TOSCANA Pareti

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RAFFAELE GIANNETTI

TOSCANA

Pareti

221 vie classiche e moderne tra le Apuane e l’Argentario

EDIZIONI VERSANTE SUD | COLLANA LUOGHI VERTICALI | CLIMBING

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Prima edizione Giugno 2021 ISBN 978 88 55470 377 Copyright © 2018 VERSANTE SUD – Milano, via Longhi, 10. Tel. +39 02 7490163 www.versantesud.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina

Patrizio Buricchi, Nona sinfonia. © Roberto Milazzo

Testi

Raffaele Giannetti

Disegni

Chiara Benedetto

Cartine

Tommaso Bacciocchi. © Mapbox, © Open Street Map

Simbologia

Tommaso Bacciocchi

Impaginazione

Enrico Caroli

Stampa

Press Grafica s.r.l. – Gravellona Toce (VB), Italia

Ringraziamenti

Km ZERO

da autori Guida fattae sviluppano che vivonmo picata sul l’arra torio terri

È una guida a KM ZERO!

Cosa significa? Che è più sana e ha più sapore, perché fatta da arrampicatori locali. Come i pomodori a Km 0? Certo! E la genuinità non è un’opinione. Gli autori locali fanno bene a chi scala: – hanno le notizie più fresche e più aggiornate; – non rifilano solo gli spot più commerciali; – reinvestono il ricavato in nuove falesie. Gli autori locali fanno bene al territorio: – pubblicano col buonsenso di chi ama il proprio territorio; – sono attenti a promuovere tutte le località; – sono in rete con la realtà locale. E infine la cosa più importante:

sulle loro rocce, c’è un pezzetto del loro cuore

Quest'opera è stata possibile grazie al lavoro iniziato dai compianti Recchia e Franceschini, dei quali l'editore mi ha passato il testimone. Si deve a loro l'idea di questo volume ed è dalla loro edizione che sono ripartito per aggiornare, aggiungere e correggere. Per questa edizione devo ringraziare in primis Gregorio Pedrini e Federico Lazzini, per l’enorme aiuto nel reperire informazioni, visitare i luoghi, per le vie e le foto fatte assieme. Devo ringraziare inoltre Enrico Tomasin per i suoi appunti e relazioni, Claudio Bacci per l’enorme sostegno nella revisione del Procinto, Alberto Benassi, Emanuele Stefanelli e Giampietro Lucchetti per le numerose relazioni e il materiale fotografico. E grazie a tutti i non citati, che nel loro piccolo mi hanno aiutato a completare questa guida.

Nota

L’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi la pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiornate in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.


Km ZERO Guida fatta da autori che vivono e sviluppano l’arrampicata sul territorio

Il 2% del ricavato di questa guida viene reinvestito in materiale per attrezzare vie e falesie

RAFFAELE GIANNETTI

TOSCANA Pareti 221 vie classiche e moderne tra le Apuane e l'Argentario

EDIZIONI VERSANTE SUD


Sommario Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Mappa generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Simbologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Scale difficoltà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Introduzione storica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Punti di appoggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 Disegni aree . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

APUANE SETTENTRIONALI . . . . . . . . . . . . . 24

01. Pizzo d'Uccello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02. Torri di Monzone . . . . . . . . . . . . . . . . . . 03. Costiera di Capradossa . . . . . . . . . . . . 04. Garnerone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 05. Monte Cavallo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

26 54 68 72 80

CARRARA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84

06. Monte Pesaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86 07. Pennone di Pratazzolo . . . . . . . . . . . . . 90

MASSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92

08. 09. 10. 11. 12. 13.

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Zucco delle Marzoline . . . . . . . . . . . . . 94 Monte Antona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98 Monte Tecchia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 Monte Campaccio . . . . . . . . . . . . . . . . 102 Pizzone degli Alberghi . . . . . . . . . . . . 106 Monte Altissimo . . . . . . . . . . . . . . . . . 110

ALTA VERSILIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114

14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21.

Monte Alto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Matanna . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Nona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Procinto . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Croce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Forato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pania della Croce . . . . . . . . . . . . . . . . Monte Corchia . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

116 120 124 128 142 148 152 156

GARFAGNANA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 170

22. Monte Rovaio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23. Sassorosso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24. Roccandagia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25. Pania Secca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

172 178 186 190

TOSCANA MERIDIONALE . . . . . . . . . . . . . . 202

26. Capo D’uomo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204


23

03 02

01 04

05

12 07

06

24

08

09 11

22 10

13 25 21

20 19

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Pizzo d'Uccello - Parete Sud, Manuela Ricciardi, Heidy (© Marco D'Amato) ↑

INTRODUZIONE

A tutti, al pensiero della Toscana, vengono in mente le città d'arte, le colline del Chianti, il mare e le isole del suo arcipelago. Ma, se si parla di arrampicata multipitch, non si può far altro che pensare alle Alpi Apuane dove si trovano la maggior parte degli itinerari classici e moderni, alcuni immersi nella natura incontaminata, altri incastonati tra la devastazione delle cave di marmo bianco.

Dai 1000 metri della nord del Pizzo d’Uccello, alle più moderne vie sul Procinto, fino ai gradi elevati dell’imponente parete del Nona; In questo viaggio tra montagna e mare arriveremo a visitare le vie a picco sul blu dell'Argentario, per un'esplorazione da nord a sud dell'arrampicata Toscana.

Valutazione della bellezza Ù Via sconsigliata, idea da abbandonare ÙÙ Via discreta, per chi ha già fatto tutto ÙÙÙ Via bella, da ripetere ÙÙÙÙ Via stupenda, consigliata ÙÙÙÙÙ Via meravigliosa, da non perdere assolutamente

SEGNALI INTERNAZIONALI DI SOCCORSO TERRA-ARIA RIVOLTI A ELICOTTERI E AEREI OCCORRE SOCCORSO Segnali terra-aria

Razzo o luce rossa

Yes – sì

Segnali terra-aria

No – no Tessuto rosso quadrato teso Quadrato rosso di 100x100cm. Cerchio centrale rosso di 60cm di diametro. Corona bianca di 15cm

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NON OCCORRE SOCCORSO


PROTEGGIBILITÀ S1

Spittatura normale, come quella utilizzata in falesia. Distanza mai superiore ai 3-4m tra uno spit e l’altro. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

R1

Facilmente proteggibile con protezioni sempre solide, sicure e numerose. Limitati tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta qualche metro e volo senza conseguenze.

S2

Spittatura distanziata e tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta una decina di metri al massimo e volo senza conseguenze.

