TRAVEL RETAIL SHOPPING MALL
retail&food Anno 11 • Numero 12 • DICEMBRE 2016 • € 5,00
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Cover story
Quanto costa il franchising? Pianoforte holding: parola di Luciano Cimmino Case history Spontini
Dossier aeroporti
Brand analysis
Opening
Madrid
Tiger
Scalo Milano
Anno 11 numero 12 ottobre 2016 Direttore responsabile Andrea Aiello In redazione Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it Stefano Masin - stefano.masin@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Fiorenza Auriemma, Alessandro Barzaghi, Italo Bussoli, Giulia Comparini, Luca Esposito, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Stefano Gardini, Paolo Lombardi, Dante Marro, Jerome Massiani, David Montorsi, Roberta Motta, Enrico Pazzali, Mario Resca, Leopoldo Resta, James Ross, Vincenzo Russo, Stefania Sansò. Impaginazione Claudio Rossi Oldrati Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Pubblicità dircom@edifis.it Traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it
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SOMMARIO
n°12 dicembre 2016
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40 R&F NEWS R&F NEWS OPENING COVER STORY Franchising: il terzo anello della catena
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BRAND ANALYSIS 40 Flying Tiger Copenhagen. Il paradosso del design
CASE HISTORY E-COMMERCE Obag.it: l'online che cresce a tripla cifra
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DOSSIER AEROPORTI 42 Adolfo Suárez Madrid-Barajas: le dimensioni contano Quinto aeroporto in Europa per numero di passeggeri dopo Londra, Parigi, Francoforte e Amsterdam, lo scalo madrileno è decisamente grande. Con oltre 150 attività commerciali tra duty free, retail e food & beverage, la passenger experience è assicurata.
ANALISI MERCATO 63 Toccatemi tutto, ma non il mio pet Un mercato da quasi due miliardi di euro che fa fronte alle necessità di circa 60 milioni di animali presenti in Italia. Cani e gatti la fanno da padroni in questo settore dove le catene si stanno dimostrando un canale estremamente profittevole dalla crescita a doppia cifra.
AIRPORT ANALYSIS Aeroporto Napoli Capodichino
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MYSTERY IN TRAVEL HOTEL Moxy Hotel: riposare a un passo dal T2
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WORLD TRAVEL RETAIL
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TECH
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SCIENZE&RETAIL Emozioni negative, aspettative e condizionamento dei consumatori
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INTERNATIONAL
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VETRINA
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LA FOTO
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LA PULCE NELL’ORECCHIO Eataly alla conquista dell'America
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COVER STORY - PAROLA DI… LUCIANO CIMMINO 26 Pianoforte Holding: «verso un riposizionamento di location e offerta» COVER STORY - CASE HISTORY Spontini: nei mall la ricetta franchising
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COVER STORY - OSSERVATORIO PREZZI Quanto costa aprire in franchising?
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COVER STORY - RESOCONTO EVENTO 32 Salone Franchising Milano per lo sviluppo a catena Si è chiusa la 31° edizione (3-5 novembre a Fieramilanocity) della kermesse organizzata da RDS e Fiera Milano. I numeri certificano una crescita dei visitatori (+18%) rispetto al 2015, pari a 14mila, mentre sono stati oltre 200 i marchi rappresentati negli stand. Proprio la voce dei protagonisti, organizzatori e retailer sia food sia non food, trova spazio nelle colonne a seguire. STAR TREK FASHION Imperial
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L’EVENTO Mapic 2016: il retail real estate ha fame di food italiano
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DOSSIER SHOPPING MALL TAGLIO NASTRO 53 Design, fashion e food fanno Scalo (a) Milano Organizzato per distretti merceologici, su una Gla attuale di 30mila mq, il nuovo City Style promosso da Gruppo Lonati e Gruppo Promos ha visto il taglio del nastro il 27 ottobre a Locate Triulzi. Subito 90 negozi e sino a 130 nella Fase 1, per arrivare a 300 quando l’opera sarà completata. L’investimento: 200 milioni di euro.
RUBRICHE STOCK OPTION NEW MARKETS OUTLOOK LA RUBRICA LAGALE
retail&food - dicembre 2016
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r&f News STEFANEL VERSO IL CONCORDATO PREVENTIVO
ACCORDO FELTRINELLI - CIR FOOD PER RED E ANTICA FOCACCERIA
I Stefanel, storica azienda trevigiana dell'abbigliamento nata alla fine degli anni '50 con il nome di Maglificio Piave, muove un primo passo verso il concordato preventivo. La società, si legge in una nota, "ha valutato e deliberato al fine di ottenere gli effetti protettivi del patrimonio della società previsti dalla normativa applicabile a tutela di tutti gli interessi coinvolti, di presentare domanda di ammissione al concordato preventivo 'in bianco' o 'con riserva', procedura nell'ambito della quale la società si riserva di poter presentare un ricorso per l'omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti". In sostanza, si tratta di una forma nella quale si continua a operare dal punto di vista industriale, e nel frattempo si delibera un accordo con i creditori sotto la supervisione del Tribunale. Nei primi sei mesi dell'anno Stefanel ha registrato una perdita superiore a 13 milioni di euro e il patrimonio è risultato negativo per 11,5 milioni. È dal 2008 che la società tenta di recuperare il debito con le banche, salito ormai a 85 milioni di euro.
n occasione dell’apertura di RED a Scalo Milano, Gruppo Feltrinelli e CIR food hanno annunciato una partnership strategica per lo sviluppo del format “Read.Eat.Dream” e Antica Focacceria San Francesco. L’accordo prevede l’ingresso di CIR food in AFSF, che assumerà successivamente la denominazione di FC Retail, attraverso un aumento di capitale riservato, che porterà entro la fine del 2017 a una partnership paritaria. La newco sarà impegnata nella strategia di sviluppo diretto del marchio RED e, attraverso la modalità prevalentemente franchising, del brand legato alla cucina di tradizione siciliana. Il piano prevede l’apertura di oltre 20 punti vendita entro il 2020. «Grazie all’accordo strategico con CIR food, abbiamo la possibilità di imprimere un’accelerazione ulteriore allo sviluppo del modello RED, portando nuovi luoghi di socialità e intrattenimento in tutta Italia – ha dichiarato Roberto Rivellino, amministratore delegato del Gruppo Feltrinelli – Prosegue così l’orizzonte strategico di Gruppo sviluppato negli ultimi anni, delineato dalla volontà di stringere collaborazioni con operatori specializzati nei diversi settori di riferimento, al fine di ottimizzare e valorizzare le reciproche aree di competenza per offrire ai nostri pubblici la migliore qualità possibile».
Stock option
UN BUON Q3 PER IL REAL ESTATE Nel Q3 2016 sono stati investiti poco più di 1,7 miliardi di euro nel mercato immobiliare italiano, in crescita del 17% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questi alcuni dei dati che emergono dalla ricerca di CBRE nel mercato real estate. Il volume delle transazioni dei primi 9 mesi dell’anno è salito a 5,4 miliardi di euro, (+5% rispetto allo scorso anno). In questo trimestre si registra un’inversione di tendenza per quanto riguarda il capitale domestico che ha pesato per il 51% sul totale degli investimenti, contro il 21% del secondo trimestre 2016 (+30%). Nel terzo trimestre il capitale straniero ha rappresentato il 49% degli investimenti totali, con 856 milioni di euro, in calo del 32% rispetto al medesimo periodo del 2015. Per quanto riguarda i settori, il retail ha dominato con circa 830 milioni di euro investiti nel trimestre (+176% sul 2015), seguiti dal settore uffici che ha raggiunto quota 444 milioni di euro (-36% rispetto al 2015).
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retail&food - dicembre 2016
Il Centro Il Centro di Arese è stato premiato come Best New Shopping Centre in occasione di Mapic 2016. Le motivazioni: l’approccio sostenibile dei materiali, la semplicità di fruizione, l’utilizzo della luce naturale e dei fuochi visivi, oltre che il grande successo commerciale.
Benetton Benetton si espande e prosegue nel proprio piano di riaperture a Roma. Il progetto prevede cinque nuovi store tra il 2017 e il 2018, che si andranno ad aggiungere ai 16 già esistenti nella Capitale. A dicembre, il taglio nastro con 300 mq a Fiumicino.
Moncler Crescita a doppia cifra per Moncler che stima di chiudere il 2016 a quota 1 miliardo di euro. Nei primi nove mesi d’esercizio la griffe italiana ha realizzato ricavi per 639,3 milioni. E il fatturato retail ha raggiunto i 400,4 milioni (+20% sul 2015).
Turismo russo I turisti russi tornano a fare shopping in Italia. A renderlo noto è un’analisi condotta nel trimestre agosto-ottobre 2016 da Global Blue, società di servizi per il tax free shopping. Nel periodo in esame, i dati evidenziano infatti una ripresa del 2%, con uno scontrino medio pari a 683 euro.
Luxottica Luxottica chiude il terzo trimestre con un fatturato consolidato in crescita del 3,2%, pari a 2,225 miliardi di euro a cambi correnti (+3,5% a cambi costanti). Rallenta la divisione wholesale, mentre il canale retail accelera del 7,2% attestandosi a quota 1.425 milioni di euro.
LVMH Il colosso del lusso francese Lvmh ha comunicato un programma di acquisto di azioni proprie per un importo di 300 milioni, da attuare tra il 17 novembre e il 30 dicembre 2016, a un prezzo unitario non superiore a 300 euro. Il Gruppo ha specificato che le azioni acquistate saranno annullate.
GAP Nell’esercizio fiscale 2016 Gap prevede la chiusura di 65 punti vendita in totale, più della precedente stima. L’annuncio è stato dato in occasione della presentazione dei dati relativi al Q3 dell’esercizio 2016, che segnano un nuovo calo delle vendite nette (-2%) a quota 3,8 miliardi di dollari. Abercrombie & Fitch Chiuderà il negozio a Hong Kong, l’unico nell’area, con due anni di anticipo e per questo dovrà pagare circa 16 milioni di dollari. Questa chiusura segue le circa cinquanta statunitensi ed è il presumibile risultato di una diminuzione delle vendite: -14% rispetto al Q3 del 2015. Samsung Nel mercato degli smartphone, l'azienda coreana ha ceduto a Huawei il primato su Android in termini di profittabilità. La causa è il disastro dei Galaxy Note 7: 2,5 milioni di apparecchi ritirati e perdite che potrebbero costare fino a un miliardo.
News EATALY SBARCA IN DANIMARCA GESAC AVVICINA BARI A BRINDISI
T
rentesimo locale nel mondo e primo nel nord Europa: Eataly ha debuttato nel mercato danese, in particolare nel famoso centro commerciale Illum situato nel cuore di Copenhagen. Il nuovo store, che si estende su 2mila mq dedicati ad acquisto, degustazione, produzione e didattica, vede Coop come partner. «Siamo entusiasti di aprire Eataly a Copenhagen, una delle città europee con il più vivace panorama enogastronomico – afferma Luca Baffigo, CEO di Eataly – È la prima volta che portiamo in Danimarca la nostra triplice filosofia: mangiare, comprare e imparare. I nostri clienti potranno assaggiare le ricette della tradizione italiana, acquistarne i migliori prodotti, tenendo naturalmente sempre alto il rapporto tra qualità e prezzo». Tre sono i ristoranti a tema, a cui si affiancano il bar Lavazza, lo spazio dedicato al gelato e cioccolato di Venchi e il bar italiano Rudo, guidato dal noto chef Christian F. Puglisi di Relæ, primo ristorante al mondo con certificazione biologica premiato con una Stella Michelin. Il mercato ospita oltre 3mila prodotti italiani artigianali, dalla pasta alle salse, passando per una ricca selezione di olio extra vergine di oliva, con una particolare attenzione ai prodotti biologici. Trovano spazio anche più di 300 eccellenze di formaggi e salumi della produzione italiana e un reparto dedicato al vino, alle birre e ai liquori del nostro Paese, composto da più di 800 etichette.
È
notizia di poche settimane fa l'ingresso di Atlantia (AdR) in Save (Aeroporto di Venezia) con il 21,3% delle azioni e un possibile progetto di ulteriore incremento del pacchetto azionario lagunare. Oggi invece si parla di Gesac, società di gestione dell'aeroporto di Napoli Capodichino in portafoglio per il 70% a F2ì, che da settimane lavora a un progetto di integrazione con gli scali di Bari e Brindisi (più due senza voli Foggia e Taranto-Grottaglie). Una conquista non da poco per Gesac che si troverebbe al centro di un sistema molto ampio, composto da 5 regioni del Centro Sud: Campania, Basilicata, Puglia, Molise, nord della Calabria. Aeroporti che non si fanno concorrenza ma lavorano in sinergia per sviluppare un maggiore traffico passeggeri. Un mega sistema con 12 milioni di passeggeri (dato 2015): 6,2 milioni a Capodichino e 6,2 tra Bari e Brindisi. La previsione di chiusura di Gesac per il 2016 è di 6,6 milioni di passeggeri (+8% sull’anno precedente). Un giro d’affari, nel 2015, pari a 86 milioni (+5% rispetto al 2014) con un utile netto di 12,6 milioni di euro. Nel frattempo è giunta la nomina di Tiziano Onesti che subentra a Giuseppe Acierno alla guida di Aeroporti di Puglia. Con questa operazione 2ì Aeroporti (un tempo F2ì Aeroporti) allargherebbe ulteriormente le proprie maglie sul settore aeroportuale italiano detenendo già il 54,4% di Sagat (Torino) e il 35,7% di Sea.
NEW MARKETS OUTLOOK a cura di STRA_BRANDING
www.strabranding.com
IRAN UNBOUND: RETAIL OPPORTUNITIES Nel numero dello scorso ottobre abbiamo introdotto genericamente il tema delle opportunità prattutto quelli che riguardano le donne (tenute a coprire capelli, collo, braccia e gambe in offerte dal mercato iraniano dopo la rimozione della maggior parte delle sanzioni economiche pubblico) ma oggi molte di esse hanno trovato il modo di “arricchire” i loro dress-code nei confronti di questo Paese. In questo numero entriamo più in dettaglio per quanto riguarda indossando abiti alla moda sotto il Manteaux (cappotto al ginocchio) e sfoggiando liberamente gli aspetti del Retail. Durante il periodo delle sanzioni, il governo locale ha favorito la produzione vistosi foulard. Discorsi simili possono essere fatti per quanto riguarda il settore della cosmesi nazionale con il conseguente abbandono del Paese da parte delle aziende e dei marchi (secondo mercato del Medio Oriente dopo l’Arabia Saudita): cresce tra i giovani la consapevolezza internazionali. L’offerta locale ha però coperto in termini di posizionamento solo i segmenti me- sulle soluzioni per la bellezza e la cura personale, anche se in questo caso il divario di prezzo dio-bassi lasciando scoperta la richiesta di prodotti di qualità nella fascia alta. Con la revoca delle tra i prodotti made in Cina e Turchia rispetto alle marche occidentali rimane rilevante. Sul sanzioni, si attendono ora rapidi cambiamenti nell’offerta dei prodotti al dettaglio al fine di fronte distributivo, gli scenari di modernizzazione nel Retail rendono anche possibili strategie soddisfare anche la domanda repressa di prodotti autentici, di alta qualità e di importazione, di Direct-Entry. Una fitta rete di importatori, grossisti e rivenditori ha creato negli anni un espressione dei desideri del ceto medio e dei consumatori benestanti. Entro il 2020, si stima, mercato frammentato con molti piccoli negozi, cooperative di governo e bazar di strada. La siinfatti, che il mercato totale delle vendite Retail raggiungerà circa 167 miliardi di US$ contro i 95 tuazione è però recentemente migliorata e uno dei primi esempi in tal senso è stato quello attuali. Secondo le stime di Euromonitor (Fig.1), alcune categorie di prodotto, quali l’abbigliamento, fornito dalla catena di supermercati in stile occidentale Hyperstar del Gruppo Majid Al Futtaim l’elettronica e i cosmetici, hanno le maggiori possibilità di ricevere una spinta immediata in (provenienza UAE) che ha offerto ai consumatori iraniani la possibilità di familiarizzare con la questo positivo scenario. In particolare, i marchi europei incontreranno minori ostacoli rispetto distribuzione moderna, proponendo una vasta gamma di prodotti sotto lo stesso tetto con alla concorrenza proveniente dagli Stati Uniti ancora penalizzata da persistenti sanzioni da parte layout moderni e concetti di shopping experience. Nella sola Teheran oggi si contano più di 50 del governo USA. La domanda repressa dei giovani iraniani (il 60% della popolazione ha meno moderni centri commerciali con centinaia di negozi, ristoranti e caffetterie. Enormi shopping di 30 anni ed è nata quindi dopo la rivoluzione mall si trovano anche in altre città del Paese iraniana del 1979) per gli articoli di moda ha come il Proma a Mashhad, il City Centre a creato una solida base per sostenere una rapida Isfahan e il Persian Gulf Complex a Shiraz. crescita del mercato Retail in tal senso. Anche Come detto, l’aumento di questi moderni comprima della revoca delle sanzioni, queste nuove plessi commerciali può offrire una piattaforma generazioni avevano abbracciato positivamente utile da cui partire per impostare una strategia alcune espressioni della cultura occidentale come di sviluppo con negozi a gestione diretta, anche l’abbigliamento ma anche i social media e le prose la formula del franchising con partner locali duzioni cinematografiche in DVD. Al riguardo, rimane ancora la pratica più diffusa. va detto che i codici dell’abbigliamento islamico vengono ancora osservati in tutto il Paese, so- Fig.1: Stima di crescita delle vendite Retail (%) nel segmento Non-Grocery Luca Esposito
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News HINES INVESTE A MILANO IN VIA TORINO Hines, società immobiliare internazionale, ha completato l'acquisizione per 52 milioni di euro, per conto del suo Fondo paneuropeo Core Fund (HECF), di un immobile retail flagship per la vendita al dettaglio in via Torino, la via commerciale mass market di Milano. L'edificio, di 3.300 mq, è situato nel centro storico a circa 500 metri da Piazza Duomo e Corso Vittorio Emanuele. Lo stabile è interamente affittato. Il locatario principale è Geox, che ha istituito in questa location oltre 5 anni fa il suo unico flagship store in Italia. Questa operazione è la quinta acquisizione da parte di Hines in Italia dall'inizio dell'anno e fa seguito all'acquisto di edifici storici a Milano in via Dante, in via Cordusio e in via Broletto nonché a Firenze in via Tornabuoni. "Il mercato High Street - dichiara Mario Abbadessa, country head Italia di Hines - continua a essere un mercato molto interessante, in particolare nelle top location come il centro di Milano per la loro capacità di recupero in un mercato altamente sfidante e con un’instabilità potenziale".
MCARTHURGLEN, INAUGURATA LA NUOVA ALA A SERRAVALLE
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n investimento da 115 milioni di euro ha permesso di ampliare il McArthurGlen Designer Outlet di Serravalle Scrivia (AL) di ben 11.500 mq, per un totale di poco meno di 30mila metri quadri. L’espansione dell'outlet, inaugurata lo scorso 10 novembre, creerà circa 550 nuovi posti di lavoro, portando a 2.200 il numero totale degli impiegati, oltre all'indotto nel settore turistico che ne trarrà ulteriore vantaggio. I brand presenti oggi sono alcuni dei più importanti nomi della moda nazionale e internazionale come: Burberry, Bulgari, Dolce & Gabbana, Ermenegildo Zegna, Gucci, Roberto Cavalli, Salvatore Ferragamo e Versace. I nuovi brand (40 in tutto) che arricchiscono l’offerta di shopping di Serravalle includono i primi outlet in Italia di Sandro, A.T.P.C.O. ed Empresa. Il primo outlet in Italia di Chicco e altri marchi di abbigliamento per bambini come Brums. Lifestyle brand come Antony Morato, Gap, Imperial, Seventy, Pepe Jeans, Kocca, Flavio Castellani e L’Autre Chose; formal wear brand come Libero Milano, Facis, Bagutta, e Class; sports wear brand come Refrigue, Boxeur Des Rues, Freddy e Columbia. Dopo il grande successo di Pandora, l’apertura di Morellato rinforza l’offerta di marchi di gioielleria. In tema di ristorazione, ci sono novità come Obicà, Wok, Ham Holy Burger e Bonetti. Nuovi servizi e strutture tra cui un nuovo guest service per informazioni e assistenza, personale multilingue, un tourism desk dedicato alla promozione del territorio circostante, Wi-Fi gratuito in tutto il centro, una sala riunioni, un servizio di valet parking e una nuova guest lounge, dove gli ospiti sono invitati a rilassarsi nel comfort di una lussuosa area privata.
IL TRAVEL RETAIL A FORUM ATRI PIZZIKOTTO IN PORTFOLIO A CIGIERRE S i tiene il 2 dicembre presso la Casa dei Cavalieri di Rodi a Roma l'edizione 2016 del forum ATRI (Associazione travel retail Italia). Ad aprire i lavori: Narciso Salvo di Pietraganzili e Mauro Casinghini, Cisom, Cavalieri di Malta, Fulvio Fassone, presidente Atri e Gianfranco Battisti, presidente di Federturismo. A seguire l'intervento di Armando Peres, presidente del comitato Turismo dell'Ocse, il quale parla di strategie per il futuro anticipando la relazione di Fulvio Fassone, direttore commerciale Aeroporti di Roma, sui trend del travel retail aeroportuale. Due tavole rotonde coinvolgono successivamente i partecipanti: “La Nuova Frontiera del Travel Retail: sfide e soluzioni”, introdotta e moderata da Stefano Gardini, vice presidente Atri, con gli interventi di Daniele Gregorio, direttore commerciale Dufry Italia; João Pedro Duarte, country manager southern Europe Seqr, e Lorenza Ramazzo, sales representative Italia Seqr; Agnieszka Cywka, business solution manager loyalty and gamification travel sector Comarch Sa e Piotr Kozlowski, VP travel consulting services Comarch Sa; Simon Chatfield, head of eBusiness&Crm Heathrow Airport; Raffaele Tiscar, vice segretario generale Presidenza del Consiglio dei ministri; Pietro Troianiello, docente di Diritto dell’Unione Europea presso Università degli Studi del Sannio. La seconda tavola rotonda: “Quale opinione hanno del nostro lavoro?” è invece moderata da Luigi Troiani, direttore responsabile Travel Retail Italia, con la partecipazione di Andrea Aiello, direttore responsabile retail&food; Jörg Bremer, corrispondente del Frankfurter Allgemeine Zeitung; Aldo Forbice, giornalista e scrittore; Lilli Garrone, giornalista del Corriere della Sera; Flavia Giacobbe, direttore responsabile Airpress e Formiche; Lorenzo Robustelli, direttore responsabile EUnews.it (Bruxelles).
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igierre - Compagnia Generale Ristorazione - ha finalizzato l’acquisizione della società proprietaria del marchio Pizzikotto, catena nata nel 2005 dai fratelli Franco e Matteo Montanari, assieme ai soci di minoranza Guido Mattioli e Andrea Garaldi. Pizzikotto oggi è presente in Emilia Romagna con dieci ristoranti. Cigierre ha già avviato un piano di sviluppo che prevede l’apertura di almeno 10 locali nei prossimi 12 mesi. Il 17 novembre scorso è stata la volta di Piacenza. Oltre alle pizze - classiche o alla napoletana preparate con farine e altri ingredienti 100 per cento biologici, Pizzikotto propone un’ampia scelta di dessert. Uno stuzzicante fine pasto che, dati di vendita alla mano, risulta essere un’abitudine irrinunciabile per circa il 50 per cento dei clienti. Grazie a questa operazione, Cigierre amplia il proprio portfolio marchi che comprende Old Wild West, Wiener Haus e Shi’s, per un totale di oltre 200 punti vendita in Italia, Svizzera, Francia, Croazia, Belgio e Georgia e arricchisce l’offerta con un grande classico della ristorazione: la pizza.
News NEINVER CON TIAA PER SEI FOC RESTYLING ULTIMATO AL MAREMONTI U na joint venture tra Neinver, società fra i leader nel settore degli investimenti, sviluppo e gestione immobiliare, e TIAA, società attiva nei servizi finanziari, ha siglato un accordo per l’acquisizione di sei outlet in Europa, situati in Spagna, Italia e Polonia. TH Real Estate, società attiva nella gestione di investimenti real estate, manterrà il ruolo di investment advisor per la joint venture. Neinver manterrà il ruolo di property manager. Questa transazione consolida la partnership strategica che Neinver e TH Real Estate (per conto di TIAA) hanno creato circa due anni fa, per dare vita a una piattaforma paneuropea nel settore degli outlet. I centri The Style Outlets nell’area metropolitana di Madrid (Las Rozas, San Sebastián de los Reyes e Getafe), in Italia (Vicolungo e Castelguelfo) e la FACTORY a Poznan, in Polonia, insieme hanno un GAV (Gross Asset Value) di circa 700 milioni di euro e saranno acquistati dall’IRUS European Retail Property Fund, che sta giungendo a conclusione del suo ciclo di vita. Specializzato nel settore outlet, IRUS è stato fondato nel 2007 dalla spagnola Neinver, che si è occupata della gestione, delle acquisizioni e delle vendite immobiliari, della gestione degli asset, del funding e delle relazioni con gli investitori.
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ono terminati i lavori di restyling del Centro Commerciale Maremonti di Massa Carrara. Il progetto si inserisce nella strategia di investimento di Carmila e Carrefour Property Italia che prevede un piano di interventi finalizzato al rinnovamento di tutte le sue gallerie presenti sul territorio italiano. Il piano di riqualificazione di Carmila mira a dare un nuovo respiro ai suoi centri commerciali dove viene applicato il concept “Air de famille”. Il concetto, nato in Francia e declinato in Spagna e in Italia, ha l’obiettivo di instaurare un legame che unisca i committenti del progetto, i commercianti, le insegne e i clienti finali, in un unico modo ottimistico di pensare, di vedere e fare le cose. Il nuovo centro commerciale si presenta alla città di Massa come un luogo moderno e accogliente dove poter trascorrere il proprio tempo libero tra shopping e divertimento. L’offerta del centro è in continua evoluzione e crescita: nel biennio 2015/2016 hanno aperto nuove insegne come Bialetti, Gioielli di Valenza, Conbipel, Tata Italia e Carpisa incrementando il valore e la varietà dell’offerta commerciale.
