ANNO 5 • NUMERO 9 • SETTEMBRE 2010 • € 3,00
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Dossier aeroporti
Heathrow T5
ESCLUSIVA ASSOLUTA
Un tour guidato tra le migliori offerte food del terminal più innovativo d’Europa
Osservatorio prezzi • Resoconto fiera Inflight catering EIRE 2010
Parola di SAVE • Enrico Marchi
EXPO: TONFO EPOCALE IN VISTA!
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errebbe voglia di dire: rendiamo l’Expo a Smirne! E in effetti lo spettacolo cui stiamo assistendo è oramai indecoroso: il Comune di Milano vuole “affittare” le aree a costo zero, offrendo in contropartita il cambio della destinazione d’uso (che determinerebbe nel dopo Expo un sensibile incremento di valore); Regione Lombardia vuole comperare le aree per potere poi lucrare essa stessa sull’incremento di cui sopra. L’esistenza di due scuole di pensiero in seno a due enti pubblici che dovrebbero avere i medesimi interessi non è, di per sé, scandalosa; scandaloso è il fatto che l’alternativa non sia ancora stata risolta, al punto che oramai ci si chiede se siamo ancora in tempo ad eseguire le opere previste; scandaloso è il fatto che solo alla fine di luglio il Ministero dell'Economia abbia “liberato” 7,5 milioni di euro stanziati nel 2009; scandaloso è il fatto che, visto come sono andate le cose, ben 4,8 milioni di tale stanziamento dovranno essere dedicati non agli investimenti ed alle opere, ma a coprire le spese correnti. Milano meriterebbe di più: ma non si vede chi possa avere uno scatto d’orgoglio, indispensabile per evitare quello che sta profilandosi come un tonfo epocale.
EDITORIALE
News primae noctis
L’OPINIONE Economia comportamentale in aeroporto di Stefano Gardini* Lo stato d’animo dei nostri passeggeri influenza la loro propensione agli acquisti? Certamente sì, tutti i consumatori sono influenzati nelle proprie decisioni di spesa dallo stato d’animo in cui si trovano. Anche per il canale aeroportuale ciò è diventato strategico da quando gli aeroporti hanno smesso di Stefano Gardini essere luoghi di transito per trasformarsi in realtà polifunzionali. Il problema è semmai quantificare questa influenza e i suoi effetti sui ricavi Non Aviation, in particolare Retail: in primo luogo i passeggeri non giungono in aeroporto tutti con lo stesso stato d’animo e ognuno di essi reagisce diversamente alle varie fasi del percorso che precede l’imbarco. Alcuni possono essere entusiasti, altri nervosi, altri ancora indifferenti, quasi annoiati da comportamenti routinari e questo ne influenzerà inevitabilmente la propensione alla spesa, inoltre ogni aeroporto è diverso dagli altri in termini, ad esempio, di tempi per le procedure operative. Insomma, davvero tante variabili. Anche la tradizionale segmentazione tra passeggero business e leisure non è più sufficiente. Nell’attuale contesto di mercato i processi diventano strategici. Si pensi ad esempio alle mutate e mutanti norme in tema di sicurezza e di bagagli a mano, non c’è da stupirsi che i passeggeri siano sempre più ansiosi o incerti, l’unica costante è che essi tendono ad acquistare di più quando sono rilassati e certi di avere tempo. Da qui l’importanza di processi operativi efficienti e di un’informativa chiara e diffusa al passeggero su tempo a disposizione per l’imbarco, durata delle file, articoli permessi a bordo etc. Di ciò andrebbe sempre tenuto conto nella definizione delle aree commerciali degli aeroporti con l’obiettivo di facilitare l’intero percorso dal parcheggio auto al gate di imbarco (almeno). La sfida è ridurre la componente di irrazionalità insita nei comportamenti d’acquisto per cogliere la grande opportunità derivante, anche per gli aeroporti, dalla sempre più diffusa tendenza del consumatore ad ottimizzare il proprio tempo”libero” acquistando quando ne ha la possibilità. * Direttore Business Non Aviation, Aeroporto G. Marconi Bologna
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ANNO 5 • NUMERO 9 • SETTEMBRE 2010 • € 3,00 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art. 1. comma 1, DCB Milano
retail&food LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI
Dossier aeroporti
Heathrow T5
Anno 5 numero 9 settembre 2010
ESCLUSIVA ASSOLUTA
Un tour guidato tra le migliori offerte food del terminal più innovativo d’Europa
Direttore responsabile Andrea Aiello Osservatorio prezzi • Resoconto fiera Inflight catering EIRE 2010
Parola di SAVE • Enrico Marchi
Hanno collaborato Tiziana Bardi, Alessandro Barzaghi, Giuseppe Bonomi, Giulia Comparini, Gianfilippo Cuneo, Luigi De Montis, Simone Filippetti, Fulvio Fassone, Vito Gamberale, Stefano Gardini, Paolo Prota Giurleo, Massimo Guacci, Antonio Intiglietta, David Jarach, Paolo Lombardi, Filippo Maffioli, Pietro Malaspina, Adolfo Marino, Dante Marro, Marketing & Co., David Montorsi, Giorgio Moroni, Pierpaolo Palmieri, Alberto Pasquini, Fabrizio Patti, Enrico Pazzali, Andrea Penazzi, POLI.design, Mario Resca, Leopoldo Resta, Vito Riggio, Kevin Rozario, Paolo Simioni, Giacomo Terranova, Vittorio Valenza, Foto Archivio Gesto Editore, Flickr, Fotolia, Imagoeconomica, iStockphoto Segreteria Silvia Pizzi
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A retail&food hanno collaborato tra gli altri: Giuseppe Bonomi Gianfilippo Cuneo
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Luigi de Montis Fulvio Fassone Vito Gamberale Antonio Intiglietta Paolo Lombardi Pietro Malaspina Pierre Marin Enrico Pazzali Mario Resca Vito Riggio
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Diffusione regionale (aree Nielsen)
5% Enti e Ministeri 15% Servizi
AREA 3
AREA 4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna
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20% Gestori aree 32% Retail
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8% 19%
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48% 25%
28% Ristorazione
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Trentino Friuli Ven. Giulia Veneto Emilia Romagna
AREA 2
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SOMMARIO
Assaeroporti si muove unita Dominio low cost, Gli aeroporti reggeranno?
Cambiamo la One bag rule N
on è stato semplice ma il tema è “caldo” e rilevante e Assaeroporti ha trovato l'unità necessaria per presentarsi compatta di fronte ai vettori low cost. Il 15 luglio l'Associazione Italiana Gestori Aeroporti ha infatti inviato una lettera a ELFAA, l'associazione europea dei vettori low cost
che retail&food pubblica integralmente in esclusiva. Oggetto del contendere la regola del bagaglio unico che alcuni vettori impongono ai propri passeggeri, a scapito anche degli acquisti effettuati in aeroporto. Anime dell'iniziativa, oltre ai vertici di Assaeroporti, Stefano Gardini e Fulvio Fassone.
Tariffe e low cost, low cost e tariffe. Sono due i temi che sono stati al centro della presentazione, lo scorso 28 giugno a Milano, del Fact Book 2010 dell’Iccsai, l’International center for competitiveness studies in aviation industries, con sede a Bergamo. Sulle tariffe Enrico Marchi, presidente di Save, ha addirittura ipotizzato una serrata degli scali se non si dovessero sbloccare gli aumenti promessi (si veda l’intervista a pagina 45). Per Fabrizio Palenzona, presidente di Adr-Aeroporti di Roma e di Assaeroporti, «la demagogia porta al blocco del sistema aereo. Possiamo parlare di tutto ma gli investimenti si fanno o con la fiscalità generale o con costi a carico a carico dei viaggiatori, come avviene in tutta Europa. Cosa sarebbe successo a Heathrow, Schiphol, al Charles De Gaulle se non avessero avuto un aumento delle tariffe?». L’importante, ha aggiunto, è che «i soldi degli aumenti siano usati davvero per gli investimenti e non per ripianare i debiti» e che non si sprechino risorse per «l’assoluta mancanza di programmazione scontata dall’Italia». Ma ancor di più delle tariffe il Fact Book di Iccsai si è concentrato sul tema del low cost. È stato solo grazie alle compagnie a basso costo, ha sottolineato Stefano Paleari, direttore scientifico dell’istituto, che l’Italia, nel 2009, ha potuto veder scendere i passeggeri solo del 2,5%, contro il calo del 6% registrato invece in tutta Europa. Tra i sei aeroporti europei che sono cresciuti maggiormente in termini di passeggeri, non a caso, ben quattro sono stati scali italiani serviti da Ryanair: Bergamo, Bologna, Trapani e Cagliari. Gli aeroporti italiani sono però sempre più dominati da una singola compagnia. A Pisa e Bergamo Ryanair ha rispettivamente il 55,5% e il 76,2% di quota e in altri scali poco meno. Alitalia, intanto, a Linate offre quasi il 60% degli Ask e arriva a oltre il 40% in altri sette aeroporti. Paleari mette allora in guardia: «Siamo sicuri che il modello “stand alone” degli aeroporti sia il migliore quanto si affronta un vettore con molti milioni di passeggeri?». A questa domanda ha risposto, tra gli altri, Giuseppe Bonomi, presidente di Sea-Aeroporti di Milano, secondo cui «l’aeroporto dovrà avere una funzione diversa rispetto al recente passato e farsi promotore dell’integrazione di network con modelli di business diversi». Il riferimento, implicito, è all’ipotesi di integrazione tra Linate, Malpensa e Orio al Serio, più in futuro forse Brescia e Verona. È il concetto di hub virtuale, su cui tuttavia diversi esponenti, Marchi in testa, hanno espresso tutta la loro contrarietà in passato.
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> n° 9 2010
F. P.
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News primae noctis - Expo: tonfo epocale in vista!
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l’Opinione - di Stefano Gardini
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r&f News
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Star Trek retail
I
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l 2009 non è stato esattamente un anno come tutti gli altri per Bulgari, società leader mondiale del mercato dei gioielli: l’azienda infatti fu fondata 125 anni fa dall’argentiere greco Sotiro Bulgari, nonno di Paolo Bulgari, attuale presidente del Gruppo, che emigrato dai monti dell’Epiro in Italia, aprì il suo primo negozio a Roma, in via Sistina. I festeggiamenti e le mostre dedicate all’anniversario, però, non sono state le uniche novità dell’anno. A fianco a tante luci, anche qualche ombra di non di poco conto. Per la prima volta dopo decenni il bilancio del gruppo segna rosso: -47 milioni di euro. L’anno prima si era chiuso con un utile di 83 milioni, mentre il 2007 addirittura con + 151, roba da guinness dei primati Gli azionisti potrebbero preoccuparsi (l’azienda è quotata in piazza Affari e la famiglia Bulgari la controlla per il 51%): per il terribile 2009 il giro d’affari complessivo si è fermato a 926,6 milioni con una contrazione del quasi 14% (si è ritornati al livello di fatturato del 2005) a cui va aggiunto il dimezzamento dell’Ebitda (che rimane comunque positivo per 82,4 milioni). Questi sono effettivamente dati che possono incutere timore, ma, a scanso di equivoci, rappresentano una novità, anche se poco piacevole, per una società che da anni macina utili a ritmi da record. Dai primi anni novanta a due anni fa il fatturato è cresciuto di quasi 14 volte e gli utili addirittura di
Destinazione
BULGARI
GRUPPO BULGARI in pillole Data di nascita Proprietà Sede
1884 a Roma con l'apertura di un negozio di gioielli Quotata in Borsa a Milano. La famiglia Bulgari controlla il 51% Roma Paolo Bulgari, Presidente. Nicola Bulgari, Vice Presidente. Francesco Trapani, Amministratore delegato. Gioielli, profumi, orologi, accessori, Alberghi e ristoranti La capogruppo Bulgari spa controlla una cinquantina di società in Italia e nel mondo 275 insegne di cui 166 a gestione diretta
Menagement Settori di business Società controllate Negozi nel mondo Fonte aziendale
70. E stiamo parlando di un ventennio, non di fuoco di paglia. Bulgari quindi è un’azienda solida e anche questo biennio di crisi ha tenuto botta, soprattutto al livello finanziario: il patrimonio netto è rimasto di fatto stabile assestandosi più o meno sui livelli del 2007 (781,9 milioni sui 825 dell’anno prima), mentre ha addirittura ridotto il suo indice di indebitamento, passando 303, milioni del 2008 ai 216,8 dello scorso esercizio con un buon effetto sugli interessi passivi. Insomma, se si leggono così i
numeri possono essere meno negativi, non solo per i proprio prodotti e il proprio mercato, ma anche per l’amministrazione societaria che si può dire sia stata eccellente in un momento di tale difficoltà. In questo secolo e un quarto di vita è infatti l’eccellenza la caratteristica a cui sembra tenere maggiormente la famiglia Bulgari, tanto da diventare una vera e propria stella polare nella loro storia sia per i prodotti di fine gioielleria sia per la gestione della company romana che porta il loro nome.
Una storia d’oro e diamanti
Sono passati 126 anni da quando Sotiro, discendente di un’antica famiglia di argentieri greci, apriva il primo negozio e poco più di un secolo dall’inaugurazione con i figli Costantino e Giorgio, che negli anni successivi si sostituirono gradualmente al padre al timone dell’azienda, della gioielleria di via Condotti, che ancora oggi è il flagship store della società, nonché simbolo della famiglia. Furono gli anni della Dolce Vita a lanciare il marchio romano, che con il suo stile ispirato al classicismo greco-romano, al Rinascimento conquista ben presto le celebrità del jet
set e del cinema del tempo: Anna Magnani, Liz Taylor e Gina Lollobrigida sono alcune tra le star dell’epoca che indossarono gioielli della casa romana. Poi negli anni ‘70 Bulgari esporta il suo marchio aprendo negozi con la sua insegna a New York, Parigi, Ginevra e Montecarlo, le capitali dell’alta moda mondiali. Il decennio successivo è quello del passaggio di consegne alla terza generazione della famiglia con la nomina dei figli di Giorgio, Paolo e Nicola a presidente e vice presidente della società, mentre Francesco Trapani, loro nipote assume la carica di amministratore delegato. Sotto il triumvirato l’azienda cresce e negli anni ‘90 inizia il percorso di diversificazione dei prodotti: ecco il primo profumo, Eau Parfumée au
Thé Vert, a breve seguto da una serie di fragranze che riscuotono un ottimo successo. Continua la produzione di orologi, dopo il celeberrimo BVULGARI BVULGARI, che nel 1977 aveva consolidato l’interesse del brand nel settore (nel 1982 viene fondata la Bulgari Time Neuchetel, azienda dedicata alla produzione esclusiva di orologi del marchio). Del 1995 è la quotazione in Piazza Affari e dei due anni seguenti è l’ingresso del brand romano nel campo degli accessori, prima con la linea dei foulard in seta, poi con le borse e le cinture in pelle, per finire con gli occhiali, dove la company italiana ha appena annunciato la prosecuzione fino al 2020 della collaborazione per le lenti da sole con Luxottica. Ma non basta, il 2010 si apre con una joint venture con la catena di
alberghi Mariott International per la nascita di Bulgari Hotels & Resorts che apre il primo hotel di lusso nel quadrilatero della moda di via Montenapoleone a Milano, seguito pochi anni dopo dall’esclusivo resort situato a Bali. Sono più recenti i progetti del Ristorante che occupa gli ultimi quattro livelli degli 11 piani della Bulgari Giza Tower a Tokyo, il più grande negozio Bulgari al mondo inaugurato nel 2007 e il Bulgari Cafè nel nuovo twin store del quartiere di Omotesando della capitale nipponica. Dopo la diversificazione produttiva e l’espansione in nuovi mercati, lo scorso decennio è segnato da una strategia più aggressiva di integrazione verticale. Prima di tutto il marchio e, per garantirne la qualità indiscussa soprattutto in un settore come quello del lusso, Bulgari ha accelerato sul controllo della catena produttiva: in tutte le fasi fino al cliente finale ci deve essere l’occhio vigile aziendale per garantire l’assoluta perfezione del prodotto e una adeguata assistenza al cliente. Così Bulgari acquisisce manifatture svizzere di orologi di alta gamma: Cadrans Design per i quadranti, Prestige D’Or per i bracciali, Finger per le casse e la Leschot per la componentistica. Nel settore degli accessori, poi le pelletterie Pacini diventano la Bulgari Accessori srl con la successiva apertura di negozi dedicati a Osaka, Tokyo, Seul, Milano, Firenze, Singapore e Roma. Insomma, se da un lato si procede alla incorporazione di unità produttive nella company amministrata da Francesco Trapani (processo che per ovvi motivi di razionalizzazione e risparmio si è accelerato in questi ultimi mesi con l’integrazione dei marchi di orologi Roth e Genta), dall’altro il Gruppo si espande nel mondo con le sue negozi che arrivano a marzo di quest’anno a essere 275, di cui 166 a gestione diretta. Bulgari infatti non ha mai smesso di investire nel retail, che anzi, dopo un 2008 dedicato all’ampliamento della rete con le aperture a Parigi nella Avenue George V del negozio Bulgari più grande d’Europa e nuovi twin store, dopo quello giapponese, a Dotha, Atlanta e Malbourne, anche il 2009 ha visto il consolidarsi della presenza del marchio sul territorio.
retail&food - settembre 2010 21
Sotto la lente...
AilPARMA nuovo Urban District
PROMOTORE COMMERCIALIZZAZIONE
ITER PROGETTO PROGETTAZIONE
- Il progetto è già stato approvato - Commercializzazione in definizione
LOCALITA’ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA
BACINO D’UTENZA - Quasi 90mila residenti nell’isocrona a 10 minuti - Quasi 235mila residenti nell’isocrona a 20 minuti
OFFERTE COMMERCIALE GLA CENTRO COMMERCIALE GLA SHOPPING STREET PARCHEGGI
- Oltre 150 unità nel centro commerciale - 16 unità nella “Shopping Street”
COSTO DI LOCAZIONE - dato non disponibile
LIVELLI COMMERCIALI MEDIE SUPERFICI CENTRO COMMERCIALE MEDIE SUPERFICI SHOPPING STREET: UNITÀ RISTORAZIONE CENTRO COMMERCIALE: UNITÀ RISTORAZIONE SHOPPING STREET: TOTALE UNITÀ CENTRO COMMERCIALE TOTALE UNITÀ SHOPPING STREET ÀNCORA ALIMENTARE
IMPATTO AMBIENTALE - Impianto fotovoltaico da 1 Megawatt
gio a raso sotto la piattaforma commerciale e uno multipiano per 5 livelli. Complessivamente i posti auto, tra pertinenziali e pubblici saranno circa 5.600. Il polo commerciale si avvantaggerà inoltre di un allaccio con la rete del trasporto pubblico locale. L’inaugurazione del Parma Urban District è prevista per il 2013 a fronte di un investimento dichiarato di circa 300 milioni di euro.
Pianificati gli spazi, al via la commercializzazione A circa tre anni, stimati, dall’apertura del Parma Urban District, la composizione del merchandising mix è in via di definizione. Al momento sono individuate le destinazioni
N
on è solo uno shopping center, inteso come luogo fisico con determinate caratteristiche architettoniche. Non è composto solo di punti vendita retail e aree di ristorazione, nonostante sia questa la leva principale. È piuttosto un polo commerciale integrato con all’interno un mix di soluzioni che variano tra ambienti esterni ed interni, offerta retail, food e intrattenimento, spazi ricettivi e direzionali, il tutto inserito in un contesto innovativo. Sebbene l’iniziativa promossa da Sviluppi Immobiliari Parmensi Spa e commercializzata da CbreEspansione Commerciale sia ancora sulla carta, osservabile solo attraverso piantine e ricostruzioni computerizzate, queste sono le specifi-
che principali che hanno permesso al Parma Urban District di distinguersi in occasione dell’ultima edizione dell’Expo Italia Real Estate. Il cambiamento dal modello classico di centro commerciale va a soddisfare diverse esigenze, da quelle generali legate al rinnovamento del settore a quelle specifiche basate sulle peculiarità del territorio. Da un punto di vista macro il progetto in questione va incontro alla necessità di apportare sul mercato prodotti di qualità e non “fotocopie a colori” delle altre strutture pre-esistenti, che porterebbero a loro volta a portafogli di negozi inflazionati. Dal punto di vista micro va a inserirsi in un bacino ricco, esigente e scarsamente presidiato in questo momento, ma che sarà fortemente concorrenziato
nel giro dei prossimi anni, quando il Parma Urban District vedrà la luce. Inoltre la città emiliana vanta un rapporto con l’ambiente e il verde pubblico molto rilevante, elemento tenuto in considerazione osservando i dettagli formulati dallo studio Mario Cucinella ArchitectsDesign International. Tra gli altri valori aggiunti sottolineati dagli operatori si annoverano la location, l’alta capacità di spesa che caratterizza il bacino d’utenza e il limitato impatto ambientale della struttura. Il centro sarà posizionato lungo la complanare che serve la fiera di Parma direttamente dal casello autostradale e dalla tangenziale nord. Sul fronte delle potenzialità economica del bacino, come specifica Coopsette, la provincia di
Parma ha una capacità di spesa tra le più alte a livello nazionale. In particolare il dato della spesa media pro-capite annuale è di 6.423 euro per cui le aspettative dell’azienda in merito al fatturato complessivo annuo del centro commerciale si attestano a circa 161.030.000 euro. Sul fronte delle tecnologie e delle soluzioni green l’intero complesso è configurato per rientrare nella “classe B” energetica. In particolare sono previste strategie ecofriendly di approvvigionamento energetico, oltre i limiti imposti dalla normativa, come un impianto fotovoltaico da circa 1 Mega Watt di potenza, il geoscambio e il recupero dell’acque piovane per l’irrigazione degli spazi verdi. Nell’ottica di limitare il consumo di territorio vi sarà un parcheg-
24 retail&food - settembre 2010
2013 300 Milioni di Euro Sviluppi Immobiliari Parmensi spa CBRE Espansione Commerciale Mario Cucinella Architects-Design International per il layout commerciale Baganzola (PR) Extraurbana Polo commerciale integrato con hotel, ludico e direzionale 50.000 mq 20.500 mq circa 5.600 (tra pertinenziali e pubblici) 2 14 7 16 7 154 16 n.d.
commerciali di massima ed è avviata la precommercializzazione. Proprio per questo motivo, come spiega Coopsette, non è stato possibile comunicare gli eventuali costi generali per i tenant e la media dei costi di locazione né per le medio-grandi superfici né per quelle inferiori ai 400 metri quadrati. Entrando nel merito del progetto, l’intervento si configura come un complesso costituito da uno shopping center di circa 50mila metri quadrati di gla, distribuiti su due livelli, e da una “Shopping street” esterna completamente pedonalizzata caratterizzata da 7 MSU alimentari e non, negozi di vicinato e attività ludiche. Complessivamente le unità retail stimate in forza alla struttura principale saranno 154, mentre quelle all’interno della strada dedicata agli acquisti saranno 16. Questa soluzione è organizzata in modo da ricreare l’”effetto città” per ulteriori 20mila mq di gla e complessivi 20mila mq di superficie lorda. L’offerta si completa con un albergo da 150 stanze e 4mila mq a destinazione direzionale. Sul fronte delle àncore lo shopping center disporrà di medio/grandi superfici non alimentari per 15.200 mq di gla e di una piattaforma da 8.000 mq di grande distribuzione alimentare e non. La shopping street conterà invece cinque msu non alimentari da 3mila mq di gla e due alimentari da 2mila mq di gla. La ristorazione avrà per evidenti motivi, legati alla tradizione culinaria della zona, un ruolo fondamentale. Nella parte del centro commerciale è prevista una food court panoramica con terrazze esterne per mille mq distribuiti su sette unità. Per quanto concerne la strada degli acquisiti è stato pensato un servizio che promuova le eccellenze alimentari del territorio, anche legato alla distribuzione alimentare. Dopo il retail e il food, l’altro
retail&food - settembre 2010 25
taglio nastro LO SCORSO APRILE HA APERTO I BATTENTI A STEZZANO UN NUOVO POLO COMMERCIALE. LO SHOPPING CENTER DA OLTRE 40MILA MQ DI GLA E 140 MILIONI DI EURO DI INVESTIMENTO HA L’OBIETTIVO DI RITAGLIARSI UNA FETTA DEL RICCO MA CONCORRENZIATO BACINO BERGAMASCO. DOPO L’EFFETTO NOVITÀ, I PROSSIMI MESI SARANNO DETERMINANTI
Le Due Torri DATA DI APERTURA LOCALITÀ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA SOCIETÀ DI PROGETTAZIONE PROMOTORE COMMERCIALIZZAZIONE PROPRIETÀ GESTIONE GLA INVESTIMENTO LIVELLI COMMERCIALI ANCORA ALIMENTARE MEDIE SUPERFICI TOTALE SPAZI RETAIL (COMPRESE LE MEDIE SUPERF.) POSTI AUTO
L’indice di retail&food
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Osservatorio Prezzi - Chi ha paura del retail a bordo?
18
Star Trek retail - Destinazione Bulgari
20
Prima pietra - A Parma il nuovo Urban District
24
Taglio nastro - Scacco con Le Due Torri
28
Franchising - Chi non affilia non è perduto
30
Resoconto Fiere - Eire 2010
32
Dossier aeroporti - Heathrow T5
36
Lo stato dell’arte del Travel Retail
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Cina - Opportunità e sfida del mercato cinese
42
Parola di... - Enrico Marchi
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Convegno - Bolkenstein, l’ora della verità
46
Dossier aree di servizio - Giochi e gusto da Q8
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International - Usa: spazi vuoti, nei mall affitti in picchiata
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Stazionario
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Retail Station
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Ferry Porti
60
La pulce nell’orecchio - di Simone Filippetti
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La foto
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Last but not least - Centri commerciali e outlet, le due facce della crisi
64
Mercati in fiera - Calendario settembre - novembre 2010
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Quasi a regime in fase d’inaugurazione, l’offerta si è recentemente arricchita con tre nuovi punti vendita. Il primo porta insegna Adidas e propone i due mondi legati al marchio a tre strisce: Sport Performance (il prodotto tecnico sportivo) e Originals (la collezione fashion). Il secondo espone il marchio Antony Morato e rappresenta il primo monomarca in un centro commerciale italiano della catena di abbigliamento fashion da uomo. Il tris di aperture si completa con l’attività di ristorazione Sbafo, legata alla somministrazione della pizza.
(vedi news R&F di Giugno 2010), l’area bimbi al livello 1 sulla piazza food, due sportelli bancomat, la Parafarmacia Dottor Giacomo e la
2 Esselunga 6 100 dichiarati 2.400
SCACCO CON iqualificazione di un’area dismessa e mantenimento di un simbolo legato al territorio, oltre a quasi 100 negozi. Da qui parte l’avventura del centro commerciale Le Due Torri, inaugurato a Stezzano (Bg) lo scorso 14 aprile, tra opportunità immobiliari sfruttate appieno, prospettive per il retail legate alle grandi infrastrutture presenti e future e una strategia di marketing, a partire dal nome, di forte richiamo sul fronte locale. In un periodo di sovraffollamento di grandi poli per lo shopping e di riluttanza, da parte delle amministrazioni pubbliche, nel concedere le autorizzazioni commerciali, la nobilitazione di aree degradate o abbandonate risulta un piano vincente per portare alla luce grandi progetti che altrimenti resterebbero sulla carta. Il nuovo shopping center sorge, infatti, nell’area dell’ex mobilificio Rossana, di cui riprende il logo delle due torri e la forma architettonica. La struttura, realizzata ex novo con un investimento di circa 140milioni di euro, è ubicata nei pressi della nuova tangenziale sud di Bergamo, da dove è ben visibile, del Casello di
Dalmine sull’A4 Milano – Venezia, della SS 42 Bergamo-Treviglio e della SS 525 Bergamo-Milano. Proprio grazie a questi assi di collegamento i protagonisti dell’iniziativa, Altarea Italia e Gruppo Policentro, contano di assicurarsi un importante flusso di visitatori e di ritagliarsi un bacino indipendente o quasi da quello che frequenta il centro commerciale Orio Center, distante una decina di km e punto di riferimento per il comparto italiano. La catchment area dichiarata è di 1,1 milioni di abitanti mentre i posti di lavori generati, tra quelli diretti e indiretti, sono stimati in circa mille unità.
Le due vite del centro Cento negozi dichiarati, una novantina quelli reali (di cui circa il 50% in franchising), posizionati su due livelli. Ogni piano gode di orari di apertura specifici, con un grande vantaggio potenziale soprattutto per gli operatori della ristorazione collocati al livello +1. Infatti in questo piano è prevista l’apertura di un’ampia area per l’intrattenimento (Centro divertimenti & Bowling) che potrebbe prolungare e trainare le attività food nei
L'idea di identificare la struttura con un elemento fondante del territorio, le due torri, può essere una scommessa vincente
ÈÈÈÈ
Accessi e parcheggi su più livelli permettono orari differenti per galleria e food court, oltre a limitare l'impatto ambientale
ÈÈÈÈ
Offerta commerciale
Quasi cento negozi per un'offerta di valore, ma a pochi km ci sono altri 200 negozi...
Spazi comuni e attrattive
Due piani per altrettante aree centrali in cui convergono i flussi. La piazza del food attende con ansia l'apertura del polo diventimento
indice valutazione:
LE DUE TORRI
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momenti serali. Ad oggi gli orari dei negozi e della ristorazione sono leggermente differenti soltanto durante le domeniche di aperture. Gli shop restano aperti dalle 9 alle 21 mentre i ristoranti/bar dalle 9 alle 21,30. Si differenzia la media superficie Ovvio, operativa dalle 10 sino alle 20. L’analisi dell’offerta commerciale non può prescindere dalla forte presenza dell’àncora alimentare Esselunga: un superstore da 8mila metri quadrati, distribuiti al livello terreno, incluso nella struttura e raggiungibile sia dall’esterno (con ingresso dedicato) sia dalla galleria. Le altre medie/grandi superfici nel medesimo piano sono quella di hitech Saturn (3,700 mq), di calzature Scarpe&Scarpe (1.400 mq), di articoli per lo sport Sportland (1.700 mq), di abbigliamento casual wear di alta fascia Us Fashion Store (620 mq con all’interno marchi del calibro di Ck Jeans, Armani Jeans, Desigual, Guess, Polo Ralph Loren ecc). Nel livello superiore figurano il big store di arredamento casa Ovvio (10.000 mq) e l’attività di ristorazione gestita dalla società francese Flunch (1.000 mq).
All’interno della galleria sono individuabili delle aree merceologiche abbastanza definite. La piazza centrale, da dove si innalzano le due torri che fuoriescono dalla copertura in vetro, ospita prevalentemente il segmento “beni per la persona” (Pellicano, Ore e Ori, Stroili Oro e Swarovsky), “abbigliamento, jeanseria e accessori donna” e “abbigliamento intimo”. Da segnalare l’ampia vetrina a disposizione del marchio Tezenis. All’interno della torre 1, sempre al livello terreno, è attiva l’area lounge Chapeau Cafè. Sul lato sinistro dello shopping center si colloca la parte prevalentemente “hi-tech”: oltre alla media superficie dedicata sono presenti le piccole metrature Energy Land (categoria: pile, batterie, accessori telefonia), 4G- Tim, lo shop Wind e Games Bond. Tuttavia non mancano insegne come Scarpe&Scarpe e Piazza Italia. La galleria di fronte a Saturn ospita l’area relax denominata “Il giardino del pensiero” che si caratterizza per le numerose sedute di design. Lungo il perimetro opposto si articola la passeggiata dedicata alle boutique con i marchi più pre-
VALUTAZIONE
Struttura e design
Accesso e parcheggio
ÈÈÈ
ÈÈÈ
La valutazione è di carattere puramente indicativo
È = migliorabile ÈÈ = sufficiente ÈÈÈ= apprezzabile ÈÈÈÈ = molto buono ÈÈÈÈÈ = ottimo
stigiosi del centro commerciale: oltre al già citato Us Fashion Store si annoverano tra i vari esercizi “L’officina della moda”, “Invidia Uomo” (Camiceria e maglieria uomo) e “Pelletteria Luisa” (segmento beni per la persona). Al piano +1, attorno a un’ampia piazza ma con i tavolini non in comune si sviluppa l’offerta food. I punti di ristorazione sono otto sul fronte piazza con diverse specialità culinarie (Voglia di pizza, Befed, Hao, Beer Corner Heineken, Sbafo, Pan Fresh, Mishi Mishi, Caffè Le Due Torri e Da Giovanni). Flunch, aperto in un secondo momento rispetto all’inaugurazione
dello shopping center, si affaccia all’area delle torri e gode di un punto di ingresso esterno con parcheggio adiacente. La ristorazione include due unità al piano 0 posizionate nei pressi dell’ingresso principale: la gelateria Puro Gusto e il Coffee Shop C-House. Tuttavia non sono presenti insegne internazionali o nazionali dal forte richiamo. Sempre al piano superiore trova spazio l’area con “beni per la casa”, composta dai format Ovvio, Poltronesofà e Scavolini. L’offerta di Le Due Torri si completa con un’ampia gamma di servizi, tra cui alcuni innovativi come la clinica dentale Care Dent, la prima in Italia
libreria Mondadori, quest’ultimi posizionati all’ingresso principale del centro.