R2

Mediamente proteggibile con protezioni sempre solide e sicure ma più rade. Tratti obbligatori tra le protezioni. Lunghezza potenziale caduta qualche metro al massimo e volo senza conseguenze.

S3

Spittatura distanziata, passaggi quasi sempre obbligatori. Distanza tra gli spit anche superiore ai 5 metri, voli lunghi ma non eccessivamente pericolosi.

R3

Difficilmente proteggibile con protezioni non sempre buone e distanti. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 7-8 metri al massimo e volo con possibile infortunio.

S4

Spittatura molto distanziata (oltre i 7 metri), passaggi obbligatori. Una caduta può potenzialmente provocare un infortunio.

R4

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse o inaffidabili e/o distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Lunghezza potenziale caduta fino a 15 metri con possibilità di fuoriuscita di ancoraggi e volo con probabile infortunio.

S5

Spittatura oltre i 10 m, passaggi obbligatori e tratti dove una caduta può sicuramente provocare un infortunio (caduta su terrazzi e cengie o al suolo).

R5

Difficilmente proteggibile con protezioni scarse, inaffidabili e distanti che terrebbero solo una piccola caduta. Lunghi tratti obbligatori. Possibilità di lunghe cadute e di fuoriuscita di ancoraggi che può determinare un volo fino a terra con infortunio sicuro.

S6

Spittatura solo parziale e posizionata lontano dai passaggi chiave, tratti molto lunghi, anche superiori ai 20 m, in cui una caduta può avere conseguenze anche letali.

R6

Improteggibile se non per brevi e insignificanti tratti lontani dai passaggi chiave del tiro. Una eventuale caduta può avere conseguenze anche letali.

IMPEGNO GLOBALE I

Via corta richiedente poche ore, nei pressi della strada e con comodo avvicinamento, ambiente solare e ritirata comoda.

V

II

Via di diverse lunghezze su una parete superiore ai 200 m, avvicinamento facile anche se può richiedere una discreta marcia, comoda ritirata.

VI

Big wall che richiede più giorni di permanenza in parete, ambiente di alta montagna, ritirata difficile.

III

Via lunga oltre i 300 m, ambiente severo, richiede quasi tutta la giornata per essere superata. Può richiedere un lungo avvicinamento e la ritirata può non essere veloce.

VII

Tutte le caratteristiche proprie del grado VI esasperate, come nel caso di big-wall himalayane che necessitano di una spedizione per essere superate.

IV

Via distante dal fondovalle. Richiede un’intera giornata per essere superata. La ritirata può essere complicata e non svolgersi sulla linea di salita.

Via molto lunga stile big wall, richiede normalmente un bivacco in parete. Ritirata difficile, ambiente severo.

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Introduzione storica

I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi. (Johan Wolfgang Von Goethe) Quale frase potrebbe rendere meglio l’atmosfera che si respira lungo i pendii angusti che tanto amiamo? Da un lato loro, i monti, nostri imperscrutabili maestri. Siano essi impervi o dal dolce declivio, coperti di fitto bosco o da sparuti arbusti, non smetteranno mai di insegnarci qualcosa, anche dopo mille ascese, anche quando crederemo di saperli domare. E in questo quadro si collocano di diritto le Alpi Apuane la cui indiscutibile unicità gli conferisce da sempre un profondo romanticismo. Quel loro profilo, così insolito per una cresta appenninica, ricorda infatti il sussulto di un elettrocardiogramma rimasto a lungo regolare. La ribellione di una natura che, stanca di tracciare linee dolci, si è destata, per un attimo solo, regalandoci aspre vette dalle forme affascinanti. Come le gobbe del Cavallo, gli imponenti torrioni del Corchia e la finestra del Forato. O come il Procinto, il “panettone”, dove l’ispirazione della natura sembra aver trovato terreno molto fertile regalando alla tela uno sperone dalla forma di un quarzo incastonato nel bosco. Tutti sotto l’ègida del Re (il Pisanino) e la Regina (la Pania), maestose piramidi dai tratti che nulla hanno da invidiare alle più rinomate alture alpine. E proprio su queste cime, tra noi discepoli silenziosi, c’è chi ha osato di più lasciando una traccia nella memoria aprendo vie che ancora adesso allietano le nostre giornate. Sono le storie dei grandi alpinisti che si sono succeduti su queste montagne che data la loro peculiare morfologia e specifica geologia "roccia calcarea sdrucciolevole soggetta ad erosione carsica" hanno da sempre rappresentato delle sfide affascinanti per ognuno di loro.

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Inizialmente oggetto di esplorazione da parte di arditi cartografi o audaci boscaioli, le creste Apuane divengono terreno per i primi tentativi di arrampicata solamente verso la seconda metà del XIX secolo attirando sin da subito l’attenzione dei maggiori alpinisti italiani e stranieri (si pensi al grande Douglas W. Freshfield, alpinista inglese e il suo connazionale, Richard Henry Budden, conosciuto nell’ambiente come l’apostolo dell’alpinismo, innamorato al punto delle Apuane da contribuire in modo decisivo alla loro promozione turistica e alpinistica in qualità di presidente della sezione fiorentina del C.A.I.). Fine anni '40 ↓


Arrivano così le prime imprese firmate tra i tanti da Aristide Bruni, Efisio Vangelisti e Angelo Bertozzi (prima ascesa sul Procinto) Emilio Quésta (invernale sulla Pania Secca e l’ascesa della punta omonima) e Lorenzo Bozano (prime ascese del Contrario e Cavallo) sino ai primi tentativi di “violare” la parete nord del Pizzo d’Uccello ad opera dei genovesi A. Sabbadini, A Daglio e A. Frisoni per giungere fino ai fratelli Sergio e Vinicio Ceragioli, vere e proprie leggende dell’alpinismo dell’epoca, a cui dobbiamo l’ascesa sullo spigolo Nord Est del Procinto, il primo V° grado delle Apuane e la via sulla parete ovest del panettone. Ma ai fratelli Ceragioli può ascriversi un’imponente attività alpinistica che porta, tra le altre, all’apertura di due importanti vie: l’omonima via sulla parete Ovest del Monte Contrario nonché lo spigolo Ovest del Monte Penna di Sumbra, quest’ultima una classica per molti alpinisti dei nostri giorni, ma la sua apertura (10 giugno 1935) fu all’epoca una vera e propria impresa nonché una delle primissime ascese sulla parete Nord del Pizzo d’Uccello, successive solo all’impresa dei Genovesi. Sulla base del percorso tracciato dai due fratelli, nel 1940 nacque la via Oppio-Colnaghi (dai lombardi Nino Oppio e Serafino Colnaghi) attualmente l’itinerario

