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RINNOVARE LA MEMORIA

LA FATTORIA È

PROFONDAMENTE LEGATA

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ALLA STORIA. È UNA

TAPPA DEI PERCORSI

CICLOTURISTICI ED È UNO

L’ARCHITETTO PAOLO BOLZANI HA SEGUITO IL RESTAURO DEL COMPLESSO DELLA FATTORIA GUICCIOLI DI MANDRIOLE, CASA COLONICA LEGATA AGLI AVVENIMENTI DI FINE OTTOCENTO, TRASFORMANDO OGGI IN MUSEO GLI AMBIENTI DEDICATI ALLA MEMORIA GARIBALDINA.

DEI PUNTI DI INTERESSE

ALL’INTERNO DEL PARCO

DEL DELTA DEL PO.

Luogo della memoria dallo straordinario valore paesaggistico e ambientale, il complesso architettonico della Fattoria Guiccioli di Mandriole, affacciato sul canale in Destra Reno, nella pianura a nord di Ravenna, incrocia le proprie sorti più volte con la grande Storia Dal tragico trapasso di Anita Garibaldi avvenuto qui in un infuocato 4 agosto 1849, mentre al seguito dell’‘Eroe dei due Mondi’ cercava di sfuggire alle guardie pontificie austriache dopo la caduta della Repubblica Romana; al toponimo della zona da sempre chiamata Marcabò, che rievoca la presenza di un castello, voluto dai Veneziani nel 1258 sulle rive del Po di Primaro, alveo principale del fiume fino al XIV secolo. Marcabò, fortilizio distrutto nel 1309, è il luogo eternato nei versi di Dante Alighieri che nell’Inferno (canto XXVIII, 73-75) indica la parte terminale della pianura padana come: “lo dolce piano, che da Vercelli a Marcabò dichina.” Si rintracciano poi storie di pellegrini Romei in transito da Venezia a Roma fino all’Ottocento quando la proprietà passa ai conti Guiccioli: fra questi vi è Alessandro, marito di Teresa Gamba, musa ispiratrice e amante di Lord George Gordon Byron, trasferitosi a Ravenna dal 1819 al 1821. Si ricorda nel 1850 il funesto passaggio di Stefano Pelloni noto come il Passatore bandito che cercherà invano il mai esistito tesoro di Garibaldi, torturando il fattore. Fino al Novecento, quando la proprietà passerà a Nullo Baldini, padre del movimento cooperativo e alla Federazione delle cooperative di Ravenna. Defilato dai grandi flussi, oggi alle spalle delle località balneari ravennati, prossimo alla Pineta San Vitale e al prezioso ecosistema protetto della Valle Mandriole e dalla foresta allagata dell’oasi di Punta Alberete, il complesso accoglie visitatori appassionati di storia patria, rappresenta una tappa dei percorsi cicloturistici ed è uno dei punti di interesse all’interno del Parco del Delta del Po. Una perfetta sintesi delle potenzialità di un territorio di alto pregio ambientale e culturale. La Federazione delle Cooperative della provincia di Ravenna scelse di non alienare il bene, da oltre un decennio oggetto di restauri grazie al presidente Lorenzo Cottignoli, committente sensibile ai valori della conservazione e del recupero filologico. Lavori che hanno interessato gli edifici principali, la parte museale dedicata alla figura di Anita, ambienti adibiti alla convegnistica di carattere economico e sociale e all’archivio storico della Federazione. I fabbricati costruiti dall’Abbazia di San Vitale di Ravenna all’inizio del Settecento si dispongono attorno a una grande corte, e oltre alla Fattoria sono presenti la Cascina e la Casa dell’ortolano. All’architetto Paolo Bolzani il compito come progettista e direttore dei lavori di seguire il restauro del complesso e di ‘musealizzare’ gli ambienti dedicati alla memoria garibaldina. La Fattoria Guiccioli è conosciuta anche come “Casa ove morì Anita Garibaldi”; nel corso dei lavori, nell’ambiente al primo piano dove fu adagiato il corpo morente di Anita, sono emersi sotto le superfici intonacate semplici decori pittorici lineari a riquadri, mentre sopra alla porta di ingresso è apparso un elemento figurativo, riconducibile al tema della Fenice. Tracce che indicano una successiva sacralizzazione del luogo, da allora oggetto di una sorta di devozione laica. Con sorpresa furono rinvenuti anche graffiti, tratteggiati a carboncino fra quali si riconosce un volto maschile con cappello a cilindro che in via del tutto ipotetica si potrebbe attribuire al conte

Ignazio Guiccioli oppure al ricordo di Lord Byron, solito percorrere a cavallo la campagna ravennate.

Al piano terra un ambiente musealizzato con alcuni cimeli racconta il territorio e il veloce passaggio del Generale braccato tappa drammatica della cosiddetta

Trafila Garibaldina, ovvero quell’incredibile (per mezzi dell’epoca) rete spontanea di protezione fatta di personalità di spicco e di persone umili che tra la Romagna e la Toscana nascose e mise in salvo Garibaldi.

E Anita non ebbe pace nemmeno in morte, con diverse sepolture, a cominciare da quella frettolosa nei pressi della Fattoria, oggi segnata da un Cippo.

Il libro delle visite ancora oggi racconta il sincero affetto per l’Eroina e testimonia il costante pellegrinaggio di visitatori dal Brasile, sua terra di origine. Nel complesso rurale sono sorti nel tempo altri fabbricati funzionali alla conduzione della tenuta. Il più importante è denominato Magazzini Gemelli, che a seguito del restauro ora costituisce un corpo unico con due grandi sale affiancate. Nello spazio di accoglienza, in occasione della presentazione del libro di Maurizio Maggiani Quello che ancora vive (2011), è stata realizzata una grande installazione video che narra le vicende storiche che hanno visto la fattoria e il territorio protagonisti. Dallo spazio accoglienza si accede a una sala conferenze da 120 posti. In esterno, dove si può ammirare il monumento ad Anita dello scultore Giannantonio Bucci e la guidana in pietra, larga due metri, che enfatizza lo spazio di ingresso degli edifici, appare evidente la cura del parco circostante e il piano del colore che mostra le differenti datazioni storiche dei fabbricati.

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