La Rubrica Legale
a cura di Cocuzza & Associati Studio Legale - Milano
La finalità di tutela dell’ambiente urbano consente al comune di vietare nuovi centri commerciali Avv. Stefania Sansò
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l TAR Piemonte, in una sentenza dello scorso aprile (n. 612/2016), ha confermato la legittimità di una delibera comunale che ha vietato l’apertura di nuovi centri commerciali nel suo territorio.
Il fatto Una società, proprietaria di un terreno a destinazione produttiva nella zona di Asti, è ricorsa alle cure del Tribunale Amministrativo del Piemonte per richiedere l’annullamento di alcune delibere, in applicazione delle quali, il Comune di Asti ha vietato la realizzazione di un nuovo centro commerciale, e negato il rilascio della relativa autorizzazione. Tali delibere, infatti, escludono il riconoscimento di altre localizzazioni commerciali urbano-periferiche sul territorio comunale, oltre alle tre già esistenti. Il progetto del nuovo centro commerciale, per il Comune, non era abbastanza “innovativo”: letteralmente non è stato ritenuto essere una “proposta alternativa rivolta verso un’utenza extraterritoriale e quindi fonte di attrazione per la città nel suo complesso nonché funzionale alla promozione del territorio, tramite attrazione di cospicui flussi di turisti e visitatori da fuori provincia”. La società ricorrente ha dunque impugnato le suddette delibere sostenendo che fossero state emanate in ragione di un atteggiamento dichiaratamente ostile alla grande distribuzione. La realizzazione del nuovo centro, infatti, sarebbe stata invisa al Comune perché avrebbe avuto il solo effetto di “cannibalizzare” l’offerta commerciale a discapito dei piccoli commercianti e degli sforzi compiuti dall’amministrazione cittadina per rivitalizzare il centro cittadino. Infatti, sempre secondo la società, in violazione della normativa regionale e nazionale, tali delibere imponevano limitazioni all’insediamento di nuove attività commerciali per fini estranei ai soli ammessi dalla legge. La legislazione in materia Negli anni ‘70, la disciplina nazionale in tema di commercio prevedeva che i comuni si dotassero di un piano di sviluppo e di adeguamento della rete di vendita quale portato e corollario della programmazione urbanistica. Gli enti locali dalle regioni ai comuni - giocavano dunque un ruolo assolutamente interventista e di programmazione dell’offerta commerciale in conformità agli strumenti urbanistici.
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A fine anni ‘90, con la legge Bersani (D.lgs. 114/1998) i principi di liberalizzazione del commercio hanno iniziato a farsi strada nella normativa nazionale: alle regioni restava la competenza di fissare i criteri di programmazione commerciale, in modo da permettere poi ai comuni di adottare i propri strumenti entro i parametri individuati. L’“urbanistica commerciale” nasceva quale contemperamento di principi ed interessi pubblici: la tutela della concorrenza, l’equilibrio nello sviluppo delle offerte commerciali, un ordinato assetto urbanistico. La spinta verso la liberalizzazione del commercio continua e si rafforza negli anni 2000 e poi più recentemente, con la direttiva comunitaria Bolkenstein del 2010 ed il D.L. “Salva Italia” (D.L. 201) del 2011, per mezzo dei quali viene chiaramente sancito il divieto di porre limiti e prescrizioni alle attività commerciali, anche nell’ottica di favorire l’accesso al consumo. Tuttavia, a contemperamento di questo principio, si rafforza il concetto di “ordine urbanistico” e anche di “sostenibilità ambientale” quale limite - unico limite - alle stesse attività commerciali. Con il decreto “Salva Italia” in particolare, la libertà di iniziativa nell’apertura di attività commerciali costituisce “principio generale dell’ordinamento”, senza limiti o contingentamenti, eccezion fatta per quei vincoli che derivino dalla tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente e dei beni culturali. Le limitazioni urbanistiche all’attività commerciale restano dunque possibili, ma solo in via eccezionale, quando siano necessarie per tutelare la salute, i lavoratori, l’ambiente, anche quello urbano. Il principio affermato dal TAR Come si concilia il principio sopra affermato della libertà di iniziativa commerciale con la sentenza del TAR in questione? Il divieto espresso dal comune alla realizzazione del nuovo centro commerciale - anche nel dichiarato intento di tutelare il piccolo commercio in centro città – rappresenta un intervento in spregio alla libera concorrenza o applica un principio di legge? Il TAR ha rigettato le tesi difensive della società, sostenendo che il Comune di Asti ha agito correttamente e nel rispetto della normativa vigente: la grande distribuzione in periferia può essere vietata se danneggia il piccolo commercio del centro storico che costituisce “ambiente urbano”. In altre parole, il centro storico, con il suo “commercio di qualità” - capace di garantire la vivibilità di vie e piazze, e di garantire un’attrattiva per cittadini e turisti - rappresenta l’espressione di valori socio culturali e di identità di una comunità. Espressione di un “valore sociale” e perciò degno di tutela.
News SAN MARINO: AVVIATO IL CANTIERE DI THE MARKET
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nche la Repubblica di San Marino ospiterà un outlet village, con marchi di posizionamento alto e medio-alto che strizzeranno l’occhio soprattutto all’ampio bacino di turisti italiani e stranieri che ogni anno frequentano la Riviera romagnola e gli antichi borghi ai piedi di Monte Titano. The Market San Marino Outlet Experience, promosso da Gruppo Borletti con gli advisor di Dea real estate e progettato da One Works, ha visto il 7 novembre la posa della prima pietra e sarà realizzato in due step: il primo dovrebbe essere aperto nel 2018 con una Gla di circa 17mila mq, mentre il secondo porterà in dote ulteriori 8mila mq per un totale di circa 120 negozi su una Gla di 25mila metri quadrati. L’investimento complessivo si aggira sui 110 milioni di euro. «Il progetto seguirà l’orografia collinare del territorio, per cui presenterà dolci pendenze e disporrà di punti vendita su livelli sfalsati – spiega Leonardo Cavalli, managing partner di One Works – L’architettura declinerà in chiave contemporanea elementi dello stile sammarinese, anche attraverso l’uso di materiali locali. Inoltre l’opera mira a ottenere la certificazione BREEAM riducendo al massimo l’impronta ecologica, come dimostra anche la realizzazione di 2mila parcheggi quasi tutti interrati: un’eccezione nel panorama italiano dei factory outlet center».
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SI GONFIANO LE MONGOLFIERE
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a una parte il Gran Shopping Mongolfiera di Molfetta (BA), dall’altra il Mongolfiera di Surbo (LE): i due centri commerciali sono protagonisti, per motivi diversi, di due importanti operazioni. Un layout moderno e confortevole, nuovi spazi e servizi a misura di cliente e un tenant mix capace di adeguarsi alle nuove esigenze di consumo: sono questi i focus del percorso di riqualificazione del Gran Shopping Mongolfiera intrapreso da Svicom, società di gestione del Centro, e Foruminvest, asset management. Il mall, situato nell’area nord della provincia di Bari, si configura come uno dei principali poli dello shopping a livello regionale, con una GLA di 35mila mq, 104 punti vendita e brand come Zara, H&M, OVS, Scarpe&Scarpe, Cisalfa, MediaWorld e Desigual. Tra le nuove aperture si annoverano Rinascimento, O bag e il ristorante Chapeau. Nel frattempo, la holding lussemburghese Schroders ha ceduto il Mongolfiera di Surbo per 61,8 milioni di euro a Cbre Global Investors, diventata la nuova proprietaria della struttura inaugurata nel 1994 e composta da un ipermercato e una galleria commerciale che nel 2006 fu ampliata e arricchita di una zona ristoro e numerosi altri negozi. In particolare CBRE Global Investors avrebbe acquisito un’area di 11.365 mq, dove operano 48 negozi tra cui MediaWorld, H&M e Piazza Italia, che non include però l’Ipercoop.
r&f News opening PITTAROSSO NELL’EX ENEL DI SAVONA Sabato 19 novembre è stato inaugurato il nuovo negozio PittaRosso nell’ex centrale Enel di Corso Vittorio Veneto a Savona. Il progetto, studiato e realizzato dal team di UPM Modena Spa, ha permesso di inserire una media struttura di vendita all'interno della “centralina”, edificio in stile Liberty degli anni '30, dove è stato creato un store con un’esposizione di circa mille metri quadrati, articolata su più livelli. Il concept e il layout dello spazio retail sono stati completamente pensati e adattati all'edificio vincolato, con scelte architettoniche e strutturali di grande impatto, che permettono di apprezzare al meglio le caratteristiche dell'ambiente (che presenta altezze fine a 16 metri con giochi di vetro e acciaio), rendendo unica l'esperienza d'acquisto. Pochi giorni prima PittaRosso ha aperto a Cusago (MI), presso il nuovo Europa Shopping Center, e a Settimo Milanese sopra a Esselunga.
Zara atterra al T1 di Malpensa
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o scalo milanese, in continua evoluzione, ha inaugurato una nuova area nel Terminal 1, un tempo occupata dai controlli di sicurezza, e che oggi invece fa seguito al duty free e ai negozi Zara Home e Massimo Dutti. Qui, infatti, ha trovato spazio - e anche molto - il primo Zara (Gruppo Inditex) all'interno di uno aeroporto italiano. Si tratta di uno store di 653 metri quadri ubicato in una posizione decisamente strategica e con le metrature adatte a contenere le varie collezioni uomo, donna e bambino. Ai lati, Hudson news e Harmont & Blaine, entrambi già presenti in area Schengen ma riallocati a favore di una posizione migliore e metrature maggiori (rispettivamente 246 e 93 metri quadri). Altra novità assoluta, anche se di dimensioni decisamente inferiori, è invece Deli&cia, un locale di 50 mq che propone cibo bio e vegan situato nell'area arrivi del Terminal 2.
A Milano - San Babila il più Fry Chicken: a Etnapolis grande store LEGO d’Italia debutta il format “ristorante”
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11 di novembre ha aperto in corso Monforte 2, angolo piazza San Babila, il più grande LEGO Certified Store d’Italia. A realizzarlo è stato Gruppo Percassi, che sviluppa il brand nel Belpaese. All’interno di questo primo LEGO Store milanese di oltre 270 mq, quinto nella Penisola, tavoli pieni di mattoncini colorati di ogni forma e misura aspettano bambini di tutte le età per dare vita all’immaginazione. I piccoli appassionati hanno inoltre la possibilità di immergersi nel mondo LEGO grazie all’“Immersion portal”, uno spazio nuovo, costituito da una grande teca trasparente, dove possono entrare per osservare più da vicino speciali ambientazioni. Nuovi elementi “digital” come il “LEGO Minifigures Scanner” mirano a stupire gli amanti dei mattoncini LEGO all’interno dello store. Grazie alla “Digibox”, invece, è sufficiente prendere una scatola di un playset LEGO, scannerizzare il codice a barre e il set prende vita, animandosi virtualmente sullo schermo. All’interno del LEGO Store di Milano, inoltre, è presente il “Pick a Brick” più grande d’Italia e non manca “Build a mini”: tutti possono costruire, personalizzare e acquistare la propria minifigure. Infine, sono disponibili in anteprima anche in questo Store prodotti della linea LEGO Creator Expert. Il tutto è completato da una vetrina speciale: sono esposte delle originali sculture in mattoncini, ideate appositamente dall’artista Riccardo Zangelmi, il primo e unico LEGO Certified Professional Italiano.
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allo scorso 29 di ottobre, presso la food court del centro commerciale Etnapolis di Belpasso (CT), è possibile assaporare il pollo di Fry Chicken comodamente seduti. Dopo l’apertura di 10 punti vendita in due anni, il gruppo salernitano Penta (50 locali con i brand Fry Chicken e La Yogurteria, per 1,5 milioni di fatturato e un giro d’affari di 6,3 milioni includendo gli affiliati) sperimenta un nuovo format: il ristorante. Il locale ubicato nel mall catanese, di 110 mq contro i 40 dei punti vendita aperti in precedenza, è in franchising e conta 50 posti a sedere. L’investimento iniziale è stato di 160mila euro mentre il fatturato annuo previsto è di 500mila euro. «Il nuovo format – dichiara Alberto Langella, amministratore delegato di Penta – è nato per soddisfare le esigenze dei consumatori che, all’idea del pranzo fuori casa, abbinano il piacere di consumarlo in locali con sedute. L’obiettivo è offrire un’esperienza che richiami il mito culinario americano, reinterpretandolo attraverso l’estro italiano per creare un concept di successo con prodotti 100% di origine italiana». Nei prossimi mesi Penta aprirà altri 4 locali con il format ristorante a Trento, Legnago, Salerno e Firenze. Allo studio vi è anche l’arricchimento della gamma prodotto con nuove tipologie di pane e di pollo alla griglia per dare una scelta più vasta che soddisfi il cliente e aumenti l’affluenza nei locali.
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News opening Nespresso al Romagna Valley e a Nave de Vero Prosegue l’espansione del network di Boutique Nespresso in Italia, e in particolare nel canale degli shopping mall, con due nuovi punti vendita all’interno di Romagna Valley (FC) e Nave de Vero (VE). Con queste due aperture sale a 48 il numero di negozi presenti su tutto il territorio nazionale. In ordine, il primo è stato inaugurato sabato 5 novembre mentre il secondo quattro giorni dopo. Le due iniziative si inseriscono nella più ampia strategia di espansione retail che Nespresso ha portato avanti per tutto il 2016. «Le due nuove aperture dimostrano la volontà di proseguire nell’ampliamento della nostra rete vendita in Italia, individuando di volta in volta nuovi contesti in cui proporre la brand experience di Nespresso – ha commentato Fabio degli Esposti, direttore generale di Nespresso Italia – L’obiettivo è di attuare un piano di espansione completo e innovativo che integri l’offerta delle Boutique con altri canali d’acquisto, facili ed efficienti, come l’e-commerce, l’App e il call center».
Open Bistrò a Fiumicino
Ha inaugurato ufficialmente Open Bistrò nell’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma, il ristorante realizzato da Chef Express in collaborazione con lo chef Antonello Colonna. A Fiumicino, come all’Antonello Colonna Open del Palazzo delle Esposizioni di Roma, lo chef presenta la sua cucina in una completa offerta a buffet con la formula all you can eat a 18 euro bevande escluse. Il locale si estende su una superficie di 240 mq, è progettato con un arredamento minimale e propone un’esperienza sensoriale completa offrendosi anche come spazio espositivo: al suo interno c’è infatti la Gallery dedicata a mostre di fotografia e arte contemporanea. Il primo autore ospitato è il fotografo romano Marco Delogu. «Grazie alla collaborazione con Antonello Colonna siamo riusciti a realizzare un ristorante con uno chef di altissimo livello nell’aeroporto di Roma, un locale degno della grande tradizione culinaria italiana» ha spiegato Cristian Biasoni, amministratore delegato di Chef Express. A lato dell’Antonello Colonna Open Bistrò, Chef Express ha inoltre ristrutturato il Ristorante Gusto con la classica offerta self service, altro punto di riferimento per il pranzo delle migliaia di persone che lavorano e viaggiano dall’aeroporto.
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Cioccolatitaliani atterrà a Doha nel Lagoona Mall Continua l’espansione internazionale di Cioccolatitaliani, che inaugura il suo primo store a Doha negli spazi del Lagoona Mall. Tra le piazze del centro commerciale, dall’atmosfera dichiaratamente europea, il brand italiano porta la sua formula consolidata, celebrando il cioccolato in tutte le sue forme e accostamenti, dal gelato, al caffè, alla pasticceria oltre a una selezionata proposta di cucina italiana che valorizza prodotti d.o.p. e sapori tradizionali. «Il debutto in Qatar è un’opportunità di crescita che va a rafforzare il nostro network nella Penisola Araba, il primo mercato in cui ci siamo affacciati fuori dai confini italiani – dichiara Vincenzo Ferrieri, ceo e fondatore di Cioccolatitaliani – Il mondo arabo, che da sempre apprezza il made in Italy di qualità, è entusiasta della nostra cultura del cioccolato e dell’esperienza unica che proponiamo, e Doha, una città cosmopolita e attrattiva, è la destinazione ideale per consolidare questo successo». Dal 2009, anno ufficiale di nascita con il flagship store in via De Amicis a Milano, ad oggi, Cioccolatitaliani ha aperto 19 punti vendita, tra diretti e master franchising, di cui undici in Italia e otto all’estero. E in poco meno di sette anni ha creato un nuovo marchio tutto italiano con un fatturato 2016 di circa 26,8 milioni di euro.
Doriani Cashmere all’outlet village di Franciacorta Dal Quadrilatero della Moda in via Sant’Andrea, passando per le più prestigiose località turistiche internazionali, Sankt Moritz, Portofino e Forte dei Marmi, al Franciacorta Outlet Village, dove ha debuttato nel canale dei factory outlet center. Doriani Cashmere ha scelto di proporre nello store del centro la propria linea uomo di maglieria in filati pregiati, con attenzione particolare a un look informale e sportivo. In tutte le vetrine sono immediatamente riconoscibili i suoi cashmere colorati, i pullover che hanno reso famoso il marchio, e ancora dagli accessori alla polo o al giaccone sportivo in tessuti pregiati per il tempo libero. Rigorosamente pensati per l’uomo. L’offerta del Franciacorta Outlet Village si è di recente ampliata con l’ingresso di nuovi e importanti brand tra cui Patrizia Pepe, griffe giovanile e modaiola, Tru-Trussardi, caratterizzato da un total look che ha nelle borse e accessori il proprio punto di forza, Loriblu, per chi ama le calzature uomo e donna made in Italy, e O Bag, lo store di borse dagli infiniti colori e combinazioni.
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Comunicazione pubblicitaria
P
er salvaguardare un investimento in sicurezza, in una logica e con un approccio del lungo periodo, è cruciale costruire delle partnership tecnologiche solide. Ciò significa scegliere fornitori robusti, affidabili, votati all'innovazione, con elevata capacità produttiva, ampiezza di gamma, time to market, solidità finanziaria, specializzazione sul comparto di riferimento. E un respiro globale che si affianchi però a una presenza forte,
marcata e radicata sul territorio. Hikvision, produttore numero 1 al mondo di soluzioni di videosorveglianza e sicurezza, è il Partner in grado di garantire questo e molto altro. Hikvision nel mondo Negozi e ipermercati, ma anche alberghi, banche, aeroporti, pompe di benzina, stadi, scuole, industrie, mezzi di trasporto, casinò, abitazioni private: gli impianti di videosorveglianza Hikvision monitorano
e prevengono il crimine in qualunque scenario, in ogni parte del mondo, con soluzioni personalizzate e studiate appositamente per ogni tipologia di clientela. Con oltre 14.000 dipendenti in tutto il mondo, dei quali 5.400 ingegneri dedicati a ricerca e sviluppo, Hikvision opera a livello globale con 14 filiali nazionali. Grazie a una gamma completa di soluzioni end to end, Hikvision ha vissuto una rapidissima e profonda penetrazione nel mercato, che le è valsa la leadership
mondiale per le tecnologie di vi- Italy una crescita del 100% rispetto deosorveglianza, con oltre il 16% al 2014. Questi successi sono frutto di una solida presenza sul mercato di market share. locale, articolata ormai nelle tre filiali di Vittorio Veneto, Roma e MiHikvision in Italia Anche in Italia, in pochissimi anni lano, ma anche di una sorta di leadi attività, Hikvision ha acquisito dership “umana” nel settore sicuuna posizione di leadership nella rezza, basata sulla profonda coevideosorveglianza, letteralmente sione e sull'elevata professionalità decuplicando il fatturato negli ultimi del Team, vero valore aggiunto quattro anni. Nel solo 2015 sono della squadra Hikvision Italy. state vendute 200.000 telecamere e 41.000 sistemi di registrazione, La sicurezza a 360° che hanno assicurato ad Hikvision Ma Hikvision non si ferma certo
HIKVISION la sicurezza a portata di leader
qui. Dopo aver conquistato la leadership mondiale nella videosorveglianza con la sua gamma di soluzioni end to end convergente sul sistema di video management iVMS, Hikvision si appresta ora a consolidare la propria natura di complete solution provider per il mercato della sicurezza. Il primo passo è stata l'acquisizione di Pyronix, azienda britannica produttrice di sistemi di allarme e sicurezza. Hikvision Pyronix Pyronix - parte del gruppo Hikvision da questo 2016 - progetta una vasta gamma di sistemi di allarme che abbraccia qualunque esigenza: dalle applicazioni industriali e commerciali fino ai contesti residenziali. I prodotti Hikvision Pyronix sono certificati EN50131 grado 2 e grado 3 da IMQ e l’innovazione tecnologica incarna la mission dell'azienda, in un'ottica di convergenza tra videosorveglianza e antintrusione. La sicurezza a portata di leader L'ingresso nel mercato dell'intrusione rappresenta però solo il primo passo di un piano industriale ampio e circostanziato, al termine del quale Hikvision fornirà una linea completa di soluzioni che abbracceranno, oltre alla videosorveglianza e all'intrusione, anche controllo accessi, intercom e in futuro la safety. Obiettivo finale: fornire un sistema unico, governato da una sola piattaforma di gestione caratterizzata dalla massima semplicità di utilizzo. E quindi: un unico interlocutore col quale rapportarsi, un unico soggetto responsabile per dialogare con clientele di tutte le dimensioni, una completezza di offerta talmente assoluta da soddisfare qualunque tipo di necessità, il massimo snellimento dei processi di evasione degli ordini e di gestione delle possibili assistenze tecniche. In una parola: la sicurezza a 360 gradi.
I numeri della leadership Hikvision ha uomini, mezzi e risorse per raggiungere a breve termine una convergenza tecnologica completa. I numeri parlano chiaro: con un tasso di crescita media del 53% negli ultimi dieci anni e un 2015 chiuso con ricavi per 3,88 miliardi di dollari (2,86 nel 2014), Hikvision punta infatti a concludere anche il 2016 con analoghi incrementi. Considerato che ogni anno dal 7 all'8% del fatturato Hikvision viene investito in R&D e che i suoi siti produttivi sono assoggettati ai più severi processi qualitativi e certificativi, la convergenza non risulta essere una meta troppo remota. I numeri di Hikvision riflettono infatti un'organizzazione focalizzata e dedita al risultato, con grande capacità di innovazione, solidità finanziaria e soluzioni verticali integrate: presupposti essenziali per una piena convergenza dei sistemi. Identikit del Partner di successo Hikvision è infatti un partner estremamente solido. La sua profonda stabilità economica e le sue importanti capacità finanziarie sono sinonimo di affidabilità tecnologica e di continuità aziendale. Permettono quindi di costruire partnership altrettanto solide e durature, e quindi di salvaguardare gli investimenti anche nel lungo periodo. Hikvision è poi un partner focalizzato sul mercato della sicurezza. Molte aziende del settore provengono da settori consumer, per i quali la sicurezza non è che una business unit di ridotta importanza. Hikvision è invece nata per produrre sicurezza, ne conosce in profondità il mercato e investe massicciamente nella ricerca di tecnologie e applicativi specifici, perché la sicurezza è l'unico focus del suo business. Hikvision è del resto un partner profondamente innovativo, che
vanta una notevole capacità di sviluppare tecnologie all’avanguardia, grazie all'energia creativa di un pool di ingegneri dedicati costantemente all’innovazione di prodotto. Le scelte produttive di Hikvision sono frutto di un attento ascolto del cliente e dei suoi bisogni concreti e specifici per ciascuna tipologia di clientela. Ma Hikvision è soprattutto un partner affidabile. La sua elevata capacità produttiva è accompagnata
a una qualità fatta di test di controllo regolari ed estremamente accurati, elevata attenzione al cliente e assistenza in tutte le fasi del processo. Perché affidabilità tecnologica e reputazione sono i presupposti di partenza per costruire delle partnership durature e soddisfacenti. Per ultimo, ma non in ordine di importanza, Hikvision è un partner presente. Un nutrito team di persone opera-
tive sul territorio italiano, una logistica forte che garantisce consegne veloci e puntuali, assistenza tecnica costante e altamente professionale che estende la qualità del servizio dal Vendor fino al Cliente Finale, formazione tecnica e filiali in continua espansione per sviluppare assieme al canale nuovi mercati, nuove opportunità di business e nuova occupazione. Tutto questo è Hikvision, Il Partner per la sicurezza professionale.
r&f Cover story
FRANCHISING: IL C
KENTUCKY FRIED CHICKEN L’insegna del Colonnello apre ad Assago - Milanofiori il primo ristorante drive thru in Italia, rigorosamente in affiliazione.
