retail&food 06 2014

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TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

retail&food Anno 9 • Numero 6 • GIUGNO 2014 • € 5,00

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Grandi progetti retail

Nave de Vero Il nuovo centro commerciale di Marghera (VE): battuti tanti record, compresi quelli sull’ecosostenibilità

Parola di…

Star Trek

Foto storie

Pugliese - Conad

Original Marines

Milano food court



NEWS PRIMAE NOCTIS I FONDI FANNO SHOPPING (E “OCCUPANO” LA BORSA)

L’OPINIONE CENTRI COMMERCIALI DEL FUTURO: TRA RISCOPERTA DELL’AMBIENTE URBANO E INTEGRAZIONE OFF-ON LINE Ho cominciato a occuparmi di centri commerciali alla fine degli anni ‘70: erano oggetti ignoti per i consumatori e poco più di un ipermercato, con una dozzina di negozi fronte cassa e un bar, per chi li realizzava. Oggi sono strutture estremamente differenziate e complesse e sono anche una componente familiare non solo del panorama commerciale nazionale, ma del nostro ambiente economico e sociale. Sono – a tutti gli effetti – dei luoghi di consueta frequentazione per milioni di italiani, che non ci vanno con l’unico obiettivo di fare acquisti. Partendo da qui e dalle tendenze di lungo periodo della nostra società, cosa sarà il centro commerciale nei prossimi anni, in Italia e nelle economie europee? Altre geografie e altre economie, a diversi stadi di sviluppo, hanno e avranno dinamiche differenti, ma per noi due tendenze dominano su tutte: la riscoperta dell’ambiente urbano (e metropolitano) come luogo di elezione sociale e la rapidissima crescita dell’integrazione tra ambiente fisico e ambiente virtuale di Internet. Avremo sempre più polarità commerciali urbane, pensate e realizzate come opportunità di crescita delle reti commerciali urbane, con dimensioni, contenuti e architetture integrate nel proprio contesto economico e territoriale. Avremo la completa evoluzione del centro commerciale da “piattaforma relazionale fisica” a “piattaforma relazionale totale”, in linea con l’evoluzione del commercio da fisico a virtuale, a “multichannel” e a “no channel”. Queste due sfide – oltre a molte altre – sono quelle su cui si confronterà nei prossimi anni quella “industria dei centri commerciali” che il CNCC rappresenta nelle sue diverse declinazioni. La mission di questa industria sarà di mantenere la carica innovativa e la capacità di interpretare l’evoluzione della società; quella della sua Associazione sarà di aiutare questa crescita diffondendo una sempre maggiore comprensione della complessa realtà imprenditoriale che rappresenta.

Editoriale

Vi siete mai chiesti che peso abbiano i fondi di investimento nei capitali delle società quotate a Piazza Affari? 10 per cento? 20 per cento? Di più, il 38 per cento, più di un terzo, frutto di circa 200 miliardi di euro di investimenti. Molti dei quali recenti. Questo dato, accompagnato da alcune interessanti considerazioni, è stato raccolto dal buon Ettore Livini in un bell’articolo pubblicato da Repubblica a metà maggio. L’analisi è chiara: “poteri forti” fiaccati, “salotti buoni” invecchiati, capostipiti d’impresa archiviati, il capitalismo italiano ha ceduto, e anche svenduto, una bella fetta dei propri beni a fondi aggressivi o molto pacifici, trasparenti o quasi opachi (ce n’è davvero per tutti i gusti) che oggi si ritrovano ad essere tra i primi azionisti di numerose società. Di fatto la presenza dei fondi nelle assemblee di Spa italiane è raddoppiata negli ultimi due anni, passando dall’11,6% al 21,6% del capitale. I fondi non sono il diavolo, ma nemmeno filantropi. Sono strumenti, operano per lucrare sui dividendi. E quindi puntano a far crescere ricavi e utili delle società in cui investono. Non vanno demonizzati ma nemmeno ci si può illudere che la loro (ampia) presenza sia un bene assoluto e permanente. Hanno investito tanto rapidamente sull’Italia perché è stato conveniente. Ma se sarà più conveniente, ancor più velocemente potrebbero lasciarci. Di fatto rappresentano uno scenario in cui le capacità dell’imprenditoria e della finanza italiana hanno ceduto il passo a entità più grandi e incontrollabili.

Pietro Malaspina, Presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC)

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Nave de Vero-Esterno © Ph. A. Lercara

Anno 9 numero 6 giugno 2014 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Massimo Andreis - massimo.andreis@edifis.it Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Antonio Bisci, Giuseppe Bonomi, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, David Jarach, Luigi Limonta, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Dante Marro, David Montorsi, Giorgio Moroni, Roberta Motta, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Francesco Patti, Enrico Pazzali, Alessio Quaranta, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio Pubblicità dircom@edifis.it Amministrazione Antonella Ferraraccio Impaginazione Claudio Rossi Oldrati

INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&FOOD retail&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre r&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 161.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communites di riferimento.

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SOMMARIO

n°6 giugno 2014 32

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38 NEWS PRIMAE NOCTIS I fondi fanno shopping (e “occupano” la Borsa)

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L’OPINIONE di Pietro Malaspina Centri commerciali del futuro: tra riscoperta dell’ambiente urbano e integrazione off-on line

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R&F NEWS

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R&F NEWS OPENING

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INDICE R&F Tratteniamo il fiato: siamo tornati positivi

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OSSERVATORIO PREZZI 26 Assago: Milanofiori sul filo del centesimo Abbiamo visitato il centro commerciale di Assago, alle porte di Milano, ed esaminato i primi prezzi sia nella ristorazione, sia nel retail. Risultato: ampia offerta e prezzi competitivi. STAR TREK RETAIL Destinazione Original Marines

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DOSSIER AEROPORTI SPECIALE 44 Hanoi Airport, prove di decollo Schiacciato tra un passato comunista e un futuro proiettato sugli standard occidentali, l’aeroporto della capitale vietnamita vive di numerose contraddizioni: da condizioni e servizi tipici del terzo mondo si arriva in pochi metri ai negozi del lusso italiano. I cantieri sono avviati, ai posteri l’ardua sentenza.

ANALISI DI MERCATO 64 Scarpe, un calcio alla crisi Nonostante le difficoltà sul fronte interno, crescono l’export di calzature italiane, i numeri dei big del settore del retail e il sentiment delle aziende produttrici di settore-pilastro del made in Italy. NEWSTECH&ARREDO

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RESOCONTO FIERA 46 Travel – Cibus fa rotta su Expo 2015 Per la prima volta espressione di contenuti legati anche al mondo del food service e del travel retail, di cui vi raccontiamo il convegno organizzato da Ristorando e retail&food, la kermesse di Parma (5-8 maggio) ha fatto il pieno di espositori (2.700 aziende), visitatori (67mila, +12%) e soprattutto di buyers stranieri (12mila).

INTERNATIONAL

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VETRINA

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LA FOTO

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LA PULCE NELL’ORECCHIO Arriva Trony, addio al marchio Fnac

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PHOTO FOOD MILANO All’ombra del Duomo, la nuova foodcourt

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RETAIL MANAGEMENT SPECIALIST Performance & Business Retail Analysis

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PAROLA DI… FRANCESCO PUGLIESE Conad alza l’asticella: «leader di mercato entro pochi anni»

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TAGLIO NASTRO SPECIALE 32 Varata Nave de Vero: la crociera del retail Dopo circa due e mezzo di cantiere, il centro commerciale promosso da Corio ha finalmente visto il taglio del nastro. Posizionato laddove nasce la S.S. Romea, a Marghera (VE), il nuovo tempio del retail con certificazione BREEAM di livello Very good è dotato di circa 120 negozi, per totali 40mila mq di Gla. LONG LIFE 38 Centro commerciale Primavera, piccolo è bello Nella galassia di complessi retail che gravitano attorno e all’interno del GRA, ritagliarsi e saper mantenere un proprio bacino d’utenza rappresenta la mission primaria per ogni operatore. Un restyling completo, a firma IED, e un’offerta aggiornata, con l’accento sui servizi, è stata la strategia adottata dallo shopping center gestito da CBRE.

L’INDAGINE CONNECTED COMMERCE 60 Shopper italiani tecno-entusiasti La ricerca condotta nel nostro Paese (e non solo) da DigitasLBi certifica l’incidenza dei social network e degli strumenti mobile sul comportamento del consumatore. Ben l’87% del campione, ad esempio, dichiara di comperare in negozio dopo essersi documentato in rete. Ma ora arriva anche l’effetto opposto: lo showrooming… MYSTERY IN RESTAURANT Old Wild West: cowboy a Milano

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RUBRICHE STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK OBIETTIVO PERSONALE COMUNICAZIONE DI SERVIZIO INVIATO SPECIALE COSA OCCORRE SAPERE PER...

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r&f News GRUPPO COIN, IN CANTIERE UN’IPO PER OVS E UPIM

COGEST RETAIL SI AGGIUDICA ANTEGNATE SHOPPING CENTRE

C Durante l’opening dell’Excelsior di Roma, il ceo del Gruppo Coin, Stefano Beraldo, ha confermato l’indiscrezione di una futura quotazione dei brand Oviesse e Upim. Per quanto riguarda le tempistiche, tuttavia, Beraldo ha dichiarato che l’operazione non sarà portata a termine nel breve periodo. Il progetto prevede, a detta della stampa, lo scorporo delle due insegne dal master brand e la creazione di una nuova società da quotare a Piazza Affari. Nella stessa occasione, il portavoce del Gruppo ha smentito quanto è stato diffuso, lo scorso 16 aprile, dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore riguardo la nomina di Lazard come consulente finanziario cui sarebbe stato affidato l’incarico. Oviesse ha archiviato l’ultimo esercizio con 973 milioni di euro di ricavi e un risultato operativo pari a 81,7 milioni di euro.

BOTTEGA VENETA, LA RETE RETAIL SEGNA +18,3% Buone notizie corrono per Bottega Veneta, marchio italiano di proprietà del Gruppo francese Kering. Nei primi tre mesi del 2014, i ricavi hanno, infatti, raggiunto quota 250,8 milioni di euro, registrando una crescita del 9,5% a cambi correnti, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Anche la rete retail non delude affatto: la performance, infatti, ha segnato un +18,3% potendo contare, a oggi, su 226 negozi di proprietà. Marco Bizzarri, che lascerà a breve la carica di ceo in vista di un nuovo incarico all’interno del Gruppo, ha commentato: «Sono particolarmente onorato della decisione di François-Henri Pinault di nominarmi ceo della nuova divisione di Kering Luxury – Couture & leather goods e di mantenere contestualmente il ruolo di presidente di Bottega Venta in segno di continuità con il passato».

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ogest Retail assume l’incarico per commercializzare Antegnate Shopping Centre, mall di quasi 40mila mq di Gla situato in provincia di Bergamo. Secondo quanto definito con la proprietà del centro, inaugurato cinque anni fa, la società guidata da Carmen Chieregato dovrà coordinarsi nell’operazione di gestione con il gruppo immobiliare Percassi, che ha tuttora in affidamento la galleria. Antegnate Shopping Centre si sviluppa su tre livelli che comprendono la parte commerciale, quella dei servizi e un’area di parcheggio con 1.600 posti auto. All’interno della struttura sono presenti 84 negozi, tra cui alcune insegne del Gruppo Inditex (Zara, Pull & Bear, Bershka), H&M, Supermedia, Sportland e OVS; gli esercizi dedicati alla ristorazione e l’ancora alimentare Auchan. «Obiettivo del nostro intervento è integrare, ottimizzandolo, il mix merceologico del centro commerciale e contrattualizzare una selezione di operatori qualificati che possano aumentare la capacità di attrazione del mall su un bacino ancora destinato a crescere». È quanto dichiarato da Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail.

Stock option

Casa Milan Il club milanese ha presentato ufficialmente il suo nuovo headquarter: una struttura moderna nel quartiere Portello dove si troveranno uffici, Milan Lab (aperto al pubblico), museo store e Cucina Milanello, ristorante aperto al pubblico a gestione My Chef. Da provare.

Amazon Fresh La compagine di Amazon dedicata al fresco e ai prodotti da GDO è pronta a sbarcare in Europa. A partire da UK e da alcuni grandi centri di Francia e Germania. In l’Italia l’anno scorso la spesa on line è stata di 132 milioni di euro, con un +18% su 2012. Lenti e inesorabili.

Beppe Grillo Ci faceva ridere il Beppe Grillo che nei palazzetti dello sport se la prendeva coi ‘forti’ e ci raccontava un futuro diverso. Era simpatico, energico, volgare e scanzonato. Ci fa paura il Beppe Grillo che si dice ‘oltre Hitler’. Perché non fa ridere, neanche per scherzo.

Max Mara Il fashion brand entra nel canale travel retail con la prima apertura assoluta, nell’aeroporto di Copenhagen. Entro il 2014 previsti altri cinque opening europei (nessuno in Italia). Obiettivo cinquanta travel shop entro cinque-sei anni. Benvenuti.

World Duty Free Jose Maria Palencia, a.d. del principale operatore di duty free, si dice interessato all’operazione di Corporacion America verso gli aeroporti toscani di Firenze e Pisa. Nell’ottica di diventare partner di lungo periodo.

Expo Poveri noi, e povera Expo. I preparativi per l’esposizione universale che Milano dovrà ospitare nel 2015 riempiono le pagine di cronaca giudiziaria. Mazzette, inquisiti, intercettazioni. Ma quando arriva tutto il bello di Expo? Ma arriva?

Ferrari Il Cavallino Rampante non sente crisi, anzi con un mercato sempre più ampio le rosse di Maranello corrono ormai nei cinque continenti regalando utili record. Molto bene anche il merchandising che grazie al retail segna un +19% nel primo trimestre 2014.

Unieuro Ennesimo passaggio di mano in casa Unieuro, dagli inglesi di Dixon agli italianissimi Sgm Distribuzione, attivi col brand Marcopolo Expert. La nuova realtà potrà contare su 400 punti vendita e store on line molto avanzati. La sfida a MediaWorld-Saturn è lanciata.

Tassisti milanesi La lotta dei tassisti milanesi contro Uber è la rappresentazione delle spinte retrograde e corporative che hanno rallentato, fino al blocco totale, lo sviluppo italiano. Nessuna discussione, nessuna apertura, nessuna modernità. In cambio di un servizio (troppo) spesso scadente.


MALPENSA, IL RESTYLING PARTE DAL LUSSO

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rende corpo il primo dei numerosi progetti di restyling e ampliamento che daranno a Malpensa un look rinnovato e soprattutto ulteriori spazi retail in vista di Expo 2015. Per un investimento totale di 30 milioni di euro. Lo step iniziale ha visto l’inaugurazione lo scorso 19 maggio della Piazza del Lusso, che insieme alla nuova galleria commerciale sarà il fiore all’occhiello dell’aeroporto gestito da Sea. Accessibile da tutti i passeggeri, una volta completato il restyling, la mall sarà estesa su 8.000 mq e ospiterà al suo interno 46 nuovi spazi commerciali tra cui un duty free di circa 2.000 metri quadrati. Quest’area, tra le più grandi d’Europa, porterà l’offerta complessiva retail delle partenze a 23.000 mq, con circa 100 esercizi tra ristoranti, bar e negozi. Particolare cura sarà data anche al design, fortemente italiano, che renderà omaggio a Milano proponendo una rivisitazione in chiave moderna di Galleria Vittorio Emanuele. L’illuminazione, studiata dal lighting designer Cinzia Ferrara, sarà uno degli elementi esteticamente caratterizzanti della nuova area che accoglierà i maggiori brand del lusso mondiali: da Bulgari ad Armani (prima apertura in un aeroporto europeo), da Ermenegildo Zegna a Etro e Gucci; da Hermes, Montblanc a Salvatore Ferragamo a Tod’s e a Moncler. Sul fronte della ristorazione, i viaggiatori potranno concedersi una pausa caffè o un pranzo “stellato” al Davide Oldani Cafè.

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News AUTOGRILL SI AGGIUDICA 21 AREE DI SOSTA NEL BELPAESE

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onostante la perdita di 37 milioni euro nel primo trimestre del 2014, Autogrill ha conquistato 21 punti di ristoro sulla rete di Autostrade per l’Italia. Il valore dell’operazione è di 2,1 miliardi di euro, con durata ponderata delle aree prese in gestione di 14,3 anni. L’ottenimento delle 21 sub-concessioni rientra nella strategia che i Benetton stanno mettendo a punto per quanto riguarda la focalizzazione sugli spazi commerciali con elevata potenzialità di sviluppo e d’offerta di concept innovativi. Dopo la separazione societaria del ramo World Duty Free, il Gruppo di Ponzano Veneto ha lasciato sostanzialmente invariati i ricavi che si attestano a 813 milioni di euro. Rispetto ai primi novanta giorni del 2013 è stato registrato un decremento del 1%, tuttavia per il 2014 la società stima un fatturato complessivo di 3,86 miliardi di euro.

I PRIMI PASSI DI WDF

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orld Duty Free (Wdf), società nata lo scorso anno dallo spin off con Autogrill per gestire le attività legate al Travel retail del Gruppo, ha chiuso il primo trimestre con i ricavi in crescita del 10,2% pari a 438,5 milioni di euro. L’utile netto si è attestato a 2,4 milioni di euro contro i 12,2 milioni dello stesso periodo del precedente esercizio. «La società ha già creato molto valore dopo lo spin off da Autogrill, ma le valutazioni vanno fatte a medio termine - ha dichiarato il presidente di Wdf, Gianmario Tondato da Ruos - Le due società stanno ripartendo su basi distinte e tra un po’ vedremo davvero l’effetto di questa scissione sui titoli». Bisogna anche sottolineare il fatto che dietro a questa contrazione c’è soprattutto la sfasatura delle festività pasquali che quest’anno sono cadute dopo la chiusura del trimestre.

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

www.strabranding.com

TREND DI MERCATO PER IL F&B IN CINA Canali di vendita per prodotti alimentari e bevande confezionati i Cina, 2012

Fig.1:

In base agli ultimi dati resi recentemente disponibili dal rapporto “La Cina nel 2014 – Scenari e Prospettive per le Imprese”, redatto dal Cesif (Centro Studi per l’Impresa Fondazione Italia Cina), la domanda di prodotti alimentari e bevande, associata al tempo libero, ai consumi funzionali e pratici, crescerà in Cina nel 2014 a un tasso del 12-15 per cento. I modelli di consumo si stanno allineando a quelli più avanzati, tipici dei mercati occidentali, e questo dipende in larga misura dall’urbanizzazione e dal conseguente sviluppo della distribuzione moderna. Infatti, mentre in passato il consumo era localizzato nelle 30-40 città di prima e seconda fascia, l’urbanizzazione sta contribuendo a una rapida crescita ed estensione del potere di acquisto in 600 città di terza e quarta fascia e oltre. Mentre, per quanto

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riguarda la distribuzione, i supermercati moderni (supermercati ed ipermercati) sono cresciuti a una media del 12% all’anno (passando da 119mila nel 2008 a 187mila nel 2012) e aumenteranno dell’8% annuo fino al 2017 (Fig.1). Molte aziende multinazionali del settore si trovano quindi ad affrontare due dinamiche differenti e contrapposte: da un lato un approccio al mercato cinese di massa con economie di scala a basso costo (consumatori di fascia medio-bassa, produzione locale, competitività sul prezzo, marketing aggressivo e scarsa fedeltà al marchio), dall’altro un approccio al mercato di nicchia (consumatori ad alto reddito, prodotti di importazione distribuzione e marketing high-end, maggiore fedeltà al marchio). In questo scenario, l’Italia, penalizzata dalla mancanza di operatori nazionali della grande distribuzione organizzata, ha una quota inferiore all’1% sulle importazioni di prodotti agroalimentari ed è il 28° fornitore della Cina per questo settore. Ritroviamo però altre posizioni se analizziamo i dati sulle importazioni di prodotti tipici: l’Italia è, infatti, il primo fornitore di cioccolato (quota del 34%), il secondo di pasta (11,5%), acque minerali (21%) e olio d’oliva (21%), il quarto per caffè (7,5%), il quinto per il vino (6,5%) e formaggi (4,5%). Da queste indicazioni e dalle considerazioni fatte emergono le seguenti opportunità per le aziende italiane: a) l’Italia è riconosciuta per prodotti di alta qualità e salutari che si associano allo stile di vita italiano a cui i cinesi guardano con grande interesse. Occorre che le nostre aziende sfruttino questa percezione positiva dei cinesi, soprattutto in considerazione della crescente sensibilità sulla propria sicurezza alimentare. b) Gli operatori già presenti sul mercato hanno investito in maniera ingente su piattaforme di vendita e distribuzione che a oggi, però, sono sotto utilizzate. Di conseguenza, c’è l’opportunità per i nuovi entranti di far leva su queste piattaforme e avere ritorni più veloci nell’affrontare un mercato così complesso. Luca Esposito



News PIANO DI ESPANSIONE QUINQUENNALE PER STUDIOZETA Poche idee ma molto chiare. New York, Tokyo, Osaka, Mosca e Seoul sono le città in cui Mauro Galligari, amministratore e fondatore di Studiozeta, intende aprire dei negozi nei prossimi due anni. Il piano quinquennale di espansione dell’azienda prevede inoltre l’opening di 15 punti vendita in Cina con Galleries Lafayette, con cui ha avviato una partnership lo scorso ottobre con il primo multibrand Studiozeta.org, inaugurato durante la cerimonia di taglio nastro del grande magazzino a Pechino. Studiozeta fattura 3 milioni di euro l’anno e distribuisce settanta collezioni di abbigliamento per esclusive maison attraverso lo showroom di Milano che rifornisce circa 1.500 top retailer nel mondo. Il progetto, che prevede l’investimento di un milione di euro, punta quindi a realizzare veri e propri contenitori ad alta riconoscibilità, adatti a ospitare la moltitudine di collezioni.

CAMICISSIMA IN CINA, 440 SHOP ENTRO IL 2019

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iporta la data 28 aprile 2014 l’accordo che porterà Camicissima, azienda manifatturiera di camice da uomo, a servire, entro il 2019, il mercato cinese con 440 store; a oggi ne sono presenti 15. Al centro del contratto con il gruppo Zhenjiang Baoxiniao Garment c’è la concessione della licenza per la distribuzione del brand nella Repubblica Popolare per 25 anni. Il partner cinese, guidato da Wu Zhi Ze, entro la fine di quest’anno si impegna ad aprire 45 punti vendita e a gestire l’e-com-

merce per lo stesso Paese. È un passo molto importante per la famiglia siciliana Candido che, a distanza di pochi anni dall’inaugurazione del primo negozio a Shanghai (dicembre 2012), non abbandona l’idea di conquistare anche altri mercati come Stati Uniti con 179 shop, Messico, Corea e Brasile. L’obiettivo di Fabio Candido, presidente di Fenicia che detiene Camicissima e il marchio Feni Uomo, è triplicare il fatturato entro il 2018. Al momento il giro d’affari raggiunge i 50 milioni di euro.

Obiettivo Personale

A cura di Gi Group

L’eccellenza dell’alimentare in Italia e la gestione delle risorse umane nei picchi stagionali estivi L’industria alimentare rappresenta, in Italia, il secondo settore manifatturiero, dopo quello metalmeccanico. L’eccellenza della produzione, radicata nella tradizione del nostro Paese e nella capacità di innovazione delle nostre aziende, elegge il settore food a principale simbolo del made in Italy di qualità, riconosciuto nel mondo. Non a caso, anche in vista dell’Expo, Milano ha scelto il tema del cibo quale elemento portante. Per raggiungere tale eccellenza, il Capitale Umano è da considerarsi un asset fondamentale per le aziende, anche per quelle che operano nel comparto alimentare. Le organizzazioni che intendono costruire il proprio vantaggio competitivo sulle Risorse Umane devono saperne, però, gestire tutte le fasi, comprese quelle di picco stagionale, caratteristica del settore. Ed è proprio quello attuale il periodo che va incontro ai picchi stagionali estivi, che prevedono una maggiore produzione di cibi freschi, accanto alla preparazione anticipata di generi alimentari in vista dei consumi invernali (cioccolato, oltre che panettoni, la cui produzione ha inizio normalmente verso fine agosto/inizio settembre). La Divisione Food & Beverage di Gi Group, leader in Italia nel settore della ricerca, selezione e somministrazione di personale per le aziende alimentari, ha ideato, a supporto di queste realtà, servizi ad hoc per le produzioni stagionali. In primis, il servizio H24 che consente alle aziende di disporre di assistenza e risposte immediate anche di notte o nei week-end, quando le nostre filiali sono, normalmente, chiuse. Inoltre, la Divisione Food

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& Beverage di Gi Group mette a disposizione delle aziende del settore ulteriori servizi, che consentono loro di acquisire un ruolo strategico nella progettazione e nella gestione della linea produttiva. Tra questi: uno strumento web personalizzato per la direzione del personale in somministrazione, consulenza sulle diverse forme contrattuali applicabili, Assessment Center costruiti su misura consulenti specializzati.

Stefano Butti Food & Beverage Division Manager – Gi Group




News BALTONA DEBUTTA IN ITALIA

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altona è una società europea con sede in Polonia che conta già 45 punti vendita attivi (in Francia, Belgio, Germania, Romania, Ucraina e, appunto, Polonia) e fa capo al Gruppo Flemingo Duty Free, presente a sua volta con 130 negozi in 25 nazioni nel continente Europeo, in quello Africano e in India. Da maggio scorso, la società ha inaugurato uno spazio di 150 mq di travel retail all’interno dell’aeroporto di Alghero (il primo in Italia) in formula “duty paid”, subito dopo i controlli di sicurezza. L’offerta riguarda referenze tra cui profumi, cosmetici, liquori, vini, dolciari e accessori per il viaggio, ma non solo. Grazie all’accurata selezione di prodotti sardi, infatti, i viaggiatori potranno anche portare con sé i sapori e i profumi della Sardegna. «Siamo felici di dare il benvenuto a Baltona - ha detto Mario Peralda, direttore generale della Sogeaal - Ora, dopo l’apertura del Bar, della libreria e dell’edicola, e insieme alle altre iniziative presenti, questo spazio è senz’altro più consono alle esigenze dei nostri passeggeri e certamente più in linea con gli standard che ci siamo proposti di raggiungere».

JLL: ANCHE IN ITALIA CRESCE L’INVESTIMENTO IMMOBILIARE RETAIL Buone notizie arrivano sul fronte immobiliare retail in Europa, sulla scia dei forti volumi registrati nella seconda metà del 2013. Nei primi novanta giorni del 2014, infatti, secondo quanto diffuso da Jones Lang LaSalle, gli investimenti sono aumentati del 27% raggiungendo quota 6,6 miliardi di euro. I Paesi che trainano il mercato sono il Regno Unito e la Germania col 63% dei volumi totali; la Gran Bretagna, infatti, rimane in espansione con volumi pari a 2,3 miliardi di euro nel primo trimestre (il 27% sopra la media trimestrale su cinque anni); mentre in Germania, transazioni dall’alto valore hanno spinto i volumi di investimento a 1,8 miliardi di euro (56% oltre la media trimestrale su cinque anni). Bene anche l’Italia, e alcuni altri Paesi del Vecchio Continente verso cui molti investitori stanno rivolgendo il proprio interesse, come Olanda, Irlanda e Spagna. Tra le principali operazioni ci sono l’acquisizione del 50% di Unibail Rodamco nel centro di Oberhausen, in Germania, per 535 milioni di euro, e la rilevazione, in UK, da parte di Intu Properties del 50% di Westfield Marry Hill per 407,7 milioni di sterline (492 milioni di euro) e del 100% di Westfield Derby per 390,3 milioni di sterline (471 milioni di euro).

