UP european climbing report 2010

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ISBN 978-88-96634-03-5 e 13,50

UP Alpinismo Ghiaccio e misto Falesia Bouldering Relazioni Eventi Materiali

anno 2009 - edizione 2010

EUROPEAN CLIMBING REPORT EDIZIONI VERSANTE SUD


AI LETTORI

4

JOHNNY DAWES di Peter Herold

6

IKER POU di Maurizio Oviglia

16

DREAM TIME - Il blocco primordiale di Massimo Malpezzi

26

BIOGRAPHIE - Storia di un mito moderno di Maurizio Oviglia

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Cassin-Ratti Torre Trieste - Elogio al pensiero concreto di Ivo Rabanser

42

MOTORHEAD ELDORADO 54 di Claude Remy REMY BROTHERS PREMIATA DITTA di Maurizio Oviglia

58

ALPINISMO E GHIACCIO 2009

66

FALESIA 2009

72

BOULDERING 2009

82

FESTIVAL, GARE, MEETING 2009 di Ricky Felderer

84

RELAZIONI 2009 - Falesie e vie

86

MATERIALI

contenuti UP /

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UP nr8

Redazione Maurizio Oviglia (chief) Eugenio Pinotti (proposte e disegni) Paolo Seimandi (cronaca) Bruno Quaresima (editor) Alexandra Ercolani (traduzioni in inglese) Peter Herold (traduzioni in inglese) Matteo Maraone (traduzioni in italiano)

Copertina Florian Riegler, Gole del Limarò, Trentino (ph. Marco Spataro)

ph. Pou

Hanno collaborato: Marino Babudri (I), Elio Bonfanti (I), Monica Bottero (I), Mauro Calibani (I), Carlo Caccia (I), Lucio Calderone (I), Michele Caminati (I), Massimo Cappuccio (I), Christian Core (I), Albert Cortes (E), Martina Cufar (SLO), Johnny Dawes (GB), Bruno Fara (F), Ricky Felderer (I), Annamaria Foli (I), Giuseppe Gallo (I), Matteo Giglio (I), Peter Herold (GB), Roberto Iannilli (I), Arthur Kubista (A), Rolando Larcher (I), Aldo Leviti (I), Massimo Malpezzi (I), Stefano Michelazzi (I), Sylvain Millet (F), Fred Nicole (CH), Paolo Pezzolato (I), Gregory Potel (E), Iker ed Eneko Pou (E), Ivo Rabanser (I),

Claude Remy (CH), Christian Roccati (I), Fred Rouhling (F), Marcello Sanguineti (I), Riccardo Scarian (I), Bernhard Schwaier (A), Roberto Vigiani (I), Bruno Vitale (I), Geremia Vergoni (I), Roberto Vigiani (I), Maurizio Zanolla (I). Fotografi: Roberto Armando (I), Alessandro Baù (I), Sam Biè (F), Claudio Camisasca (I), Mary Gabrieli (CH), Andrea Gallo (I), Klemen Gricar (SLO), Tim Kemple (USA), Pete O’Donovan (E), Maurizio Oviglia (I), Iker Pou (E), Ivo Rabanser (I), Marco Spataro (I).

Web www.up-climbing.com www.versantesud.it Prezzo e 13,50 ISBN 978-88-96634-03-5 © VERSANTE SUD 2010 VERSANTE SUD Srl Via Longhi, 10 20137 MILANO (I) ph. +39 (0)27490163 fax +39 (0)270101749 versantesud@versantesud.it

info@up-climbing.com

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JOHNNY DAWES Peter Herold Ph. Peter Herold, Maurizio Oviglia, arch. J. Dawes Traduzione: Monica Bottero

