Anno 10 • Numero 6 • GIUGNO 2015
TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL
retail&food Anno 10 • Numero 6 • GIUGNO 2015 • € 5,00
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Dossier aeroporti: Napoli
Retail +localcheGlobal
retail&food
Il mix di Capodichino funziona ma... in futuro più spazio ai brand internazionali
Parola di…
Analisi Mercato
Brand Analysis
Alitalia-Ethiad
Beauty
Timberland
NEWS PRIMAE NOCTIS 111.111x180 (+20)
L’OPINIONE UN MONDO IN RAPIDA EVOLUZIONE, RIVOLUZIONE! Il potenziale acquirente è oggi obiettivo di accurate analisi sociologiche alla base delle campagne di marketing. Si è invertita l’equazione classica per la quale si spendeva tempo per non spendere denaro; oggi si spende denaro per economizzare il tempo. Gli aeroporti stanno diventando spazi commerciali dove il consumatore trova risposta alle necessità, subito e con certezza. Il tempo è limitato, l’acquisto durante un viaggio è time saving. Nessuna sorpresa se anche gli spazi pubblicitari, fino a pochi anni fa caratterizzati da superfici retroilluminate, trovano oggi nel dynamic advertising una risposta basata sull’impatto visivo, sul fattore tempo, obbligando sempre più i gestori aeroportuali a ragionare in termini di di spot continui e brevi anziché di pubblicità statica. La passenger experience è sempre più orientata alla cura del sense of place: arredi, espositori e categorie merceologiche riflettono questo stato di cose, tanto più evidente nei nuovi format delle aree food & beverage. L’information technology e i suoi strumenti saranno ancor più cruciali nel trasmettere informazioni chiare sulle novità, sulle promozioni, sui brand e su dove trovare gli stessi all’interno degli aeroporti. Blade Runner? Arriveremo anche alla pubblicità dinamica che interagisce con i passeggeri? Valga la provocazione, ma riguardando i layout di una aerostazione di vent’anni fa, verrebbe da pensare che saremo sommersi dalle novità, dalla comunicazione, dalle nuove tecnologie e dalla continua compressione del fattore tempo, la cosiddetta smart lifestyle. Benvenuti nel multichannel business, digitized airport, intelligent media platform, real time adaptive marketing, indoor positioning, passenger flow analytics, location based services: alcune fra le tante terminologie con le quali ci confronteremo in futuro, e siamo solo agli inizi...
Editoriale
Se eseguite le due operazioni riportate qui sopra otterrete un numero, magico e tondo: 20 milioni. Una cifra evocativa, la stima universalmente riportata come il totale definitivo dei visitatori di Expo. Infatti se dividiamo 20 milioni per i 180 giorni di evento, otteniamo 111.111, la media giornaliera che, dal 1 maggio al 30 ottobre, dovrebbe varcare i tornelli. Probabilmente impossibile. Ma numeri e trionfalismi a parte, l’evento piace, agli italiani e ai milanesi in particolare. L’inaugurazione ha funzionato e tanti padiglioni fanno aprire bocche e sgranare gli occhi per sorpresa e meraviglia. Ma funziona anche la ‘sindrome luna-park’, uno dei tagli più semplici di fruizione dell’evento. Apprezzato da giovani e famiglie. Scarso invece l’effetto traino per l’economia cittadina, e meno che meno nazionale. Ma un fatto su tutti vorremmo sottolineare, Milano è rinata, in parte anche grazie a Expo. I grandi eventi, si sa, trainano aperture e inaugurazioni: metro, autostrade, bike sharing... Ma non è solo questo: nuovi quartieri (Porta Nuova), antichi spazi (Darsena), istituzioni culturali (Triennale), fondazioni (Prada) e poi locali, festival, installazioni... Tutto odora di nuovo e di bello in città, e i milanesi sono tornati a sorridere e, forse, a sentire l’orgoglio di essere tornati a trainare il Paese. Come non accadeva da decenni, forse dall’epoca di Mani Pulite. E a proposito di tribunali, ci sarà tempo per valutare i costi di Expo in termini economici e giudiziari, perché sicuramente scoppieranno scandali, ci saranno inchieste… ormai è inevitabile. Ma intanto godiamoci questa magica primavera milanese, ne vale certamente la pena.
Guido Vitali, responsabile commerciale aviation e non aviation dell'aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze
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© Ph. Stefano Masin portale Capodichino, artista: Luigi Masecchia
Anno 10 numero 6 giugno 2015 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Fiorenza Auriemma, Alessandro Barzaghi, Antonio Bisci, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Stefano Gardini, David Jarach, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Dante Marro, David Montorsi, Roberta Motta, Enrico Pazzali, Mario Resca, Leopoldo Resta, Antonio Votino. Impaginazione Claudio Rossi Oldrati Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 – 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 – Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it
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SOMMARIO
n°6 giugno 2015 56
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38 NEWS PRIMAE NOCTIS 111.111x180 (+20)
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BRAND ANALYSIS 46 Timberland, dallo scarponcino all'abbigliamento
L’OPINIONE di Guido Vitali Un mondo in rapida evoluzione, rivoluzione!
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R&F NEWS
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DOSSIER SHOPPING MALL / PRIMA PIETRA 48 Valmontone Outlet, cambio al timone Con l’inizio del 2015, la gestione e la commercializzazione del Foc romano sono passate da Fashion District a Promos. Il nuovo corso, su mandato della proprietà, lavora su tre macro aree – property, marketing e commerciale – con l’obiettivo di valorizzare un asset inaugurato nel 2003 e ampliato nel 2006 e nel 2008.
R&F NEWS OPENING
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INDICE R&F Luci ed ombre del lusso accessibile
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OSSERVATORIO PREZZI 30 Il Mercato del Duomo vs Eataly Un confronto difficile da sostenere, con pesi e misure differenti, ma al centro la costante ricerca di qualità nell'offerta. COVER STORY Aeroporti: parola d’ordine monetizzare!
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COVER STORY - PAROLA DI… MARCO MARTINASSO 36 ALITALIA: «Obiettivo: diventare una compagnia globale premium» COVER STORY - CASE HISTORY Camomilla Italia, travel nel core
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COVER STORY - DOSSIER AEROPORTI 40 Splende il sole su Napoli Capodichino Terminati i lavori del vecchio master plan, lo scalo non si ferma e guarda già al futuro. I numeri sono in positivo, il nuovo piano di ampliamento è appena stato approvato, le scelte effettuate stanno dando buoni risultati grazie anche a strategie innovative. STAR TREK ABBIGLIAMENTO Destinazione Kiabi
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HONG KONG GIFT & PREMIUM FAIR REPORT 53 Trenta candeline da ricordare Si è svolta dal 27 al 30 aprile, presso il Convention and Exhibitors Center di Hong Kong, la trentesima edizione dell’Hong Kong Gift & Premium Fair, manifestazione co-organizzata dall’Hong Kong Trade Development Council e dalla Hong Kong Exporters Association. Spicca la scarsa presenza italiana, una dozzina gli espositori, per quella che è divenuta la vetrina più importante per il mondo del regalo. ANALISI MERCATO 56 Beauty&cosmesi, è tempo di retail Nel 2014 il mercato cosmetico italiano ha registrato consumi per circa 9,4 miliardi di euro, con una flessione contenuta all’1,4 per cento (fonte Unipro). La parte del leone continua a farla la grande distribuzione, stabile a quota 3,8 miliardi di euro: tuttavia, mentre rallentano le grandi superfici, crescono i monomarca e gli store specializzati. OMNICHANNEL RETAILING 62 Cresce l’eCommerce “made in Italy”, ma sconta il ritardo Nel 2015 le vendite online nel nostro Paese dovrebbero raggiungere i 15 miliardi di euro, pari a un +15%. E sugli scudi ci sarà il mobile commerce: +68%, a quota 1,8 miliardi di euro. Ma il dato diramato dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano conferma anche il gap verso i
40 principali mercati europei. MARKETING & TURISMO Dal settore del turismo segnali di novità nel loyalty marketing
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RETAIL MANAGEMENT SPECIALIST Promozioni commerciali, Fidelizzazione e CRM
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MYSTERY FOOD Mercato Metropolitano: street food a volontà
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NEWSTECH&ARREDO
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INTERNATIONAL
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VETRINA
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LA FOTO
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LA PULCE NELL’ORECCHIO Opere inutili BreBeMi
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RUBRICHE STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK INVIATO SPECIALE COSA OCCORRE SAPERE PER...
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r&f News JLL: IMMOBILIARE RETAIL, È TEMPO DEI GOOD SECONDARY Per Jones Lang LaSalle, i segnali che arrivano dall’analisi dei dati del primo trimestre 2015 confermano le aspettative positive registrate a chiusura 2014: take up stabile in tutti i settori rispetto al Q1 2014, volumi di investimento in crescita – per un totale di circa 2 miliardi di euro – e compressione dei rendimenti generalizzata. È un mercato, quello del real estate italiano, che attira la fiducia degli investitori sia nazionali sia internazionali. Per quanto riguarda il settore del retail, i promotori immobiliari, supportati dalle banche che sembrano ricominciare a erogare credito e da investitori pronti a scommettere su iniziative nuove, portano avanti progetti innovativi che attirano l’interesse dei capitali, che non trovano nell’esistente un prodotto adatto alle proprie esigenze. Tuttavia nel primo trimestre di quest’anno sono stati investiti nel settore retail circa 173 milioni di euro, quindi il 36% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e si è registrata una compressione generale dei rendimenti per tutti i sottosegmenti. Sul lato dei canoni, i primi tre mesi del 2015 hanno visto un incremento dei canoni prime per shopping centre a Milano e una stabilità a Roma; un aumento dei canoni HS e Retail warehouse park sia a Milano sia a Roma.
IL 49% DI F2i AEROPORTI AD ARDIAN E CREDIT AGRICOLE
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a Commissione Ue ha dato il via libera alla cessione del 49% di F2i Aeroporti alla cordata composta da F2i Sgr, Ardian e Credit Agricole Assurances. Lo ha reso noto la stessa Commissione precisando che l'operazione, esaminata nel quadro delle norme europee sulle fusioni, non ha sollevato problemi dal punto di vista della concorrenza nei servizi aeroportuali in cui sono attive le aziende coinvolte. F2i Aeroporti è la holding che detiene quote del 35,7% di Sea (Aeroporti di Malpensa e Linate), del 70% di Gesac (Napoli) e del 54,5% di Sagat (Torino). Indirettamente poi è presente in Sacbo (Bergamo) e in Sab Bologna. Ardian, fondata nel 1996 e guidata da Dominique Senequier, è una delle principali società di private investment indipendenti con asset pari a 47 miliardi di dollari, gestiti in Europa, Nord America e Asia. L'operazione - del valore stimato di 400 milioni di euro - segna l'avvio di un'alleanza strategica con i due partner francesi, coi quali il fondo guidato da Renato Ravanelli aveva avviato trattative in esclusiva prima di Natale. L'obiettivo è proseguire la politica di investimento e sviluppo di F2i Aeroporti nel settore, spiega una nota.
Stock option
MARCONI DI BOLOGNA BEST BUSINESS AIRPORT Sergio Marchionne La ripresa del mercato dell’auto in Europa (e in Italia) è finalmente arrivata. E sembra avere ragione lui, il super manager Marchionne: la FCA (+13,4%) domina il comparto per il quarto mese consecutivo, con gli evergreen, Panda e 500, a fare tendenza!
L’Aeroporto di Bologna Guglielmo Marconi si è aggiudicato il premio (tra 17 categorie in gara) come Miglior Aeroporto per i viaggiatori d’affari, per l’eccellenza e la varietà dei servizi rivolti al business travel di IMA 2015, la seconda edizione del premio italiano dedicato al business travel. L’aeroporto mette infatti a disposizione numerosi servizi dedicati specificatamente ai viaggiatori d’affari con l’obiettivo di garantire massimo confort ed efficienza. A ritirare il riconoscimento, Stefano Gardini, direttore commerciale non aviation dell’aeroporto.
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Export Moda Le vendite all’estero del manifatturiero italiano cresceranno del 5,8% annuo nel 2015-2017. Ma la moda dovrebbe fare meglio, con un incremento atteso annuale del 6% (fonte XIII Rapporto ICE-Prometeia). Si tratta di performance che non si vedevano dal 2005. Eureka! Gardaland In utile per il secondo anno consecutivo (18 milioni di euro nel 2014), Gardaland fa felici migliaia di bambini e soprattutto gli inglesi della Charcoal Newco, che dopo il rosso del 2011 (-60 milioni) e del 2012 (-144 milioni), confermano il trend iniziato nel 2013 (21,9 milioni di euro di utile).
Grandi Stazioni Accelera sul binario della privatizzazione il convoglio di Grandi Stazioni, con l’obiettivo di arrivare a compimento entro l’anno. In ballo il tesoretto della futura GS Retail, con i suoi asset commerciali. Interessati, dai grandi fondi sovrani, ai big del private equity, sino ai giganti dell’immobiliare commerciale. Che i giochi abbiano inizio. BREBEMI Dopo il flop dei primi mesi, con percorrenze medie degne di un sentierino di montagna, e il bilancio in profondo rosso, una boccata d’ossigeno: l’inaugurazione della TEEM (Tangenziale Esterna Est di Milano) porterà ingenti flussi di veicoli davanti al casello. Ora mancano solo i benzinai e gli “autogrill”! Valleverde Un pezzo del comparto calzaturiero italiano è salvo: salvato dai 9 milioni di euro della Silver 1 Srl. Salvati anche fino all’80% dei posti di lavoro. Ora si auspica che marchio Valleverde possa tornare a marciare veloce.
Slow Food VS McDonald’s Slow contro fast, Carlin Petrini contro il re degli hamburger. A Expo va in scena il derby del food: provincialismo globale o un modo, l’ennesimo, per farsi pubblicità? Dopo la baruffa di rito, tutto come prima. Stucchevole Auchan-Carrefour Auchan taglia 1.500 posti di lavoro e accumula 112 milioni di euro di perdite nell’ultimo esercizio. Carrefour abbandona il Sud e perde lo 0,6% di quota di mercato in due anni. Le due insegne francesi si fermano al 15,8% delle quote di mercato. Non sarà una Waterloo ma… Whirlpool Gli esuberi complessivi in Italia salgono a 2.060 su 6.700 dipendenti, di cui 1.430 nelle fabbriche, 150 nella Ricerca&Sviluppo e 480 nell’amministrazione. Più che un piano di ristrutturazione, quello della nuova proprietà della Whirpool sembra una ritirata. E di corsa!
News CENTRO COMMERCIALE HAPPIO, …CHE ACQUISISCE ANCHE AL VIA LA GESTIONE DI CBRE… I PETALI DI REGGIO EMILIA
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l nuovo urban shopping centre della Capitale, Happio, è entrato nel portfolio di CBRE. L’incarico, che prevede la gestione e la commercializzazione, è stato conferito dal Gruppo Pietro Mezzaroma & Figli. Happio si trova tra il centro storico e la zona sud della città, per cui dispone di un bacino molto ampio, pari a oltre 1,7 milioni di abitanti nei 20 minuti d’automobile. Il Centro si sviluppa su una Gla di circa 10mila mq distribuita su tre livelli, con un’architettura moderna, e rappresenta un esempio di recupero urbano di un ex deposito tranviario. Al suo interno 38 punti vendita, tra i quali spiccano i brand Tiger, Kasanova, Yamamay e Class, 4 medie superfici (Trony, H&M, Decathlon e Piazza Italia) e 6 bar/ristoranti di prossima apertura. «Il nostro obiettivo è valorizzare l’unicità di Happio – dichiara Esmeralda Cappellini, executive director asset services di CBRE Italia – proponendo un nuovo format all’interno di un’area residenziale, un luogo di aggregazione che aspira a diventare cuore sociale della vita del quartiere. Infatti, Happio sarà l’unico centro commerciale dell’area a integrare un mercato rionale, quello dell’Alberone, che farà del Centro un polo d’attrazione».
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BRE Italia ha ottenuto il mandato da un fondo gestito da CBRE Global Investors per la gestione e la commercializzazione del noto shopping centre di Reggio Emilia. Oltre ad Area 12 – lo shopping centre adiacente allo Juventus Stadium – I Petali è l’unico progetto in Italia che integra la galleria commerciale e la struttura dello stadio cittadino. Con 40 negozi, 8 tra medie e grandi superfici, un cinema con 11 sale, bar, ristoranti e una palestra Virgin Active, il mall offre una scelta che coniuga shopping e tempo libero. Altrettanto significativi sono il bacino d’utenza, 430.000 residenti entro trenta minuti di macchina, e la Gla, pari a 27.800 mq, dove sono presenti marchi del calibro di Zara, Zara Home, Bershka, Oysho, Pittarosso, Intersport, Nike Reggio Emilia, Kiko Make Up Milano e Mediaworld.
NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING
www.strabranding.com
WeChat è ora pronta a offrire i propri servizi anche alla clientela business, con iniziative commerciali volte a soddisfare le esigenze di comunicazione delle aziende italiane rivolte a un target mirato, soprattutto quello cinese sia nel mercato di origine che in Europa, nelle sempre maggiori occasioni di viaggio nel Vecchio Continente. Grazie ad account ufficiali, le aziende hanno la possibilità di interagire con i propri follower comunicando one-to-one attraverso l’invio di messaggi diretti e di news che raggiungono gli utenti grazie a una notifica in chat, senza necessità di investire costantemente nell’acquisto di “spazi” per ottenere visibilità e riducendo il rischio di dispersione. Oltre a far leva su una piattaforma tecnologica tra le più evolute al mondo, questa App vanta oltre 500 milioni di utenti attivi a livello globale, con una posizione dominante nel mercato cinese (400 milioni di utenti attivi, 50% di quota di mercato tra le piattaforme social) e la dimensione digitale dell’economia di quest’ultimo non può certamente essere ignorata. Il department store Harrods è stato il primo utente UK a lanciare un proprio account Wechat ufficiale in lingua cinese al fine di collegare il proprio business, atFonte: Economist Intelligence Unit
Sbarcata in Italia nel 2013, WeChat, chiamata Weixin in Cina (la versione cinese di Whatsapp o Line), è attualmente l’App social che registra la maggiore crescita a livello globale (Fig.1) con oltre 1 miliardo di account registrati. Essa consente ai propri utenti di chattare, effettuare chiamate audio e video, condividere e giocare all’interno di un’unica piattaforma. Gli utenti possono aggiungere i propri “amici”, anche grazie alla scansione di un QRcode, e condividere le proprie esperienze attraverso i “momenti”.
Fig.1: Crescita utenti attivi WeChat mensili 2013-2014
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Fonte: Economist Intelligence Unit
WECHAT …. O WEIXIN PER I CINESI
Fig.1: Account WeChat di Harrods e QR Code
traverso proposte e servizi personalizzati, a tali consumatori che rappresentano il cliente target più importante a livello internazionale, (Fig.2). Ma non solo comunicazione web e finalità e-commerce, Wechat consente anche di perseguire le cosiddette strategie O2O (On-line To Off-line) per convincere gli utenti ad acquistare nei negozi fisici dell’azienda attraverso un servizio di pagamento personalizzato sulla App, tramite la generazione di un QRcode che può essere “speso” off-line. Quest’ultima funzionalità è in fase di test presso numerose catene di ristoranti, farmacie e supermarket diffuse su tutto il territorio cinese. Luca Esposito
News PER LA GALLERIA È GARA A OTTO
CLODÌ, IL NUOVO PARCO COMMERCIALE DI CHIOGGIA
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ennes & Mauritz, Hugo Boss, Valentino, Salvatore Ferragamo, la Capri Srl (brand Alcott e Gutteridge), Hexagon (Kiko), Massimo Dutti e Kering sono gli otto pretendenti che si contendono il Lotto 1 in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. I nomi sono emersi con l’apertura della prima busta, quella relativa alla documentazione amministrativa, da parte del Comune di Milano. In particolare il Lotto 1, destinato ad attività commerciali e attualmente in concessione all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e al Bar Sì, è dotato di tre vetrine e cinque livelli (piano interrato, terra, ammezzato, primo e secondo). Tra gli otto pretendenti, Massimo Dutti e Kering (Gucci) sono già presenti in Galleria, per cui, in caso di vittoria, dovrebbero lasciare gli spazi attuali. Mentre si è configurata una solo proposta per il Lotto 2 (ex Mercedes), destinato alla ristorazione. Il nome, in questo caso, è quello dello noto chef Carlo Cracco. Per sapere chi si aggiudicherà l’unità commerciale si dovrà attendere l’apertura delle buste con i progetti gestionali (prevista a porte chiuse) e poi quella relativa all’offerta economica. La base d’asta per lo spazio commerciale in Galleria (956,29 metri quadrati) è di quasi 1 milione di euro.
KASANOVA OLTRE I CONFINI Oggi, all'azienda fondata da Giannina Fontana fanno riferimento non solo le insegne Kasanova, ma anche quelle dell'outlet del Kasalingo, Co. Import, Italian Factory e il nuovo format Kasanova+, per un totale di circa 300 punti vendita. Il 2014 ha chiuso con un fatturato di 150 milioni di euro, in crescita del 20 per cento. Nei prossimi tre anni, il progetto, è di aprire 100 nuovi negozi in Italia, per avere una penetrazione capillare nel territorio e realizzare così utili sufficienti per valutare una strategia di esportazione delle insegne. Il programma, infatti, dopo l'Italia, è di testare il mercato europeo partendo da Paesi come Svizzera, Spagna e Francia.
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ltre 16 mila mq, di cui 11.688 di area vendita, comprendenti Ipercoop, sei medie superfici, altrettanti negozi di vicinato e due pubblici esercizi. Questi i numeri del nuovo retail park di Chioggia, presentato alla cittadinanza dalla proprietà, IGD SIIQ, che per realizzarlo ha investito 36,7 milioni di euro. L’offerta del parco commerciale prevede Piazza Italia, Oviesse e Wit Plus Jeans & Fashion per il comparto abbigliamento; Decathlon per lo sport; Scarpe & Scarpe per le calzature, Trony per l’elettronica di consumo; Maxy Toys e Blue Spirit per il tempo libero/regalo; Unix Profumerie e Megavision Optic Store per la cura della persona; e Diemme Caffè e Susheat per la ristorazione. Nei prossimi mesi sarà attivato, inoltre, un distributore di carburante ad uso autovetture e imbarcazioni. «Con l’inaugurazione di Clodì possiamo dire di avere portato a termine un lungo percorso, iniziato nel 2002 – ha dichiarato Claudio Albertini, AD di IGD – Abbiamo realizzato un retail park che rappresenterà un punto di riferimento per il territorio, con caratteristiche innovative, che potrà accogliere un continuo flusso di visitatori in una zona caratterizzata da una bassa densità di centri commerciali. Con questa operazione, IGD conferma la propria strategia di investimento in selezionate aree geografiche e in contesti favorevoli allo sviluppo del business».
SANZIONE DELL’ANTITRUST A CHEF EXPRESS E MYCHEF. RICORSO AL TAR
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on un provvedimento economico definito abnorme da entrambi gli operatori interessati, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comminato una sanzione a Chef Express (Gruppo Cremonini) e a MyChef (Gruppo Elior) per importi rispettivamente di 8,4 e 4,9 milioni di euro. Tali importi, da pagarsi entro 90 giorni dalla notifica, tengono conto sia del valore sia della durata del contratto delle 16 aree di ristoro che i due player si sono aggiudicati nella misura di 8 e 8. Il procedimento di infrazione trova origine nella segnalazione all’AGCOM da parte di Roland Berger, advisor incaricato da Autostrade per l’Italia di organizzare e gestire le procedure competitive per l’affidamento delle sub concessioni in scadenza al 31 dicembre del 2013. Roland Berger in particolare ha segnalato come 16 dei 43 lotti caratterizzanti le prime due tranche di gara sarebbero stati “contraddistinti dal comportamento insolito e speculare di due offerenti”. Pertanto, nell’incontro che si è tenuto il 12 marzo del 2014, l’AGCOM ha deliberato l’avvio di un’istruttoria che ha portato ad accertare la violazione dell’articolo 101 del TFUE. Questo nonostante le due società, tramite memorie scritte, abbiano motivato in più circostanze la coerenza dei rilanci economici rispetto ai propri business plan. Durissima è stata quindi la reazione in seguito alla decisione del Garante: la società del Gruppo Cremonini, in un comunicato ufficiale, ha annunciato il ricorso al TAR del Lazio in virtù del fatto che “le offerte presentate da Chef Express non hanno alterato – né potevano alterare – in alcun modo l’andamento e l’esito delle gare stesse, come incontrovertibilmente dimostrato dalle cc.dd. “prove di resistenza” che confermano che il vincitore delle gare oggetto del procedimento sarebbe comunque stato, in tutti i casi, l’effettivo aggiudicatario”. Analogo ricorso è stato preannunciato anche da MyChef.
News SONAE SIERRA RIPRENDE LA CINA TAGLIA I DAZI LO SVILUPPO IN ITALIA L
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he il mercato italiano sia tornato sotto i riflettori dei grandi player internazionali lo conferma anche la rinnovata attenzione sul nostro Paese della multinazionale iberica Sonae Sierra, che in Italia possiede quote in tre centri commerciali (Freccia Rossa a Brescia; Le Terrazze a La Spezia e Gli Orsi a Biella), di cui cura anche la gestione. Durante un recente incontro a Milano con la stampa specializzata, il management della società, in particolare per voce di Marco Pellizzari, direttore generale dello sviluppo di Sierra Italy, ha dichiarato l’intenzione di voler tornare a sviluppare: «Sicuramente stiamo sondando il mercato – dichiara Pellizzari – e lo facciamo cercando soprattutto di subentrare in progetti immobiliari già avviati a livello procedurale e amministrativo da promotori locali». Un’altra direttrice attraverso cui Sonae vuole crescere nel Belpaese è l’offerta di servizi di consulenza ad altri promotori: la multinazionale vanta infatti un importante know how maturato in 88 centri commerciali, di cui 46 di proprietà e 42 gestiti, per una superficie totale di oltre 2,3 milioni di metri quadrati. A livello geografico il portafoglio è concentrato in Portogallo (21 centri), Brasile (10), Spagna (7), Germania (3) e Italia (3), con all’attivo 8.000 contratti di affitto.
e vendite di made in Italy in Cina, dal lusso ai prodotti di fascia medio-alta, potrebbero registrare nel breve periodo un significativo ritorno in positivo grazie al taglio dei dazi sui prodotti importati nel Paese asiatico appena annunciato a livello governativo. «Sono convinto sia una manovra positiva e interessante perché va nell’implicita direzione di un sostegno alle vendite di lusso in Cina proprio nel momento in cui queste stanno registrando un calo generalizzato» ha dichiarato Mario Boselli, presidente onorario della Camera nazionale della moda italiana. Entrando nel dettaglio della direttiva, il premier cinese Li Keqiang ha annunciato nel corso di un incontro dello State Council cinese il taglio dei dazi sui prodotti importati in alcune zone della Cina, a partire da giugno, con l’obiettivo di incrementare i consumi interni e frenare il flusso di spesa in uscita dei turisti cinesi. Secondo Hsbc, l’Italia vende ai turisti cinesi il 35% dei suoi luxury goods, la Francia il 40%, la Gran Bretagna il 25 per cento. Attenzione, tuttavia, all'effetto boomerang. Come ha illustrato Claudio Marenzi, presidente di Sistema moda Italia, l’intenzione della Cina di realizzazione dei duty free sul territorio cinese se da una parte andrà a beneficiare i loro consumi interni e il nostro export, dall'altra rischierà anche di danneggiare una fonte di guadagno altrettanto proficua per la nostra economia.