Comunicazione di servizio SOCIAL SHOPPING: IL NUOVO E-SHOPPING 2.0

A cura di Acqua Group - www.acquagrouo.it

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l mondo dell’e-shopping 2.0 è un fenomeno in crescita, che combina il classico shopping on-line con gli elementi tipici che caratterizzano il social networking. È una tendenza che sta crescendo in maniera esponenziale, di pari passo con lo sviluppo ormai globale dei social media. In linea con le dinamiche social, esso si fonda sulla condivisione (amici, gruppi, commenti, discussioni), dirigendo l’utente a un’attività di shopping on-line, creando una community che aiuta nell’acquisto con suggerimenti, proposte di nuovi prodotti, promozione di referenze di maggior interesse globale ecc. Di fatto questa nuova tendenza fa scaturire un’altrettanto nuova realtà di mercato, ampliando una reale possibilità di sviluppo del proprio business, che mira in modo diretto ed efficace al rispettivo bacino d’utenza. Il punto focale a cui prestare attenzione è come il processo di acquisto avvenga tramite e grazie ai social. Si tratta di una pubblicità data dal passaparola, che consente la promozione e la diffusione globale del prodotto, rendendolo un vero e proprio “must have”. Il caso Sephora è una case history molto interessante da analizzare. Si parla di beauty board, vale a dire di una vera e propria tavola virtuale, dove posizionare le immagini o i disegni che più ci piacciono e attraggono la nostra attenzione. Fondamentalmente nulla fa se non copiare una ben nota meccanica che ci fornisce uno dei social network che più ha a che fare con il mondo del beauty e l’e-commerce: PINTEREST. Il posting di immagini, utilizzate per comunicare storie legate al brand, determina una strategia di vision content marketing fondamentale per favorire l’iterazione e la con-

Da sinistra Davide Arduini e Andrea Cimenti

divisione con l’utente. Il brand quindi non si limita più a creare una comunicazione unidirezionale con il cliente a cui propone un prodotto, bensì ne raccoglie comportamenti, preferenze, opinioni, dimostrando un’attenzione particolare nel rispondere e consigliare i singoli utenti. Quando quindi, lo scorso aprile, Sephora decide di lanciare nel suo nuovo sito il sistema del Pin it Button, non fa altro che sfruttare un sistema già in uso. L’idea ha avuto fin da subito un enorme successo: i pinners amanti del beauty hanno iniziato a creare elenchi dei loro prodotti Sephora preferiti, sono state create vere e proprie “visual story” sulla costruzione di look make up, tutti realizzati con prodotti in vendita negli store Sephora. La scelta del marchio si è così rivelata vincente: se da un lato gli oltre 47 milioni di fan Facebook sono utilissimi all’azienda per cogliere che cosa gli utenti desiderano o cosa vorrebbero che fosse migliorato, dall’altro il potere di Pinterest per quel che concerne la conversione all’acquisto è senza pari.

Massimo Del Monaco Direttore Creativo Key Adv – Integrated Communication (Acqua Group)

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News ESSELUNGA FA INGRESSO NEL LAZIO La catena alimentare fondata da Bernardo Caprotti, che da anni opera nelle regioni del centro-nord Italia (Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna e Toscana), si avvicina alla Capitale con l’apertura del punto vendita di Aprilia. Con l’espansione in Lazio, frutto di un progetto cominciato nel 2007, le insegne di Esselunga nella Penisola diventano 146. Il nuovo superstore di Aprilia occupa una superficie di 4500 mq, dispone di un parcheggio di 600 posti auto e ospita il format di ristorazione Bar Atlantic, già presente in altri superstore della stessa catena distributiva.

OBIKÀ, NEXT STOP NEW YORK E DUBAI

Per festeggiare i primi dieci anni di vita, Obikà Mozzarella Bar ha in cantiere due nuove aperture per i prossimi tre mesi: una a Dubai e l’altra nella Grande Mela. La catena della ristorazione dedicata agli amanti della mozzarella di bufala campana Dop è nata a Roma nel 2004 da un’idea di Silvio Ursini e conta attualmente 18 locali, di cui cinque in franchising. Metà dei ristoranti Obikà presidiano lo Stivale da nord a sud, tra le città di Milano, Firenze, Roma e Palermo. Altri nove punti vendita sono sparsi per il mondo: quattro a Londra, due a Los Angeles, uno a New York e due a Tokyo. Tra le specialità del format guidato da Ursini, napoletano “Doc”, compaiono alcuni prodotti tipici della gastronomia campana: la bufala di Paestum, quella aversana e, infine, la versione affumicata con paglia nera.

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Inviato speciale

L’INTEGRAZIONE CON IL SUPPORTO DI PROGETTI ‘FIRMATI’: LA NUOVA TENDENZA DEI MIXED USE Nel marzo 2014, il Financial Times ha posto la domanda: "possono sviluppatori commerciali e architetti riguadagnare il prestigio di un tempo?" La risposta sta nelle soluzioni di Mixed Use, attualmente adottate da famosi architetti e pienamente integrate con il trasporto, le infrastrutture e la cultura, fino a diventare nuovi quartieri.

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lcune città – Londra, per fare un esempio europeo – temono che l'abbinamento residenziale e commerciale possa impedire opportunità future per l'espansione della città. Tuttavia, in Asia e in Medio Oriente, progettisti, architetti e sviluppatori stanno sempre più realizzando intere aree come centri che includono aspetti culturali, imprese, infrastrutture di trasporto, edilizia residenziale così come offerta di intrattenimento. Ma questa integrazione non è sufficiente per ottenere risultati realmente all’avanguardia; i developer stanno infatti utilizzando architetti riconosciuti e riconoscibili da uno stile e una firma per stabilire una forte identità all'interno delle nuove comunità. Un’architettura originale ha dimostrato così di essere un metodo efficace per stabilire la reputazione e il ‘posizionamento’ di un progetto, di una città e anche di un Paese. Un buon esempio è West Kowloon di Hong Kong. Lo sviluppo richiede l’integrazione a un livello completamente nuovo di terreni bonificati per nuove torri residenziali e commerciali localizzate sopra una fermata della metropolitana di Kowloon disegnata da Terry Farrell. La stazione è poi collegata a un centro commerciale di 93.000 mq ed è limitrofa al nuovo quartiere di West Kowloon, che ospiterà un museo progettato da Herzog & de Meuron, sale da concerto e teatri. Dopo il successo di Marocco Mall a Casablanca, lo stile distintivo di Design International è stato scelto per la progettazione di Cleopatra Mall (sopra a destra), situato in un quartiere satellite del Cairo. Il progetto aggiungerà alla città una nuova comunità con commercio,

hospitality, cultura e addirittura religione, ospitando marchi internazionali, tradizionali mercati alimentari, un hotel e una moschea di 130mila metri quadrati. Fortunatamente non tutti in Europa hanno paura di questo nuovo approccio Mixed Use. Alcuni lo vedono come un'opportunità per rivitalizzare quartieri esistenti che necessitano di rinnovamento. A La Louviere (Belgio), La Strada (in basso) è parte integrante di un progetto di ringiovanimento del centro città e comprenderà uno spazio commerciale di 40mila mq di Gla, 600 appartamenti, un edificio per uffici, una nuova stazione ferroviaria, un parco urbano e un museo culturale. Davide Padoa, CEO di Design International www.designinternational.com



News cosa occorre sapere per...

a cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

La videosorveglianza nei punti vendita (Parte 2)

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iprendiamo l’argomento della videosorveglianza, già trattato quanto agli aspetti giuslavoristici nel precedente numero di questa rivista (n. 5 maggio 2014), per analizzarne i profili in materia di protezione dei dati personali e le disposizioni emanate in proposito dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Il codice della privacy chiarisce che la raccolta, la registrazione, la conservazione e, in generale, l'utilizzo di immagini configura un trattamento di dati personali. Con riferimento ai sistemi di videosorveglianza l’Autorità Garante ha emanato un provvedimento specifico (provvedimento in materia di videosorveglianza - 8 aprile 2010) che detta prescrizioni dettagliate applicabili tanto a soggetti pubblici che privati. Il provvedimento, innanzitutto, introduce l’obbligo del titolare del trattamento di segnalare la presenza della telecamera. Tale segnalazione può essere effettuata anche in forma semplificata, mediante l’installazione di appositi cartelli da apporre nelle immediate vicinanze della telecamera, visibili dal pubblico in generale e non solamente dai dipendenti. Suddetti cartelli devono contenere un testo di informativa c.d. “minima” indicante solamente il titolare del trattamento e la finalità perseguita con l’installazione del sistema di videosorveglianza. Il Garante precisa, in proposito, che sarebbe opportuno che il cartello con il quale viene segnalata la presenza di una telecamera facesse rinvio a un testo più completo di informativa di tutti gli elementi di cui all’art. 13 del codice della privacy e disponibile agevolmente per gli interessati all’interno del punto vendita. A tal riguardo, sarebbe sufficiente che l’informativa fosse posta ben visibile sul bancone del punto vendita in prossimità delle casse. Non è invece richiesto il consenso dei soggetti interessati ai fini dell’installazione di strumenti di videosorveglianza, sebbene essi debbano essere sempre informati che stanno per accedere in una zona video sorvegliata. Si segnala che l’omissione dell’informativa c.d. “minima” ai sensi dell’art. 13 del codice della privacy dà luogo a sanzioni amministrative di non lieve entità. In aggiunta all’obbligo di segnalazione, il provvedimento del Garante introduce tutta una serie di prescrizioni ulteriori da applicare ai dati personali trattati con i sistemi di videosorveglianza fra le quali: (i) i dati devono essere protetti da idonee misure di sicurezza, al fine di ridurre

al minimo i rischi di distruzione, perdita, accesso non autorizzato o trattamento non consentito o non conforme alle finalità della raccolta, anche in relazione alla trasmissione delle immagini; (ii) le misure di sicurezza adottate devono, ad esempio, far sì che l’accesso alle registrazioni sia consentito unicamente a coloro che siano muniti di credenziali di autenticazione; (iii) il titolare o il responsabile del trattamento deve designare per iscritto tutte le persone fisiche, incaricate del trattamento, distinguendo coloro che sono unicamente abilitati a visionare le immagini dai soggetti che possono effettuare, a determinate condizioni, ulteriori operazioni (ad es. registrare, copiare, cancellare le registrazioni, ecc); (iv) l’eventuale conservazione dei dati deve essere limitata a poche ore o, al massimo, alle ventiquattro ore successive alla rilevazione, fatte salve specifiche esigenze di ulteriore conservazione in relazione, ad esempio, a festività o chiusura di uffici o esercizi. Il sistema impiegato deve essere programmato in modo da operare al momento prefissato l’integrale cancellazione automatica delle informazioni allo scadere del termine previsto da ogni supporto, anche mediante sovra registrazione, con modalità tali da rendere non riutilizzabili i dati cancellati. Anche in questo caso, il mancato rispetto delle prescrizioni previste nel provvedimento del Garante comporta l’applicazione di sanzioni amministrative di non lieve entità. È quindi importante che, una volta installato, il sistema di videosorveglianza venga in concreto utilizzato in conformità con le prescrizioni e le procedure indicate nel provvedimento del Garante sopra richiamato. Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.

FORUM ATRI 2014: NUOVO TURISMO E TRAVEL RETAIL Mercoledì 11 giungo all'aeroporto di Fiumicino avrà luogo il forum 2014 Nuovo turismo e travel retail: i cambiamenti come opportunità di sviluppo del mercato. Al convegno, organizzato da Associazione travel retail Italia (Atri), sarà presente Fulvio Fassone, presidente Atri nonché direttore commerciale di AdR (Aeroporti di Roma), che illustrerà un'analisi sui cambiamenti dei flussi passeggeri negli aeroporti di Roma e il loro impatto sul mercato del retail con relative analisi e trend. Interverrà anche Sergio Arzeni, direttore Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e a seguire due tavole rotonde: Realtà locali e turismo, tra pubblico e privato; e Travel retail: modelli e innovazione per il nuovo turismo, coordinate rispettivamente da Luigi Troiani e da Stefano Gardini, vice presidenti Atri.

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News AL VIA I LAVORI DEL PRIMO JIHUA SAVE, IN ARRIVO 138 MILIONI PARK DESTINATION CENTER DA UNICREDIT

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i è chiuso l’accordo che ha portato UniCredit a sostenere la società che gestisce gli scali di Venezia e Treviso con una linea di credito di 138 milioni di euro. Il contratto, firmato lo scorso 17 aprile da Lucio Izzi, regional manager nord est UniCredit, ed Enrico Marchi, presidente di Save, prevede innanzitutto l’espansione del Polo aeroportuale del Nordest. Il primo passo, a questo proposito, si è realizzato con l’acquisto, da parte di Save, del 35% della Catullo Spa per l’integrazione dei sistemi aeroportuali di Brescia e Verona. Tale piano raggiungerà il massimo sviluppo nel quadriennio 2015-2018; l’investimento complessivo sarà di circa 600 milioni di euro e proseguirà fino al 2021. Principale obiettivo di quest’operazione è rimettere a nuovo lo scalo Marco Polo in vista di un incremento del flusso di passeggeri.

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i è recentemente svolta a Changchun la cerimonia di posa della prima pietra di Jihua Park Destination Center, del colosso statale cinese Jihua Group. Hanno partecipato, tra gli altri, Liu Mingzhong, presidente di Xinxing - controllante di Jihua - e Luca Bastagli Ferrari, amministratore delegato di Arcoretail, società del Gruppo Arcotecnica Spa, che si è occupata del progetto dei 35 Destination Center Jihua Park. Pochi giorni dopo hanno preso il via i lavori di Jihua Park Chongqing, alla presenza dei vertici del Gruppo e del console italiano Sergio Maffettone. Changchun e Chongqing saranno le prime “destinazioni” di un vero e proprio network che sarà realizzato sul territorio cinese in posizioni strategiche, con particolare attenzione alle città con un alto tasso di incremento demografico, per le quali è previsto un considerevole aumento della percentuale di acquisti del settore abbigliamento e un’alta domanda di turismo.

AEROPORTO MARCONI DI BOLOGNA, DOPPIA FUSIONE PER BENETTON TUTTO PRONTO PER L’IPO

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uattro soggetti firmatari: la Camera di commercio di Bologna, il Comune di Bologna, la Provincia di Bologna e la Regione Emilia Romagna, si impegnano a mettere in atto un progetto di sviluppo per l’aeroporto Guglielmo Marconi. Il primo punto dell’accordo riguarda la quotazione in borsa dello scalo bolognese che consentirà, in seguito, una ristrutturazione dello stesso mediante un aumento di capitale di circa 30 milioni di euro. Al momento, tuttavia, il Marconi sta ultimando in autonomia un investimento di 65 milioni di euro. «È il momento di dare un nuovo impulso all’infrastruttura rafforzandone la patrimonializzazione mediante il ricorso al Mercato dei Capitali che consentirà l’ingresso di un azionariato – anche diffuso – che favorirà le potenzialità di crescita per l’Aeroporto» hanno commentato congiuntamente i promotori del progetto Giorgio Tabellini, presidente della Camera di commercio, Virgilio Merola, sindaco di Bologna, Beatrice Draghetti, presidente della provincia di Bologna e Alfredo Peri, assessore alla mobilità e trasporti della Regione Emilia-Romagna.

I

l neo amministratore delegato di Benetton, Marco Airoldi, ha iniziato il proprio mandato con una semplificazione della struttura societaria attraverso una doppia fusione. L’italiana Benetton Spa, infatti, assorbirà l’olandese Benetton holding International (Bhi) e la lussemburghese Benetton International Manufacturing (Bim). La fusione fa parte di un piano triennale di rifocalizzazione del business, il quale comprende anche la creazione di tre distinti settori di attività: il primo focalizzato sui marchi che gestirà l’attività commerciale, il secondo l’attività industriale, il terzo l’attività immobiliare. «Questa operazione - spiega Airoldi porterà a un miglioramento dell’efficienza a una struttura societaria coerente con le attuali necessità del gruppo, nonché a una riduzione dei costi operativi e delle duplicazioni/sovrapposizioni derivanti dall’attuale struttura».

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News AUCHAN NOMINA ESPASA NUOVO AD ITALIA…

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atrick Espasa è stato nominato presidente e amministratore delegato di Auchan Italia (azienda francese presente nel settore della Grande distribuzione italiana con 58 ipermercati in 12 Regioni) e presidente di Auchan Romania, che conta 31 ipermercati. Espasa (55 anni) ha trascorso 10 anni alla guida degli ipermercati in Italia, diventando nel 2003 direttore generale di Auchan. Nel 2009, inoltre, ha assunto anche la carica di direttore generale di Auchan in Romania, ricoprendo un ruolo strategico nell’insediamento della catena e del suo successo, fino alla recente acquisizione di Real e al cambio d’insegna di 20 negozi. Nei nuovi incarichi Espasa va a sostituire Philippe Le Grignou, che lascia la presidenza di Auchan e di Auchan Romania, e Christian Iperti che lascia la direzione generale di Auchan. Entrambi andranno a ricoprire incarichi internazionali in seno al Groupe Auchan.

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…E AVVIA L’ACQUISTO DEL CC DI BUSSOLENGO (VR)

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l contratto preliminare tra Amundi Re e Auchan si è chiuso con la vendita del centro commerciale di Bussolengo, alle porte di Verona, al Gruppo francese. L’edificio (di 23.246 mq), di proprietà dei fondi comuni di investimento Amundi Re Italia e Amundi Re Europa, era stato acquistato nel dicembre del 2001 al prezzo di oltre 36 milioni di euro, spese di acquisizione escluse. I soggetti firmatari, dopo la caparra del valore di 6 milioni di euro, si impegnano a perfezionare la cessione del complesso commerciale, il prossimo 30 giugno, alla cifra di 48 milioni di euro. Tale somma è stata supportata da un parere di congruità di esperti indipendenti e originerà una plusvalenza di quasi 12 milioni di euro, ovvero il 32,8% del costo di acquisto. Valutando i canoni percepiti al netto dei costi, si stima che l’investimento darà vita a un tasso interno di rendimento del 9,40 per cento.


MEDIAMARKET, ANCORA UN CAMBIO AL VERTICE

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a filiale italiana di Media-Saturn-Holding GmbH, meglio nota come Mediamarket, è stata commissariata? Il dubbio è lecito se si pensa che il nuovo cambio di poltrona è stato effettuato ad appena un anno dalla nomina ad Amministratore Delegato di Maurizio Motta e che, soprattutto, ha portato al timone un manager non italiano. È Joachim Rösges, 53 anni, attualmente coo del Gruppo proprietario Media-Saturn, ad aver assunto la nomina di ceo di Mediamarket Spa. Rösges, che ha già ricoperto lo stesso ruolo nella succursale spagnola dal 2009 al 2012, manterrà nel frattempo altre responsabilità all’interno della Holding con oltre 970 megastore. L’esperienza di Maurizio Motta, ad uscente, lascia in sé qualche mistero. Motta, già coo di Mediamarket Italia, fu chiamato nel febbraio del 2013 a sostituire la storica figura di Pierluigi Bernasconi, fondatore dell’insegna Media World e oggi ceo di Mercatone Uno: nel comunicato ufficiale di Mediamarket, infatti, il suo contributo non viene menzionato, cancellando di fatto la gestione degli ultimi 12 mesi.

CALZEDONIA, È MATRIMONIO CON AIMÉE Il Gruppo di Sandro Veronesi acquisisce il 40% di Aimée, azienda di Castiglione delle Stiviere (Mn) specializzata nella produzione di abiti da cerimonia. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta di Mantova, l’operazione ha portato a un aumento del capitale sociale a 1,275 milioni di euro, con l’emissione di obbligazioni convertibili, al marchio di proprietà della famiglia Kissing che nel bilancio d’esercizio del 2012 ha registrato una perdita di 2 milioni e 842mila euro. Il Gruppo Calzedonia, invece, continua a incrementare il fatturato. Nel 2012, i ricavi hanno superato quota 1,5 miliardi di euro. Fra i brand in portafoglio, Calzedonia si attesta al primo posto con un fatturato di 487 milioni di euro (+16% rispetto al 2011), a seguire Intimissimi con 481 milioni (+8%) e Tezenis con 401 milioni che segna una crescita a doppia cifra del 25 per cento.

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r&f News opening CHEF EXPRESS, CRESCE L’OFFERTA A ROMA FIUMICINO Due nuovi wine bar targati Chef Express sono stati inaugurati nel Terminal 3 di Roma Fiumicino. Si tratta di Wine Bar Santè, corner di 180 mq situato nell’area landside, e di Wine Bar Gustavo, corner di 90 mq all’interno della zona transiti. Entrambi sono stati concepiti e sviluppati in collaborazione con marchi italiani di eccellenza nel vino: il primo in partnership con Cantine Bolla (GIVGruppo Italiano Vini), il secondo con la casa vinicola Zonin. La ristorazione aeroportuale del brand di proprietà Gruppo Cremonini, presente a Fiumicino dal 1996, lancerà a breve altri concept nel medesimo scalo: un format dedicato alla cucina salutista Naturalmente Mokà, due corner Bagel Factory che mettono al centro uno dei piatti più diffusi nel mondo anglosassone e, infine, una caffetteria con insegna Lavazza.

Gebr. Heinemann, dopo Pisa e Bologna, atterra a Catania Fontanarossa

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layer tedesco tra i più importanti in Europa operante nel settore travel retail market con sede ad Amburgo, Gebr. Heinemann (1,8 miliardi di euro di fatturato nel 2012) entra nell’aeroporto di Catania Fontanarossa portando a tre gli scali italiani fonti di investimento assieme a Pisa Galileo Galilei e Bologna Marconi. L’azienda, che va a operare negli spazi precedentemente utilizzati da Aldeasa, occupa uno store interno alla zona di Schengen di 180 mq, che scendono a 90 nell’area extra Schengen. «Siamo soddisfatti di questa apertura – ha dichiarato Raoul Spanger, executive director of retail and human resource di Heinemann –. La Sicilia è un luogo di vacanza molto frequentato a livello nazionale e internazionale, per questo motivo offriamo nei nostri shop sia prodotti tipici regionali, sia brand internazionali». Quello etneo, infatti, è il maggiore scalo siciliano e il sesto in Italia, con un flusso di quasi 6 milioni e mezzo di passeggeri nel 2013 e oltre 54mila voli registrati. «Abbiamo intrapreso un’importante serie di investimenti per sviluppare il potenziale dell’aeroporto di Catania e l’attenzione è stata rivolta anche alle opportunità commerciali – ha spiegato Gaetano Mancini, ceo di Società Aeroporto Catania (SAC) –. Siamo, quindi, orgogliosi di avere all’interno dello scalo un player come Heinemann».

Old Wild West, format Capodichino sedotta western a Bruxelles da Victoria’Secret

I CUCINELLI A QUOTA 100 Grazie alle aperture di Vienna e Seoul, Brunello Cucinelli ha raggiunto l’ambito traguardo dei cento monomarca. L’imprenditore umbro, conosciuto nel mondo per il proprio cachemire, ha infatti inaugurato uno store a Vienna di 270 mq vicino all’Hofburg, il palazzo imperiale degli Asburgo; a Seoul, invece, il monomarca raggiunge i 300 mq ed è ubicato nel quartiere dello shopping di lusso Cheongdam-dong Gangnam-gu. Un successo che si va ad affiancare a due altri importanti traguardi: i ricavi in crescita a doppia cifra nel 2013, con un +15,5%, e un fatturato di 322,5 milioni di euro; e l’ingresso in consiglio di amministrazione di Camilla Cucinelli, figlia primogenita dell’imprenditore.

D

opo l’inaugurazione del ristorante di Marghera (Ve), nel nuovo centro commerciale Nave De Vero, la catena di steak house del gruppo fondato e guidato da Marco Di Giusto apre i battenti anche a Bruxelles. Inaugurato lo scorso 17 aprile, in zona Place de la Bourse, il primo punto vendita Old Wild West in Belgio si estende su una superficie di 500 mq, disposta su due piani, all’interno di un vecchio edificio, recentemente ristrutturato. L’ingresso nel mercato belga è frutto della politica di espansione che Cigierre, proprietaria del format in stile completamente western, sta mettendo a punto su tutto il territorio europeo, e che entro la fine dell’anno porterà all’apertura di 20 locali. In un paese come il Belgio, dove la produzione di birre locali non è affatto indifferente, Old Wild West ha pensato bene di affiancare, alla tradizionale offerta gastronomica che lo contraddistingue, una selezione di birre nazionali.

l rinnovo dell’offerta commerciale dell’aeroporto Capodichino di Napoli passa dal fascino seducente di Victoria’Secret Beauty & Accessories. La boutique, aperta in collaborazione con Global Retailer e Agora Trading, vanta una moderna facciata, mentre la vetrina vivace dona al negozio un’aria sofisticata. Gli interni presentano elementi esclusivi come gli arredamenti in legno di ciliegio nero. L’anima del brand e i prodotti sono presentati da una galleria di immagini nell’iconico bianco e nero e in un video wall che trasmette le sfilate delle Victoria’s Secret Angels. «È nel quadro della generale riqualifica dell’intera offerta commerciale dell’aeroporto, che punta sempre di più strategicamente al giusto mix di tipicità locale e unicità internazionali – dichiara Sergio Gallorini, direttore commerciale Gesac, la società di gestione dell’aeroporto di Napoli –, che salutiamo l’apertura del nuovo store Victoria’s Secret: siamo sicuri che sarà molto apprezzato non solo dai passeggeri in partenza, ma dall’intera città e territorio, in quanto unico punto vendita di tutto il Sud Italia».

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News opening LE TERRAZZE, UN MAXI MALL PER MARSIGLIA Un complesso commerciale con vista mare è stato inaugurato, lo scorso 24 maggio, nel cuore della Costa Azzurra, a Marsiglia. Le Terrazze, il nome del nuovo mall francese, presiede una superficie di 61mila mq, a fronte di un investimento profuso dallo sviluppatore immobiliare Hammerson di oltre 460 milioni di euro. Affacciata sul porto della città, la struttura ospita 190 esercizi tra negozi e ristoranti. Il tetto a terrazza è, invece, destinato agli eventi. Stando alle stime degli investitori, il centro, aperto sette giorni su sette, porterà 15 milioni di visitatori all’anno, buona parte dei quali sarà generato dal turismo che ogni anno muove circa 1,2 milioni di crocieristi. Ma le aspettative non finiscono qui: nuove superfici commerciali supplementari, per un totale di 150mila mq, sono previste per il futuro dello shopping center a due passi dal Belpaese.

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Max Mara, il travel retail parte dall’aeroporto di Copenhagen

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o scorso 15 maggio, presso l’aeroporto di Copenhagen, è stato inaugurato il primo store Max Mara nel segmento del travel ratail. Il progetto fa parte di un piano di espansione che, entro la fine del 2014, porterà il brand ad aprire altri 6 punti vendita. Per i prossimi cinque/sei anni, i negozi Max Mara in tale comparto dovrebbero raggiungere quota 50 aeroporti tra Europa, Asia e Stati Uniti. Il nuovo concept-store è stato pensato e realizzato dallo studio Duccio Grassi Architects. Diversi tipi di metrature (dai 60 ai 100 mq) ospiteranno una selezione di capi delle numerose collezioni del marchio, tra cui Here is the Cube. Un buon inizio per il brand del Made in Italy. Con oltre 120 insegne dedicate alla moda, al food, all’elettronica e alle idee regalo, lo scalo della capitale danese rientra tra i 10 migliori aeroporti al mondo della classifica eDreams 2014.