Le segrete del castello Le torri, completamente rifatte e situate nel cuore dello shopping center, sono tutt’altro che inaccessibili. La struttura è distribuita su tre livelli, quello -1 adibito a parcheggi, e servita da quattro ingressi: tre al livello 0 e uno al livello +1. Complessivamente i posti auto sono 2.400, frazionati in diverse aree. Internamente i flussi tra i vari livelli sono favoriti da due rampe di tappeti mobili: quella principale porta alla
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piazza del centro e quella secondaria serve l’area dedicata alla boutique di abbigliamento. Dall’ingresso principale al piano terreno si vedono una passeggiata laterale, che costeggia tutto il perimetro della struttura, e una centrale che conduce ai piedi delle torri. Al termine di quella centrale sono ben visibili le indicazioni per raggiungere il superstore Esselunga. Al piano superiore i tappeti mobili portano alla piazza food, da cui si snoda un corridoio che si affaccia sui servizi sino al comparto per la casa. Da segnalare l’ampio utilizzo di luce naturale nei due luoghi principali del centro commerciale: la piazza da dove si innalzano le due torri e la piattaforma food. Le gallerie sono illuminate da luce artificiale. Tutto il contesto offre un’idea di sobria ricercatezza: le gallerie sposano colori chiari sia nei controsoffitti che nei pavimenti, dove sono presenti giochi di linee speculari che offrono profondità di prospettiva. L’unica nota non positiva, a livello di progettazione, è la collocazione delle scale mobili vicino all’ingresso principale. L’utente che entra si ritrova sullo sfondo la parte inferiore delle scale mobili che scendono in direzione opposta rispetto alla sua prospettiva. Questo elemento toglie profondità e comprime la visuale. Sul fronte dell’ecosostenibilità l’iniziativa realizzata dalla progettazione del Gruppo Policentro, coadiuvata dall’intervento di Studio Nonis, Blast e Out Sign, ha previsto l’utilizzo di materiali locali. Inoltre l’impianto di climatizzazione utilizza all’origine del fluido primario lo scambio energetico dell’acqua prelevata dalla falda acquifera sottostante l’edificio. Un’ulteriore plus è la presenza di un parcheggio al piano interrato e di uno altro sulla copertura dello shopping center che limitano il consumo di territorio. L’investimento per realizzare l’opera ha visto la partecipazione di un pool di banche, fattore ormai comune nello sviluppo di centri commerciali, composta da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediocreval, Banca Popolare di Vicenza, per una concessione di 90 milioni di euro. Andrea Penazzi
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Resoconto Fiere
a cura di Andrea Penazzi
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L’offerta si amplia
14/04/2010 Stezzano (Bg) Extraurbana Centro commerciale/mediograndi dimensioni Studio Nonis, Blast e Out Sign Gruppo Policentro Gruppo Policentro, Altarea Italia Altarea Italia Srl Cogest Italia Srl 42mila mq
COMMENTO
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Assaeroporti - Cambiamo la One bag rule
PARMA URBAN DISTRICT APERTURA PREVISTA INVESTIMENTO COMPLESSIVO
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Il sole del lusso sorge a Oriente Il risultato è una crescita di 10 insegne sull’anno precedente (di cui 2 a gestione diretta), concentrate soprattutto nei mercati dove la ripresa è più sostenuta rispetto al vecchio
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prima pietra
Cosa occore sapere per - di Alessandro Barzaghi
umeri a parte, essenziali per restare sul mercato (vedi la news di R&F sul numero di luglio-agosto), quello che conta in questa fase critica è la reale efficacia dell’evento. A differenza dell’edizione precedente, specchio della crisi che ha caratterizzato il comparto nel 2009, Eire 2010 sembra aver soddisfatto anche l’obiettivo concretezza, come testimoniano i numerosi operatori intervistati da retail&food durante la rassegna. La positiva inversione di tendenza si era colta già a fine 2009 dagli stand di Cannes. Rispetto ad allora, oltre a un clima di moderato ottimismo, oggi si registra la rinnovata spinta di sviluppo da parte dei retailer già presenti sul mercato italiano, superiore alla disponibilità di prodotti commerciali di qualità. Tanto che qualche operatore stima che i canoni di affitto potrebbero tornare a salire, almeno per le location “prime”. Come di abitudine la fiera ha ospitato diversi convegni incentrati sui temi di maggiore attualità. Tra i vari, quelli specifici per il real estate retail sono stati l’ecosostenibilità dei centri commerciali, gli interventi nei contesti urbani e ancora il commercio di alta gamma, quest’ultimi strettamente collegati. A tal proposito abbiamo parlato con Pietro Malaspina, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali. «Cncc continua a insistere sull’importanza dell’ecosostenibilità – ha spiegato Malaspina –. Riscontriamo nei soci una perfetta comprensione di questa tematica che il mercato rende ormai ineliminabile, non premiando chi la segue ma penalizzando chi non lo fa. Probabilmente per gli sviluppatori sarà necessario assorbire un ulteriore incremento dei costi perché un progetto di questo genere necessita di un investimento maggiore». Spostando il fronte dalle tecniche edilizie alla ricerca delle nuove location, una soluzione è “l’ingresso” dei centri commerciali nei circuiti urbani, prima confinati lungo o al di fuori delle tangenziali. «Siccome siamo in un momento critico, dove sono premiate le iniziative che presentano un rischio imprenditoriale percepito come minore, la localizzazione in ambienti urbani si presta particolarmente perché viene percepita con questa caratteristica. Lavorare in area cittadina garantisce infatti la presenza di un mercato di prossimità, molto denso e identificabile, su cui si può lavorare per un periodo di tempo lungo senza rischiare alterazioni significative». Arrivando al cuore dell’offerta commerciale, proprio all’interno delle location cittadine si apre uno spiraglio per l’alta gamma. «L’ipotesi futura è di sviluppare un modello di punto di aggregazione per il commercio di alta gamma con un nucleo forte italiano, ma non limitato ai marchi italiani, e di proporre questa iniziativa sui mercati in fase di sviluppo, dove esiste un consumatore pronto ma che non trova nelle proprie città localizzazioni adatte. Inoltre credo che sia arrivato il momento in cui il department store diventi il vero traino del centro commerciale, il quale non può più essere ancorato all’alimentare. Qualora ciò si verificasse il marchio di alta gamma troverebbe collocazione all’interno del department store».
sviluppatore è stato quello francese, con l’iper nel ruolo di grande ancora, ma ora la piattaforma food è solo una delle ancore dello shopping center per cui non è quello il format da portare nelle città. In questo momento stiamo lavorando in Francia, poiché invitati a un concorso finalizzato alla trasformazione di un passage parigino, e siamo impegnati a Milano in un progetto urbano legato alla trasformazione di una parte di un isolato. Indice, quest’ultima iniziativa, di una nuova idea di commercio.
Deborah Bertoloni, European leasing manager di Db Retail Db Retail è presente a Eire con lo stand Occhiobello Outlet Village per proseguirne la commercializzazione. Al momento abbiamo firmato per il 25% degli spazi con contratti preliminari e siamo in via di definizione per un ulteriore 26% degli spazi opzionati. Quest’ultimi dovrebbero concretizzarsi nell’arco di due mesi. A questa percentuale si aggiunge un 510% di nuovi contatti avuti in fiera dei quali alcuni hanno già opzionato degli spazi. Il nostro obiettivo è di arrivare all’apertura con una percentuale minima del 60% dei complessivi 18mila mq, mentre puntiamo al 100% nei successivi sei mesi. Il progetto Occhiobello Outlet Village parte con una fase 1 abbastanza grande, di 74 punti vendita. Lo stato dei lavori è molto avanti per cui abbiamo indicato l’inaugurazione per il novembre 2010. Per quanto riguarda l’offerta il progetto ha un posizionamento medio. Puntiamo su marchi nuovi, italiani, possibilmente con produzione nazionale, e dedichiamo una parte delle unità disponibili, il 5-8%, ad operatori locali. Abbiamo anche un’unità dedicata alla ristorazione di circa 600 mq e due bar.
Marco Poncetta, direttore sviluppo di Gruppo Cmc di Ravenna In occasione di Eire 2010 presentiamo il progetto Naxos-Taormina Fashion Garden, che sorgerà nel comune di Calatabiano (Ct). Innanzitutto comunichiamo la conclusione dell’iter autorizzativo: le conferenze dei servizi sia di natura urbanistica che commerciale sono ultimate per cui siamo nelle condizioni di ritirare il permesso a costruire. In questo momento siamo alla ricerca di un partner commerciale a cui vendere l’iniziativa, ovviamente i dettagli e i caratteri finali del progetto saranno assegnati sulla base dei desiderata di questo partner. Riteniamo di concretizzare tale ricerca, affidata a Larry Smith, nella seconda parte dell’anno. Una volta completata si potrà dare
inizio alle attività di cantiere, che in un lasso di tempo di circa 24 mesi saranno ultimate. L’apertura è prevista per il 2012. La catchment area dell’outlet assorbirà circa due milioni di residenti, oltre a un’importante componente turistica con picchi molto alti di stranieri. Il merchandising mix del progetto includerà quindi un’offerta del lusso rivolta soprattutto agli stranieri e di lusso accessibile per il bacino di riferimento. L’investimento sarà di circa 100 milioni di euro. Francesco della Cioppa, responsabile property management & retail leasing di Cushman &Wakefield Presentiamo due tra i progetti più importanti che caratterizzeranno i prossimi anni: Centro Sicilia e Laurentino. In particolare per il primo stimiamo l’apertura nel 2011. Il Centro Sicilia, promosso da Gruppo Cualbu, è entrato nella sua fase topica e registra uno stato di commercializzazione molto avanzato. Abbiamo chiuso con le più importanti medie superfici e stiamo completando quelle di dettaglio. Siamo arrivati a circa il 60% della commercializzazione dove la parte
iniziale è stata dedicata ai principali marchi. La mia ambizione è di portare un livello di procedure ottimale nella gestione dei centri commerciali e di porci nei confronti dei clienti come interlocutori seri e affidabili. La crisi ha segmentato il mercato, oggi i finanziamenti si riescono a ottenere se ci sono prodotti validi, qualitativi e in cui non ci siano dubbi sulla location. Centro Sicilia si aggiunge per ultimo ma vanta la posizione migliore di Catania, inoltre l’impostazione architettonica è di grande livello, basti pensare che la gla, di circa 55/60mila mq, era prevista originariamente su due piani ma poi stata distribuita su un solo livello.
Leonardo Cavalli, managing partner di One Work (relatore al convegno “La città del futuro” ) Il commercio ha per sua natura un legame fortissimo con la dimensione fisica dei luoghi, è un elemento fondante della città e soprattutto deve farne parte. Pensare però che la dimensione del problema, o dell’area dismessa, equivalga a quella della proposta è ingenuo. Il vero lavoro è creare le condizioni, l’infrastruttura. Per esempio all’amministrazione di Helsinki abbiamo suggerito di realizzare di fianco alla stazione, che è la seconda per numero di passeggeri della Finlandia, un grande centro commerciale, legato quindi all’accessibilità pubblica, che di fatto costituisce un ponte tra due quartieri. Finora il modello dello
Marco Casciaro, sviluppo progetti immobiliari di Unieco Durante questa edizione promuoviamo un ampio ventaglio di iniziative retail. Tra i progetti principali si annovera il Fidenza Shopping Park, oggetto di un ampliamento che porta la struttura a 26mila mq totali. Questo si compone della prima parte da 16.400 mq, aperta nel 2008, e di un’ulteriore area da 9.600 mq che sarà inaugurata a novembre. La fase due prevede l’inserimento di medie superfici e di una grande piattaforma già assegnata a Decathlon. Un’altra iniziativa è quella di Le Piazze vicino a Bologna. Sarà un centro nel comune di Castel Maggiore da 16mila mq con una parte di uffici ai piani superiori. Anche qui saranno inserite delle medie superfici con elettronica, abbigliamento e palestra. L’ancora alimentare sarà un supermercato Coop mentre la galleria ospiterà una
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dossier aeroporti
HEATHROW T5,
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VIAGGIO NEL FUTURO (DEL FOOD)
HEATHROW T5 in pillole APERTURA STRUTTURA
LONDRA – Un paio di mesi di scambi di e-mail “chi siete, cosa fate, cosa vi interessa vedere…”, giri vorticosi di messaggi digitali tra la direzione commerciale non aviation di BAA, la comunicazione, gli addetti stampa esterni e alla fine eccomi qui, nel celebrato, bistrattato, ammirato e invidiato Terminal 5 (T5) di Heathrow, il principale aeroporto londinese, il più grande scalo europeo per numero di passeggeri, 69,5 milioni nel 2009. L’appuntamento è con Hayley Dodd, di Mischief PR e con Claire Lovelady di BAA, la società che
gestisce lo scalo, in compagnia di altri quattro colleghi della stampa . Il tour prevede visita, degustazioni e interviste in tre degli spazi di ristoro più caratteristici e innovativi del terminal: Wagamama, Caviar House & Prunier, Gordon Ramsay Plane Food.
Pan-asian Cominciamo da Wagamama, un formato di ristorazione molto noto ai londinesi e agli estimatori della cucina pan-orientale. Piatti ricchi e saporiti, tradizione senza confini nazionali, arredi minimalisti ma caldi, prezzi corretti: tutti gli ingre-
dienti utili per conquistare una clientela ampia ed eterogenea e per affermarsi rapidamente (il primo ristorante nasce nel 1992 a Londra, oggi la compagnia conta 2.295 solo in UK ma è diffusa in altri tredici paesi dalla Nuova Zelanda alla Svizzera). Al T5 è stata aperta la prima location travel e soprattutto aeroportuale, una scommessa interessante e vinta, a sentire quanto afferma Joanna Mckay, general manager del punto vendita, felice di raccontare che il numero di clienti che affollano il locale quotidianamente supera il migliaio, dalle prime
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COSTI DI REALIZZAZIONE PASSEGGERI T5 (2009) MOVIMENTI GIORNALIERI (AEREI) SUPERFICIE RETAIL+FOOD SUPERFICIE FOOD UNITÀ COMMER. (RETAIL + FOOD) STALLI PARCHEGGIO AUTO
27 marzo 2008 T5A (principale), T5B (lungo raggio), T5C (apertura nel 2011) £ 4,2 mld 24,5 milioni 470 25.640 mq 5.667 mq 115 6.533
luci dell’alba a notte fonda. Orari decisamente insoliti e impegnativi per un classico Wagamama che però hanno consentito l'introduzione di alcune novità, a partire dall’offerta breakfast presente esclusivamente in questo ristorante. Il menù della prima mattina prevede un mix di
bevande e piatti della colazione inglese o continentale, ma anche preparazioni orientali adatte a questa fascia della giornata, come lo Okonomiaky un pancake tradizionale giapponese, servito con funghi, peperoni e guarnito con katsopushi, il Coconut porridge, arricchito di latte e scaglie di cocco e di una saporita salsa di mele e chili, o una più tradizionale omelette, servita con sfoglie leggere di tonno che a contatto con la superficie calda sembrano danzare nel piatto. Il locale è ubicato al quinto piano dello scalo, il più alto, al quale si accede dopo
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›stazionario NTV TROVA CASA
Realizzato nel 1990 per i mondiali di calcio, poi caduto in disuso e passato più volte di proprietà, l’Air Terminal di Ostiense ha finalmente trovato una destinazione d’uso: sarà la nuova sede dell’azienda ferroviaria Ntv e anche della compagnia di ristorazione Eataly. All’interno della struttura sarà attivata la scuola di formazione professionale della stessa Ntv per il personale della società e sarà aperto un Centro di formazione professionale per giovani da 22 a 28 anni, che la provincia inserirà nel proprio sistema educativo.
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DA ACCOR A NEWREST: CWL CAMBIA DI PROPRIETÀ
Ormai si attendeva solo l’ufficializzazione dell’operazione, dopo le indiscrezione dei mesi primaverili, avvenuta lo scorso luglio in concomitanza della quotazione in borsa di Accor con due società distinte, Accor Hospitality
per il business alberghiero e Edenred per i voucher di servizio. L’affaire ha compreso la cessione da parte di Accor della quota di maggioranza de la Compagnie des Wagon-Lits alla società di inflight catering Newrest. La formula adottata è stata quella di una newco, chiamata Newrest WL, in cui l’acquirente detiene il 60% delle quote e Accor vanta una partecipazione di minoranza con un’opzione di uscita a partire dal 2013. Questioni societarie a parte, il punto interrogativo rimane su come e quando cambierà la strategia di Compagnie des Wagon-Lits in merito al servizio di ristorazione a bordo dei convogli di Trenitalia.
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A TUTTO OPENING SU TORINO PORTA NUOVA E NAPOLI CENTRALE
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rosegue spedito il piano di aperture, ad opera di Grandi Stazioni, nei terminal di Torino Porta Nuova e Napoli Centrale. Le ultime novità presso lo scalo piemontese riguardano l’inaugurazione del corner Resort Collection di Boggi, che si affianca, ma con un ingresso indipendente, allo shop già esistente di Boggi. Sempre sul fronte non food si segnala l’apertura di un’edicola con il format Hudson News. L’offerta food è stata implementata con un punto di Cremonini a doppia insegna, Mokà e Mr Panino, collocato al piano binario di fianco alla biglietteria di Trenitalia. A Napoli, invece, sono stati inaugurati recentemente un ristorante Chef Express di Cremonini e uno shop ad insegna Salmoiraghi&Viganò, quest’ultimo di circa 100 mq, ubicati entrambi al piano interrato. Il progetto di opening annunciato da Grandi Stazioni lo scorso luglio ha riguardato, su Torino Porta Nuova, l’apertura dell’area di ristorazione a insegna Fresh&Good, estesa su 1.000 mq, e di un’attività di intrattenimento, entrambi al piano ammezzato. Entro la fine di settembre saranno attivati un bar Segafredo, un’edicola, un cambiavalute, un’agenzia del Credito Piemontese e uno shop di abbigliamento Triumph. Entro ottobre aprirà i battenti su due livelli e 1.500 mq la libreria di La Feltrinelli. Le ulteriori novità sempre su Torino riguardano l’ingresso al piano terra di un sushi bar a marchio Sosushi e del brand di oggettistica e design, Pylones, entrambi estesi circa 80 metri qua-
r&f last but not least drati. Il calendario su Napoli prevede entro settembre l’apertura di un shop di elettronica nel livello interrato, di circa 600 mq, e di un punto vendita di Autogrill a insegna Time Café al piano binari. Apriranno poi la Biglietteria 365, una tabaccheria e due edicole Hudson News. È in programma, inoltre, l’inaugurazione di Occitane e di un nuovo punto di ristorazione Autogrill al • piano binario. Probabilmente un Acafé.
SIA, PIOVE SUL BAGNATO
NAPOLI-AFRAGOLA, PARTITI I LAVORI
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&f ha visitato il negozio Sia di Milano Centrale a marzo 2010, registrando una situazione non soddisfacente per quanto concerneva soprattutto la visibilità della location (vedi r&f di maggio). Sono trascorsi pochi mesi e, in occasione dell’inaugurazione dello Sky Lounge avvenuta a luglio, abbiamo notato le vetrine del negozio spente e vuote. Interpellato telefonicamente, il marchio di home fashion ha comunicato che «il negozio ha chiuso a causa delle forti piogge preestive che hanno allagato il locale e danneggiato i prodotti. A fronte di questo si è colta l’occasione per chiedere al gestore della stazione di cambiare la location in quanto quella attuale (al piano metropolitana, ndr) non soddisfa le aspettative in termini di visibilità e di tipologia di cliente. Il negozio, quindi, non dovrebbe riaprire in attesa di una nuova risistemazione». •
utura cerniera per i collegamenti ferroviari tra il nord e il sud del Paese, la stazione ad Alta VelocitàAlta Capacità di Napoli Afragola è ufficialmente in costruzione in seguito all’avvio dei lavori celebrato lo scorso luglio. L’inaugurazione del cantiere ha visto la presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. L’operazione prevede un investimento di 74 milioni di euro, un tempo di realizzazione stimato in circa 850 giorni e costituirà la fermata intermedia tra le linee veloci in fase di costruzione Roma-Napoli e Napoli-Salerno. Inoltre consentirà l’interscambio tra la linea ferroviaria Roma-Napoli e le future linee regionali Variante Napoli-Cancello e il prolungamento della Circumvesuviana. L’apertura ai passeggeri è prevista entro il 2011 mentre il completamento della parte commerciale (vedi lo Speciale Stazioni R&F di maggio) dovrebbe avvenire per il luglio 2012. •
Arenaways sul binario di partenza Dal 6 di questo mese saranno operativi i treni di Arenaways, che rappresentano il primo servizio ferroviario privato per passeggeri, con un target rivolto soprattutto ai pendolari. L’offerta della società alessandrina, sostenuta da 12 soci piemontesi e lombardi e dal Credito Bergamasco «consiste inizialmente in due convogli, con 200 posti ciascuno, per 10 corse giornaliere tra Torino e Milano – ha spiegato lo stesso amministratore delegato di Arenaways, Giuseppe Arena – ma anche in due corse tra Arquata Scrivia e Milano, con fermate a Tortona e Voghera, e altre due tra Arquata e Torino, con soste ad Alessandria e Asti». Entro un anno, grazie a un investimento di 50 milioni di euro, il servizio sarà potenziato e arriverà a disporre di 9 treni per 16 corse nelle due direzioni dell’anello che collegherà Torino, Milano e Alessandria. I posti a sedere per convoglio aumenteranno dai 200 iniziali sino a un massimo di 800. Tra i servizi on board si segnala la commercializzazione di prodotti alimentari del territorio. Gli obiettivi futuri di Arenaways riguardano invece i collegamenti tra Genova e Venezia via Torino.
CENTRI COMMERCIALI E OUTLET, le due facce della crisi S
aranno i saldi estivi a riportare il segno “+” sui dati di flusso nei centri commerciali italiani? È questo l’auspicio del comparto dopo che nel primo semestre di quest’anno il segno “-“ ha fatto da padrone, sebbene con qualche segnale in controtendenza. Nessuna sorpresa, invece, nel segmento outlet che nei primi sei mesi, oltre che nel periodo degli extrasconti, ha confermato una crescita alla soglia della doppia cifra. Sul fronte shopping center il dato più preoccupante (fonte Experian) è il continuo ribasso, in controtendenza rispetto alla buona perfomance di gennaio 2010 (+1,1%), dell’indice FootFall di febbraio, marzo e aprile. In questo periodo i visitatori sono calati sensibilmente in confronto agli stessi mesi dell’anno precedente, rispettivamente del 3,4%, del 4,1% e addirittura del 6,5%. È doveroso sottolineare, inoltre, che l’anno di riferimento su cui si confrontano i dati, e cioè il 2009, è stato per eccellenza l’annus horribilis. Nulla di incoraggiante quindi. Un secondo elemento, dalla duplice interpretazione, è costituito dalle performance di maggio. Seppur rispetto al 2009 i flussi nei centri commerciali siano calati del 2,3%, l’andamento mese su mese evidenzia una ripresa, pari al +0,9%, rispetto ai 30 giorni precedenti. La ripresa a corrent
è quella intrapresa da Igd, che continua ad investire ma con cautela. È notizia recente, comunicata direttamente dall’amministratore delegato, Claudio Albertini, che il gruppo immobiliare specializzato nella grande distribuzione ha previsto per quest’anno l’apertura di due centri commerciali per un investimento complessivo di 128 milioni di euro. Le strutture sorgeranno a Palermo e a Conegliano (Treviso). Successivamente dovrebbe essere la volta di un centro polifunzionale a Livorno e tra il 2012 e il 2013 di uno shopping center a Chioggia. Di contro la società potrebbe rinunciare a progetti in Italia, come è recentemente successo a Gorizia, dopo aver già dismesso realtà in Romania. Di tutt’altro genere sono le considerazioni sulle performance degli
MERCATI IN FIERA
outlet italiani. In questo segmento i numeri parlano di crescita dai 5 punti in su sia in termini di flussi che di giro d’affari, con dati che arrivano addirittura a un +22% di fatturato nel primo trimestre dell’anno registrato dal Fidenza Village. Qui le vendite sono aumentate per metro quadro dell’11 per cento. Altrettanto positivi sono i valori espressi dai tre presidi di Fashion District. Nei primi sei mesi del 2010 il Mantova Outlet ha ottenuto un aumento del numero dei visitatori dell’11% e del volume di affari del 13% rispetto allo stesso periodo del 2009. Il Valmontone Outlet ha registrato un contenuto +3% di visitatori e + 5% di fatturato mentre il Molfetta Outlet un +5% di flussi e +10% di turnover complessivo. A trainare le vendite sono, oltre alla
diversa leva del prezzo rispetto agli shopping center, la crescita esponenziale di presenza turistica e in particolare di stranieri. Nei quattro foc citati i numeri parlano chiaro: +174% i visitatori extra-Ue a Fidenza, (di cui il 51% russi), +207% di stranieri a Mantova, +81% a Valmontone e +195% a Molfetta. Numeri da boom anche per McArthurGlen in Italia nei giorni di saldi: +6% di fatturato nei primi quattro giorni a Serravalle Scrivia, + 2% a Castel Romano nei primi due giorni e + 6% a Barberino del Mugello in sei giorni. A due anni dall’inizio della crisi il mercato premia decisamente la convenienza per i prodotti di qualità, al contrario penalizza l’offerta percepita come generalista e over-price.
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Andre a P ena zz i
CALENDARIO SETTEMBRE • NOVERMBRE 2010
NOME
COSA
DOVE
MICAM RISTORAZIONE 2010 ICSC EUROPEAN OUTLET CONFERENCE FRANCHISING & TRADE TFWA TRIESTESPRESSO EXPO MAPIC
Calzature Food service
Milano Milano
Retail
Milano
13-14/10
www.icsc.org
Retail Milano Travel retail Cannes Industria caffè Trieste Retail Cannes
15-18/10 17-22 /10 28-30/10 17-19/11
QUANDO
www.franchising.fieramilano.it www.tfwa.com www.triestespresso.it www.mipim.com/en/mapic
19-22/09 07-08/10
WEB
www.micamonline.com www.edifis.it
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r&f news ALLA FARNESINA SBARCA IL CAFFÈ FLORIAN
È riservato alle delegazioni e agli ospiti del ministero degli Esteri il nuovo Caffè Florian inaugurato il 19 luglio in un locale della Farnesina. Non si tratta della prima filiazione dello storico caffè veneziano,
Marco Paolini, AD di Caffe Florian, con il ministro Franco Frattini attivo in piazza San Marco dal 1720 e nel quale sono passati centinaia di personaggi illustri, come Lord Byron, Goethe e Casanova: altre aperture sono infatti avvenute a Firenze, Abu Dhabi, Dubai e Londra (all’interno di Harrod’s). Il nuovo locale alla Farnesina avrà un ambiente che rivisita in chiave moderna l’originale settecentesco.
BANCHE 1/ANCORA UN PO’ PIÙ VICOLUNGO
Il gruppo Irus, proprietario dell’Outlet Retail Park di Vicolungo (No) gestito dal gruppo immobiliare spagnolo Neinver, ha ottenuto da MPS Capital Services Banca per le Imprese un finanziamento nell’ambito di un ampio progetto di ampliamento dell’outlet. L’operazione ha visto coinvolto lo studio legale 4legal per l’assistenza al gruppo Irus, mentre lo studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer LLP ha affiancato l’istituto di credito.
BANCHE 2/SASSARI UNO, ECCO IL FINANZIAMENTO
Meliorbanca e Banco di Sardegna hanno concesso un finanziamento a Sarda Vibrocementi per la realizzazione del centro commerciale Sassari Uno. Il finanziamento si colloca nell’ambito della più ampia operazione di rinegoziazione del debito della società in esecuzione di un piano di risanamento stragiudiziale ex articolo 67 della legge fallimentare. Le due banche sono state assistite dallo studio legale Orrick.
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BOLOGNA SI AMPLIA PER DIVENTARE STRATEGICA
C
on la pubblicazione dei bandi per la gara d’appalto sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea hanno preso ufficialmente il via le procedure di gara per il restyling del terminal passeggeri dell’aeroporto Marconi di Bologna. Un intervento, spiega a retail&food Giuseppina Gualtieri, presidente dell’aeroporto, che permetterà allo scalo di garantire una capacità di oltre sei milioni di passeggeri. Sono cifre che, oggi, assumono una valenza molto precisa: «Superare i cinque milioni di passeggeri – spiega – significa entrare in una fascia di aeroporti strategici». Quelli, cioè che il piano nazionale degli aeroporti consegnato negli scorsi mesi da One Works all’Enac e da questi al ministero delle Infrastrutture, individua come i terminal che avranno più sostegno pubblico nei prossimi anni. L’aeroporto Marconi, che grazie alla trasformazione in base di Ryanair l’anno scorso ha raggiunto i 4,78 milioni di passeggeri (+13,2%) e che nel primo semestre di quest’anno li ha visti crescere di un altro 14,9% (nonostante il vulcano islandese), è arrivato ormai, aggiunge Gualtieri, a dei livelli di saturazione. Anche perché, nell’ottica di crescita a due cifre, il ritmo dei voli aggiunti, soprattutto dal vettore irlandese (che non rende noti i termini dei suoi accordi con gli aeroporti), è forsennato. Ecco quindi profilarsi il restyling, il cui progetto esecutivo è stato curato dalla società One Works. L’intervento, dal valore complessivo di 23 milioni di euro (base d’asta), permet-
terà di migliorare la funzionalità e il retail aeroportuale. Le aree commerciali in air side, infatti, raddoppieranno Giuseppina Gualtieri (ora come in altri scali sono abbastanza ristrette), mentre quelle in land side avranno un aumento del 38% di superficie. Le attività retail&food passeranno così da 29 a 35, con un’estensione di alcune di quelle esistenti. A livello complessivo, la superficie totale del terminal passerà dagli attuali 31.100 a 36.100 mq, con incremento di gate (da 20 a 24), imbarchi (da 14 a 21), varchi security (da 7 a 10), e dei servizi igienici (da 64 a 101). Sul fronte retail all’interno del Marconi, nella sala partenze extra-Schengen, è stato intanto inaugurato il nuovo punto di ristorazione Bollicine, un progetto di wine&beer bar sviluppato da Linea Aeroportuale Sole, società che già opera nello scalo con altri quattro esercizi. Il format è stato sviluppato per essere una sintesi dei principali aspetti legati alla tavola e allo stile di vita italiano. Lo spazio, luminoso e modernamente arredato, è flessibile e permette una sosta per aperitivo, un pranzo o una cena. Elementi forti sono i vini, le birre e i prodotti gastronomici del territorio. •
VENTESIMA BANDIERINA PER ROADHOUSE GRILL
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algono a quota 20 complessivamente e a quota 6 in Emilia Romagna le bandierine della catena di Steakhouse a marchio Roadhouse Grill. Il brand in forza a Gruppo Cremonini, già presente nella stazione di Roma Termini e prossimamente a Milano Centrale, ha aperto il ristorante a Modena in una location adiacente all’uscita del casello di Modena Sud sull’autostrada A1. Il locale si estende su una superficie di 720 mq, con 170 posti a sedere distribuiti su due piani, ed è servito da un parcheggio privato con 150 posti auto. Il progetto ha visto la partecipazione dell’azienda Bocchini Spa, specializzata in prodotti e servizi integrati per la realizzazione completa di spazi commerciali e dell’ospitalità. Le stime fornite da Cremonini in merito al nuovo punto di ristoro parlano di 140mila pasti serviti all’anno per un fatturato di circa 2,5 milioni di euro. Le prossime aperture della catena sono previste a Bologna San Lazzaro, Imola, Rovigo, Voghera e Saronno. •
HOTEL LOW COST, ORA ANCHE A MALPENSA
A
l Terminal 2 di Malpensa, dedicato ai voli economici e in particolare a quelli di easyJet, sorgerà un hotel low cost. La Sea-Aeroporti di Milano ha infatti pubblicato il bando per «individuare il soggetto al quale consentire la costruzione e/o la gestione di un’infrastruttura alberghiera con una capienza indicativamente di 150 camere». Il bando scade alle 16 del 7 ottobre e i candidati potranno chiedere informazioni all’indirizzo infohotel-t2@seaaeroportimilano.it. Lo scalo varesino si pone quindi sulla scia di altri aeroporti internazionali che hanno scelto questa soluzione. Uno dei casi più recenti è l’annuncio della costruzione di un hotel Formule 1, la tipologia più a basso costo della catena Accor, di fronte all’aeroporto di Auckland, Australia. Sui 3.500 mq interessati dall’intervento dovranno essere collocati sia l’albergo che i relativi impianti tecnologici di servizio annessi. Secondo il bando si dovrà privilegiare una tipologia costruttiva con struttura modulare di tipo prefabbricato “smontabile” che permetta la rimozione al termine della concessione e/o anche una sua eventuale rilocazione in un’altra area adiacente il T2 che garantisca la stessa valenza commerciale. Le dotazioni minime dovranno rispettare gli standard qualitativi minimi obbligatori per alberghi a tre stelle. Particolarmente stretti i tempi: 45 giorni dall’aggiudicazione per il progetto definitivo; 30 giorni dall’ottenimento dei provvedimenti autorizzativi per l’inizio lavori; massimo entro 9 mesi dall’inizio dei lavori per la loro fine. •
IN ARRIVO 30 UPIM POP, SHOPPING CENTER DA CITTÀ
L
’amministratore delegato di Coin, Stefano Beraldo, ha svelato le carte sul futuro assetto dei 130 negozi Upim rilevati negli scorsi mesi: 60 diventano Ovs (di cui 26 lo sono già), 20 si trasformeranno in Coin (operazione già conclusa per 6) e 30 avranno il nuovo formato Upim Pop. Beraldo ha detto che questa insegna avrà la «missione di diventare un centro commerciale da città, dove si ospitano altri brand e si dove si trova un po’ di tutto, dagli
articoli sportivi all’informatica». Questo mese, settembre, apriranno i primi due store a Milano (corso Buenos Aires e piazzale Corvetto) e i primi due a Roma (piazza S. Maria Maggiore e via Tuscolana). Il design è nuovo e a quanto pare strizza l’occhio allo stile dell’iPhone. Sempre a Milano, negli Upim (finora) di Corvetto e piazzale Loreto, troveranno posto i primi due locali Mo’, un concept di bar gestito da M6, il gruppo dei Fratelli La Bufala. Ci sarà un’offerta da coffe shop all’europea. •
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r&f news FIUMICINO, VINCE IL RIBASSO
TANIT APPRODA IN SARDEGNA
Con un ribasso-monstre superiore al 40% rispetto alla basa d’asta economica di 2,5 milioni di euro, la società di ingegneria inglese Scott Wilson ha vinto la gara per il nuovo masterplan dell’aero-
porto di Fiumicino. Battuti gli inglesi di Arup, gli americani di Parsons e la cordata composta dagli spagnoli di Ineco, dall’olandese Naco e dall’italiana One Works. Nonostante le altre tre finaliste avessero elaborato un’offerta tecnica migliore, il ribasso della società inglese ha spostato l’ago della bilancia della gara.
A CARINI ORA ANCHE IL RE
C’era una volta la Baronessa di Carini, immortalata in sceneggiati televisivi e musical teatrali. Ora, nei pressi del nuovo centro commerciale Poseidon, nel paese alle porte di Palermo, arriva anche il “re degli hamburger”, Burger King. Il 63esimo ristorante della catena in Italia, e il quinto in Sicilia, è stato aperto in franchising ed è gestito dalla Palermo Burger srl, al suo secondo locale Bk nel capoluogo siciliano. Il ristorante, che mostra il nuovo design “industriale” 20/20, dispone di 40 posti a sedere e conta uno staff di 25 persone.
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enominato come la dea che ai tempi di Cartagine sbarcò in Sardegna portando fertilità e abbondanza, il parco commerciale Tanit porterà un’offerta commerciale di oltre 50 shop con anche marchi inediti per l’isola. L’apertura vicino al centro storico di Sassari del nuovo complesso retail, annunciata dall’altrettanto neo società di gestione nel settore della Gdo e del retail, Masema Immobiliare, è stata fissata per il 10 marzo 2011. Al momento la commercializzazione, come comunica l’azienda, ha superato quota 80 per cento. Tra i marchi principali si annoverano l’ancora alimentare Carrefour, terza nella regione e prima nel nord dell’isola, la piattaforma hi-tech di Uniero, da oltre 3.200 metri quadrati di gla e
Stock option BUY
LO SHOPPING TAX FREE RINGRAZIA I RUSSI
È in ripresa il Tax Free Shopping italiano: nei primi cinque mesi del 2010 è salito del 22 per cento, arrivando a quota 1,7 miliardi di euro all’anno. Il risultato si deve soprattutto ai cittadini russi, che sono i leader della spesa tax free, rappresentano il 33% del totale e hanno avuto una crescita di spesa del 26 per cento. I dati sono stati forniti dalla società Global Blue, al Luxury Summit organizzato dal Sole 24 Ore. La ripresa arriva dopo il calo dell’11% fatto registrare nel 2009, un trend negativo iniziato nel 2008 con il rallentamento della crescita dello 0,6% rispetto al 2007.
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con l’innovativo format che unisce i brand Uniero e PC City, e la grande superficie Decatlhon da quasi 4.000 metri quadrati. Con quest’operazione il marchio sportivo francese posizionerebbe in Sardegna la sua prima bandierina. Complessivamente il parco commerciale Tanit sarà distribuito su 3 livelli, uno destinato al parcheggio da 1.500 posti auto e due al retail, coinvolgerà una superficie totale di intervento pari a oltre 46mila metri quadrati, e sarà facilmente raggiungibile dall’arteria S.S. 131 che collega Sassari con Cagliari. Rispetto ai centri commerciali concorrenti, proprio la location è indicata come il valore aggiunto dell’iniziativa, per la quale si prevedono 3 milioni di visitatori all’anno. •
Tod's Cedola straordinaria per gli azionisti del gruppo, grazie all'ottimo andamento dei conti della società. Immediato il riflesso sul titolo in borsa che ha guadagnato punti importanti: piove sempre sul bagnato... contenti tutti. Benetton-Gavio Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, elogia l'allenza con la Sias dei Gavio per le autostrade cilene così come in Impregilo. E preannuncia ulteriori possibili collaborazioni. Mercato avvisato... Malpensa A380 Un luglio molto competitivo per Emirates e Lufthansa che si contendono il primato del primo atterraggio di un A380 sul suolo italiano. Dove? A Malpensa. (Vorrà dire qualcosa?)