LA PIADINERIA NEL FONDO FARINETTI PUNTA AL MEDIO ORIENTE IDEA TASTE OF ITALY
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l controllo di Gruppo La Piadineria passa a Idea Taste of Italy, primo fondo focalizzato sul settore agroalimentare in Italia gestito da Idea Capital Funds S.G.R. S.p.A.. L’operazione prevede l’acquisto del 100% del capitale per un importo di 30 milioni di euro. Idea, insieme a co-investitori, controllerà la società con una quota del 70%, mentre i soci venditori reinvestiranno per la quota di capitale restante, rimanendo alla guida dell’azienda in qualità di amministratori delegati. L’ingresso di Idea nel capitale di La Piadineria consentirà di accelerare la crescita della rete in Italia, di adattare il format al contesto cittadino e ad altri canali e di facilitare anche l’espansione nei mercati internazionali. Guardando ai dati economici, Gruppo La Piadineria, che conta 88 punti di vendita, 29 diretti e 59 in franchising localizzati in centri commerciali e aree urbane nel Nord e Centro Italia, nel 2014 ha realizzato ricavi consolidati per circa 20 milioni di euro, con una crescita del 34% rispetto all’anno precedente realizzata principalmente grazie all’apertura di nuovi locali diretti.
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l patron di Eataly ha un nuovo progetto: Magazzino Italia. Questa volta non si tratta di esportare il marchio Eataly, ma di porre le basi per una sorta di hub di distribuzione del cibo Made in Italy. Si tratterebbe di un magazzino di distribuzione di eccellenze agroalimentari italiane negli Emirati. Una sorta di attività all'ingrosso per vendere prodotti a negozi e ristoranti. La prima tappa, come ha svelato Farinetti, sarà a Dubai. La società, recentemente costituita, vede l'alleanza tra Coop Adriatica, Eataly, Dubai Magazzino Italia Lcl, il cui direttore generale è Carlo Acampora, e la Società italiana di Sviluppo Privato (sempre riconducibile al dg). L'alleanza con Eataly nasce attraverso la società Grand Hotel via Veneto Spa che controlla Società italiana di Sviluppo Privato. Di fatto, Farinetti, porterà non solo le eccellenze italiane in Medio Oriente ma garantendone la provenienza darà anche il suo contributo alla lotta alla contraffazione dei prodotti alimentari made in Italy.
News CON CARREFOUR, LA SPESA IN METROPOLITANA Dopo una fase di test, dallo scorso 20 maggio i milanesi possono fare la spesa direttamente all’interno della stazione della metropolitana Loreto. È attivo, infatti, il primo esempio in Italia di negozio virtuale, nel caso specifico dotato di oltre mille prodotti che si possono visualizzare da una parete di 200 metri. Protagonista dell’iniziativa è Carrefour Italia, che in collaborazione con Risparmio Super ha lanciato il sito www.cliccaeritira.it: attraverso il proprio smatphone o tablet il cliente può scansionare i prodotti e pianificare il ritiro in negozio o la consegna a domicilio. Con cliccaeritira.it è il punto vendita, quindi, ad entrare attraverso il web negli spazi del consumatore. Non solo in mobilità ma anche a casa o in qualsiasi altro contesto. Il servizio Cliccaeritira.it è attivo attualmente su 120 punti vendita a Milano, Roma, Genova, Firenze, Bologna e nelle principali città della Lombardia. Presto verrà esteso al resto d'Italia.
ALYSI, AL VIA IL PROGETTO RETAIL Con l’inaugurazione del primo monomarca a Roma, in via Borgognona 42, il brand di abbigliamento donna Alysi avvia il proprio progetto di sviluppo retail. Nello specifico lo fa con un format di 100 mq, suddivisi su due livelli. Le prossime aperture saranno invece a Milano e a Firenze. Alysi ha chiuso il 2014 con un fatturato di 10,5 milioni di euro, in aumento del 18% sull’esercizio precedente, e conferma la crescita sul mercato italiano che ad oggi conta circa 330 store multibrand. All’estero il marchio è presente in Europa, in mercati come Spagna, Germania, Polonia, Russia e Grecia, mentre dalla primavera/estate del prossimo anno è previsto il suo sbarco anche in Inghilterra. E non manca l’interesse per i paesi asiatici, Cina e Giappone, dove l’azienda prevede un considerevole sviluppo all’interno dei più importanti shopping mall.
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Inviato speciale
Una nuova prospettiva per i landlords Sono appena rientrato dal ReCon di Las Vegas, popolato da ben 42.000 addetti ai lavori nel settore retail real estate. Oltre a essere un luogo importante per verificare il sentimento del mercato, Sin City continua la propria trasformazione da città dell’intrattenimento a città dello shopping.
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uest’anno ho visitato il Grand Bazaar Shops, una collezione di chioschi gourmet, negozi permanenti e temporanei (pop-up stores) in uno dei punti di più alto passaggio della città, lungo la strip tra Bally’s, Paris Casino e Bellagio Grand Casino. Il fatto che il landlord di Grand Bazaar Shops - Ceasers Entertainmnent - abbia optato per una soluzione ibrida con tenant a rotazione mi ha incuriosito e mi sono chiesto perché i landlord dei centri commerciali in genere non provino a creare uno spazio dedicato ai temporari store nei propri asset, pur mantenendo la gran parte della superficie affittabile legata a tennat permanenti. Ci sono tre buoni motivi per prendere in seria considerazione l’inserimento di pop up store nei centri commerciali. 1. Il miglioramento dell’occupancy ratio della gla (mediamente intorno al 95% in un centro commerciale di successo), nonché il miglioramento dei canoni annuali attraverso l’affitto di spazi temporaneamente vuoti, tipica situazione transitoria tra un negozio in uscita e uno in entrata in un centro commerciale. 2. In secondo luogo i pop up store creano emozioni, novità e un’esperienza dinamica, stimolando i visitatori del centro a interagire con muovi brand e, tipicamente, con nuovi produttori, bilanciando cosí il punto debole di molti centri commerciali che offrono brand e merchandise simili tra loro, se non identici. 3. Infine, viene dato al retailer del temporary store (che può essere un piccolo imprenditore o un brand presente solo su internet o un brand consolidato che vuole sperimentare) la possibilità,
Grand Bazaar Shops
Pips-dish Brioche al di là di aumentare le vendite, di aumentare il brand awarness con la stampa, i media e coinvolgere i propri clienti sul prodotto in maniera diretta (customer engagement). Società come Pop Up Republic e The Lion’esque Group in Oliver Sweeney America o Appear Here in Inghilterra hanno colto questa opportunità e offrono temporary location per Pop Up a un crescente numero di Landlord, forti del fatto che le vendite medie dei pop up retailer sono cresciute del 35% negli ultimi tre anni e che il traffico sui social media sia aumentato mediamente del 30% durante il periodo di allestimento. Oliver Sweeney, shoe designer, inseriva tatoo con dediche personalizzate sulle scarpe in pelle del loro pop up store di Covent Garden il giorno di San Valentino, Pips-dish Brioche pop up, sempre a Covent Garden, è diventato un breakfast club nei mesi estivi. Tutti hanno un comun denominatore: l’esperienza dello shopping e il contatto fisico con il proprio consumatore. Un crescente numero di landlord quali Capco Covent Garden e Unibail Rodamco si stanno muovendo per lasciare spazio ai pop up store e non c’è da sorprendersi se questi spazi stiano diventando sempre più popolari. Davide Padoa, CEO di Design International www.designinternational.com
News cosa occorre sapere per...
a cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
L’outsourcing
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n questi mesi si torna a parlare di outsourcing, un tipo contrattuale introdotto dal mondo anglosassone anni fa e oggi utilizzato da un gran numero di aziende. In tempi recenti anche la Pubblica Amministrazione ha iniziato a utilizzare questo tipo di contratto per tagliare i costi e concentrare la propria azione nei settori di competenza. Con outsourcing si intende il trasferimento di una funzione dell’impresa all’esterno, delegando ad essa un’azienda terza: il fenomeno prende perciò spesso in italiano il nome di esternalizzazione. Il tipo contrattuale ha conosciuto uno sviluppo assai importante in questi anni anche grazie agli enormi progressi tecnologici e informatici che rendono possibile collaborazioni tra imprese molto strette. Il contratto viene spesso avvicinato all’appalto di servizi ma non mancano altre ricostruzioni della disciplina anche a seconda del tipo di prestazioni in questione. Si deve infatti tenere in conto che l’outsourcing è utilizzato per un gran numero di attività, dal servizio di pulizie, alla mensa aziendale, all’elaborazione delle buste paga, al recupero crediti, solo per citarne alcuni. Il trasferimento si effettua generalmente o perchè l’azienda desidera concentrarsi sul proprio core business senza utilizzare risorse interne, oppure perchè per l’azienda è troppo costoso occuparsene direttamente. Il vantaggio evidente dell’outsourcing è che la funzione viene spesso appaltata “chiavi in mano” senza che l’azienda se ne debba preoccupare. Il rischio di qualsiasi contratto di outsourcing è che l’azienda perda il controllo di funzioni-chiave necessarie alla propria vita produttiva divenendo poi incapace di riportare all’interno nuovamente la funzione, o perchè la competenza internamente è andata perduta oppure perchè risulta troppo costoso introdurre la nuova tecnologia già utilizzata dall’outsourcer. È per questo che i contratti dovranno contenere alcune clausole che rendano il contratto sufficientemente flessibile e protettivo per l’azienda che esternalizza. Possiamo vederne alcune. Accanto alle usuali clausole contrattuali in tema di oggetto, corrispettivo, termini di consegna e di pagamento, dichiarazioni e garanzie delle parti, la prima clausola specifica è per l’appunto quella che garantisce che in caso il contratto dovesse cessare per qualsiasi motivo l’outsourcer dovrà prestare il proprio servizio sino a che l’azienda sia in grado di internalizzare nuovamente la funzione ovvero un nuovo outsourcer
sia in grado di subentrare. È buona norma inoltre creare una struttura che possa dialogare in merito all’esecuzione del contratto, monitorando i processi e lo svolgimento delle prestazioni, mediando e cercando di prevenire inadempimenti o controversie. Sarà consigliabile dettagliare nel modo più preciso e analitico possibile il perimetro dell’azione dell’outsourcer individuandone le modalità, ove possibile in un documento che chiarisca i minimi livelli di servizio e i tempi di svolgimento dei medesimi. Spesso a tale allegato si aggiunge anche un’offerta tecnica; a parte vengono disciplinate le clausole giuridiche del servizio. Le clausole IP sono poi particolarmente significative ove vi sia uso o trasferimento di proprietà intellettuale. E pertanto nei contratti, sempre più in voga, di SAAS (software as a service), dove l’uso del software è esso stesso parte del servizio, sarà necessario che l’outsourcee ottenga adeguate rassicurazioni in merito alla proprietà dell’IP e alla libera utilizzabilità dei programmi, con manleva nel caso di pretese di terzi. Qualora vengano esternalizzate funzioni di back office, quali per esempio funzioni amministrative, è necessario assicurarsi che il trattamento dei dati venga effettuato nel modo più scrupoloso possibile. Sarà perciò necessario accertarsi innanzitutto che l’azienda che trasferisce dati all’esterno ne abbia il diritto sulla base della normativa privacy, che i dati siano trattati nel rispetto della legge e che esistano efficienti e collaudati sistemi di data protection e di disaster recovery. Le obbligazioni dell’outsourcer dovranno essere presidiate con adeguate sanzioni per il caso di inadempimento. Sarà perciò raccomandabile prevedere manleve per coprire eventuali pretese di terzi, danni e spese, penali per i casi più lievi (modellate diversamente a seconda della gravità e reiterazione dell’inadempimento) e clausole risolutive espresse per i casi più gravi. Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
ALITALIA-AIR FRANCE-KLM: FINE DI UNA STORIA Alitalia divorzia da Air France-Klm e non rinnoverà la partnership, e i relativi accordi di joint venture, quando questi giungeranno a scadenza nel 2017. L’intesa disciplina i servizi passeggeri gestiti dai tre vettori, il marketing, la vendita e la distribuzione dei servizi Cargo. Per Silvano Cassano, amministratore delegato di Alitalia, «questi accordi non sono più vantaggiosi, né sotto il profilo commerciale, né sotto il profilo strategico». Gli accordi, spiega il manager in una nota, «limitano la nostra capacità di ridisegnare il nostro network, e la possibilità per Alitalia di conseguire una sostenibilità di lungo termine delle proprie attività». Air France aveva nel 2013 il 25% del capitale di Alitalia, quota che si diluì al 7% nel novembre 2013 per effetto della non partecipazione all’aumento di capitale di allora. In seguito Air France non ha partecipato all’accordo con Etihad.
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News GLOBAL BLUE: VENDITE TAX FREE IN CRESCITA
I GIGLI PARLA CINESE
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Top spender in Europa e in Italia, i cinesi rappresentano il target privilegiato delle grandi strutture commerciali. In quest’ottica il Centro commerciale I Gigli si è attrezzato per parlare direttamente ai clienti asiatici usando la loro lingua, e anche i loro social network. Lo shopping center toscano, gestito da Larry Smith Italia, ha inaugurato infatti il proprio canale sul principale social network cinese Weibo. L’esigenza nasce dall’analisi incrociata di due elementi: la numerosa frequentazione della galleria commerciale da parte di clienti cinesi e, inversamente, la scarsa presenza di tali utenti orientali sui canali social tradizionali de I GIGLI, Facebook in primis. «Conoscere meglio e sempre di più i nostri utenti, potenziali e reali, è un’attività quotidiana da sempre che può essere semplificata grazie all’utilizzo dei social. Inoltre “essere” su Weibo amplierà ulteriormente la visibilità e la conoscenza di quello che ad oggi è il centro più visitato in Italia», ha commentato Christian Recalcati, amministratore delegato di Larry Smith Italia.
l mercato europeo del Tax Free Shopping torna a crescere. E lo fa nel mese di aprile con un incremento delle vendite del 7%. Nonostante il calo degli acquisti da parte dei russi, compensato dai globe shopper cinesi che sono diventati i top spender, con un’incidenza arrivata al 31%. L’unico Paese in segno negativo da maggio dello scorso anno ad aprile 2015 è l’Inghilterra, che perde 2 punti a causa soprattutto di una sterlina molto forte, mentre l’Italia cresce a piccolissimi passi: +1 per cento. Francia e Germania, che completano la short list dei principali quattro mercati europei, implementano le proprie performance del 15% e del 9 per cento. Sono queste le principale evidenze emerse dalla presentazione di Global Blue in occasione dell’appuntamento con l’Osservatorio Altagamma. Protagonisti del Tax Free Shopping negli ultimi dodici mesi sono quindi i turisti cinesi, che rappresentano il 32% degli acquisti a livello mondiale e il 31% in ambito europeo (in crescita del 24% rispetto allo stesso periodo del 2014 in entrambi i mercati). I russi, al contrario, fanno registrare un calo per effetto del rublo debole (-28% sia a livello mondiale sia in Europa), ma conservano la seconda posizione tra i top spender, con l’11% e il 13% della spesa nei due rispettivi mercati. Tornano in segno positivo gli acquisti Tax Free degli americani, che da maggio 2014 ad aprile 2015 sono aumentati del +16%, arrivando a raggiungere una quota del 4% del mercato sia a livello mondo sia nel Vecchio Continente. Soffermandoci sull’Italia, la forte crescita dello shopping tax free dei cinesi (+26%), che si confermano top spender con il 27% del mercato, ha controbilanciato il calo della spesa dei russi (-27%), che sono oramai diventati la seconda nazionalità per acquisti effettuati in Italia (20%). Seguono gli americani, con il 7% del mercato, in crescita del 12% rispetto a maggio 2014. I coreani (4% del mercato) sono la nazionalità con la performance migliore negli ultimi dodici mesi (+29%): questo trend è determinato dalla forza del won e dal grande interesse da parte dei turisti di questa nazionalità soprattutto per gli outlet.
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TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL
retail&food Convegno Nazionale promosso da Assotemporary e retail&food
Temporary World 2015 “Tra Contratto e Omnicanalità”
Martedì 16 Giugno
Ore 9.30 - Sala Colucci Unione Confcommercio Imprese per l’Italia Corso Venezia, 47 – 20121 Milano Programma dei Lavori Ore 9.15 Ore 9.30
Registrazione dei partecipanti Relazione Introduttiva MASSIMO COSTA – Segretario Generale e Founder Assotemporary
Ore 9.45
Tavola Rotonda “Un contratto per il Temporary Shop” ROBERTO MARI – Presidente Assotemporary GIULIA COMPARINI - Cocuzza & Associati – Studio Legale RICCARDO PAGANI – Avvocato PAOLO PUTRINO – Country Manager CBRE
Ore 11.00
Coffee Break
Ore 11.15
Tavola Rotonda “Sulla strada dell’omnicanalità” FILIPPO MAFFIOLI – Amministratore Delegato Promos TOMASO de ABBONDI – Responsabile Marketing – SEA Direzione Comm.le Non Aviation EDOARDO BULGHERONI – Presidente Select Trade (retail Lindt e Nivea) CHIARA SCORTEGAGNA - Direttore Generale AHM- Responsabile BU AdHocRetail ROBERTO ROCCHI – Direttore Commerciale Toshiba Moderatore ANDREA AIELLO Direttore retail&food
Ore 12.30
Conclusioni
La partecipazione è libera e gratuita fino ad esaurimento posti Iscrizione obbligatoria online - per ulteriori info contattare: info@retailfood.it
Le associazioni partner
www.foodserviceaward.it
TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL
Ristorando retail&food
Partecipa anche tu! candida il tuo format al Foodservice Award Elenco candidati al 15 aprile 2015
DIVISIONE RISTORAZIONE COMMERCIALE
Gold sponsor
Info sponsorizzazioni dircom@edifis.it
Silver sponsor
r&f News opening QUINTA TAPPA PER 100 MONTADITOS Taglio nastro per 100 Montaditos a Napoli. Il fast food spagnolo ha scelto il Vomero per aprire la sua prima location nel Sud. Si tratta dell’ultima tappa di un piano di sviluppo che dopo America Latina e Stati Uniti è approdato nel Belpaese, offrendo ai clienti 100 diversi panini in fantasiose combinazioni, accompagnati da birre italiane e spagnole e dal famoso Vino tinto de verano. L’insegna del gruppo Restalia nata nel 2000, che in patria ha all’attivo oltre 350 locali e una cinquantina fuori dai confini iberici, è alla quinta tappa della sua “campagna d’Italia”, dopo Roma (2), Busnago (MB) e Torino.
Countdown per Terranova e Calliope in via Torino a Milano
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e abbiamo parlato nei mesi scorsi, seguendo l’avanzamento dei cantieri. Ora il progetto di Gruppo Teddy, che prevede l’apertura dei brand Terranova e Calliope in via Torino a Milano, sta per arrivare a compimento. L’azienda ha annunciato infatti che entro breve comunicherà la data di apertura dei due flagship store compresi nel nuovo palazzo situato all’angolo tra via Torino e via della Palla. In particolare lo store Terranova disporrà di una superficie di vendita di circa 1.500 mq in cui ospiterà le linee d’abbigliamento uomo, donna, bambino, homewear e accessori. Calliope, marchio che ha completato alla fine del 2014 un restyling del brand, avrà una superficie di circa 500 mq e conterrà abbigliamento con linee dedicate all’uomo, alla donna e accessori. Entrambi i negozi, che costituiranno le attività commerciali di punta per Gruppo Teddy a livello nazionale e internazionale, saranno dopo via del Corso a Roma la seconda tappa di un cammino che vedrà altri flagship in Europa entro la fine del 2016. Nel frattempo Gruppo Teddy ha reso noto che i ricavi nel 2014, anno in cui ha aperto 90 nuovi punti vendita, sono cresciuti del 10-12% rispetto ai 506 milioni di euro del 2013.
McDonald’s: 500esimo locale in Russia
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katerinburg, quarta città più grande della Russia, ubicata nella regione degli Urali, ha avuto l'onore di dare asilo al 500esimo ristorante McDonald's della ex Unione Sovietica. Il piano societario prevede nel 2015 l'apertura di 50 nuovi ristoranti, di cui 14 già inaugurati. Attualmente questi 500 locali danno lavoro a 43mila persone, e l'85% della produzione di materie prime proviene da 160 fornitori russi. Numeri importanti a cui Alexey Semyonov, amministratore delegato di McDonald's Russia, tiene particolarmente, così come la casa madre, che in concomitanza con la crisi ucraina e le sanzioni dell'occidente ha chiuso alcuni negozi della catena per motivi – ufficialmente – igienico-sanitari. Ora il clima si è alleggerito, e la situazione pare tornare su toni più morbidi. Non si parla ancora di riaperture in Crimea (dove c'erano tre locali), ma intanto a 500 in Russia sono arrivati, ed è già partito anche un piano di modernizzazione dei ristoranti più datati.
Primadonna Collection fa 300
I
l marchio Primadonna Collection nato nel 2001 da un’intuizione del fondatore nonché Ceo, Valerio Tatarella, è frutto di un lavoro che poggia su una tradizione costruita giorno dopo giorno dal 1950. Oggi, grazie a questo know how, Primadonna Collection, con il negozio di Ettelbruck in Lussemburgo, celebra l’apertura numero 300. Il brand italiano di calzature, per festeggiare l’occasione, ha presentato il restyling del proprio logo, modernizzato e reso più accattivante da un nuovo carattere. L’azienda pugliese da 70,9 milioni di euro nel 2013 (+19,6% rispetto ai 59,3 milioni dell’anno precedente) è in piena fase di espansione retail in Italia, Spagna e Stati Uniti, per un totale di 16 Paesi in tutto il mondo. L’esperienza pluriennale all’interno dell’artigianato calzaturiero italiano ha contribuito a far sì che oggi Primadonna Collection sia sinonimo unico di gusto e stile made in Italy. Il core business del gruppo rimangono quindi le calzature, ma si registra una forte crescita anche sul fronte borse e accessori.
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News opening Battesimo a Milano per Desigual sperimenta a Cipro l’HappyBox COQ Nice Chicken Via Sabotino 19 a Milano è la location scelta da Gruppo Sebeto per il primo locale a insegna COQ Nice Chicken, format con menù interamente a base di pollo. L’inaugurazione è stata preceduta da due eventi di presentazione alla città, con assaggi. «COQ è un marchio Sebeto, come Rossopomodoro, Ham Holy Burger, Anema&Cozze, Rossosapore, ma il progetto è stato affidato a Handley Amos – spiega Franco Manna, presidente del Gruppo Sebeto – Penso che il pollo diventerà in Italia un mega trend del food a patto che si usino unicamente animali allevati con saggezza, all'aperto, nutriti con mangimi sicuri non OGM e soprattutto rispettando il loro normale ciclo di crescita, come facciamo noi di COQ. Il progetto sembra nascere sotto i migliori auspici, faremo altre aperture ma non sarà mai una 'catena': anche dopo la startup non prevediamo locali da centinaia di posti perché la particolare marinatura, che dura almeno 12 ore, limita la preparazione dei polli, che in viale Sabotino non potranno essere più di 60 al giorno».
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Desigual, in partnership con l'aeroporto di Cipro, ha inaugurato il primo HappyBox pop-up concept nel travel retail. Lo spazio sarà presente fino alla fine di ottobre ottimizzando le vendite del periodo estivo. L'HappyBox è un nuovo format studiato dal brand spagnolo. È una struttura modulare disponibile in due misure: standard (24 mq di spazio di vendita) e premium (45 mq di vendita). In entrambi i casi il box è dotato di camerino per provare i vestiti. L'HappyBox è qualcosa di nuovo nel settore del fashion travel retail, e rappresenta una soluzione perfetta per incentivare acquisti d'impulso del mondo femminile. Garret Coogan, general manager di CTCARI, si è detto soddisfatto di questa operazione perché in linea con la propria costante ricerca di portare allegria e vitalità nelle vendite, e il fatto che il Larnaca airport sia il primo a sperimentare l'HappyBox è un motivo di orgoglio.
News opening ESORDIO A LE TERRAZZE DI NUTS, FAST-SWEET INDOOR L’offerta di ristorazione del centro commerciale Le Terrazze si fa più golosa con l’inaugurazione di Nuts: corner shop dall’offerta fastsweet, al piano terra dello shopping mall di Spezia. Questa operazione, direttamente di proprietà e gestione della società Cioccomaniaci, rappresenta il progetto pilota delle iniziative che il format inserirà periodicamente e stagionalmente in tutti i punti vendita e mira a diventare una “dolce” novità all'interno dei centri commerciali italiani. Il modello di business dell’azienda prevede che tutti i prodotti non superino i 3 euro di spesa, affinché l’ampia gamma degli articoli consenta al cliente di gratificare la propria gola assaggiando più prodotti.
Arcaplanet fa bis in Piemonte, a quota 124 in Italia
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li amici a quattro zampe ringraziano: nel mese di maggio sono state due le nuove aperture in Piemonte per Arcaplanet, che nella Regione conta 23 punti vendita. In Italia gli store della catena di supermercati specializzati in petcare sono 124. Guadando all’ultimo mese, Arcaplanet ha avviato a Crevoladossola (VB) e ad Asti due grandi supermercati per animali da compagnia, con circa 600 mq di esposizione, più di 8.000 prodotti in vendita e un ampio parcheggio gratuito riservato alla clientela. Gli store sono caratterizzati da un layout molto chiaro, luminoso e ordinato, con un percorso semplice. I proprietari di cani e gatti e di tutti i pet domestici delle due città possono quindi godere di una gamma di prodotti specializzati, dietetici e veterinari, di alimentazione vegetariana, cibo secco e umido, accessori che vanno dai tappetini igienici per cani alle lettiere per gatto, dai giochi all’igiene, dai letti ai guinzagli, ai “trasportini”. I punti vendita sono aperti 7 giorni su 7.