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ome documentato in occasione della 31° edizione del Salone Franchising Milano (Fieramilanocity, 3-5 novembre 2016; vedi articolo di resoconto alle pagg. 3234), è proseguita nel 2016 la crescita del comparto dell’affiliazione, con dati “non impetuosi” ma costanti negli ultimi due anni: il primo semestre ha visto un aumento del fatturato dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. I settori trainanti sono l’abbigliamento, che segna +2,3%, e il food, +2 per cento. Nel 2015 il giro d’affari del franchising era arrivato a quota 23 miliardi di euro, con all’attivo 950 aziende franchisor, 51mila negozi in affiliazione per una forza lavoro di 188mila persone. Le merceologie più ricercate dai potenziali affiliati nel 2016 sono invece: abbigliamento (25%, con un aumento del 9% già nel primo semestre 2016), food (28,3%), servizi ai privati, cioè i servizi a domicilio o in negozio per la cura della persona (11,7%), commercio specializzato (12,5%), articoli per la persona (14%), servizi per le imprese (2,5%) e prodotti per la casa (3,5%). In crescita rispetto al 2015 anche le donne (+5,5%) e i giovani under 35 (+10%). Dai numeri ai trend, il convegno di apertura ha dato risonanza alle varie istanze portate avanti dal mondo della politica e delle associazioni di categorie, oltre che dagli organizzatori dell’evento meneghino. «Il commercio vale 900 miliardi di euro ed è il primo settore per occupazione del Paese – ha dichiarato Francesco Montuolo, vicepresidente Confimprese – Il dato è in crescita e aumenterà per il 2020 di un ulteriore 2,3%, per cui questo è un comparto su cui investire e attirare l’attenzione delle istituzioni, mentre oggi il supporto è davvero minimo. In particolare il franchising è salito del 4%, ma deve fare i conti con due sfide: la
TERZO ANELLO DELLA CATENA VARIAZIONE SETTORI DI INTERESSE FRANCHISING DA 2015 A 2016
ANALISI MERCATO FRANCHISING Centro Studi RDS – Salone Franchising Milano Milano, ottobre 2016
TAB: SETTORI DI INTERESSE E MERCEOLOGIE TRAINANTI
2016
2015
VARIAZIONE
food
28,3%
26,5%
↑ 6,8%
fashion
25,0%
23,0%
↑ 8,7%
Fatturato (mln €)
articoli per la persona
14,0%
13,0%
↑ 7,7%
N° franchisor
commercio specializzato
12,5%
15,0%
↓ 16,7%
N° franchisee
servizi ai privati
11,7%
13,0%
↓ 10%
articoli per la casa
3,5%
3,0%
↑ 16,7%
N° reti italiane all'estero
servizi per le imprese
2,5%
3,5%
↓ 28,6%
N° pv di reti italiani ita all'estero
distribuzione
1,5%
2,0%
↓ 25%
edilizia
1,0%
1,0%
⁼
OVERVIEW MERCATO FRANCHISING
N° addetti
1° sem 2016
2016 / 2015
23.000
0,5%
950
0,6%
51.000
0,4%
188.000
0,2%
160
4,7%
8.200
9,5%
Fonte: elaborazione Salone Franchising Milano su dati e stime Assofranchising, Confimprese, Federfranchising
ITALY MARKET PERFORMANCES
POPOLO FRANCHISING 2016 FASCIA ETÀ PERSONE INTERESSATE TAB: FASCIA ETÀ PERSONE INTERESSATE AL
2016
2015
20-35 anni
32.5%
29.5%
35-45 anni
49.8%
51.8%
45-60 anni
15.6%
16.3%
over 60 anni
2.1%
2.4%
Totale
100%
100%
Under 35 aumentano del 10% rispetto al 2015
Fonte: eleborazione Centro Studi RDS - Salone Franchising Milano, su dati Find Franchising, Unioncamere, Assofranchising, Confimprese, rilevazioni dirette.
multicanalità e l’internazionalizzazione. Il negozio fisico infatti non è più l’unico touchpoint con il consumatore finale e nonostante questa fiera proponga punti vendita non possiamo ignorare tale aspetto; aspetto che non tutti hanno già risolto. Rispetto all’internazionalizzazione, il mondo ha fame di made in Italy ma al momento non siamo in grado di soddisfare questa domanda, e se non lo facciamo noi lo fanno altri. È necessario quindi dare maggiore sostegno allo sviluppo». Il convegno inaugurale è proseguito poi con altri dati, quelli forniti da Matteo Rignano, vice-
presidente di Assofranchising nonché presidente e amministratore delegato di Belron Italia. «Raggruppiamo circa 200 franchisor, di cui il 58% sono aziende internazionali: o italiane andate all’estero o estere venute in Italia. I nostri soci nel 2016 sono aumentati del 14% e lo scorso anno dell’8 per cento. Guardando alle loro performance, invece, sono cresciuti dell’1,4% contro una media del mondo franchising dello 0,4%». Allargando ulteriormente lo spettro di analisi «il franchising in Italia è sottosviluppato – ha proseguito Rignano – vale il 5-6% del commercio, mentre in
1° sem 2016 Fatturato medio Franchisor (mln €)
24,5
Fatturato medio franchisee (000 €)
465
Fonte: elaborazione Salone Franchising Milano su dati e stime Assofranchising, Confimprese, Federfranchising
ITALY FRANCHISING / RETAIL MKT SHARES 1° sem 2016 Peso franchising su commercio dettaglio
5,4%
Fonte: elaborazione Salone Franchising Milano su dati e stime Unioncamere, Assofranchising, Confimprese, Federfranchising
Francia vale il 15%, in Germania il 22 e addirittura in Usa il 40 per cento. Un altro dato è la dimensione dei punti di vendita: se è vero che il grosso dei negozi in affiliazione arriva agli 80 mq, tuttavia sono cresciuti molto quelli sopra i 250 mq, che sono passati dal 10% al 17% (+70%)». Arrivando quindi ai canali di sviluppo, l’affiliazione sta diventando uno strumento di riqualificazione del tessuto commerciale e sociale dei centri urbani, svuotati dalla crisi. «Oltre a essere un’opportunità di crescita per le aziende sia in Italia sia all’estero, il franchising è uno strumento
importante per rivitalizzare i centri storici – ha detto Patrizia De Luise, presidente Federfranchising – Un tempo questi marchi si vedevano solo nei centri commerciali mentre oggi, grazie anche alle politiche delle amministrazioni locali, li vediamo all’interno delle città». Sullo stesso tema ha insistito Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia: «Come Regione Lombardia da anni abbiamo avviato un progetto che mira a mettere a sistema soggetti pubblici, proprietà immobiliari e operatori per rilanciare aree che hanno una forte vocazione
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r&f Cover story I MEDIO-PICCOLI RETAILER: LE BARRIERE ALL’INNOVAZIONE DIGITALE Campione: 100 medio-piccoli retailer
60%
45%
59%
30% 35%
15% 21% 13%
Investimenti Mancanza di Resistenza Scarsa troppo elevati competenze interna al consapevolezza interne cambiamento dell'importanza di innovare
Fonte: Osservatori.net - digital innovation
commerciale ma che per vari motivi hanno subito un fenomeno di desertificazione: da questo punto di vista il franchising credo possa mettere in moto un processo virtuoso». Dai centri storici, ai distretti commerciali sino ad arrivare all’interno degli shopping mall: «Con il franchising abbiamo
delle componenti affini e la sinergia è alla base del buon funzionamento del centro commerciale: il risultato è superiore alla somma delle singole componenti – ha sottolineato Renato Cavalli, vicepresidente del CNCC – Come centri commerciali abbiamo bisogno di relazionarci con operatori affidabili, interlocutori che paghino
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12% I clienti sono contenti del servizio già svolto
9% Scarsa conoscenza delle innovazioni disponibili
7% I clienti italiani non le utilizzerebbero
gli affitti e capaci di fare lavoro di squadra. Da parte nostra siamo in grado di dare ai marchi del franchising una visibilità notevole, garanzie di presenze e quindi di conoscibilità. Inoltre rispetto al tema delle metrature più ampie dei negozi, individuare una location e realizzare un negozio
di 250 mq fuori da uno shopping mall è un’avventura burocratica». Cavalli ha poi anticipato un trend di sviluppo che vedrà nei prossimi anni nuovi dei centri commerciali crescere non più all’esterno ma bensì all’interno delle città, anche in virtù delle nuove normative che limitano il consumo di suolo a favore del recupero delle
6%
10%
Tecnologie non affidabili
Nessuna limitazione
0%
aree dismesse. E la richiesta, rivolta dal rappresentate del CNCC alle istituzioni, è quella di favorire queste operazioni attraverso tavoli di confronto per l’innovazione commerciale tra i centri commerciali, la pubblica amministrazione e l’Anci. Affiliarsi al tempo dell’omnicanalità Tra le varie tematiche affrontate durante il Salone Franchising Milano, e non solo, l’omnicanalità è stata quella maggiormente dibattuta attraverso analisi quantitative e qualitative. Ed è emerso che il negozio a conduzione diretta, lo store online e lo shop in affiliazione rappresentano i tre anelli della stessa catena: i touchpoint con cui i marchi ingaggiano il consumatore finale. Facendo un passo indietro rispetto alla tre giorni di Fieramilanocity, a settembre, in occasione del Retail Summit di Cernobbio, il “punto di vista” di Ernst & Young ha messo in luce come “molti retailer italiani abbiano investito su portali e-commerce, all’interno di una strategia più ampia di Seamless Customer Experience. I retailer stanno aumentando le esportazioni verso mercati più in crescita grazie alla domanda del made in Italy in espansione facendo leva sul franchising, che permette investimenti li-
mitati e un accesso più veloce ed efficace al mercato grazie alle conoscenze dei franchisee del territorio, in unione con un’attenta reingegnerizzazione della propria struttura costi, forti investimenti in tecnologia e ricerca dell’eccellenza operativa”. Tornando tra gli stand del Salone, il tema del franchising e la relazione con l’innovazione digitale è stato nuovamente affrontato da Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio Innovazioni Digitale nel retail del Politecnico di Milano: “L’introduzione di innovazione digitale nel franchising viene di norma gestita in modo vincolato dal franchisor, che decide quindi per i franchisee le innovazioni da installare e le tempistiche di implementazione delle soluzioni. La governance è di norma centralizzata: vi è un unico owner, costituito da una o due funzioni del franchisor, che gestisce in modo rigoroso i progetti di innovazione digitale degli affiliati. E i meccanismi di comunicazione e di coordinamento tra le diverse persone coinvolte sono strutturati e formalizzati”. Parlando invece di barriere all’innovazione digitale dei medio piccoli retailer (vedi tabella in pagina), Pontiggia ha evidenziato in ordine di importanza gli investimenti troppo elevati, la mancanza di competenze interne e la resistenza interna al cambiamento. «E se l’e-commerce è un’opportunità tutta da cogliere per i franchisee», ha dichiarato Mario Resca, presidente Confimprese, in occasione della presentazione dell’indagine ‘Multicanalità nelle reti di franchising’, presentata anch’essa nel contesto del Salone Franchising Milano, tuttavia «da un lato i franchisor sembrano avere colto l’esigenza di un’integrazione tra on e offline – prosegue Resca – dall’altro i franchisee incontrano maggiori difficoltà nell’attrarre il consumatore nel punto vendita: l’acquisto online comporta nella maggioranza dei casi la perdita dell’affluenza in store. L’Osservatorio Confimprese, infatti, ha rilevato che il 70% degli italiani derubrica l’acquisto online alla voce risparmio, il 33% trova che ci sia un migliore assortimento, mentre il 42% acquista in negozio per provare i prodotti e il 29% per abitudine/fiducia». Andrea Penazzi
r&f Parola di Luciano Cimmino Luciano Cimmino, è presidente di Pianoforte Holding SpA cui fanno capo tre società: Inticom SpA, proprietaria del marchio Yamamay, con sede a Gallarate (VA), Kuvera SpA, fondatrice del marchio Carpisa, con sede nell’Interporto di Nola (NA) e Jaked, titolare dell’omonimo marchio. La sua carriera inizia nel 1962, subito dopo il diploma di ragioneria, nella piccola azienda paterna di rappresentanze tessili a Napoli. Nel 1983, con un gruppo di soci, fonda il marchio Original Marines, di cui nel 2000 lascia la presidenza. Nel 2001 nascono i marchi Yamamay e Carpisa, che si diffondono capillarmente in tutta Italia e iniziano a svilupparsi anche all’estero. Luciano Cimmino è stato eletto Deputato per la XVII Legislatura in occasione delle elezioni del febbraio 2013. Il 23 luglio 2015 si è dimesso da Deputato per motivi personali. Nel 1988, per l’attività svolta in Brasile, ha ricevuto a Brasilia dall’allora Presidente della Repubblica Brasiliana, Jose Sarney, la Commenda dell’Ordine di Rio Branco, la più alta onorificenza riservata a cittadini stranieri. Dal 2012 è Cavaliere del Lavoro.
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Cover story
PIANOFORTE HOLDING: «verso un riposizionamento di location e offerta»
N
ata nel 2011 dalla fusione del Gruppo Inticom SpA, proprietario dei marchi Yamamay e Jaked, con Kuvera SpA, società a cui fa capo il brand Carpisa, Pianoforte Holding conta complessivamente circa 1.300 negozi, di cui circa 400 all’estero distribuiti in una quarantina di paesi. Il modello di business prevede in Italia lo sviluppo sia diretto sia in franchising, mentre fuori dai confini nazionali sono in essere soprattutto importanti partnership. Con Luciano Cimmino, presidente di Pianoforte Holding SpA, abbiamo quindi parlato delle previsioni sul 2016 e degli obiettivi per il 2017, dopo un 2015 a quota 299 milioni di euro di fatturato (+5,1%), focalizzando l’attenzione sui piani di crescita.
Innanzitutto uno sguardo al mercato italiano del retail RE, che ha visto nel 2016 importanti aperture tra cui Il Centro (MI) e Scalo Milano. Voi siete presenti ad Arese. Quali i riscontri? Siamo presenti ad Arese e non a Scalo Milano perché di quest’ultimo non ci era chiara la formula che prevedeva sia retail full price sia outlet. Per quanto riguarda Il Centro siamo abbastanza soddisfatti, anche se poi, come in tutti gli shopping centre, si affronta una fase di rodaggio dopo il periodo di massima affluenza. Fase di rodaggio che serve anche a noi per mettere a punto la nostra offerta che, in riferimento alla concorrenza alimentata da grandi gruppi internazionali, vogliamo qualificare su un livello medio alto per differenziarla. Come vede quindi lo sviluppo in Italia dei nuovi progetti e i refurbishment/ampliamenti dei mall esistenti? Guardando ai nuovi progetti credo che lo shopping centre di Arese rappresenti un modello e indichi una svolta. Mentre, rispetto al portfolio esistente, ritengo sia sempre più difficile immaginare un mall da 20-30 negozi: quelli che ci sono andranno riconvertiti o addirittura eliminati. Certamente si va verso dimensioni, architetture nonché rifiniture differenti. Ancora più di prima si deve ragionare sul centro commerciale come luogo di aggregazione dove la piazza del food prende progressivamente spazio e diventa più variegata e accattivante per trattenere il cliente all’interno della struttura. Avete riscontri dovuti all’implementazione del food nei mall che presidiate? Tale proposta attrae in questo momento un ampio numero di clienti e così sarà in futuro. Ma stiamo andando verso un’evoluzione che interessa anche i negozi dove si dovrà stabilire un link sempre più forte con l’offerta digitale. E gli store potrebbero diventare degli showroom oppure dei punti di riferimento che, oltre a vendere il prodotto, servano ai clienti per ritirare quanto ordinato in rete. È un work in progress e in Italia siamo ai
primi passi. Noi stiamo facendo degli investimenti in questo senso ma per il momento siamo fortemente legati al negozio tradizionale, con una visione chiara di quello che sarà da qui a qualche anno. Cosa rappresenta per voi il Mapic di Cannes? Ogni anno abbiamo una presenza fissa come ospiti: è un’occasione per vedere tutti i progetti, incontrare i partner storici e fare il punto della situazione. In particolare quest’anno valutiamo l’offerta europea alla ricerca di posizioni per investimenti diretti. Al momento quali sono i vostri numeri all’estero? Abbiamo più di 400 negozi: circa un terzo diretti e due terzi in franchising. I diretti sono poco più di 30 a marchio Yamamay e altrettanti sono a insegna Carpisa, mentre quelli gestiti da affiliati sono poco meno di 150 Yamamay e poco più di 160 Carpisa. Pur trattando due merceologie diverse, la società mantiene un allineamento nei numeri. E in quali mercati siete presenti? Vantiamo una presenza storica in Spagna, con circa 60 punti vendita, mentre cresciamo molto bene nei Balcani, quindi Croazia, Serbia e Bosnia. Anche la Grecia, un’altra nostra presenza di lungo corso, vede performance molto positive a dispetto delle varie crisi. Ci sono poi l’area del Golfo, dove Carpisa conta più di 40 store, e la Germania, su cui stiamo partendo con un progetto interessante. Complessivamente siamo attivi in circa 40 paesi e ciò da un lato è positivo, perché ci permette di avere un’ampia visione e quindi la possibilità di puntare su sviluppi più mirati; dall’altro preferiremmo avere una maggiore concentrazione. Sottolineo che l’estero comporta degli investimenti di notevole portata e che meglio si va in Italia più c’è possibilità di fare sviluppo fuori dai confini. A mio avviso questo teorema non è modificabile. Approfondiamo quindi i vostri progetti di crescita nel Belpaese… I nostri investimenti sono quasi tutti autofinanzianti e il mercato italiano segna sempre delle crescite, che non sono più però quelle ante 2007. Stiamo quindi portando avanti anche una politica di riposizionamento dei negozi, operando scelte più accurate tra store diretti e in franchising. Oggi bisogna posizionarsi nelle aree di maggiore rilievo commerciale e gli investimenti sono ingenti: queste aree sono le più ambite non solo tra le catene italiane ma anche tra i competitor esteri. E noi ci puntiamo aumentando le superfici, rivedendo i moduli di arredamento e ampliando l’offerta. È difficile trovare un affiliato disposto a investire qualche milione di euro, per cui la nostra strategia è puntare su una gestione diretta. Può farci qualche esempio di recente apertura? A fine mese (novembre, ndr) apriremo a Milano in corso Buenos Aires con un negozio di oltre 350 mq e abbiamo
appena riaperto a Verona, cambiando la posizione e aumentando la superficie. E per quanto riguarda i centri commerciali? Nei centri commerciali da un certo punto di vista è più facile perché, quando si ha la possibilità di scegliere, per esperienza acquisita si sceglie quella che più o meno dovrebbe essere la posizione giusta. Rispetto ai risultati economici, quali le attese per il 2016 e quali gli obiettivi per il 2017? Dovremmo chiudere il 2016 con un fatturato in aumento dal 5 al 7%, dipende da come andrà il periodo natalizio, e con un aumento dell’Ebitda del 10%. È una politica voluta quella di migliorare l’Ebitda: in poche parole vorremmo fare un pochino meno ma meglio. Per il 2017 siamo nelle ultime fasi di previsione del budget, che dovrebbe prevedere una crescita del fatturato del 10% e dell’Ebitda dell’11-12 per cento. Arrivando al franchising, come vi relazionate con i franchisee? Ho sempre sposato una teoria, anche in tempi di maggiore euforia, e cioè che un affiliato abbia al massimo 4 o 5 punti vendita. Noi siamo disponibili a portare avanti uno sviluppo ragionato con i franchisee che vogliano crescere assieme a noi e siamo anche disponibili ad accompagnarli e a impegnarci per dar loro delle opportunità, ma il tutto deve rimanere in una dimensione che sia controllabile per noi e per loro. Al Salone di Milano si è detto che in Italia c’è ancora molto spazio per il franchising, date le percentuali molto più alte in Usa, Germania e Francia. Qual è la sua opinione? In teoria può esserci un forte margine di sviluppo ma questo deve essere accompagnato dai consumi. Storicamente l’America supera le crisi economiche puntando proprio sui consumi e tale spinta favorisce qualsiasi progetto; mentre in Italia da 20 anni registriamo una crescita pari quasi a zero per cui la torta rimane più o meno la stessa e quindi, in canali distributivi maturi, si deve mangiare la fetta del competitor. Concludiamo perciò con un canale distributivo in forte ascesa, il travel retail. Avete ulteriori progetti negli aeroporti e nelle stazioni italiane? Negli aeroporti vantiamo una presenza istituzionale che reputiamo più a livello di pubblicità che di redditività a causa di pretese di royalty a mio avviso antieconomiche; mentre le grandi stazioni danno risultati migliori perché impongono livelli di accesso inferiori, per quanto importanti. La prossima apertura sarà a Torino Caselle in airside con il nuovo format che prevede i tre marchi insieme su oltre 250 mq, sulla scorta di quanto realizzato a Capodichino. Andrea Penazzi
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r&f Case history
Spontini: nei mall la ricetta franchising
Massimo Innocenti
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e sono state sfornate di teglie, rigorosamente margherita o tutt’al più con solo il pomodoro, da quando nel 1953 è nato il primo Spontini nell’omonima via milanese, all’angolo con corso Buenos Aires, sino all’apertura nel 2008 del secondo locale, sempre nella città meneghina in viale Papiniano. Oltre cinquant’anni di storia che hanno permesso all’azienda guidata da Massimo Innocenti di diventare un punto di riferimento nel segmento della pizza al trancio per i milanesi: un brand sul quale è stato avviato un progetto di crescita prima a conduzione diretta e poi, di recente, con una componente in affiliazione che vede protagonista la società Oven Srl, guidata a sua volta da Paolo Mereghetti. Quest’ultima è licenziataria esclusiva dello sviluppo del format Spontini negli outlet, centri e parchi commerciali d’Italia. I numeri di Spontini Holding vedono quindi 12 pizzerie a gestione diretta, tra cui quella appena inaugurata a Scalo Milano, e 5 in franchising in Italia, a cui vanno aggiunti i due punti vendita aperti nel 2015 in Giappone dal partner J-World Diner Inc. Destinati a essere replicati. Ma la ricetta, come ha spiegato a r&f Massimo Innocenti a margine di un recente incontro con la stampa, non è cambiata: offerta mono-prodotto di pizza, nei formati normale e abbondante, o in alternativa la lasagna. E solo di recente l’inserimento del tiramisù e del caffè.
Negli anni il prodotto non è cambiato ma il formato dei vostri locali si è evoluto, diversi-
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ficato, soprattutto in concomitanza con l’ingresso in nuovi canali: dal centro città con i “point” alle food court degli shopping mall. Tali cambiamenti quali strategie sottendono? Per rimanere attuali in un mercato in continua evoluzione, non volendo cambiare il prodotto che deve mantenere la qualità artigianale che lo con-
traddistingue, abbiamo lavorato sull’immagine. Quindi continuiamo a rimanere nuovi e appetibili con la pizza margherita proponendola in diversi formati di locale: dal negozio dove si mangia in piedi in zone centrali, adatto anche alle stazioni e agli aeroporti, a un format con il vassoio nel centro commerciale caratterizzato da un prezzo molto aggressivo, oltre naturalmente al nostro classico locale su strada con servizio al tavolo. Nello specifico dei centri commerciali siete all’interno di food court con banconi e sedute sia pertinenziali sia in condivisione… Siamo passati a una vendita praticamente self service, che di fatto avevamo già iniziato con i negozi milanesi del centro, i cosiddetti “point” riconoscibili per l’insegna nera: da quell’esperienza abbiamo capito che tale format poteva essere replicato, per cui quando siamo entrati nei centri commerciali abbiamo deciso di elimi-
nare il servizio al tavolo per proporre un prezzo aggressivo. Un’eccezione alla regola è data dal ristorante Spontini a Scalo Milano (250 mq di superficie interna e 50 di dehors, con 250 posti a sedere e servizio al tavolo, ndr): qualora tale esperimento non andasse bene lo adegueremo al format presente negli altri shopping centre. Quanto cambiano lo scontrino medio e il fatturato tra centro commerciale e centro città? Lo scontrino cambia di circa 2 euro: si posiziona tra i 4,50 e i 5,50 euro nel primo e sui 7,50 nel secondo. È chiaro che un’altra componente importante del nostro modello di business è l’asporto, che nei locali in città tende ad abbassare lo scontrino medio. Per quanto riguarda il giro d’affari, nel nostro caso un negozio su strada fattura mediamente il doppio di quello all’interno di uno shopping mall. Focalizzandoci sui flussi, quali le differenze tra i due canali? Di fatto il centro città è sempre supe-
Cover story
riore al centro commerciale. Ma sottolineo che i due canali sono complementari. In termini numerici i nostri locali negli shopping mall contano tra i 600 e i 900 clienti al giorno, come nel caso del best performer presso l’Auchan di Cesano Boscone (MI), mentre su strada superiamo i mille con punte di 3/4mila nelle unità in centro storico. In quest’ultima tipologia di location il nostro negozio più performante è quello nella food court naturale di via Santa Radegonda, a pochi passi dal Duomo di Milano. Ha accennato ai luoghi del travel retail, avete progetti di opening in aeroporti e stazioni? Questo è uno dei miei obiettivi, che vorrei raggiungere con la formula della gestione diretta. I bandi su aeroporti e grandi stazioni sono veramente difficili, competitivi: ci sono
gruppi importanti che monopolizzano il mercato. Tuttavia stiamo provando a partecipare ad alcune gare che speriamo portino a un esito positivo. Ma ancora più che entrarvi, il vero il problema sarà rimanervi all’interno: le richieste di percentuali sul fatturato sono altissime. In generale possiamo aspettare, continuando a espandere il marchio in altre realtà: il travel retail al momento non è una priorità.
Quindi, Scalo Milano a parte, lo sviluppo diretto sarà rivolto alle città mentre il modello in franchising nelle piazze del commercio moderno… La società Oven detiene l’esclusiva dello sviluppo per i centri commerciali ma di fatto, se in un mall vogliamo entrare direttamente, ragionando insieme al partner possiamo farlo. Oltre a Scalo Milano, infatti, abbiamo trat-
Pizzeria Spontini via Cenisio - Milano tative in essere con primari shopping centre. Guardando al prossimo anno, quante e in quali contesti saranno le nuove aperture? Nel 2017 apriremo in 4 location urbane, per le quali abbiamo già firmato, e siamo in trattativa per una
Paolo Mereghetti quinta apertura in una sorta di centro commerciale. Inoltre amplieremo il nostro punto vendita in Darsena (Milano – Navigli, ndr). Tutte queste iniziative saranno portate avanti con una gestione diretta. E in franchising? Il programma di aperture in affiliazione sarà definito assieme a Oven entro l’anno. Concludiamo con i dati previsionali: quali le aspettative per il 2016 e gli obiettivi per il 2017? La previsione di fatturato sul 2016 supera i 20 milioni di euro, dei quali circa 16,5 ascrivibili all’azienda madre. L’anno prossimo, se riusciremo a realizzare le 5 aperture, probabilmente incrementeremo il giro d’affari di 2/3 milioni, perché parliamo di locali su strada. A.P.
retail&food - dicembre 2016 Spontini Point - Milano
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r&f Osservatorio prezzi
QUANTO COSTA APRIRE IN FRANCHISING? P
er aprire un punto vendita in affiliazione occorre innanzitutto spendere più di qualche ora seduti davanti al proprio computer e navigare in rete per individuare in primis le varie insegne che sviluppano in franchising, scremando quelle che non optano per questo modello di business o semplicemente che non lo comunicano. In un secondo momento, armati di calcolatrice, è possibile rica-
vare la somma dalle varie voci di costo che alcuni franchisor, non tutti, pubblicano su Internet. E proprio sino a questo step ci siamo spinti tra il 22 e il 23 novembre scorsi per realizzare l’articolo di Osservatorio prezzi. Tra un centinaio di catene del non food prese in considerazione attraverso l’analisi dei siti proprietari, solo 20 hanno soddisfatto i nostri criteri per essere pubblicate: quelle cioè che han-
abbigliamento bambino
abbigliamento intimo
abbigliamento
Brums
Original Marines
Sarabanda
Lovable
Yamamay
AW Lab
Camicissima
Camomilla Italia
Invidia
90 (max 150) + 15/20 magazzino
140 + magazzino
70 (max 100)
60/70
90
60 + 25 magazzino nei centri storici***
60-70
120
60 (max 80)
30.000
30.000
35.000
70.000
50.000
50.000
20.000
50.000
allestimento €/mq
arredo in comodato d'uso gratuito
600/650
650
fideiussione bancaria in €
40.000
42.000
superficie minima in mq bacino d’utenza/ minimo abitanti
fee d’ingresso in €
tra 50,000 e 120.000 ****
dai 350 ai 600
350/400
500
35.000**
tra 50.000 e 120.000
30.000
presente ma valore non indicato
25.000
6.000 mq
600.000 (incasso minimo stimato)
400.000
3 (dal 4° rinnovabile di anno in anno)
5 (con rinnovo automatico alla prima scadenza di anno in anno)
80.000
2.500*
fatturato medio annuo in € durata minima contratto/anni
650
indeterminato con possibilità di recesso dopo 3 anni
varie
5
5
5
caparra 5.000 euro
commissione fissa annua 40%
45.000 valore prima fornitura
455.000 in CC; 250.000 in centro storico
3
3+3
marginalità 42% del fatturato, costante, anche nei saldi
Legenda: ´ una tantum apertura negozio; ´´ per i negozi all'estero lettera di credito di 50.000 euro; ´´´ minimo 90 mq + 30 magazzino nei CC.; ´´´´ di cui 25.000/40.000 solo di arredo;
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Cover story
uomo / donna
metro quadro o complessivo. Un’ulteriore strategia piuttosto evidente è quella di eliminare o di ridurre al minimo i fee di ingresso e le royalty, con precisi riferimenti nei siti internet. Le fideiussioni bancarie rappresentano un’altra barriera, indicata chiaramente da 11 player e solo parzialmente da 3, con importi che oscillano tra i 20mila de L’Isola Verde Erboristerie e i 120mila indicati come valori massimi da AW Lab. La durata dei contratti, mai inferiori ai tre anni, completa il pacchetto di informazioni che riguardano direttamente il rapporto tra i due attori della catena del franchising, ma di altrettanta importanza sono le superfici dei punti vendita, esplicitate in 18 casi su 20, e il bacino d’utenza, indicato in 15 casi su 20. Fuori tabella, va rimarcato infine che molti retailer specificano i canali di sviluppo, che possono essere le strade urbane primarie o secondarie, i centri
beauty
Motivi
Oltre
OVS
Piazza Italia
120
120
150 di vendita
300 (max 1.200)
35.000
35.000
35/40.000
20.000
250
250
350 + IVA
450
50.000
50.000
Primadonna L'Isola Verde Collection Erboristerie 100 + 40 magazzino
650
presente ma valore non indicato
5 (rinnovabili)
5
Carpisa
Coincasa
Bluespirit
NAU!
