retail&food 09 2014

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TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL

retail&food Anno 9 • Numero 9 • SETTEMBRE 2014 • € 5,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Inchiesta esclusiva

La rotta dei prezzi Sotto la lente i listini f&b degli aeroporti di Bari, Bergamo, Catania, Venezia, Verona. Monopolio o concorrenza? Nel pricing la differenza

Analisi mercato

Parola di…

Star Trek

Foodcourt

Di Nardo - Dufry

Kocca



NEWS PRIMAE NOCTIS L’AGENDA DI FINE ANNO

L’OPINIONE TRAVEL RETAIL, EVOLUZIONE E STRATEGIE Negli ultimi anni il mondo del duty free ha subito una profonda trasformazione dovuta al cambiamento in atto nel turismo. I profili dei passeggeri si moltiplicano, così come le nazionalità di origine; aumenta la frequenza dei viaggi di piacere e cresce la percentuale del pubblico di sesso femminile. Di conseguenza anche il processo d’acquisto cambia, divenendo una vera e propria esperienza emotiva all’interno del viaggio. Gli specialisti del settore devono quindi sapersi adattare, rispondendo alle esigenze delle varie nazionalità. Ad esempio creando eventi promozionali ad-hoc come quelli realizzati per il Capodanno Cinese; studiare e offrire una risposta appropriata ai diversi comportamenti d’acquisto, come nel caso dell’uso degli smartphones per comparare i prezzi dei prodotti in vendita. In questo rinnovato panorama il cliente è alla forte ricerca di novità e desidera essere sorpreso. Il mondo del travel retail, da questo punto di vista, risponde introducendo marchi innovativi, diversi dalla comune offerta di mercato. Servizi nuovi, tra cui il make-up personalizzato, vengono proposti con l’obiettivo di dare un significativo valore aggiunto allo “shopping in aeroporto”. Nascono i walkthrough: punti vendita che si attraversano come corridoi per raggiungere il proprio volo senza spezzare tuttavia la continuità del viaggio, ma al contrario arricchendo il passeggero con una vasta gamma di emozioni. Il design di alcuni duty free ha lo scopo di ricreare uno specifico “sense of place” ovvero regalare al passeggero l’idea di trovarsi in un’atmosfera completamente lontana da quella aeroportuale, immergendolo in uno spazio diverso e a lui familiare.

Editoriale

Rientrati dalle ferie, più riposati e rilassati, ci attende subito un periodo intenso non privo di incertezze e difficoltà. L’ultimo quadrimestre dell’anno è sempre caratterizzato da tanti eventi interni alle aziende (budget, programmazione, definizione strategie) ma anche da fiere, convegni e iniziative di ogni tipo. Il nostro settore punta sulla Francia, a settembre a Parigi per il World Retail Congress e poi a Cannes: ad ottobre per il TFWA (travel retail) e poi a novembre per il Mapic (centri commerciali). Vetrine internazionali dove scoprire opportunità e offrire prodotti e servizi a un pubblico qualificato, ormai non più solo europeo. Certo i dati di luglio sull’andamento economico continentale sono tutt’altro che positivi. La nostra stagnazione è ovviamente confermata. Ma inatteso è giunto il dato negativo relativo alla “locomotiva tedesca”. Diminuzione di consumi interni, calo dell’edilizia (primo settore ad entrare in crisi) e tensioni internazionali. Eppure non tutto si ferma, anzi. Tra pochi giorni si terrà a Milano la 8a edizione della mostra convegno di Ristorando, rivista “sorella maggiore” di retail&food (25-26 settembre, Centro Le Stelline). Un’edizione da record per quanto riguarda le sponsorizzazioni ma anche per il numero e il livello di convegni e tavole rotonde in calendario. Un’occasione unica per ritrovarsi e pensare al futuro della ristorazione organizzata.

Séverine Lanthier, CEO LS travel retail Roma Srl

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Anno 9 numero 9 settembre 2014 © Ph. Fon-tina

Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Hanno collaborato Fiorenza Auriemma, Alessandro Barzaghi, Antonio Bisci, Italo Bussoli, Carmen Chieregato, Giovanni Cobolli Gigli, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Stefano Gardini, David Jarach, Paolo Lombardi, Pietro Malaspina, Dante Marro, David Montorsi, Roberta Motta, Enrico Pazzali, Mario Resca, Leopoldo Resta, Theo Smith Impaginazione Claudio Rossi Oldrati Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Amministrazione Antonella Ferraraccio Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. Via Milano 3/5 – 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 – Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00

Registrazione Tribunale di Milano N° 550 del 06/09/2006 Iscrizione al Registro degli operatori della comunicazione n° 6090 Tutti i diritti di riproduzione degli articoli e/o foto sono riservati. Manoscritti, disegni, fotografie, supporti audio e video anche se non pubblicati non saranno restituiti. Per le fotografie e le immagini per cui, nonostante le ricerche eseguite, non sia stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad adempire ai propri doveri. Ai sensi della legge 196/2003 l’Editore garantisce la massima riservatezza nell’utilizzo della propria banca dati con finalità redazionali e/o di invio del presente periodico. Ai sensi degli artt. 7 e 10 i destinatari hanno facoltà di esercitare il diritto di cancellazione o rettifica dei dati, mediante comunicazione scritta al responsabile del trattamento presso EDIFIS S.p.A. – Viale Coni Zugna, 71 – 20144 Milano, luogo della custodia della banca dati medesima. retail&food è media partner ufficiale di:

www.travelretail.it

retail&food una rivista edita da: Edifis spa Viale Coni Zugna, 71 20144 - Milano - Italy Tel. 02 3451230 - Fax 02 3451231 info@retailfood.it www.retailfood.it

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SOMMARIO

n°9 settembre 2014 34

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28 NEWS PRIMAE NOCTIS L’agenda di fine anno

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L’OPINIONE di Séverine Lanthier Travel retail, evoluzione e strategie

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R&F NEWS

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R&F NEWS OPENING

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TAGLIO NASTRO 26 Il Cuore Adriatico batte per Civitanova Marche Aperto ad aprile, il centro commerciale gestito da Cogest Retail si completa con l’ingresso di Scarpe&Scarpe e Kiabi, mentre a inizio estate è stata la volta di H&M e di Gruppo Inditex. Inserito in un unico lotto comprendente polo fieristico, palazzetto dello sport e retail park, Il Cuore Adriatico mira a diventare il punto di riferimento per lo shopping locale. LONG LIFE 30 Il leone, re del Garda Forte di circa 120 negozi e di 6,5 milioni di visitatori l’anno, il centro commerciale in comproprietà tra Gruppo Finiper e Klepierre si conferma un punto di riferimento per lo shopping del basso Garda. La gestione, fregiata dall’arrivo dell’Apple Store, strizza l’occhio ai turisti tedeschi e russi. DOSSIER AEROPORTI L’Amerigo Vespucci punta all’orizzonte

La proprietà dell’aeroporto di Firenze, assieme a quello di Pisa, è ora nelle mani di Corporacion America, i cui progetti sono ancora poco chiari. I lavori di restyling tuttavia procedono, anche se un po’ a rilento; mentre la vera questione da risolvere riguarda la realizzazione della seconda pista. FACT BOOK ICCSAI 2014 Aeroporti, ripresa prudente

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OSSERVATORIO PREZZI 20 Serenissimi rincari Da nord a sud, l’Osservatorio prezzi di questo mese è volato in cinque aeroporti, per confrontare i listini di un paniere di prodotti del reparto bar-caffetteria. Bergamo, Verona, Venezia, Bari e Catania le aerostazioni oggetto dell’indagine. STAR TREK FASHION Destinazione Kocca

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URBAN FOOD MARKETS NAPOLI 42 I napoletani fan la spesa con Grangusto Ha aperto in sordina nel novembre del 2012 senza clamori e suoni di tromba e nel giro di un anno è diventato una delle destinazioni più amate dai napoletani, ma anche da tanti buongustai in transito sotto il Vesuvio. Un locale multifunzione che ha letteralmente affascinato la città partenopea. URBAN FOOD MARKETS FIRENZE 44 Botteghe fiorentine Il gusto abita qui Da qualche settimana, i fiorentini amanti del buon cibo e i turisti che visitano Firenze hanno un’opzione in più: un mercato coperto in centro città, a pochi passi dalla Basilica di San Lorenzo. Dove, oltre a comperare frutta, verdura, carni ecc. possono anche acquistare prodotti gastronomici di piccoli artigiani, nonché sedersi a un tavolo per degustarli preparati, cotti, sfornati, fritti al momento.

canali tradizionali con quelli digitali. RETAIL MANAGEMENT SPECIALIST Standardizzazione e clusterizzazione

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MYSTERY IN SHOP Salmoiraghi & Viganò, in San Babila stupisce

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ANALISI DI MERCATO 56 Foodcourt, un patrimonio di sapori Replicate con successo negli ultimi anni, le piazze della ristorazione sono divenute un traino dei centri commerciali, soprattutto quando abbinate a piattaforme di intrattenimento. Lo sviluppo di nuovi formati food è insieme motore e risultato di questa crescita, che sembra non risentire della crisi. NEWSTECH&ARREDO

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INTERNATIONAL

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VETRINA

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LA FOTO

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LA PULCE NELL’ORECCHIO Si scrive Italia ma si legge Emirati Arabi Uniti

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PAROLA DI… FABIO DI NARDO 46 Dufry e Nuance: «complementarietà geografica e sinergie commerciali» I RISULTATI ECONOMICI DEGLI ULTIMI DUE ANNI 48 Fiere del mondo, chi sale e chi scende SEAMLESS RETAIL SURVEY 50 Shopper Italiani tra negozio, online e mobile L’indagine condotta da Accenture in 20 paesi, su un campione di 15mila consumatori, dimostra che gli italiani si sentono meno a proprio agio rispetto ad altri popoli nel fare acquisti su Internet. Tuttavia, al contrario, esprimono maggiore interesse a integrare i

RUBRICHE COMUNICAZIONE DI SERVIZIO NEW MARKETS OUTLOOK INVIATO SPECIALE COSA OCCORRE SAPERE PER...

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r&f News EMANUELE MAZZIOTTA A CAPO DEL TRAVEL RETAIL DI COCCINELLE

RISTORAZIONE 2014: GLI OPERATORI A CONFRONTO

A Coccinelle rafforza il segmento del travel retail e lo fa partendo da un nuovo volto: Emanuele Mazziotta, in passato impegnato nel global travel retail di Bally, entra a far parte dell’azienda parmigiana come head of travel retail per consolidare la presenza di Coccinelle in Europa, Asia e Medio Oriente. «Sono onorato di poter lavorare con Coccinelle in questo momento emozionante dove l’attenzione è concentrata sul travel retail – ha commentato il nuovo manager – Coccinelle è specializzato nella produzione di accessori moda, categoria nella quale mi sono formato professionalmente e che amo». Nel Vecchio Continente, ci sono già oltre 30 punti vendita a insegna Coccinelle. Il piano di sviluppo con nuove aperture nei principali aeroporti riguarderà, tuttavia, l’Asia e il resto del mondo.

IGD, CORSA AGLI ACQUISTI DI IMMOBILI COMMERCIALI Il portafoglio immobili di Igd – Immobiliare Grande Distribuzione SIIQ si allarga. Due accordi preliminari sono stati firmati dal cda della società di investimento immobiliare per l’acquisto di un centro commerciale, due ipermercati e due supermercati. Il centro commerciale e i due ipermercati sono di proprietà di Coop Adriatica, mentre i due supermercati appartengono a Unicoop Tirreno, per un controvalore complessivo di quasi 93 milioni di euro. Nel dettaglio, Igd andrà ad acquisire il centro commerciale Città delle Stelle, che comprende galleria e ipermercato, di Ascoli Piceno, gli ipermercati localizzati a Schio nel vicentino e a Cesena (Lungo Savio), infine, due supermercati presenti a Cecina (LI) e Civita Castellana (VT). In vista della firma del contratto, Igd ha annunciato un aumento di capitale da parte degli azionisti sia per l’acquisto delle cinque strutture commerciali sia per rafforzare l’assetto patrimoniale e finanziario.

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distanza di due anni, i player della ristorazione si risiedono al tavolo di Edifis. L’appuntamento biennale, giunto all’ottava edizione, è promosso dal magazine Ristorando. Il convegno si terrà il prossimo 25 e 26 settembre a Milano presso il Centro Congressi “Le Stelline”, in corso Magenta. Nella due giorni parteciperanno numerosi esperti e professionisti del settore, per portare la loro esperienza sui rispettivi comparti: ristorazione scolastica, ospedaliera, collettiva, commerciale, in concessione e sicurezza alimentare. Tra le sessioni in programma, teniamo a segnalare quelle di nostro stretto interesse: “Prodotti, servizi e politiche di acquisto per la ristorazione moderna”, Sala Borromeo, venerdì 26 settembre (ore 9,30/13,00) a cui prenderanno la parola Chef Express, Autogrill Italia, My Chef-Gruppo Elior e Cupiello Fresystem; “Ristorazione nei centri commerciali: vecchie e nuove catene si confrontano guardando al futuro”, Sala Solari, venerdì 26 settembre (ore14,30/18,00) a cui interverranno Design International, Costa Group, Corio, Promos, Sebeto, Porto Bianco e Dedem Automatica, con Roberto Bramati, presidente di Spazio Futuro, nel ruolo di chairman e Massimo Moretti, neo presidente del CNCC, che effettuerà i saluti di benvenuto.

Comunicazione di servizio

A cura di Acqua Group - www.acquagrouo.it

TECNOLOGIA IBEACON. SI RE-INVENTA L'ACQUISTO IN-STORE

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ome funziona e a cosa serve? iBeacon sembra rappresentare il futuro della vendita al dettaglio, ma non solo. Sfrutta la tecnologia Bluetooth Smart introdotta con lo standard 4.0 consentendo il trasferimento di dati elaborati tramite un posizionamento GPS e ottimizzando i consumi energetici su smartphone e tablet. Negli ultimi decenni la tecnologia si è ridotta in dimensioni ed è aumentata esponenzialmente in velocità e potenza e, dunque, il successo di qualsiasi impresa commerciale dipende fortemente dalle sue abilità di surfing, dalla capacità di vedere l’onda e di dominarla. Il profilo del "Retailer di successo del domani" sarà fortemente modellato dagli attuali progressi della tecnologia e dalle conseguenti variazioni di comportamento dei consumatori: i clienti che, grazie alle nuove tecnologie, navigano all’interno degli store acquistano di più! Ecco, quindi, l’importanza di app dedicate che coinvolgano il consumatore nel luogo e nel momento giusto dell’acquisto, app che rappresentano un nuovo canale attraverso il quale comprendere il comportamento dell’utente, tracciandone la posizione all’interno dello store, e riuscendo a fornire informazioni dettagliate tramite il suo smartphone. Gli iBeacon invieranno all’applicazione un messaggio di benvenuto al cliente dandogli la possibilità di ricevere

sconti speciali e, quindi, idealmente di acquistare più prodotti. Inoltre, spostandosi all’interno dello store il consumatore riceverà varie tipologie di offerte. Infine, muovendosi da un reparto all’altro riceverà ogni tipo di informazione sui prodotti disponibili. L’app potrebbe anche inviare coupon sconto o sconti aggiuntivi su prodotti in offerta. Tutto ciò, ovviamente, genererà coinvolgimento nei clienti e attività social che a loro volta lavoreranno in termini di brand awareness per il retail (punti vendita e marchi).

Davide Arduini (a sx) e Andrea Cimenti (a dx) Presidente di Acqua Group e Amministratore Delegato di Acqua Group


IL LEONARDO DA VINCI, EATALY E VERGNANO “WELCOME CHINESE AIRPORT” SI PRENDONO LA MOLE

L‘

aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino è il primo scalo a essere accreditato come “welcome chinese airport”: certificazione che attesta la conformità dello scalo romano ai requisiti di accoglienza definiti dalla China Tourism Academy. Nell’ultimo periodo, infatti, sono state avviate diverse attività finalizzate a semplificare e supportare la presenza degli 800mila passeggeri di lingua cinese-mandarino, che di fatto interessano il 60% del traffico totale su Fiumicino da e per Cina, Hong Kong, Taiwan, Singapore, Malesia, Corea del Sud, Filippine, Indonesia e Giappone. Nel dettaglio, hanno contribuito a rendere l’aeroporto di Fiumicino “China friendly”: la nuova segnaletica commerciale dedicata; il sito web e la sua versione mobile, entrambi disponibili in lingua cinese; la realizzazione di eventi in aeroporto in occasione di alcune importanti festività; l’accettazione, come sistema di pagamento, della carta di credito Union Pay (diffusa in Cina con oltre 3 miliardi di tessere), dalla quasi totalità delle attività commerciali situate in area extra-Schengen; e il progetto “shopping helper”, che ha visto per due mesi studenti di lingua cinese provenienti dalle università di Roma presidiare desk dedicati, in area transiti, a supporto dei viaggiatori.

S

ono certamente due tra i marchi più rappresentativi delle eccellenze piemontesi, e ora hanno conquistato uno dei luoghi più famosi di Torino: la Mole Antonelliana. La cordata composta da Farinetti (Eataly) e Vergnano (storico brand di caffè torinese) infatti si è aggiudicata il nuovo punto di vendita e somministrazione all’interno del Museo nazionale del Cinema che si trova, appunto, all’interno della Mole. Lo spazio, progettato dall’architetto Roberto Ferrero che ha già firmato gli oltre settanta Coffee Shop 1882 presenti al mondo, dovrebbe essere pronto per l’inaugurazione a metà settembre, al cospetto dei Ministri della Cultura dell’Ue che visiteranno la città e la costruzione Antonelliana. Il nome della nuova caffetteria non poteva che essere: Eataly incontra il Caffè Vergnano alla Mole. Nel negozio si potranno gustare le miscele Vergnano e “Made in Eataly” con un’esposizione di prodotti dell’alimentare, in attesa di capire se ci sarà spazio per una vera e propria ristorazione.

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News FRETTE NELLE MANI DI CHANGE CAPITAL PARTNERS Dopo Rossopomodoro e gli altri brand del Gruppo Sebeto, un altro marchio italiano (anche se di proprietà USA) passa nelle mani del fondo paneuropeo Change Capital Partners. Parliamo di Frette, fondato nel 1860 con sede a Monza, la cui quota di maggioranza è stata ceduta da Jh Partners, private equity con base a San Francisco, che tuttavia resterà nella compagine societaria con una partecipazione di minoranza. Ad oggi Frette possiede 15 boutique di proprietà nelle high street di Parigi, Milano, Roma, New York e Beverly Hills ed è presente in esclusivi store da Los Angeles a Londra, da Mosca a Hong Kong. Il marchio ha registrato nel 2013 un fatturato consolidato di circa 90 milioni di euro e vende attraverso negozi gestiti direttamente, grossisti e hotel.

MEDIAMARKET DICE ADDIO A SATURN

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a rivoluzione in casa Mediamarket continua. La recente nomina ad amministratore delegato di Joachim Rösges, nonché COO di Media-Saturn Holding GmbH, sortisce i primi effetti: addio al brand Saturn, che in precedenza era stato posizionato su un livello di servizio più alto rispetto al fratello maggiore Media World, con lo scopo di presidiare le location urbane. La mossa segna un cambio di rotta sostanziale rispetto a quella intrapresa dal precedente amministratore delegato, Maurizio Motta, uscito di scena dalla porta di servizio nei mesi scorsi. In sostanza saranno rebrandizzati i 14 punti vendita Saturn, che lasceranno gradualmente spazio all’insegna Media World. Allo stesso modo, anche i canali digitali web e mobile Saturn verranno progressivamente reindirizzati su Media World Compra on Line. Questo annuncio è parte integrante della nuova strategia di Mediamarket, denominata “Seamless Customer Experience”, il cui principale obiettivo è quello di rendere l’esperienza di acquisto del consumatore completa e appagante grazie a un processo di maggiore integrazione tra canali di vendita, comunicazione e community digitali. Il rafforzamento del brand Media World rappresenta, inoltre, una risposta concreta alle recenti operazioni dei principali competitor sul mercato italiano, che hanno portato alla fuoriuscita dalla Penisola di alcuni brand, come nel caso dei negozi Fnac e Darty passati a Trony, e all’acquisizione di grandi catene, come è stato nell’affare Marcopolo Expert – Unieuro.

NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING

www.strabranding.com

SHOPPING ESTERO IN ITALIA: CALANO I RUSSI MA CRESCONO I CINESI Nel corso dei primi tre mesi del 2014, secondo i dati di Global Blu, azienda specializzata in servizi per lo shopping dei turisti stranieri, le spese in Italia di clienti esteri sono calate del 3% a causa della crisi russa (oltre al calo della clientela giapponese che si era già fatto registrare nel 2013). Infatti, gli acquisti tax-free da parte dei russi sono scesi dell’11% e tale andamento negativo ha avuto un impatto pesante dal momento che essi gravano per circa il 32% sui dati totali. Bisogna però considerare che la loro crescita nel 2013 è stata del 13% rispetto all’anno precedente, per cui la speranza è di rivedere un segno positivo non appena la situazione politica rientrerà nella normalità grazie a negoziati più efficaci. Fra le città italiane è Milano quella che ha sofferto di più con un calo del 13%, in quanto lo shopping russo nel capoluogo lombardo pesa addirittura per il 41% del totale. Al contrario, buone notizie arrivano dai consumatori cinesi che con una crescita del 17% confermano il trend positivo degli ultimi anni (rappresentano il 21% degli acquisti totali). Nel 2013, lo shopping dei cinesi in Italia ha fatto registrare un aumento complessivo del 20% contro un 8% del totale (Fig.1). Quest’anno saranno 100 milioni i cinesi che compiranno viaggi all’estero e, per quelli che scelgono l’Italia come loro meta, lo shopping riveste un ruolo centrale. Diventa quindi sempre più importante, anche in vista di Expo 2015, da un lato favorire relazioni e partnership per sviluppare ulteriormente tali flussi e dall’altro conoscere e profilare al meglio questo target di clientela. Non bisogna infatti dimenticare che la crescita globale dello shopping cinese nel primo trimestre del 2014 è stata del 25%, superiore quindi ai seppur positivi valori registrati in Italia. Le opportunità da cogliere rimangono quindi molte e i livelli raggiunti rimangono ancora inferiori rispetto a quanto avviene

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paese di % vendite provenienza sul tot. 2013

delta % Y-1

% vendite sul tot. gen-mar 2014

delta % Y-1

1

Fed. Russa

27%

13%

32%

-11%

2

Cina

21%

20%

21%

17%

3

USA

6%

7%

3%

7%

4

Giappone

5%

-25%

5%

-13%

5

Corea

3%

6%

4%

18%

RKG

Fig.1: Spesa Tax Free in Italia per paesi di provenienza (2013 e primo trimestre 2014)

(fonte: Global Blue, 2014)

a livello internazionale. Il cliente cinese ha un’alta propensione alla spesa (lo scontrino medio, che è in continua ascesa, è superiore ai 900 euro) ed effettua i propri acquisti soprattutto a Milano (36%), poi a Roma (17%), a Venezia (9%) e, infine, a Firenze (8%). Abbigliamento e pelletteria rappresentano il 69% delle transazioni, seguiti dai gioielli con il 24 per cento. Infine, riteniamo importante sottolineare come le mete dello shopper cinese non siano solo le vie del lusso ma anche, e in maniera crescente, gli Outlet che pesano per il 17% degli acquisti totali (valore che nel 2008 era solo l’8%). Luca Esposito



News AL VIA LA PARTNERSHIP TRA MESSAGGERIE E FELTRINELLI

È nata una joint venture tra due player italiani dell’editoria. Si tratta del neo polo della distribuzione libraria composto di Messaggerie Italiane e Feltrinelli, che detengono una differente quota di partecipazione. Messaggerie controlla il 70% della nuova realtà imprenditoriale, mentre il gruppo guidato da Carlo Feltrinelli possiede il restante 30 per cento. L’accordo prevede l’integrazione delle preesistenti società di distribuzione intermedia dei due operatori. Così a Messaggerie Libri, Fastbook e Opportunity si unisce PDE - Promozione e distribuzione editoriale. «Le economie di scala della nuova società distributiva consentiranno di investire ancor più nel canale del libro fisico» ha dichiarato Alberto Ottieri, amministratore delegato di Messaggerie Italiane.