Kiehl’s Since 1851 inaugura sotto la Mole
I MAX MARA TRA HIGH STREET E TRAVEL RETAIL Max Mara ha celebrato lo scorso 20 maggio l'opening del flagship di quasi mille mq in Old Bond street nella capitale britannica. Il negozio, sviluppato su tre livelli e uno dei più grandi in Europa per la casa di moda, è frutto di un restyling di uno spazio precedente, progettato dallo studio Duccio Grassi Architects. Tra gli elementi più caratterizzanti del layout si annoverano le grandi cornici metalliche che scandiscono le vetrate, dando continuità tra l'esterno e l'interno. In occasione dell’apertura è stata presentata una collezione Resort 2016 dedicata allo stile e all'anima di Londra. Ma l'azienda emiliana è molto attiva anche sul canale travel retali. Di recente apertura, infatti, un corner Weekend MaxMara all'aeroporto internazionale di Keflavik in Islanda e un MaxMara Shop all'aeroporto internazionale di Shanghai Pudong Terminal 1.
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l marchio newyorkese di prodotti per viso corpo e capelli Kiehl’s Since 1851, che fa capo al colosso del beauty L’Oréal, continua la sua politica di espansione retail con l’apertura della sua prima boutique a Torino, in via Roma 90, prestigiosa strada dello shopping torinese. Il nuovo punto vendita ha una superficie di 75 mq e rispecchia la filosofia del brand espressa in tutti i negozi monomarca. Al suo interno si trovano infatti gli elementi che replicano
l’Antica Farmacia di New York nel quartiere dell’East Village dove Kiehl’s è nato oltre un secolo e mezzo fa. Il brand, poco avvezzo a investimenti pubblicitari, da sempre ha il proprio punto di forza nella professionalità del personale addetto alle vendite e nella filosofia “try before you buy”, che prevede che chiunque entri in un punto vendita Kiehl’s non esca mai a mani vuote, ricevendo i campioni più adatti alla proprie esigenze.
r&f Indice r&f
a cura di Edifis Intelligence
Luci e ombre del lusso accessibile Il primo semestre dell'anno si sta concludendo con buoni rialzi, ma a ben analizzare i dati ci sono anche degli elementi di incertezza. La prima osservazione, questa positiva, riguarda l'effetto cambi: il nostro indice comprende infatti titoli valutati in CHF e in USD, entrambi penalizzati dal rafforzamento di quelle valute rispetto all'EURO; se considerassimo quindi anche l'effetto cambi, il nostro "INDICE RETAIL&FOOD" salirebbe di almeno 6 punti, arrivando a livello 110%; ma questo incremento, come si vede dal raffronto con gli altri indici, sarebbe sempre inferiore sia all'indice nazionale, sia a quello tedesco, sia a quello giapponese (e anche a quello americano se consideriamo la variazione del cambio). Dobbiamo concludere perciò che il comparto del lusso accessibile sembra essere ancora un po' in affanno, forse anche a causa del troppo brillante andamento degli ultimi anni. Segnaliamo comunque i titoli al di sopra del +25%, che sono Luxottica e Adidas.
Quotazioni al AZIONI
Alcuni marchi di proprietà
Valuta
Indice al
31.12.2014 12.05.2015 12.05.2015
Adidas
Reebok
EUR
57,62
73,25
127,1 %
Aeffe
Alberta Ferretti, Moschino, Pollini
EUR
2,18
2,44
111,9 %
C.F.Richemont
Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
CHF
88,75
80,65
90,9 %
Damiani
EUR
1,24
1,40
112,9 %
Dufry
CHF
149,00
132,90
89,2 %
Fossil
USD
110,33
80,11
72,6 %
Geox
EUR
2,70
3,16
117,0 %
Hugo Boss
EUR
102,00
107,20
105,1 %
Inditex
Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti
EUR
23,79
28,68
120,6 %
Kering PPR
Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama
EUR
159,50
164,65
103,2 %
EUR
45,50
58,70
129,0 %
EUR
131,14
158,35
120,7 %
Nike
USD
96,15
102,79
106,9 %
Polo Ralph Lauren
USD
183,10
134,64
73,5 %
Puma
EUR
172,55
156,85
90,9 %
Safilo Group
EUR
10,78
13,17
122,2 %
Stefanel
EUR
0,29
0,32
110,3 %
Luxottica LVHM
Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain
Swatch Group
Omega, Longines, Tissot
CHF
443,50
388,40
87,6 %
Tiffany & Co
Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso
USD
105,50
87,47
82,9 %
Tod's
Hogan, Fay
EUR
72,00
82,60
114,7 %
INDICE RETAIL&FOOD FTSEMIB
100,00
104,4 %
19.130
23.186
121,2%
DAX
9.764
11.437
117,1 %
NYSE
10.839
11.140
102,8 %
NIKKEI
17.450
19.624
112,5 % © Edifis Intelligence
retail&food - giugno 2015
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r&f Osservatorio prezzi
IL MERCATO DEL DUOMO VS EATALY Un confronto difficile da sostenere, con pesi e misure differenti, ma al centro la costante ricerca di qualità nell'offerta
L‘
osservatorio prezzi di questo mese, partito con le migliori intenzioni, ci ha visto costretti a rivedere i parametri iniziali. L'idea era quella di confrontare i prezzi dei due food store più rappresentativi sulla piazza di Milano: Eataly, inaugurato circa un anno fa, e Il Mercato del Duomo, il primo esperimento di Autogrill realizzato sulla falsa riga dei locali di Oscar Farinetti. Tuttavia il confronto non regge. Sarebbe come paragonare la furbizia di Davide contro la forza di Golia. E in realtà, in questo caso, non sapremmo nemmeno a chi attribuire il ruolo di uno, piuttosto che dell'altro. In fin dei conti Eataly è forte dal punto di vista del know how in questo specifico format, ma non ha certamente le spalle larghe come Autogrill dal punto di vista della potenza economica. Di fatto, tralasciando l'aspetto economico della questione,
caffetteria
il confronto non regge per la maggior parte dei prodotti in quanto l'offerta di Eataly, forte dei 5.500 mq aperti al pubblico è decisamente maggiore rispetto a quella di Autogrill, che ne ha “appena” 3mila.
Il MERCATO DEL DUOMO Motta
Lavazza
Vergnano 1882
1,00 euro 1,90 euro 1,20 euro 2,20 euro 2,20 euro 1,50 euro 1,70 euro 1,20 euro 1,50 euro 1,40 euro 3,20 euro 1,60 euro n.d.
1,00 euro n.d. n.d. 3,00 euro 3,00 euro 1,50 euro 2,00 euro 1,00 euro 1,00 euro 1,50 euro 2,50 euro n.d. 3,00 euro
1,00 euro n.d. 1,00 euro n.d. n.d. 1,50 euro 1,50 euro 1,00 euro n.d. 1,50 euro 2,50 euro n.d. 3,00 euro
Caffè espresso Caffè espresso doppio Caffè decaffeinato Thè Infusi Cappuccino Latte macchiato Caffè d'orzo tazza piccola Caffè al ginseng Marocchino Cioccolata calda Caffè americano Espresso shakerato
Legenda: Prezzo più alto in euro • Prezzo più basso in euro • n.d. = non disponibile
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Caffetteria... Detto questo, gli unici prodotti su cui è possibile effettuare un osservatorio prezzi che sia fedele a un'offerta univoca, che non lasci spazio a interpretazioni e sia scevra da
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EATALY
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errori è la caffetteria. Essa è presente in Duomo con lo storico caffè Motta al piano terra, mentre da Eataly, sempre a livello strada, sulla destra, c'è il bar Lavazza, e al secondo piano sulla sinistra c'è il bar caffè Vergnano 1882. Il paniere selezionato consiste nell'insieme di tutte e tre le offerte a disposizione prese dalla cartellonistica esposta sopra i rispettivi banconi. Come si può notare, alcuni prodotti piuttosto comuni da reperire non sono proposti ovunque, mentre ogni insegna ha voluto differenziare la propria proposta attraverso particolari bevande. Per meglio chiarire, il caffè americano, ad esempio, che è un prodotto ormai molto richiesto, non è presente nei listini di Eataly. In compenso, e per noi è la prima volta che li sentiamo nominare, al Lavazza è possibile ordinare un Caffè padovano (con crema fredda alla menta
e cacao amaro), uno salentino (con latte di mandorla e ghiaccio) piuttosto che uno alla calabrese, con brandy e liquirizia Amarelli. Stesso discorso per Motta, che propone il Cappuccino al ginseng, piuttosto che Vergnano 1882 dove si può ordinare un Espresso Jiamaica blue mountain.
Il Mercato del Duomo
Eataly
… ristorazione e... Come accennato sopra, uscendo dall'ambito caffetteria, diventa complicato il confronto. Per quanto riguarda l'aspetto del “mercato” infatti, il Duomo ha uno spazio di circa 2 mq di scaffalatura verticale dedicati a frutta e verdura (tra l'altro come fornitore utilizza i fratelli Abbascià, molto apprezzati per la qualità, ma altrettanto noti per i prezzi elevati). Stesso discorso per i banchi dei formaggi, della salumeria, dei dolci, della carne e del pane. È tutto molto curato ma circoscritto a spazi più piccoli, quindi è fisiologica una minore offerta. Anche la ristorazione soffre in parte la mancanza di spazi, ma la proposta è comunque valida, anche se non può competere con i cugini di Piazza XXV Aprile. Tuttavia, siamo riusciti a individuare una serie di prodotti il cui confronto può reggere, anche
IL MERCATO DEL DUOMO
EATALY
Il Pastaio Pasta al pomodoro
5,00 euro
La Cucina di strada Hamburger di Fassona piemontese con pomodoro, lattuga e pancetta croccante servito con patate
Hamburger di Fassona piemontese con songino, pomodoro, maionese, grana a lamelle servito con patate
Hamburger di Fassona piemontese con carpaccio celtico, patate fresche e formaggio caprino boscasso servito con chips di patate
Hamburger del contadino
Il ristorante della pasta La pasta di Gragnano con pomodoro e basilico
7,90 euro
Il ristorante della carne 12,90 euro 10,90 euro
Il Giotto l'hamburger de “La Granda” 100% di razza bovina piemontese alla griglia con purè di patate
Il Gran Giotto panino all'Enkir, l'hamburger de “La Granda”, pancetta croccante, pecorino e patate arrosto
10,50 euro 12,50 euro
12,90 euro 9,90 euro
Il ristorante del fritto
Fritto di mondeghili
4,50 euro
Frittura di calamari
13,50 euro
Cartoccio misto di fritti
4,50 euro
Il grande fritto di mare
15,50 euro
3,50 euro
Chips di patate
4,50 euro
zucchine, melanzane, peperoni, songino e salsa alle erbe aromatiche
mondeghili, olive, polpette di farro e patate
Chips nel cartoccio Agrisalumeria Luiset
I salumi e i formaggi
Prosciutto cotto antica ricetta
29,90 euro/Kg Prosciutto cotto legato
27,80 euro/Kg
Prosciutto crudo Marco d'Oggiono riserva disossato
39,90 euro/Kg Prosciutto crudo toscano
28,80 euro/Kg
Prosciutto crudo di cinta senense
se è importante tenere in considerazione che di tali cibi non sono riportate le grammature e (tranne in alcuni casi) la provenienza delle materie prime. Così, Il pastaio del Mercato propone la pasta al pomodoro a 5,00 euro (specificando che si tratta di un prodotto surgelato o congelato all'origine), mentre da Eataly si può ordinare un piatto di pasta di Gragnano con pomodoro e basilico a 7,50 euro. La cucina di strada del Duomo ha quattro tipi di hamburger, tutti di carne Fassona piemontese (tranne il vegetariano a 9,90 euro) i cui prezzi vanno da 10,90 euro a 12,90 euro. Il ristorante della carne di Eataly, invece, ha il Giotto a 10,50 euro e il Gran Giotto a 12,50 euro. Volendo si possono accostare anche i fritti, presenti in entrambi i negozi, ma a parte il cartoccio di patatine, presente per entrambi i brand, a 3,50 euro al Mercato e 4,50 euro da Eataly, qui il ristorante del fritto propone anche la frittura di calamari e il gran fritto di mare a prezzi giustamente più alti rispetto al fritto di mondeghili e al cartoccio misto di fritti (con mondeghili, olive e polpette di farro e patate) che si possono ordinare sotto la Madonnina. … gastronomia Abbiamo infine selezionato due grandi classici da salumeria: il prosciutto cotto e il prosciutto crudo. Anche in questo caso, però, il confronto va preso con le pinze, in quanto Il Mercato del Duomo propone una lista di salumi dell'agrisalumeria Luiset, in cui rientra un solo prosciutto cotto a 29,90 euro (i prezzi si intendono sempre al chilo), mentre Eataly va dai 25,80 del nostrano naturale ai 27,80 euro del prosciutto cotto legato. Stesso discorso per il crudo: 39,90 euro per il Marco d'Oggiono riserva disossato di Luiset, mentre Eataly mette sul piatto almeno una decina di qualità differenti, che vanno da un primo prezzo intorno ai 28 euro che, per i veri intenditori (dal buon portafoglio), può arrivare a 80,80 euro del prosciutto di cinta senense.
80,80 euro/kg
S. M.
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r&f Cover story
AEROPORTI: PAROLA
Milano Malpensa Il duty free walk through di oltre 2mila metri quadri accompagna i passeggeri verso l'area imbarchi del T1 dello scalo lombardo. In linea con le best practices mondiali, Sea sta sviluppando fortemente l'offerta retail dei propri aeroporti
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Cover story
D’ORDINE MONETIZZARE! I
l travel retail è un mercato che vale 60 miliardi di euro, e la fetta più grande di questa torta, o meglio, quasi tutta la torta, se la gusta il travel retail aeroportuale. Gli aeroporti crescono per sostenere l'aumento del numero di viaggiatori, e più viaggiatori significa più ricavi, sia aviation sia non aviation. Insomma, il famoso “non luogo”, introdotto dall'etnoantropologo francese Marc Augé per definire quegli spazi costruiti per un fine ben specifico (ad esempio per il trasporto) e il rapporto che viene a crearsi fra gli individui e quegli stessi spazi è diventato, invece, un luogo con un'identità ben definita. Molti scali, infatti, si stanno trasformando e attrezzando per offrire al viaggiatore una vera e propria passenger experience che sia di respiro internazionale, ma anche (soprattutto in Italia) che sia un ultimo assaggio della regione e della città da cui si parte. I costi di questo tipo di commercio, tuttavia,
sono molto elevati, quindi è importante che la macchina sia ben oliata e che giri sempre a pieno regime. Un esempio di questo meccanismo è il T1 di Milano Malpensa. Nella zona imbarchi del Terminal, infatti, la galleria commerciale occupa uno spazio di 13mila mq, per la prima volta accessibile a tutti i passeggeri Schengen ed extra Schengen. Con 46 nuovi spazi commerciali, tra cui un duty free di oltre 2mila mq, l’offerta complessiva retail delle partenze arriva a 23mila mq con circa 100 esercizi tra ristoranti, bar e negozi. Lo scorso anno è stata inaugurata la Piazza del Lusso. Uno spazio di 8mila mq all’interno della nuova galleria commerciale, dal design italiano che vuole rendere omaggio a Milano attraverso una rivisitazione in chiave moderna della Galleria Vittorio Emanuele. Qui trovano spazio i maggiori brand del lusso mondiali. A dicembre scorso invece è stata inaugurata la Piazza del Gusto,
Ferrari Spazio Bollicine Milano Malpensa T1
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r&f Cover story
Malpensa - Italian Street Market uno spazio di oltre 2.200 mq che esalta la qualità italiana attraverso marchi famosi in tutto il mondo, e lo spazio Emozioni: un’enogastronomia di 500 mq con una selezione dei migliori prodotti nazionali food & wine. È di recente inaugurazione, oltrepassati tutti i controlli, nel “terzo-terzo” di Malpensa, l’area dedicata alle partenze internazionali “a lungo raggio”, un “Italian Street Market”, un punto di ristoro innovativo gestito da MyChef. La grande insegna “Welcome to Italian
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Kitchen” accoglie chi entra in un’enorme cucina aperta che divide in due lo spazio di circa 1.500 mq: a destra un mercato coperto con i chioschi tematici, a sinistra il ristorante “slow”. Malpensa, quindi, è un esempio di come l'aeroporto stia diventando un luogo con una propria identità. Ma ovviamente tutto questo costa. E così, la soluzione è continuare a iniettare capitali da reinvestire, così come sta facendo F2i Aeroporti, la holding che detiene le partecipazioni del fondo
F2i nel settore aeroportuale, e in particolare: il 35,7% di SEA S.p.A. (Aeroporti di Milano Malpensa e Linate), il 70% di GESAC S.p.A. (Aeroporto di Napoli) e il 54,5% di SAGAT S.p.A. (Aeroporto di Torino). Indirettamente, tali società detengono a loro volta partecipazioni in SACBO S.p.A. (Aeroporto di Bergamo) e in SAB S.p.A. (Aeroporto di Bologna). Il 49% di F2i aeroporti, infatti, è stato acquistato da una cordata composta da Ardian (società di private investment con asset per 50 miliardi di dollari) e Crédit Agricole Assurances. In realtà, Ardian già da un paio d'anni detiene il 9,91% di F2i SGR. A seguito di questa operazione, Stefano Mion, manager di Ardian, è entrato nel Cda di SEA. Ma a cercare di fare un po' di cassa pare ci stesse pensando anche ADR (la società di gestione degli scali romani). Della partita farebbero parte in particolare Qatar Holding, cioè il fondo sovrano dei reali di Doha, ma anche Wren House, braccio attivo nel settore delle infrastrutture
del fondo di investimento Kia del Kuwait, e Adia, il fondo sovrano di Abu Dhabi. La cessione (sì è parlato del 40%) consentirebbe ad Atlantia, la società infrastrutturale controllata da Sintonia (con in cima alla catena Edizione, holding della famiglia Benetton) di monetizzare parte dell'investimento, pur mantenendo almeno il 50% del gruppo aeroportuale, cioè una partecipazione di controllo. È doveroso il condizionale perché i recenti fatti (l'incendio al T3) potrebbero creare non pochi problemi e rallentamenti nella trattativa. Soprattutto nel caso in cui fosse confermata l'inadeguatezza dei sistemi di emergenza dello scalo, il che potrebbe portare a sanzioni oltre ai costi per i lavori di messa in sicurezza. Le carte in tavola sembrano dunque cambiate. Ma non la voglia di fare cassa da parte della famiglia Benetton, che recentemente ha venduto il 50,1% di World Duty Free agli svizzeri di Dufry per 1,3 miliardi di euro. Insomma, parola d'ordine: monetizzare! Stefano Masin
r&f Parola di Marco Martinasso
Torinese di nascita, Marco Martinasso ha cominciato la sua carriera professionale in L’Oreal, per poi passare alla società di consulenza direzionale Business Integration Partners e, successivamente, nel team Marketing Planning & Initiatives del Gruppo Fiat. In Alitalia da luglio del 2010, ha ricoperto altri incarichi di responsabilità nella Compagnia, tra cui Responsabile Vendite dei mercati Germania e Austria e Responsabile del Marketing di Prodotto. Da gennaio 2015 Martinasso è vice president marketing di Alitalia con la responsabilità di definire il piano di marketing e il disegno del servizio, oltre a pianificare e implementare le attività di sviluppo del brand, di sponsorship e comarketing e di marketing relazionale.
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Cover story
ALITALIA: «Obiettivo: diventare una compagnia globale premium»
D
opo molti cambi al vertice, e vicissitudini che l'hanno portata quasi al punto di non ritorno, Alitalia ha stretto una partnership con la compagnia aerea Etihad, cedendole il 49% del pacchetto azionario. Un'iniezione di liquidità e di know-how che ha permesso ad Alitalia di riprendere quota e di rilanciare la compagnia a livello nazionale e internazionale, attraverso nuove importanti rotte e servizi sempre più personalizzati e all'avanguardia. A raccontarci come sta cambiando la ex compagnia di bandiera ci ha pensato Marco Martinasso, vice president marketing di Alitalia.
Quali sono i punti chiave del nuovo piano strategico di Alitalia? L’incremento dei collegamenti, soprattutto internazionali, la definizione di nuovi standard di prodotto e di servizio, una nuova immagine coordinata, oltre a offerte commerciali aggressive, sono i pilastri del nostro piano di sviluppo. Alitalia è ripartita con un passo nuovo che la differenzia dal passato verso l’obiettivo di diventare una compagnia aerea globale premium che sia riconosciuta nel mondo per il suo inconfondibile stile italiano. Come pensate di riportare il cliente a utilizzare la compagnia e di fidelizzarlo nuovamente? La forza della nostra nuova strategia si fonda, innanzitutto, su un’offerta più ampia di collegamenti dall’Italia al mondo, e dal mondo all’Italia, in particolare con destinazioni lontane. È un ambizioso progetto di sviluppo che ci porterà, entro il 2018, a incrementare la capacità sulle direttrici di lungo raggio del 30 per cento. I primi importanti investimenti in questo senso sono già stati avviati: a marzo abbiamo lanciato nuovi collegamenti giornalieri per Abu Dhabi da Venezia e da Milano che si sono aggiunti al volo da Roma; con l’avvio dell’Expo a maggio abbiamo inaugurato la nuova rotta Milano – Shanghai. In questi giorni siamo tornati a servire la Corea del Sud dopo oltre 20 anni con il nuovo volo diretto Roma - Seoul. Nei prossimi mesi inaugureremo anche un collegamento diretto fra Roma e Pechino. L’incremento delle rotte proseguirà nei prossimi anni con nuovi voli verso le destinazioni delle Americhe e dell’Asia a più alto tasso di sviluppo economico. Anche la leva del prezzo è importante per riconquistare passeggeri e quote di mercato: le offerte promozionali lanciate in questi primi mesi, particolarmente vantaggiose se si pensa che abbiamo messo in vendita destinazioni nazionali da 35 euro, Europee da 89 euro e alcune intercontinentali intorno ai 400 euro, hanno suscitato una risposta straordinaria del mercato, oltre ogni aspettativa. La qualità del servizio è la terza leva del nostro piano di sviluppo. Per questo stiamo
rivisitando tutti i nostri standard di prodotto e di servizio e abbiamo in programma anche l'istituzione di una Customer Excellence Training Academy per formare il personale di volo all’eccellenza. Quanto è importante avere Etihad come partner? Etihad Airways è un partner di altissimo spessore per Alitalia, un top player del settore riconosciuto per l'eccezionale qualità del servizio offerto e votato per sei anni consecutivi World’s Leading Airline. Insieme a loro possiamo offrire ai nostri clienti un network integrato più ampio ed efficiente che tocca destinazioni in 5 continenti. A ciò si aggiungono maggiori vantaggi per i soci MilleMiglia, i nostri clienti più fidelizzati che oggi possono guadagnare e spendere miglia anche volando con Etihad Airways e i suoi partner. Inoltre Alitalia ed Etihad Airways sono Official Global Airline Carrier di Expo Milano 2015. All’Expo abbiamo inaugurato insieme un grande padiglione tecnologico dove stiamo accogliendo i visitatori dell’Esposizione Universale e raccontiamo la nostra offerta congiunta di prodotti e servizi. Oltre a un'importante iniezione di liquidità, Etihad ha portato in azienda anche il proprio know how? Se sì, in cosa? La partnership con Etihad Airways ci dà l'opportunità di sfruttare importanti sinergie industriali, ma non solo. Il suo ingresso come socio di minoranza ha contribuito a sviluppare in azienda una nuova cultura più orientata ai mercati internazionali e una sempre maggiore attenzione al cliente e all’eccellenza del servizio. L’apporto delle competenze e delle esperienze di Etihad Airways è fondamentale per il nostro cammino verso il riposizionamento di Alitalia quale compagnia premium a livello mondiale. Di quanti aerei dispone la flotta? si pensa di aumentarla? se sì, con quali modelli di aeroplano? Il piano di sviluppo dei collegamenti di lungo raggio prevede importanti investimenti anche sulla flotta. Proprio in questi giorni abbiamo aumentato il numero di aerei per i voli intercontinentali introducendo in servizio due Airbus A330 e portando a 120 il totale della flotta Alitalia. L’incremento della flotta di lungo raggio proseguirà nei prossimi anni insieme all’apertura di collegamenti verso nuove destinazioni nel mondo. L'intrattenimento a bordo crescerà? Quali servizi nuovi offrirete ai passeggeri? Stiamo facendo anche importanti investimenti sulla
tecnologia. Stiamo installando gradualmente negli aerei quei dispositivi tecnici di ultima generazione che garantiscono ai passeggeri la possibilità di navigare sul web, grazie alla connettività WiFi, e di usare il proprio cellulare durante il volo. L’offerta per l’intrattenimento di bordo è già cresciuta di oltre il 20% dallo scorso febbraio. Nell’ottica di migliorare il servizio anche nei confronti dei “nuovi” clienti abbiamo arricchito l’offerta con contenuti in lingua cinese e da luglio introdurremo sui voli fra Giappone e Italia un magazine in lingua giapponese visto che l’80% dei passeggeri che trasportiamo fra i due Paesi è nipponico. Come sarà strutturata l'offerta food&beverage? L’offerta di food & beverage a bordo rappresenta una rivisitazione e reinterpretazione della cucina tradizionale del nostro Paese attraverso l’utilizzo di materie prime Doc e Dop, coniugando i sapori della tavola italiana con il gusto dell’alta ristorazione. In questo periodo abbiamo rivisto i nostri menù di Magnifica, la business class sui voli di lungo raggio, introducendo un aperitivo prima del pasto principale e una degustazione di formaggi alla fine del servizio. I menù sono accompagnati da una carta dei vini che abbraccia tutte le regioni italiane. L’impegno a valorizzare le eccellenze enogastronomiche del nostro Paese ci ha consentito di vincere per cinque anni di seguito il premio “Best Airline Cuisine”, conferito dal mensile americano Global Traveler, quale migliore compagnia aerea al mondo per la qualità dei pasti serviti. Allo stesso tempo, poniamo una particolare attenzione anche ai passeggeri di altri Paesi attraverso nuovi dettagli del servizio: ad esempio, abbiamo inserito tra le scelte vinicole a bordo il primo spumante “halal” prodotto in Italia che rispetta completamente i precetti della religione Islamica. … E quella duty free? Per l’offerta duty free abbiamo lavorato soprattutto sulla personalizzazione del servizio, oltre che sulla promozione dei migliori brand del Made in Italy. Abbiamo fatto selezionare ai colleghi di volo una serie di prodotti per il catalogo duty free e questa decisione ci ha fatto raggiungere un risultato oltre le aspettative in termini di vendite e di soddisfazione del cliente. A breve daremo la possibilità di ordinare i prodotti duty free direttamente stando seduti al proprio posto, attraverso una apposita funzionalità nel sistema di intrattenimento di bordo. Con questa nuova tecnologia privilegiamo una modalità di vendita più personalizzata rispettando, ad esempio sui voli notturni, il riposo degli altri passeggeri. Stefano Masin
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r&f Case history
Camomilla Italia, travel nel core F
orte di 210 punti vendita dislocati in quasi tutta la Penisola, con un focus sul Centro/ Sud, Camomilla Italia conta 100 negozi di proprietà e 110 in affiliazione. I primi presidiano soprattutto le location più prestigiose, a fronte di investimenti diretti da parte di Compagnia Manifatture Tessili S.R.L.. Tutte le boutique del travel retail, 14 per la precisione tra aeroporti e stazioni ferroviarie, rientrano nel portfolio della società campana. Dello sviluppo nel canale aeroportuale di Camomilla Italia abbiamo parlato con Mario Pierro, direttore commerciale del brand di abbigliamento e accessori donna. Presidiate dai centri urbani agli shopping mall, sino agli aeroporti e alle stazioni ferroviarie. Su quali canali puntate maggiormente per il futuro e quali ad oggi vi danno maggiore soddisfazione? Per quanto riguarda i centri storici, che rappresentano il nostro punto di partenza, ci dedichiamo fortemente alle città più importanti e a quelle turistiche. In questo momento siamo concentrati su Toscana, Lombardia e Piemonte. Sul fronte dei centri commerciali, ad oggi siamo arrivati a più di 55 punti vendita e stiamo cercando di chiudere dei contratti con mall del Nord dove non siamo ancora presenti. Per quanto concerne
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il travel retail siamo soddisfatti sia per presenza sia per fatturato, anche se pensiamo che si possa sempre migliorare, sapendo di avere le caratteristiche giuste per farlo. Parlando in particolare degli aeroporti italiani, dove siete presenti? Ci mancano quelli milanesi, di Venezia e Bologna. Per il resto li copriamo tutti. Tra stazioni e aeroporti vantiamo 14 punti vendita. Guar dando alle prossime aperture, nelle stazioni abbiamo già contrattualizzato una location a Bologna Centrale, su cui stiamo aspettando l’assegnazione dell’unità da parte di Grandi Stazioni, e ci siamo appena aggiudicati 140 mq
Mario Pierro a Napoli Centrale, dove la società del Gruppo FS ha fatto un grosso investimento su piazza Garibaldi: antistante al terminal ferroviario, ci saranno circa 30/40 attività commerciali.
