SENTIERI della VALCHIAVENNA

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SENTIERI della VALCHIAVENNA

82 itinerari scelti tra Valchiavenna, Valle Spluga e Val Bregaglia

Prima edizione Giugno 2024

ISBN 978 88 55471 817

Copyright © 2024 VERSANTE SUD – Milano, via Rosso di San Secondo, 1. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina La Valchiavenna vista da Dasile. © Enea Premerlani

Testi Alberto Martinelli

Cartine Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map

Simbologia Tommaso Bacciocchi

Impaginazione Ilaria Raboni

Stampa Tipolitografia Pagani – Passirano (BS)

È una guida a KM ZERO!

Cosa significa?

Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da autori locali.

Come i pomodori a Km 0?

Certo! E la genuinità non è un’opinione.

Gli autori locali fanno bene a chi cammina: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo i sentieri più commerciali; – reinvestono il ricavato nella manutenzione dei sentieri.

Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante: sui loro sentieri, c’è un pezzetto del loro cuore

Nota

Il trekking è un’attività potenzialmente pericolosa, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi escursione.

Guida fatta da autori che vivono e sviluppano i sentieri sul territorio

Km ZERO

SENTIERI della

VALCHIAVENNA

82 itinerari scelti tra Valchiavenna, Valle Spluga e Val Bregaglia

ALBERTO MARTINELLI
Guida fatta da autori che vivono e sviluppano i sentieri sul territorio

SOMMARIO

SAN GIACOMO - VALLE SPLUGA

33. Anello Dalò-Crespallo-Olcera

34. Anello Lendine-Laguzzolo

35. Bivacco Val Capra ...............

36. Anello del Truzzo

37. Alpe Avero e Motto

Pizzo Alto

Anello Viziola-Alpe Servizio

Rifugio Chiavenna e Passo Angeloga

Pizzo Stella

della Val di Lei

Bivacco Chiara e Walter al Passo di Lei

43. Anello dell’Acquamerla

Pizzo Quadro

45. Bivacco Ca’ Bianca e Pizzo Sancia

46. Anello Alpe Motta

Monte Mater (di Madesimo)

Anello degli Andossi

Pian dei Cavalli

Passo di Baldiscio

Passo di Baldiscio Variante ad anello

Rifugio Giovanni Bertacchi

Pizzo Emet

53. Lago Nero dello Spadolazzo

Anello del Pizzo Spadolazzo

55. Gola del Cardinello

58. Pizzo Ferrè 320

59. Anello del Pizzo Casa 326

60. Pizzo Tambò 332

61. Bivacco Suretta 338

VAL BREGAGLIA 342

62. Traversata Pradella di Prosto Pizzo Damino ................... 346

63. Anello Prosto-Pradella-Scilano 350 Il Palazzo Vertemate Franchi 354

64. Casarisc 356

65. Anello panoramico delle cascate 360 Storie e leggende su Savogno e Dasile 366

66. Savogno e Dasile 368

67. Anello Lago Acqua Fraggia 372 La “Pompei delle Alpi”, Piuro sepolta 376

68. Anello di Calestro 378

69. Traversata Monti di Villa 382

70. Bivacco Garzonedo 386

71. Bocchetta della Teggiola 390

72. Pizzo Trubinasca 394

73. Traversata della Val Codera 402

74. Malinone e Sciucco 408

75. Anello di Soglio

76. Capanna Sasc Furä 416

77. Piz Cam 422

78. Capanna Albigna e Passo Casnile sud 426

79. Panoramico Casaccia-Soglio 430

80. Anello di Cavloc 434 81. Capanna del Forno 438 82. Anello del Lago di Sils ............

Pizzo Stella (© C. Raboni) 
VALLE SPLUGA VALCHIAVENNA
VAL BREGAGLIA

PREFAZIONE

Camminare è quel gesto che impariamo da piccolissimi, un’abilità che ci permette di raggiungere ed esplorare luoghi su questo pianeta inarrivabili da qualsiasi tecnologia, dove solo le nostre gambe possono portarci. Il procedere lento è perfetto per godere a pieno ciò che ci circonda. La fatica fa parte del gioco e se si raggiunge il traguardo con tanto sudore, la soddisfazione sarà unica ed incomparabile. Questa guida nasce dal desiderio di far conoscere una piccola fetta delle Alpi Italiane; più pre-

Baia di San Fedelino (© C. Raboni)

cisamente il territorio della Val Chiavenna, Valle Spluga (o Val San Giacomo) e Val Bregaglia. Grazie ai numerosi itinerari proposti, di ogni difficoltà e impegno fisico, è possibile scegliere l’escursione di trekking più adatta a sé, e scoprire luoghi unici e naturali, immersi nel verde di boschi e pascoli d’alta quota. Ce ne è per tutti i gusti! I più esperti troveranno itinerari impegnativi e tecnici per raggiungere cime oltre i 3000m di quota, mentre non mancheranno gite con difficoltà, tempi di percorrenza e impegno fisico contenuti. Quasi tutte le gite possono essere percorse senza attrezzatura specifica; non sono necessarie imbragature, corde e nozioni di alpinismo, ma solo buone calzature, uno zaino per la montagna e un abbigliamento adeguato. I più audaci e intraprendenti, invece, potranno prendere spunto dai contenuti qui proposti per pianificare escursioni più ricercate ed elaborate. Dopo aver comprato questo libro non resta altro da fare che consumare la suola delle scarpe!

INTRODUZIONE

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Ci troviamo in una terra di confine con il territorio Elvetico, più precisamente tra le Alpi Lepontine e le Alpi Retiche occidentali.

La Val Chiavenna è una valle Alpina con orientamento Nord - Sud situata in provincia di Sondrio, a Nord del lago di Como. È una vallata piccola, di poco più di 13Km di lunghezza, solcata dal fiume Mera. Il fondovalle è ampio e pianeggiante con un’altitudine media di circa 250m. Da esso si staccano 6 vallate secondarie: Valle dei Ratti, Val Codera, Val Sciesone, Val Mengasca, Val Bodengo e Valle della Forcola.

Alla sommità della valle, dall’abitato di Chiavenna partono due vallate: la Valle Spluga e la Val Bregaglia.

La prima, con orientamento Nord – Sud e lunga circa 22Km, parte da Chiavenna e termina con il passo dello Spluga a quota 2117m. dove passa il confine di stato Italia-Svizzera. La valle è solcata dal fiume Liro che confluisce nel fiume Mera all’altezza di Prata Camportaccio. Le vette principali più alte che dominano la valle sono il Pizzo Ferrè (3103m), Pizzo dei Piani (3158m), Pizzo Tambò (3279m), Pizzo Suretta (3027m), Pizzo Timun o Emet (3209m), Pizzo Stella (3173m) e Pizzo Quadro (3015m). La roccia con la quale è formata la zona è il granito, tranne una piccola area carsica situata a 2000m di quota chiamata Pian dei Cavalli. Qui è possibile trovare numerose stelle alpine, unico posto della valle dove crescono, grazie al substrato calcareo che permette la crescita di questi tipici e rari fiori. Ricordiamo che sono una specie protetta e la raccolta è assolutamente proibita! Per gli amanti dello sci in inverno e del downhill d’estate, c’è la Madesimo Ski Area, grande comprensorio sciistico che vanta oltre 40Km di piste. I suoi impianti di risalita partono direttamente dal paese a quota 1500m arrivando poco sotto la cima del pizzo Groppera a quota 2880m. D’estate è possibile divertirsi su tracciati appositamente preparati per le bici da downhill, serviti da una comoda cabinovia. Da Chiavenna, verso Ovest, si estende la Val Bregaglia, fino al passo del Maloja (1815m) confine con l’Engadina. La valle si estende per circa 26Km con orientamento Est-Ovest, ma solo i primi 9Km sono in territorio italiano, i restanti fanno parte dello svizzero Canton Grigioni. Il fondovalle è solcato dal fiume Mera. Tra le vette più alte troviamo il Pizzo Galleggione (3107m), Piz Duan (3131m), cima di Castello (3379m), Cima di Rosso (3366m), Monte del Forno (3214m) e Piz Bacun (3244m). La zona è resa inoltre famosa per la presenza dei “giganti di granito”, paradiso degli alpinisti, zona montuosa tra Italia e Svizzera che comprende il rinomato Pizzo Badile (3308m), Pizzo Cengalo (3369m) e il gruppo delle Sciore (3275m). Nella Bregaglia italiana si trovano le cascate dell’Acquafraggia, monumento naturale situato nel comune di Piuro. Si tratta di un salto roccioso di 170metri d’altezza che interrompe il corso del torrente Acquafraggia (toponimo che deriva dal nome latino “Acqua Fracta” ovvero acqua spezzata) formando due caratteristici salti nel vuoto. L’intera area è inoltre stata dichiarata area protetta dal 1984.