NEUTRAL
SELL
Cina in Italy Delegazioni di operatori aeroportuali cinesi si aggirano per l'Italia, avvistate presso gli scali di Bologna, Catania... Enna. Dobbiamo attenderci un imminente, ulteriore, sbarco di uomini e merci dal Celeste Impero? Pare di sì, chi fa nuovi avvistamenti batta un colpo...
Esselunga-Coop Il buon vecchio Caprotti torna a fare felici i quotidiani comprando doppie pagine a destra e a manca. Oggetto del contendere le aree di Modena e Livorno dove Coop impedirebbe lo sviluppo di Esselunga. Un po' come ha fatto Esselunga contro Coop a Milano?
Aeroporti toscani Manovre in corso tra Pisa e Firenze per la creazione di un sistema aeroportuale toscano. L'idea è ben vista dal presidente della regione, Enrico Rossi, da banche e istituzioni locali e potrebbe sbloccare progetti importanti per entrambi gli scali.
Trenitalia Detto fatto: reggono i servizi di Alta Velocità con standard qualitativi non entusiasmanti ma soddisfacenti. Crollano quelli di Intercity e similari, dove nella calda estate 2010 si viaggia troppo spesso in carrozze prive di aria condizionata. Ecco una società finalmente in-utile.
Franchising Il Sole ne è convinto e in un “Parterre” di metà luglio annuncia che il franchising passa di moda. In tempi di crisi meglio tornare al controllo diretto: lo dimostrano i casi Burberry e Coin. Una notizia buona, per chi se lo può permettere.
Stefanel In Borsa sono montagne russe, alcuni azionisti di maggioranza (e di famiglia) vendono le loro quote mentre si annuncia l'aumento di capitale e la Consob avvia il suo monitoraggio. L'uscita dalla crisi non è cosa facile.
PALERMO, AD AUTOGRILL GLI SPAZI DELL’AEROPORTO
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l termine del lungo contenzioso che l’ha vista contrapposta ad Airest, Autogrill ha siglato l’accordo con la società di gestione Gesap spa per le nuove aree di ristorazione nell’aeroporto di Palermo. Sostituirà MyChef e Chef Express, società le cui sub-concessioni scadranno il 30 settem-
bre. Come riportato a pagina 45 di questo numero, tuttavia, l’ad di Airest (gruppo Save), Enrico Marchi, ha annunciato che la battaglia legale con Autogrill andrà avanti. Negli scorsi mesi il tribunale amministrativo regionale siciliano aveva accolto il ricorso di Autogrill contro Airest, che aveva vinto in origine la gara per la ristorazione, in quanto la dimensione di partecipata pubblica di Airest secondo la corte rappresentava un potenziale vulnus della concorrenza. •
PERSONALE AEROPORTUALE, RINNOVATO IL CONTRATTO
È
stato firmato dopo una trattativa iniziata nel 2008 il nuovo Ccnl, contratto collettivo nazionale di lavoro, del Personale di terra e del trasporto aereo e delle attività aeroportuali. Secondo il presidente di Assocatering-Fipe, Luigi De Montis, «si apre una fase nuova nelle relazioni sindacali nel settore. La novità più importante consiste proprio nell’aver unificato le tre piattaforme contrattuali della gestione aeroportuale, dell’handling e della ristorazione, finora trattate da accordi separati». Per De Montis, «come catering aereo riteniamo con questo rinnovo di aver dato risposta alle attese degli oltre 2.000 lavoratori e alle aziende nostre associate. E in particolare siamo riusciti a mantenere, pur nell’ambito di un contesto generale, le specificità proprie del settore, con un impatto sui costi che fosse in linea con le esigenze delle imprese». •
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r&f news STROILI ORO, IN TRE ANNI 80 NEGOZI IN CINA
Ha chiuso il 2009 con il +5% di fatturato (159 milioni di euro), quando il mercato scendeva del 20 per cento. Ora la catena Stroili Oro, 340 negozi, la maggioranza dei quali nei centri commerciali, punta anche all’estero. Il 26 giugno è stata aperto il primo negozio in Cina, a Shenyang, nel nord del Paese. Ma, come ha dichiarato al Sole 24 Ore l’ad di Stroili Oro, Maurizio Merenda, «l’obiettivo è arrivare a 80 negozi cinesi entro 3-4 anni». Tra gli altri mercati a cui la catena sta guardando ci sono anche la Russia e il Brasile. Intanto è stata annunciata l’apertura del flagship store di Roma. Sarà «più raffinato, con materiali di maggior pregio», ha spiegato Merenda, pur mantenendo l’aspetto “friendly” che caratterizza le vetrine del gruppo.
IL CENTRO PESCARA NORD RADDOPPIA
S
aranno ultimati in pochi mesi, in teoria entro la fine del 2010, i lavori di restyling e di ampliamento del centro commerciale Pescara Nord, in forza al Gruppo Klèpierre-Ségécé. La fase di ampliamento, che interessa una superficie di 6.200 mq, è iniziata a luglio 2009 mentre quella di ristrutturazione, che coinvolge sia l’interno che l’esterno, ha preso il via nel corso del 2010. A 15 anni dal taglio nastro lo shopping center abruzzese, ubicato nel comune di Città Sant’Angelo, si appresta a esibire un’architettura moderna, servizi aggiuntivi, spazi più funzionali e confortevoli, oltre a un’offerta retail implementata e aggiornata in base alle evoluzione del mercato. In seguito all’intervento, la galleria conterà 72 attività commerciali, contro le 42 ante-lavori, le medie superfici aumenteranno da tre a cinque e la gla passerà da 27mila mq a oltre 33mila metri quadrati (vedi a completamento l’intervista a Philippe Grenet, pag 34). •
SALA ALL’EXPO PROVA A USCIRE DAL PANTANO
ORIO SORPASSA LINATE, BONOMI ACCUSA ALITALIA
«Per Linate abbiamo una richiesta per 54mila voli in più all’anno. Ma una legge dello Stato ci impedisce di soddisfare questa richiesta». Così Giuseppe Bonomi, presidente di Sea-Aeroporti di Milano, ha commentato la crisi dell’aeroporto cittadino del capoluogo lombardo. Dove in due anni si sono persi due milioni di passeggeri (un quarto del totale) e che mese dopo mese ha continuato a segnare il segno meno, fino a subire lo storico sorpasso da parte del vicino aeroporto di Orio al Serio
(partecipato da Sea). Le accuse ad Alitalia sono evidenti, dato che l’ex compagnia di bandiera oggi possiede la maggior parte degli slot ma ne usa solo il 31 per cento. Questo perché il “decreto salva-Cai” tutela i nuovi azionisti di quest’ultima, impedendo l’ingresso a Linate di concorrenti. Bonomi ha poi citato un argomento caro: la crescita di Malpensa dopo il de-hubbing, in una situazione di slot liberalizzati.
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I
nizio in chiaroscuro per Giuseppe Sala, neo amministratore delegato (al posto di Lucio Stanca) di Expo 2015. Nonostante l’ottimismo ostentato subito dopo la nomina, il 30 giugno, l’ex city manager del Comune di Milano non è ancora riuscito nel suo primo obiettivo: cercare un accordo sui terreni dell’Expo tra il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e Letizia Moratti e Guido Potestà, sindaco e presidente della Provincia di Milano. Formigoni è favorevole all’acquisto dei terreni dal gruppo Cabassi e dalla Fondazione Fiera Milano (per 160-200 milioni di euro), mentre Moratti e Podestà vogliono seguire la strada del comodato d’uso. Intanto Sala si è messo al lavoro per bandire le prime otto gare di progettazione che riguarderanno le infrastrutture preliminari del sito. L’aggiudicazione ai vincitori dovrebbe avvenire dopo il pronunciamento del Bie sulla registrazione dell’evento milanese, prevista il 23 novembre. •
AUTOSTRADE SICILIANE, CONCESSIONE REVOCATA
I
l ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e quello dell’Economia GiulioTremonti hanno firmato un provvedimento che fa decadere la concessione al Cas (Consorzio per le autostrade siciliane) da parte dell’Anas per la gestione delle autostrade dell’isola. Il motivo sono le troppe inadempienze. Lo ha detto lo stesso Pietro Ciucci, presidente dell’Anas, all’inaugurazione dei nuovi sei chilometri della statale 118 Corleonese-Agrigentina. «La revoca al Consorzio delle autostrade siciliane da parte dell’Anas –
ha commentato – era nell’aria da tempo, noi da diversi mesi avevamo fatto la proposta di revoca della concessione ai ministri competenti sulla base delle troppe inadempienze su tutti gli aspetti gestionali. Non soltanto noi ma tutti gli osservatori contestavano una gestione non all’altezza del servizio». Il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo ha invece sostenuto che «il governo ha fatto un atto inqualificabile, spero che sia l’ultimo, rispetto al quale adiremo le vie legali». •
Manager, pensate di più I manager italiani hanno assenza di “visione”: un po’ per attitudine, un po’ per emergenza, tendono a governare l’azienda puntando ai risultati immediati attraverso strategie a breve termine. È la tesi del libro “Think” (edizioni Gruppo 24 Ore), scritto da Hermann Simon e Danilo Zatta, rispettivamente presidente e direttore generale della società di consulenza globale Skp (Simon-Kucher & Partners). Per i due autori, considerati guru del management, la rotta da seguire è quella di una gestione strategica, riflessiva e pensata, sostenibile nel lungo periodo. Ciò che conta per la crescita e il successo di un’azienda è imporsi nel lungo periodo. Una riflessione che, peraltro, vale anche per l’economia vista nel suo insieme, come ha argomentato di recente il libro di Tommaso PadoaSchioppa, “La veduta corta”.
ICSC, IL MONDO DEGLI OUTLET FA TAPPA A MILANO PIANO AEROPORTI, LA PAROLA AL MINISTERO
S
i è conclusa la fase due del piano nazionale degli aeroporti. Dopo la conclusione dell’indagine conoscitiva della Commissione trasporti della Camera, il Rapporto sulle strategie di programmazione per il sistema aeroportuale italiano è stato trasmesso dai curatori One Works, Kpmg e Nomisma all’Enac, che lo ha a sua volta girato al ministero delle Infrastrutture. Ora tocca quindi ad Altero Matteoli passare dalla teoria ai fatti, che nello specifico saranno di sicuro impopolari. Il piano, infatti, intende porre fine all’era della proliferazione spontanea degli scali, in una guerra tra campanili che si è tradotta negli ultimi anni in uno spreco di risorse. Secondo il rapporto sono 24 gli aeroporti, i più piccoli, ai quali lo Stato non dovrà più fornire alcun aiuto o sostegno finanziario: Brescia Montichiari, Cuneo, Foggia, Ciampino e gli altri, quindi, o staranno in piedi da soli o sono destinati alla chiusura. Dieci scali sono poi stati identificati come «riserve di capacità di sistema», tra cui il futuro terminal di Viterbo, e altri 14 come strategici, con in testa Fiumicino, Malpensa e Venezia. Tutto, per ora, è però solo sulla carta. •
I
l settore degli outlet continua a registrare sia in Italia che all’estero performance in crescita, elevandosi ormai a canale di vendita vero e proprio. Con lo scopo di regolare lo sviluppo del comparto, attraverso la condivisione delle esperienze, Icsc (International Council of Shopping Centers) procede nel suo programma di iniziative atterrando in Italia. Per capire quali sono le dinamiche del comparto e gli obiettivi specifici del convegno, che si terrà a Milano nei giorni 13 e 14 ottobre, abbiamo parlato con Nicky Godding, Icsc European Press Officer. «Gli outlet stanno cambiando, anche dal punto di vista strutturale: l’impianto architettonico originale di un outlet come di un piccolo villaggio ora limita la sua capacità di crescere e adattarsi». Quanto ai trend europei, «la Germania ha il maggiore potenziale di crescita nei prossimi anni, secondo quanto dicono i retailer, con Polonia e Italia destinazioni attrattive. Ma il concetto di outlet si sta ampliando e così nuove opportunità emergono perfino in nazioni dove il settore in questione era visto come saturo, ad esempio nel Regno Unito. Un ulteriore filone da seguire è l’arrivo di nuovi brand dall’America». Sull’evento di quest’anno, rispetto all’edizione di 12 mesi fa, la novità «più eccitante è che Ebay parlerà per la prima volta dei nuovi canali di distribuzione nel settore degli outlet e su come il sito si posiziona nei confronti dei foc tradizionali». •
GARBO, MAGNIFICA PREDA DI LIMONI
La catena di profumerie Limoni ha acquistato i 19 punti vendita della rete concorrente Garbo. Come ha spiegato l’ad di Limoni, Carlo Giannuzzi, l’importanza dell’operazione non sta tanto nel numero (Limoni ha già 500 shop, dei quali molti nei centri commerciali), quanto nella qualità delle location. Le profumerie Garbo si trovano infatti nelle vie più cruciali dello shopping milanese, da via Dante a corso Buenos Aires a corso Vercelli. Limoni, intanto, come anticipato da r&f nel numero di luglio/agosto, sta per lanciare i negozi dedicati solo ai prodotti private label, chiamati B-Basic Beauty. Il primo dei cinque test aprirà a Palermo e se l’esperimento andrà bene dal 2011 potrebbero aprire dai 70 ai 100 punti vendita all’anno.
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r&f news MATTEOLI, 268 MILIONI ALL’ANAS…
Lo scorso 26 luglio il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e Anas hanno firmato il Contratto di programma 2010 che disciplina la realizzazione degli interventi di manutenzione straordinaria e la gestione della rete stradale e autostradale di competenza della società. Per il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, «il contratto dà immediata attuazione alla delibera assunta dal Cipe nella seduta dello scorso 22 luglio, che ha stanziato a favore dell’Anas 268 milioni di euro, a valere sul fondo infrastrutture, da destinare alla manutenzione della rete stradale».
PIEMONTE, NUOVA TASSA PER LA GRANDE DISTRIBUZIONE
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ontinua la lotta di Roberto Cota in Piemonte contro la grande distribuzione. La nuova giunta leghista ha deliberato la creazione di un fondo per gli interventi a sostegno del piccolo commercio. Ad alimentarlo sarà, tra le altre cose, la corresponsione dei versamenti richiesti alla media e grande distribuzione per il rilascio delle autorizzazioni. Aumenteranno in particolare gli oneri aggiuntivi: «la nuova percentuale – ha scritto La Stampa – oggi fissata al 10%, sarà compresa tra il 30 e il 50% degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria e rimanderà alle
N
…MA NIENTE REGALI ALLE CONCESSIONARIE
«Abbiamo aumentato i pedaggi autostradali – ha detto a fine luglio il ministro Matteoli – per consentire all’Anas le manutenzioni. L’aumento non va alle società concessionarie». Il ministro ha voluto anche rassicurare sull’avanzamento dei cantieri. «Non esiste – ha aggiunto – un cantiere che non va avanti perché non ci sono i soldi». Sarà, ma affermare che i soldi dei rincari servissero, oltre che per la manutenzione, anche per finanziare nuovi investimenti sarebbe stato ancora più rassicurante.
MARTINOLI GUIDA LE GRANDI NAVI VELOCI Alla fine di luglio Roberto Martinoli è diventato il nuovo amministratore delegato di Grandi Navi Veloci (Gnv). In precedenza è stato
presidente e coo (chief operating officer, ossia direttore generale) di Norwegian Cruise Line (Ncl). Dal 2008 era membro del cda di Gnv. Subentra a Silvano Cassano, che ha lasciato l’incarico dopo tre anni e mezzo alla guida della compagnia come presidente e Ceo (amministratore delegato).
10 retail&food - settembre 2010
RINVIO TARIFFE, ASSAEROPORTI IN FERMENTO
Roberto Cota autorizzazioni relative ad attivazioni, ampliamenti e variazioni delle medie e grandi strutture di vendita». L’iniziativa segue altre misure sulla stessa lunghezza d’onda: dal giro di vite sulle autorizzazioni, una delle prime delibere della giunta Cota, alla volontà di ridurre le domeniche di apertura in deroga nei comuni turistici e montani. •
onostante le iniziali rassicurazioni, il Cipe alla fine di luglio ha rinviato a settembre l’esame delle tariffe aeroportuali, il cui aumento è bloccato da quasi un anno dopo la sua deliberazione da parte del Parlamento. «Ripiombano nell’incertezza – ha commentato Assaeroporti –, i piani di investimento degli scali aeroportuali del Paese» e il rischio è di «compromettere i livelli qualitativi degli aeroporti italiani nella difesa di alti standard qualitativi a favore del passeggero». Assaeroporti ha anche chiesto un incontro con il presidente del Consiglio Berlusconi, minacciando altrimenti delle «azioni di protesta per spiegare ai passeggeri che potranno subirne i disagi, i danni, anche in termini di qualità del servizio, che deriveranno dal mancato varo delle anticipazioni tariffarie». Qualche settimana prima il presidente della Save (aeroporto di Venezia), Enrico Marchi, aveva parlato di una possibile serrata (vedi pagina 45). •
Aviation outlook
SI TORNA A VOLARE Finalmente una buona notizia per il tanto bistrattato settore delle aerolinee. All’inizio di giugno, infatti, la IATA ha annunciato un deciso miglioramento delle performance dell’industria, con profitti attesi per l’anno corrente pari a 2,5 miliardi di dollari, dato che dovrebbe assumere ulteriore magnitudine per il prossimo esercizio. A trainare la ripresa è la regione asiatica, seguita da LATAM e Medio Oriente. Nel caso dei mercati maturi, si segnala una previsione positiva per l’area nordamericana, mentre l’Europa rimane, al netto delle ceneri vulcaniche, ancora in profondo rosso (con una perdita di 2,8 miliardi di dollari). In sostanza, è la conferma sia del fatto che le performance aggregate economico-finanziarie del settore del trasporto aereo siano direttamente correlate all’andamento del PIL, sia, con riferimento specifico al traffico premium, che i valori espressi da quest’ultimo siano strettamente ancorati alle dinamiche dell’export. Nello specifico, assistiamo già ad una ripresa del traffico business ad alto yield, che tuttavia non raggiunge ancora i valori espressi nel 2008. Un fenomeno che certamente la IATA (che raggruppa i soli vettori tradizionali) non può né probabilmente vuole mettere in evidenza è il costante incremento a livello aggregato della penetrazione dei vettori low-cost nei mercati, con previsioni di raggiungimento nell’arco di un lustro di un bigliettato pari al 50% dell’intera domanda europea di trasporto aereo. Eppure proprio nel Vecchio Continente si notano i primi segnali di una progressiva saturazione di alcune direttrici primarie, su cui si affaccia anche la sempre più pressante concorrenza dei treni ad alta velocità. In questo senso, è visibile, in Europa (Ryanair
e Easyjet) come negli USA (JetBlue in primis), la ricerca di nuove connessioni “lowcost regionali”, qui con un effetto cannibalizzante sui servizi regionali operati dalle filiali regionali dei vettori maggiori. È l’Italia? Al di là del casoAlitalia, su cui si continua a dibattere in termini di sostenibilità finanziaria del progetto alla luce anche delle dichiarazioni di Colaninno e Passera su una prossima ricapitalizzazione, nel periodo gennaio-maggio il comparto aeroportuale domestico ha segnato una crescita del 4,5%, sottoperformando di un punto i valori europei ACI. Per la prima volta, le peggiori performance sono quelle dei “nidi delle low cost”: Alghero (-6%), Pisa (-4,5%) e Roma Ciampino (-6,5%), pur se nell’ultimo caso è visibile lo spostamento di capacità su Fiumicino. Un primo segnale della crescente difficoltà a sostenere il costoso sviluppo del traffico low-cost? Oppure la sola crescente saturazione del proprio bacino di traffico? Nel primo caso, le normative presenti nell’ultima manovra economica, che impediscono alle Regioni la ricapitalizzazione di società partecipate con bilanci in rosso per l’ultimo triennio, potranno dare un ulteriore eventuale contributo di chiarezza al mercato. Salute a tutti! Prof. David Jarach www.diciottofebbraio.it
BRERA E LIRICO, MILANO SI SVEGLIA
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inalmente si sono sbloccate due opere su cui a Milano si è discusso per anni: la Grande Brera e il Teatro Lirico. Per la Grande Brera il 19 luglio è stata posta la firma all’accordo tra le istituzioni competenti, con in testa il commis-
sario straordinario Mario Resca. A lui il merito di aver mediato per allargare da 8mila a 20mila i metri quadrati della nuova sede dell’Accademia di Belle Arti e della Pinacoteca, nell’ex caserma di via Mascheroni. La precedente offerta di 8mila mq che aveva scatenato le proteste degli allievi dell’Accademia. Serviranno 30-40 milioni di euro per ristrutturare l’edificio e altri 50 per la Pinacoteca. Per il Teatro Lirico, invece, superate le cause giudiziarie e
l’opposizione strenua dell’ex assessore alla cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi, l’architetto Luciano Colombo ha potuto dare il via ai lavori di ristrutturazione. Il cantiere dovrebbe restare aperto un
paio d’anni e il costo sarà di 25 milioni di euro, finanziati dall’imprenditore Gianmario Longoni, che in cambio avrà dal Comune in comodato la gestione del teatro per i prossimi 15 anni. •
VULKANIA, FAST CASUAL DA CENTRI COMMERCIALI
L
a catena Fratelli La Bufala ha intenzione di inserire nei centri commerciali il nuovo format Vulkania. Si tratta di una formula “fast casual” con servizio al tavolo che offre, oltre alla pizza, anche altre specialità partenopee. Il menu è organizzato in tre sezioni: stone food, fire food e fire&stone, dove per “stone” si intende una pietra
vulcanica su cui sono cotte numerose pietanze. Molto presenti anche i fritti. L’ambiente ha una caratterizzazione “industriale” con mattoni rossi a vista ed elementi in acciaio. Un primo locale Vulkania ha aperto a Caserta, seguito da un secondo a Milano in via Valtellina. L’altro nuovo format del gruppo che fa capo a Fratelli La Bufala, Mamma Oliva, non aprirà invece nei centri commerciali. Di profilo più alto rispetto ai locali Fratelli La Bufala, è un casual dining che attinge dalle cucine di Liguria, Puglia, Sicilia e Toscana, che hanno in comune la cultura dell’olio di oliva. •
retail&food - settembre 2010 11
r&f news CON SERENISSIMA INTESA TRIPLICA AL NORD
Intesa Sanpaolo ha annunciato a luglio la decisione di rilevare la quota di maggioranza relativa (26%) dell’Autostrada BresciaPadova, o Serenissima, dal socio privato Rino Mario Gambari. L’operazione è stata affidata alla Biis (Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo) di Mario Ciaccia. La banca, insieme con Mediobanca, aveva dei crediti consistenti nei confronti di Gambari. Ora Intesa, che era già in possesso del 6% delle azioni e che passa quindi al 31%, assume un ruolo di primo piano in buona parte del lombardo-veneto. In suo possesso ci sono infatti anche il 39% della Brebemi e il 26% della Pedemontana lombarda. L’ingresso di Intesa in Serenissima potrebbe fare da battistrada all’arrivo di altri privati, perché diversi azionisti pubblici sembrano essere intenzionati a dismettere le proprie quote.
STEFANEL: NUANCE NON PIÙ STRATEGICA
Per il momento «non ci sono dossier sul tavolo» ma Stefanel ha annunciato di non ritenere più «strategica» la partecipazione del 50% nel retailer aeroportuale The Nuance Group (l’altra metà è della Gecos della famiglia Bastianello, Gruppo Pam). Nuance è una società con
cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano
Somministrazione Alimenti e Bevande: cosa cambia
L
a cosiddetta “direttiva europea sui servizi” (Bolkestein), implementata in Italia a partire dall’8 maggio 2010, ha avuto forte impatto anche sulla regolamentazione dell’attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande. Mentre per le nuove aperture è ancora richiesta una autorizzazione, che a seconda dei singoli comuni potrà essere acquisita in ipotesi anche per silenzio – assenso, per la cessione dell’attività e per il trasferimento di sede vi sono importanti novità. Il traferimento è oggi soggetto a mera dichiarazione di inizio attività (“DIA”) e potrà essere effettuato decorsi 30 giorni. La cessione dell’attività è soggetta a DIA con efficacia immediata. La modifica è sostanziale e avrà l’effetto di semplificare le relative pratiche ed anche la negoziazione dei relativi contratti (che potranno contare su tempistiche ridotte). Una novità di rilievo risiede nel fatto che il contingentamento è stato abolito del tutto, perlomeno ove basato unicamente su indici di mercato (esame della domanda ed offerta di mercato). Altra novità di rilievo riguarda la programmazione delle aperture da parte dei comuni. Vale la pena di riportare la disposizione di legge (art. 64 d. lgs. 59/2010): “al fine di assicurare un corretto sviluppo del settore, i comuni, limitatamente alle zone del territorio da sottoporre a tutela, adottano provvedimenti di programmazione delle aperture degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico (…), ferma restando l'esigenza di garantire sia l'interesse della collettività inteso come fruizione di un servizio adeguato sia quello dell'imprenditore al libero esercizio dell'attività. Tale programmazione può prevedere, sulla base di parametri oggettivi e indici di qualità del servizio, divieti o limitazioni all'apertura di nuove strutture limitatamente ai casi in cui ragioni non altrimenti risolvibili di sostenibilità ambientale, sociale e di viabilità rendano impossibile consentire ulteriori flussi di pubblico nella zona senza incidere in modo gravemente negativo sui meccanismi di controllo in particolare per il consumo di
alcolici, e senza ledere il diritto dei residenti alla vivibilità del territorio e alla normale mobilità”. La norma specifica chiaramente che sono vietati criteri legati alla verifica di natura economica o fondati sulla prova dell'esistenza di un bisogno economico o sulla prova di una domanda di mercato. Come si nota, l’intento della legge, seppur con formulazione contorta, è di limitare a casi eccezionali la possibilità per i comuni di negare nuove autorizzazioni. Alcuni comuni, come per esempio Roma e Parma, si stanno dotando di un sistema a punteggio per cui vengono premiati gli esercizi che presentino indicatori di qualità, ciascuno dei quali ha un punteggio diverso anche a seconda dell’ubicazione (in via esemplificativa concept nuovi, menù in più lingue, accesso pieno per handicappati e presenza di aree per bambini). L’impatto per i centri commerciali e per le grandi stazioni ed aeroporti risiede nel fatto che in concreto sarà più semplice la cessione delle attività esistenti e l’apertura di nuove, a tutto beneficio degli operatori ed anche dei gestori. Da ultimo, anche i requisiti professionali sono stati riformulati: per esempio, il riferimento all’iscrizione al REC è stato sostituto dal possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di laurea purché il corso di studi preveda materie attinenti al commercio.
Avv. Alessandro Barzaghi
Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.
Resca avvia le gare nei Musei sede in Svizzera che non opera negli scali italiani. Stefanel non ne ha escluso il collocamento in borsa, probabilmente a Zurigo, a metà del 2011. L’annuncio ha seguito la recente ricapitalizzazione e il piano di rilancio del marchio di abbigliamento, che punta a far aumentare i ricavi nel triennio 20102012 del 14% all’anno, per arrivare a fine 2012 a circa 265 milioni di fatturato (182 milioni a fine 2009). Tale ricapitalizzazione ha provocato una vera e propria impennata del titolo in Borsa.
12 retail&food - settembre 2010
Scadono il 15 settembre i bandi pubblicati a fine giugno per l’affidamento di ristoranti, librerie e biglietterie nei principali musei gestiti dal Ministero dei Beni Culturali. A gara il cuore artistico d’Italia. Tra gli altri il Polo museale di Firenze (Opificio delle pietre dure, Museo Nazionale e Museo Archeologico), le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri, S. Apollinare in Classe e il Mausoleo di Teodorico a Ravenna, musei, aree archeologiche e polo museale a Roma, Villa Adriana e Villa d’Este a Tivoli, le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Paestum, e in Puglia gioielli come Castel del Monte o il Castello Svevo di Bari. Scopo del MIBAC è migliorare l’offerta dei servizi al pubblico nei musei statali, affidando entro marzo 2011 concessioni scadute da un anno. Attesi servizi di qualità per un visitatore/cliente che spende solo 3 euro contro una media europea di 18. Nelle intenzioni l’apertura di ristoranti e negozi a tutti, visitatori e non. Per saperne di più: www.beniculturali.it
IN ARABIA 31 CENTRI COMMERCIALI DEDICATI ALL’ITALIA
S AL VIA IL PROGETTO PILOTA DI FRESH & GOOD
G
razie alla partnership con Grandi Stazioni ha aperto lo scorso luglio presso la stazione di Torino Porta Nuova il primo ristorante a insegna Fresh & Good, in portafoglio alla società Vincent che è nata a sua volta in seno a Gruppo Sarni. L’iniziativa, che mira a conquistare una posizione dominante all’interno degli scali ferroviari e aeroportuali con la formula leisure, prevede di aprire entro l’anno un presidio a Milano Centrale, Milano Garibaldi, Chieti, Catania, Lecce, Gorizia e in altre tre location italiane. Gli investimenti per i locali di Torino Porta Nuova e Milano Centrale ammontano complessivamente a due milioni di euro. Tra gli obiettivi nel canale aeroportuale si annovera lo scalo di Napoli Capodichino, mentre sul fronte estero le prossime aperture della società pugliese, stimate entro il 2011, saranno a Londra e ad Amsterdam. •
ono coinvolte 140 aziende tra grandi e piccole, tra cui molte del Nord-Est, nel grande progetto commerciale dello sceicco saudita di sangue reale Mohsen Abdul Aziz Hokair dedicato all’Italia. Il piano dello sceicco prevede la realizzazione di 31 centri commerciali in Arabia Saudita chiamati “Casaitalia” dedicati esclusivamente a produzioni “made in Italy”. L’investimento è di 1,5 miliardi di euro, Mohsen Abdul Aziz Hokair pagati interamente da Al Hokair. Entro gennaio partiranno un centro a Ryad e due in altre grandi città saudite. Entro il 2011 si arriverà a otto complessi, cui se ne aggiungeranno altri 20. Tutti avranno un’architettura ispirata alle ville palladiane. Lo sceicco ha dichiarato che «a tutti gli arabi piace lo stile italiano, dai vestiti agli alimenti. Con Casaitalia voglio portare l’eccellenza italiana nel mondo arabo e più avanti estendere il progetto anche in Africa e Asia». •
CON STRABRANDING OVS INDUSTRY IN CINA
O
vs Industry, catena fast fashion del gruppo Coin, ha aperto nuovi negozi a Shanghai, Pechino, Hangzhou e Guangzhou (Canton), portando a sei i punti vendita in Cina e a 70 quelli all’estero. A supportare il marchio veneto in questo progetto è stata la società di consulenza strategica e business development Strabranding, che ha individuato il partner cinese, Novo Retail. Attraverso la controllata Ovs Industry, Coin ha inoltre da poco anche acquisito la rete di 54 negozi del gruppo Magnolia, realtà specializzata nell’abbigliamento bambino. Con i 20 negozi a insegna Ovs Kids e i 15 Blu Kids (avuti in dote da Upim), arrivano a 89 le vetrine dedicate all’abbigliamento bambino. Per l’ad di Coin, Stefano Beraldo, l’obiettivo entro il 2011 è di arrivare a quota 150. •
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Assaeroporti si muove unita
Cambiamo la One bag rule N
on è stato semplice ma il tema è “caldo” e rilevante e Assaeroporti ha trovato l'unità necessaria per presentarsi compatta di fronte ai vettori low cost. Il 15 luglio l'Associazione Italiana Gestori Aeroporti ha infatti inviato una lettera a ELFAA, l'associazione europea dei vettori low cost
Dominio low cost, Gli aeroporti reggeranno?
che retail&food pubblica integralmente in esclusiva. Oggetto del contendere la regola del bagaglio unico che alcuni vettori impongono ai propri passeggeri, a scapito anche degli acquisti effettuati in aeroporto. Anime dell'iniziativa, oltre ai vertici di Assaeroporti, Stefano Gardini e Fulvio Fassone.
Tariffe e low cost, low cost e tariffe. Sono due i temi che sono stati al centro della presentazione, lo scorso 28 giugno a Milano, del Fact Book 2010 dell’Iccsai, l’International center for competitiveness studies in aviation industries, con sede a Bergamo. Sulle tariffe Enrico Marchi, presidente di Save, ha addirittura ipotizzato una serrata degli scali se non si dovessero sbloccare gli aumenti promessi (si veda l’intervista a pagina 45). Per Fabrizio Palenzona, presidente di Adr-Aeroporti di Roma e di Assaeroporti, «la demagogia porta al blocco del sistema aereo. Possiamo parlare di tutto ma gli investimenti si fanno o con la fiscalità generale o con costi a carico dei viaggiatori, come avviene in tutta Europa. Cosa sarebbe successo a Heathrow, Schiphol, al Charles De Gaulle se non avessero avuto un aumento delle tariffe?». L’importante, ha aggiunto, è che «i soldi degli aumenti siano usati davvero per gli investimenti e non per ripianare i debiti» e che non si sprechino risorse per «l’assoluta mancanza di programmazione scontata dall’Italia». Ma ancor di più delle tariffe il Fact Book di Iccsai si è concentrato sul tema del low cost. È stato solo grazie alle compagnie a basso costo, ha sottolineato Stefano Paleari, direttore scientifico dell’istituto, che l’Italia, nel 2009, ha potuto veder scendere i passeggeri solo del 2,5%, contro il calo del 6% registrato invece in tutta Europa. Tra i sei aeroporti europei che sono cresciuti maggiormente in termini di passeggeri, non a caso, ben quattro sono stati scali italiani serviti da Ryanair: Bergamo, Bologna, Trapani e Cagliari. Gli aeroporti italiani sono però sempre più dominati da una singola compagnia. A Pisa e Bergamo Ryanair ha rispettivamente il 55,5% e il 76,2% di quota e in altri scali poco meno. Alitalia, intanto, a Linate offre quasi il 60% degli Ask e arriva a oltre il 40% in altri sette aeroporti. Paleari mette allora in guardia: «Siamo sicuri che il modello “stand alone” degli aeroporti sia il migliore quando si affronta un vettore con molti milioni di passeggeri?». A questa domanda ha risposto, tra gli altri, Giuseppe Bonomi, presidente di Sea-Aeroporti di Milano, secondo cui «l’aeroporto dovrà avere una funzione diversa rispetto al recente passato e farsi promotore dell’integrazione di network con modelli di business diversi». Il riferimento, implicito, è all’ipotesi di integrazione tra Linate, Malpensa e Orio al Serio, più in futuro forse Brescia e Verona. È il concetto di hub virtuale, su cui tuttavia diversi esponenti, Marchi in testa, hanno espresso tutta la loro contrarietà in passato. F. P.
14 retail&food - settembre 2010
retail&food - settembre 2010
indice retail&food 2010 Un buon rimedio anticrisi I
l mese di luglio, nelle borse mondiali, è andato benino; i mercati hanno assorbito i contraccolpi di tutte le crisi, ed hanno messo a segno dei recuperi che non possiamo definire vistosi ma pur sempre apprezzabili. Emblematico è l'indice Morgan Stanley all country che, pur rimanendo in territorio negativo nell'anno, ha recuperato nel mese il 3 per cento. A fronte di questo scenario, i nostri settori si comportano in maniera assolutamente omogenea: sia il food che il retail guadagnano 3 punti ciascuno. La differenza è data dal fatto che entrambi, se il riferimento è l'inizio dell'anno, hanno guadagnato più del 20%, e ciò nonostante qualche vistoso crollo. I due comparti quindi non solo superano indenni le difficoltà di quest'anno, ma dimostrano di godere di ottima salute; ed il nostro indice si conferma ancora una volta come un ottimo investimento, affidabile ed anticiclico.