Negli aeroporti di Milano, Venezia e Bologna avete intenzione di aprire punti vendita? Contiamo di entrare in questi scali entro i prossimi 12/16 mesi. Come avete ottimizzato il vostro concept (layout, assortimento, metrature, ecc) per i ristretti spazi aeroportuali? Il concept è sempre più o meno lo stesso in termini di colori ed espositori. È chiaro che nei negozi aeroportuali c’è un focus maggiore sugli accessori e sull’abbigliamento “più veloce”, perché il consumatore è soprattutto un viaggiatore e il suo tempo di permanenza all’interno dello store è di circa la metà, o forse qualcosa meno, rispetto a quello in un negozio tradizionale. Allo stesso modo anche lo scontrino medio è più basso, ma lavoriamo sui volumi. In base a questo ci siamo dovuti attrezzare, modificando il concept con una seria di espositori che danno la possibilità ai prodotti di essere facilmente individuati. Poi, anche all’interno degli aeroporti, è necessario tenere in considerazione la posizione: nei negozi in landside il tempo di permanenza è inferiore rispetto a quello degli shop in airside: dopo i controlli di sicurezza i viaggiatori possono concedersi una sosta maggiore in attesa dell’imbarco. Noi abbiamo negozi sia in landside sia in airside, con una predominanza nei primi, che ci ha permesso in alcune città come Napoli, Verona e Roma di far diventare quel punto vendita un shop quasi da centro commerciale. Questo perché riusciamo a fidelizzare la airport community, a cui destiniamo promozioni e proponiamo convenzioni. Le persone che lavorano in aeroporto sono mentalmente pronte anche a spendere in aeroporto. Quanto pesano, quindi, gli accessori nei negozi travel? La nostra collezione si compone per il 70% di abbi-
Cover story
gliamento e per il 30% di accessori. Ma nel travel retail quest’ultimi vantano un incremento di almeno il 15 per cento. Complessivamente esponiamo quindi capi che siano pratici da provare. Quanto sono grandi, mediamente, i negozi in landside e quanto quelli in airside? Il più piccolo che abbiamo si trova al Fontanarossa di Catania, in airside, e si estende su circa 50 metri quadrati: questo store è molto importante perché lo scalo siciliano è sia nazionale sia internazionale. In generale i range di metrature nei negozi aeroportuali variano da un minimo di 50 mq a un massimo di 180, come nel caso del Terminal 3 di Fiumicino (il Terminal è stato recentemente devastato da un incendio, che ha coinvolto numerosi punti vendita, ndr). Quando è stata la vostra prima apertura in un aeroporto e come è nato il vostro progetto di sviluppo nel travel retail? È nato quasi per caso, nel 2004, con un negozio in affiliazione: c’era un operatore aeroportuale nello scalo di Napoli che era interessato al nostro
prodotto e ha incominciato ad aprire questo punto vendita. Poi, dopo vari anni, lo abbiamo acquisito noi. Successivamente, nel 2006 in occasione delle Olimpiadi invernali, abbiamo aperto il nostro secondo negozio aeroportuale all’interno di Torino Caselle. Questo è stato il trampolino di lancio per valutare il business del travel retail, che oggi pesa circa il 15% del nostro fatturato. Quindi è estremamente importante per noi. Quali sono le ultime aperture in questo canale? Nel già citato Terminal 3 di Fiumicino, in landside, abbiamo aperto da circa un anno un negozio di circa 180 metri quadrati. È il secondo che vantiamo nello scalo capitolino, dove siamo presenti da due anni e mez-
zo nel T1. Un’altra apertura estremamente importante, ma nel travel retail delle stazioni ferroviarie, è stata cinque mesi fa all’interno di Firenze Santa Maria Novella: lo shop, situato nella nuova area creata da Grandi Stazioni, si estende su 200 metri quadrati. Siamo molto soddisfatti delle performance iniziali. Quali sono i vostri negozi best performer negli aeroporti? Sicuramente quello di Catania e quello al Terminal 3 di Fiumicino. Guardando alle stazioni, Roma Termini la fa da padrona. Offrite servizi specifici per i viaggiatori che frequentano i vostri negozi travel? Non in particolare, ma, avendo attivato l’e-commerce da circa 6 mesi e implementato in generale la nostra piattaforma web, vogliamo dare la possibilità ai clienti di comprare il prodotto online e di ritirarlo nello store. Quindi anche nei negozi aeroportuali. L’obiettivo è di creare sinergia tra i servizi online e quelli offline. Avete progetti di sviluppo in aeroporti internazionali? È un aspetto su cui stiamo lavorando, perché abbiamo acquisito negli anni una notevole esperienza. Stiamo guardando sia al mercato europeo sia a quello extraeuropeo, e sono in corso alcune trattative con gruppi internazionali. Tuttavia sono situazioni in via di definizione. A.P.
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r&f
Dossier aeroporti
Splende il sole su
Napoli Capodichino Terminati i lavori del vecchio master plan, lo scalo non si ferma e guarda già al futuro. I numeri sono in positivo, il nuovo piano di ampliamento è appena stato approvato, le scelte effettuate stanno dando buoni risultati grazie anche a strategie innovative
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edi Napoli e poi muori. Così, il poeta e scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe ha racchiuso in una frase la passione che lo ha travolto durante la sua permanenza nel capoluogo campano durante il proprio viaggio in Italia (divenuto poi l'omonimo celebre saggio). Forse, detta oggi, potrebbe risultare un po' forte come affermazione, dal momento che il progresso, in particolare quello portato dall'aviazione civile, permette di visitare luoghi meravigliosi e quasi irraggiungibili ai tempi di Goethe. A noi, quindi, piace pensare: “vedi Napoli e ci torni”. In fin dei conti la porta d'accesso alla città, al territorio campano e oltre ancora (la catchment area arriva fino in Molise, Abruzzo, Basilicata e Calabria), ossia l'Aeroporto Internazionale di Napoli Capodichino, è decisamente confortevole.
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La gestione dello scalo è in mano a Gesac (Gestione servizi aeroporti campani) di cui nel 2010 il pacchetto azionario di maggioranza è stato acquisito dal gruppo F2i sgr (Fondo italiano per le infrastrutture), che con Capodichino ha dato il via al primo investimento nel settore aeroportuale. Oggi, lo scalo campano (inserito tra gli 11 aeroporti strategici indicati
dal piano aeroporti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) conta oltre una sessantina di destinazioni di linea nazionali e internazionali e oltre 50 destinazioni charter collegate dai principali vettori italiani e stranieri. Dal 1998 al 2013 il gestore ha investito più di 274 milioni di euro di cui 175 autofinanziati. Il vecchio masterplan, quindi, è stato
ultimato nei tempi stabiliti e ha dato nuovo slancio allo scalo, rinnovato sia dal punto di vista strutturale, attraverso ampliamenti che hanno portato i check-in a 56, sia tecnico, con l'utilizzo di tecnologie di ultima generazione per migliorare il flusso dei passeggeri, sia, infine, del retail, grazie all'inserimento di nuovi brand e a una rinnovata offerta food & beverage. Food dimezzato, fatturato in crescita E proprio quest'ultimo aspetto, come ci racconta Sergio Gallorini, direttore commerciale consumer di Capodichino, è stato nell'ultimo anno il più urgente da gestire. In seguito alla risoluzione anticipata del contratto con Autogrill infatti, che tra landside e airside deteneva circa il 51% dell'offerta food & beverage,
Cover story ritirarli una volta rientrati a Capodichino, piuttosto che in fase di ripartenza dalla città. Al piano terra landside, in prossimità dell'uscita, la pizzeria fratelli La Bufala è un must che attira sia per la proposta della pizza napoletana sia per layout accattivante, con un grande forno a legna centrale (il primo in un aeroporto). L'altra attività food & beverage presente in questo salone è il Blu bar, una caffetteria classica, dalle linee piuttosto datate, ma che a breve dovrebbe essere rimessa in gara e rinnovata con un format più in linea con l'aeroporto. Sempre in quest'area ci sono un info point, un bancomat, un'agenzia viaggi, dopo di che iniziano i check-in. In prossimità del salone centrale ci sono due SafeBag per avvolgere i bagagli, e
dal primo ottobre 2014 a metà marzo 2015, il comparto della ristorazione in aeroporto è stato praticamente dimezzato. Tuttavia la situazione è stata gestita con professionalità, portando addirittura il food & beverage a crescere nel 2014 dell'1,6%, e al nostro arrivo per la realizzazione del dossier aeroporti, di Autogrill nessuna traccia, tutto operativo, con format nuovi e decisamente interessanti. Ma procediamo con ordine. Lo scalo
è stato rinnovato anche nei flussi in atterraggio e in partenza. Una volta sbarcati ed entrati nell'aeroporto, infatti, per raggiungere l'uscita si fa un percorso praticamente inverso a quello per imbarcarsi, passando attraverso le principali aree commerciali in airside. Questa scelta logistica sta portando buoni risultati al retail aeroportuale in quanto i clienti, all'occorrenza, possono acquistare prodotti e
una tabaccheria che funge anche da giornalaio e libreria e souvenir: Sunstore, gestita da un operatore locale. Esternamente, sulla destra rispetto all'ingresso, MyChef gestisce McDonald's e un Briciole dolci e salate in versione street food, con un'Ape Piaggio brandizzata, che sta riscuotendo notevole successo. Dallo street food al reggicalze Tornando nel salone centrale, due scale mobili laterali e un ascensore conducono al primo piano landside, dove il Gruppo Emmesei (fratelli La Bufala) gestisce il bar caffetteria Mò comfort e la pizzicheria Giuseppe La Bufala, un format decisamente innovativo, che riprende lo street food tipico napoletano con la friggitoria, l'hamburgeria, i panini, i taglieri e il kebab (per dare un tocco “esotico” allo spazio). La cosa interessante è che entrando in questa specie di piazzetta, si ritira una simil carta di credito con cui effettuare gli acquisti e pagare in un conto unico alla cassa. Proseguendo lungo la galleria, verso l'altro lato del primo piano landside si incontrano una serie di attività commerciali gestite da operatori locali: Sole&Vista, che commercializza occhiali da sole; inScintille, che vende gioielli e bijoux provenienti da Il Tarì (il distretto dell'oro campano vicino a Caserta); Camomilla Italia, brand che funziona molto bene anche con la airport community (che va da 3.500 a 5mila persone durante l'alta stagione); a seguire, Carthusia I profumi di Capri (la risposta campana ad Acqua di Parma), che ha un punto vendita sia in landside, sia in airside, per motivi riguardanti l'imbarco dei liquidi. Il negozio successivo è Victoria's Secret, il brand americano di accessori e intimo femminile che sta prendendo molto piede nel travel retail italiano. E ancora, sempre dalla Campania, Silvian Heach, e un simpatico negozio di gadget che ironizzano su Napoli: Napolimania. Da qui poi (dopo una mostra del fumettista Milo Manara sullo Zodiaco) si ac-
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Dossier aeroporti cede sulla sinistra alla zona dei controlli, dove compare centralmente una macchinetta elettronica con cui è possibile acquistare un ingresso al fast track e l'accesso alla vip lounge. Da qui, sulla sinistra si va verso il fast track (dove possono passare anche le famiglie con bambini), mentre a destra si va verso gli innovativi controlli (way finding dinamico) che sono caratterizzati da una prima barriera di tornelli dove far passare la carta d'imbarco sopra un lettore il quale fa comparire su un piccolo schermo il numero corrispondente alla fila di controllo passaporti con meno persone. Una sorta di suggerimento per velocizzare le operazioni di trasferimento in airside. Aria partenopea Una volta superati i controlli di sicurezza si accede al duty free Aldeasa di World Duty Free, recentemente acquisito dalla svizzera Dufry. Si tratta di un walk through ben organizzato che termina nell'ultimo tratto con la riproduzione di una via di Napoli con colonne e pavimentazione a tema e ovviamente la vendita di prodotti tipici. Al termine di quest'area, si incontra un interessante format dedicato al food: I'amme, di fattorie Garofalo, un importante produttore campano di mozzarelle, che entra per la prima volta nel settore della ristorazione, in particolare nel travel retail. Propone yogurt e gelati con latte di bufala oltre a una piccola bakery con un menu studiato appositamente
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dalla chef stellata Rosanna Marziale. Lungo il corridoio che porta agli imbarchi, si incontrano diverse attività commerciali. Si incomincia con Tramontano, una pregiata pelletteria napoletana che ha addirittura realizzato anni fa i copri clarinetto di Woody Allen e i copri chitarra di Lou Reed. A seguire, Harmont&Blaine junior, che qualche vetrina più in là si ripete in versione adulti; Aeronautica Militare, una parafarmacia, una Feltrinelli express, Gutteridge, la pasticceria Vincenzo Bellavia, l'immancabile Venchi, e
poi c'è uno spazio multibrand con quattro corner: Andreano (guanti in pelle) e Confetti Crispo, già operativi; in fase di allestimento, invece, O'bag (borse e accessori) e
Sharon (ceramiche e porcellane). Sul lato opposto ancora abbigliamento femminile con Roberta Biagi, accanto Anita make up, e infine Giappo, un sushi bar di un operatore
locale che ha deciso di portare il suo concept (molto apprezzato) anche a Capodichino. Terminata la galleria dei negozi si apre una grande sala imbarchi con tre gate e ampie e comode sedute Poltrona Frau che rendono lo spazio più simile a una vip lounge che a una sala d'attesa. Qui c'è il ristorante San Gregorio, appartenente all'omonima azienda vitivinicola avellinese Feudi San Gregorio, non nuova alla ristorazione (ha infatti un ristorante nella tenuta aziendale). Tuttavia è il primo esperimento nel travel retail e, avendovi pranzato, ci permettiamo di dire 'molto ben riuscito!'. Girando attorno al San Gregorio, si accede a una scala che porta ai 15 gate del piano terra airside, dove gli spazi sono stati rivisitati per migliorare i flussi e dare maggior visibilità alle attività retail della parte finale del corridoio. Non poteva mancare, qui, un corner official store SSC Napoli, poi c'è Caprinaif (un gourmet shop), un negozio Yamamay, Carpisa, un grande Briciole Bar dolci e salate e Museum shop. Quindi si replica con fattorie Garofalo, ma solo per la vendita di prodotti e non per la somministrazione. A seguire un Express Duty Free (un tempo al primo piano); Toys company, un format di giocattoli che sta riscuotendo molto successo; anche qui poi, si ripete Carthusia per ovviare, come accennato in pre-
i volumi contemplati nelle previsioni di traffico a quella data, ossia 7,7 milioni di passeggeri al 2023. Il Piano, frutto di un lavoro tecnico congiunto (Enac - gestore aeroportuale) prevede un investimento di Gesac nei prossimi anni per lo sviluppo sostenibile dello scalo pari a 128 milioni di euro, interamente autofinanziati. Il master plan include principalmente interventi di ottimizzazione e adeguamento delle infrastrutture aeroportuali esistenti, come l'ulteriore riqualificazione e ampliamento del terminal aeropor-
cedenza, al problema del trasporto dei liquidi e un altro Sunstore. Infine, ultima insegna dell'area imbarchi è Bubl... food & bubbles, un altro brand di Feudi San Gregorio (presente anche al centro commerciale Vulcano Buono di Napoli) dedicato ai vini dell'azienda e molto apprezzato dai businessman e dai viaggiatori abituali. Conclusioni A Capodichino si è lavorato tanto e bene. Le 42 attività commerciali presenti oggi sono ben orchestrate;
sono state eliminate sovrapposizioni che danneggiavano alcune attività, ed «è stata diversificata l'offerta attraverso tre modalità: l'introduzione di nuove merceologie; il recesso da contratti di punti vendita non performanti; infine la migliore distribuzione sul flusso passeggeri delle merceologie presenti – racconta Gallorini – Tutto questo è frutto di un'analisi dettagliata dei dati che raccogliamo attraverso la profilazione delle attitudini di acquisto dei nostri passeggeri, oltre all'estensione a tutti gli operatori del sistema di registratori di cassa in rete e scansione delle carte d'imbarco, per poter avere una visione d'insieme dei flussi di denaro». Inoltre, Wi-Fi illimitato, presenza sui social network, accordi con Skyscanner per l'acquisto dei voli online dal sito di Gesac, strategie commerciali sui parcheggi e accordi con le compagnie di taxi per la tariffa fissa. Insomma, l'aeroporto sta andando nella direzione giusta, e le scelte commerciali non aviation sono sinergiche con la crescita dei passeggeri ma non solo. Lo scalo, infatti, dista una manciata di chilometri dal
centro città e alcune scelte strategiche come il posizionamento di Victoria's Secret in landside pagano (il brand americano registra il 40% del fatturato da chi non è in partenza). Così come la riorganizzazione dei flussi che prevede un terzo degli sbarchi percorrere in senso contrario la via per accedere agli imbarchi. Sono in fase di prossima apertura, inoltre, attività strategiche come un minimarket in area arrivi e una camiceria sartoriale (must della tradizione napoletana), oltre a un negozio di elettronica. E a quest'onda positiva si aggiunge la recente approvazione del Piano di sviluppo aeroportuale (master plan) dell'Aeroporto Internazionale di Napoli Capodichino 2014-2023, che prevede l'ottimizzazione dell'infrastruttura aeroportuale per poter accogliere
tuale, la ristrutturazione e ampliamento delle piazzole di sosta aeromobili, l'adeguamento delle vie di rullaggio, oltre ad altri investimenti in innovazione tecnologica finalizzati al miglioramento della qualità del servizio. L'unico aspetto su cui è necessario lavorare a nostro avviso (e a quanto pare si stanno già muovendo in questa direzione) è l'inserimento di pochi e selezionati brand top level. È importante e utile dare spazio agli operatori e ai marchi locali, specie quelli di nicchia, ma affinché lo scalo sia veramente di respiro internazionale è necessario che offra al cliente, specialmente quello straniero altospendente, la possibilità di fare acquisti a tutti i livelli. Stefano Masin
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r&f star trek ABBIGLIAMENTO
Destinazione
Kiabi L
a crisi, con l’erosione del potere d’acquisto degli italiani (71,5% interessati dal fenomeno), sta modificando radicalmente i modelli di consumo: ci si rivolge più spesso a punti vendita economici come grandi magazzini, mercatini, outlet (lo fa l’84,5% contro il 75,3% dello scorso anno) e si rimandano gli acquisti ai saldi (l’88,2% vs l’82,9%). Dati Eurispes 2015. In questo scenario cresce la polarizzazione del mercato, soprattutto nell’abbigliamento, e aumenta il potenziale giro d’affari di un settore come il fast fashion che garantisce a prezzi modici prodotti comunque in linea con le tendenze. Oltre ai brand italiani, sia gli storici sia quelli più nuovi del settore, da qualche anno a questa parte si sta ritagliando una posizione di prima fila Kiabi: marchio francese di distribuzione di abbigliamento a prezzi contenuti, che in Europa è una potenza e che ambisce a diventare un brand leader internazionale con suo consolidamento soprattutto nel nostro Paese. Kiabi nasce alla fine degli anni ’70 a Lille da Patrick Mulliez della fami-
glia Mulliez (che ne detiene la proprietà anche oggi), fondatrice anche di Auchan, Leroy Merlin, Decathlon e Pimkie. Insomma, un vero peso massimo nel mercato della distribuzione, che con la crescita del marchio transalpino, insieme al suo motto “moda a piccoli prezzi” per tutta la famiglia (bebè, bambino, uomo, donna, accessori, taglie forti e premaman), significa un giro d’affari mondiale di 1,558 miliardi di euro nel 2014 (+8,7% sull’anno precedente). Ma diamo qualche numero per avere un quadro più completo: 20 milioni di clienti nel mondo, 236 milioni di articoli consegnati e circa 450 negozi a insegna Kiabi (di cui 138 affiliati) in una decina di paesi. Ecco l’elenco: Fran-
cia, Spagna, Italia, Portogallo, Russia, Belgio, Olanda, Marocco, Malta e Polonia, con previsioni di sviluppo in Israele, Asia Centrale, Maghreb, Medio Oriente e America Latina nei prossimi anni. Ma il marchio di abbigliamento fast fashion francese significa anche 56 stilisti, un Trends Lab, 6 collezioni annuali che si alternano sugli scaffali degli store del Gruppo, un centinaio di novità introdotte settimanalmente con un sito web che conta 5 milioni di visitatori unici al mese (32 paesi serviti dal sito kiabi.com) e 3,5 milioni di fan Facebook worldwide. 450 insegne nel mondo, 21 nel Belpaese In Italia, mercato che pesa per quasi il 10% sul giro d’affari complessivo del Gruppo grazie a un fatturato cross canal di 110 milioni, il marchio fa capo alla SEKI srl (550 dipendenti a presidiare gli store), controllata al 100% dal Gruppo, nella cui stanza dei bottoni siedono l’AD Patrick Stassi e il Direttore commerciale Marco Crippa, mentre di Kiabi transalpino il Direttore generale è Nicolas Hennon. Se poi si va a vedere la presenza delle insegne in Italia, si scopre che i punti vendita
KIABI in pillole Data di nascita Proprietà Sede Management
1978 Kiabi Francia, in Italia 1996 primo negozio a Corsico (MI) Famiglia Mulliez per il Gruppo francese, Kiabi in Italia è SEKI srl controllata al 100% dal Gruppo Hem (Lille, Francia); per SEKI srl (la controllata italiana) la sede è Milano Kiabi Italia (SEKI srl): Patrick Stassi, Amministratore delegato, e Marco Crippa, Direttore commerciale. Gruppo Kiabi: Nicolas Hennon, Direttore generale Settore di business Abbigliamento fast fashion: moda a piccoli prezzi per tutta la famiglia Insegne del Gruppo 450 nel mondo e 21 in Italia Presenza internazionale Francia, Spagna, Italia, Portogallo, Russia, Belgio, Olanda, Marocco, Malta e Polonia Retail In Italia gestione diretta, nel mondo 20% franchising
sono 21 ad aprile di quest’anno con una crescita calibrata dal primo negozio aperto quasi vent’anni fa a Corsico (MI): 7 insegne in Lombardia, sul gradino più alto del podio come copertura, di cui ben 5 nell’area metropolitana del capoluogo lombardo, le altre nel bergamasco e nel varesotto, 4 in Piemonte, tutte nella provincia di Torino, 3 in Veneto (Mestre, Pa-
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dova e Vicenza), in Emilia Romagna (Bologna, Ferrara e Parma) e nel Lazio (due a Roma e una a Fiumicino) e, per finire, una nelle Marche a Civitanova e in Abruzzo, a Sambuceto (CH), non distante da Pescara. Le inaugurazioni recenti sono i negozi di Parma, Civitanova e Sambuceto, mentre i progetti di espansione previsti per il secondo semestre di quest’anno mirano a rafforzare la presenza in Lombardia (con
più di una inaugurazione) e in Emilia Romagna, oltre a un nuovo store in Toscana. L’obiettivo è quello di arrivare tra cinque anni ad essere leader della moda a prezzi economici sia attraverso la catena retail, con l’apertura di una decina di store all’anno per i prossimi ventiquattro mesi, sia con l’e-commerce, segmento su cui il marchio di Lille sta investendo molto (in Francia è stata sperimentata la e-prenotazione, Fonte aziendale con il ritiro poi dell’ordine nel punto
economico disponibile scopriamo che la SEKI srl nel 2013 è cresciuta nei ricavati delle vendite del 20%, passando da 49 milioni di euro circa a 59 milioni, con un risultato netto di esercizio che,
vendita). Il tutto anche grazie a un’importante campagna sui media e una politica sui prezzi aggressiva per acquistare nuove quote di mercato. Da segnalare poi che in Italia il marchio ‘cugino’ di Auchan prevede solo punti vendita a gestione diretta, mentre il franchising è attuato in altri paesi e a livello di Gruppo il canale di affiliazione pesa per il 20%. Rispetto alle location, Kiabi ha sempre preferito i grandi spazi dei parchi commerciali nelle periferie dei centri urbani, con strutture autonome che fungessero di fatto da megastore dotati di metrature che variano dai 1.000 ai 3.200 metri quadri. La nuova strategia di sviluppo propone un riposizionamento del parco commerciale e l’apertura dei nuovi negozi nei centri commerciali.