Ricerche archeologiche degli anni ’90, affermano come la Val San Giacomo fosse già abitata dagli uomini ai tempi del mesolitico (9000-7000 a.c.). Questo grazie al ritrovamento di diversi arnesi litici sul Pian dei Cavalli sopra Isola, e presso il lago artificiale di Montespluga. In età romana, dopo la conquista delle regioni del basso centro Europa (“Rezia e Norico”), la Valchiavenna fu luogo di transito tra Como e Coira, come confermano testimonianze letterarie del passaggio dell’esercito romano per il Passo dello Spluga. La valle rimase sotto il dominio dell’Impero Romano fino al 476 d.c., data che segna l’inizio della diffusione del cristianesimo nella valle. Nel X secolo iniziarono i traffici commerciali, principalmente diretti al Passo dello Spluga. Anche la Val Bregaglia fu una fondamentale via di comunicazione attraverso il passo del Settimo, oggi poco rilevante, il cui controllo era però cruciale nel Medioevo. Chiavenna divenne così un importante centro di transito per le merci, tanto importante che fu, nel 1030, il più antico comune fondato dell’attuale provincia di Sondrio. Per facilitare il trasporto delle merci, nel 1226 fu costruita una strada carrozzabile tra Campodolcino e Madesimo. Bisogna aspettare il 1818 perché la strada Chiavenna-Passo Spluga fosse completamente carrozzabile grazie agli Austriaci. Nel 1838 fu costruito il tratto di strada sul pendio scosceso tra Campodolcino e Pianazzo. A seguito della seconda guerra d’indipendenza italiana tra il Regno di Sardegna e l’impero austriaco, con la successiva proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, calò l’importanza commerciale della valle. Il governo favorì i tracciati piemontesi, complice l’apertura del traforo del San Gottardo nel 1882. Dopo anni di ricchezze derivate dall’attività di commercio, la valle sprofondò in una crisi economica profonda costringendo le comunità locali ad emigrare, con un conseguente spopolamento dei nuclei minori. Dalla seconda metà dell’Ottocento, si sviluppò il turismo estivo grazie anche alla frequentazione di questi luoghi da parte del poeta Giosuè Carducci tra il 1888 e il 1905. Dal 1911 si sviluppò anche il turismo invernale che ancora oggi costituisce un’importante risorsa per la Valchiavenna. Altrettanto importante per la valle è lo sfruttamento delle acque grazie a numerosi impianti idroelettrici. L’impianto idroelettrico di Mese è il più grande della Valchiavenna, costruito nel 1927, all’epoca era il più potente impianto idroelettrico d’Europa.

Avedee (© C. Raboni) 

PRODOTTI TIPICI

Violino di capra e Brisaola, questi i cavalli di battaglia della tradizione gastronomica della Valchiavenna.

Il violino è ricavato dalla spalla o dalla coscia della capra, ed è originario della Valle Spluga, dove le caratteristiche climatiche, uniche del luogo, ne garantiscono la migliore riuscita. Il primo step della lavorazione è la salamoia, segue un’aromatizzazione ed infine la stagionatura per alcuni mesi. Tutto questo è frutto di un’antica tradizione locale che prevede regole precise, le quali consentono di produrre un piccolo capolavoro di gastronomia. Il nome deriva invece dal modo con cui lo si affetta. Infatti, la tradizione vuole che si imbracci il salume intero come se fosse un violino, con un tovagliolo sotto al mento e la zampa che funge da manico, tagliando riccioli di carne dalla massa muscolare a mo’ di archetto, compiendo un gesto molto simile ad un violinista. Ideale da gustare in compagnia, abbinato ad una buona bottiglia di vino rosso.

La Brisaola della Valchiavenna è in assoluto il salume più povero di grassi. Le prime testimonianze storiche della produzione di questo salume in Valchiavenna risalgono al 1400. È fatta da carne di bovino dai tagli di sottofesa e punta d’anca. I tagli di carne, dopo essere accuratamente ripuliti da tracce di grasso e tendini, vengono salati con una miscela di spezie tenuta gelosamente segreta. Segue quindi una stagionatura di tempo variabile in base alla pezzatura. Alcuni artigiani compiono anche un’affumicatura, pratica antica, che oltre ad avere una funzione disidratante e batteriostatica, dona alla carne un colore più scuro e aromi particolari. Una caratteristica aggiuntiva, unica della Brisaola della Valchiavenna, è la stagionatura all’interno dei Crotti. Questi sono cantine naturali formatesi sotto ai massi di antiche frane, dalle quali fessure fuoriesce una correte d’aria a temperatura costante di circa 8° chiamata “sorel”, creando un ambiente ideale per la stagionatura. Ci sono molte altre specialità gastronomiche altrettanto uniche e prelibate, come gli gnocchetti di Chiavenna, i pizzocceri, gli sciatt, il taroz, le costine al lavec, e molte altre tutte da gustare nei numerosi crotti e ristoranti locali.

RAGGIUNGERE LA VALCHIAVENNA

Oggigiorno, non si hanno grosse difficoltà negli spostamenti su strada grazie ai sistemi di navigazione elettronici, tra i più usati Google Maps. È per questo che per ogni itinerario ho scelto di inserire le coordinate GPS del parcheggio dove si lascia l’auto per iniziare l’escursione. Sarà quindi sufficiente inserirle nel navigatore per non sbagliare destinazione. D’ogni modo riporto di seguito, in maniera molto sintetica, come raggiungere la Valchiavenna dalle principali città lombarde. Da Milano, è necessario raggiungere la SS36 che parte all’altezza di Cinisello Balsamo. Quindi seguire le indicazioni per Lecco, Sondrio, immettendosi sulla SS36 e percorrendola senza mai abbandonarla fino a dopo il paese di Colico. Qui al Trivio di Fuentes, uscire dalla superstrada seguendo le indicazioni per Chiavenna. Sempre sulla statale 36 passare l’abitato di Nuova Olonio (comune di Dubino) e, dopo una galleria, arrivare a Verceia, primo paese della Valchiavenna. Dalla zona della Brianza a Nord-Est di Monza, è più conveniente raggiungere Lecco passando per i paesi di Osnago, Merate, Beverate, tramite la SP342dir e la SP72. Quindi, a Lecco, immettersi nella SS36 direzione Sondrio, per poi seguire le stesse indicazioni per chi proviene da Milano. Da Como, è necessario raggiungere Lecco attraversando il triangolo lariano, per poi imboccare la SS36 in direzione Sondrio. Quindi dopo Colico uscire dalla superstrada seguendo le indicazioni per Chiavenna, quindi continuare sulla SS36. Per chi abita sulla sponda occidentale del lago di Como, è conveniente percorrere la statale Regina (SS340dir), fino a Sorico, per poi continuare verso Chiavenna sulla SS36.

Da Bergamo è necessario percorrere la SS342 fino a Cisano Bergamasco. Qui seguire le indicazioni per Lecco imboccando la SS639. Giunti a Lecco si imbocca la SS36 in direzione Sondrio. Oltrepassato Colico, si esce dalla superstrada seguendo le indicazioni per Chiavenna. Si continua quindi sempre sulla SS36, si passa l’abitato di Nuova Olonio (comune di Dubino), per poi arrivare a Verceia, quindi all’inizio della Valchiavenna.

Da Brescia, è necessario raggiungere Bergamo mediante l’autostrada A4, per poi seguire le indicazioni precedenti. Per chi abita in Val Camonica, dal paese Esine in su, può essere più conveniente raggiungere Chiavenna passando per, il passo Aprica, scendendo in Valtellina. Quindi da qui percorrere la SS38 in direzione Milano, fino a Trivio di Fuentes, per poi seguire le indicazioni per Chiavenna immettendosi sulla SS36.

Dalla Svizzera è possibile arrivare in Valchiavenna oltrepassando i valichi del passo Spluga o del passo Maloja, per chi risiede nel Canton Grigioni. Per tutti coloro che risiedono in Ticino, è più conveniente passare da Lugano e Porlezza, poi risalire il lago di Como sula Statale Regina (SS340dir) fino a Sorico, quindi immettersi sulla SS36 in direzione Chiavenna. Solo per le escursioni in alta Valle Spluga site in Madesimo o Montespluga, può essere conveniente percorrere l’autostrada numero 13 del San Bernardino, raggiungere il passo Spluga ed entrare in territorio italiano.

CAMMINARE IN MONTAGNA, BUON SENSO E RACCOMANDAZIONI

Può sembrare banale mettere un piede davanti all’altro e continuare con il movimento per proseguire, ma non è sempre così. Constatata la semplicità del gesto, la differenza è nell’ambiente circostante e nella tipologia di terreno. Non tutte le montagne sono uguali, e va da sé che ogni sentiero è diverso dall’altro. I tracciati possono differire sia per difficoltà tecniche, che per pericoli oggettivi. È sempre raccomandato non uscire dai sentieri segnati. Dove i sentieri non sono ben segnalati, è necessario un buon senso dell’orientamento e uno studio preliminare particolarmente accurato del percorso. Oggigiorno, portare con sé un dispositivo di navigazione GPS, è consigliato per percorrere particolari itinerari.

È sempre meglio evitare di andare in montagna da soli, specialmente se si percorrono itinerari difficili e in alta quota. Camminare almeno con un compagno di escursione è fortemente consigliato, specialmente per far fronte a situazioni difficili o di emergenza, magari in luoghi con difficile orientamento o scarsa segnaletica.

Non sottovalutare la quota altimetrica, le condizioni meteo, e molto spesso i luoghi remoti lontano da qualsiasi punto d’appoggio. Il meteo in montagna può cambiare molto repentinamente. Anche in piena estate in alta quota le temperature possono abbassarsi drasticamente. Consultare il bollettino meteorologico è fondamentale.