150/180
40-50
80 (max 130)
30.000
30.000
70.000
350 + IVA
1.000
500
presente ma valore non indicato
30.000
650 di arredo
7.500
Da 2.200 a 5.000 al mq
ottica Salmoiraghi &Viganò
500
10.000
da 5.000 a 10.000 al mq
5
3% royalty sul fatturato annuo netto IVA - valore magazzino pdv ca. 50 mq = 15/20.000
A.P.
gioielli
3.000 da 7.000 a 9.000/mq di vendita
storici e i centri commerciali. E anche quest’ultimi vengono ulteriormente segmentati. Il tutto spinge il potenziale affiliato a chiedere un incontro con l’azienda, forte però di una buona conoscenza di base.
casa
20.000 fino a 50 mq *****
3.000/5.000 mq
Nella tabella dell'Osservatorio prezzi a pagina 31 del numero di ottobre 2016 di retail&food alla voce Milano Linate abbiamo erroneamente indicato la tariffa per 1 giorno e 3 giorni del ViaMilano Parking al costo di 65 euro. Il valore indicato riguarda, invece, la tariffa del parcheggio P2 Holiday situato al 5° e 6° piano del P2 Executive e per soste di almeno 7 giorni. Ci scusiamo con i lettori.
borse/ trolley
30 (max 150) + magazzino + servizi
400/500*****
Errata corrige
3 (massimo 5)
5
royalty 5% sul venduto netto IVA; 16.000 strumentazione ottica; 9.000 campagna lancio
strumentazione ottica 10.000
´´´´´ arredamento completo e prima fornitura merci: 800/1.000 euro al mq; ´´´´´´ da 51 a 75 mq: 25.000,00 euro, da 76 a 100 mq: 30.000,00 euro, oltre 100 mq: da valutare.
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© Edifis Intelligence
no evidenziato le specifiche richieste economiche per i potenziali franchisee. Ovviamente si parla di dati standard e di media, che non tengono in considerazione eventuali opere murarie e ulteriori elementi intrinseci alle location. Mentre abbiamo escluso quelle che
chiedevano genericamente di compilare un modulo di interesse per poi essere ricontattati o che esprimevano valori di bacino e di metrature dei punti vendita senza tuttavia fornire qualche numero sulle pretese economiche. Per questo motivo alcuni brand sia italiani sia stranieri di riferimento nel mondo del franchising e che partecipano costantemente alle fiere di settore non hanno trovato spazio nella presente disamina. Sottolineiamo altri casi come quello di Gruppo Calzedonia che nel proprio sito corporate e in quello dei vari brand in portfolio specifica che al momento lo sviluppo dei punti vendita in franchising in Italia è completo. Nel merito di quanto pubblicato in tabella, il costo dell’allestimento è quello maggiormente esplicitato dagli operatori, mentre solo nel 40% dei casi i retailer si sono spinti a dichiarare i valori di fatturato medio annuo per
r&f Resoconto evento
Salone Franchising Milano per lo sviluppo a catena Si è chiusa la 31° edizione (3-5 novembre a Fieramilanocity) della kermesse organizzata da RDS e Fiera Milano. I numeri certificano una crescita dei visitatori (+18%) rispetto al 2015, pari a 14mila, mentre sono stati oltre 200 i marchi rappresentati negli stand. Proprio la voce dei protagonisti, organizzatori e retailer sia food sia non food, trova spazio nelle colonne a seguire.
N
egozianti, investitori, privati che vogliono mettersi in proprio, manager d’impresa che hanno deciso di capitalizzare il proprio know how lanciandosi in esperienze imprenditoriali individuali e ancora operatori esteri e master franchisee, questi i cluster di visitatori che ogni anno frequentano il Salone Franchising Milano. I settori merceologici di interesse sono invece abbigliamento e accessori per la persona (37%), food (28%), servizi (19%) e commercio specializzato (14%). E i trend sull’interessamento verso questa formula di business sono in aumento, come testimoniato in occasione del convegno di apertura “Franchising retail: numeri e tendenze” da Antonio Fossati, presidente di RDS & Company: «Negli ultimi anni è aumentato sensibilmente l’interesse per le fasce di investimento dai 25mila ai 50mila euro e oltre i 100mila euro. Sono inoltre cresciute molto le categorie dei giovani under 35 e delle donne manager. Sul fronte dell’offerta assistiamo a un fenomeno di polarizzazione tra le grandi aziende da una parte, solide e strutturate, e quelle molto giovani dall’altra, che possono offrire maggiori opportunità e non è detto che siano più fragili. Il Salone anticipa le tendenze – ha proseguito Fossati – lo scorso anno abbiamo ospitato molto street food, mentre oggi c’è altrettanto food ma meno street. Inoltre sono tornati la moda e l’abbigliamento». «Negli ultimi decenni l’evoluzione del commercio è stata spinta anche dallo sviluppo
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della formula franchising – ha sottolineato invece Paolo Borgio, exibition director food&beverage presso Fiera Milano, che ha parlato in rappresentanza dell’amministratore delegato Corrado Peraboni – Oggi gran parte dei marchi che si incontrano sono familiari perché le vie delle nostre città hanno visto un’invasione positiva di questi brand. La crisi sarebbe stata molto più acuta se non ci fosse stato questo processo di sviluppo: per il nostro tessuto industriale composto di piccole e medie imprese il franchising è fondamentale. Per Fiera Milano questa manifestazione rappresenta inoltre una scommessa di successo: abbiamo puntato su questo settore quando
era ancora agli albori, mettendo insieme in un’unica location domanda e offerta. Una domanda sempre più creativa e moderna». Guardando proprio alle imprese presenti come espositori al Salone, oltre ai grandi marchi franchising e retail che puntano ad ampliare la propria rete e accrescere la brand awareness, si annoverano insegne emergenti con nuovi format e sono in aumento i franchisor esteri che vedono nell'evento milanese una porta di ingresso sul mercato italiano. Non mancano inoltre i fornitori di servizi per il retail che propongono tecnologie, soluzioni di marketing e allestimenti. Di seguito diamo testimonianza di case history che si classifi-
cano vuoi nel cluster dei brand più diffusi e strutturati, vuoi nel novero delle realtà più giovani che stanno approcciando lo sviluppo in affiliazione. La parola ai franchisor Giuseppe Troise, retail manager di Arav Fashion (marchio Silvian Heach) In fiera abbiamo esposto la nostra prima linea, che è Silvian Heach con il suo nuovo format, nuovo progetto e nuovo posizionamento. Arav Fashion nasce nel 2002 da un’iniziativa imprenditoriale dei due soci fondatori Mera Marano, amministratore delegato, e Giuseppe Ammaturo, presi-
Cover story dente. Oltre a essere un’azienda di produzione e ideazione, commercializziamo i nostri prodotti attraverso una rete wholesale e retail che con questo nuovo progetto ha diversi punti di vendita in Italia tra cui il flagship store milanese di via Dante: 700 mq su due livelli. Con il main project siamo presenti in location dal profilo internazionale come Linate, Malpensa, Capodichino; inoltre tutto il progetto retail diretto si focalizzerà nelle piazze più importanti delle principali città. I nostri competitor sono i marchi del medio alto italiano. Sappiamo che il canale principale, fondamentale per il futuro, è il retail quindi all’apertura di Milano ne seguiranno altre: stiamo cercando una location ideale su Roma, poi sarà la volta di Firenze e inoltre ci accingiamo a presidiare in maniera diretta anche l’estero che oggi è affidato a un master franchi-
sing: abbiamo già portato a termine diverse aperture estere tra cui a Kiev. Ernesto di Majo, responsabile sviluppo franchising di Lowengrube Il format di Lowengrube parte dalla versione “birreria”, che deve essere intesa come una vera ristorazione bavarese: non solo birra e panino ma anche piatti senza tralasciare soluzioni per vegani, vegetariani, per chi ha problematiche di intolleranze come celiaci e ovviamente i menù per bambini. La superficie è di almeno 500 mq e l’investimento è di mille euro al mq, con una fee di ingresso di 35mila euro e una royalty del 4%
sul fatturato a cui si aggiunge una percentuale dell’1,5% per la pubblicità a livello territoriale. Questo il nostro format base, che oggi consente di avere un food cost al 27% con
una marginalità al netto delle tasse del 16 per cento. Poi, in virtù dell’enorme richiesta avvenuta in fiera lo scorso anno, abbiamo realizzato un format più smart e veloce, che è la Lowen Wagen - la carrozza bavarese, che non ambisce a essere un ristorante in miniatura ma offre birra alla spina e in bottiglia, hot dog in particolare gourmet e brezel in versione sia salata sia dolce. Questa formula prevede un canone di locazione di un anno, un acconto di 35mila euro, di cui 15mila di cauzione e 20 di maxi canone. Poi una quota mensile di 2mila euro per il primo anno di attività, finito il quale l’imprenditore può decidere di non proseguire, e
quindi avrà indietro i 15mila euro, oppure di continuare. In tal caso quei 15mila euro da cauzione diventano fee di ingresso; viene eliminato il canone di 2mila euro al mese e scatta una royalty del 3,5% sul fatturato: il rapporto diventa un contratto di franchising. Il piano di sviluppo per il prossimo anno prevede l’apertura di almeno 10 punti vendita per la birreria tra centri commerciali e lo-
viene venduta e all’atto della vendita i nostri affiliati trattengono una quota di marginalità e versano l’altra alla casa madre. Per fare questo abbiamo un sistema di collegamento software con il quale monitoriamo le performance di tutti i francisee, ricevendo un riscontro settimanale. I nostri negozi sono poliedrici: possono partire da 75 mq e finire a 300 mq, a seconda di quante più referenze e tipologie
cation in città e una ventina di Lowen Wagen. Quest’ultima, crediamo, ci aiuterà anche a veicolare il marchio Lowengrube.
di merceologiche sono esposte ancorché la proposta è sempre unica: abbigliamento uomo. Il personale varia quindi da 2 a 6 unità. Non abbiamo inoltre preferenze tra centri commerciali e centri città: riusciamo a generare le nostre performance in entrambi i canali. Al momento operiamo solo nel mercato italiano e abbiamo una divisione franchising dedicata, ma stiamo valutando l’estero. A breve sarà avviata poi la vendita
Bruno Cimmino, amministratore unico di Stecim (marchio Blooker) Attuiamo la proposta del franchising in conto vendita con il reso totale dell’invenduto. Quindi la merce è di proprietà aziendale sino a che non
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Resoconto evento napolis di Catania: è un format che prevede un investimento di circa 100mila euro, di metrature comprese tra gli 80 e i 100 mq, ha un fatturato potenziale che oscilla tra i 400mila e i 700mila euro annui e vanta una redditività media intorno al 15 per cento. Lo sviluppo di Fry Chicken, portato avanti sia direttamente sia in franchising, si concentra in centri commerciali e storici, oltre che in località turistiche importanti.
online, visto il dimensionamento dell’azienda che ha superato i 50 punti di vendita in Italia. Tra questi i 4 a gestione diretta, aperti nel 2007, ci hanno permesso di sviluppare il know how. Ulteriori negozi di proprietà sarebbero valutabili solo a fronte di occasioni irripetibili, come possono essere importanti vie di Milano e Roma. Per il 2017 l’obiettivo è realizzare 15 nuove aperture e avviare l’e-commerce. Massimiliano La Rocca, retail development manager di Penta SRL (marchi La Yogurteria e Fry Chicken) Lavoriamo su due brand: La Yogurteria e Fry Chicken che è un progetto del 2015; attualmente il nostro gruppo conta 52 punti vendita in Italia, ri-
spettivamente 47 e 5. La Yogurteria è un marchio conosciuto, ha già 10 anni, e quindi è il nostro core business; ma dalla fine dello scorso anno abbiamo attivato questo nuovo format, incentrato sul pollo fritto o grigliato che è complementare alle patate, entrambi freschi e preparati al momento. Quindi, a differenza di altri format concorrenti, i nostri prodotti non sono congelati per cui diamo l’opportunità ai franchisee di offrire alla clientela soluzioni di alta qualità. Di recente abbiamo aperto con Fry Chicken, nella nuova versione “ristorante”, all’interno del centro commerciale Et-
Serafina Guerrieri, responsabile legale, sviluppo e ottimizzazione reti Italia presso Tata Italia In fiera proponiamo il progetto franchising, nato nel 2013, che sta avendo un grande successo dato che ad oggi sono stati aperti 40 negozi. È un progetto che, a dispetto della giovane età, offre tanto in termini di ritorno: non ci sono fee di ingresso e royalty, e la merce viene affidata in conto vendita con un margine costante an-
che in periodo di saldi. Fattore, quest’ultimo, che penso sia fondamentale. La rete vendita in totale conta 80 negozi e numerose sono le prossime aperture, sia dirette sia in franchising. Nei grandi centri commerciali tendiamo ad aprire direttamente perché ci rendiamo conto che i costi sono importanti mentre nei centri cittadini, dove abbiamo notato che c’è un bel ritorno alla frequentazione, preferiamo far aprire a imprenditori locali. La no-
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stra media di inaugurazione di nuovi punti vendita oscilla tra 15 e 20 all’anno, e per il 2017 pensiamo di mantenerci allineati o addirittura di salire. Sottolineo che sviluppiamo anche all’estero con partner locali: a metà novembre (2016, ndr) dovremmo aprire il primo negozio in Iran. Michele Munaro, responsabile marketing e sviluppo franchising di Gate21 Proponiamo un format sostanzialmente low cost: parte da 250 euro al mq per produrre il negozio finito, e noi consegniamo il locale chiavi in mano ad accezione dei corpi illuminanti e della pavimentazione. Diamo un reso totale dell’invenduto, una marginalità costante tutto l’anno e un conto vendita della merce presente nel punto vendita. La merce viene pagata due settimane dopo che il franchisee ha incassato dal cliente finale. La metratura dei punti vendita oscilla da 80 a 250-300 mq: per i negozi diretti abbiamo anche metrature più grandi, mentre nel canale dei centri commerciali cerchiamo di posizionarci su metrature più piccole. A oggi abbiamo purtroppo molti negozi negli shopping mall: stiamo cercando di uscirvi per andare nei centri cittadini. Questa strategia è dovuta ai costi di affitto molto alti e alla clientela di profilo basso tipici dei centri commerciali. Nel centro città la clientela è un po’ più profilata, più alta come possibilità di spesa e disponibilità di acquisto. Ad oggi sviluppiamo i centri urbani più grandi a livello diretto, dove ci sono costi di affitto più significativi, e per i franchisee prendiamo in considerazione negozi medio piccoli in bacini medi, dai 30mila ai 100mila abitanti. La nostra rete conta al momento 45 shop in Italia, di cui 28 diretti e 1617 in affiliazione. Il primo store in franchising è stato avviato a ottobre dello scorso anno, quindi siamo partiti da poco e siamo cresciuti molto. Guardando ai prossimi mesi abbiamo una decina di aperture programmate a febbraio e marzo, tra dirette e in affiliazione, e l’obiettivo è di averne una quindicina nel 2017 in Italia, con maggiore peso sul franchising. A.P.
r&f star trek fashion
Destinazione
Imperial I
latini dicevano ‘nomen omen’, ovvero ‘un nome un destino’: allora si può capire perché Adriano Aere, appassionato di antichità, abbia chiamato la sua azienda Imperial, forse ispirandosi alla storia romana. Così nel 1978 Adriano Aere, imprenditore self made, figlio di un sarto, originario del Friuli e con un passato da rappresentante di abbigliamento, con la moglie Emilia Giberti fonda Imperial Fashion spa, diventata negli anni la più rappresentativa azienda italiana di fast fashion con produzione interamente italiana e circa 270 addetti (a fine 2015). Oggi la società di Aere (presidente e proprietario a metà con la moglie) sviluppatasi attorno al Centergross nel bolognese, rappresenta un caso piuttosto unico di impresa rete. Infatti, raccolta intorno a una realtà industriale e commerciale si è sviluppata una catena di fornitori a KM zero che permette massima flessibilità ed efficienza, garantendo a sua volta il Made in Italy al 100%, fiore all'occhiello dell'azienda emiliana, e una politica commerciale low cost (lo scontrino medio dei negozi è di 25 euro).
Made in Italy e quick strategy il segreto del successo Ed è questo il punto di forza del modello ideato da Aere che ha portato i media a ribattezzare la sua realtà una 'piccola Zara': alla casa madre (un centinaio di addetti) sono collegati una cinquantina di laboratori terzisti che lavorano al 90% per Imperial (circa 1.500 occupati di indotto), tutti sul territorio e che garantiscono, a fronte della durevolezza e della serietà dei rapporti
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Imperial Town - Bologna
con il partner, massima flessibilità e velocità nella realizzazione delle commesse. Tra l'altro il sistema permette al marchio emiliano la possibilità di disporre di tessuti e accessori in maniera continuativa presso i fornitori stessi che, di fatto, gli fanno da magazzino, forti della costante crescita dei volumi e dalla stabilità finanziaria garantita dall'azienda bolognese. Si chiama 'quick strategy', un sistema produttivo che consente di competere anche con i colossi del settore che producono all'estero
grazie alla velocità che caratterizza la creatura di Aere: 8/10 giorni è il tempo che intercorre tra l'ideazione e la messa in vendita dei capi, con una notevole efficienza produttiva, resa possibile dalla vicinanza di tutti i partner, rigorosamente italiani, e dalla gestione ottimizzata dei processi aziendali, il che permette lanci settimanali di prodotti costantemente in linea con le evoluzioni del mercato. Il risultato è una produzione annuale di quasi 10 milioni di capi e una rete in Italia di circa 100
monomarca, mentre per l'export (50% delle vendite complessive) è attiva la catena wholesale con 1.500 punti vendita multimarca, dove l'Europa la fa da padrona anche grazie a distributori dedicati in Francia, Portogallo, Spagna, Germania (primo mercato UE), Olanda, Danimarca e Cipro, oltre all'attenzione per i Paesi del Mediterraneo con una recente piattaforma a Catania. Oltre al Vecchio Continente (in cui spiccano i mercati francese e tedesco, oltre ai Balcani e all'ex Unione Sovietica) si guarda con attenzione anche all'America del Nord con un centro di Distribuzione in Canada e alla Cina (dove per ora è stato registrato il marchio). Gli show room a Hong Kong e in Medio Oriente (come l'Iran dove l'ingresso è previsto entro un anno con partner locali o anche direttamente) che promettono importanti opportunità di business. Il sistema è studiato persino dall'Università di Bologna, con cui Aere ha fatto un accordo per formare gli
IMPERIAL in pillole Data di nascita Proprietà Sede Management Business Brand Distribuzione
1978 Adriano Aere e Emilia Giberti (marito e moglie) Centergross, Bologna Adriano Aere, presidente e fondatore ed Emilia Giberti, vice presidente e fondatrice Realizzazione e commercializzazione di abbigliamento e accessori nel settore fast fashion Imperial, Please e Dixie Per il marchio Imperial retail: 100 negozi monomarca in Italia. Wholesale in tutto il mondo Fonte aziendale
studenti più validi per radicare la sua cultura d'impresa nel territorio (progetto Imperial Lab) a cui l'imprenditore friulano sembra molto legato.
INTERVISTA ADRIANO AERE Presidente e fondatore di Imperial
VELOCI, COMPATTI E ORGANIZZATI: LA STORIA ROMANA INSEGNA A VINCERE ANCHE NEL BUSINESS DEL FAST FASHION Come sta andando il 2016? Il 2015 è stato un buon anno per Imperial e nel 2016 continueremo il trend positivo. Intanto stiamo riorganizzando l’azienda per farle compiere nel medio periodo un salto di qualità e quantità. Infatti, stiamo creando una struttura completamente nuova rispetto a quelle dei nostri competitor, partendo proprio dalle nostre peculiarità che sono il made in Italy (al 100%) con la produzione a KM Zero e la quick strategy. Crediamo molto in questo progetto, tanto che la proprietà reinveste tutti i dividendi nella società. Mentre stiamo rimettendo a punto il motore per le nuove sfide con la prospettiva di vederne i frutti a partire dall’anno prossimo, già da quest’anno di riorganizzazione il giro d’affari segna un incoraggiante +5% sul 2015. Imperial guarda da sempre ai mercati internazionali ed emergenti: cosa ci dice dei vostri progetti in Iran e quando affiancherete all’estero i vostri monomarca al canale wholesale? Ad oggi fuori dall’Italia abbiamo attivo il canale wholesale con una importante diffusione, mentre il retail è destinato al mercato domestico, dove stiamo facendo cose importanti con la nostra rete di insegne. Tuttavia prima di esportare il canale retail dobbiamo migliorare a casa nostra per evitare di commettere errori in mercati lontani. L’Iran è un Paese che guardiamo da tempo con attenzione: coi suoi 30 milioni di bambini è un mercato con un poten-
Adriano Aere ziale immenso per la nostra Magico Kids (ex Gieffe Moda, recentemente acquisita da Imperial). Tra l’altro fuori dai nostri confini, il made in Italy vero ha un plus di valore e ci aiuta nel processo di penetrazione in nuovi mercati. Made in Italy, Quick strategy e produzione a KM Zero: il vostro modello di business è diverso dalla stragrande maggioranza dei vostri competitor. Come funziona? Imperial opera nel settore del fast fashion, dove la parola fast ha una sua valenza fondamentale: noi produciamo in Italia, presso terzisti con cui abbiamo un ottimo rapporto. Questo significa niente rappresentanti e niente collezioni con un guadagno in velocità di risposta al mercato. Se produco all’estero, magari in Romania, ci vogliono almeno 15 giorni solo di trasporto, se produco in Emilia, qualche ora. Certo c’è una differenza di prezzo, ma non è così alta e non snatura la nostra forza, anche perché noi teniamo bassi i margini di guadagno, per puntare maggiormente sulla velocità che garantisce una reazione immediata dei clien-
ti, con meno magazzino, meno invenduto e minori costi di intermediazione. È un sistema che si basa su una rete ben organizzata di aziende sul territorio che lavorano per Imperial a cui noi diamo la garanzia di pagamenti immediati in cambio di massima flessibilità e velocità. La sua passione per la storia romana antica quali insegnamenti le ha dato per la gestione della sua azienda? Ho creato Imperial pensando all’organizzazione dell’esercito romano che ha conquistato il mondo con pochi uomini, ma organizzati e compatti, con piccole centurie. Così noi facciamo milioni di capi e conquistiamo mercati con un centinaio di addetti in produzione. In più dei romani mi appassiona il senso dello stato, della comunità e del dovere, che provo ogni giorno a trasferire nell’etica del lavoro che caratterizza Imperial. Ma dell’Impero Romano mi piace anche il carattere multirazziale, perché dai nuovi mercati c’è sempre da imparare qualcosa. Io sono di origine friulana, una terra di confine, da cui quasi tutti i miei familiari sono emigrati per lavorare. Sono cresciuto con la convinzione di pensare in grande, come i romani che hanno costruito un impero immenso dal nulla. Mio nonno mi ripeteva questo proverbio: “può capitare di annegare provando ad attraversare un fiume, ma se anneghi attraversando un ruscello, vuol dire che sei ubriaco”. E allora tanto vale correre il rischio e provare a fare le cose in grande.
