Ravenna IN Magazine 03/2022

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STORIA

CHIESA DI SAN DOMENICO RECUPERO DI UN MONUMENTO DI ALTO VALORE ARTISTICO

DI ANDREA CASADIO

Le recenti dichiarazioni di Antonio Patuelli sulla necessità di un recupero della chiesa di S. Domenico per un suo utilizzo a vantaggio dell’università hanno avuto il merito di gettare finalmente una luce su quello che da tanti, troppi anni, è un vero e proprio buco nero nel centro storico di Ravenna. Per sua sfortuna, la chiesa non fa parte della canonica serie delle basiliche dell’epoca d’oro tardoantica e bizantina e, a dispetto della sua imponenza, è tutto sommato poco visibile all’interno del contesto urbano, circondata com’è da abitazioni ed edifici diversi. In realtà, si tratta di un monumento dal valore artistico di primo piano, e il luogo in cui si trova non è solo lo sbocco della più importante fra le strade commerciali del centro, ma anche uno dei punti cruciali della storia della città. Era infatti qui, nell’area attorno a piazza Costa, al Mercato coperto e appunto a S. Domeni34

S. DOMENICO È IL CONTENITORE PIÙ SIGNIFICATIVO DELLE TESTIMONIANZE ARTISTICHE RAVENNATI FRA IL RINASCIMENTO E IL BAROCCO PER LA PRESENZA DI OPERE DI RONDINELLI, LUCA E BARBARA LONGHI, BENEDETTO CODA.

co, che si trovava anticamente l’incrocio di acque su cui, con tutta probabilità, si agglutinò il primo nucleo di Ravenna vari secoli prima di Cristo. In epoca romana quell’incrocio era costituito dalla confluenza fra il Padenna, con il suo corso impostato sulla direttrice nord-sud, e il Flumisellum, che proveniva da est fiancheggiando l’odierna via

FOTO MASSIMO FIORENTINI

Cavour. A sud si estendeva la città antica e, a quanto sembra, all’incirca nel sito oggi occupato da S. Domenico sorgeva uno dei suoi edifici pubblici più importanti, il Campidoglio. Per certo si sa che nell’alto Medioevo vi si trovava una chiesa, S. Maria in Gallope, il cui nome derivava forse da quello dell’esarca bizantino Teodoro Calliopa. Fu appunto quest’ultima, allora di proprietà del monastero di S. Giovanni Evangelista, che nel 1269, insieme all’adiacente torre detta di Buccalario, venne concessa dal monastero, dal Comune e dall’arcivescovo Filippo ai Domenicani, quando questi furono chiamati in città perché vi fondassero un proprio convento. Insieme ai Francescani – ai quali era stata riservata pochi anni prima la basilica di S. Pietro Maggiore, appunto l’attuale S. Francesco – i Domenicani erano l’altro grande ordine mendicante di recente fondazione e, in quei decenni centrali del XIII secolo,


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