Pinko a tutto opening La parola d’ordine di Pinko è espansione retail. Il brand, nato a Fidenza (PR) nel 1986, ha inaugurato nuove boutique nel Qatar, in Russia, in Bahrain all’interno di centri commerciali: il Landmark Mall di Doha, il City Center Mall di Manama e infine il Vremena Goda di Mosca. A queste si aggiungono le aperture in Medio Oriente, con lo store di Al Khobar, e in Turchia, ad Akasya. Il marchio di abbigliamento femminile sta continuando ad allargarsi anche sul fronte del travel retail, raggiungendo quota 12 store per quanto riguarda il sistema aeroportuale. Le ultime aperture sono state in Russia, con un corner all’interno di uno spazio multibrand di circa 580 mq compreso nello scalo internazionale di Vnukovo, e nell’aerodromo di Pittsburgh. Per fine maggio, inoltre, era previsto l’opening a Roma Fiumicino con un hybrid shop aperto 24 ore su 24. Infine sarà la volte di Milano Linate, a fine giugno.

Granarolo e Gino Fabbri nel cuore di Bologna

Lo scorso aprile, all’interno del Mercato di Mezzo bolognese, è nata la Centrale del Gusto. Si tratta di uno spazio di 52 mq, tra via Clavature e vie Peschiere Vecchie, pensato da Granarolo e dal presidente dell’Accademia Maestri Pasticceri Gino Fabbri. La centrale si compone di una pasticceria, dolce e salata, una gelateria, una caffetteria e un piccolo angolo da libero servizio in cui acquistare alcuni prodotti della Granarolo, come lo yogurt Yomo, le mozzarelle Pettinicchio e i formaggi Podda. Il Gruppo, con dieci siti produttivi – otto in Italia e due in Francia – è controllato per il 77,48% da Consorzio Granlatte. E ha chiuso il 2013 registrando 993 milioni di euro di fatturato.

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r&f Indice r&f

a cura di Edifis Intelligence

Tratteniamo il fiato: siamo tornati positivi Con grande fatica, questo mese i titoli del nostro comparto hanno finalmente riguadagnato il terreno positivo: in virtù di uno "scatto" di quasi quattro punti, infatti, il nostro indice si è attestato a quota 101,1%, vale a dire leggermente sopra alle quotazioni di inizio anno. Non ci accontentiamo di sicuro, e infatti speriamo che sia solo l'inizio… Ma per la verità questo avanzamento riflette un incremento generalizzato di tutte le borse, da quella italiana, che guadagna un punto, a quella tedesca, che avanza di tre, a quella americana di due, e ancora a quella giapponese che sale di un punto e mezzo. Il miglior titolo del mese è Aeffe, che migliora di quasi il 50%, mentre all'opposto è Polo che segna il passo, con una flessione di quattro punti. Ma non importa: il sereno sta tornando, anche se è ancora troppo presto per cantare vittoria.

Quotazioni al AZIONI

Alcuni marchi di proprietà

Indice al

Mercato 31.12.2013 09.05.2014 09.05.2014

Adidas

Reebok

Xetra

92,64

77,31

83,5 %

Aeffe

Alberta Ferretti, Moschino, Pollini

Italia

0,70

1,23

175,7 %

C.F.Richemont

Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill

88,60

87,95

99,3 %

1,23

1,42

115,4 %

Damiani

Vtx Italia

Dufry

Svizzera

156,60

145,10

92,7 %

Fossil

Nasdaq

120,30

109,56

91,1 %

Geox

Italia

2,64

3,17

120,1 %

Hugo Boss

Xetra

103,50

99,28

95,9 %

Mce

119,80

106,91

89,2 %

Francia

153,90

156,01

101,4 %

38,95

40,17

103,1 %

132,60

142,12

107,2 %

Inditex

Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti

Kering PPR

Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama

Luxottica LVHM

Italia Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain

Francia

Nike

Nyse

78,64

73,21

93,1 %

Polo Ralph Lauren

Nyse

176,34

147,24

83,5 %

Puma

Xetra

235,15

216,43

92,0 %

Safilo Group

Italia

17,00

16,85

99,1 %

Stefanel

Italia

0,36

0,38

105,6 %

477,90

447,85

93,7 %

Swatch Group

Omega, Longines, Tissot

Tiffany & Co

Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso

Nyse

92,09

88,57

96,2 %

Tod's

Hogan, Fay

Italia

121,40

101,00

83,2 %

INDICE RETAIL&FOOD FTSEMIB

Vtx

100,00

101,1 %

18.967

21.390

112,8 %

DAX

9.552

9.581

100,3 %

NYSE

10.400,00

10.584,00

101,8 %

NIKKEI

16.291,31

14.199,59

87,2 % © Edifis Intelligence

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retail&food - giugno 2014



r&f Osservatorio prezzi

ASSAGO: MILANOFIORI sul filo del centesimo Abbiamo visitato il centro commerciale alle porte di Milano ed esaminato i primi prezzi sia nella ristorazione, sia nel retail. Risultato: l’ampia offerta rende i prezzi competitivi

L

a nascita del centro commerciale Milanofiori di Assago, così come strutturato oggi, la possiamo collocare intorno alla fine degli anni ’80, precisamente nel 1988, anche se i primi passi li ha mossi come ipermercato all’interno del centro direzionale e commerciale di Milano Fiori già nel 1982. Dal 2005 la proprietà è passata nelle mani della società francese Klépierre, il cui know how, declinato in ristrutturazione e ammodernamento, ha portato il complesso all’attuale struttura e a ottenere numeri importanti: circa 100 negozi, su una gla di 47.500 mq, che ne fanno un’area commerciale

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di rilevanza metropolitana. La nostra visita, effettuata in data venerdì 9 maggio, ci ha permesso di mettere a confronto i listini sia food che non food di un paniere di brand selezionati e di raccontarvi le ultime novità dello shopping center meneghino.

Caffetteria “allineata”, meno il resto Nella food court l’offerta è ampia; si passa dai classici bar, fino ai brand di proprietà dei più noti player nazionali, da Autogrill a Cigierre fino a Cremonini che ha recentemente inaugurato un Roadhouse Grill. Abbiamo quidi fatto un giro per esami-

nare e comparare i primi prezzi di una serie di prodotti in vendita nei punti di ristoro e questo è ciò che è emerso: per chi fosse nel centro commerciale e decidesse di fare colazione con i grandi classici all’italiana, ossia una brioches accompagnata da un buon caffè o un cappuccino, potrebbe recarsi in uno qualunque dei cinque bar. I prezzi sono tutti allineati: 1 euro sia per il caffè sia per la brioches, e 1,30 per un cappuccino. L’espresso più economico, tuttavia, non si prende al bar, bensì da Cantina Mariachi, un format in stile messicano, dove la tazzina costa 80 centesimi di euro. Il caffè più dispendioso, invece, si con-

suma dopo un bel piatto di carne, da Roadhouse Grill (1,20 euro), dove anche una bottiglietta di acqua nel pet da 50 cl ha il costo più elevato: 1,50 euro, mentre in tutti gli altri punti vendita della food court è stabile su 1 euro. Dopo una piacevole mattinata di shopping passando da un negozio all’altro e con un languorino a cui provvedere, non c’è che l’imbarazzo della scelta. La nostra indagine si è comunque orientata su toast e panini ma, a titolo informativo, ci teniamo a far notare che sono presenti nella food court anche un ristorantino giapponese: Teriyaki e So’Riso, riso e yogurt firmati Scotti. Il panino più economico lo propone (manco a dirlo) l’unico brand d’Oltreoceano: Burger King, con l’hamburger più semplice a 1,50 euro, mentre il più caro si ordina in casa Cremonini, da Roadhouse Grill, dove il costo è di 9,80 euro, ma con una qualità decisamente all’italiana, e maggiore sostanza. L’offerta dei bar (compreso Autogrill ristorante Ciao) si posiziona tra i 3 e i 3,80 euro, mentre il Panino Giusto, la Focacceria Saporita e l’Arabian Kebab sono allineati su una fascia da 4,50 euro. Per gli amanti del toast, si va da 2,50 euro dell’Euro Bar, ai cinque euro del “famoso” toast del Panino Giusto. Numero perfetto per il trancio di pizza: 3 euro sia da Spizzico sia da Pizzza, le uniche due proposte in merito.


Abbigliamento su differenti livelli Parlando di non food, ce n’è un po’ per tutti i gusti e tutte le tasche. Anche in questo caso, visitando il centro commerciale, abbiamo selezionato una serie di prodotti di abbigliamento, scarpe e soluzioni da viaggio, verificando i primi prezzi (senza includere eventuali promozioni) e mettendoli a confronto. Per quanto riguarda la “moda maschile” la scelta è ricaduta su una giacca sportiva con taglio classico, dei jeans e delle scarpe classiche. In questo caso, cercando il massimo risparmio, conviene passare da Pull&Bear per una giacca da 39,99 euro, da OVS per un paio di jeans a 17 euro, e da Sonny Bono per delle scarpe a 59,99 euro. Per una spesa totale di 116,98 euro. Se invece è arrivata la tredicesima e si RISTORAZIONE

PREZZO MINIMO BRAND

PREZZO MASSIMO BRAND

caffè

0,8

Cantina Mariachi

cappuccino

1,3

(1)

2

1 PRIMO PREZZO MINIMO**

(2)

1 PRIMO PREZZO MASSIMO**

croissant

BRAND

paniano

1,5

Burger King

toast

2,5

Euro Bar, Happy Days Bar

pizza

3

Pizzza, Spizzico

acqua pet 50 cl

1

(3)

1,20

9,8

Roadhouse Grill Panino Giusto (2) BRAND

PREZZO MEDIO* 1 1,38 1 PREZZO MEDIO*

Roadhouse Grill

4,38

5

Panino Giusto

3,27

3

Pizzza, Spizzico

3

1,5

Roadhouse Grill

1,07

BRAND INTERVISTATI: Euro Bar (1) (2) (3), Pausa Caffè (1) (2) (3), Cantina Mariachi, Arabian Kebab (3), Pizzza (3), So'Riso, Teriyaky, Focacceria Saporita (3), Panino Giusto, Roadhouse Grill (1), Brioche Dorée (1) (2) (3), Happy Days Bar (1) (2) (3), Fantasy Bar Carrefour (1) (2) (3), Autogrill Ristorante Ciao (1) (2) (3), Burger King, Spizzico (1) (3)

* il prezzo medio fa riferimento alla media di tutti i prezzi rilevati per ogni singolo prodotto ** per primo prezzo, sia minimo sia massimo, si intende sempre il più basso relativo al prodotto venduto dal brand intervistato

ABBIGLIAMENTO giacca uomo taglio classico

PRIMO PREZZO MINIMO**

PRIMO PREZZO MASSIMO**

BRAND

PREZZO MEDIO*

Pull & Bear

259

Calvin Klein Jeans

107,69

jeans uomo

17

Ovs

109

Calvin Klein Jeans

44,93

mutandine di cotone donna

1

Ovs

19

Guess

6,97

reggiseno di cotone

6

Ovs

39,9

Guess

17,49

camicetta donna

9

Ovs

99

Un Jour Ailleurs

36,46

pigiama bambino

6

Ovs

19,99

Yamamay

15,53

PRIMO PREZZO MASSIMO**

BRAND

PREZZO MEDIO*

CALZATURE scarpe maschili classiche scarpe da passeggio donna VIAGGIO trolley bagalio a mano

39,99

BRAND

PRIMO PREZZO MINIMO** 59,99 10 PRIMO PREZZO MINIMO** 49

BRAND Sonny Bono Ovs BRAND Chic Accent

135 99,95

Guess

94,1

Fiorella Rubino

49,5

PRIMO PREZZO MASSIMO**

BRAND

PREZZO MEDIO*

200

Piquadro

129,73

* il prezzo medio fa riferimento alla media di tutti i prezzi rilevati per ogni singolo prodotto

vuole puntare a brand di livello più alto, si può entrare nel negozio Calvin Klein Jeans e acquistare una giacca a 259 euro e un paio di jeans a 109; mentre per le scarpe classiche basta fare un salto qualche vetrina più in là, da Guess, dove la spesa sarà di 135 euro: per un totale, questa volta, di 503 euro. Per le signore, invece, nel paniere ci sono mutandine e reggiseno in cotone, una camicetta e delle scarpe da passeggio. Qui, se si cerca l’”affare” Ovs sbaraglia la concorrenza su tutta la linea. Mutandine a 1 euro, reggiseno a 6 euro, camicetta a 9 e scarpa da passeggio a 10 euro. Praticamente, una donna entra nuda ed esce vestita avendo speso 26 euro (pantaloni esclusi). Ma anche per una spendacciona la spesa in questo caso non è molto elevata. Mutandine e reggiseno da Guess costano rispettivamente 19 e 39,90 euro; la camicetta più costosa si trova da Un Jour Alleurs a 99 euro mentre le scarpe, con una differenza di pochi centesimi, si possono trovare da Fiorella Rubino, a 99,95 euro, o da Geox a 99,90 centesimi, per un totale di 248,85 euro. Ci sono poi tutta una serie di brand che si posizionano in una fascia intermedia come Intimissimi, Golden Point, Yamamay, Tezenis, Calzedonia, Lo’ by Lovable per l’intimo; e molti altri per l’abbigliamento sia maschile sia femminile, tra cui Nara Camicie, Max&Co, Nadine, Combipel, Benetton, Piazza Italia, Foot Locker e altri ancora. Per quanto riguarda il reparto bambino, è stato selezionato un pigiamino da 2 a 4 anni e il risultato è che da Ovs si trova a 6 euro, mentre il più caro da Yamamay a 19,90 euro. Per i viaggiatori, in caso di vacanza, magari in aereo, e magari per pochi giorni, quindi con un bagaglio a mano, 4 negozi di Milanofiori propongono altrettanti trolley di piccole dimensioni con prezzi decisamente variabili. Il più economico si acquista da Chic Accent a 49 euro, mentre il più caro (sempre primo prezzo) da Piquadro a 200 euro. Un po’ più economico è da Guess, a 170 euro, e da Cisalfa a 99,95 euro.

** per primo prezzo, sia minimo sia massimo, si intende sempre il più basso relativo al prodotto venduto dal brand intervistato

S. M. © Edifis Intelligence

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r&f star trek retail

Destinazione

Original Marines V

estivamo alla marinara, scriveva in un suo noto libro di memorie Susanna Agnelli, ricordando l'abbigliamento abituale dell’infanzia sua e dei suoi fratelli. Sono passati gli anni e le cose sono decisamente cambiate. Ormai anche i più piccoli sono attenti ai vestiti che indossano e sono diventati, di fatto, un importante target di mercato per il settore dell'abbigliamento. Non è, però, dal libro della sorella del più noto Gianni, patron della FIAT, che prende il nome, americanizzandolo, Original Marines: brand napoletano di linea di abbigliamento casual per la famiglia, ma soprattutto per i bambini, che dai primi anni ottanta è diventato una realtà molto diffusa in Italia e nel mondo.

Dall’import di magliette a 700 family store Il nome ha origine nel 1983 quando nasce Imap Export Spa, società che oggi gestisce il marchio partenopeo, ma che allora era specializzata nell'importazione di articoli di abbigliamento casual. Tra questi, nella fase di lancio, le famose t-shirt bianche (poi anche colorate) “quelle indossate dai marines”, di cui, in 9 anni di import, se ne vendettero circa 25 milioni. Strategia cardine della società, nata dall'iniziativa di un gruppo di imprenditori campani, è da subito la scelta di decentrare la produzione in paesi dal basso costo della manodopera per

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poter commercializzare i prodotti a prezzi competitivi. L'obiettivo è di coniugare una buona qualità alle esigenze economiche delle famiglie, soprattutto in riferimento al target dei più piccoli che come si sa, tra giochi e crescita, “usano” molto i vestiti per la disperazione delle tasche dei genitori. Dopo il Brasile, che ha caratterizzato la fase pilota, Original Marines a metà degli anni '80 inizia a guardare al Far East e in particolare alla Cina come fonte di approvvigionamento, e ancora oggi la parte prevalente della produzione proviene da quell'area. Intanto l'attività si evolve fino alla realizzazione di una linea completa di abbigliamento casual per tutta la famiglia. Nel 1993/1994 l'azienda cambia la propria strategia distributiva, concentrandosi dal commercio all'ingrosso al retail e aprendo il primo monomarca. Nel giro di 10 anni la rete delle insegne

con la bandiera stilizzata a stelle e strisce raggiunge quasi 400 negozi, di cui 340 in franchising, formula preferita dalla casa campana, 40 a gestione diretta e 15 sparsi tra Europa, Asia e Africa. Del 1998 è il contratto di licenza pluriennale con la Warner Bros per l'applicazione dei Looney Tunes sui capi delle collezioni Original Marines, che inizia a utilizzare oltre al suo, anche altri brand di entertainement. Seguiranno Metro Goldwin Mayer per Pink Panther (2007), 20th Century Fox per i Simpson (2007), poi, tra le altre, quelle proprietarie dei diritti per Felix the Cat (2008), Disney (2009) NBA e Beatles (2008). Questi contratti, oltre a fare la felicità dei piccoli clienti che possono vedere i loro eroi dei cartoon stampati sui propri vestiti, fanno crescere anche l'azienda stessa che ne ha tratto im-

portanti benefici in termini di marketing e vendite. Poi, nello scorso decennio, il consolidamento del marchio e l'internazionalizzazione. Nel 2005 nasce la Lifco (oggi una parte importante delle insegne all'estero): joint venture con un partner locale che gestisce i negozi negli Emirati Arabi e in Libano. L'anno dopo Original Marines taglia il traguardo delle 500 insegne sul territorio nazionale, mentre 5 anni dopo trasferisce gli headquarter all'interno dell'interporto di Nola (NA) e raggiunge i 20 milioni di capi di sell out. Ancora 12 mesi più tardi supera per la prima volta i 200 milioni di euro di fatturato. Franchising, gestione diretta e globalizzazione Oggi il marchio campano è presente sul territorio nazionale con circa 530 punti vendita in franchising e quasi 70 tra ne-

ORIGINAL MARINES in pillole Anno di nascita Gruppo

Proprietà Sede Management Business Retail

1983, import e commercializzazione di magliette 'quelle indossate dai marines'. IMAP Export (proprietaria del brand, head quarter, centro ricerca e gestore della rete franchising); Trader (gestione punti vendita diretti); Commerciale Campana (produzione e della commercializzazione delle calzature) e LIFCO joint venture con parnership locale (gestione negozi Medio Oriente). Famiglie Di Vincenzo, Pera, Scotellaro, Silvestri, Limongello e Galli. Interporto di Nola (NA). IMAP Export: presidente Angelo Pera e Antonio Di Vincenzo Vice presidente; Trader: presidente Salvatore Scotellaro; Commerciale Campana: presidente Luigi Silvestri. Produzione e distribuzione (attraverso family store monomarca) di linee d’abbigliamento casual per bambino e per tutta la famiglia 532 store in franchising, 67 negozi diretti e Cartoon Village e 93 insegne in Europa, Asia e Africa. Fonte aziendale


alto passaggio pedonale, con un bacino d'utenza di almeno 30mila abitanti. Nel Belpaese il network del brand napoletano copre capillarmente il territorio con una forte presenza nel Centro Italia (circa il 27% di insegne sul complessivo) e nel Meridione (più del 20%, isole escluse, quasi il 40% con la Sardegna e, soprattutto, la Sicilia), con la provincia di Napoli sul gradino più alto per densità di negozi (seguita dall'area metropolitana di Milano, poi da quella della capitale, ma importante è anche la presenza nel catanese). Il Nord copre un terzo del network nazionale, equamente distribuito tra Nord Est e Nord Ovest. All'estero la fa da padrone il Medio gozi a gestioni diretta e Cartoon Village (più o meno in linea su quelli dell'anno precedente), mentre sono più di 90 i monobrand in Europa, Asia e Africa. Ed è proprio sull'espansione fuori dall’Italia che il brand di Nola è più dinamico. Infatti, se il numero dei negozi nel mercato domestico non cresce, va diversamente su quelli oltreconfine: sono aumentati di una decina dall'anno scorso, quando Original Marines compiva trent'anni di attività. Infatti, dei primi mesi di quest'anno sono le inaugurazioni di due store a Malta, mentre si prevedono complessivamente altre nove aperture all'estero entro il 2014. Il progetto vede l'opening di un negozio a Minsk, capitale della Bielorussia, e di altri quattro punti vendita nell'area Balcani, Montenegro, Bosnia, Albania e Serbia; tre in Svizzera, a Zurigo, Bellinzona e Lucerna, e un terzo punto vendita in Ucraina, a Donesk. Il piano include anche la riqualificazione di alcuni negozi (il Gruppo rinnova solitamente una cinquantina di shop all’anno per mantenere l'immagine al passo coi tempi) a partire da quello di Baku in Azerbaijan. In Italia, le insegne Original Marines sono prevalentemente in affiliazione, per la precisione lo sono nell’89% dei casi: il contratto di franchising prevede una durata minima di 5 anni con un uso gratuito e temporaneo dei marchi del Gruppo, niente minimi di acquisto e royalties sul fatturato. Per aprire un Family Store, inoltre, ci vogliono una superficie di almeno 140 mq (magazzino escluso) e l'ubicazione in una zona ad

ma è la IMAP Export, proprietaria di brand, headquarter, centro ricerca e gestore della rete franchising: Angelo Pera è il presidente, mentre Antonio Di Vincenzo è vice-presidente. C'è poi la Trader, che gestisce i punti vendita diretti con Salvatore Scotellaro alla guida. Per finire, la Commerciale Campana si occupa della produzione e della commercializzazione delle calzature e nella stanza dei bottoni il capo è Luigi Silvestri. A livello societario, infine, il controllo del Gruppo fa capo, attraverso alcune holding, alle famiglie Di Vincenzo, Pera, Scotellaro, Silvestri, Limongello e Galli.

Ripartizione sell out ORIGINAL MARINES

Fonte aziendale

Salgono i ricavi, anche se il mercato è fermo I numeri, poi, confermano lo stato di buona salute del marchio napoletano: a livello di Gruppo il 2012 si è chiuso con 224,6 milioni di fatturato, in crescita del 6,8% sull'anno precedente, con un MOL attestato sui 28,8 milioni, in lieve flessione rispetto ai 30,5 dell'anno prima (-6%) soprattutto, dicono a Nola, per effetto delle misure volte a incentivare la rete distributiva. L'EBIT supera di poco i 22 milioni, mentre l'utile netto del Gruppo si attesta sui 12,9 milioni, con un +2% sul 2011. Da non sottovalutare, poi, i risultati di Lifco: la società partecipata che gestisce gli store in Medio Oriente raggiunge i 9,5 milioni di ricavi nel 2012 (+9% sul 2011), un EBITDA di 2,5 milioni e un utile netto di 1,9 milioni (+20% sull'anno prima). Solo per dare un esempio, se si vanno a vedere i conti della Imap Export, le vendite sono cresciute di quasi un terzo in cinque esercizi dal 2008, quando erano intorno ai 106 milioni, arrivando a quota 150 nel 2012. Inoltre, l'azienda proprietaria del marchio registra una redditività da leccarsi i baffi in virtù di un ROI vicino al 20% per il 2012 (era il 21% l'anno prima), di un cash flow intorno all'11% del giro d'affari e una liquidità primaria buona intorno all’1,36 per cento. Da tenere d'occhio la posizione finanziaria netta, in crescita di quasi 4 milioni dai 38,5 del 2011, con una ten-

Oriente, anche grazie al lavoro svolto dalla joint venture Lifco, ma sale la quota dell'area relativa a ex Jugoslavia e Albania. Importante per la presenza sono anche la Repubblica Ceca e il Nord Africa (soprattutto il Marocco). Le vendite del marchio, che dal 2010 al 2013 ha registrato un tasso di crescita del 9% a fronte di un mercato stabile se non in contrazione (-8% nel settore moda in Italia e 3,6% nel segmento abbigliamento junior), ad oggi vedono il netto prevalere del segmento bambino, con il 70% del fatturato totale, mentre la linea primi mesi si ritaglia l'8%, la linea baby il 12% e il restante 10% è relativo ai segmenti donna e ragazzo. Attualmente il Gruppo è composto da tre società che in Italia contano complessivamente circa 650 addetti. La pri-

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star trek retail sione soprattutto di quella a breve termine (prevalentemente meno depositi e più debiti a breve con banche). Sul 2013 il Gruppo comunica un giro d'affari consolidato in lieve crescita intorno ai 227 milioni, mentre l'EBITDA è previsto in linea con quello dell'ultimo esercizio ufficiale. Fonte dati aziendale. Dati che indicano, senza dubbio, una buona stabilità della galassia di società che compongono la famiglia Original Marines, ma che testimoniano anche, con il rallentamento della crescita, il momento di difficoltà del mercato. Per questo la strategia dagli headquarter di Nola è chiara: puntare all'estero non solo per l'import, ma anche per l'export.