Marco Crippa
Il giro d’affari in Italia cresce a ritmi da due cifre Se andiamo a vedere i conti di Kiabi Italia (la SEKI srl), oltre alla crescita dichiarata dall’azienda sul 2014 (110 milioni di giro d’affari), nell’ultimo bilancio
seppur negativo, è migliorato dal precedente del 95% fermandosi a -56mila euro, quasi in pareggio rispetto al volume di affari complessivo, con una redditività che sale (ROI al 2,5%) e una gestione finanziaria a saldo positivo di
13.600 euro. Discorso analogo per il Valore aggiunto (10,1 milioni uguali al 17% sul fatturato e a +68% sul 2012), per il MOL che ritorna in positivo con un 1,1 milioni, mentre l’anno prima era negativo per 1,8 milioni, e per la posizione finanziaria netta a breve che segna quasi un raddoppio rispetto all’anno scorso. Se non è mai facile individuare esattamente dai bilanci il reale stato di salute e le prospettive dai numeri di una collegata al 100% con un grande Gruppo, essendo questa troppo legata alle strategie globali della casa madre, è certo però che l’investimento in Italia non sembra proprio secondario per Kiabi. Il mercato italiano, anche per il differenziarsi dai modelli di shopping nel nostro Paese e per la sua struttura di offerta in veloce evoluzione, sembra molto appetibile al player transalpino. Il punto di domanda sulle effettive possibilità di penetrazione e consolidamento del marchio di Lille sono proprio relative alla concorrenza nel settore fast fashion, dove il Belpaese ha marchi domestici in crescita soprattutto in Meridione, mercato ad oggi ancora vergine per il colosso francese. David Montorsi
intervista
Moda accessibile per tutta la famiglia, soprattutto nei centri commerciali Marco Crippa, direttore commerciale Italia di KIABI Come si è chiuso il 2014 per KIABI e come sta andando il 2015? Kiabi nel 2014 a livello internazionale ha segnato un giro d’affari di 1,6 miliardi di euro (+9% sull’anno precedente), mentre in Italia il fatturato cross canal (negozi+web) è di 110 milioni, con una crescita molto importante, superiore al +20% sul 2013. Inoltre abbiamo aperto due nuovi negozi, Pescara e Civitanova, per un totale di 21 insegne Kiabi in Italia. Anche nel 2015 prevediamo una crescita del volume di affari e avremo almeno 5/6 negozi in prossima apertura nel secondo semestre di quest’anno. Che prospettive riserva il mercato italiano per il vostro marchio? Il mercato italiano per Kiabi è molto interessante per diverse ragioni. La nostra forza è di poter offrire ai clienti
la moda a prezzi assolutamente accessibili, e oggi il mercato tessile in questo segmento è in forte progressione in Italia, tendenza che valutiamo continuerà ancora. Un altro punto di forza della nostra catena è che si rivolge a tutta la famiglia, con un target molto inclusivo a cui non vogliamo rinunciare perché è un elemento strategico. Quali sono le aree su chi puntate maggiormente per la crescita della vostra rete di negozi? La strategia di apertura è cambiata negli ultimi anni: siamo passati da retail di periferia alle aperture nei centri commerciali, ed è soprattutto negli shopping mall che apriremo i prossimi negozi. Per quanto riguarda le zone geografiche siamo interessati a tutta l’Italia, con una priorità nel centro/nord senza tralasciare però le grandi città del sud.
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r&f Brand analysis
Timberland, dalle scarpe all’abbigliamento E
ra il 1978, quando l'azienda americana Abington Shoe Company diventa Timberland Company. Da allora, di strada, la Timberland ne ha fatta molta, grazie anche a prodotti intramontabili come lo scarponcino da montagna. Simbolo di una generazione – in Italia – quella dei “paninari” negli anni '80, il brand non ha mai smesso di crescere e di rinnovarsi, entrando anche nel canale dell'abbigliamento. Oggi conta 5.600 dipendenti in tutto il mondo e un giro d'affari nelle regioni Emea di 650 milioni di dollari. Per meglio comprendere il successo dell'azienda abbiamo parlato con Paolo Gajo, country sales director Italia & Grecia.
storico è denominato “Integrated” e viene utilizzato per tutti i punti vendita diretti e quelli in franchising situati in centri città e centri commerciali primari. Tale formato caratterizza all’incirca l’80% dei negozi Timberland sul terri-
Quali sono le caratteristiche più importanti dei vostri format di punto vendita (metratura, assortimento, esposizione dei prodotti, ecc)? I format sono due: il più importante e
Paolo Gajo
torio italiano e ha una superficie di vendita netta tra i 90 e i 120 metri quadri. Nei punti vendita di questo tipo vengono commercializzate tutte le linee del brand: la calzatura, che rappresenta oggi il core business del marchio, l’abbigliamento e l’accessorio. Negli ultimi 5 anni, in risposta all’evoluzione del mercato e a un’esigenza strategica di completamento della distribuzione sul territorio, abbiamo sviluppato un secondo formato denominato “Footwear plus” dedicato esclusivamente alla calzatura e agli accessori. Tale formato è più flessibile in termini di metratura: di base viene sviluppato in locali di circa 60/70 mq ma può essere molto performante anche su metrature decisamente inferiori. Declinate i format in base al canale (centri commerciali, outlet, aeroporti, stazioni ferroviarie, high street)? Tendenzialmente sì ma non in modo
Il brand in pillole Anno di nascita del brand Proprietà Core business Headquarter Giro d’affari Paesi di sviluppo Canali di sviluppo (centri commerciali, outlet, aeroporti, stazioni ferroviarie, high street) Numero di punti vendita in Italia e complessivo Numero di punti vendita diretti in Italia e complessivo Numero di punti vendita in franchising in Italia e complessivo Numero di corner nei negozi multimarca in Italia e complessivo Numero di aperture nel 2014
1974 VF Corporation Footwear uomo, donna e bambino, abbigliamento e accessori uomo e donna Stabio, Svizzera 650 milioni di dollari (Emea region) Tutti i principali mercati del mondo attraverso filiali dirette o distributori e con una presenza diretta con negozi di proprietà o franchising in 86 paesi Wholesale, Retail, Franchising, Outlet, e-commerce, Centri città e Shopping mall 140 9 131 50 6 Fonte aziendale
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necessariamente rigido. Ovviamente nei nostri punti vendita diretti e nelle location primarie vogliamo che il brand sia visibile con tutte le sue linee ed è per questo che viene utilizzato il nostro formato storico Integrated. Diciamo però che in generale la scelta del format è basata su un’analisi strategica della location, del bacino di utenza del punto vendita e ovviamente della performance attesa. Prestiamo molta attenzione nella scelta dei nostri formati, in modo da garantire la risposta più corretta e coerente alle esigenze del mercato. Gli outlet invece hanno un formato a loro dedicato e costruito in funzione alle esigenze specifiche di questo canale. Cambiano i vostri format se la gestione del negozio è diretta o in franchising? Per i negozi diretti viene utilizzato esclusivamente un formato, mentre per i punti vendita franchising sono previsti appunto due formati. Preferite sviluppare la vostra rete con negozi diretti o in franchising? Secondo quali logiche vi orientate per gli uni o per gli altri? La scelta tra punti vendita diretti o franchising non è alternativa ma sinergica. Agli occhi di un consumatore finale ovviamente non vi è e non vi deve essere differenza se il punto vendita è gestito direttamente dall’azienda o da un partner. Per questa ragione, l’approccio nella gestione del punto vendita è certamente il medesimo. Alcuni dei nostri partner peraltro sono davvero storici e lavorano con Timberland da oltre 30 anni, per cui lo sviluppo che viene fatto con loro è sinergico con quanto gestito direttamente.
La scelta è più che altro legata a ragioni di brand – la volontà di avere sul territorio dei punti vendita flagship dove poter dialogare direttamente col consumatore finale, aspetto fondamentale per il nostro marchio – e/o di conto economico del punto vendita. Quali tecnologie (sistemi di pagamento contactless, illuminazione a Led, sistemi di videosorveglianza, wi-fi, digital mirror, ecc) inserite nei vostri punti vendita? Le tecnologie presenti nei nostri negozi
sono sempre in evoluzione, vengono prima testate nei nostri punti vendita diretti e poi, una volta definite e perfezionate, implementate nel network Timberland nel suo complesso. Si tratta tanto di tecnologie più tradizionali per la gestione del punto vendita (come l’integrazione con il magazzino centrale o i riassortimenti automatici) o il suo allestimento (illuminazione led, wifi etc.) quanto di tecnologie più innovative per dialogare sempre più direttamente con il consumatore finale e stimolare l’interazione col marchio all’interno dello store. Un progetto importante che stiamo sviluppando per il network franchise è la piattaforma e-learning per portare e rendere fruibili al personale dei punti vendita tutti i contenuti di prodotto, marketing, visual merchandising del nostro marchio. Tale piattaforma vuole poi diventare una sorta di social network interno per dialogare direttamente con i nostri negozi, aspetto fondamentale per reagire più prontamente all’evoluzione del mercato. Come è cambiata negli anni la vostra strategia di sviluppo? La strategia di sviluppo di Timberland in verità non è cambiata, almeno per quanto riguarda l’ambito dei punti ven-
dita. Ci sono stati degli adattamenti all’evoluzione del mercato ma nel complesso si è rimasti coerenti con la strategia che ha determinato il successo del marchio negli anni. Il core business commerciale del brand rimangono i punti vendita a insegna Timberland, attorno ai quali sviluppiamo un network wholesale capillare ma complementare e segmentato. Sicuramente ciò che si è evoluto è l’approccio allo sviluppo delle collezioni che sempre più sono studiate e disegnate non solo e ovviamente in funzione del consumatore finale e dei suoi bisogni/funzioni d’uso ma della shopping experience che ricerca. Quali sono le ultime e le prossime aperture? Nel 2014 abbiamo aperto 6 negozi e per il 2015 il piano di aperture previsto è di altri 6 punti vendita. A brevissimo, entro la metà dell’anno, apriremo lo shop di Trieste nel centro storico e di Treviso mentre per la seconda parte del 2015 o al massimo l’inizio del 2016 sono previste le aperture di Venezia, Mestre, Arese a nord di Milano, Crema e possibilmente altri due punti vendita nel centro sud. Disponete di un canale e-commerce? Come approcciate le vendite online e con quali riscontri?
Come si affiancano tali strategie con il più classico brick & mortar? Da inizio 2014 (in Italia da aprile 2014) disponiamo in tutta Europa di un canale e-commerce. I riscontri, seppur iniziali, sono importanti pur con notevoli differenze all’interno dell’area Europa. L’ecommerce rappresenta un’innegabile evoluzione dei consumi nel nostro settore e ritengo sia importante per le aziende gestirlo proattivamente e in modo diretto piuttosto che subirlo, in modo che lo sviluppo di tale canale avvenga in modo coerente e sinergico con la distribuzione tradizionale. Per questa ragione – ma è solo uno degli esempi – il posizionamento prezzo delle collezioni Timberland è il medesimo tanto nei negozi fisici quanto online in ciascun paese. In generale l’e-commerce deve rappresentare tanto per i brand quanto per i tradizionali negozi fisici (retail, franchise o wholesale indifferentemente) uno stimolo ulteriore a migliorare la shopping experience e il servizio che viene offerto al consumatore finale. S .M.
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r&f
Dossier shopping mall long life
Valmontone Outlet,
cambio al timone
Con l’inizio del 2015, la gestione e la commercializzazione del Foc romano sono passate da Fashion District a Promos. Il nuovo corso, su mandato della proprietà, lavora su tre macro aree – property, marketing e commerciale – con l’obiettivo di valorizzare un asset inaugurato nel 2003 e ampliato nel 2006 e nel 2008
«N
on a caso nella campagna pubblicitaria non abbiamo mai volutamente parlato di saldi, prezzi stracciati e affari convenienti. Né di outlet. Questo è un luogo di piacere, dove venire a divertirsi» (fonte: archivio storico del Corriere della Sera). Suonano estremamente attuali, nonostante siano trascorsi circa 12 anni, le parole pronunciate nel dicembre del 2003 dall’allora amministratore delegato di Fashion District, Luca Bastagli Ferrari – Oggi il manager è Ceo di Arcoretail e protagonista di importanti progetti in Cina – Il contesto era quello dell’apertura della prima fase del Fa-
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shion District Roma - Valmontone, ribattezzato in Valmontone Outlet dal primo gennaio del 2015, quando sia la gestione sia la commercializzazione del village sono state affidate a Promos attraverso una mandato di tre anni. Il presente, contraddistinto da una situazione macro di mercato e micro di specifico progetto molto differente dai primi anni 2000, si caratterizza per un approccio da parte del nuovo asset management molto più pragmatico. «Pur avendo cominciato a lavorare al progetto solo da pochissimi mesi, stiamo ricevendo importanti riscontri a livello commerciale. Abbiamo infatti già portato a termine il restyling
di alcuni punti vendita, tra cui Coccinelle e Miia, e l’apertura due nuovi negozi, Scorpion Bay e Havaianas, cui andranno ad aggiungersi nel mese di giugno Braccialini e Sandro Ferrone. Abbiamo inoltre sul tavolo parecchie trattative, legate al mondo fashion, casa e anche food, e siamo altrettanto impegnati sul lato property. Infatti la proprietà ci ha chiesto di lavorare in modo molto importante sull’asset immobiliare al fine di rivalorizzare la struttura. Per ora ci stiamo concentrando su attività operative, quali la sistemazione delle fontane, il potenziamento del sistema radio interno, il rifacimento toilette, la sistemazione del
verde interno ed esterno, il rifacimento della segnaletica verticale e orizzontale dei parcheggi, ecc. Tuttavia, contestualmente, stiamo elaborando un progetto più strategico volto a dare un forte segno di novità all’intera struttura». Queste le parole dell’amministratore delegato di Promos, Tomaso Maffioli, rilasciate alla redazione di retail&food in seguito alla visita nel Foc romano avvenuta lo scorso 8 maggio. Nel mezzo, guardando ai principali avvenimenti legati allo sviluppo del village capitolino, si segnalano due importanti ampliamenti, nel 2006 e nel 2008, che hanno portato il numero dei negozi da 80 a circa 150 e poi agli
Tomaso Maffioli
PROPRIETÀ GESTIONE COMMERCIALIZZAZIONE LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA DATA DI APERTURA AMPLIAMENTO AMPLIAMENTO DUE GLA UNITÀ DI RISTORAZIONE NUMERO TOTALE DI PUNTI VENDITA POSTI AUTO FOOTFALL FORZA LAVORO
GRUNDBESITZ EUROPA OF DEUTSCHE ASSET & WEALTH MANAGEMENT PROMOS PROMOS EXTRAURBANA FACTORY OUTLET CENTRE 2003 2006 2008 45MILA MQ 7+2 (CHIOSCHI GELATERIA) 180 3.500 6 MILIONI CIRCA 1.000
© Edifis Intelligence
Il progetto in pillole
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Dossier shopping mall long life odierni 180. Al lordo di una decina di unità che attualmente sono in fase di reletting, per cui risultano sfitte o in scadenza di contratto. Anche la Gla ovviamente è cresciuta, arrivando agli attuali 45mila metri quadrati. Attualmente l’attività di ricommercializzazione prevede, in base anche alle richieste dei retailer, di ritagliare o più spesso di accorpare alcune unità, come già è stato praticato per taluni punti vendita. In ambito societario, invece, lo scorso dicembre Mittel ha trasferito alla società tedesca RREEF Investment Gmbh la proprietà delle licenze commerciali per 12,74 milioni di euro, in seguito all'esercizio dell'opzione call nel settembre 2013. RREEF Investment Gmbh opera per conto del fondo comune di investimento immobiliare tedesco denominato Grundbesitz Europa, proprietario degli immobili dell'outlet di Valmontone. Questo ha determinato il già accennato cambio nella gestione, prima di competenza di Fashion District Roma Srl, società indirettamente controllata da Mittel. Marketing… Con circa 180 negozi e una media di sei milioni di visitatori l’anno, quello di Valmontone è tra i factory outlet centre più grandi e visitati d’Italia: una struttura commerciale pensata per rispondere a un bacino composto di 3,5 milioni di abitanti nell’isocrona dei 30 minuti, che salgono a 4,8 nei 60 minuti e a 7 nei 90, a cui parallelamente si affianca un flusso turistico stimato nell’area di Roma in circa 20
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milioni di persone (fonte Promos). La location lungo l’A1 nel tratto Roma – Napoli rappresenta il plus dal punto di vista dell’accessibilità, che dilata la catchment area sino a snodi infrastrutturali di primaria importanza: Roma Termini, gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, nonché il porto di Civitavecchia distano tutti tra i 30 e i 90 minuti. Per questo motivo Promos ha attivato progetti con vari vettori e operatori sia nazionali sia internazionali: in primis la partnership con Alitalia, in base alla quale, nell'ambito dell'iniziativa 'Vivi l'Italia', i passeggeri in arrivo o in partenza dall'aeroporto di Roma possono ottenere ulteriori sconti presso l'outlet mostrando la carta d'imbarco; con Air China, in virtù della quale i viaggiatori possono avere il medesimo sconto mostrando la carta Phoenix oppure la carta di imbarco; e ancora con Grimaldi Lines, Tirrenia e con Maggiore Rent. Una navetta operativa tutto l'anno per 4 giorni alla settimana (martedì, giovedì, sabato e domenica) collega invece la Stazione Termini, con biglietti a 5 euro a/r se si esibisce la Valmonte Card e a 7 euro in caso contrario. Proprio le tessere fedeltà sono un altro strumento
I Love Japan con cui Promos ha intenzione innanzitutto di conoscere la clientela, sia italiana sia straniera, per effettuare in un secondo momento delle promozioni mirate: al momento sono attive la Valmontone Card, eredità diretta della Fashion Family Card, la Tourist Card, la Vip Card e una tessera riservata ai dipendenti. Per sfruttarne al meglio le potenzialità, il gestore ha fatto installare in ogni negozio un Pos specifico e ha attivato un programma di formazione rivolto agli addetti alla vendite. Inoltre, per tutti i cittadini provenienti da paesi extraeuropei Promos ha messo a disposizione un modulo per usufruire del servizio “Tax free shopping”, at-
traverso il quale possono ricevere il rimborso dell’IVA per gli acquisti superiori ai 155 euro. Tale servizio è offerto in collaborazione con Global Blue. Altro fattore chiave, in un’ottica di promozione sul territorio, è la vicinanza a Rainbow MagicLand: proprio dall’altra parte del parcheggio a raso (3.500 posti che danno sui due ingressi del Foc) è operativo da maggio 2011 il parco divertimenti (600mila mq), che conta 35 attrazioni e 28 punti di ristoro. Le proprietà dei due siti, benché siano differenti, stanno studiando delle iniziative di co-marketing per creare un polo turistico integrato. …. e merchandising mix strizzano l’occhio al turismo Per rispondere quindi a una logica di frequenza sia locale sia turistica, Promos ha attuato una strategia commerciale volta a rendere più riconoscibile l’offerta, mantenendo un brand mix di posizionamento intermedio impreziosito da alcuni marchi di eccellenza, Coccinelle ne è un esempio, e da insegne internazionali. Inoltre intende differenziare l’offerta per brand e formati da quella dei centri commerciali, al fine di evitare delle sovrapposizioni. Un esempio in questa direzione è l’inserimento di Braccialini: brand di nicchia rivolto alla donna, ritenuto caratterizzante. Nuovi inserimenti a parte, la proposta di Valmontone Outlet vede innanzitutto sei insegne presidiare le cosiddette medie superfici, tra cui spicca Unieuro con i suoi 3.632 mq distribuiti su due livelli: un caso eccezionale quello del brand di elettronica
di consumo all’interno di un Foc, su cui la società di gestione/commercializzazione sta facendo delle riflessioni. Le altre unità più grandi sono Nike (1.276 mq), Adidas (775), Calvin Klein (599), Replay (508) e Harmont&Blaine (507). In particolare gli store di CK e di Replay si contraddistinguono per un format rinnovato dopo i recenti restyling, mentre il marchio con il bassotto raddoppia con uno shop Junior. La nostra passeggiata nel village ci ha permesso inoltre di apprezzare gli store di Desigual, Manila Grace, i già citati Havaianas e Scorpion Bay, e ancora Gattinoni, Luisa Spagnoli, Twin Set (di cui si parla di un possibile restyling), Liu Jo uomo (negozio molto rifinito sia nel layout sia nell’assortimento, ma con prezzi competitivi) e Thun, rispetto ai quali l'azienda di gestione ha segnalato le ottime performance. Da annotare, poi, è la consistente offerta di prodotti per la cura e la bellezza della persona, presidiata da Douglas, La Gardenia, KIKO Make up Milano, Debhora, L’Erbolario, Idea
Bellezza, Bottega Verde e la Parafarmacia. Proprio questo comparto è stato sotto i riflettori in occasione dell'evento Beauty&Style (30-31 maggio), che ha visto protagonisti i brand sopra citati con particolari attività svolte all’interno del village e altri operatori della zona con differenti iniziative allestite all'esterno. Lo scopo, come nel caso del precedente evento I Love Japan (vedi foto), è stato quello di fornire un ulteriore motivo di visita ai residenti della zona e di consolidare quindi il legame con il territorio. Non mancano poi altre specificità nel brand mix di Valmontone Outlet: gli store di Antica Murrina, molto apprezzato dagli stranieri, il marchio italiano di elettronica, Miia, e quello specializzato per la montagna, Dolomite. Ulteriori riflessioni riguardano la ristorazione, composta di 9 unità di cui 2 chioschi gelaterie a marchio Venchi e Bonetti Firenze. Se al momento l'obiettivo di Promos
è quello di efficientare l'offerta esistente, nel medio termine l’azienda bresciana pensa di inserire nuovi operatori maggiormente caratterizzanti. Allo stato dell’arte i player locali sono Pompi Il Regno del Tiramisù (molto famoso nell’Urbe, propone quattro varianti del noto dolce all’interno di un comodo e accattivante packaging), il self service “Squisito Freschezza e…” mentre di origine campana è I Quattro Scugnizzi. Tra le catene nazionali e inter-
nazionali segnaliamo in primis Burger King, unico fast food della zona e dotato di un ampio dehors, Ca’Puccino, Spizzico e Rustichelli & Mangione. Proprio la ristorazione sarebbe tra i principali beneficiari della vicinanza al parco divertimenti, in quanto i primi riscontri sugli ingressi registrati da Promos attraverso le fidelity card evidenzierebbero un travaso di clienti per consumare i pasti. Andrea Penazzi
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r&f Hong Kong Gift & Premium Fair Report
Trenta candeline da ricordare Si è svolta dal 27 al 30 aprile, presso il Convention and Exhibitors Center di Hong Kong, la trentesima edizione dell’Hong Kong Gift & Premium Fair, manifestazione co-organizzata dall’Hong Kong Trade Development Council e dalla Hong Kong Exporters Association. Spicca la scarsa presenza italiana, una dozzina gli espositori, per quella che è divenuta la vetrina più importante per il mondo del regalo
A
Giovanni Lecce, presidente di The Promoland, ricorda con un po’ di nostalgia gli anni ’90 quando l’Italian Pavilion era molto esteso, con decine di espositori e ICE raccoglieva e strutturava uno spazio ben diverso rispetto ad oggi. Eppure partecipare alla manifestazione di Hong Kong è a sua detta ancora molto importante per raggiungere clientela asiatica, australiana e del Sud America. Pierangelo Caleri, di Art Serigraphik, partecipa alla fiera per la
nche quest’anno la regalistica ha trovato casa nella città più europea della Cina, base per tanti esportatori della cosiddetta Mainland Cina ma anche porta verso la produzione cinese per tante aziende europee e americane. I numeri sono da capogiro se paragonati con quelli di analoghe manifestazioni del Vecchio Continente, basti pensare che gli espositori sono oltre 4.200, provenienti da 38 paesi. Anche se, come è facile immaginare, la maggior parte di loro sono cinesi. Ma si sono associate in Pavilion, cioè spazi connotati da una presenza nazionale, occupati da più espositori anche Taiwan, Indonesia, Malesia, Corea, India… e tra gli europei Germania, Uk e Italia, rappresentata a dire il vero da uno sparuto ma determinato gruppo di aziende (un’altra mezza dozzina di espositori italiani si sono collocate indipendentemente in altri padiPierangelo Caleri
Andrea Natalini Giovanni Lecce
glioni). Impressionante la dimensione degli spazi, di questo nuovo ed efficiente Convention Center, allestimenti per lo più semplici e di pochi metri quadri, tutta la superficie moquettata, ampia gamma di servizi e spazi per consentire il miglior lavoro possibile a buyer ed espositori. Quanto al genere di articoli esposti ce n’è per tutti i gusti e tutte le età: quello della regalistica, privata o corporate e un campo pressoché infinito, e la manifattura è ormai quasi concentrata in Cina. Abbiamo visitato gli stand di espositori italiani, raccogliendo qualche battuta da ognuno di loro. Di seguito riportiamo le loro considerazioni.