Molti fra gli scalatori più giovani, soprattutto in Italia, quando sentono parlare di E9, pensano a una marca di abbigliamento da scalata. Ciò che probabilmente non immaginano è che Mauro Calibani scelse il nome E9 per via della sua infatuazione per lo stile di scalata britannico che lo portò fino al punto di presentarsi un giorno sulla soglia di casa di Johnny Dawes a Sheffield per prestargli omaggio. Ma perché proprio Johnny Dawes? Perché Johnny era “Mister E9” in persona! Dawes (pronunciato “Doors”), nato nel 1964, rivoluzionò la scalata britannica a metà degli anni ottanta con le sue prime salite di vie valutate E8 ed E9 nella scala di difficoltà del Regno Unito1. Fra queste vie c’erano anche salite molto audaci in stile “tradizionale”, che potevano valere dal 7b fino al 7c in scala francese, con poche (o nessuna) protezione, dove la caduta significava il più delle volte lesioni serie o addirittura morte, oppure vie ben protette, inclusi alcuni itinerari spittati su slate (ndt: Slate è una roccia metamorfica simile allo scisto nero o ardesia), richiedenti un livello di difficoltà tecnica sino allora sconosciuto. A differenza del fisico e della forza, che si possono allenare, queste vie richiedevano un nuovo grado di abilità tecniche e mentali, che o “si avevano” o “non si avevano”. La conseguenza di ciò, è che molte delle vie di Johnny sono state irripetute per anni. L’apice della sua carriera è stato, nel 1986, la salita di The Indian Face sulla Clogwyn d’ur Arddu a Snowdon. Valutata E9 6c, questa linea era stata provata senza successo da tutti i migliori arrampicatori dell’epoca, inclusi John Redhead e Jerry Moffatt. Ventitré anni dopo, questa via ha visto solo due ripetizioni, quelle di Nick Dixon e di Neil Gresham nel 1994. Johnny, con il suo stile di scalata carismatico e la sua effervescente personalità, fu conosciuto al di fuori della cerchia degli scalatori del Regno Unito grazie a uno dei primi film televisivi sull’arrampicata, Stone Monkey, trasmesso dalle reti nazionali nel 1987. Nel 1998 il film Hard Grit, che inizia con la scena di una straziante caduta di Jean-Minh Trinh-Thieu dal passo chiave di Gaia (E8 6c), forse la via più conosciuta di Johnny, ne consolidò la fama all’estero. Il suo approccio non convenzionale alla scalata e al movimento su roccia divenne leggendario; esso era caratterizzato da movimenti

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dinamici in posizioni precarie, spaventosi ristabilimenti e ribaltamenti, associati a un senso dell’equilibrio talmente spiccato da permettergli di salire Master’s Edge E7 6c in top rope utilizzando una mano soltanto. Questa capacità inusuale, associata alla sua descrizione della scalata, al bisogno di capire la roccia e la danza che essa sussurra, se si è in grado di ascoltarla, piuttosto che i duri allenamenti, sono i fattori che hanno instaurato un’aura di mito intorno alla figura di Johnny, facendolo diventare una figura “alternativa”, tuttavia piuttosto difficile da inquadrare. Dopo la metà degli anni ottanta, Johnny sparì dall’attenzione dei media. Di tanto in tanto si sentivano voci circa un suo possibile ritorno o, in un qualche video, si vedeva un Dawes più vecchio e paffuto fare commenti sugli sviluppi recenti, peraltro sempre attraverso le solite metafore piuttosto ermetiche. Nel 2009 Johnny è tornato veramente e ha realizzato un nuovo E6 a vista, e lo si è rivisto scalare in numerosi film riguardanti l’arrampicata in Galles. Quando mi fu chiesto di contattare Johnny Dawes per un’intervista per UP, ero un poco teso… Come potevo intervistare al telefono un personaggio così complesso? Sarei stato in grado di capire le sue spiegazioni criptiche e poi renderle comprensibili per i lettori di UP sia sul continente sia nel Regno Unito? Stava forse scherzando riguardo a certe affermazioni? C’è stato qualcosa di scomodo dietro la sua “sparizione”? Tuttavia, nel dicembre 2009, durante la sua visita di una settimana da noi a The Lemon House a Lotzorai sulla costa orientale della Sardegna, in compagnia della fidanzata Julie Hiam, mia moglie Anne e io abbiamo avuto l’opportunità di conoscerlo meglio. Contrariamente ai nostri timori, Johnny e Julie sono stati ospiti perfetti, con un sacco di argomenti di cui parlare – film, cibo, viaggi – e, naturalmente, scalata. Abbiamo trascorso insieme dei momenti splendidi e abbiamo riso molto. Forse Johnny si è un po’ addolcito negli ultimi anni, ma coltiva tuttavia progetti duri per quando si sarà rimesso in forma... L’estate gallese è stata piuttosto piovosa e ha anche dovuto fare i conti con alcuni infortuni. Ma soprattutto si è rivisto all’opera il suo talento e non si è spento il suo entusiasmo per la scalata,


Johnny Dawes, dicembre 2009

(ph. M. Oviglia)

Andai oltre, quando da studente, scalai edifici e ponti. Questi problemi simili a “super-high ball”, ben prima dell’invenzione dei crash pad, affinarono le mie capacità cognitive di ciò che ero in grado di realizzare in termini di movimento.