HOLDING
PRINCIPALI SOCIETA' MARCHI POSSEDUTI
AUTOGRILL BURGER KING HLDGS DARDEN FESTAURANTS DINEEQUITY FLO GROUPE MCDONALD’S PAPA JOHN’S STARBUCKS YUM BRANDS
Hms Host, Aldeasa, Alpha Group, World Duty Free
AEFFE ADIDAS BENETTON GROUP BULGARI DAMIANI DUFRY GEOX HUGO BOSS INDITEX LUXOTTICA
Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Reebok United Colors, Sisley
LVHM
Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, Fendi, Dior, Zenith, Guerlain
NIKE PPR RALPH LAUREN RICHEMONT SAFILO GROUP STEFANEL SWATCH GROUP TIFFANY & CO TOD’S INDICE FOOD INDICE RETAIL INDICE RETAIL&F00D FTSEMIB MSCI ALL COUNTRY
Red Lobster, Olive Garden Applebee’s, House of Pancakes Bistro romain, Hippopotamus, Maitre Kanter
KFC, Pizza Hut, Taco Bell
Valentino, Permira Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti
Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama Polo LR, RL Watches Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill
Omega, Longines, Tissot Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Hogan, Fay
QUOTAZIONI AL MERCATO 31-12-09
11-06-10
23-07-10
indice
Italia Nyse Nyse Nyse Francia Nyse Nyse Nyse Nyse
8,82 19,03 35,25 24,90 3,61 62,66 24,03 16,20 35,20
9,66 19,02 42,80 31,85 4,42 69,37 24,00 26,98 42,05
10,16 17,26 45,27 36,18 4,65 71,40 25,50 25,15 41,17
115,19 90,70 128,43 145,30 128,81 113,95 106,12 155,25 116,96
Italia Xetra Italia Italia Italia Svizzera Italia Xetra Xetra Italia
0,52 37,77 6,24 5,75 1,06 70,10 4,82 20,22 43,01 18,05
0,29 43,07 5,88 6,30 0,80 78,80 3,90 28,24 47,85 21,06
0,39 43,03 5,53 6,44 0,88 85,95 4,01 29,34 51,22 20,29
75,00 113,93 88,62 112,00 83,02 122,61 83,20 145,10 119,09 112,41
Francia
79,69
91,36
94,54
118,63
Nyse Francia Nyse Xetra Italia Italia Xetra Nyse Italia
46,14 82,76 56,89 23,37 11,60 17,50 175,73 43,72 30,01
71,75 99,94 83,20 29,78 7,85 8,46 220,00 43,74 54,80
71,56 105,60 76,47 29,14 8,18 0,71 243,30 40,71 58,96
155,09 127,60 134,42 124,69 70,52 4,06 138,45 93,12 196,47
100,00 100,00 100,00 23,24 286.959
117,61 122,21 121,86 19,44 263.451
120,48 125,98 124,60 20,65 271.969
120,48 125,98 124,60 88,86 94,78
L’indice Generale Retail&Food è ponderato nella misura di 1 (food) a 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.
retail&food - settembre 2010 17
osservatorio prezzi
CHI HA PAURA DEL RETAIL A BORDO? I RETAILER AEROPORTUALI PARLANO DI PREZZI DA “DUMPING” DA PARTE DI RYANAIR, SOPRATTUTTO PER QUANTO RIGUARDA I CONSUMI. MA A SORPRESA GLI AFFARI SI FANNO SU EASYJET. MENTRE SUL FOOD IL “LOW COST” È DI AIR EUROPE
Q
uello della concorrenzialità dei prezzi dei prodotti venduti a bordo degli aerei è un tema di cui negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare. Di più: ci sono state lettere al vetriolo e minacce di azioni legali da parte dei retailer aeroportuali, comprese l’Aci Europe, associazione degli aeroporti europei e l’Atri (si veda pag. 14). Sotto accusa è stata la strategia di Ryanair che, a dire dei retailer aeroportuali, starebbe attuando una manovra a tenaglia: da una parte con le restrizioni sul bagaglio (la cosiddetta one bag rule) limiterebbe le vendite negli scali; dall’altra con i prezzi definiti da “dumping”, il vettore irlandese starebbe dando un colpo da ko ai duty free aeroportuali. Ryanair, interpellata sull’argomento da retail&food, ha risposto che la società «non fornisce informazioni o analisi sulle vendite di tutti i prodotti di gran valore che vengono venduti a bordo. Inoltre, gli accordi relativi alla vendita dei prodotti a bordo non sono resi pubblici in quanto si tratta di informazioni sensibili». Di certo la compagnia non ha rinunciato al suo gusto per la competizione, tanto che sul suo listino, accanto a molti dei prodotti, viene comu-
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nicato il prezzo (più alto) offerto dai vettori concorrenti o nei negozi tradizionali. Un’operazione che, con più discrezione, fa anche easyJet, la quale evidenzia nella maggior parte dei casi i vantaggi economici in confronto ai negozi su strada. Come “Osservatorio prezzi” non resta che fotografare i valori delle referenze più comuni vendute a bordo e vedere se le convenienze annunciate sono anche reali. Sono state esaminate le principali compagnie low cost operanti nel nostro Paese: Ryanair, easyJet, Air Berlin (che ha un modello misto tradizionale-low cost-charter) e l’italiana WindJet (che ha gli stessi prezzi di Air One e Air Italy, dato che su tutte opera la società di inflight catering e retail Servair Airchef). Sono state aggiunte anche la spagnola Air Europa, per i prezzi interessanti del suo listino, e la British Airways (solo per il non food), per operare un confronto tra le low cost e la più classica delle compagnie tradizionali.
Nel food risparmi con Servair e Air Europa Se i risparmi sulle due principali low cost europee ci sono, non si trovano
nel food. Tra le bevande nella quasi totalità dei prodotti osservati Ryanair è risultata la meno conveniente. Nell’acqua (dove pure è in vendita una bottiglia da 50 cl contro i 33 cl dei concorrenti) lo scarto va da 1 a 1,50 euro; stessa differenza anche per il succo di frutta, mentre per la birra e lo spumante il distacco arriva ai due euro, ossia circa un terzo del prezzo. La Coca Cola ha invece un costo inferiore a bordo di easyJet e delle compagnie su cui opera Servair Airchef, ma bisogna tenere presente che la lattina venduta è da 15 cl, meno della metà di quella di Servair (33 cl) e inferiore di 10 cl a quella venduta da easyJet. Tra le bevande l’offerta di Servair è più cara solo sulla Red Bull, venduta a 4 euro, mentre su altri tre prodotti la società è risultata la più economica. Tra questi beni c’è la confezione da 5 cl di superalcolici, venduta a 4 euro come Air Berlin, contro i 5 o 5,50 dei concorrenti. Anche i “cocktail”, ossia la combinazione di bevande e alcolici, costano meno: 5 euro contro i 6,50-7,50 degli altri vettori, se si eccettua Air Berlin che riesce a partire su alcune combinazioni da 4 euro.
Sul complesso dei drink, tuttavia, i listini più convenienti sono quelli del carrier spagnolo Air Europa, che in Italia atterra a Linate e Fiumicino: acqua a 1,50 euro, così come il succo di frutta, la Coca Cola, birra a 2,50 euro, Red Bull a 2 euro sono prezzi che sarebbero competitivi anche in un bar su strada. Per il caffè, il cappuccino e il tè, invece, le offerte migliori si trovano sulle compagnie su cui opera Servair: il costo di ciascuno è di 2 euro. Su Air Europa il valore sale a 2,5, ma il caffè è accompagnato da dei biscotti Walkers. Su easyJet, inoltre, bisogna considerare il “blasone” del fornitore: caffè e tè sono infatti prodotti di Starbucks Coffe. Manca però la tazzina di espresso, presente invece su Ryanair, dove, sempre a 3 euro, è servito, oltre al caffè lungo, il “Saile & Sabga Gourmet Espresso”. Per quanto riguarda gli snack confezionati, la differenza è una questione di centesimi. Colpisce tuttavia la distanza tra il solo euro richiesto da Air Europa per i vari Twix, Kit Kat eccetera e i 2 necessari su WindJet e le altre compagnie italiane monitorate. Ancora più vasto è il divario sulle patatine Pringles da 43 grammi, vendute WindJet e Air Europa,
RILEVAZIONE PREZZI
FOOD
Air One/ WindJet/ Air Italy
Acqua 33 cl Succo di frutta 25 cl Coca Cola 33 cl Birra lattina 33 cl Prosecco/spumante 20 cl Red Bull Cocktails (lattina+alcolico) Liquori 5 cl Caffè Cappuccino Tè Snack al cioccolato Biscotti Pringles / Chipsletten Arachidi Panini Tramezzini Dolcetto/croissant
2 2 3 3,5 3,5 4 5 4 2 2 2 2 1 3 2 4 4 1
Air Berlin n.d. n.d. n.d. 3 4 2,5 4 4 n.d. n.d. n.d. 1,5 n.d. 1,5 2,5 n.d. n.d. n.d.
Air Europa 1,5 1,5 1,5 2,5 4 2 6,5**** 5 2,5 n.d. 2,5 1 n.d. 1 2 4,5 4 n.d.
easyJet
Ryanair
2 2 2** 4,5 4 3 7,5 5 3 n.d. 3 1,5 1,5 2 2 4,5 4,5 1,5
3* 2,5 1,8*** 4,5 6 3,5 7,3**** 5,5***** 3 3 3 1 1,5 2,2 2 5 3 2,5
Prezzo più alto Prezzo più basso Note: * confezione da 50 cl; **confezione da 25 cl; *** confezione da 150 ml; ****bibita+alcol; *****stesso prezzo per una o due confezioni da 25 ml
NON FOOD Aeroplanino magnetico/portachiavi Aeroplanino modello in scala Peluche Orologio cinturino in gomma Too Late o Breo**** Travel adaptator Speaker Bilancia per valigie Lego City Airlines 3 Bracciali Pierre Cardin Crystal Bangle Set Eau de toilette Ck Summer 100 ml Eau de toilette Miss Dior Cherie 50 ml Profumo Jean Paul Gautier Classique 50 ml Profumo D&G The One for men 50 ml Profumo Jean Paul Gautier Le Male 75 ml Profumo Paco Rabanne One Million 50 ml Profumo Hello Kitty per bambine 60 ml Fragrance Atomizer Cosmetici Elizabeth Arden 8 hour essential
Air One/ WindJet/ Air Italy
Air Berlin
7 16* 12 18 n.d. n.d. n.d. 15 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
4 9-12,5 8 n.d. 17 20 16 16 29,5 34 53 n.d. n.d. 41 39,5 n.d. n.d. 24*****
Air Europa 4 8-10 n.d. n.d. 29 n.d. n.d. 16 28 n.d. 50 52 46 42 41 24 n.d. n.d.
British Airways n.d. 11,8** (10 £) 14,2 (12£) 11,8 (10 £) 23,7 (20 £) 30,9 (26 £) 20,2 (17 £) n.d. n.d. 26,1 (22 £) 45,1 (38 £) n.d. 36,8 (31 £) n.d. 33,36 (28 £) n.d. 11,8 (10 £) 23,8 (20 £)
easyJet 12,5 12,5 12,5 12,5 6,5-9 25,5 30,5 n.d. n.d. 28 44,5 37 39,5 34,5 35 15 12,5 25,5
Ryanair 5 12 11,9*** 10 10 n.d. 22,9*** n.d. 21 32 48 47 37 37 34 21 10 24,5
Prezzo più alto Prezzo più basso Note: *solo Air Italy; ** stesso prezzo per uno o due aeroplanini; *** solo per spedizione a domicilio; **** Air One, WindJet e Air Italy vendono Too Late, le altre compagnie Breo; ***** 2 prodotti invece di 3 fonte: cataloghi delle compagnie
secondo quanto è scritto sul listino, rispettivamente a 1 e 3 euro. Il confronto è ben più difficile per quanto riguarda i panini. Ryanair, easyJet e Air Europa offrono infatti anche una serie di prodotti freschi, scaldati al momento. Il prezzo inferiore di Servair, così, si spiega con il fatto che sui listini sono presenti solo prodotti confezionati. Discorso identico va fatto per i tramezzini.
Non food, vincono BA ed easyJet Quando si sposta l’attenzione dal cibo ai beni non food, la comparazione è altrettanto difficoltosa, perché raramente sono presenti gli stessi prodotti a bordo di compagnie diverse. A parte i comparabili aeroplanini in scala, per gli altri si è tenu-
to conto delle esigenze di acquisto. Se si desidera prendere un peluche per tranquillizzare un figlio irrequieto si spenderanno tra gli 8 euro di Air Berlin e i 14,20 di British Airways. Con Ryanair si trova a 11,90 euro, ma solo con la spedizione a domicilio in luogo della vendita a bordo. Se si ricerca invece un adattatore universale si risparmia di più con Ryanair, che lo vende a 10 euro contro i 29 di Air Europa. Il prodotto offerto da easyJet si compra ancora a meno, ma non è universale, serve solo a chi va o esce dal Regno Unito. I confronti hanno pieno senso solo sugli stessi prodotti. Il set di tre bracciali di Pierre Cardin costa meno, ad esempio, su Ryanair (21 euro) che su Air Berlin (29,5) e Air Europa (28). Ma è sui profumi che si gioca la vera
battaglia, sia tra le compagnie che con i retailer aeroportuali. Guardando i prodotti che si ritrovano in vendita su almeno tre vettori, si nota come i prezzi più bassi si trovino in quattro casi su sette su easyJet e in tre su British Airways. La compagnia a basso costo inglese evidenzia sul listino come i risparmi sui profumi varino tra le 3 e le 9,5 sterline rispetto ai cartellini che si trovano nei negozi hi-street. Decisamente poco low cost sono invece i listini di Air Europa, i cui prezzi sono i più elevati in ciascuno dei cinque profumi comparati con gli altri vettori. Ryanair, sulle fragranze, ha invece prezzi intermedi, per cui, almeno da questa rilevazione, pare eccessivo l’allarme dei negozianti negli aeroporti. C’è
anche da aggiungere che una rilevazione completa dovrebbe confrontare i listini di tutti i prodotti e non solo di un campione distribuito a bordo anche di altre compagnie. Sugli articoli commercializzati in esclusiva su Ryanair, in altre parole, gli sconti potrebbero essere maggiori. C’è solo un articolo tra quelli confrontati, oltre al set di cosmetici Elizabeth Arden, in cui il vettore irlandese è più conveniente: il “fragrance atomizer”, che costa 10 euro invece dei 12,5 di easyJet. Sul catalogo di Ryanair, però, si dice che a bordo di easyJet il contenitore che permette di trasportare parte del profumo contenuto in una bottiglietta costa 13 euro. Un colpo al concorrente un po’ fuori bersaglio. F. P.
retail&food - settembre 2010 19
Star Trek retail
I
l 2009 non è stato esattamente un anno come tutti gli altri per Bulgari, società leader mondiale nel mercato dei gioielli: l’azienda ha infatti ricordato la sua fondazione, avvenuta 125 anni prima ad opera dell’argentiere greco Sotiro Bulgari, nonno di Paolo Bulgari, attuale presidente del Gruppo, che, emigrato dai monti dell’Epiro in Italia, aprì il suo primo negozio a Roma, in via Sistina. I festeggiamenti e le mostre dedicate all’anniversario, però, non sono state le uniche novità dell’anno. A fianco a tante luci c’è anche qualche ombra di non di poco conto. Per la prima volta dopo decenni il bilancio del gruppo segna rosso: -47 milioni di euro. L’anno prima si era chiuso con un utile di 83 milioni, mentre il 2007 addirittura con + 151, roba da Guinness dei primati Gli azionisti potrebbero preoccuparsi (l’azienda è quotata in piazza Affari e la famiglia Bulgari la controlla per il 51%): per il terribile 2009 il giro d’affari complessivo si è fermato a 926,6 milioni con una contrazione del quasi 14% (si è ritornati al livello di fatturato del 2005) a cui va aggiunto il dimezzamento dell’Ebitda (che rimane comunque positivo per 82,4 milioni). Questi sono effettivamente dati che possono incutere timore, ma, a scanso di equivoci, rappresentano una novità, anche se poco piacevole, per una società che da anni macina utili a ritmi da record. Dai primi anni Novanta a due anni fa il fatturato è cresciuto di quasi 14 volte
Destinazione
BULGARI
GRUPPO BULGARI in pillole Data di nascita Proprietà Sede Menagement Settori di business Società controllate Negozi nel mondo
1884 a Roma con l'apertura di un negozio di gioielli Quotata in Borsa a Milano. La famiglia Bulgari controlla il 51% Roma Paolo Bulgari, Presidente. Nicola Bulgari, Vice Presidente. Francesco Trapani, Amministratore delegato. Gioielli, profumi, orologi, accessori, alberghi e ristoranti La capogruppo Bulgari spa controlla una cinquantina di società in Italia e nel mondo 275 insegne di cui 166 a gestione diretta
Fonte aziendale
e gli utili addirittura di 70. E stiamo parlando di un ventennio, non di un fuoco di paglia. Bulgari quindi è un’azienda solida e anche questo biennio di crisi ha tenuto botta, soprattutto a livello finanziario: il patrimonio netto è rimasto di fatto stabile assestandosi più o meno sui livelli del 2007 (781,9 milioni sui 825 dell’anno prima), mentre ha addirittura ridotto il suo indice di indebitamento, passando 303, milioni del 2008 ai 216,8 dello scorso esercizio con un buon effetto sugli interessi passivi. Insomma, se si leggono così i
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numeri possono essere meno negativi, non solo per i proprii prodotti e il proprio mercato, ma anche per l’amministrazione societaria che si può dire sia stata eccellente in un momento di tale difficoltà. In questo secolo e un quarto di vita è infatti l’eccellenza la caratteristica a cui sembra tenere maggiormente la famiglia Bulgari, tanto da diventare una vera e propria stella polare nella loro storia sia per i prodotti di fine gioielleria sia per la gestione della company romana che porta il loro nome.
Una storia d’oro e diamanti
Sono passati 126 anni da quando Sotiro, discendente di un’antica famiglia di argentieri greci, apriva il primo negozio e poco più di un secolo dall’inaugurazione con i figli Costantino e Giorgio, che negli anni successivi si sostituirono gradualmente al padre al timone dell’azienda, della gioielleria di via Condotti, che ancora oggi è il flagship store della società, nonché simbolo della famiglia. Furono gli anni della Dolce Vita a lanciare il marchio romano, che con il suo stile ispirato al classicismo greco-romano e al Rinascimento, conquista ben presto le celebrità del jet set e del cinema del tempo:
Anna Magnani, Liz Taylor e Gina Lollobrigida sono alcune tra le star dell’epoca che indossarono gioielli della casa romana. Poi negli anni ‘70 Bulgari esporta il suo marchio aprendo negozi con la sua insegna a New York, Parigi, Ginevra e Montecarlo, le capitali dell’alta moda mondiali. Il decennio successivo è quello del passaggio di consegne alla terza generazione della famiglia con la nomina dei figli di Giorgio, Paolo e Nicola a presidente e vice presidente della società, mentre Francesco Trapani, loro nipote, assume la carica di amministratore delegato. Sotto il triumvirato l’azienda cresce e negli anni ‘90 inizia il percorso di diversificazione dei prodotti: ecco il primo profumo, Eau Parfumée au Thé Vert, a breve seguto da una serie di fragranze che riscuotono un ottimo successo. Continua la produ-
zione di orologi, dopo il celeberrimo BVULGARI BVULGARI, che nel 1977 aveva consolidato l’interesse del brand nel settore (nel 1982 viene fondata la Bulgari Time Neuchetel, azienda dedicata alla produzione esclusiva di orologi del marchio). Del 1995 è la quotazione in Piazza Affari e dei due anni seguenti è l’ingresso del brand romano nel campo degli accessori, prima con la linea dei foulard in seta, poi con le borse e le cinture in pelle, per finire con gli occhiali, dove la company italiana ha appena annunciato la prosecuzione fino al 2020 della collaborazione per le lenti da sole con Luxottica. Ma non basta, il 2010 si apre con una joint venture con la catena di alberghi Mariott International per la nascita di Bulgari Hotels & Resorts che apre il primo hotel di lusso nel quadrilatero della moda di via Montenapoleone a Milano,
seguito pochi anni dopo dall’esclusivo resort situato a Bali. Sono più recenti i progetti del ristorante che occupa gli ultimi quattro livelli degli 11 piani della Bulgari Giza Tower a Tokyo, il più grande negozio Bulgari al mondo inaugurato nel 2007 e il Bulgari Cafè nel nuovo twin store del quartiere di Omotesando della capitale nipponica. Dopo la diversificazione produttiva e l’espansione in nuovi mercati, lo scorso decennio è segnato da una strategia più aggressiva di integrazione verticale. Prima di tutto il marchio e, per garantirne la qualità indiscussa soprattutto in un settore come quello del lusso, Bulgari ha accelerato sul controllo della catena produttiva: in tutte le fasi fino al cliente finale ci deve essere l’occhio vigile aziendale per garantire l’assoluta perfezione del prodotto e una adeguata assistenza al cliente. Così Bulgari acquisisce manifatture svizzere di orologi di alta gamma: Cadrans Design per i quadranti, Prestige D’Or per i bracciali, Finger per le casse e la Leschot per la componentistica. Nel settore degli accessori, poi, le pelletterie Pacini diventano la Bulgari Accessori srl con la successiva apertura di negozi dedicati a Osaka, Tokyo, Seul, Milano, Firenze, Singapore e Roma. Insomma, se da un lato si procede alla incorporazione di unità produttive nella company amministrata da Francesco Trapani (processo che per ovvi motivi di razionalizzazione e risparmio si è accelerato in questi ultimi mesi con l’integrazione dei marchi di orologi Roth e Genta), dall’altro il Gruppo si espande nel mondo con i suoi negozi che arrivano a marzo di quest’anno a essere 275, di cui 166 a gestione diretta. Bulgari infatti non ha mai smesso di investire nel retail. Anzi, dopo un 2008 dedicato all’ampliamento della rete con le aperture a Parigi nella Avenue George V del negozio Bulgari più grande d’Europa e di nuovi twin store, dopo quello giapponese, a Doha, Atlanta e Melbourne, anche il 2009 ha visto il consolidarsi della presenza del marchio sul territorio.
Il sole del lusso sorge a Oriente Il risultato è una crescita di 10 insegne sull’anno precedente (di cui 2 a gestione diretta), concentrate soprattutto nei mercati dove la ripresa è più sostenuta rispetto al vecchio continente. Sono stati inaugurati negozi in Corea (Ulsan e Seoul), paese che nonostante la crisi sta conseguendo buoni risultati, in Cina a Suzhou e Shezen, Taiwan e
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Star Trek retail Macao, oltre a quattro store negli States (Dallas, Las Vegas, Scottsdale e San Francisco). Investimenti ben calibrati, anche perchè il canale retail, soprattutto quello a gestione diretta, è quello che ha dato le maggiori soddisfazioni (addirittura +12,1% nell’anno della recessione globale). E' indubbio comunque che si sia riusciti a limitare di molto danni perché la crisi con la contrazione dei consumi è stata repentinamente affrontata dal management. Da una parte una strategia massiccia di destocking per alleggerire i magazzini (-15% nell’anno) e recuperare liquidità attraverso il canale wholesale, dall'altra la conferma del primato del valore del marchio attraverso una cura particolare del canale retail con nuovi concept di alto senso estetico nei suoi shop più importanti, ma soprattutto il consolidamento della struttura organizzativa, patrimoniale e finanziaria. Senza contare che Bulgari ha voluto comunque festeggiare degnamente le sue 125 candeline con una mostra retrospettiva nella
Giappone, mercato di riferimento per quell’area, sia sostanzialmente stabile. Scendono Europa (34% nei primi mesi di quest’anno a fronte di un 38% l’anno scorso) e sale l’America (14%, +3% sul primo quadrimestre 2009), mentre il mercato domestico rimane ancorato a un 12 per cento. Dopo la crisi globale, lo shock finanziario, il crollo a doppia cifra dei volumi del commercio e la stagnazione della domanda, gli indici congiunturali di miglioramento eco-
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI/PATRIMONIALI
storia del marchio ospitata a Palazzo delle Esposizioni di Roma e l’adesione a progetti benefici a sostegno dell’organizzazione umanitaria Save the Children. Infatti sull’immagine i Bulgari puntano molto: nel 2009 le spese promozionali e pubblicitarie si sono attestate a 95,6 milioni, mantenendo gli investimenti nel settore in linea con il 10% circa dei ricavi come l’anno precedente. A sostegno della ripresa comunque non si possono sottovalutare, anche in un 2009 di vacche magre, le ottime performance di alcuni mercati strategici del Gruppo quali la Cina (+27,7%), la Corea del Sud (+32,2%) e l’Australia (+66,9%). E’ infatti nel Far East che Bulgari sta spostando il baricentro del business e i ricavi per area geografica ci confermano questo trend: nei primi tre mesi del 2010 la quota di fatturato realizzata in Asia si attesta sul 46% del totale, con una crescita sullo stesso periodo dell’anno scorso quando era al 42%, nonostante il
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nomico hanno iniziato a migliorare soprattutto in Asia e in America dove il rimbalzo si è concretizzato prima e più velocemente: il PIL cinese nel 2009 ha un trend positivo che nel 2010 dovrebbe avvicinarsi alla doppia cifra, negli States per i primi tre mesi dell’anno si parla di un +2,2%, mentre in Europa di fatto si è fermi al palo con uno stagnante +0,4 per cento. E sono proprio i mercati del Far East e Oltreoceano, Usa, Corea del Sud, Cina, Taiwan, Hong Kong e Macao, quelli che si prendono la fetta maggiore dei ricavi del Gruppo e su cui il management sta investendo maggiormente per il futuro.
2010: domani è un altro giorno Macroeconomia a parte, il Gruppo romano (quasi 4.000 dipendenti nel mondo), nonostante il passivo registrato l’anno scorso, sembra aver reagito bene alla crisi anche grazie alla diversificazione dei prodotti, che
garantisce un’equa distribuzione del business interno. I gioielli, ovviamente, la fanno da padrone con la fetta maggiore della torta (44%). Seguono distaccati gli orologi e i cosmetici appaiati con quote di poco superiori al 20 per cento. Rimangono indietro i business più recenti come gli accessori stabili sul 9% e l’attività alberghiera e di ristorazione con un 2% di nicchia. Il primo trimestre 2010, poi, segna buoni risultati al livello di volumi con una crescita complessiva del 12% a cambi correnti sui ricavi: restano al palo solo gli orologi, nonostante le buone performance
nei negozi a gestione diretta e del nuovo modello Sotiro Bulgari, dedicato al fondatore. Decollano i profumi e la cosmesi (+29%, grazie soprattutto al nuovo profumo BLV II) insieme agli accessori (+23%) e si rileva una variazione positiva pure per i gioielli (+11%), anche grazie al successo delle collezioni dello scorso anno Serpenti e Parentesi Cocktail. In un momento in cui molti player del settore ancora non vedono la luce alla fine del tunnel, questi sono risultati da leccarsi i baffi, anche perché innestati su una struttura patrimoniale che è rimasta solida e in crescita (800,8 milioni a marzo 2010 sui 781 in chiusura d’esercizio 2009 e un indebitamento in leggera crescita, anche se su livelli molto inferiori di quelli del 2008). In più si può notare che anche il trend positivo dall’ultimo trimestre dello scorso anno sembra consolidarsi anche ad aprile di questo (+15%). Le buone notizie hanno rafforzato la validità delle operazioni socie-
tarie per quest’anno: continua il massiccio programma di riorganizzazione e razionalizzazione delle partecipazioni messo in atto dalla capogruppo e dalle sue sub-holding Bulgari Holding Europe BV e Bulgari International Corporation NV attraverso una serie di fusioni per incorporazioni. L’obiettivo è ridurre il numero delle controllate (una cinquantina a fine 2009) con evidente risparmio di costi (-5% nei costi operativi nel 2009) e di energie per la concentrazione dei livelli decisionali per arrivare a una realtà più snella ed efficiente nei processi dirigenziali nel corso di quest’anno. Una ristrutturazione che in generale è pesata per 37 milioni (la maggior parte legata all’operazione Roth/Genta, il resto in incentivi all’esodo per il personale), ma che è stata caricata tutta nel bilancio del 2009, per evitare di appesantire lo sviluppo positivo iniziato alla fine dell’anno scorso e continuato in questo. Per permettere queste operazioni di efficientamento a luglio 2009 si è conclusa con successo anche l’emissione di un prestito obbligazionario
di 150 milioni. Con questi risultati ad aprile 2010 l’assemblea dei soci ha riconfermato per tre anni in toto la ciurma che è riuscita a governare il vascello nella tempesta della recessione globale: al comando resta Paolo Bulgari con l’aiuto del fratello Nicola, nel ruolo di vice presidente, mentre come amministratore delegato resta saldo al timone Francesco Trapani, confermato come gli altri quattro membri del Consiglio di amministrazione. David Montorsi
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Benetton (1° parte) Benetton (2° parte) Feltrinelli Boggi Giunti al Punto Furla Bata Stefanel Piquadro Zucchi
prima pietra
AilPARMA nuovo Urban District
N
on è solo uno shopping center, inteso come luogo fisico con determinate caratteristiche architettoniche. Non è composto solo di punti vendita retail e aree di ristorazione, nonostante sia questa la leva principale. È piuttosto un polo commerciale integrato con all’interno un mix di soluzioni che variano tra ambienti esterni ed interni, offerta retail, food e intrattenimento, spazi ricettivi e direzionali, il tutto inserito in un contesto innovativo. Sebbene l’iniziativa promossa da Sviluppi Immobiliari Parmensi Spa e commercializzata da CbreEspansione Commerciale sia ancora sulla carta, osservabile solo attraverso piantine e ricostruzioni computerizzate, queste sono le specifi-
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che principali che hanno permesso al Parma Urban District di distinguersi in occasione dell’ultima edizione dell’Expo Italia Real Estate. Il cambiamento dal modello classico di centro commerciale va a soddisfare diverse esigenze, da quelle generali legate al rinnovamento del settore a quelle specifiche basate sulle peculiarità del territorio. Da un punto di vista macro il progetto in questione va incontro alla necessità di apportare sul mercato prodotti di qualità e non “fotocopie a colori” delle altre strutture pre-esistenti, che porterebbero a loro volta a portafogli di negozi inflazionati. Dal punto di vista micro va a inserirsi in un bacino ricco, esigente e scarsamente presidiato in questo momento, ma che sarà fortemente concorrenziato
nel giro dei prossimi anni, quando il Parma Urban District vedrà la luce. Inoltre la città emiliana vanta un rapporto con l’ambiente e il verde pubblico molto rilevante, elemento tenuto in considerazione osservando i dettagli formulati dallo studio Mario Cucinella ArchitectsDesign International. Tra gli altri valori aggiunti sottolineati dagli operatori si annoverano la location, l’alta capacità di spesa che caratterizza il bacino d’utenza e il limitato impatto ambientale della struttura. Il centro sarà posizionato lungo la complanare che serve la fiera di Parma direttamente dal casello autostradale e dalla tangenziale nord. Sul fronte delle potenzialità economiche del bacino, come specifica Coopsette, la provincia di
Parma ha una capacità di spesa tra le più alte a livello nazionale. In particolare il dato della spesa media pro-capite annuale è di 6.423 euro per cui le aspettative dell’azienda in merito al fatturato complessivo annuo del centro commerciale si attestano a circa 161.030.000 euro. Sul fronte delle tecnologie e delle soluzioni green l’intero complesso è configurato per rientrare nella “classe B” energetica. In particolare sono previste strategie ecofriendly di approvvigionamento energetico, oltre i limiti imposti dalla normativa, come un impianto fotovoltaico da circa 1 Mega Watt di potenza, il geoscambio e il recupero dell’acque piovane per l’irrigazione degli spazi verdi. Nell’ottica di limitare il consumo di territorio vi sarà un parcheg-
Il progetto in pillole Sotto la lente...
APERTURA PREVISTA INVESTIMENTO COMPLESSIVO PROMOTORE COMMERCIALIZZAZIONE
ITER PROGETTO - Il progetto è già stato approvato - Commercializzazione in definizione
PROGETTAZIONE
BACINO D’UTENZA
LOCALITA’ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA
- Quasi 90mila residenti nell’isocrona a 10 minuti - Quasi 235mila residenti nell’isocrona a 20 minuti
OFFERTE COMMERCIALE - Oltre 150 unità nel centro commerciale - 16 unità nella “Shopping Street”
COSTO DI LOCAZIONE - dato non disponibile
IMPATTO AMBIENTALE - Impianto fotovoltaico da 1 Megawatt
GLA CENTRO COMMERCIALE GLA SHOPPING STREET PARCHEGGI LIVELLI COMMERCIALI MEDIE SUPERFICI CENTRO COMMERCIALE MEDIE SUPERFICI SHOPPING STREET: UNITÀ RISTORAZIONE CENTRO COMMERCIALE: UNITÀ RISTORAZIONE SHOPPING STREET: TOTALE UNITÀ CENTRO COMMERCIALE TOTALE UNITÀ SHOPPING STREET ÀNCORA ALIMENTARE
gio a raso sotto la piattaforma commerciale e uno multipiano per 5 livelli. Complessivamente i posti auto, tra pertinenziali e pubblici saranno circa 5.600. Il polo commerciale si avvantaggerà inoltre di un allaccio con la rete del trasporto pubblico locale. L’inaugurazione del Parma Urban District è prevista per il 2013 a fronte di un investimento dichiarato di circa 300 milioni di euro.
Al via la commercializzazione A circa tre anni, stimati, dall’apertura del Parma Urban District, la composizione del merchandising mix è in via di definizione. Al momento sono individuate le destinazioni commerciali di massima ed è avviata
2013 300 Milioni di Euro Sviluppi Immobiliari Parmensi spa CBRE Espansione Commerciale Mario Cucinella Architects-Design International per il layout commerciale Baganzola (PR) Extraurbana Polo commerciale integrato con hotel, ludico e direzionale 50.000 mq 20.500 mq circa 5.600 (tra pertinenziali e pubblici) 2 14 7 16 7 154 16 n.d.
la precommercializzazione. Proprio per questo motivo, come spiega Coopsette, non è stato possibile comunicare gli eventuali costi generali per i tenant e la media dei costi di locazione né per le medio-grandi superfici né per quelle inferiori ai 400 metri quadrati. Entrando nel merito del progetto, l’intervento si configura come un complesso costituito da uno shopping center di circa 50mila metri quadrati di gla, distribuiti su due livelli, e da una “Shopping street” esterna completamente pedonalizzata caratterizzata da 7 msu (medie superfici) alimentari e non, negozi di vicinato e attività ludiche. Complessivamente le unità retail stimate in forza alla struttura principale saranno 154, mentre quelle all’interno della strada dedicata agli acquisti saranno 16. Questa soluzione è organizzata in modo da ricreare l’”effetto città” per ulteriori 20mila mq di gla e complessivi 20mila mq di superficie lorda. L’offerta si completa con un albergo da 150 stanze e 4mila mq a destinazione direzionale. Sul fronte delle àncore lo shopping center disporrà di medio/grandi superfici non alimentari per 15.200 mq di gla e di una piattaforma da 8.000 mq di grande distribuzione alimentare e non. La shopping street conterà invece cinque msu non alimentari da 3mila mq di gla e due alimentari da 2mila mq di gla. La ristorazione avrà per evidenti motivi, legati alla tradizione culinaria della zona, un ruolo fondamentale. Nella parte del centro commerciale è prevista una food court panoramica con terrazze esterne per mille mq distribuiti su sette unità. Per quanto concerne la strada degli acquisiti è stato pensato un servizio che promuova le eccellenze alimentari del territorio, anche legato alla distribuzione alimentare. Dopo il retail e il food, l’altro
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prima pietra
motivo di forte interesse attorno al Parma Urban District è costituto dall’ampia offerta di intrattenimento e divertimento. La vocazione family oriented, integrata con una forte connotazione ecosensibile (la connessione verde con il centro città, i
luoghi di relax come il lago e il parco), mira a creare un ambiente da vivere di giorno e di notte. La parte ludica sarà disposta in capo alla shopping street, lungo un percorso in quota che si connetterà direttamente al primo livello com-
merciale del centro. Complessivamente le attrattive saranno una pista da go kart internoesterno di 6mila mq, un fitness-welness village da 3.500 mq, un family entertainment center da 1.100mq, delle birrerie con ristorazione temati-
L’ambiente competitivo - isocrona dei 20 minuti Regione
Isocrona
Emilia Romagna Emilia Romagna Emilia Romagna Emilia Romagna Emilia Romagna
10 10 20 20 20
Provincia
Comune
Denominazione
Parma Parma Parma Parma Parma
Parma Parma Parma Parma Collecchio
Parco Commerciale di Parma-Euro Torri Parco Commerciale di Parma-Centro Torri Barilla Center Panorama Collecchio
GLA
N° PV
17.500 16.531 13.000 9.000 5.182
40 40 27 15 7
Park posti
1.500 1.600 900 800 350
N° piani
1 1 2 2 0
Piattaforma alimentare
MQ
NO IPERCOOP UNES PANORAMA COOP
5.920 1.500 4.200 1.590
Isocrona 20 minuti
ò
BACINO POTENZIALE
circa 235.000 residenti (100%)
Vari progetti CONCORRENZA quadranti sud/est
LEGENDA POSITIVO
Location
ò
PROGETTO
Alta
òNEGATIVO
circa 89.300 residenti (38%) “Parco Torri”
ò
Alta
Viabilità
ò
ALTRI CENTRI COMMERCIALI
Isocrona (minuti auto)
Comuni
Popolazione residente
%
89.359 89.359 89.359 5.479 5.453 3.437 7.537 8.788 11.715 13.300 145.068 234.427
38,1 38,1 38,1 2,3 2,3 1,5 3,2 3,7 5,0 5,7 61,9 100,0
% progress.