MIGROSS PUNTA A BILLA IN VENETO Che il Gruppo Rewe avesse deciso di lasciare l'Italia è cosa nota. Così come sono noti i piani per i 53 punti vendita Billa in Liguria, Valle d'Aosta e Lombardia, acquistati dal colosso francese Carrefour e per i quali è previsto, al pari degli altri 139 sparsi nella Penisola, semplicemente un cambio di insegna. Ancora un po' confusi, invece, i piani per quanto riguarda il resto del Paese. In Veneto, tuttavia, la situazione sembra muoversi nella direzione del gruppo Migross, che al momento conta 400 negozi ed è tra le quattro famiglie proprietarie della catena Eurospin. Proposte interessanti, a quanto pare, sono arrivate anche dal gruppo Alì del padovano Francesco Canella, e da Conad, guidata da Francesco Pugliese che punta ad allargare la rete per competere con la Coop. L'obiettivo di Rewe, ora, è di focalizzare gli investimenti in Mitteleuropa e nei Paesi dell'Est, Russia compresa.

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Inviato speciale

I 12 PIÙ INNOVATIVI CENTRI COMMERCIALI AL MONDO, REALIZZATI E IN COSTRUZIONE Il concetto più sovrautilizzato nell’architettura commerciale è ‘innovazione’. Molti pensano che innovare sia come reinventare la ruota, ma in effetti è molto, molto di più. Disegnare una caratteristica iconica nel progetto di un centro commerciale non è sufficiente per attribuirgli tale peculiarità. Ma questa originalità deve essere inserita in ogni fase del concept e ricercata in ogni aspetto di un progetto.

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er citare uno dei miei filosofi favoriti, Eraclito, i più innovativi centri commerciali devono essere ideati secondo l'aforisma Panta Rhei, "tutto scorre". Secondo la mia personale opinione, questi sono i 12 più innovativi mall al mondo: 1. Westfield London – UK (costruito): per aver realizzato un grande mall nel cuore della città, per le sue connessioni con la rete dei trasporti pubblici e per aver introdotto brand di lusso e ottima ristorazione. 2. Mall of the Emirates – Dubai (costruito): per un nuovo livello di intrattenimento attivo (pista da sci indoor) e un nuovo alto livello di servizi (Kempinsky Hotel). 3. Dubai Mall – Dubai (costruito): per la dimensione incredibile, l’acquario, un nuovo livello di lusso e per la fontana musicale. 4. Parco a Bugis Junction – Singapore (costruito): per la realizzazione della prima strada coperta d’Asia, l’integrazione con l’Hotel Intercontinental e la connessione urbana. 5. Antara Polanco – Mexico City (costruito): per la perfetta integrazione tra giardini e shopping. 6. Odysseum – Monpellier (costruito): per aver portato una linea filo tramviaria municipale nel cuore di un open-air mall.

Mall of the Emirates – Dubai

Westfield London – UK 7. Morocco Mall – Casablanca (costruito): per aver sviluppato un outdoor mall e uno spazio indoor con edifici costruiti dentro un edificio, l’area lusso più innovativa con concierge, l’acquario. 8. Town Square – Las Vegas (costruito): per aver portato le auto fino all’entrata dei negozi, consentendo il parcheggio dei clienti di fronte ai retailer preferiti. 9. Cleopatra Mall – Cairo (in costruzione): per aver concepito il primo mall aperto 24 ore su 24, la più lunga strada di ristoranti nel mondo dentro a un mall e la più grande area in Africa dedicata al lusso. 10. American Dream Meadowland – US (in costruzione): per proporre la coniugazione tra sci indoor, parco acquatico, auditorium per concerti e Legoland. 11. Mall of the World – Dubai (progetto futuro): per essere ideato sotto un’enorme cupola climatizzata. 12. Mall of Guadalajara – Mexico (progetto futuro): per l’integrazione del parco cittadino nel mall, prima caso al mondo di questo genere. Davide Padoa, CEO di Design International www.designinternational.com



News PITTAROSSO ARRIVA IN FRANCIA MONDADORI PUNTA A 1000

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ll’interno di quattro centri commerciali a Tolosa, Parigi, Rouen e Bordeaux, a seguito degli accordi intercorsi con i gruppi della distribuzione Klepierre e Unibail-Rodamco, nel 2014 inaugureranno quattro negozi PittaRosso. Il retailer veneto, specializzato nel settore calzaturiero, dopo l’espansione in Slovenia e Croazia, è intenzionato, infatti, a entrare anche nel mercato francese. Il tutto con il supporto di 21 Investimenti di Alessandro Benetton. La Francia rappresenta un nuovo tassello di un più ampio progetto di internazionalizzazione societario. «Ci impegneremo per coprire l’intera nazione entro quattro anni; nel frattempo metteremo a punto la nostra organizzazione per essere pronti nel 2017 ad affrontare nuove esperienze in altri mercati», ha dichiarato Andrea Cipolloni, amministratore delegato di PittaRosso. L’azienda ha chiuso il 2013 con un fatturato di 200 milioni di euro, in crescita del 35% rispetto ai 150 milioni del 2012, con un Ebitda di circa 21 milioni contro i 16 del 2012.

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randi progetti nel retail per Mondadori (225 milioni di euro di fatturato nel 2013). Nell’arco di tre o quattro anni, il brand con quartier generale a Segrate (MI) intende incrementare il numero di punti vendita per arrivare a circa un migliaio. Per la fine di quest’anno sono previste 42 nuove aperture: 40 in franchising che si vanno ad aggiungere ai 550 punti vendita che già utilizzano questa formula; mentre da 50 diventeranno 52 quelli in formula diretta. Il progetto include anche un piano di restyling e di riqualificazione dell’intera rete retail. «Le nostre librerie saranno un luogo di svago dove il cliente avrà la possibilità di usufruire di vari servizi» ha dichiarato Mario Resca, presidente di Mondadori Retail. E la prima operazione sarà includere lo spazio dedicato al food and beverage già presente in alcuni store, oltre a rafforzare le politiche di marketing che, secondo quanto affermato dall’amministratore delegato Mario Maiocchi, sono il punto di forza del Gruppo.


ORIGINAL MARINES CRESCE ANCHE NEL 2013

I

l Gruppo Original Marines chiude anche il 2013 in positivo registrando ricavi consolidati pari a 227,3 milioni di euro, in crescita dell’1,2% rispetto ai 224,6 milioni di euro dell’anno precedente. In termini di sell out, il 70% del fatturato totale è rappresentato dalle linee del segmento bambino, l’8% dalla linea primi mesi, il 12% dalla linea baby, mentre il restante 10% dalle linee di abbigliamento dedicate alla donna e al ragazzo. L'Ebitda e l’Ebit si posizionano rispettivamente a 28,6 milioni di euro e a 22,1 milioni di euro, in linea con l’esercizio precedente. L’utile netto del Gruppo è pari a 12,4 milioni di euro. Crescono anche i ricavi della Lifco (la società che gestisce i punti vendita nel Medio Oriente) che si attestano a 9,6 milioni di euro in crescita del 9% rispetto al 2012. Il Gruppo prevede, inoltre, di aprire nel corso del 2014-2015 punti vendita all’estero e 15 store in Italia, e di riqualificarne una ventina.

POLI DESIGN: AL VIA IL CORSO HOTEL DESIGN SOLUTIONS

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OLI.design, Consorzio del Politecnico di Milano, ha lanciato il nuovo corso in Hotel Desing Solutions, in collaborazione con QC Terme e con i patrocini di Provincia di Milano, AIPi (Associazione Italiana Progettisti d'Interni) e MAGA (Associazione Giovani Architetti Milano). La proposta formativa, della durata di un mese a partire dal prossimo 22 settembre, si propone di indagare le nuove dinamiche che influenzano le scelte dei fruitori e il modo in cui il progetto delle aree comuni interne ed esterne (ad esempio delle zone lounge, ristoranti, sale riunioni, wellness o delle “private spa”) possa determinare il successo di una struttura ricettiva, sia nel caso di restyling sia di nuova costruzione. Al termine del percorso didattico, focalizzato tanto sull’apprendimento in aula di un metodo progettuale completo quanto su visite ed esperienze dirette sul campo, i partecipanti saranno in grado di comprendere e gestire le problematiche della progettazione di una “macchina complessa” come una struttura ricettiva.

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News cosa occorre sapere per...

a cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

Carte Fedeltà e operazioni a premio

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e carte fedeltà sono strumenti frequentemente utilizzati dai retailer per fidelizzare la clientela. Esse consistono, per lo più, nella raccolta di punti attraverso gli acquisti di merce finalizzati all’ottenimento di sconti su acquisti successivi e talvolta anche di premi. Le carte fedeltà non sono direttamente regolamentate dal nostro ordinamento, fatti salvi gli aspetti legati alla privacy e, precisamente, alla raccolta dei dati dei consumatori a scopi di fidelizzazione che sono regolamentati dal D. Lgs. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e da una decisione del 2005 del Garante per la protezione dei dati personali. Diversamente, esiste una normativa apposita per le operazioni a premio che sono disciplinate dal DPR n.430 del 26 ottobre 2001 e dalla Circolare Ministeriale esplicativa del 28 marzo 2002, n. 1/AMTC (di seguito per brevità “DPR” e “Circolare”), normativa talvolta di non facile interpretazione. Il DPR definisce le operazioni a premio come “promesse al pubblico” suddividendole in tre diversi gruppi di operazioni promozionali: 1) offerte di premi a coloro che acquistano una quantità determinata di prodotti o servizi e ne danno evidenza mediante raccolta di punti anche su supporto magnetico; 2) offerte di un regalo a tutti coloro che acquistano o vendono un determinato prodotto; 3) offerte di premi consistenti nella possibilità di ottenere, a prezzo scontato, un diverso prodotto o servizio, mediante presentazione di prove di acquisto più un contributo in denaro. Quindi anche la semplice offerta di sconti rientra fra le operazioni a premio. Data la stretta correlazione fra le due iniziative, prima di implementare una carta fedeltà è sempre opportuno verificare se la stessa rientri o meno nell’ambito di applicazione delle operazioni a premio. Tale verifica è importante per il diverso trattamento fiscale delle operazioni a premio che non permettono ai retailer di detrarre l’IVA relativa all’acquisto o all’importazione dei beni o dei servizi utilizzati per l’operazione a premio. Ai fini della verifica è lo stesso DPR che esclude espressamente dall’ambito di applicazione delle operazioni a premio alcune iniziative

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promozionali elencate all’art. 6 lett. c) e precisamente: a) l’offerta di premi rappresentati da sconti sul prezzo di prodotti e servizi dello stesso genere di quelli acquistati; b) l’offerta di premi rappresentati da sconti sul prezzo di prodotti e servizi di genere diverso rispetto a quello acquistato, a condizione che gli sconti non siano offerti al fine di promuovere la vendita di quest’ultimo prodotto; c) l’offerta di premi costituiti da quantità aggiuntive di prodotti dello stesso genere. Ma cosa deve intendersi per ‘prodotti o servizi dello stesso genere’? E come va interpretata la condizione della lettera b) sopra citata? Sebbene la Circolare abbia ampliato la portata della nozione ‘stesso genere’ riconoscendo la non riferibilità dell’iniziativa commerciale alle operazioni a premio ogni qual volta lo sconto si riferisca a un bene o a un servizio fungibile, sostituibile con il bene o il servizio che si intende promuovere, la risposta a queste domande non è sempre agevole e va verificata caso per caso in base alle concrete modalità attuative dell’iniziativa promozionale che il retailer intende porre in essere. Ove, all’esito della verifica suddetta, risulti che l’implementazione della carta fedeltà non è qualificabile come operazione a premio, per garantirsi i benefici fiscali della esclusione dal campo di applicazione dell’IVA, l’operazione carta fedeltà andrà poi giuridicamente impostata come un vero e proprio contratto con il singolo consumatore e non, quindi, come promessa al pubblico. Avv. Giulia Comparini Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.




News CAMOMILLA ITALIA, QUI! GROUP +10 NEI PRIMI MESI DEL 2014 SEMPRE PIÙ DIGITALE

N

ei mesi di giugno e luglio, oltre 3mila negozi hanno già effettuato il passaggio al digitale dotandosi del sistema integrato Passpartù che permette di accettare buoni pasto, coupon, voucher aziendali e altri titoli cartacei ed elettronici a marchio Qui! Group. Procede così la digitalizzazione del network di esercizi food e non food affiliati all’operatore ligure. Inizialmente erano già 12mila i punti vendita connessi attraverso i Pos gestiti da Qui! Group, ma il dato complessivo a breve supererà le 30mila unità. Ed è grazie alla prima rete nazionale di esercenti connessi e “full digital”, con lo standard Passpartù, che l’emettitore si è aggiudicato la fetta più grande della recente gara Consip per la pubblica amministrazione. In distribuzione presso 150mila locali convenzionati, Passpartù servirà un bacino di oltre 20 milioni di utenti delle oltre 7.000 aziende clienti del Gruppo.

D

all’inizio dell’anno la rete retail di Comomilla Italia è cresciuta con 10 nuovi store. L’azienda di moda, che attualmente conta 200 negozi monomarca di cui 90 in franchising, ha già programmato ulteriori aperture, tra cui quella di Udine presso lo shopping center Città Fiera. In particolare, entro la fine dell’anno saranno inaugurati altri 21 punti vendita, con una superficie compresa tra i 100 e i 200 metri quadri. La scelta della distribuzione fisica ricade sul canale travel, sui centri commerciali e, infine, sui centri urbani. Nel biennio 2012-2013, il brand è cresciuto nel fatturato registrando un incremento del 9% e ha avviato un processo di internazionalizzazione sopratutto in Europa e Medio Oriente. E proprio nei mercati esteri Camomilla Italia ha come obiettivo un +30% nell’arco di cinque anni.

Errata corrige - In merito alla rubrica 'analisi di mercato' pubblicata sul numero doppio di luglioagosto7-8 di retail&food, nel box intervista a Giuseppe Chiellino, managing director Italy di Ceva (pagina 60), le risposte dell'ultima e della penultima domanda sono invertite. L'ultima domanda, inoltre, fa riferimento a un'altra intervista. - Mentre nella rubrica 'osservatorio prezzi' a pagina 24-25, i brand Burger King e Spizzico indicati in fondo all'articolo, non sono a Pioppa Est ma a Secchia Est, a gestione Autogrill. Ci scusiamo con i diretti interessati e con i lettori di retail&food.

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r&f News opening MCDONALD’S AL FIUMARA DI GENOVA

Luxottica, il travel retail parte da Amburgo

I

Quinta bandiera per McDonald’s a Genova, questa volta al Fiumara Shopping & Fun. L’apertura, avvenuta lo scorso luglio, segue quella di pochi mesi fa a Sottoripa, mentre gli altri locali del noto fast food americano sono in via XX Settembre (ben due) e al Terminal traghetti. L’arrivo di McDonald’s rafforza ulteriormente la già ampia offerta ristorativa del complesso commerciale gestito da Cogest Retail, dando vita a un interessante competizione con l’altro big degli hamburger a stelle e strisce, Burger King. Il nuovo locale McDonald’s, che si estende su 538 mq al piano 1 del Centro Divertimenti, ha preso il posto di una libreria.

l colosso dell’occhialeria italiana debutta nel travel retail aprendo nell’aeroporto di Amburgo il concept store Ray-Ban. Il negozio, di 35 mq, è la replica di quello aperto a Londra nel distretto commerciale di Covent Garden. L’accordo di partnership con Nuance Group ha permesso a Luxottica di realizzare uno spazio completamente hi-tech. Oltre all’intera collezione di occhiali, infatti, i visitatori dell’aeroporto tedesco possono provare i “virtual mirror”: si tratta di specchi digitali che fanno leva sulla realtà aumentata nella riproduzione del volto. «Abbiamo accolto con grande entusiasmo l’idea che hanno avuto Nuance e Luxottica di introdurre questo primo shop innovativo all’interno dell’aeroporto di Amburgo – ha commentato Lutz Deubel, direttore commerciale dell’aeroporto – Stiamo sviluppando continuamente la nostra offerta retail e il nuovo negozio completa il nostro portafoglio commerciale». Il brand mix proposto dallo scalo tedesco comprende nel segmento fashion altri marchi, tra cui Gant, Montblanc, Paul & Shark, Victoria’s Secret e Wolford.

L’Erbolario apre i battenti in UK

U

ROSSOPOMODORO, TAGLIO NASTRO AL PARCO DORA Con l’inaugurazione del sesto Rossopomodoro in Piemonte, prosegue l’espansione retail di Sebeto attraverso l’affiliazione. Stavolta la scelta ricade su un centro commerciale, nella piazza centrale all’aperto del Parco Dora a Torino, un tempo occupata dai grandi stabilimenti produttivi della Fiat e della Michelin. Il locale, con 130 posti a sedere, si sviluppa su 300 mq interni e presenta un layout che richiama i luoghi e gli arredi caratteristici della cultura partenopea, in particolare i rivestimenti in maioliche artigianali. Ma il vero cuore del ristorante è il Fornodoro: rivestito di mosaico in oro, è stato realizzato su design dell’artista Riccardo Dalisi e si trova in tutti i ristoranti del brand di punta del gruppo capitanato da Franco Manna.

Deborah Milano decolla a Malpensa

L‘

azienda di cosmesi lodigiana penetra un nuovo mercato, quello inglese, e apre il primo store a Londra, nel quartiere Islington. Il taglio nastro è previsto per questo mese e si inserisce nel piano di espansione fuori dai confini nazionali che L’Erbolario ha messo a punto a partire dal 2004 tramite la formula del franchising. Al momento, il brand nato negli anni settanta dall’idea di Daniela Villa e di suo marito Franco Bergamaschi possiede 130 punti vendita affiliati, tra cui quelli di Zagabria in Croazia e Sofia e Varna in Bulgaria. Fortemente radicato nel nord Italia, L’Erbolario sceglie di aprire i propri punti vendita soprattutto in posizioni di passaggio. Si privilegiano aree urbane e centri commerciali delle città con almeno 20mila abitanti. E il negozio di Londra con il suo pubblico internazionale, secondo quanto dichiarato dallo staff dell’azienda lodigiana, risulta un luogo fortemente strategico per continuare ad accrescere la popolarità del brand fuori dal Belpaese.

no spazio contenuto, ma di grande visibilità, nell’area delle partenze internazionali di Malpensa. Il concept del nuovo negozio di Deborah Milano si sviluppa partendo dal pay off del brand “italian passion for beauty”. Lo store presenta quattro angoli dedicati ognuno a un’esperienza estetica diversa, in cui si potrà sperimentare la sensibilità per il colore e le tendenze che caratterizzano il brand, ma anche il know how tecnologico e innovativo garantito dai Laboratori di Ricerca e Sviluppo, fondati a Milano più di un secolo fa, e toccare i raffinati oggetti di design per il make up. Al centro, una struttura piramidale, un simbolo iconico forte e connotante, permetterà di avvicinarsi all’offerta di prodotti, novità e collezioni.

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News opening UNIEURO, NEW FORMAT A LIVORNO E FERRARA

Roadhouse Grill al Bicocca Village e al Market Central da Vinci

L‘ Supportato da SGM Distribuzione, Unieuro rilancia la rete retail con due nuove aperture contraddistinte da un format rinnovato. Il 10 luglio è stata la volta del secondo punto vendita a Livorno, situato all’interno del parco commerciale urbano di Porta Mazzini su 1.100 metri quadrati. Il 26 luglio lo stesso concept sarà replicato a Ferrara, in via Bologna, in uno spazio di 2mila metri quadrati. Quello della città emiliana è, in realtà, un cambio di indirizzo dello store di via Copparo. Come per il negozio Unieuro di Monfalcone (GO), aperto lo scorso 28 giugno, anche quelli di Livorno e Ferrara presentano alcune novità, tra cui il restyling cromatico del logo e la realizzazione di alcune zone per testare i device di ultima generazione.

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espansione di Roadhouse Grill corre verso retail park e centri commerciali con due nuove aperture nel mese di luglio: a Milano, all’interno del Bicocca Village, e a Roma, nel parco commerciale Market Central da Vinci, situato nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino. Quello del Bicocca Village è il quattordicesimo locale della catena di steakhouse targata Cremonini nella città meneghina e si estende su una superficie di 290 metri quadrati. Altri 100 mq, compresi nella foodcourt, sono gestiti direttamente da Roadhouse Grill, portando a 150 il numero complessivo dei posti a sedere. L’apertura al pubblico del quinto ristorante della Capitale è avvenuta, invece, lo scorso 15 luglio. Qui, i coperti sono 135, cui devono sommarsi 60 presenti del dehors esterno. Il brand con 65 milioni di euro di fatturato si trova all’interno di molti altri shopping mall tra cui: MilanoFiori (Assago-MI), Il Globo (Busnago-MB) Le Terrazze (La Spezia), Tiare Shopping (Villesse-GO), Il Cuore Adriatico (Civitanova Marche) e I Gigli (Campi Bisenzio-FI). Per quanto riguarda i parchi commerciali, l’insegna Roadhouse Grill è presente, tra i vari, nell’Europark di Segrate, nel Settimo Cielo di Settimo Torinese e nel 45° Nord di Moncalieri (TO). Prossimamente sono previste nuove aperture a Castelletto Ticino (NO), Pavia e Treviso.


Silvian Heach Kidz, primo General Aviation Boutique store a misura di bambino al Cagliari-Elmas Nasce lo spazio retail Silvian Heach Kidz. Si tratta del primo punto vendita interamente dedicato ai più piccoli dell’azienda nata nel 2002 a Nola, nel napoletano. Lo store è stato inaugurato lo scorso giugno nel Castel Romano Designer Outlet e riporta la firma dell’architetto Fabio Marano. Il layout stimola l’esperienza di acquisto di mamme e bambini attraverso l’utilizzo di rivestimenti greige, finiture ocra e arredi molto chiari che creano un’atmosfera a misura dei più piccini. «Quest’iniziativa rispecchia la nostra volontà di investire nel comparto kidz, strategico sia a livello nazionale sia internazionale – ha spiegato Mena Marano, ad del gruppo Arav che ha in portafoglio il brand Silvian Heach – e per svilupparlo abbiamo voluto rinnovare completamente l’immagine dei nostri punti vendita».

Sogaer apre un nuovo spazio dedicato allo shopping nello scalo Mario Mameli di Cagliari-Elmas. Si chiama General Aviation Boutique ed è stato inaugurato lo scorso 11 luglio. L’area, di 35 mq, si trova nel Terminal di Aviazione Generale, dedicato ai soli voli privati. L’offerta comprende prodotti di vario genere, come accessori e abbigliamento del lusso del made in Italy, ed eccellenze enogastronomiche nazionali e regionali, tra cui la bottarga di Cabras, meglio conosciuta come il caviale del Mediterraneo, e il tonno di Carloforte. La boutique s’inserisce in un mix di servizi messo a disposizione dei turisti che fanno tappa nel capoluogo sardo e include anche il Fast Track, per i controlli di sicurezza, e il pacchetto VIP Service. Nel 2013, lo scalo di Cagliari, il primo della regione per dimensioni e traffico, ha registrato un flusso di oltre 3,5 milioni di passeggeri, di cui quasi 500mila nel solo mese di agosto.

