), Male-

sia, Cina (2 a Pechino, ma in grande crescita) e Giappone (2 a Osaka e 1 a Kyoto), ad esempio. In tutto possiamo trovare caffetterie a insegna Pascucci in 22 Paesi, tra cui una buona presenza in Egitto (5 negozi al Cairo), Turchia (3 a Istanbul), Albania (2 Tirana), Malta (2) e Austra (2 a Vienna). Senza contare

intervista

Si beve più caffè in Asia? Dopo la Corea, Pascucci alla conquista della Cina Fabio Andreani, responsabile franchising Caffè Pascucci Come si è chiuso il 2014 per Pascucci e come sta andando il 2015? Il 2014 si è chiuso in positivo (+7-8% sul 2013). Un risultato riteniamo molto positivo per il contesto economico in cui ci muoviamo. Il 2015 ci sta dando ulteriori soddisfazioni e, oltre all’apertura di un flagship store Pascucci nel centro di Milano (alle porte dell’Expo), ha già visto due aperture a Pechino e altrettante sono previste entro la fine di aprile. Il mercato cinese è quello che a oggi ha il maggior potenziale di sviluppo per la catena di franchising Pascucci. Quali sono le aree su cui puntate maggiormente per la crescita della vostra rete di caffetterie? Le aree asiatiche sembrano quelle che al momento potranno crescere maggiormente. Non è puramente una questione di possibilità economiche degli investitori locali. Il caffè sta entrando ogni giorno di più a far parte della cultura delle popolazioni asiatiche, andando a insidiare l’egemonia del tè che da sempre ha contraddistinto le abitudini orientali. Per queste e altre ragioni riteniamo che ci siano tutti i presupposti per replicare quanto è stato fatto in Corea del Sud dai nostri partner locali. A oggi, infatti, si contano 400 Caffe Pascucci Shop nelle sole zone di Seoul e di Busan, e il marchio Pascucci si divide il mercato, testa a testa, con gli altri marchi di caffè internazionali.

per il travel retail i caffè negli aeroporti di Riga (Lettonia) e San Paolo (Brasile), mentre non potevano mancare un Caffè Pascucci a Mosca, Kuala Lumpur, Bucarest e Hong Kong. Vanno poi segnalati per la singolarità della location le caffetterie di Esch-sur-Alzette (Lussemburgo), Nicosia (Cipro) e, soprattutto, Nuuk (Groenlandia). Su il fatturato grazie all'export: il futuro è l'Asia E che l'azienda di Mario Pascucci vada benone (socio di maggioranza con il 70% del pacchetto azionario della Caffè Pascucci Torrefazione spa, mentre al resto della famiglia, compreso il papà Alberto, rimane il 30%) lo si legge anche dai numeri: nel 2010 il fatturato in Italia della società marchigiana (ex sponsor dello sfortunato pilota Marco Simoncelli) era del 64%, nel 2013, ultimi dati da bilancio disponibili, i Pascucci facevano il 45%, percentuale in netta crescita a detta degli stessi manager (con Germania, Croazia, Albania, Corea del Sud e India sugli scudi). Ed è per questo che se si va a vedere i progetti di nuove aperture, le inaugurazioni previste a breve sono 2 in Cina, una in Malesia e una solo nel mercato domestico, a testimonianza che il territorio asiatico è quello più goloso con una previsione di un centinaio di nuove insegne in una decina d'anni. E se il futuro è sempre più l'Asia e soprattutto l'Ex Celeste Impero, dove si spera di rivivere i fasti dell'esperienza coreana, non vanno sottovalutate le potenzialità del mercato in-

diano dove il marchio marchigiano è entrato grazie a un altro colosso del master franchisee food & beverage come Madhura Group. Intanto la società di Mario Pascucci (un centinaio di dipendenti di cui la metà nei caffè a gestione diretta), affiancato nella plancia di comando da Mario Rossi, export manager, Enrico Angelini, responsabile commerciale Italia, e Fabio Andreani, responsabile franchising, continua ad andare benone: il 2013 (ultimo bilancio disponibile) ha chiuso con 15,5 milioni di euro di giro d'affari (+14% sul 2012, mentre per il 2014 si prevede un +7/8%) che vuol dire avere raddoppiato il fatturato negli ultimi 7 anni, chiudendo sempre in attivo (209mila euro nel 2013 sui 68mila circa del 2012) con una differenza tra ricavi e costi della produzione vicino al milione per il 2013 (+280mila sull'anno prima) e un margine EBITDA del 45%. E non stupisce in questo contesto di espansione (dai Pascucci shop al Pascucci Bio, prima miscela di caffè bio per bar) che quest'inverno sia apparsa la notizia che la società marchigiana sta valutando l'ipotesi di aprirsi all'ingresso di fondi di private equity (20/30%): nonostante la formula leggera del franchising per l'export, possono servire nuovi importanti investimenti per le nuove acquisizioni, anche per competere su un mercato immenso e altamente conteso, dove oltre l'inventiva e la qualità servono anche le spalle grosse e una buona dose di liquidità. David Montorsi

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r&f Brand analysis

Camicissima obiettivo mille negozi entro L

a storia di Fenicia SpA, azienda a cui fa capo il marchio Camicissima, comincia nel 1931 per iniziativa di Giovanni Candido che, già impiegato presso un grossista locale di tessuti, decide di avviare un piccolo laboratorio specializzato nella confezione di camicie su misura da uomo a marchio CC, acronimo di Confezioni Candido. Alla fine degli anni ’90, sotto la guida alternata dei nipoti del fondatore, Fabio Candido (Presidente e Sergio Candido Amministratore Delegato), Fenicia diversifica nel retail lanciando nel 2001 il marchio Feni Uomo e, nel 2004, l’ormai noto brand Camicissima. Alla fine del 2009, con una prima apertura a New York avvia la propria politica di espansione internazionale. Con un fatturato di circa 45 milioni di euro nel 2014, oggi il marchio Camicissima può contare su un numero complessivo di oltre 200 store a livello mondiale e punta a raggiungere entro i prossimi 5 anni i mille punti vendita monomarca e una divisione del fatturato in pareggio fra mercato domestico ed export. Con il presidente Fabio Candido abbiamo parlato di Camicissima e delle strategie che hanno portato il brand all'attuale successo.

Quali sono le caratteristiche più importanti dei vostri format di punto vendita (metratura, assortimento, esposizione dei prodotti, ecc)? Il nuovo concept, studiato nel 2012 dall’architetto Rossini per allineare gli store

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Camicissima a un target di clientela sempre più sofisticata e internazionale, è stato pensato come un grande armadio di casa. L’obiettivo è di far sentire il cliente a proprio agio in un ambiente semplice e luminoso ma nello stesso tempo elegante e di gusto riconoscibilmente italiano. Le grandi vetrine d'ingresso con portali in legno bianco e le persiane a tutta altezza che le incorniciano internamente ribadiscono il concetto della casa, di cui le vetrine sono le finestre. I materiali utilizzati sono quelli tipici di un’abitazione: parquet scuro posato in maniera classica e boiserie in legno laccato bianco con finiture e modanature rivisitate in chiave moderna. A caratterizzare la struttura espositiva è inoltre la grande cura per i dettagli. In particolare, risaltano le maniglie in cuoio naturale dei cassetti, gli spazi espositivi retroilluminati e l’illuminazione diffusa che alle gole luminose con led a tono caldo di nuova generazione, ecologicamente corrette in quanto a basso

Town Center At Cobb - Atlanta consumo energetico, affiancano elementi contemporaneamente funzionali e decorativi quali le appliques posizionate su specchi e i grandi lampadari in legno bianco che fanno da cornice all’ambiente. Altro elemento distintivo è la presenza importante e volutamente ripetitiva di grandi macchine da cucire, realizzate in chiave scultorea in materiale cerami-

co bianco e posizionate sopra le boiserie che espongono le camicie, a testimonianza del valore dato all’artigianalità dall’azienda e della sua storicità. Declinate il format in base al canale (centri commerciali, outlet, aeroporti, stazioni ferroviarie, high street)? Il concept è sempre lo stesso per dare maggiore coerenza al messaggio trasmesso dal brand a livello globale. Ovviamente viene poi adattato alla realtà di ogni singola location ma si tratta di

Il brand in pillole

Fabio Candido

Anno di nascita Proprietà Core business Headquarter Giro d’affari Paesi di sviluppo Canali di sviluppo Punti vendita

2004 Fenicia SpA Total look uomo Piazza Cavour 3 - Milano 45 milioni € nel 2014 Italia Centri commerciali, aereoporti, outlet e high street in Italia e nel mondo 200 Fonte aziendale


5 anni messe a punto che non condizionano l’effetto complessivo che trasmettiamo al nostro cliente. Cambiano i vostri format se la gestione del negozio è diretta o in franchising? Assolutamente no per la stessa ragione spiegata sopra. Preferite sviluppare la vostra rete con pdv diretti o in franchising? Secondo quali logiche vi orientate per gli uni o per gli altri? In Italia abbiamo privilegiato le aperture dirette. Nello sviluppo internazionale, invece, ci muoviamo in modo diverso in funzione del Paese. In mercati molto lontani da noi non solo geograficamente ma come cultura, è più efficace entrare attraverso partnership con player interni di grande prestigio. Questa scelta, ad esempio, è stata fino ad ora vincente in Giappone, Cina e Stati Uniti (Paese quest’ultimo, dove abbiamo anche flagship store diretti).

New York City

Quali tecnologie (sistemi di pagamento contactless, illuminazione a Led, sistemi di videosorveglianza, wi-fi, digital mirror, ecc) inserite nei vostri punti vendita? Tutti i nostri punti vendita sono monitorati attraverso un sistema di gestione proprietario, lo Shop Control System, che ci consente in ogni momento di monitorare i negozi sia per quanto riguarda gli accessi sia per gli acquisti. Questa costante informazione, ci consente di intervenire con rapidità ed efficacia ogni qual volta un punto vendita dovesse registrare delle problematiche. Come è cambiata negli anni la vostra strategia di sviluppo? Dal 2004 ad oggi in Camicissima i cambiamenti sono stati molti ma, certamente a livello strategico, il passaggio più importante da ricordare è da registrare a fine 2009 quando con la prima apertura su New York abbiamo iniziato il processo di internazionalizzazione del marchio. In termini di offerta, d’altronde, si è passati da un mono prodotto, la camicia classica, a un vero e proprio concetto di total look. Oggi le collezioni pur mantenendo un forte focus sulla camiceria, che rimane certamente il core business del brand, comprendono un’ampia scelta di pantaloni casual sia taglio

Piazza San Babila - Milano chino sia cinque tasche, maglieria, capispalla e accessori quali cravatte, gemelli, sciarpe e pochette. Nell’ambito della camiceria, inoltre, a uno stile più classico, declinato in una gamma quasi infinita di vestibilità (regular, slim ed extra slim), si è affiancata una proposta più creativa e modaiola, con la linea Camicissima Trendy e un prodotto unico per la sua comodità di utilizzo quale la Non Iron, camicia in 100% cotone che non necessita di essere stirata. Quali sono le ultime e le prossime aperture? Abbiamo un piano di aperture molto rilevante. Per darle un’idea, solo negli Stati Uniti prevediamo di raggiungere i 176 punti vendita entro il 2018, e in Cina, secondo l’accordo firmato il 28 aprile 2014 con il gruppo cinese Zhejiang Baoxiniao Garment Co. Ltd, abbiamo definito di aprire 440 punti vendita entro la fine del dicembre 2019. Il nostro obiettivo è di raggiungere i mille monomarca nel mondo.

Disponete di un canale e-commerce? Come approcciate le vendite online e con quali riscontri? Come si affiancano tali strategie con il più classico brick & mortar? Il nostro sito e-commerce è stato rinnovato lo scorso novembre. L’esperienza del cliente, al centro del progetto di rinnovamento del canale online, parte oggi dal prodotto per garantire al consumatore un processo di acquisto migliorato e impeccabile in tutte le sue fasi. Il sito istituzionale, perfettamente integrato con l’e-commerce, presenta alcune importanti novità come la funzione store locator per consentire all’utente di trovare con facilità il negozio più vicino, le schede di approfondimento sui negozi rappresentativi del brand nel mondo e una sezione dedicata alla storia dell'azienda e all'evoluzione dell'insegna per permettere al consumatore di entrare in contatto e conoscere a fondo la realtà di Camicissima. Per quanto riguarda le più importanti novità presenti all’interno dell’e-commerce, online su piattaforma Zerogrey, per la prima volta le collezioni Camicissima sono interamente disponibili su web, con arrivi allineati agli store di tutto il mondo. Il nuovo sito consente un utilizzo dedicato da smarthphone e tablet, mentre il lancio di applicazioni ad hoc è previsto a breve. S.M.