Le aree espositive Advertising Gift & Premium Beauty Products & Accessories Boutique Deluxe Christmas Lighting Corporate gifts Fashion Jewellery & Accessories Figurines & Decorations Fine Porcelain Gifts Green Gifts Health & Welness Hiking & Camping Products iAccessories Luggage & Travel Goods Packaging Party & Festive Items Personal & Well-being Gifts Pictures & Photo Frames Scarf & Tie Stationery & Paper Sunglasses Tech Gifts Testing, Inspection, Certification Toys & Sporting Goods Travel Souvenirs Umbrella & Outdoor Goods Watches & Clocks
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Hong Kong Gift & Premium Fair Report Oreste Bergamaschi e Davide Menoni
Mario Graziani
Riccardo Bianco
Daniele Bianchi e Andrea Rossi
Gabriella Dori
stessa ragione: ricercare clientela internazionale, Europa compresa. E ultimamente, grazie al deprezzamento dell’euro, anche i clienti USA sono tornati a comprare. Sugli USA punta con decisione Andrea Natalini, dell’omonima ditta che – accompagnato dalla moglie Mary – afferma convinto che gli States sono il primo mercato per le sue cornici. Stesso concetto ribadito da Gabriella Dori, export manager di Venier Coppe e Trofei, ritornata a Hong Kong dopo due anni di assenza. Lo sguardo al Far East come mercato
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è invece quello di Mario Graziani, che con l’azienda che porta il suo nome, dalla Toscana produce candele che esporta con successo anche in Oriente. Più filosofico l’approccio di Oreste Bergamaschi e Davide Menoni di Forme, licenziatari di diversi marchi celebri dell’Italian Style come Vespa. Secondo loro il mondo non è in crisi ma l’economia lo sta trasformando: produzione, distribuzione, logistica… tutto oggi è in discussione ma le opportunità di certo non mancano. Riccardo Bianco, general manager di Kore, azienda torinese specializzata nella produzione di diari e quaderni Made in Italy, racconta di un mercato
Mario Mazzanti
difficile, in cui il valore della produzione domestica può dare ancora qualcosa in più. Anche se i costi rispetto alla produzione cinese sono decisamente più alti. Nello stesso settore opera an-
che Moleskine che in Asia ha occupato una bella fetta di mercato, e che proprio ad Hong Kong ha una sede in cui opera Daniele Bianchi, key account manager junior, affiancato in fiera da Andrea Rossi, custom editions global director, che invece è basato presso la headquarter milanese di Moleskine. Infine, per rimanere ad Hong Kong, abbiamo incontrato Mario Mazzanti che con Sempre Design Studio Limited (brand Ooky) ha spostato qui, alle porte della Cina, la sua attività. E da qui approccia mercati confinanti e non solo. A. A.
r&f Analisi mercato
Beauty&cosmesi è tempo di retail Nel 2014 il mercato cosmetico italiano ha registrato consumi per circa 9,4 miliardi di euro, con una flessione contenuta all’1,4 per cento (fonte Unipro). La parte del leone continua a farla la grande distribuzione, stabile a quota 3,8 miliardi di euro: tuttavia, mentre rallentano le grandi superfici, crescono i monomarca e gli store specializzati 56
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C
resce il retail, rallentano le grandi superfici, si mantengono in segno positivo le farmacie e soprattutto le erboristerie. Anche il mercato della cosmetica italiana, che complessivamente vale circa 9,4 miliardi di euro (-1,4% nel 2014), risente dei cambiamenti nelle abitudini di acquisto dei consumatori. A certificarlo sono i dati 2014 diramati da Unipro/Cosmetica Italia, rispetto ai quali le vendite dirette (a domicilio e corrispondenza) sono salite oltre la media (+2,8% per un valore vicino ai 540 milioni di euro), confermando il trend degli ultimi anni; le erboristerie sono in crescita del 2,4%, per un valore complessivo di 420 milioni di euro, e le farmacie sono avanzate con un +1,1%, per un valore di 1,776 miliardi di euro che corrispondono al 18,9% del mercato;
calano invece del 2,5% i consumi in profumeria, per un valore di poco superiore ai 2 miliardi, così come scendono i canali professionali declinati negli istituti di bellezza (-3,6%, oltre 230 milioni di euro) e nei saloni di acconciatura (-3,5% a quota 350 milioni di euro); infine rimangono sostanzialmente stabili le performance nei canali della distribuzione moderna: le vendite per 3,8 miliardi, pari al 40% dei giro d’affari complessivo, vedono un arretramento delle grandi superfici compensato dal dinamismo dei negozi monomarca e degli specializzati. Crescono ancora una volta, invece, le esportazioni (+4,9%), arrivando a un valore vicino ai 3,335 miliardi di euro, sostenute da una produzione in crescita dello 0,8%, per un valore di fatturato di 9,355 miliardi.
TABELLA 1
Insegna
P.V. FORMAT
Profumeria Profumerie Douglas
65
200-300 mq
Profumerie Limoni
52
150-250 mq
Sephora
43
200-300 mq
La Gardenia
36
170-250 mq
Marionnaud
11
150-200 mq
All Scent Beauty Factory 10
200-250 mq
Cosmetica Bottega Verde
105
40-60 mq
Yves Rocher
38
30-50 mq
KIKO Make up Milano
135
50-60 mq
Wjcon Cosmetics
32
40-60 mq
It-Style
16
40-50 mq
Make up
Ranking calcolato sui primi 200 centri commerciali in ordine di visitatori annui Fonte: WR Consulting
Centri commerciali La nostra analisi si concentra dunque sul comparto degli shopping mall, che monitoriamo attraverso l’osservatorio di WR Consulting.
Stefano Greco
«Abbiamo preso in esame un panel di 200 centri commerciali consistenti in mall con presenze annue da un minimo di 3 a un massimo di 18 milioni di visitatori, individuando le tre categorie più significative: profumeria, cosmesi naturale, make up (vedi tabella 1). Per ciascuna di esse abbiamo riportato le insegne con un minimo di 10 punti vendita, i negozi attivi e il format utilizzato – specifica Stefano Greco, direttore commerciale di WR Consulting, che entra poi nel merito delle dinamiche del comparto – Dopo il boom del settore iniziato nei primi anni ’90, che ha visto essenzialmente il mercato concentrarsi in pochi anni su un numero esiguo di player a scapito del piccolo dettaglio, da qualche anno il panorama è
TABELLA 2
Range di fatturati per merceologia Profumeria
880.000 euro (frutto di un range molto ampio da 600.000 a 2.700.000 euro)
Cosmetica naturale
450.000 euro (range da 300.000 a 700.000 euro)
Make Up
600.000 euro (range da 350.000 a 1.500.000 euro)
Note
I dati sono considerati sulla globalità dei player attivi sul panel Fonte: WR Consulting
«PRESTO IN VIA DEL CORSO E IN CORSO VITTORIO EMANUELE» AMELIA PAPA, responsabile sviluppo di Wycon Cosmetics Quanto vale in Italia il vostro segmento di mercato? Il fatturato dei canali monomarca e diretti vale oltre 500 milioni di euro, comprese le erboristerie, ed è un canale di cui si stima un incremento del 40 per cento. Al contrario si registra una frenata dei canali classici e delle farmacie. L’online nel 2014 è cresciuto del 20%, arrivando a pesare dieci milioni di euro. Quali sono state le vostre performance di vendita nel 2014? Quali gli obiettivi nel 2015? Posso dire che per il 2015 prevediamo una crescita di fatturato del 72%, anche in virtù dello sviluppo molto veloce della nostra rete. Negli ultimi tre anni siamo praticamente passati da pochissimi a 104 negozi, di cui 14 diretti. Quante sono le aperture previste nel 2015? Circa 30: cinque già effettuate; 15 pianificate entro giugno di cui due a gestione diretta, che sono a Roma in via del Corso e a Milano in Corso Vittorio Emanuele, e dieci nella seconda metà dell’anno. Tra le 15, attraverso un nostro affiliato, c’è anche un’unità da 35 mq a Roma Termini. In quali canali sviluppate?
Negli shopping mall, nei centri storici, negli outlet e nelle stazioni ferroviarie. Sul primo partiamo dalle gallerie più grandi, anche se poi si fa un po’ fatica a replicare perché la categoria merceologica è già presidiata. Due esempi concreti: abbiamo firmato una proposta irrevocabile su Maximo Laurentino (Roma) e stiamo trattando una posizione su Arese (Milano). A fronte, quindi, di una barriera di ingresso sui centri già attivi classificati AAA, quindi su quelli da 10 milioni di visitatori in su, andiamo a presidiare anche i mall più piccoli, da 3035 negozi con 3,5 milioni/4 milioni di visitatori. Per quanto attiene ai centri storici, valutiamo un bacino minimo di 40mila abitanti, tuttavia se si tratta di una località con una forte attrazione turistica prendiamo in considerazione anche bacini inferiori. Sul fronte outlet, abbiamo svolto un primo test con McArthurGlen a La Reggia di Marcianise (CE): il negozio sta per compiere un anno e la volontà è quella di aprirne ulteriori in altri village. Arrivando alle stazioni ferroviarie, abbiamo siglato un contratto con Grandi Stazioni che prevede l’apertura
di quattro posizioni: la già citata Roma Termini e poi Roma Tiburtina, Napoli Centrale e Mestre, e vantiamo due location attive nel circuito di Centostazioni, a Padova e a Vicenza. E in ambito aeroportuale? Non presidiamo questo canale e non prevediamo di aprirvi negozi entro l’anno. Qual è stata la singola apertura più interessante nell’ultimo periodo? Al momento dico quella presso il centro commerciale Euroma2, anche se le prossime in Corso Vittorio Emanuele e in Via del Corso sono le più importanti. Infine, per quanto riguarda l’estero avete progetti di espansione? Abbiamo effettuato i primi opening a fine 2014: avevamo già un negozio a Malta e poi abbiamo aperto in Belgio, Romania e Portogallo. A fine giugno inaugureremo in Grecia in una location urbana. Una tappa importante è stata quella del Franchise Expo Paris dello scorso marzo: abbiamo partecipato e registrato numerose richieste soprattutto per la Russa e i Paesi del Golfo.
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Analisi mercato «Obiettivo, consolidare la presenza retail» FABRIZIO FESTA, responsabile sviluppo di Bottega Verde Quanto vale in Italia il vostro segmento di mercato? Il nostro segmento di mercato, inteso come la vendita di prodotti cosmetici a matrice naturale, vale all’incirca 400 milioni di euro e rappresenta uno dei segmenti in maggiore crescita. Di quanti punti vendita si compone ad oggi la vostra rete in Italia? Quanti sono i negozi diretti e quanti quelli in franchising? La catena Bottega Verde conta ad oggi 411 negozi di cui 200 sono in gestione diretta, mentre i restanti sono in affiliazione. Quali sono i vostri obiettivi di sviluppo retail nel 2015? Quanto siete cresciuti nel 2014? L’obiettivo per quest’anno è di consolidare la nostra presenza retail andando a occupare le location, ormai poche, dove non siamo ancora presenti, come ad esempio i centri commerciali "I due Mari "di Maida (CZ), "I laghi" ad Erba (CO) e "Al Battente" di Ascoli. Anche l’anno scorso abbiamo perseguito questa mission che ci ha portato ad aprire oltre 30 negozi. Qual è stata la singola apertura più interessante dell’ultimo peridio? Il negozio che nel 2014 ci ha dato maggiori soddisfazioni, ovviamente tra le nuove aperture, è quello situato all'interno della galleria commerciale della Stazione Centrale di Napoli. Si tratta di un shop in gestione diretta che conferma la bontà delle sinergie tra retail e travel, sfruttando inoltre il vantaggio di avere un grande bacino d'utenza cittadino in prossimità della location. Quali sono state le vostre performance di vendite nel 2014? Quali gli obiettivi nel 2015? Il sell-out di Bottega Verde nel 2014 supera i 150 milioni di euro al pubblico, con una crescita positiva rispetto all’anno precedente che ci vede in controtendenza rispetto a un mercato globale del cosmetico in leggera flessione. L'obiettivo per il
abbastanza definito e statico nel comparto profumeria; più recente è l’affermazione nel settore make up dell’insegna KIKO, con un’espansione di rara forza ed efficacia cui si sono affiancati, come è naturale che sia, competitor con fortune alterne e comunque al momento non in grado di insidiare il player di riferimento». Così come per altri settori, in cui il volano rappresentato dall’avvento dei centri commerciali ha ridefinito in pochi anni le gerarchie nella distri-
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2015 è consolidare le nostre leadership sia merceologiche sia di catena: i prodotti di trattamento, le linee profumate e i solari sono le categorie dove si concentreranno i lanci più importanti e la cui eccellenza ci viene riconosciuta da una clientela molto fedele e in aumento. Complessivamente presidiate sia il canale dei centri commerciali sia quello urbano sia quello del travel retail (aeroporti e stazioni ferroviarie). Quali sono le vostre strategie di sviluppo soprattutto in quello degli shopping mall e del travel retail? Attualmente siamo presenti in quasi tutti gli scenari commerciali della distribuzione moderna e ovviamente intendiamo proseguire lo sviluppo implementando la presenza dei negozi Bottega Verde nei medesimi canali di distribuzione. Nel futuro prossimo la nostra attenzione sarà posta in maniera equivalente sia sulle aperture di nuovi centri commerciali sia sulla possibilità di inserire il nostro brand in gallerie già aperte nelle quali non siamo ancora presenti. Tale strategia passa attraverso la valutazione delle opportunità immobiliari che si rendono disponibili anche in un'ottica di riposizionamento dei negozi esistenti per migliorare la qualità complessiva sia dei risultati di vendita sia dell'immagine della nostra rete. A tal fine, nel corso del 2014 abbiamo lanciato un nuovo format architettonico, legato al concetto di Natura Italiana, che rende i negozi Bottega Verde ancora più accoglienti e funzionali per la clientela, anche grazie all'utilizzo di nuovi materiali e al miglioramento del visual merchandising (vedi foto). Per quanto riguarda l’estero, avete progetti di espansione? I progetti di espansione Bottega Verde si rivolgono principalmente ai mercati con forti economie dell’area Medio Orientale e Far East. In queste aree sono già state avviate importanti partnership di lungo termine che porteranno all’apertura di diversi punti di vendita durante il 2015.
buzione (profumeria, ottica e oreficeria fra tutti) l’effetto combinato del prepotente ingresso dei fondi e della concentrazione dei grandi numeri su un limitato numero di player ha determinato una certa omologazione dell’offerta: «i format tendono ad assomigliarsi e le differenze di performance si riferiscono prevalentemente alla location e alle relative potenzialità piuttosto che al dinamismo commerciale degli attori, la cui affermazione più o meno efficace continua a far
leva sulla forza contrattuale nei rapporti con le grandi marche produttrici – continua Greco – Su questo scenario irrompe il fenomeno KIKO che ha determinato una scossa a un settore fin lì piuttosto statico. Negli ultimi 2/3 anni è difficile osservare delle reali novità che escano dalla fase di start up con effettive potenzialità per sviluppare numeri rilevanti (si pensi ai format di profumi ed essenze non legati alle grandi marche, il cosiddetto “profumo bianco”) anche
se sono molti gli addetti ai lavori a ritenere che i consumatori potrebbero essere molto recettivi rispetto a format che possano in qualche modo “svecchiare” il settore e reinterpretare la relazione con il cliente». Sul panel considerato (vedi tabella 1), si segnalano le tre insegne che, nei rispettivi settori, si aggiudicano il primato: Profumerie Douglas con 65 punti vendita; Bottega Verde con 105 location; KIKO Make up Milano con 135 negozi. Da evidenziare anche il “peso” delle due insegne appartenenti a LLG Leading Luxury Group, Profumerie Limoni e La Gardenia, che sommate all’interno del campione di WR Consulting contano 88 monomarca. Guardando invece ai fatturati medi (vedi tabella 2), nei settori Profumeria e cosmetica naturale i dati risultano più omogenei tra i vari player e «le differenze in termini di performance, come si diceva prima, attengono prevalentemente alla location e quindi al mercato potenziale effettivamente disponibile; nel settore Make up – conclude Greco – è sicuramente molto marcata la distanza tra il leader e i follower».
Case history: La Gardenia - Limoni Nata nel dicembre del 2013, LLG Leading Luxury Group, la service company del fondo Orlando Italy che gestisce e coordina le attivitĂ commerciali, di comunicazione e di pianificazione strategica di Limoni S.p.A. e La Gardenia Beauty S.p.A., ha sviluppato per le due insegne una strategia comune volta a rafforzarne il posizionamento selettivo e il ruolo di partner principale dei marchi del Beauty Luxury. A poco piĂš di anno dalla nascita di LLG Leading Luxury Group, il Gruppo ha reso noto i risultati del 2014, raggiunti in seguito alla ristrutturazione finanziaria e agli investimenti profusi nel riposizionamento delle insegne e dei negozi. Tali strategie, per quanto riguarda Limoni (380 negozi), si sono tradotte in 128 negozi riposizionati a fronte di un investimento di 15 milioni di euro “orientati alla creazione di ambienti ricercati e a un assortimento di eccellenza che vede protagonisti
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Analisi mercato «NEL PROSSIMO SEMESTRE ALMENO 5 APERTURE IN ITALIA» JÖRG MINGERS, presidente di Douglas Italia Spa Di quanti punti vendita si compone ad oggi la vostra rete in Italia? Abbiamo 123 negozi diretti, su tutto il territorio nazionale. Quali sono i vostri obiettivi di sviluppo retail nel 2015? Nel prossimo semestre prevediamo almeno cinque nuove aperture in Italia. Quali sono state le vostre performance di vendite nel 2014? Quali gli obiettivi nel 2015? Il 2014 ha chiuso con un leggero decremento delle filiali stazionarie (negozi) e un forte incremento dell’ eshop, pari al +90% sull’anno precedente. Per il 2015 si prevede una ripresa delle filiali stazionarie e un forte incremento dell’e-shop, con percentuali superiori al 100% rispetto allo scorso anno. Complessivamente presidiate sia il canale dei centri commerciali sia quello urbano. Quali sono le vostre strategie di sviluppo soprattutto in quello degli shopping mall? Circa il 50% dei nostri punti vendita è collocato nei centri commerciali. Presidi che richiedono un’attenta orchestrazione strategica e operativa. L’offerta merceologica è variamente assortita e la vendita assistita oggi è una com-
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ponente della fase di modernizzazione del sistema di promozione delle vendite da curare con molta attenzione. Avete progetti di espansione nel canale del travel retail (aeroporti e stazioni ferroviarie)? Al momento Douglas non aderisce a progetti di espansione nel canale travel retail. Per quanto riguarda l’estero, quali mercati presidiate, con quanti locali e quali sono i progetti di crescita? I progetti di espansione del mercato estero sono presidiati direttamente dalla casa madre, il presidio del mercato europeo è ampiamente confermato, con le 1.220 filiali, di cui appunto 123 in Italia. No comment sui progetti di espansione.
i marchi del beauty luxury associati a una selezione unica di nuovi prodotti in esclusiva per l’Italia e servizi al cliente personalizzati”, rende
Fabio Pampani
noto l’azienda, mentre per quanto concerne La Gardenia (168 negozi), di cui ricordiamo anche l’acquisizione finalizzata lo scorso dicembre di 27 negozi Beauty Point, si sono declinate in 33 shop rinnovati nello scorso anno. “I risultati in controtendenza del gruppo LLG vedono le vendite di prodotti selettivi in crescita del 2%, un fatturato totale di 356 milioni e un EBITDA di oltre 15 milioni di euro – prosegue LLG – Questo consente al gruppo di avere una quota di mercato del 50% rispetto alle catene e del 21% sul totale mercato”. Guardando al futuro prossimo, invece, LLG Leading Luxury Group ha annunciato l’apertura di ulteriori tre flaghship: uno a Milano e due a Roma. «Con Limoni e La Gardenia – ha specificato Fabio Pampani, amministratore delegato di LLG – siamo giunti al punto di svolta: il piano di ristrutturazione ha superato la sua fase critica e ora possiamo concentrare tutti i nostri sforzi per innovare, creando, non più negozi, ma luoghi di piacere per regalare emozioni. Da tempo infatti abbiamo elevato il concetto di semplice vendita di prodotti coniugandolo parallelamente a una costante e unica offerta di servizi». A. P.
r&f Omichannel retailing
Cresce l’eCommerce “made in Italy”, ma sconta il ritardo Nel 2015 le vendite online nel nostro Paese dovrebbero raggiungere i 15 miliardi di euro, pari a un +15%. E sugli scudi ci sarà il mobile commerce: +68%, a quota 1,8 miliardi di euro. Ma il dato diramato dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano conferma anche il gap verso i principali mercati europei
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I
l bicchiere virtuale dell’eCommerce italiano è pieno a metà. Se da un lato è evidente la crescita a doppia cifra del giro d’affari, dall’altro non regge il passo, in valori assoluti, con i principali mercati europei. E il gap aumenta. A diramare le proiezioni 2015 delle vendite online nel nostro Paese è stato l’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano in occasione delle decima edizione del Netcomm eCommerce Forum, che si è tenuta a Milano lo scorso 21 aprile. I numeri, che abbiamo approfondito in un secondo momento con Riccardo Mangiaracina, responsabile Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano, parlano chiaro: la previsione di crescita delle vendite dai siti italiani per tutto il 2015 si attesta intorno al 15%, per un fatturato stimato superiore ai 15 miliardi di euro. I comparti con le performance migliori rispetto al 2014 saranno l’informatica (+26%), l’abbigliamento (+23%), l’editoria (+21%), il grocery (+22%) e il turismo (+9%). Da sottolineare, il 2014 si è chiuso con le vendite da
smartphone a quota 1,087 miliardi di euro (+78%), mentre nel 2015 si stima un’ulteriore incremento del 68% che porterà il canale vicino a circa 1,8 miliardi. Nel 2015 gli acquisti effettuati tramite smartphone e tablet raggiungeranno quindi il 25% del totale eCommerce. Ma guardando oltre i confini geografici del nostro Paese
si scopre un mercato virtuale di tutt’altre dimensioni e velocità: secondo le ultime stime di Ecommerce Foundation, in tutto il mondo le vendite complessive di beni e servizi online si attesteranno sui 2.100 miliardi di dollari a fine 2015, contro i 1.840 miliardi a fine 2014, ovvero il 5% sul totale complessivo delle vendite retail. Se,
«IL PRIMO PROBLEMA PER I RETAILER È IL DISALLINEAMENTO DI PREZZO TRA ON E OFF LINE» RICCARDO MANGIARACINA, responsabile Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano
poi, si analizza la sola Europa, le previsioni per il 2015 quantificano in 470 miliardi di euro il fatturato complessivo di beni e servizi acquistati tramite eCommerce, con una preponderanza del 54% dei beni rispetto al 46% dei servizi. Nel corso del 2014 i tre Paesi europei in cima alla classifica delle vendite online, che da soli catalizzano il 60% del giro d’affari, sono UK, con 122 miliardi di euro, Germania, con 70 miliardi, e Francia, con 56,8 miliardi. Tra le motivazioni di un ritardo così ampio del nostro mercato rispetto quello dei leader, lo Studio segnala che le imprese italiane che vendono online sono oggi solo il 4% del totale; che l’accesso alla banda larga rimane carente e che le coperture finanziarie per gli investimenti necessari sono ancora un interrogativo non risolto. Ma oltre all’infrastruttura, che non è a livello di nazioni europee digitalmente più sviluppate come appunto
Crescono le vendite online e soprattutto quelle in mobilità. Da parte dei retailer vede un’implementazione delle tecnologie necessarie per rispondere a un cliente sempre più omnicanale? Molti retailer stanno investendo in nuove tecnologie a supporto della multicanalità, ma non tutti con lo stesso passo. Per quanto vedo ci sono settori come l’informatica e l’abbigliamento dove i retailer sono più avanti e altri come il grocery e il fai da te in cui sono in una fase di approccio. L’omnicanalità è una realtà e chi la sta implementando riscontra diversi benefici: il primo è che un cliente che acquista sia sul canale tradizionale sia su quello online è portato a spendere di più, perché aumenta le proprie occasioni di acquisto. Poi un’azienda attiva su tutti i canali acquisisce un patrimonio informativo significativo sulle abitudini, sulle modalità di acquisto e sulle preferenze di un consumatore, con l’opportunità di attuare strategie di marketing più mirate. E quindi di fidelizzare meglio il consumatore… Certamente. Ma credo che la strada sia ancora lunga perché anche i rertailer più evoluti continuano a studiare, a sperimentare e a investire in nuovi percorsi multicanale. Stiamo parlando di qualcosa che non si ferma: è un laboratorio che porta a continui sviluppi. Dal suo punto di vista, un sito di eCommerce è davvero il meccanismo giusto per aggredire l’online per qualsiasi tipo di impresa, indipendentemente dalla propria dimensione, dal fatto che sia un produttore o un retailer o che abbia dei punti vendita propri o in affiliazione, visto anche l’attuale scenario competitivo? L’eCommerce sta diventano un mercato in cui competere è difficile perché bisogna costruire un’esperienza di acquisto all’altezza e saper comunicare altrettanto bene. E questo costa. Inoltre spazio e traffico per tutti probabilmente non ce n’è a sufficienza. Quindi in alcune occasioni, dal mio punto di vista, è meglio utilizzare degli strumenti che già esistono e
che tolgono tante preoccupazioni alle piccole aziende che devono vendere, come i marketplace quali eBay e Amazon, piuttosto che i grandi retailer che si fanno loro stessi veicolo di vendita per i piccoli produttori. L’incremento del mobile commerce rappresenta un altro fattore chiave per lo sviluppo delle vendite online. Quali sono le tipologie di acquisto più frequenti attraverso gli smartphone in primis e i tablet? Il tipo di acquisto più frequente attraverso lo smartphone è quello per cui l’istante in cui l’ordine viene effettuato ha un valore. Per esempio attraverso i siti di vendite private, quali Privalia, Vente Privee, Amazon by Vip e Saldi Privati, che lavorano per campagne con prodotto fashion molto attrattivo per il consumatore, proposto a un prezzo decisamente scontato e con disponibilità di stock limitata. Ecco dunque che essere tra i primi che accedono a queste campagne ha un valore nell’avere la certezza di trovare, ad esempio, la taglia dell’articolo desiderato. L’acquisto in mobilità ha questo come primo ambito di applicazione. Il secondo, invece, si verifica quando il cliente si trova nel punto vendita fisico di un retailer: guarda, studia e prova il prodotto, poi verifica online il prezzo più basso e procede eventualmente alla transazione sul web. Quindi il fenomeno dello showrooming inizia a essere importante… Complessivamente lo smartphone è l’oggetto di maggiore utilità per l’acquisto online in mobilità, mentre il tablet è più visto come il sostituto del PC quando ci si trova a casa. Online vs offline, quali i terreni di scontro e quali i punti di contatto? Soprattutto per alcune merceologiche, come in primis l’elettronica di consumo, il canale tradizionale sta risentendo di una competizione abbastanza elevata, dovuta ai siti pure player che avendo strutture snelle possono essere più aggressivi sul prezzo. Io credo che il fattore competitivo di un retailer tradizionale rispetto a un retailer online resti il punto vendita: il retailer tradizionale illuminato deve giocare la partita anche sul web, non facendo concorrenza sul prezzo ma investendo sulla multicanalità intesa come l’utilizzo congiunto dei due canali. Dando dunque la possibilità al cliente di ordinare online e magari di ritirare nel negozio, di creare in sostanza quelle occasioni di incontro aggiuntive che permettano di fidelizzare il cliente e di dargli un’esperienza di acquisto più appagante. Tutti i percorsi che rendono tale esperienza più appagante fanno sentire il consumatore maggiormente soddisfatto, per cui pochi euro di differenza sul prezzo non sono più, a quel punto, un elemento così determinante. Quali sono, in base al vostro osservatorio, i brand più attivi sul fronte dell’omnicanalità? Le farò un esempio per singolo settore merceologico: nell’abbigliamento sicuramente OVS, nell’abbigliamento sportivo Decatlhon, nell’informatica e nell’elettronica di consumo tra i retailer tradizionali Unieuro, nel grocery Esselunga e nell’arredamento IKEA.