I paesi che fornivano prodotti a basso costo ora sono diventati mercati emergenti, che garantiscono buona marginalità, ed è lì che Original Marines sta organizzando la sua espansione. Al contrario la quota di mercato domestico, anche a causa della stagnazione dei consumi, è destinata a diminuire in percentuale, nonostante il numero ancora maggioritario di punti vendita. Ed è proprio sulla velocità e sull'incisività di questo cambiamento di prospettiva che il brand, ormai detentore di una quota importante sul mercato globale, si gioca una buona fetta del suo futuro. David Montorsi

intervista

«SPECIALIZZAZIONE E PREZZO ACCESSIBILE, LE CHIAVI DELLA CRESCITA» Intervista a Antonio Di Vincenzo, Vice-Presidente Imap Export, società che detiene il marchio Original Marines. Come è andato il 2013? Il 2013 per noi è stato un anno positivo. I ricavi consolidati del Gruppo hanno raggiunto i 227,3 milioni di euro, in lieve crescita rispetto all’anno precedente, e tutti i margini economici sono in linea con il 2012. La politica di abbassamento dei prezzi finali e di contenimento dei costi, attuata nel corso dell’esercizio, ci ha consentito di aumentare notevolmente il volume di capi prodotti e venduti e di mantenere stabile anche il trend di crescita dei ricavi della nostra rete. Il sostegno alla rete in franchising è da sempre uno dei punti cardine della nostra strategia di sviluppo. Per questo motivo abbiamo scelto di realizzare utili di Gruppo lievemente inferiori rispetto all’esercizio precedente, a beneficio della stabilità del fatturato dei nostri franchisee. Nei vostri progetti l’espansione è soprattutto all’estero: quali direttrici seguite? Per quanto riguarda l’estero, stiamo portando avanti dal 2011 un progetto di espansione strutturata che prevede il consolidamento nelle aree geografiche già presidiate e l’esplorazione di nuovi possibili mercati. Siamo alla costante ricerca di partner commerciali con l’obiettivo di esportare in maniera strategica il nostro progetto. A oggi sono 93 i nostri punti vendita all’estero, ai quali se ne aggiungeranno ulteriori otto nel corso del 2014. Il piano di sviluppo estero prevede l’inaugurazione del primo store nella città di Minsk, cui seguiranno le aperture di quattro punti vendita nell’area dei Balcani e di tre store in Svizzera. Trent’anni fa iniziavate la vostra avventura importando magliette “come quelle dei marines”. Ora avete 700 insegne sparse per il mondo:

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qual è il motivo fondamentale di questa crescita? Original Marines è un marchio che nasce con l’obiettivo di realizzare un prodotto di qualità a prezzi fortemente competitivi, abbinando tendenze mondiali alla ricercatezza stilistica italiana. Siamo riusciti a realizzare quello che c’eravamo prefissati, ma continuiamo a lavorare per raggiungere sempre nuovi traguardi: questa è la chiave del nostro successo. Nel 1994 abbiamo lanciato la nostra rete di negozi in franchising. Fino ad allora avevamo prodotto per i multimarca. La decisione di proporci ai clienti senza intermediari per valorizzare al meglio alcune nostre scelte colpì nel segno: nel nostro primo negozio tutti i capi andarono letteralmente a “ruba”. Il mercato stava evolvendo e la filiera “lunga” era penalizzante. Il canale all’ingrosso e quello retail, poi, non avrebbero potuto convivere a lungo: la concorrenza con gli store multimarca che vendevano anche i nostri articoli sarebbe stata rovinosa. Da qui la scelta di crescere con il franchising. Come è andata poi si evince dai numeri, con una presenza a livello nazionale e internazionale di tutto rispetto. Cosa vi distingue dai vostri competitor nel settore dell’abbigliamento bambino? Offriamo da sempre un prodotto di qualità, alla moda e che soddisfi tutte le esigenze. Per essere competitivi bisogna essere consapevoli che il segmento dell’abbigliamento bambino è molto particolare e che in un mercato maturo come quello italiano bisogna anticipare i tempi. È per questo che negli ultimi anni, con l’obiettivo di ampliare sempre di più l’offerta, abbiamo introdotto nuove linee accanto alle classiche. Inoltre, noi siamo stati i primi a introdurre in Italia il concetto di “prezzo accessibile” e i consumatori apprezzano questa nostra strategia: anche per questo non temiamo la concorrenza. Qualche tempo fa Zara ed H&M hanno aperto a fianco di un nostro affiliato a Milano, che mi ha chiamato subito preoccupato. Io gli ho detto che ne avremmo riparlato a fine stagione. Il bilancio è stato +30% di fatturato, a riprova che, non solo non avevamo niente da temere, ma che la specializzazione è l’arma vincente delle aziende in questo momento storico.



r&f

Taglio nastro speciale

Varata

Nave de Vero Dopo circa due anni e mezzo di cantiere, il centro commerciale promosso da Corio ha finalmente visto il taglio del nastro. Posizionato laddove nasce la S.S. Romea, a Marghera (VE), il nuovo tempio del retail con certificazione BREEAM di livello Very good è dotato di circa 120 negozi, per totali 40mila mq di Gla

P

rima di numeri e brand, l’effetto wow. Con l’inaugurazione di Nave de Vero a Marghera (VE) siamo di fronte a un’evoluzione nel concepire i centri commerciali nel nostro Paese. E non si tratta di dimensioni più imponenti, filone di primario interesse che troverà sfogo in altri progetti futuri, bensì di un lavoro qualitativo in termini di progettazione (dai materiali impiegati, al design degli spazi comuni, sino agli impianti di illuminazione e alle tecnologie per il risparmio energetico), commercializzazione (che ha coinvolto brand di prima fascia

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retail&food - giugno 2014

per il segmento dei centri commerciali), e pilotage artistico dei negozi (con la realizzazione di concept e di vetrine assimilabili in toto a quelli dei flagship nelle high street). Il tutto con la garanzia di Corio, che in Italia vanta numerosi shopping center di livello prime, come Il Campania e Le Gru, giusto per citarne un paio. A contribuire a questo risultato la multinazionale inglese Design International, il costruttore Moretti, la società padovana Tecnostudio e lo studio di architettura di Mestre Milanese e Modena. Spazio Futuro ha curato il pilotage

dei negozi, verificando che rispettassero i parametri necessari affinché il centro ricevesse la certificazione BREEAM di livello Very Good, e ha monitorato la movimentazione delle merci nonché lo smaltimento differenziato dei rifiuti. Il promotore è la B.L.O Srl. La nostra visita, avvenuta qualche giorno dopo l’inaugurazione del 17 aprile, è stata caratterizzata da una lunga passeggiata in compagnia di Gino Antonacci, chief operating officier del Gruppo Corio, a cui dobbiamo buona parte della dovizia di particolari che riscontrerete in questo Taglio

Gino Antonacci


nastro dal formato speciale. L’impronta dell’articolo mira a riprodurre su carta questa prima esperienza in Nave de Vero, alternando la descrizione giornalistica ai dettagli forniti dal manager (rigorosamente tra virgolette). Prima, però, di “accompagnarvi” nel centro descrivendone passo passo le vetrine, gli spazi comuni e i servizi, raccontiamo le specifiche tecniche del progetto attraverso i numeri: l’immobile vanta una Gla di 40mila mq, per un totale di circa 120 negozi, di cui 15 medie superfici, disposti su due piani; «la commercializzazione - spiega Antonacci - è vicina al 99%, praticamente fully let a due mesi dall’apertura, e la forza lavoro a regime arriverà a 600/900 persone»; l’ipermercato Coop&Coop si dipana al piano terreno su 5.500 mq; la ristorazione conta una quindicina di locali, la maggior parte dei quali inseriti nella food

scoperti, per un totale di 2.400 posti auto. Vi sono poi le 4 vele fotovoltaiche poste in cima all’edificio, apprezzabili dalla galleria attraverso le volte in vetro, che sono in grado di produrre fino a 106mila kW/anno. I dati relativi agli investimenti profusi per il mall e per le opere infrastrutturali saranno resi noti nelle prossime settimane, mentre non sono stati indicati obiettivi specifici sui flussi.

Il progetto in pillole - Nave de Vero DATA DI APERTURA LOCALITÀ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA PROMOTORE PROPRIETÀ/GESTIONE PROGETTO PRELIMINARE PROGETTO ESECUTIVO CONCEPT DITTA COSTRUTTRICE REALIZZAZIONE IMPIANTI GLA POSTI AUTO LIVELLI COMMERCIALI TOTALE UNITÀ MEDIE SUPERFICI UNITÀ DI RISTORAZIONE ANCORA ALIMENTARE/GLA

Dove “mar gh’era”… «Nave de Vero nasce da un’idea di circa 10 anni fa, quando uno studio di architettura aveva abbozzato un centro commerciale in questa zona, caratterizzandolo con una sorta di prua in onore del porto di Marghera – ha raccontato Gino Antonacci –. Su questo elemento abbiamo capitalizzato tutto il progetto, tra cui, in primis, il nome: la nave di vetro è espressa attraverso una locuzione dialettale, Nave de Vero, in omaggio a una lingua nobile come quella veneziana, e identifica, inoltre, la piccola barchetta realizzata in vetro di Murano dagli artigiani. Per questo motivo è molto facile da ricordare, è di immediata riconoscibilità, e si differenzia dai nomi classici degli shopping center. Il progetto originariamente era molto più piccolo, per cui, quando siamo entrati nell’operazione nel 2007/2008, lo abbiamo rivoluzionato completamente, sviluppandolo con l’impronta Corio. I lavori sono iniziati

17 APRILE 2014 MARGHERA (VE) EXTRAURBANA CENTRO COMMERCIALE B.L.O SRL CORIO ITALIA STUDIO MILANESE&MODENA (MESTRE-VE) TECNOSTUDIO SRL (PADOVA) DESIGN INTERNATIONAL (LONDRA) MORETTI CONTRACT (BRESCIA) DIESSE ELECTRA S.P.A. (BRESCIA) E PANZERI S.P.A. (COMO) 40MILA MQ 2.400 2 CIRCA 120 15 CIRCA 15 (CON 700 POSTI A SEDERE) COOP&COOP (COOP ADRIATICA)/3.500 MQ

© Edifis Intelligence

court al primo piano, che a sua volta è dotata di complessivi 700 posti a sedere (alcuni gestiti dai singoli esercizi e altri di fruizione comune) “apparecchiati” attorno a un palcoscenico; fra le opere progettate in accordo con il comune di Venezia da Tecnostudio e Studio Iter vi sono 4 ponti, un sottopasso ciclo-pedonale, 1 sottopasso carraio, 4 rotatorie (la più grande sulla S.S. Romea presenta un diametro di 120 metri), l’interramento della linea dell’alta tensione per oltre 1 km, 2,5 km di nuove strade, 30mila mq di parcheggi coperti e altrettanti di parcheggi

2 anni e mezzo fa con la prima fase di consolidamento dei terreni». A una prima osservazione, una volta raggiunto il parcheggio della struttura, la metafora della nave appare ripresa in diversi punti: la facciata ricorda il fasciame della chiglia di giorno, mentre di notte viene illuminata con Led colorati assumendo le sembianze del mare. Il logo ospita due vele che nelle animazioni video possono trasformarsi, in modo dinamico, in due omini. Brand a bordo Entriamo in Nave de Vero: la prima impressione è quella di un volume imponente, alto oltre 20 metri, che conferisce all’osservatore il classico effetto wow. Nella zona di “decompressione”, all’ingresso, vi è largo uso di vetrate che lasciano filtrare molta luce naturale: da qui si possono ammirare anche le vetrine delle boutique al primo piano che sfruttano un’altezza considerevole, maggiore rispetto alle media del centro, arrivando fino a sette metri (cinque metri è lo standard al piano terra). L’atmosfera è suggestiva soprattutto di notte – così ci viene raccontato –, quando tutte le strutture sono enfatizzate da giochi di luce. Al piano terra, la grande prua esterna viene ripresa subito dal chiosco di Grom, che ha sviluppato un progetto coerente con l’impostazione del centro, molto aperto, di grande visibilità. Ci troviamo quindi nella prima delle tre

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Taglio nastro speciale vetro sviluppate su lunghi tratti della galleria. Non vi è, quindi, senso di oppressione dato da un soffitto o da uno squilibrio delle proporzioni». Arriviamo quindi alla piazza centrale, la cosiddetta Piazza del Faro, che presenta una struttura architettonica su due livelli: a quello terreno si dipana un’area promozionale mentre a quello superiore una location dedicata al make-up, con l’insegna Mac. L’altra estremità del centro ha due tra le ancore più importanti, Media World su 3.800 mq di Gla, e Coop&Coop, gestito da Coop Adriatica, con un format da grande supermercato di 5.500 mq di Gla e 3.500 mq di superficie di vendita. Quest’ultimo è «molto

piazze: il layout del centro presenta grandi superfici alle due estremità e un doppio mall intercalato da una piazza all’ingresso, da una nella zona dell’ipermercato e da un’altra nella parte centrale. «Abbiamo lavorato con gli architetti di Design International, che sono stati i nostri consulenti per il concept e per il pilotage artistico dei negozi, per avere una galleria molto compatta, con fuochi visivi sempre diversi, evitando effetti canalone e binario, quindi con tanto uso di curve morbide - precisa il coo di Gruppo Corio -. Questa filosofia strutturale ci ha permesso di avere una maglia molto larga sia al piano terra che a quello superiore, che non crea ostacoli e interruzioni tra un negozio e l’altro dovute in genere alle strutture portanti, e al contempo consente una facile di-

visibilità dei negozi medesimi, separati soltanto da un corpo metallico di cinque centimetri. Inoltre l’uso delle curve nelle facciate degli shop permette loro di farsi vedere sempre nella prospettiva migliore. Per esempio spostandoci dalla piazza dell’ingresso vediamo Stradivarius, automaticamente siamo portati a guardare Bluespirit, però in fondo scorgiamo l’altro magnete che è Media World: quindi un posizionamento di marchi strategici che guidano la visita del centro. In questo modo vi è anche un corretto bilanciamento dei flussi su entrambi i lati del mall, senza zone morte». Proseguendo la passeggiata tra i negozi ci soffermiamo a osservarne con attenzione le vetrine, che appaiono profondamente diverse da come siamo abituati a vederle nei centri commerciali

INDICE DI INNOVAZIONE 7,75 Architetto, Alessandro Stroligo Associate Director di Chapman Taylor

7,5

Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38

7,5

Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca

6,5

Redazione r&f (Andrea Penazzi)

9,5

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e non solo: «Abbiamo fatto un imponente lavoro di pilotage artistico con i retailer, portando loro un book con tanti moodboard: numerose fotografie con altrettante tipologie di fronte vetrina, scattate ai più bei negozi in giro per il mondo. Esibendo questo book, di ispirazione soltanto, abbiamo dato davvero pochi vincoli ai nostri tenant e al contempo li abbiamo spinti a creare un concept innovativo, controllando soltanto gli aspetti qualitativi». Altro elemento di immediata percezione, il comfort della galleria: «Tutto il centro è irrorato da luce naturale che ci permette di avere un basso consumo energetico di giorno e un comfort ambientale senza pari. Al primo piano (vedremo, ndr), si ha davvero l’impressione di essere all’aperto grazie all’utilizzo di volte in

improntato sull’offerta alimentare di qualità, con tanti prodotti biologici, con la parafarmacia e con una zona di piccola ristorazione». Prima di svoltare verso la galleria “dei servizi” raccontiamo “due incidenti di percorso positivi”, che servono a dare varietà nella percezione dei volumi. «Nella grande piazza abbiamo Sephora, al primo piano, la gioielleria Fabiani, Calzedonia, L’Erbolario e un altro negozio di prossima apertura al piano terra - spiega Antonacci -. Dato che una divisione orizzontale, con un marcapiano unico, avrebbe creato molta monotonia, abbiamo dato l’opportunità a un marchio nazionale importante come Calzedonia di sviluppare il suo fronte vetrina sui due livelli del centro, diventando visibile anche dal piano superiore e dalla food court.


L’immagine creata, spaccando il volume, è davvero suggestiva». L’altro incidente di percorso vede protagonista Media World: «avevamo un salto di piano, da quello parcheggio a quello terreno, per cui abbiamo lavorato con la catena affinché con la sua facciata e il suo rosso proseguisse sino al livello del parcheggio. Anche in questo caso non abbiamo il marcapiano e insistiamo sulla terza dimensione per dare la sensazione di varietà». Sempre nella medesima piazza, e non solo, è evidente l’uso di numerose componenti tecnologiche, spinte sulla comunicazione e l’interattività con gli ospiti: «Le directory - prosegue Antonacci - sono touchscreen; inoltre abbiamo allestito dei sistemi di comunicazione molto sofisticati e al contempo abbiamo elaborato una produzione costante di video che vanno ad animare i led wall disseminati lungo la galleria. Abbiamo anche realizzato il timelapse di tutta la fase di cantiere, scattando una foto ogni 15 minuti, che mostriamo ai clienti in un grande schermo. La dotazione hi-tech a servizio della clientela si completa con il servizio wifi gratuito disponibile in tutto il centro. Voltando lo sguardo dall’ipermercato, all’imbocco dell’altra galleria del piano terreno, incrociamo il punto di ristorazione Il Centro (tramezzini e dintorni): «è un concetto classico della zona di Marghera, portato avanti da una cooperativa locale composta da 17 soci. Era il posto in cui andavamo a pranzare durante il cantiere: li abbiamo coinvolti e hanno realizzato un locale di grande qualità, che ha riscosso un successo strepitoso

in questi giorni». La passeggiata che si apre dal fronte cassa dell’iper continua con contenuti di servizio, quindi abbiamo la scarpa comoda di Melluso, l’ottica Avanzi, l’erboristeria, l’ottica Nau!, il Lava e Cuce e tutti i negozi della telefonia concentrati: Vodafone, Tim, Tre e Wind. E ancora Tempur, una delle aziende leader per il riposo di qualità, e Casanova, con il concetto Casanova+ che è quello di fascia più alta.

Sul ponte più alto Nella piazza di Coop&Coop e Media World ci sono tre rampe mobili che collegano il parcheggio e due che portano al livello superiore; in quella centrale vi sono una scala in vetro e cristallo, illuminata, e due ascensori; mentre in quella della nave si trovano due ascensori e due coppie di scale mobili che collegano la zona parcheggio a entrambi i piani commerciali. Tutti gli elevatori sono panoramici. È giunta l’ora, quindi, di salire al piano nobile di Nave de Vero. Subito si nota una tematizzazione abbastanza spinta: se il livello terra presenta le attività maggiormente dedicate alla famiglia, ovviamente con delle eccezioni, quello primo vanta un’offerta di shopping più qualificata, fashion, oltre al divertimento e alla ristorazione. «I grandi marchi sono venuti con i loro concetti da flagship, in questa piazza (quella della nave) Gruppo Inditex ha espresso il meglio delle proprie potenzialità - spiega Antonacci -: Pull&Bear ha ormai un grado di definizione teatrale in termini di illuminazione interna e di organizzazione del visual; Bershka

ha realizzato una vetrina in vetro strutturale, quindi privo di strutture metalliche; Zara ha l’aspetto di un negozio luxury. In generale Bershka, Zara e Oysho sono store riuscitissimi dal punto di vista del display, dell’organizzazione di shop front, oltre ad avere matrici luminose interne che danno un effetto di tridimensionalità. E anche Cinti (di fianco a Zara, ndr) è riuscito a creare un concetto innovativo e di grande qualità». Proseguendo incontriamo l’offerta più giovane, fashion, con Desigual, Imperial, Accessorize e Kocca: anche qui si denota lo stessa articolazione dei volumi e delle curve, con coperture che continuano sopra i negozi e che di sera vengono caratterizzate da un’illuminazione Rgb, che permette di cambiarne i colori e quindi di creare percorsi e giochi di luce. Dalla passeggiata si vedono anche le vele fotovoltaiche. Arriviamo quindi davanti alla ricercata vetrina di Gutterigde, «che offre un prodotto spesso assente nei centri commerciali, il classico per l’uomo, con un prezzo molto accessibile», e successivamente alle grandi superfici nostrane, come Piazza Italia e Scarpe&Scarpe, che si presentano con il loro format più innovativo. Il fronte vetrina, anche in questa area, arriva a 7 metri di altezza. La visita al primo livello culmina con l’arrivo all’angolo dei marchi di maggiore pregio, posto al vertice della Piazza del Faro: qui troviamo brand come Liu Jo e Guess, «che hanno sviluppato un concept con vetrine curve, dotate di vetro extra chiaro e di un’illuminazione perfetta per il retail. Guess addirittura ha inserito un grande schermo a Led in vetrina, dove propone le sue collezioni e le immagini delle sfilate di moda. Questo è il primo store della catena che ha questo tipo di impatto». La grande copertura nera applicata su un’unità di pregio posta di fronte la piazza lascia pensare, come hanno anticipato nelle scorse settimane i siti fan della Mela, l’arrivo di un grande Apple Store. Complessivamente, dopo aver visitato quasi tutto il centro commerciale, constatiamo l’utilizzo di materiali naturali e di colori neutri, quindi marmo botticino a terra con degli inserti in grigio e azul bahia al piano inferiore, e dei grigi, color sabbia e tortora, al livello superiore. «Negli spazi comuni - illustra

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Taglio nastro speciale COMMENTO Struttura e design Accesso e parcheggio

VALUTAZIONE

La metafora navale, ricorrente ma non inflazionata, contraddistingue il progetto. Gli interni sono al top: prendete esempio! Visti i flussi ingenti, la nuova viabilità sarà messa a dura prova.

Offerta commerciale

I top brand con i loro format più innovativi: accontentati anche i palati più fini

Spazi comuni e attrattive

Palco attrezzato all'interno della food court e multisala a pochi passi dal centro: impossibile annoiarsi!

´´´´´ ´´´ ´´´´´ ´´´´

indice valutazione a cura di r&f:

´= migliorabile ´´= sufficiente ´´´= apprezzabile ´´´´= molto buono ´´´´´= ottimo

il manager - giochiamo molto con i volumi e meno con i colori, al fine di dare una sensazione di qualità massima e allo stesso tempo lasciare ai negozi il protagonismo. Inoltre vi abbiamo inserito sedute morbide e corrimano in legno, utilizzando materiali riciclabili. A tutti i retailer è stato chiesto di aderire al protocollo GREAAM, affinché anche i loro negozi, e non solo le parti comuni della struttura, contribuissero al risultato generale». Completiamo la nostra passeggiata nelle quattro gallerie dando una sbirciatina al backstage: «Dietro a tutti i negozi c’è un corridoio di servizio con accesso alle aree magazzino. Questo ci per-

mette di avere una zona per la cavististica e, quindi, di non dover spaccare nulla quando dobbiamo intervenire per apportare delle modifiche». Piazza de Vero, un concerto di sapori Piazza de Vero, co-brand del centro commerciale, sta a significare Piazza di Vetro: è un’area di ristorazione posta al primo livello dove a regime affacceranno 11 attività con in mezzo un palcoscenico. All’ingresso della food court vi è uno schermo che propone video promo degli spettacoli in calendario. «La Piazza de Vero non interrompe la continuità commerciale

del centro, perché è stata sviluppata in un’appendice, quindi ha una personalità propria - specifica Antonacci -. Le proposte, partendo dall’ingresso, vanno dal chiosco Baccanale, di fatto una quinta teatrale, che offre snack di alta qualità, con salumi e vini. Successivamente vi è Alpì: gelateria sviluppata con la collaborazione dello chef Alciati, che propone un gelato mantecato, quasi soft ma con la stessa quantità d’aria del gelato mantecato normale, in cui si utilizza solo latte d’alpeggio del Piemonte. Poi McDonald’s, dotato di McCafé. Quindi la vera pizzeria napoletana Don Peppe: è un’azienda, presente anche al Campania di Marcianise, che dà ottimi risultati in termini di soddisfazione del cliente in quanto offre una cucina di qualità, con tutti i piatti del territorio campano sviluppati da uno chef. L’offerta prosegue con Old Wild West, partito con risultati incredibili: fin dall’inaugurazione è il ristorante che si riempie per primo, dentro e fuori. La sua ambientazione è aperta per far respirare l’aria del

Vecchio West anche all’esterno. Affianco c’è l’altro concept di Cigierre, Romeo, che cucina prodotti italiani, come pasta, carne e fritti, con un giusto rapporto qualità prezzo (c’è uno chef stellato nell’organizzazione). A seguire Porto Bianco: prima esperienza di un manager che ha altri negozi di abbigliamento e che è stato l’amministratore delegato di una società di prodotti ittici. Si è inventato questo format dove tapas, primi e secondi a base di pesce vengono proposti a un listino accessibile. Seguono un’unità ancora da aprire, dove sarà allestita una ristorazione connaturata al territorio veneziano, e un concetto di prodotti pugliesi: Pulia, con vendita da asporto e consumazione delle eccellenze regionali (dal vino all’olio, e poi i classici come la focaccia barese, i panzerotti e il pasticciotto leccese)». Volgiamo infine lo sguardo verso il palcoscenico in legno: è dotato di sipario, retropalco, un impianto di gestione del suono e il completo equipaggiamento per fare concerti e spettacoli. Comprese le luci di accento. «La piazza di notte - prosegue Antonacci - si trasforma in un’arena, con luci colorate, atmosfera per il concerto, occhi di bue e regia audio e video: oltre all’audio, tutto ciò che succede sul palco viene ripreso da quattro telecamere, con una regia in real time che manda in visione sui grandi schermi. Ogni fine settimane c’è un programma di eventi, mentre nei giorni infrasettimanali proponiamo gratuitamente le partite di Champions ed Europa League. Vi è inoltre una grande collaborazione con Mondadori, che utilizza il palco per la presentazione degli artisti e il giro di firmacopie». In virtù della sua posizione, facilmente isolabile dalla galleria e direttamente raggiungibile dai parcheggi coperti attraverso un grande ascensore, Piazza de Vero chiude in media un’ora più tardi rispetto al resto del centro commerciale. Fondamentale, per il successo di questa formula nelle ore serali e nel weekend, è la presenza a circa 200 metri, con collegamento diretto e protetto, del multisala UCI. Proprio con il cinema è in atto una collaborazione molto stretta di comarketing. Andrea Penazzi

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r&f Long life

Centro commerciale

Primavera, piccolo è bello

Nella galassia di complessi retail che gravitano su Roma, ritagliarsi e saper mantenere un proprio bacino d’utenza rappresenta la mission primaria per ogni operatore. Un restyling completo, a firma IED, e un’offerta aggiornata, con l’accento sui servizi, è stata la strategia adottata dallo shopping center gestito da CBRE

I

l mondo del retail visto dagli occhi del piccolo centro commerciale, ubicato all’interno di un contesto urbano altamente qualificante e allo stesso tempo competitivo qual è quello di Roma. Tutta un’altra prospettiva rispetto a quella che siamo soliti adottare quando analizziamo gli shopping center nelle nostre rubriche, ma che in un mercato polverizzato come quello italiano risulta essere assai frequente. E oltre al fattore quantitativo, vi è l’aspetto qualitativo: sempre di più nelle fiere di settore si dibatte sull’opportunità/necessità di sviluppare concetti di metratura limitata in grado di presidiare dall’interno i contesti urbani, laddove la location e i collegamenti viari lo permettano. Quindi, oltre ai

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retail&food - giugno 2014

nuovi progetti, si punta con maggiore insistenza ai refurbishment delle strutture esistenti. Non ultimo, in un periodo di crisi dei consumi e in particolare dei grandi formati alimentari, la maggiore tenuta dei supermercati e del commercio di vicinato catalizza l’attenzione degli operatori, sia immobiliari sia retail. È in quest’ottica che analizziamo il Centro Commerciale Primavera: una struttura di piccole dimensioni (poco oltre i 12mila mq di Gla con circa 50 punti vendita) collocata nel quadrante est di Roma, nel quartiere Centocelle e in prossimità di una delle maggiori infrastrutture viarie che collegano il centro della Città Eterna al Grande Raccordo Anulare: via Casilina. Lo shopping center, inaugurato nel lu-

glio del 2003 e di proprietà della Primavera Shopping Srl, ha mantenuto inalterato, aggiornandolo, il proprio parterre di retailer in virtù di una gestione oculata, che ha saputo e dovuto far fronte all’avanzata di nuovi insediamenti immobiliari commerciali, anche di grandi e grandissime dimensioni. Prova ne è, già nel 2005, il conferimento del Cncc Excellence Award: riconoscimento volto a premiare l’eccellenza nella gestione di strutture commerciali. Tassello concreto di questa strategia è stato il restyling che porta la firma dello IED (Istituto Europeo di Design), premiato con il Cncc Merit Award 2012 e con il Cncc Silver Award 2013. Completato nel dicembre del 2011, l’ammodernamento ha permes-

so al centro commerciale di mantenere un forte appeal sui tenant, anche a fronte della progressiva ottimizzazione dei costi di gestione, e di proporsi come punto di partenza del recupero che coinvolge l’intera area. In particolare ha consentito allo shopping centre “di giocare un ruolo di primo piano come aggregatore sociale positivamente connotato essendo fortemente integrato con il territorio, con la vita e le abitudini che in esso si sviluppano”, così recita il comunicato stampa diramato nel 2011 al termine dei lavori. Tale intervento, di fatto, ha contribuito a contenere il vacancy al 7%, quindi su valori piuttosto bassi, e a ridurre negli ultimi anni del 10% i costi, che possono raggiungere punte di 95


Il lifting, firmato IED Il restyling del Centro Commerciale Primavera, iniziato il 1 agosto 2011 e terminato il 30 ottobre dello stesso anno, “è basato su un’interpretazione dello spazio dedicato al commercio e

allo shopping – si apprende sui documenti pubblicati in quei giorni –, sperimentando i potenziali effetti positivi nel concepire lo shopping mall come nuova forma di spazio pubblico e connettore sociale che scandisce la vita di

quartiere”. Un progetto curato e portato avanti da quindici ragazzi dello IED con l’idea di sviluppare un centro per le giovani generazioni, vivace e colorato. E ancora, data la sua natura strettamente legata alla zona di ubica-

Il progetto in pillole PRIMO GESTORE / GESTORE ATTUALE PROPRIETÀ INIZIALE PROPRIETÀ ATTUALE LOCALIZZAZIONE INDIRIZZO TIPOLOGIA DATA DI APERTURA INVESTIMENTO INIZIALE GLA INAUGURAZIONE RESTYLING NUMERO INIZIALE DI PUNTI VENDITA NUMERO ATTUALE DI PUNTI VENDITA ANCORA ALIMENTARE/GLA NUMERO DI MEDIE SUPERFICI NUMERO DI UNITÀ DI RISTORAZIONE NUMERO DI VISITATORI INIZIALE NUMERO DI VISITATORI ATTUALE POSTI AUTO

CBRE SRL PRIMAVERA SHOPPING SRL (PRIMA E.CO.GIAR. SRL) PRIMAVERA SHOPPING SRL (GE COMMERCIAL FINANCE REAL ESTATE ITALIA RETAIL SRL) URBANA VIALE DELLA PRIMAVERA, 194 (ROMA) CENTRO COMMERCIALE/PICCOLE DIMENSIONI LUGLIO 2003 N.D 12.297 MQ DICEMBRE 2011 46 45 SIMPLY/2.563 MQ(GLA) 3 5 N.D N.D 1.000 (PARCHEGGIO COPERTO)

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© Edifis Intelligence

euro/mq/annuo. Ovviamente quest’ultimo dato varia in ragione di numerosi fattori, tra cui la grandezza del punto vendita: più è piccolo e maggiore è l’incidenza. Arrivando ai giorni nostri, il Primavera è una struttura che si sviluppa su due livelli di parcheggio interrato (ognuno dei quali vanta 500 posti auto, rigorosamente gratuiti), altrettanti di galleria e un giardino

sul tetto. Gli ingressi sono da entrambi i livelli di parcheggio, dalla strada principale e dalla copertura “verde”. I collegamenti interni annoverano 10 impianti tra scale e tappeti mobili e due ascensori. All’esterno sono presenti aree di parcheggio comunali. La dotazione tecnologica del complesso vede ancora, per la sicurezza, impianti Tvcc e sistemi di rilevazione antintrusione Elkron; per il monitoraggio dei flussi, il conteggio effettuato con sistema “FootFall Italia”; per la diffusione sonora in galleria, la “Pillow Service”. La viabilità nel tempo si è modificata di poco, ma la prossima apertura della linea C della metropolitana di Roma permetterà di avere una fermata a circa 200 metri, facilitando quindi l’accesso alla struttura.