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r&f

Dossier shopping mall long life

Parco Leonardo, all in one Compreso in un progetto mixed-use da 160 ettari sito nel Comune di Fiumicino, il centro commerciale Leonardo vanta 63mila mq di Gla, con circa 200 negozi. Di fianco al mall, il Palazzo del Divertimento ospita Timecity e un UCI da 24 sale. Presto inizieranno i lavori per completare il 40% delle cubature disponibili

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na nuova e moderna centralità urbana a pochi chilometri da Roma, nelle adiacenze dell’aeroporto internazionale di Fiumicino, che riunisce in un’unica location migliaia di appartamenti, uffici e un’ampia offerta commerciale e di intrattenimento. Il tutto inserito all’interno di un’area pedonale, che si struttura attraverso il cosiddetto Sistema delle Piazze. Per il Dossier Shopping mall di maggio abbiamo individuato Parco Leonardo, opera “nata” nel 1989 con l’acquisto dei terreni da parte del Gruppo Leonardo Caltagirone; terreni che allora erano destinati dal Comune di

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Roma, poi entrati a far parte del neo costituito Comune di Fiumicino, a uno sviluppo industriale. L’inaugurazione della parte commerciale risale a quasi dieci anni fa, al 9 novembre del 2005. Il progetto, per la sua ampiezza, circa 160 ettari, e per la sua vicinanza sia al Grande Raccordo Anulare sia allo scalo aeroportuale, oltre che all’asse autostradale e alla strada consolare che li collegano, ha richiesto circa 10 anni di maturazione prima di portare alla posa della prima pietra nel 2001 (questa data corrisponde al primo edificio del complesso residenziale Pleiadi, mentre per lo shopping mall l’inizio dei lavori è avvenuto un

paio di anni più tardi). Il lungo periodo di gestazione è stato necessario per completare l’iter burocratico, che comprende il cambio di destinazione d’uso dell’area, le licenze commerciali e i permessi edilizi, ma soprattutto la progettazione economica, produttiva, viabilistica e strutturale del maxi intervento immobiliare. La stesura del masterplan è stata affidata all’architetto catalano Ricardo Bofill. Gruppo Leonardo Caltagirone, come ci ha confermato Edoardo Caltagirone in un incontro avvenuto lo scorso 30 marzo presso la sede dell’azienda immobiliare, stima in 4 miliardi di euro il valore complessivo

dell’opera una volta che questa sarà portata a termine. Al momento, infatti, su un totale di circa 770mila mq da sviluppare è stato completato circa il 60-65% della cubatura disponibile. In sintesi, quanto realizzato corrisponde a circa 3mila appartamenti, una galleria commerciale da 102mila mq di superficie coperta (circa 63mila mq di Gla), il Palazzo del Divertimento da 33mila mq di superficie coperta e spazi direzionali per circa 25mila mq; e ancora, la stazione ferroviaria sulla linea FR1 Fiumicino Aeroporto - Fara Sabina, lo svincolo che collega l’Autostrada Roma Fiumicino con il sistema viario di


PROPRIETÀ GESTIONE COMMERCIALIZZAZIONE LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA DATA DI APERTURA GLA LIVELLI COMMERCIALI NUMERO DI MEDIE SUPERFICI NUMERO DI PICCOLE SUPERFICI UNITÀ DI RISTORAZIONE ÀNCORA ALIMENTARE NUMERO TOTALE PUNTI VENDITA POSTI AUTO FORZA LAVORO

GRUPPO LEONARDO CALTAGIRONE CBRE CBRE EXTRAURBANA REGIONAL DOMINANT CENTRE 9 NOVEMBRE 2005 95.396 (63.000 MALL, 32.396 CINEMA & ENTERTAINMENT) 2 30 156 24 AUCHAN 205 5.000 (DI CUI 3.000 COPERTI) 1380

© Edifis Intelligence

Il progetto in pillole

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Dossier shopping mall long life Parco Leonardo e un parcheggio da 5mila posti, di cui 3mila coperti, oltre a scuole, parchi, servizi e piazze pedonali. La successiva fase prevede altre zone di commercio organizzato, da sviluppare anche attraverso big box, un office park di circa 108mila mq, due hotel di alto livello, appartamenti e ulteriori opere di urbanizzazione correlate ai vari comparti. In particolare, sul segmento dedicato al retail si sta sondando il mercato per individuare le soluzioni più idonee anche rispetto all’area competitiva: oltre all’opportunità, già menzionata, di costruire dei big box, la Proprietà non esclude la realizzazione di un outlet. «Di sicuro ci sono licenze commerciali per realizzare altre decine di migliaia di metri quadrati», ha sottolineato Edoardo Caltagirone. Guardando ai flussi di Parco Leonardo, il mall e il Palazzo del Divertimento accolgono complessivamente circa 10 milioni di visitatori l’anno. Questi dati poggiano su un bacino stimato in 528mila residenti nell’isocrona dei 15 minuti con traffico intermedio, che superano 1,4 milioni allungando i tempi di percorrenza sino a un massimo di 35 minuti (fonte aziendale). «A questo si aggiunge

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una percentuale del 10-12% di visitatori che si dirige a Parco Leonardo in treno, alimentando una componente turistica che gravita intorno all’aeroporto (distante solo una fermata in treno o circa 5 km su strada) e il porto di Civitavecchia, punto di attracco delle navi da crociera. In en-

tegory killer come Decathlon e Leroy Merlin, mentre allargando l’area di attrazione si annovera il centro commerciale Euroma2. Edoardo Caltagirone ci ha inoltre confermato che il Gruppo immobiliare è attivo su altri progetti, valutando sia nuovi sviluppi sia possibili acquisizioni, e in particolare

trambi i casi Gruppo Leonardo Caltagirone porta avanti una comunicazione pubblicitaria mirata», ha proseguito l’imprenditore. Nel bacino di prossimità il competitor di riferimento è il Da Vinci Market Central, che, seppur abbia caratteristiche diverse, ospita un’alimentare Conad e alcune insegne ca-

ci ha anticipato che ci sono due iniziative, dislocate non a Roma bensì in due punti distinti del Paese, che potrebbero presto arrivare a un esito positivo. Questo perché, ha proseguito l’imprenditore, si nota un certa ripresa del mercato che apre nuovi orizzonti per il futuro.

L’anima retail Parco Leonardo, nella sua anima retail, vede un rapporto consolidato tra Gruppo Leonardo Caltagirone e CBRE, la quale sin dal taglio del nastro cura la gestione, la commercializzazione e la ricommercializzazione del mall. Come accennato lo shopping centre vanta una Gla di circa 63mila mq, che si traducono in un tenant mix di oltre 200 negozi. L’ipermercato, forte di un contratto di 20 anni, porta l’insegna Auchan: l'unita è stata oggetto di un recente restyling che ne ha valorizzato ulteriormente lo spazio. Rispetto al mall, che vede orari di apertura compresi tra le 10 e le 22, l’Auchan apre al pubblico alle 8,30 sfruttando un nuovo ingresso dedicato. Il centro commerciale Leonardo si distribuisce su due livelli, che ospitano un sistema di gallerie speculari su cui si affacciano quattro piazze, in ognuna della quali è presente un’offerta di ristorazione veloce (nella maggior parte dei casi) o con servizio al tavolo.


Anche gli ingressi sono quattro, a cui si somma il cosiddetto Tunnel Cinema. Tra i brand del fashion più importanti segnaliamo Zara, Bershka, Pull&Bear, H&M, Swarovski, Bata, Timberland, Oviesse, Cal-

vin Klein Jeans, Scarpe&Scarpe, Jack&Jones e Tata Italia, mentre le aperture che hanno contraddistinto gli ultimi 12 mesi vedono protagonisti Melluso, Nau!, Boxeur Des Rues (l'essenza del marchio è la fusione

del concetto "streetwear" e "sportswear"), Equivalenza (brand spagnolo di profumeria a prezzi accessibili), Tiger, Vans e, in prossima apertura rispetto alla nostra visita, Azzurra Sport: marchio di abbigliamento sportivo, dal posizionamento elevato, che è stato inserito accorpando tre unità commerciali. Quest’ultimo caso è indice di un trend già in atto, che predilige la valorizza-

zione dei brand mettendo a loro disposizione delle unità più grandi, con l’obiettivo ulteriore di alzare il posizionamento del tenat mix. Ulteriori particolarità, H&M vanta un doppio ingresso e collega due parti della galleria, mentre sia Oviesse sia Saturn si distribuiscono su due livelli e dispongono di collegamenti interni. Moby Dick, operatore di pet food in espansione, oltre che per le performance di vendita positive si caratterizza per un locale di ampie dimensioni dove include particolari vasche e/o gabbie con all’interno degli animali non comuni che attraggono la curiosità di grandi e piccini. Ovviamente non tutti si possono acquistare. All’esterno del centro commerciale, nelle piazze adiacenti, operano altri marchi, tra cui segnaliamo quello di Gruppo Clark che ha aperto sia un negozio tradizionale sia uno store outlet. Food & Entertainmet a braccetto Complementare alla proposta food presente nel parco esterno, dove spiccano Rossopomodoro, Old Wild West e Kaiten Sushi, l’offerta di ristorazione all’interno del centro commerciale Leonardo vede sia la presenza al primo piano di un’area dedicata sia una diffusione capillare di locali in tutte le piazze del mall, su entrambi i livelli. Questo

servizio, che di fatto prosegue anche dopo l’orario ufficiale di chiusura del centro, si avvantaggia della presenza del cinema UCI, che serve sia per la prima sia per la seconda serata. Seppur non sia caratterizzata da sedute comuni, ma da zone pertinenziali a usufrutto gratuito, la food court è un luogo di attrazione di primaria importanza e annovera catene quali W.O.K., Burger King, Sfizi & Gusto, Pan’s&Co e Pizza House, mentre dislocati nelle varie piazze ci sono i locali Da Giovanni, Piadina 4U, Caffè Pascucci (che gestisce anche un chiosco davanti all’ipermercato) e McDonald’s. Quest’ultimo, che in secondo momento ha aperto anche un McCafé in un’unità a fianco, si trova in un’area diametralmente opposta a quella del competitor Burger King. Parallelamente alla già citata offerta retail e food, un’altra anima di Parco Leonardo è dunque l’intrattenimento: oltre ai numerosi eventi che vengono organizzati sia all’interno che soprattutto all’esterno del mall, alcuni dei quali in collaborazione con il Comune di Fiumicino, il Palazzo del Divertimento si propone come un’attrazione a 360 gradi per adulti e piccini, in grado di allargare il bacino di utenza e di allungare il tempo di permanenza dei visitatori. A partire da UCI Cinemas, che conta ben 24 sale in cui sono proiettate pellicole anche in lingua originale. Proprio in questa location si tengono le prime cinematografiche di numerosi film, con tanto di red carpet e la partecipazione del cast che viene ospitato per shooting fotografici e incontri con il pubblico. Questi hanno luogo prima nel centro commerciale, dentro a un box dedicato e attrezzato, e poi nel multisala. Al piano terreno del Palazzo del Divertimento opera Timecity: qui si trovano un bingo, il bowling, la sala poker, il casinò e la sala biliardo. Ma non è tutto: per i genitori che volessero far divertire i propri figli in un luogo custodito è disponibile all’interno del mall un baby parking. La sicurezza dei visitatori e dei residenti, infine, è garantita da un servizio di security e da un presidio di pronto intervento, dotato di autoambulanza. A. P.