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Omichannel retailing dizionali hanno giocato un ruolo da protagonisti. A dimostrazione, sostiene il manager, la penetrazione di Internet sul totale della nostra popolazione evidenzia un gap con gli altri Paesi meno ampio. Tutto lascia pensare, quindi, che un’accelerazione improvvisa in grado di farci recuperare terreno rispetto ai mercati principali non ci sarà. Per esempio, quello UK è 7-8 volte il nostro ed evidenzia un tasso di crescita che, seppur percentualmente più basso rispetto a quello italiano, esprime valori assoluti molto più alti.
Francia, Germania e Inghilterra; alle difficoltà logistiche nel servire un Paese che ha una particolare conformazione geografica; alla minor propensione da parte degli italiani all’utilizzo di strumenti di pagamento elettronico e alla loro scarsa cultura rispetto all’acquisto a distanza, a cui
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si sommano le problematiche di fiducia; e ancora oltre alla presenza capillare di punti vendita fisici sul nostro territorio, più diffusa che in altri Paesi; la prima ragione a motivare questo ritardo secondo Riccardo Mangiaracina è un’offerta non in linea con quei mercati, laddove i retailer anche tra-
Retailer a velocità variabili Senza aspettarci, dunque, un cambio di passo sostanziale, i segnali (e i numeri) per il comparto italiano delle vendite online sono positivi: ad esempio stanno crescendo i web shopper, a testimonianza che il mercato è pronto, e l’offerta si sta adeguando, in virtù degli sforzi – e degli investimenti – sempre più frequenti da parte dei retailer. In Italia, continua lo studio condotto
dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – Politecnico di Milano, la penetrazione dell’eCommerce sul totale del mercato retail passa dal 3,6 al 4% nell’ultimo anno. E un ruolo chiave ce l’hanno anche settori “emergenti” su questo fronte, come ad esempio l’arredamento, che nel 2015 raggiungerà quota 350 milioni di euro (+75% rispetto al 2014), e il Food&Wine enogastronomico, che sfiorerà i 260 milioni di euro (+30% rispetto allo scorso anno). Gli altri settori faranno registrare: un +26% l’informatica, un +23% l’abbigliamento e un +21% sia l’editoria che il grocery. Seguendo questo trend, nell’anno in corso la vendita dei prodotti dai siti italiani pareggerà quella dei servizi, passando dal 46% al 50 per cento. Turismo e abbigliamento si confermano inoltre i due comparti che spingono maggiormente l'export dell’eCommerce italiano, portandolo a crescere del 18% nel 2015 e a raggiungere una quota superiore ai 3 miliardi di euro. A.P.
r&f Marketing & turismo
Dal settore del turismo segnali di novità nel loyalty marketing F
in dalla sua nascita il Loyalty Marketing ha come parte visibile della sua strategia il programma fedeltà, definibile come una iniziativa di non breve durata che assegna alla clientela, riconosciuta nella sua individualità, un vantaggio collegato alla fruizione ripetuta dei servizi e dei prodotti commercializzati dall’azienda. Alcuni settori, per frequenza di acquisto e tipologie di prodotti venduti, hanno la possibilità di sviluppare una strategia multicanale e di promozione in cui il programma fedeltà è una delle leve disponibili ma da usare in maniera diversa. Uno di questi settori è sicuramente il turismo, che ha molte più difficoltà nel generare fedeltà se non lavorando su una dimensione di coinvolgimento della clientela per fornire un vantaggio differito nel tempo (in ragione di un certo numero di acquisti/soggiorni/voli). Questo deve essere collegato alla capacità dell’infrastruttura tecnologica di riconoscere il cliente a ogni acquisto ma anche a ogni interazione rilevante, ai fini della strategia di relazione che si intende adottare, compreso l’uso dei social network e degli strumenti di mobilità. Il settore del turismo ha avuto sempre strategie di promozione, comunicazione e di ingaggio molto sviluppate e con modalità organizzative aziendali tramite le quali consapevolmente individua e coinvolge la clientela come soggetto di dialogo al quale proporre elementi di offerta differenziati rispetto al resto della clientela. Molti autori ritengono che l’esplosione di comportamenti di acquisto e consumo sempre più personalizzati e imprevedibili abbiano costituito il presupposto per la necessità di ottenere informazioni dirette e
derivanti dal comportamento avuto dal cliente nei confronti del luogo dove viene effettuato il “consumo” di relazione. Per il settore dei viaggi e del turismo le possibilità di crescita e di mantenimento di un solido vantaggio competitivo sono comunemente individuate nella capacità di adeguare i propri cataloghi di mete e viaggi e il contenuto del servizio ai mutamenti delle abitudini di consumo, per rispondere più efficacemente dei concorrenti alla variabilità delle tendenze e degli stili di vita e alle dinamiche interne ai mercati. In questo contesto competitivo la necessità di avere strumenti e strategie rivolte alla conoscenza della propria clientela, non solo per la gestione tipica del servizio di scelta e prenotazione del viaggio/soggiorno e per la fruizione di servizi, ma per soddisfare una clientela sempre più esigente, consegue uno sfruttamento delle informazioni per la definizione di un’offerta commerciale più calibrata. Questa necessità di informazione puntuale costituisce il nuovo paradigma di riferimento del marketing del settore dei viaggi e del turismo. L’azienda francese Club Méditerranée (anche solo “Club Med”) ha un programma fedeltà denominato “Club Med Great Member Program”. L’iscrizione a tale programma è automatica e gratuita soggiornando in uno dei resort “Club Med” e a seguito dell’iscrizione viene inviata presso il domicilio una tessera intestata, che permette di cumulare punti per i successivi tre anni dalla data di attivazione delle stessa. Si noti che i punti vengono accreditati il giorno seguente il rientro dalla vacanza e l’accumulo è legato alle notti trascorse nel resort o alla spesa effettuata per l’acquisto dei
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Marketing & turismo rist Adventure, In-Hotel Dinner, Romantic Escape. Degni di segnalazione anche i programmi fedeltà Iberostar, NH Hotel e Best Western che testimoniano la complessità della strategia di fidelizzazione delle catene alberghiere. Mentre gli operatori internazionali hanno una consolidata gestione della clientela, anche in ot-
viaggi nei Club Med. A seconda della soglia punti raggiunta vengono distinti tre status, Turquoise (primo step), Silver e Gold, e l’adesione al programma dà diritto a vantaggi e sconti, che variano in base allo status al quale si appartiene. La catena alberghiera francese Accorhotels ha da tempo attivo un programma fedeltà chiamato Le Club Accorhotels. La chiave di accesso al programma è la carta fedeltà, gratuita, strettamente personale e valida a vita, che può essere richiesta sia compilando il modulo d’adesione in Internet, sia in uno dei 2.700 hotel presenti in 93 paesi. Anche questo programma prevede diversi livelli che sono determinati dall'attività del cliente nell’arco dei 365 giorni dalla data di attivazione, in base al numero di notti trascorse negli hotel Accor aderenti e al numero di punti guadagnati. Sulla stessa strada si muove la catena Hilton con il programma fedeltà Hilton HHonors, che prevede anch’esso l’emissione di una carta fedeltà gratuita e strettamente personale. Hilton HHonors include quattro diversi livelli, determinati dalla frequenza dei soggiorni effettuati, e comprende tre livelli VIP. È molto ampia la presenza di partner per un comarketing utile a chi viaggia spesso. Molto utilizzata, invece, la leva promozionale nel programma fedeltà IHG Rewards, con offerte, che varia-
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no periodicamente e gli hotel con soggiorno in promozione sempre differenti, dedicate ai soci IHG Rewards Club: 30% o più di sconto per i soci che prenotano con 21 giorni di anticipo oppure 1.000 punti bonus per riscattare una Reward Night, un volo o un noleggio auto oppure 4 notti al prezzo di 3 (Offerta valida prenotando entro il 13 agosto per soggiorni fino al 4 settembre 2015) oppure anche pacchetti di soggiorno a tema: Special Occasion, Pizza Delivery, Premiere Movie, Tou-
tica di raggiungimento di una fedeltà che premi i migliori clienti, quale è la situazione degli alberghi e dei tour operator? Guardando ai maggiori tour operator italiani solo Blu Serena e Alpitour hanno avuto o hanno attivi programmi fedeltà, mentre nulla è rilevabile per le catene alberghiere italiane. Alpitour ha una piattaforma MyAlpitour che consente al cliente un accesso via web ai servizi e alla prenotazione di viaggi vacanze nei suoi numerosi villaggi e per i molti marchi gestiti mentre
Bluserena con il Club BluserenaPiù ha attiva una carta fedeltà gratuita con punti cumulati in base alla durata del soggiorno. La raccolta punti Bluserena permette di accedere a diversi livelli: Welcome (5 punti), Silver (10 punti), Golden (20 punti), Platinum (35 punti), Platinum Plus (45 punti) o Diamond (100 punti) e
con il riscatto dei punti è possibile ottenere vantaggi e sconti presso i resort del Gruppo. Si può affermare che per gli operatori italiani si tratta di recuperare una competenza di strategia relazionale in un’ottica di lungo periodo, che tenga conto dei diversi bisogni e soprattutto del diverso valore economico di ciascun cliente. Una strategia relazionale che deve avere come obiettivo la generazione di valore competitivo e l’incremento della profittabilità di impresa attraverso la conoscenza del cliente, il perseguimento della sua soddisfazione e, di conseguenza, la sua fidelizzazione di lungo periodo. Il loyalty marketing deve diventare, anche nelle imprese italiane del turismo, un processo manageriale di identificazione, mantenimento e crescita della quota di spesa dei migliori clienti, attraverso la gestione di una relazione, tipicamente sostenuta dei programmi fedeltà. Antonio Votino
r&f Retail management specialist
Promozioni commerciali, Fidelizzazione e CRM D a queste stesse pagine abbiamo passato in rapida rassegna gli elementi principali che caratterizzano le Promozioni commerciali. Cosa sono, con quali scopi vengono attuate, gli obiettivi / risultati da perseguire, come vengono comunicate, con quali strumenti, le tipologie prevalenti, il periodo promozionale, i costi. In questo numero spostiamo il focus sulle utilità da perseguire attraverso l’attività promozionale. Quest’ultima può essere considerata un valido strumento per osservare il cliente e targettizzarlo e per attivare/consolidare una relazione con esso. Qualora si voglia utilizzare le promozioni come strumento di osservazione del cliente, questa ipotesi è fortemente consigliata, le attività devono essere sempre contraddistinte da un rapporto a due vie. Ad esso viene offerto un beneficio (uno sconto, un omaggio, un vantaggio, etc.) ma ad esso deve essere richiesta una contropartita in termini di informazioni. Principalmente è utile raccogliere l’anagrafica, a cui può e deve essere aggiunta la raccolta di ulteriori dati inerenti il comportamento d’acquisto. La prima servirà ad ottenere i contatti utili per poter raggiungere l’utente attraverso e-mailing o altri strumenti di comunicazione o direct marketing. In questa fase sarà impor-
tante raccogliere le informazioni in ottemperanza alla legge sulla privacy, che il cliente dovrà certamente sottoscrivere, così come l’autorizzazione alla ricezione dei materiali di comunicazione. Le informazioni ulteriori serviranno per la profilazione dell’utenza e a comprendere il livello di soddisfazione espresso. Accade, talvolta, di sottovalutare la conoscenza di quest’ultima, credendo di averne già una percezione chiara. Al contrario è davvero importante raccogliere il maggior numero di dati ed enuclearne il profilo prevalente e i profili secondari. Innan-
zitutto per verificare che ci sia identità tra chi pensiamo sia il nostro utente e chi è in realtà, poi per riflettere sulle attività utili ad agganciare anche i target secondari. Le informazioni relative alla soddisfazione del cliente saranno poi indispensabili a gestire i processi di miglioramento dell’organizzazione della rete. Attraverso semplici strumenti di analisi statistica, possono essere messi in relazione gli elementi sociali, di reddito, di costumi dei clienti reali, con gli acquisti effettuati presso la catena e da qui, analisi di prospezione possono essere messe in atto per mi-
gliorare le performance sugli stessi e sui clienti potenziali. Altrettanto interessante è lo studio del comportamento d’acquisto. Dai dati raccolti, utili verifiche possono essere svolte sulla coerenza dell’assortimento, della funzione d’uso del prodotto, sulla sensibilità al prezzo, solo per citarne alcune. Osservazioni possono essere effettuate anche sulla frequenza alla visita nello store, sul percepito del brand, sulla coerenza prezzo/servizio. Una grande mole di dati portano a un importante lavoro di catalogazione e di interpretazione, in cambio si ottiene una più facile interpretazione del mercato e una ap-
profondita conoscenza del target. Lo strumento promozionale più adatto a generare un’ampia raccolta dati/informazioni è quello delle attività di loyalty. Concretamente, quelle campagne volte alla fidelizzazione e alla reiterazione della visita e dell’acquisto. In questi casi, attraverso una carta di fedeltà nominale, è possibile raccogliere tutti i dati necessari. La fidelity card rappresenta, allo stesso tempo, anche lo strumento principe del cosiddetto CRM (Customer Relationship Management), la gestione del rapporto con il cliente. La relazione catena-cliente è sempre più rilevante in un contesto come quello attuale, caratterizzato da grande offerta sul mercato ed elevato tasso di infedeltà/volatilità dell’utente. Da qui l’importanza di investire risorse crescenti, oltre che nelle promozioni in sé, anche nella gestione delle informazioni e nella gestione del rapporto con la clientela. Investimenti che promettono un ottimo ritorno economico e un ricco patrimonio di conoscenze. Antonio Bisci CEO Moresco Consulting antonio.bisci@moresco-consulting.eu
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r&f Mystery food
Mercato Metropolitano: street food a volontà D
urante il Salone del mobile, c'è il Fuorisalone. Durante Expo, quindi, non poteva mancare a Milano una sorta di “fuoriExpo”. Tutta la zona dei navigli è particolarmente vocata a tali eventi, ma di fianco alla stazione di Porta Genova, in quelli che un tempo erano vecchi depositi delle ferrovie, è stato creato un temporary d'eccezione, che affiancherà l'Esposizione universale per tutta la durata e forse anche oltre: il Mercato Metropolitano di Porta Genova. Lo spazio comprende sia una parte all'aperto con tavoli per mangiare e un piccolo mercato di frutta e verdura, sia una parte interna dedicata allo street food, in cui attraverso un lungo corridoio si alternano piccoli corner del food e del beverage sul lato destro, e di fronte lungo il lato sinistro altre sedute per i clienti. La maggior parte dei corner sono gestiti da brand già attivi nella ristorazione. E si spazia da pane, pizza e panini, alla carne, gli hamburger, la pasta fresca, le piadine, il pesce, le ostriche, i dolci, i salumi LA MACELLERIA DI JOE CIPOLLA - MILANO
SERVIZIO Velocità Cortesia Professionalità
LAYOUT Aspetto esterno Originalità design Comfort
PRODOTTO Assortimento Presentazione
VALUTAZIONI GENERALI Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location Innovatività
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Legenda: ´= migliorabile; ´´= sufficiente; ´´´= apprezzabile; ´´´´= molto buono; ´´´´´= ottimo
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e i formaggi, oltre naturalmente alla birra e ai vini. Al termine di questo lungo e invitante corridoio, c'è un mercato coperto dove acquistare prodotti freschi e non solo. La nostra scelta è ricaduta su La macelleria di Joe Cipolla, gestita da Joe Cipolla, uno dei quattro marchi del Gruppo Seven insieme a Seven steak and wine, Zio Pesce officina di mare e Drogheria Milanese con servizio di cucina. Ed essendo immersi nello street food, non potevamo esimerci dall'ordinare un hamburger con patatine. Per fortuna al nostro arrivo il Mercato non era ancora pieno, e abbiamo ordinato senza fare fila. Ci hanno consegnato lo scontrino con il nostro numero di prenotazione. La spesa è stata di 11,50 euro così suddivisi: 7,50 euro per l'hamburger, composto da carne, pomodoro, insalata e salsa; un cestello di patatine fritte a lamelle a 3,00 euro e 1,00 euro per una bottiglietta di acqua gasata. Nell'attesa ci siamo seduti a un tavolo “sociale” (come tutti gli altri del resto) vicino ad altre persone, con le patatine e l'acqua, che ci sono state consegnate subito. Il servizio, anche se davanti a noi c'erano diversi numeri in attesa, è stato piuttosto veloce.
I ragazzi dietro al bancone si sono dimostrati rapidi e professionali, e a disposizione dei clienti c'era anche un bel cesto pieno di salse monodose da cui attingere senza sovrapprezzo. Ma veniamo al piatto forte, l'hamburger. Pane morbido, cottura perfetta della carne (secondo il nostro personalissimo parere), anche se in realtà non ci è stata chiesta alcuna preferenza in merito, ma forse il fatto che vengano utilizzati piastre e forni scaldati con fuoco di brace, è di per sé garanzia di una cottura adeguata. Insalata e pomodoro non necessitano commenti. La salsa, non conosciamo gli ingredienti, ma era particolarmente saporita e si sposava molto bene con il panino. Le patatine, molto croccanti, le abbiamo accompagnate a una monodose di maionese, e appena terminato di mangiare, tempo di bere due sorsi d'acqua, un ragazzo dello staff del Mercato ci aveva già liberato il tavolo.
Conclusioni Un mangiare di strada, semplice, senza fronzoli, ma come deve essere: veloce e gustoso. Questo metodo di servizio si ripete più o meno per tutti i corner e, oltretutto, per alcuni, come La macelleria di Joe Cipolla, si può anche acquistare carne cruda da portar via. Insomma, un mercato così, potrebbe quasi diventare qualcosa più di un temporary! S. M.
r&f Newstech&arredo AL VIA LA PARTNERSHIP TRA LA VETRINA BOUTIQUE HONEYWELL E MICROSOFT DI GRANAROLO, BY EPTA
«Lavorando con Microsoft all’integrazione di Windows Embedded 8.1 per il nostro ultimo dispositivo rugged, e con la possibilità di aggiornamento a Windows 10 in futuro, consentiamo alle aziende di proteggere il loro investimento e di massimizzare le performance della piattaforma, inoltre, le aiutiamo a svolgere operazioni in am-
bienti diversi». Con tali parole Taylor Smith, general manager of mobility di Honeywell Scanning & Mobility, ha commentato la partnership con Microsoft per dotare del sistema operativo Windows Embedded 8.1 Handheld il nuovo computer mobile Dolphin 75e. Sfruttando le caratteristiche delle nuova piattaforma, le aziende che operano in settori quali manufacturing, retail, trasporti e logistica possono migliorare la sicurezza, la user experience e semplificare la gestione dei dispositivi mobile. Insieme, Honeywell e Microsoft forniranno un percorso di formazione e assicureranno assistenza per il nuovo dispositivo, basato ora sul sistema operativo Windows Embedded 8.1 con la possibilità di aggiornalo a Windows 10 in futuro. L’introduzione del prodotto avverrà nel corso di una serie di roadshow in programma per tutto il 2015.
NATURASÌ: DIMEZZATE LE DIFFERENZE INVENTARIALI CON CHECKPOINT SYSTEMS In virtù dell’accordo stretto tra NaturaSì e Checkpoint Systems le differenze inventariali per la catena di supermercati specializzata nei prodotti alimentari biologici e naturali sono calate del 50 per cento. Partendo dai dati sugli ammanchi di NaturaSì, Checkpoint Systems ha pianificato e di conseguenza ha lanciato una serie di test tra giugno e dicembre 2014 che hanno interessato un punto vendita campione. Il retailer ha quindi installato antenne antitaccheggio EVOLVE P10 e P20 e applicato “in-store” etichette antitaccheggio con elevate performance EP2933 ed EP3710 per la protezione di piccoli prodotti del reparto cosmesi ed erboristico e la FOOD 4210 per la protezione di prodotti freschi. «È stato registrato un calo delle differenze inventariali pari al 50% (dato riferito a Gennaio 2015). A beneficiare maggiormente del programma sono stati i prodotti food freschi e l’erboristeria», spiega Domenico Mosca, responsabile acquisti No Trade di NaturaSì. Infine, il risultato di questa collaborazione sta spingendo altri affiliati e brand del Gruppo a porre una maggiore attenzione sulla riduzione delle differenze inventariali attraverso l’applicazione di strumenti antitaccheggio sul punto vendita.
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Negli spazi di EXPO 2015, all’interno del Padiglione Italia, la collaborazione tra Granarolo ed Epta ha portato alla nascita di vetrine boutique con la mission di comunicare la milk experience attraverso il coinvolgimento lungo un itinerario esperienziale. In dettaglio, la soluzione “Boutique” propone una nuova modalità di esposizione e vendita dei vasetti singoli di yogurt, che vengono posizionati orizzontalmente all’interno di speciali dispenser, personalizzabili nel colore e nelle dimensioni e in grado di presentare oltre 250 articoli contemporaneamente. La seconda soluzione che Epta ha studiato ad hoc per Granarolo è un banco che riunisce, nel medesimo spazio espositivo, la vendita di prodotti freschi e surgelati. Il consumatore può scegliere tra un’ampia gamma di abbinamenti, che comprende dai piatti pronti, alle insalate e ai tramezzini fino al gelato fresco e allo yogurt.
COSTA GROUP: NUOVO FORMAT PER SAPORI&DINTORNI
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iazza del Campo, a Siena, è la location del nuovo format “Sapori & Dintorni” inaugurato da Conad del Tirreno. La progettazione, che ha avuto lo scopo di rendere il prodotto protagonista indiscusso, è stata realizzata da Costa Group. «Il 70% delle referenze presenti appartengono all’area senese e limitrofa – spiega Fiorella Bianchi, direttore generale di Conad del Tirreno – È un modo per rendere onore a questa terra, alla sua cultura e artigianalità. È la prima volta che proponiamo un assortimento di generi esclusivamente alimentari e questa apertura rappresenta anche per noi una sfida». Il nuovo store commercializza quindi dalla bistecca di razza Chianina ai salumi di cinta senese, dal formaggio marzolino al cacio di Pienza e alla ricotta di pura pecora. Per arrivare ai ricciarelli, tipici della tradizione di Siena, alle farine, e alle confetture biologiche. Una zona panificio, che sforna a tutte le ore del giorno, una gastronomia, un’area ortofrutta, carne a libero servizio e una selezione di drogheria alimentare e bevande sono i principali reparti in cui è suddiviso lo spazio. Ognuno caratterizzato da un’ambientazione specifica. Non manca poi una cantina, dove sono esposte oltre 150 etichette rappresentative delle zone locali. Inoltre l’Angolo del Gusto permette di assaggiare i prodotti in vendita, cucinati sul momento: una sorta di “officina” dove la preparazione dei piatti avviene sotto gli occhi del cliente.
FERRARI STORE: ROADHOUSE GRILL: ENTERTAINMENT RAMPANTE “LA COMANDA” SI FA VIA APP Uno spazio concepito non solo come destinazione dello shopping, ma anche come luogo di intrattenimento. Il tutto su una superficie di 750 mq sviluppati su tre livelli. Parliamo del nuovo Ferrari Store in via Berchet a Milano, ideato dallo studio dell’architetto Massimo Iosa Ghini. Guardando alla gestione degli spazi, al piano -1 i visitatori possono vivere l’emozione della pista sedendo all’interno di quattro vetture simili alle monoposto. Le collezioni uomo sono ospitate al piano terra, dove un video wall di 13 mq interagisce con i clienti grazie al sistema kinect: lo schermo rileva gli spostamenti delle persone e cambia i suoi contenuti audio e video in base a ciò che i clienti comandano con il movimento del corpo. Sempre al piano terra si trova la Collezione Pr1ma. Al primo piano ci si addentra invece nel mondo dedicato alla donna Ferrari, dove le collezioni di abbigliamento e accessori Fan e Lifestyle affiancano pareti dedicate ai Memorabilia. L’apertura di questo store nasce dalla volontà di Ferrari di espandere il proprio retail network, che ad oggi conta 30 negozi in 14 paesi.
SPOTIFY FA COLAZIONE DA STARBUCKS La guerra digitale della musica in streaming continua. L’ultima mossa in ordine di tempo vede protagonista la nota applicazione Spotify, che ha siglato un accordo con il colosso della caffetterie Starbucks. Tale accordo, che avrebbe giocato d’anticipo sulle strategie di Apple, prevede la diffusione di musica nei migliaia di locali Starbucks in America e abbonamenti premium per 150mila dipendenti della catena, nonché incentivi per i clienti. Inoltre l’abbonamento a Spotify per i fan di Starbucks rientra nel programma loyalty dell’insegna. L’obiettivo di Spotify è quello di incrementare gli abbonamenti e, nelle prime settimane dall’avvio del servizio, i dati gli darebbero ragione. Ora, sostengono i rumors, si attende l’arrivo sul mercato di un servizio analogo sulla piattaforma di iTunes. Che il concerto, anche a Cupertino, abbia dunque inizio.