Retail in Italia, wholesale all’estero: basta che sia fast Intanto all'azienda fanno capo due marchi propri: Imperial e Please che convivono nei multimarca, ma che si avvalgono per il resto di staff creativi e distribuzione indipendenti. Imperial, è il brand principale e con un target tra i 15 e i 40 anni di età, mentre Please è il marchio jeanswear e casual per un target un po' più giovane e dal 2016 c'è anche una collezione junior. Ai due marchi storici va aggiunto Dixie, il brand total look femminile con alto contenuto fashion, ma dal prezzo accessibile, figlio dell'acquisizione avvenuta due anni fa di una quota di controllo (7,5 milioni di euro il costo dell'operazione) di D.Pure e Dixie Srl (ambedue con sede a Signa nel Fiorentino) che operano nel settore retail (complessivamente ora il brand ha una quarantina di insegne di cui la metà in franchising), principalmente in Toscana e nell'alto Lazio. Invece quest'anno Imperial ha dato vita alla società Magico Kids, che ha preso in affitto il ramo d'azienda di Gieffe Moda, realtà storica abruzzese (la sede è in provincia di Teramo) forte di una trentennale esperienza nella produzione di abbigliamento baby e junior, finalizzato alla realizzazione di collezioni kidswear a marchio Please. Intanto negli ultimi 6 anni l'azienda ha affiancato alla distribuzione wholesale già attiva anche un piano di sviluppo retail che oggi conta una centinaio di insegne in Italia, diffuse in maniera capillare nel Belpaese, la cui metà circa è nei centri commerciali, mentre l'altra metà nelle vie cittadine. La regione con maggiore diffusione è la ricca Lombardia con quasi 40 punti vendita (a Milano ce ne sono una dozzina), seguita dal Veneto con una quindicina, dalla Sicilia con una decina e dal terzetto Emilia Romagna, Abruzzo e Piemonte con 7 boutique ciascuna. Al timone della società c'è Adriano Aere, presidente e leader dell'azienda
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Imperial - Serravalle Designer Outlet emiliana che sta trasformando nelle acque agitate della crisi internazionale il vascello in una vera e propria corazzata: gradualmente, come lui stesso dichiara alla stampa, per non commettere errori e non snaturare il progetto organizzativo che ha fatto la fortuna dell'azienda e senza soci esterni, tutto in casa, considerata la solidità patrimoniale dell'impresa.
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Pochi, ma buoni. E soprattutto solidissimi I numeri del bilancio in questo senso parlano chiaro: il 2015 ha chiuso superando i 200 milioni di giro d'affari complessivo (173,5 milioni di volume di valore delle produzione per il bilancio economico di Imperial spa in leggera decrescita del 4% circa), quando erano 178 nel 2014 e quasi raddoppiati sui
119 del 2012. L’EBITDA è pari al 18,4% del fatturato e l'utile segna un 14 milioni da applausi. Gli indici di redditività rimangono ottimi, nonostante il rallentamento legato alla riorganizzazione dell'azienda voluto da Aere per riuscire a fare il salto di qualità e vedersela ad armi pari con competitor molto più 'pesanti': Il ROI si attesta su un ottimo 15,6% (era intorno a un incredibile 24% l'anno prima), mentre il ROE netto segna 12,54% (-9% circa sul 2014). Ma il fiore all'occhiello di Imperial anche per il 2015 sono gli indici patrimoniali di bilancio: il quoziente primario di struttura segna 3,5 in miglioramento di 0,6 sul 2014, mentre l'indice di indipendenza finanziaria segna uno strepitoso 85% (era quasi 79% l'anno prima) con un acid test del 4,4 con 1,4 punti in più sul 2014 (tanto per capirci, è considerato buono un indice intorno all'1). Insomma l'azienda di Aere non solo è solida, ma totalmente autosufficiente e la riorganizzazione
sembra procedere bene come dimostrano i dati riportati nell'intervista che ci ha rilasciato il fondatore. Vedremo come la struttura-rete con legami forti che Imperial ha saputo mettere in atto affronterà il 'salto di categoria' anche nella esplorazione dei nuovi mercati, come l'Iran e la Cina ad esempio, o il lancio di nuovi marchi e nuovi prodotti con il progetto Magico Kids. Di sicuro per continuare a crescere si punterà sempre di più su retail e internazionalizzazione, su cui sono al vaglio diverse partnership e accordi distributivi. Il punto è quanto e soprattutto come Imperial riuscirà a competere con i colossi stranieri del fast fashion nel mercato globale senza snaturare il proprio progetto, mutuato, come ama raccontare Adriano Aere, dalle centurie romane che conquistarono un immenso impero con pochi uomini, ma ben organizzati, compatti e molto agguerriti. David Montorsi
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Flying Tiger Copenhagen Il paradosso del design T
iger è una catena danese di negozi di oggettistica economica. Il primo aprì a Copenhagen nel 1995. Vent'anni dopo, il gruppo conta quasi 700 negozi nel mondo. In Italia l'azienda si divide in Tiger Italia 1,Tiger Italy 2 e Tiger Italia 3. Roberto Valvo, Ceo di Tiger Italy 2, ci ha raccontato lo sviluppo che ha nel Paese questo brand unico nel suo genere, e che lo scorso giugno ha cambiato ufficialmente l'insegna in Flying Tiger Copenhagen. Perchè il cambio di insegna? Perchè il marchio Tiger in alcune country era già stato registrato. Il motivo è che vent'anni fa, quando è nata l'azienda, i titolari non immaginavano un tale successo, e non hanno pensato di registrare il marchio in più Paesi. Come mai questo nome? Tigre volante di Copenhagen? Perchè è un paradosso: non si è mai vista una tigre volare, e il paradosso è un po' alla base della nostra azienda, perchè non si sono mai visti prodotti così originali e di design a prezzi così abbordabili. Quindi se volessimo definire esattamente la vostra offerta commerciale, quali parole dovremmo usare? Noi vendiamo prodotti di design per la casa, per la persona, di uso comune a prezzi molto competitivi; vogliamo essere un brand “democratico”. Come dice il nostro fondatore, Lennart Lajboschitz, "da Flying Tiger si possono trovare prodotti di cui si ha bisogno, prodotti che si sono sempre sognati e prodotti di cui non si conosceva nemmeno l'esistenza". Che tipologia di assetto societario è applicata a Tiger? Tutto il modello di business di Tiger nel
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Roberto Valvo mondo funziona come una partnership paritaria fra l'imprenditore locale e la casa madre danese. A novembre 2012 è stata creata la società Tiger Italy 2, il cui capitale sociale appartiene al 50% alla casa madre danese e il restante al sottoscritto. Con la loro supervisione il partner, in questo caso io, si occupa di tutto ciò che riguarda expansion, real estate, human resources, administration e operation all'interno dei punti vendita.
Tiger Italia 1, invece, è nato due anni prima, nel 2010, mentre Tiger Italia 3 nel 2013. Che area d'Italia coprite con Tiger Italy 2 e con quanti negozi? Noi seguiamo il centro Italia, quindi Lazio e Muam, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. Ad oggi abbiamo 25 negozi, l'ultimo di pochi giorni fa è stato quello in centro storico a Perugia. Entro fine anno abbiamo in programma di aprirne altri quattro. E i canali penetrati? Centri cittadini e centri commerciali. E al travel retail, ad esempio l'aeroporto di Fiumicino, non avete mai pensato? Siamo molto attivi nelle stazioni: in particolare a Roma abbiamo aperto un anno fa a Tiburtina e a dicembre raddoppieremo aprendo a Termini. Non abbiamo ad oggi considerato l’aeroporto di Roma in quanto non rappresenta secondo me il nostro canale distributivo preferenziale. Quali sono le caratteristiche più importanti dei vostri format di punto vendita? I negozi si posizionano tra i 200 e i 250 mq di vendita con importanti superfici di magazzino per lo stoccaggio. All'in-
terno dei negozi, inoltre, c'è sempre un percorso obbligato, come i walk through dei duty free aeroportuali, che porta il cliente a vedere tutte le famiglie di prodotti in vendita. Il cliente inoltre è accompagnato da una musica sempre divertente e allegra che arricchisce la shopping experience. Perchè di fatto un cliente entra da Tiger? Da noi vengono sia i clienti che sanno già cosa vogliono, ad esempio spezie, candele, matite, quaderni e cancelleria in generale su cu siamo molto forti, sia i clienti incuriositi e attratti dall'originalità dei prodotti commercializzati, facendo poi un acquisto d'impulso. Anche se di fatto, una persona con un'idea precisa di ciò di cui ha bisogno quasi sempre completa l'acquisto con altri prodotti spinta dalla particolarità degli stessi. Quante referenze avete e ogni quanto cambiano? All'interno del punto vendita abbiamo mediamente duemila referenze diverse. Ogni mese abbiamo una campagna nuova e ogni 15 giorni abbiamo un recall della campagna, quindi i clienti
Il brand in pillole Anno di nascita del brand Proprietà Core business Headquarter Giro d’affari Paesi di sviluppo Canali di sviluppo Numero di punti vendita in Italia e complessivo Numero di aperture nel 2014
1995 a Copenhagen Zebra A/S prodotti di design per la casa e per la persona Copenhagen 105 milioni di euro a fine 2016 (le 3 società) Europa, Giappone, Stati Uniti, Korea principalmente high street, centri commerciali e stazioni ferroviarie 92 Italia, oltre 700 nel mondo 31 in Italia, circa 150 nel mondo Fonte aziendale
sanno che mediamente ogni due settimane ci sono prodotti nuovi. Esiste un"zoccolo duro" di prodotti invariati nel tempo? Certamente, abbiamo circa il 70% di prodotti continuativi, il che non significa che siano gli stessi. Cambiano il colore, la forma. Stilisticamente subiscono delle modifiche ma, ad esempio, in tema di cancelleria, sempre di quaderni e matite si tratta. Il 30% sono i prodotti di campagna che variano ogni mese. Diciamo che l'occhio non si abitua mai, è sempre stimolato da cose nuove. Non esiste, quindi, la formula franchising per Tiger. Noi, in realtà, sembriamo dei franchisee, anche se non è un franchising ma siamo partner di un'azienda che è molto coinvolta sia nel sell in sia nel sell out proprio in ragione dell'assetto societario. Cerchiamo così di abbinare i vantaggi di una multinazionale, con la casa madre danese che ci supporta in tutto, ai vantaggi di una piccola realtà in cui l’imprenditore locale può decidere e agire in maniera molto rapida ed efficace. Utilizzate tecnologie particolari all'interno del punto vendita? Fino ad oggi abbiamo utilizzato il “passaparola”: negozio e prodotto sono stati sempre i nostri migliori mezzi di comunicazione. Ultimamente stiamo lavorando molto con i social media riscuotendo grande successo; abbiamo aperto dal primo novembre un sito "shopperclaus.com" che suggerisce ai clienti come fare al meglio gli acquisti per Natale. All'interno del sito ci sono anche dei concorsi che permettono di vincere premi giornalieri. Esiste uno shop online? No, attualmente non esiste. Per una decisione strategica aziendale si è scelto di non avere l'e-commerce. Potrebbe rientrare tra i progetti ma in un futuro piuttosto lontano. Attualmente l'azienda si sta occupando del consolidamento in Europa, in Giappone dove ha già una trentina di negozi, negli Stati Uniti dove lo scorso anno sono stati aperti tre negozi, e recentemente è stata la volta della Corea. Come si è sviluppata la vostra strategia di espansione? A Roma, dove abbiamo 16 negozi e ne
apriremo altri due entro fine anno, ci siamo orientati inizialmente in quartieri più popolosi e residenziali come Tuscolana, Tiburtina e Marconi. Nel tempo ci siamo spostati verso il centro con l'ultimo opening del flagship a Piazza Venezia dove abbiamo realizzato uno spazio ludico in cui i clienti possono giocare a calcio balilla o a ping-pong, lavorare al pc e usare il wifi o semplicemente rilassarsi e ricaricare i cellulari. In una logica imprenditoriale, non si rischia che i diciotto negozi della Capitale si cannibalizzino tra loro? Considerando che a Copenaghen ci sono 18 negozi per un milione di abitanti, a Roma che ne fa cinque milioni ritengo ci sia ancora spazio senza correre rischi. Le logiche nei centri commerciali sono le medesime? In realtà siamo più da centri cittadini, in quanto abbiamo un flusso continuo di clientela: la mattina abbiamo per lo più la signora che dopo aver fatto la spesa passa da noi in negozio, all'una gli studenti che escono da scuola, in pausa pranzo il professionista, nel pomeriggio tutte le tipologie di clientela. Nei centri commerciali chiaramente questo flusso si concentra nel fine settimana. In quei due giorni dobbiamo riuscire a
realizzare le vendite che in città si spalmano su una settimana. Il vantaggio dei centri commerciali è che avendo costi di affitto inferiori richiedono numeri diversi rispetto ai centri storici. I dati sull'affluenza dei clienti li ottenete attraverso tecnologie e servizi di insight analytics? Ad oggi no, sono tutti dati empirici rilevati in negozio giorno per giorno. Parlando di numeri, come sono i fatturati?
Quest'anno (2016, ndr) chiuderemo a 23 milioni di euro di fatturato. Il 2015 è stato chiuso a 18 milioni. Infine quali sono i vostri progetti per il 2017? A fine 2016 avremo 29 negozi: 20 in città e 9 in centri commerciali. Per il 2017 attualmente abbiamo in previsione tre aperture e ci concentreremo soprattutto sul consolidamento dei negozi esistenti. S.M.
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Dossier aeroporti
Adolfo Suárez Madrid-Barajas: le dimensioni contano Quinto aeroporto in Europa per numero di passeggeri dopo Londra, Parigi, Francoforte e Amsterdam, lo scalo madrileno è decisamente grande. Con oltre 150 attività commerciali tra duty free, retail e food & beverage, la passenger experience è assicurata
L‘
Aeroporto Adolfo Suárez, Madrid-Barajas - chiamato così dal 2014, anno in cui morì Adolfo Suárez primo ministro spagnolo dopo la dittatura - è situato a nord-est di Madrid, a 12 km dal centro. Attualmente è gestito da Aena, Aeropuertos Españoles y Navegación Aérea, la società che gestisce in tutto 46 aeroporti nel Paese. È il principale della Spagna e quello europeo con il maggior numero di voli diretti per l'America Latina. L'aeroporto conta quattro terminal conosciuti come: T1, T2, T3 e T4, e un edificio satellite del terminal 4, conosciuto come T4S. Il T4 ospita tutti i voli, nazionali e internazionali di Iberia e di tutte le compagnie facenti parte dell'alleanza Oneworld. Nei terminal T1, T2 e T3 restano le compagnie delle alleanze SkyTeam e Star Alliance. Volano 75 aerolinee che coprono oltre 180 destinazioni.
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T4, lo spazio non manca Per il Dossier aeroporti di questo mese abbiamo visitato assieme allo staff di Aena lo scalo madrileno, spendendo quasi un giorno intero per osservare tutti i quattro terminal e il satellite. E proprio dal Terminal 4 e dal suo satellite è iniziata la nostra visita. Il T4 è diventato operativo a febbraio 2006, trasformando così l'aeroporto di Madrid Barajas in uno tra i più grandi del mondo per superficie, con un milione di metri quadri e centoquattro uscite d'imbarco diretto. Le strutture del T4 e del satellite sono uguali, lunghe e strette con un tetto a pagoda che da nord a sud cambia il colore con una sfumatura che va dall'azzurro al rosso. Questa colorazione riprende anche all'interno per agevolare l'orientamento dei passeggeri. Sono le strutture più recenti, hanno da poco festeggiato dieci anni di vita e ricevuto
molti premi per l'architettura e la funzionalità. E a ragion veduta secondo noi, perchè effettivamente, oltre a essere molto luminoso, in linea con gli aeroporti moderni, con dei soffitti molto alti, è estremamente semplice orientarsi. È una linea lunga e stretta
che si allarga nella parte centrale creando una sorta di piazza, realizzata ricalcando il concetto di Plaza Mayor che caratterizza la capitale, ma in generale l'architettura delle città spagnole. La prima cosa che si nota entrando nel T4, ma che si riscontra in
decisamente attraente e piacolate Factory, Crystal cevole da visitare anche se (tech e telefonia), La Belnon si ha necessità di fare lotta, un bar con prodotti acquisti. Nella parte centrale locali, e Gastro Hub, uno sei grandi schermi appesi spazio gastronomico molto al soffitto tengono costanapprezzato dove è stata retemente informati i passegcentemente girata una punUtilizza questo QR tata di una famosa trasmis- code per visualizza- geri sullo stato dei voli. Susione televisiva di cucina spa- re le immagini del- perato il duty free che si estende in larghezza, si apre gnola. Una volta in airside, l’aeroporto. una piazza centrale, dove si apre il vero mondo del trala pavimentazione è stata appositavel retail dell'aeroporto. Oltre 11.200 mente colorata in blocchi che vanno mq sono dedicati infatti alle attività dal blu a distinguere il lato nord verso commerciali. Ci sono sette dei 25 punti il freddo, dal rosso del lato sud, verso Madrid Duty Free gestiti un tempo il caldo. All'interno della piazza ci da World Duty Free, oggi Dufry. In sono molte sedute e punti di ricarica per i device. Questa scelta della piazza, come ci hanno spiegato i manager di Aena, serve non solo per fornire un maggior orientamento ai passeggeri, ma soprattutto a concentrare la maggior parte delle attività commerciali attorno a una sorta di punto di ritrovo. Tant'è vero che qui, su un lato, si trovano i dieci brand più esclusivi del terminal: Victoria's Secret, Longchamp, Uterqüe (marchio del patron di Zara di abbigliamento e accessori più sofisticati), Weekend Max Mara, Collection, Hour Passion, Hugo Boss, Tascón e Burberry. All'interno della piazza ci sono altri brand retail, circa una decina sui particolare il primo duty free che si in- 15 presenti in tutta l'area sterile, alcuni che ripetono, come Relay, contra superati i controlli è il più Express Duty Free e Food Sogrande di Spagna, con i suoi 3mila ciety, che vende prodotti tipici e mq circa, dove è possibile trovare il meglio dei prodotti nazionali e inter- vini. E ancora Zara e Massimo Dutti (entrambi marchi Inditex), il nenazionali. Molto colore, molte luci e gozio ufficiale della squadra di calcio corner dedicati rendono questo spazio
tutti i terminal, è che le attività in area landside sono poche. Quasi tutto si concentra in airside, superati i controlli. Prima dell'area sterile, comunque molto ampia, ci sono una farmacia, un McDonald's, un Sungluss Hut, un Relay targato Lagardère, Cho-
ATTIVITÀ COMMERCIALI 2016 Duty Free airside
Retail airside
Retail landside
Luxury airside
Food & beverage Food & beverage airside landisde
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Real Madrid, ancora Chocolate Factory, Samsonite e Sibarium (un altro negozio di specialità spagnole). La maggior parte delle attività food & beverage si sviluppa alle estremità della piazza centrale. In un angolo c'è Mas Q Menos, insegna tipica spagnola di tapas, sull'angolo opposto uno Starbucks, di fronte un McDonald's e sul quarto angolo, Eating Point, uno spazio che raccoglie diversi marchi in piccoli negozi, dalla caffetteria Lavazza al Santagloria Bakery e un'hamburgeria. Queste insegne, posizionate ai quattro angoli, le potremmo definire anchor store, date le grandi superfici che occupano. Ci sono poi brand più particolari come Kirei by Kabuki, un ristorante giapponese la cui versione cittadina è stellata Michelin; un locale Evian, per gli amanti dell'acqua; Ice, un bar interamente dedicato al Gin e ai cocktail a base di Gin; e Paul, una boulangerie patisserie molto raffinata negli arredi. Proseguendo alle estremità, ci sono altri bar: Rodilla, Caffriccio, Delicia, e verso il lato sud, dove ci sono gli imbarchi per l'Inghilterra, un pub Carlsberg. In realtà, questa attività ora è sotto esame non tanto per il concept, quanto perchè è stata posizionata lì proprio per i viaggiatori inglesi, abituati a bere, ma con la questione Brexit, potrebbero essere spostati in zona extra Schengen, e un pub così defilato potrebbe non avere senso di esistere. T4S, brand mix frizzante Dal T4 si accede al trenino elettrico che in un paio di minuti porta al T4S, il satellite da cui partono la maggior parte dei voli a lungo raggio, soprat-
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Dossier aeroporti Planimetria del Terminal 4 e Satellite T4 - 2° piano
T4 Satellite - 1° piano
T4 - 1° piano
Luxury Food & beverage Duty Free & Retail
tutto in direzione Sud America, ma anche Cina, Medio Oriente, Stati Uniti. Il terminal è uguale come forma, ma di dimensioni inferiori. Tuttavia anch'esso presenta oltre 3mila mq di duty free per un totale di 6.800 mq di attività commerciali se si considerano negozi e ristorazione. Qui, in ottica di un viaggiatore tendenzialmente più altospendente, nella piazzetta centrale ci sono brand di profilo ancora più alto rispetto al T4. A parte Hour Passion che ripete, c'è Salvatore Ferragamo, Michael Kors, Boutique, Carolina Herrera e Bulgari e uno spazio multibrand con marchi di livello come Mont Blanc, Versa-
ce, Loewe e altri ancora. Le aree duty free sono cinque, quattro in formato Express Duty Free e un Madrid Duty Free, poi ripetono Sibarium, Crystal, tre Relay, un altro negozio del Real Madrid e Thinking España, un brand di souvenir e prodotti tipici. Per quanto riguarda il food, abbiamo
Burger King, un altro Starbucks, Fly & Fisshhh! (che propone pesce e sushi al bancone) ancora Mas Q Menos, Caffriccio, Delicia e il ristorante La Mary. In tutto questo, il T4 e il T4S hanno rispettivamente 3 e 2 vip lounge molto grandi, per un totale di 3mila e 3.500 mq. Molto ariose, dal-
l'arredamento moderno e con tutti i comfort, dalle docce fino a piccole stanze con saslong per riposare. Inoltre, al T4 Aena ha saputo sfruttare sapientemente un'area al piano interrato, che sarebbe stata poco appetibile a livello commerciale: ha realizzato un piccolo albergo aperto dalle 10,00 alle 18,00 in cui è possibile affittare una camera per tre o sei ore. Le stanze sono piccole, ma con tutto il
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necessario per lavorare piuttosto che dormire. In alcune tipologie di room è possibile anche affittare solo il bagno con la doccia. T1 - T2 - T3 un'airside infinita Dopo aver visitato il T4 e il satellite, siamo tornati al T1. In realtà i primi tre terminal sono tutti collegati tra loro in una struttura che ricorda un boomerang. Il vantaggio è che una volta entrati in airside, si può andare da un terminal all'altro liberamente. Ed è un vero e proprio viaggio se si ha il tempo e si decide di camminare dall'inizio del T1 alla fine del T3. Noi siamo entrati in area extra Schengen al T1. Qui ci sono i negozi chiaramente più di alto profilo visti i passeggeri in partenza. Molti concentrati in un grande store multibrand: The Fashion Gallery. Poi ci sono altri marchi interessanti come Super Dry, Macson, Adolfo Dominguez, e altri ancora presenti anche al T4 come Carolina Herrera, Sunglass Hut, ecc. Anche il food è molto simile: Burger King, Kirei, Starbucks, Lavazza. Proseguendo nei vari terminal continuano i Relay, i Duty Free, un Burger King, Urban Grill, 100 Montaditos (il format di tapas che sta riscuotendo successo anche in Italia), United Label Store, un negozio di giochi per bambini, Thinking España, Thinking Madrid, un Briciole Bar, Rodilla (marchio
Planimetria dei Terminal 1, 2 e 3
Terminal 1
molto famoso in Spagna di tramezzini), uno Sports Bar, due negozi Adidas, un altro Eating Point e altre insegne che ripetono per due, tre, quattro volte. Molto bella, all'altezza del T2, un'area gioco per bambini con scivoli, spazio per correre e divertirsi, rigorosamente chiusa agli adulti e controllata da personale dedicato. Insomma, in questi tre terminal non manca nulla, anzi, forse ci sono troppe insegne che si ripetono. Tuttavia, il progetto di Aena è la modernizzazione dei tre Terminal, ormai un po' vecchiotti. Soffitti bassi, molta luce artificiale, pavimenti vecchi e soprattutto usurati. Il T3 dovrebbe iniziare i lavori a gennaio 2017, e dovrebbe anche ampliare lo spettro degli spazi da dedicare alle attività commerciali. Conclusioni Le conclusioni che si traggono dopo aver visitato l'aeroporto di Madrid vanno inevitabilmente in due direzioni. Da una parte il T4 col satellite, che regalano una più che piacevole passenger experience. Come ci hanno spiegato, Aena ha saggiamente deciso, durante gli anni della crisi, di effettuare lavori e migliorie al T4 e al T4S laddove ce ne fosse bisogno, per essere pronti nel momento in cui i viaggiatori avessero ricominciato a crescere. E puntualmente il traffico che dai 49,7 milioni di passeggeri del 2011 è sceso a
39,7 nel 2013, ha ricominciato ad aumentare fino ai 46,8 del 2015 e, probabilmente, ai 47/48 del 2016. Parallelamente, è stato fatto un importante lavoro di marketing e advertising. Ci sono grandi videowall che proiettano pubblicità; schermi verticali e orizzontali touch screen che permettono di individuare negozi, ristoranti, luoghi di interesse, e con la tecnologia NRF si ricevono messaggi sugli smartphone. Sono coinvolti spesso personaggi famosi, come il calciatore Cristiano Ronaldo per la presentazione del suo profumo. I duty free principali sono molto Luis Triana coinvolgenti e attirano l'attenzione; e per mettere a proprio agio il viaggiatore, ci sono ogni pochi metri schermi che informano sullo stato dei voli. Scaricando l'App di Aena, inoltre, è possibile accedere a molti servizi che agevolano la vita in aeroporto e soprattutto offrono sconti e promozioni in base all'utilizzo che ne viene fatto. Insomma, trascorrere del tempo al T4 e al satellite è assolutamente piacevole. Il brand mix è valido. Abbastanza equilibrato tra marchi spagnoli e internazionali. Il food è gestito da Àreas del Gruppo Elior, ci sono molta
cucina spagnola e fast food americani, pochissima cucina italiana. Un altro aspetto interessante è che tutte le attività food & beverage hanno centinaia di mq dedicati a sedute. Questo perchè, sulla base di studi effettuati trasversalmente su alcuni tra i principali scali europei, più posti a sedere vuol dire più fatturato (lapalissiano!). Ma di fatto, hanno lavorato in tal senso e ci hanno confermato la veridicità di questa teoria. Passando invece dagli ampi soffitti, pavimenti in marmo pregiato e parquette del T4 e del satellite ai primi tre terminal, si ha chiaramente la percezione di essere in strutture più datate. Tuttavia, non sono per questo meno utilizzati, anzi. Non man-
cano code nei ristoranti e nei negozi. Il brand mix tutto sommato tiene, anche se, a parte l'area extra Schengen del T1, per il resto il profilo è più basso rispetto al T4 e T4S, ma è funzionale al passeggero. Come ci ha spiegato Luis Triana, head of commercial Division dell'aeroporto Adolfo Suárez Madrid-Barajas: «Dopo aver rimodellato le aree commerciali dell'aeroporto, aumentando i metri quadri a disposizione, il numero di negozi e i brand presenti, stiamo ora lavorando per migliorare la passenger experience utilizzando tutte le strategie possibili. Il nostro obiettivo è creare un ambiente attrattivo dal punto di vista commerciale, di alto livello assecondando costantemente le necessità del viaggiatore». Stefano Masin
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r&f Airport analysis
L’aeroporto Napoli Capodichino L‘
aeroporto di Napoli Capodichino (codice IATA: NAP) è l'8° italiano per traffico passeggeri. Nel 2015 ha registrato un traffico di 6,1 milioni di passeggeri, con un incremento rispetto al 2014 pari a 3,4%. Il forecast 2016 prevede un ulteriore incremento del 6%, pari a 6,5 milioni di passeggeri. È stato il primo aeroporto in Italia a essere privatizzato ed è gestito dalla società GESAC.