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IKER POU Maurizio Oviglia Ph. Alvaro Vitores, arch. Pou, Tim Kemple Traduzione: Gregory Potel

Iker nasce ad Alava il 5 febbraio del 1977 e vive attualmente a Vitoria-Gasteiz, nei Paesi Baschi. Inizia ad arrampicare con suo fratello Eneko (di tre anni più anziano di lui) nel 1992 e si dedica alla salita di tutte le maggiori cime dei Pirenei e delle Alpi. Il talento per l’alta difficoltà di Iker è subito chiaro. In meno di due anni riesce sul suo primo 8a a vista e sull’8b+ lavorato. Due anni dopo è la volta del suo primo 8c, poi ancora due anni per raggiungere l’8c+, ed altri due per aggiudicarsi la prestigiosa ripetizione della famosissima Action Directe di Wolfgang Gullich (9a). In breve totalizza 90 vie di arrampicata sportiva, comprese tra l’8c ed il 9a. Altre performance di rilievo sono sicuramente Mendeku e Begi Puntuan nei Paesi Baschi e Bain de Sang in Svizzera, tutte di 9a. Nel boulder raggiunge l’8b+ ed è la seconda persona al mondo a salire un tiro flash di 8c, con Alpinismo deportivo. Ma come per altri climber polivalenti di ultima generazione, dopo un primo periodo di “formazione” in falesia il richiamo delle grandi pareti diviene irresistibile. Iker ha iniziato in montagna e diviene così inevitabile che dal monotiro il suo interesse si sposti alle big wall. La prima in assoluto risale al 1997, ed è vicino a casa sul Naranjo de Bulnes. Si tratta del Pilar del cantábrico, 500 metri sino all’8a+, che lui stesso riesce per la prima volta a salire in libera. Nel 2000 è in Canada, dove compie la prima ripetizione di The great canadian knife (800 m, 8a+), nel Unclimbable Massif. Nel 2002 ripete Silbergeier in Ratikon (200 m, 8a+), ed è la quarta ripetizione di questa prestigiosa via. Nel giugno del 2003 è la volta di Yosemite, dove riesce a ripetere El Niño (850 m, 5.13d) sul Capitan. È la seconda ripetizione in assoluto, portata a termine sempre con suo fratello Eneko. Nel settembre 2003 torna nei Pirenei e sale in prima libera Zunbeltz (500 m, 8b+). Nel luglio 2004 vola in Madagascar, e tra le varie big-wall a disposizione sceglie Bravo le filles, aperta poco prima da Lynn Hill. Iker ne fa la prima libera (600 m, 8b) e mette così la firma sulla più dura big-wall africana. A ottobre del 2004 torna in California, e compie una ripetizione in libera del Nose (1100

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m, 5.14a), ma tuttavia 2 tiri su 34 non gli riescono in libera. Nel 2005 sale il Totem Pole, in Tasmania e in agosto passa al Pakistan, dove si concede il meglio, e cioè Eternal Flame sulle Torri del Trango (1100 m, 8a). Per passare in libera lui ed Eneko tracciano una variante di 8a a più di 6000 metri. Nel 2006 è la volta della Patagonia, dove sale la FrancoArgentina, (1300 m, 6c+) al Fitz Roy. Arriveranno a 40 metri dalla cima in cinque tentativi. Nel 2007, su questa stessa montagna, salirà la classica Supercanaleta e altre salite minori sui satelliti del Torre, ma sempre di estrema difficoltà. Tornando all’amato Naranjo, nel giugno 2006 è la volta di Quinto Imperio (500 m, 8b), prima salita in libera. Poi Lurgorri (250 m, 8c+) che diventa il primo 8c+ superato su una grande parete. Nel 2007 le vacanze dei fratelli Pou sono in Svizzera, dove si concedono Shatila (300 m, 7c) e New Age (250 m, 8a) al Rätikon. Poi naturalmente vasto assortimento di salite al Wenden, sino al 7c+ e buona parte a vista. Nel 2008 è di nuovo tempo di Yosemite, e questa volta si va sul classico: Astroman e Regular all’Half Dome, naturalmente in libera. Ad aprile del 2009 alpinismo sulle Ande argentine con tre vie nuove su cime sino a 5800 m, essenzialmente di misto. Nel 2009, ancora sul Naranjo, sale Orbayu (500 m, 8c+/9a) aprendo la frontiera di questa difficoltà su una big wall...

Iker il tuo nome è rimbalzato nelle cronache mondiali con la ripetizione di Action Directe e ora con il probabile primo 9a su via di più tiri. Ma quanti anni ci sono voluti per arrivare a questi risultati? Sono già passati nove anni da quel giorno, e tanta esperienza accumulata, sia in arrampicata in falesia che in alpinismo. Più di cento vie di 8c e oltre, e tanti metri saliti in tutto il mondo. È stato un lungo processo di formazione fino ad arrivare alla salita in libera di Orbayu...