più utilizzato per vincere l’erta impervia della parete Nord del Pizzo. Proprio dalle prime lunghezze di questa celeberrima ascesa, gli alpinisti Nerli, Biagi e Zucconi, danno luogo all’omonima via (detta anche via dei Pisani) che in comune con la prima ha anche il tratto terminale. Angelo Nerli, oltre al merito di avere aperto molte vie classiche apuane tra le quali il Canalino Nervi, incantevole e abbordabile vie sulla parete nord est del Grondilice, la via Nerli-AmadeiScatena sull’Altissimo, la Nervi sulla parete nord del Pisanino è ricordato per la sua guida “Alpi Apuane” (Guide ai Monti d’Italia – Club Alpino Italiano e Touring Club), un vero e proprio trattato sulla storia alpinistica delle Alpi Apuane e tutt’ora uno dei testi di riferimento per chi vuole cimentarsi con le ascese chiodate apuane. Per la seconda edizione della suddetta guida, nel 1979, Nerli collabora con Attilio Sabbadini e con la leggenda dell’alpinismo di quell’epoca: Euro Montagna. Personaggio unico e alpinista indimenticabile, come nel caso del Nerli, Montagna ci lascia in eredità un’imponente e meticolosa produzione bibliografica (tra le altre) delle Apuane, la base, obbligatoria, per ogni successiva pubblicazione.

Pizzo Biagi, Nerli, 1972

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Pizzo Saette, 1969

Monte Nona, 1972

Dal punto di vista alpinistico, sua una delle classiche più affascinanti delle Apuane: il Pilastro Montagna (appunto) sulla Pania Secca, aperta nel 1963. Quinto grado, salita lunga e ritirata difficile mentre l’avvicinamento, certamente spettacolare per l’alpinista appassionato, risulta impervio e piuttosto avventuroso. Altrettanto si può dire per l’attrezzatura della via che in alcuni tratti, risulta ancora essere quella originale. Di quest’epoca Gian Carlo Dolfi, classe 1930, trai protagonista di diritto dell’alpinismo italiano degli anni ‘50 e ‘60 che annovera numerose prime ascensioni divenute adesso delle vere e proprie classiche. Su tutte la via Luisa, meglio conosciuta come Dolfi-Rulli, sulla parete est del Procinto. Un capolavoro di bellezza e logicità. Ma questa è solo una delle sue tante imprese di cui resta a noi vivido il ricordo. Possono infatti ascriversi al suo nome la Torre Francesca (detto appunto spigolo Dolfi) sul contrafforte del Pizzo delle Saette o ancora le vie del Corchia nonché la prima ascesa in solitaria della via Oppio-Colnaghi sulla parete nord del Pizzo d’Uccello.

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In quest’epoca di leggende dell’alpinismo l’unico baluardo a resistere inviolato è la parete sud ovest del monte Nona, per questo motivo ad un tratto ritenuta insuperabile. Gli stessi fortissimi fratelli Ceragioli dovettero capitolare davanti a questa terribile ascesa concedendole appunto quell’aura divina che resistette per anni. Fu soltanto grazie all’introduzione di un’innovazione tecnologia, il discusso chiodo a pressione, che fu possibile vincerla. Furono i fratelli E. e G.L. Vaccari (da qui il nome, via Vaccari) nel 1966 a raggiungere la vetta espugnando finalmente la terribile ascesa. A loro seguirono Agostino Bresciani e Mario Piotti che aprono nel 1969 la Via Licia e nel 1971, a sinistra della via Vaccari, passarono Giovanni Bertini, Emilio Dei, Michele Lopez e Mario Verin tracciando di fatto la via dei Fiorentini. Negli anni ‘60 proprio Mario Verin, della scuola Dolfi, compie la prima ripetizione in solitaria della via dei Pisani, e, assieme agli alpinisti G. Bertini, L. Benincasi, A.Bresciani, G. Crescimbeni e M.Piotti contribuisce all’apertura delle vie Gamma (il nome originale era G.A.M.M. dalle iniziali dei nomi degli apritori), Stefania, Gabriella e XXV Aprile sul Procinto.


Tra quest’ultimi, non si può non menzionare il genovese di nascita Mario Piotti, fregiato del riconoscimento di Accademico del Cai, e figura leggendaria dell’alpinismo di quegli anni. Si allenava e scalava sempre da solo, come se l’arrampicata per lui fosse qualcosa più di un semplice sport. Nell’ambiente è ricordato soprattutto per aver “domato” più volte l’erta dell’imponente parete nord del Pizzo d’Uccello al punto da farla sembrare semplice. Sue le vie Gran Diedro Nord, la via PiottiCalcagno, l’invernale della via dei Genovesi e la Fessura Obliqua. Se il passato è illuminato della luce di queste leggende non da meno lo sono i nostri tempi. È infatti proprio grazie al loro esempio che molti giovani si sono avvicinati all’alpinismo di alto livello, creando un giro che non ha nulla da invidiare a quello di alcune delle più rinomate località alpine. Alle nuove generazioni di scalatori si deve l’introduzione della tecnica moderna che, assieme ad un rinnovamento tecnologico (su tutti l’introduzione del chiodo a pressione) hanno acconsentito di alzare ancora di più l’asticella, rendendo di volta in volta possibili, ascese da sempre ritenute impossibili.

In una ideale linea divisoria tra passato e presente, il primo nome che merita la menzione è quello di Claudio Ratti, forte alpinista e poi guida alpina, realizza molte ascensioni tra cui la Ratti-Guadagni e la Ratti-Martini alla Nord del Pizzo d'Uccello. In questo periodo (anni ‘70) G. Crescimbeni, S. Trentarossi e G. Banti salgono integralmente la via dei Genovesi in prima invernale alla Nord del Pizzo d'Uccello. Ma sono gli anni ‘80 a segnare una vera e propria rivoluzione dell’alpinismo apuano. In quegli anni si mette in evidenza il classe 1961 Roberto Vigiani, al quale dobbiamo due delle più estreme ascese del panorama apuano: il Muro delle ombre (con Federico Schlutter), sulla parete nord del Pizzo d’Uccello, una via impegnativa per via dei lunghi runout su roccia instabile, ma soprattutto Nona Sinfonia, sviluppata sulla parete sud-ovest del monte Nona, di certo ad oggi la più difficile via multipitch del complesso delle Apuane. Ma a Roberto Vigiani, si deve anche la chiodatura di numerose vie sul Procinto, che hanno reso l’ascesa più accessibile e più adatta all’arrampicata sportiva. Torrione Figari, Scarpe al tennis, anni '70 ↓