La “ritirata” non è sinonimo di debolezza o incapacità. Se per qualsiasi motivo proseguire l’escursione è troppo pericoloso, una scelta saggia è tornare indietro e ritentare un altro giorno. In molte situazioni ritirarsi non è una scelta facile soprattutto quando manca poco all’arrivo, ma in certi luoghi dev’essere fatto per non incorrere in situazioni pericolose o addirittura mortali.

Detto ciò, ogni percorso va scelto in base alle proprie capacità e prestanza fisica, sapendo valutare anche il periodo migliore per effettuare l’escursione.

Attrezzatura trekking (© A. Martinelli)

LO ZAINO

In commercio si può trovare una moltitudine di zaini di ogni tipo, forma e dimensione. Decidere quale acquistare può non essere semplice e tantomeno intuitivo. Avere uno zaino adeguato al tipo di escursione da intraprendere è molto importante perché sarà l’unico “contenitore” dove riporre tutto quello che si vorrà portare, che sia indispensabile o meno.

A grandi linee, la prima grossa scrematura la si può effettuare a livello della capienza che uno zaino può offrire. Questa è espressa in litri. Si va da pochi litri (addirittura 2 o 3 litri) fino a 60 o 70 litri per quelli più capienti. Vien da sé che uno zaino più grande potrà permetterci di portare più cose, e viceversa. Semplicemente, lo zaino giusto è quello che riesce a contenere tutto quello che si vuole portare in una escursione. Consiglio personalmente di scegliere uno zaino capiente a sufficienza per stivare tutto al suo interno, senza appendere alcun oggetto all’esterno. Questo perché si è sicuri che ogni cosa è più riparata dagli urti e dalle intemperie, non si rischia di rimanere impigliati in rami o sporgenze della roccia, si ha una stabilità maggiore a livello di equilibrio in passaggi tecnici ed esposti e si hanno meno probabilità di perdere oggetti. Secondo fattore importante da tenere in considerazione, sono gli accessori extra con i quali uno zaino è equipaggiato. Questi possono essere tasche e/o vani aggiuntivi (separati dal vano principale), organizer interni, sistemi di compressione laterali, cinghie e ganci esterni, fascia a vita, ecc... Questi aggiungono valore allo zaino, ma la regola del “più ce ne è meglio è” non è valida. Di sicuro non possono mancare gli elastici esterni per reggere i bastoncini una volta ripiegati. Inoltre, è molto utile una tasca esterna anche piccola, per poter riporre le piccole cose e un organizer interno da non aprire mai durante l’escursione per riporre documenti e chiavi dell’auto, evitando così di smarrirli accidentalmente tirando fuori altri oggetti. Per la comodità, è molto importante scegliere zaini con spallacci imbottiti e fascia a vita. Quest’ultima permette di sgravare sulle spalle una piccola parte del peso e rendere lo zaino ben saldo al corpo aumentando la stabilità nei movimenti, specialmente su terreni complicati. Molti zaini hanno inoltre un telaio rigido o semirigido nella parte posteriore che permette di lasciare uno spazio vuoto tra il fondo dello zaino e la schiena. Questo permette di limitare la sudorazione e di conseguenza aumentare il livello di comfort. A mio avviso questa soluzione non è sempre indispensabile. Può rilevarsi comoda e molto utile nei mesi più caldi dell’anno o se si è soggetti a particolare abbondante sudorazione. Tuttavia, nei mesi invernali, risulta poco pratica in quanto la sudorazione sarà più limitata, e saranno gli strati aggiuntivi di vestiario pesante ad essere interessati dalla sudorazione, e non lo zaino.

Anche se oggigiorno gli zaini per trekking e alpinismo sono quasi tutti realizzati con apposito materiale tecnico, è bene indirizzarsi su uno zaino realizzato con tessuto impermeabile, o perlomeno che abbia la superfice esterna idrorepellente. È molto facile imbattersi nel brutto tempo ed è importante che il materiale stivato all’interno nello zaino rimanga asciutto, specialmente il cambio di vestiti. Esistono in commercio anche dei copri-zaino per rivestire lo zaino in caso di maltempo. Quest’ultimi garantiscono al 100% uno zaino asciutto, ma tuttavia è un piccolo oggetto in più da portare e spazio occupato. Personalmente cerco di farne a meno, affidandomi solo al tessuto dello zaino. Tuttavia, è bene possederne uno, e il suo utilizzo è da valutare durante la pianificazione della gita interpretando con attenzione le previsioni meteorologiche. Inoltre, il materiale e il design dello zaino, ne influenzano direttamente il peso. Tessuti tecnici particolarmente leggeri, abbinati ad una corretta progettazione e realizzazione, portano ad uno zaino robusto e dal peso contenuto. Per intraprendere la maggior parte degli itinerari proposti in questo libro, consiglio come zaino unico ideale, uno con capienza di circa 30 o 35 litri, spallacci imbottiti, fascia a vita, elastici porta-

bastoncini e almeno una tasca esterna oltre al vano di carico principale. Tutto il resto varia dalle esigenze e dai gusti personali, che possono essere molto diversi da persona a persona. La scelta di avere due zaini di capienza diversa rimane comunque la migliore. Possono essere uno da 25 litri (1) e uno da 40 litri (2), così da scegliere quello più adatto in base al tipo di gita che si va ad intraprendere. Come riempirlo?

L’indispensabile

Acqua (3), cellulare (4), maglietta di ricambio (5), copertina termica (6), guscio leggero antivento (7) Questi i pochi materiali indispensabili da avere sempre nello zaino. Se le temperature previste sono basse, si aggiunge alla lista anche un piumino. Ovviamente per quanto riguarda l’acqua ci sono pochi commenti da fare, anche solo ½ litro è bene portarlo sempre. Importante è ricaricare l’acqua ad ogni punto utile per tenere la scorta sempre piena.

Il cellulare in questo caso, è indispensabile in caso di emergenza, risulta un ottimo strumento per chiamare i soccorsi. Cercare quindi di limitarne l’uso, mantenendo così alto lo stato di carica della batteria, per averlo pronto e disponibile in caso di bisogno. È importante potersi cambiare la maglietta sudata una volta arrivati a destinazione, o se si effettua una pausa lunga. Quando si interrompe l’attività fisica è bene non tenere indossati indumenti bagnati.

In caso di emergenza, in particolar modo se non si è in grado di muoversi e si è costretti ad aspettare fermi a lungo, avere una copertina termica di emergenza è importantissimo, anche in estate. Questa è un lenzuolo di un sottilissimo tessuto tecnico di colore argento da un lato e oro dall’altro. Ha due funzioni, evita una eccessiva dispersione del calore in inverno, e viceversa in estate.

In montagna, soprattutto in alta quota, il meteo può cambiare bruscamente. Un guscio leggero impermeabile e antivento è ideale per potersi riparare dalle intemperie.

Se le temperature previste sono basse, o l’escursione è ad alta quota, un piumino è d’obbligo (8) Sono leggeri, molto cadi, e si ripiegano in poco spazio.

Attrezzatura tecnica

Se l’itinerario prevede l’utilizzo di particolare attrezzatura tecnica, ovviamente è indispensabile stivarla nello zaino per poi utilizzarla nel momento opportuno. In questo libro sono proposte solo due vie ferrate dove è indispensabile l’utilizzo di caschetto (9), imbrago (10) e kit da ferrata (11)

Può far comodo

Coltellino (12), accendino (13), bastoncini telescopici (14), relazione dell’itinerario (15), occhiali da sole (16). Un piccolo coltellino multiuso può far comodo sia durante la pausa pranzo che in caso di piccole necessità.

Ricordiamo che accendere fuochi è severamente vietato! L’accendino può tornare utile quando, giunti ad un bivacco, quelli presenti non sono funzionanti, i fiammiferi sono umidi e ci si vuole preparare un brodino sul fornello a gas. Cosa gradita è poi lasciare il proprio in bivacco e smaltire portando a valle quelli non funzionanti.

Camminare con i bastoncini porta molti vantaggi. I principali sono un equilibrio e una coordinazione maggiore nei movimenti, una riduzione dello sforzo in salita, e uno sgravo di parte del peso sulle articolazioni delle gambe durante la discesa. Consigliati a chi soffre di male alle ginocchia.

Avere con sé la relazione dell’itinerario che si va a percorrere può far comodo specialmente se è la prima volta che ci si reca in un determinato posto. Si può fare una foto alla pagina del libro, oppure una fotocopia cartacea scongiura l’eventualità che si scarichi la batteria del telefono.

Gli occhiali da sole possono sembrare un gadget banale, ma non lo sono. Le lenti fanno la differenza, e ce ne sono di ogni tipo. È bene farsi consigliare da un ottico esperto. Lenti di bassa qualità possono

rovinare irrimediabilmente la vista. Gli occhiali, quindi, proteggono gli occhi anche in condizioni di forte luminosità filtrando i raggi solari, facendoci godere a pieno del paesaggio circostante. Su terreno innevato, inoltre, sono quasi d’obbligo per via del fastidioso riverbero causato dal fondo bianco.

Può tornare utile

Tutto può tornare utile! L’utilità di qualcosa è molto soggettiva. Ognuno può reputare utile quello che più gli interessa, dalla macchina fotografica con tre obbiettivi diversi, al termos per il tè caldo (17) Tenere sempre d’occhio il peso durante la preparazione dello zaino, uno zaino eccessivamente pesante ci farà fare più fatica, compromettendo addirittura la riuscita dell’escursione. Cercare di avere uno zaino che, una volta finito, non sia troppo pesante; quindi, selezionare con cura gli oggetti valutando cosa sia indispensabile e cosa si può fare a meno.