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r&f Osservatorio prezzi

SERENISSIMI RINCARI Da nord a sud, l’Osservatorio prezzi di questo mese è volato in cinque aeroporti, per confrontare i listini di un paniere di prodotti del reparto barcaffetteria. Bergamo, Verona, Venezia, Bari e Catania le aerostazioni oggetto dell’indagine

T

ra gli operatori che abbiamo coinvolto nell’inchiesta ci sono ovviamente i più noti del settore, come Autogrill, MyChef, Chef Express e Airest (presenti con più brand), oltre ad alcuni minori. I valori a cui si fa riferimento sono sempre i più bassi per ogni tipologia di prodotto (vedi tabella nella pagina accanto). Più nello specifico, a Bari è presente Airest, con i format Homeburger e DeCanto, e MyChef con Briciole, e Bar Peroni e Trulleria. Bergamo, invece, tra quelli esaminati è l’aeroporto con più operatori: Chef Express con Chef Express Wine Bar; MyChef; Gnam, un piccolo operatore con due attività: Red Bar Gnam e Green Bar

Gnam; La Marianna e infine Autogrill con quattro marchi: Tentazioni, Puro Gusto, Segafredo e Motta. I player di Catania, invece, sono Promozione e Sviluppo Sicilia, con Sicilia’s Wine Bar e Ciano Trading & Services con Ciano Snack Bar, a cui si aggiungono due marchi sotto l’egida di Airest: Bar Culto e Bar Bricco. Venezia, come noto, è dominio Airest, in particolare con i brand Rustichella & Mangione, Bar Culto, Briccocafè, Orto e DeCanto. Sempre Airest, sempre in Veneto, ma questa volta a Verona, è presente con Bar Culto, Briccocafè, Ristop e DeCanto. Infine a Verona si chiude con Tramezzino.

Caffetteria Partiamo dal grande classico: il caffè. Il prezzo più basso si può trovare dai due marchi MyChef a Bari: Briciole, e Bar Peroni e Trulleria, oltre a Ciano Snack Bar a Catania, dove per la tazzina è sufficiente una moneta da 1 euro. A Venezia e Verona, invece, con Airest arriva a costare 1,20 euro. Il caffè decaffeinato più economico si può bere ancora a Bari da MyChef e a Bergamo nel bar La Marianna, mentre sotto il marchio Gnam, sempre a Orio al Serio, al Sicilia’s Wine Bar di Catania, a Venezia e Verona il più economico e a 1,30 euro. E sempre Bari, MyChef, insieme a Ciano Snack Bar di Catania, propone la brioches più economica a 1,10 euro, mentre al Sicilia’s Wine Bar di Fontanarossa, il cornetto più economico è a 1,70 euro.

Beverage Se si desidera una bottiglietta d’acqua nel Pet da 50 cl si possono spendere 1,30 euro a La Marianna di Orio al Serio mentre i brand Airest di Bari, Catania, Venezia e Verona fanno dissetare con minimo di 1,60 euro. Ma veniamo a due grandi classici: la Coca Cola e il tè freddo, entrambi nel Pet da 50 cl ed entrambi con il medesimo prezzo nei vari operatori. Il più basso è al Sicilia’s Wine Bar di Catania a 2,60 euro, mentre MyChef a Bari, tutti gli operatori di Bergamo (Chef Express, MyChef, Gnam, La Marianna, e Autogrill), e

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Tramezzino a Verona li vendono a 3 euro. La Red Bull invece, come spesso accade, è uno dei prodotti con il prezzo più variabile. Da Ciano Snack e Bar a Catania, e Tramezzino a Verona, infatti, si può acquistare a 3 euro, che diventano 4 euro da La Marianna a Bergamo: esattamente un euro in più!

Food Passiamo al panino base, ossia quello più economico proposto dai vari operatori. Da Chef Express Wine Bar di Bergamo si può acquistare a 3,90 euro. A esattamente un euro in più invece (4,90 euro) si può comprare un panino da MyChef a Bari e a Orio al Serio, e da Airest a Catania e a Verona. Il panino top più economico, invece, si acquista a Catania a 4,90 euro, mentre il più costoso è da MyChef a Bergamo a 6,50 euro, quindi anche qui una differenza sostanziosa: 1,60 euro. Per i toast la differenza è di oltre un euro. Il più conveniente è da Autogrill a 3,40 euro, mentre Airest, sia a Venezia sia a Verona, lo spinge fino a 4,70 euro. Per quanto riguarda la fetta/porzione di pizza Margherita (che al pari del toast non è presente in tutti gli esercizi), quella più economica è da La Marianna a Bergamo, al prezzo di 3,50 euro, mentre da Gnam, sempre a Orio al Serio, costa 4,90 euro. Tra 2,30 e 2,90 euro il gelato (genere Magnum Algida), rispettivamente da Gnam sempre a Bergamo e Sicilia’s Wine Bar a Catania.


operatore. Anche nel beverage e caffetteria, le variazioni per quanto minime sono certamente rilevanti se analizzate sui quantitativi. Non sono stati considerati in tutto questo i prezzi massimi, che in alcuni casi sono deci-

Nota metodologica

Conclusioni Alla luce dei dati riportati, ad attirare l’attenzione è l’elevata variazione di prezzo per alcuni prodotti, in particolar modo quelli legati al food, sia dolce sia salato. Inoltre per questioni di spaAEROPORTO ➡ OPERATORI ➡

BRAND ➡

zio, come si evince anche dalla tabella e relativa nota metodologica, non sono stati riportati tutti i prezzi dei vari marchi (nel qual caso le variazioni sarebbero state ancora di più) ma solo i più bassi in assoluto di ogni

Bari Airest

Per ogni aeroporto sono indicati gli operatori food&beverage attivi al momento della rilevazione (luglio 2014) e nella riga sottostante i relativi brand/format presenti in aerostazione. Nel caso in cui un operatore sia presente con più locali in uno stesso aeroporto, abbiamo selezionato il prezzo più basso praticato tra i differenti brand/format per il medesimo articolo. Per ogni articolo (riga) in blu è indicato il prezzo più basso in assoluto mentre in rosso il prezzo più alto.

Bergamo

MyChef

Chef Express

•Briciole •Homeburger •Chef Express •Bar Peroni •DeCanto Wine Bar e Trulleria

My Chef

•My Chef

Gnam

samente significativi come ad esempio il caffè che da DeCanto sia a Verona sia a Venezia costa 1,40 euro contro il prezzo più basso praticato da Bari e Catania a 1 euro. Una differenza del 40 per cento. E da qui si deduce ancora che, dove gli operatori hanno poca o addirittura nessuna concorrenza e lavorano, quindi, in una situazione di monopolio o quasi, praticano prezzi mediamente molto più alti. Ad esempio, come si può osservare dalla tabella in basso, Airest, che a Venezia non ha competitor e a Verona ne ha uno solo: Tramezzino, contro i quattro del Gruppo, tra gli operatori intervistati è l’unico (oltre a MyChef a Bergamo) ad avere rispettivamente quattro e cinque prodotti col prezzo minimo più alto e nessuno tra i più bassi. Anche MyChef a Bari, Gnam a Orio al Serio e Sicilia’s Wine Bar, infatti, hanno quattro prezzi tra i più elevati, ma ne hanno rispettivamente due, uno e tre tra i più bassi. S. M.

Catania La Marianna

Autogrill

•Red bar •Tentazioni Gnam •Puro Gusto •La Marianna •Green Bar •Segafredo Gnam •Motta

Promozione Ciano e sviluppo Trading Sicilia & Services

Venezia Airest

Airest

•Sicilia's Wine Bar

•Ciano Snack Bar

•Bar Culto •Bar Bricco

•Rustichelli &Mangione •Bar Culto •Briccocafè •Orto •DeCanto

Verona Airest

Tramezzino

•Bar Culto •Briccocafè •Tramezzino •Ristop •DeCanto

Caffè

1,10

1,00

1,10

1,10

1,10

1,10

1,10

1,10

1,00

1,10

1,20

1,20

1,10

Caffe dec

1,20

1,10

1,20

1,20

1,30

1,10

1,20

1,30

1,20

1,20

1,30

1,30

1,20

Brioches base

1,30

1,10

1,20

1,20

1,40

1,30

1,20

1,70

1,10

1,30

1,40

1,40

1,40

Acqua Pet 50 Cl

1,60

1,50

1,50

1,50

1,50

1,30

1,50

1,60

1,50

1,60

1,60

1,60

1,50

Coca Cola Pet 50 Cl

2,80*

3,00

3,00

3,00

3,00

3,00

3,00

2,60

2,80

2,80*

2,90*

2,90*

3,00

The freddo Pet 50 Cl

2,80

3,00

3,00

3,00

3,00

3,00

3,00

2,60

2,80

2,80

2,90

2,90

3,00

3,20

3.90

4,00

3,50

3,00

3,20

3,30

3,30

3,00

Red Bull

3,10

Panino base

4,90

3,90

4,90

4,00

4,50

4,00

4,30

4,00

4,90

4,50

4,90

4,00

Panino top

5,20

5,30

6,50

5,30

5,70

5,30

4,90

6

5,30

5,30

5,30

5,20

Toast

3,40

3,50

3,90

3,50

3,40

3,50

4,70

4,70

4,00

4,00

4,90

3,50

2,40

2,30

2,50

Fetta/porzione pizza Margherita

3,90

Gelato (genere Magnum)

2,40

*Pepsi-Cola

2,40

2,60

2,90

3,80

4,30

4,10

4,40

2,50

2,40

2,40

2,40 © Edifis Intelligence

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r&f star trek FASHiION

Destinazione

Kocca P

er i giovani nell'Italia della globalizzazione, dei social network e della fuga di cervelli all'estero è di moda essere cocco di mamma. Ma sembra ancor più gettonata la versione femminile del termine, soprattutto se si mette una K al posto della C iniziale che dà un accento un po' più internazionale e glamour. E quindi, ecco a voi Kocca, marchio italiano specializzato nella produzione e distribuzione di abbigliamento e total look femminile (target dai 17 ai 30 anni), fondato dai fratelli Andrea, Claudio e Francesco Miranda negli anni'90 e che attualmente è in una fase molto dinamica: i rumors danno una quotazione in borsa in un arco temporale di uno o due anni, mentre si sta sviluppando una sostenuta espansione all'estero, sia in termini generali sia riguardo la sua rete retail. Il brand Kocca fa capo al Gruppo Germani, società con sede nell'Interporto di Nola, che da piccola realtà imprenditoriale si è ingrandita negli ultimi anni trasformandosi in una company di primo piano.

Da Nola alla Russia: cresce l’export La prima azienda dei Miranda nasce nel 1992 (il marchio Kocca sarà successivo) nel polo tessile di San Giuseppe Vesuviano e muove i primi passi nel mondo del jeans, che da indumento prettamente maschile viene declinato con successo a un target femminile, arricchendosi negli anni con articoli di maglieria, giubbotteria (piumoni ecc.) e accessori (borse, cinture, cappelli e calzature) di design tutto italiano, mentre a oggi la produzione è per il 50% all'estero. Collezione dopo collezione i tre fratelli fondatori costruiscono una realtà brand-oriented che fa dei suoi capisaldi l'accessibilità (con target di fascia media) e uno stile 'democratico' in linea con le tendenze delle moda: nel 2001 vede la luce il Gruppo Germani srl (prima era la Germani srl) che detiene il marchio Kocca che si insedia al CIS di Nola, uno dei più grandi poli industriali e commerciali d'Italia. Lì Kocca trova casa e lì la società campana organizza i suoi headquarter

KOCCA (Gruppo Germani srl) in pillole Anno di nascita Società

Proprietà Sede Management Business Retail Canali distributivi

L'avventura imprenditoriale dei fratelli Miranda nel 1992, il marchio Kocca a fine anni '90 Il Gruppo Germani srl detiene i diritti del marchio. Sempre alla galassia Miranda appartengono: la Outstore srl che controlla la rete retail; la G-Box spa che è la finanziaria di riferimento della famiglia; e la GG-Europe G-Box spa (proprietà divisa in parti uguali tra i fratelli Andrea, Claudio e Francesco) controlla il 100% del Gruppo Germani e delle altre società Interporto di Nola (NA) Andrea Miranda ad e presidente del Gruppo Germani srl, Francesco Miranda amministratore unico della G-Box e Claudio Miranda amministratore unico della Outstore srl e GG-Europe Produzione e commercializzazione wholesale e retail; abbigliamento total look per donna (17-30 anni) 30 insegne complessive di cui 4 in Russia e le altre in Italia Retail e wholesale in 1.600 negozi multibrand (di cui 600 in Italia) in tutto il mondo (20 paesi) Fonte aziendale

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retail&food - settembre 2014

con la piattaforma logistica, gli uffici commerciali e amministrativi, i dipartimenti creativi, lo show room, un display store e un centro congressuale. A distanza di una ventina d'anni sul marchio Kocca si costruisce un vero e proprio Gruppo con 200 dipendenti (una settantina nell'unità industriale e commerciale del CIS di Nola, 30 in una sede distaccata e il restante centinaio come commessi nei negozi del brand), un fatturato consolidato nel 2013 di circa 53 milioni di euro (in crescita di un quarto sull'anno precedente) e un network di Fonte aziendale 30 negozi monomarca (di cui 4 all'estero,


KOCCA: NEGOZI APERTI PER ANNO

Fonte aziendale

in Russia) e circa 1.600 multibrand di cui 600 in Italia. In mezzo, infatti, c'è anche la decisione di intraprendere l'avventura retail che attualmente pesa ancora per il 20% del giro d'affari del Gruppo (il wholesale la fa da padrone con l'80%), ma con una crescita in prospettiva soprattutto con le nuove quattro aperture in Russia programmate nel prossimo biennio: pionieri in questo senso il primo negozio a insegna Kocca in Italia nel 2008 a Nola nel Centro commerciale Vulcano Buono e il primo fuori dal Belpaese inaugurato più recentemente a Petrozavodsk (RUS). Negli ultimi tre anni il brand campano non ha rallentato, con 7 nuovi punti vendita nel 2011, 8 nel 2012 e 5 l'anno scorso. Ma è proprio al di là del confine che guardano i tre fratelli Miranda con l'obiettivo di incrementare la quota di ricavi

provenienti dell'estero oltre il 23% del 2013, ma in crescita (quest'anno si punta al 40%) fino al 70% in previsione della quotazione in Borsa. Alla guida del Gruppo Germani, grazie alla sua esperienza amministrativa e commerciale, in qualità di amministratore delegato e presidente c'è Andrea Miranda, che con i fratelli Claudio e Francesco è proprietario dell'azienda attraverso la G-Box spa (di cui i tre sono soci alla pari), mentre Francesco, la mente creativa dell'azienda, è amministratore unico della G-Box, la finanziaria controllante le società del gruppo. Claudio, infine, è responsabile dello sviluppo del retail attraverso la collegata Outstore srl, di cui è amministratore unico, che controlla i negozi a insegna Kocca nel mercato domestico, tutti a gestione diretta, al contrario di

quelli all'estero che sono in franchising. Sempre Claudio, per la cronaca, è anche amministratore unico della GG Europe srl, altra società della galassia Miranda. Retail: Kocca preferisce gli shopping mall Rimanendo in tema di negozi, se andiamo a vedere location e tipologia delle insegne del marchio partenopeo ci accorgiamo che Kocca ha una forte diffusione nel Sud Italia. Tuttavia presidia città importanti come Milano, dove ad aprile di quest'anno ha inaugurato il flagship store di Corso Buenos Aires (170 mq in una delle vie più affollate dello shopping meneghino); è presente nel Nord Est con gli shop di Portogruaro e Mestre in Veneto, quello di Udine, l'outlet di Palmanova, il negozio nel cen-

KOCCA: NEGOZI NEL MONDO

Fonte aziendale

tro commerciale di Orio al Serio e quello di Antegnate, ambedue nella bergamasca, e nell'outlet Fashion District nel mantovano. E se nel Centro Italia le insegne di Kocca si possono trovare a Roma, a San Vitaliano (NA), a Valmontone (Roma), a Terni (Umbria) e Chieti (Abruzzo); al Sud, ovviamente in Campania, la fa da padrone con la maggior parte delle insegne, a ruota seguono la Sicilia, la Sardegna (Cagliari), la Puglia a Molfetta (BA) e la Calabria a Rende (CS). La presenza nei centri commerciali supera di gran lunga quella nei centri urbani: gli store cittadini sono a Milano, in Corso Buenos Aires, a Cagliari e a Terni, mentre il format outlet è abbastanza diffuso, molto probabilmente anche a causa della vocazione wholesale ancora maggioritaria del marchio. Da non sottovalutare la sviluppo dei canali meno tradizionali come l'e-commerce che, a detta dell'azienda, è tra i primi punti nell'agenda. Dando una sbirciata nella stanza dei bottoni del Gruppo Germani, a fianco del presidente troviamo Ciro Tatto, nel ruolo di direttore di amministrazione, finanza e controllo, e Arturo De Luca, responsabile dell'ufficio marketing. Una squadra che sta lavorando per arrivare, dopo essersi affacciata sulla comunità finanziaria aderendo al progetto Elite della Borsa Italiana, ad aprire il capitale societario per poter sostenere la rapida crescita del marchio degli ultimi anni ed effettuare nuove ac-

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star trek FASHiION intervista

Internazionalizzazione e retail: per la crescita in cantiere anche la quotazione Andrea Miranda, Presidente e Amministratore delegato di GRUPPO GERMANI KOCCA punta molto sull’estero: quali vantaggi per un brand italiano riservano i mercati emergenti? Kocca è focalizzata sui mercati internazionali dal 2008, anno della creazione della prima rete vendita estera. Fino al 2012, la crescita è avvenuta gradualmente e in maniera controllata. Dal 2013, l’evoluzione nei Paesi europei (Francia, Spagna, Benelux, Portogallo, Grecia) è stata molto marcata, con fatturati significativi; successivamente sono state avviate attività in contesti extraeuropei (principalmente, Asia e Sudamerica). Attualmente i negozi monobrand attivi all’estero sono 4 in Russia, mentre altre aperture sono programmate sempre all’estero per la prossima Fashion Week 2014-2015. Le motivazioni che hanno spinto Kocca ad accelerare il proprio processo di internazionalizzazione sono da ricercare nelle grandi opportunità che si possono trarre dallo sviluppo sui mercati esteri attraverso una diversificazione dei prodotti e una conseguente riduzione del rischio. Lo stile e il design italiano fanno di Kocca un’eccellenza del made in Italy. Il segreto del successo sul mercato internazionale è una produzione in larga parte realizzata sul territorio nazionale. Il capo Kocca è frutto di anni di esperienza ormai consolidata attraverso la quale il consumatore percepisce una elevata qualità del prodotto. Da qualche anno inoltre avete sviluppato un importante progetto retail: perché questa scelta e quali saranno le direttrici del vostro sviluppo nel settore? Il Gruppo ha intrapreso un ambizioso piano di espansione commerciale a livello inter-

quisizioni con la quotazione alla Borsa Valori, piuttosto che con fondi di private equity o con club deal. Le opzioni sembrano tutte aperte, ma l'obiettivo rimane rafforzare le fondamenta per lo sviluppo fuori dai patri confini, puntando, dopo un consolidamento nel Vecchio Continente, sui mercati emergenti come Russia, Libano e Taiwan. Da segnalare il recente ingresso in Cina e in Messico,

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grazie a un partner importante, e il progetto per entrare in Brasile. E ben si comprende la strategia della società napoletana in un panorama che vede una contrazione del comparto dell'abbigliamento (circa -13% nel 2013) in Italia e una stagnazione in Europa, mentre vanno benone i mercati emergenti. Inoltre la classe dimensionale dei player del settore ha sempre più un forte impatto sul potere contrattuale quando si vogliono conquistare nuovi spazi; soprattutto sui mercati esteri e ovunque si sviluppi il retail con negozi monomarca e canali distributivi non tradizionali. Quindi non stupisce che ai primi posti dell'agenda dei Miranda ci siano il rafforzamento del capitale con l'iniezione di risorse importanti e il consolidamento della propria struttura manageriale e organizzativa per sostenere la crescita internazionale e del retail. Soprattutto perché il canale retail è universalmente considerato lo strumento principe per la penetrazione nei mercati stranieri, in particolar modo nel Far East e nelle Americhe.

nazionale che prevede l’apertura di store con la formula retail diretta e in partnership. In particolare, la distribuzione delle collezioni Kocca avviene in oltre 1.600 punti vendita multimarca in più di 20 Paesi (con un incremento annuo del 30%). Significativa è la penetrazione nei mercati emergenti e in aumento quella nei nuovi canali rappresentati dai department store e dal travel retail (aree di viaggio come aeroporti e stazioni) gestiti in partnership. Il futuro di KOCCA è la quotazione o una partnership con un fondi di private equity a sostegno della vostra espansione? La società, parte del progetto Elite di Borsa Italiana, vede la quotazione o l’ingresso di un investitore all’interno del capitale come possibili opzioni per la crescita futura. Il focus della strategia aziendale resta legato allo sviluppo dimensionale del Gruppo e all’internazionalizzazione, volta a favorire la diffusione del brand oltre i confini italiani con l’obiettivo di raggiungere nei prossimi tre anni un fatturato all’estero di circa il 70 per cento.