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r&f Report: a Istanbul con Confimprese e ICE Il processo proposto da Confimprese per l’internazionalizzazione e quindi per lo sviluppo di punti vendita all’estero - di cui r&f è stato partner fin dai primi passi - si è arricchito di una nuova tappa, la missione per i soci svoltasi a Istanbul a metà marzo, alla scoperta di centri commerciali e opportunità per i retailer. Alla missione è stata invitata anche la nostra rivista

Istinye Park

Il retail in Turchia è una cosa seria I

STANBUL - La città più importante della Turchia non è la capitale Ankara (circa 5 milioni di abitanti) ma la ben più celebre Istanbul, una megalopoli che ospita ufficialmente 14 milioni di abitanti anche se più fonti affermano che in città risiedano tra i 18 e i 20 milioni di persone, un quarto della popolazione dell’intero Paese. Istanbul, già come Costantinopoli e ancor prima come Bisanzio è sempre stato un luogo deputato agli incontri e agli scambi. Civiltà, culture, persone, merci. Una vocazione e una missione durate millenni, che non si sono esaurite nemmeno ai giorni nostri. Una città che pur mantenendo una forte identità storica, anche grazie ai suoi strepitosi monumenti ottiEataly al Zorlu Center

Zorlu Center

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mamente conservati, cambia faccia molto rapidamente e senza interruzione, in funzione della sua recente esplosione demografica – solo 2,7 milioni gli abitanti nel 1980 – e dell’ampliamento dei propri confini che dalla parte europea si è esteso anche a quella asiatica, per una superficie totale di più di 5.300 km2 (fonte wikipedia). Dal celebre Gran Bazar che oggi altro non è che una suggestiva attrazione turistica, i commerci hanno preso canali via via più moderni fino a rendere Istanbul una delle città con maggiore densità di centri commerciali. Ce ne sono decine e decine, di ogni dimensione e livello. Per questo Confimprese con il supporto dell’Agenzia ICE ha organizzato una missione – guidata da Francesco Montuolo vice presidente esecutivo di Confimprese – rivolta ai propri associati per consentire loro di toccare con mano gli spazi del retail organizzato di Istanbul ma anche per svolgere incontri con associazioni e istituzioni presenti in loco, oltre che con possibili partner per avviare business a cavallo del Bosforo, tra Europa e Asia.


Istinye Park

vede la presenza di tutti i grandi brand internazionali – compresi i tanti che non si sono ancora affacciati nelle gallerie dei nostri mall – in ragione di vari fattori: trend economici positivi, mercato ampio e giovane, forti relazioni economiche

Istinye Park Kanyon

L’agenda della missione Nei due giorni di missione è stato così possibile visitare tre centri commerciali di primaria importanza, Zorlu Center, Kanyon e İstinye Park, e due tra le strade commerciali più importanti della città, İstiklal Caddesi nel lato europeo e l’infinita Bağdat Caddesi, che con i suoi 6 chilometri circa di enormi marciapiedi e attività commerciali è una shopping street davvero impressionante, paragonabile per tenore e livello dei brand alle grandi strade commerciali europee o americane. Ma è stato anche possibile partecipare a un meeting rivolto agli imprenditori italiani presso il Consolato Generale d’Italia ospitato dal bellissimo Palazzo Venezia, e presso la sede della Camera di Commercio Italiana in Turchia. Interessante e utile anche l’incontro con Tashin Özlenir, presidente di TMd Registered Trademark Association, che non ha lesinato avvertimenti sulla necessità di tutelare i propri marchi nel momento in cui si approccia il mercato turco. Esiste un “mercato parallelo” che prospera su marchi altrui

rientale come meta prediletta per weekend e vacanze. Il clima (decisamente più mite di quello rovente delle estati del Golfo Persico), il Paese a tradizione musulmana, e un’ampia gamma di servizi dedicati alla clientela top, attraggono ogni anno frotte di turisti alto-spendenti che fanno la fortuna di decine di hotel e boutique del lusso, tra cui quelle ubicate nei migliori centri commerciali, come Zorlu Center e, soprattutto, İstinyePark.

e che sfrutta ogni piega per fare business “in nome di altri”. Istanbul capitale del lusso La città, con i suoi centri commerciali,

e diplomatiche con Stati Uniti ed Europa. Ma non solo, la Turchia sta investendo molto in infrastrutture, comprese quelle a sostegno del traffico aereo. A Istanbul si progetta di costruire uno degli aeroporti più grandi al mondo, ma già oggi l’hub del Bosforo, supportato da una compagnia forte come Turkish Airways, consente un incoming importante con punte di assoluta esclusività. Istanbul viene scelta da numerosissimi turisti di origine araba, emiratina e medio-

Conclusioni Se Istanbul e la Turchia rappresentano certamente mercati in crescita e promettenti anche per il futuro, non è certamente tutto oro quello che luccica per i retailer italiani intenzionati a espandersi in Turchia. La forte competizione già oggi presente, l’oscillazione della valuta, le regole stringenti su importazione e dazi e una situazione politica molto complicata – a giugno si terranno importanti elezioni politiche – suggeriscono di approcciare questo grande mercato con la massima attenzione e preparazione. A. A.

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r&f Report ICSC Retail Connections

Tornare a contare per attrarre grandi brand L

ONDRA - L’Italia c’è! Si potrebbe sintetizzare così l’edizione 2015 dell’evento organizzato dall’International Council of Shopping Centers (ICSC), associazione internazionale che riunisce decine di associazioni nazionali tra cui l’italiana CNCC. E proprio quest’ultima ha voluto marcare la propria presenza a Londra, negli spazi suggestivi del Business Design Center, a partire da quest’anno (vedi pp. 22-24, r&f aprile 2015). Nell’Italian Pavillon, lo spazio collettivo organizzato dal CNCC e fortemente voluto dal suo presidente Massimo Moretti, erano presenti desk con rappresentanti di Cogest Retail, IGD SiiQ e Studio Conte per quanto riguarda la commercializzazione e la gestione di centri commerciali, Promos per il canale outlet e Microlog che invece fornisce tecnologia per il retail. Per quanto abbiamo raccolto e osservato, l’evento è stato soddisfacente per tutti i partecipanti. E nelle intenzioni di Moretti ci sarebbe una presenza ancora più ampia e partecipata per le prossime edizioni di Retail Connections. Infatti nel portfolio di eventi ICSC, Retail Connections svolge una funzione significativa: mettere in contatto società di gestione di centri commerciali – presenti con piccoli stand – con brand internazionali interessati ad aprire nuovi negozi e sviluppare internazionalmente le reti di punti vendita. L’evento si svolge durante una sola giornata, è snello, rapido e relativa-

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mente semplice da gestire per le aziende, anche in termine di costi. Una sorta di piccolo Mapic, non con le stesse ambizioni, ma con il plus di essere a Londra, indiscussa capitale europea del retail. E quindi “già che ci siamo andiamo a visitare qualche centro e qualche store”, questo uno dei mantra ripetuti da tanti partecipanti alla giornata ICSC. Altra parola chiave dell’edizione 2015 è Primark, brand irlandese dell’ultrafast e ultra-cheap fashion, dato ormai per prossimo entrante in Italia, proprio a partire dal ca-

nale dei centri commerciali. Ma le pretese di Primark per aprire store non sono da poco: 6-7mila mq, accessi dedicati per la logistica, ‘incentivi econo-

mici’ da far tremare le vene e i polsi. Certo il brand è un’ancora fortissima da affiancare a food ed entertainment. E il tema delle migliaia di metri quadri che si stanno liberando per la contrazione della superficie degli ipermercati rende impellente gli avvicendamenti. Ma la paura di far sballare i conti è forte in diversi gestori. E quindi la sfi-

consulenza è oggi impegnato con Arabian Centres, la più importante realtà di centri commerciali dell’Arabia Saudita. In conclusione, da osservatori esterni, non possiamo che rilevare l’efficacia dell’evento londinese, pur senza mitizzarne la portata e le possibili conseguenze favorevoli. La presenza italiana al Retail Connections è un segnale offerto ai grandi retailer internazionali presenti a Londra.

da Primark, benché avvincente, è ancora tutta da giocare. Tra i tanti incontri avuti tra le volte luminose del Business Design Center, per citarne alcuni, come quello con Valeria Di Nisio, group leasing director di Eurocommercial, e il ritrovato Luc Lescault, che dopo una significativa esperienza nel marketing di Gallerie Auchan e un periodo nella

Le gallerie commerciali italiane hanno bisogno di grandi brand che non hanno ancora debuttato nel Belpaese, causa crisi economica e difficoltà normativo/burocratiche. Ma rimanere ai margini, se non esterni, alle scelte dei top brand è troppo penalizzante per i nostri mall. Ben venga quindi la direzione internazionale impressa al CNCC dalla presidenza Moretti, augurandosi che questo sia solo il primo passo. A. A.



r&f Analisi mercato

La scarpa italiana esalta il Made in Italy Il forte know how e la qualità del prodotto hanno permesso alle aziende (non tutte) di resistere alle difficoltà di un momento storico segnato non solo da una crisi che ha colpito duramente, e che ha penalizzato l'Europa su tutti, ma anche da situazioni geopolitiche difficili

I

l settore calzaturiero in Italia impiega oltre 76mila addetti diretti in circa 5mila aziende. Sono numeri importanti, che portano a un fatturato complessivo che sfiora 7,5 miliardi di euro (fonte studi Assocalzaturifici). Ed è scontato, quindi, affermare l'importanza di questa “costola” della moda, che all'interno è a sua volta suddivisa in vari livelli, capaci di penetrare gran parte del mercato mondiale, con tutte le difficoltà del caso. «I dati preconsuntivi – afferma, infatti, il presidente di Assocalzaturifici Cleto Sagripanti purtroppo danno la conferma di quanto avevamo annunciato in dicembre: la produzione è tornata sotto la soglia critica delle 200 milioni di paia, addirittura poco sotto il livello del 2009. In questo senso possiamo parlare di un triple-dip, dopo il picco negativo del 2012. Eppure non è questo il dato più negativo che ci preoccupa prosegue Sagripanti - La verità è che

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Cleto Sagripanti oggi questo triple-dip potrebbe configurarsi come l’inizio di un nuovo ciclo sfavorevole, se alcuni shock negativi si dovessero materializzare con forza. Non possiamo infatti che guardare con apprensione a quanto sta succedendo in Ucraina, perché in caso di guerra lo scenario economico non potrebbe che peggiorare».

L’Ufficio studi di Assocalzaturifici spiega che lo scenario, rispetto al 2013, è caratterizzato oggi da elementi di continuità e da cambiamenti significativi. Da un lato persistono segnali di perdurante difficoltà sul fronte interno, dove gli acquisti delle famiglie hanno subìto un’ulteriore contrazione; dall’altro le esportazioni non sono riuscite a compensarne le perdite: bene alcuni Paesi, ma le forti tensioni politiche tra Russia e Ucraina hanno influito sui mercati della comunità degli Stati indipendenti, deprimendo i risultati delle vendite nei Paesi Extra-UE che da anni ormai sostengono le buone performance del settore. Il paradosso è, però, questo: le esportazioni hanno raggiunto l’ennesimo livello record. La stima di preconsuntivo per l’intero anno indica una crescita in valore attorno al 3% (a 8,3 miliardi di euro), livello mai raggiunto pur a fronte di una contrazione dei volumi dell’1,4% per un totale di 216,7

milioni di paia. Le aziende, quindi, hanno compiuto un piccolo miracolo perché, a fronte di questi shock esterni, sono riuscite non soltanto a contenere i danni sui mercati esteri, ma addirittura a far registrare un nuovo record di vendite in valore. Di fatto ci sono gli oltre 4,2 miliardi di euro di saldo commerciale attivo. Sul mercato interno tuttavia i dati dei consumi confermano lo sprofondamento in una situazione di severa crisi che, prima ancora che economica, è di sfiducia sul futuro. Secondo il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca, gli acquisti delle famiglie risultano in calo del 2,9% in quantità e addirittura del 7,2% in spesa, con prezzi medi in ribasso del 4,4%. Nessuna inversione di rotta, dunque, dopo la frenata già subita nel 2013 (-6% in volume e -5,8% in spesa) e dovuta a una riduzione del numero di paia acquistate, ma soprattutto a una consistente contrazione dei prezzi medi generata da un cre-


P.V. 70 43 35 27 16 14 13 12 10 7 7 6 6 6 5 5 4 4 4 4 4 4 4 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2

Totale punti vendita "SHOES" 282 su complessivi 9.314 (3%) - Esclusi marchi di calzature sportive tecniche.