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Durante gli anni ‘80 vengono fatti notevoli passi in avanti anche per quanto riguarda l’alpinismo invernale: Massimo Boni apre le prime vie di ghiaccio moderne di alta difficoltà. La più nota è l’impegnativa Canale Elisabetta (con Giuliano Pasqui) sulla parete Nord del Pizzo delle Saette. Di pari meriti il celeberrimo Stefano Funck, figlio d’arte, che ha aperto molte vie sulle apuane (Nord del Pizzo d’Uccello, Contrario, Torri di Monzone, etc.) ma in modo particolare a lui va il merito della chiodatura delle vie Fantastica al Nona e Dimensione Montagna sulla sud del Sumbra (ancora “illibata” per quanto riguarda la salita in libera) fino a quel momento parete non molto frequentata. A cavallo tra il II e III millennio la coppia formata Mauro Franceschini e Fabrizio Recchia (che ci hanno tristemente lasciato nel 2017) realizza la chiodatura di numerose vie sulle Torri di Monzone e sulla parete sud del Pizzo d’Uccello nonché le vie Pinacolada sulla Torre Torracca (Garnerone), Scorzausei e D’angelo Custode (questa assieme ad Antonella Gallo) sul monte Campaccio.

Grondilice Nord, 1969

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Infine è il turno della scuola Monte Forato, tra le cui fila troviamo i nomi di Alberto Benassi, Claudio Bacci, Giancarlo Polacci, Alessandro Angelini, e tanti altri, tutti molto attivi nella apertura di vie alpinistiche in Apuane. Tra le varie realizzazioni: E se fossero stati gli alieni? sul Monte Croce, Bacci e Abbracci al Procinto, le vie Amico Almo, Stella Polare, Per un pugno di spit, Indietrotutta, e Spinix al Corchia. Sempre al Corchia, tra le vie più ripetute, ci sono Padre Corchia e La Volpe e la Folaga, di Alessandro Bertagna, altro personaggio di rilievo nel panorama apuano degli anni 90. Venendo ai giorni nostri, a tramandare le gesta dei grandi del passato, sono presenti sul territorio apuano principalmente 3 gruppi di arrampicatori: la scuola Monte Forato, le Guide ProRock Outdoor e Versante Apuano che organizzano corsi di alpinismo e arrampicata e si fanno portavoce di numerose iniziative volte alla promozione del territorio.

Nord Monte Sagro, 1973


Monte Procinto, Gabriella

Biagi, Nerli, Agosto 1971 ↑ Garnerone, Settembre 1973 ↓

Numerosi i nomi che non siamo riusciti ad approfondire, come Bruno Barsuglia, Paolo Bertolucci, Fabrizio Convalle, Giorgio Giannaccini, Massimo Innocenti, Giampietro Lucchetti, Albino Malerba, Cesare Maestri, Leonardo Piccini, Cristiano Virgilio, i carrarini Andrea Marchetti, Renzo Gemignani, Fedele Codega e Silvano Bonelli. Ci scusiamo per chi non è stato nominato, esigenze di forma ci impediscono di citarvi tutti, ma vi assicuriamo che ci saranno occasioni future per ricordare le vostre indimenticate gesta.

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Punti di appoggio RIFUGIO CARRARA Località Campocecina, Carrara, 54033 (MS) Tel. +39 338 5780668 Il rifugio Carrara si trova a Campocecina a 1320m sul livello del mare, è aperto tutto l'anno dispone di 36 posti letto. Facilmente raggiungibile in macchina.

RIFUGIO CITTÀ DI MASSA Via dei Colli, Pian della Fioba, 54100 (MS) Tel. +39 338 9350953 Il rifugio Città di Massa si trova a Pian della Fioba ad una altitudine di 900m. È aperto da giugno a settembre e nei weekend, ed è possibile pernottare e dispone di 25 posti letto. Rifugio Città di Massa

RIFUGIO NELLO CONTI Via Vandelli, Resceto, 54100 (MS) Tel. +39 0585 793059 Il rifugio Nello Conti si trova ad un'altitudine di 1420m, in località Campaniletti, sul tratto della via Vandelli che va da Resceto alla Tambura, aperto durante il periodo estivo, può ospitare 24 persone. RIFUGIO LA QUIETE Strada Provinciale di Arni, Stazzema, 55040 (LU) Tel. +39 338 9350953 Il rifugio si trova nell'alpeggio di Puntato. È possibile pernottare e mangiare tutto l'anno.

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Rifugio Nello Conti


RIFUGIO ADELMO PULITI Località Case Giannelli, Stazzema, 55040 (LU) Tel. +39 340 6797834 Il rifugio si trova ad Arni, in località Case Giannelli lungo il sentiero numero 31 - 33. Aperto tutte le domeniche, anche in inverno salvo pioggia o neve; è possibile pernottare e sono a disposizione 14 posti letto.

RIFUGIO FORTE DEI MARMI Località Alpe della Grotta, Stazzema 55040 (LU) Tel. +39 331 3277741 Partenza ideale per tutti i settori dell'Alta Versilia, Il Rifugio si trova in località Alpe della Grotta a 865m di altitudine ed è di proprietà del C.A.I. di Forte dei Marmi. Dispone di 25 posti letto, ed è aperto nel periodo estivo e nei weekend.

Rifugio Forte dei Marmi

PANIA FORATA HOSTEL Via del Teatro 205, Pruno, 55040 (LU) Tel. +39 333 6725870 All'interno del bellissimo paese di Pruno, offre numerosi posti letto e un'ottima cucina.

RIFUGIO GIUSEPPE DEL FREO Località Foce Di Mosceta, Stazzema, 55040 (LU) Tel. +39 333 7343419 Il rifugio Del Freo, di proprietà del C.A.I. di Viareggio, è situato nella vallata di Mosceta, tra le vette della Pania della Croce, del Monte Corchia e del Pizzo delle Saette. Aperto nel periodo estivo e nei fine settimana, può ospitare fino a 57 persone.

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Rifugio Rossi

RIFUGIO ROSSI ALLA PANIA Prati Della Pania, Molazzana, 55020 (LU) Tel. +39 0583 710386 Il rifugio Rossi si trova sul lato nord del Monte Omo Morto, raggiungibile solo a piedi a circa un'ora e mezza di cammino da Piglionico. Aperto nel periodo estivo e nei weekend, può ospitare fino a 22 persone.

RIFUGIO GUIDO DONEGANI Località Orto di Donna, Minucciano, 55034 (LU) Tel. +39 340 2851088 Raggiungibile facilmente in auto, il rifugio Donegani si trova ai piedi delle più maestose vette delle Apuane, ottimo punto di partenza per le ascese al Pizzo D'Uccello, Pisanino, Cavallo, Contrario, Grondilice e Garnerone.