Su utile e fatturato: ci si allena per l'internazionalizzazione Facendo i conti in tasca al Gruppo Germani si nota una società in netta controtendenza rispetto alle vacche magre di questi tempi: il 2013 ha chiuso con 53 milioni di euro di fatturato consolidato con un secco +25% sull'anno prima. L’EBITDA è a 5,2 milioni (un netto +63% sui 3,2 mln del 2012) con un EBITDA margin intorno al 9,9% (+2,3% sui 12 mesi precedenti) e un patrimonio netto di 20 milioni di euro (erano 17,7 il precedente esercizio). L'utile netto nel 2013 è stato di 2,3 milioni, con un bel salto triplo rispetto all'anno precedente, e la posizione finanziaria netta è in recupero (era negativa per 3,5 milioni nel 2012, mentre il 2013 chiude a un meno 2,7 milioni). Se si va a vedere il bilancio economico della srl guidata da Andrea Miranda, i dati positivi non mancano con 7,6 milioni di valore aggiunto generato nel 2013 (+2,2 milioni, circa +40% rispetto al 2012) e un utile di quasi 3 milioni, il doppio rispetto all'esercizio precedente. Raddoppiato pure il ROI che si attesta al

15% per l'ultimo bilancio, mentre le fondamenta sembrano più che solide con un quoziente primario di struttura fissato l'anno scorso su un valore di 5,5, raddoppiato sul 2011, e un indice di liquidità primaria di 1,17 in linea con gli anni precedenti, mentre scende l'indebitamento a un contenuto 1,69 (era 2,40 nel 2011), con una crescita del capitale proprio investito nell'azienda. Insomma, se è vero che la previsione di un’apertura del proprio capitale a nuovi investitori rende l'azienda di Miranda sempre più attenta alla gestione dei propri conti, è anche vero che i numeri difficilmente sbagliano, e la solidità finanziaria e la redditività sembrano garantite. Bisognerà vedere come la società si muoverà nelle sua espansione internazionale in un mercato in cui i competitor sono spesso dei pezzi grossi che non hanno piacere a lasciare troppi spazi. Da questo, oltre che dalla scelta della tipologia di struttura di capitale da attribuire alla società, dipenderanno le sorti della nostra Kocca di “mamma”. David Montorsi



r&f

Taglio nastro

Il Cuore Adriatico batte per Civitanova Marche Aperto ad aprile, il centro commerciale gestito da Cogest Retail si completa con l’ingresso di Scarpe&Scarpe e Kiabi, mentre a inizio estate è stata la volta di H&M e di Gruppo Inditex. Inserito in un unico lotto comprendente polo fieristico, palazzetto dello sport e retail park, Il Cuore Adriatico mira a diventare il punto di riferimento per lo shopping locale

U

na volta afferrato il testimone, è iniziata la corsa che in circa un anno ha portato all’inaugurazione del nuovo centro commerciale Il Cuore Adriatico, del contiguo parco commerciale e ancora alla conclusione dei lavori del polo fieristico e del palazzetto dello sport (da circa 5mila posti a sedere) dove giocherà, già da ottobre, la Volley Lube. Il tutto insiste in un unico lotto posizionato nei pressi di Civitanova Marche, a soli 500 metri dal

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casello dell’A14. A supporto dell’intero complesso vi è una piastra parcheggi, sia interrata sia in copertura dello shopping center sia a raso, che conta circa 3.500 posti auto. Lo sblocco del progetto immobiliare è avvenuto grazie al cambio dei vertici societari dell’allora Civita Park (oggi Cuore Adriatico snc), promotore dell’iniziativa, e del sindaco della città marchigiana. Determinante è stato soprattutto il parere favorevole dei partner finanziari, Banca Mar-

che e Medioleasing, che hanno permesso di stanziare un investimento complessivo di 90 milioni di euro, necessari anche a realizzare l’infrastruttura viaria di servizio. Sul fronte commerciale, invece, l’accelerazione è arrivata con l’incarico a Cogest Retail, che dallo scorso autunno ha preso in mano l’attività di leasing e poi quella di gestione, completando una commercializzazione che aveva inevitabilmente risentito della stagnazione del progetto. Il primo

risultato apprezzabile di questo percorso è stato il taglio del nastro de Il Cuore Adriatico, avvenuto a inizio aprile, e contestualmente del retail park posizionato a poche decine di metri dall’ingresso della mall. L’evento di apertura è stato colto dalle istituzioni locali come momento fondante per rimarcare la duplice valenza dell’iniziativa: l’apertura di uno shopping center di medie dimensioni, in grado di attrarre marchi internazionali e di creare 500 nuovi


posti di lavoro, e l’impegno per rilanciare l’economia locale attraverso l’insediamento di un complesso fieristico e sportivo, oltre che commerciale. La nostra visita allo shopping centre, accompagnati dallo staff di Cogest Retail, è avvenuta in data 3 luglio. «La vecchia proprietà è partita nel 2008/2009 con l’acquisto dei terreni e nel 2010/2011 ha avviato il cantiere – ci ha spiegato Giuliano Ginnobili, amministratore di Cuore Adriatico snc – Contestualmente la commercializzazione ha stipulato alcuni contratti spendendo date di apertura che di volta in volta venivano rinviate. Questo portava il progetto del centro commerciale a perdere di attrattività e credibilità. Poi con il cambio dei vertici di Banca Marche e Medioleasing la nuova dirigenza

– Civitanova Marche, che a sua volta è stato portato a quattro corsie sino all’ingresso dell’A14; il sottopasso ferroviario all’uscita del palazzetto dello sport e della fiera; il sistema di raccolta delle acque che confluisce nel fiume Chienti attraverso un canale sotterraneo dotato di vasconi; una pista ciclabile sul perimetro dell’intero lotto, e l’impianto di illuminazione pubblica a Led. Il doppio motore retail di centro e parco commerciale Da una parte una mall articolata su due piani, dotata di 70 negozi e dell’ancora alimentare Iper, per complessivi 27mila mq di Gla, dall’altra tre grandi superfici retail con ingresso indipendente, per ulteriori 8.350 mq di superficie lorda affittabile. Il gettito

Il progetto in pillole - Il Cuore Adriatico INDIRIZZO PROMOTORE/PROPRIETÀ COMMERCIALIZZAZIONE/GESTIONE APERTURA AL PUBBLICO GLA CENTRO COMMERCIALE LIVELLI COMMERCIALI INSEGNA IPERMERCATO/GLA NUMERO DI NEGOZI POSTI AUTO DIRETTORE

totale degli affitti, una volta a regime, è stimato in 4,5 milioni di euro l’anno (escluso l’ipermercato che è di proprietà). Questi i numeri del polo commerciale che vede protagonista lo shopping center Il Cuore Adriatico. Dotato di svariati ingressi e collegamenti interni (scale mobili, ascensori e scale tradizionali), il centro commerciale marchigiano mantiene al piano terra uno schema classico: un ipermercato di circa 8.800 mq, una lunga galleria fronte cassa, due medie superfici laterali dedicate al fashion e un corpo centrale costituito da piccoli negozi. Al piano superiore spiccano la foodcourt, dotata di un’ampia vetrata frontale, la grande area dedicata al gioco e al tempo libero per bambini, denominata Youngo, e le due medie superfici che dovrebbero aprire a settembre. L’Iper, in primis, è il risultato del riposizionamento strategico dell’insegna alimentare che ha spostato il proprio punto vendita dallo storico e vicino centro commerciale Civitacenter a Il Cuore Adria-

VIA S. COSTANTINO 98 - CIVITANOVA MARCHE CUORE ADRIATICO SNC (GALLERIA E PARCO) COGEST RETAIL 3 APRILE 2014 27MILA MQ (+8.800 MQ NEL PARCO COMMERCIALE INTEGRATO) 2 (+1 DI PARCHEGGIO INTERRATO) IPER/8.800 MQ 70 (+3 GRANDI SUPERFICI NEL PARCO COMMERCIALE) 3.500 GIULIA GAMBERINI

tico, dove si è inserita in una location più piccola. Le sei medie superfici annoverano la presenza, al piano terra sui due lati opposti, di Gruppo Inditex, che vi ha portato Pull&Bear (840 mq), Stradivarius (670 mq) e Bershka (oltre i 1000 mq), e di H&M (oltre 2.100 mq), mentre al primo piano apriranno il brand di abbigliamento Kiabi (quasi 2mila mq) e quello di calzature Scarpe& Scarpe (1.850). Le semi-ancore al piano terra, tra le poche unità commercializzate prima dell’intervento di Cogest Retail, sono King Sport & Style in posizione centrale, Conbipel e Benetton più laterali. Le unità cosiddette di vicinato vedono protagonisti un mix di catene internazionali, nazionali e locali: Desigual fa la parte del leone per il fashion, cosi come Geox per le calzature; e ancora si segnalano Kasanova, Bassetti e Bialetti per la casa, Z Generation e Original Marines per l’abbigliamento kids. Per l’hi-tech specializzato spicca Med

INDICE DI INNOVAZIONE 6,5 Architetto, Alessandro Stroligo Associate Director di Chapman Taylor

5,5

Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38

7

Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca

N.D.

Redazione r&f (Andrea Penazzi)

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© Edifis Intelligence

ha ritenuto opportuno completare questa opera, per la quale sono stati necessari 9 mesi di lavoro. Quando siamo intervenuti abbiamo rivisto il prezzario, gli aspetti tecnici e finanziari, e abbiamo cambiato la società di commercializzazione. Cogest Retail ci ha aiutato a distribuire meglio gli spazi della galleria e ha previsto l’inserimento di negozi, oltre che di servizi e di intrattenimento, anche al piano superiore, prima destinato interamente alla ristorazione». I lavori intorno al lotto hanno riguardato soprattutto la viabilità, le opere di urbanizzazione e il sistema di illuminazione pubblica, per un investimento di 17 milioni di euro. In particolare soni stati realizzati: lo svincolo sul Raccordo autostradale Tolentino


Taglio nastro

Store, rivenditore autorizzato di prodotti Apple, che sta sviluppando nelle Marche, in Abruzzo, Umbria e Toscana con l’obiettivo di arrivare a 10 punti vendita entro la fine del 2014. Di prossima apertura, al momento della nostra visita, erano la libreria Giunti al Punto e Camicissima. Particolarmente interessanti, poi, sono i chioschi che verranno inseriti prossimamente all’interno delle gallerie: tra questi ha già trovato spazio con un format di design Guscio Store, specializzato in cover per smartphone (vedi foto in pagina); il prossimo in pipeline, Okiko, commercializza indumenti intimi per bambini da 0 a 12 anni. Con queste aperture, sottolinea Cogest Retail, il centro commerciale sarà a regime. Restando nella mall, ma salendo con le scale mobili o con gli ascensori panoramici, si accede direttamente alla foodcourt: questo spazio, decisamen-

te ampio e quindi adatto, in futuro, a ospitare gli eventi, conta ai lati quattro operatori. Ognuno con una proposta alternativa. L’offerta legata alla carne è presidiata dal format di Cremonini, Roadhouse Grill; quella di pesce, con un accento regionale, dal self service Alta Marea; la pizza e in generale la cucina campana da Farinella; il sushi e sashimi da Mishi Mishi. Ogni locale conta delle sedute pertinenziali, posizionate in conformità alle disposizioni di sicurezza per favorire le uscite di emergenza. Una parentesi tecnologica: oltre al servizio di wifi gratuito disponibile in tutta la galleria, vicino agli ingressi de Il Cuore Adriatico, all’interno delle mall, ver-

COMMENTO

VALUTAZIONE

Struttura e design

Le ampie mall permettono l'inserimento di chioschi retail. I materiali e le linee sono semplici, ma eleganti

´´´

Accesso e parcheggio

La superstrada è a 500 metri. Il parcheggio multilivello è adeguato. Ma con la fiera e il palazzetto dello sport, il traffico?

´´´

Offerta commerciale Spazi comuni e attrattive

Con Scarpe&Scarpe e Kiabi l'offerta sarà a regime. Quantità e qualità

´´´´

La foodcourt e lo spazio per bambini sono un traino per giovani e famiglie

´´´´

indice valutazione a cura di r&f:

´= migliorabile ´´= sufficiente ´´´= apprezzabile ´´´´= molto buono ´´´´´= ottimo

ranno posizionati complessivamente quattro touch screen directory (al momento della nostra visita ce n’erano installate due), fornite dalla società specializzata Didit. Esternamente, l’offerta retail si completa con i big store del retail park: tra questi spiccano i 5mila mq di Obi (bricolage), i 2.100 mq di Euronics e i circa mille mq di Loop (abbigliamento e accessori). Complessivamente il nuovo polo commerciale ha registrato una media di 400mila visitatori mensili, pari a 12/13mila presenze giornaliere con punte sino a 30mila, allineandosi con l’obiettivo dichiarato dei 4,5/5,5 milioni di ingressi all’anno. E se da un lato l’effetto novità ha spinto in alto il footfall nel primo periodo, l’ingresso delle nuove medie superfici a settembre dovrebbe fungere da ulteriore traino. A ottobre, come anticipato, sarà operativo inoltre il nuovo palazzetto dello sport, che ogni due settimane vedrà circa 5mila spettatori assistere alle partite del team di volley campione d’Italia 2014. La sinergia con l’impianto sportivo e con la nuova fiera di Civitanova Marche potrà quindi accrescere il bacino del centro commerciale Il Cuore Adriatico, che la proprietà stima in circa 350mila persone nell’isocrona dei 30 minuti in automobile. A. P.

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r&f Long life

Il leone FORTE DI OLTRE 110 NEGOZI E DI 6,5 MILIONI DI VISITATORI L’ANNO, IL CENTRO COMMERCIALE IN COMPROPRIETÀ TRA GRUPPO FINIPER E KLEPIERRE SI CONFERMA UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LO SHOPPING DEL BASSO GARDA. LA GESTIONE, FREGIATA DALL’ARRIVO DELL’APPLE STORE, STRIZZA L’OCCHIO AI TURISTI TEDESCHI E RUSSI

D

istante pochi minuti in automobile dalla riva Sud del lago di Garda, il centro commerciale Il Leone di Lonato (Brescia) rappresenta una destinazione per lo shopping di oltre sei milioni di consumatori l’anno. Per la precisione nel 2013 sono stati 6,5 milioni, contro i 5,9 registrati nel 2008. Il successo del mall inaugurato nel 2007 è imputabile in parte al ricco bacino di riferimento (vedi tabella: Inquadramento territoriale), composto di 180mila persone nell’isocrona dei 15 minuti in automobile a cui si sommano 300mila abitanti nella fascia tra i 15 e i 30 minuti (fonte Studio Conte), e in parte ai flussi turistici estivi. Nonostante non sia possibile quantificare il numero di vacanzieri che scelgono di visitare il centro commerciale bresciano tra una gita in barca e un po’ di relax sulle rive del lago, la presenza di austriaci e tedeschi è rilevante e la quota di clienti madrelingua russa è in costante aumento. Di conseguenza l’attività di gestione, in forza a Studio Conte, è stata improntata su un target di consumatore medio medio-alto, così come quella di marketing, che vi pone particolare attenzione con una comunicazione multilingue verso i principali hotel e le strutture ri-

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re del Garda

cettive della zona. E i risultati si vedono: degli oltre 110 negozi che compogono la galleria solo due unità sono in fase di ricommercializzazione, pari a circa 120 mq di gla sugli oltre 30mila mq della galleria, che salgono a 45mila includendo l’àncora alimentare Iper. Ai numeri si aggiunge l’indicazione di uno scontrino medio piuttosto elevato, soprattutto di quello generato al primo livello commerciale, e di un significativo tasso di conversione tra visite e acquisti. La proprietà dello shopping centre è passata negli anni da Cedro 99 a Clivia, in quota paritetica a Klepierre e a Gruppo Finiper che vanta anche la proprietà dell’àncora alimentare. Arriva l’Apple Store Avviato nel 2007 con 109 negozi, oggi il Leone di Lonato conta 112 attività re-

tail di cui 9 medie superfici equivalenti o superiori ai mille metri quadrati. Quest’ultime sono Zara, H&M, Sportland e PittaRosso (le più grandi intorno ai 2mila mq di gla), e a seguire Euronics, Passatempo, Piazza Italia, Apple Store e Jysk. La gla complessiva è rimasta invariata sui 45mila mq e non sono previsti ampliamenti. Oltre a un fisiologico turnover di insegne orientato all’attualizzazione dell’offerta, coinciso soprattutto con la scadenza della prima tornata di contratti (5 anni più 2 opzionali), il leggero incremento di punti vendita è dovuto a due importanti iniziative commerciali. La prima in ordine temporale è avvenuta nel 2009 e ha visto l’inserimento di Jysk al posto di Reds: il brand danese di arredo e complementi per la casa è subentrato a quello di abbigliamento su una su-

perficie di mille metri quadrati. La seconda novità, in assoluto quella di maggiore rilevanza, ha coinvolto nel 2012 l’ancora alimentare Iper, Euronics, Apple e Tommy Hilfiger. In particolare la piattaforma food ha ridotto la propria superficie, portandola da 15mila a 13.300 mq di gla, a vantaggio dell’insegna di high tech, prima posizionata al piano superiore. Lo spazio liberato al livello primo è stato quindi presidiato dall’Apple Store, esteso circa mille mq, e dal noto marchio statunitense di moda. L’operazione, durata complessivamente da maggio a settembre dello stesso anno, è il risultato di una serie di interessi incrociati: Finiper da un lato ha ottimizzato gli spazi e ridotto le spese dell’àncora alimentare e dall’altro, in quanto comproprietaria della galleria, ha ottenuto un grande ritorno sul valore complessivo dello shopping center; Euronics ha potuto beneficiare di una zona di maggiore pedonabilità; il brand di Cupertino ha trovato una location nel Nord-Est d’Italia che corrispondeva ai propri standard in termini flussi. Questo ha dato maggiore lustro al primo piano commerciale del mall, tradizionalmente deputato allo shopping di qualità rispetto a quello terreno


Food in crescita Nel lato sud del centro commerciale è ubicata la food court, ornata da vegetazione naturale che prende luce dalla

Il progetto in pillole GESTORE PROPRIETÀ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA DATA DI APERTURA NUMERO DI NEGOZI GLA ANCORA ALIMENTARE/GLA NUMERO DI VISITATORI POSTI AUTO

STUDIO CONTE CLIVIA (50% GRUPPO FINIPER – 50% KLÉPIERRE) EXTRAURBANA CENTRO COMMERCIALE 2007 OLTRE 110 CIRCA 45MILA MQ IPER/13.300 MQ 6,5 MILIONI 5.500

grande cupola in vetro posta in copertura. Tutto il centro commerciale vede la forte irradiazione di luce naturale, grazie alla presenza di lucernari in legno lamellare, che valorizza gli elementi in galleria e la pavimentazione in marmo. Sostando quindi nella piazza della ristorazione, dotata di sedute centrali in gestione comune e di altre pertinenziali, si può accedere a un’ampia offerta: da destra a sinistra si notano i locali di McDonald’s, Ristorante Da Giovanni, Cucina di Campagna/Panino Giusto, Focacceria di Recco ed È arrivato Paolino.

Esattamente di fronte si trova Il Portello Caffè. Proseguendo lungo il mall si incontrano i chioschi di Daddy Nosh, specializzato nelle stuzzicherie dolci e salate, la gelateria artigianale Cremamore e il bar Vivaldi. Sul lato nord della galleria vi è la media superficie da 900 mq a insegna Ristò, un self service con cucina a vista e isole di sevizio, affiancata dal bancone di pasticceria Rinaldini. Di recente Iper ha introdotto due format di ristorazione, Momento di Gusto e Musi Lunghi: il primo, all’interno del mall, ha una proposta d’impulso composta

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focalizzato sui servizi. Ulteriori inserimenti di forte interesse, andando a ritroso nel tempo, riguardano i brand: Desigual, avviato lo scorso giugno in luogo di Esprit al livello superiore in una location di 600 mq; Doppelganger al posto di Thun; Modeling Sun 'n Beauty aperto a fine 2013; e Jeckerson, posizionato di fianco a Tommy Hilfiger, entrato a giugno dello scorso anno. Prossimamente sarà la volta di Pandora che subentra a CheBanca!. Da segnalare anche l’ampliamento nel 2010 di Prenatal, che si è portato su circa 700 mq, e il più recente rinnovo di layout ad opera di Stradivarius: il brand del Gruppo Inditex si presenta ora con un arredo molto caldo e accogliente, che vede la presenza di legno e pareti chiare. Quasi tutti i punti vendita, specifica la direzione del centro commerciale, sono in gestione diretta.


Long life Apertura IL LEONE DI LONATO: 2007

PLAYER PER FASCE ISOCRONE DELLA LOCALIZZAZIONE (AccessibilitĂ : 20 minuti, con autostrade, traffico medio) Fasce isocrone 00' - 05' 05' - 10'

Format

Insegna

Provincia

Comune

Indirizzo

Superficie Distanza (mq) (minuti)

Anno apertura

Centro Commerciale LE VELE

BS

DESENZANO DEL GARDA

Viale Guglielmo Marconi ang. Via Bezzeca

35.000

5,4

2003

Centro Commerciale LA ROCCA

BS

LONATO DEL GARDA

Via Cesare Battisti 1

15.000

7,3

2001

Centro Commerciale ITALMARK CASTIGLIONE

MN

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE Via Camillo Benso Conte di Cavour 57

13.300

7,5

1990

Centro Commerciale CAVOUR

MN

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE Via Raffaello 37

10.500

8,5

1992

Centro Commerciale BENACO

MN

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE Via Giuseppe Mazzini 109

8.300

12,3

1990

Centro Commerciale ITALMARK MONIGA

BS

MONIGA DEL GARDA

Via San Giovanni 14

4.450

12,5

1992

Centro Commerciale CENTRO MERCATO

BS

MONTICHIARI

Viale Tenente Silvioli 77

3.991

13,6

1990

Centro Commerciale ITALMARK CARPENEDOLO BS

CARPENEDOLO

Via Achille Pozzi 4

12.000

13,7

1994

parco commerciale

LAKE FACTORY PARK

VR

PESCHIERA DEL GARDA

Via Tangenziale Esterna 3

13.000

15,1

2008

parco

LE DUE PORTE

BS

MAZZANO

Via Padana Superiore 70 - Loc. Molinetto di Ciliverghe

4.000

17,9

2012

parco commerciale

FASCIA D'ORO RETAIL PARK BS

CASTENEDOLO

Via Vulcania

15.000

18,6

2010

MAZZANO

Viale Alcide De Gasperi 6 - Loc. Molinetto di Ciliverghe

33.138

19,3

1994

10' - 15'

15' - 20'

Materiale fornito da Sincron Inova, www.sincron-inova.it

Centro Commerciale IL TRIANGOLO

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BS


principalmente da pizza al trancio e panini, primi e secondi all’ora di pranzo; il secondo, all’esterno del centro commerciale vicino a uno degli ingressi, è caratterizzato da un menù di carne alla griglia e birra artigianale con stile ispirato al Biergarten (giardino della birra). Al livello 1 sono inserite due soluzioni ad insegna Duchi: un winebar e un bar pasticceria. Nonostante non sia presente un’offerta di intrattenimento come multisala e bowling, per cui gli orari di apertura serale sono circoscritti alle 22 tutti i giorni della settimana, la foodcourt rappresenta un comparto in costante crescita sia in valori assoluti sia in percentuale rispetto al centro commerciale: il peso della ristorazione si è portato negli anni dal 7 al 9% del fatturato complessivo dello shopping centre, che a sua volta ha visto aumentare il proprio giro d’affari del 3% annuo. Nel 2014 Il Leone di Lonato sta registrando delle performance superiori al 2013, con una punta a giugno del 6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. A. P.

INQUADRAMENTO TERRITORIALE Comune LONATO DEL GARDA

Provincia BRESCIA

Regione LOMBARDIA

ITALIA

15.784 6.738 2,3

1.247.192 532.694 2,3

9.794.525 4.409.655 2,2

59.685.227 25.872.613 2,3

Femmine (%) Maschi (%) Stranieri (%)

50,6 49,4 12,5

50,8 49,2 13,1

51,4 48,6 10,5

51,6 48,4 7,4

Meno di 25 anni (%) Più di 64 anni (%) Età media (anni)

25,5 17,0 41,0

24,9 19,5 42,3

23,4 21,1 43,5

23,9 21,2 43,5

Forze lavoro (%) Non forze lavoro (%) Tasso disoccupazione

46,2 53,8 5,1

44,3 55,7 6,8

46,5 53,5 7,5

42,4 57,6 10,7

Auto per abitante (n.) Auto > 2000cc per abitante (n.)

0,597 0,062

0,602 0,060

0,600 0,053

0,621 0,044

Numero Indice Reddito (NIR) Numero Indice Consumo (NIC)

116,0 116,0

116,6 117,1

122,0 120,7

100,0 100,0

Variabili socio-demografiche Abitanti (n.) Famiglie (n.) Componenti medi della famiglia (n)

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r&f

Dossier aeroporti

L’Amerigo Vespucci punta all’orizzonte La proprietà dell’aeroporto di Firenze, assieme a quello di Pisa, è ora nelle mani di Corporacion America, i cui progetti sono ancora poco chiari. I lavori di restyling tuttavia procedono, anche se un po’ a rilento; mentre la vera questione da risolvere riguarda la realizzazione della seconda pista

A

distanza di due anni, la redazione di retail&food è tornata a visitare l’Aeroporto di Firenze Amerigo Vespucci per capire l’evoluzione dei progetti in cantiere e lo sviluppo delle attività commerciali (R&F maggio 2012). Ma partiamo dalla fine. Gli addetti ai lavori saranno certamente informati del fatto che l’aeroporto di Firenze, così come quello di Pisa, è passato nelle mani della multinazionale argentina Corporacion America, il più grande operatore a capitale privato del settore aeroportuale che ne detiene rispettivamente il 61 e il 51 per cento. Quale struttura societaria sarà organizzata per la gestione delle due aerostazioni non si sa ancora, tuttavia da questa privatizzazione ci si aspettano importanti investimenti e

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la velocizzazione di alcuni progetti, uno su tutti la seconda pista a Firenze. Ma torniamo all’aerostazione. Nel luglio 2012 è stato inaugurato il nuovo ‘modulo uno’ con la nuova hall checkin al primo piano, mentre il secondo piano, che attualmente è utilizzato come una sorta di sala d’attesa, in base al master plan sarà sigillato con vetrate e diventerà zona airside. «Questa rappresenta la prima fase del restyling dell’aerostazione – racconta Guido Vitali, direttore commerciale aviation e non aviation dell’AdF – Ora che è subentrata la nuova proprietà, tuttavia, dovremo capirne le intenzioni, nel senso che potrebbero voler procedere con i lavori così come da progetto, oppure modificarlo in corsa secondo la propria volontà».