Forte di 100mila download, la APP di Roadhouse Grill si arricchisce con nuovi servizi. Oltre all’area fidelity, infatti, ora è possibile anche effettuare l’ordinazione take away. Questa sezione permette di ordinare e pagare on line scegliendo il ristorante e l’ora di ritiro, evitando code e tempi di attesa. Direttamente dal proprio smartphone si interagisce con il griglista del locale preferito, potendo attingere da un menu che include tutte le pietanze “classiche” e le promo aggiornate in tempo reale. L’ordine take away si chiude in 5 minuti, indicando alla fine la modalità di pagamento con carta di credito o con PayPal, avendo l’opzione di scontare o azzerare l’importo dovuto con il credito accumulato sulla Roadhouse Grill Card. Oltre a queste opzioni, l’APP offre ulteriori funzioni come la geolocalizzazione dei ristoranti, una sezione con le attività promozionali, un menu arricchito di foto, l’indicazione del taglio anatomico con raffigurazione grafica per i piatti di carne, fino all’area social. Al momento sono 60 i ristoranti Roadhouse Grill in Italia.
IMOON A EXPO 2015 ILLUMINA IL SUPERMERCATO DEL FUTURO
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ra gli spazi più interessanti di Expo bisogna menzionare l’avveniristico supermercato del futuro, situato all’interno del Future Food District e ideato da Carlo Ratti (Direttore del MIT Senseable City Lab di Boston) insieme a Coop, Official Food Distribution Partner. Lo spazio si sviluppa su 2.500 mq e racconta come le tecnologie di ultima generazione cambieranno le interazioni tra consumatori, prodotti e produttori. Imoon, in collaborazione con INRES, ha individuato le soluzioni di illuminazione degli spazi. Efficienza energetica ed eco-sostenibilità hanno fatto da filo conduttore al progetto in linea con il tema di Expo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita"; la scelta è ricaduta infatti sulla tecnologia LED che offre un minimo impatto ambientale e un maggior risparmio energetico. Per l’illuminazione generale del supermercato è stato utilizzato il VENERE PRO P, proiettore LED, posto a 12 metri di altezza, in grado di fornire un’illuminazione di 700 lx nelle zone di passaggio; i piani espositivi vengono invece illuminati con eco barre led ad alta tecnologia celate all’interno di vele, integrate nell’architettura, che rendono minimo l’impatto visivo degli apparecchi. Le plafoniere MIA, sull’area casse, e i proiettori KRONOS, sulla libreria, completano il progetto dell’area supermercato. Un ulteriore valore aggiunto viene apportato dalla tecnologia DALI (un sistema di regolazione sviluppato ad hoc permette di programmare l’intensità di luce desiderata), grazie alla quale è possibile creare scenari ed effetti predefiniti generando, oltre all’illuminazione desiderata, un maggiore risparmio energetico.
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r&f International GOOGLE SFIDA AMAZON ED EBAY CON IL “BUY BUTTON” Un negozio virtuale alimentato dal motore di ricerca più frequentato del web, Google, che ben presto potrebbe entrare in rotta di collisione con Amazon ed eBay. Secondo quanto riportato nelle settimane scorse dal The Wall Street Journal, il “buy button” di Google sarebbe disponibile nel breve termine per i dispositivi mobile negli Usa. In particolare il nuovo tasto per gli acquisti dovrebbe comparire assieme ai risultati delle ricerche sponsorizzate, suggerite a pagamento da Google, in testa alla pagina e sotto l’etichetta Shop on Google. Il buy button non dovrebbe invece apparire in presenza di risultati senza inserzioni a pagamento. Dopo aver cliccato sul tasto per comprare, l’utente verrebbe trasferito a un’altra pagina di Google dove potrà scegliere misure, taglie, colori e quantità, completando l’acquisto. La vendita sarà però fatta da parti terze e non da Big G.
MANGO ABBANDONA L'AUSTRALIA Momenti difficili per il retailer catalano. Il brand del fashion con oltre 13.400 dipendenti, 1.800 dei quali impiegati presso l’Hangar Design Centre e la sede centrale di Palau Solità i Plegamans (Barcellona), prosegue nel piano di ristrutturazione e, questa volta, dice addio all’Australia, dove chiuderà i sette store aperti nel Paese dal 2002. La notizia arriva dopo la decisione (sempre a seguito del piano di ristrutturazione), di abbandonare altri mercati: nel 2014, infatti, il brand ha lasciato il Brasile, la Bulgaria, la Slovenia e il Montenegro. «I punti vendita Mango in Australia sono di medie dimensioni e sono controllati da partner locali, dato che contrasta con la nostra nuova strategia retail. Per questo, siamo pronti a ritirare il brand dal Paese, per tornarci in futuro con un nuovo approccio», ha dichiarato il management del gruppo in un’intervista a un giornale spagnolo.
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duty free world
by James Ross - London
A new normal La nuova normalità Fast growth is not always the best way of building a business, or business channel. Rapid change can lead to a loss of focus – and also instil a blasé attitude so that when things eventually go wrong, as they inevitably do, it takes too long to right them. In the case of the duty free and travel retail industry, its recent high growth rates have, in most regional cases, been better than in local retail markets. This has prompted many brands to peer jealously at the channel and consider entering it. However, that high growth is now easing off. At last month’s TFWA Asia exhibition in Singapore, the latest data from Sweden’s Generation Research – albeit preliminary – put the duty free channel’s sales value at $62.7bn, a +4.3% increase on 2013’s $60bn. This was significantly below growth in 2013 of +7.5%. Furthermore, a breakdown of 2014 into its half-year components shows that the first half was fairly resilient at +6.3%, though still trailing 2013 as a whole. Meanwhile second half growth shifted down a couple of gears to only +2.2%. The feeling within the industry is that with the Chinese market now much more subdued in terms of its GDP outlook quarter after quarter – the travel retail market is in a ‘new normal’ phase where it will not be experiencing the ‘wow’ rates of the recent past. But Chinese outbound travel continues to increase – and Chinese nationals continue to be the sales drivers in many locations. The difference is that their per-head spending is now coming down due to the slowing market and a government crackdown on lavish spending. This should not be a big concern for the industry. This market remains strong on paper and will still make a key contribution to the duty free industry. But retailers must accept that the Chinese wave is not as big as before and their spending is normalising in line with that. This augurs for slower growth, but probably a more stable market.
Una crescita veloce non è sempre il modo migliore per costruire un business, o un canale commerciale. Un rapido cambiamento può essere fonte di perdita degli obiettivi, portando quell'atteggiamento blasé che, qualora le cose dovessero andare male, difficilmente si riuscirebbe a raddrizzare. Nel caso dell'industria del duty free e travel retail, i recenti livelli di crescita registrati nella maggior parte delle regioni sono stati migliori rispetto ai locali mercati al dettaglio. Ciò ha spinto molti brand a scrutare gelosamente il mercato e cercare di entrarci. Tuttavia, questa crescita sta rallentando la propria corsa. All'ultima TFWA exibition di Singapore, i recenti dati – anche se preliminari – della svedese Generation Research, mettono l'asticella del valore delle vendite del canale duty free a 62,7 miliardi di dollari, con una crescita del 4,3% rispetto ai 60 miliardi di dollari del 2013. Quindi una crescita nettamente inferiore rispetto al 7,5% del 2013 sull'anno precedente. Inoltre, suddividendo il 2014 in due semestri, si nota che il primo ha retto abbastanza, con una crescita del 6,6%, anche se comunque inferiore al 2013. Invece, il secondo semestre ha scalato un paio di marce, rallentando a un + 2,2 per cento. La sensazione percepita è che con il mercato cinese più sottotono, con un Pil in continuo calo, il settore travel retail stia vivendo una nuova fase di normalità, in cui non si verificano più gli incrementi da effetto 'wow' del recente passato. Ma i viaggi all'estero dei cinesi continuano a crescere, e i cittadini cinesi continuano a guidare le vendite in molte località. La differenza è che la loro spesa pro capite sta calando a causa del rallentamento del mercato e una stretta del governo sulle spese eccessive. Tutto questo non dovrebbe rappresentare motivo di grande preoccupazione per il settore. Il mercato sulla carta rimane forte, e darà ancora un importante contributo all'industria del duty free. Ma i retailer devono accettare il fatto che l'ondata cinese non è più grande come prima e che la loro spesa si sta normalizzando. Questo potrebbe tuttavia essere funzionale a una crescita più lenta, ma anche a un mercato più stabile.
AMOREPACIFIC ALLA CONQUISTA DELLA CINA
H&M BATTE SE STESSO Per la terza volta in tre anni, il brand svedese di fast fashion supera se stesso aprendo il negozio più grande. La location è sempre New York, ma questa volta si parla di circa 3.300 mq a Herald Square, di fronte all'imbattibile Macy's (oltre 200mila mq). In precedenza, vicino alla Fifth Avenue erano stati inaugurati 2.200 mq, mentre nel 2012, il record apparteneva allo store di Times Square. La corsa a costruire negozi sempre più grandi potrebbe sembrare fuori luogo nell'epoca di internet, ma in realtà, secondo alcuni retailer è che le dimensioni permettano un effetto scenografico tale da attirare i clienti. «Bisogna stupire i clienti mostrando come sono i prodotti realmente – ha spiegato Daniel Kulle, presidente H&M North America – Le persone sono sociali, e se hanno la giusta ambientazione, vogliono vedere, sentire e toccare».
L’azienda sudcoreana di skincare AmorePacific cui fanno capo, tra gli altri, i brand Lolita Lempicka, Laneige, Sulwhasoo ed Etude, aprirà 300 punti vendita in Cina nel 2015, che si andranno ad aggiungere ai 2.335 store del gruppo già presenti nel Paese del Dragone. L’azienda asiatica attualmente controlla il 2,1% del mercato skincare e vorrebbe quest’anno segnare un incremento del 30 per cento. Malgrado la ferrea competizione delle aziende locali cinesi e delle multinazionali come Procter & Gamble e L’Oréal, AmorePacific è la più grande impresa sudcoreana presente nell’ex Celeste Impero, e nel 2014 le sue vendite nel gigante asiatico sono cresciute del 21% a 4,3 miliardi di dollari. Gli analisti prevedono che la Cina potrebbe rappresentare nel 2020 ben il 30% del fatturato globale del gruppo sudcoreano, in forte progressione rispetto all’8,6% del 2013. Negli ultimi anni le vendite dei prodotti beauty sono cresciute del 29% tra il 2009 e il 2014.
KERING FA CAUSA AD ALIBABA Un gruppo di produttori di beni di lusso, per lo più legati al mondo della moda, che fanno capo a Kering, la società fondata dall'imprenditore francese Francois Pinault, che controlla tra gli altri Gucci e Yves Saint Laurent, ha promosso una causa legale nei confronti di Alibaba, il numero uno al mondo del commercio on line in termini di cifre movimentate. L'azione legale è stata presentata alla corte federale di Manhattan, in quanto Alibaba dall'anno scorso è quotato sul listino di Wall Street. Il colosso online fondato da Jack Ma è stato infatti accusato di vendere prodotti di lusso contraffatti. L'accusa, per quanto non discosti molto da quella di venditore ambulante di merce “taroccata”, è molto pesante, considerando il valore economico delle vendite. Inoltre, se dovesse essere provata tale accusa - secondo alcuni media Usa - l'imprenditore rischia anche una condanna penale per violazione sia delle leggi sul commercio, sia per attività di criminalità organizzata.
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International TRIPLE 5 GROUP FARÀ NEVICARE A MIAMI L’America potrebbe quasi iniziare a fare concorrenza ad Asia e Medio Oriente in tema di Mall. E nel mirino del costruttore, questa volta, è finita la Florida. La società di real estate Triple 5 Group, infatti, già realizzatrice del centro commerciale ‘Mall of America’ in Minnesota, attualmente il più grande degli Stati Uniti, secondo quanto riportato dalla testata Racked Miami sarebbe pronta a lanciarsi in una nuova sfida: costruire uno shopping & entertainment center ancora più grande. Il progetto, denominato American Dream Miami, potrebbe portare la sesta pista da sci coperta del mondo in una città dove sono passati 35 anni dall’ultima volta che per sbaglio è stata vista la neve: Miami. Si svilupperà su una superficie di circa 800mila metri quadrati e comprenderà negozi, ristoranti, una pista da sci coperta, appunto, un luna park con tanto di ottovolante, una pista di pattinaggio su ghiaccio, un parco acquatico, hotel, palazzi, e molto altro. Il progetto, che prevede un investimento di 4 miliardi di dollari, sarebbe già in fase avanzata.
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DUFRY SBARCA IN COSTA AZZURRA Il 7 maggio scorso, Dufry ha firmato con Aéroport Nice Cote d'Azur una concessione per nove nuovi negozi. La licenza, valida per sette anni a partire dal 2016, riguarda brand del lusso, oltre a un contratto per due negozi del food già sottoscritto a marzo 2015. Con questa nuova area retail (pari a 1.100 mq) gli spazi dell'aeroporto dedicati alle vendite retail cresceranno del 65 per cento. Entrando nel dettaglio, Dufry distribuirà su 968 mq due negozi di Hermes, Max Mara, Emporio Armani, Baccarat, Michael Kors, Ferragamo e un multi-brand di moda "Attitude", aumentando così l'offerta retail di fascia alta. L'area commerciale sarà suddivisa tra le aree di partenza del Terminal 1 (tre negozi su 234 mq) e del Terminal 2 (sei negozi su 734 mq). I due negozi food, invece, copriranno una superficie di 77 mq nel T1 (con durata del contratto di 8 anni) e 83 mq nel T2 (con un contratto di 6 anni). La prima fase di aperture è prevista al T1 per l'ultimo trimestre del 2015, con il negozio del food e Baccarat. Ad aprile 2016 sarà la volta di Hermes e Max Mara, mentre tutti gli altri negozi inizieranno a essere operativi nel primo trimestre del 2017. Soddisfazione nelle parole di Julian Diaz, Ceo di Dufry, il quale ha dichiarato che «la nuova presenza commerciale nel T1 è molto importante in quanto questo Terminal gestisce il 38% del traffico totale dell'aeroporto e costituisce per Dufry un potenziale di 2,2 milioni clienti aggiuntivi».
International L’AEROPORTO DI BUDAPESTFERIHEGY AMPLIA L’OFFERTA RETAIL Budapest è una città in forte espansione e sempre più meta di turisti. Questo sta portando a una crescita fisiologica anche del traffico aereo dell’Aeroporto di BudapestFerihegy. L’ultimo quarter è stato per l’ennesima volta il migliore di sempre, con ricavi nel retail e nel food & beverage che hanno superato ampiamente i 15 milioni di euro. La crescita è stata sostenuta da un aumento annuo del traffico passeggeri superiore al 12%, che ha portato a superare i 9 milioni di viaggiatori nel 2014. Su quest’ondata di segni positivi, l’aeroporto sta lanciando una serie di gare per attività retail e food & beverage per aree strategiche dello scalo e poter così aggiornare l’offerta commerciale dell’aeroporto in seguito alla scadenza di alcuni importanti contratti. Nel frattempo, lo sviluppo dell’offerta retail non si è fermato. Si sono insediati nuovi importanti brand di livello mondiale tra cui il salone recentemente aperto dallo stylist José Eber di Beverly Hills, oltre alle nuove aperture dei negozi di Dead Sea e Gratiae, specialista in cosmetici organici. Inoltre ha fatto il suo debutto per la prima volta in Ungheria un negozio Victoria‘s Secret.
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VALUE RETAIL RADDOPPIA IN CINA Entro il 2016 Value Retail aprirà il suo secondo village in Cina, ma al vaglio ce n’è già un terzo. La società attiva in Italia con la location del Fidenza Village ha confermato i progetti lungo la Grande Muraglia in occasione dell’iniziativa Fidenza Village per EXPO 2015, presentata lo scorso 29 aprile alla Terrazza Triennale a Milano. Dopo il taglio del nastro del Suzhou Village nel 2014, la prossima location cinese in portfolio a Value Retail inaugurerà a Shanghai nella primavera del 2016. La terza è in fase di studio, ha confermato il CEO del gruppo, Desirée Bollier. La rete Chic Outlet Shopping, che al momento conta 9 complessi retail in Europa e uno in Cina, prevede per il Paese asiatico dalle 3 alle 5 nuove aperture. Nel frattempo, il villaggio parmense, nell’ultimo trimestre del 2014, ha registrato un +61% di ospiti cinesi che hanno anche incrementato la loro spesa media del 10 per cento. Sempre il Fidenza Village, durante i sei mesi dell’Esposizione Universale, diventerà Ambasciata del made in Italy ospitando attività speciali dedicate a moda, food, arte, musica e design.
r&f Vetrina Pepsi Max, sapore senza calorie Arriva in Italia Pepsi Max, la nuova cola che conserva tutto il gusto di Pepsi, ma con zero zucchero. L’introduzione di Pepsi Max completa la gamma già ampia di prodotto che comprende, oltre alla tradizionale Pepsi Regular, le varianti Twist al limone, Light e Boom, la cola senza caffeina.
S.12, il caffè di design
Coris Tech cresce con una “cassa PC” Coris Tech presenta il Terminale di Cassa Android, una “workstation di negozio” a basso costo, dalle grandi doti di connettività e capacità elaborativa. Il nuovo pc Android utilizza un display da 15 pollici con risoluzione 1024 x 768 pixel e di tipo touch resistivo, che favorisce l’accesso alle funzioni operative e alla vasta base di informazioni e di strumenti che il sistema MOito mette a disposizione.
Essse Caffè ha presentato Sistema Espresso, la nuova linea di macchine e capsule dedicata al Vending Office Coffee Service. Creata da Giugiaro Design, la macchina S.12 presenta forme leggere e dimensioni compatte, adattandosi così a ogni ambiente. Massima l’attenzione nella ricerca dei materiali, con una tecnologia che garantisce tutti i parametri essenziali per la migliore estrazione del caffè.
Tablet a tutto gas con OpenSpace La gamma OpenSpace di custodie e accessori per tablet garantisce praticità, sicurezza e facilità d’uso, ed è progettata per massificare il comfort di un tablet in ogni situazione operativa. OpenSpace mette a disposizione una scelta completa di custodie, cinghie e carry cases, pensati appositamente per ampliare le potenzialità del tablet.
Girella Motta fa un restyling È arrivata la “nuova” Girella Motta. La ricetta è sempre la stessa: soffice pan di Spagna dall’inimitabile forma arrotolata, crema e tallonatura al cacao. L’immagine invece è totalmente nuova. Girella rivela la sua natura “sfacciatamente” golosa. Un rilancio che vede un significativo lavoro di restyling del prodotto e del pack per attualizzare Girella secondo i gusti e le aspettative del consumatore di oggi.
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Gatorade 500 ml: formato perfetto Alleato dei professionisti e non, Gatorade con l’esclusiva bottiglia Kenny, moderna ed ergonomica, presenta un design all’avanguardia, con una forma che facilita l’impugnatura anche durante il movimento. Il formato da 500 ml è, infatti, appositamente studiato per lo sport, e ideale per accompagnare l’atleta con una delle cinque alternative: arancia, limone, arancia rossa, lemon ice e cool blue.
Vetrina D&C nel segmento analcolici D&C, dal 2014 nel Gruppo Eurofood, ha portato a un rinnovamento del catalogo prodotti affidando una fetta importante del business al segmento del beverage analcolico. Quattro le principali novità: Jools, una linea di ice tea; Mathai, il nettare energetico 100% bio; Matcha l’acqua del kirishima national park, e tè matcha delle kagoshime mountains, e Laimon Fresh, un mojito analcolico.
Succhi e centrifugati in stile KitchenAid
Cupiello lancia la tortina vegana
La centrifuga e l’estrattore di succo artisan di KitchenAid sono i nuovi alleati del benessere, pensati per garantire performance professionali direttamente a casa. Grazie a due tecnologie di estrazione differenti, sono in grado di offrire succhi di frutta e verdura fatti in casa, concentrati e centrifugati sani, gustosi e davvero efficaci.
Veuve Clicquot RICH per la mixology
Il marchio commerciale Cupiello della Fresystem, specializzata nella croissanterie surgelata, lancia sul mercato la tortina vegana alle carote fresche. La tortina (già cotta e surgelata, solo da decongelare) non contiene uova, latte e olio di palma; è impastata con farina di frumento, farina di mandorle, latte di soia, burro di cacao e zucchero.
La Maison Veuve Clicquot, seguendo il suo spirito audace e innovativo, mette alla prova il suo rinomato “savoir-faire” per introdurre la mixologia con una nuova cuvée: Veuve Clicquot RICH. Grazie a un dosaggio più elevato e un assemblaggio mirato delle uve, Veuve Clicquot RICH invita gli appassionati a sperimentare secondo i propri gusti e a personalizzare l’esperienza della degustazione.
Dreher si rifà il look Dreher si prepara a festeggiare l’estate 2015 con un look tutto nuovo e colorato. Via libera a una bottiglia dalla forma esclusiva, disegnata appositamente per Dreher dall’agenzia dBOD di Amsterdam, caratterizzata dal collo allungato che ne esalta la silhouette elegante, dove l’etichetta immortala il suo fondatore, Anton Dreher che strizza l’occhio per rinnovare il suo invito a godersi la vita.
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Da Algida, Swedish Glace Dal cuore di panna di Algida arriva un gelato a base di soia capace di soddisfare i consumatori più attenti: perfetto per chi soffre di allergie o intolleranze, grazie all’assenza di glutine e alla quasi totale assenza di lattosio. E perfetto per chi ama l’esperienza golosa e gratificante del gelato. Vaniglia e lamponi: sono i gusti scelti da Swedish Glace per innovare la storia del gelato.
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FELTRINELLI E IL MERCATO DEL DUOMO A MILANO dai Portici Settentrionali di piazza Duomo si accede alla nuova libreria e al food store di Autogrill
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r&f La pulce nell’orecchio
di Simone Filippetti
Opere inutili BreBeMi
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ra il 24 luglio dell'anno scorso e un sempre ottimista Matteo Renzi, da pochi mesi premier, tagliava il nastro della fantasmagorica BreBeMi, autostrada che collega Milano a Brescia. Salutata come un'opera indispensabile, emblema del rilancio del Paese, interamente pagata dai privati. Lo Stato, ossia il contribuente, non mette un euro. E finalmente l'Italia ha quelle infrastrutture di cui abbisogna. A quasi dodici mesi dall'inaugurazione, però, sui 62 km di rete non c'è nemmeno una stazione di servizio, figuriamoci un'area di ristoro. A ben vedere, però, in BreBeMi hanno problemi ben più seri a cui pensare. L'autostrada è un flop clamoroso. Ci passano pochissimi veicoli. Pedaggi insufficienti per ripagare un'opera da 2,5 miliardi di euro (quasi raddoppiati dagli 1,4 miliardi iniziali). In realtà i due problemi sono un tutt'uno: perché se la nuova autostrada è praticamente deserta, uno dei motivi è anche la carenza di servizi. L'altro è che mancano le opere di raccordo a Milano (al momento della stesura del-
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l’articolo era appena stata aperta la A58 – Tangenziale Est Esterna di Milano) e Brescia. Verrebbe da chiedersi, allora, perché sia stata inaugurata. Se ancora mancavano pezzi essenziali perché l'opera entrasse in funzione a pieno regime. In realtà, la questione è a monte. Siamo davvero sicuri che la BreBeMi, così come tutte le altri grandi opere (per esempio la Pedemontana Veneta, o il Passante di Mestre) annunciate da anni, servano davvero? Nel caso della BreBeMi, un'autostrada parallela a un'altra, peraltro ben capiente. Viene da pensare il contrario. E cioè che le osannate opere pubbliche non servano a niente ma siano solo modi per distribuire appalti, tanto cari alla politica. Intendiamoci: non è che le autostrade e le infrastrutture non siano (sulla carta) utili. Il problema è che servivano 20 o 30 anni fa. Oggi, non più: il rapporto costo/benefici è spropositato. Negli anni ‘80 e ‘90 l'Italia delle industrie ha perso decine di punti di Pil, migliaia di miliardi di vecchie lire, per
colpa dei tir incolonnati a Mestre, o sulla Milano-Bergamo, o nelle stradine di provincia del NordEst dove le aziende nascevano come funghi ed esportavano in tutto il mondo; colpa di un sistema viario obsoleto che non faceva girare le merci alla velocità con cui il Made in Italy vendeva e conquistava i mercati. Ma è un film finito e vecchio: il mondo è cambiato, l’Italia non è più sul podio da tempo, è un Paese in declino (economico, industriale, sociale e culturale). E allora forse il problema è che quelle opere, BreBeMi compresa, sono fuori tempo massimo. Non servono più, adesso. Girano meno camion e meno merci. Un po’ perché da 4 anni c’è la crisi. Un po’ perché nel frattempo gli imprenditori del Nord sono andati a produrre in Slovenia, in Romania, in Croazia. Dove la manodopera costa meno e la burocrazia è meno strangolante. Allora davvero servivano ancora nuove strade alla Lombardia? O non bastava forse ammodernare e migliorare quelle che ci sono (con costi infinitamente più bassi)? Come peraltro è stato fatto: la A4 tra Milano e Bergamo e ha 8 corsie (unica autostrada in Italia assieme alla A1 nel tratto ModenaBologna). A nemmeno un anno dal via, sono già saltati gli schemi in BreBeMi. E alla fine il conto rischia di pagarlo sempre il contribuente. L'architettura è quella del controverso sistema del Project Financing: finanziano i privati
che in cambio hanno l’usufrutto dell'opera per ripagarsi i costi e guadagnarci. Ma già dopo pochi mesi dal via i calcoli di incasso futuro dei pedaggi (e quindi di rimborso per i costruttori) erano tutti da rifare. A fine 2014 BreBeMi accusava un pesante passivo, 35 milioni, e dati di traffico sconfortanti: appena 14mila transiti al giorno (e 8mila veicoli teorici): meno della metà dei veicoli previsti. Tanto per dare un ordine di grandezza (anche se il dato non è omogeneo né comparabile), sulla A4 tra Milano e Brescia, viaggiano ogni giorno 100mila veicoli. E siccome ai costruttori ci vorrà molto più tempo per rientrare dei costi (si parla di allungare la concessione a 30 anni, ammesso che mai rientreranno, se il traffico sarà a livelli così bassi), ecco che già si parla di un possibile “aiuto” dello Stato. Pagano i cittadini. La BreBeMi ha già bussato alle porte dello Stato per avere 360 milioni di euro. Con queste premesse, quale operatore retail vorrebbe entrare a prendere la gestione delle piazzole delle BreBeMi? Di certo i vari Autogrill, Fini, Ristop non fanno la fila. È il classico gatto che si morde la coda. Intanto, in attesa che qualcuno inauguri un'area di servizio sulla BreBeMi, la società stessa offre il caffè gratis ai viaggiatori, nelle piazzole di Adda Nord e Sud, uscita di Caravaggio. Basterà per invogliare gli automobilisti a viaggiare sull'autostrada fantasma?