Rifugio Donegani

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RIFUGIO VAL SERENAIA Località Orto di Donna, Minucciano, 55034 (LU) Tel. +39 328 0136377 Il Rifugio val Serenaia si trova in località Orto di Donna, è comodamente raggiungibile in auto a in una strada asfaltata che devia per 5km dalla provinciale che unisce Aulla a Castelnuovo Garfagnana (precisamente tra Minucciano e Gramolazzo). Ha 50 posti a sedere all’esterno e 20 all'interno, è attivo il servizio bar e ristorante, dove poter pranzare, cenare o fare abbondanti merende. Al piano superiore ha due cameroni da 12 posti letto con bagno in comune e due matrimoniali con bagno privato. A 100m dal rifugio è presente un campeggio per tende e camper, con servizi igienici e minilavanderia.

RISTORO ALTO MATANNA Località Alto Matanna, Stazzema, 55060 (LU) Tel. +39 0584 776005 Raggiungibile in macchina, il Ristoro Alto Matanna, è situato sul versante orientale del Callare di Matanna. BIVACCO ARONTE Il Bivacco Aronte è stato il primo rifugio costruito sulle Alpi Apuane nel 1902, ed è a rischio sparizione per l'avanzare della cava di marmo al Passo della Focolaccia, ai piedi del Monte Cavallo. Ad oggi il Bivacco è sempre aperto, dispone di 8 posti letto, ed è gestito dal C.A.I. di Massa.

Bivacco Aronte

RIFUGIO ORTO DI DONNA Località Ex Cava 27, Minucciano, 55034 (LU) Tel. +39 347 3663542 Il rifugio Orto di Donna, si trova ai piedi del monte Contrario, vicino alla Cava 27, ed è raggiungibile a piedi dalla Val Serenaia con circa 1 ora e mezzo di cammino. Aperto nel periodo estivo, può ospitare fino a 46 persone. BIVACCO K2 Il Bivacco K2 è situato sul versante nord del Monte Contrario a poche decine di metri dal sentiero n. 179. Per avere le chiavi è necessario contattare il CAI di Carrara. CAPANNA GARNERONE Prefabbricato in legno, recentemente ristrutturato, all'interno è possibile pernottare e cucinare, può ospitare fino a 18 persone. Il rifugio è situato in un bosco di conifere, lungo il sentiero n. 37. Per avere le chiavi è necessario contattare il CAI di Carrara.

Capanna Garnerone

17


MASSA Monte Sagro Pesaro

Pizzo Uccello

Pisanino

Garnerone

Grondilice

Cavallo

Contrario

Torri di Monzone (dietro)

Colonnata

Pennone di Pratazzolo

Miseglia

Codena

Bedizzano

Pizzone degli Alberghi


Tambura Sumbra Monte Antona

Casette

Altissimo

Antona

Monte Tecchia Canevara

Campaccio


ALTA VERSILIA Pania Secca Corchia

Pania della Croce

Forato

Pruno

Monte Alto Levigliani

Cardoso

Volegno

Terrinca Pontestazzemese

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Croce

Matanna

Procinto Nona

Pomezzana Stazzema

Mulina

21


GARFAGNANA Pania Secca

Pizzo delle Saette Pania della Croce

VIAREGGIO

Lido di Camaiore

Corchia

Freddone

Pietrasanta

Porreta

Monte Rovaio

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Forte dei Marmi


Altissimo Sumbra

Sella e Alto di Sella Cavallo Roccandagia

Sella e Alto di Sella

Marina di Massa

Marina di Carrara

MASSA

Vagli Sopra Fontana delle Monache

Vagli Sotto

La

go

di

Vag

li

Careggine

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APUANE SETTENTRIONALI "Marmorea corona di minaccevoli punte, le grandi Alpi Apuane regnano il regno amaro, dal loro orgoglio assunte". Così lo scrittore Gabriele d’Annunzio descriveva le maestose asperità delle Alpi Apuane, le quali, proprio nel loro settentrione, possono regalare scenari unici come quelli del Monte Pisanino, che con i suoi 1946 metri di altezza viene considerato il “re” della catena montuosa; o come quelli del Pizzo d’Uccello, il quale, dal suo versante nord, offre quella che viene osannata come la “parete delle pareti”, ovvero 700 metri di dislivello, dove fin dal lontano 1925 vennero effettuati i primi tentativi di salita e dove tutt’oggi corrono le vie di scalata più lunghe e importanti. Non meno affascinanti sono poi le Torri di Monzone, che con il loro calcare compatto possono offrire una grande quantità di divertenti itinerari a più tiri, o il crinale Garnerone-Grondilice, dove sorgono le suggestive Guglie della Vacchereccia, luogo nel quale, molti dei climbers locali hanno potuto fare le loro prime esperienze alpinistiche grazie alla facile “Via degli allievi”. Nel settentrione delle Apuane, come del resto in tutta la catena montuosa, sono presenti numerosi rifugi e bivacchi nei quali è possibile pernottare e rifocillarsi, per godere appieno della magia di queste selvagge montagne.

01. Pizzo d'Uccello 02. Torri di Monzone 03. Costiera di Capradossa

04. Garnerone 05. Monte Cavallo

Pizzo Nord (© Giuseppe Faggioni)