Profilo passeggeri: le tabelle e i grafici qui di seguito mostrano le principali caratteristiche dei passeggeri di Napoli Capodichino.
Traffico: come già accennato, nel 2016 il traffico ha superato i 6 milioni di passeggeri. Il grafico di seguito mostra il trend dal 2005 al 2016 fct (valori in milioni di pax):
Fabio Bernardini fabio.bernardini@due-puntozero.com www.due-puntozero.com
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r&f World Travel Retail Duty free per gli arrivi internazionali
Sidney airport lancia la shopping card
Una palestra a Baltimora STATI UNITI - È stato inaugurato al Baltimora Washington International Thurgood Marshall Airport la nuova connessione tra le aree D ed E. Lo spazio comprende una palestra attrezzata; un Hudson News; un negozio di occhiali NYS Collection; Pen & Prose Boutique, gift e souvenirs; un ristorante R&R Seafood Bar; uno Starbucks e un patio esterno aperto durante la bella stagione.
GIAPPONE - Agli aeroporti giapponesi, a partire dall'anno fiscale 2017, sarà consentito di vendere prodotti duty free ai passeggeri degli arrivi internazionali per aumentare la spesa dei turisti stranieri. Cina, Messico, Thailandia e Malesia potrebbero essere i prossimi Paesi ad adottare questa politica.
FAB 2017 a Toronto CANADA - L'edizione 2017 dell'Airport Food & Beverage Conference Awards (FAB) si terrà a Toronto dal 21 al 23 giugno. A ospitare l'evento sarà The Greater Toronto Airports Authority (GTAA). Come gli anni passati, ci saranno due giorni di conferenze e cerimonie di premiazione con, in aggiunta, premi suddivisi per regione.
Coindrum atterra a Berlino
CNSC apre 15 nuovi tax free store in Cina AUSTRALIA - Lo scalo australiano ha lanciato una gift card che i viaggiatori potranno usare in tutti i negozi e ristoranti incluso il duty free Heinemann. La gift card può essere acquistata online e utilizzata in tutti e tre i terminal e può essere regalata o utilizzata personalmente. Il valore va da 20 a 250 dollari.
Washington Airports, svelata la fase 5
GERMANIA - Heinemann ha introdotto Coindrum "coins for travel retail vouchers" il sistema che traduce le monete dei viaggiatori in voucher duty free e travel retail al 110% da spendere in aeroporto. Per ora l'area di test sono i duty free dei due terminal del Berlin Schonefeld Airport.
Costa Crociere cresce col digital ITALIA - Il gruppo crocieristico si è affidato a Contactlab, società italiana di soluzioni digital, per aumentare la domanda di crociere, promuovere servizi extra disponibili a bordo privilegiando la vendita anticipata e comunicare con i crocieristi in modo personalizzato per migliorare la passenger experience. Risultato: 34% in più di contatti sul sito web.
STATI UNITI - Svelata l'ultima fase della riqualificazione del Ronald Regan Washington National Airport e del Washington Dulles International Airport. L'operazione punta a migliorare la travel experience offrendo una proposta food & beverage più ampia e attività retail che riflettano i più famosi brand internazionali oltre a unicità della Capitale.
The Café all’Alfonso Pena BRASILE - La nuova divisione food & beverage di Duty Free Americas Brazil ha aperto cinque coffee shop col brand The Café by DFA all'Alfonso Pena International Airport di Curitiba. I negozi offrono l'intero panorama di prodotti di caffetteria e sono posizionati strategicamente agli arrivi e a livello partenze.
CINA - Sulla scia del successo del nuovo Shangai flagship downtown store, la China National Service Corporation aprirà 15 nuovi tax free store e rinnoverà i dieci già esistenti nei prossimi due anni. Lo store di Yueda Plaza sta dando risultati talmente inaspettati che CNSC ha deciso di ampliare la superfice di altri 2.600 mq, portandola a un totale di 5.900 metri quadri.
HMSHost nei designer outlet
Lagardère firma con IFS POLONIA ESTONIA - Lagardère Travel Retail ha siglato un accordo con Inflight Service Group (IFS) - proprietario di EuroShop store negli aeroporti e traghetti - per rilevare il business in Polonia ed Estonia. L'operazione prevede l'acquisizione di cinque negozi al Modlin Airport; il duty free sui traghetti Polish Unity Line e tre negozi al Tallin Airport in Estonia.
Un tender per l’aeroporto di Eliat
Westfield punta al Lax
ISRAELE - La IAA (Israel Airport Authority) ha avviato un tender per una concessione di attività food & beverage per il nuovo aeroporto Eliat Ilan and Assaf Ramon vicino a Eliat, in apertura nel 2017. Sono 175 mq nella hall centrale e in futuro altri 305 mq per le sedute.
STATI UNITI - Westfield ha annunciato di essere in gara per attività di ristorazione e retail all'interno del Terminal 3 del Los Angeles International Airport. Il tender rientra nel progetto di sviluppo di un'area multi servizio con una food court, un bar, un paio di kiosk/wall shop e un retailer.
OLANDA - HMSHost ha firmato un contratto di dieci anni con McArthurGlen per un valore stimato in 100 milioni di euro. La partnership sarà ufficiale a fine anno e da inizio 2017 HMSHost Nederland BV opererà con otto locali e un chiosco mobile all'interno del McArthurGlen Roermond Designer Outlet.
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r&f Scienze & retail
Emozioni negative, aspettative e condizionamento dei consumatori N sumatori fossero sensibili al modo in cui vengono prospettati i problemi. Il valore soggettivo delle cose non coincide con il valore oggettivo delle stesse, scriveva Kahneman (2011). Così una fetta di carne presentata come “grassa al 25%” veniva percepita meno gradevole rispetto a quando viene presentata come “magra al 25%”. Wansink et al. nel 2005 hanno dimostrato come descrivere un piatto in un determinato modo faccia percepire lo stesso prodotto in maniera leggermente diversa. AW Index - Tutte le fasi Così il pollo al limone “casalingo” viene percepito più gradevole del semplice “pollo al limone”, “la torta salata alle zucchine della nonna” viene percepita un po’ più buona della semplice torta salata alle zucchine. Poiché i consumatori sono sensibili se un problema viene proposto in termini di guadagni o in termini di perdite (si chiama Effetto Framing) nella costruzione delle confezioni, è opportuno non solo valutare l’effetto che hanno i colori o le immagini, ma anche le Confronto dati EEG nelle diverse fasi di presentazione del gel frasi utilizzate per indurre aspetedibile. Misurazione dell’asimmetria della corteccia prefrontale tative e quindi emozioni. Con le AW index (maggiore asimmetria maggiore positività emozionale). tecniche di neuromarketing è possibile valutare l’effetto che ha un packaging ricco e delizioso”, attivi maggiormente la Corteccia sulla percezione dei consumatori. Orbito Frontale, un’area deputata alla gradevolezza Uno dei lavori condotti presso il Centro di Ricerca dell’esperienza di gusto e di olfatto. Gli stessi risultati si sono ottenuti confrontando l’effetto di una fragranza presentata come “formaggio duro” Avvicinamento/Apprezzamento o come “odore corporeo”. Nel primo caso la Corteccia Orbito Frontale si attiva maggiormente e i soggetti definiscono l’odore come più gradevole. Sebbene l’effetto delle aspettative non possa modificare profondamente la percezione del prodotto, molti studi neuroscientifici dimostrano come il nostro cervello sia in grado di contribuire nella percezione dei prodotti, classificando l’esperienza in maniera diversa e facendoci percepire diversamente il medesimo stimolo. Diversi anni fa Kahneman, Premio Nobel per l’economia nel 2002, aveva già dimostrato come i conumerose ricerche hanno dimostrato che le aspettative attivate da un colore, da uno stimolo pubblicitario o da una semplice frase, possono influenzare la percezione dei sapori e dei profumi di un prodotto. Alcuni studiosi hanno dimostrato che descrivere un odore con le parole “profumo ricco e delizioso” fa percepire lo stesso più gradevole rispetto alla percezione se presentato come “odore di verdure bollite”. Nello stesso studio misurando con la Risonanza Magnetica (fRMI) quale parte del cervello si attiva con le due denominazioni, è stato dimostrato come la prima denominazione, “profumo
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di Neuromarketing “Behavior and Brain Lab” dell’Università IULM (realizzato in partnership con la società Mind Room) in collaborazione con l’Università di Foggia è stato realizzato per misurare l’effetto che ha il modo con cui viene presentato un prodotto edibile sulla percezione di qualità. L’analisi è stata condotta valutando l’impatto emotivo di un gel edibile totalmente naturale, grazie al quale si potrebbe limitare l’utilizzo di conservanti artificiali e delle informazioni con cui presentarlo ai consumatori. Il gel presentava numerosi vantaggi poiché era insapore, incolore, inodore. Tuttavia, la presenza di una patina trasparente determinata dal gel rappresentava un problema poiché poteva rendere l’alimento meno gradevole al consumatore. L’obiettivo della ricerca è stato di testare l’effetto emozionale del nuovo gel e l’effetto che avevano sui consumatori le informazioni sul vantaggio del gel edibile. Modificando opportunamente il modo di presentare le informazioni si è dimostrato come queste hanno avuto un effetto positivo non solo sulla valutazione razionale ed esplicita del prodotto e sulle intenzioni di acquisto, ma anche sulla risposta fisiologica (spontanea) durante l’assaggio. Ovvero sulla dimensione emozionale. La corretta posizione del messaggio sui vantaggi del gel, la sua tipologia e il modo di presentarlo hanno incrementato nella condizione di assaggio informato le reazioni emotive dei consumatori rispetto alla condizione di assaggio alla cieca (blind). La diversa reazione dei consumatori è confermata dai dati sulla conduttanza cutanea e dai dati EEG (elettroencefalografico): la risposta è stata più intensa e positiva quando si disponeva delle informazioni adeguatamente progettate sui vantaggi del gel. L’effetto positivo delle informazioni fornite, quindi, ha riguardato anche la risposta emotiva più spontanea e inconsapevole, che, come si sa, ha un ruolo determinante nei processi di acquisto. Vincenzo Russo professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing presso lo IULM di Milano vincenzo.russo@iulm.it
r&f l’evento
Mapic 2016: il retail real estate ha fame di food italiano C
annes – Palais des Festivals: si chiude la 22° edizione di Mapic, fiera internazionale specializzata sul mercato dell’immobiliare commerciale, organizzata da REED Midem. Ed è ancora un successo per la kermesse francese, che ha mantenuto le attese della vigilia: più di 8mila visitatori, 2mila retailer e centinaia di progetti esposti. I numeri e soprattutto le opinioni dei protagonisti troveranno spazio nell’ampio resoconto dedicato all’evento, che sarà pubblicato sul numero di gennaio/febbraio di r&f. Ma a poche ore dalla chiusura dei battenti, con il prossimo appuntamento fissato per il 15-17 novembre del 2017, l’attenzione è già proiettata sull’evento che vedrà protagonista il mercato italiano con la seconda edizione di Mapic Italy (16-17 maggio al Superstudio Più di Milano). Per l’occasione il tema centrale sarà il food, come ha annunciato Nathalie Depetro (Mapic director) a Cannes durante il convegno intitolato “Food&Beverage powered by Mapic Italy”, organizzato da REED Midem e dal magazine retail&food in partnership con il CNCC. Depetro ha indicato in modo specifico due appuntamenti di primaria importanza che si terranno il 16 maggio: un convegno specializzato organizzato da retail&food e soprattutto l’assegnazione dei Foodservice Award 2017 organizzati sempre da retail&food e dalla rivista Ristorando. Dopo il successo della prima edizione nel dicembre del 2015, la serata di gala avrà quindi luogo nella cornice di Mapic Italy, alla presenza dei più importanti operatori nazionali e internazionali della ristorazione commerciale a catena e del retail real estate. Il grande merito riconosciuto dagli addetti ai lavori al food è quello prolungare la permanenza dei consumatori all’interno dei centri commerciali e di allargarne la clientela, contribuendo in modo determinante a generare un’experience più completa a 360 gradi. E in questo scenario i retailer italiani diventano protagonisti per gli sviluppi non solo nazionali ma anche esteri, come ha testimoniato Jonathan Doughty, head of Emea JLL Foodservice Consulting, durante il già citato convegno “Food&Beverage powered by Mapic Italy”, che ha visto emergere le case history di Autogrill, Cioccolatitaliani, Cigierre e Caffè Pascucci. Spostando i riflettori sulle nuove iniziative
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Al microfono Nathalie Depetro
La senatrice Maria Spilabotte immobiliari commerciali presentate a Mapic, i progetti nostrani sono stati apprezzati da un’ampia platea in occasione dell’incontro “Italy: new development projects” presenziato da Massimo Moretti (presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali), a cui ha preso parte anche l’onorevole senatrice Maria Spilabotte, della Commissione Lavoro del Senato, che ha posto l’accento sulla volontà della politica e del Governo di ascoltare le istanze di questo comparto, riconoscendone il ruolo propulsivo sull’economia del Paese in termini di PIL e occupazione.
Tra i cantieri avviati o prossimi ad esserlo, si distingue l’operazione di CityLife a Milano, dal valore complessivo di circa 2 miliardi di euro che porteranno in dote, oltre ai tre grattacieli firmati Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind e a centinaia di residenze, anche uno Shopping District di posizionamento premium con oltre 80 negozi, una ventina di ristoranti e un multisala. Guardando invece ai centri commerciali in senso stresso, si staglia l’ampliamento di Oriocenter (BG) che incrementerà la Gla totale a quota 105mila metri quadrati. Ma altrettanto impattante per un bacino ricco come quello di Parma e le città limitrofe sarà il Parma Urban District: 70mila mq di Gla tra mall e parco commerciale, per un investimento di circa 200 milioni di euro. Un ulteriore filone riguarda il refurbishment e l’ampliamento dei centri esistenti, che vede coinvolti da nord a sud del Paese numerosi shopping centre tra cui gli Auchan di Taranto e Fano. Gli altri progetti portati all’attenzione sono stati il Palladio Shopping Centre e Mondo Juve. Ma la ripresa del settore in termini di sviluppi, piuttosto evidente parlando con i vari espositori, non può prescindere dal rilancio del Mezzogiorno, che è stato dibattuto nel convegno targato CNCC: “Sud Italia: la nuova pepita d’oro”. A.P.
r&f
Dossier shopping mall taglio nastro
Design, fashion e food fanno
Scalo (a) Milano Organizzato per distretti merceologici, su una Gla attuale di 30mila mq, il nuovo City Style promosso da Gruppo Lonati e Gruppo Promos ha visto il taglio del nastro il 27 ottobre a Locate Triulzi. Subito 90 negozi e sino a 130 nella Fase 1, per arrivare a 300 quando l’opera sarà completata. L’investimento: 200 milioni di euro
“S
embra una città”; “Sì, è un outlet!”; “Ma ci sono gli sconti?”. Estremante efficaci nella loro semplicità, riportiamo alcune frasi che abbiamo sentito pronunciare al momento dell’ingresso del pubblico, avvenuto nel pomeriggio del 27 ottobre in coda all’incontro rivolto alle autorità. Poche esclamazioni che rendono idea di come sia stato percepito in un primissimo momento Scalo Milano e soprattutto delle opportunità commerciali nonché della sfide (specialmente in termini di comunicazione e marketing) che caratterizzeranno il futuro del primo city style italiano. Ma torniamo ai fatti.
A fine ottobre, in provincia di Milano nel comune di Locate di Triulzi, ha visto il taglio del nastro la fase 1 di un progetto commerciale innovativo sotto molteplici punti di vista: sviluppo, tenant mix, format. In ordine, Scalo Milano può considerarsi il vertice a sud della nuova fase di sviluppo retail real estate che interessa l’area milanese, delimitata a nord da Il Centro di Arese, a est da Westfield Milano e a sud dall’iniziativa promossa da Gruppo Lonati e Gruppo Promos. Incluso in questo ipotetico triangolo il futuro Auchan Cinisello, il possibile ampliamen-
Carlo Maffioli
retail&food - dicembre 2016 Ettore Lonati
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Dossier shopping mall taglio nastro getto sarà protagonista di un sostanziale raddoppio della superficie lorda affittabile, che in tre diversi step arriverà a 60mila mq per 300 punti vendita totali. L’investimento dichiarato dallo sviluppatore bresciano, nella persona del presidente Ettore Lonati, è di circa 200 milioni di euro (una parte stanziata da istituti di credito), di cui 25 destinati a opere di riqualificazione ambientale e potenzia-
to di Carosello e ancora vari progetti sulla carta, oltre al distretto direzionale di CityLife. In particolare Scalo è stato inaugurato con una novantina di punti vendita, che dovrebbero aumentare sino a poco meno di 130 entro la fine del 2016, per una Gla di 30mila metri quadrati. Ma il pro-
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retail&food - dicembre 2016
mento infrastrutturale a supporto del territorio. Sul fronte del tenant mix, come ha spiegato in occasione dell’evento inaugurale Carlo Maffioli, presidente di Promos, l’obiettivo è stato di includere in un unico contesto commerciale tre differenti anime: il fashion, il food e, qui sta la vera sfi-
da, il design. Tutti e tre già apprezzabili nella prima fase di sviluppo, dove si evince anche una piazza destinata al contemporary & affordable luxury. Infine il format, denominato city style – cioè un mall en plein air ubicato alle porte della città servito dal trasporto pubblico locale, in questo
caso dal Passante Ferroviario di Trenord, linea S13 – che mira a diventare un vero e proprio quartiere di Milano: a livello architettonico ricorda i factory outlet center, anche se rivisto in chiave moderna, ma la strategia di prezzo è in parte full price e in parte off price. I prodotti che riportano il ‘Prezzo per Scalo Milano’ sono quelli a listino ridotto mentre le novità, i prodotti iconici e quelli continuativi sono contrassegnati dall’indicazione ‘Prezzo Retail’. Nello specifico, il fashion presenta questa caratteristica, mentre il design vende sostanzialmente a prezzo intero. Per esaurire i numeri dell’iniziativa, Scalo Milano conta 4mila parcheggi, distribuiti sia
Il progetto in pillole
FASE 2 TOTALE GLA TOTALE UNITÀ A REGIME PARCHEGGI
tutt’attorno al complesso sia in un parcheggio multipiano, e presenta orari di apertura che variano nel corso della settimana e si allungano per la food court, accessibile direttamente dall’ingresso 4: dalla domenica al mercoledì, alle 21 chiudono le aree fashion e design mentre la piazza della ristorazione prosegue la propria attività sino alle 23; di giovedì, venerdì e sabato il fashion e il design portano la chiusura alle 22 mentre non cambia quella food. Gli ingressi attualmente attivi sono sei: uno sul lato del Passante Ferroviario, due che si affacciano sul Design District, uno sul food e due sulla piazza principale (o piazza del lusso) di cui uno dà sul Parco
27 OTTOBRE 2016 GRUPPO LONATI - PROMOS PROMOS COTEFA.INGEGNERI&ARCHITETTI CIRCA 200 MILIONI DI EURO LOCATE DI TRIULZI (MI) EXTRA URBANA CITY STYLE 31MILA MQ 130 15 4.000 MQ DI FASHION 2017 8MILA MQ DI DESIGN NEL 2018 17MILA MQ 60MILA MQ 300 4MILA
Agricolo Sud Milano. Dal punto di vista architettonico sono stati istallati 19mila mq di vetro retro smaltato che enfatizza i colori; la tecnologia della copertura della food court è la stessa del Decumano di EXPO 2015 e le torrette bianche ubicate in quel contesto sono veri e propri diffusori di comfort, che rinfrescano in estate con nebulizzatori. L’obiettivo per la piazza della ristorazione è quello di
Filippo Maffioli
«Sviluppi futuri già calendarizzati» FILIPPO MAFFIOLI, amministratore delegato di Promos
© Edifis Intelligence
APERTURA PROMOTORE COMMERCIALIZZAZIONE E GESTIONE PROGETTAZIONE INVESTIMENTO LOCALITÀ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA GLA ATTUALE TOTALE UNITÀ ATTUALI UNITÀ RISTORAZIONE FASE 1A / B
Oggi ci sono 90 negozi attivi sui 130 realizzati. Entro l’anno andremo a saturare gli store disponibili. Dal punto di vista dello sviluppo è previsto per il 2017 un ampliamento di 4.000 mq della parte fashion, con l’aggiunta di altri 35 negozi entro Natale. Successivamente, nel 2018 raddoppieremo il Design District incrementandolo di circa 8mila mq: quindi porteremo la struttura dagli attuali 31mila a 43mila mq di Gla. Entrambe le operazioni sono già state calendarizzate a livello finanziario. Quali i numeri della fase 2 vera e propria? Sono altri 17mila mq, che porteranno Scalo Milano da 43mila a 60mila metri quadrati. Parliamo del brand mix, iniziando dal design. Come avete convinto gli operatori a partecipare in questo progetto? Per noi il design è motivo di orgoglio: per la prima volta siamo riusciti a creare in Italia una piattaforma di design, che tra l’altro a livello mondo è quella più importante per dimensione e posizionamento. Sono 26 store monomarca e non è stato facile convincere gli operatori, a cui ci siamo rivolti adducendo due temi: il primo è l’unione fa la forza, data dal fatto di creare un distretto che disponesse anche di food e fashion; il secondo si concentra sulla filiera. Oggi il design vende il proprio prodotto tramite dealer, ma non può, in proiezione futura, prescindere dall’attivazione di negozi monomarca. Come nel fashion, così nel food e quindi anche nel design, il cliente cerca l’esperienzialità attraverso punti vendita monomarca dove incontra l’azienda che gli racconta il proprio valore aggiunto. Dalla presentazione del progetto, per tutta la fase di commercializzazione si è parlato di un’intensa attività di scouting finalizzata a individuare nuovi marchi e format
particolari. Quali i risultati più interessanti? Oltre al Design District, che è completamente nuovo, annoveriamo Karl Lagerfeld che è il primo in Italia, DoDo del Gruppo Kering che ha portato a Scalo il primo store in un mall e lo stesso dicasi per Moleskine. Sul food menziono Fresco. A che percentuale è arrivata la commercializzazione della Fase 1? Al 90 per cento. Nelle prossime settimane saranno aperti vari negozi, tutti entro Natale, ma manterremo 7-8 unità per i deal che necessitano di più tempo e che non possono mancare a Scalo Milano. Guadando al breve termine, quali le prossime fasi? Al Mapic di Cannes presentiamo il primo ampliamento che è targettizzato 2017. Scalo Milano non è un centro commerciale e non è un factory outlet center: è un City Style. In cosa consiste questo nuovo format distributivo e come lo spiegherete al consumatore finale? City Style significa distretto delle moda e dell’eccellenza e la comunicazione sarà imperniata proprio sul concetto di distretto. Scalo Milano deve essere un quartiere: è servito dal Passante Ferroviario, offre fashion, food, design, sono presenti un parco verde e degli spazi destinati all’arte e ci sarà anche una scuola. Quindi tantissimi elementi che vanno al di là di un semplice mall commerciale. Un secondo concetto è quello dell’eccellenza: significa che di tutti i tre mondi rappresentati stiamo lavorando per avere brand di eccellenza e affinché i marchi stessi esprimano a loro volta eccellenza. Per esempio Nike, che è presente in numerosi contesti, ha aperto a Scalo il proprio negozio più grande d’Europa all’interno di un mall. E per quanto riguarda la strategia di pricing? Il Design District è full price, mentre il fashion ha una componente mista per cui i negozi possono vendere sia il prodotto continuativo sia quello della stagione precedente.
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Dossier shopping mall taglio nastro offrire ai visitatori una zona relax, posizionata in medias res (o in posizione baricentrica) rispetto al complesso. Forte di un’offerta commerciale innovativa, Scalo Milano si propone di attrarre non solo i residenti nel raggio sino a 90 minuti (1,9 milioni nei 30 minuti; 7,3 nei 60 e 12,2 nei 90) ma anche i turisti in visita nella metropoli meneghina, pari a circa 7 milioni all’anno, per un obiettivo di affluenza annua di circa 8 milioni di persone. Oltre al Passante Ferroviario, la città è collegata tre volte al giorno da giovedì a lunedì con un servizio navetta che parte da Largo Cairoli. A completamento del sito, il progetto di riqualificazione dell’area ex Saiwa dimessa nel 2004 ha visto la cessione di 130mila mq di area verde al Parco Agricolo Sud Milano e include la realizzazione di una scuola.