English style Il lungo corridoio nella parte di land side al piano terra che ospitava i negozi, oggi è occupato esclusivamente dagli uffici delle compagnie aeree. La parte commerciale è stata trasferita nel ‘modulo uno’ dove sono state inserite due isole da 20 banchi checkin ciascuna per un totale di 40 banchi, portando l’aeroporto a una capacità di 2,4 milioni di passeggeri l’anno; livello non troppo distante dai numeri record dello scorso anno, che sono stati poco inferiori ai 2 milioni di viaggiatori. Il progetto, realizzato dallo studio Pascall Watson di Londra (autore anche del T5 di Heathrow), ha portato di fatto a un ampliamento dell’aeroporto di 7.500 mq, a un nuovo smistamento di ba-

gagli automatizzato, a nuovi spazi per ristorazione, shop e negozi. Il taglio è pulito e lineare; rame sulla facciata esterna e in alcuni elementi interni, oltre a legno chiaro. Un mini mall nel ‘modulo uno’ Grazie al nuovo modulo, inoltre, l’accesso alle partenze e quello agli arrivi sono stati accostati, in modo da essere entrambi nella zona delle attività commerciali in landside, così da fornire una doppia visibilità, sia in uscita sia in entrata. In particolare, dopo una gara indetta nel 2013, hanno inaugurato nel 2014 tre attività: una di ristorazione, una di edicola-libri-tabacchi e una di abbigliamento, tutte legate al territorio toscano, nel pieno rispetto del sence of place che caratterizza in


un certo senso l’intero aeroporto. L’area, per quanto piccola, è strutturata come una sorta di mini mall. Si comincia con Baccanale Firenze, che va a inserirsi dove un tempo c’era Autogrill. Il brand (che si è aggiudicato una concessione di nove anni) vanta una lunga esperienza nella ristorazione cittadina e di hotellerie. «Il format punta a portare in un contesto moderno gli elementi importanti della tradizione culinaria toscana e fiorentina in particolare – racconta Renzo Spagnoli, titolare – Noi non vogliamo essere associati al concetto di fast food, anzi. Abbiamo tutta una parte dedicata ai prodotti della salumeria toscana, anche per quel che riguarda il take away, fino ad arrivare alla ristorazione vera e propria con la cucina a vista calda». Il design della sala, composto da tavoli con sgabelli, tavolini e un lungo bancone con sedute che si affaccia sulla cucina, conferisce un senso di modernità che contrasta la cucina tradizionale. Due cose saltano all’occhio in questo ristorante: la presa di corrente e ingresso usb ai tavoli, segno di attenzione nei confronti del viaggiatore moderno, e un’intera parete rossa su cui è scritta in bianco tutta la Divina Commedia di Dante Alighieri. A vincere la gara per lo spazio di fronte a Baccanale Firenze è stato un marchio storico fiorentino, l’editore Giunti con una delle librerie Giunti al Punto, dove oltre ai libri si acquistano giornali, tabacchi

e per i più tecnologici c’è anche un corner della Kindle con gli e-book. Il lato abbigliamento, invece, è rappresentato da un altro brand storico: Conte of Florence. Nei primi mesi di vita, queste tre realtà hanno avuto ottimi risultati, segno che la territorialità e il sence of place sono alleati vincenti per un’attività commerciale aeroportuale di successo. Accanto a questa piccola ‘piazzetta’ c’è un’area di servizi con un cambio, il customer service dell’aeroporto, il punto informazioni turistiche dell’aeroporto di Firenze, una cassa continua e due bancomat Monte dei Paschi di Siena a norma per portatori di handicap. Uno dei due, inoltre, è dotato di riconoscimento audio per ipoudenti.

Stesso team, nuovo allenatore L’area imbarchi, invece, è rimasta pressoché invariata, tranne pochi brand subentrati come Stg pelletterie, e Invista, un negozio di occhiali di proprietà di Ottica Più, molto forte in Toscana con circa 15 punti vendita. Interessante è l’area duty free dedicata all’enogastronomia, sempre al piano terra, dove oltre a vendere prodotti legati al territorio toscano quindi dal vino all’olio ai salumi, durante i fine settimana in un’area dedicata vengono organizzate degustazioni offerte dai marchi presenti nel negozio. Le altre attività retail in airside sono la gioielleria Mossa; Marina Militare, il cui investimento in aeroporto non si è fermato a un negozio ma ha anche interessato spazi pubblicitari con un’affissione a parete di quindici metri; e Camicissima. Per quanto riguarda il primo piano della zona airside, si approda in un’area del lusso composta da un ‘doppio walk trough’ in cui sulla sinistra ci sono circa 130 mq di duty free dedicato ai profumi, mentre sulla destra ci sono quattro negozi di moda: Etro, Ermenegildo Zegna e i toscani Ermanno Scervino e Salvatore Ferragamo. Si tratta di shop in shop di circa 45 mq gestiti assieme ai due duty free (ancora per poco) da AdF, in particolare grazie ad Alessandra Modesti, responsabile non aviation dell’aeroporto. ‘Ancora per poco’ in quanto è stato indetto un bando di gara per l’affidamento in subconcessione delle aree per l’esercizio di vendita di prodotti in regime

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Dossier aeroporti di duty free. «Il motivo di questa decisione – spiega Vitali – risiede nel fatto che l’aerostazione sta crescendo, ci sono lavori e progetti in corso che puntano ad aumentare ulteriormente il flusso di passeggeri, quindi è importante che ogni attività sia gestita da chi conosce bene il proprio lavoro. Noi fino a qua siamo arrivati, facendo anche bene – conclude il manager – Ora però è importante che subentri qualcuno con il proprio know how ed elevate capacità imprenditoriali». Per quanto riguarda la ristorazione, al piano superiore c’è una foodcourt di 300 mq gestita da MyChef, con all’interno un Gran Café e un Pizza Chef. Ottanta sedute diventate 120 a seguito di una recente fase di restyling che ha visto anche un cambio di arredi, il rivestimento delle superfici, la riqualificazione del banco bar, di una parte del self service e la scelta di una nuova filosofia che presti attenzione ai prodotti toscani, per quanto possibile ovviamente. La cosa interessante di questo spazio non è solo l’offerta legata al food ma anche il contesto in cui è inserito. Le sedute infatti si affacciano, grazie a un’ampia vetrata, sulla pista, regalando una scenografia molto suggestiva.

La terra dei cachi L’Aeroporto di Firenze Amerigo Vespucci, quindi, è un’aerostazione che funziona, con passeggeri in crescita in quanto legati a un turismo straniero e molto business, straniero anch’esso. Come racconta Vitali, infatti, Firenze è un distretto industriale importante in Italia, dove non solo si parla e si respira la moda a 360 gradi, ma ci sono anche la farmaceutica e l’elettronica. «La componente business, se volessimo quantificarla, è del 45% rispetto a un 55% di turismo – spiega il direttore – E si tratta oltretutto di viaggiatori stranieri, quindi con una buona capacità di spesa». In effetti, muovendosi per l’aeroporto, difficilmente si sente parlare italiano. Tutto sta, ora, nel capire come si evolverà l’annosa questione legata alla seconda pista. A oggi si vola solo nei principali Hub europei in quanto quella esistente, lunga circa 1.700 metri, consente il decollo e l’atterraggio di aerei con capacità di carico e carburante insufficienti a spingersi ad esempio fino in Medio Oriente, a Dubai, a Mosca o a San Pietroburgo. A quanto pare però il Pit (Piano di indirizzo territoriale) è stato approvato dalla Giunta, dalla Commissione regionale, adottato dal

Consiglio regionale, e infine approvato con le modifiche in via definitiva dalle commissioni: Ambiente e Infrastrutture. Manca quindi solo l’approvazione

definitiva in Consiglio regionale. Il problema tuttavia persiste in quanto la Regione non vuole concedere più di 2.000 metri per la pista, onde evitare troppi voli su Firenze e toglierne a Pisa, mentre l’Enac vuole almeno 2.400 metri. Nel contendere si è inserito il nuovo azionista, Corporacion America, il quale cerca di rassicurare tutti, essendo proprietario di entrambi gli aeroporti e non avendo nessun interesse nel preferirne uno rispetto all’altro visti gli ingenti investimenti effettuati. A quanto pare, quindi, ancora una volta è la politica nazionale con i propri interessi, o meglio, con gli interessi di pochi, a frenare un importante progetto. Tuttavia, se si riuscisse a superare questo scoglio, potrebbero partire i lavori che dovrebbero terminare, salvo intoppi, nel 2019. Ma attenzione, la ‘Carrambata’ è dietro l’angolo, perché se dovesse esserci il G8 a Firenze nel 2017, i cantieri potrebbero addirittura terminare in tempo per il summit. Quindi la deadline, una volta approvato il progetto definitivo, sarà per il 2019, a meno che non sia confermato il G8 a Firenze nel qual caso, dovrebbe anticipare al 2017. Stefano Masin

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r&f Fact Book ICCSAI 2014

AEROPORTI, RIPRESA PRUDENTE G

iunto alla sua ottava edizione, il Fact Book annuale sulla concorrenzialità del trasporto aereo in Europa, a cura del centro ICCSAI, fornisce in continuità con il passato la base informativa per interpretare le recenti evoluzioni del settore, specialmente nell’ambito della competitività di aeroporti e compagnie aeree. I dati presentati nel Fact Book riguardano vari aspetti del settore del trasporto aereo e si riferiscono a 28 Paesi europei, ossia ai 25 Paesi dell’Unione Europea a cui vanno aggiunti Norvegia, Islanda e Svizzera. Una particolare attenzione è riposta al contesto italiano, sebbene sempre in una prospettiva internazionale. Il Fact Book 2014 fotografa un anno di parziale transizione ove il settore

(sia passeggeri sia merci) nella seconda metà dell’anno è tornato a crescere in tutta Europa, seppur sulla base di condizioni di contesto più fragili che in passato. Gli alti livelli di disoccupazione incidono sulle determinanti della crescita che nel recente passato aveva largamente beneficiato dell’apertura dei servizi aerei a una platea di massa. Anche i vettori low cost principali crescono con tassi più contenuti. Lo “spread aeroportuale” che ha caratterizzato i Paesi europei durante la fase economica maggiormente recessiva trascina i propri effetti nel 2013 continuando a favorire i Paesi Scandinavi e quelli più orientati ai mercati intercontinentali, in un anno ancora caratterizzato dalla debolezza del mercato interno europeo. I primi

Traffico passeggeri nei primi 15 aeroporti italiani Rank Aeroporto pax

Passeggeri 2013

% 12-13

CAGR* 08-13

% 1Q/131Q/14

1

Roma FCO

36.166.345

-2,2%

0,5%

2,5%

2

Milano MXP

17.955.075

-3,1%

-1,4%

2,9%

3

Milano LIN

9.034.373

-2,1%

-0,5%

2,8%

4

Bergamo

8.964.376

0,8%

6,7%

2,8%

5

Venezia

8.403.790

2,6%

4,0%

-0,7%

6

Catania

6.400.127

2,5%

1,1%

12,7%

7

Bologna

6.193.783

3,9%

7,9%

7,8%

8

Napoli

5.444.422

-6,2%

-0,7%

5,5%

9

Roma CIA

4.749.251

5,6%

-0,2%

20,8%

10

Pisa

4.479.690

-0,3%

2,5%

0,4%

11

Palermo

4.349.672

-5,6%

-0,4%

3,8%

12

Bari

3.599.910

-4,8%

7,6%

0,0%

13

Cagliari

3.587.907

-0,1%

4,1%

0,2%

14

Torino

3.160.287

-10,3%

-1,6%

4,9%

15

Verona

2.719.815

-15,0%

-4,4%

-5,8%

144.116.840

-1,9%

1,5%

3,1%

Tot. Italia

* Tasso di crescita annuale composto Fonte: elaborazioni ICCSAI su dati Assaeroporti

dati del 2014 (i parziali mensili beneficiano però del confronto con un inizio 2013 particolarmente negativo) confermano le aspettative per un cauto ottimismo sull’andamento dell’intero anno. I primi mesi del 2014 segnano una ripartenza anche sui traffici domestici. I restanti mesi del 2014 saranno un interessante test per capire quanto la congiuntura e la saturazione del settore hanno portato a modifiche permanenti e strutturali della capacità di sviluppo del trasporto aereo. Sistema Italia, decollo incerto In Italia, nel corso del 2013, è tornato progressivamente al centro dell'attenzione il tema del futuro di Alitalia. È in fase finale la definizione del rapporto con un nuovo socio industriale, la Ethiad di Abu Dhabi. Ma anche per questa ipotesi non mancano le incertezze e riguardano molti aspetti: il futuro degli hub, in particolare gli effetti per l’area lombarda, gli interessi di sviluppo del mercato domestico e il ruolo degli aeroporti minori. Nel 2013 inoltre si è ulteriormente aggravato il quadro di incertezza di prospettive dei piccoli aeroporti: oltre alle limitazioni connesse con le restrizioni di finanza pubblica, gli orientamenti della commissione europea tendono a eliminare la possibilità di sussidi ai costi operativi per gli aeroporti minori, concedendo di fatto la possibilità di interventi transitori solo se in grado di portare al break-even strutturale. In un contesto ove le prospettive di crescita "illusionistiche", come quelle registrate da alcuni aeroporti dopo la liberalizzazione del settore del 1997, vengono meno, e dove il break-even è tipicamente legato al raggiungimento di masse critiche che tendono sempre più ad aumentare, solo un ripensamento più ampio delle soluzioni strategiche, oltre che

chiare scelte di indirizzo politico, possono aprire a nuove reali opzioni di scelta. Sotto questo aspetto si rileva come il Piano nazionale degli aeroporti riconduca le valutazioni di strategicità a esigenze di copertura territoriale. Il 2014 vedrà inoltre le prime scelte dell’authority, che ha preso avvio operativo alla fine del 2013. Il 2013 degli aeroporti italiani Gli aeroporti di Trapani e Roma Ciampino sono quelli che hanno registrato il maggior aumento dei volumi, segno della continua penetrazione di Ryanair nel mercato italiano. Seguono Venezia e Bologna, due esempi di aeroporti che si sono sviluppati con modelli che puntano all’equilibrio tra più vettori e mercati: equilibri tra rotte europee e intercontinentali in un caso, e tra voli tradizionali e voli low-cost nell’altro. Per l’aeroporto di Bergamo continua, come già detto, un effetto lowcost positivo, che allinea le performance di crescita dell’aeroporto all’andamento medio europeo. Durante il 2013 si sono manifestati gli effetti dei dubbi sul futuro degli aeroporti minori: nuove regole di finanziamento pubblico relative agli aeroporti minori hanno impedito interventi di ripiano e salvataggio da parte dei soci pubblici

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Fact Book ICCSAI 2014

costringendo l’aeroporto di Forlì a chiudere e prospettando l’ipotesi di fallimento anche in altri casi (ad esempio Rimini). Il dato aggregato 2013 evidenzia per l’Italia una debolezza generalizzata. Rispetto al passato anche la spinta delle low-cost negli aeroporti secondari sembra non compensare la debolezza strutturale dell’offerta intercontinentale. Dopo un 2012 molto denso di operazioni (acquisizioni di F2i di SEA e SAGAT, e del fondo d'investimento Amber Capital di una quota di SAVE), il 2013 è stato caratterizzato da operazioni di minore rilevanza, con assestamenti delle strutture proprietarie soprattutto legate ad aumenti di capitale dei soci esistesti.

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Le compagnie aeree Il gruppo Alitalia registra una contrazione dell'1,1 per cento. Il load factor (74,8%) è pressoché stabile rispetto allo scorso anno, ma risulta insufficiente per ambire a un facile raggiungimento e mantenimento del break-even. Tra i vettori low cost, Ryanair ed easyJet confermano tassi di crescita positivi ma “raffreddati” rispetto ai trend storici (+ 2,2% Ryanair e +3,6% easyJet).

Il gruppo Lufthansa è, tra i vettori europei tradizionali, quello con il maggiore livello di utile stabilito nel 2013: 313 milioni di euro, in forte riduzione però rispetto al 2012, quando l'utile registrato ha superato il miliardo di euro. Le compagnie aeree europee che registrano i livelli maggiori di utile sono le due principali low-cost: Ryanair ed easyJet. Quest'ultima in particolare con un utile in forte miglioramento rispetto

all'anno precedente. Oltre all’analisi delle compagnie aeree, il capitolo 8 include lo studio delle performance economiche e di mercato degli 11 gestori aeroportuali quotati in Europa. Il fatturato medio per passeggero è pari 21,6 euro, sostanzialmente invariato rispetto all'anno precedente (tabella 125). Sebbene l'utile medio si sia ridotto rispetto al 2012 (da 3,4 euro a 2,9 euro per passeggero), tra i gestori aeroportuali quotati non si segnalano perdite per il 2013, così come per gli anni precedenti. Professor Renato Redondi Coordinatore Scientifico ICCSAI



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Urban food markets Napoli

I napoletani fan la spesa con

Grangusto Ha aperto in sordina nel novembre del 2012 senza clamori e suoni di tromba e nel giro di un anno è diventato una delle destinazioni più amate dai napoletani, ma anche da tanti buongustai in transito sotto il Vesuvio. Un locale multifunzione che ha letteralmente affascinato la città partenopea

S

i chiama Grangusto ed è un palazzo in ferro e vetro dove si fa la spesa quotidiana, si prende il caffè al mattino, l’aperitivo serale e dove si mangia una buona pizza o si cena à la carte. Difficile definirlo in una sola parola: potrebbe essere un concept store del gusto, ma il concetto rende poco l’idea. Grangusto è bar, ristorante, enoteca, pizzeria, mercato di prodotti di consumo e vetrina gourmandise: un mondo dedicato al cibo come incontro, cultura, piacere, consumo quotidiano. È aperto tutti i giorni fino a tarda sera e col passare delle ore cambia faccia, pubblico, offerta. L’indirizzo è via Marina, numero 5, posto strategico: di fronte al porto dove attraccano le navi da crociera e gli aliscafi

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per le isole del golfo; a cinque minuti a piedi da Spaccanapoli, il centro antico della città; a dieci minuti dalla Stazione Centrale appena rinnovata. Centralissimo, dunque. E facile da raggiungere, con parcheggio interno. Di mattina è gremito di studenti universitari e di signori in abito scuro e cravatta: a pochi passi c’è il polo dello shopping partenopeo e l’Università Federico II. Il mercoledì è il giorno dei pensionati che possono usare una carta sconto speciale, la Gold card, che gli assicura il 20% di sconto sulla spesa del giorno. Il sabato e la domenica ci trovi le signore di Chiaia e di Posillipo a far la spesa perché qui trovano di tutto: dai legumi biologici al prosciutto iberico da 200 euro al chilo, dal burro in coc-

cio della Normandia alla migliore pasta di Gragnano Igp. Il mercato occupa due piani della struttura (ben collegato al parcheggio sottostante) e propone prodotti di consumo quotidiano, rarità nazionali ed estere e

qualche simpatico divertissement gastronomico come i Sali del mondo, un ampio ventaglio di acque minerali, patè francesi e gelatine di vino. Il tutto esposto e proposto in maniera trasversale, cosa che a qualcuno può


non piacere, ma che ha il suo perché. Chiamiamola pure democrazia del gusto. Nel banco macelleria le carni, estere e nazionali di altissima qualità, vengono frollate in un'apposita cella con pareti di sale himalayano, che conferisce loro tenerezza e gusto. La scelta è davvero ampia: dall’Angus scozzese a quello australiano, la fassona piemontese e l’agnello di razza Laticauda, tanto per citarne qualcuna. Ma il vanto di Grangusto è la panetteria con forno interno, rigorosamente a legna, alimentato solo da ciocchi biologici di puro faggio. Le farine sono di alta qualità, come anche tutti gli ingredienti che concorrono a fare oltre settanta varietà di pane integrale, al latte, con le noci, le olive, ai cinque cereali, ai funghi, alle scarole - sfornate tre volte al giorno dai maestri fornai di San Sebastiano al Vesuvio, la cittadina della provincia di Napoli rinomata per la millenaria tradizione dell’arte bianca. Non da meno i dolci e la pasticceria Grangu-

sto: torte tipiche, biscotti di frolla, cioccolato artigianale e poi tutti i lievitati della tradizione, panettone a Natale e colomba a Pasqua. Gli spazi sono da grande distribuzione, ma l’offerta, la produzione è tutta artigianale ed è questo il vero valore aggiunto del posto. A Grangusto dunque si fa la spesa, ma si mangia anche una vera pizza napoletana, si fa la prima colazione al mattino consultando internet o leggendo un quotidiano, si fa l’aperitivo e si cena nel ristorante che occupa il primo piano dell’edificio. In cucina, a vista sulla sala, c’è un giovane chef partenopeo, Roberto Verducci, che dal mese di marzo guida una brigata formata da Gino Pesce, una stella Michelin, chef e patron dell’Acqua Pazza di Ponza che ha passato l’inverno nelle cucine di Grangusto come tutor d’eccezione, portando la sua filosofia culinaria: leggerezza, cultura mediterranea, attenzione alle materie prime. L’unicità di cenare da Grangusto consiste nella

possibilità di scegliere tra gli scaffali e i banchi del mercato quello che si desidera mangiare: il banco del pesce offre il meglio del pescato fresco selvaggio del Tirreno, dal banco delle carni si può scegliere la bistecca di Kobe o la carne di fassona e tanto altro ancora. E il vino? Si spazia tra oltre mille etichette nazionali e internazionali in bella mostra nell’enoteca Grangusto dove due sommelier, ogni giorno, suggeriscono vini e abbinamenti. Lo spazio vini è un viaggio nel viaggio: una sala interamente ricoperta di scaffalature di legno ricolme di vini di ogni provenienza dove spesso i produttori vengono a fare presentazioni e degustazioni. E last but not least, lo champagne: una stanza climatizzata dove i fanatici delle bollicine d’oltralpe possono scegliere tra oltre sessanta maison. Theo Smith tratto da Artù www.artumagazine.it

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Urban food markets Firenze

Botteghe fiorentine Il gusto abita qui

Da qualche settimana, i fiorentini amanti del buon cibo e i turisti che visitano Firenze hanno un’opzione in più: un mercato coperto in centro città, a pochi passi dalla Basilica di San Lorenzo. Dove, oltre a comperare frutta, verdura, carni ecc. possono anche acquistare prodotti gastronomici di piccoli artigiani, nonché sedersi a un tavolo per degustarli preparati, cotti, sfornati, fritti al momento

A

vete presente la Boqueria di Barcellona? Ecco, qualcosa di simile ma con una marcia in più. Perché dallo scorso mese di aprile, nello storico mercato coperto di Firenze, è possibile girare tra le edicole del piano terra, e poi salire al primo piano entrando così in un ambiente moderno nello stile e antico nelle intenzioni. Infatti, è qui che ha aperto il Mercato Centrale Firenze (MCF), una sorta di piazza coperta. A dividersi lo spazio di 3.000 mq una dozzina di botteghe artigiane di tutta Italia - oltre che dalla Toscana - che offrono specialità altrimenti difficili da reperire per chi non vive nelle vicinanze dei produttori. L’operazione ha come ideatori Umberto Montano, imprenditore

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della ristorazione (Alle Murate e Caffè italiano, a Firenze), e il gruppo ECVacanze della famiglia Cardini di Prato. Insieme, hanno costituito la società Mercato Centrale Firenze Srl aggiudicandosi lo scorso anno la gara indetta dal Comune di Firenze per la riqualificazione del primo piano del Mercato Centrale. In altre parole, il capoluogo toscano voleva dare nuova vita a una parte non sfruttata del mercato ospitato nel bellissimo edificio in ferro e vetro ideato nel 1874 dall’architetto Giuseppe Mengoni, lo stesso che ha firmato la Galleria Vittorio Emanuele di Milano. La scelta è caduta sulla società di Montano e Cardini, i quali hanno puntato a rendere viva un’area che ben si prestava a diventare punto di


riferimento per chi apprezza - e anche per chi vuole avvicinarsi - il mondo di prodotti e sapori autentici. È una continua scoperta aggirarsi tra le botteghe del MCF. Ci sono, ad esempio, le mozzarelle di bufala prodotte sul posto dal Caseificio Antico Demanio di Pignataro Maggiore (Caserta): la prima cagliata parte la sera dalla Campania per arrivare in mattinata a Firenze, dove viene lavorata e mozzata in diretta. E poi, la pasta fresca del mastro pastaio genovese Raimondo Mendolia: a base di grano duro di Altamura e tenero del piacentino, è trafilata al bronzo, cotta, condita e servita al momento. Per chi ama il fritto, la bottega di riferimento è affidata a Marco Rosi e Paolo Soderi: zucchine, fiori di zucca, patate, carciofi, pomodori verdi, porcini ecc. fritti con la tecnica della "ragnatela" di pastella croccante, serviti con polpette e altre delizie fritte. Il pane e i dolci vengono preparati e cotti nei forni della bottega di David Bedu, originario della Francia, il quale impasta solo farine macinate a pietra. Non manca il pesce, a cura della consolidata pescheria Rosellini di Montecatini Terme: i banconi della bottega all’interno di MCF vengono riforniti ogni giorno con pesce fresco proveniente dal mercato ittico di Viareggio. Carne, formaggi, frutta e verdura, cioccolato e gelato, tramezzini e lampredotto completano l’offerta gastronomica. Che comprende anche bar, caffetteria, birreria, Pizzeria

di Sud e ristorante Tosta. Per inciso: pizza, specialità toscane preparate dall’insegna Tosca e gli altri piatti caldi del MCF, si possono gustare comodamente seduti. Punto forte del mercato è l’enoteca affidata al Consorzio del Chianti Classico: 1.200 etichette, sia in degustazione a calice, sia in vendita a bottiglia. Nelle intenzione dei suoi ideatori, il MCF non vuole limitarsi a dispensare bontà gastronomiche, bensì punta a diventare “un mercato capace di raccontare se stesso”, come sottolinea Umberto Montano. Infatti, gli artigiani che animano le botteghe di MCF hanno firmato un disciplinare dove, oltre ai parametri di qualità, trasparenza, tracciabilità degli alimenti, ai produttori/rivenditori viene chiesto anche di trasmettere il loro sapere, ovvero di parlare con gli avventori, raccontare come nasce il cibo, come viene trasformato, ecc. Non è un caso quindi che MCF ospiti anche una scuola di cucina, gestita dall’Istituto Lorenzo de’ Medici e aperta nel fine settimana anche al pubblico. Fiorenza Auriemma tratto da Artù www.artumagazine.it

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r&f Parola di Fabio Di Nardo

© Ph. P&P Foto

Fabio Di Nardo è un manager di 45 anni nato in Dufry, Gruppo nel quale ha ricoperto svariate posizioni fino a diventare prima Financial Director delle attività europee e da tre anni Chief Financial Officier delle attività Dufry della Regione Europa Africa e Asia.