Vestiario

Il vestiario è un elemento estremamente soggettivo e variabile in base alla stagionalità e alle condizioni metereologiche. Tuttavia, possiamo seguire delle linee guida semplici ma molto utili per poter vestirci in modo adeguato nell’andare in montagna. Possiamo tenere buono il detto “vestirsi a cipolla”, sfruttando così la comodità di avere più strati di vestiti, i quali possiamo togliere o mettere a nostro piacimento. La difficoltà risiede nello scegliere quanti starti di vestiti, e quale tipologia di vestito per ogni strato.

Sostanzialmente chi è freddoloso tenderà ad avere più strati, e/o strati più pesanti, e viceversa. Il mio consiglio nei mesi più freddi è di indossare un intimo termico manica lunga, una maglietta maniche corte, un indumento che tenga il calore come un pile o una felpa, piumino, guscio antivento, guanti, berretto. L’antivento viene sostituito da una giacca pesante invernale in caso di brutto tempo e temperature particolarmente rigide. Sulle gambe scegliere un pantalone pesante e se possibile antivento. In estate basterà una maglietta smanicata, e un pile. L’antivento è comunque buona norma portarlo di scorta. Sulle gambe un pantalone lungo leggero oppure un pantaloncino. Da non sottovalutare la quota altimetrica che si raggiunge durante l’escursione. Anche in estate, le temperature possono scendere di molto in alta quota, e il meteo è molto variabile. Portare uno o due strati in più di vestiti da tenere nello zaino come scorta. Questi esempi sono puramente indicativi. Usarli per scegliere il proprio setup di abbigliamento in base alla propria persona.

Porre particolare attenzione alla qualità e manifattura dei prodotti. In commercio ci sono svariate marche, tipologie e materiali per un solo tipo di capo d’abbigliamento. Può essere scontato ma, se possibile, scegliere indumenti di buona o alta qualità. Sono quasi sempre più costosi ma la differenza con un indumento scadente si fa sentire a livello di durata nel tempo e prestazioni, specialmente in quelli invernali. Acquistare l’indumento giusto aumenta il comfort e può far risparmiare strati di vestiti essendo più performante nel tenere il calore.

È buona abitudine preparare un cambio di vestiti da tenere in auto, che servirà una volta finita l’escursione. Una volta ritornati alla macchina, avendo utilizzato tutti i cambi di vestiario che avevamo programmato e stivato nello zaino, è piacevole trovare indumenti puliti e asciutti da indossare. Inoltre, se non si è soli in auto, è gradito segno di rispetto verso gli altri passeggeri, che ringrazieranno per non dover sopportare maleodoranti vestiti sudati.

Con l’esperienza, si migliora sempre più in setup di abbigliamento adatto a sé stessi, e la logistica su cosa indossare e cosa riporre nello zaino. Da ogni escursione si impara qualcosa che migliorerà la successiva!

BIVACCHI E RIFUGI

VALCHIAVENNA, VALLE SPLUGA E VAL BREGAGLIA

Il Rifugio è una struttura di norma gestita e tenuta aperta da personale. È sempre presente un gestore che ha il compito di tenere aperta la struttura e offrire servizio di alloggio e ristorazione ai clienti. Di norma sono tutte strutture aperte solo durante il periodo estivo (salvo poche eccezioni). Informarsi riguardo i periodi di apertura prima di programmare eventuali escursioni. Tali periodi di apertura possono leggermente variare da stagione a stagione essendo fortemente influenzati dal clima e dal meteo. È possibile programmare permanenze di più notti in quanto le strutture sono provviste di tutti i servizi.

Il Bivacco è una struttura non custodita. Di solito sono piccole strutture di lamiera metallica dove al loro interno sono situati pochi posti letto e il minimo indispensabile per il pernottamento di una notte o poco più. Pensati come ricoveri di emergenza per gli escursionisti, oppure come punti di appoggio per ascese a cime alpinistiche o escursioni di più giorni a tappe. Tuttavia, in Valchiavenna, nel corso degli anni, sono stati realizzati bivacchi molto “evoluti”, offrendo un livello di comfort molto alto agli escursionisti. Strutture in muratura, isolazione termica, cucine attrezzate, numerosi posti letto, corrente elettrica da pannelli solari; sono solo parte di piccoli accorgimenti che hanno in dotazione la maggior parte dei bivacchi della Valchiavenna a servizio degli escursionisti. Anche se provvisti di molte comodità, restano pur sempre dei bivacchi, quindi usarli come tali, senza occuparli impedendo ad altri di usufruirne e soprattutto rispettando la struttura e i servizi offerti. Se si usano provviste e risorse, è bene lasciare un’offerta nell’apposita cassetta. Molti hanno anche un tariffario affisso all’interno. Lasciare un piccolo contributo economico permette di aiutare a mantenere efficiente la struttura, di solito gestita da consorzi o volontari.

Rifugio Chiavenna all’Alpe Angeloga e Lago Angeloga (© C. Raboni)

Valle dei Ratti Rifugio Frasnedo

Foppaccia, Valle dei Ratti Rifugio Chianova

Valle dei Ratti Bivacco Primalpia

Valle dei Ratti Capanna Volta

Val Codera La Locanda

Codera, Val Codera Osteria Alpina

Val Codera Rifugio Bresciadega

Val Codera Rifugio Luigi Brasca

Val Codera Bivacco Casorate Sempione

Val Arnasca (Val Codera) Bivacco Carlo Valli

Val Codera Bivacco Pedroni del Prà (ex Vaninetti) Biv.

di Ledù (Valle Darengo) Bivacco Petazzi

Alpe Notaro (Val Bodengo)

Valle Strém (Val Bodengo) Bivacco Alpe di Strém

Val Pilotera Rifugio Lavorerio

Valle della Forcola

Valcapra (Valle del Drogo) Bivacco Valcapra

Lago Nero (Valle del Drogo) Rifugio Carlo Emilio

Passo del Servizio (Valle di Portarezza) Bivacco del Servizio

Valle Sancia (Starleggia)

Cà Bianca

Valle di Starleggia Agriturismo Pizzo Quadro Albergo/Rist. 1880

Lago Grande (Val Febbraro) Bivacco del Baldiscio (in

Val Loga Bivacco Val Loga (ex Cecchini)

Montespluga Albergo della Posta

Ghiacciaio Suretta Sud Bivacco Suretta

Stuetta (Diga Montespluga)

Lago Emet Rifugio Giovanni Bertacchi

Rifugio Pasini

Rifugio Mai Tardi

Rifugio Camanin

Cabinovia Larici (Sckiarea Madesimo) Ristoro Larici

Motta Alta (Skiarea Madesimo) Baita del Sole

Alpe Angeloga (Fraciscio) Rifugio Chiavenna

Passo di Lei (Val di Cà) Bivacco Chiara e Walter

Val di Lei Baita del Capriolo

Val Schiesone (Prata Camportaccio) Rifugio Il Bondo

Uschione (Chiavenna) Rifugio Uschione

Valle Aurosina Bivacco Garzonedo

1680

sempre

sempre

sempre

sempre

sempre

sempre

Chiuso a tempo indeterminato causa frana Cengalo in Val Bondasca

INFORMAZIONI UTILI

Meteo

Per la zona della Valchiavenna, risulta essere molto affidabile l’applicazione “MeteoSwiss” per le previsioni a breve termine ed il bollettino meteorologico. Per quanto riguarda le previsioni meteo a lungo termine personalmente mi avvalgo dell’applicazione “meteoblue”.

Presidio Ospedaliero e pronto soccorso

Via della Cereria 4, 23022 Chiavenna (SO).

Centralino: tel. 0343 67 111

Pronto Soccorso: tel. 0343 67252

Direzione medica: direzionemedica.ch@asst-val.it

Numero unico per emergenza

112, è il numero unico per tutte le emergenze, attivo 24ore su 24, tutti i giorni, tutto l’anno. È possibile chiamare sia da telefono fisso che da mobile, con o senza scheda. Garantisce l’accesso ai disabili, il dialogo multilingua, la localizzazione e l’identificazione del chiamante e una gestione centralizzata delle richieste di soccorso verso: le forze di sicurezza, i Vigili del Fuoco, il Soccorso Sanitario.