Fonte: WR Consulting

Insegna Geox Bata Primadonna Scarpe & Scarpe Cinti Tata Italia Deichmann Pittarosso Nerogiardini Pittarello Primigi Via Maestra Clarks Docksteps Promenade Tendenze Melluso De Fonseca Merrell Bagatt Il Laccio Tege Novità Contigo Geox Kids Scarpamondo Cafè Noir Igi & Co. Valery Shoes Aldo Kickers Walk Safari Axa Shoes I Calzaiuoli d’Italia Frau Due Passi Luisa Di Mauro

scente peso dei saldi e delle liquidazioni. Questo scenario è peraltro compatibile con quanto sta accadendo sul fronte import: malgrado la debole intonazione del mercato interno, le importazioni hanno fatto segnare nei primi 10 mesi 2014 una crescita significativa dei flussi (+8,4% in volume e +7,4% in valore, con un -1% nel prezzo medio), rivelando un aumento della pressione competitiva sul mercato domestico. Per quanto riguarda la penetrazione del settore nei centri commerciali (su un panel costituito dalle 100 strutture italiane con maggiore affluenza) si assiste al consolidamento di pochi player importanti, storicamente presenti sul mercato italiano. «Su tutti Geox presente in 70 centri su 100 che è sicuramente il brand più importante sia in termini di presidio sia in termini di redditività al metro quadro – spiega Stefano Greco,

direttore commerciale di WR Consulting – Guardando a format al di sotto dei 250 mq il secondo è Primadonna con 35 boutique. Entrambe le insegne hanno saputo affiancare a punti vendita diretti su centri molto strategici un importante numero di punti vendita in franchising. Su format comparabili le altre insegne sono molto distanti come numerica di punti vendita; da segnalare insegne quali Primigi e NeroGiardini che stanno più recentemente “muovendo la classifica”». Altra presenza storica quella di Bata che con 43 punti vendita è anche l’insegna maggiormente diversificata in termini di format adattandosi a contesti differenti con un range piuttosto ampio di metrature. La media specializzata indubbiamente più affermata, sia dal punto di vista del numero di strutture sia dal punto di vista dei risultati, è Scarpe & Scarpe che è l’insegna che meglio incontra le esigenze di trasversalità della clientela di centri commerciali con oltre 4 milioni di presenze annue. Da una rapida rassegna del comparto nel panel preso in esame è abbastanza

Stefano Greco evidente che mancano novità di rilievo; a differenza di altri segmenti “moda” le calzature vedono con grande difficoltà l’affermazione di novità di rilievo. «È un dato che conferma una tuttora drastica linea di demarcazione tra produttore e distributore – conclude Greco – Il recente theMICAM ha più che mai mostrato una grande vivacità a livello di piccole produzioni artigianali che purtroppo non trovano il giusto spazio a livello di retail e devono fare massivamente ricorso alle esportazioni per valorizzare la propria produzione».

«LA NOSTRA È UN’AZIENDA RETAIL A TOTALE GESTIONE DIRETTA» ANDREA CIPOLLINI, amministratore delegato di PittaRosso Il preconsuntivo 2014 dell'industria calzaturiera italiana secondo Assocalzaturifici chiude il 2014 con meno di 200 milioni di paia di produzione, con un calo del 2,5%. Come si pone la vostra azienda nei confronti di questo dato? PittaRosso chiude decisamente in controtendenza sia a parità di perimetro sia a totale azienda. Negli ultimi 3 anni i ricavi sono triplicati e il 2014 ha chiuso con un fatturato pari a 237 milioni di euro. PittaRosso, acquisita nel 2011 da 21 Investimenti fondato e guidato da Alessandro Benetton, continua la grande crescita che gli ha permesso in soli 3 anni di diventare una delle più importanti realtà internazionali, per espandersi in tutta Italia e da qui in Europa. Ora, con la nuova proprietà (nel gennaio 2015 l’azionista di maggioranza è divenuto Lion Capital), si prepara a una terza stagione di sviluppo e di espansione. Il fatturato è passato dai 116 milioni di euro nel 2011, ai 200 del 2013 (+90% rispetto al 2011; 150 milioni il fatturato 2012). Un dato che consolida la nostra leadership nazionale nel settore del retail calzaturiero. Come è andato per voi il mercato export? Siamo presenti all'estero con punti vendita diretti: siamo

forti in Slovenia, Croazia, e da fine 2014 è iniziato lo sviluppo in Francia. Ad aprile i punti vendita aperti sono 4, con la previsione di arrivare a circa 15 entro la fine dell’anno. In questa country prediligiamo lo sviluppo all’interno dei centri commerciali, ma tenendo comunque in considerazione anche l’opportunità dei grandi retail park. Quali sono i canali in cui operate? E qual è il più redditizio in termini di vendite e fatturato? La nostra è un'azienda retail a totale gestione diretta. Operiamo con due insegne: PittaRosso, format di medie superfici da mille a 2mila mq con un posizionamento di prezzo medio che si rivolge a tutta la famiglia; e ad aprile è nata Pithagorà, una nuova insegna dedicata totalmente alla calzatura sportiva con un format punto vendita di 200/250 mq dal posizionamento di prezzo medio alto, specializzata nelle calzature running e nelle sneakers. Quali previsioni avete per il 2015? In termini di sviluppo apriremo circa 45 punti vendita tra Italia ed estero (10 in Francia), 4 punti vendita avranno la nuova insegna Pithagorà. L’azienda è passata dai 53

store del 2011 agli 80 del 2012 e ai 100 del 2013. A fine 2014 i punti vendita erano 120. Dopo aver triplicato il fatturato, il numero degli store e dei dipendenti, l’obiettivo dell’azienda è di superare gli 800 milioni di euro nei prossimi 5 anni. Avete ulteriori progetti di espansione? Dove? Con l’insegna Pithagorà nel 2015 saranno aperti 5 negozi per testare il format, di cui, oltre a quello di Desenzano, uno a Casalecchio di Reno (Bologna) e uno a Udine, mentre sono ancora in via di definizione i contratti per altre due location. Il tutto fa parte di un piano di espansione del nostro gruppo che prevede per il 2015, con un investimento di 25 milioni di euro, circa 45 nuovi negozi in tutto, di cui 35 in Italia e 10 in Francia, arrivando alla fine dell’anno con 165 shop.

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Analisi mercato «I NOSTRI CLIENTI AMANO LA MODA E SONO AGGIORNATI SULLE NUOVE TENDENZE» NICOLA MANGINI, direttore generale Aldo Il preconsuntivo 2014 dell'industria calzaturiera italiana secondo Assocalzaturifici chiude il 2014 con meno di 200 milioni di paia di produzione, con un calo del 2,5%. Come si pone la vostra azienda (anche se straniera) nei confronti di questo dato? Confermiamo quanto riportato dall’industria calzaturiera italiana, i nostri ordini di calzature per il mercato italiano si sono ridotti nell’ottica di ottimizzare le vendite cercando di limitare al minimo le rimanenza di stock a fine stagione. Questa sembra essere la tendenza non solo per l’Italia, ma anche a livello europeo. Quali sono i canali in cui operate in Italia? E qual è il più redditizio in termini di vendite e fatturato? Abbiamo negozi nelle principali vie di shopping a Milano e Roma, e in città più piccole come Bolzano. Operiamo anche nei centri commerciali, in department

Quindi le carte sono in regola per una ripresa che, tuttavia, deve essere ben orchestrata da aziende e istituzioni. Come conclude Sagripanti: «Questo scenario ci preoccupa, ma ci auguriamo, coerentemente con quanto stimato dal centro studi di Confindustria per il 2015, che il mercato Italia possa essere una prima àncora di salvezza per le nostre aziende e rappresentare una luce in fondo al tunnel. Per trovare piccoli spiragli di ripresa abbiamo bisogno di avere il continuo sostegno delle Istituzioni, che già hanno lanciato un segnale positivo con il piano promosso dal Vice Ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda per supportare il made-in-Italy nel mondo». S.M.

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store con shop in shop dedicati e attraverso un sito di ecommerce. In termini di vendite e fatturato sono sicuramente più redditizie le nostre prime location. Qual è il vostro posizionamento nel settore? ALDO offre la calzatura fashion a consumatori diversificati, ponendo un’attenzione particolare alle tendenze del momento, al design della scarpa e alla qualità, mantenendo sempre un prezzo accessibile a tutti. Qual è il vostro cliente tipo? Riuscite a fidelizzarlo? Il nostro cliente tipo è diversificato, così come la nostra gamma di calzature. Ci rivolgiamo a donne e uomini dai 18 ai 45 anni, con un core business di donne tra i 20 e i 35 anni. I nostri clienti amano la moda, sono aggiornati sulle nuove tendenze, ricercano qualità e originalità nei dettagli, dando grande importanza anche al design innovativo, ma con un’attenzione al prezzo che deve essere accessibile. La ALDO experience in negozio ci

aiuta a fidelizzare i nostri clienti, il nostro personale qualificato e sempre aggiornato sulle tendenze aiuta e consiglia nella scelta del paio di scarpe perfetto. Quali previsioni avete per il 2015? Le previsioni per il 2015 ad oggi sembrano positive, con una crescita del fatturato rispetto allo scorso anno. Quali strategie pensate di attuare per crescere e aumentare le quote di mercato? Vorremmo puntare sulla fidelizzazione del cliente italiano. Una fetta di clientela di ALDO, soprattutto nelle città, è sempre stata di turisti, che conoscevano il brand nel loro Paese d’origine e volevano comprarlo anche in Italia perché riconosciuto e probabilmente vantaggioso con il cambio valuta. Oggi questo zoccolo duro sta venendo meno, ed è fondamentale quindi fidelizzare maggiormente il cliente italiano. Abbiamo riscontrato ottimi risultati anche con l’apertura di shop in shop all’interno di department store e stiamo vagliando nuove sinergie per aperture in nuove città all’interno di department store riconosciuti e ben posizionati sul mercato. Avete in agenda nuove aperture? Dove? Abbiamo aperto due shop in shop nella Rinascente di Catania e di Cagliari con la sola collezione donna.

«IL FATTURATO IMAC PROVINE PER IL 65% DAI CANALI DEL DETTAGLIO» GABRIELE FERRETTI, direttore commerciale di Imac (Igi&Co, Primigi, Enval Soft) Il preconsuntivo 2014 dell'industria calzaturiera italiana secondo Assocalzaturifici chiude il 2014 con meno di 200 milioni di paia di produzione, con un calo del 2,5%. Come si pone la vostra azienda nei confronti di questo dato? Nel 2014 le vendite hanno raggiunto 8,5 milioni di paia di calzature per le collezioni uomo, donna e bambino e 3,6 milioni di capi di abbigliamento (bambino). Come è andato per voi il mercato interno nel 2014? E l'export? Potete fornirmi anche qualche dato? Nonostante le difficoltà dei mercati, il gruppo Imac ha chiuso il bilancio del 2014 a 230 milioni di euro, con un incremento di fatturato dell’11,5 per cento. La metà del business viene generato dalle vendite all'estero dove il marchio è presente in circa 80 Paesi. Quali sono i canali in cui operate? E qual è il più redditizio in termini di vendite e fatturato? Il fatturato di Imac proviene per il 65% dai canali del dettaglio, ma importante è il contributo fornito dalla spinta di una rete di affiliati franchising che conta 403 negozi. Qual è il vostro cliente tipo? Riuscite a fidelizzarlo? Ci rivolgiamo a tutti i negozi del dettaglio tradizionale e alle catene della nuova distribuzione con i nostri

marchi Primigi (calzature bambino), Igi&Co (calzature uomo e donna), Enval Soft (calzature comfort), tutti sostenuti da campagne stampa, radio, tv e Internet. A questa clientela si aggiungono i nostri affiliati con i negozi in franchising. Quali previsioni avete per il 2015? Solo nell’ultimo anno il gruppo ha inaugurato oltre 100 nuovi negozi in franchising, dando la possibilità di impiego a oltre mille giovani. Nell’ultimo mese sono stati aperti tre nuovi punti vendita di prestigio a Milano. Nei prossimi mesi sono in previsione di apertura altri 15 store, tra Primigi e Igi&Co. Quali strategie pensate di attuare per crescere e aumentare le quote di mercato? I due progetti franchising legati ai brand di punta dell’Azienda sono sicuramente al centro dei programmi del Gruppo che prevede un forte sviluppo della formula. Sta crescendo inoltre la distribuzione anche di Enval Soft, lanciato solo nel 2012, dedicato alle calzature comfort. Avete progetti di espansione? Dove? È previsto lo sviluppo del franchising anche nei principali mercati esteri, dove comunque il Gruppo possiede già una consolidata distribuzione nei canali tradizionali.