Long life Apertura PRIMAVERA: 2003

PLAYER PER FASCE ISOCRONE DELLA LOCALIZZAZIONE ACCESSIBILITÀ: 20 minuti, con autostrade, traffico medio Fasce isocrone

Format

Insegna

Provincia

Comune

Indirizzo

Superficie (mq)

Distanza (minuti)

Anno apertura

00' - 05' 05' - 10' Centro Commerciale

CASILINO

RM

ROMA

Via Casilina 1011

16.199

6,5

2002

Centro Commerciale

AUCHAN COLLATINA

RM

ROMA

Via Collatina 146 ang. Via Valente

10.402

6,9

1999

Centro Commerciale

CINECITTA' 2

RM

ROMA

Viale Palmiro Togliatti 2

24.852

7,1

1988

Centro Commerciale

PANORAMA

RM

ROMA

Via Tiburtina 757

16.000

7,9

1993

Centro Commerciale

AUCHAN CASALBERTONE

RM

ROMA

Via Pollio 50 - Loc. Casalbertone

23.000

9,9

1998

Centro Commerciale

ANAGNINA

RM

ROMA

Via Torre di Mezzavia 35 - Loc. Anagnina

19.000

11,4

2004

Centro Commerciale

DOMUS

RM

ROMA

Via Bernardino Alimena 111 ang. Via Francesco Antolisei

30.000

12,0

2008

Centro Commerciale

PETROCELLI

RM

ROMA

Via Biagio Petrocelli ang. Via Massimo Severo Giannini

6.300

12,3

2011

Centro Commerciale

LA ROMANINA

RM

ROMA

Via Enrico Ferri 43/A

33.342

12,7

1992

Centro Commerciale

ROMAEST

RM

ROMA

Via Collatina 858 - Loc. Lunghezza

98.000

14,0

2007

Centro Commerciale

TOR VERGATA

RM

ROMA

Viale Luigi Schiavonetti ang. Via di Tor Vergata

25.740

14,1

2004

Centro Commerciale

LE PIAZZETTE

RM

ROMA

Via Donato Menichella 170

6.500

14,6

1995

Centro Commerciale

LE TORRI

RM

ROMA

Via Amico Aspertini 406

12.000

15,0

1990

Centro Commerciale

TESTACCIO

RM

ROMA

Via Galvani ang. Via Beniamino Franklin

3.300

16,7

2012

Centro Commerciale

TIBURTINO SHOPPING CENTER RM

GUIDONIA MONTECELIO

Via Tiburtina ang. Via Fratelli Gualandi - Loc. Albuccione

49.358

18,0

2009

Centro Commerciale

LAURENTINO

RM

ROMA

Via Laurentina km 7

6.200

19,2

1989

Centro Commerciale

LE PALME

RM

TIVOLI

Via Tiburtina km 22.300 - Loc. Bagni di Tivoli

17.000

19,8

precedente

Centro Commerciale

PORTA DI ROMA

RM

ROMA

Via Alberto Lionello 201 - Loc. Bufalotta

97.000

20,0

2007

10' - 15'

15' - 20'

Materiale fornito da Sincron Inova, www.sincron-inova.it

zione, le dimensioni non eccessive e la verde terrazza pubblica in copertura, i progettisti si sono posti “l’obiettivo di ipotizzare strategie di riqualificazione capaci di far percepire ai fruitori un’aria familiare, invitandoli non solo ad attraversare gli spazi per acquistare, ma a restare, a fermarsi, a rilassarsi, a socializzare”. In quest’ottica si è inserita un’area wi-fi nella food court, e gli arredi, moderne sedute in acciaio e particolari cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti posizionati all’interno della struttura, sono stati studiati in funzione di una massima durabilità, resistenza all’uso e integrazione con il progetto complessivo di riqualificazione del centro. A questi si aggiungono il nuovo allestimento della food court al primo piano, caratterizzato da una selezione di arredi di qualità e coordinati, il rifacimento totale dei servizi igienici e un’area gioco per bambini di 30 metri quadrati. “Molte altre ancora sono le strategie attuate per riqualificare il centro, come l’utilizzo di un layout grafico a “nido d'ape”, attraverso la sovrapposizione a pavimento di lastre esagonali in acciaio e la tin-

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retail&food - giugno 2014



Long life INQUADRAMENTO TERRITORIALE Comune ROMA

Provincia ROMA

Regione LAZIO

Italia

Abitanti (n.)

2.638.842

4.039.813

5.557.276

59.685.227

Famiglie (n.)

Variabili socio-demografiche

1.383.164

1.996.441

2.648.311

25.872.613

Componenti medi della famiglia (n)

1,9

2,0

2,1

2,3

Femmine (%)

52,9

52,3

52,0

51,6

Maschi (%)

47,1

47,7

48,0

48,4

Stranieri (%)

9,6

9,5

8,6

7,4

Meno di 25 anni (%)

22,4

23,4

23,4

23,9

Piu' di 64 anni (%)

22,4

20,7

20,7

21,2

Eta' media (anni)

44,4

43,4

43,4

43,5

Forze lavoro (%)

46,0

45,2

44,0

42,4

Non forze lavoro (%)

54,0

54,8

56,0

57,6

Tasso disoccupazione

9,5

10,0

10,8

10,7

Auto per abitante (n.)

0,724

0,686

0,684

0,621

Auto > 2000cc per abitante (n.)

0,055

0,050

0,049

0,044

Numero Indice Reddito (NIR)

131,0

118,8

111,7

100,0

Numero Indice Consumo (NIC)

115,0

107,3

104,7

100,0

teggiatura del controsoffitto con grandi esagoni che riprendono il pattern del pavimento. In questo modo si è data una percezione di continuità degli spazi. Allo stesso scopo sono stati verniciati i fascioni di coronamento delle vetrine dei negozi in differenti tonalità di blu cielo. Anche le colonne, importanti elementi caratterizzanti lo spazio, sono state rivestite con lamiere forate e retroilluminate a Led. È stato introdotto un nuovo sistema di segnaletica, che attraverso l’ausilio di totem d’acciaio (a pavimento e sospesi) e icone grafiche ha migliorato la percezione e l'orientamento all'interno del centro”. Brand mix, all’insegna della continuità Il brand mix della fase iniziale si discosta poco da quello attuale: «Nel tempo non vi sono stati grandi stravolgimenti – ci racconta Chiara Malagutti, head of shopping centres marketing di Cbre –: la strategia odierna tende comunque a inserire attività inerenti ai servizi, dal momento che il centro, posizionato in un contesto di quartiere, presenta una tipologia di clientela orientata allo shopping ma anche ai

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retail&food - giugno 2014

servizi base». Tra questi ricordiamo, appunto, il wi-fi gratuito nella food court, l’area bimbi e, di recente, una nursery dedicata ai più piccoli per accogliere in maniera completa le famiglie e le mamme». Ma venendo al cuore dell’offerta, l’àncora alimentare è un Simply da circa 2.500 mq di Gla, mentre le medie superfici piuttosto che le insegne di maggior appeal sono Media World, OVS Industry, Azzurra Sport, Sandro Ferrone, Bata Superstore e ancora Idexè,

Nara Camicie, Original Marines, Yamamay, Zuiki, Carpisa, Salmoiraghi&Viganò, Bluespirit e Stroili Oro. Tra le recenti aperture, invece, si annoverano la parafarmacia “È Qui”, Blog, il multimarca di abbigliamento Red Enrich (insegna con sei punti vendita ubicati tra Roma e provincia), Rocco Toys, Mcm (abbigliamento uomo-donna) e Primadonna (calzatura e accessori donna). Sul fronte della ristorazione, invece, «nel tempo è stata incrementata con l’aper-

tura di una gelateria artigianale “Il Gelatario”, che affianca il ristorante self-service e i due bar: uno per livello», conclude Chiara Malagutti. Bacino, una rotta sicura nel mare magnum Baricentrico rispetto a un bacino stimato in 455mila persone nell’isocrona dei 10 minuti, che diventano oltre 1,3 milioni nei venti minuti, il Centro Commerciale Primavera si inserisce in uno scenario ricco di competitor. In particolare stimiamo nei 20’ una densità di 371 mq di Gla/1.000 abitanti, ben superiore, quindi, rispetto ai circa 250 mq di gla /1.000 della media italiana. Ma, va specificato, si tratta di Roma: metropoli ricca di flussi turistici e business. Situato, come già accennato, in zona Centocelle, lo shopping center gestito da Cbre vanta come bacino di riferimento una porzione del Comune di Roma (oltre 2,6 milioni di residenti) e della relativa provincia (circa 4 milioni di abitanti), per cui focalizziamo la nostra analisi su entrambi gli ambiti territoriali. Come da prassi consideriamo l’isocrona dei 20’ di percorrenza automobilistica, con condizioni di traffico medie, e i dati della popolazione residente e dei competitor forniti da Sincron Inova. Dal punto di vista socio-demografico risalta innanzitutto il dato sulla presenza di stranieri, un paio di punti più alto rispetto alle media nazionale (9,6% Roma e 9,5% la provincia, contro il 7,4% italiano), così come risultano più alte le forze lavoro (46% e 45,2% contro 42,4%) e quindi più basso il tasso di disoccupazione (9,5% e 10% contro 10,7%). Complessivamente, dunque, il Numero Indice Reddito e il Numero Indice Consumo di Roma e della relativa provincia sono superiori al dato italiano: si attestano rispettivamente a quota 131/115 e 118,8/107,3 (fatto 100 il dato nazionale). Ma, ad alzare la soglia dell’attenzione, è il numero di competitor nel bacino dei 10 e dei 20 minuti: abbiamo contato ben 18 complessi retail, da quelli più piccoli di circa 6mila mq ai colossi Romaest (98mila mq di Gla) e Porta di Roma (97mila mq di Gla). Un mare magnum di centri commerciali, dunque, che solo i migliori timonieri sapranno attraversare. A. P.



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Dossier aeroporti speciale

Hanoi Airport, prove di decollo

Schiacciato tra un passato comunista e un futuro proiettato sugli standard occidentali, l’aeroporto della capitale vietnamita vive di numerose contraddizioni: da condizioni e servizi tipici del terzo mondo si arriva in pochi metri ai negozi del lusso italiano. I cantieri sono avviati, ai posteri l’ardua sentenza

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el 1975 il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon firma la pace col Vietnam. Una guerra disastrosa per la Casa Bianca quella nel sud-est asiatico, contro il regime comunista di Hanoi. Un conflitto da cui l'America di fatto uscì sconfitta, con le ossa rotte, anche se allora fu fatta passare come una mezza vittoria: migliaia di morti tra le truppe a stelle e strisce, una fortissima contestazione interna, un paese spaccato e traumatizzato (come dimostra il fatto che per i 20 anni successivi Hollywood ha sfornato a ripetizione film sulla guerra del Vietnam, una vera ossessione). L'excursus storico serve per spiegare l'atmosfera da paese comunista che si respira subito all'atterraggio ad Hanoi, la caotica e sovrappopolata capi-

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tale del paese. Pesante la cappa dei militari, che sono ovunque nell'aeroporto e in giro per la città (d'altronde questa è l'unica nazione che, al di là della propaganda dei film di Rambo, ha sconfitto in battaglia, con arco e frecce e poco più, l'esercito più potente del mondo). In Vietnam, a differenza dei paesi ex sovietici, con cui pure si notano non poche analogie, il Muro di Berlino non è mai caduto. Questa è la Repubblica Popolare del Vietnam: si tocca con mano una marcata impronta socialista, per via anche della forte influenza della confinante Cina, che peraltro per mille anni ha dominato il paese. Quarant’anni dopo la pace con gli Stati Uniti, l'aeroporto di Hanoi è un brulicare frenetico di persone e cantieri. La fotografia perfetta di una

nazione che sta tentando di lasciarsi la povertà alle spalle e di entrare nella modernità. Solo che, come tutti i paesi del Terzo Mondo che vivono un boom economico, lo fa malamente, tra mille contraddizioni: le prime che si colgono con l'occhio sono quelle urbanistiche. Ad Hanoi, il consumismo più sfrenato e l’avvenirismo architettonico, declinato in una pacchiana grandeur, convivono fianco a fianco con un degrado da favelas e con l'arretratezza. L'aeroporto è una massiccia e orribile costruzione Anni '60 con timidi accenni di design che non ne mitigano l'aspetto da casermone di epoca sovietica. Alle 10 di sera, una folla oceanica si assiepa fuori dallo scalo e nella sala delle Partenze, ai check-in. Ma solo una parte di queste

persone è li perché deve prendere un volo. Molti sono li solo per curiosare: vanno all’aeroporto come se si andasse al cinema a vedere un spettacolo. Gente per terra che beve e chiacchiera. Gente che guarda gli aerei che decollano e atterrano. Come in Italia negli anni ‘60, all'esplosione del boom economico, si andavano a vedere i treni. Fuori dall’aeroporto c’è un immenso e caotico cantiere. Stanno costruendo quello che pare debba diventare uno svincolo stradale per gestire il traffico delle partenze e degli arrivi. Un ingorgo di taxi, autobus, auto private e soprattutto scooter (il mezzo di trasporto più diffuso nel paese) affolla la già incasinata strada, chiusa parzialmente da transenne. Non esistono corsie o parcheggi riservati ai mezzi pubblici


o ai taxi. Dentro, la confusione regna sovrana: impossibile gestire questa marea di gente, assiepata ovunque. La sensazione è quella di un formicaio. Con tocchi folkloristici: se volete pesare il vostro bagaglio c’è una bilancia, ma di quelle per cucinare che le nostre nonne avevano in casa: è messa li a terra con un cartello scritto a mano (in lingua locale, ovviamente) senza un apparente proprietario (che però, immaginiamo, si materializzerà appena proveremo a usarla). Proprio accanto alla bilancia da casa c'è una più mo-

derna macchina avvolgi-bagaglio che presenta una scritta, stavolta in inglese, "usa le tecnologie più avanzate". Paradossi da Terzo Mondo, si diceva. C’è un piccolo bar, dall'aspetto per nulla invitante, e poi l'unico altro negozio è una sorta di bancarella con una lunga vetrina che vende di tutto,

cano, invano, di stabilire un minimo d'ordine ma la gente è troppa, entra ed esce con o senza biglietto. Roba da far impallidire anche Al Qaeda. In compenso c’è una sorta di corsia preferenziale per chi ha il biglietto (ma sembra in realtà più una corsia riservata per i soli occidentali). Superato il caos

ammassato e pigiato contro il vetro: dalle bamboline souvenir alle medicine. C’è così tanta gente che si fa la fila persino ai check-in della business class, cosa assolutamente inusuale: il servizio è molto lento con i viaggiatori business che addirittura tagliano la fila e ti passano avanti anche nella corsia dedicata. Nulla, tuttavia, al confronto del controllo passaporti. Non se ne capisce il motivo, ma è proprio davanti alla porta dei controlli di polizia che si concentra la maggior parte dei curiosi. Alcuni poliziotti cer-

delle partenze, si accede alla zona dei duty free: c’è un po’ più di tranquillità. Anche perché, sorprendentemente viste le premesse, l’offerta retail è distribuita su due livelli. Al piano terra regna ancora la doppia anima di paese in bilico tra benessere e povertà. Pullulano i banconi mish-mash da suk come nella zona dei check-in. Ma accanto ci sono i primi timidi accenni di un’offerta retail più sofisticata: svettano una boutique monomarca di Salvatore Ferragamo e una di Bally. Dunque, le uniche griffe pre-

senti nel più socialista degli aeroporti del sud-est asiatico sono un italiano e un quasi-italiano (Bally è del Canton Ticino della Svizzera, la parte italofona). Ecco anche lo Stato-Imprenditore: ci sono due diverse catene di duty-free, ma fanno capo a un gruppo pubblico. L’offerta è minima, nulla di che. Curiosità: come tradizione orientale vuole, il massaggio e la Spa sono un’abitudine popolare e diffusa. Nemmeno l’aeroporto fa eccezione. Un centro massaggi spicca tra i duty free e le boutique. Al piano di sopra, dove sono collocate le lounge, pur in un ambiente più spoglio, è il trionfo del Food&Beverage delle multinazionali: ecco l’ormai immancabile fast-food americano. A fornire la dose di patatine fritte e hamburger iper-calorici è il colosso Burger King. Ma la forza delle multinazionali e dei brand internazionali è contagiosa. Accanto un qualche intraprendente vietnamita ha aperto quello che ha tutto l’aspetto di un’imitazione di Starbucks: il logo è identico. Entrare nella lounge della business class, invece, è come tuffarsi nel passato: sembra di essere tornati negli anni ‘60. Poco ci manca che dal televisore appaiano Kruscev e Ho Chi Min. La sala, in legno, con boiserie e poltrone da casa della nonna, è sopraelevata e ha una vista a 360 gradi sui finger: una panoramica a volo d’uccello su tutti gli aerei attraccati e in decollo. Suggestivo. C’è di tutto, anche se tutto un po’ scrauso: business center con postazione pc con stampate (di fatto un computer buttato su un tavolo), prese multiple per ricaricare telefonini e tablet di ogni marca (ma penzolano da una ciabatta). Le hostess chiamano dall’altoparlante i voli che stanno per imbarcare. Quindi nessun obbligo di dover stare con gli occhi incollati al video. Ci sono anche tocchi vintage: gli armadietti personali con chiave per lasciare il cappotto. Il bancone degli snack è impressionante: praticamente un buffet. Frutta fresca a volontà (mango, banane, ananas), involtini primavera, ma anche sfiziosità più europee. Le hostess chiamano il nostro volo (con 40 minuti di ritardo): tempo di tornare in Italia. Chissà come sarà diventato tra un anno l’aeroporto di Hanoi. Simone Filippetti

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r&f Resoconto fiera

TRAVEL CIBUS FA ROTTA SU EXPO 2015

Per la prima volta espressione di contenuti legati anche al mondo del food service e del travel retail, di cui vi raccontiamo il convegno organizzato da Ristorando e retail&food, la kermesse di Parma (5-8 maggio) ha fatto il pieno di espositori (2.700 aziende), visitatori (67mila, +12%) e soprattutto di buyers stranieri (12mila)

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l food made in Italy decolla a Cibus, con destinazione l’Esposizione Universale che si terrà a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre 2015: sei mesi, per una superficie allestita di un milione di mq, che porteranno nella metropoli lombarda, e in generale nel nord Italia, circa 20 milioni di persone. I temi di Expo 2015 saranno l’educazione alimentare, il cibo e le risorse a livello planetario. Ma torniamo alla quattro giorni di Cibus. La diciassettesima edizione della kermesse organizzata da Fiere di Parma ha mantenuto le promesse della vigilia: nei sei padiglioni si sono alternati tra il 5 e l’8 maggio circa 67mila visitatori, cresciuti del 12% rispetto all’appuntamento di due anni fa, 2.700 aziende espositrici e 12mila buyers stranieri, aumentati di mille unità. Oltre all’attività di Market Check, portata avanti per due anni dagli organizzatori di Cibus presso

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i punti vendita della distribuzione straniera e presso fiere estere, a trainare la rassegna ducale hanno contribuito aspetti congiunturali: la leggera ripresa dei consumi interni, un clima di maggiore ottimismo del Paese e – sottolinea Fiere di Parma – proprio l’occasione straordinaria rappresentata da Expo, alla quale le aziende alimentari italiane avranno l’opportunità di partecipare nel padiglione di Federalimentare4Expo (una struttura di 7mila mq che verrà gestita da Federalimentare con la consulenza tecnica e organizzativa di Fiere di Parma). Ottimistici sono anche i trend emersi dai numerosi eventi della kermesse: uno studio di Cibus ha messo in evidenza i margini di crescita nei prossimi 10 anni per l’export, che ha potenzialità per passare da 26 a 70 miliardi di euro, e ha evidenziato una possibile ripresa delle vendite nel mercato in-

terno. Su questo fronte si inserisce una ricerca di Nielsen presentata a Cibus durante il convegno “Quale futuro per la promozione delle vendite”: dalle parole di Romolo de Camillis, direttore retail di Nielsen Italia, si evince l’andamento positivo del Grocery sia a valore che a volume (vendite a prezzi costanti), in crescita nei primi quattro mesi del 2014 rispettivamente dell’0,8 e dello 0,3%, dopo i riscontri negativi del biennio 2012/2013. E ancora: migliora dell’1% l’indice di fiducia misurato trimestralmente da Nielsen a livello globale attraverso la Consumer Confidence; cresce del 3,7% il cash&carry rispetto a Iper+Super+Libero Servizio e del 3,8% il trend dei negozi stagionali rispetto a quelli non stagionali; si conferma la scelta strategica di ridurre l’offerta di superficie da parte di ipermercati e supermercati, che dopo anni di costante crescita della metratura


media, passata dai 10mila mq del 2007 agli 11.409 del 2014, l’hanno diminuita di mezzo punto nei primi quattro mesi del 2014; infine, ai tradizionali ipermercati e supermercati si stanno progressivamente affiancando i discount, con una crescita in termini di fatturato del +11,4% nel periodo 2010/2013, e i drug store (+7,8% nel periodo 2010/2013).

Il convegno: “Food Service e Duty free, alimentiamo le vendite” Nei contesti urbani e negli shopping center, così come nei mercati in concessione, i retailer di ristorazione commerciale e le insegne che vendono prodotti food, in particolare di fine food, stanno progressivamente aumentando il proprio market share. Di pari passo si amplia il parterre dei fornitori, che con le catene instaurano ormai delle vere e proprie partnership. Reti con decine di punti vendita, costantemente rinnovati nel layout per soddisfare le mutevoli esigenze del cliente finale, piuttosto che grandi spazi duty free all’interno degli aeroporti, sono i risultati più evidenti di questo trend. Per far luce su tale ambito i magazine retail&food e Ristorando, entrambi editi a Milano da Edifis Spa, hanno organizzato il convegno “Food Service e Duty Free, alimentiamo le vendite”, che si è tenuto lo scorso 7 maggio all’interno di Cibus. Di seguito vi proponiamo una sintesi degli interventi, moderati dal direttore di retail&food, Andrea Aiello.

Food Service

Andrea Penazzi

«IN AUTOSTRADE E AEROPORTI, PRIMI PER INNOVAZIONE» Leopoldo Resta, direttore commerciale MyChef (Gruppo Elior) MyChef (2.220 collaboratori e 90 milioni di clienti l’anno) è operativa soprattutto in due canali del mercato in concessione: autostrade e aeroporti. Il suo obiettivo è costruire insieme ai fornitori dei progetti che durino nel tempo, portando sempre nuove idee. In autostrada abbiamo introdotto un’innovazione strutturale: gli esempi variano dal supermercato (Carrefour Express, ndr) con prezzi cittadini al posto del market al ristorante a chilometro zero Antica Locanda. In ambito aeroportuale, invece, abbiamo realizzato nello scalo di Bari un Bar Peroni a cui abbiamo affiancato il ristorante La Trulleria. L’iniziativa di Peroni è stata portata avanti insieme a SABMiller, che voleva crearne un flagship da esportare in tutto il mondo. Questo approccio è stato possibile in virtù dell’avvio, nel 2010, delle divisione MyChef Emotion, che nasce con la gestione del ristorante della Triennale di Milano. Tale divisione vede al vertice un chef stellato del calibro di Michelangelo Citino che ha la mission di ideare format in grado di portare valore reale al nostro partner. Da qui la creazione a Fiumicino del Ferrari Spazio Bollicine (di cui è prevista l’apertura in altre location tra cui, a breve, negli aeroporti milanesi) e a Linate di Michelangelo, posizionato nel vecchio ristorante panoramico. E altre novità saranno portate a Expo: per esempio abbiamo vinto con Lavazza la gara per la ristorazione nella piazzetta del caffè del Padiglione Italia.

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Resoconto fiera «INSIEME ALL’INDUSTRIA, PER RISPONDERE ALLE ASPETTATIVE DEL CLIENTE FINALE»

«INTEGRARE LA QUALITÀ DEL PRODOTTO CON LA SUA GESTIONE»

Valeria Ballan, responsabile acquisti ristorazione Chef Express e Roadhouse Grill (Gruppo Cremonini)

Identifichiamo le nostre origini e Dna attraverso il marchio Motta, che non solo nel 1977 insieme a Pavesi e Alemagna ha costituito l’azienda Autogrill, ma che oggi è stato recuperato nei suoi valori storici per riproporsi come concetto di bar di alto livello. È caratterizzato da prodotti aggiuntivi rispetto a quelli di normale assortimento bar della nostra catena che lo distinguono dalla concorrenza. Questo è un esempio di come, rispetto a qualche anno fa, si cerchi di dare più importanza all’esperienza del cliente e quindi ai fornitori tecnici, che insieme ai partner del mondo food collaborano per arrivare a un risultato finale positivo. Nel food service, e specialmente nei luoghi viaggio che hanno aspetti delicati di servizio, è fondamentale l’integrazione tra la qualità del prodotto per come nasce e la sua gestione nel portarlo al cliente. Il nostro concetto di ristorazione più evoluto, Bistrot Milano Centrale, è innovativo in termini di esperienza per il cliente, design e processi di acquisto. Sempre rispetto a qualche anno fa, oggi è necessario integrare nei valori di catena nuovi fornitori, anche piccolissimi, che effettuino consegne ridotte ma frequenti. Terzo esempio, nel mondo autostradale, è il locale di Lainate (MI) chiamato Villoresi Est: ha a che fare con Expo per i suoi contenuti di massima sostenibilità. Qui, ancora di più che negli altri casi, è necessario garantire i volumi, il picco e la caratterizzazione dell’offerta.