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Montefiore

Vigneta Gassano

Alebbio

Luscignano

Gragnola

Casola in Lunigiana Argigliano

Codiponte

Cortila

Pieve San Lorenzo

Casciana Ugliancaldo

Mezzana

Minucciano

Equi Terme

Isolano Aiola

Viano

Monzone Cecina

Tenerano Pizzo dell’Aquila 1286 

02

1237 Torre di Monzone 1202  Torre di Tenerano 

Vinca

03 01

1781 

Torrione di Capradossa  1600

Pizzo Uccello

Rif. Donegani

1720 

1469

M. Borla

1753

1639

Rif. Orto di Donna

M. Grondilice

Monte Sagro 

1809

1421

M. Rasori

1947 

Pizzo Maggiore 1795 

Cima Garnerone

04

M. Pisanino

Rif. Val Serenaia

K2

1789  05 M. Contrario 1888 

M. Cavallo

M. Spallone

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01

Apuane Settentrionali

PIZZO D'UCCELLO - Parete Nord Montagna simbolo delle Alpi Apuane il “Pizzo” è famoso prima di tutto gli 8/900 metri di sviluppo della sua parete nord, che valgono a conferirgli "il nome datogli da alcuni di Cervino delle Apuane". È situato interamente sul versante settentrionale apuano ed è sicuramente una tra le vette più conosciute, paragonabile alla più grandi pareti dolomitiche o delle alpi occidentali. "Si compone di un cono roccioso sopraelevato che costituisce il Pizzo propriamente detto, sul quale in passato i pastori accendevano i fuochi di S.Giovanni e di tre crestoni che irradiano dalla base di questo (Nattapiana, foce di Giovo, Capradossa)”.Nomi illustri vi hanno tacciato nelle varie epoche vie di salita, I fratelli Ceragioli, Oppio, Ratti, Piotti, De Bertoldi, Biagi, Nerli, Vigiani, Virgilio lasciando a noi il piacere di ripeterle. Il suono più ricorrente, nonostante l’ambiente sia dominato in basso da cave ed in alto da innumerevoli Gracchi e Corvi, risulta essere quello generato dai sassi che cadono; questo è in linea con la qualità della roccia che alterna tratti compatti ad altri mediocri dove bisogna porre molta attenzione a dove si mettono mani e piedi. Difatti il buon Apuanista a forza di verificare il suono delle prese, per valutarne la qualità, finisce prima la pelle delle nocche che quella delle dita. Molte sono le storie di arrampicatori che dopo aver salito vie poco ripetute della Nord hanno continuato a battere le nocche anche sulle rocce della normale di discesa. Comunque vi sono anche itinerari caratterizzati da roccia buona con solo brevi tratti necessari di maggiore attenzione, come: Be’ mi tempi, Gran Diedro Nord, Marathon e la classica Oppio Colnaghi. Alla montagna si accede o dall’abitato di Ugliancaldo o dalla località Orto di Donna, valle in gran parte deturpata dall'escavazione del marmo circondata da cime ardite tra le cui il Monte Pisanino, il Monte Cavallo, il Monte Contrario e il Monte Grondilice. Il terremoto del 2013 ha creato dei danni ad alcune vie, una frana ad esempio, ha danneggiato i primi tiri della via Pan Pepato, ad oggi non più percorribile. PUNTI D'APPOGGIO Rifugio Donegani in Val Serenaia. ACCESSO Dall’autostrada A15 (Parma/La Spezia) si esce al casello di Aulla seguendo poi la SS63 per il Passo del Cerreto in direzione Fivizzano. Una volta passata la frazione di Rometta, dopo 3 chilometri, si gira a destra in direzione Garfagnana. Da Casola in Lunigiana si seguono i cartelli per Ugliancaldo o per Minucciano e Val Serenaia fino al rifugio Donegani, a seconda dell’accesso.

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PIZZO D'UCCELLO Parete Nord Rif. Donegani Castelnuovo Garfagnana

Minucciano Ugliancaldo

Aulla

Pizzo d'Uccello - Parete Nord ↓

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4. TONI HIEBLER ÙÙ A. Marchetti, G. Arrighi, R. Battistini, D. Carnicelli Sviluppo: 700m Difficoltà: VI, V+ obb.

ÙÙ 2. VIA DI SINISTRA ‘66 E. Biagi, M. De Bertoldi, A. Nerli, M. Piotti, R. Pucci, 1966 Sviluppo: 750m Difficoltà: V

5. OPPIO COLNAGHI ÙÙÙÙ N. Oppio, S. Colnaghi 1940 Classica della parete, prestare attenzione! In caso di numerose cordate è consigliato di deviare su un altro itinerario data l’elevata probabilità di caduta sassi. Sviluppo: 800m Difficoltà: V+, V+ obb. Accesso: Dal Rifugio Donegani seguire il sentiero 187 che parte di fronte al parcheggio, attraversa una strada di cava, e prosegue sulla destra risa-

1. VIA DI SINISTRA ‘69 F. Cantini, M. De Bertoldi, 1969 Sviluppo: 700m Difficoltà: V

3. VIA DI SINISTRA ’77 C. Ratti, M. Guadagni, 1977 Sviluppo: 700m Difficoltà: VI, V obb.

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ÙÙ


lendo una faggeta fino al Ripiano di Capradosso (1410m), da cui si gode una vista mozzafiato dell’imponente Parete Nord. A questo punto, occorre percorrere in discesa la facile Ferrata di Foce Siggioli. Al termine della Ferrata, prendere il sentiero che si stacca sulla sinistra (faccia a valle), per abbandonarlo quasi subito per imboccare una traccia che attraversa un canale di sassi e si dirige alla base della parete. Per terreno franoso, si raggiunge la base della parete, che si costeggia (faccia a monte verso sinistra), fin quasi la sua fine: l’attacco della Via Oppio Colnaghi è segnalato da un chiodo con cordoni. L1. III,IV, 40m. Salire in diagonale per 3-4 mt. a destra la paretina puntando il chiodo prima dello spigolo, oltrepassando lo spigolo senza alzarsi troppo (1 chiodo subito dietro lo spigolo). Continuare verso sinistra, risalendo le rocce, fino ad arrivare a un diedrino con strapiombo, passarlo in placca a sinistra, chiodo, e poi a destra in breve alla sosta. L2. III, 30m. Salire dritti e poi continuare verso destra lungo una rampa inclinata sino ad un terrazzino sotto una fascia strapiombante. Fermarsi prima di entrare nel canale a destra (dove inizia la Biagi Nerli Zucconi). S2 su 2 chiodi posti sulla sinistra insieme a 2 fix smartellati. L3. II,III, 50m. Seguire la rampa erbosa verso sinistra sino ad un dietro (la rampa continua), salire il diedro, continuare lungo la rampa superiore fino ad un albero. S3 su albero. L4. II,III, 50m. Seguire ancora la rampa, salire un piccolo diedro, saltare la sosta su 3 chiodi, proseguire lungo la rampa, salire altro piccolo diedro, quindi aggirare da sinistra un pilastrino con spaccatura rotta, sostare appena aggirato il pilastrino. S4 su 2 chiodi. L5. IV,III, 40m. Salire sopra la sosta, spostandosi verso sinistra ed entrare nel canale, proseguire fino alla sosta ben visibile all'inizio del camino (strozzatura). S4 su 2 chiodi. L6. IV,III, 55m. Superare la strozzatura verticalmente, uscendone sulla destra su una rampa detritica, proseguire lungo facili rocce (difficile proteggersi) obliquando progressivamente verso sinistra, fino ad arrivare accanto alla base del camino. S6 su 1 chiodo ed una piastrina.