r&f

Dossier aeroporti

Aeroporto di Torino Sandro Pertini: la rinascita Dopo lo slancio delle Olimpiadi invernali 2006, lo scalo ha avuto una flessione dovuta a un momento di incertezza nella gestione. Determinanti progetti di riqualifica, scelte commerciali e l'ingresso di F2i hanno riportato Caselle a volare alto, con importanti numeri in termini di crescita

J

ulia Augusta Taurinorum, da accampamento romano a sede delle Olimpiadi invernali del 2006. E oggi, dopo essersi finalmente tolta di dosso la nomea di città unicamente industriale simbolo della Fiat, è diventata una capitale culturale, di forte richiamo per gli appassionati di cultura, di enogastronomia, di cinema, con il museo alla Mole Antonelliana, e di letteratura, con la più importante fiera del libro Italiana, ma non solo. La vicinanza alle Alpi e a località come Sestriere e Bardonecchia in Val di Susa, fino a Courmayeur in Val d'Aosta, la rendono crocevia per gli stranieri appassionati della montagna che grazie alle Olimpiadi, appunto, hanno avuto modo di conoscere anche solo attraverso la televisione, questi luoghi stupendi, per poi decidere

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di visitarli di persona. Questi e tanti altri aspetti, hanno contribuito a una importante ripresa di viaggiatori e turisti verso la capitale sabauda. Dalle Olimpiadi a F2i L'Aeroporto Sandro Pertini di Torino Caselle, infatti, dopo le Olimpiadi del 2006 ha avuto una flessione (anche fisiologica naturalmente) del traffico. In questi anni, tuttavia, SAGAT (la società di gestione dell'aeroporto che nel dicembre 2002 è stata privatizzata per il 41,33% del pacchetto azionario) non ha mai smesso di lavorare per rinnovare e migliorare lo scalo. Nel gennaio 2013 poi, F2i è diventato azionista di maggioranza di SAGAT e attualmente ne detiene il 54,46% attraverso F2i Aeroporti. Questa


e Francoforte, oltre naturalmente a Parigi, Bruxelles, Roma, Madrid, Londra e Istanbul».

operazione ha portato nuovi impulsi e strategie che hanno ridato slancio all'aerostazione. Negli ultimi anni, infatti, sono stati realizzati importanti interventi infrastrutturali nell'ambito di un piano pluriennale di riqualifica delle infrastrutture di volo. Nel 2014, Torino Caselle ha trasportato oltre 3,4 milioni di passeggeri, con una crescita del traffico dell'8,6 per cento. In particolare, il numero dei passeggeri dei voli di linea internazionali è cresciuto del 18,1 per cento. «Per far questo – spiega Roberto Barbieri,

amministratore delegato dell'aeroporto – abbiamo fatto un'analisi dei plus della città e del territorio e abbiamo fatto una scelta di segmentazione che ha portato a una crescita del passeggero di qualità. In fin dei conti, Caselle è uno scalo che si deve confrontare con la forte offerta low cost di Malpensa e Orio al Serio, che è stata una delle cause del calo di viaggiatori. La strategia, che ci ha premiati, è stata di rafforzare molto i collegamenti con i principali Hub europei quindi Amsterdam, Monaco

Un gioiello ai piedi delle Alpi Ma vediamo più nel dettaglio la struttura dell'aeroporto. Torino Caselle si sviluppa su un'area coperta di oltre 57mila metri quadrati. La struttura principale, disposta su tre livelli di servizio, è caratterizzata da una grande vetrata che si affaccia sulla pista. I vari piani, integrati fra loro e privi di barriere architettoniche, favoriscono i passeggeri a ridotta mobilità che possono usufruire, su richiesta, di servizi dedicati. Gli spazi commerciali attualmente occupano 5.285 mq di cui 2.765 in landside e 2.520 mq in airside. Abbiamo utilizzato il termine “attualmente” perchè sono iniziati i lavori di modifica e ampliamento dell'area commerciale in airside, nonché riorganizzazione tecnica e logistica per i flussi di passeggeri. La nostra visita all'aeroporto è iniziata dalla “fine”, ossia dagli arrivi. Qui, è stato recentemente inaugurato un piccolo supermercato Crai, seguendo l'esempio vincente di altre aerostazioni. Il negozio è strategicamente posizionato per servire sia l'airport community (che conta circa 3mila persone) sia i viaggiatori, soprattutto business, che spesso atterrano la sera tardi e possono

servirsi del market per acquistare cibo o beni di prima necessità. Poi ci sono un servizio di noleggio auto: AutoEuropa Sicily by car; CTA (che offre un servizio di noleggio auto con conducente) e un box taxi che propone anche il taxi collettivo a 8,50 euro a persona (fino a 4 passeggeri) con destinazione il centro città. Per chi volesse ulteriormente risparmiare, con 6,50 euro si paga una corsa in pullman fino alle stazioni di Porta Nuova o Porta Susa. Il treno, invece, porta alla stazione Dora. Appena fuori dall'aerostazione, attraversata la strada, c'è una galleria con altre società di noleggio auto: Avis, Budget Autonoleggio, Europecar, Herz, Locauto, Maggiore e Sixt. La parte food, agli arrivi, è gestita da Autogrill che attualmente propone tre insegne: Tentazioni cafè, Spizzico e Titoli news magazines books and more. Anche qui, però, a breve Autogrill avvierà dei lavori per rinnovare gli spazi e inserire un nuovo concept di maggior presa. Infine, una serie di totem ospitano una mostra fotografica e attraverso uno schermo touch screen è possibile connettersi al Museo del Cinema di Torino, che promuove l'installazione. Da qui, una scala mobile porta al piano partenze. La grande sala landside, a sinistra presenta l'area check-in, mentre a destra le biglietterie: Lufthansa e Turkish Airlines con le proprie, mentre le altre compagnie sono gestite in subconcessione da Uvet. Per quanto riguarda gli spazi

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Dossier aeroporti

planimetria attuale dell'aeroporto commerciali, facendo il giro verso sinistra, lungo il perimetro, ci sono un ufficio Unicredit (dedicato a servizio di consulenza), una courtesy lounge per persone con ridotta mobilità, un change money e un negozio YoYogurt. Sul lato opposto ci sono uno store Camomilla Italia, uno sportello bancomat Intesa San Paolo, una farmacia in fase di apertura e un info point Expo. Sempre in fase di apertura c'è una Banca Sella. Al centro dell'ampio salone, inoltre, c'è un uno shop di Guido Gobino, famoso brand piemontese di cioccolata. È in fase di definizione anche un accordo per affittare uno spazio a un brand che commercializza prodotti hitech e telefonia. Al fondo, una scala mobile conduce al piano superiore dove c'è un grande Briciole Bar, gestito da MyChef, un self service, e dietro una grande libreria Giunti al Punto (che si rivede in versione più piccola anche in airside). La particolarità di quest'area è che è dotata di controlli di sicurezza per accedere ai gate che vengono attivati nei momenti di grande flusso, come

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ad esempio i weekend della stagione invernale, quando atterrano e decollano i charter per i turisti che fanno le settimana bianca. Al piano partenze, invece, c'è un fast track che permette un accesso rapido in airside ai possessori di biglietti di compagnie convenzionate oppure pagando la somma di 5 euro per usufruire del servizio. Una volta giunti in airside, si apre un

corridoio con una serie di negozi. Di fronte c'è un'insegna Ingram camicie, proseguendo verso destra, si incontra un locale Sky lounge a gestione Autogrill in versione atipica, in quanto mette in vendita anche prodotti food e libri. Per quanto riguarda il duty free (fino a poco tempo fa gestito da SAGAT), è recentemente entrato Heinemann. Attualmente occupa due negozi separati: uno dedicato al beauty e al fashion, e l'altro, invece, a food e spirits. Proseguendo il giro verso destra, si arriva nella parte antistante il piazzale e la pista. L'impatto è assolutamente di effetto grazie a una parete interamente vetrata che rende molto luminoso il salone e, nelle giornate limpide come quella della nostra visita, le vette delle montagne regalano un panorama unico. Qui le attività commerciali non sono molte, ma sono ben orchestrate, si inizia con un negozio di occhiali Nau!, e un brand di orologi e gioielli: Watch Studio. A seguire, un negozio Conte of Florence e il marchio del bassotto: Harmont & Blaine. Dopo di che ci sono una serie di brand simbolo del-

l'eccellenza piemontese e torinese in particolare. Si parte con Borbonese, marchio del lusso famoso per le sue borse; Venchi, storico cioccolatiere e ora sempre più inserito nel canale travel aeroportuale; e ancora tre brand del gruppo torinese BasicNet: KWay, Robe di Kappa e Superga. Di fronte a Venchi, inoltre, c'è un altro punto di ristoro: Piazza Castello, gestito da Autogrill. In fondo al salone nella parte posteriore, in corrispondenza del corridoio dei controlli c'è un negozio di oggettistica Tiger, e l'intuizione della direzione commerciale è stata brillante in quanto il


planimetria a lavori terminati – fine 2015 brand danese attira molti clienti e riscuote un notevole successo. Di fianco, un altro Giunti al Punto. Al piano superiore, poi, c'è una galleria che sovrasta il lato lungo del salone dove si accede alla Piemonte lounge, la sala vip un tempo Alitalia e ora rinnovata e gestita da SAGAT. Dotata di quattro scrivanie per lavorare, comode sedute in pelle, open bar, una piccola sala riunioni e tutti i comfort del caso. Inoltre, è stata ampliata con una seconda sala dove al centro campeggia un tavolo con sedute a sgabello e prese di corrente di fronte a ogni seduta, così come ogni poltrona

ha accanto una placca dove poter ricaricare i propri device. In alcune, addirittura è messo a disposizione un tablet per il cliente. Infondo, nella parete centrale, un video wall con 18 schermi proietta in loop video sulle eccellenze del territorio torinese. Ma forse la cosa più suggestiva della Piemonte lounge è la vista che si gode dalle ampie vetrate: le Alpi che sembrano a portata di mano. Dall'altra parte della galleria, invece, c'è un'attrezzatissima baby lounge con giochi, televisione e anche un angolo riparato, con sedia ergonomica per allattare e fasciatoio con tanto di pannolini. Conclusioni Questa è la fotografia di come è oggi l'aeroporto Sandro Pertini di Torino Caselle. Entro fine anno, invece, la logistica e i flussi subiranno importanti cambiamenti (che si possono vedere dalla planimetria in pagina). Heinemann, infatti, realizzerà un duty free walk trough che inizierà subito dopo i controlli, verso sinistra, e arriverà a 920 mq dagli attuali 720 metri quadri. Sul lato destro, sempre

dopo i controlli, una parete chiuderà il corridoio per permettere l'inversione dei flussi. I passeggeri degli aerei che attraccheranno ai sei finger presenti nell'aerostazione accederanno quindi al ritiro bagagli passando in airside dove ci sono i negozi, per dare ulteriore spinta al ramo commerciale non aviation. I punti vendita Tiger e Giunti al Punto saranno spostati. Tutto questo darà un'impronta ancora più internazionale a Caselle, che sta crescendo, e con questo restyling punta a incrementare il numero di passeggeri di circa 700mila unità all'anno. Ci sono due cose tuttavia che se fossero realizzate potrebbero ulteriormente migliorare questo scalo ai piedi delle Alpi: aprire un locale di food & beverage dedicato alle eccellenze dell'enogastronomia piemontese (e Luca Di Pasquale, responsabile commerciale e marketing extra aviation, ci ha confidato che in realtà stanno facendo una selezione tra alcuni operatori per attivarsi in questo senso), e individuare dei brand per utilizzare gli spazi dell'ampia galleria che attualmente ospita una mostra fotografica.