Chef Express opera in Europa, in sei paesi, ed è un importante player nella ristorazione ferroviaria: serve circa 300 treni al giorno. In Italia siamo attivi nei mercati in concessione su tre canali: aeroportuale, in 9 tra i principali scali nazionali; ferroviario, in cui siamo leader con 46 punti vendita e una presenza in 10 delle 14 grandi stazioni; e autostradale, dove contiamo 41 locali. Per la ristorazione commerciale abbiamo la proprietà di Roadhouse Grill, una delle più importanti catene di steakhouse nella Penisola con 50 ristoranti. In questo convegno ci tengo a sottolineare come la sensibilità dell’industria verso il Fuori casa sia cambiata: da un’indagine Fipe presentata lo scorso anno l’Italia risulta al terzo posto dopo Spagna e Gran Bretagna per numero di pasti consumati fuori dalle pareti domestiche. Oggi chi si occupa di ristorazione organizzata deve quindi disporre di uno zoccolo duro di soluzioni: un format di acquisto strutturato, un portafoglio fornitori e prodotti che siano standard e comuni a tutto il perimetro in cui si opera, e una forte attenzione verso il cliente finale. Quest’ultimo, infatti, negli ultimi anni si è evoluto: è informato, consapevole e controlla quello che consuma a causa della forte crescita di intolleranze. Dobbiamo perciò, attraverso relazioni positive con l’industria, trovare il prodotto giusto nel momento giusto e che risponda alle aspettative del consumatore finale. Evitando sprechi.

Andrea Zironi, direttore acquisti Italia & Europa di Autogrill

Travel Retail e Duty Free «FATTORE REGIONALITÀ: AUMENTANO LE VENDITE» Stefano Gardini, direttore business non aviation SAB Aeroporti di Bologna / vice-presidente di Atri (Associazione Travel Retail Italia) Una delle più importanti trasformazioni in ambito commerciale è stata quella degli aeroporti. Prima erano un’infrastruttura concepita e progettata secondo criteri operativi, sostanzialmente come un centro di smistamento di persone e di merce; poi, per motivi economici di mera sopravvivenza, si sono diversificati spostando l’attenzione sul core business: non solo portando passeggeri ma facendo sì che questi avessero un’esperienza positiva e che quindi lasciassero risorse economiche spendendo nei negozi e per i parcheggi. Di conseguenza è stato possibile fare investimenti e gli scali sono diventati dei veri e propri biglietti da visita per il territorio. Il Marconi di Bologna è stato tra i primi ad aver intrapreso questa logica e, contestualmente ai lavori di ristrutturazione appena terminati e impostati secondo parametri customer oriented, lo abbiamo fatto cercando di distinguerci in un panorama abbastanza standardizzato. Come? Sfruttando la regionalità: basata su eccellenze come il food e la motor valley, è stata un driver. In sintesi, abbiamo fatto in modo di creare un’esperienza tale per cui il passeggero si sente in centro a Bologna. Per esempio abbiamo riprodotto all’interno dello scalo due osterie. Ma non solo: abbiamo allacciato rapporti con grandi partner internazionali, come Gruppo Heinemann, che ha avviato un duty free shop con un’offerta spinta in ambito food, e come Carrefour, che vi ha aperto un supermercato nella zona arrivi.

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Resoconto fiera «AMBASCIATORI DEL FINE FOOD ITALIANO NEL MONDO» Riccardo Bandera, direttore commerciale Dufry Italia Il Gruppo Dufry è specializzato nel travel retail: negli aeroporti, dove fattura oltre il 90% del business, e anche nelle stazioni ferroviarie. A livello mondiale opera in 47 paesi, ha un miliardo e mezzo di potenziali clienti, ovvero di passeggeri che transitano nei negozi piuttosto che vi hanno un percorso obbligato secondo la formula walk through; ha quasi 1.400 shop per oltre 200mila mq di spazi commerciali, è attivo in 184 aeroporti e conta 16.500 dipendenti. In assortimento ha circa 50mila referenze: tabacco, alcol e profumi, ma anche molto food, gastronomia soprattutto in Italia, fashion, souvenir, orologi, elettronica e altro. In Itala il Gruppo è leader con oltre 150 milioni di fatturato annuo (2013), distribuito in 60 shop all’interno delle grandi stazioni ferroviarie e soprattutto negli aeroporti principali del Nord Italia, a cui si aggiunge una presenza di 7/8 negozi a Roma Fiumicino. In virtù di una crescita del 6/7% annuo del segmento fine food, che incide per il 22% sul nostro business totale, siamo anche diventati ambasciatori del cibo pregiato italiano nel mondo. In vista di Expo 2015, Sea (proprietaria al 40% di Dufrital, brand del Gruppo con 125 ML di fatturato) ha progetti incredibili: vuole aprire una gastronomia di 600 mq di altissimo livello, predisponendo investimenti per l’arredamento doppi rispetto a quelli per un duty free. Il locale sarà pronto per febbraio 2015.

«IL POTERE, IN ITALIA, DEI PRODOTTI FOOD LOCALI»

«OLTRE IL 20% DELLE VENDITE SONO DI FOOD ITALIANO»

Severine Lanthier, managing director di LS Travel Retail Italia (Aelia Lagardère Services – Gruppo Lagardère)

Pierpaolo Sardelli, direttore Heinemann Italia

Il nostro Gruppo è presente in più di 25 paesi, con un fatturato di 4 miliardi di euro, ed è attivo nei luoghi di trasporto dove gestisce tre segmenti di business: edicole, duty free & luxury e da qualche anno food e beverage. In Italia siamo entrati un anno e mezzo fa con l’acquisizione di Adr Retail che gestiva i punti vendita duty free presso gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. Nell’ottobre del 2012 abbiamo completato l’acquisizione e avviato la ristrutturazione dei punti vendita, che da 8 su 2mila mq sono diventati 17 su oltre 5mila metri quadrati. L'obiettivo dei lavori era offrire al cliente un’esperienza di acquisto e un sense of place degni della Città Eterna. A Roma abbiamo anche portato un’innovazione, un concetto chiamato Casa del Gusto, dedicata al fine food italiano e articolata in 5 punti vendita. Tale concetto è stato sviluppato da Aelia per l’Italia, rappresenta il 12% dei nostri shop a Ciampino e Fiumicino ma registra oltre il 20% del fatturato totale, stimato per il 2014 in oltre 125 milioni di euro. Quindi pensiamo di raggiungere i 20 milioni di euro solo con il fine food. Concretamente in questi spazi abbiamo creato un’enoteca, che rappresenta tutte le regioni italiane, e la prima olioteca: nel mese di marzo vi abbiamo allestito una fiera dedicata all'olio extravergine d'oliva che ha portato a incrementare il fatturato del 120% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo testimonia il potere, in Italia, dei prodotti food locali.

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Siamo arrivati in Italia nel 2010 sfruttando alcune condizioni favorevoli del mercato aeroportuale. Siamo dapprima entrati al Marconi di Bologna, dopo aver vinto un tender, dove inizialmente abbiamo occupato piccoli spazi commerciali. Il food, da subito, era molto richiesto per cui, dopo un periodo di adattamento, abbiamo modificato la superficie espositiva. Ora a Bologna gestiamo uno spazio di 900 mq, con un market italiano al centro del negozio, in cui abbiamo aumentato la superficie refrigerata ben sei volte e dovremmo farlo ancora. Il risultato: oltre 20% delle vendite sono riferite al food italiano. Successivamente, due anni fa, siamo sbarcati a Pisa e da pochi giorni anche a Catania, dove siamo già andati in rottura di stock: i risultati vanno oltre le aspettative. Presto formalizzeremo contratti con altri aeroporti regionali italiani. Guardando ai nostri punti vendita, in base all’esperienza maturata abbiamo capito che questi vanno adattati in base agli scali in cui sono inseriti, e di conseguenza arrivano i risultati. Tra le nostre soluzioni creiamo un arredamento specifico per il food italiano, con un’atmosfera più calda ideata per ricordare il mercato cittadino. L’assortimento va calcolato in maniera corretta, con prodotti facili da capire e che abbiano un legame forte con il territorio. Il cliente tipico è lo straniero che vuole prolungare l’esperienza nel nostro Paese portandosi a casa un pezzo di Italia.



r&f Photo food Milano

Ph. Alberto Anderloni

All’ombra del Duomo,

la nuova foodcourt Ravizza 1871 via Hoepli 3 Fresco & Cimmino via Ugo Foscolo 4 52

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Juicebar via Agnello 18

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pochi passi dal Duomo, all’ombra della Madonnina, c’è una zona dove consumare la pausa pranzo sta diventando sempre più di moda. Passeggiando a mezzogiorno tra via Hoeply, via Agnello, via Santa Redegonda e via San Raffaele sembra, infatti, di vagare in una food court a cielo aperto con un’offerta di ristorazione varia e incredibilmente compressa in poche decine di metri. Sbucando dalla galleria di C.so Vittorio Emanuele II verso via Berchet, il primo sussulto lo regala la neonata location di Spontini col suo trancio di pizza da consumare in piedi. Ma per gli amanti della buona pizza napoletana, da gustare questa volta comodamente seduti, c’è la pizzeria Fresco e Cimmino nella vicina via Ugo Foscolo. Di fronte a Spontini, il paradiso degli adolescenti o, se preferite, l’eden per quelli che il “food” lo vogliono “fast”… alias McDonald’s. Il Re dell’hamburger a stelle e strisce confina con un altro imperatore, quello dei panzerotti (Luini): i mitici fagottini fritti pieni di mozzarella e pomodoro. E ancora, passeggiando, potreste trovarvi faccia a faccia con una schiera di mangiatori di gelato appena usciti da Cioccolati Italiani, uno dei format di gelateria in franchising del momento. Se pizza, hamburger, panzerotti e gelati non fanno per voi, basta girare l’angolo ed ecco un sushi take away (Musubi), mentre sbucando in via Agnello torna di scena l’hamburger con una location Mama Burger. Poco più in là ci si può sedere nel dehor di un Juicebar che fa angolo con via Hoepli. Qui fra succhi, spremute, centrifughe, ma anche yogurt, macedonie, verdure al vapore, sandwich, zuppe e insalatone, il pranzo si fa “light”. Ma non è finita: proseguendo in via Hoepli ecco un altro fortunato esperimento che “mixa” a uno storico negozio milanese di abbigliamento, caccia e sport, un punto di ristoro in cui spicca l’offerta di Pan Brioche, un corner di gastronomia palermitana e l’angolo Yoghogar, il format a base di latte fermentato targato Danone e sviluppato in Italia da Juicebar: Ravizza 1871.

Luini via Santa Radegonda 16

Autogrill piazza del Duomo 25

Cioccolati Italiani via San Raffaele 6 retail&food - giugno 2014

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McDonald's Galleria Ciro Fontana 3 Spontini via Gaspare Spontini 4

Mama Burger via Agnello 18

Musubi via Santa Radegonda 6 54

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r&f Retail management specialist

PERFORMANCE & BUSINESS RETAIL ANALYSIS

novità

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l momento spesso più atteso da ogni retailer, imprenditore o manager che sia, arriva a sera, quando i negozi chiudono e cominciano a trasmettere i dati giornalieri di vendita. È il momento verità. Quello in cui si ha una prima visione dell’andamento della Catena. Nonostante l’attesa e l’ansia, la lettura degli incassi tratteggia, però, un punto di vista sommario e a volte superficiale. E non può che essere approssimativo, perché il dato, da solo, avulso da un contesto di lettura più ampia, altro non è che una sola tessera di un puzzle. Non è in grado di fornire la forma dell’immagine né la sua profondità, né i colori, tantomeno la prospettiva. Ci si pone delle domande chiave. Solo per citare un caso. È stato un buon in-

in cui siano presenti, oltre al dato di base, una serie di altre informazioni di approfondimento, quali numero di pezzi venduti, valore del pezzo medio, scontrino medio, variabilità del valore dello scontrino, media pezzi per scontrino, margini, solo per citarne alcuni, lungi dal voler essere esaustivi. Approfondendo. È davvero utile poter leggere, ad esempio, il numero di nuovi clienti sui complessivi al fine di valutare quanto e se cresce la base della clientela, il numero degli ingressi contro il numero degli scontrini, e anche una situazione attuale contro il budget target. Ma al di là dei singoli indicatori, a volte diversi a seconda delle caratteristiche proprie della Catena, è sempre consigliabile redigere un algoritmo in grado di

casso? Rispetto a cosa? Un buon incasso in valore assoluto non basta; se scende l’indice di cross selling, il numero di pezzi per scontrino, vuol dire che si è persa efficacia nell’azione di vendita. E dunque le vendite sarebbero potute essere migliori. È necessario che l’azienda si doti di un sistema di analisi di performance

restituire un unico indicatore sintetico di tutti quelli base, in modo da poter coagulare il risultato e confrontarlo rapidamente. Importante poi, che tutte queste informazioni siano inserite in un contesto temporale di serie storica: almeno il mese e l’anno in corso confrontati con quelli precedenti, in cosiddetta con-

trocifra. E che i dati arrivino sui device dei manager in tempi rapidissimi, con una precisa e standardizzata reportistica. In questo modo si è in grado di gettare una più ampia luce sull’andamento del singolo pdv, dell’area o rete nel suo insieme. Sono proprio le funzioni di direzione commerciale e It, insieme, che devono essere impegnate nella creazione di questo sistema di raccolta e reportistica, meglio se in grado di costruire un “cruscotto di analisi e controllo commerciale”, che mette in condizione di fare osservazioni, verifiche, studi, sugli andamenti in real time. Quanto più approfondita è la quantità e qualità di informazioni tanto più l’analisi ex post è efficace. Spesso è consigliabile l’approfondimento sino alla scala di performance del singolo addetto vendita per turno di lavoro. Altrettanto spesso, dall’incrocio dei dati e dall’osservazione degli scostamenti, nascono intuizioni, o si comprendono i punti di forza di un pdv o la necessità di intervenire su un rinforzo formativo di un addetto vendita. Ma è sin riduttivo liquidare così la imponente capacità di approfondimento che con un’analisi di performance ci è concessa. Quando questo step è considerato solido e stabile nell’organizzazione aziendale, si può passare a una fase successiva: la business retail analysis. Si tratta di un livello di analisi di più ampia portata, supportata da basi informative di maggior aggregazione, di serie storiche più lunghe e indici, con l’obiettivo prevalente di contribuire al processo decisionale del management. Con la Bra si possono scandagliare le evoluzioni delle vendite e delle rese al mq, a parità di pdv, e non, nella loro dinamica storica. Si possono studiare le curve di aggregazione di Lorenz al fine di definire il livello di concentrazione del business dei pdv o dei reparti merceologici altoven-

denti. Moltissime sono le presentazioni e le informazioni che rivengono anche solo da questi pochi elementi osservati, se opportunamente colti. Si pensi a un pdv che non presenta alcuna correlazione tra vendite, scontrini e nuovi clienti rispetto all’età anagrafica del negozio; vuol dire che non si genera fidelizzazione né incremento della penetrazione sui clienti attivi. Attraverso questa metodica, è possibile mettere in matrice e quindi in rapporto i rating della location con le vendite o con le rese al mq o con la struttura dei costi o con l’EBIT. Da qui è possibile ottenere le informazioni sul posizionamento strategico della Rete, generare una “griglia di coerenza” del singolo negozio rispetto alla Catena nel complesso o ancora valutare se è correttamente allineato il brand con il percepito del cliente. Il documento passa in rassegna molti indicatori di base, che, nell’aggregazione e interpretazione, delineano, informazione dopo informazione, le fondamenta su cui costruire le future scelte strategiche. Da qui si può iniziare a lavorare. Si tratta di condizioni che ormai possiamo definire necessarie e non sufficienti. Antonio Bisci bisciantonio@gmail.com

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r&f Parola di Francesco Pugliese Francesco Pugliese, nato a Taranto, ha 54 anni, vive a Parma ed è sposato con tre figli. Dopo un paio di esperienze lavorative a Milano, è entrato in Barilla dove nel 1999 è stato nominato Direttore generale Italia e nel 2000 ha assunto la qualifica di Direttore generale Europa. Nel 2004 è passato a Conad con la carica di Direttore Generale. Ricopre inoltra la carica di Presidente di Conad Carni e vice-presidente di Coopernic, la società cooperativa di diritto europeo fondata da Conad, Colruyt (Belgio), Coop (Svizzera), E.Leclerc (Francia) e Rewe (Germania), presente in 22 Paesi europei con 20 mila punti vendita.

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CONAD ALZA L’ASTICELLA: «leader di mercato entro pochi anni»

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orte di circa 3mila punti vendita nel Belpaese, e in particolare di una quota dominante nel segmento dei supermercati (18,5%), Conad ha fatto registrare nel 2013 un giro d’affari di 11,6 miliardi di euro (fonte aziendale). Il dato, nonostante la crisi del comparto alimentare, è in crescita di quasi sei punti rispetto al 2012. Direttore generale, da ormai 10 anni, della più grande organizzazione cooperativa italiana di imprenditori indipendenti, Francesco Pugliese è protagonista tra le varie iniziative della recente apertura di Sapori&Dintorni a Roma Termini: asset di punta nel network di Grandi Stazioni. Abbiamo parlato insieme al top manager delle prospettive di sviluppo nel settore del travel retail, e più in generale della rete all’interno del quadro economico nazionale. Il suo progetto: far diventare Conad leader assoluto di mercato entro i prossimi 3 o 4 anni.

La crisi non è ancora alle spalle. I consumi sono ai livelli del 1990 e l’anno scorso più di due italiani su tre hanno ridotto la spesa o rimandato gli acquisti programmati. Uno su due, poi, ha rinunciato a viaggi e vacanze. Il Paese consuma complessivamente di meno, elettricità e carburanti compresi; segno che la ripresa non è ancora sostanziale. Parlare di inversione di tendenza, per quanto auspicabile, è per lo meno prematuro. In tale contesto, quali sono state le vostre performance nel 2013 e nei primi mesi del 2014? Lo scorso anno Conad ha registrato un fatturato di 11,6 miliardi di euro, in crescita del 5,9% rispetto al 2012. Dato confermato da un’ulteriore crescita (1,2%) in questi primi mesi dell’anno. Assieme ai nostri tremila soci abbiamo dato risposte alla crescente domanda di convenienza dei clienti attraverso una meticolosa attenzione alle offerte – soprattutto quelle dei freschi –, alle promozioni – tanto da poter dire che Conad è stata in promozione praticamente ogni giorno dell’anno –, e alle necessità delle comunità in seno alle quali operiamo con i nostri soci. Come si compone la vostra rete vendita? Abbiamo in attività 3.019 punti di vendita, con insegne presenti in 12 comuni dell’Albania, a Malta e nella Repubblica di San Marino. La nostra rete multicanale – dall’iper al superstore, dal supermercato al negozio di vicinato – ci consente di soddisfare ogni esigenza di spesa, con una produttività che è superiore alla media di settore (5.400 euro/mq), attestandosi a 6.140 euro/mq. La leadership di Conad nei supermercati si è consolidata, arrivando al 18,5% (3,6 punti percentuali sopra il principale concorrente), così come quella nel libero servizio, 14,3 per cento. Anche nel 2014 gli ipermercati continuano a

Roma Termini soffrire, mentre tengono i supermercati di prossimità e crescono i discount. Quali strategie state attuando per migliorare le performance, soprattutto rispetto alle grandi superfici? Il supermercato è la nostra immagine ed è determinante per guadagnare quote di mercato. Abbiamo rimodulato la nostra rete di vendita in funzione dei bisogni emergenti dei clienti e del miglioramento delle performance della rete, ponendo al centro delle attenzioni il format e il nostro prodotto a marchio. Quanto all’iper, la sua competitività passa per la capacità di attrarre consumatori in un bacino di una cinquantina di km, ma oggi i clienti sono molto più attenti ai costi che lo spostamento comporta. È indubbio, perciò, che l’iper necessiti di un ripensamento, con modalità che abbiamo allo studio e che porteranno alla definizione di un nuovo modo di fare la spesa. Come si articolano, quindi, le vostre politiche di ampliamento della rete? Il nostro piano di sviluppo della rete prevedeva, per il triennio 2012-2014, 770 milioni di investimenti per 260 nuove aperture e 5.800 nuovi posti di lavoro. L’articolo 62, che disciplina i pagamenti nel commercio agroalimentare, lo ha rallentato perché la sua applicazione ha comportato per Conad una perdita di 450 milioni di euro di liquidità. È chiaro che faremo sviluppo, privilegiando ancora una volta i format più vicini alle esigenze del “nuovo” cliente e cogliendo le occasioni di acquisizione di punti di vendita di altre catene solo laddove ci saranno le condizioni per farlo nel modo migliore. Quali, invece, i progetti legati al restyling degli store? Il restyling della nostra rete di vendita è più di sostanza che di facciata. È finalizzato al risparmio energetico, alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, al-

l’innovazione tecnologica, a rendere gli ambienti piacevoli e coinvolgenti per la spesa. Di recente, per prima nella grande distribuzione, Conad del Tirreno – una delle otto cooperative associate – è entrata a far parte del progetto Energia a km 0 con la realizzazione di impianti fotovoltaici innovativi per una potenza complessiva di 4,9 MWp, che garantisce un risparmio di 3.600 tonnellate di CO2 all’anno, equivalente alla salvaguardia di 600 ettari di bosco. Di recente avete avviato lo sviluppo di punti vendita nelle grandi stazioni ferroviarie con il brand Sapori&Dintorni. Quali sono gli obiettivi di questo progetto? Crediamo molto nel format Sapori&Dintorni Conad, inaugurato a Firenze nel 2010 come completamento della tipica multicanalità Conad, concepito espressamente per quei luoghi in cui transitano molto persone, per le città d’arte, ma anche per recuperare le zone urbane che altrimenti sarebbero destinate all’abbandono e all’impoverimento. Luoghi come la stazione ferroviaria di Roma Termini – dove abbiamo inaugurato ad aprile l’ultimo Sapori&Dintorni –, in cui transita ogni giorno mezzo milione di persone, sono un’ottima vetrina per valorizzare l’eccellenza agroalimentare italiana e per dare risposte al flusso di turisti, ai pendolari e agli stessi cittadini residenti. Come vede l’ingresso di alcuni competitor nelle aree di sosta autostradali e negli scali aeroportuali? Avete interessi per questi canali? In Italia operano tante imprese che competono nel mercato e che creano le condizioni per approcciare canali non propriamente tradizionali. Credo che in certi ambiti sia lecito coltivare l’ambizione di crescere, in altri meno. Conad è soprattutto un modello societario che dà risposta ai bisogni di sviluppo imprenditoriale dei propri soci e re-investe gli utili nello sviluppo dell'attività imprenditoriale dei soci stessi. Se non c’è una sollecitazione a essere presenti in tali canali mancano le ragioni per affrontare un simile progetto. Infine, quali sono i suoi obiettivi al timone di Conad? Ci siamo dati un obiettivo ambizioso: diventare il leader assoluto di mercato, in pochi, pochissimi anni. Una strada non facile, certo, ma possibile perché la percorriamo in accordo con i nostri soci imprenditori. I risultati ci stanno dando ragione e premiano le nostre scelte. Le do appuntamento per una nuova intervista tra tre/quattro anni… A. P.

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r&f L’indagine Connected commerce

SHOPPER ITALIANI TECNO-ENTUSIASTI La ricerca condotta nel nostro Paese (e non solo) da DigitasLBi certifica l’incidenza dei social network e degli strumenti mobile sul comportamento del consumatore. Ben l’87% del campione, ad esempio, dichiara di comperare in negozio dopo essersi documentato in rete. Ma ora arriva anche l’effetto opposto: lo showrooming…

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hopping in ordine sparso, ma sempre con l’ausilio della tecnologia. La molteplicità e l’ibridazione dei canali di vendita, favorita dalla prorompente diffusione dei nuovi strumenti digitali mobile, ha allargato a dismisura il ventaglio delle opportunità per il consumatore di conoscere brand, prodotti e soprattutto prezzi e promozioni. Fenomeni, questi, al centro del dibattito tra i retailer e in generale tra gli addetti ai lavori, talvolta disorientati sulle opportunità (e i costi) in auge nell’era della cross-canalità. Ma, in concreto, come è cambiato il com-

portamento dello shopper in seguito alla diffusione pressoché capillare di smartphone e tablet, nonché in virtù dell’affermazione dei social network? Lo prova a spiegare la ricerca “Connected commerce: l’evoluzione dello shopping tra negozi, smartphone e social network”, condotta da DigitasLBi in Belgio, Cina, Danimarca, Fran-

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cia, Germania, Italia, Olanda, Singapore, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. L’esito di questa indagine mette in evidenza, anche nel nostro Paese, due fenomeni diametralmente opposti: ROPO (Research Online Purchase Offline) e Showrooming. Il primo evidenzia l’abitudine a documentarsi in rete su un prodotto prima di acquistarlo fisicamente in negozio. Il secondo, più recente, vede il negozio trasformarsi in uno spazio espositivo, dove il cliente può toccare dal vivo la merce, mentre l’acquisto viene effettuato, magari con un prezzo più basso,

online. Arriviamo quindi ai numeri della ricerca: il 56,2% dei consumatori italiani afferma che l’arrivo degli smartphone ha modificato il modo di fare shopping. Ma se l’acquisto tramite questi strumenti rimane marginale – solo il 28% degli utilizzatori dichiara di averne fatto almeno uno negli ultimi tre mesi –, ben il 71,7% sostiene

di avvalersi del proprio smartphone all’interno dei negozi per cercare online maggiori informazioni sul prodotto che vorrebbe acquistare (55,5%) o per valutare recensioni lasciate da altri utenti (47,8%). Nel dettaglio dei due trend sopra citati: l’87,1% degli intervistati conferma l’abitudine a scandagliare la rete alla ricerca di informazioni utili prima di recarsi in uno shop; e il 90% degli italiani uscirebbe dal negozio se, tramite lo smartphone, scoprisse un prezzo più basso in un altro canale di vendita. Ma non solo: tra chi dichiara familiarità con questo approccio, il 55,9% afferma di mettere mano al proprio dispositivo mobile una volta dentro lo store per verificare se altrove, sia on che off-line, lo stesso prodotto è disponibile a un listino più contenuto. E nel caso la ricerca porti a scovare un prezzo più conveniente del 5%, ben il 65% del campione deciderebbe di abbandonare il negozio. La percentuale salirebbe sino al 96% se il gap fosse del 20 per cento. La quasi totalità degli intervistati, l’80%, vedrebbe quindi positivamente l’introduzione di servizi aggiuntivi digitali in negozi tradizionali. Numerosi sono gli esempi ad alto tasso di gradimento: per l’83,2% sarebbe utile ricevere voucher e offerte speciali direttamente sul proprio device mobile appena varcata la soglia dello shop; il 79,3% vorrebbe poter verificare da remoto la disponibilità di un prodotto in store; il 77,8% vorrebbe personalizzare il prodotto che si appresta ad acquistare attraverso lo smartphone; il 67% dichiara che sarebbe utile una mappa che indica dove localizzare determinate referenze all’interno di un supermercato o di un centro commerciale; e il 70,1% vorrebbe poter pagare dal proprio cellulare, evitando code alla cassa. Sul fronte dei social network, invece, in Italia sono Facebook e Youtube, rispettivamente per il 47,1% e il 25,4%

Carol Pesenti degli intervistati, quelli in grado di influenzare maggiormente le decisioni di acquisto del consumatore finale, seguiti da Google+ (23,8%) e Twitter (11,9%). Mentre i contenuti più efficaci su queste piattaforme sono le promozioni (64,9%), i post degli amici (57,3%) e le inserzioni pubblicitarie (55,3%). A dimostrazione di quanto sia forte la voglia di condividere l’ebbrezza dello shopping attraverso la rete, più di 4 italiani su 10 dichiarano di postare sul proprio profilo informazioni relative agli ultimi acquisti effettuati. Soprattutto quando sono convinti di aver fatto un’ottima scelta (39,7%). Infine, il web mobile sembra aver infranto un altro tabù: l’indagine Connected Commerce dimostra che anche gli over 55 ne subiscono il fascino. Per 8 intervistati su 10 di età superiore ai 55 anni (80,9%), il ROPO è abitudine consolidata: valori in linea con quelli registrati tra i 35-45enni (85,3%) e i 45-54enni (93,6%). Lo stesso discorso vale per lo showrooming: per il 62% degli over 55 è pratica diffusa, contro il 78,2% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni e il 69,8% dei 45-54enni. A.P.



r&f Mystery in restaurant

Old Wild West: cowboy a Milano L

a strada per il selvaggio west passa anche dalle Colonne di San Lorenzo, a Milano in via Pioppette. A pochi passi inizia corso di Porta Ticinese che porta giù fino alla darsena da cui si diramano i due navigli, cuore pulsante della movida meneghina. Il ristorante in cui ci siamo fermati fa parte della catena Old Wild West. La location è decisamente favorevole: posizionato sulla piazza, tra le colonne della Basilica di San Lorenzo e Porta Cicca. Entrando nel locale si ha la sensazione di fare un salto nel passato, ai tempi dell’America dei cowboy, dei rodei e dei duelli con la pistola. Gli arredamenti, infatti, richiamano perfettamente quel momento storico, molto legno, selle di cavallo utilizzate per creare originali sgabelli, e tutta una serie di tavoli, sia all’interno sia nel dehors esterno, il cui design riproduce le carrozze utilizzate dai primi coloni. OLD WILD WEST - MILANO COLONNE DI SAN LORENZO

SERVIZIO

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Velocità Cortesia Professionalità

LAYOUT Aspetto esterno Originalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort

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PRODOTTO

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Assortimento Presentazione

VALUTAZIONI GENERALI Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location Innovatività

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Legenda: ´= migliorabile; ´´= sufficiente; ´´´= apprezzabile; ´´´´= molto buono; ´´´´´= ottimo

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L’ambiente è allegro e certamente indicato per le famiglie e i bambini, ma anche per un gruppo di amici che vuole passare una serata in compagnia in un contesto che stacchi completamente dalla quotidianità. I materiali con cui sono realizzati gli interni sono di qualità, e l’ambiente è decisamente confortevole, ordinato e pulito. Lo staff è composto da ragazzi e ragazze sorridenti e professionali, sempre pronti al minimo cenno a soddisfare le richieste del cliente, e non solo perché cliente. Il direttore di sala, infatti, ha trattato con molta gentilezza (cosa non scontata di questi tempi) un ragazzo straniero entrato per chiedere se ci fosse lavoro e per lasciare il proprio curriculum vitae. Appena entrati ci hanno chiesto dove preferissimo accomodarci, se dentro o fuori, ci hanno portato i menu e avvicinato degli originali secchielli di metallo in miniatura contenenti noccioline da sgranocchiare in attesa delle portate. Il menu, conforme alla catena, è quello tipico americano in stile cowboy, quindi antipasti sfiziosi come anelli di cipolla fritti, ali di pollo, crocchette, per poi passare ai piatti più rappresentativi ossia gli hamburger in varie declinazioni; poi carne alla griglia, sia rossa sia bianca; molti contorni; una linea Tex Mex per chi ama la cucina messicana e le insalatone per chi rivolge sempre uno sguardo alla linea, oltre a dessert e bevande. Noi abbiamo ordinato l’hamburger Dakota, con formaggio e bacon. Il piatto è stato servito in pochi minuti ed era comprensivo di un’abbondante porzione di patatine ben fritte e croccanti.