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Tre anime più una Come accennato, la prima fase di Scalo Milano è partita con circa 90 negozi, ma sono previste numerose aperture entro Natale 2016. Tuttavia fin da subito è evidente un’offerta commerciale organizzata per distretti. Dall’ingresso 5 e 6 è immediatamente riconoscibile quello del design, con protagonisti marchi del calibro di Kartell, Cassina, B&B e Poltrona Frau, in coda al quale c’è quello dedicato allo sport con Nike (il negozio più grande d’Europa all’interno di un mall), Adidas e Reebok, Kappa, Converse (il primo nel nord Italia diretto), segue la cosmesi, tra cui si distingue Terme di Sirmione (primo store monomarca italiano) e ancora jeans e casual wear (Pepe Jeans, Levi’s, Meltin’Pot, Tommy Hilfiger, MCS, ecc) nella street che porta
alla food court, caratterizzata quest’ultima da una proposta più veloce nella piazza al piano -1 (McDonald’s, Spontini, La Piadineria, Doppio Malto, Panini Durini ma anche Shi’s – format asiatico del Gruppo Cigierre –, Rossopomodoro e Roadhouse Grill) e più lenta al li-
già aperti al pubblico il primo store italiano di Karl Lagerfeld e lo shop di Fratelli Rossetti. Sotto il profilo dimensionale delle unità commerciali, Scalo Milano oscilla tra gli oltre mille mq di Nike e i circa 60 mq delle posizioni più piccole, con le insegne del fashion comprese
vello terreno (Fresco, RED Feltrinelli e Aromatica Restaurant Lounge Bar: il concept del Gruppo CIR food per l’alta ristorazione, collaudato durante EXPO 2015, dove chef professionisti trasmettono il gusto e la cultura della cucina di alta qualità, attraverso piatti creati a vista). Progressivamente, camminando verso gli ingressi 2-3 (lato Parco Agricolo Sud Milano) sale la fascia prezzo di riferimento per arrivare alla piazza più grande dove ci saranno i brand del contemporary & affordable luxury, tra cui in fase di taglio nastro erano
tra i 150/200 mq e i circa 400 mq di Calvin Klein e Guess, ubicati nelle varie torri di ingresso, che vedono protagonisti con superfici analoghe i già citati Kartell e Cassina (design), il format RED di Feltrinelli e Aromatica di CIR Food. Una quarta anima, non meno importante, riguarda la cultura: quattro spazi, per complessivi 2mila mq, sono dedicati al progetto Scalo Arte, che porta per la prima volta l’arte contemporanea in un distretto commerciale. Andrea Penazzi
r&f Case history e-commerce
Obag.it: l’online che cresce a tripla cifra
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n trend positivo che nel 2016 consolida la propria presenza online registrando un aumento del 100% del fatturato dello store rispetto al 2015, con una media di crescita del 50% quarter su quarter. Questo è il dato che ci ha fornito Full Spot, società padovana che produce e commercializza il brand di borse e accessori O bag. E proprio sullo store online si è focalizzata la nostra attenzione, esplorandolo sino a un click dall'acquisto. In homepage attraverso uno slideshow è possibile vedere le ultime novità e appena sopra, su una barra orizzontale, è presente il
Michele Zanella
menù in cui sono indicate le categorie disponibili. O bag oggi è sul mercato anche con orologi, occhiali, portafogli, accessori e calzature, tutti pensati per essere composti con elementi abbinabili e intercambiabili, ma noi ci siamo soffermati sulle borse, cavallo di battaglia del marchio. La loro caratteristica, infatti, è di essere componibili: scocca, manici, bordo esterno e sacca interna. La combinazione di questi quattro elementi, disponibili in molteplici colori, materiali e fantasie, permette di creare infiniti mix. Abbiamo deciso di “acquistare” la scocca realizzata in diciotto colorazioni differenti nella versione
liscia e in quattro nella versione brush. Tuttavia abbiamo notato che in automatico screma i colori non disponibili, quindi procedendo per mettere nel carrello una scocca liscia, abbiamo a disposizione solo 11 colori. La scelta è ricaduta sul blu navy. Una volta inserito nel carrello, siamo andati a fare il "checkout". Si può effettuare sia come ospite, sia attraverso la registrazione, creando quindi un account per usufruire (come indicato dal sito) a futuri vantaggi. Abbiamo scelto di non registrarci, ma abbiamo dovuto comunque compilare tutti i campi relativi ai dati dell'acquirente per la fatturazione e la
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Case history e-commerce una volta aggiunta al carrello la scocca, si passa in automatico alla sacca interna, poi ai manici e si conclude con i bordi. Non solo borse però. Ogni prodotto O bag è componibile. Ci sono gli orologi O clock per i quali si possono scegliere cinturino e meccanismo, gli occhiali O sun per i quali invece si possono selezionare la montatura, le astine e le lenti, i portafogli O hug con cover e interni intercambiabili e le flatform O shoes personalizzabili con strap fashion e decori bijoux. Il sito di O bag è certamente friendly e divertente da navigare, soprattutto perchè offre la possibilità di scegliere
spedizione che si possono naturalmente ricevere a indirizzi differenti (comodo se si deve fare un regalo). Viene successivamente richiesta la modalità di pagamento che può essere effettuato tramite carta di credito, Pay Pal o contrassegno. Immaginando di voler acquistare solo una scocca, i passaggi sono rapidi e intuitivi. Dalla homepage si arriva con un click del mouse alla pagina delle scocche. Si seleziona il colore e si inserisce nel carrello. Da qui è sufficiente fare il checkout inserendo i dati e passare al pagamento. C'è poi un'altra opzione molto interessante, ossia quella della "creazione guidata". Selezionando sempre la voce "borse", andando poi su Clicca & componi c'è un percorso guidato che
in quattro passaggi (uno per ciascun elemento che compone la borsa) permette di creare la propria O bag personalizzata, senza dover uscire ad esempio dalla pagina delle scocche per entrare in quella dei manici. In questo modo,
e intrecciare elementi diversi per creare la propria borsa. Sarebbe ancora più interessante, secondo noi, ipotizzando di comporre una borsa completa, vedere il rendering del prodotto finito prima di acquistarlo, invece è possibile vedere solo i pezzi separatamente. L'intervista I numeri e i risultati del sito parlano da soli, ma qualcosa ce lo siamo fatto raccontare anche da Michele Zanella, general manager di Full Spot. A un anno dal lancio della piattaforma, che somme avete tirato? A poco più di un anno dal lancio della nuova piattaforma, affidata a Ikom, tutte le metriche evidenziano un trend estremamente positivo e confermano la scelta aziendale di fare del canale digital uno dei punti di forza della nuova strategia di crescita.
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Portare la cultura digitale in azienda è stato un passo obbligatorio e fondamentale. O bag è sempre stata una company all’avanguardia per il design e per i prodotti e non poteva non raccogliere la sfida digitale. Come si è evoluto il sito di O bag? Obag.it è oggi una piattaforma veloce, responsive, scalabile, tradotta in 6 lingue. Nel maggio 2016 alle lingue Italiano, Inglese, Spagnolo, Francese e Tedesco si è aggiunta quella Cinese. È la Cina il nuovo mercato che l’azienda si appresta a conquistare, con un piano di aperture di oltre 20 punti vendita nel 2017. Per quanto riguarda i dati di traffico, che numeri fate? I dati di traffico sono molto positivi. O bag conta attualmente una media di quasi 170mila visitatori unici al mese per circa 300mila sessioni, con 2,5 milioni di pagine viste al mese e 4 minuti di tempo medio speso sul sito (Dati Google Analytics). Altro dato rilevante è la media dei nuovi visitatori che cresce mensilmente del 55%, a dimostrazione del fatto che il brand sta generando curiosità e interesse sul mercato. Il ranking? Il dato del ranking nazionale e internazionale del sito Obag.it posiziona il brand tra i top player del settore, nel primo 10% della classifica. Obag.it ha già un ranking in Italia di 3.925 e di 146.200 nel mondo (dati Similarweb). Il trend di crescita del traffico è accompagnato da un importante incremento del fatturato online che ha visto un +100% anno su anno e una media del 50% quarter su quarter. E il futuro? Dopo il lancio del sito in cinese, procederemo a implementare una strategia multicanale, portando il digitale all’interno dei punti vendita grazie a un nuovo configuratore attraverso il quale i clienti potranno costruirsi la borsa in virtuale e ritirarla nel negozio. Contemporaneamente stiamo per lanciare la nostra App, sia per iOS sia per Android; anche questa una scelta obbligata, sia perché ormai la maggior parte del traffico è mobile, sia per stabilire una relazione sempre più stretta e diretta con i nostri clienti. S.M.
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r&f Analisi mercato
Toccatemi tutto,
ma non il mio pet Un mercato da quasi due miliardi di euro che fa fronte alle necessità di circa 60 milioni di animali presenti in Italia. Cani e gatti la fanno da padroni in questo settore dove le catene si stanno dimostrando un canale estremamente profittevole dalla crescita a doppia cifra
G
li italiani hanno mostrato un grande spirito di adattamento per far fronte al complicato periodo di crisi che il Paese sta affrontando da anni, ma a quanto pare non sanno proprio rinunciare ai propri animali da compagnia, siano essi cani, gatti, pesci rossi o pappagalli. Secondo il rapporto Assalco (Associazione nazionale tra le imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia) in collaborazione con Zoomark International, il salone internazionale dei prodotti e delle attrezzature per gli animali da compagnia organizzato da BolognaFiere, con il contributo di ANMVI, (Associazione nazionale medici veterinari italiani) e IRI Information Resources, nel 2015, il mercato dei prodotti per l’alimentazione dei cani e gatti in Italia ha sviluppato un giro d’affari di 1 miliardo e 914 milioni di euro
per un totale di 551.200 tonnellate commercializzate. Per il terzo anno consecutivo il mercato mostra una
dinamica a valore positiva, con un incremento del fatturato del 4,1% rispetto allo scorso anno e, a differenza
Alimenti per cane e gatto In Italia il mercato dei prodotti per l’alimentazione per cani e gatti chiude il 2015 con un giro d’affari di
degli anni passati, un segnale positivo arriva anche dalle vendite a volume che mostrano una ripresa e quindi
Alimenti per altri animali da compagnia Gli alimenti per altri animali realizzano nella GDO un fatturato di
Totale mercato
Fonte: IRI AT dicembre 2015 - Euromonitor 2015
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Analisi mercato Accessori Il trend positivo della categoria è trainato dai prodotti per l’igiene.
Peso dei segmenti sul totale
Snack funzionali e fuoripasto
Fonte: IRI AT dicembre 2015 - Euromonitor 2015
una crescita dello 0,9% dopo due anni di flessione. Il comparto degli alimenti per cane e gatto continua a mostrare un tasso di crescita a valore superiore a quello del largo consumo confezionato che peraltro, dopo anni di crisi, ha chiuso il 2015 con una ripresa dei consumi sia in termini di spesa sia di volumi. Vi è tuttavia un'inversione di tendenza rispetto al 2014 e la differente velocità di crescita tra valore e volume è da ri-
condursi a una serie di comportamenti in atto ormai da alcuni anni. Da una parte, i proprietari di PET confermano una diffusa attenzione alla salute e al benessere dei propri animali e tale attenzione si manifesta attraverso la scelta di alimenti di alta qualità (i cosiddetti premium e superpremium) che accrescono il valore del mercato. Dall'altra parte si evidenzia una variazione dei comportamenti d’acquisto
dovuti alla crescente diffusione di animali di taglia medio-piccola i cui consumi giornalieri sono più contenuti, ma anche alla riduzione degli sprechi. Ciò tende a determinare il passaggio graduale dai formati medi ai formati monoporzione (dal medium al single serve) che genera un impatto sui volumi. La tendenza è confermata anche da Nicola Lipomani, marketing manager specialist Purina il quale ha
affermato: «I segmenti in cui abbiamo riscontrato le performance migliori nel canale specializzato sono gli snack (+10,9%), i prodotti destinati ai cani di piccola taglia (+8,7%) e infine
«Commercializziamo 60 marchi di cui 10 esclusivi» MARCO PREMOLI, amministratore delegato di Maxi Zoo Italia Come è organizzata la vostra rete vendita? Maxi Zoo è un gruppo tedesco con 1.400 punti vendita in 11 paesi europei. In Italia abbiamo la sede a Milano. Non abbiamo poli di stoccaggio, ma le consegne avvengono direttamente al punto vendita per quanto riguarda i nostri fornitori, e arrivano dalla casa madre per quanto riguarda le nostre private label, anche se noi li chiamiamo in realtà marchi esclusivi e sono una decina. Quanti punti vendita avete in Italia e come sono dislocati? Maxi Zoo ha chiuso il 2015 con 60 punti vendita di cui due nel formato che noi definiamo XXL da circa 1.200 metri quadri. Tutti gli altri sono store da circa 650 metri quadri. Quest'anno chiuderemo con 75 negozi di cui 4 XXL. Come dislocazione, a oggi compriamo un'area che va da Rimini in su, fino a tutto il nord Italia. Come sta andando il settore del PET? Lo scorso anno il settore in generale si è chiuso con una buona performance a valore e una discreta performance a volume. Per quanto riguarda le catene, si parla di numeri che vanno ben oltre la doppia cifra. Noi abbiamo una crescita superiore al 25%, tenendo
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in considerazione le nuove aperture. Diciamo che a rete corrente siamo molto vicino alla doppia cifra. In termini di fatturato quindi? Il 2016 dovremmo chiuderlo intorno ai 95 milioni. Il 2015 lo abbiamo chiuso a 76 milioni di euro. E i nostri marchi esclusivi occupano una quota di fatturato che supera il 40 per cento del totale. Siete presenti anche nei centri commerciali? Abbiamo un paio di negozi all'interno di centri commerciali, ma principalmente siamo nelle zone commerciali delle città, nei retail park strutturati e nei retail park naturali. Quali sono le categorie merceologiche più vendute? In linea di massima il cane fa da padrone e il gatto segue a ruota. Poi vengono tutti gli altri animali. Per il cane la maggiore quota è occupata dal secco, mentre per il gatto è l'umido a essere il più venduto. E in entrambi i casi è dove c'è la maggiore crescita. In questo siamo differenti dai paesi nordici dove l'umido praticamente non esiste. Commercializzate anche PET non food? Sì e vale circa il 30%, in crescita, del fatturato.
I vostri negozi sono a gestione diretta o in franchising? Sono tutti in gestione diretta. Avete uno store online? Siamo molto attivi dal punto di vista del canale digitale col sito, i social, ecc. A oggi, tuttavia, in Italia non c'è un sito di e-commerce, a differenza di altri Paesi come Germania e Svizzera dove siamo già strutturati in tal senso. Credo comunque che a breve anche noi ci attiveremo per la vendita online. Ci sono categorie di animali che stanno emergendo? Cane e gatto sono in crescita costante, le altre categorie di animali domestici, quindi pesci, roditori, volatili, rettili, sono pressoché stazionari e a differenza degli altri Paesi europei dove c'è una maggiore cultura dell'animale che non sia cane o gatto. In Italia siamo più tradizionalisti, e l'unico vero trend individuato è la dimensione dei cani, che tendono a essere sempre più di taglia piccola. Quante referenze avete? In un negozio standard abbiamo dalle 8mila alle 10mila referenze suddivise in una sessantina di brand di cui una decina esclusivi di Maxi Zoo.
«La media del punto vendita è 2.500 referenze» MARCO VANZETTO, amministratore delegato di Zooplanet
mediamente si aggira sulle 2.500 referenze. Il volume maggiore è realizzato dall’alimentazione cane Quanti negozi avete e quali canali penetrate? e gatto. Abbiamo 33 punti vendita e 6 prossime aperture, operiamo nel Quanto vale il mercato degli accanale franchising e diretto. cessori rispetto al food? Com'è la gestione dei negozi? Il mercato degli accessori, snack Siamo specializzati nel franchising e il nostro obiettivo è compresi, vale il 35/40% del fatfornire a un imprenditore le migliori opportunità del settore turato in particolare un ampio asPET: proponiamo soluzioni interessanti come il magazzino in sortimento e una buona speciaconto vendita e l’affitto del lay out in modo da semplificare e lizzazione del personale permettono di vendere prodotti più ridurre i rischi della fase di start up, oltre a una serie tecnici come integratori, antiparassitari e accessori in genere. importante di servizi come la formazione e il marketing Qual è il vostro fatturato? è un business in crescita? necessari per fare decollare l’attività. Il fatturato medio di un punto vendita di 150 mq in un centro Come cambia la struttura dei negozi in base ai canali? commerciale medio è di circa 400mila euro. Il mercato del PET La struttura dei negozi non cambia in base al canale di food nel 2015 è cresciuto del 4% arrivando a sfiorare i 2 miliardi vendita: sia nei negozi affiliati sia in quelli diretti riusciamo a di euro, assieme alla domanda sta crescendo anche un’offerta offrire una consulenza specializzata, un assortimento ampio sempre più attenta alle esigenze di un consumatore moderno. e servizi a elevato valore aggiunto come la toelettatura. Un tempo erano cani e gatti, oggi? come si sta evolvendo il Quali prodotti commercializzate? quante referenze? quali vostro settore? i generi più venduti? Oggi i PET sono sempre più spesso membri della famiglia a tutti I prodotti commercializzati spaziano dal food all’accessoristica in gli effetti e come tali sono diventati degli attori importanti nelle particolare per cani e gatti, ma rilevanti sono anche le vendite di scelte della famiglia stessa come ad esempio viaggi, soluzioni prodotti per piccoli roditori, ornitologia e acquariologia, senza di- abitative, ecc. In questo modo hanno anche acquistato una loro menticare la vendita degli animali stessi. La profondità di assorti- maggiore identità e si sono ritagliati una voce più importante mento varia in funzione delle dimensioni del punto vendita ma nel bilancio familiare.
l’umido monoporzione per gatti (+6,3%). In particolare è stata registrata una grande crescita nel comparto dei prodotti Natural, che ha visto un aumento del 11,7%. Anche il comparto degli alimenti formulati per supportare i pet ad affrontare diete o specifiche patologie ha segnato importanti tassi di crescita nel
canale specializzato, pari al 8,9%. La tendenza che si è notata principalmente in questi ultimi anni è proprio la diffusione dei prodotti che offrono un posizionamento naturale, ma anche la crescita delle diete terapeutiche, un segmento peculiare del canale specializzato che sta quindi crescendo notevolmente».
Gli alimenti per cane e gatto nei canali Petshop tradizionali, Catene Petshop e Grocery I petshop tradizionali per il secondo anno consecutivo mostrano una crescita del fatturato (+1,6%) mentre le dinamiche dei volumi sono ancora negative (-1,2%). Continua e si rafforza rispetto al 2014 la crescita di fatturato del Grocery (+3,3%): un segnale positivo arriva anche dai volumi che dopo due anni di flessione mostrano una lieve ripresa (+0.3%). È possibile che gli ipermercati abbiano sofferto, oltre alla crisi strutturale del canale, anche lo sviluppo dei superstore e delle catene petshop che hanno continuato a crescere a due cifre con dinamiche del +17,9% a valore e +16,3% a volume rispetto all’anno precedente. In ogni caso il petshop tradizionale continua a rimanere il canale a più alta redditività, assieme alle catene specializzate: pur coprendo solo il 18% dei volumi (che corrispondono a 99.219 tonnellate circa), genera il 32% dei valori, con 613,3 milioni di euro di fatturato,
mentre il canale Grocery, con il 75,6% dei volumi complessivi (416.600 tonnellate), muove il 57,8% dei valori, ossia 1.106,2 milioni di euro. Le catene specializzate coprono il 6,4% dei volumi e l’10,2% dei valori, per un totale di 35,5 tonnellate e 194,6 milioni di euro. Catene petshop a doppia cifra Continua la crescita delle catene anche nel 2015 (+17,9% a valore e + 16,3% a volume). All’interno del canale, gli alimenti per cani mostrano uno sviluppo dei volumi e dei fatturati superiore a quello degli alimenti per gatto. Per quanto riguarda i volumi sviluppati, gli alimenti per cani realizzano 22.500 tonnellate (63,4% dei volumi complessivi), gli alimenti per gatto 13mila tonnellate che corrisponde al 36,6% dei volumi totali. Tutti i segmenti sono in crescita: tra i più dinamici quelli relativi agli alimenti per cani. Da segnalare infatti gli alimenti secchi per cani (+19,6% a valore e +18,4% a volume), gli alimenti umidi per cane (+21,7% a valore e +19,1% a volume) e gli snack cane (+22,9% a valore e +19,6% a volume). Le catene sono un format in sviluppo che integra i vantaggi dei petshop tradizionali legati alla specializzazione e all’innovazione con le logiche di gestione assortimentale e di display proprie del grocery. Come lo scorso anno, rispetto al petshop tradizionale, nelle catene si evidenzia una maggiore canalizzazione degli alimenti per gatti (36,6%
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Analisi mercato «Il nostro assortimento è non food al 70%» MICHELE FOPPIANI, fondatore e amministratore delegato di Arcaplanet Da quanti negozi è composta la vostra rete di vendita? E in quali canali operate? La nostra catena è leader in Italia nel pet care con oltre 160 punti vendita di proprietà, in 13 regioni. Oggi operiamo in tutti i canali: centri commerciali, città, centri cittadini oltre ad avere il nostro canale e-commerce. Come sono strutturati i negozi in termini di metrature, allestimenti, ecc.? I negozi si differenziano per dimensione e per format di comunicazione, da un minimo di 150 mq fino agli oltre 1.000 mq dei formati Large. Arcaplanet ha creato un modello distributivo innovativo e specializzato dove in spazi variabili è disponibile una gamma di prodotti varia e completa. Il layout è distintivo e ben riconoscibile, moderno e ordinato e offre all’acquirente un percorso di visione e scelta intuitivo e semplice. Come sono gestiti i vostri negozi? Tutti diretti e di proprietà, nessuno in franchising. Di quante referenze è composta la vostra offerta? Quanto pesano gli accessori rispetto al food? Quante aziende commercializzate?
a volume rispetto al 30,8% del petshop tradizionale) e in particolar modo dell’umido gatto (22,4% a volume rispetto al 16,7% del Petshop Tradizionale). Le private lable crescono Nel 2015, le Private Label hanno svi-
Il nostro assortimento si caratterizza per essere “non food” pari al 70% del totale delle referenze, anche se la maggior parte del venduto è caratterizzata da prodotti alimentari. Sono disponibili oltre 160 brand. Per poter garantire la presenza costante delle oltre 10.000 referenze, ogni singolo punto vendita viene rifornito due volte alla settimana sulla base di un programma computerizzato di riordini che utilizza lettori ottici di ultima generazione per la composizione dell’ordine. Quali sono i generi più venduti? Stanno cambiando le tendenze in merito agli animali domestici posseduti? Per quanto riguarda i principali trend sui cibi per animali, le nuove tendenze portano tutte verso l’umanizzazione degli animali. L’innovazione più grande è stata il passaggio all’utilizzo di ingredienti human grade, ovvero qualità per il consumo umano, da allora il mercato del naturale si è sviluppato esponenzialmente. Che numeri fate in termini di fatturato? È un mercato in crescita secondo voi? Il 2015 è stato per noi molto positivo. Abbiamo chiuso l’anno con un fatturato pari a 137 milioni di euro con un
luppato una quota a valore del 17,5% a totale largo consumo confezionato (mercati food e non food) in flessione di -0,3% verso il 2014. Dopo anni di crescita, per il secondo anno le private label mostrano una riduzione della quota. All’interno dell’offerta generale della private label si riscontra una
incremento percentuale del 22% rispetto al 2014. Per il 2016 è comunque prevista una crescita a due cifre. Come vi relazionate con il mondo dell'e-commerce? Quali strategie adottate in merito? L'e-commerce è innanzitutto un canale da presidiare: la multicanalità è una caratteristica irrinunciabile per un'azienda nel 2016, il servizio per il cliente deve essere completo e integrato, l'ecommerce serve a completare l'offerta prodotti, le modalità di acquisto e di consegna. Quali sono i punti cardine della vostra strategia di crescita? Nuove aperture, anche tramite acquisizioni e una previsione di espansione all’estero. Il successo sta nel fatto di aver ben interpretato nel momento propizio un trend di mercato fortunato, quello del pet care. L’idea imprenditoriale nacque nel 1995 da due motivazioni: la mia passione per i cani e l’intuizione della crescita potenziale del pet care in Italia con un nuovo modello distributivo simile a quello che stava prendendo piede attraverso le grandi catene specializzate in USA e UK.
flessione nel primo prezzo e una sempre maggiore attenzione ai prodotti di fascia premium e biologici che rappresentano ancora una nicchia del mercato realizzando circa il 6% del fatturato ciascuna (sul totale fatturato della marca del distributore) ma crescono rispettivamente del
Le catene petshop - sintesi performance canale VOLUMI
Fonte: IRI -52 settimane al 27 dicembre 2015
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VALORI
14,5% e del 11,8% a valore. Nel mercato del petfood, canale GDO, le private label sviluppano una quota valore del 22,6% in flessione di ben -1,9% verso il 2014 (ipermercati+ supermercati+LSP) e una quota volume del 41,8% (-1,7%); se il perimetro di analisi si allarga al totale grocery la quota valore delle PL si assesta al 29,7% (-1,2% verso il 2014). Per quanto riguarda le catene, vale la pena osservare che il fatturato sviluppato dalle private label è pari al 20,5% di quello sviluppato complessivamente dal mercato e che i volumi realizzati raggiungono il 35,6% del totale. A differenza della GDO, nelle catene, la private label ha sviluppato un tasso di crescita superiore a quello dell’industria di marca, con un contributo alla crescita del mercato superiore alla quota espressa. Nelle catene la crescita della private label è supportata anche da un ampliamento nel numero medio dell’assortimento che implica una sempre più elevata visibilità a scaffale. S.M.