Ora non resta che capire se e come sarà attuato il progetto di Torino Caselle “terza pista” di Milano Malpensa, considerando che la condizione è la realizzazione della linea ferroviaria alta velocità che colleghi Torino e l'aeroporto, allo scalo milanese. Questo permetterebbe al Sandro Pertini di entrare a far parte della lista di aeroporti strategici secondo il nuovo piano nazionale recentemente approvato. Potrebbe così accedere più velocemente a finanziamenti comunitari, e non dovrebbe – sempre secondo il piano aeroporti – dimostrare il proprio equilibrio economico per poter continuare a operare, cosa peraltro non necessaria in quanto ampiamente raggiunto come dimostrano i numeri. Ma la cosa più interessante, in questo dedalo di condizioni, è capire quando tutto questo potrebbe accadere, considerando la velocità con cui vengono realizzate le infrastrutture in Italia (EXPO da ultimo). Realizzare un'alta velocità, infatti, non è cosa da poco, nemmeno per un paese dinamico, figuriamoci in Italia! Stefano Masin

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r&f Foto story

MyChef conquista il “terzo terzo”

N

ell'area dedicata alle partenze internazionali di Malpensa – conosciuta come il “terzo terzo” – una grande insegna “Welcome to Italian Kitchen” accoglie in una cucina aperta che divide in due lo spazio di circa 1.500 mq firmato MyChef. A destra un mercato coperto con i chioschi tematici, a sinistra il ristorante “slow”, offrono l’ultimo assaggio di italianità ai passeggeri in partenza.

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r&f Speciale illuminazione

Parlare di illuminazione oggi, specialmente in campo retail, vuol dire palare di Led. Una luce più economica, duratura e plasmabile in vari effetti scenografici. Il relamping nei vari canali potrebbe servire a rilanciare un mercato un po' in difficoltà

E Led fu! I

n base alla seconda edizione di Lighting the way: perspectives on the global lighting market effettuata da McKinsey, il 2015 sarà l’anno del sorpasso definitivo che porterà la tecnologia Led, entro il 2020, a conquistare il 70% del mercato globale dell’illuminazione generica e il 90% del mercato dell’illuminazione architetturale. Il comparto lighting può essere idealmente suddiviso in tre settori: retroilluminazione, automotive e illuminazione generica. Dei tre, quest’ultimo è il più importante ed è destinato ad aumentare il proprio peso. Secondo le classificazioni McKinsey, l’illuminazione generica fa riferimento a sette settori applicativi: residenziale, office, spazi commerciali, ospitalità, industriale, esterni e architetturale. Dei 100 miliardi di euro previsti per il 2020, il mercato dell’illumi-

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«PER LAVORARE CON IL RETAIL CI VUOLE UNA CONOSCENZA SPECIFICA DEL CANALE» GIANLUCA SALCICCIA, direttore commerciale di Linea Light Group Qual è il vostro core business? L'intuizione sulle straordinarie potenzialità del Led, la sensibilità e la passione, hanno fatto sì che Linea Light Group diventasse quello che è oggi: un'azienda concentrata nella produzione di articoli per l'illuminazione composta dai quattro brand i-LèD, Tràddel, Ma&De e linealight i quali permettono di coprire, con una vasta gamma, le varie necessità che possono sorgere all’interno di un progetto, che sia esso indoor e outdoor residenziale, architetturale, retail o urbano. Lavorate anche con l'estero? In che

termini? Assolutamente si. Il Gruppo sta crescendo molto a livello internazionale; stiamo potenziando l’estero con 6 filiali strategicamente collocate e con strutture commerciali presenti in quasi tutti i Paesi del mondo. Quali sono le principali differenze/accorgimenti che dovete affrontare nei vari canali (store, centri commerciali, outdoor)? Quando si lavora in uno store specifico tutto è in relazione alla tipologia di negozio. Generalmente si parla di “micro spazio” dove, al suo interno, ogni detta-

glio è curato per ottimizzare al meglio la presentazione del prodotto, e così avviene anche per lo studio della lampada scelta che va a motivarne la sua applicazione. Il centro commerciale è un mix delle tipologie precedenti, un contesto che lega: spazi comuni, percorsi, outdoor e parcheggi. La vasta gamma a disposizione permette un approccio completo in grado di spaziare in tutti gli ambienti, raggiungere lo scopo attraverso effetti scenografici. Potete raccontarmi una case history


nazione generica comporterà un giro di affari di circa 83 miliardi di euro. Ciò rappresenta una fetta dell’83%, contro il 75% del 2011. Negli spazi commerciali, i Led aumenteranno il loro peso dal 47% del 2016 al 71% del 2020. L’illuminazione di un punto vendita, infatti, è fondamentale. Esigenza comune è quella di valorizzare i prodotti esposti soddisfacendo, al contempo, i criteri di efficienza energetica. L’illuminazione è uno dei modi più semplici per risparmiare energia e c’è sempre più attenzione a questo aspetto che non deve però andare a penalizzare la qualità della luce. Per emozionare e indurre un consumatore a comprare bisogna infatti illuminare i prodotti in modo corretto scegliendo, ad esempio, temperatura di colore e resa cromatica adatte. Il settore, è soggetto anche a numerosi progetti di relamping, in cui l’obiettivo primario è l’abbattimento dei costi ottenuto grazie alla sostituzione degli apparecchi con vecchia tecnologia con quelli Led a elevata efficienza. Il risultato: il numero inferiore dei corpi illuminati e il livello di illuminamento inalterato o superiore con un miglioramento della qualità della luce. A livello di fatturato, l’Europa è

particolarmente interessante? Un esempio del nostro lavoro è Porsche Italia dalla quale siamo stati scelti come unico partner per effettuare un relamping completo con oltre 400 prodotti. L'obiettivo imprescindibile è stato quello di presentare una soluzione in grado di coniugare la massima qualità della luce a una grande efficienza energetica. Il progetto ha previsto proiettori con un'elevata resa cromatica (CRI 95), condizione essenziale per poter apprezzare appieno i colori delle carrozzerie e i dettagli dei pregiati interni delle auto; nell'area dell'officina e negli uffici, moduli Illiuminator da 4 spot, lampade per controsoffitto modulare e tubi a Led. Con questo investimento lo showroom di Porsche Italia può ora godere di un consumo energetico drasticamente ridotto.

«NEL NOSTRO SETTORE LA RICERCA ASSUME UN RUOLO FONDAMENTALE» MASSIMILIANO GIUSSANI, direttore commerciale Italia Imoon Qual è il vostro core business? Siamo specializzati nell’Illuminazione professionale e la nostra expertise nel food e nella grande distribuzione prosegue da oltre 20 anni mentre negli ultimi anni operiamo anche nel fashion. Sono sempre più differenziati gli interlocutori a cui ci rivolgiamo ma si conferma la nostra mission: aiutare i clienti ad accrescere il fatturato attraverso l’utilizzo di una corretta illuminazione. Lavorate anche con l'estero? In che termini? L’estensione capillare del business è un nostro obiettivo, sia in termini di aree applicative che di territori, a garanzia di maggiori servizi e solidità. Nel 2012 abbiamo aperto la prima sede estera nel Regno Unito che proprio quest’anno, a fronte della realizzazione di progetti importanti, ha registrato una forte crescita. Negli ultimi mesi hanno visto inoltre l’apertura due nuove filiali in Repubblica Ceca e in Sud Africa. Numerose infine le partnership che portiamo avanti con successo in tutta Europa e in America; 26 sono i paesi nel mondo in cui abbiamo realizzato ad oggi progetti illuminotecnici. Che tipologia di soluzioni offrite voi per retailer e aziende? Oltre ad offrire prodotti tecnologicamente avanzati ci prendiamo cura di ogni fase del progetto per ottenere il risultato finale desiderato, garantendo assistenza fin dal primo momento, dallo sviluppo di prodotto alla progettazione illuminotecnica, passando per il modello di rendimento energetico fino alla vendita, all’installazione e al supporto post- vendita. Elemento chiave del nostro servizio è la progettazione personalizzata realizzata in stretta collaborazione con il cliente al quale diamo la possibilità di sperimentare personalmente la nostra luce anche grazie al nostro nuovo showroom IMOON LAB dove si possono riprodurre fino a 40 scenari di vendita. Fondamentale anche il servizio di consulenza energetica. Potete raccontarmi una case history particolarmente interessante? Uno degli ultimi progetti sicuramenti più interessanti è la nostra partecipazione a Expo 2015 in collaborazione con Coop. All'interno dell'area tematica del "Future Food District" illumineremo il Supermercato del Futuro, uno spazio di 2500 mq coinvolgente e stimolante, in grado di raccontare come le tecnologie di ultima generazione cambieranno le interazioni tra consumatori, prodotti e produttori. Un progetto davvero innovativo che ci proietta verso nuovi scenari. Quanto conta la ricerca nel vostro settore? Quali sono gli elementi che cercate di andare a migliorare costantemente? Nel nostro settore la ricerca assume un ruolo fondamentale proprio per la natura del LED la cui velocità di sviluppo è elevatissima; puntiamo quindi su tecnologie basate sull’utilizzo di led, riflettori, ottiche sempre più performanti che ci permettano di offrire soluzioni efficienti, affidabili e in grado di migliorare costantemente la qualità della luce. Un esempio è rappresentato dalle ultime ottiche sviluppate, come il batwing o l’edge (con fascio rettangolare) studiate per ottimizzare la distribuzione della luce migliorando l’illuminazione dell’area desiderata e abbattendo al contempo i costi energetici.

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Speciale illuminazione e rimarrà il mercato più importante per l’illuminazione generica. Secondo McKinsey, il Vecchio Continente assorbirà nel 2016 la ragguardevole cifra di 19 miliardi di euro, ma beneficerà di una crescita fino al 2020 più lenta rispetto ad altre aree geografiche d’influenza asiatica. Per quanto riguarda il mercato italiano, l'ultima indagine diffusa da Anie (Federazione nazionale imprese elettroniche ed elettrotecniche) riguarda i dati 2013, anno in cui l’Illuminotecnica

della crisi (2008-2009) quando il mercato interno aveva mostrato un crollo superiore al 20 per cento. Nel complesso sul fronte domestico la distanza dai livelli di domanda pre-crisi resta vicina al 25 per cento. Il nodo del mancato riavvio del mercato nazionale si conferma un significativo ostacolo alla ripresa dell’Illuminotecnica italiana. L’innovazione tecnologica resta quindi un fattore chiave per lo sviluppo di nuove soluzioni e applicazioni rese possibili dall'attività di ricerca portata avanti negli anni dalle imprese, che hanno accresciuto la rilevanza del fattore luce come elemento di arredo e di design anche nel settore commerciale retail. A questo si lega una costante attenzione alla customizzazione del prodotto, tradizionale caratteristica di eccellenza delle produzioni Made in Italy. La sostituzione verso la tecnologia a LED continua a rappresentare un elemento importante per la riduzione dei consumi energetici in ambito residenziale e nella definizione dell’arredo urbano. Nel periodo più recente altri ambiti in-

italiana ha mantenuto un andamento negativo del volume d’affari complessivo (-1% a valori correnti), risentendo della costante debolezza del mercato interno (-2,7%). Nel solo biennio 2011-2013 la caduta della domanda nazionale rivolta alle tecnologie per l’illuminazione ha superato il 10 per cento. I più recenti andamenti seguono un biennio di moderata crescita, non tale da consentire un effettivo recupero delle perdite subite nella prima fase

novativi dell’attività di ricerca hanno interessato i sistemi di controllo e di gestione della luce in un’ottica di crescente integrazione tecnologica. Maggiori segnali di tenuta per il comparto sono originati nel 2013 dalle vendite estere. Le esportazioni di Illuminotecnica hanno infatti mostrato un’accelerazione, registrando una crescita su base annua del 3,9 per cento.

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S. M.