Si percepisce chiaramente la qualità della materia prima, nonché la varietà della proposta che è in grado di soddisfare più o meno tutti i palati, compresi quelli dei bambini per i quali, volendo, c’è un menu dedicato. I prezzi confermano il posizionamento intermedio del brand, infatti per un hamburger e una birra media chiara abbiamo speso 16 euro, con il valore aggiunto di una location originale e divertente e un’attenzione al prodotto molto marcata. Anche il pagamento è rapido; non è previsto, infatti, il conto al tavolo, ma si paga direttamente alla cassa prima di uscire.

Conclusioni Nel complesso l’Old Wild West delle colonne di San Lorenzo è un ristorante dall’ambientazione curata, fuori dall’ordinario e allegra, con uno staff giovane e preparato, e un buon livello qualitativo sia nella selezione delle materie prime, sia nella preparazione. La scelta della location, poi, è vincente (un tempo sede di un famoso locale/ristorante: l’Exploit), in quanto frequentata sia di giorno per i molti uffici presenti in zona, sia di sera perché inserita nel contesto della movida milanese. L’unica nota negativa, se proprio vogliamo trovarne una, è che quando abbiamo ordinato gli hamburger non ci è stato chiesto il livello di cottura desiderato, il che potrebbe risultare sgradito ai fan della categoria. Il mio era troppo cotto! Stefano Masin



r&f Analisi mercato

Scarpe, un calcio alla crisi Nonostante le difficoltà sul fronte interno, crescono l’export di calzature italiane, i numeri dei big del settore del retail e il sentiment delle aziende produttrici di uno dei pilastri del made in Italy

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all’inizio della crisi, anno domini 2008, gli acquisti delle famiglie hanno subito un taglio che alla voce vestiti e calzature segna un pesante -16%, a fronte di una contrazione media dei consumi che nello stesso lasso di tempo è stata pari al 7 per cento. Una leggera inversione di tendenza è tuttavia attesa per il 2014, anche grazie al bonus fiscale di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori, che beneficiano dell’ormai noto provvedimento di recente varato dal Governo. Se quello del potere d’acquisto dei consumatori sul fronte interno è un problema, sotto il profilo della propensione agli acquisiti diventa “il” problema. A maggior ragione se si pensa che in molti settori la capacità produttiva e la qualità dei prodotti italiani stanno conquistando numerosi mercati internazionali, dove made in Italy fa sempre più spesso rima con successo.

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Un primato tra luci… È il caso del settore delle calzature: l’Italia è il primo produttore dell’Unione Europea, il decimo per numero di paia di scarpe nel mondo e il quarto Paese esportatore a livello glo-

bale, ma secondo in termini di valore. Una posizione di primo piano in assoluto, che diventa persino leadership salendo nella fascia del lusso. Basti pensare a come il settore calzaturiero sia pilastro di uno dei fiori all’occhiello del Belpaese, il sistema moda. Non solo: con 5.186 aziende, 78.093 addetti (dati 2013) e un saldo commerciale da sempre attivo, rappresenta una realtà di primaria importanza non solo sotto il profilo qualitativo ma anche quantitativo

nell’ambito dell’economia nazionale. Iniziativa imprenditoriale e struttura a “filiera”: queste le chiavi del successo del comparto. Che, di questi tempi, si misura anche semplicemente nella capacità di mantenere le posizioni: ebbene, i dati del 2013 confermano una sostanziale tenuta sui livelli dell’anno precedente. Merito delle esportazioni, cresciute del 5,6% in valore nel 2013 (e del 2,6% in volume), fino a raggiungere 8,1 miliardi di euro. Un livello record raggiunto per giunta al termine

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2011 e +12,4% nel 2012. Risultato: l’83,2% della produzione italiana in valore prende la strada dei mercati internazionali. … e ombre Come anticipato, la musica cambia quando si passa a considerare il fronte interno: i consumi nazionali di calzature risultano sostanzialmente in discesa dal 2008, sia in quantità sia, soprattutto, in valore (-4,5% nel 2012 e -6,1% nel 2013). Anche i dati relativi a forza lavoro e numero di imprese sono negativi, mentre si impennano le ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni. Risulta contestualmente difficoltoso l’accesso al credito per le aziende del calzaturiero e si acuiscono i problemi legati ai ritardi nei pagamenti

«SIAMO LEADER NEL RETAIL CALZATURIERO ITALIANO» ANDREA CIPOLLONI, amministratore delegato PittaRosso

dei 5 anni della grande crisi, con un incremento del 14,2% dal 2008 in qua, mentre il saldo commerciale nello stesso periodo è cresciuto da 3,6 a 4,2 miliardi di euro, con un exploit del 18,9 per cento. Nota ulteriormente positiva: le esportazioni crescono verso tutti i mercati. Accanto al +2,6% relativo all’Unione Europea, le scarpe italiane vanno forte anche negli Stati Uniti e in Canada, rispettivamente con un avanzamento del 6% e del 13,3% in valore. Ancor più ricettivi i mercati del Far East (+12,7% nel loro insieme), dell’Est Europa e gli stati dell’ex Urss (+8,9%), Russia in testa (benché la svalutazione del rublo rispetto all’euro, la crescita modesta del Pil e le tensioni sulla questione Ucraina facciano temere per i risultati del 2014). Insomma, il buon aumento dell’export e la contestuale stagnazione dell’import hanno portato a 4,2 miliardi di euro il saldo attivo del comparto, il che equivale a un incremento dell’11,4% nel 2013 rispetto all’anno prima in termini di valore (e del 2,1% in termini in volume). Di più: la progressione risulta a doppia cifra dal 2010 in avanti: +10,5% per l’appunto nel 2010, +16,4% nel

Perché il cambio del nome? Risponde al desiderio di modernizzare il nostro brand tenendoci ben saldi alle nostre radici. Il lancio del nuovo logo arriva alla fine di un percorso studiato insieme a 21 Investimenti, fatto di innovazione nei punti vendita, di un crescente rapporto qualità-prezzo e di un netto miglioramento dell’offerta, realizzati negli ultimi due anni e mezzo. PittaRosso rappresenta una metamorfosi nel segno della continuità. Una scelta frutto di studi e focus group, presa dopo aver ascoltato i nostri clienti. Di quanti collaboratori si avvale l’azienda? Lo sviluppo significativo della nostra rete vendita e dei nostri risultati economici è stato accompagnato da un cospicuo aumento anche della forza lavoro: i dipendenti, che erano 620 nel 2011 e 1.020 nel 2012, sono diventati 1.200 nel 2013. A fine 2014 saranno 1.400. Sono numeri di cui siamo particolarmente soddisfatti e orgogliosi. A maggior ragione se pensiamo che la maggior parte dei nuovi inserimenti riguarda giovani under 30. Qual è il vostro target di riferimento e il vostro posizionamento sul mercato? Siamo l’unico retailer su grandi superfici concentrato unicamente su scarpe e accessori, senza divagazioni sull’abbigliamento. Ci proponiamo come un punto di riferimento per tutta la famiglia, per tutte le famiglie. Da una parte l’assortimento no-brand, per circa il 50% made in Italy, offre al cliente la possibilità di

e al rischio di insoluti. Anche per il primo semestre 2014 gli analisti sono abbottonati: con un trend debolmente positivo della domanda estera e un rallentamento della caduta sul versante nazionale, la situazione in definitiva dovrebbe leggermente migliorare, ma la vera ripresa è rimandata a data da stabilire. Eppure, non mancano i segnali che inducono a un cauto ottimismo: oltre allo sforzo continuo delle imprese del settore volto a migliorare strategia e gestione, va rimarcata l’evoluzione dei distretti (situati prevalentemente in sette regioni: Marche, Toscana, Veneto, Lombardia, Campania, Puglia ed Emilia Romagna), sempre più inseriti all’interno di una “filiera lunga” che, ferme restando le radici nel tessuto produttivo del Paese, alleandosi con i

ottenere un rapporto qualità/prezzo molto vantaggioso, dall’altra il miglioramento della società ci ha consentito di diventare partner ufficiale e privilegiato di marchi importantissimi come Nero Giardini, Geox, Tommy Hilfiger, Diadora, Nike, Adidas, Puma e molti altri. PittaRosso è il punto vendita ideale nel quale tutti possono trovare la loro calzatura. Entrare in uno dei nostri negozi e uscire senza scarpe è semplicemente… impossibile. Quali i progetti per il futuro? Lo sviluppo e la crescita non si fermano certo qui: forti di un margine operativo lordo passato dai 10,2 milioni di euro del 2011 ai 21 del 2013, sono previste altre 20 aperture per il 2014. Abbiamo già rinnovato con grande successo il nuovo format di 20 dei 43 punti vendita che avevamo in Italia ed entro il 2015 l’obiettivo è quello di modernizzare tutta la rete. Vogliamo continuare a offrire un prodotto unico a tutti i nostri clienti proseguendo il processo di innovazione che ci permetterà di essere sempre più competitivi nel mercato. Alessandro Benetton ha già comunicato l’obiettivo per il 2014: raggiungere quota 250 milioni di euro. Che peso ha il marketing nel vostro sviluppo? Il marketing è una leva fondamentale nella crescita del brand. Quest’anno gli investimenti saliranno a 7,5 milioni di euro dai 4,5 del 2013. Fin dall’inizio ci siamo focalizzati sulla comunicazione televisiva, laddove abbiamo basato infatti la campagna del cambio di logo con Simona Ventura, che credo si possa semplicemente definire un grandissimo successo. Siamo sponsor poi del Giro d’Italia, un’esperienza straordinaria per la nostra azienda che ci riempie di orgoglio: oltre ad una grande visibilità, ci sta dando la possibilità di incontrare molte persone direttamente su tutto il territorio, dal nord al sud dello Stivale.

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Analisi mercato «PUNTIAMO ALL’ESPANSIONE DEL NOSTRO RETAIL PROJECT SUI MERCATI ESTERI» VALERIO TATARELLA, amministratore unico Primadonna Spa Qual è il target che mirate a soddisfare con la vostra offerta di scarpe? Primadonna Collection mira a diventare un vero e proprio riferimento per la nuova generazione di consumatrici: donne giovani dai 16 ai 25 anni e donne adulte alle quali piace sentirsi alla moda e seguire le ultime tendenze. Nel mercato attuale il rapporto qualità/prezzo costituisce una delle principali attrattive per la clientela: la nostra offerta è strategicamente orientata, con tutte le sue risorse, a soddisfare l’acquirente, facendola sentire al tempo stesso unica, grazie all’esclusività del prodotto. Il nostro brand propone quindi una gran varietà di linee di calzature da donna e di accessori moda; l’eleganza dei modelli, il design tipicamente italiano, uniti a un prezzo decisamente accessibile, ci rendono leader nel segmento di mercato in cui operiamo. Quali le caratteristiche dei vostri prodotti? Ogni collezione è composta da oltre 700 linee, disponibili in una varietà incredibile di colori e materiali. Particolare attenzione è da sempre rivolta a ricerca e sviluppo attraverso lo studio di nuovi materiali, processi produttivi e tecnologie in grado di incrementare le caratteristiche di resistenza, di leggerezza e di comodità di utilizzo della scarpa. Su quale forma di gestione puntate maggiormente per crescere ancora? Senza dubbio sull’affiliazione, così da poter raggiungere il maggior numero di potenziali acquirenti in tutto il territorio nazionale.

grandi marchi, sa penetrare in tutti i mercati, europei e mondiali. Per assecondare ulteriormente queste dinamiche, occorre operare in primis su tre livelli: ridurre il carico fiscale sul lavoro, elaborare una strategia coerente e compatta per l’internazionalizzazione e riattivare i prestiti alle imprese. Questo in prospettiva. Ma tornando a considerare i trend più incoraggianti emersi nell’ultimo periodo (prima della “gelata” sui dati del Pil del primo trimestre 2014 comunicati nei giorni scorsi, che hanno frenato gli entusiasmi per una “ripresina” che pareva alle porte…), possiamo annoverare l’andamento di alcune realtà del settore che operano sul fronte del retail: PittaRosso, Primadonna Collection, Scarpe&Scarpe.

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Quale percentuale del vostro business è ascrivibile alla vendita di scarpe e quale ad altre tipologie di offerta? Nel 2013 la vendita delle calzature ha ricoperto l’85% del fatturato, il 10% quella delle borse e il 5% gli accessori.

Fate vendita online? Quali effetti sta avendo sul settore la diffusione di siti internet di acquisto di calzature? Al momento non ci avvaliamo dell’e-commerce. Il nostro brand, nella sua strategia di espansione, sta però lavorando in questo senso a un progetto di vendita online, e posso anticipare che nei prossimi mesi ci saranno novità interessanti in merito. Avete progetti relativi al travel retail? Il marchio Primadonna è già attivo su questo fronte: tre store della catena sono presenti nelle stazioni di Roma Termini, Milano Centrale e Napoli Centrale e sono previste nuove aperture, nell’ambito di questo progetto di espansione, nelle maggiori realtà del trasporto italiane. Pensate di espandervi ulteriormente anche all'estero? Se sì, verso quali aree e in quali canali? Uno dei nostri obiettivi primari è quello di divenire in breve tempo un punto di riferimento mondiale, concentrandoci, tra le varie attività, sull’espansione del retail project sui mercati internazionali. Attualmente, Primadonna Collection è presente in otto nazioni estere (Spagna, Libano, Emirati Arabi, Stati Uniti, Lussemburgo, Francia, Romania e Ungheria) e mira a espandersi ulteriormente, consolidando la presenza in Europa, Medio Oriente e Americhe.

Cambio di passo «Nel 2013 siamo cresciuti del 35% raggiungendo quota 200 milioni di euro, cifra quasi doppia rispetto a quella del 2011 (anno in cui è iniziata l’avventura della catena passata nelle mani del fondo di private equity 21 Investimenti fondato e guidato da Alessandro Benetton, ndr): è un risultato che ci dà la leadership nel mercato italiano del retail calzaturiero», ci dice Andrea Cipolloni, amministratore delegato PittaRosso. Una crescita, anche a parità di punti vendita, che sottende peraltro un importante sviluppo della rete commerciale, passata dai 53 punti vendita del 2011 agli 80 del 2012, per superare quota 100 nel 2013. Risultati cui adesso sta facendo da traino anche un celebre spot televisivo, di-

ventato virale in Rete, con decine di parodie e centinaia di migliaia di visualizzazioni, con cui l’azienda veneta sta comunicando urbi et orbi il cambio del nome: da Pittarello Rosso a PittaRosso. Con 109 milioni di euro e una progressione del 22% rispetto al 2012, anche Primadonna Collection va a gonfie vele. Sono 350 dipendenti distribuiti in 228 punti vendita in Italia e 33 all’estero, di cui 75 diretti e 186 affiliati, 109 in centri commerciali e 152 in città; la dimensione media per negozio è di 120 mq (30 di magazzino, 90 di area espositiva). «Il nostro market share nel 2013 in volume è stato di circa il 7% (5,7% nel 2012), in valore di circa il 9% (7,6% nel 2012). Questo mentre secondo i dati Confcommercio relativi ai settori abbigliamento e calzature aggiornati a marzo 2014 si è registrato a livello nazionale un decremento del 2,8% in termini di volume e del 3,1% in valore (2013 su 2012). Per quanto ci riguarda, quindi, non possiamo che dirci soddisfatti»: così Valerio Tatarella, amministratore unico Primadonna Spa. Sono invece 113 i punti vendita in conduzione diretta a insegna Scarpe&Scarpe, la maggior parte situati in centri o parchi commerciali: «Questa localizzazione ci permette di essere un punto di riferimento per tutte le famiglie che visitano regolarmente queste tipologie di strutture», ci spiega Alessandro Daniele, di-


rettore commerciale dell’azienda. «Abbiamo anche negozi situati su grandi vie di comunicazione, veri e propri “destination store”. Unica eccezione il pdv di Milano San Gottardo, collocato in centro città. Circa 1.800 mq la dimensione media dello store, 1.550 gli addetti e un obiettivo importante: sulla base dei dati relativi al primo trimestre dell’anno, puntiamo a raggiungere 300 milioni di euro di fatturato entro la fine del 2014, il che equivale a un incremento del 15% rispetto al 2013, grazie a 14 nuove aperture calendarizzate da gennaio a dicembre, di cui 5 già realizzate». Ecco in sintesi i numeri di tre realtà imprenditoriali italiane accomunate da risultati più che positivi, punta dell’iceberg di un comparto che sta lentamente uscendo, parafrasando un’espressione ormai abusata a livello politico, dalla “palude”. Tale progressione complessiva trova eco nelle parole di Mario Resca, presidente di Confimprese: «Attualmente, i nostri associati registrano performance tra il +5% per alcune tipologie di prodotto, come le calzature sportive, e il +20% per altre, a fronte di un mercato che flette di circa il 3 per cento. Le nuove collezioni e le

Primadonna

aperture di nuovi negozi, in totale circa 50 da parte delle nostre imprese nel 2014, dovrebbero portare maggiore affluenza nei punti vendita e un conseguente leggero aumento dello scontrino, soprattutto nei giorni festivi, che notoriamente valgono il 23% degli incassi totali della settimana. Più

nello specifico, le calzature hanno vissuto un periodo altalenante a causa delle condizioni del tempo incerto nei mesi di marzo e aprile. Le previsioni per giugno, invece, sono di cauto ottimismo in raffronto con lo stesso mese del 2013, funestato dal maltempo. Sempre in giugno, inoltre, dovrebbero

«CRESCE L’IMPORTANZA DELLE PRIVATE LABEL NEI NOSTRI STORE» ALESSANDRO DANIELE, direttore generale Scarpe&Scarpe Quale il canale preferenziale per il vostro sviluppo? I centri commerciali rappresentano ancora la nostra prima scelta: il nostro format su media superficie si sposa perfettamente con la tipologia di clientela che frequenta uno shopping center. Qual è il vostro target di riferimento? La figura cui ci rivolgiamo innanzitutto è quella della consumatrice donna, spesso moglie e madre di famiglia, che tradizionalmente si occupa di acquistare scarpe, abbigliamento casual, valigie e accessori di vario genere per tutta la famiglia. Abbiamo quindi perfezionato nel tempo un’offerta molto ampia di prodotti per soddisfare un pubblico vasto con esigenze diverse. Di fatto, è la calzatura femminile il tipo di prodotto che vendiamo di più, rappresentando il 32% del totale. Seguono calzature uomo (20%), sport (14%), abbigliamento e moda bambino (10%). Quale percentuale delle vostre vendite è ascrivibile alle private label?

partire anche le vendite promozionali antecedenti i saldi, anche se la normativa a riguardo non è armonizzata a livello nazionale e questo causa notevoli e spesso disastrose discrepanze in termini di vendite tra una regione e l’altra. L’uniformità della normativa regionale dovrebbe essere, invece, l’obiettivo principale da perseguire sia nell’interesse del consumatore sia per ridurre costi e tempi per le catene della distribuzione moderna». Il cambio di passo che pare delinearsi trova riscontro anche nel sentiment delle imprese del settore rispetto all’uscita dalla crisi. Quelle che affermano di averla superata erano l’8,3% nel 2011, il 20% nel 2012 e il 25,5% nel 2013. Le previsioni per il 2014 sono ancor più rosee, salendo al 28,7%. Se poi a tali percentuali si sommano anche quelle relative alle aziende che presentano dei reali segnali positivi di uscita dalla fase recessiva, i dati passano dal 29,2% del 2011 al 32,1% nel 2012 e quindi al 45,5% nel 2013, per toccare il 59,1% nelle aspettative per l’anno in corso. Come dire, se son rose… Massimo Andreis

riore fino al 50% rispetto a quella dei prodotti degli altri brand, che rappresentano nondimeno una fetta importante della nostra offerta, il più possibile varia, così da soddisfare le esigenze di un range, come detto, assai ampio di clientela. Fate vendita online? Quali le potenzialità di questo canale? Le nostre vendite attraverso web sono marginali. Abbiamo potuto constatare, tuttavia, che la possibilità di acquistare su internet dal nostro sito è un servizio aggiuntivo gradito dai nostri clienti tradizionali. Per questa ragione, in ottica di sinergia tra canale fisico e canale online, continuiamo a investire in questo settore.

Per le calzature donna siamo al 60%, per l’uomo al 50 per cento. Si tratta dunque di una percentuale importante nonché di un tipo di proposta che ci offre due vantaggi: sotto il profilo creativo perché permette a un team aziendale dedicato di ideare, con le aziende produttrici da cui ci riforniamo, le linee poi proposte nei nostri store, mentre, sotto il profilo economico, questo tipo di vendita presenta una marginalità supe-

Avete progetti relativi al travel retail? No, al momento non abbiamo ancora valutato questo canale. Pensate di espandervi all’estero? La nostra capogruppo a livello strategico sta analizzando nel medio termine anche la possibilità di espandere la nostra attività oltre i confini nazionali, ma è il mercato italiano quello su cui intendiamo focalizzare la nostra attività.

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r&f Newstech&arredo SHOP-IN-SHOP, CONCEPT DEL FREDDO PER EXPO Innovation Center di Epta, in collaborazione con Poli.design, lancia Shop-in-Shop, il temporary store completamente refrigerato. Presentato a Milano durante uno degli eventi del Fuorisalone 2014, nel corso della Fiera del Mobile, il nuovo concept del freddo è stato sviluppato in vista di Expo 2015. In perfetta sintonia con i valori dell’Esposizione Universale, sintetizzati nello slogan “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, Shop-in-shop crea uno spazio espositivo mobile attento all’ambiente. Tutti gli arredi dedicati alla degustazione sono eco-friendly, a partire dall’elemento centrale a forma di albero che si interpone tra i banchi frigoriferi. La struttura, che si presta a essere la location ideale per show cooking, vendite occasionali legate al territorio e specifiche ricorrenze, è modulare e, pertanto, personalizzabile in base alle esigenze del cliente. Tra gli elementi a completamento dell’offerta, ci sono lo spazio demo, l’area vendita plug-in e il pavimento flottante.

ACCENTURE ACQUISISCE I4C

DATALOGIC APRE IN TURCHIA

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atalogic sul Bosforo: l’azienda italiana attiva nei settori dell’acquisizione automatica dei dati e dell’automazione industriale ha aperto un nuovo ufficio a Istanbul. Con oltre 40 anni di attività alle spalle, il Gruppo di Calderara di Reno (BO), 2.400 dipendenti distribuiti in 30 paesi del mondo, vendite per 450,7 milioni di euro nel 2013, investimenti pari a 35 milioni di euro nel settore Ricerca e Sviluppo e un patrimonio di oltre 1.000 brevetti in tutto il mondo, ha una lunga tradizione nella realizzazione di lettori di codici a barre innovativi, di mobile computer per la raccolta dati, sensori, sistemi di visione e sistemi di marcatura laser. Con il nuovo ufficio in Turchia, si rafforza la presenza nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), allo scopo di rispondere al meglio alle esigenze dei clienti e del mercato locale. L’ufficio turco sarà completamente attrezzato e pronto a fornire supporto commerciale, tecnico e amministrativo. «La Turchia è un mercato molto promettente per Datalogic. Grazie alla varietà delle nostre soluzioni di alta qualità, siamo sicuri che ci siano numerose opportunità di business nei settori retail, manifatturiero, trasporti e logistica e sanità» ha detto Valentina Volta, ceo della divisione Datalogic Business Development nonché VP Sales Europa & emerging country di Datalogic ADC.

DA PHILIPS LA PRIMA LED VENDING MACHINE

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ccenture ha acquisito i4C Analytics, software vendor italiana di soluzioni advanced analytics. Specializzata nella realizzazione di applicazioni che forniscono supporto quotidiano ai decision maker e ai business user, l’azienda rafforzerà la capacità di Accenture di offrire soluzioni personalizzate specifiche per ciascun settore industriale e per ogni funzione. Nello specifico, i 70 dipendenti della società milanese acquisita, fornitrice di ottimizzazioni specifiche e soluzioni predittive per oltre 60 clienti in vari settori industriali (fra cui energia e gas, servizi finanziari, retail, industria manifatturiera e telecomunicazioni), sarà integrata in Accenture Digital, business platform del colosso della consulenza direzionale, dei servizi tecnologici e dell’outsourcing con sede in Irlanda, come testimoniano i 289 mila collaboratori di cui si avvale in oltre 120 paesi del mondo.