Trasporti ferroviari

C’è solo una tratta ferroviaria che collega la provincia di Sondrio al resto della Lombardia. Questa parte da Milano Centrale e fa capolinea a Tirano in Valtellina. Una delle fermate è Colico, ultimo paese del lago di Como sulla sponda Lecchese. Da qui parte un’altra tratta che fa capolinea a Chiavenna. Quindi da Milano Centrale è necessario arrivare a Colico, per poi cambiare treno per arrivare a Chiavenna.

www.trenord.it

www.trenitalia.com

Trasporti bus di linea

www.stps.it

Informazioni e biglietteria Chiavenna: tel. 0343 37485

Aeroporti internazionali

Sono tre gli aeroporti internazionali in Lombardia

Milano Malpensa: www.milanomalpensa-airport.com

Milano Linate: www.milanolinate-airport.com

Bergamo Orio al Serio: www.milanbergamoairport.it

Alpe di Lendine con la neve (© C. Raboni)

RINGRAZIAMENTI

Tantissime sono state le persone che hanno creduto in questo lavoro e che mi hanno sostenuto durante tutto il suo compimento. Il ringraziamento più grande va alla mia compagna, Arianna Carlotti, la quale ha percorso quasi la totalità degli itinerari con me, fornendomi il suo supporto non solo nella pianificazione delle gite, ma anche nella stesura e revisione delle relazioni e dei testi. Grazie di cuore ai miei genitori Antonio Martinelli e Patrizia Redaelli, che oltre a seguirmi in vari itinerari, hanno sempre creduto in me spronandomi a dare il massimo, e consigliandomi saggiamente nelle situazioni più difficili. Grazie a Chiara Gervasoni e Andrea Carlotti, i quali mi hanno sostenuto, aiutato e seguito in molti itinerari durante la realizzazione di questo libro. Un ringraziamento speciale va a Claudio Raboni, Marco Torricelli, Simone Pedretti, Consorzio Turistico della Valchiavenna e molti altri, i quali hanno fornito parte del prezioso materiale fotografico. Ringrazio infine tutti gli amici e le persone incontrate lungo i sentieri, specialmente gli abitanti di questi magnifici luoghi, i quali, fornendomi molte preziose informazioni, hanno contribuito ad arricchire di contenuti questo libro.

BIBLIOGRAFIA

FONTI CARTACEE

– Giovanni Giorgetta, Il palazzo Vertemate Franchi, Lyasis edizioni, 2017 – Giovanni Galli, L’Isola, ed. Lariologo, Como 1996

– AA.VV., C’era una volta – Vecchie storie e leggende di Valtellina e Valchiavenna, Comune di Prata Camportaccio, 1992

SITOGRAFIA

www.piuroitalosvizzera.net www.paesidivaltellina.it www.raiplay.it www.wikipedia.org www.diska.it www.giardino-alpino-valcava.it www.rifugi.lombardia.it www.valchiavenna.com www.montagna.tv www.saliinvetta.org www.ecomuseovallespluga.it www.areu.lombardia.it www.trenord.it www.stps.it www.webuildvalue.com www.tvsvizzera.it www.khr.ch

Parete nord del Pizzo di Prata (© M. Torricelli) 

LETTURA DEGLI ITINERARI E LEGENDA

Gli itinerari sono stati tutti percorsi o controllati alla data di pubblicazione della guida, le informazioni e i dati riportati possono essere però soggetti a cambiamenti per fattori esterni non prevedibili e che si potrebbero verificare con il tempo e il susseguirsi delle stagioni. Eventi meteorici intensi, fenomeni di dissesto o l’intervento dell’uomo possono modificare anche radicalmente le condizioni e le caratteristiche del tracciato.

Le informazioni relative ad ogni itinerario sono così organizzate.

Fascetta orizzontale d’apertura: numero progressivo, provincia, area geografica, titolo dell’itinerario.

Fascetta verticale sinistra: provincia, area geografica, titolo dell’itinerario, numero progressivo.

Colonna verticale sinistra: contiene informazioni tecniche fondamentali per inquadrare velocemente l’itinerario.

Colonna verticale destra: contiene alcune note tecniche, la descrizione dettagliata del percorso e il profilo altimetrico.

Pagina a fronte: planimetria con le località e i waypoint attraversati.

Con i dati e le informazioni organizzate in quest’ordine, riuscirete a comprendere le caratteristiche dell’itinerario e a verificare se è adatto alle vostre aspettative, all’esperienza, al tipo d’impegno fisico e di tempo necessario per completarlo. Vi esorto a verificare sempre che quanto state per affrontare sia in linea con la vostra preparazione fisica e tecnica per evitare di trovarsi in situazioni o ambienti difficili da gestire.

NOME DELL’ITINERARIO

In genere il nome degli itinerari rispetta i toponimi del territorio e spesso indica la linea seguita (es. cresta ...) oppure una delle località toccate. In alcuni casi, specie per quanto riguarda le gite “create” dall’autore, il nome del sentiero è stato inventato dallo stesso in base a fatti storici, punti d’interesse, etc. Inoltre, in tutti i sentieri CAI, è indicato il numero di riferimento del catasto.

COLONNA VERTICALE DI SINISTRA

Difficoltà

È la capacità tecnica richiesta ad affrontare il percorso. È fortemente legata ovviamente alla difficoltà generale. Più è alta la difficoltà tecnica, più sarà richiesta una buona dimestichezza nel superare tratti impegnativi e/o esposti, tratti con catene, tratti con semplici passaggi di arrampicata oppure tratti su terreni rocciosi instabili dove è necessario procedere con cautela per non provocare cadute di sassi. Si articola su 4 valori: bassa, media, alta, molto alta.

Impegno fisico

Si tratta del livello di allenamento fisico richiesto per una persona mediamente allenata. Il parametro è strettamente legato a tre fattori in particolare: durata, distanza e dislivello. Si articola su 4 valori: basso, medio, alto, molto alto..

Bellezza

Può essere un parametro molto soggettivo. È stato comunque inserito per fornire una gratificazione generale dell’itinerario a livello paesaggistico. Si articola su 4 valori: bassa, media, alta, molto alta. .

Segnavia

Non in tutte le zone della Valchiavenna la segnaletica risulta essere ottimale. Molti sentieri non sono ben segnalati e la segnaletica è vecchia/sbiadita, a volte del tutto assente. Si articola su 4 valori: assente, scarsa, buona, ottima. Per itinerari che presentano un valore non ottimale si consiglia di studiare bene il territorio e di avvalersi di un dispositivo GPS.

Quota di partenza

Semplicemente l’altitudine del punto di partenza dell’itinerario. Generalmente da dove si inizia a camminare. Nella maggior parte degli itinerari corrisponde al parcheggio dell’auto. È espressa in metri sul livello del mare.

Quota massima

È l’altitudine massima raggiunta espressa in metri sul livello del mare. È un dato importante per poter ricavare molte informazioni circa le possibili condizioni sul percorso, soprattutto riguardo il clima. Confrontato con la quota dello zero termico, è possibile avere un’idea della temperatura, del vento, oppure prevedere eventuali precipitazioni nevose.

Dislivello positivo

La somma totale di tutti i metri di salita intrapresi durante il percorso, compresi quelli dei sali-scendi. Per questo motivo il dato a volte è superiore della differenza matematica tra la quota di partenza e la quota massima raggiunta. Per fornire questo valore il più accurato possibile, si è tenuto conto dei dati forniti dal dispositivo GPS usato per il tracciamento degli itinerari, confrontandoli alle quote altimetriche reali della carta topografica. L’interpolazione di questi valori fornisce il valore finale, sempre comunque arrotondato.

Distanza

Chilometri totali del percorso dalla partenza all’arrivo. Per gli itinerari non ad anello, con rientro per il medesimo tracciato di salita, la lunghezza espressa è sempre quella totale di andata e ritorno. Il dato è stato rilevato mediante l’uso di un dispositivo GPS. Questo valore, anche se abbastanza preciso, può contenere un errore fino al 10% a seconda del dispositivo GPS usato e dal software per l’elaborazione dei dati.

Tempo di percorrenza

Tempo totale necessario per completare l’escursione. Questo valore può essere molto soggettivo, quindi è complicato proporre un tempo di percorrenza che sia adatto a chiunque. Il dato riportato è quindi da reputare puramente indicativo. È un valore medio, rapportato al tipo di itinerario, che rispecchia la maggior parte delle persone mediamente allenate. Per esempio, in caso di bambini al seguito, ipotizzare tempi maggiori di quelli proposti, e per escursioni particolarmente lunghe e impegnative si è tenuto conto di una prestanza finisca maggiore e di una migliore dimestichezza nell’andare in montagna. Inoltre, nel dato riportato, sono escluse eventuali soste o pause pic-nic. Per gli itinerari non ad anello, con rientro per il medesimo tracciato di salita, il tempo di percorrenza espresso è sempre quello totale di andata e ritorno.

Pericolosità

Indica la pericolosità dell’itinerario a prescindere da impegno fisico o difficoltà tecniche. Un itinerario può essere considerato pericoloso per vari motivi, ma generalmente è il rischio e la possibilità di riportare un infortunio più o meno grave in caso di errore o caduta in determinati tratti del percorso. Si articola su 4 valori: basso, medio, alto, molto alto.

Fonti d’acqua

Punti di approvvigionamento idrico. Tenere in considerazione che in molte località, pur essendoci fontane o sorgenti, è facile trovarle chiuse o non accessibili, soprattutto durante il periodo invernale.

Rifugi o bivacchi

Indicazione di rifugi, bivacchi o punti ristoro incontrati durante l’itinerario in oggetto. Generalmente non sono indicati bar o ristoranti nei paesi, a meno che non siano ritenuti di particolare interesse.

Cani al seguito

Parametro molto utile per chi programma un’escursione con un cane al seguito. Si tratta dell’agilità e della prestanza fisica che il cane deve avere. Si articola su 4 valori: (1)bassa, (2)media, (3)alta, (4)molto alta. Se tutte 4 le stelle risultano spente, l’itinerario non è idoneo per essere completato da un cane, ed è quindi fortemente sconsigliato portarlo al seguito.