Isocrona 10 minuti
ò
ò
Materiale fornito da Marketing & Co, www.marketing-co.it
Il bacino d’Utenza potenziale - isocrona dei 20 minuti ELEMENTI DI PRIMA VALUTAZIONE
ò
Offerta ND
CRITICO
10 10 Totale 20 20 20 20 20 20 20 20 20 Totale TOTALE COMPLESS.
Parma Parma Fontevivo San Secondo parm. Trecasali Torrile Colorno Noceto Collecchio
IL BACINO D’UTENZA POTENZIALE Isocrona dei 20 minuti
38,1 38,1 76,2 78,6 80,9 82,4 85,6 89,3 94,3 100,0
ca per 5.100 mq e una multisala da 4.500 metri quadrati.
Ma sarà un bacino conteso… Numerosi progetti stanno prendendo forma nel quadrante parmense, a tal punto che tra qualche anno il bacino sarà densamente affollato da concorrenti. Come anticipato, ad oggi la città emiliana rappresenta un territorio scarsamente presidiato dove l’offerta commerciale è assicurata dai negozi del centro storico, quindi di taglio tradizionaMateriale fornito da Marketing & Co, www.marketing-co.it
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le, e da quelli del polo composto da Centro Torri ed Euro Torri (circa 80 shop, un Ipercoop, Media World e Brico le grandi superfici). Se i tempi dei progetti saranno rispettati, entro il 2013 si passerà progressivamente a sei nuclei retail di almeno medie dimensioni, concentrati in prevalenza nel settore nord sul fronte dell’autostrada A1. All’interno di una circonferenza con diametro di tre km saranno attivi il Centro Torri/Euro Torri, il Pr Parma Retail, il Parma Urban District e Ikea con parco commerciale attiguo. Partendo da un bacino primario di 235mila abitanti nei 20 minuti di isocrona, per far fronte alla concorrenza il Parma Urban District potrà fare leva, oltre che sull’ampia offerta di negozi sia di grande che di piccola dimensione e su una ristorazione tematizzata, anche su una forte componente entertainment distribuita su ampi spazi. Grazie a questa caratteristica il centro in questione potrebbe attrarre flussi con frequenza costante in un’isocrona di 30 minuti, sfruttando soprattutto le potenzialità dell’autostrada (direzione ovest-est). Il quadrante sud sarà presidiato, invece, dal centro Eurosia mentre a nord il bacino si presenta scarsamente popoloso. Di grande rilevanza, per ottenere questo risultato, sarà l’attività preopening, quindi la commercializzazione, e post-opening, cioè la gestione. Fondamentali saranno inoltre l’organizzazione degli eventi e l’attenzione al servizio di accoA. P. glienza.
taglio nastro LO SCORSO APRILE HA APERTO I BATTENTI A STEZZANO UN NUOVO POLO COMMERCIALE. LO SHOPPING CENTER DA OLTRE 40MILA MQ DI GLA E 140 MILIONI DI EURO DI INVESTIMENTO HA L’OBIETTIVO DI RITAGLIARSI UNA FETTA DEL RICCO MA CONCORRENZIATO BACINO BERGAMASCO. DOPO L’EFFETTO NOVITÀ, I PROSSIMI MESI SARANNO DETERMINANTI
SCACCO CON
LE DUE TORRI
R
iqualificazione di un’area dismessa e mantenimento di un simbolo legato al territorio, oltre a quasi 100 negozi. Da qui parte l’avventura del centro commerciale Le Due Torri, inaugurato a Stezzano (Bg) lo scorso 14 aprile, tra opportunità immobiliari sfruttate appieno, prospettive per il retail legate alle grandi infrastrutture presenti e future e una strategia di marketing, a partire dal nome, di forte richiamo sul fronte locale. In un periodo di sovraffollamento di grandi poli per lo shopping e di riluttanza, da parte delle amministrazioni pubbliche, nel concedere le autorizzazioni commerciali, la nobilitazione di aree degradate o abbandonate risulta un piano vincente per portare alla luce progetti che altrimenti resterebbero sulla carta. Il nuovo shopping center sorge, infatti, nell’area dell’ex mobilificio Rossana, di cui riprende il logo delle due torri e la forma architettonica. La struttura, realizzata ex novo con un investimento di circa 140milioni di euro, è ubicata nei pressi della nuova tangenziale sud di Bergamo, da dove è ben visibile, del Casello di
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Dalmine sull’A4 Milano – Venezia, della SS 42 Bergamo-Treviglio e della SS 525 Bergamo-Milano. Proprio grazie a questi assi di collegamento i protagonisti dell’iniziativa, Altarea Italia e Gruppo Policentro, contano di assicurarsi un importante flusso di visitatori e di ritagliarsi un bacino indipendente o quasi da quello che frequenta il centro commerciale Orio Center, distante una decina di km e punto di riferimento per il comparto italiano. La catchment area dichiarata è di 1,1 milioni di abitanti mentre i posti di lavoro generati, tra quelli diretti e indiretti, sono stimati in circa mille unità.
Le due vite del centro Cento negozi dichiarati, una novantina quelli reali (di cui circa il 50% in franchising), posizionati su due livelli. Ogni piano gode di orari di apertura specifici, con un grande vantaggio potenziale soprattutto per gli operatori della ristorazione collocati al livello +1. Infatti in questo piano è prevista l’apertura di un’ampia area per l’intrattenimento (Centro divertimenti & Bowling) che potrebbe prolungare e trainare le attività food nei
momenti serali. Ad oggi gli orari dei negozi e della ristorazione sono leggermente differenti soltanto durante le domeniche di aperture. Gli shop restano aperti dalle 9 alle 21 mentre i ristoranti/bar dalle 9 alle 21,30. Si differenzia la media superficie Ovvio, operativa dalle 10 sino alle 20. L’analisi dell’offerta commerciale non può prescindere dalla forte presenza dell’àncora alimentare Esselunga: un superstore da 8mila metri quadrati, distribuiti al livello terreno, incluso nella struttura e raggiungibile sia dall’esterno (con ingresso dedicato) sia dalla galleria. Le altre medie/grandi superfici nel medesimo piano sono quella di hitech Saturn (3.700 mq), di calzature Scarpe&Scarpe (1.400 mq), di articoli per lo sport Sportland (1.700 mq), di abbigliamento casual wear di alta fascia Us Fashion Store (620 mq con all’interno marchi del calibro di Ck Jeans, Armani Jeans, Desigual, Guess, Polo Ralph Loren ecc). Nel livello superiore figurano il big store di arredamento casa Ovvio (10.000 mq) e l’attività di ristorazione gestita dalla società francese Flunch (1.000
mq). All’interno della galleria sono individuabili delle aree merceologiche abbastanza definite. La piazza centrale, da dove si innalzano le due torri che fuoriescono dalla copertura in vetro, ospita prevalentemente il segmento “beni per la persona” (Pellicano, Ore e Ori, Stroili Oro e Swarovski), “abbigliamento, jeanseria e accessori donna” e “abbigliamento intimo”. Da segnalare l’ampia vetrina a disposizione del marchio Tezenis. All’interno della torre 1, sempre al livello terreno, è attiva l’area lounge Chapeau Cafè. Sul lato sinistro dello shopping center si colloca la parte prevalentemente “hi-tech”: oltre alla media superficie dedicata sono presenti le piccole metrature Energy Land (categoria: pile, batterie, accessori telefonia), 4G- Tim, lo shop Wind e Games Bond. Tuttavia non mancano insegne come Scarpe&Scarpe e Piazza Italia. La galleria di fronte a Saturn ospita l’area relax denominata “Il giardino del pensiero” che si caratterizza per le numerose sedute di design. Lungo il perimetro opposto si articola la passeggiata dedica-
Il progetto in pillole DATA DI APERTURA LOCALITÀ LOCALIZZAZIONE TIPOLOGIA SOCIETÀ DI PROGETTAZIONE PROMOTORE COMMERCIALIZZAZIONE PROPRIETÀ GESTIONE GLA INVESTIMENTO LIVELLI COMMERCIALI ANCORA ALIMENTARE MEDIE SUPERFICI TOTALE SPAZI RETAIL (COMPRESE LE MEDIE SUPERF.) POSTI AUTO
L’offerta si amplia
14/04/2010 Stezzano (Bg) Extraurbana Centro commerciale/mediograndi dimensioni Studio Nonis, Blast e Out Sign Gruppo Policentro Gruppo Policentro, Altarea Italia Altarea Italia Srl Cogest Italia Srl 42mila mq 2 Esselunga 6 100 dichiarati
Quasi a regime in fase d’inaugurazione, l’offerta si è recentemente arricchita con tre nuovi punti vendita. Il primo porta insegna Adidas e propone i due mondi legati al marchio a tre strisce: Sport Performance (il prodotto tecnico sportivo) e Originals (la collezione fashion). Il secondo espone il marchio Antony Morato e rappresenta il primo monomarca in un centro commerciale italiano della catena di abbigliamento fashion da uomo. Il tris di aperture si completa con l’attività di ristorazione Sbafo, legata alla somministrazione della pizza.
(vedi news R&F di Giugno 2010), l’area bimbi al livello 1 sulla piazza food, due sportelli bancomat, la Parafarmacia Dottor Giacomo e la
2.400
COMMENTO
VALUTAZIONE
Struttura e design
L'idea di identificare la struttura con un elemento fondante del territorio, le due torri, può essere una scommessa vincente
ÈÈÈÈ
Accesso e parcheggio
Accessi e parcheggi su più livelli permettono orari differenti per galleria e food court, oltre a limitare l'impatto ambientale
ÈÈÈÈ
Offerta commerciale
Quasi cento negozi per un'offerta di valore, ma a pochi km ci sono altri 200 negozi...
ÈÈÈ
Spazi comuni e attrattive
Due piani per altrettante aree centrali in cui convergono i flussi. La piazza del food attende con ansia l'apertura del polo diventimento
ÈÈÈ
indice valutazione a cura di r&f:
È = migliorabile ÈÈ = sufficiente ÈÈÈ= apprezzabile ÈÈÈÈ = molto buono ÈÈÈÈÈ = ottimo
ta alle boutique con i marchi più prestigiosi del centro commerciale: oltre al già citato Us Fashion Store si annoverano tra i vari esercizi “L’officina della moda”, “Invidia Uomo” (Camiceria e maglieria uomo) e “Pelletteria Luisa” (segmento beni per la persona). Al piano +1, attorno a un’ampia piazza ma con i tavolini non in comune si sviluppa l’offerta food. I punti di ristorazione sono otto sul fronte piazza con diverse specialità culinarie (Voglia di pizza, Befed, Hao, Beer Corner Heineken, Pan Fresh, Mishi Mishi, Caffè Le Due Torri e Da Giovanni). Flunch, aperto in un secondo momento rispetto
all’inaugurazione dello shopping center, si affaccia all’area delle torri e gode di un punto di ingresso esterno con parcheggio adiacente. La ristorazione include due unità al piano 0 posizionate nei pressi dell’ingresso principale: la gelateria Puro Gusto e il Coffee Shop C-House. Tuttavia non sono presenti insegne internazionali o nazionali dal forte richiamo. Sempre al piano superiore trova spazio l’area con “beni per la casa”, composta dai format Ovvio, Poltronesofà e Scavolini. L’offerta di Le Due Torri si completa con un’ampia gamma di servizi, tra cui alcuni innovativi come la clinica dentale Care Dent, la prima in Italia
libreria Mondadori, quest’ultimi posizionati all’ingresso principale del centro.
Le segrete del castello Le torri, completamente rifatte e situate nel cuore dello shopping center, sono tutt’altro che inaccessibili. La struttura è distribuita su tre livelli, quello -1 adibito a parcheggi, e servita da quattro ingressi: tre al livello 0 e uno al livello +1. Complessivamente i posti auto sono 2.400, frazionati in diverse aree. Internamente i flussi tra i vari livelli sono favoriti da due rampe di tappeti mobili: quella principale porta alla
piazza del centro e quella secondaria serve l’area dedicata alla boutique di abbigliamento. Dall’ingresso principale al piano terreno si vedono una passeggiata laterale, che costeggia tutto il perimetro della struttura, e una centrale che conduce ai piedi delle torri. Al termine di quella centrale sono ben visibili le indicazioni per raggiungere il superstore Esselunga. Al piano superiore i tappeti mobili portano alla piazza food, da cui si snoda un corridoio che si affaccia sui servizi sino al comparto per la casa. Da segnalare l’ampio utilizzo di luce naturale nei due luoghi principali del centro commerciale: la piazza da dove si innalzano le due torri e la piattaforma food. Le gallerie sono illuminate da luce artificiale. Tutto il contesto offre un’idea di sobria ricercatezza: le gallerie sposano colori chiari sia nei controsoffitti che nei pavimenti, dove sono presenti giochi di linee speculari che offrono profondità di prospettiva. L’unica nota non positiva, a livello di progettazione, è la collocazione delle scale mobili vicino all’ingresso principale. L’utente che entra si ritrova sullo sfondo la parte inferiore delle scale mobili che scendono in direzione opposta rispetto alla sua prospettiva. Questo elemento toglie profondità e comprime la visuale. Sul fronte dell’ecosostenibilità l’iniziativa realizzata dalla progettazione del Gruppo Policentro, coadiuvata dall’intervento di Studio Nonis, Blast e Out Sign, ha previsto l’utilizzo di materiali locali. Inoltre l’impianto di climatizzazione utilizza all’origine del fluido primario lo scambio energetico dell’acqua prelevata dalla falda acquifera sottostante l’edificio. Un’ulteriore plus è la presenza di un parcheggio al piano interrato e di un altro sulla copertura dello shopping center che limitano il consumo di territorio. L’investimento per realizzare l’opera ha visto la partecipazione di un pool di banche, fattore ormai comune nello sviluppo di centri commerciali, composta da Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediocreval, Banca Popolare di Vicenza, per una concessione di 90 milioni di euro. A. P.
retail&food - settembre 2010 29
Tra sviluppo del marchio e opportunità d'impresa
Chi si affilia I
NON è perduto
colli di bottiglia non mancano e si chiamano banche e istituzioni. Ma non c’è dubbio che il franchising sia una formula che regge meglio delle tradizionali forme di commercio, rispetto alle quali guadagna sempre più quote di mercato. A dirlo sono i dati del Rapporto Franchising Italia 2009, realizzato dall’Osservatorio permamente sul franchising, da Quadrante e dal Servizio studi di Assofranchising. Nel 2009, anno in cui la produzione industriale è diminuita nel nostro Paese del 18,4%, il Pil del 5% e i consumi delle famiglie dell’1,8%, i numeri delle reti con affiliati sono ben diversi. Il giro d’affari, infatti, è salito dell’1,7%, mentre le insegne operative italiane sono passate da 852 a 869. Sono cresciute anche le reti italiane oltreconfine (da 211 a 222) e i punti vendita italiani all’estero in franchising, balzati da 5.113 a 6.091. In calo sono invece il numero di negozi in franchising in Italia (-121, da 53.434 a 53.313) e soprattutto gli occupati, compresi i franchisee, scesi da 180.525 a 182.215. Nel complesso, dunque, l’ultimo anno non può che soddisfare il presidente di Assofranchising, Graziano Fiorelli. «È palese – ha detto a Milano durante la quinta Conferenza
PRINCIPALI INDICATORI DEL SISTEMA FRANCHISING IN ITALIA ANNI 2007-2008-2009 Indicatore
Giro d'affari Insegne operative italiane Punti vendita franchising in Italia (PVF) Punti vendita italiani all'estero in franchising Reti italiane all'estero Reti straniere in Italia (Master) Reti straniere operanti in Italia con i soli franchising ma sede legale in un altro Paese Addetti occupati nelle reti (PVF) compreso il franchisee Dimensione media reti (calcolato solo con riferimento ai PVF) fonte: Rapporto Franchising Italia 2009
30 retail&food - settembre 2010
anno di riferimento Unità di misura
2007
Milioni euro Nr. Nr. Nr. Nr. Nr.
21.129 847 52.725 = 200 =
21.419 852 53.434 5.113 211 53
21.774 869 53.313 6.091 222 56
Nr.
=
33
31
Nr.
182.908
182.215
180.525
Nr.
62
62
61,3
2008
2009
nazionale sul franchising, presso la Camera di Commercio – che il peso specifico del franchising in Italia nel 2009 sia cresciuto. Per noi che nel franchising ci stiamo tutti i giorni questa non è una sorpresa». Tra i punti di forza, sottolinea Fiorelli, c’è il fatto che si tratta di un «sistema distributivo a bassa intensità di capitali. Per i franchisor consente, anche su mercati internazionali, di distribuire efficacemente con mezzi finanziari non eccessivi, con una rapidità di sviluppo superiore e con una produttività di sistema anch’essa superiore, visto che il network è formato da imprenditori». I vantaggi, argomenta Fiorelli, sono per tutti: «è una modalità – spiega – che consente alla grande impresa di strutturare politiche distributive più razionali; agli imprenditori commerciali su base locale di allargare il ventaglio delle opzioni, di rendere più competitivo il negozio, differenza 2009 su 2008 di riconvertirsi su mercati più reddivalori assoluti valori % tizi; ai giovani e ai manager di fare impresa con un minor tasso di 355 1,7% rischio, accompagnati da chi è più 17 2,0% esperto; consente poi a chi ha idee -121 -0,2% 978 19,1% innovative di sviluppare un format 11 5,2% replicabile tramite cui coinvolgere 3 5,7% alleati che aggreghino energie imprenditoriali aggiuntive». -2 -6,1% Ma ci sono pur sempre dei pro-1.690 -0,9% blemi, principalmente con due interlocutori: le banche e le istitu-1 -1,1% zioni. Da uno studio condotto dalla Sda Bocconi sugli istituti di credito è emerso, spiega Fiorelli, che «la
›Nau! fissa l’obiettivo a 40 intervista
Marchio giovane nel settore dell’ottica ma con una trentina di negozi in portafoglio, Nau! raddoppia per il terzo anno consecutivo il proprio fatturato, arrivato a 5 milioni di euro. «L’obiettivo - illustra il presidente Fabrizio Brogi - è di replicare questo risulto arrivando a circa 10 milioni nel 2010. Le prossime aperture porteranno la catena a 40 punti vendita in Italia entro la fine dell’anno: 25 in affiliazione e 15 di proprietà. Quali sono le condizioni per aprire un negozio Nau! in franchising? La fee di ingresso è di 10mila euro e la metratura standard è di 100 metri quadri. Quali canali presidiate? Siamo presenti nei centri commerciali, nei centri storici e negli aeroporti. L’ultimo aerodromo in cui abbiamo aperto, intorno al 15 giugno, è il Valerio Catullo di Verona. In precedenza avevamo due punti vendita in aeroporto: a Malpensa nel T1 e nel T2.
Le grandi stazioni vi interessano? Speriamo di entrarvi prima o poi ma per farlo non siamo disposti a partecipare ad aste. Ora i costi di locazione sono maggiori rispetto a quelli di un centro commerciale di livello top e noi vogliamo aprire con la sicurezza di determinati fatturati. E lo sviluppo all’estero? Abbiamo siglato un accordo con uno dei principali operatori degli Emirati Arabi per l’apertura di 30 negozi in 5 anni nell’area di Dubai. Inoltre ci stanno arrivando richieste dai paesi dell’Est.
›Baa nel mirino di Carpisa intervista
Tanto estero e ancora un occhio aperto sugli aeroporti. È la strategia di Carpisa, illustrata dall’international development manager, Enrico Cassero. Che obiettivi avete per il 2010 come aperture? Stiamo consolidando l’Italia, dove sono attivi 510 punti vendita, finendo di coprire il Nord e il Nordest in particolare. L’obiettivo principale è però l’estero: in Spagna abbiamo inaugurato il terzo punto vendita a Madrid e definito il quarto, poi ne apriremo altri tra Madrid e Barcellona. In Grecia ci sono già 10 negozi e stiamo lavorando per Salonicco. In seguito abbiamo in programma Praga e Dubai. Sono appena stato in viaggio in Giappone, Cina, Dubai, Baharain, Qatar e Kuwait. I prossimi obiettivi sono questi. Quante saranno quindi le nuove aperture? Dobbiamo arrivare a 600 punti vendita, tra il 2010 e il 2011, dopo averne aperti nel 2009 una sessantina tra Italia ed estero.
Su quali canali puntate? I negozi sono quasi equidistribuiti tra centri commerciali e strada. Quanto agli aeroporti ultimamente abbiamo incontrato la Baa, che gestisce gli scali del Regno Unito. Sarebbe importante partire con quelli di Stansted, di Gatwick e Heatrow, che è ottimo per fare sviluppo. Le richieste di affiliazione dipendono molto da quello che avviene soprattutto in Inghilterra. Ci sono fee d’ingresso e royalties per i vostri affiliati? Non ci sono fee d’ingresso né royalties. Sono necessari l’investimento nelle opere edili, una garanzia bancaria per la nostra società e l’arredo, che sarà fatto tramite un leasing.
›Yamamay, largo all’intimo intervista
Mettere mano ai vecchi negozi e aprire ancora al nord Italia. Queste le prossime mosse di Yamamay secondo Antonio Annunziata, responsabile franchising della catena dell’intimo. Chiamato a pensare allo sviluppo in un anno nel quale, dopo un 2009 positivo, racconta, «sarei felice di mantenere il livello di fatturato dell’anno scorso a parità di negozi aperti». Come si sta evolvendo la rete in questo momento? Dobbiamo allargare i negozi che sono partiti nella prima fase dello sviluppo e che lavorano su 40 mq, perché il nostro assortimento è cresciuto. Ora servono 70-80 metri più 30 di magazzino. Rispetto ai 510 punti vendita presenti oggi in Italia c’è poi ancora margine di incremento. Abbiamo definito 25 aperture nel primo semestre e ne gestiremo altre 20 nel secondo. Per il 2011 prevedo in Italia la potenzialità di altri 40 punti vendita. Nel 2009, invece, le inaugurazioni sono state 50, con qualche chiusura.
In questi mesi siete venuti incontro ai franchisee cambiando qualche condizione come fee o royalties? Non abbiamo royalties né fee di ingresso, lavoriamo con un rapporto di fornitura. L’azienda quest’anno ha invece attribuito una marginalità più ampia ai negozianti. In cosa consistono i 120mila euro iniziali di investimento? Si concretizzano come la somma di arredo, ristrutturazione e fideiussione bancarie. Mediamente il costo di ristrutturazione e di arredo si aggira tra i 1.100 e i 1.200 euro per metro quadrato.
›Kruder,
intervista
subito tre aperture Nato da 4 anni come marchio indipendente nel canale retail ma attivo da 20 come produttore di abbigliamento maschile (target 25-40 anni), Kruder spinge sul franchising per potenziare la propria rete. A spiegarne lo sviluppo è la responsabile marketing, Chiara Santevecchi. Nel breve termine quante e dove saranno le nuove aperture? Abbiamo effettuato tre aperture prima del 15 di giugno a Brescia, Padova e Ravenna. Nel primo caso il negozio è all’interno del centro commerciale Freccia Rossa, negli altri due in location urbana. Disponiamo inoltre di 10 contratti firmati per inaugurazioni in Italia entro la fine del 2010. L’obiettivo per quest’anno è di arrivare a circa 50 punti vendita. Quali sono le condizioni per aprire un negozio Kruder in franchising? Non sono previste royalty o fee di ingresso, le metrature ottimali sono comprese tra i 70 e i 120 metri quadri. In quali canali vi state sviluppando? Vogliamo estendere la nostra presenza nei centri commerciali e nei nuclei urbani delle città più importanti di tutto il territorio nazionale. Ad oggi siamo presenti soprattutto in Sicilia, Lazio e Veneto. Successivamente potremmo valutare l’ingresso negli aeroporti e all’estero. Il prossimo anno e mezzo sarà interamente dedicato al franchising in Italia.
banca nella maggior parte dei casi al franchising non riconosce alcuna distintività, a dispetto di numeri, fatti e andamenti». Sulle istituzioni, invece, il giudizio è più articolato. Il presidente di Assofranchising, infatti, riconosce che ciò che è stato fatto negli anni passati ha aiutato. Ora la priorità è non tornare indietro. «Troppo spesso le montagne partoriscono topolini» afferma, aggiungendo: «Anche i topolini vanno bene, purché ci siano in effetti almeno quelli. Penso ad esempio allo strumento di Invitalia, ex Sviluppo Italia, a supporto dei nuovi franchisee nelle regioni disagiate del Mezzogiorno, e poi, con la crisi, in tutta Italia: strumento che ha funzionato tutt’altro che male, sia pure percettibilmente, e di cui non è chiaro oggi quale sarà il destino». Infatti «l’attuazione della misura contenuta nel D.Lgs. 185/00 a favore del franchising – dice – ha consentito all’Agenzia (Sviluppo Italia, ora Invitalia, ndr) di istruire 2.740 pratiche di persone disoccupate, in seguito alle quali sono stati finanziati 617 punti vendita (222 nel commercio e 395 nei servizi) con positivi effetti sulla nuova occupazione per 1.234 addetti. In tempi di forte razionalizzazione della spesa e delle politiche pubbliche, auspichiamo che non si butti F. P. via il bambino con l’acqua sporca».
retail&food - settembre 2010 31
Resoconto Fiere
N
umeri a parte, essenziali per restare sul mercato (vedi la news di R&F sul numero di luglio-agosto), quello che conta in questa fase critica è la reale efficacia dell’evento. A differenza dell’edizione precedente, specchio della crisi che ha caratterizzato il comparto nel 2009, Eire 2010 sembra aver soddisfatto anche l’obiettivo concretezza, come testimoniano i numerosi operatori intervistati da retail&food durante la rassegna. La positiva inversione di tendenza si era colta già a fine 2009 dagli stand di Cannes. Rispetto ad allora, oltre a un clima di moderato ottimismo, oggi si registra la rinnovata spinta di sviluppo da parte dei retailer già presenti sul mercato italiano, superiore alla disponibilità di prodotti commerciali di qualità. Tanto che qualche operatore stima che i canoni di affitto potrebbero tornare a salire, almeno per le location “prime”. Come di abitudine la fiera ha ospitato diversi convegni incentrati sui temi di maggiore attualità. Tra i vari, quelli specifici per il real estate retail sono stati l’ecosostenibilità dei centri commerciali, gli interventi nei contesti urbani e ancora il commercio di alta gamma, quest’ultimi strettamente collegati. A tal proposito abbiamo parlato con Pietro Malaspina, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali. «Cncc continua a insistere sull’importanza dell’ecosostenibilità – ha spiegato Malaspina –. Riscontriamo nei soci una perfetta comprensione di questa tematica che il mercato rende ormai ineliminabile, non premiando chi la segue ma penalizzando chi non lo fa. Probabilmente per gli sviluppatori sarà necessario assorbire un ulteriore incremento dei costi perché un progetto di questo genere necessita di un investimento maggiore». Spostando il fronte dalle tecniche edilizie alla ricerca delle nuove location, una soluzione è “l’ingresso” dei centri commerciali nei circuiti urbani, prima confinati lungo o al di fuori delle tangenziali. «Siccome siamo in un momento critico, dove sono premiate le iniziative che presentano un rischio imprenditoriale percepito come minore, la localizzazione in ambienti urbani si presta particolarmente perché viene percepita con questa caratteristica. Lavorare in area cittadina garantisce infatti la presenza di un mercato di prossimità, molto denso e identificabile, su cui si può lavorare per un periodo di tempo lungo senza rischiare alterazioni significative». Arrivando al cuore dell’offerta commerciale, proprio all’interno delle location cittadine si apre uno spiraglio per l’alta gamma. «L’ipotesi futura è di sviluppare un modello di punto di aggregazione per il commercio di alta gamma con un nucleo forte italiano, ma non limitato ai marchi italiani, e di proporre questa iniziativa sui mercati in fase di sviluppo, dove esiste un consumatore pronto ma che non trova nelle proprie città localizzazioni adatte. Inoltre credo che sia arrivato il momento in cui il department store diventi il vero traino del centro commerciale, il quale non può più essere ancorato all’alimentare. Qualora ciò si verificasse il marchio di alta gamma troverebbe collocazione all’interno del department store».
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Marco Poncetta, direttore sviluppo di Gruppo Cmc di Ravenna In occasione di Eire 2010 presentiamo il progetto Naxos-Taormina Fashion Garden, che sorgerà nel comune di Calatabiano (Ct). Innanzitutto comunichiamo la conclusione dell’iter autorizzativo: le conferenze dei servizi sia di natura urbanistica che commerciale sono ultimate per cui siamo nelle condizioni di ritirare il permesso a costruire. In questo momento siamo alla ricerca di un partner commerciale a cui vendere l’iniziativa, ovviamente i dettagli e i caratteri finali del progetto saranno assegnati sulla base dei desiderata di questo partner. Riteniamo di concretizzare tale ricerca, affidata a Larry Smith, nella seconda parte dell’anno. Una volta completata si potrà dare
inizio alle attività di cantiere, che in un lasso di tempo di circa 24 mesi saranno ultimate. L’apertura è prevista per il 2012. La catchment area dell’outlet assorbirà circa due milioni di residenti, oltre a un’importante componente turistica con picchi molto alti di stranieri. Il merchandising mix del progetto includerà quindi un’offerta del lusso rivolta soprattutto agli stranieri e di lusso accessibile per il bacino di riferimento. L’investimento sarà di circa 100 milioni di euro. Francesco della Cioppa, responsabile property management & retail leasing di Cushman & Wakefield Presentiamo due tra i progetti più importanti che caratterizzeranno i prossimi anni: Centro Sicilia e Laurentino. In particolare per il primo stimiamo l’apertura nel 2011. Il Centro Sicilia, promosso da Gruppo Cualbu, è entrato nella sua fase topica e registra uno stato di commercializzazione molto avanzato. Abbiamo chiuso con le più importanti medie superfici e stiamo completando quelle di dettaglio. Siamo arrivati a circa il 60% della commercializzazione dove la parte
a cura di Andrea Penazzi
sviluppatore è stato quello francese, con l’iper nel ruolo di grande ancora, ma ora la piattaforma food è solo una delle ancore dello shopping center per cui non è quello il format da portare nelle città. In questo momento stiamo lavorando in Francia, poiché invitati a un concorso finalizzato alla trasformazione di un passage parigino, e siamo impegnati a Milano in un progetto urbano legato alla trasformazione di una parte di un isolato. Indice, quest’ultima iniziativa, di una nuova idea di commercio.
Deborah Bertoloni, European leasing manager di Db Retail Db Retail è presente a Eire con lo stand Occhiobello Outlet Village per proseguirne la commercializzazione. Al momento abbiamo firmato per il 25% degli spazi con contratti preliminari e siamo in via di definizione per un ulteriore 26% degli spazi opzionati. Quest’ultimi dovrebbero concretizzarsi nell’arco di due mesi. A questa percentuale si aggiunge un 510% di nuovi contatti avuti in fiera dei quali alcuni hanno già opzionato degli spazi. Il nostro obiettivo è di arrivare all’apertura con una percentuale minima del 60% dei complessivi 18mila mq, mentre puntiamo al 100% nei successivi sei mesi. Il progetto Occhiobello Outlet Village parte con una fase 1 abbastanza grande, di 74 punti vendita. Lo stato dei lavori è molto avanti per cui abbiamo indicato l’inaugurazione per inizio marzo 2011. Per quanto riguarda l’offerta il progetto ha un posizionamento medio. Puntiamo su marchi nuovi, italiani, possibilmente con produzione nazionale, e dedichiamo una parte delle unità disponibili, il 5-8%, ad operatori locali. Abbiamo anche un’unità dedicata alla ristorazione di circa 600 mq e due bar.
iniziale è stata dedicata ai principali marchi. La mia ambizione è di portare un livello di procedure ottimale nella gestione dei centri commerciali e di porci nei confronti dei clienti come interlocutori seri e affidabili. La crisi ha segmentato il mercato, oggi i finanziamenti si riescono a ottenere se ci sono prodotti validi, qualitativi e in cui non ci siano dubbi sulla location. Centro Sicilia si aggiunge per ultimo ma vanta la posizione migliore di Catania, inoltre l’impostazione architettonica è di grande livello, basti pensare che la gla, di circa 55/60mila mq, era prevista originariamente su due piani ma poi stata distribuita su un solo livello.
Leonardo Cavalli, managing partner di One Works (relatore al convegno “La città del futuro” ) Il commercio ha per sua natura un legame fortissimo con la dimensione fisica dei luoghi, è un elemento fondante della città e soprattutto deve farne parte. Pensare però che la dimensione del problema, o dell’area dismessa, equivalga a quella della proposta è ingenuo. Il vero lavoro è creare le condizioni, l’infrastruttura. Per esempio all’amministrazione di Helsinki abbiamo suggerito di realizzare di fianco alla stazione, che è la seconda per numero di passeggeri della Finlandia, un grande centro commerciale, legato quindi all’accessibilità pubblica, che di fatto costituisce un ponte tra due quartieri. Finora il modello dello
Marco Casciaro, sviluppo progetti immobiliari di Unieco Durante questa edizione promuoviamo un ampio ventaglio di iniziative retail. Tra i progetti principali si annovera il Fidenza Shopping Park, oggetto di un ampliamento che porta la struttura a 26mila mq totali. Questo si compone della prima parte da 16.400 mq, aperta nel 2008, e di un’ulteriore area da 9.600 mq che sarà inaugurata a novembre. La fase due prevede l’inserimento di medie superfici e di una grande piattaforma già assegnata a Decathlon. Un’altra iniziativa è quella di Le Piazze vicino a Bologna. Sarà un centro nel comune di Castel Maggiore da 16mila mq con una parte di uffici ai piani superiori. Anche qui saranno inserite delle medie superfici con elettronica, abbigliamento e palestra. L’ancora alimentare sarà un supermercato Coop mentre la galleria ospiterà una
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Resoconto Fiere sessantina di negozi. Tra gli altri progetti più a lungo termine c’è Silos Trieste: un ex silos alle porte del centro storico rivitalizzato con una sezione retail, una ricettiva e una direzionale. Durante la fiera ha avuto luogo anche la presentazione del centro commerciale Stadio di Torino, promosso in team con Cmb e Nordiconad.