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DUFRY E NUANCE: «complementarietà geografica e sinergie commerciali»

I

l Gruppo Dufry è specializzato nel travel retail, in particolare negli aeroporti dove fattura circa il 90% del proprio business, oltre alle stazioni ferroviarie. A livello mondiale opera in 47 paesi, possiede quasi 1.400 shop per oltre 200mila mq di spazi commerciali, è attivo in 184 aeroporti e conta 16.500 dipendenti. In assortimento ha circa 50mila referenze, dai tabacchi all'alcol e i profumi, fino al food, la gastronomia, il fashion, souvenir, orologi, elettronica e altro ancora. Ma da giungo è iniziata una trasformazione del Gruppo, attraverso l'acquisizione di Nuance, che farà aumentare tutti i numeri fin qui riportati, e in maniera certamente consistente, se si pensa al fatto che i primi cinque player del settore hanno una quota di mercato del 30% e solo Dufry insieme a Nuance ne posseggono il 14,9 per cento. Un'operazione importante, quindi, da cui ci si aspettano consistenti risultati, come racconta Fabio Di Nardo nell'intervista che segue.

Da dove nasce la decisione di acquisire Nuance? Innanzitutto occorre precisare che l’acquisizione è stata annunciata il 4 giugno e che ci aspettiamo di avere il closing della transazione durante il terzo trimestre di quest’anno. Questo poiché dobbiamo attendere l’espletamento di alcune formalità, ad esempio l’approvazione dell’Antitrust in alcuni paesi. Detto ciò, e per rispondere alla domanda, l’acquisizione rappresenta un importante processo di trasformazione per il Gruppo. Dufry e Nuance hanno un’eccellente complementarietà geografica, per cui da questa operazione ci aspettiamo nascano importanti sinergie. Quali sono le vostre aspettative in merito all'operazione? La risposta appare scontata: creare valore per azionisti e stakeholder. A seguito di questa acquisizione la Dufry diversifica la propria presenza geografica entrando in mercati estremamente interessanti (Turchia, Portogallo, Malta, Macao e Hong Kong) e nel contempo rafforza la posizione in mercati dove è già presente come la Svizzera, gli Stati Uniti e la Russia. Come detto la somma delle due realtà determina importanti sinergie sia in termini commerciali sia di costi, quantificabili in circa 70 milioni di franchi svizzeri (58 milioni di euro). Questo è il punto di partenza, poi ci sarà tutto lo sviluppo futuro. Cosa cambierà, se cambierà, nell'assetto societario? Non ci aspettiamo modifiche nell’assetto societario. Rimarranno due brand distinti oppure Dufry ingloberà Nuance? o ancora, nascerà addi-

rittura un nuovo brand? Ci reputiamo fortunati per il fatto di possedere ora due marchi così forti. Sia Dufry sia Nuance sono brand di rilievo nel nostro mercato. In questa fase il nostro obiettivo è lavorare con entrambi i marchi in modo flessibile. Questo processo di aggregazione, iniziato con World Duty Free e Autogrill, e che vede Dufry ora protagonista con Nuance, è destinato secondo voi a proseguire? In futuro vedremo sempre meno player con quote di mercato sempre più importanti? Dieci anni fa il mercato dell’Airport Retail era molto più frammentato, oggi i primi 5 players (dati 2013) detengono il 30% del mercato. Molto è stato fatto in termini di consolidamento e il processo certamente continuerà, ma sono ancora numerose le piccole realtà di grande interesse sparse nel mondo. Quale presenza mondiale avrete possedendo i due marchi? Riferendoci ai dati 2013, i due Gruppi insieme rappresentano il 14,9% del mercato di riferimento, circa il doppio del secondo operatore, che detiene l’8 per cento. Grazie a questa acquisizione il combinato dei due Gruppi determina un giro d’affari annuo di circa 4,6 miliardi di euro (5,56 miliardi di Franchi svizzeri), sviluppato in cinque continenti. A livello logistico come sarà gestito il lavoro? La logistica è uno degli elementi più importanti in grado di creare valore grazie alle future sinergie. Le opportunità sono varie e significative. L’Italia che spazio avrà in questo contesto? Nuance non è presente in Italia, quindi Dufry non aumenta la propria quota di mercato italiana a seguito dell’acquisizione. Certo oggi ci sentiamo ancora più forti e più competitivi e i nostri piani di sviluppo sono tutti sul tavolo. Qualche anticipazione sul management del gruppo? Per il piano di integrazione sono previsti 12-18 mesi dalla data del closing, dopo di che ci sarà il periodo dedicato all’ottimizzazione e all’incremento delle performances. Manterremo le organizzazioni regionali che oggi hanno i due gruppi, centralizzando e combinando tutte le funzioni in grado di creare sinergie ed economie di scala. Dufry e Nuance impiegano insieme oltre 23 mila dipendenti, e utilizzeremo il meglio delle due realtà.

Quali sono le aspettative di crescita nel breve e nel lungo periodo? Uno degli elementi chiave di valutazione del Travel Retail è l’incremento dei passeggeri. Ci si attende un aumento medio globale del 4%-5% annuo nei prossimi 5-10 anni. Su tale base crediamo di essere in grado di generare una solida crescita organica. L’acquisizione di Nuance genererà un rilevante aumento in termini di EBITDA, derivante dalle sinergie prima menzionate, e ciò dovrebbe riflettersi già a partire dai risultati del 2016. Qual è il vostro competitor più pericoloso e perchè? Le nostre valutazioni le facciamo sui progetti e sui mercati prima che sui competitor. I cardini sui quali basiamo le scelte di sviluppo sono la disciplina finanziaria e un’attenta valutazione dei parametri di ritorno degli investimenti. Non sarà estremamente affascinante, ma fino a oggi ha funzionato piuttosto bene. Che aspettative avete su Malpensa? Abbiamo già iniziato il più ambizioso piano di investimenti da noi mai realizzato a Milano. In vista dell’Expo apriremo il nuovo Duty Free di oltre 2 mila metri quadri che seguirà le altre attività di fashion e food già inaugurate o in fase di prossima apertura: Hermès, Giorgio Armani, Etro, Ferragamo, Zegna, e la lista si allunga di continuo. Oltre 3mila metri quadri di nuove attività nella sola area extra-Schengen di Malpensa. Continuiamo a essere dalla parte di quelli che credono alle potenzialità di Malpensa e lo facciamo con i fatti. Stefano Masin

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r&f I risultati economici degli ultimi due anni

FIERE DEL MONDO, CHI SALE E CHI SCENDE N

el 2013 il complesso degli operatori fieristici di valenza mondiale ha mantenuto il livello di fatturato dell’esercizio precedente. Si è così interrotto il trend di sviluppo che in tre anni aveva permesso di risalire del 23% rispetto alla caduta al di sotto dei 6 miliardi di euro registrata nel tragico 2009. In realtà l’apporto delle 11 società di vertice al risultato totale, di poco inferiore ai 4 miliardi, è molto differenziato per segno e dimensioni delle variazioni rispetto al 2012. Solo sei player registrano un aumento: per tre di essi – i quartieri tedeschi di Hannover, Monaco e Colonia - il balzo si attesta addirittura intorno al 20 per cento. La misura dei cali delle altre cinque è contenuto in qualche punto percentuale e trova spiegazione nella maggior parte dei casi nel minor numero di manifestazioni a calendario. Al contrario dieci su undici sono in netto sviluppo rispetto al 2009. Dal confronto tra loro emerge che tutti hanno headquarters in Europa (cinque sono in Germania) e tutti, ad eccezione di Viparis Exposium che concentra l’attività a Parigi e Ile de France, crescono soprattutto nei mercati extraeuropei, proponendo i loro marchi di maggior impatto. Mentre otto su undici basano la loro attività in patria con base in un quartiere, di proprietà o in concessione di lungo periodo, gli altri tre - Reed, GL Events, UBM: due inglesi e un francese - operano in sedi di terzi e, all’evidenza, sono ai vertici della classifica. Le posizioni relative appaiono consolidate e le prime tre piazze sono detenute sempre dalle stesse società. Fa notizia Reed Exhibitions, uno delle quattro società del gruppo Reed Elsevier, che nel 2012 ha superato il miliardo di giro d’affari riconfermando il risultato nel 2013, nonostante il calendario meno folto. A partire dalla quarta

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società Reed Exhibitions GL Events Viparis Comexposium UBM Messe Frankfurt MCH Group Messe Duesseldorf Deutsche Messe Messe Muenchen Koeln Messe Fiera Milano

paese GB F F GB D CH D D D D I Totale

Media

FIERE PLAYER MONDIALI FATTURATO milioni € 2013 2012 2009 1.017,0 1.051,0 720,1 809,1 824,2 581,4 610,3 619,2 480,3 545,9 538,9 331,0 543,0 536,9 423,8 387,0 323,1 228,3 323,0 380,5 255,5 312,0 251,3 222,0 308,0 298,4 215,2 270,0 227,4 229,0 258,1 263,4 297,1 5.383,4 5.314,3 3.983,7 489,4

posizione si osserva una certa dinamica, con Francoforte raggiunto da UBM che in tre anni ha messo a segno uno sviluppo del 64 per cento.

483,1

2009 18,08 14,59 12,06 8,31 10,64 5,73 6,41 5,57 5,40 5,75 7,46

362,2

Ancora migliore (+69%) la prestazione di MCH, il gruppo di tre quartieri svizzeri – Basilea, Lucerna e Zurigo – che nel 2013 ha raggiunto la

QUOTA PERCENTUALE (%) RISPETTO AL FATTURATO ANNUO

Percentuale sul fatturato 2013 2012 18,89 19,78 15,03 15,51 11,34 11,65 10,14 10,14 10,09 10,10 7,19 6,08 6,00 7,16 5,80 4,73 5,72 5,62 5,02 4,28 4,79 4,96

sesta posizione sorpassando la pur dinamica Düsseldorf. Milano, unica italiana, chiude la parata; sfavorita dalla situazione negativa perdurante sul mercato interno, affida il recupero di posizioni allo sviluppo dell’attività all’estero – dove annovera insediamenti in Brasile, Cina, India, Russia, Sud Africa e Turchia – e alle sinergie con Expo2015 che attirerà l’anno prossimo a Rho Pero edizioni straordinarie di numerose fiere. L’ultima osservazione riguarda la trasformazione del business perseguita da tutte le società alla ricerca, oltre che di crescita di fatturato, di marginalità più consistenti; così accanto alla internazionalizzazione dei calendari si osserva la crescita delle quote derivanti dall’organizzazione di manifestazioni sportive, spettacoli, convention e congressi. La pubblicazione delle relazioni di bilancio consentirà nei prossimi mesi di mettere a confronto la consistenza dei risultati operativi di queste complesse organizzazioni. Paolo Lombardi



r&f Seamless Retail Survey

SHOPPER ITALIANI TRA NEGOZIO, ONLINE E MOBILE L’indagine condotta da Accenture in 20 paesi, su un campione di 15mila consumatori, dimostra che gli italiani si sentono meno a proprio agio rispetto ad altri popoli nel fare acquisti su Internet. Tuttavia, al contrario, esprimono maggiore interesse a integrare i canali tradizionali con quelli digitali

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i integrazione tra negozio fisico, online e mobile si ragiona ormai da qualche anno. Ma se pensiamo che nel nostro Paese è appena entrato in vigore l’obbligo per i commercianti di disporre del Pos e di accettare i pagamenti elettronici sopra i 30 euro, senza che tuttavia sia prevista una sanzione per chi non ottemperi a tale disposizione, capiamo benissimo quanto sia ampia la distanza tra il Paese virtuale (o elettronico in questo caso) e quello reale (o cartaceo…). In un’Italia schiacciata da una produzione industriale che a maggio è tornata a scendere e da consumi ancora in terreno negativo, gioco forza dobbiamo tenere alta l’attenzione verso nuovi mercati che possano generare ricchezza. E il retail abbinato all’high tech e a Internet è uno di questi, come dimostrano svariate ricerche – condotte non solo in Italia – e come

provano a tradurre in realtà le prime iniziative dei brand. Di recente vi abbiamo parlato del nuovo negozio Ovs di via a Dante a Milano (vedi r&f di luglio/agosto). Ma guardando ai dati e alle statistiche sul tema del commercio al dettaglio omnichannel, un’ulteriore indicazione arriva da Accenture, azienda globale di consulenza direzionale, servizi tecnologici e outsourcing presente in oltre 120 paesi nel mondo, che ha recentemente diramato la ricerca “Seamless Retail”. I numeri, anche in questi caso, fotografano un grande potenziale inespresso: in Italia solo il 59% degli intervistati ha testimoniato di trovarsi a proprio agio nel fare acquisti su Internet, contro il 70% della Francia e il 77% del Regno Unito. Tuttavia, il 52% degli italiani, rispetto al 41% dei francesi e al 40% dei britannici, vorrebbe utilizzare maggiormente

di vendita a disposizione: nel cosiddetto brick and mortar, nell’online e su mobile. Il 20% degli italiani intervistati ha dichiarato di voler incrementare gli acquisti negli store, ma ha segnalato anche cosa è migliorabile: il 41% desidera poter acquistare utilizzando tutti e tre i canali (negozio/online/mobile) in modo integrato; il 25% reputa che l’esperienza d’acquisto nei negozi debba ancora essere perfezionata; il 26% pensa che si debbano ottimizzare i servizi in Rete.

il canale online per effettuare acquisti in futuro. La sfida più difficile per i retailer, si evince dall’indagine, è promuovere lo shopping attraverso i diversi canali

Le tendenze - Portare l’esperienza online all'interno del negozio Un numero sempre crescente di consumatori cerca di sfruttare i canali on e offline per trarre i maggiori vantaggi dall’esperienza di acquisto: il 15% degli italiani dichiara di utilizzare i servizi “click and collect” (prenotazione o acquisto di un articolo e ritiro presso lo store) da oltre un anno. Inoltre, il 15% fa acquisti in negozio e riceve il prodotto a casa propria. Da sottolineare che la grande maggioranza degli italiani, ben il 91%, ha espresso la propria disponibilità a recarsi in uno shop o ad acquistare un prodotto online se i retailer offrissero informazioni in tempo reale sulla disponibilità dei prodotti sui diversi canali. In particolare il 26% degli intervistati ha segnalato che la possibilità di controllare la disponibilità delle referenze prima di recarsi in negozio migliorerebbe in maniera significativa l'esperienza di acquisto. - Webroomers e Showroomers I consumatori italiani sono sia “webroomers” sia “showroomers”. La ricerca di Accenture ha dimostrato,

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vivo il prodotto e poi ha compiuto ricerche in Rete per trovare il prezzo inferiore e quindi acquistare online (showrooming).

infatti, che l’88% degli acquirenti del Belpaese prima di recarsi in un negozio a fare shopping ha svolto ricerche in Internet (webrooming) nei 12 mesi precedenti all’acquisto, e allo stesso tempo che l’85% è andato prima nello shop a vedere dal

- Consegna dei prodotti: gli italiani vogliono tempi brevi Solo il 43% degli italiani è disposto ad aspettare tempi lunghi per avere una consegna gratuita, a differenza di quanto sostengono, per esempio, i cittadini statunitensi. Il 40% desidera addirittura che il recapito avvenga in giornata. Tuttavia, del 40% che sceglie questa opzione, quasi l'80% è disposto a pagare meno di 3 euro per il servizio. Solo il 17%, invece, è propenso ad aspettare il giorno successivo. Scendendo nel particolare, gli acquirenti italiani desiderano stabilire un orario per la consegna: l'88% preferisce la pianificazione a fronte del pagamento di un importo; il 26% privilegia il servizio nelle ore di punta. Un numero crescente di consumatori si aspetta che venga ridotto il tempo di attesa per la spedizione gratuita.

Ricerca in pillole · Negli acquisti online gli italiani non sono ancora perfettamente a loro agio, ma pronti a crescere · La sfida è ancora aperta tra i retailer per la creazione di una seamless customer experience · Il 91% degli italiani vorrebbe informazioni in tempo reale sulla disponibilità

- Sconti, pagamenti in mobilità e social media I consumatori desiderano ricevere offerte e servizi personalizzati sul proprio smartphone mentre fanno acquisti nei negozi. Sconti e punti fedeltà sono le iniziative più apprezzate. Rispetto a inglesi e francesi, gli italiani sono tuttavia più interessati alla possibilità di effettuare pagamenti tramite telefono (nel 24% dei casi); postare commenti sui social media (21%); e ricevere segnalazioni sui prodotti da non acquistare (24%).

dei prodotti sul punto vendita · Il 52% degli italiani vorrebbe in futuro usare maggiormente il canale online per fare acquisti · L’88% degli italiani dichiara di aver fatto ricerche online su un prodotto prima di recarsi nel punto vendita (webrooming)

Conclusioni I retailer devono puntare maggiormente sull’integrazione tra canali on e offline. I risultati della ricerca indicano che in alcune aree chiave molti operatori non stanno offrendo una customer experience che coniughi online e offline. In proposito, solo il 15% degli italiani ha dichiarato che il proprio profilo cliente è stato riconosciuto nei diversi canali di vendita e solo il 26% di aver avuto la possibilità di acquisire e utilizzare i punti fedeltà. A. P.

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r&f Retail management specialist

STANDARDIZZAZIONE E CLUSTERIZZAZIONE L

a fase di gestione di una catena retail è molto complessa, tante sono le variabili da governare, guidare, pilotare. Non si può pensare di organizzare ogni punto vendita come unico e separato dal resto degli altri. Per questo si impone come opportuna ogni attività volta a semplificare. Pensiamo a una rete composta da un grande numero di negozi, a quanto sarebbe difficile organizzare la stessa, senza uniformare tutto il possibile. Questo permette di ridurre la complessità, di generare efficienza

e migliorare i risultati commerciali. Ma lo stesso vale anche per una catena che conta anche solo alcuni store, in quanto senza tipizzazione diviene complesso comunicare chiaramente la business idea, chi siamo, cosa facciamo, a chi vendiamo e soprattutto quale bisogno intendiamo soddisfare, dando nel contempo una percezione chiara di unitarietà. Quello che il cliente riconosce come catena è la coincidenza di tre elementi fondamentali: insegna, immagine dello store (interna ed esterna) e mix di offerta. Senza uniformità assoluta di questi

fattori non c’è catena ma solo un insieme di negozi, slegati e disomogenei. Tuttavia, non ci si può fermare a tali caratteristiche di base ma si deve continuare il lavoro di semplificazione, approfondendolo. Si comincia tipizzando le politiche commerciali, i prezzi, le promozioni e molto altro. Si pensi a quanto può risultare più facile verificare le risposte dei consumatori e porre in atto correzioni alla scala complessiva o di singolo shop.

Non si può prescindere nemmeno dall’omogeneità di comunicazione in store, partendo dal layout merceologico passando ai criteri espositivi, al trade marketing e alle vetrine. Il fine è garantire la medesima shopping experience al visitatore, muovere le stesse leve emozionali e motivazionali del cliente. Ma senza trascurare un elemento ulteriore che sempre più si sta dimostrando interessante, codificare, cioè, le attività di comarketing con i fornitori, generando solidarietà e complementarità di filiera. Nella strategia generale di standar-

dizzazione si incontrano, tuttavia, dei limiti. I negozi possono avere dimensioni molto simili ma non identiche nel loro sviluppo di metri lineari di esposizione. Anche le vendite possono non essere le medesime e mostrare differenziali tra negozio e negozio. A questo punto, pur nel pieno rispetto degli standard, che abbiamo detto essere utili sia all’azienda che alla clientela, è necessario introdurre il concetto di cluster. Clusterizzare gli store significa raggrupparli in sottogruppi omogenei per dimensioni e per performance di vendita. Questo consente alle funzioni di sede, anche in questo caso, di semplificare e di trattare allo stesso modo i sottogruppi di negozi, in armonia con gli standard di catena. Inviare allo shop la giusta quantità di merce in rapporto ai livelli di assorbimento delle vendite, evitando di avere le stesse quantità in punti vendita di medesime dimensioni ma di diversi volumi. Ciò permette, ad esempio, di ottimizzare gli stock di prodotto e finanziari. O, diversamente, di orientare, in modo coerente con gli spazi, il numero corretto di referenze per ogni cluster. Ciò evita di inoltrare al negozio un numero di referenze che non troverebbero spazio espositivo ma solo in magazzino. Questo per fare solo due dei molti esempi. Infatti, le applicazioni sono davvero molteplici. E vanno ben oltre il prodotto. Si pensi ai materiali di comunicazione e marketing, agli strumenti e attrezzi per le vetrine, etc. E ancora, al corretto utilizzo delle risorse umane. Ricercare il numero di ore necessario per mantenere il desiderato livello di performance qualitative e quantitative. Muovere la leva dei costi diretti in funzione delle esigenze di

Antonio Bisci opera da oltre 15 anni nel mondo del retail ed ha ricoperto ruoli di Manager e di Consulente per diverse insegne nazionali e internazionali. In esclusiva per R&F cura questa rubrica nella quale propone una serie di esperienze dirette e riflessioni sui temi del Retail Management.

quel preciso cluster di negozi. Per clusterizzare al meglio si rende necessario creare una matrice che contempli allo stesso tempo dimensione fisica e dimensione di vendite. Ma si possono formulare matrici più elaborate in relazione agli obiettivi di standardizzazione ricercati e necessari. E i risultati sono sorprendenti. La semplificazione è un imperativo, dunque, di ogni esperienza retail, pur senza cadere nel caso opposto, senza eccedere nella rigidità. Standardizzare è vitale, consapevoli che è possibile correggere gli errori, standardizzandone anche i correttivi. In questo modo le esperienze di un solo store amplificano la loro ricaduta, a beneficio dell’intera catena. Antonio Bisci Retail Management Specialist Consultants and Investors bisciantonio@gmail.com

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r&f Mystery in shop

Salmoiraghi & Viganò, in San Babila stupisce L a redazione di retail&food per la rubrica ‘mystery’ di questo mese è andata a visitare uno store recentemente inaugurato a seguito di un importante restyling che ne ha sancito un nuovo concept (sulla carta) innovativo e originale: Salmoiraghi & Viganò in piazza San Babila a Milano. Si parla, quindi, di occhiali: da sole, da vista… e non solo.