Periodo di fruibilità

Il grafico colorato permette facilmente di valutare il periodo dell’anno ideale per percorre l’itinerario. In rosso sono evidenziati i mesi dell’anno durante i quali non è possibile percorrerlo. In verde i mesi durante i quali è consigliato percorrerlo. In giallo sono evidenziati i mesi dell’anno dove è possibile percorrere l’itinerario ma è fortemente probabile trovare impedimenti e non portare a termine l’escursione, a causa per esempio di nevicate precoci, o di neve abbondante residua della stagione invernale.

QR-code parcheggio auto

Sono riportate le coordinate geografiche del luogo dove si parcheggia l’auto per poi iniziare la gita. Dato utile da usare abbinato ad un dispositivo di navigazione (come “Maps” di Google)..

COLONNA VERTICALE DI DESTRA

Testo principale

Caratteristiche generali dell’itinerario

Breve descrizione e nota introduttiva alle caratteristiche generali dell’itinerario.

Descrizione

Relazione completa dell’itinerario

Profilo altimetrico

Indica in modo rapido le pendenze positive e ne gative che presenta l’itinerario.

PAGINA A FRONTE

Mappa

Permette di visualizzare lo sviluppo del percorso con l’indicazione dei punti di riferimento principali per l’orientamento, i waypoints che troverete nella descrizione e le località principali toccate dall’itinerario. La macchina fotografica indica un punto panoramico di particolare bellezza dove consiglio una sosta. Nei files GPX che potrete scaricare registrando la Guida con il codice univoco troverete tutti i waypoint e gli spot fotografici.

CLASSIFICAZIONE DEI PERCORSI IN BASE ALLA DIFFICOLTÀ

T

E

EE

EEA

T = turistico

Itinerario su strada, mulattiera o sentiero evidente e ben marcato, elementare equipaggiamento da gita o rifugi. Richiedono una certa conoscenza dell’ambiente montano e una preparazione fisica alla camminata.

E = escursionistico

Itinerari più lunghi e non sempre su sentieri evidenti. Possono comprendere tratti senza traccia o zone rocciose più ripide, con passaggi in genere non esposti. È richiesto equipaggiamento adeguato da montagna.

EE = per escursionisti esperti

Itinerari che possono richiedere anche una facile arrampicata su roccia con problemi di esposizione, attraversamento di nevai e in genere attraversamento di zone impervie. Equipaggiamento adeguato anche alla sicurezza individuale.

EEA = per escursionisti esperti con attrezzatura

Itinerari su vie ferrate o percorsi alpinistici attrezzati, dove è necessario l’uso di attrezzatura per l’autoassicurazione e l’eventuale assicurazione reciproca.

F ATTENZIONE: Qualsiasi difficoltà alpinistica è da considerare superiore a quelle escursionistiche

F = Facile, non presenta particolari difficoltà

È il grado più semplice dell’arrampicata, si deve saper scegliere l’appoggio per i piedi e spesso è necessario utilizzare le mani per mantenere l’equilibrio; si possono incontrare passaggi di I e II grado e la progressione potrebbe essere non facile per chi soffre di vertigini.

PD PD = Poco difficile, presenta qualche difficoltà alpinistica su roccia

I singoli passaggi su roccia possono arrivare fino al III grado e spesso è necessaria la progressione alpinistica. Si deve muovere un arto alla volta e l’uso delle mani è continuo su buone prese ed appigli.

Prati in fiore a Casaccia, Val Bregalia (© A. Gervasoni) 

VALCHIAVENNA

In quest’area sono presenti gli itinerari dal n. 01 al n. 32 e si estende dalla fine del lago di Como, fino all’abitato di Chiavenna, incluse tutte le relative valli laterali. Le vallate laterali di maggior interesse sono la Val Codera, la Val Bodengo, la Valle dei Ratti, la Valle della Forcola, la Val Sciesone e la Val Mengasca.

Comprende i comuni di Verceia, Novate Mezzola, Samolaco, Prata Camportaccio, Gordona, Mese e Chiavenna.

La parte bassa della Valchiavenna, è costituita dalla riserva naturale Pian di Spagna lago di Mezzola. È stata istituita nel 1983, ed è una vasta area particolarmente idonea alla sosta e nidificazione dell’avifauna migratoria. Inoltre, sono presenti diversi habitat e specie sia animali sia vegetali, di interesse comunitario, la cui fruizione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità.

01. Monte Berlinghera

02. Sasso Canale

03. Monte Brusada

04. Tracciolino

05. Anello di Frasnedo

06. Anello bivacco Primalpia, capanna Volta

07. Pizzo Ligoncio

08. San Giorgio di Cola

09. Codera

10. Bivacco Valli

11. San Fedelino

12. Anello di Paiedo

13. Alpe Manco

14. Motta dell’Orso

15. Torre di Segname

16. Anello di Sorboggia

17. Anello Alpe Campo, Alpe Borlasca

18. Pizzo Rabbi

19. Anello del Notaro

20. Grande anello val Bodengo, val Pilotera

21. Ponte Segreto

22. Anello Pilotera-Pesciadello

23. Anello del bivacco Forcola

24. Pizzaccio

25. Anello Buglio Calones

26. Ferrata Gianni Succetti

27. Pratella di Prata

28. Croce di Matra

29. Quattro passi sopra Chiavenna

30. Marmitte dei giganti

31. Lago del Grillo

32. Ferrata Pietro Biasini al sench di Dalò

Veduta della Valchiavenna da sopra l’Alpe Cermine (© C. Raboni)

MONTE BERLINGHERA

difficoltà

impegno fisico

ÙÙÙÙ

bellezza

ÙÙÙÙ

segnavia

quota di partenza

quota massima

ÙÙÙÙ 1205m 1930m 725m

dislivello positivo

7,2 km

distanza

E 4h

tempo di percorrenza

pericolosità

CARATTERISTICHE. Escursione semplice alla portata di molti. Mai troppo ripida, tranne gli ultimi 200m di dislivello. Dalla cima si domina il Lago di Como e la Bassa Valtellina. Il panorama è tra i più belli di tutta la valle.

ACCESSO STRADALE. Raggiungere il paese di Gera Lario, quindi seguire le indicazioni per Montemezzo e imboccare la strada comunale che sale ai monti. Giunti al tornante prima del paese di Montemezzo, tenere la destra e seguire per Bugiallo. Continuare a salire, raggiungendo la località Fordeccia dove si trova la Baita dal Vikingo, ottimo punto di ristoro e uno dei più invidiai punti panoramici sul lago di Como e la Valtellina. Proseguire ancora 2Km fino alla fine della strada asfaltata in località San Bartolomeo, dove è presente l’omonima chiesa e il parcheggio.

DESCRIZIONE ITINERARIO.

San Bartolomeo, Alpe di Mezzo

fonti d’acqua

Baita dal Vikingo

rifugi o bivacchi

ÙÙÙÙ ÙÙÙÙ

cani al seguito

Di fronte alla chiesa è presente una fontana con un palo e cartelli segnaletici. Seguire quindi il sentiero che parte da qui seguendo le indicazioni per Alpe di Mezzo. Il sentiero attraversa la pineta, congiungendosi poi alla strada carrozzabile, che seguendola ci conduce all’alpeggio (1). Qui possiamo vedere di fronte a noi la Bocchetta di Chiaro caratterizzata da un grosso traliccio dell’alta tensione al centro. Dirigersi verso la bocchetta, sempre sulla strada carrozzabile, fino ad un incrocio con cartello. Andare a destra e, dopo circa 100m imboccare il sentiero a sinistra che sale verso la Bocchetta di Chiaro. Raggiunta la bocchetta (2), andare a destra per la traccia di sentiero che conduce alla cima del Monte Berlinghera. Dalla bocchetta il sentiero sale prima stando sul lato sinistro della cresta, e dopo un tratto tra le piante esce sulla sommità della grande spalla in corrispondenza di una croce di legno. Qui proseguire sempre verso la cima (3) che si raggiunge in pochi minuti su comodo sentiero. La discesa è per il medesimo itinerario di salita.

Bocchetta Chiaro 1666
San Bartolomeo
1930 Monte Berlinghera
Baita dal Vikingo

DESCRIZIONE ITINERARIO.