Philippe Grenet, head of territory di Ségécé Tra le nostre attività segnaliamo in primis la ricommercializzazione in dirittura d’arrivo de La Romanina. Di questo shopping center abbiamo curato la fase di start up del restyling del mall a metà dicembre. Nello specifico abbiamo approfittato del cantiere per spostare e creare nuovi negozi. Al momento stiamo completando la parte di food court, concentrata al livello + 1. Lavoriamo all’allargamento del mall per dare più visibilità, per inserire un altro ristorante e per agevolare il collegamento tra le medie superfici situate nel fondo della galleria e la food court. Contiamo di mettere a regime lo shopping center capitolino entro l’anno. Spostandoci sull’Adriatico stiamo portando avanti il progetto di Pescara Nord, nel comune di Città Sant’Angelo. L’iniziativa prevede il raddoppio della galleria esistente. Questa fase porta il centro ad avere due nuove medie superfici, cinque in totale che sono una hi-tech Media world, una di scarpe, due di tessile/abbigliamento tra cui Oviesse Industry da 1.500 metri quadrati e una da assegnare. Inoltre si aggiungeranno una trentina di nuovi negozi con format da 100 a 400/450 metri quadrati.
Mario Taccini, amministratore delegato di Cbre-Espansione Commerciale Commercializziamo una quindicina di centri e in occasione di Eire abbiamo selezionato tre novità: Torino Shopping Center, La fortezza di Modica e Parma Urban District. In generale molte delle nostre iniziative sono in fase di cantiere e quasi tutte hanno ottenuto le autorizzazioni. Questi progetti saranno inaugurati con una media di 3 o 4 unità ogni anno per circa quattro anni. Al contrario è drammatica la situazione del retail, che in Italia si presenta molto più povero di quanto non lo sia in tutte le altre nazioni d’Europa, comprese quelle piccole come Portogallo e Grecia. Nel nostro Paese si riscontra un ricambio estremamente rarefatto nel tempo, con dei fenomeni di concentrazione per i brand di grandi dimensioni. Questo è dovuto alla stupidità della politica economica italiana dal dopoguerra: la teoria per cui bisogna difendere i commercianti dal rischio di “invasioni” li ha portati a non crescere. La ristorazione rappresenta un caso ancora più difficoltoso. Da noi è impossibile
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realizzare food court con 30 o 40 formule, come capita ad esempio in Portogallo, nonostante la situazione sia di gran lunga migliorata negli ultimi anni.
Pasquale Iamele, amministratore delegato di Sircom Partecipiamo a Eire dalla prima edizione, siamo soddisfatti di questa rassegna che tuttavia si potrebbe migliorare. Purtroppo ha il limite di essere generalista per cui l’efficacia si riduce a un 50 per cento. I nostri progetti fiore all’occhiello sono due: quello turistico di Lesina e il GranSalento Factory Village. L’outlet sarebbe il secondo e probabilmente l’ultimo a essere realizzato in Puglia. Riteniamo che sia un progetto di alta qualità collocato in un’ottima location. Attualmente stiamo per presentare l’iniziativa all’amministrazione pubblica per iniziare un accordo di programma. Stimiamo due anni di impegno in questa direzione e altrettanto tempo per la fase di cantiere. È un progetto molto ampio, interessa una superficie territoriale di circa 300mila mq con all’interno un albergo, un’area rilevante destinata a impianti sportivi e tutto il resto adibito a offerta commerciale. La viabilità è già presente anche se andrebbe potenziata. Tra le altre iniziative più a lungo termine portiamo il centro commerciale Barinova. Sarà situato in location urbana con un fronte sulla tangenziale. Per questo motivo si avvantaggerà di questa doppia valenza.
Roberto Marchetti, direttore generale di Mall System Per il 2010 promuoviamo l’ampliamento del centro commerciale Globo e l’apertura della piattaforma retail all’interno dell’ospedale Niguarda di Milano. Lo shopping center situato a Trezzo D’Adda (Bg) si avvantaggerà di ulteriori 14.500 mq distribuiti su due livelli. Al piano terra sarà inserito un supermercato alimentare biologico e una seconda ancora di elettronica, a marchio Darty. Al livello superiore ci sarà una superficie di abbigliamento a insegna Pellizzari, una piattaforma di calzature Biellascarpe ConTe, una seconda libreria e un’attività di ristorazione con servizio al tavolo. È prevista anche una zona ludico-ricreativa di 5mila mq con all’interno un multiplex di sei sale. Presso il nosocomio meneghino aprirà a metà settembre una galleria di 1.300 mq circa con una dozzina di attività retail più una di ristorazione. La commercializzazione è arrivata alla fase finale. I negozi, di massimo 150 mq, rientrano nelle categorie abbigliamento bimbo, parrucchiere, libreria/edicola, caffetteria, ristorazione freeflow, gioielli, accessori, valigeria/pelletteria e intimo classico. Oltre a questo blocco ne sorgerà uno gemello entro un paio di anni.
Silvano Tognon, presidente di Icc (Italiana Centri Commerciali) In questa edizione riportiamo alcuni grandi progetti, tra cui Verona Porta Sud, e altri nuovi come quelli di Bolzano, Merano e nel centro storico a Trieste. Per noi Eire sta diventando un momento efficace per instaurare dei nuovi rapporti. Inoltre possiamo anticipare l’accordo appena chiuso per due iniziative molto interessanti in Marocco, che porteremo al Mapic. Proprio il Marocco è un Paese del nord Africa che sta cambiando in maniera radicale. Si stanno realizzando autostrade, ponti, dighe e alberghi per cui, oltre ad aver acquisito queste due grosse operazioni, contiamo nei prossimi periodi di acquisirne almeno altre due. Ciò permetterebbe, unitamente ad altri progetti già esistenti di altri operatori, di portare catene europee a fare il salto nel nord Africa. Le due iniziative retail in questione sono di almeno medie dimensioni: il più piccolo è da 30mila metri quadrati. A livello di merchandising mix Icc sta lavorando per offrire soluzioni innovative. Cerchiamo di immettere nei nostri progetti una serie di valutazioni e di sistemi che permettano di differenziare i centri tra di loro e di ottimizzare anche la proposta food.
Fabrizio Vezzani, direttore area sviluppo immobiliare di Coopsette In fiera abbiamo portato quattro progetti retail, dei quali tre sono già avviati. Il primo, denominato Punta di Ferro e ubicato a Forlì, verrà completato tra l’autunno del 2010 e la primavera del 2011. Sarà un centro commerciale con una superficie lorda di 20mila mq, con 2.900 posti auto e 106 unità, per le quali la commercializzazione è in fase avanzata. Un altro in via di realizzazione, con apertura stimata entro fine anno e quasi commercializzato, lo abbiamo a Parma: lo shopping center Eurosia ospiterà un ipermercato Coop e 36 shop. Il terzo in fase di can-
tierizzazione, ma in stato leggermente meno avanzato, è La Cartiera a Pompei. I lavori sono appena iniziati e l’inaugurazione è prevista nel giro di un paio d’anni. La struttura disporrà di 30mila mq di gla, sarà distribuita su due livelli e includerà una piattaforma alimentare intorno ai 3.500 mq di vendita. Il quarto, ma è quello che domina la scena, è il Parma Urban District. Questo intervento, già approvato, sorgerà tra la Fiera e il casello dell’autostrada A1 e avrà una dimensione tale da racchiudere al proprio interno anche divertimenti, terziario, alberghi e servizi. Simone Burasanis, head of retail agency di Jones Lang LaSalle In questa edizione dell’Expo Italia Real Estate promuoviamo i Retail Park Terraglio-Campogrande e Arcobaleno a Colonnella. Abbiamo poi in ricommer-
cializzazione centri già operativi come i parchi commerciali Navile, Le Rotonde di Zola, Meraville su Bologna, il parco commerciale Romagna a Savignano e quello di San Sisto a San Rocco al Porto, il centro commerciale Sidicinum a Teano e Il Casale a San Cataldo. L'Eire è una vetrina importante per incontrare gli operatori del settore e abbiamo avuto risvolti positivi soprattutto dal lato della domanda. Molti retailer hanno manifestato interesse alle nuove opportunità, in particolar modo per i progetti primari. Dall'altro lato constatiamo che la risposta dei promotori è ancora abbastanza fredda. La mancanza di interessanti progetti in cantiere per i prossimi anni è dovuta al rallentamento del processo registrato nei mesi scorsi per la mancanza di capitali e per la carenza della domanda. L'adeguamento dell'offerta comporterà inevitabilmente dei tempi più lunghi e, pertanto, non è impensabile registrare nei prossimi mesi un lieve aumento dei canoni di affitto. Roberto Bramati, presidente di Spazio Futuro Group Ho notato un grande impegno degli operatori nel
cercare di creare centri commerciali con delle nuove ancore, marchi interessanti, novità all’interno che comprendano anche le food court. I progetti esposti sono rivisti, migliorati e aggiornati. In questo momento siamo in una fase dove la richiesta di sviluppo da parte dei retailer è superiore a ciò che viene offerto e questo dovrebbe stimolare a trovare nuove location. Purtroppo il dramma italiano rimane la burocrazia e spesso le iniziative, quando finalmente vedono la luce del sole, devono essere fermate affinché siano adeguate alle evoluzioni di mercato generate dal tempo. Per lo stesso motivo molti gruppi stranieri non vengono nel nostro Paese, questo sia nel retail sia nel food. Per stimolarli ad entrare, oltre a dover snellire il sistema, è necessario modificare i format. Ad esempio nel settore della ristorazione la strada da seguire è quella della connessione con l’intrattenimento. Occorrono modelli più elastici in grado di lavorare un maggior numero di ore, con un’offerta specifica per l’orario dei pasti e un’altra per i restanti momenti della giornata.
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dossier aeroporti
HEATHROW T5,
VIAGGIO NEL FUTURO (DEL FOOD) LONDRA – Un paio di mesi di scambi di e-mail “chi siete, cosa fate, cosa vi interessa vedere…”, giri vorticosi di messaggi digitali tra la direzione commerciale non aviation di BAA, la comunicazione, gli addetti stampa esterni e alla fine eccomi qui, nel celebrato, bistrattato, ammirato e invidiato Terminal 5 (T5) di Heathrow, il principale aeroporto londinese, il più grande scalo europeo per numero di passeggeri, 69,5 milioni nel 2009. L’appuntamento è con Hayley Dodd, di Mischief PR e con Claire Lovelady di BAA, la società che
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gestisce lo scalo, in compagnia di altri quattro colleghi della stampa. Il tour prevede visita, degustazioni e interviste in tre degli spazi di ristoro più caratteristici e innovativi del terminal: Wagamama, Caviar House & Prunier, Gordon Ramsay Plane Food.
Pan-asian Cominciamo da Wagamama, un formato di ristorazione molto noto ai londinesi e agli estimatori della cucina pan-orientale. Piatti ricchi e saporiti, tradizione senza confini nazionali, arredi minimalisti ma caldi, prezzi corretti: tutti gli ingre-
dienti utili per conquistare una clientela ampia ed eterogenea e per affermarsi rapidamente (il primo ristorante nasce nel 1992 a Londra, oggi la compagnia ne conta 2.295 solo in UK ma è diffusa in altri tredici paesi dalla Nuova Zelanda alla Svizzera). Al T5 è stata aperta la prima location travel e soprattutto aeroportuale, una scommessa interessante e vinta, a sentire quanto afferma Joanna Mckay, general manager del punto vendita, felice di raccontare che il numero di clienti che affollano il locale quotidianamente supera il migliaio, dalle prime
HEATHROW T5 in pillole APERTURA STRUTTURA COSTI DI REALIZZAZIONE PASSEGGERI T5 (2009) MOVIMENTI GIORNALIERI (AEREI) SUPERFICIE RETAIL+FOOD SUPERFICIE FOOD UNITÀ COMMER. (RETAIL + FOOD) STALLI PARCHEGGIO AUTO
27 marzo 2008 T5A (principale), T5B (lungo raggio), T5C (apertura nel 2011) £ 4,2 mld 24,5 milioni 470 25.640 mq 5.667 mq 115 6.533
luci dell’alba a notte fonda. Orari decisamente insoliti e impegnativi per un classico Wagamama che però hanno consentito l'introduzione di alcune novità, a partire dall’offerta breakfast presente esclusivamente in questo ristorante. Il menù della prima mattina prevede un mix di
bevande e piatti della colazione inglese o continentale, ma anche preparazioni orientali adatte a questa fascia della giornata, come lo Okonomiaky un pancake tradizionale giapponese, servito con funghi, peperoni e guarnito con katsopushi, il Coconut porridge, arricchito di latte e scaglie di cocco e di una saporita salsa di mele e chili, o una più tradizionale omelette, servita con sfoglie leggere di tonno che a contatto con la superficie calda sembrano danzare nel piatto. Il locale è ubicato al quinto piano dello scalo, il più alto, al quale si accede dopo
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dossier aeroporti
ASSAGGIATI PER VOI
aver passato i controlli di sicurezza. Dispone di uno spazio ampio, molto luminoso, con vista sul piazzale dove sostano gli apparecchi di British Airways.
Qui il caviale è di casa Dopo aver sperimentato l’interessante breakfast in salsa Wagamama, il nostro tour prevede una raffinatissima tappa da Caviar House & Prunier. Il locale è posto sul lato
Maxine Harvey 38 retail&food - settembre 2010
destro del terminal, al livello gate, un piano sotto rispetto a quello dei check-in e controlli di sicurezza dove è ubicato Wagamama. Caviar House è un formato di fascia top che nel giro di pochi anni ha attecchito con grande successo in una dozzina di scali di mezzo mondo, con una notevole concentrazione nel Regno Unito e in particolare a Heathrow, dove tutti i terminal sono presidiati. La formula prevede menù a base di
Elton Keka
Item
Ristorante
Cocunut porridge Cappuccino Okonomiyaki Traditional caviar Molassol caviar St James Caviar Caesar salad with pancetta and soft boiled egg Beetroot & English goat's curd, toasted walnuts, pesto dressing Stout-braised shoulder of beef with mashed potato
Wagamama Wagamama Wagamama Caviar House & Prunier Caviar House & Prunier Caviar House & Prunier Gordon Ramsay Plane Food Gordon Ramsay Plane Food Gordon Ramsay Plane Food
caviale, frutti di mare, salmone. Il ristorante, di dimensioni ridotte, secondo quanto dichiara Maxine Harvey, duty manager del ristorante, ha un giro di circa duecento clienti al giorno, con uno scontrino medio di 25£. «Il nostro obiettivo sono le 28 sterline e ci stiamo arrivando» afferma Maxine, che ci racconta di come il format stia riuscendo ad allargare significativamente il consumo di caviale. In menù infatti sono presenti tanto le confezioni da 30g e 50g, a partire da 53£, ma si può degustare una significativa porzione già con 19,5£. Ai più curiosi segnaliamo che i menù della Caviar House, come di altri ristoranti, sono scaricabili (completi di prezzi) dal sito web dell'aeroporto www.heathrowairport.com. A completamento dell'offerta di somministrazione – evidentemente anche per il capitolo relativo al fatturato – è presente uno store (FOTO), accanto al ristorante, dove sono in
voto (da 0 a 10) 7 sorvolo 8 8 9 10 7 8 10
vendita tutti i prodotti che compongono il menù oltre a una ricca selezione di fine food, spirits, champagne, vino. Prodotti acquistabili in loco, ma che possono essere consegnati in ogni parte del mondo senza accollarsi confezioni in viaggio. D'altro canto la flessibilità di ordine-acquisto-consegna rappresenta un aspetto molto diffuso ed evoluto, dell'offerta food e retail di Heathrow.
Tavola da stelle Come viene ampiamente dimostrato nell'ultima tappa del nostro tour gastronomico, il Gordon Ramsey Plane Food, neonata creatura del celebre e prolifico chef britannico, premiato dalle tre stelle Michelin, che rappresenta l'offerta di punta della ristorazione con servizio al tavolo del terminal. Ma non solo: qui infatti è possibile ordinare (con ritiro in loco) “Plane Picnic”, tre por-
tate a 11,95£, consegnate in un pratico e simpatico contenitore termico che resta in omaggio al cliente. Chi invece ha il tempo di accomodarsi in sala può disporre di uno spazio ampio e confortevole, di sobria eleganza, con una vista davvero suggestiva sul Terminal 5B e sui grandi apparecchi destinati al traffico intercontinentale. Qui il menù risulta davvero articolato, la presentazione dei piatti diviene notevole (FOTO) ma senza trascurare un elemento fondamentale per i passeggeri, il tempo. Per un menù di due portate vengono garantiti 25 minuti, mentre per le tre portate i minuti salgono a 35. Un modo chiaro e rapido per calcolare gli spostamenti, senza rinunciare a una cucina di ottimo livello a prezzi davvero interessanti (19.95£ per un menù a tre portate). Elton Keka, general manager del ristorante, ci racconta che sono circa 650 i clienti giornalieri, con uno scontrino medio di 20£. Cifre ragguardevoli che devono però tener conto della presenza di un numero davvero notevole di collaboratori tanto in sala, quanto in cucina. Questa appare di fatto come la cucina di un grande ristorante, eccezion fatta per l'assenza di fiamma, visto che il gas è escluso dagli spazi aeroportuali. Segnalo, ad onor di cronaca, di aver assaggiato uno dei migliori brasati capitatimi a tiro di forchetta. Unici difetti del locale, il sistema di areazione, sia sul fronte dell'aspirazione che del condizionamento... nessuno è perfetto.
Conclusioni
Airline Retail Conference 2010 Sì è tenuto al Sofitel del T5 di Heathrow (20-21 luglio), uno degli appuntamenti più importanti per il business dell''inflight catering e delle vendite on board. Il meeting ha proposto un fitto calendario di incontri, presentazioni e dibattiti, sui temi più caldi e interessanti di un settore che, a partire dalle innovazioni apportate dai vettori low cost, sta dimostrando ottime performance: secondo i risultati preliminari di un recente studio condotto da IdeaWorks, i servizi ancillari nel 2009 hanno sviluppato ricavi per circa 11 miliardi di euro, in crescita del 43% rispetto all'anno precedente. Nell'immancabile area espositiva erano presenti, tra gli altri, anche brand top della cosmetica e del f&b. Info: www.airlineretail.com
Michael Cawley, COO & Deputy CEO, Ryanair
Inutile nascondere meraviglia ed entusiasmo. Un tour al terminal 5 di Heathrow è un'esperienza fuori dal comune, interessante per chiunque operi in ambito aeroportuale. La partnership tra BAA e i subconcessionari appare davvero forte ed efficace, al di là delle parole. Colpisce la trasparenza con cui vengono fornite le informazioni al pubblico ma anche alla stampa. Impressionante la quantità di viaggiatori che affollano il terminal nelle ore centrali, quando la galleria che collega le due estremità somiglia senza mezzi termini a quella di un ampio e prestigioso mall commerciale. L'offerta retail, così come quella food è incredibilmente ampia e completa. La segnaletica chiara, l'integrazione fra i servizi di vendita in loco, la consegna ai gate, al domicilio e le vendite on-line, strabilianti. Interessante e ricco anche l'apparato informativo disponibile sul web e sui supporti mobili. Dalle vetrate del T5 l'Italia appare davvero molto lontana. Andrea Aiello
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di Fulvio Fassone*
LO STATO DELL’ARTE DEL TRAVEL RETAIL
N
el corso dell’ultimo meeting riservato agli associati ATRI, tenutosi nell’incantevole cornice del Porto Antico di Genova lo scorso 9 luglio, sono state affrontate alcune tematiche molto attuali che hanno richiamato l’attenzione dei partecipanti al contesto di mercato, e alle principali problematiche ad esso connesse, verso cui si orienta l'evoluzione e la crescita dell'industry del Travel Retail. Dopo una presentazione generale sullo scenario dell’evoluzione del trasporto aereo e aeroportuale, effettuata come sempre con grande chiarezza dal Prof. David Jarach dello studio “18 febbraio”, è stata affrontata in primo luogo la crisi dei cieli post eruzione del vulcano islandese e l’impatto sulle vendite negli aeroporti europei. Dopo un primo trimestre all’insegna di una sostanziale ripresa rispetto ai valori del 2009, è infatti innegabile il contraccolpo negativo registrato nello scorso mese di aprile, legato alla chiusura degli scali aeroportuali europei e alle gravi conseguenze sull’operatività dell’intero sistema mondiale. Per il travel retail, ciò ha significato una diminuzione delle vendite a livello europeo di circa il 3,9% nel periodo marzo-aprile, pari alla diminuzione media del traffico aereo, con una conseguente perdita in valore stimata sul trend di crescita del bimestre precedente in oltre 125 milioni di euro. Questo trend particolarmente negativo, che ha visto nel mese di aprile una diminuzione del traffico di oltre il 12%, non ha comunque eroso completamente il buon andamento dei primi mesi dell’anno che hanno visto una crescita di circa il 6%, superiore di circa 2,5 punti rispetto alla crescita del traffico passeggeri. A fine aprile dunque il comparto del Travel Retail e Duty Free chiudeva con un progressi-
MERCATO AEROPORTUALE Spesa per Passeggero - Market Share Media & New sagent; 12% Travel Retail & Duty Free core categoriers; 35%
Food & Beverage; 26%
stante e terzo rispetto al mercato domestico, e quindi caratterizzato da regole proprie, dalla specificità dei luoghi e della particolare accessibilità degli stessi. Da ciò consegue la necessità di identificare le caratteristiche commerciali di questo mercato e l’importante studio (ancora in corso) Specialist Retail; 27% che sta conducendo ETRC (EuroLA VALUTAZIONE DEL MERCATO DI ETRC pean Trave Retail Council) è utile Il mix e il valore delle categorie merceologiche per avere evidenza del reale mix merceologico del mercato aeroTobacco goods; 11% portuale e delle sue principali comPerfumes & Cosmetics; 51% Wines & Spirits; 18% ponenti: le aree Duty Free & Travel Retail, le aree retail specializzate, il food&beverage, i servizi commerciali collegati come books, media e newspapers. Infine sono state affrontate tematiche più operative come le problematiche legate alle restrizioni sul Bagaglio Unico. Se da una parte si vede purtroppo affermarsi l'adozione di questo limite da parte di molti vettori non solo low-cost, dall'altro e parimenConfectionery & Fine Food; 20% ti si palesa una ferma opposizione delle società e delle associazioni dei gestori aeroportuali sulle limitazioni all'imbarco del settore “No Aviation” dei più importanti aerodegli acquisti aeroportuali che si concretizza in porti ltaliani; analisi rese possibili dalla collaboraziodiverse azioni coordinate nei confronti dei vettori ne e dal lavoro di molti colleghi delle Direzioni stessi (vedi lettera Assaeroporti a pag. 41, ndr). Per Commerciali aeroportuali. Infine è stato ufficialconcludere è stato presentato uno studio, prepara- mente presentato il prossimo Workshop ATRI che to con l’importante supporto dello studio GLP di si terrà a Milano il prossimo 5 novembre e che avrà Guy Ponzo sull’analisi delle principali componenti come tema principale “L’innovazione nel retail Aeroportuale”. L'evento vedrà la partecipazione di ospiti italiani e internazionali che porteranno le testimonianze più attuali dei progetti di sviluppo commerciale e retail negli aeroporti europei. *Presidente di ATRI - Associazione Italiana Travel Retail www.travelretail.it
JANUARY TO APRIL 2010 VS JANUARY TO APRIL 2009 Currency: Euro
vo sostanzialmente in parità rispetto allo stesso periodo del 2009 (vedi grafico) ma con prospettive di recuperare il gap molto velocemente come si è effettivamente visto nei due mesi successivi. A seguire si è affrontato il tema del Progetto Espace Voyageur, che dopo molti anni e il successo raggiunto in Francia, ha iniziato il suo percorso verso un riconoscimento ufficiale del Parlamento Europeo proprio sulla base del modello normativo francese messo in atto fin dal 2005. Questo ambizioso progetto ha come obiettivo il riconoscimento ufficiale del mercato “Duty Free & Travel Retail”, in particolare di quello aeroportuale, come mercato a sé
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Retail e ristorazione in cerca del Far East
Immagine di Pudong, uno dei simboli della moderna Shanghai (foto di Jens Schott Knudsen, 2009)
OPPORTUNITÀ E SFIDE DEL MERCATO CINESE
L
’Asia e in particolare la Cina continua ad essere uno dei principali focus delle imprese italiane alla ricerca di mercati in crescita per controbilanciare l’asfittica economia nazionale ed europea. Imprenditori e dirigenti d’azienda hanno enormi aspettative dalla Cina, un paese vasto come l’intera Europa geografica - dallo Stretto di Gibilterra agli Urali – e con una popolazione di oltre 1,3 miliardi di persone. E’ stato previsto recentemente (Xinhuanet, 25 giugno) che entro il 2015 la Cina supererà il Giappone, divenendo il secondo paese dopo gli Stati Uniti in termini di consumi finali. La realta’ del mercato cinese e’ tuttavia molto piu’ complessa di quanto il continuo flusso di notizie positive della stampa induca a pensare. Partiamo come esempio da alcuni dati. Per monitorare l’andamento dei consumi molti operatori fanno riferimento all’andamento delle vendite al dettaglio, dato pubblicato mensilmente dall’Istituto Nazionale Cinese di Statistica. A maggio di quest’anno questo indice ha segnato un +18,7% rispetto allo stesso mese del 2009, a conferma dell’ottimo stato dell’economia cinese e in stridente contrasto con i dati negativi o sostanzialmente invariati dei consumi nei paesi occidentali. Tuttavia la verità è che questo indice è fuorviante perché include componenti come le vendite delle aziende pubbliche e le spedizioni di merci alle aziende dettaglianti. I consumi delle famiglie cinesi sono enormemente cresciuti negli ultimi trent’anni e hanno registrato nell’ultimo quinquennio incrementi annui tra l’8 e il 9% a fronte di una crescita dell’economia tra il 10 e il 12%, ma di fatto la quota dei consumi delle famiglie sul PNL è progressivamente scesa dal 56,5% del 1983 al 36,7% del 2005, dato che si confronta con il 70% degli Stati Uniti ed oltre il 50% di Europa e Giappone. Nel 2008 i consumi delle famiglie hanno raggiunto circa i 1.600 miliardi di dollari. Questo andamento e’ stato dovuto alla crescita piu’ lenta dell’occupazione e dei redditi rispetto a quella del PNL e al modello di sviluppo trainato da investimenti ed esportazioni, ma certamente il mercato cinese offre enormi opportunità e continua ad espandersi molto velocemente. Questo grazie anche a fenomeni di portata epocale, come un’urbanizzazione accelerata – il cui tasso e’ ancora al 46% con la maggioranza della popolazione, circa 700 milioni di persone, che vive nelle campagne – e la continua crescita dei redditi pro-capite (circa US$ 3,600 nel 2009), una quota di giovani molto elevata rispetto alle economie sviluppate - circa un terzo della popolazione ha un’eta’ compresa tra i 20 e i 39 anni - e alla politica del figlio unico che, se da una parte ha limitato efficacemente la crescita della popolazione, fa sì che i consumi delle famiglie siano concentrati sull’unico piccolo “imperatore”. Allo stesso tempo il mercato cinese presenta
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grandi sfide. Esiste una forte diversità tra le varie aree del Paese in termini culturali, economici, climatici, carattestiche e gusti delle popolazioni: il freddo nord e il sud tropicale, la ricca area costiera orientale e le arretrate zone occidentali. Questo impone di considerare la necessità o meno di adeguare l’offerta di prodotto e le politiche di marketing alle singole realtà locali. Altri problemi di carattere generale sono costituiti dal rapido invecchiamento della popolazione (nel 2050 oltre un terzo della popolazione avrà 60 o piu’ anni), il crescente inquinamento ambientale, il fortissimo squilibrio nella distribuzione dei redditi tra citta’ e campagne e l’acuirsi delle tensioni sociali (vedi da ultimo il forte aumento degli scioperi nell’industria automobilistica), la fragilita’ del sistema sanitario nazionale, l’assoluta inadeguatezza del sistema pensionistico e la complessità di un sistema legale in cui diversi soggetti - stato, province e citta’ – hanno poteri di regolamentazione. Vi sono poi i problemi legati al ciclo economico, quali l’esistenza secondo molti osservatori di una forte bolla speculativa nel settore immobiliare, il riaffacciarsi dell’inflazione, lievitata al 3,1% a maggio e in aumento, i rischi di bad debts legati all’enorme aumento del credito bancario nel 2009, le incertezze derivanti dalla nuova politica valutaria di Pechino. Il mercato è poi fortemente frammentato. La grande distribuzione organizzata rappresenta solo circa il 20% delle vendite retail totali e le prime 100 società di retail totalizzano solo poco più del 10% delle vendite totali. Il settore tuttavia è in grande evoluzione a seguito della deregulation successiva all’entrata della Cina nel WTO nel 2001 e a partire dal 2004 con la possibilità per le filiali di società estere di ottenere le licenze per la vendita al dettaglio e per l’importazione dei beni di consumo. Ciò offre oggi dei grandi spazi di crescita in una struttura distributiva ancora immatura. In questo quadro generale le aziende straniere devono operare una scelta fondamentale tra l’investimento diretto sul mercato tramite la costituzione di una propria filiale o una joint-venture con un partner locale, o la distribuzione wholesale tramite società di distribuzione cinesi. Questa decisione, che di per sé può evolvere nel
tempo, dipende da un complesso insieme di fattori, quali la stima del potenziale commerciale del mercato, la lunghezza dell’orizzonte temporare di riferimento, la redditività attesa nelle varie opzioni considerate, la propensione al rischio, l’importanza del controllo sulla qualità dell’immagine e delle operations e la rilevanza della comunicazione diretta con il pubblico target di consumatori. Le imprese devono confrontarsi innanzitutto con i problemi legati alla registrazione e protezione dei
propri marchi sul territorio cinese e la necessità di investire in modo significativo in comunicazione per trasmettere le qualità dei propri prodotti ed educare i consumatori in un contesto ormai molto competitivo e dove manca quel comune background culturale su cui è possibile far leva nei paesi occidentali. Occorre poi acquisire una comprensione della struttura della distribuzione e delle differenze territoriali, con la distinzione delle città in diversi livelli a seconda del potenziale commerciale, ed essere certi di conformarsi alle normative cinesi sugli standard di qualità dei prodotti, spesso complesse e soggette alle interpretazioni unilaterali dei singoli funzionari pubblici. La scelta tra investimento diretto o distribuzione wholesale apre poi a sua volta tutta una serie di complessità a seconda dell’approccio prescelto, ma è fondamentale prendere atto che per essere in grado di sfruttare le enormi opportunità offerte dal mercato cinese, il grado di coinvolgimento dell’azienda ed il livello di supporto richiesto dal mercato è molto più alto rispetto ad altri tradizionali mercati di esportazione, anche nell’ipotesi di una mera vendita wholesale dei propri prodotti in Cina. La sottovalutazione di questi aspetti continua purtroppo a mietere vittime tra le imprese italiane, troppo spesso catturate dal miraggio dei facili guadagni di breve termine offerti dall’eccezionale sviluppo dell’economia cinese. Giovanni Di Salvo www.strabranding.com
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Parola di Save
ENRICO MARCHI, nato a Sernaglia della Battaglia (Treviso) nel 1956, è dal 2000 presidente di Save, la società che gestisce l'Aeroporto di Venezia. Laureato in economia aziendale alla Bocconi, ha esordito cofondando la "Finanziaria Internazionale Holding S.p.A". Ha cariche in 17 società (è per esempio consigliere in Centostazioni) e in 11 di queste è presidente del cda o amministratore unico. Se si contano le società non più attive le cariche sono 30.
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Enrico Marchi
V
iene chiamato di solito dinamico, se è calmo, o vulcano, se è ispirato. Di certo Enrico Marchi, presidente di Save dal 2000, amministratore o consigliere di 17 società, non è uno che le manda a dire. Soprattutto quando si tocca il tema delle tariffe aeroportuali, di cui al momento dell’intervista (metà luglio) si attendeva lo sblocco con un provvedimento del governo dopo anni di congelamento.
Lei, dottor Marchi, in merito alle tariffe ha addirittura parlato di una serrata degli aeroporti. È una prospettiva concreta? In effetti ho parlato provocatoriamente di una serrata perché da dieci anni stiamo rincorrendo come aeroporti lo Stato, che non dà risposte. E penso che anche la classe politica debba essere messa di fronte alle proprie responsabilità. Ho sentito negli ultimi giorni il ministro Matteoli assicurare che a breve sarà data attuazione concreta all’anticipo tariffario. Mi sembra però inaccettabile che il governo ci metta otto o nove mesi per dare attuazione con un semplice atto amministrativo a una legge approvata dal Parlamento, sono tempi non compatibili con l’odierna velocità dell’economia e del funzionamento delle aziende. Nello specifico i progetti di Venezia sono confermati? Nei prossimi 4 anni dovrebbero essere investiti 200 milioni di euro in iniziative come il people mover e un albergo con area commerciale disegnati dall’architetto Gehry. Sono assolutamente in piedi, pronti per essere messi in gara, ma non lo saranno fino a che non saranno sbloccate le tariffe. Noi non chiediamo alcunché allo Stato, ma io mi sento un cittadino gabbato, perché a differenza di altri aeroporti abbiamo realizzato centinaia di milioni di investimenti in questi anni, confidando che poi ci sarebbe stata una corretta remunerazione, che invece non è ancora arrivata. Abbiamo in programma l’ampliamento dell’aerostazione landside, il people mover e altre opere da realizzare. Siamo pronti ma finché non ci saranno le tariffe non le faremo. A che punto è il progetto di incorporare l’aeroporto Ronchi dei Legionari (Gorizia)? Potrà controbilanciare la possibile integrazione tra Verona e Brescia e il polo milanese-bergamasco che andrà a nascere? La Regione del Friuli-Venezia Giulia, con cui abbiamo da tempo buoni rapporti, è diventata azionista totalitario dell’aeroporto di Trieste. Mi auguro che questo sia il preludio a un’intesa perché sicuramente la creazione di un sistema aeroportuale integrato da Venezia, a Treviso, a Ronchi dei Legionari sarebbe di utilità per il territorio e anche per gli aeroporti, posto che la gestione di uno scalo diventa sempre più costosa e complessa. Mettendo in rete tre aeroporti si creerebbe una massa critica positiva. Per quanto riguarda Verona e Brescia, vedo che hanno delle idee con-
fuse e non dico altro. Sull’hub virtuale di cui parla Sea lei ha cambiato opinione rispetto a quando l’aveva definita un’idiozia? L’hub virtuale è una sciocchezza, che denota idee confuse. Come giudicate l’esperienza nell’aeroporto di Charleroi? È sicuramente positiva: c’è traffico in crescita e la possibilità di portare l’esperienza di Save al centro dell’Europa. Ha confermato la validità del management che è stato scelto dal governo vallone non tanto per aspetti finanziari quanto per la competenza maturata. Ci sono altri scali europei in cui siete intenzionati ad entrare? Noi siamo intenzionati a crescere anche per linee esterne e quindi se ci saranno occasioni di partecipare a operazioni di privatizzazione noi le guarderemo con interesse. Stando però sempre bene attenti alla valorizzazione e al prezzo, come abbiamo fatto in passato. Ci sono state occasioni in cui siamo arrivati alla fase finale e poi non abbiamo concluso perché i prezzi erano troppo alti. Sul caso Palermo, dopo la vittoria in tribunale di Autogrill che ha portato alla vostra uscita perché partecipati da enti pubblici, ci saranno dei nuovi ricorsi? Sicuramente il caso dell’aeroporto di Palermo non è finito. Lo considero un esempio di comportamento vergognoso da parte di Autogrill, che essendo la maggiore azienda del settore avrebbe anche dei doveri di esempio. Lo considero un caso vergognoso e del resto Autogrill è abituata a lavorare da una posizione dominante e anche ad abusare della posizione dominante, come dimostrato dalle multe che ha avuto in passato dalle authorities. Le ricordo che ha avuto diversi milioni di multa. Quindi non è finita e certamente cercheremo di tutelarci in tutti i modi possibili per stabilire un concetto di correttezza e di valori etici sul mercato. Una replica di Autogrill è che loro non riescono ad entrare a Venezia. Quando ci saranno le gare potranno cercare di entrare.