Lo store Il negozio ha due grandi vetrine ad angolo con corso Matteotti, e l’ingresso è nel centro di quella sotto i portici della piazza. Entrando si capisce che anche quello degli occhiali, da vista o da sole che siano, è ormai un business che non ha nulla da invidiare a quello dell’alta moda (le cui fila, in questo caso, si intrecciano a pochi passi, in via Montenapoleone). Varcata la soglia, un’elegante commessa ci saluta e ci chiede se e in cosa possa esserci utile. Ringraziamo educatamente e rispondiamo con un grande classico: SALMOIRAGHI & VIGANÒ - MILANO SAN BABILA

SERVIZIO Velocità Cortesia Professionalità

LAYOUT Aspetto esterno Originalità design Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort

PRODOTTO Assortimento Presentazione

VALUTAZIONI GENERALI Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location Innovatività

´´´´ ´´´´ ´´´´ ´´´ ´´´´ ´´´ ´´´´ ´´´´ ´´´ ´´´´ ´´´ ´´´´ ´´´´ ´´´´

Legenda: ´= migliorabile; ´´= sufficiente; ´´´= apprezzabile; ´´´´= molto buono; ´´´´´= ottimo

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“vorremmo solo dare un’occhiata”. Di riflesso risponde di accomodarci e ci spiega in modo conciso ed efficace che c’è lo sconto del 20% su quasi tutti i brand (da sole) presenti nel negozio, e anche su qualcuno da vista. Il negozio strutturato su due piani, livello strada e primo piano per circa 700 mq, è arredato con un design molto semplice e moderno, per dare risalto alle linee di occhiali ordinate sulle pareti, ma certamente impattante. Molto luminoso, grazie anche alle grandi vetrine, con il bancone cassa in fondo al lato opposto rispetto all’entrata, al centro del piano terra ha una scala con mancorrenti in vetro che porta al piano superiore, ma non solo. Il vetro domina, anche l’ascensore posto in fondo al livello strada, vicino alla cassa, la cui struttura è interamente in vetro.

Il secondo piano Salendo al piano superiore, si accede a uno spazio molto più grande rispetto a quello inferiore, dove la parete corta (lato San Babila) ha come al solito spazi dedicati all’esposizione di occhiali da sole suddivisi per brand, mentre il lato lungo (corso Matteotti), in corrispondenza delle vetrine ha delle lunghe sedute simili a una panca, bianche, con cuscini in pelle bianca, design degno di un atelier, mentre dal lato opposto, la solita esposizione di occhiali. Dopodiché inizia un corridoio in cui sul lato sinistro sono esposti, sempre a parete, altri modelli da sole; sul lato destro invece, e qui forse risiede uno degli aspetti innovativi del concept, si susseguono una serie di piccoli spazi (a occhio 6-8 mq) simili a shop-in-shop strutturati su tre lati, tutti con una postazione computer e ‘arredati’ in base allo stile del brand esposto. Naturalmente i marchi in questione sono quelli più conosciuti e richiesti, da Tom Ford a Burberry, Ray Ban fino all’Italian Independent di Lapo Elkann. Ovviamente anche lungo questo percorso si alternano commesse e commessi sempre pronti a soddisfare, per quanto possibile, i desideri dei clienti.

Spazio agli esperti Girando a sinistra, in fondo al corridoio, si accede a un ampio spazio con scrivanie e poltrone, dove ci si occupa della vista nel vero senso della parola. Un centro oculistico con macchinari per le visite e tutto ciò che serve per curare l’aspetto clinico degli occhi. Compreso, come mi spiega gentilmente una commessa, una serie di strumenti per l’ipovisione, ossia problemi alla vista dovuti a particolari patologie. All’interno del negozio la libertà di movimento è ampia, si possono provare gli occhiali senza dover chiedere il permesso e i commessi sono a disposizione ma mai invasivi. La spiegazione dei prodotti e le risposte alle domande sono realistiche, mai funzionali alla vendita a tutti i costi. Inoltre, ci teniamo a farlo notare anche se dovrebbe essere scontato, nel tempo che abbiamo trascorso dentro allo store sono entrati molti clienti, soprattutto giovani e stranieri, e i dipendenti hanno mostrato buona padronanza delle lingue, quantomeno inglese e tedesco. L’unica nota negativa è che, sfortunatamente per loro, ci siamo soffermati a guardare l’esposizione di un brand per noi particolarmente interessante, e sui vari ripiani abbiamo notato scarsità di modelli rispetto ad altri negozi, e una notevole ripetizione dei medesimi per dare senso di continuità e pienezza ai ripiani. Peccato! S. M.



r&f Analisi di mercato

Foodcourt, un patrimonio di sapori

Replicate con successo negli ultimi anni, le piazze della ristorazione sono divenute un traino dei centri commerciali, soprattutto quando abbinate a piattaforme di intrattenimento. Lo sviluppo di nuovi formati food è insieme motore e risultato di questa crescita, che sembra non risentire della crisi

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ai grandi centri commerciali, passando per i più chic department store urbani, sino alle firme dell’alta moda, la ristorazione ha sposato i luoghi del retail moderno. In Italia, Nave de Vero a Marghera (VE), Il Cuore Adriatico a Civitanova Marche e Tiare Shopping a Villesse (GO) sono alcuni tra i più recenti sviluppi di shopping centre e, non a caso, sono tutti dotati di ampie proposte food organizzate sul modello della piazza. Ma un trionfo di sapori è apprezzabile anche nel nuovo mega store The Brian&Barry Building Sanbabila a Milano, che ospita Rossopomodoro, l’Home&Food di Eataly e uno spazio dove acquistare i prodotti del brand di Oscar Farinetti. Per non parlare del format Read, Eat, Dream di Feltrinelli, al secolo RED, che ha unito in un unico concetto la libreria e il ristorante: i primi due locali sono rispettivamente a Milano, dove il food vale addirittura l’80% del fatturato, e a Firenze. L’apice di questo fenomeno è rappresentato

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dall’alta moda, che sposa l’eccellenza culinaria del made in Italy per diventarne ambasciatrice nel mondo attraverso l’implementazione di una rete in franchising: l’esempio più calzante è quello del Gruppo francese LVMH, noto per il marchio Louis Vuitton, che nel giugno del 2013 ha comprato la maggioranza della società che ha in portfolio il marchio Cova, la quale a sua volta gestisce la nota pasticceria milanese di via Montenapoleone, con lo scopo di accelerarne la crescita all’estero. Più recente è l’acquisizione da parte di Prada dell'80% della Angelo Marchesi Srl, proprietaria della storica pasticceria meneghina fondata nel 1824. Anche in questo caso l'acquisizione punta alla valorizzazione e al rafforzamento strategico del marchio nell'ambito di progetti di sviluppo sia a Milano sia a livello internazionale. Shopping Centre Restando nel perimetro degli shopping centre, il comparto della ristorazione tiene decisamente meglio rispetto alle

Roberto Bramati altre categorie merceologiche. Lo si evince dai numeri elaborati dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, commentati per r&f dal presidente della Commissione Food & Foodcourt del Cncc, nonché presidente di Spazio Futuro Group, Roberto Bramati. I dati aggregati dimostrano che nel primo

trimestre del 2014 la ristorazione ha mantenuto le posizioni, lasciando sul terreno soltanto lo 0,3% (contro il 0,9% del totale Galleria), e ha migliorato le proprie performance rispetto ai 12 mesi che vanno da aprile 2013 a marzo 2014, quando la perdita era quantificata nello 0,6% (contro un totale galleria sceso del 2,5%). «Il Cncc, tramite gli associati, fa un monitoraggio costante sul mercato del food e su quello del retail – ha spiegato Bramati – Per la ristorazione abbiamo buone notizie, perché tiene e a mio avviso va anche oltre: se calcoliamo quante unità sono state avviate nell’ultimo periodo, il fatturato totale non può che essere in crescita. E gli operatori si dicono soddisfatti». Ma questo risultato non è figlio di uno sviluppo estemporaneo: la ristorazione negli shopping centre ha vissuto una lunga fase di gestazione, prima di “esplodere” attraverso formati, sapori e tipologie di servizi differenti. Non solo un matrimonio di sapori, dunque, ma un vero e proprio patrimonio in forza all’industria dei centri


commerciali. «Quindici anni fa, quando si parlava di ristorazione nel mondo degli shopping centre, c’era ben poco da dire e soprattutto da vedere: c’era il bar per bere un caffè e mangiare un trancio di pizza – ha proseguito Bramati – Successivamente aziende come Autogrill e brand come McDonald’s hanno incominciato a sviluppare in modo massiccio, con ottimi riscontri, suscitando l’interesse di altri

operatori: oggi abbiamo delle foodcourt con 20/30 player diversificati sia in qualità di prodotto sia di servizio, quindi delle vere e proprie isole della ristorazione, con al centro 300/400 posti a sedere. Il Campania di Marcianise (CE), Le Gru di Grugliasco (TO) e Nave de Vero di Marghera (VE) sono gli esempi più significativi: Corio cura in modo quasi maniacale questi spazi, cercando l’operatore diverso e la proposta più importante, attraverso un percorso di selezione che ha come obiettivo l’individuazione dell’optimum. Le Gru ha fatto storia per la zona del mercato, in cui è possibile degustare e comprare; Il Campania è diventato un punto di riferimento perché propone una foodcourt su due piani, di cui quello superiore a balconata, in cui ci sono 24 ristoranti, circa 500 posti a sedere comuni, più quelli pertinenziali dei locali, e un palco molto grande che ospita un fitto programma di eventi. La gente ci va quindi per vedersi uno spettacolo e nel frattempo consuma qualcosa: con questo esempio il food ha sposato il leisure. Tali concetti sono stati ripresi in Nave de Vero, primo centro in Italia certificato Bree-

«VENTICINQUE APERTURE NEL 2014» GIANANDREA GROPPLERO DI TROPPENBURG, responsabile marketing di Cigierre Come si è evoluta nel tempo la vostra politica di sviluppo? Quali sono le prospettive future? Se consideriamo Old Wild West, nostro marchio di punta, negli ultimi anni è stato protagonista di un forte sviluppo nei centri commerciali e nelle grandi foodcourt, ma anche nei centri urbani e su strade ad alta percorrenza sia in Italia sia all’estero. Questo è avvenuto perché Cigierre è riuscita a concentrare il know-how e la standardizzazione della qualità dei prodotti da offrire nei diversi punti vendita, replicandoli con la formula del franchising. Si è puntato inoltre sull’immagine e sulla riconoscibilità del format e del marchio: le location a tema sempre curate nei minimi dettagli, l’atmosfera divertente e ludica e il perfetto rapporto qualità-prezzo hanno dato ottimi riscontri sia in termini di successo di pubblico sia di sviluppo del marchio. Quanti locali contate all’interno di centri commerciali e con quali format/brand? Quante aperture sono

previste nel 2014? Suddivisi nei cinque marchi del gruppo (Old Wild West, Wiener Haus, Arabian Kebab, Kukkuma Cafè e Cantina Mariachi) i ristoranti al momento sono 157, di cui 90 collocati all’interno dei centri commerciali (dato aggiornato al 15 luglio 2014). La forte politica di espansione di Cigierre prevede per il 2014 l’apertura di oltre 25 nuovi ristoranti. Inoltre nell’anno in corso l’azienda ha già raggiunto notevoli traguardi come l’apertura del ristorante numero cento della catena Old Wild West in centro a Venezia e quella del punto vendita di Bruxelles. Quanto pesa la gestione diretta e quanto quella in franchising? La gestione diretta rappresenta circa il 30% del totale dei punti vendita. Come vanno le vostre performance?

Roberto Marchetti am di livello very good, che propone format innovativi tra cui: Porto Bianco, una catena di pesce che finalmente approccia il settore degli shopping centre; Romeo di Cigierre, realizzato da Franco Costa che ne sta ancora perfezionando il layout; Pulia, nel quale si può sia degustare sia comprare. Qui, come Spazio Futuro, abbiamo effettuato il pilotage di numerosi punti vendita e curato l’ingegnerizzazione di alcuni ristoranti,

Il fatturato del 2013 è aumentato del 29% rispetto all’anno precedente e il primo semestre del 2014 conferma il trend positivo. Qual è il valore aggiunto di avere un locale all’interno di una food court di un grande centro commerciale? Quali criticità, invece, presentano questi contesti? Le foodcourt garantiscono un flusso costante di presenze all’interno del punto vendita, un vantaggio che si unisce al fatto che il target dei centri commerciali è affine a quello dei format proposti da Cigierre. Il limite invece è rappresentato dall’orario, talvolta restrittivo rispetto a quello che può osservare un ristorante posizionato su strada. Recentemente avete aperto anche un locale a insegna Romeo all’interno di Nave de Vero. Quali sono le caratteristiche di questo format? Il nuovo format, che propone i sapori della tradizione enogastronomica italiana, è tuttora in via di definizione.

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Analisi mercato oltre a continuare nello sviluppo di Rossopomodoro, sta aprendo con successo Ham Holy Burger, attivo nel segmento degli hamburger di qualità. Altre foodcourt particolarmente significative sono quella di Euroma2, il centro commerciale è posizionato di fianco al Ministero della Salute che vi “scarica” nell’ora di pranzo migliaia di dipendenti, e quella di Parma Retail, che beneficia dei 10mila mq di entertainment per grandi e piccini realizzati da Dedem: un’operazione unica in Italia tuttora in fase di completamento».

tra cui Porto Bianco e Pulia. A ulteriore testimonianza del fermento che contraddistingue il mondo della ristorazione, mentre a Nave de Vero nasceva Porto Bianco al Campania apriva La Pescheria dei pescatori: format innovativo proposto da Sebeto che,

I commercializzatori dei mall Sempre più affamati di nuovi format di ristorazione, i commercializzatori degli shopping centre cercano operatori in grado di garantire solidità finanziaria, alti standard di servizio e soprattutto prodotti innovativi dal buon rapporto qualità/prezzo. Ci siamo quindi rivolti a tre specialisti nel settore degli shopping centre,

«OGGI LA SCOMMESSA È LA STRADA» ROBERTO SPINETTA, responsabile marketing di Cibiamo Group I vostri locali sono presenti soprattutto all’interno di centri commerciali. Al momento in quanti e quali shopping mall siete operativi? Di quanti punti vendita si compone la vostra rete? Ad oggi siamo presenti in 37 centri commerciali a livello nazionale: dal più a nord Tiare Shopping di Villesse, passando ad esempio per il Carosello di Milano e I Gigli di Firenze, fino ad arrivare al centro Itaca di Latina. Inoltre siamo in dieci stazioni ferroviarie (da Milano a Napoli) e in 25 Centri Fitness Virgin distribuiti su gran parte del territorio nazionale. La nostra rete conta 81 punti vendita in Italia, per un totale di 95 insegne tra La bottega del Caffè (34), Cibiamo (26), CIBIAMOTIME (5), Cibiamo Station (5) e Virgin Active Cafè (25). All'estero, siamo a Londra con due punti vendita a marchio La bottega del Caffè, il primo a Regent Street, aperto nel 2010, e il secondo a Tottenham Court Road, aperto a giugno di quest'anno. Quali sono i vostri format e i relativi piani di sviluppo? Sono tre i format su cui intendiamo concentrare lo sviluppo nei prossimi anni: Virgin Active Cafè, La bottega del Caffè e CIBIAMOTIME. Inoltre dal 2012 La bottega del Caffè propone verticalizzazioni di prodotto per soddisfare target specifici: è nato così “Il vino della Bottega”, corner specializzato per una pausa

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© Ph. Daniela Antonucci

Anna Paltrinieri

Cbre, Cogest Retail e Sonae Sierra, per farci raccontare i trend e le case history di maggiore successo. «Il caso più interessante è quello relativo a Le Befane di Rimini – spiega Anna Paltrinieri, executive director leasing di Cbre – Il centro ha aperto nel novembre del 2005 ed è attualmente di proprietà di Credit Suisse. La sua foodcourt include format consolidati e attrattivi nel panorama della ristorazione specializzata. Tra le insegne presenti ci sono: Old Wild West, Kaiten Sushi, McDonald's, Fricandò, Chiquita Fruit bar e Fratelli la Bufala. La frequentazione è rinforzata nell'orario serale da un multiplex ad insegna Giometti Cinema, dotato di 12 sale. L’indole allo stesso tempo giovane e familiare della foodcourt e della proposta ludico/ricreativa si sposa con l'offerta della galleria, che nel tempo si è arricchita di insegne come Apple, Zara, Hollister e Piazza Italia». Tra gli altri esempi forniti da Cbre si anno-

pranzo originale o per l’aperitivo serale. Siamo partiti nei centri commerciali e nei luoghi di grande frequentazione come stazioni e aeroporti, una presenza che vogliamo consolidare selezionando accuratamente le location e riqualificando i locali esistenti. Ma oggi la scommessa è “la strada”. A fine settembre sarà avviata una prima caffetteria a marchio La bottega del Caffè nel centro storico di Trieste: quasi una provocazione aprire nella patria delle caffetterie storiche e dei torrefattori conosciuti in tutto il mondo.

verano: la foodcourt di Punta di Ferro a Forlì, dotata di sette locali, tra cui McDonald's, Gustamì, America Graffiti, oltre a un etnico giapponese, un bar, una gelateria e una pizza la taglio; quella di Parco Leonardo, che vede al suo interno Burger King, Taverna del West, Wok, Pizza House, Pans & Co e Sfizi e Gusto. «Un progetto non prettamente di foodcourt ma interessante per l’aggregazione di ristorazione intorno a una piazza comune è quello del centro commerciale Meridiana a Caselecchio di Reno (BO) – prosegue Paltrinieri – L'attività è

Puntate di più sullo sviluppo diretto o su quello in franchising? La nostra è una catena nata per il franchising. Qual è, in particolare, il valore aggiunto di operare all’interno di un’ampia foodcourt? Essere presenti in contesti così strutturati che offrono ambienti studiati per rendere il più piacevole possibile la permanenza è sicuramente un vantaggio competitivo. É il caso di Le Terrazze a La Spezia dove i nostri locali sono primi per fatturato nella foodcourt.

José Robles


supportata da un UCI Multiplex con 10 sale cinematografiche». Nel 1996 Cogest Italia (oggi Cogest Retail) ha realizzato una delle prime foodcourt in un centro commerciale italiano, a La Grande Mela a Lugagnano di Sona (Verona). Oltre all’àncora McDondald’s, includeva diversi chioschi di somministrazione con offerta tematizzata, dal pesce alla pizza, bar e un pub-restaurant (Route 66). Inoltre, si integrava a uno dei primi esempi di area leisure, attrezzata con cinema multisala, bowling e sale giochi. «Quella che era all’epoca un’iniziativa all’avanguardia, oggi rappresenta un modello ancora diffuso e comunque risulta sotto-dimensionata rispetto all’esigenze della mall, che nel frattempo è cresciuta – ci ha racconto Roberto Marchetti, direttore commerciale e sviluppo di Cogest Retail – Le Porte Franche di Erbusco (BS) rappresenta un’evoluzione, in quanto introduceva formule con servizio e i primi locali etnici. Da notare, anche, la differenziazione del servizio tra la foodcourt del livello 1, orientata più al consumo pomeridiano, e quella del livello 0, più attiva nelle ore serali. Un altro esempio viene dal complesso di Fiumara: nel centro commerciale si trovano per lo più insegne rivolte a un consumo veloce e di impulso, mentre nel centro divertimenti sono presenti soprattutto ristoranti, tra cui Wiener Haus, Rossopomodoro, Wang, Old Wild West e Il Focone». In tutti i casi si tratta di mall in cui ristorazione

«SI RAFFORZA ROADHOUSE GRILL SIA NEGLI SHOPPING CENTRE SIA NEI RETAIL PARK» ALFONSO IANNOTTA, responsabile marketing Roadhouse Grill (Gruppo Cremonini)

scano anche la flessibilità di orario necessaria per lavorare all’interno dei centri commerciali. Non abbiamo invece ridotto il menù, che è lo stesso in tutti i locali della catena, per mantenere inalterata l’esperienza Roadhouse Grill.

Recentemente avete intrapreso un articolato progetto di sviluppo di Roadhouse Grill nei centri commerciali italiani. Quali sono le recenti e le prossime aperture? Abbiamo appena aperto due nuovi ristoranti: a Milano all'interno del Bicocca Village e a Roma nel Market Central Da Vinci. Con queste nuove aperture si rafforza la presenza di Roadhouse Grill sia negli shopping centre sia nei retail park. Il brand è infatti già presente al MilanoFiori di Assago, a Il Globo di Busnago-MB, a Le Terrazze di La Spezia, al Tiare Shopping di Villesse-GO, a Il Cuore Adriatico di Civitanova Marche e a I Gigli di Campi Bisenzio-FI.

Continuerete a sviluppare anche fuori dai centri commerciali? Certamente: il canale dei centri commerciali non è quello prioritario e stiamo perseguendo un importante piano di espansione. Abbiamo in programma di inaugurare entro dicembre sei nuovi locali, i primi tre a Treviso, Pavia e Castelletto Ticino (NO).

Quali obiettivi vi hanno spinto a puntare su questo canale? Roadhouse Grill conta attualmente 52 ristoranti in Italia e questo canale rappresenta una percentuale minoritaria sul totale. Abbiamo ritenuto interessante esplorarlo, per cui abbiamo messo a punto locali con grandezza inferiore ai normali (in media 400 mq invece dei circa 700 mq tradizionali) che garanti-

Puntate di più sullo sviluppo diretto o su quello in franchising? Come policy generale le nuove aperture sono quasi tutte dirette. Privilegiamo l'inserimento della formula in franchising con locali già ben avviati e rodati. In ogni caso, al momento i locali in franchising sono meno del 10 per cento.

e intrattenimento sono complementari. «Quando il Globo di Busnago si è ampliato includendo anche il cinema multisala e l’area leisure, la foodcourt si è adeguata proponendo Roadhouse Grill (il primo in un centro commerciale), il pub Befed, la pizzeria, Burger King (mentre c’è McDonald’s al piano 0), il ristorante giapponese e la piadineria – ha aggiunto Marchetti – La foodcourt si è affer-

Le Terrazze

mata fino a diventare un’ancora e un generatore di flussi a sé stante. Pensiamo per esempio a un centro di medie dimensioni e di recente apertura come Il Cuore Adriatico a Civitanova Marche: dall’apertura, la piazza della ristorazione del livello 1 continua a lavorare anche dopo l’orario di chiusura della galleria, grazie alla presenza di quattro grandi ristoranti come Roadhouse Grill, Farinella, Altramarea e MishiMishi». Attualmente Sonae Sierra gestisce tre centri commerciali in Italia, Freccia Rossa di Brescia, Le Terrazze a La Spezia e Gli Orsi a Biella. Tutti e tre i centri dispongono di una zona ristorazione concentrata su di un’unica piazza. «Sia per Gli Orsi sia per Le Terrazze, nella fase di analisi e selezione dei brand emerse che i cittadini di Biella e quelli di La Spezia non erano soliti pranzare o cenare al di fuori delle mura domestiche – ha spiegato José Robles, general manager of property management di Sonae Sierra Italy – Ebbene, in entrambi i casi l’offerta ristorativa proposta dai centri commerciali ha notevolmente superato le aspettative, ribaltando i

risultati delle analisi effettuate e riscuotendo un enorme successo a livello locale». Il manager della multinazionale iberica ha poi puntualizzato l’importanza dei singoli marchi del food: «McDonald’s rappresenta sicuramente un esempio di brand internazionale che registra performance elevate, sia per ciò che concerne il livello di innovazione nel servizio offerto, sia nella sua proattività, essendo veloce nel recepire le esigenze dei clienti e nel dare loro risposte immediate – ha proseguito José Robles – Tra quelli nazionali, Cibiamo, La Piadineria e Old Wild West sono molto apprezzati perché offrono un servizio di altissima qualità e riescono a soddisfare i desideri gastronomici di un ampio target. E ancora i brand locali: Osteria Ligure a Le Terrazze offre piatti tipici della Regione; Bordo e Mollica a Gli Orsi propone una tipologia di fast food con un concept moderno; Mr Kumpir al Freccia Rossa, anch’esso un fast food di cucina straniera, soddisfa le richieste di grandi e bambini». Andrea Penazzi

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r&f Newstech&arredo ALEMAGNA SI FA SCC, NUOVE FRONTIERE PER LA T’A MILANO STORE&BISTROT FIDELIZZAZIONE DEL CLIENTE È nato nel cuore della città meneghina il ristorante T’a Milano Store&Bistrot, di Tancredi e Alberto Alemagna, a lato dell’omonimo storico Palazzo. Lampade, tavoli e sedute in velluto sono pezzi unici, ideati dallo Studio Vincenzo De Cotiis Architects, che firma l’interior design di tutto il locale armonizzando uno stile che ammicca agli anni ’60 con il gusto contemporaneo. L’ambiente, che ospita 60 coperti, è reso unico dai marmi e dai rivestimenti in gesso che arricchiscono pareti e soffitti. Si tratta a tutti gli effetti di un concept restaurant frutto di una lunga gestazione in cui l’artigianalità del processo produttivo sposa qualità e design, marchi di fabbrica di Alemagna, che qui prendono nuova forma: nella pasticceria e caffetteria sofisticata, nel ristorante gourmet, nelle cucine, regno dello chef bresciano Umberto Vezzoli, ricavate

nel piano inferiore da un antico caveau, nel raffinato cocktail bar, nel flagship store. Il tutto affonda le radici nella tradizione culinaria italiana, ma con respiro internazionale. Ecco perché si sta valutando l’esportazione all’estero del format, in toto o nelle sue singoli parti, adattandolo in caso alle diverse specificità dei singoli paesi.