Dal parcheggio continuare a piedi sulla strada sterrata ignorando un sentiero che si stacca sulla destra. Arrivati al primo tornante, abbandonare la strada sterrata, quindi imboccare il sentiero che si stacca dritto e sale dolcemente per la valle dei Garzelli. Il sentiero è ben marcato e conduce al pascolo dei Garzelli (1). Qui è presente una fontana con tavolo in legno. Proseguire ora sul medesimo sentiero che piega leggermente a sinistra puntando delle pareti rocciose. Il sentiero si fa più stretto ma la traccia è ben visibile. Si passa alla base della parete lasciando più a valle la baita dell’alpe. Da qui in poi il sentiero diventa ripido guadagnando quota rapidamente. Senza mai abbandonare la traccia si sale sempre sul versante destro orografico della valle raggiungendo in fine l’Alpe Campo (2) in circa 2 ore di cammino. È consigliabile fare il pieno di acqua alla fontana prima di proseguire. Dalla fontana andare dritti, seguendo le indicazioni per bocchetta di Ledù (o bocchetta del cannone). Passare le baite e raggiungere un ponticello, oltrepassarlo e raggiungere una piccola briglia in un torrentello quasi sempre in secca. Attraversarla e continuare sulla traccia che continua per un breve tratto nel pascolo per poi piegare a sinistra e iniziare a risalire la sponda del grande dosso alla nostra destra. La traccia non è sempre ben visibile ma sono presenti numerosi segni di vernice che aiutano a mantenere il percorso corretto. Si giunge così ad un palo con cartelli segnaletici in località Avert (3). Qui troviamo un masso con dipinte indicazioni. Continuare sempre a salire dritti per la bocchetta di Ledù, puntando oramai l’evidente canalino detritico di fronte. Sono presenti sempre segni di vernice bianco e rossi che permettono di individuare il percorso migliore, anche nel canale che porta alla bocchetta. Pre-

stare massima attenzione a non smuovere sassi durante il transito nel canale sia in salita che in discesa. Alla sommità del canale si arriva quindi alla bocchetta del Ledù (4). Qui la vista è bellissima sul lago Ledù sottostante (detto anche orecchia del lago di Como) e sul lago di Como in lontananza. Sulla nostra destra c’è il Pizzo Rabbi, alla sinistra il Motto di Campo. È consigliata una visita al bivacco Petazzi prima dell’ascesa al Rabbi per godersi il magnifico posto in cui ci si trova e osservare l’ultimo tratto di salita al Rabbi, che dalla bocchetta non si riesce a vedere. Quindi dalla bocchetta proseguire per il sentiero che, in leggera discesa, compie un semicerchio verso destra aggirando il lago per giungere al Bivacco Petazzi (5) posto sulla sua sponda meridionale. Guardando verso Nord si può osservare il Pizzo Rabbi alla sinistra della bocchetta. Ritornare per il medesimo sentiero verso la bocchetta, ma poco prima, salire a sinistra lo scivolo erboso con roccette alla sommità che porta all’ampio crestone. Quindi risalirlo senza percorso obbligato fino all’omino di vetta (6). Da quando si lascia il sentiero per risalire lo scivolo erboso, non sono più presenti né indicazioni né tracce da seguire. Solo qualche ometto sporadico sull’ampio crestone. Prestare la massima attenzione! La discesa è per il medesimo itinerario di salita.

NOTE. È possibile, in discesa, dopo aver raggiunto l’Alpe Campo, seguire le indicazioni dell’itinerario “Anello Alpe Campo, Alpe Borlasca”, per così concludere la gita compiendo un giro ad anello. In questo caso il tempo di percorrenza si allunga di 1ora e 30 minuti risultando in totale di 8ore e 30minuti, incrementando anche l’impegno fisico. Consigliato solo a chi possiede un buon allenamento.

Pizzo Rabbi. Sullo sfondo il Lago di Como (© A. Martinelli) 
Sullo sfondo da destra a sinistra il Pizzo Rabbi, Dosso di Campo e Pizzo Ledù (© A. Martinelli)
Sul sentiero nei pressi del Passo d’Avero (© A. Martinelli)

ANELLO VIZIOLA-ALPE SERVIZIO

difficoltà

impegno fisico

ÙÙÙÙ

bellezza

segnavia

quota di partenza

quota massima

ÙÙÙÙ 1063m 2220m 1157m

dislivello positivo

10,7 km

distanza

5h30’

tempo di percorrenza

ÙÙÙÙ

pericolosità

Alpe Servizio

fonti d’acqua

Nessuno

rifugi o bivacchi

cani al seguito

CARATTERISTICHE. Bel giro ad anello sulla sponda orografica destra della Valle Spluga che partendo da Campodolcino in località Portarezza, tocca gli alpeggi di Servizio e Viziola passando dalla sommità del Bel Motto. Il sentiero è quasi sempre ben visibile e segnato con vernice bianco e rossa. Tuttavia, lo stato della segnaletica è dato pessimo in quanto il primo tratto di discesa da dopo il Bel Motto verso l’Alpe Viziola, è privo di segnaletica. Sono presenti solo radi omini di pietra ed è facile non vedere il bivio oppure perdersi nello scendere questo breve tratto. Prestare massima attenzione!

ACCESSO STRADALE. Dalla Valtellina o dal Lago di Como, prendere verso Chiavenna sulla SS36. Quindi, da Chiavenna seguire le indicazioni per il Passo dello Spluga iniziando a salire per la Valle Spluga sempre sulla SS36. Oltrepassato il paese di Cimaganda, si giunge al paese di Campodolcino. Qui si costeggia il lago per poi quasi alla fine di esso svoltare a sinistra seguendo le indicazioni Portarezza. Passare il ponte per raggiungere la sponda opposta e girare a sinistra. Poco avanti parcheggiare nell’ampio parcheggio sterrato di fronte alla piccola chiesa.

DESCRIZIONE ITINERARIO. Dal parcehggio, ritornare indietro sulla strada asfaltata fino al ponte sul fiume. Qui tenere la sinistra per rimanere sul lato destro orografico e continuare su asfalto. Poco dopo si incontra un cartello segnaletico sulla sinistra. Quindi andare a sinistra su strada cementata. Ancora dopo pochi metri si trova un altro cartello segnaletico. Piegare a destra su sentiero sterrato abbandonando la strada cementata seguendo le indicazioni per Alpe Servizio. Il sentiero è ben marcato in terra e segnato con radi segni di vernice bianco e rossa. Si snoda in un bel bosco di conifere prendendo rapidamente quota. Circa a quota 1566m, si raggiunge la località Servizio (1) con numerose baite in rovina in mezzo ad un ampio pascolo. Il sentiero passa in mezzo ai ruderi delle baite oltrepassandole per continuare risalendo il prato soprastante. Raggiunto il limite del bosco superiore, il sentiero prosegue sempre ben marcato in terra continuando a salire nel bosco.

Motto
2722  Pizzo Truzzo 2467
Pizzo Camoscie
 2375 Monte Tignoso
Vho
Passo dell’Alpigia
2370
Alpe Preda
Alpe Cusone

Circa a quota 1860m si passa a destra di una caratteristica baita costruita su un affioramento roccioso di fianco ad un crepaccio. Continuare sempre sul medesimo sentiero arrivando all’ampio pianoro erboso dell’Alpe Servizio circa 100m di dislivello più in alto. Raggiungere quindi le omonime baite ben visibili in fondo al pianoro (2). Da qui girare a sinistra seguendo le indicazioni per Passo Alpigia. Quindi seguire una traccia ben marcata con segni di vernice bianco e rossi che segue il greto di un torrente spesso in secca verso valle per poi piegare presto a destra risalendo un pendio ricco di rododendri. Alla sommità del pendio si incrocia un sentiero in un tratto pianeggiante. Quindi andare a sinistra. Seguire sempre la traccia ben marcata in terra e segnata con vernice bianco e rossa fino a raggiungere la sommità del Bel Motto (3). Proseguire ancora in salita e, circa a quota 2220m, si trova una pietra dipinta con due frecce rosse. Poco più avanti prestare attenzione ad individuare degli omini di pietra sulla sinistra. Qui iniziare a scendere a sinistra per il prato, seguendo gli omini per tenere il percorso migliore. In questo tratto è facile perdersi in quanto non ci sono segni di vernice e gli omini

sono molto pochi e poco visibili. Dopo aver perso circa 100m di dislivello si iniziano a vedere i primi segni di vernice molto sbiaditi su qualche sasso affiorante, e a tratti un’esile traccia di sentiero. Quindi sempre con molta attenzione si seguono fino a vedere in lontananza, dall’alto, le baite dell’Alpe Viziola. La si raggiunge cercando di seguire i radi segni di vernice bianco e rossi (4). Da qui in poi il sentiero si fa ben marcato in terra e molto più facile da seguire. Dalle baite proseguire in discesa per il prato raggiungendo presto altre due baite isolate e successivamente entrando nel bosco. Seguire sempre l’unica traccia di sentiero che scendendo nel bosco, porca alla sommità dei grossi prati sopra Prestone di Campodolcino. Quindi, sempre sullo stesso sentiero, scendere per il pratone fino ad intersecate una strada sterrata. Questa è la Via Spluga, che, prendendo a sinistra, in pochi minuti riporta all’auto.

NOTE. È fortemente consigliato intraprendere l’itinerario con l’utilizzo di un dispositivo di navigazione GPS con il quale poter seguire la traccia fornita da questa guida.

Alpe del Servizio (© A. Carlotti) 
Tratto di sentiero poco evidente scendendo verso l’Alpe Viziola (© A. Martinelli)

PIZZO FERR È

difficoltà

impegno fisico

bellezza

segnavia

ÙÙÙÙ

ÙÙÙÙ

quota di partenza

quota massima

ÙÙÙÙ 1910m 3103m 1330m

dislivello positivo

15,2 km

distanza

EE - F 8h

tempo di percorrenza

ÙÙÙÙ

pericolosità

Montespluga

fonti d’acqua

Bivacco Val Loga (ex Cecchini)

rifugi o bivacchi

cani al seguito

CARATTERISTICHE. Ascesa ad una delle cime più alte e belle della Valchiavenna, sia dal punto di vista paesaggistico che alpinistico. Da Montespluga, si risale la Val Loga fino a raggiungere l’omonimo bivacco, e si prosegue verso il ghiacciaio del Ferrè. Quest’ultimo lo si aggira con un grande semicerchio verso destra, raggiungendo la cresta finale dove con semplici passaggi di arrampicata tra grandi blocchi di pietra si raggiunge la vetta.