«IN ALCUNI CANALI DOBBIAMO LITIGARE CON LA DISINFORMAZIONE» MICHELE FERRARA, sales manager Gammaled Come procede il mercato in generale? e per voi come azienda? Il mercato in generale procede in maniera veloce, forse troppo veloce, noi come azienda cerchiamo di rimanere al passo con questa tecnologia (Led) che permette ai consumatori una miglior luce, una manutenzione azzerata e soprattutto un risparmio in bolletta. Lavorate anche con l'estero? in che termini? Sì, lavoriamo soprattutto con l'estero che è più pronto e ha già recepito l'importanza del cambiamento di tecnologia. Abbiamo aperto da poco un ufficio a Dubai che fornirà tutto il mercato del Medio Oriente, abbiamo una sede in Svizzera e una rete di vendita anche in Francia. Quali aspetti della concorrenza estera dovete affrontare maggiormente? Come dicevo prima questo mercato viaggia alla velocità della luce, e quindi la concorrenza è spietata, soprattutto con prezzi sempre in calo e un prodotto sempre più performante, noi cerchiamo di stare al passo con tutti gli aspetti. Che tipologia di soluzioni offrite voi per retailer e aziende? Prodotti appunto più performanti a un prezzo sempre più concorrenziale per i nostri distributori, oltre a un post vendita accurato e attento, per le aziende diamo anche una soluzione pacchetto chiavi in mano, cioè ci avvaliamo di professionisti che entrano in azienda ed escono avendo cambiato tutto, installazione compresa, appoggiandoci per il materiale sempre ai nostri distributori. Quali sono le principali differenze/accorgimenti che dovete affrontare nei vari canali (store, gdo, centri commerciali, outdoor)? Sono molte le differenze, la principale è caratterizzata dai differenti target di clienti, più professionisti nei negozi specializzati e molto meno attenti al prodotto di qualità nella Gdo. Quali le richieste più frequenti da parte dei clienti? quali problematiche vi chiedono di affrontare? In alcuni canali dobbiamo litigare con la disinformazione; il cliente viene spesso invogliato da prezzi molto bassi senza notare magari differenze di potenza. Altra necessità che si riscontra sempre di più è di avere un magazzino snello, facendo da logistica per il cliente che fa ordini molto inferiori al passato, puntando a soddisfare volta per volta le sue richieste. Potete raccontarmi una case history particolarmente interessante? Vi potrei raccontare un fatto emblematico della difficoltà principale che incontriamo, ovvero la poca conoscenza delle performance che ha raggiunto la tecnologia a Led. Ho un cliente le cui due generazioni che gestiscono l’azienda avevano una visione agli antipodi sulla necessità di riqualificare l’impianto luminoso, si tratta della legatoria Verga Arti Grafiche di Macherio. Abbiamo quindi organizzato una prova sul campo, sostituendo una parte della vecchia illuminazione a neon con i nostri tubi a led a titolo gratuito e di prova, perché consapevoli della qualità del nostro prodotto. Siamo riusciti così a far toccare con mano la differenza tra lavorare con i vecchi neon (con una luce che sfarfalla e quindi stanca la vista) e con i nuovi tubi a led che garantiscono una luce fissa più salutare che riduce molto la stanchezza degli occhi garantendo al contempo la qualità della luce.




r&f Newstech&arredo CEFLA SHOPFITTING SOLUTIONS COSTA GROUP ARREDA VALORIZZA LO STORE IL PRIMO BRILLO BURGER Il Gruppo ha presentato a Cosmofarma le nuove possibilità d’arredo dedicate al mondo farmaceutico, parafarmaceutico, alimentare e naturale: Cefla Shopfitting Solutions, infatti, crea per il proprio cliente un vero e proprio progetto chiavi in

mano, interessandosi di ogni passaggio: dall’ideazione alla realizzazione. Il risultato è una proposta d’allestimento curata in ogni dettaglio, in cui la forza produttiva su larga scala dell’azienda si combina con la professionalità di Zenith Shop Design, un'azienda controllata, esperta in soluzioni d’arredo su misura. La leggerezza delle strutture espositive in metallo, l’integrazione tra diverse forme di superfici materiche, l’illuminazione LED e le soluzioni di comunicazione visiva: Cefla Shopfitting Solutions crea all’interno del punto vendita un’atmosfera coinvolgente e ricca di stile, proponendo non un semplice momento d’acquisto ma una vera e propria shopping experience.

PHILIPS ILLUMINA CON MASTER LEDBULB CLEAR 9-60W La prima lampada LED che illumina come una sorgente a incandescenza. Con questa novità, Philips ripropone la forma classica e la brillantezza dell’incandescenza unita ai vantaggi della tecnologia LED. Elegante, decorativa e caratterizzata da un design esclusivo, MASTER LEDbulb Clear 9-60W è studiata per creare un’atmosfera confortevole. La sua lente genera una luce vivida, che evoca l’effetto scintillante delle lampadine a incandescenza, e le tonalità di bianco caldo a 2700 K creano un’illuminazione brillante e accogliente. Inoltre, la regolazione del flusso uniforme consente di personalizzare gli ambienti, aumentando o riducendo i livelli di luce. La lampada Philips è la scelta ideale per creare atmosfere calde e accoglienti in bar e ristoranti, valorizzare spazi come reception e camere di hotel, illuminare boutique e negozi o trasformare le atmosfere delle zone living.

Lo studio d'architettura ha realizzato il progetto di design di Brillo Burger, nuova costola del Brillo Parlante, noto ristorante pizzeria e wine bar di cucina tradizionale. Costa Group ha tradotto lo spirito del locale in un ambiente fresco e d'impatto, che spicca per la scelta cromatica giocata sul contrasto giallo-nero e pensato come una sfida alla logica dell’omologazione dei sapori: più che una hamburgheria, una scommessa all’insegna della qualità. La cucina a vista, vera anima del locale, con aspetto spiccatamente industriale: lamiere ondulate giallo brillante, effetto container, a ricordare i camioncini per il cibo da strada. Pavimento a scacchi bianchi e neri, la colatura della vernice nera che lascia scie colorate sul legno grezzo, pareti piombo con specchi come oblò e una comunicazione fresca e d'impatto che riesce a trasmettere lo spirito Brillo.

NOVITÀ IN CASA DATALOGIC

D

atalogic ha annunciato oggi il lancio dei nuovi modelli della sua famiglia di laser short range: DS2100N e DS2400N. Datalogic rafforza la propria posizione nel settore dell’identificazione automatica. I nuovi modelli offrono protocolli di comunicazione PROFINET, EtherNet/IP ed Ethernet TCP/IP integrati e flessibilità di configurazione grazie alla possibilità di ruotare i connettori. Con i nuovi protocolli di comunicazione e la possibilità di configurazione dei connettori, DS2100N e DS2400N rappresentano la più potente, flessibile e conveniente soluzione di lettura di codici a barre per applicazioni in ambito: magazzino automatico, sistemi di stoccaggio e prelievo automatici, aree di produzione, aree di picking e qualsiasi altra applicazione con soluzioni di lettura che richiedano più di un dispositivo. Grazie allo switch Ethernet integrato, i nuovi lettori laser possono formare una rete PROFINET, collegando un lettore all'altro mediante cavo standard, senza la necessità di accessori esterni, con notevole risparmio di tempo e di denaro.

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r&f Newstech&arredo CORIS TECH SVILUPPA LA CASSA L’italiana Coris Tech ha presentato una soluzione in grado di unire le funzionalità, anche di natura fiscale, del registratore di cassa con la praticità di smartphone e tablet, aprendo la strada anche al nuovo mondo dei si-

stemi di pagamento in mobilità e alle future evoluzioni normative in materia di dematerializzazione dello scontrino

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e dell’invio telematico dei corrispettivi. Il nuovo sistema si chiama MOito, nome ispirato alla freschezza de cocktail cubano, integra in un box di soli 15 cm funzionalità di web server e di rete, anche wireless, si collega con un comune browser a pc, smartphone e tablet, senza quindi dover scaricare programmi o “app”, e dialoga anche con i registratori fiscali o stampanti fiscali di qualsiasi produttore conservando la piena compatibilità fiscale. Grazie alla sua flessibilità e capacità di comunicazione, MOito può collegarsi con altri apparati esterni, come lettori di codici a barre, terminali POS e contactless (NFC compreso).

INVENTIA PROGETTA LO ‘HUMAN SERVICE’ La software factory milanese è stata nominata “Cool Vendor 2015” da Gartner Inc., player della consulenza strategica nel settore dell'Information Technology, grazie alla tecnologia videocomunicazione Connect: una tecnologia cosiddetta di “Video Customer Engagement” nata per consentire la vendita a distanza di qualsiasi servizio o prodotto attraverso un “video-agente”, via internet e su qualsiasi canale: dai chioschi, ai bancomat ma anche su smartphone e tablet grazie a speciali app, come sul web attraverso la video chat. Al centro della tecnologia d’Inventia c’è “l’uomo” in quanto il video-agente potrà non solo vedere e interagire con il cliente grazie alla video comunicazione, ma gestire interi processi di vendita (ad esempio la sottoscrizione di un contratto) attivando periferiche e tecnologie che si presteranno, in sua vece, a interagire con il cliente riproducendo l’esperienza come se fosse presente. In questa specificità, secondo Gartner, cioè nel saper gestire interi processi di vendita in video-comunicazione e cross-platform Inventia si dimostra oggi unica nel panorama del Video Crm.




r&f International LA PORTA DELL’ORO Il Centro Ovale di Chiasso, presto, potrebbe diventare Aurum Gate. Dopo le difficoltà riscontrate in passato, infatti, sembra sia alle battute finali una trattativa per affittare gli spazi del centro commerciale a un nuovo interlocutore. Il nome del centro sarà, appunto, Aurum Gate (porta dell'oro). La proprietà, in parte belga, in parte olandese, ha deciso, quindi, di affidare la gestione a un operatore il cui obbiettivo è, come si legge dal sito internet già operativo, “creare uno shopping center del lusso, che esalta il meglio dell'artigianalità, la sua eccellenza nella produzione e nel servizio offerto al cliente”. Unico nel suo genere in Europa, l'Aurum Gate colpisce per la sua immagine forte e l'identità ben definita. L'edificio, con la sua architettura innovativa e particolare, diventerà un punto di riferimento nel mondo del lusso e racchiuderà, al suo interno, brand che fanno della propria creatività un tratto distintivo e peculiare di grande attrazione e impatto per il cliente.

GALERIES LAFAYETTES AGGIUSTA IL TIRO IN CASA PROPRIA Il gruppo francese si prepara ad abbassare le serrande di tre store in Francia. Ha infatti annunciato che chiuderà i punti vendita di Thiais, vicino Parigi, e di Béziers nel sud della Francia, che impiegano rispettivamente 117 e 45 persone. Il terzo spazio a rischio sarebbe quello di Lille, nel nord del Paese. Quest’ultimo, che impiega 134 dipendenti, sarebbe stato tra l’altro oggetto di discussione in quanto l’insegna francese avrebbe tentato di rinegoziare il contratto di locazione a causa dell’affitto troppo elevato. Il progetto di chiusura dovrebbe rientrare nel piano studiato dal numero uno della società, Nicolas Houzé, che punta a risparmiare in casa per aprire nuovi spazi all’estero entro la fine del 2020 e a spingere sull’e-commerce per aumentare le vendite online. Tutto questo accade a due anni (a scanso di rallentamenti) dall'apertura dei magazzini Westfield a Segrate (MI), in cui Galeries Lafayettes farà parte dell'anima del progetto.

duty free world

by James Ross - London

A wave of consolidation threatens La minaccia arriva dalle acquisizioni Like a tsunami, the duty free channel is braced for what is likely to be an unstoppable surge of change following Dufry’s March announcement that it had entered into a binding deal with the Benetton family to acquire their 50.1% controlling share of rival travel retailer World Duty Free whose turnover in 2014 was €2.4bn. World Duty Free had been actively looking for a suitor and Dufry’s €1,3bn move did not come as a surprise to travel retail industry watchers. However, the retailer only just bought another large rival Nuance, last year – also with a turnover of more than €2bn – and is still integrating that business, putting extra pressure on Dufry’s integration skills. It also puts huge pressure on Dufry’s remaining retail rivals because the Switzerland-based company will have a commanding 24% share of the airport business. Major league operators such as LS Travel Retail, Lotte Duty Free and Gebr Heinemann will not want to become minor league players in the face of Dufry’s sudden scale and there will be some frantic soul searching for ways to ‘bulk up’. Acquisition is the obvious way to get bigger and, in fact, in the same week as the Dufry deal was announced, two others also hit the headlines. The operator of Amsterdam’s Schiphol Airport, Schiphol Group, sold 60% of its retail operation to Gebr. Heinemann giving the German operator access to the Dutch hub. Meanwhile Hotel Shilla – the second largest travel retailer in the world’s biggest duty free market, South Korea – agreed a deal to buy 44% of US-based inflight duty free retailer, DFASS Group for $105m. Duty free players in South Korea have been keen to go beyond their borders for some time and the Shilla move into the US airport market and inflight business is likely to make large rival Hotel Lotte consider its next step carefully. These consolidations will lead to others as retailers scramble to remain within the sightlines of big guns like Dufry and DFS Group and ahead of peer players. Expect some exciting time ahead!