Si chiama Solution Creation Center (SCC) l’ultima creatura di TCC, l’azienda specializzata nei programmi per la fidelizzazione della clientela. Il Solution Creation Center permette di ricostruire virtualmente gli ambienti, in modo tale che chi progetta un punto vendita o attiva una campagna di marketing può vivere in prima persona l’esperienza del consumatore. La realtà virtuale del SCC, realizzata dagli specialisti di Red Dot Square, fornisce una percezione realistica e dà acceso a uno “smart space”, ovvero un’area dedicata all’innovazione e alla creatività dove attingere a un catalogo di soluzioni da inserire nei futuri store. Sempre all’interno di Solution Creation Center c’è un’area dedicata allo studio dei trend di mercato in cui vengono analizzate le più recenti ricerche sulle abitudini dei consumatori all’interno dei punti vendita.

SERIE F, L’ULTIMA SOLUZIONE DI VIDEOSORVEGLIANZA AXIS KFI IMPLEMENTA L’OFFERTA PER AMBIENTI PIÙ SICURI CON WORKABOUT PRO™ 4

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el nostro Paese, sarà KFI a distribuire Workabout Pro™ 4 di Motorola Solutions. Workabout Pro™ 4 è un device mobile che consente alle aziende di soddisfare le esigenze specifiche dei lavoratori mobili. Le principali caratteristiche del computer sono le dimensioni dello schermo che permette di scansionare a lungo raggio e quindi di leggere tag RFID in onde lunghe (LF), onde corte (HF) e ultra high frequency (UHF). KFI ha già incluso nella propria offerta questo prodotto per tutti i suoi clienti e i loro lavoratori, al di là del settore di appartenenza (produzione, trasporto e logistica, magazzino, manutenzione sul territorio, servizi di pubblica utilità). Tale soluzione si presta per voice picking, proof of delivery, manutenzione dei veicoli e garantisce inoltre i collegamenti da remoto con esperti che offrono una consulenza volta a migliorare la produttività e il servizio clienti.

A

xis Communications ha portato sul mercato una gamma di telecamere modulari con un’elevata flessibilità, costituite da telecamere HDTV 1080p. Il nuovo prodotto, denominato serie F, offre prestazioni video elevate, anche in condizioni di illuminazione ad alto contrasto. Per questa ragione, è stato pensato soprattutto per gli sportelli automatici di banche, negozi, alberghi, così come per gli ambienti critici, come ambulanze e auto della polizia. La serie F di Axis è costituita da elementi venduti separatamente: l’unità principale Axis F41 e quattro unità sensore AXIS F compatibili con numerosi fattori di forma e tipi di lenti per diversi campi di vista. Axis F41 dispone di vari elementi: processore, rete, alimentatore, slot per schede SD e altre connessioni, e può connettersi a una unità sensore Axis F. Ogni unità sensore, che consiste in una lente e sensore di immagine, viene venduta con un cavo di 3 m o 12 m (10 ft. o 39 ft.) a scelta, premontato per il collegamento all'unità principale.

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Newstech&arredo DELSEY METTE CEGID IN VALIGIA

QUHABIT, PROGETTARE SPAZI OUTDOOR PER L’OSPITALITÀ

Forte di oltre 6mila negozi dislocati nei cinque continenti e di un fatturato di 150 milioni di euro, l’azienda francese specializzata nel design e nella produzione di valigie Delsey ha scelto il software Yourcegid Retail per supportare l’espansione del brand in Asia e India. In meno di quattro mesi la soluzione internazionale di Cegid è stata implementata in oltre quaranta negozi a Hong Kong e in Cina, permettendo al brand di ottimizzare le sue attività commerciali e di ampliare la sua rete di punti vendita. Tale applicazione è in grado di fornire a Delsey un sistema di gestione dei negozi e del magazzino pienamente integrato con i requisiti fiscali, linguistici e del mercato specifici dell’area geografica in cui è dislocata la catena. Yourcegid Retail presenta un database unico e centralizzato, condiviso su tutti i canali e aggiornato in tempo reale, che include i dati relativi ai clienti, ai prodotti, ai prezzi e alle vendite.

Augusto Contract ha in cantiere un nuovo progetto, online entro la fine di novembre 2014. Si tratta di QuHabit, una piattaforma virtuale che consente di creare spazi outdoor con un elevato comfort ambientale, grazie alla combinazione di componenti d’arredo e soluzioni impiantistiche. Alla base di QuHabit ci sono elementi modulari riscaldanti o rinfrescanti, che costituiscono la pavimentazione dello spazio. Su questi è poi possibile innestare, attraverso collettori “tecnologici”, elementi verticali di supporto al sistema impiantistico, con funzioni di copertura e di barriera, per limitare dispersioni termiche e proteggere lo spazio dagli agenti atmosferici. Il sistema offre, inoltre, diverse funzioni a seconda della destinazione d’uso. Gli ambienti dell’ospitalità professionale (hotel, bar, ristoranti) necessitano nello specifico di soluzioni estetiche accattivanti.

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r&f International HARRODS ATTERRA ALL’AEROPORTO DI HONG KONG Continua l’alleanza tra la catena britannica di grandi magazzini e King Power Group, operatore del travel retail asiatico. Dopo gli aeroporti di Singapore Changi e Macau, Harrods ha inaugurato il primo store nell’aeroporto di Hong Kong. Il negozio (di 400 mq) è collocato nel terminal 1 dello scalo internazionale di Hong Kong per un periodo di locazione di 3 anni. «Harrods è lieta di celebrare quest’apertura presso l’aeroporto internazionale di Hong Kong» ha dichiarato Raj Assanand, direttore Harrods business development, «HKIA si classifica tra i migliori aeroporti al mondo e rappresenta il luogo ideale per dare ai nostri clienti internazionali l’accesso alla linea di prodotti a marchio Harrods».

H&M INAUGURA UN NUOVO MEGA STORE A NEW YORK Il brand svedese è arrivato sulla Fifth Avenue, nel cuore di Manhattan, con ben 5 piani dedicati all’abbigliamento e agli accessori. Uno spazio di 5.300 mq dove sarà possibile trovare tutte le collezioni firmate dal brand ovvero le linee uomo, donna, abbigliamento sportivo, biancheria intima, abbigliamento per bambini, abbigliamento neonato, moda premaman e poi ancora accessori e cosmetici. Inoltre il negozio offre per la prima volta il servizio di stylist personale che sarà completamente gratuito e senza appuntamento, ma non è tutto. Il nuovo maxi store infatti non ospita solo le collezioni del brand di abbigliamento e accessori per uomo, donna e bambino ma anche una linea esclusiva per la casa chiamata H&M Home che propone tessili per l’arredamento.

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duty free world

by James Ross - London

Hong Kong scales new heights Le nuove eccellenze dello scalo di Hong Kong It often seems that travel retail is all about luxury; with so many high-end brands dominating the shopping environments at airports, it’s no wonder. That luxury image has just gone to the next level at Hong Kong International where the airport authority has unveiled 10 more brands at terminal one. The new arrivals give the hub one of the most prestigious malls – not just in an airport – but anywhere in the world. The newcomers are Balenciaga, Blancpain, Bulgari, Chanel, Christian Dior, Givenchy, Jaeger Le Coultre, Miu Miu, Moncler and Tory Burch. They join 23 top class brand that are already there. To impress upon passengers the exceptional nature of the offer there are also some firsts. Chanel’s giant store at over 460sq m is the first duplex (double height on two floors) unit in any airport in Asia Pacific, while Harrods has also opened its first unit in an airport in the region along with Moncler and Givenchy. Meanwhile Balenciaga’s unit is the first at any airport worldwide. HKIA is predominantly targeting the Chinese with the new offer and it clearly knows what it is doing. In its 2013/14 financial year, retail licences and advertising revenue – which represent 41.6% of turnover – rose a staggering +23.2%, to HK$6,155m (or US$794m). This, in large part, was due to “better sales performance in the luxury brands and speciality and commercial catering categories” says the airport. The rise is all the more impressive given that passenger traffic increased by just +6.1% to 60.7m. With such a strong retail performance, expect other Asian airports, as well as those in Europe, to follow HKIA’s lead. Milan Malpensa’s Piazza del Lusso is one example which, when finished, will cover 8,000sq m and 46 retail units. Its luxury list is, not surprisingly Italian focused with Bulgari, Ermenegildo Zegna, Etro, Giorgio Armani, Gucci, Moncler, Salvatore Ferragamo and Tod’s among the crowd-pullers, plus a Davide Oldani cafè. With Milan admitting that the Chinese spend six times more than the average passenger – and other European airports seeing similar multiples – more, not less, luxury seems to be the future for travel retail.

Spesso si ha la sensazione che tutto il travel retail sia dedicato al lusso; ed effettivamente, con così tanti marchi di fascia alta a dominare gli spazi commerciali degli aeroporti, non c’è da stupirsi. Tuttavia, questa percezione del lusso dominante all’Hong Kong International Airport ha raggiunto un livello superiore. L’autorità aeroportuale, infatti, ha recentemente svelato i dieci nuovi brand che apriranno al terminal 1. Si tratta di marchi talmente famosi che renderanno l’area uno tra i mall più prestigiosi non solo a livello aeroportuale, ma mondiale. Si parla, infatti, di Balenciaga, Blancpain, Bulgari, Chanel, Christian Dior, Givenchy, Jaeger Le Coultre, Miu Miu, Moncler e Tory Burch, che si andranno a unire ai 23 marchi top class già presenti. E per stupire ulteriormente i passeggeri con l’offerta commerciale sono state pianificate alcune novità assolute: il negozio di Chanel di oltre 460 mq è il primo duplex (due piani) presente in un aeroporto asiatico; Harrods ha aperto il primo store in un aerostazione della regione, così come Moncler e Givenchy, mentre per Balenciaga si tratta addirittura del primo negozio in assoluto in un aeroporto. L’HKIA di fatto con questa nuova offerta punta al mercato cinese, e lo fa con cognizione di causa. Tra il 2013 e il 2014, infatti, le licenze per la vendita al dettaglio e gli introiti pubblicitari (che rappresentano il 41,6% del fatturato) sono cresciuti addirittura del 23,2%, pari a 794 milioni di dollari. Questo risultato, secondo una nota dell’aeroporto, è dovuto a una migliore performance delle vendite nel settore dei marchi del lusso, delle tipicità e della ristorazione commerciale. Ma il dato più rilevante è che il traffico di passeggeri è aumentato appena del 6,1%, arrivando a 60,7 milioni. Con simili risultati sul travel retail, probabilmente sia altri aeroporti asiatici sia europei, seguiranno l’esempio dell’HKIA. Un esempio arriva proprio dalla Piazza del Lusso di Milano Malpensa che, una volta terminata, coprirà 8mila mq con 46 brand. Tra i marchi principali, non a caso, ci sono realtà italiane come Bulgari, Ermenegildo Zegna, Etro, Giorgio Armani, Gucci, Moncler, Salvatore Ferragamo e Tod’s, oltre a una caffetteria Davide Oldani. Con Milano Malpensa, quindi, tenendo comunque in considerazione che i cinesi spendono sei volte la media passeggero, e altri aeroporti europei che seguono il medesimo modus operandi, il mercato del lusso pare essere proprio il future del travel retail.


LOTTE DUTY FREE FA LE COSE IN GRANDE NELL’ISOLA DI GUAM

NUOVO PRESIDENTE E CEO PER HMSHOST

Il travel retailer coreano Lotte Duty Free ha ufficialmente inaugurato il nuovo spazio retail all'AB Won Pat International Airport di Guam. Per completare i 2.229 mq dell'area ci sono voluti (secondo la stampa locale) 12 mesi di lavori e un investimento di 17 milioni di dollari. Il progetto prevede una foodcourt ristrutturata, bagni rinnovati e comprende uno spazio opzionale per lo stoccaggio, un salone dipendenti e uffici. In base al nuovo contratto Lotte sarà in grado di offrire liquori, profumi di tabacco, cosmetici, moda, accessori, orologi, dolciumi e cibi raffinati. Accanto ai principali negozi, inoltre, il retailer ha annunciato nove nuove aperture: Bally, Bulgari, Burberry, Chloe, Coach, Loewe, Salvatore Ferragamo, Tumi e Tory Burch. Saranno molte anche le etichette del comparto liquori, tra cui Cointreau, Dom Perignon e Krug, oltre a marchi della cosmesi e tutta una gamma di brand di orologi e accessori moda, arricchita ora con l'introduzione di Breitling, Kate Spade, Tom Ford, Agatha, Folli Follie e il marchio coreano di gioielli di pietra Henge.

Steve Johnson è il nuovo presidente e ceo di HMSHost. La doppia nomina arriva dopo le dimissioni di Tom Fricke, che ricopriva le medesime cariche dal 2012, e ha effetto immediato. Fricke continuerà a collaborare in un ruolo consultivo con la controllata americana della multinazionale italiana Autogrill, leader negli Usa nel settore della ristorazione e del retail per i viaggiatori, con 2.250 punti vendita in 84 aeroporti e 112 “travel plazas” nel Nord America. Gianmario Tondato Da Ruos, amministratore delegato del colosso del people on the move ha ringraziato il manager per il ruolo svolto nel rafforzamento dell’azienda. La scelta del nuovo massimo responsabile della società con sede a Bethesda, nel Maryland – attiva dal 1897 nel settore della ristorazione e della vendita al dettaglio lungo le grandi direttrici ferroviarie, entrava nel settore della navigazione nei primi due decenni del XX secolo e poi, dagli anni ’50, anche nei grandi scali aeroportuali statunitensi – è caduta dunque su una risorsa interna: Johnson è in azienda da 14 anni, ed è già stato vice presidente esecutivo incaricato allo sviluppo del business di una realtà da 2,7 miliardi di dollari di giro d’affari all’anno (1,95 generati nei soli Stati Uniti), che oggi gestisce centinaia di punti di servizio in 100 aeroporti in tutto il mondo, tra cui spiccano insegne del calibro di Starbucks, Too Chili e Chick-fil-A.

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International LOUIS VUITTON ATTERRA A HEATHROW

RUSBURGER (E NON BK) AL POSTO DI MCDONALD’S IN CRIMEA

Louis Vuitton a dicembre inaugurerà il primo negozio in un aeroporto europeo: esattamente al terminal 5 di Heathrow. A distanza di quattro anni dalla prima apertura aeroportuale all'Incheon International airport di Seoul, il brand francese atterra, quindi, nel Regno Unito. Lo spazio (ben 200 mq) si troverà nella sala partenze al secondo piano e il leitmotiv sarà la passione del marchio per tutto ciò che riguarda il travel a cui Louis Vuitton è indissolubilmente legato. Fin dalla creazione del brand nel 1854, infatti, la famiglia Vuitton ha sempre seguito con attenzione i progressi tecnologici dell'aviazione e di piloti pionieri come Alberto Santos-Dumont, i Fratelli Wright e Louis Blériot. Lo store offrirà pelletteria, abbigliamento ready to wear e scarpe da donna, bigiotteria e gioielli, occhiali da sole, accessori e orologi.

Il ristorante di Sebastopoli, fino a qualche mese fa a insegna McDonald’s, ha un nuovo gestore. Si chiama RusBurger ed è già presente in Russia con circa 30 punti vendita tra Mosca, la Regione di Mosca, la Repubblica di Carelia, il Territorio dell’Altaj, Lipetsk, Ufa e Stavropol. Tra i piatti tipici annovera i Cheeseburger zar, il panino Bogatyr e la limonata locale. Nell’aprile scorso, dopo l’annessione della penisola alla terra degli zar, la multinazionale di Oak Brook ha deciso di chiudere i tre punti vendita presenti sul territorio conteso. In futuro RusBurger potrebbe prendere il controllo diretto anche degli altri due fast food di Sinferopoli. Per adesso, però, Georgy Aslanyan, proprietario della catena, non ha confermato alcuna intenzione. Una cosa intanto è certa: Burger King non occuperà il posto vacante lasciato dal principale competitor made in Us. A questo proposito, Bryson Thornton, representative of Burger King Worldwide, è stato chiaro: «Né Burger King in forma diretta, né i nostri partner franchisee hanno in programma una apertura in Crimea».

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r&f Vetrina Nuovi schermi Sony, qualità e definizione Sony amplia la sua gamma di display BRAVIA Professional con tre nuovi modelli 4K dotati di funzionalità HTML5, ideali per ambienti corporate, sale riunioni e applicazioni nei settori retail e medicale. Grazie a una qualità delle immagini di ultima generazione, i nuovi modelli offrono l'incredibile livello di profondità e fedeltà della risoluzione 4K con schermi da 55", 65" e 85".

Stealth, design tutto italiano Realizzato dallo studio di architettura e design Iosa Ghini e Associati completamente in legno di faggio ad alta ricrescita, dalle forme essenziali con spigoli smussati e dalle gambe svasate Stealth è uno sgabello dalla forte personalità con una spiccata funzionalità. Disponibile con finitura: naturale spazzolata, a cera naturale e a olio.

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Black Energy Drink, una sferzata di energia Drinkood, nuova realtà del settore beverage e food, ha recentemente lanciato sul mercato uno dei suoi marchi più innovativi, originale nel gusto e nel packaging: Black Energy Drink. Forte dei suoi 4 flavor, Classic, Mojito, Sexenergy e Sugar Free, e di un testimonial d’eccezione come Mike Tyson, Black Energy Drink ha un design ricercato, che richiama un target giovane, deciso e dinamico.




[La foto[

HEATHROW TERMINAL 2 Giugno 2014 - La regina Elisabetta II inaugura il rinnovato Terminal 2 dell’hub londinese. Un investimento di 2,5 miliardi di sterline per ospitare 322 voli al giorno verso 54 destinazioni nel mondo Š Heathrow Airports Limited 2

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r&f La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti

Si scrive Italia ma si legge Emirati Arabi Uniti

E

tihad ed Emirates si stanno sfidando sui cieli del Belpaese. La lotta per chi sarà la prima compagnia della penisola araba, non la combattono in casa, ma sul terreno “neutro” tricolore tra Fiumicino e Malpensa. Dopo decenni di marginalità nell’epoca della globalizzazione, l’Italia torna al centro della geo-politica economica. Almeno nei cieli. I due colossi dell’aviazione, compagnie di bandiera dei rispettivi emirati, sono partiti alla conquista dei cieli. E l’Italia è diventata il loro snodo cruciale. L’emiro di Abu Dhabi, Khalifa bin Zayed Al Nahayan, punta su Roma, quello di Dubai, Mohammed bin Rashid al Maktoum, su Milano. Gli emirati sono uno stato particolare: di fatto una confederazione di cittàstato (sette: Abu Dhai, la capitale; Dubai, Ajman; Fujaira, Ras Al-Khaima, Sharja e Umm al-Qaywayn). Sommersi di petrol-dollari, i due più grandi emirati si sono fatti ciascuno la propria compagnia aerea. Con velleità di conquista del traffico aereo. Per una compagnia del golfo, il Mediterraneo è l’hub di riferimento per andare a intercettare la clientela internazionale (e per smistare in giro per il mondo la propria, peraltro facoltosa). E l’Italia è al centro del mediterraneo.

Lo scalo ideale da dove far passare rotte dei passeggeri in transito. La prima a lanciare la sfida è stata Emirates, compagnia di bandiera di Dubai, che ha sferrato un attacco mica da poco sull’asfittico (e fino ad allora marginale appunto) mercato italiano. Il debutto di una tratta ex novo: la Milano - New York diretta. Una mossa furba, furbissima. Perché in realtà Milano è solo uno scalo (giustificato come tecnico per il carburante). Il volo in questione fa Dubai-Milano-New York. Così facendo Emirates ha potuto svicolare l’ostacolo della reciprocità (se una compagnia aerea europea lancia un volo su una località americana, una compagnia americana deve poter fare altrettanto). Un bel colpo per la Sea che porta a casa una nuova tratta con una compagnia di primissimo livello. E una brutta, bruttissima, notizia per Alitalia (nonostante l’addio a Malpensa, come hub, per la ex compagnia di bandiera la Milano-New York rimane una delle rotte di punta, perché è una delle poche dirette rimaste e dove si fa il tutto esaurito a ogni viaggio). E proprio su questa presunta “gabola” ha fatto leva Alitalia, che ha avviato una causa per bloccare Emirates. Dopo un lungo braccio di ferro, con la compagnia araba che si è vista

MERCATI IN FIERA NOME

bloccare i voli per un periodo, alla fine ha vinto Emirates. Come risposta, però, dal Golfo è stato sferrato il contrattacco di Etihad. Quella stessa Alitalia è giunta al capolinea? Ecco che arriva in soccorso proprio la compagnia di Abu Dhabi, pronta a versare. L’interesse industriale è ovvio: mettere anche le mani sugli slot di Fiumicino e Adr, dove ogni anno transitano 26 milioni di passeggeri che si recano a Roma per turismo. Se Emirates si prende Milano (che sui ricchi arabi amanti dello shopping e del Made in Italy esercita un forte fascino), ecco che i cugini di Abu Dhabi rispondono con Roma. Ma lo sbarco in forza degli

“emiri volanti” non è una questione che si limita al mero braccio di ferro tra compagnie in competizione tra loro. Ci guadagna, una volta tanto, indirettamente anche il nostro Paese. Con due big dei cieli pronte a fare dei due principali scali italiani il loro hub verso il Medio Oriente, arriva una boccata d’ossigeno mica male. Malpensa è in crisi di identità (e sempre più a rischio di ‘cattedrale nel deserto’ mentre il Terminal 2 è ormai dominio delle Low Cost); Roma invece ha bisogno di investimenti per ammodernare uno scalo non più al passo coi tempi. E l’arrivo degli arabi, seppur indiretto, non può che fare da stimolo.

© Aero Icarus

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