Voi siete negli aeroporti, stazioni, autostrade, outlet. Quali sono i canali oggi più promettenti? Io credo che la diversificazione dei canali sia molto utile. Abbiamo visto che in certi momenti vanno bene gli aeroporti, in altre situazioni le autostrade risentono meno di alcuni problemi, come è stato nel caso della nuvola vulcanica. Sono convinto che la diversificazione dei canali sia un’occasione per capire bene le esigenze dei consumatori in tutti i loro aspetti. Noi ci siamo fatti una buona esperienza e siamo intenzionati ad utilizzarla in tutti i canali.
Su Airest, che ha chiuso il 2009 con un rosso di 3,5 milioni, ci sono previsioni di un miglioramento nel 2010? Sì, noi abbiamo sofferto in questi due anni della crisi economica, nel momento in cui avevamo fatto delle acquisizioni prendendo Ristop. Penso che quest’anno andremo intorno al pareggio o in leggero utile e poi l’anno prossimo ritorneremo in territorio di utile. C’è un Bricco Caffè all’Expo di Shanghai. Come sta andando? Il Bricco Caffè sta andando oltre le nostre migliori aspettative. Abbiamo un fatturato che è più del doppio rispetto alle previsioni che avevamo fatto. In certi orari del giorno abbiamo la fila e la necessità di posizionare delle tensostrutture fuori per disciplinare la coda in entrata. È sicuramente un test positivo. Una battuta sui musei. Dopo l’uscita da Santa Giulia, a Brescia, siete interessati ai nuovi bandi del Mibac? I musei devono avere delle dimensioni minime per poter giustificare certe qualità dei servizi. Siamo usciti da Santa Giulia però siamo entrati nei musei veneziani. Abbiamo intenzione di partecipare ai bandi del ministero nelle location che riteniamo adeguate. Alitalia aveva detto che puntava a fare di Venezia il suo terzo polo. Ha mantenuto l’impegno? Possiamo dire che se pur compatibilmente con la situazione difficile dei mercati e del trasporto aereo, con Alitalia si è creata una situazione positiva e la direzione è quella giusta. Poi speriamo che si possa andare anche con la giusta velocità. A quale livello può puntare il titolo di Save in Borsa? Era a 15 euro, poi è sceso a 2,90 e ora è a 5,50. Le ultime stime degli analisti danno un target price a breve attorno agli 8 euro. Io per conto di Save penso che ci siano ottime opportunità e un ottimo management e credo che il titolo possa dare in futuro, anche con l’uscita dalla crisi, grandi soddisfazioni ai nostri azionisti. Fabrizio Patti
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Retailer, landlords e pubblica amministrazione in convegno
BOLKENSTEIN, L’ORA DELLA VERITÀ
FINALMENTE IN VIGORE ANCHE IN ITALIA, LA DIRETTIVA SERVIZI PROMETTE APERTURE PIÙ FACILI DI NEGOZI. MA GLI ENTI LOCALI LA IMBRIGLIERANNO COME HANNO FATTO IN PASSATO CON ALTRE LIBERALIZZAZIONI?
T
emuta, contestata, attesa e infine arrivata. La Direttiva Bolkenstein sarà anche rivoluzionaria come promette? Per capirlo lo scorso 30 giugno a Milano Confimprese, in collaborazione con retail&food e lo studio legale Cocuzza & Associati, ha organizzato il convegno dal titolo “Direttiva Bolkenstein: più facile aprire punti vendita in Italia?”. La risposta, in breve, è stata: sì, ma a patto che gli enti locali non blocchino tutto come hanno fatto in passato con le leggi Bersani. A giudicare da un sondaggio condotto al volo sui partecipanti c’è da nutrire qualche dubbio. Nessuno infatti – vuoi per scetticismo vuoi per non passare da ottimisti incauti – ha alzato la mano per definirsi fiducioso.
Liberalizzazioni e autorizzazioni Il fatto. Dallo scorso 8 maggio la Bolkenstein è entrata in vigore anche in Italia, a seguito del suo recepimento tramite il D.Lgs 26 marzo 2010, numero 59. Il principio generale è improntato a una liberalizzazione quasi assoluta dei servizi: «L’accesso e l’esercizio delle attività di servizi – si legge – costituiscono espressione della libertà di iniziativa economica e non possono essere sottoposti a limitazioni non giustificate o discriminatorie». C’è, di conseguenza, un divieto generale di imporre requisiti e di prevedere autorizzazioni. «Ci sono però delle eccezioni e bisogna stare attenti che queste non ribaltino i principi generali» ha subito messo in chiaro Alessandro Barzaghi, avvocato dello studio Cocuzza & Associati, che ha avuto il ruolo di spiegare nel dettagli la nuova legge. L’accesso a un’attività di servizio, incluso il commercio, può per esempio essere subordinato a un’autorizzazione solo per motivi imperativi di
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interesse generale. Tra questi ci sono l’ordine pubblico, la sicurezza e sanità pubblica, la sicurezza stradale, la tutela dei lavoratori e dei consumatori, l’equità delle transazioni commerciali e la tutela dell’ambiente, incluso l’ambiente urbano. L’ultima voce, soprattutto, può essere soggetta a un’interpretazione estremamente ampia da parte delle leggi regionali che recepiranno la normativa (in loro assenza, vale il D.Lgs nazionale) e dei comuni che daranno le autorizzazioni.
Dia libera per i piccoli Il cambiamento più importante della nuova legge è che sposta i controlli da ex ante a ex post. Pertanto, per gli esercizi di vicinato è prevista solo una Dia (dichiarazione di inizio attività) a effetto immediato, che non richiede cioè un via libera dal comune entro 30 giorni. Per le medie strutture di vendita è possibile in astratto la Dia, ma anche l’autorizzazione, sempre che vi siano i motivi di interesse generale. Per le grandi strutture, invece, è comunque prevista l’autorizzazione. In questa direzione si sono già mosse alcune realtà locali, come il comune di Parma. «L’Emilia Romagna - ha spiegato Vincenzo Fusco, funzionario sviluppo economico del comune emiliano – ha anticipato il recepimento con una legge regionale in vigore da marzo. Il comune di Parma, in conseguenza di questa legge, riceve la Dia e consente l’avvio immediato di attività commerciali di vicinato. Per quanto riguarda le medie strutture rimane il regime autorizzatorio ma ci sono dei casi in cui è necessaria la sola Dia».
La ristorazione Un po’ più complesso è l’iter per la sommistrazione di alimenti e bevande. In questi casi l’apertura è ancora soggetta ad autorizzazione, mentre
per il trasferimento di sede è prevista la Dia differita (30 giorni) e per il trasferimento di gestione dell’esercizio la sola Dia immediata. I comuni possono adottare provvedimenti di programmazione delle aperture contemperando le esigenze dei consumatori e dell’imprenditore, sulla base di parametri oggettivi e nel rispetto delle esigenze di viabilità, sostenibilità ambientale e sociale. L’avvocato Barzaghi anche in questo caso sottolinea i rischi di una “confusione” data dalla necessità di contemperare tante esigenze. Non mancano però casi in cui i comuni si sono dati già da fare per cercare questi criteri “oggettivi”. A Parma e Roma, ad esempio, sono stati previsti dei sistemi a punti: se sono presenti alcuni servizi o strutture si ottengono dei punteggi e, per aprire, bisogna raggiungere una determinata soglia. Nella capitale, come in altre città, inoltre, si è seguito un doppio binario: nel centro storico rimane il contingentamento delle attività di ristorazione, mentre fuori di esso le licenze sono state liberalizzate. «L’esperienza di Roma è stata positiva – dice Gaetano Cecere, senior development & real estate manager di Burger King Italia -. Mi aspetto però che ci sia più oggetti-
vizzazione e meno discrezionalità. Vorrei anche che ci fosse più uniformità in tutta Italia».
Problemi ex post? Se sull’uniformità in tutto il Paese non è il caso di farsi illusioni, per Fusco l’orientamento “liberale” di Parma non rimarrà isolato: «Una volta sfondata la prima porta – dice – il mercato andrà in quella direzione. La cosa importante è il cambio di filosofia: si passa dai controlli ex ante ai controlli ex post». Ma non sarà tutto facile. Con il riordino degli Sportelli unici per le attività produttive (Suap), per esempio, questi saranno gli unici soggetti di riferimento per l’esercizio di attività produttive e prestazioni di servizi. Con loro si comunicherà solo in forma telematica. La controindicazione, sottolinea l’avvocato Barzaghi, è che «il richiedente è agevolato ma al contempo più incerto in merito alla correttezza della domanda e documentazione presentata». Per verificare se ci sono i requisiti richiesti un’azienda si deve rivolgere ora alle Agenzie per le imprese, organismi privati le cui tariffe sono a carico del richiedente. Quanto basta per far dire a Cecere che «l’idea di istituire le agenzie per le imprese è folle. Chi F. P. si vuole favorire?».
dossierareediservizio GIOCHI E GUSTO DA
A cura di Fabrizio Patti
Q8
OLTRE LA METÀ DEL PUNTO VENDITA NELL’AREA DI SOSTA DI PIANI D’INVREA NORD (SAVONA), È DEDICATA AL FOOD, IN CONCORRENZA CON IL VICINO AUTOGRILL. PER IL RESTO DOMINANO GIOCATTOLI E ARTICOLI DA MARE. CON UN OCCHIO DI RIGUARDO PER I TURISTI STRANIERI
V
arazze, area di sosta Piani d’Invrea Nord, autostrada A10 direzione Ventimiglia, esterno giorno. Turisti francesi vengono fatti scendere dal pullman non davanti all’Autogrill, ma nei pressi dello shop della compagnia petrolifera Q8, contraddistinto dall’insegna “Al Puntogiusto”. I vacanzieri entrano in massa diretti alla toilette e nel tragitto passano davanti agli scaffali dello shop. A giudicare dalla coda che si forma alle casse, diversi di loro non escono a mani vuote. Essendo anche l’Autogrill piuttosto gremito, la conclusione è che, almeno a luglio, c’è spazio per tutti. L’area, d’altra parte, come in tutta la Liguria non è particolarmente estesa e le singole strutture non possono essere eccessivamente capienti. Detto questo, sono in corso lavori di ampliamento che porteranno al raddoppio dei parcheggi entro questo autunno, rispetto all’attuale trentina di stalli. Nel contesto di questa risistemazione Q8 ha avuto da Autostrade per l’Italia la richiesta di spostare lo shop di diversi metri a nord-ovest. È stata l’occasione per effettuare un restyling del punto vendita, aperto lo scorso aprile. Ciò che colpisce, entrando, è senz’altro la predominanza dei prodotti food rispetto al resto delle referenze. Oltre la metà dei 110 metri quadrati della superficie commerciale (escluse le toilette, che si estendono su un’area altrettanto grande) è occupata da bevande e cibarie. La parete sul lato nord e una parte di quella sul fronte ovest hanno scaffali con snack e alimenti dolci e salati confezionati. Nella stessa zona un espositore offre altri snack e prodotti tipici (soprattutto biscotti) e pane fresco confezionato. Una seconda isola contiene invece birre e soprattutto produzioni locali: vino, olio ligure, conserve e olive, salsa di pomodoro, destinati soprattutto a clienti stranieri. Nella parete opposta, tra l’ingresso e il bagno, ci sono invece i frigoriferi
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con i panini (marchio Il Delizioso) e con le bibite, oltre a due macchinette di vending per il caffè. Altro punto forte dell’offerta sono i giocattoli, posti subito dopo l’ingresso per favorire l’acquisto di impulso. Molto più nascoste sono invece le referenze oil, che non hanno bisogno di eccessiva visibilità. Dietro la cassa, infine, sono presenti prodotti per l’igiene personale, deodoranti per l’auto e altri
Insegna area di servizio: Nome area di servizio e località:
oggetti utili, dagli scotch alle torce. L’intenzione del gestore Enzo Testa è quella di vendere anche tabacchi, ma al momento non è stata ancora concessa l’autorizzazione. Il design del punto vendita è semplice e segue uno standard, spiega Roberta Capone, coordinatore marketing operativo&product management di Kuwait Petroleum Italia, sviluppato a livello internazionale per tutti gli shop della compagnia. Tali standard hanno dei margini di flessibilità che tengono conto delle esigenze locali. Domina il colore bianco, che caratterizza le pareti, gli scaffali e i pavimenti (sui quali ci sono a intervalli regolari delle piastrelle azzurre bicolori). Solo nell’area della cassa si fa ricorso a elementi di color legno chiaro. Gli scaffali e gli altri espositori sono di acciaio e sono piuttosto semplici nella forma. Anche i bagni sono contraddistinti dalla tinta bianca e dalla linearità. La fantasia di colori di altri punti vendita non è qui contemplata. I servizi igienici prevedono anche cabine docce e un fasciatoio, sebbene quest’ultimo sia ancora in fase di realizzazione. Allo stesso modo, all’interno del negozio mancano alcuni particolari: i più macroscopici sono le telecamere e i segnalatori merceologici. Arriveranno entro l’autunno. Rimarranno, invece, privi di loghi gli spazi interni. Per politica della società, infatti, il brand è presente solo all’esterno. Due osservazioni sono infine da fare sull’accessibilità e sull’efficienza energetica. L’accesso per i disabili è possibile da un angolo del marciapiede, che però non ha la classica rampa di ingresso per carrozzine. Quanto ai consumi, la scelta di non puntare sulle porte automatiche evita aperture inutili. Nei fine settimana affollati, tuttavia, si rende necessario tenere le porte spalancate, con grande dispendio di energia dato che al contempo è accesa l’aria condizionata. Le stazioni Q8 che attualmente hanno uno shop e bar sono 1.100, di questi un 20% sono Puntogiusto. Entro il 2010 la compagnia aprirà altri 15 punti vendita. •
Q8 - AL PUNTOGIUSTO Piani d'Invrea - Varazze (Sv)
STRUTTURA
Edificio su un piano, di dimensioni medie (110 mq esclusi i servizi). I materiali utlizzati sono semplici e dominati dal colore bianco
MARKET
La comunicazione nel punto vendita è minima. A luglio mancavano i segnalatori merceologici (presenti solo sopra ai frigoriferi), che arriveranno in autunno. La luminosità è artificiale, nonostante lo shop abbia vetrate su due lati
DESIGN
Impatto estetico positivo, caratterizzato da materiali semplici (scaffali e altri espositori di metallo) di colore bianco. Non sono previsti posti a sedere e non ci sono elementi di arredamento quali cestini o tavoli. Il logo è presente su una facciata esterna (dove se ne aggiungeranno altri) mentre non è previsto all'interno
PARCHEGGIO
Attualmente composto da circa 30 posti, è destinato a raddoppiare durante l'autunno
OFFERTA
Prevalgono i prodotti food e i giocattoli. D'estate sono numerosi gli articoli da mare. Tra il food ci sono prodotti regionali, pane fresco confezionato, panini confezionati, bibite e gelati. Più nascosti, per scelta, i prodotti oil. Ci sono due vending di caffè.
SERVIZI
Non si segnalano servizi particolari per i clienti
VARIE
Bagni abbastanza grandi, con alcuni elementi incompleti, come il fasciatoio. Pulizia media, anche per l'alta affluenza durante la visita. Area condizionata, seppur con le porte spalancate. Telecamere per ora assenti, ma in arrivo. Accessibilità buona, ma manca una rampa di accesso ben riconoscibile. Sull'area di sosta è presente anche un Autogrill
international SSP PORTA IL JAZZ A ZURIGO…
Musica jazz trasmessa su grandi schermi e atmosfera raffinata sono i due ingredienti del Montreux Jazz Cafè. Dopo le aperture a partire dal 2008 negli aeroporti di Ginevra e Sydney, la società specializzata nella ristorazione nei luoghi di viaggio aprirà una
terza location nello scalo di Zurigo. Dai 40 posti a sedere si potranno vedere filmati del Montreaux Jazz Festival e comprare gadget dello stesso evento. Il prototipo, a Ginevra, è dotato anche di una saletta lounge con un impianto sonoro d’avanguardia e uno schermo da 70 pollici. Nei Montreaux Jazz Caffè i piatti, creati dallo chef “stellato” Michelin Gilles Dupont, hanno nomi ispirati ai grandi della musica, come BB King e i Deep Purple.
…E ALDEASA I NIGHT A IBIZA
Dopo l’apertura ad aprile di un duty free chiamato Shop da 900 metri quadrati nell’aerporto di Ibiza, Aldeasa ha annunciato che si prepara ad aprire, in ottobre, un nuovo “Express Shop” da 120 metri quadrati. Lo Shop, oltre a vendere i tradizionali prodotti da duty free, come profumi, cosmetici, liquori e tabacco, include due spazi perfettamente in linea con lo spirito dell’isola: Thinking Ibiza e Discoshop, che vendono souvenir dell’isola, musica e merchandising dai nightclub di Ibiza. Secondo Pedro Castro, operations manager per la Spagna di Aldeasa, «Thinking Ibiza è stato progettato in accordo con lo stile architettonico dell’isola e la musica è un elemento costante, in quest’area, così come i video musicali. Vogliamo offrire il gusto genuino dell’isola e la migliore esperienza di shopping ai visitatori».
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duty free world
By Kevin Rozario - London
An emotional ride Una cavalcata di emozioni As airport passenger numbers begin to ramp up again, retailers are looking forward to welcoming more potential customers through their doors. But extra footfall does not mean proportionately higher sales – especially in the airport channel which is noted for its lack of imagination in transforming penetration (store entry) to conversion (a store sale). At the recent Airports Council International Europe annual summit in Milan, the topic of retail was briefly addressed and it was unanimously agreed that non-aeronautical revenues would be essential to the financial well-being of airports. How to target and build these retail revenues produced different responses. Taking a holistic view, Schiphol Group executive vice president and chief operating officer Ad Rutten, said: “We need the income – commercial revenues sustain us. We are using the airport city model to create services and improve business and this model will grow.” At Schiphol, one aspect of the strategy is the development of large landside retailing areas because the airport is an inter-modal hub for rail, road and air transport which can effectively take advantage of retailing where these modes intersect. For Milan Malpensa and Linate operator SEA, the focus, for the time being, is airside where the passenger need is often more emotional than practical. Chief operating officer and deputy ceo, Giulio De Metrio, says: “Retail is very important for the future and we must ensure that we give passengers experiences at the airport.” By this, De Metrio refers to the fact that shopping, for many passengers, has moved from the act of simply finding a product on a shelf and buying it to having an exciting or interesting experience as part of their journey – especially if they are on vacation – which puts them in a better frame of mind to buy. Lewis Allen, director of environments at UK design consultancy Portland Design agrees. Speaking at the Airline Retail Conference in London in July, he says: “Airports have to think about points of dialogue (POD) and not points of sale (POS). Passengers want meaning and values – not just products. We need to deliver emotional journeys.” Perhaps, as Allen suggests, retailers and airport authorities would do better in future to think in terms of emotions per square metre than in sales per square metre if they want real engagement with their customers.
Mentre i numeri dei passeggeri negli aeroporti ricominciano a salire la china, i retailer non vedono l’ora di accogliere più potenziali clienti attraverso le loro porte. Ma una presenza extra non significa vendite proporzionalmente più alte, specialmente nel canale aeroportuale che è noto per la sua carenza di immaginazione nel trasformare la penetrazione (entrata nel negozio) in conversione (vendita nel negozio). Al recente summit annuale dell’Airports Council International (Aci) Europe a Milano, il tema del retail è stato brevemente affrontato e c’è stato un accordo unanime sul fatto che i ricavi non aeronautici dovrebbero essere essenziali per la prosperità degli aeroporti. Come raggiungere l’obiettivo e costruire tali ricavi commerciali produce però diverse risposte. Prendendo un punto di vista olistico, il vice presidente e chief operating officer (direttore generale) di Schiphol Group, Ad Rutten, ha detto: «Abbiamo bisogno che le entrate, i ricavi commerciali, ci sostengano. Noi stiamo usando il modello di city airport per creare servizi e migliorare gli affari, e questo modello crescerà». A Schiphol uno degli aspetti della strategia è lo sviluppo di grandi aree commerciali nel landside (prima dei controlli), perché l’aeroporto è un hub intermodale per il trasporto ferroviario, stradale e aereo che può effettivamente trarre vantaggio per il retail dove queste modalità si interesecano. Per Sea, società di gestione di Milano Malpensa e Linate, il focus, per il momento, è l’airside, dove il bisogno del passeggero è spesso più emozionale che pratico. Il chief operating officer (direttore generale) e deputy ceo, Giulio De Metrio, ha detto: «Il retail è molto importante per il futuro e noi dobbiamo assicurare che diamo ai passeggeri delle esperienze nell’aeroporto». Con questo De Metrio allude al fatto che lo shopping, per molti passeggeri, si è spostato dall’atto del semplice cercare un prodotto su uno scaffale e comprarlo, all’avere un’esperienza eccitante o interessante come parte del proprio viaggio – specialmente se sono in vacanza cosa che li pone in un migliore stato d’animo per comprare. Lewis Allen, direttore degli ambienti nella società di consulenza nel design britannica Portland Design, è d’accordo. Parlando all’Airline Retail Conference di luglio a Londra, ha detto: «Gli aeroporti devono pensare a punti di dialogo (Point of dialogue, Pod) e non a punti di vendita (Point of sale, Pos). I passeggeri vogliono significati e valori, non solo prodotti. Noi abbiamo bisogno di fornire viaggi emozionali ai passeggeri». Forse, come suggerisce Allen, i retailer e le autorità aeroportuali farebbero meglio in futuro a pensare in termini di emozioni per metro quadrato che in vendite per metro quadrato se vogliono un vero fidanzamento con i loro clienti.
USA: SPAZI VUOTI, NEI MALL AFFITTI IN PICCHIATA N
egli Stati Uniti gli spazi sfitti nei centri commerciali di vicinato o di tipo “community” (rispettivamente di 2.800-14.000 e 9.000-32.000 mq) hanno quasi raggiunto il loro massimo storico. Nel secondo trimestre dell’anno il tasso di “vacancy” è salito al 10,9%, dal 10% di un anno prima e dall’10,8% del primo trimestre. Secondo la società newyorchese di ricerca sull’immobiliare Reis Inc, è il livello più alto dal 1991 (11%) ed è a poca distanza dal record storico del 1990, 11,1 per cento. Per effetto di questo dato, gli affitti pagati dai negozianti sono scesi del 2,8% rispetto all’anno prima e dello 0,5% rispetto al primo trimestre. Nei mall regionali (oltre i 35.000 mq) e “super-regionali” (oltre i 75.000 mq), il tasso di spazi vacanti è invece del 9%, rispetto all’8,4 di un anno fa. In questo contesto, alcuni spazi si cominciano a regalare, almeno a organizzazioni non-profit. È quanto successo nel Cameron Village di Raleigh, Kansas, dove l’associazione Back Home Box Foundation, che si occupa di assistenza ai soldati in missione, ha sostituito senza pagare affitto un negozio di vestiti. Rimarrà lì, racconta il quotidiano locale The Kansas City Star, finché non si troverà un nuovo affittuario.
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international HI-TECH LOW COST, TRIS DI DIXONS A COPENAGHEN
Alla fine di agosto hanno aperto all’aeroporto di Copenaghen, Danimarca, due negozi della catena di elettronica Dixons Travel, nei terminal 2 e 3. Secondo la società i prezzi saranno
IL MOSTRO DI DUBAI SI METTE IN MOTO
È partita l’attività, anche se per ora solo delle merci, del nuovo e gigantesco aeroporto internazionale di Dubai. Il World Central Al Maktoum una volta operativo potrà accogliere 160 milioni di passeggeri all’anno, e sarà quindi di gran lunga il più grande del mondo. Ci saranno quattro terminal e cinque piste. Ci sarà anche un centro commerciale con un’area iniziale di 2.250 metri quadrati.
A PEST CI PENSA SÉGÉCÉ
La divisione ungherese dello sviluppatore di centri commerciali francese Ségécé, aprirà il prossimo ottobre uno shopping center da 375 milioni di euro a Budapest. Si chiamerà Corvin Atrium, avrà 65mila metri quadrati e sarà costruito nella Corvin Promenade, distretto VIII. È stato invece di 412 milioni di euro (350 milioni di sterline) l’investimento richiesto per la realizzazione del centro The Rock a Bury, Inghilterra, nei dintorni di Manchester. Sviluppato dalla società Hammerson, ha trasformato il centro della cittadina, creando tre nuovi department store, 60 negozi, un cinema multisala, un centro per il bowling e 400 appartamenti. al di sotto di quelli che si trovano negli altri negozi danesi. Un terzo punto vendita aprirà invece in autunno. Dixons Travel, che gestisce 32 negozi in aeroporto, tra cui cinque a Roma, fa parte del gruppo Dsgi (con marchi quali Pc City e Pixmania.com), che ha in totale 1.300 punti vendita in 12 stati.
NELLA LOUNGE DI MANCHESTER WII E MACCHININE
Salette per affari, sedili per rilassarsi, ma anche giochi per passare il tempo, con una pista per le macchinine Scalextric e una console Nintendo Wii. Così si presenta la nuova sala Escape Lounge nel T1 dell’aeroporto di Manchester, realizzata con un investimento da 1,7 milioni di sterline (circa 2 milioni di euro) e in grado di ospitare circa 100mila viaggiatori all’anno. «Il nostro scopo – ha detto a Moodie Report il direttore commerciale dell’aeroporto di Manchester, Andrew Harrison – era
quello di creare un’esperienza memorabile sia per i passeggeri d’affari che per quelli in viaggio di piacere». Una sala Escape è già presente al T2 e presto sarà aperta anche al T3.
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AD HANGZHOU DUTY FREE ALL’INSEGNA DEL LUSSO Nel nuovo e scintillante terminal dell’aeroporto internazionale Hangzhou Xiaoshan i negozi duty free non potevano essere da meno. I due spazi destinati a queste attività commerciali, gestiti da China Duty Free Group (Cdfg) hanno infatti un design particolarmente curato e si offrono prodotti di alta fascia. Il principale dei due punti vendita si trova nell’area partenze internazionali, si estende per 2.000 metri quadrati e vende profumi e cosmetici, così come articoli di alta moda, gioielleria, orologi, liquori, tabacchi e fine food dei marchi del lusso più noti: da Burberry a Ferragamo, da Montblanc a Chanel, solo per fare alcuni nomi. Ci sono anche prodotti di lusso locali, come le sete della regione. Nell’area partenze domestiche, invece, è presente un punto vendita da 1.000 metri quadrati, anch’esso caratterizzato da offerta “premium”.
LA FASCIA HEINEMANN IN AUSTRIA E SLOVACCHIA…
La nuova insegna Heinemann Duty Free dell’operatore aeroportuale tedesco Gebr Heinemann si espande in Europa: i primi restyling di punti vendita fuori dalla Germania sono avvenuti nell’aeroporto di Salisburgo, Austria, e in quello di Bratislava, in Slovacchia. A Salisburgo è stato riaperto sotto la nuova “fascia” un negozio da 415 metri quadrati, che offre un gran numero di prodotti gastronomici locali. Secondo la società il 90% delle referenze nel negozio sono vendute a un prezzo inferiore del 30% rispetto al mercato domestico. Anche nello shop di Bratislava si è dato ampio spazio ai prodotti locali. Il punto vendita, di 350 metri quadrati, è gestito da Heinemann dal 2007.
…E QUELLA DI AELIA A BORDEAUX E LILLE
Dopo l’introduzione del nuovo marchio Aelia Duty Free all’aeroporto di Nizza a maggio, il travel retailer francese ha continuato lo sviluppo della nuova insegna nel terminal low cost chiamato “Billi”, aperto di recente preso l’aeroporto di Bordeaux Mergignac, e nello scalo di Lille. Nel Billi lo spazio, di 355 metri, inaugurato alla fine di maggio, è un format walk-through situato subito dopo i controlli di sicurezza. Ha i classici prodotti da duty free con un’offerta pensata per i viaggiatori low cost (per esempio sono presenti corner di Lacoste e Polo Jeans). I due altri duty free store presenti nei terminal A e B di Bordeaux subiranno il restyling entro la fine del 2010. A Lille il negozio duty free Lille Lesquine, da 208 metri quadrati, è stato trasformato in un punto vendita con il nuovo marchio di Aelia. A caratterizzare questo nuovo formato sono i colori sgargianti che identificano le diverse referenze: rosa per i profumi, verde per i vini e i liquori, arancione per il fine food e confectionery.
UN CARROUSEL A TUTTO SCHERMO
Nell’importante galleria commerciale Carrousel du Louvre di Parigi, gestita da Autogrill presso il museo più noto al mondo, Sony Professional ha installato un sistema di “digital signage” che permette di veicolare la pubblicità su schermi piatti. In tutto sono 18: 2 da 52 pollici, 3 da 46, 1 da 40 e 12 da 15 pollici. Abbastanza contenuti i consumi: 98 Watt per uno schermo da 42 pollici. Appena fuori Dublino, a Tallaght, invece, un altro progetto di digital signage inaugurato a luglio è stato installato dalla società Conrac nel centro commerciale The Square Town Center: 30 schermi sono infatti stati posizionati nelle scale mobili che collegano la “Central Plaza” al livello superiore del complesso. Nella stessa Central Plaza ci sono altri cinque monitor da 57 pollici l’uno.
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international PER SWAROVSKI RESTYLING GLOBALE
Nei prossimi anni tutti i 1.700 punti vendita diretti e in franchising nel mondo di Swarovski saranno interessati da un restyling. Il nuovo concept si chiama “Cristal Forest” ed è stato realizzato con la collaborazione del designer giapponese Tokujn Yoshioka: all’esterno c’è una sorta di cascata di prismi di acciaio, mentre all’interno domina il colore bianco e ci sono prismi di varie dimensioni e forme. L’illuminazione è procurata da soffusi bagliori di led, focalizzati sui display.
LEVI’S: PIÙ FATTURATO, PIÙ PERDITE
Nel secondo trimestre dell’anno (terminato il 30 maggio) l’americana Levi Strauss & Co. ha visto aumentare dell’8% il fatturato, che ha toccato i 977 milioni di dollari, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Negativo per 14 milioni, invece, il risultato netto (la perdita nello stesso periodo del 2009 era stata di 4,1 milioni). Nel primo semestre dell’anno fiscale il risultato netto è però positivo, pari a 42 milioni di euro, sebbene in contrazione del 4,3% rispetto alla prima metà del 2009. Nello stesso periodo i ricavi sono cresciuti dell’8,6%, pari a 2,01 miliardi di dollari.
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EUROSTAR, IL FASCINO DELLA CLASSE MEDIA
Sui treni Eurostar dall’Inghilterra alla Francia e Belgio arriva una nuova classe intermedia. Chiamata Standard Premier, è stata pensata per attrarre viaggiatori d’affari attenti ai costi e passeggeri leisure che vogliono un po’ più di spazio e servizio. Dal primo settembre chi sceglierà questa classe (che ha sostituito la precedente Leisure Select) avrà quindi a disposizione qualche centimetro in più tra un sedile e l’altro e personale a bordo che offrirà un pasto leggero e una selezione di giornali. Il costo minimo per un’andata e ritorno da Londra al Continente è di 69 sterline per la Standard Class, di 189 per la Standard Premier e di 450 per la Business Premier.
NEI NUOVI DISNEY STORE LO ZAMPINO DI APPLE
IL GRANDE SALTO DI DINEEQUITY
Nation’s Restaurant News e Chain Store Guide hanno pubblicato la classifica delle 50 catene di ristorazione il cui fatturato è cresciuto maggiormente negli ultimi cinque anni. Se a primeggiare è la piccola (per gli standard americani) catena Which Wich di Dallas (9 milioni di dollari di ricavi e un aumento dell’836%), tra i giganti il risultato più eclatante è stato di DineEquity, salita del 187% fino a toccare quota 1,26 miliardi di dollari. Si tratta della 25esima posizione per livello di crescita. Tra gli operatori, ha sottolineato una curatrice di Chain Store Guide, Linda Helman, «ci sono soprattutto le catene “quick-service” in franchising, che hanno trovano una domanda continua per pollo fritto e hamburger, di cui gli americani sono diventati dipendenti». Presenti anche diverse catene catalogabili come “fast casual”.
INFLIGHT: CON KLM MENU À LA CARTE…
La compagnia area olandese Klm ha lanciato un progetto pilota che offre la possibilità di avere menu a bordo à la carte. I passeggeri che viaggiano in Economy fino ad agosto hanno potuto scegliere tra quattro specialità nei voli da Amsterdam per Bangkok, Taipei, Dubai, Città del Capo e Denpasar. I piatti (rispettivamente giapponese, indonesiano, italiano e vegetariano) si sono potuti ordinare e pagare effettuando il check-in online tra le 30 e le 24 ore prima della partenza. Il costo è stato di 15 euro a piatto.
…E CATHAY SI PREPARA ALL’INTERNET A BORDO
Internet a 50 Mbps in aereo, grazie al quale navigare e telefonare. Sarà disponibile dal 2012 sui voli di Cathay Pacific, che ha siglato un apposito accordo con Panasonic Avionics per installare la tecnologia sugli aerei. Sarà poi sviluppato un portale gratuito a marchio Cathay Pacific, che dà accesso alle informazioni sul viaggio, ai siti della compagnia e delle aerolinee partner, a pagine di ecommerce, a informazioni pubblicitarie e a un canale televisivo in pay-per-view. Lo sviluppo del servizio è ancora soggetto all’approvazione da parte delle autorità competenti.
Il nuovo negozio della Disney a Montebello, California, è stato realizzato con i consigli di Steve Jobs e degli ideatori degli Apple Store. Jobs, infatti, dopo l’uscita di Pixar avvenuta nel 2006, è ora il maggior azionista singolo di Disney. Tra le innovazioni riconducibili alla Mela di Cupertino ci sono diverse zone di intrattenimento dei bambini caratterizzate da alta tecnologia. Nel Castello della Principessa, per esempio, si trova uno “specchio magico”: con un movimento della mano appare in video una principessa pronta a raccontare favole. Diversi chioschi interattivi, muniti di schermi touch, permettono poi di esplorare in 3D i prodotti dello store e del negozio online, di riprodurre video e di segnalarli agli amici attraverso i social network.
›stazionario NTV TROVA CASA
Realizzato nel 1990 per i mondiali di calcio, poi caduto in disuso e passato più volte di proprietà, l’Air Terminal di Ostiense ha finalmente trovato una destinazione d’uso: sarà la nuova sede dell’azienda ferroviaria Ntv e anche della compagnia di ristorazione Eataly. All’interno della struttura sarà attivata la scuola di formazione professionale della stessa Ntv per il personale della società e sarà aperto un Centro di formazione professionale per giovani da 22 a 28 anni, che la provincia inserirà nel proprio sistema educativo.
CWL CAMBIA DI PROPRIETÀ
Ormai si attendeva solo l’ufficializzazione dell’operazione, dopo le indiscrezione dei mesi primaverili, avvenuta lo scorso luglio in concomitanza della quotazione in borsa di Accor con due società distinte, Accor Hospitality per il business alberghiero e Edenred per i voucher di servizio. L’affaire ha compreso
la cessione da parte di Accor della quota di maggioranza de la Compagnie des Wagon-Lits alla società di inflight catering Newrest. La formula adottata è stata quella di una newco, chiamata Newrest WL, in cui l’acquirente detiene il 60% delle quote e Accor vanta una partecipazione di minoranza con un’opzione di uscita a partire dal 2013. Questioni societarie a parte, il punto interrogativo rimane su come e quando cambierà la strategia di Compagnie des Wagon-Lits in merito al servizio di ristorazione a bordo dei convogli di Trenitalia.