r&f Mystery in travel hotel
Moxy Hotel: riposare a un passo dal T2 G
iovedì 10 novembre alle ore 7.30 decollava dal terminal 2 di Malpensa il nostro volo easyJet per Madrid il che, partendo da Milano, significava svegliarsi circa alle 4.30 per prendere il Malpensa Express dalla stazione di Cadorna alle 5.27 ed essere alle 6.04 al Terminal 1. Lì, appena fuori avremmo aspettato qualche minuto il pullman che ci avrebbe trasportato al Terminal 2 entro le 6.30 circa, con mezz’ora di anticipo sulla chiusura dell’imbarco, giusto il tempo – salvo intoppi sul percorso – di bere un caffè e comprare i giornali. Abbiamo scelto, invece, di spezzare il viaggio dormendo la sera prima al Moxy Hotel, l’innovativo concept di hotellerie nato dalla collaborazione tra la catena Marriott e Inter Ikea, Interamente costruito con moduli prefabbricati di stanze dalle dimensioni essenziali, ma curato in ogni dettaglio e dal design molto moderno e giovanile nelle parti comuni. Ma partiamo dal principio: la prenotazione è stata effettuata online attraverso MOXY HOTEL - Somma Lombardo (VA)
SERVIZIO Check-in Cortesia Professionalità
LAYOUT Aspetto esterno Originalità design Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort
VALUTAZIONI GENERALI Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location Innovatività Cucina
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Legenda: ´= migliorabile; ´´= sufficiente; ´´´= apprezzabile; ´´´´= molto buono; ´´´´´= ottimo
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il sito internet dell’hotel. La spesa, per una stanza doppia uso singola con letto matrimoniale, è stata di 89,75 euro tasse incluse. L’iter per raggiungere l’albergo naturalmente è stato il medesimo: Malpensa Express da Cadorna e pullman fino al terminal 2. Pochi passi dalla fermata e siamo arrivati all’hotel che, nonostante il buio e una leggera nebbiolina si riconosce a distanza grazie a una enorme insegna al neon fucsia che svetta sulla facciata principale. Superata la porta girevole, si viene accolti in un ambiente colorato, con tanta musica e un viavai di gente continuo, in prevalenza giovani, ma anche businessman e qualche famiglia. La reception, così come concepita nella maggior parte degli alberghi, non esiste. Esiste un piccolo desk sul lato corto di un grande bancone da bar rettangolare, con un paio di computer e due ragazzi giovani che insieme arriveranno a parlare 4 o 5 lingue se non di più (oltre l’italiano naturalmente). L’accettazione è stata veloce: scannerizzazione del documento, pagamento prelevato dalla carta di credito rilasciata al momento della prenotazione online, assegnazione della stanza e consegna della chiave magnetica. Effettuate le operazioni di check-in siamo saliti al secondo piano, camera 215, per posare il bagaglio. La stanza effettivamente è molto piccola. A spanne, non supera i 15 mq, ma in questo poco spazio, non manca veramente nulla. Varcata la soglia, a sinistra c’è il bagno,
completo di tutti i sanitari e una doccia grande. Asciugamani in quantità e un potente phon. Dopo il bagno, si apre la camera con il letto king size, con un bel piumone caldo e due morbidi cuscini. In tema di materassi la qualità è soggettiva, ma a noi è risultato molto comodo e confortevole. La televisione a muro è molto grande, con la possibilità di vedere canali web, film, televisione e notiziari un po’ di tutto il mondo. Considerando che la distanza tra il fondo del letto e il muro dove è inserita la televisione non supera gli 80 cm, sembra di essere in una sala cinema privata. Forse troppo. Internet è free, in tutto l’hotel, non servono password che fanno solo perdere tempo in utilmente, e soprattutto è veloce! Non esiste il telefono in camera, ma per chi non si fidasse della sveglia dello smartphone, è possibile programmare, in maniera molto semplice, la sveglia sul televisore che si accende illuminando la stanza a giorno e sparando musica. Sul pavimento, moquette. Molto anni ’70 come scelta, ma essendo praticamente un albergo nuovo, non dà ancora quell’immagine decadente e antigenica tipica degli hotel un po’ datati. In tutto questo, in camera c’è spazio anche per un piccolo armadio, una cassetta di sicurezza, una poltrona in pelle accanto al letto, un puff e un portavaligia. Sistemati i bagagli siamo scesi a mangiare qualcosa. Al bar ci hanno spiegato che non esiste Utilizza questo QR code per visualizzala cucina. Tuttavia alle pareti re le immagini del ci sono degli scaffali che con- Moxy Hotel.
tengono bevande, succhi, tramezzini, sandwich, vaschette monoporzione da scaldare in uno dei microonde messi a disposizione, alcuni dolci, sempre confezionati. Insomma, non si muore di fame, anzi. Su uno dei due lati del bancone, ci sono due piastre a induzione che in occasione della nostro pernottamento tenevano in caldo altrettante pentole contenenti una del purè di patate e l’altra del pollo coi funghi. Non abbiamo
assaggiato né l’uno né l’altro, ma il profumo era veramente invitante. Probabilmente una cucina c’è, ma solo per realizzare un paio di pietanze da somministrare la sera. Noi invece, nel rispetto dello
spirito internazionale che si respira al Moxy, mentre gli stranieri si abboffavano di pollo e purè, abbiamo preso una birra media e un tramezzino col pollo. Senza infamia e senza lode… il tramezzino! Soprattutto perché non era regalato: sei euro, cinque la birra, undici euro in totale. Ma non si va certo al Moxy per mangiare. Superato l’ingresso, sia a destra sia a sinistra, ci sono tavoli, divani, poltrone, punti per stare tranquilli a lavorare, leggere, chiacchierare e altri dove riunirsi con amici, ascoltare musica e divertirsi, magari prima di prendere un volo all’alba per andare in vacanza. Qualunque sia il motivo per cui si pernotta al Moxy, una partenza o un arrivo, l’ambiente è confortevole, pulito, con uno staff giovane e molto disponibile. Ma soprattutto, considerando che si dorme a circa 200 metri in linea d’aria dalla pista di decollo, ha un’insonorizzazione degna di uno studio radiofonico. Se si guarda fuori dalla finestra, si vedono gli aerei decollare e atterrare, ma non si sentono! S.M.
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r&f Newstech MASTERCARD CON EATALY, SUL MERCATO LA PALMSECURE ROADHOUSE E ROSSOPOMODORO BIOLOCK, BY FUJITSU Mastercard assieme ai partner Eataly Net, Roadhouse e Rossopomodoro annunciano il lancio in Italia di innovative soluzioni di pagamento digitali che, grazie all’integrazione con la piattaforma Masterpass, consentiranno ai consumatori di effettuare pagamenti multicanale in totale velocità, semplicità e sicurezza. «Il digitale sta cambiando il mondo offrendo ai retailer nuove possibilità di ottimizzazione dei processi commerciali – commenta Paolo Battiston, division president Italy & Greece di Mastercard – Le collaborazioni con leader di settore come Eataly Net, Roadhouse e Rossopomodoro sono esempi tangibili di come Masterpass possa semplificare l'esperienza d'acquisto sia da remoto sia nei punti vendita fisici». In Europa, Mastercard ha già lanciato con successo soluzioni simili, che integrano Masterpass nei sistemi di pagamento di alcune famose catene di ristorazione e consentono ai consumatori di pagare direttamente con pochi click dal loro smartphone, al tavolo. Le nuove soluzioni hanno ridotto notevolmente i tempi di acquisto dei clienti, consentendo di ottimizzare i tempi di pagamento da 12 minuti a pochi secondi, come è stato rilevato ad esempio in Gran Bretagna, consentendo dunque di servire più clienti e favorendo anche l’aumento dei pasti consumati.
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Fujitsu annuncia la disponibilità di PalmSecure BioLock, la tecnologia di controllo di accesso ai sistemi SAP più sicura del settore. Per la prima volta sul mercato viene resa disponibile l’autenticazione biometrica per sistemi SAP ERP e SAP HANA. Attraverso un accordo globale con realtime AG, Gold Partner di SAP che sviluppa il software di controllo biometrico BioLock per l’accesso SAP, Fujitsu è ora l’unico SAP Global Partner in grado di offrire questa tecnologia di sicurezza biometrica avanzata sotto forma di soluzione certificata SAP e incorporata nativamente. L’offerta si sviluppa sia attraverso accordi diretti sia attraverso la rete commerciale dei partner Fujitsu. I clienti SAP di tutto il mondo possono aggiungere un ulteriore livello di sicurezza biometrica ai propri ambienti SAP e proteggere così i propri dati sensibili da furti, perdite e frodi, grazie a una gestione delle identità e degli accessi estremamente sicura e conveniente. Estendendo la partnership con realtime AG a un nuovo contratto globale, Fujitsu può ora offrire la sua soluzione di autenticazione biometrica avanzata, che regola l’accesso ai sistemi SAP in modo rigoroso e dettagliato attraverso l’identificazione biometrica, evitando così problemi relativi alla condivisione o alla copia delle password.
LA SPAGNOLA MERCADONA SI AFFIDA A ZUMEX GROUP Mercadona è impegnata a consolidare la sua leadership nella vendita di succhi di arancia appena spremuti nei suoi supermercati insieme a Zumex Group, operatore di riferimento a livello internazionale nella progettazione e produzione di tecnologia per la spremitura di frutta e verdura. Al momento, il gigante spagnolo del retail ha già installato i sistemi di spremitura di Zumex in quasi cinquecento negozi e spera di estendere il modello a 1.600 punti vendita a metà 2017, con l’obiettivo di offrire ai consumatori il prodotto più fresco e sano. Zumex, che da oltre 15 anni installa i suoi sistemi di spremitura nei grandi retailer in ambito mondiale, ha realizzato una personalizzazione per Mercadona della sua macchina Speed Pro, la spremiagrumi professionale per il settore retail e foodservice più rapida, robusta, sicura e con le migliori prestazioni del mercato, per adattarla alle esigenze e alle dinamiche della catena. Questo progetto, per Mercadona, ha previsto inoltre l’avviamento di un servizio ad-hoc di assistenza tecnica.
LE NUOVE SOLUZIONI DI BUSINESS INGENICO
Ingenico ha attirato l’attenzione di numerosi operatori del mercato con un proprio workshop intitolato “Innovazione nei pagamenti digitali” interamente dedicato alla definizione dei nuovi trend e delle novità tecnologiche svoltosi durante il “Salone dei Pagamenti”, che si è svolto nei giorni 9-11 novembre a Milano. Tra le novità presentate al mercato, dalla linea di terminali di pagamento Telium Tetra, presentati nelle versioni da tavolo, portatile, integrato e mobile, alle soluzioni più innovative come i Connected Screen, che integrano schermo digitale e pagamenti elettronici, e i nuovi “iPOS - Integrated POS”, soluzioni compatte di cassa per la gestione di pagamenti e servizi. In particolare i Connected Screen Ingenico rappresentano uno sguardo al futuro, permettendo di integrare in uno schermo touch-screen digital signage i moduli di pagamento contactless/NFC sicuri, a supporto di processi di interazione e pagamento che il cliente e i suoi dispositivi contactless possono attivare: i Connected Screen non sono solo una “vetrina interattiva” ma un vero e proprio canale di vendita innovativo, che consente di fare acquisti direttamente sullo schermo, ordinare prodotti e ritirarli successivamente presso il punto vendita, fare donazioni oppure ottenere coupon e ticket con un semplice “TAP” del dispositivo contactless/NFC.
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r&f International REED EXHIBITIONS SI UNISCE A IRF È nata una nuova partnership o meglio, una fusione, tra India Retail Forum (IRF) e il global business event specialist Reed Exhibitions, che si occuperà così degli eventi più importanti in pancia ad IRF, come l'India Shopping Centre Forum e i summit regionali sul retail. L'operazione con IRF va ad arricchire, invece, il portafoglio di Reed Exhibitions che entra così nel mercato indiano degli eventi legati al retail real estate che ad oggi includeva MAPIC France, Italy, China e REX (Real estate exhibition) in Russia. MAPIC si è svolto a metà novembre a Cannes e ha chiuso i battenti con oltre 8mila partecipanti (vedi pag 50). Bisognerà attendere, invece, maggio del 2017 per il secondo MAPIC Italy, che si svolgerà a Milano al Superstudio Più. E retail&food giocherà una parte importante in questa edizione caratterizzata da una forte componente legata al food.
DALL’ARABIA UN NUOVO E-TAILER Da gennaio negli Emirati Arabi ci sarà spazio per un nuovo e-tailer. Si chiamerà Noon.com ed è un progetto di Mohamed Alabbar, proprietario del gigante immobiliare di Dubai Emaar e già azionista al 4% di Yoox-Net a porter. L’investimento è di un miliardo di dollari, per metà finanziati dal fondo sovrano saudita Public Investment Fund e per l’altra metà da una cordata di 60 investitori guidati proprio da Alabbar. Secondo l’imprenditore il sito conterà sui centri di distribuzione a Riyadh e Gedda, in Arabia Saudita, e su un deposito gigantesco, della dimensione di 60 stadi di calcio, a Dubai. L’e-tailer sarà disponibile in prima battuta in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti e, in seguito, in Egitto. Inizialmente il sito, che dovrebbe essere lanciato nel gennaio 2017, avrà 20 milioni di prodotti in vendita. La nuova società dovrebbe entrare in Borsa entro cinque o sette anni.
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duty free world
by James Ross - London
Keeping a close eye on the rise of populism Tenendo d'occhio l'ascesa del populismo The arrival of Donald Trump to the world stage as president-elect of the United States of America was a total shock to many – including the pollsters. However, the November US election result – and the general rise of populism – should not come as a complete surprise, given the UK’s vote to leave the European Union in June. Interpreting how these political events may play out is important for duty free and travel retail players due to the currency and travel impacts they can have. Retailers should also be braced for further potential populist ‘rebellion’ when the French and German public vote in their elections next year, while Austria’s presidential election and Italy’s constitutional referendum – both in December this year – will offer tell-tale signs of the broad mood. Currency is the main lever that will affect travel retail – but Trump’s plans to deport Mexicans living in the US without the correct papers, could also do lasting damage to travel between the two markets if relations sour. Outbound US travel to Mexico in 2015 was higher than for any other country at 28.7m – and vital to the border duty free business in particular. Outbound travel to Canada, as the second largest market, was paltry by comparison at 12.5m. It is not far-fetched to believe traveller flows could be affected. When Turkey shot down a Russian fighter jet said to be in its airspace in 2015, the resulting collapse in Russian tourism to Turkey – due to a travel ban (now lifted) – had serious repercussions for the latter’s duty free trade and tourism industries. It may not all be bad, however. The uncertainty around Brexit has meant that pound sterling has taken a beating. Since the referendum, the currency is down -22% versus the dollar, -17% against the euro, and -13% against China’s yuan. The UK has thus become a magnet for shoppers and this is being reflected in buoyant duty free sales in the second half of 2016. It seems that populism can have a silver lining if travel retailers look for it.
L'arrivo di Donald Trump sulla scena mondiale come presidente eletto degli Stati Uniti d'America è stato uno shock totale per molti - tra cui i sondaggisti. Tuttavia, il risultato delle elezioni di novembre degli Stati Uniti - e l'aumento generale del populismo - non dovrebbero essere una totale sorpresa, dato il voto del Regno Unito per lasciare l'Unione Europea nel mese di giugno. Interpretare quale ruolo potranno avere eventi politici è importante per i player del duty free e del travel retail, in relazione all'impatto sulla moneta e sul travel. I retailer potrebbero essere rafforzati dalla potenziale ribellione populista in seguito al voto delle elezioni di Francia e Germania il prossimo anno, mentre le elezioni presidenziali in Austria e il referendum costituzionale in Italia - entrambi a dicembre - offriranno segni abbastanza chiari sull'umore generale. La leva principale che muove il travel retail è certamente la moneta - ma il piano di Trump di espellere tutti i messicani che vivono negli Stati Uniti senza il permesso di soggiorno potrebbe creare danni permanenti tra i due mercati del travel se i rapporti dovessero inasprirsi. I viaggiatori in uscita dagli Stati Uniti verso il Messico nel 2015 sono stati 27,8 milioni, più che verso qualunque altro Paese - vitali in particolare per il business dei duty free. I viaggiatori verso il Canada che rappresenta il secondo mercato in uscita, sono appena 12,5 milioni. Non è inverosimile pensare che flussi di viaggiatori possano essere interessati. Quando la Turchia ha abbattuto un jet russo nel 2015 affermando che era nel proprio spazio aereo, il risultato è stato un collasso del turismo russo verso la Turchia - a causa di divieto (ora revocato) - che ha causato serie ripercussioni nell'industria del duty free e del turismo. Tuttavia potrebbe non essere tutto negativo. L'incertezza intorno alla Brexit ha fatto sì che la sterlina ricevesse un duro colpo. Dal referendum, la moneta è scesa del 22% rispetto al dollaro, del 17% nei confronti dell'euro e del 13% contro il yuan cinese. Il Regno Unito è così diventato una calamita per lo shopping, e questa dinamica si è riflessa nelle vendite duty free della seconda metà del 2016. Sembra che il populismo possa avere un lato positivo, se i travel retailer guardano bene.
AUTOGRILL VENDE IN OLANDA E INVESTE NEGLI USA
ABERCROMBIE & FITCH ABBANDONA HONG KONG
Autogrill ha annunciato di aver ceduto a Gr8 Investments B.V. l’intera partecipazione in Autogrill Nederland B.V., società che gestisce le attività alberghiere e di ristorazione in alcune aree di servizio olandesi con ricavi annuali per circa 33 milioni di euro. Il valore della transazione è pari a 22,7 milioni di euro. E mentre il gruppo di Assago continua a liberarsi delle proprie attività nel settore autostradale, insiste a investire in quello aeroportuale, in particolar modo oltreoceano dove, attraverso la controllata HMSHost, ha rinnovato contratti e ricevuto riconoscimenti. Presso l’aeroporto internazionale Charlotte-Douglas in North Carolina, la multinazionale italiana del people on the move ha prolungato dal 2020 al 2030 la gestione dei servizi di ristorazione. Il contratto prevede la prosecuzione della gestione delle attuali location, che hanno registrato nel 2015 ricavi per circa 120 milioni di dollari, e un miglioramento dell’offerta con l’obiettivo di conseguire un ulteriore incremento degli introiti nel corso del periodo di validità del contratto.
Abercrombie & Fitch chiuderà il proprio negozio a Hong Kong con due anni di anticipo e, per questo, dovrà pagare una cifra di circa 16 milioni di dollari. Il contratto d’affitto dello stabile, per il quale il brand paga 9mila dollari al mese, sarebbe giunto a conclusione nel 2019, ma il marchio d’abbigliamento americano ha preferito concludere l’accordo anticipatamente, chiudendo l'unico shop dell'area entro il secondo trimestre del 2017. Questa è l’ennesima chiusura che segue le circa cinquanta degli Stati Uniti ed è il presumibile risultato di una diminuzione delle vendite, tra agosto e ottobre, pari al 14% rispetto allo stesso periodo nel 2015. Ma il brand americano non è il primo a lasciare Hong Kong che, negli ultimi tempi, sta perdendo appeal e ha registrato un calo delle vendite retail per 16 mesi consecutivi.
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International ETHOS, NEL CUORE DI VARSAVIA Nel centro di Varsavia, in Polonia, e precisamente nella storica piazza Three Crosses Square, KSP, Kulczyk Silverstein Properties, player del settore commerciale retail, darà vita a Ethos, polo del lusso in grado di offrire a marchi esteri di alta gamma la possibilità di mettersi in evidenza con stile e raffinatezza. L’area di Three Crosses Square è già presidiata da brand internazionali come Gucci, Louis Vuitton, Lanvin, Giorgio Armani, Jimmy Choo, Valentino, Tom Ford, Ferrari, per citarne alcuni. Dei 12mila metri quadri di superficie commerciale utile nell’area di Three Crosses Square, circa la metà sono proprietà di Ethos. Il palazzo è stato progettato dagli studi di architettura Maas Design e Chapman Taylor appositamente per i brand di alta gamma. Ogni negozio si affaccia sulla piazza con un’area di grande impatto ampia 88 metri quadri. Le vetrine sono alte otto metri e una di esse si apre direttamente sulla piazza. Un mezzanino consente di ampliare notevolmente la superficie di vendita che può andare da 100 a 900 metri quadri, a seconda delle esigenze.
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KIABI PUNTA AL RADDOPPIO ENTRO IL 2021 Nicolas Hennon direttore generale del gruppo Kiabi ha annunciato in occasione del debutto dell’insegna francese a Mapic che entro il 2021 raddoppierà le vendite attraverso un'accelerazione della strategia di espansione all’estero. Il gruppo, che conta un fatturato annuo di 1,8 miliardi di euro ed è già presente in 25 paesi (in 14 dei quali gestisce negozi fisici mentre nei restanti 11 opera unicamente attraverso il suo sito di e-commerce), ha annunciato di essere al lavoro per entrare in Medio Oriente e Africa sub sahariana per poi approdare in Brasile, India e Cina nel 2018. Entro cinque anni Kiabi conta di passare da 500 a 700 negozi nel mondo. Obiettivo della catena francese è arrivare a realizzare la metà del proprio giro d’affari sui mercati esteri partendo da un export di circa il 27% attuale.
r&f Vetrina Champagne Boizel Blan de Blanc by Memo
Più dolce il Natale con Ferrero Il Natale Ferrero 2016 si arricchisce di interessanti novità. Per le figure cave, nasce la nuova Stella Cometa Ferrero Rocher. Un'altra new entry è il Pino Ferrero Rocher, e sempre per Rocher, nasce il Cubo con 18 praline, Ma le proposte non finiscono qui. Per gli amanti delle specialità Ferrero, una gamma di addobbi e piccoli formati per gustare le esclusive ricette di Pocket Coffee, Mon Cheri e Raffaello.
Come il profumo, anche lo Champagne è creato secondo antiche regole e abilità che richiedono una competenza unica. Per questo motivo, ispirata dall’atmosfera delle feste e per condurci in un viaggio natalizio, Evelyn Boizel ha chiesto a Clara Molloy, fondatrice dei profumi Memo Paris, di disegnare l’edizione limitata per il Natale 2016. Il risultato è un baule in miniatura per uno Champagne pronto a viaggiare.
Star Wars pixel su pixel
La Bisciola della Valtellina
I protagonisti di Guerre Stellari sono tutti presenti in una linea di giocattoli firmati Quercetti, e totalmente dedicata a Star Wars. Otto i quadri realizzabili con i chiodini colorati con cui riprodurre C- 3PO & co...Per gli amanti delle alte velocità, c’è anche Skyrail Ottovolante Star Wars: una pista sospesa, con uno sviluppo aereo di 10 metri a tema Star Wars.
Vis, che da oltre 30 anni propone confetture e marmellate d'Italia, ha selezionato gli ingredienti per far scoprire a tutti gli italiani il tipico panettone della Valtellina. Per realizzarlo Vis segue attentamente la ricetta originale nonché il ricorso alla lievitazione naturale, per rendere l’impasto ancora più soffice. L'uvetta sultanina, i fichi e le noci rendono la Bisciola Vis ricca e golosa.
Astuccio torrone classico alle mandorle ricoperto
La nuova gamma foodservide di Mutti Mutti presenta una linea di prodotti dedicata in modo specifico ai professionisti del settore Ho.Re.Ca. Polpa in finissimi pezzi, Polpa a pezzi, Passata, Doppio Concentrato, Pelati, Pomodorini Ciliegini, Pomodorini Datterini, Dadolata, Pizza Sauce Classica e Aromatizzata sono le referenze che compongono la linea foodservice proposta per il mercato italiano.
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In vista del Natale, le occasioni per incontrare amici, colleghi e le persone care si moltiplicano. È il momento dei regali e di riunirsi attorno ad un dolce pensiero. Con Pernigotti è facile trovare il regalo perfetto per la persona giusta a ogni occasione. Ogni confezione ha infatti la sua personalità, un mix di gusto e forma, di profumo e sapore, un peccato di gola… che a Natale è sempre concesso.
[La foto[
MILANO PIAZZA XXV APRILE Debutto monomarca di Rovagnati con Bistrò Italiano
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r&f La pulce nell’orecchio
di Simone Filippetti
Eataly alla conquista dell’America
A
fine novembre, per la festa del Ringraziamento, quella dei tacchini giganti arrosto, Oscar Farinetti ha aperto un nuovo Eataly negli Stati Uniti: a Boston. Per settimane sui giornali americani hanno campeggiato pubblicità e pure annunci per l'assunzione di personale. "Tu vvuo fa' l'americano", cantava Renato Carosone. Che Farinetti sembra aver preso alla lettera. Per l'imprenditore dei cibi di alta qualità di piccoli agricoltori la città del MIT è una sfida mostruosa: un progetto da 30 milioni di dollari e 600 posti di lavoro, che a Boston peraltro non si trovano: sono troppi tutti insieme, si rischia di far saltare il mercato del lavoro nella ristorazione. Verrebbe da riderci sù, noi che in Italia abbiamo una disoccupazione giovanile al 36%; ma la faccenda a Boston è invece dannantamente seria, tanto che pure l'autorevolissimo Boston Globe ha
dedicato un'inchiesta al "Caso Eataly". Pochi mesi fa, in piena estate, Eataly ha intanto fatto il bis a New York: dopo il "flagship store" davanti al grattacielo Flatiron, il primo Eataly negli Usa, è stato inaugurato il secondo negozio a Ground Zero, sulla nuova area dove un tempo sorgevano le Torri Gemelle. Una location prestigiosa, la zona urbanistica più all'avanguardia e dinamica di New York (simboleggiata dal futuristico "Oculus" dell'archistar Santiago Calatrava). Uno spazio grandissimo, 5mila metri quadrati; una vista mozzafiato sulla scintillante Freedom Tower e il Memorial dell'11 settembre; un'impostazione commerciale che ricorda quella di Eataly Smeraldo a Milano (negozio più ristorante di alta fascia). Boston sarà il quarto negozio di Farinetti negli States: 2 a New York e uno a Chicago. Ma Eataly ha bisogno di espandersi ancora negli Usa perchè
Eataly - Ground Zero, New York City
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Eataly - Chicago è l'unico mercato che può fare i numeri per raggiungere quella massa che serve per andare in Borsa. Le performance degli Stati Uniti sono impensabili in Europa (dove peraltro le aperture vanno pure a rilento: colpa della Brexit, il previsto debutto a Londra è in stallo). Oggi Eataly nonostante la fama e il nome che si è costruito fattura appena 400 milioni. Che per un'azienda italiana non sono poco. Ma non è abbastanza
per essere una multinazionale e soprattutto non è abbastanza per le ambizioni dell'inventore di UniEuro. Farinetti vuole andare in Borsa con un giro d'affari di 1 miliardo di euro, per strappare una capitalizzazione a Piazza Affari di addirittura 3 miliardi. Sono numeri da capogiro: significa che il mercato dovrà valorizzare il Bulgari dello SlowFood ben 3 volte i ricavi. Tutto è possibile nel mondo della finanza, ma prima di tutto Eataly deve macinare molti più soldi di quanto faccia ora, se vuole raggiungere questi obiettivi. Ecco perchè il mega piano di aperture a stelle e strisce, che peraltro è un mercato molto ben ricettivo per tutto quello che è l'Italia del mangiare dell'alimentazione. Il solo negozio di New York fattura, secondo indiscrezioni, 80 milioni di dollari: da solo ha le dimensioni di una Pmi. Cifre che nel Vecchio Continente e nell'Italia della crisi infinita sono impensabili. Basti pensare che il padiglione Eataly dentro Expo, 8mila metri quadrati che Farinetti ha avuto senza gara, e che pure è stato preso d'assalto dai visitatori, avrebbe fatturato, secondo indiscrezioni, "solo" 30 milioni euro. Ci vorrebbero 10 Expo per far raddoppiare i ricavi del gruppo alimentare. Ecco perché serve l'America e un piano di aperture serrato: Farinetti ce la farà, senza compromettere la qualità dei prodotti? Lo spettro Esselunga, una grande distribuzione di massa senza glamour, è sempre dietro l'angolo.