ACCESSO STRADALE. Tramite la SS36 arrivare all’abitato di Montespluga, quindi, di fronte all’albergo della Posta, prendere la stradina a sinistra e parcheggiare nel parcheggio di fronte al lago dove c’è un parchetto giochi per bambini.

DESCRIZIONE ITINERARIO.

Dal parcheggio, incamminarsi su strada sterrata verso la Val Loga. Passate le prime baite si trova subito sulla destra una fontana dove è bene fare il pieno d’acqua. Continuare sempre sulla strada sterrata, raggiungere un altro parcheggio, e continuare raggiungendo il ponte sul torrente. Attraversarlo e piegare a destra su sentiero. Qui indicazioni segnalano per Bivacco Val Loga (Ex Cecchini), e Pizzo Ferrè. Seguire sempre il ben marcato sentiero che risale la Val Loga restando sul fondovalle. Radi segni di vernice sbiaditi si trovano lungo il percorso. Dopo circa 2Km dal ponte oltrepassato in precedenza, il sentiero piega a sinistra iniziando a salire per il versante destro orografico della valle. Non abbandonare mai la traccia molto evidente e segata con vernice bianco e rossa fino a raggiungere il Bivacco Val Loga (1) in cima al crinale che divide la Val Loga dalla Valle Schisarolo. Anche se l’ascesa è normalmente compiuta in giornata, il bivacco fornisce un ottimo punto di appoggio. Da dietro il bivacco, parte il sentiero per il Ferrè segnalato con vernice bianca e blu. La tracia non è sempre visibile e, su tratti rocciosi è necessario seguire solo i segni di vernice. Il sentiero compie un grande semicerchio e porta in prossimità del ghiacciaio. Qui, dopo un lungo taglione in discesa, prestare attenzione ad individuare i segni di vernice su una grande sasso avanti sulla destra. Non scendere sul ghiacciaio, in quanto il percorso lo aggira sulla destra.

Da qui in poi è consigliato l’uso del caschetto in quanto è molto facile smuovere sassi che potrebbero rotolare e colpire la persona sottostante. Individuata quindi la giusta via, seguendo i segni di vernice e ometti, seguendo il percorso più logico, si risale l’ampio canale giungendo in prossimità della Sella del Ferrè (2). Ora continuare verso sinistra sull’ampia cresta. Proseguendo i segni di vernice scompaiono, si seguono quindi solo gli omini in pietra. Questi portano ad aggirare l’enorme spuntone della Cresta Nord Ovest sulla destra perdendo leggermente quota. Per poi risalire alla successiva selletta sotto la breve cresta finale. Prestare molta attenzione in quanto in prossimità della sella dei Piani gli ometti spariscono e bisogna risalire verso sinistra il franoso pendio detritico con particolare attenzione a non smuovere sassi. Di sicuro il tratto più disagevole dell’itinerario (3). Quindi, dalla selletta, proseguire verso destra arrampicando la facile ma esposta cresta fino alla croce di vetta del Pizzo Ferrè (4). La Cresta non presenta grosse difficoltà, l’arram-

picata prevede passi di II° tra grossi massi. Non particolarmente adatto per chi soffre di vertigini a causa dell’esposizione notevole. Il rientro è per il medesimo itinerario di salita.

NOTE. A seguito di inverni particolarmente nevosi, è consigliato pianificare l’ascesa da metà luglio in poi.

Per chi volesse compiere un giro ad anello, è possibile, dal bivacco, scendere in Val Schisarolo, seguendo le indicazioni dell’itinerario “Anello del Cardinello”. In questo caso in tempo complessivo per portare a termine l’itinerario è di 9ore.

Può essere considerata una delle gite ideali per l’iniziazione all’alpinismo. Non sono necessarie attrezzature alpinistiche, anche se è fortemente consigliato rivolgersi ad una guida alpina in caso non si avesse abbastanza esperienza. Se durante l’ascesa si è soli e/o non ci si sentisse a proprio agio e in sicurezza, è sempre buona norma rinunciare e tornare indietro.

Passaggi esposti tra roccette nell’ultimo tratto di salita (© R. Comero) 
In vetta al Pizzo Ferrè (© A. Martinelli)
Il Pizzo Ferrè sovrasta il piccolo bivacco Val Loga (© C. Raboni)

DESCRIZIONE ITINERARIO.

Dal parcheggio continuare dritti sbucando subito sui prati dell’Alpe. Qui il sentiero si perde nell’erba alta, quindi puntare un palo con cartelli segnaletici in mezzo al prato. Qui andare a destra per Tabiadascio. In pochi minuti si raggiunge Tabiadascio (1). In corrispondenza di un palo con segnaletica, svoltare a sinistra seguendo le indicazioni per la Bocchetta della Teggiola. Il sentiero si snoda in un bel bosco di abeti, è ben marcato e segnato con vernice bianco e rossa. Si raggiunge così la località Foppate (2). Puntare all’agglomerato di baite. Qui si trova un fontanone dove è bene fare il pieno d’acqua, oltrepassare poi le baite e risalire il pratone retrostante fino al limitare del bosco. In corrispondenza di un palo verniciato di rosso svoltare a sinistra per prendere una traccia che entra nel bosco. Il sentiero inizia a salire più ripido portandosi verso il centro della vallata. Seguire sempre la traccia che si fa via via sempre più ripida per oltrepassare il gradino glaciale e raggiungerne la sommità. Qui il sentiero piega a sinistra. Continuare sulla pietraia seguendo i segni di vernice che portano all’imbocco del canale della Teggiola in corrispondenza di un grande sasso con segnaletica dipinta. Qui si uniscono il sentiero appena percorso con quello che sale dal versante svizzero. Iniziare a risalire il canale prestando molta attenzione a non smuovere sassi instabili che potrebbero colpire un’eventuale persona sottostante. Raggiunta la bocchetta della Teggiola (3), seguire il sentiero che scende in Val Codera in direzione del rifugio Brasca. Si scende per traccia di sentiero e ganda, sempre segnata con segni di vernice bianco e rossi. Si giunge dopo circa 30 minuti ad un bivio segnalato con vernice sbiadita su un sasso. Andare a destra, continuando a scendere. Seguire sempre la traccia di sentiero e i segni di vernice. Si scende per un tratto in un greto di un torrente, per poi riattraversare un corso d’acqua ed arrivare all’Alpe Sivigia (4) Proseguire in discesa sempre sulla medesima traccia arrivando di fronte al profondo alveo del torrente Valle Valloni (5). Le pareti sono molto friabili, e non molti anni fa sono state soggette a frane. In questo punto il sentiero scende parallelo al torrente, per poi attraversarlo grazie ad un nuovo tratto di sentiero che ha sostitui-

Risalendo il canale detritico per la Bocchetta della Teggiola (© A. Martinelli)

to il precedente a seguito della frana. Risalire l’argine opposto e continuare ora a scendere su traccia più marcata. Il sentiero presto inizia a scendere ripido arrivando in fondovalle ad attraversare il greto di un torrente dove anche qui è ben visibile una frana recente che ha coinvolto una parete rocciosa sovrastante. Da qui in avanti, il sentiero prosegue costeggiando l’ampio greto del torrente Codera. A tratti il sentiero lo costeggia, in altri è direttamente al suo interno. Tuttavia, seguendo i segni di vernice, e la traccia di sentiero, si raggiunge senza difficoltà la località Coeder (6), dove è situato il rifugio Luigi Brasca (7). Qui è possibile pernottare in caso si

organizzi l’escursione in due giorni. Continuare in discesa su ampia strada sterrata senza possibilità di errore, arrivando all’abitato di Bresciadega (8), dove è situato l’omonimo rifugio, anch’esso ottimo punto di appoggio. Continuare a scendere sempre su strada sterrata in discesa, oltrepassare la località Stoppadura (9), dove sono presenti una manciata di baite e l’ultima fontana per l’approvvigionamento di acqua. Senza possibilità di errore, continuare a scendere sulla medesima strada sterrata fino ad arrivare a Codera (10). Qui sono presenti l’Osteria Alpina e La Locanda, dove mangiare o fare una breve sosta prima di effettuare l’ultimo tratto di

Scendendo dalla Bocchetta della Teggiola verso la Val Codera (© A. Martinelli) 

discesa. Oltrepassare quindi l’abitato, e iniziare a scendere su sentiero. Si inizia a perdere quota fino ad arrivare in corrispondenza di alcuni paravalanghe in cemento, i quali creano una galleria sul sentiero. Da qui si prosegue in piano per poi oltrepassare un tratto in salita. Si guadagnano circa 60 metri di dislivello, per successivamente iniziare nuovamente a scendere, arrivando a Novate Mezzola dove avevamo lasciato in precedenza la prima auto che servirà ora per andare a recuperare l’altra autovettura parcheggiata a Monte Laghetti. Tenere presente che è necessario pagare il ticket per il transito sulla strada dei monti di Villa anche per questa macchina.

NOTE. Escursione fattibile in giornata, anche se molto lunga. Per chi volesse invece spezzare la traversata in due giorni, è consigliato pernottare al rifugio Luigi Brasca. Il secondo giorno, prima di continuare la discesa, è possibile abbinare alla gita anche la salita al bivacco Valli, situato a ridosso di un grosso masso in valle Arnasca al di sopra di due cascate, ben visibile dal rifugio, guardando in direzione Sud.

Attraversamento del torrente Valle Valloni (© A. Carlotti) 

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