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A TUTTO OPENING SU TORINO PORTA NUOVA E NAPOLI CENTRALE
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rosegue spedito il piano di aperture, ad opera di Grandi Stazioni, nei terminal di Torino Porta Nuova e Napoli Centrale. Le ultime novità presso lo scalo piemontese riguardano l’inaugurazione del corner Resort Collection di Boggi, che si affianca, ma con un ingresso indipendente, allo shop già esistente di Boggi. Sempre sul fronte non food si segnala l’apertura di un’edicola con il format Hudson News. L’offerta food è stata implementata con un punto di Cremonini a doppia insegna, Mokà e Mr. Panino, collocato al piano binario di fianco alla biglietteria di Trenitalia. A Napoli, invece, sono stati inaugurati recentemente un ristorante Chef Express di Cremonini e uno shop ad insegna Salmoiraghi&Viganò, quest’ultimo di circa 100 mq, ubicati entrambi al piano interrato. Il progetto di opening annunciato da Grandi Stazioni lo scorso luglio ha riguardato, su Torino Porta Nuova, l’apertura dell’area di ristorazione a insegna Fresh&Good, estesa su 1.000 mq, e di un’attività di intrattenimento, entrambi al piano ammezzato. Entro la fine di settembre saranno attivati un bar Segafredo, un’edicola, un cambiavalute, un’agenzia del Credito Piemontese e uno shop di abbigliamento Triumph. Entro ottobre aprirà i battenti su due livelli e 1.500 mq la libreria di La Feltrinelli. Le ulteriori novità sempre su Torino riguardano l’ingresso al piano terra di un sushi bar a marchio Sosushi e del brand di oggettistica e design, Pylones, entrambi estesi circa 80 metri qua-
drati. Il calendario su Napoli prevede entro settembre l’apertura di un shop di elettronica nel livello interrato, di circa 600 mq, e di un punto vendita di Autogrill a insegna Time Café al piano binari. Apriranno poi la Biglietteria 365, una tabaccheria e due edicole Hudson News. È in programma, inoltre, l’inaugurazione di Occitane e di un nuovo punto di ristorazione Autogrill al piano binario. Probabilmente un Acafé. •
SIA, PIOVE SUL BAGNATO
NAPOLI-AFRAGOLA, PARTITI I LAVORI
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&f ha visitato il negozio Sia di Milano Centrale a marzo 2010, registrando una situazione non soddisfacente per quanto concerneva soprattutto la visibilità della location (vedi r&f di maggio). Sono trascorsi pochi mesi e, in occasione dell’inaugurazione dello Sky Lounge avvenuta a luglio, abbiamo notato le vetrine del negozio spente e vuote. Interpellato telefonicamente, il marchio di home fashion ha comunicato che «il negozio ha chiuso a causa delle forti piogge pre-estive che hanno allagato il locale e danneggiato i prodotti. A fronte di questo si è colta l’occasione per chiedere al gestore della stazione di cambiare la location in quanto quella attuale (al piano metropolitana, ndr) non soddisfa le aspettative in termini di visibilità e di tipologia di cliente. Il negozio, quindi, non dovrebbe riaprire in attesa di una nuova risistemazione». •
utura cerniera per i collegamenti ferroviari tra il nord e il sud del Paese, la stazione ad Alta VelocitàAlta Capacità di Napoli Afragola è ufficialmente in costruzione in seguito all’avvio dei lavori celebrato lo scorso luglio. L’inaugurazione del cantiere ha visto la presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. L’operazione prevede un investimento di 74 milioni di euro, un tempo di realizzazione stimato in circa 850 giorni e costituirà la fermata intermedia tra le linee veloci in fase di costruzione Roma-Napoli e Napoli-Salerno. Inoltre consentirà l’interscambio tra la linea ferroviaria Roma-Napoli e le future linee regionali Variante Napoli-Cancello e il prolungamento della Circumvesuviana. L’apertura ai passeggeri è prevista entro il 2011 mentre il completamento della parte commerciale (vedi lo Speciale Stazioni R&F di maggio) dovrebbe avvenire per il luglio 2012. •
Arenaways sul binario di partenza Dal 6 di questo mese saranno operativi i treni di Arenaways, che rappresentano il primo servizio ferroviario privato per passeggeri, con un target rivolto soprattutto ai pendolari. L’offerta della società alessandrina, sostenuta da 12 soci piemontesi e lombardi e dal Credito Bergamasco «consiste inizialmente in due convogli, con 200 posti ciascuno, per 10 corse giornaliere tra Torino e Milano – ha spiegato lo stesso amministratore delegato di Arenaways, Giuseppe Arena – ma anche in due corse tra Arquata Scrivia e Milano, con fermate a Tortona e Voghera, e altre due tra Arquata e Torino, con soste ad Alessandria e Asti». Entro un anno, grazie a un investimento di 50 milioni di euro, il servizio sarà potenziato e arriverà a disporre di 9 treni per 16 corse nelle due direzioni dell’anello che collegherà Torino, Milano e Alessandria. I posti a sedere per convoglio aumenteranno dai 200 iniziali sino a un massimo di 800. Tra i servizi on board si segnala la commercializzazione di prodotti alimentari del territorio. Gli obiettivi futuri di Arenaways riguardano invece i collegamenti tra Genova e Venezia via Torino.
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›stazionario
Retail Station
Milano: a dicembre ci siamo Durante la sua lunga fase di gestazione, su Milano Centrale si è concentrato il fuoco della stampa nazionale e locale, generalista e specializzata. Grandi Stazioni, spesso al centro dell’attenzione mediatica, anche di r&f, spiega però di aver continuato a lavorare sul binario dello sviluppo commerciale all’interno del terminal meneghino. Ora sembra si stia apprestando a portare a termine il suo obiettivo: il 100% delle aperture dei negozi entro la fine dell’anno. Di tutte le dinamiche che hanno contraddistinto questa fase abbiamo parlato in esclusiva con Stefano Mereu, head of sales and advertising di Grandi Stazioni. Un breve excursus sul bilancio di Grandi Stazioni. Nel 2009: bene la voce sulle locazioni, male quella relativa alla pubblicità. Perché? Per quanto riguarda le locazioni nel 2009 abbiamo portato una crescita alla società nonostante fossero numerosi gli interventi di riqualifica. È stato rispettato il nostro budget di riferimento ottenendo un risultato soddisfacente in generale. Sul fronte pubblicità si è sofferto di un calo generalizzato, ma abbiamo tra virgolette approfittato di un anno particolarmente negativo per rilanciare il nostro segmento media. In particolare abbiamo messo a punto la concessionaria interna di pubblicità e investito sul futuro. Oggi disponiamo infatti di una rete vendita diretta che copre il presidio di Roma, Milano e tutto il territorio nazionale. Testimonianza ne è che nel primo semestre del 2010 chiudiamo in linea con gli obiettivi e con risultati assolutamente soddisfacenti nel campo sia dei media che delle locazioni. Entrambe le voci saranno accompagnate dal segno “+” quindi? Sì entrambi i settori. Appena il dato sarà ufficiale lo comunicheremo. Passiamo alle recenti aperture su Milano Centrale… Nelle ultime settimane è stata inaugurata la parafarmacia al piano terra. Apertura che sta portando alla pressoché completa presenza di tutti gli operatori commerciali in quel livello. Al piano mezzanino ha aperto il negozio su 100 mq di Imaginarium, novità necessaria per coprire il segmento legato al bambino e per arrivare a presidiare quel livello con i negozi. L’altra novità è lo Sky Lounge di Autogrill in collaborazione con Sky (vedi R&F di luglio-agosto). A proposito dello Sky Lounge si parla di permessi in attesa dalla Soprintendenza. Come si completerà il progetto? Sia per lo Sky Lounge che per l’altra piattaforma di competenza di Cremonini, dove verrà inserito il Mokà e il Roadhouse Grill, abbiamo studiato insieme ai due operatori commerciali una sorta di vela mobile, flessibile nell’utilizzo e trasparente. Questa soluzione è nata per non snaturare il concetto di terrazze completamente aperte. Al fine di poterla realizzare abbiamo interpellato la Soprintendenza e quindi è in corso il processo di approvazione. Quali saranno invece le prossime inaugurazioni? Entro la fine del mese (luglio, ndr) è prevista l’apertura di Triumph, negozio di abbigliamento intimo, che abbiamo assegnato attraverso una delle nostre selezioni competitive. Sarà collocato nel piano interrato esattamente di fronte allo sbocco della metropolitana, sul lato dove c’è la profumeria di Dufry. Anche questa iniziativa è di particolare soddisfazione perché dà continuità al nostro lavoro nel colmare il gap merceologico che avevamo rilevato a Milano Centrale nel momento in cui abbiamo definito il piano merceologico e perché introduciamo sempre maggiore qualità. Nei prossimi giorni aprirà un ulteriore negozio nel piano ammezzato, si tratta di un tabaccaio. Quando sarà pienamente presidiato dunque il piano ammezzato? Noi contiamo per settembre di avere la maggior parte delle aree commerciali operative ed entro fine anno di avere il pieno funzionamento di quella parte di stazione. Proseguiamo con il piano di opening… Per la fine di settembre apriamo al pubblico una della due grandi novità 58 retail&food - settembre 2010
dovute al nostro accordo con il Gruppo Inditex, che ha avuto l’aggiudicazione di due aree commerciali molto rilevanti. La prima che aprirà è al piano interrato, tra il supermercato e la profumeria: si tratta di 500 mq di superficie dove sarà collocato il negozio di Bershka (la seconda è Zara a novembre, ndr). Nello stesso periodo, sempre al piano interrato aprirà un cambiavalute mentre al livello terreno sarà inaugurato il Bar Motta di Autogrill (già presente a Linate, ndr). Stiamo parlando di una superficie sul lato piazza Luigi di Savoia di circa 500 metri quadrati. Sul lato opposto della galleria aprirà il Big Bar di Pantera, 200 mq di attività con somministrazione e tavola calda di alto livello in cui è possibile sia la ristorazione veloce con servizio al tavolo. Ancora a settembre avrà luogo sul piano ammezzato l’apertura di Pietra delle Meraviglie, operatore locale già presente a Milano Centrale che vende minerali e preziosi, e di un ulteriore cambiavalute. Mentre al piano terra avremo l’apertura di Juice Bar: un tipo di somministrazione molto particolare e riconoscibile, con frullati, succhi e yogurt, che costituirà un elemento di differenziazione nella copertura di ristorazione. Successivamente sarà il turno di Zara al piano terra. Il negozio occuperà circa 1.400 mq distribuiti su due livelli e rappresenterà un’ulteriore ancora della stazione insieme a Benetton e La Feltrinelli. Proprio l’inaugurazione di quest’ultima è stimata per il 15 di novembre. Un altro elemento importante, sul fronte dei servizi, è l’attivazione di un ufficio postale prevista a novembre, anche questo al piano terra nel lato Galleria delle Carrozze. A Proposito di La Feltrinelli, come prosegue l’iter dei permessi per costruire le scale mobili? È stato risolto. In virtù del lavoro svolto con la Soprintendenza La Feltrinelli avrà le scale mobili. Devo dire che la Soprintendenza ha avuto sensibilità rispetto a questa necessità e infatti ha già dato un primo parere favorevole. Il progetto esecutivo di natura impiantistica è stato già approvato da Grandi Stazioni e il marchio di librerie ha iniziato le prime lavorazioni propedeutiche. Alcune noti dolenti: Nike non ha mai aperto e Sia ha chiuso, come si sblocca la situazione? Sono due aziende che non hanno un rapporto diretto con noi ma hanno un contratto con Retail Group. Lo spazio è consegnato. Un focus sulla ristorazione. Quanti e quali saranno i punti food in Centrale? Al momento ne sono previsti 18 e per ora ne abbiamo aperti 7, circa il 40%, che sono il Segafredo, il bar di Sarf, lo Sky Lounge, il bar autogrill Acafè nel piano metropolitana, lo Spizzico, l’Acafè nel piano terra e il Time Cafè nella sala di attesa davanti allo shop di Benetton. Entro settembre ne aprono altri quattro, che sono il Big Bar, il Motta, il Juice bar e Vyta. Per la fine dell’anno ci aspettiamo di aprire il punto di cucina orientale, il bistrò Milano (un format completamente nuovo di circa 1.400 mq), il Burger King, il Roadhouse Grill, il Mokà, il punto di Sarf ai binari, il wine bar nella zona di attesa di fronte a La Feltrinelli e il McDonald’s. L’ultimo che manca è una location al piano terra, di mille metri quadrati su due livelli, che vorremmo individuare, attraverso una selezione di mercato che stiamo lanciando in questo periodo, come punto di ristorazione e di richiamo che prolunghi la capacità di aggregazione sulla stazione, oltre la semplice somministrazione. Cerchiamo una soluzione per un target più giovanile e modaiolo con insegna internazionale o locale. Vorremmo coinvolgere gli operatori molto attivi nell’imprenditoria della ristorazione e della vita notturna.
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➜ Autogrill dispone di vari punti, quali sono stati i criteri di scelta? Con Autogrill abbiamo pianificato una differenziazione assoluta di format, quindi abbiamo previsto a seconda della tipologia di superficie e di posizionamento di coprire tutti i target disponibili. Lo Sky Lounge assicura un tipo di servizio, gli ACafé o Spizzico assicurano altri tipi di servizio e prodotto. Il bar Motta è il recupero di un marchio storico di Milano, tra l’altro l’interno di quell’area presenta degli elementi della vecchia stazione da un punto di vista marmoreo molto apprezzabili.
Carrozze ma anche attraverso questo ampio mall interno. In quest’area interna abbiamo previsto inoltre delle salette di attesa, una delle quali già aperta di fronte a Benetton, dove posizioniamo le sedute per il pubblico, le informazioni e le attività di ristorazione. Quindi abbiamo creato di fatto un ambiente più simile al modello aeroportuale in cui c’è attesa, informazione rispetto alla partenza del mezzo, ristorazione e possibilità di shopping.
Milano Centrale è il primo caso in Italia dove convivranno Burger King e McDonald’s. Come siete riusciti in questa impresa? Innanzitutto avevamo dei contratti pregressi con gli operatori e in questi erano già previste determinate attività. Il BK sarà di fatto il partner commerciale di Sarf, che aveva già nella sua previsione contrattuale un fast food con nome internazionale. Con Cremonini abbiamo individuato i format di maggiore richiamo e soprattutto di maggiore differenziazione per assicurare quel puzzle di attività di ristorazione coerente all’interno di Milano. Ciò ha portato a un equilibrio che si basa sulla presenza di McDonald’s nella galleria dei Mosaici e sulla presenza della Roadhouse e del Mokà nell’ammezzato sul fronte dei binari.
In particolare cosa è stato fatto per migliorare la fruibilità della stazione? Abbiamo messo in piedi un piano di miglioramento che ha riguardato tutti i temi relativi ai flussi, al percorso e al servizio al passeggero. In particolare è stata impostata una nuova segnaletica in cui sono individuati i servizi, le indicazioni dei treni e quelle relative agli ingressi e alle uscite di stazione. Sono state inserite 418 nuove sedute, che vanno a colmare le 125 delle vecchia sala di attesa, una parte delle quali sono ubicate anche all’interno dei mall. Inoltre sono stati messi in servizio sei nuovi ascensori e installati i nuovi pannelli giganti nella Galleria dei Mosaici. Sul fronte della sicurezza dal 17 di giugno è stata attivata la nuova Control Room, senza dimenticare che sono operative 91 telecamere.
Quali sono le ulteriori iniziative su Milano Centrale? Le altre novità riguardano la rivisitazione di tutto il fronte stazione del piano terra davanti alla Galleria delle Carrozze. Abbiamo creato a ridosso dell’ingresso della stazione una galleria che va dal lato destro a quello sinistro, completamente aperta per il flusso delle persone sui nuovi fronti di negozi, quindi il passaggio da Zara a La Feltrinelli sino a Benetton e alle Poste Italiane sarà possibile non solo dall’esterno della Galleria delle
A fronte di tutte queste iniziative, quando sarà messa a regime Milano Centrale? Contiamo di arrivare per dicembre a circa il 100% delle aperture. Vedremo se per alcune grandissimi superfici, relativamente a quelle che sono in questo momento oggetto di commercializzazione e sulle aree laterali di stazione, ci potrà essere una coda. In ogni caso per dicembre il A. P. grosso sarà completato.
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›ai ferry porti ALGHERO, UN DECLINO ANNUNCIATO
Neanche un settore in forte crescita come quello crocieristico e un territorio di indubbio fascino come quello di Alghero, dotato anche di aeroporto, possono colmare i vuoti di una politica di promozione turistica perlomeno carente. Dalla quale deriverebbe un porto lasciato in “stato di abbandono” e quindi un danno per tutto
l’indotto commerciale. Questo emerge dalle dichiarazioni e dai dati presentati dall’Agenzia Marittima Oliva e Guarda Costiera. Mentre altri terminal sardi registrano performance in crescita, la città sulla costa occidentale dell’isola precipita verso un veloce declino: nel 2007 erano 35 le navi da crociera approdate, nel 2008 sono scese a 33, nel 2009 gli approdi si sono quasi dimezzati toccando quota 17 e per quest’anno le conferme a inizio luglio erano solo 15, con una possibile aggiunta di due unità.
UN FERRY DA CROCIERA
Ha tutte le carte in regola per poter ospitare prestigiose crociere ma in realtà è adibita a trasporto passeggeri, con il valore aggiunto dei servizi a bordo. Parliamo dell’ultima nata di Minoan Lines, Cruise Olympia, operativa da inizio luglio lungo la tratta da Ancona al porto greco di Patrasso. La nave gemella di Cruise Europa può ospitare 3mila passeggeri, caricare sino a 250 automobili e oltre 3mila metri lineari di merce rotabile. Al suo interno sono presenti aree benessere e fitness, piscina, palestra, casinò, discoteca e spazi dedicati ai bambini, oltre a una galleria commerciale.
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Mediterranea Holding cambia rotta
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n’offerta privata per aggiudicarsi il “pacchetto” Tirrenia, che privata non è, dopo che ben 15 dei 16 pretendenti iniziali hanno deciso di non partecipare. Ma l’unica proposta vincolante, avanzata dalla cordata Mediterranea Holding lo scorso giugno, potrebbe non essere accolta. Ecco il motivo per cui la società guidata dalla Regione Sicilia, che aspira ad acquisire il colosso navale da 44 unità (25 in capo a Tirrenia e 19 alla compagnia regionale), ha deciso di rimodulare l’offerta, presentandone una nuova versione a Fintecna lo scorso 26 luglio. Poco prima che si riunisse il cda della finanziaria del ministero dell’Economia proprio per valutare il progetto su Tirrenia. Ma cosa cambia rispetto alla versione precedente? Tre sono gli elementi principali. Innanzitutto l’offerta è stata portata da 10 a 25 milioni di euro (un milione subito e gli altri ripartiti nell’arco di 10 anni), fermo restando l’accollamento del debito per 520 milioni. Quest’ultimo è stato certificato dalla Corte dei Conti in 657 milioni. In secondo luogo l’intenzione della Regione Sicilia di abbassare gradatamente le proprie quote di partecipazione, che scenderebbero dal 37% al 21%, e forse sino al 16 per cento. Questo per favorire l’ingresso di altri soci, che potrebbero essere individuati in soggetti stranieri, tra cui investitori maltesi, tunisini e Libici. Il terzo caposaldo è stato espressamente formulato attraverso una lettera, in allegato al progetto, dove Mediterranea Holding ha chiarito che nel caso i contributi statali previsti (1,24 miliardi di euro così formulati: 580,8 milioni spalmati in otto anni per Tirrenia e 667,2 in dodici anni per Siremar) dovessero cadere l’offerta sarebbe ritirata. Il dubbio legato alla stampella statale è dettato dal giudizio che ne darà l’Unione Europea. In questa fase sono state apportate modifiche nel board della spa con l’ingresso nel consiglio di gestione di Cristina Busi Ferruzzi, che si affianca al rappresentante della Regione, a quello di Isolemar, a Salvatore Lauro (presidente del consiglio di amministrazione) e ad Alexis Tomasos. Quest’ultimo ha ricevuto la delega per guidare operativamente la compagine. Inoltre Nicola Coccia ha deciso di non sottoscrivere alcun aumento di capitale,
dopo che la società lo aveva innalzato sempre a luglio da 10 a 20 milioni, per cui la sua quota di partecipazione scende allo 0,5 per cento. Di contro quella della famiglia Busi supererà il 5 per cento. Nel frattempo, sul fronte opposto, è stato nominato nuovo amministratore unico di Tirrenia Giancarlo D’Andrea, con il compito di evitare che la privatizzazione affondi lungo lo stretto. Guardando alle prossime puntate di questa telenovela, entro il 30 settembre dovrebbe completarsi un’altra pagina perlomeno torbida della storia economica italiana, sulla scia del pasticcio Alitalia. Per allora, infatti, scadono le convenzioni firmate con il governo per il servizio pubblico. Ma se questa è la rotta sarà un’operazione a perdere, almeno per i contribuenti. •
Atterrano i diritti per il passeggero Entro un paio d’anni il principio su cui si fondano i diritti per i passeggeri nel trasporto aereo potrebbe essere applicato nel settore marittimo. Questo emerge dalle dichiarazioni del commissario europeo ai Trasporti, Siim Kallas. In particolare, ma restano ipotesi, i viaggiatori riceverebbero rimborsi in caso di ritardi sopra i 90 minuti e di cancellazioni. Il rimborso sarebbe compreso tra il 25% e il 50% del valore del biglietto e sarebbe eventualmente inclusa la copertura dei costi per vitto e alloggio per spese sino a 80 euro a notte e per le permanenze sino a tre notti.
PORTI: UNO SVILUPPO A DIVERSE VELOCITÀ
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livello nazionale e globale la realtà dei porti presenta margini di sviluppo a 360°, con operatori privati che talvolta provvedono essi stessi a finanziare strutture specifiche in grado di accogliere le loro navi ed erogare i servizi desiderati. Ecco, per esempio, che proprio Costa Crociera ha inaugurato recentemente un nuovo terminal in Cina, a Tianjin. L’iniziativa da 50 milioni di euro di investimento, per un’estensione di 1,2 milioni di mq, ha permesso alla compagnia di quintuplicare l’offerta in quell’area con 93 partenze nel 2010. In particolare l’edificio del terminal ha un’ampiezza di 59mila mq e può ospitare sino a 4mila persone, per un totale di 500mila passeggeri all’anno. Questa operazione si somma a quella analoga realizzata nel 2008 a Shanghai in occasione della 100° crociera di Costa Allegra. Restando all’estero, ma sul fronte traghetti, è entrato in funzione il nuovo terminal passeggeri del porto di Tangeri, in Marocco. L’operazione ha comportato un investimento di 200 milioni di euro e permette di accogliere ogni anno sette milioni di passeggeri e 2 milioni di automobili. Questa realtà nord africana si conferma in forte sviluppo soprattutto per quanto concerne le infrastrutture, con grandi prospettive per gli operatori commerciali europei. Approdando in Italia la situazione dei porti si presenta disomogenea e con evidenti lacune, mentre lo sviluppo del settore crocieristico necessiterebbe di adeguati interventi. Alcuni progetti proseguono (vedi Retail&Food di luglio-agosto), ma altri sono letteralmente incagliati tra tribunali e politica. In primis vi è il “congelamento” del Multipurpose a Genova, con il pronunciamento del Tar sull’assegnazione alla cordata Messina-Gavio che potrebbe arrivare a novembre. L’udienza è fissata per l’11 del mese. Altrettanto intricata appare la vicenda di Bari. Come si apprende sulla stampa locale, lo scontro in questo caso coinvolge il vertice dell’Autorità Portuale, Francesco Mariani, e il presidente della Bari Porto Mediterraneo, Michele Carofiglio. Tra le varie cose ciò avrebbe impedito a inizio luglio di arrivare ad approvare il bilancio 2009 per il non conseguimento del quorum di presenze. Senza l’ok il rischio sarebbe di arrivare alla liquidazione della società con conseguenti danni per gli operatori portuali. La cronaca estiva fa registrare, inoltre, l’inaugurazione della nuova stazione
traghetti presso l’ormeggio 57 del porto di Trieste grazie a un investimento di 500mila euro. Laddove sorgeva un vecchio arsenale sono previsti la biglietteria, gli uffici, una sala d’attesa, i servizi commerciali e di ristoro. Tra gli obiettivi iniziali vi è quello di trasferirvi
dal Porto Vecchio la linea dell’Agemar che collega il capoluogo con l’Albania. La piattaforma sarà sfruttata anche dalla nuova linea ro ro con la Turchia attivata qualche mese fa dall’Ocean&Sitt. Un’ulteriore notizia che interessa lo scalo giuliano riguarda l’annuncio del bando di gara per l’alienazione della maggioranza delle quote della Trieste Terminal Passeggeri, la
società nata nel 2007 per la gestione delle stazioni marittime e dei servizi di supporto ai passeggeri. L’operazione riguarderà il 60% del capitale della società. •
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La pulce nell’orecchio
GEOX, IL RAZZO HA SPENTO I MOTORI
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ell’autunno del 2004 Mario Moretti Polegato si aggirava, un po’ provato, in un noto aeroporto internazionale. Stava tornando dal road show, il giro di incontro con fondi e banche d’affari americane, in America. La sua creatura, Geox, era in procinto di sbarcare in Borsa. In Italia gli investitori erano rimasti freddini sulla scarpa che respira (salvo poi pentirsene amaramente subito dopo). Negli Stati Uniti avevano creduto in quella storia, di un imprenditore che crea un impero dal nulla. Ci avevano creduto perché era una storia molto americana: quella del self made man che dal garage nelle campane trevigiane dove c’è la vigna di famiglia ha l’idea di fare dei buchi nelle scarpe e fonda la Geox, quella del creativo geniale e anticonformista che ama disegnarsi da solo i suoi occhiali da vista. In più c’era l’appeal del Made in Italy, che non guasta. Polegato intascò personal-
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mente centinaia di milioni dalla quotazione e Geox debuttò superando il miliardo di euro di capitalizzazione. Da lì, malignano alcuni, sarebbe nato l’astio di Diego Della Valle, il patron di Tod’s e Fay, che vedrebbe nell’ex imprenditore agricolo un parvenu. Più realisticamente, nessuno dei due perdona all’altro il reciproco successo. Dall’esordio col botto in poi, per Geox è stato un crescendo rossiniano: per anni la società è stata la migliore matricola di Borsa. E ogni trimestre, anno dopo anno, stupiva tutti battendo qualsiasi stima: Polegato era il Re Mida delle calzature che cresce a botte del 20-30% l’anno. A novembre del 2007, quando le prime nubi di quella che sarebbe stata la peggiore crisi mondiale si stavano addensando, Geox tocca i massimi a 16 euro: 4 volte il prezzo di tre anni prima. Uno strabiliante +300% e l’azienda che capitalizza 4 miliardi. Roba da non credere, che in Italia non s’era mai visto per un’in-
dustria old economy. Ma anche le belle favole finiscono: la luna di miele col mercato si è esaurita. Geox è piombata sotto il prezzo di collocamento e oggi vivacchia attorno a 4 euro. Chi avesse in tasca le azioni dal giorno del debutto oggi perderebbe un secco 26%. Cosa è successo? Geox non ha più lo smalto di un tempo. I conti non stupiscono più: va bene c’è la recessione, va bene che è difficile ripetersi e fare ogni volta meglio quando si cresce a botte del 20% all’anno. Ma la sensazione è che il mercato abbia smesso di credere alla storia di Polegato. E che Wall Street abbia un po’ voltato le spalle ne è testimone Merrill Lynch: la grande banca d’affari non vede motivi di interesse sulla società se non il rendimento delle cedole (attorno al 4% dai qui ai prossimi anni, un rendimento sostanzioso, ma è perché il titolo galleggia attorno ai minimi). Due anni fa, per la prima volta in dieci anni, Geox ha smesso di crescere: dal 2001 al 2008 gli utili erano sempre cresciuti a razzo (da 8 a 120 milioni più che decuplicati), ma nel 2009 è arrivata la doccia fredda: la recessione e il calo dei consumi non risparmiano nessuno, ma il mercato non l’ha presa bene anche perché gli utili si sono dimezzati tornando indietro di 5 anni. E il 2010 non sarà l’anno della ripresa. Dopo una partenza deludente, Geox ha abbassato i suoi obiettivi di fine anno: gli ordini per l’autunno inverno sono stati deboli (nonostante il confronto con il 2009 partisse da una base molto favorevole); ci si attende un calo delle vendite, per il secondo anno di fila (la stima è 800 milioni, più o meno gli stessi di tre anni fa). I numeri cui Geox ci aveva abituati nel passato non si vedranno nei prossimi anni, la risalita sarà lenta e non veloce come fu l’ascesa degli anni duemila. La Borsa vive di
di Simone Filippetti
aspettative e dopo averla abituata a performance marziane, ora Geox non è più un fenomeno. Dipende sempre dai punti di partenza, ma anche altri fattori sono intervenuti: dietro al successo non c’era solo Mr. Geox. Da personaggio pubblico e magnetico quale è diventato, l’opinione pubblica ha finito per identificare totalmente l’azienda con Polegato, ma dietro di lui c’è una macchina guidata da manager capaci. Volti sconosciuti ai più che lavorano all’ombra del patron. L’anno scorso sperò uno dei top executive, Luciano Santel, ha lasciato per andare alla Stefanel. Il conto della perdita del 52enne, braccio destro di Polegato, forse Geox inizia a pagarlo ora. Polegato, inoltre, sa benissimo che non basta un’innovazione, per quanto unica e geniale, a far vendere scarpe. Provate a intervistare delle donne, le più grandi acquirenti di scarpe: tra un paio di scomodissimi tacchi di Luis Vuitton e una scarpa che rivoluziona l’igiene e la comodità, nove su dieci non avranno dubbi su cosa scegliere. Quasi certamente la prima opzione. Per questo negli anni lo sforzo dell’azienda è sta quella di farsi percepire e presentarsi come una maison, una luxury company: di qui le aperture di negozi in location esclusive, da Capri a Madison Avenue a New York, e la sempre maggiore attenzione agli elementi fashion. Di fatto però Geox, è il giudizio degli analisti, non è ancora una luxury company, perché i suoi prodotti si inseriscono in una fascia di mercato media, comunque più bassa rispetto a quelli di lusso. Semplicemente da fenomeno extraterrestre, Geox è diventa un’azienda normale. Con ancora una redditività interessante e prospettive tutt’altro che da buttare, ma il mercato si era assuefatto a un’asticella così alta che ora fatica ad abituarsi alla nuova realtà. •
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La foto
A380 a Malpensa Lufthansa batte Emirates sul tempo e il 14 luglio atterra a Milano il primo A380 della storia. retail&food - settembre 2010 63
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CENTRI COMMERCIALI E OUTLET, le due facce della crisi S
aranno i saldi estivi a riportare il segno “+” sui dati di flusso nei centri commerciali italiani? È questo l’auspicio del comparto dopo che nel primo semestre di quest’anno il segno “-“ ha fatto da padrone, sebbene con qualche segnale in controtendenza. Nessuna sorpresa, invece, nel segmento outlet che nei primi sei mesi, oltre che nel periodo degli extrasconti, ha confermato una crescita alla soglia della doppia cifra. Sul fronte shopping center il dato più preoccupante (fonte Experian) è il continuo ribasso, in controtendenza rispetto alla buona perfomance di gennaio 2010 (+1,1%), dell’indice FootFall di febbraio, marzo e aprile. In questo periodo i visitatori sono calati sensibilmente in confronto agli stessi mesi dell’anno precedente, rispettivamente del 3,4, del 4,1 e addirittura del 6,5 per cento. È doveroso sottolineare, inoltre, che l’anno di riferimento su cui si confrontano i dati, e cioè il 2009, è stato per eccellenza l’annus horribilis. Nulla di incoraggiante quindi. Un secondo elemento, dalla duplice interpretazione, è costituito dalle performance di maggio. Seppur rispetto al 2009 i flussi nei centri commerciali siano calati del 2,3%, l’andamento mese su mese evidenzia una ripresa, pari al +0,9%, rispetto ai 30 giorni precedenti. La ripresa a corrente alternata, o forse la coda della crisi che lascia intravedere qualche spiraglio di luce, è la base su cui proseguire nell’opera di rinnovamento del settore, come è emerso anche in occasione di Eire 2010. Per “resistere” una strada plausibile
è quella intrapresa da Igd, che continua ad investire ma con cautela. È notizia recente, comunicata direttamente dall’amministratore delegato, Claudio Albertini, che il gruppo immobiliare specializzato nella grande distribuzione ha previsto per quest’anno l’apertura di due centri commerciali per un investimento complessivo di 128 milioni di euro. Le strutture sorgeranno a Palermo e a Conegliano (Treviso). Successivamente dovrebbe essere la volta di un centro polifunzionale a Livorno e tra il 2012 e il 2013 di uno shopping center a Chioggia. Di contro la società potrebbe rinunciare a progetti in Italia, come è recentemente successo a Gorizia, dopo aver già dismesso realtà in Romania. Di tutt’altro genere sono le considerazioni sulle performance degli
MERCATI IN FIERA
outlet italiani. In questo segmento i numeri parlano di crescita dai 5 punti in su sia in termini di flussi che di giro d’affari, con dati che arrivano addirittura a un +22% di fatturato nel primo trimestre dell’anno registrato dal Fidenza Village. Qui le vendite sono aumentate per metro quadro dell’11 per cento. Altrettanto positivi sono i valori espressi dai tre presidi di Fashion District. Nei primi sei mesi del 2010 il Mantova Outlet ha ottenuto un aumento del numero dei visitatori dell’11% e del volume di affari del 13% rispetto allo stesso periodo del 2009. Il Valmontone Outlet ha registrato un contenuto +3% di visitatori e + 5% di fatturato mentre il Molfetta Outlet un +5% di flussi e +10% di turnover complessivo. A trainare le vendite sono, oltre alla diversa leva
del prezzo rispetto agli shopping center, la crescita esponenziale di presenza turistica e in particolare di stranieri. Nei quattro foc citati i numeri parlano chiaro: +174% i visitatori extraUe a Fidenza, (di cui il 51% russi), +207% di stranieri a Mantova, +81% a Valmontone e +195% a Molfetta. Numeri da boom anche per McArthurGlen in Italia nei giorni di saldi: +6% di fatturato nei primi quattro giorni a Serravalle Scrivia, + 2% a Castel Romano nei primi due giorni e + 6% a Barberino del Mugello in sei giorni. A due anni dall’inizio della crisi il mercato premia decisamente la convenienza per i prodotti di qualità, al contrario penalizza l’offerta percepita come generalista e over-price. Andrea Penazzi
CALENDARIO SETTEMBRE • NOVEMBRE 2010
NOME
COSA
DOVE
QUANDO
WEB
MICAM RISTORAZIONE 2010 ICSC EUROPEAN OUTLET CONFERENCE FRANCHISING & TRADE TFWA TRIESTESPRESSO EXPO MAPIC
Calzature Food service
Milano Milano
19-22/09 07-08/10
www.micamonline.com www.edifis.it
Retail
Milano
13-14/10
www.icsc.org
Retail Travel retail Industria caffè Retail
Milano Cannes Trieste Cannes
15-18/10 17-22 /10 28-30/10 17-19/11
www.franchising.fieramilano.it www.tfwa.com www.triestespresso.it www.mipim.com/en/mapic
64 retail&food - settembre 2010