L7. IV+, 40m. Proseguire nel camino (molto stretto all'inizio) con difficoltà sostenute, sino ad arrivare ad una terrazza detritica con la scritta "Lotta Continua" (percorrere il camino senza uscirne). S7 su 2 chiodi sotto la scritta Lotta Continua. L8. IV+,V, 50m. Salire il camino/diedro di destra, quando il camino si apre spostarsi leggermente a destra (non uscire a destra, dove si trova una variante), salire ulteriormente fino ad arrivare a traversare a sinistra per rientrare nel canale (passo delicato in traverso e un passo in discesa, non alzarsi troppo sopra i chiodi). Rientrare nel camino di sinistra, quindi proseguire fino alla sosta dopo circa 10-15 mt. S8 su 2 chiodi. L9. IV,V+, 40m. Si sale il camino fino a quando diviene strapiombante, spostarsi a destra per uscire con passo atletico (azzerabile) (2 chiodi che fanno fare un po' di Z alle corde) per uscire su rocce più facili. Continuare a salire rocce facili fino alla sosta. S9 su 2 chiodi. L10. III,IV, 55m. Continuare senza via obbligata per rocce abbastanza semplici puntando la sommità del primo pilastro (prima destra, poi sinistra, senza via obbligata, spostandosi verso sinistra per poi arrivare da sinistra alla sosta con la scritta "Potere alle masse". S10 su 2 chiodi. L11. III, 30m. Proseguire a destra su terreno facile fino alla base di un diedro erboso molto verticale. S11 su 2 chiodi, uno difficile da utilizzare perché piantato molto profondamente. L12. V+, 30m. Salire il diedro (Fessura diedrica) lungo la parete di destra per qualche metro, poi rientrare nel diedro e continuare diritto fino alla sosta, che è poco prima dell'uscita dal diedro, sopra un piccolissimo terrazzino. S12 su 3 chiodi. L13. III, 30m. Obliquare a sinistra per facile rampa fino all'imboccatura di un camino. Sosta da allestire. L14. III,IV, 40m. Entrare nel canale camino a sinistra ed iniziare a salire il camino senza lasciarlo fino a sostare su un sasso nel centro del canale. S14 su 2 chiodi. L15. IV, 40m. Continuare a salire il camino articolato, inizialmente leggermente a destra, ma rientrando subito, senza prendere la variante a destra. Sotto una strettoia alzarsi 3-4 mt per andare a trovare la sosta a sinistra. S15 su 2 chiodi.

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Apuane Settentrionali > Pizzo d'Uccello - Parete Sud

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Pizzo d'Uccello - Parete Sud, Mauro Franceschini , Heidy (© Georg Pollinger) →

9. HEIDY ÙÙÙÙ M. Franceschini, M. Terenzi, 1995 Salita dal basso Sviluppo: 350m Difficoltà: 6a+, 5c obb, S2/III. Materiale: 12 rinvii, 2 corde da 50 m, utili dadi e friend. Bella! La grande classica della parete, difficolta mai estreme ma niente regali, ci sono stati falesisti che si sentivano forti che ci hanno fatto notte, e si sono persi in discesa… Dedicata alla mia amica Nicoletta, caschetto biondo e guancette rosse. Discesa: In doppia sulla via oppure a piedi per canale detritico fino all’anticima e poi per la nomale al Pizzo d’Uccello.

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17 Alta Versilia > Monte Procinto

PARETE EST

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6. LA DANZA DEI TENDINI ÙÙÙ Sviluppo: 50m Difficoltà: 6c, 6b obb RS1+ Via bella e sostenuta, chiodatura mista (pochi chiodi, qualche vecchio spit, cordoni, fix). Volendo ci si può ricongiungere alle lunghezze alte di Crudelia (6b+ e 6b) e con queste uscire direttamente in cima. L’attacco e la prima lunghezza sono in comune con la via classica “Luisa” o Dolfi-Rulli. L1. 5b, 30m. Salire prima in leggero obliquo verso sinistra, ignorando una sosta ancora più a sinistra, (Crudelia), poi diritti per arrivare a destra a una comoda sosta. Da qui andando a sinistra (traverso) si

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continuerebbe sulla via Luisa, salendo invece diritti ci si immette sulla ‘Danza dei tendini”. L2. 6b/6b+, 20m. Dalla sosta diritti (spit e fix, poi leggermente a destra), ignorare a sinistra la sosta della “Luisa” e in corrispondenza di un chiodo universale traversare a destra alla sosta, in comune con la via “Stefania”. L3. 6c, 30m. Dalla sosta obliquare a sinistra superando una prima zona di placche compatte, obliquare verso sinistra in direzione di un diedro che si guadagna con passaggio difficile, lungo questo con scalata sempre sostenuta si raggiunge con traverso finale a sinistra la sosta.


7. STEFANIA ÙÙÙ Sviluppo: 95m Difficoltà: 6c+, 6a+ obb, S1+ L1. 5b, 20m. Salire prima in leggero obliquo verso sinistra, ignorando una sosta ancora più a sinistra, (Crudelia), poi diritti per arrivare a destra a una comoda sosta con catena. L2. 6a, 20m. Dalla sosta obliquare a destra (a sinistra sale la via Dolfi Rulli, più o meno verticalmente invece (chiodo in alto a sinistra della sosta) la Danza dei Tendini per immettersi in un bel diedro atletico che si segue in leggero obliquo a dx fino alla sosta. L3. 6c+, 25m. Leggermente a destra poi diretti seguendo i fix superando un difficile bombamento (spesso bagnato) con passo di blocco (eventuale A0), poi con arrampicata sempre sostenuta alla sosta. L4. 6a, 25m. Dalla sosta si prosegue in leggero obliquo verso destra mirando ad un diedrino. La via in questo punto si incrocia con la via Tropicana che con difficoltà analoghe raggiunge la cengia dal suo margine sinistro. La via è attualmente chiodata fino alla cengia; l’originale condurrebbe invece in cima con altri due tiri (visibile il chiodo all’estrema sinistra della cengia di uscita) con difficoltà massime di 6c/A1 e 6a+. La chiodatura in loco va in caso di ripetizione opportunamente verificata e nel caso integrata. In caso di ripetizione integrale la discesa avverrà dalla ferrata della parete sud.