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a Philips ecco il primo distributore automatico e intelligente di lampadine e faretti Led. Per una nuova esperienza di acquisto dedicata a grossisti, installatori e consumatori finali. Presentato nel corso dell’ultima edizione di Venditalia, la Philips vending machine permette di scegliere in modo semplice ed intuitivo la soluzione illuminotecnica più adatta alle proprie esigenze. Uno schermo touchscreen e interattivo guida infatti l’utente, nella selezione del prodotto, tra le caratteristiche desiderate della forma, della potenza e della temperatura colore. Inoltre, grazie ad una videocamera integrata, il distributore riconosce se l’acquirente ha in mano la lampadina esausta, suggerendo, in tempo reale, il prodotto sostitutivo, con tutte le relative informazioni sulle caratteristiche tecniche e di prezzo.

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Newstech&arredo TAILORADIO CON ONEVISION MPREIS, PIÙ INFO CON RAFFORZA IL DS QLIKVIEW Tailoradio, agenzia che opera nel mercato italiano realizzando radio instore e web radio, ha acquisito, tramite la società partecipante Maminvest, la maggioranza di OneVision, società comasca specializzata in produzioni e post produzioni video e in progetti di

Digital Signage. Ciò consentirà a Tailoradio di incrementare ulteriormente la sua offerta al mercato di servizi nelle produzioni video, sia per progetti di DS (settore nel quale sono già in essere accordi con marchi del calibro di Cisalfa, Freddy e circuiti di farmacie) che per la nuova linea di produzioni di video news per il web (un tipo di servizio che già fornisce alla testata Starlounge di Yahoo! Italia). Con l’ingresso di Tailoradio in OneVision, le attività si focalizzeranno ancor di più su produzioni di spot Tv e web, video grafica, video news&editorial, tutorial e web series, puntando su economicità, qualità e rapidità di esecuzione. Per Massimo Petrella, presidente di Tailoradio e di OneVision, l’acquisizione «è la conclusione di un lungo percorso di crescita nell’offerta Tailoradio, che si pone come nuovo punto di riferimento nell’editoria multimediale».

LA TV A PORTATA DI TELEFONINO (O TABLET) La tv sullo smartphone o sul tablet: per tutti quelli che non vogliono rinunciare all’intrattenimento in mobilità, TrekStor ha lanciato sul mercato il nuovo Dvb-T Stick Terres droid, grazie al quale è possibile trasformare telefonino o tablet Android in una comoda televisione portatile. In treno o in metropolitana, al parco durante un picnic o sul luogo di lavoro: basta collegare lo stick al dispositivo mobile per ricevere tutti i canali del digitale terrestre. Facili le operazioni necessarie a conseguire il risultato: dopo aver impostato il tablet con l’App gratuita AirDTV (disponibile su www.trekstor.de e tramite Google Play) e collegato lo stick Usb al tablet, è sufficiente inserire l’antenna esterna in dotazione, per un intrattenimento mobile o, se disponibile, la classica presa domestica (Mcx adapter). Effettuata la ricerca automatica dei canali al primo utilizzo, le trasmissioni preferite si potranno vedere, e registrare, ovunque. Dal design sobrio e discreto, Terres droid è un dispositivo moltoleggero (pesa solo 5 grammi) e piccolo (misura appena 4 centimetri), così da risultare facilmente trasportabile all'interno delle custodie dei tablet, ma anche in borsa e persino in tasca.

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Qlik, azienda attiva nel campo della Business Intelligence (BI) user-driven, e ParStream, fornitore del Real-time Database for Big Data Analytics, hanno annunciato che gli strumenti per l’analisi dei dati on-demand di ParStream sono stati integrati con le funzionalità di analisi inmemory di QlikView. Obiettivo: consentire a Mpreis, una delle maggiori catene commerciali in Austria con 228 supermercati e 160 bistrot, di ottenere informazioni più precise e maggiori dettagli sulle transazioni di cassa. «Prima di questa soluzione, Mpreis raggiungeva il limite con l’analisi di 500 milioni di righe di dati. Ora potrà invece analizzare 6 miliardi di righe di dati in appena 450 millisecondi», ha detto Michael Hummel, Ceo di ParStream.

KIWARI, ECOUPONING AVANTI TUTTA

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iwari, società specializzata nelle soluzioni di digital direct marketing e nel settore dell’eCouponing gestito attraverso la piattaforma proprietaria BuonMercato e il portale Sconty.it, annuncia due nuove partnership con Risparmiosuper.it e Scontomaggio.com. Affiancando quella già attiva con Alfemminile.com, queste due collaborazioni rafforzano il network italiano dedicato ai buoni sconto digitali stampabili. Si tratta di una innovativa modalità di distribuzione che coinvolge decine di migliaia di consumatori e le più importanti marche della Gdo. Tra i brand e le catene che si sono già affidati al coupon network creato da Kiwari, troviamo infatti Barilla, Buitoni, Loacker, Kraft, Euronics, Monini, Humana e Bottega Verde. Tutto ciò mentre aumenta la richiesta di strumenti di saving da parte di un numero crescente di consumatori: un bacino di 5 milioni di famiglie. Basti dire che nei primi due mesi di presenza sul mercato, Sconty.it ha distribuito più di 170mila coupon digitali, per un valore di quasi 350mila euro. «Le aziende italiane, late mover rispetto ai grandi gruppi internazionali, stanno acquisendo una nuova consapevolezza circa l’importanza dell’eCouponing all’interno del marketing mix, che rappresenta non solo un mezzo per generare store traffic e stimolare il sell out, ma anche per fidelizzare i clienti, acquisirne di nuovi e arricchire il database consumatori per future attività promozionali» ha commentato Marco Risovecchi, presidente di Kiwari.


DR FLEMING: LA FARMACIA DI DOMANI

RFID GLOBAL APPRODA IN RETE È online il nuovo sito corporate di Rfid Global, ultimo tassello di un processo di rebranding iniziato nell’autunno 2013, con la nascita di Rfid Global by Softwork: pensato per il vasto pubblico interessato alla radio frequency identification, dagli operatori di settore agli utenti finali, questo contenitore web raccoglie le esperienze di oltre 15 anni di attività sul campo. Dopo aver delineato nel menu di primo livello una panoramica sulla tecnologia di identificazione a radio frequenza e sull’azienda, il menu di secondo livello propone i contenuti: architetture Rfid&Nfc (ramificate in oltre 400 prodotti a catalogo), reader e antenne, periferiche (mobile computer e stampanti) e tag/transponder. Non manca la presentazione di una gamma di servizi per i Channel Partner e di molteplici case history. Infine, l’Area Soluzioni propone due diversi approcci, ossia matrici di lettura, degli sbocchi operativi dell’Rfid: da una parte i settori di mercato, dall’altro i campi applicativi.

Dopo una lunga fase di test, tutto è pronto per il lancio di Dr Fleming, network in franchising specializzato nello sviluppo di farmacie, parafarmacie e corner. Il progetto nasce dall’incontro della famiglia Bornino, attiva nel settore farmaceutico da tre generazioni, e WM Capital, società specializzata nel business format franchising. «L’obiettivo primario delle farmacie e parafarmacie Dr Fleming consiste nel creare punti vendita innovativi, basati principalmente sull’erogazione di servizi (60% dello spazio) per la salute e il benessere, attraverso la realizzazione di un nuovo modello che tenga in considerazione i nuovi comportamenti d'acquisto e lo spostamento del core business, passato dalla vendita del prodotto all'erogazione di servizi sanitari, garantendo la rapidità nei tempi di erogazione degli stessi a costi contenuti», così Alessandro Luciani, designer del concept store, il cui sviluppo ha visto la collaborazione di Grottini Retail Environments. In un ambiente completamente open space, le ordinazioni avvengono via tablet e i prodotti sono serviti attraverso un magazzino meccanizzato a garanzia di una migliore gestione delle esigenze del cliente: insomma, una shop experience affatto inedita per il settore farmaceutico.

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r&f International LOTTE DUTY FREE, ESPANSIONE IN INDONESIA Lotte Duty Free fa il bis. Due nuovi store apriranno negli aeroporti indonesiani di Soekarno-Hatta e Bali Ngurah Rai. È quanto riferito in conferenza stampa da Kim Tae-ho, presidente dell’omonima compagnia coreana di travel retail, lo scorso 21 aprile. Per quanto riguarda lo scalo di Bali Ngurah Rai, è ancora incerta la data di inizio lavori. È tutto definito, invece, per la struttura di Soekarno-Hatta, che nel 2013 ha registrato 60,13 milioni di passeggeri (quasi tre volte il numero raggiunto negli anni passati): lo spazio duty-free sarà realizzato a partire dal prossimo anno e sorgerà nel terminal 3. Dal 31 gennaio 2013, Lotte Duty Free opera nel terminal 2 di Soakarno-Hatta International Airport con Shop A e Shop B, i primi due store internazionali, che coprono una superficie di 880 metri quadri. Kim ha dichiarato: «I duty-free di Soakarno-Hatta sono stati i nostri primi store fuori dalla Korea poiché l’Indonesia ha grandi potenzialità ed è un mercato promettente».

LE REDOUTE, IL PRIMO POP-UP STORE IN UK

Il gruppo francese di e-commerce Le Redoute sceglie lo shopping mall Liverpool One per inaugurare il primo pop-up store del Regno Unito. Il fashion retailer è stato aperto per cinque giorni, dal 22 al 26 maggio, nel complesso commerciale del capoluogo del Merseyside che ospita 160 esercizi tra negozi, bar e ristoranti. Heidi Kenyon-Smith, direttore marketing di Le Redoute, ha dichiarato: «Liverpool One è il posto ideale per il primo pop-up store ed è un passo importante per il nostro brand. Questa struttura – ha aggiunto KenyonSmith – ha un’ottima reputazione nella contea e raccoglie soluzioni creative».

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duty free world

by James Ross - London

Smoke signals Segnali di fumo The drive against tobacco in Australasia has been picking up pace of late – and the threat to the wider global duty free business is growing as a result. In early May, New Zealand’s Associate Health Minister Tariana Turia raised the issue of what she called “the anomaly of duty-free tobacco”. The country’s government’s has already made a pre-Budget announcement to slash the duty-free allowance from 200 cigarettes to 50 cigarettes from 1 November, following in the footsteps of its larger Australian neighbour towards the end of 2012 Turia has commented: “It is quite foreseeable that one day soon we could have no duty-free tobacco available for people traveling across Oceania.” This specific attack on the duty free channel in Australasia can easily have a ripple effect in other parts of the world and should therefore be taken seriously given the revenue implications. Australia’s decision to cut its allowance has had a damaging effect on travel retail according to research from Swiss analyst DKMA. Based on a survey of passengers to Australia from hub airports in the Middle East and India mainly, the percentage of them purchasing tobacco dropped from 37% to just 12%, while average spend also fell quite sharply. While this could be a temporary ‘initial reaction’ to the new measures, it is having a material effect on the travel retail channel. In New Zealand, Auckland Airport is worried about the allowance change from November. It estimates it will lose up to NZ$8m ($7m) as a result of the cut over a full year. That is a significant chunk of its retail income which, in 2013, was NZ$124.3m. Like Australia, New Zealand is also expected to introduce plain packaging. The Tobacco Plain Packaging Bill had its first reading in parliament on 11 February and has sailed through with little opposition so far. Now the Health Select Committee is taking oral submissions after which it will become law, probably with few amendments.

La battaglia contro il tabacco in Oceania sta recuperando terreno minacciando sempre di più il business dei duty free. A inizio maggio, infatti, il ministro della salute neozelandese Tariana Turia ha sollevato la questione in merito a quello che lei definisce: anomalia del tabacco nei duty free. Il Governo ha già annunciato l’intenzione di ridurre dal primo novembre il numero di sigarette acquistabili nei duty free (da 200 a 50), seguendo così le orme dei cugini australiani che da fine 2012 applicano questa regola. Turia ha dichiarato che «è auspicabile che un giorno non ci sarà più tabacco a disposizione di chi viaggia attraverso gli aeroporti dell’Oceania». Questo attacco esplicito al canale duty free in Australasia deve essere preso seriamente in considerazione in quanto potrebbe innescare un effetto a catena nelle altre parti del mondo, con importanti perdite per il settore. Secondo una ricerca effettuata dalla svizzera Dkma, questa disposizione in Australia ha già avuto un effetto dannoso sul travel retail. Sulla base di un sondaggio effettuato su passeggeri atterrati in Australia e provenienti da Hub mediorientali e soprattutto indiani, la percentuale di acquisti di tabacco è scesa dal 37% al 12%, e ancora peggio è andata per la spesa media, scesa in maniera molto marcata. Questa potrebbe certamente essere una reazione momentanea alle nuove misure, ma rimane il fatto che, al momento, ha già creato effetti importanti sul travel retail. La preoccupazione per l’aeroporto di Auckland in Nuova Zelanda è che l’entrata in vigore di tale norma riduca le entrate. La stima è di una perdita annua fino a 8 milioni di dollari neozelandesi (pari a circa 7 milioni di dollari americani); una perdita importante se si considera che le entrate legate al retail nel 2013 sono state di 124,3 milioni di dollari neozelandesi. Come è avvenuto in Australia, la Nuova Zelanda sta aspettando l’approvazione della norma per poterla applicare. The Tobacco Plain Packaging Bill ha fatto il primo passaggio in parlamento l’11 febbraio scorso, senza riscontrare particolari opposizioni. Ora il Comitato per la salute pubblica sta esaminando alcune richieste di modifica prima dell’approvazione definitiva.


MACINTOSH IN BELGIO: L’EPILOGO PER I 25 STORE SCAPINO Nonostante i risultati finanziari positivi dei primi novanta giorni dell’anno, Dutch Macintosh Retail Group ha deciso di chiudere tutte le insegne Scapino presenti in Belgio. Saranno 51 i negozi di proprietà Dutch Macintosh che porteranno a termine l’attività tra il 2014 e il 2015, per un totale di 110 secondo quanto annunciato recentemente dalla stesso Gruppo. La decisione fa parte di un piano che vede la compagnia tedesca focalizzarsi sulla divisione ‘Fashion’, con immancabili tagli su quella ‘Living’, che sarà probabilmente venduta. Il turnover online di Macintosh ha raggiunto quota 11 milioni di euro, la quasi totalità (10,3 milioni) deriva dal comparto della moda, registrando un incremento del 41% rispetto al primo trimestre del 2013. La stessa compagnia spera di raggiungere il 15% del turnover attraverso attività di cross-channel.

IN GARA PER IL DUTY-FREE DI ABU DHABI Il nuovo Midfield Terminal duty-free dell’aeroporto di Abu Dhabi (la cui apertura è prevista per il 2017) è sul mercato. Il team commerciale dello scalo emiro, capitanato da Mohammed Al Bulooki, ha infatti lanciato una gara aperta ai top retailer mondiali per i 7.500 mq di spazi commerciali disponibili. I progetti, come specificato dal bando, dovranno essere “spettacolari, sensazionali ed eccezionali”. L’intenzione è di realizzare uno spazio che risalti l’ospitalità locale, con servizi di eccellenza per i passeggeri in partenza (circa il 20% del volume) e quelli in transito (80%). Il duty-free sarà focalizzato sul beauty, quindi profumi e cosmetici, seguiti da due aree dedicate a liquori e tabacco oltre a una valida offerta di food rivolta a chi viaggia per lavoro.

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International A SINGAPORE LIQUORI E TABACCHI IN UNO STORE FUTURISTICO Dfs Group ha svelato il progetto relativo agli spazi presi in concessione per i prossimi sei anni al Singapore Changi Airport per il settore liquori e tabacchi. Si tratta di 7.900 mq su due livelli in quattro terminal, i cui lavori dovrebbero terminare entro il 2016. Il capo dell’ufficio operativo Dfs Group, Michael Schriver, ha descritto lo store come una delle creazioni più straordinarie mai realizzate che immergerà i passeggeri in una sorta di teatro di prodotti mai visto prima. Dsf e Changi puntano a creare uno spazio per lo shopping che cambierà il concetto classico di retail, realizzando un format che coinvolga il viaggiatore in un percorso dinamico e personalizzato. All’interno di un contesto dal design futuristico, ci sarà un’offerta tra le più ampie mai proposte all’interno di un aeroporto di vini e superalcolici.

ABERCROMBIE & FITCH SBARCA IN CINA Un centinaio di negozi in dieci anni. Questo è l’obbiettivo che si è dato il brand americano Abercrombie & Fitch per il progetto di espansione in Cina. La crisi sui mercati tradizionali, infatti, ha fatto registrare una serie di trimestri deludenti, spingendo l’azienda a effettuare un cambio di direzione sia in termini di staff, sia di investimenti. Quattro nuovi manager, infatti, porteranno a 12 i direttori del board, dopo che lo scorso gennaio Arthur Martinez ha sostituito alla presidenza Mike Jeffries; oltre alla scelta, naturalmente, di spingersi a Oriente. Craig Brommers, vicepresidente marketing della società, ha recentemente tagliato il nastro del primo flagship store Abercrombie & Fitch in un edificio di quattro piani nel cuore di Shangai nel quartiere di Jing’an. Entro fine anno dovrebbe essere lanciato il sito di e-commerce in lingua cinese mentre dovrebbe essere prossima l’apertura di uno store a Chengdu nel Sichuan.

MCDONALD’S US, CALA L’UTILE NEL PRIMO TRIMESTRE Rimangono pur sempre cifre da re, ma nei primi novanta giorni dell’anno McDonald’s ha registrato utili in calo: addirittura inferiori alle attese. Si attesta a 1,205 miliardi di dollari l’utile netto della prima catena di fast food al mondo nel trimestre gennaio-marzo 2014, contro i 1,270 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. Non vanno meglio le cose per l’utile per azione che è sceso a 1,21 dollari rispetto a 1,26 del 2013. Le vendite dei ristoranti aperti da almeno 13 mesi, invece, sono cresciute dello 0,5% a livello globale, ma a trainarle è soprattutto il Vecchio Continente. Negli Stati Uniti, infatti, si è verificato un calo dell’1,7%, più marcato rispetto a quanto stilato dagli analisti di Consensus Metrix che avevano previsto un ribasso del 1,4 percento. Per quanto riguarda il fatturato, quest’ultimo è cresciuto a 6,7 miliardi di dollari, contro i 6,61 di un anno fa. Nel frattempo, Don Thompson, ceo dell’azienda, rassicura gli investitori con una previsione delle vendite di aprile “modestamente positive”.

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r&f Vetrina Maaza: succhi indiani alla conquista del mondo In lingua indiana significa “gustare”: quale miglior termine per far conoscere nel mondo il marchio di bevande tropicali Maaza? Di proprietà di CocaCola India, i succhi della linea sono prodotti artigianali, naturali al 100%, non contengono conservanti, coloranti o aromi artificiali. Mango, Passion Fruit, Papaya e Guava: ecco i quattro gusti esotici proposti per dissetare gli amanti dei succhi di frutta ai quattro angoli del globo.

La Zuppa di Findus: mare in tavola in 9 minuti Zuppa di pesce con merluzzo e branzino, un piatto semplice e gustoso a base di molluschi e crostacei, arricchito da pregiato merluzzo e filetto di branzino. Findus propone un prodotto facile da preparare, ideale per le famiglie, perfetto per conquistare gli ospiti: basta versare il contenuto surgelato della busta in padella, aggiungere 2 cucchiai di acqua, coprire con un coperchio e cuocere a fuoco medio/alto per 9 minuti. E tutto il gusto del mare è pronto in tavola.

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Granit 1280, se lo scanner sfida l’estremo Ultimo modello all’interno della gamma di lettori industriali, Granit 1280iFR di Honeywell è realizzato per eccellere negli ambienti mission-critical più esigenti. Per migliorare l’efficienza lavorativa, il dispositivo integra la capacità di leggere 100 milioni di etichette retro-riflettenti da una distanza di 16,5 m e 7,5 milioni di codici da soli 8,9 cm. Costruito per funzionare in condizioni estreme, lo scanner resiste a oltre 5.000 cadute da un’altezza di 1 metro e a 50 urti da 2 metri; sopporta inoltre temperature fino a – 30°C mentre il nuovo cavo industriale può far fronte a oltre 300.000 torsioni a un’angolazione di 90°.


Joya X1, la spesa senza coda

iRange: sicurezza e pubblicità Una nuova serie di sistemi intelligenti, dalle prestazioni potenziate e concepiti per la protezione di ambienti complessi da Checkpoint Systems: si chiama iRange la nuova gamma basata su una tecnologia all’avanguardia, che consente ai retailer di proteggere le corsie, le entrate e le uscite, dei propri punti vendita, da eventuali furti, riducendo i falsi allarmi. Estetica curata nei minimi dettagli, oltre ad assicurare le referenze, queste antenne permettono di esporre messaggi pubblicitari e sfruttano i Big Data per fornire una dettagliata analisi di confronto fra il numero dei visitatori e le vendite effettive.

Quando si dice la spesa nelle mani del cliente: con Joya X1, il nuovo device per il Self-Shopping di Datalogic, è così. Si tratta infatti di un vero e proprio mobile computer che, in un unico dispositivo ergonomico e semplice all’uso, coniuga tecnologia all'avanguardia e performance avanzate al servizio del retail, dove permette di gestire in autonomia e in modo divertente la propria spesa. Basta puntare il Joya X1 sul bar code di un prodotto, cliccare l'apposito tasto di lettura e subito appare sul display la descrizione e il prezzo. A fine spesa poi, il pagamento avviene direttamente al chekout senza fare coda.

Crodino, la “bionditudine” in testa “Biondo aperitivo, zero impegnativo”: Crodino, l’analcolico dal gusto fresco e dissetante che piace a tutti e non impegna punta adesso sulla… bionditudine. Nella nuova campagna ADV infatti, la celebre bevanda italiana del gruppo Campari ingaggia la star hollywoodiana Owen Wilson, protagonista di tre nuovi spot. Lo stile e la chioma dell’attore interpretano alla perfezione “Il biondo che non impegna”, il nuovo concept di Crodino dove bionditudine è sinonimo di easy going e disimpegno.

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[La foto[

MALPENSA PIAZZA DEL LUSSO Pensando ad EXPO, SEA ha avviato il restyling degli spazi retail.

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Arriva Trony, addio al marchio Fnac

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li stranieri abbandonano l’Italia? I consumi cadono, i giovani sono senza lavoro (o se c’è è precario) e le famiglie non spendono. Scene da una recessione. Le grandi catene estere, trovatesi all’improvviso coi clienti dimezzati o peggio, preferiscono ritornarsene a casa propria e uscire da un paese sempre meno benestante. Ecco che, dal centro città, scappano i francesi di Fnac. E arriva dalle periferie Trony. Prima era successo a Darty. La catena italiana, nata nel 1991 da una costola de La Rinascente e oggi in mano al gruppo Dps della famiglia Piccinno (colosso dei gruppi di acquisto e della distribuzione), prende il posto della elegante boutique retail dei francesi che da più di dieci anni era diventata un punto di riferimento a Milano. Lo stesso accadrà a Napoli e Verona. Dopo Genova, il passaggio di testimone ha coinvolto anche Mi-

lano, il negozio di via Torino, in pieno shopping district a due passi dal Duomo, quello che per anni è stato il flagship store dei francesi in Italia. Il loro fiore all’occhiello. Chiunque vi fosse mai entrato, si rendeva conto della diversità da un normale negozio di elettronica. Il concept del multi-store, distribuito su 5 piani e che occupava un intero stabile, era molto ricercato e di alta fascia: chic, elegante, dava la sensazione di essere in un posto esclusivo. Entrando, di primo acchito, non sembrava nemmeno un negozio di elettronica, ma la reception di un hotel di lusso. L’elettronica è un’industria da largo consumo, molto mass-market, e a basso valore aggiunto commerciale (i prezzi sono in costante calo per via dell’elevato tasso di obsolescenza di tecnologie e modelli). Ma Fnac era una sorta di boutique, che trasformava il fastidioso acquisto

Il nuovo negozio Trony (ex Fnac) di via Torino a Milano

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di un tv color o di un telefonino in un’esperienza di shopping esclusivo. Poi c'era anche la parte più "intellettuale": libri e musica. Arricchita da un caffè-bistrò (quindi retail e food&beverage), sala incontri e biglietteria eventi. Fnac ha pagato un modello di business che puntava a una nicchia di qualità scontratosi con la dura realtà della crisi economica. Adieu. Arrivano i meno sofisticati e più commerciali italiani di Trony. Ma al di là della demagogia e dello sciovinismo su una presunta italianità da tutelare o di cui disfarsene serenamente (il libero mercato non ammette bandiere di nazionalità), dietro la staffetta si legge forse un fenomeno più complesso. L’offerta commerciale vira verso una fascia più bassa, un impoverimento della presenza dei marchi. A Milano centro, un negozio Trony probabilmente nessuno lo avrebbe immaginato anche solo 5 anni fa. E la stessa famiglia Piccinno non avrebbe mai pensato di andare nel cuore dello shopping costoso ed esclusivo. Via Torino non è certo una location da sottocosto o da offerta da volantino. È una delle tante conseguenze delle crisi. Non solo. C'è un altro mandante, occulto, della fuga di Fnac. Amazon. Il più grande negozio on-line al mondo sbarcato in Italia da pochi anni, ha stravolto il mercato, fagocitando gli altri concorrenti. Soprattutto tanti negozi tradizionali. In tempi normali, ossia non di recessione, probabilmente i due canali, l’e-commerce e quello tradizionale, sarebbero andati di pari passo. Ma oggi, con la capacità di spesa ai minimi, o vai in negozio o compri su internet. E con i prezzi più bassi che Amazon può offrire (ha solo magazzino, non ci sono gli alti costi fissi del negozio) la cannibalizzazione è servita. A farne le spese, in un mix di cause, è stata dunque Fnac. Soppiantata da Trony: una formula molto diversa, almeno sulla carta. Trony

Yves Di Benedetto amministratore delegato di Gruppo Dps sta a Fnac come un Conad a Peck. Vedremo se per il debutto nella prestigiosa via Torino, magari adatterà la sua formula a una clientela più sofisticata. Perché il concept di Trony è quello del centro commerciale, dove si punta ai grandi numeri sulle grandi superfici, pochissima attenzione al design, all’ambiente o ai servizi premium. L’obiettivo è risparmiare, il resto conta poco. Ma per ora le cooperative (il modello GRE di cui Dps fa parte) sono però la bestia nera della Francia: due anni fa hanno “cacciato” i cugini d’Oltralpe di Darty, sbarcati a metà Anni Duemila ma facendo fiasco. E l’anno scorso il bis con l’affondo su Fnac che da tempo versava in crisi e aveva minacciato la chiusura. Di recente l’annuncio che scomparirà la fighetta insegna Fnac sostituita dalla meno blasonata Trony. Magari in tempi di crisi, la formula low-cost di Trony si rivelerà vincente. Nel 2013, ultimi dati disponibili, il gruppo DPS dichiarava un fatturato di 250 milioni. Dopo l’intensa campagna acquisti degli ultimi due anni si candida a insidiare il colosso tedesco Media World. Ma, almeno da via Torino di Milano, il segnale che arriva è che il baricentro dell’offerta commerciale in Italia si sta spostando verso una fascia mediobassa. Dai centri commerciali, dove fino a oggi sono stati confinati, i marchi mass-market sbarcano in centro città. Anche questo è un segno del declino del paese?




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