Come uno tsunami, il canale duty free sta vivendo un momento di irrefrenabile cambiamento, dopo che a marzo Dufry ha annunciato di aver stipulato un accordo vincolante con la famiglia Benetton per acquisire la quota di controllo del 50,1% della rivale World Duty Free, il cui fatturato nel 2014 è stato di 2,4 miliardi di euro. World Duty Free ha cercato a lungo un corteggiatore, e la mossa da 1,3 miliardi di euro di Dufry non è stata una sorpresa per gli addetti ai lavori del travel retail. Tuttavia, Dufry ha appena comprato un altro grande rivale l'anno scorso: Nuance - con un fatturato di oltre 2 miliardi di euro - e sta ancora integrando l'attività, ricevendo quindi una forte pressione. Ma la forte pressione campeggia anche sui restanti competitor di Dufry, perché ora la società con sede in Svizzera avrà una quota del 24% del business aeroportuale. I principali player del settore come la LS Travel Retail, Lotte Duty Free e Gebr Heinemann non vogliono diventare giocatori di serie B di fronte all'improvvisa ascesa di Dufry e ci sarà certamente una frenetica ricerca di strategie di rafforzamento. L'acquisizione è il modo più ovvio per ingrandirsi e, di fatto, nella stessa settimana in cui è stato annunciato l'affare Dufry, altri due player sono finiti sui titoli dei giornali. L'operatore di Amsterdam Schiphol, Schiphol Group, ha ceduto, infatti, il 60% del proprio retail a Gebr. Heinemann dando accesso all'operatore tedesco all'Hub olandese. Nel frattempo Hotel Shilla il secondo più grande travel retailer del più grande mercato duty free al mondo, la Corea del Sud - ha accettato un accordo per acquistare il 44% del retailer duty free on board statunitense, Dfass a Group per 105 milioni di dollari. In Corea del Sud i player del duty free hanno desiderato per molto tempo di andare oltre i propri confini, e il passaggio di Shilla nel mercato aeroportuale statunitense e di business on board rischia di obbligare il rivale Hotel Lotte a considerare con molta attenzione il prossimo passo. Questi consolidamenti porteranno certamente ad altri per non perdere di vista i grossi calibri come Dufry e DFS e giocare là davanti alla pari. Aspettatevi prossimamente qualche momento emozionante!

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International BLACKSTONE: WELCOME TO MIAMI!

GEBR HEINEMANN FA SHOPPING IN OLANDA

La società finanziaria statunitense punta alla città più famosa della Florida, e lo fa guidando una cordata di investitori per un prestito di 600 milioni di dollari (pari a circa 555 milioni di euro) per il progetto della costruzione di un mall di lusso. Lo riporta Reuters che cita una fonte vicina al deal. Blackstone investirà 100 milioni di dollari, mentre Bank of China ne metterà 250. La parte restante sarà divisa tra Deutsche Bank e Credit Agricole. Il progetto è nato nel 2011, quando la società Dacra ha stretto un accordo con L Real Estate, un fondo promosso dal gigante del lusso Lvmh, per dare vita al Design District Associates. Dalla partnership, inizialmente finanziata dal Credit Agricole, sono stati costruiti 20 edifici nel design district a nord del centro di Miami per un totale di più di 110mila metri quadrati. In contemporanea con la kermesse Art Basel, a fine 2014, sono stati aperti 120 store, tra i quali spicca la torre di vetro che ospita i flagship di Louis Vuitton, Cartier e Piaget. Il valore totale del progetto, che dovrebbe essere completato entro il 2016, è di 2,2 miliardi di dollari.

Schiphol Group ha venduto un pacchetto azionario pari al 60% del totale del comparto travel retail a Gebr Heinemann. Le due compagnie hanno di fatto costituito una joint venture per la vendita nel duty free di tabacchi, liquori e dolciumi. Il Gruppo Schiphol manterrà il 40% delle azioni e la joint venture continuerà a operare sotto il nome di Schiphol Airport Retail (SAR). In un comunicato la società ha dichiarato: “Con un partner come Gebr. Heinemann, la posizione di SAR sarà rafforzata grazie alla conoscenza e all'esperienza del gruppo tedesco nel travel retail, nell'e-commerce e nella logistica unite a una chiara focalizzazione e competenza sul consumatore finale. SAR sarà certamente in grado di rispondere ai rapidi cambiamenti del mercato internazionale del travel retail e al variare delle esigenze e delle richieste dei viaggiatori”. Da questa operazione Schiphol Group si aspetta di generare profitti già nella prima metà dell'anno, dopo un 2014 da 85 milioni di euro di fatturato.

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IKEA A MILANO street marketing da marciapiede per il nuovo temporary di via Vigevano

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Che succede in casa

Benetton? T empo di smantellare l'impero e passare all’incasso? Dopo anni di diversificazioni che hanno creato una galassia, dagli aeroporti alle autostrade, vuoi vedere che la famiglia più potente e ricca del Nordest batte in ritirata: a prima vista l'addio ai duty free sembra il segnale che il vento è cambiato. Wdf è stata venduta in blocco agli svizzeri di Dufry. Maxi-incasso di 1,3 miliardi di euro. Oggi ci sono circa 2 miliardi di liquidità dentro i forzieri della cassaforte Edizione, la holding dei quattro fratelli. Il futuro è una vita da rentier per i Benetton? Che a Villa Minelli stessero cercando uno sposo per Wdf, ultima nata in casa Benetton, era risaputo. Doveva essere un matrimonio, maritare Wdf per creare il numero uno al mondo dei duty free. Altro che sposo, altro che matrimonio per celebrare la nascita del colosso mondiale. I Benetton vendono completamente: escono del tutto dai duty. Perché? Non era mai successo finora che la famiglia dicesse addio a un asset industriale (e non una mera partecipazione come per esempio quella, sfortunata, in Telecom Italia): basti pensare al travagliato abbigliamento dove le cose vanno tutt'altro che bene e nessuno si scandalizzerebbe, né si stupirebbe per un’eventuale cessione. Ma forse i duty free, a discapito del lavoro e degli investimenti fatti, non sono mai entrati nel cuore di Gilberto e della famiglia. Che, quindi, appena ha potuto, ha monetizzato. Lo scrigno di famiglia non è mai stato così bene come oggi. Gli 1,3 miliardi incassati dagli svizzeri portano la cassa a 2 miliardi. Dall'altro lato ci sono zero debiti: l'anno scorso hanno venduto un pezzetto di Pirelli e col ricavato, circa mezzo miliardo, hanno di fatto appianato i debiti. E ora, con l'opa in arrivo proprio sulla Pirelli, i Benetton incasseranno ancora altro cash. Sono tra i più liquidi d'Italia. Altro che disarmo. I maglioncini, nonostante conti in profondo rosso (nel 2013 si vo-

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cifera circa 200 milioni), non si venderanno mai, almeno fino a quando Luciano sarà in vita, troppo forte il legame affettivo. E nemmeno si vendono le autostrade, la gallina dalle uova d'oro del gruppo, soprattutto ora che è stato fatto il riassetto con gli aeroporti. Certo, aggiustamenti ci potranno essere, specie nell'azionariato e sui partner. Il tesoretto però torna utile anche per altre questioni, più delicate e meno immediate: c'è da pensare al passaggio generazionale. Per i fratelli che hanno costruito da zero tutto si avvicina il momento del riposo e dell'addio alle aziende. Per ora tra figli e nipoti è emerso solo Alessandro Benetton, peraltro con alterne fortune e con rapporti non sempre idilliaci con lo zio Gilberto, il vero regista del gruppo. Una montagna di liquidità serve anche a spegnere eventuali frizioni future tra parenti ed eredi e a garantire un tenore di vita perpetuo alle future generazioni. L’avventura nei negozi aeroportuali, per la famiglia veneta, è durata esattamente dieci anni. L’addio è stato repentino e per certi versi un fulmine a ciel sereno: non più di quattro mesi prima a Ponzano avevano silurato il ceo di Wdf, Josè Maria Palencia, reo di non aver portato l’atteso fidanzato per Wdf. Il nuovo ad, Eugenio Andrades si era presentato al mercato, non più di 3 mesi fa, con idee chiare: focalizzazione sul core business, riduzione dei debiti. Oggi quel piano è carta straccia. E il fresco di nomina ceo ha il record, negativo, di permanenza: appena 6 mesi (sempre che i nuovi proprietari non decidano di tenerselo). L’ingresso nei duty free da parte di Autogrill, fino ad allora un colosso della ristorazione in concessione, era stato un’intuizione geniale e visionaria dello schivo e taciturno Gianmario Tondato, l’uomo che da un decennio è sul ponte di comando del gruppo che nel 2005 rilevò la spagnola e due anni dopo l’inglese World Duty Free. Panini&Profumi. Sempre concessioni ma in realtà due modelli di business totalmente diversi:

più volumi ma bassi margini e un alto circolante per la ristorazione; molto più redditizi i duty free, che assorbono molta meno cassa. Banalmente, un profumo resta sullo scaffale mesi; un panino alla sera va buttato se non viene venduto. Affogati dentro la più grande ristorazione, però, i duty free, faticavano a portare a casa margini, specie negli anni della crisi e del calo dei passeggeri; e il business non era adeguatamente prezzato dal mercato (che gli affibbiava i multipli della ristorazione e non quelli del retail). E così per anni il mercato aveva invocato la separazione delle due attività, per far emergere il valore nascosto. Alla fine alle porte di Treviso si sono decisi. Ma lo spin-off è durato poco: nel giro di un anno e mezzo la neonata Wdf passa già di mano. Ma non si può dire che a Ponzano non abbiano saputo estrarre valore: portato in Borsa a 7 euro in sedici mesi arriva un'Opa a 10,2. Prima della scissione, la vecchia Autogrill quotava 13 euro. Oggi sommando le due società si arriva a 20. Creare valore, i Benetton l’hanno creato. Ma tra i manager della galassia, qualche mugugno c'è. Anni di lavoro, tante risorse investite. Da due gruppi ne è stato creato uno solo, eliminati gli sprechi, razionalizzato e potato i rami secchi (come il catering a bordo aerei, la Alpha flight venduta a Emirates). S'era appunto chiamato anche un nuovo manager, poche settimane fa era stata pure riconfermata la strategica concessione di Heathrow, uno degli asset più ghiotti in portafoglio, e che ti combina la proprietà? Vende tutto. Cosa ha fatto cambiare idea? Forse il passo falsissimo in Spagna, dove Wdf

tre anni fa si è svenata per accaparrarsi le concessioni di tutti gli aeroporti, ma si è trovata impantanata in un contratto capestro onerosissimo. Il classico passo più lungo della gamba che però ha fatto capire a Gilberto, l’eminenza grigia della famiglia, come i duty free fossero un settore molto meno blindato di quel che si pensava. Ma c'è anche dell’altro: a ben vedere nei duty free la famiglia non ha mai creduto molto. Appena ha potuto, è subito corsa a riscuotere. Già due anni fa, appena venti giorni dopo il debutto in Borsa di Wdf, i Benetton passarono all'incasso: vendettero sul mercato un pacchetto del 9%, incamerando circa 400 milioni di euro. Sommati agli 1,3 miliardi di oggi, fanno 1,7 miliardi di rendimento per il gruppo con i duty free. E adesso? Sicuramente adesso per il business si ritorna alle origini: focus su Autogrill e sulla ristorazione. Con più di un miliardo di liquidità fresca in tasca, i veneti possono giocare un ruolo da playmaker in tutte le partite più strategiche sullo scacchiere della finanza e dei salotti buoni. Ma soprattutto devono pensare a rinforzare Autogrill: privata della parte più ricca, Autogrill torna a essere quella dei panini di dieci anni fa: un business che da solo non può garantire quei ritorni a cui i Benetton si sono abituati. Autogrill dovrà necessariamente fare acquisizioni: ha bisogno di aumentare la massa critica. Non a caso, il giorno dell'annuncio dell’arrivo di Dufry, Wdf crollava in Borsa (addirittura sotto il prezzo dell'Opa che gli svizzeri lanceranno), mentre la sorella Autogrill prendeva il volo. Come dire: il mercato ha già fiutato dove gira il vento.




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