8. SUPER CRAIG ÙÙÙ Sviluppo: 75m Difficoltà: 6b+, 6a+ obb, RS2 La via dopo molti anni di abbandono è stata richiodata in modo parsimonioso da G.Polacci nell’estate 2019 con alcuni tiracavi resinati al posto dei vetusti (e assai radi) spit 8mm e dei pochi chiodi ormai marciti nelle fessure; sono state inoltre rinnovati buona parte dei cordoni in clessidra. Il primo tiro era stato in parte richiodato precedentemente ma con una modifica del tracciato che lo portava a sostare in comune con Danza dei tendini e Stefania. Via bella ed aerea, simile a Tropicana ma nettamente più difficile e meno protetta, chiodatura distanziata ed obbligatoria soprattutto sul tiro finale. L1. 5b, 15m. Salire la facile placca, un muretto di roccia slavata ma con buoni appigli, immettersi in una cengia con erba e detriti, superare a destra uno strapiombino e sostare su comodo ripiano (sosta con catena). Tiro comune a Tropicana e Gamma. Di norma questa prima parte può essere unita al tiro successivo allungando alcune protezioni. L2. 6b+, 20m. Dalla sosta salire direttamente sfruttando appigli rovesci e fessure con arrampicata atletica entusiasmante, vincere un passaggio difficile su appigli distanziati e riattraversare poi verso destra superando con un allungo un passaggio difficile su placca, raggiungere quindi Tropicana (utilizzarne l’ultimo resinato) e sostare in comune con questa. L3. 6a, 15m. Dalla sosta utilizzare i primi due resinati di Tropicana traversare poi in orizzontale a destra fino a un resinato, superare uno strapiombo ben ammanigliato e andare a sostare in comune con Tropicana. L4. 6b, 30m. Dalla sosta alzarsi verso una nicchia, superarla con difficile passaggio con allungo, proseguire direttamente verso alcune clessidre cordinate, puntare ad uno strapiombetto (resinato) superarlo con passaggi non evidenti, puntare ad un secondo strapiombetto (resinato) e superarlo fino a sostare sulla cengia sommitale qualche metro a destra di Tropicana. Discesa: In doppia, con corda singola da 70 m dalla quarta, terza e seconda sosta.

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25 Garfagnana > Pania Secca

4. CRESTA EST ÙÙÙ A. Ciglia, A. Sabbadini ed E. Stagno, 1928 Sviluppo: 200m Difficoltà: IV Materiale: Normale dotazione alpinistica Discesa: Per la normale della pania secca Periodo consigliato: Primavera ed autunno. La via si svolge in un ambiente molto selvaggio e molto poco frequentato e dall'avvicinamento da non sottovalutare. La via pur non presentando gradi rilevanti è da non prendere sottogamba a causa delle pessime condizioni della roccia molto sfatta, i principali pericoli derivano infatti dalle frequenti cadute di sassi e ciottoli. Dove è possibile cercare di fare soste riparate per stare più tranquilli. Accesso: lasciare la macchina in prossimità delle "panchine" poco dopo le rocchette, seguire la strada sterrata poi tracce di sentiero e omini, raggiungere la cima della pania verde, proseguire per cresta esposta, 80m prestare attenzione procedere in conserva protetta, fino a raggiungere la base della parete dove è presente un alberello. L1. III+, 50m. Fare sosta su albero salire seguendo il canale a sinistra su rocce molto sfatte, superare un paio di alberelli fino a trovare un cordino sulla sinistra e sostare. Sosta da allestire. L2. III, 55m. Salire a destra e riprendere il filo della cresta, si trovano un paio di vecchi cordini su spuntoni pericolanti ignorarli e procedere poco più

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Pania Secca, Cresta Est

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avanti e sostare su due grossi spuntoni stabili. Sosta da allestire. L3. IV, 60m. Proseguire il filo di cresta e vincere un piccolo tratto verticale sulla sinistra attenzione rocce dubbie, passare in mezzo agli alberelli e poi ritornare a destra e riprendere il filo della cresta (attenzione grossi piastroni pericolanti) salire verticalmente tra rocce ed erbe fino a raggiungere la sommità della cresta dove comincia a spianare qui allestire una sosta. L4. I-II, 50m. Tiro di trasferimento su tratto di cresta più ampio e pianeggiante fino a raggiungere un ben visibile intaglio dove è presente una sosta con catena della via Bimbi-Daprato che sale la nord est. L5. IV, 60m. Salire sopra la sosta su un dritto puntando ad un'evidente fessura, proteggibile con un friend e poi curvare verso destra fino a sostare su alberello. L6. II, 30m. Da qui la via si ricongiunge con la via della parete nord est presente spit subito a destra dell'alberello e poco sotto una catena. Salire per ampio camino erboso, fino a trovare una sosta catena. Da qui con pochi passi siamo sull'anticima, con calata in doppia (sosta attrezzata in loco) si arriva all'intaglio, e si risale per strutture fino alla cima II 30m. Dall'intaglio dove sono due spit è possibile attrezzare una sosta e fare un tiro ed in cima sostare su grosso masso.


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5. CRESTA GIALUNGA ÙÙÙÙ Cresta che si trova sulla parete sud est della Pania Secca, in ambiente aspro e solitamente molto poco frequentato ma veramente meraviglioso. Una delle parti più complesse di questa via è arrivare all'attacco perché presenta un avvicinamento non semplice se non si sa dove andare si rischia di perdere molto tempo girando a vuoto. Per questo cercheremo di descrivere l'avvicinamento in maniera più dettagliata possibile. Sviluppo: 700m Difficoltà: IV+, IV obb. Materiale: Normale dotazione alpinistica più 3 o 4 anelli di corda o fettuccia molto grossi (da 180) per assicurarsi sul filo di cresta. Periodo consigliato: Primavera e Autunno Accesso: Lasciare la macchina sopra l'abitato di Fornovolasco nel parcheggio del vecchio ristorante “Il Tinello” che si trova lungo strada. Oltrepassare il ponticello e 20metri dopo sulla sinistra prendere una traccia di sentiero che poco più avanti costeggia la linea della corrente fino ad arrivare in un prato dove compaiono alcune vecchie case. Puntare la

capanna in alto a destra, dietro di essa girare a sinistra seguendo evidente sentiero, procedere su di esso fino ad arrivare ad un evidente canale ravaneto omino presente. Qui salire il canale seguendo omini fino a che il canale si stringe e si infrasca qui girare a sinistra seguendo omini. La linea sale obliquando leggermente in alto a sinistra, cercando di seguire gli omini nel bosco, si attraversa un primo canaletto e si prosegue fino a trovarne un altro molto più marcato. Si attraversa e si gira a destra salendo a dritto, presenti omini, fino ad arrivare ad una selletta con un albero troncato e un evidente pilastrino di roccia alla sinistra. Si prosegue avanti seguendo una flebile traccia di sentiero, presenti omini, poi si gira a destra per ampio canale erboso e si sale fino a ricongiungerci con il canale attraversato sotto in precedenza, presenti omini, in presenza di un piccolo ravaneto e grossi macigni da boulder. Attraversare e passare sotto il grosso macigno e procedere dritto obliquando leggermente in alto a sinistra fino a trovarsi alla base della bastionata che dà origine alla cresta. Seguire la parete e scendere a destra per un

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