Orbayu, Naranjo de Bulnes

(ph. Tim Kemple)

Non mi piace per nulla l’allenamento indoor. In media arrampico su plastica al massimo venti giorni all’anno. Quando posso vado sempre ad arrampicare su roccia, sia falesia che blocchi. Mi alleno sempre arrampicando su roccia. Quest’anno voglio aumentare il mio livello in arrampicata sportiva, e per quello magari mi dovrò allenare un po’ di più e fare una spedizione in meno all’anno, per poter progredire.

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DREAM TIME Il sogno primordiale

Massimo Malpezzi Ph. Massimo Malpezzi, Andrea Gallo, Roberto Armando

Vivisezionare un blocco… un sogno… renderlo reale, speciale… spiegarne i dettagli attraverso le sensazioni, i momenti più difficili fino al bordo… là dove l’ultimo sforzo è la “rimontata”. Non è una scheda tecnica, tantomeno una sorta di relazione su come salire uno dei blocchi mitici al mondo. Nessun segreto svelato, anche perchè Dream Time… sasso mitico di Cresciano, scovato, pulito e superato per la prima volta da Fred Nicole nel novembre del 2000, si è lasciato salire solo da chi ha saputo mettere insieme forza, equilibrio, resistenza, precisione, determinazione. Venticinque movimenti per concatenare una meravigliosa creatura, tonnellate di granito compatto dalle forme stilistiche perfette in un’architettura precisa e tagliente come quasi tutti i blocchi di Cresciano, luogo ormai noto e molto visitato da oltre dieci anni, un alter-ego di Fontainebleau, non certo per la dimensione geografica, ma certamente per la qualità complessiva che offre questo luogo storico posto sulle pendici di un altipiano scosceso a pochi chilometri da Bellinzona, nel Canton Ticino in Svizzera. Un “problema” con questo peso, stilisticamente parlando, non poteva che attrarre i più forti boulderisti del mondo. Attualmente la cronaca ci parla di almeno una decina di ripetizioni e i nomi sono tra i più famosi, da Ondra a Fischuber da Zangherl a Graham fino a Sharma e Carwell e tra questi anche tre italiani, Core, Calibani e Moroni. Alcuni hanno risposto al nostro appello e si sono riuniti in una sorta di tavola rotonda virtuale, regalandoci riflessioni e ragionamenti affascinanti su quella loro perfomance.

blocco mitico UP /26

Esistono simboli che guidano in un certo senso l’orientamento e le rotte da seguire, tiri di corda come Action Directe, Biographie, Master’s edge. Nel bouldering blocchi come Kharma a Bleau, Brad Pitt nel Peak District hanno regalato molte emozioni a chi li ha saliti, certamente Dream Time a Cresciano incarna il blocco per eccellenza rientrando in quello che si può definire “un banco di prova”, chiamiamola retoricamente sfida. Perché a un tratto si è attratti da un nome, da un sasso come quello che disegna Dream Time? Alza la mano Fred Nicole, giustamente la parola va data a chi dieci anni fa si è inventato quella serie di avveniristici passaggi: «La prima volta che ho visto quella che sarebbe diventata Dream Time sono stato attratto dalla sua splendida linea. Erano i primi mesi del 2000 quando cominciai a fare bouldering, e stavo cercando nuovi problemi da scalare. Ne iniziai a spazzolare una parte provando qualche movimento, e fui molto felice di aver trovato un nuovo progetto a cui dedicarmi. Vivo a circa tre ore da Cresciano, quindi potevo andarci solo ogni due settimane restandoci quasi tutto il giorno. Prima che partissi per l’Australia, nella primavera del 2000, ero già in grado di fare tutti i movimenti tranne l’ultimo, e quando tornai dal Sud Africa nell’ottobre di quello stesso anno riuscii a completare la sequenza. L’ho chiamata Dream Time perché ero affascinato dalla mitologia aborigena australiana nella quale il termine “dreamtime” indica l’epoca antecedente alla formazione del mondo». Mauro Calibani ascolta con interesse e si aggiunge alla storia personale di Fred: «Bella questa cosa aborigena… Quando seppi della salita di Nicole e di questo sasso, ne rimasi subito colpito. Dapprima per la quotazione, anche perché dalle foto non si poteva capire l’effettiva bellezza della linea. Erano anni in cui le mie attenzioni si focalizzavano soprattutto sull’estremo, sul sogno della salita quasi impossibile. Inserii il passaggio


(ph Massimo Malpezzi)

«Non si prova Dream Time per fama, si prova una linea così perché è incredibile, è un masso a forma di diamante da solo, nel bosco, in una posizione dominante che osserva tutta la valle, sembra posato su un piedistallo, le prese sono tutte nel posto giusto come create su misura per essere arrampicate; per questo provi Dream Time, non per il grado, ma per la sua purezza. Dentro di te sai che nel mondo sono poche le linee come quelle.» C. Core

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BIOGRAPHIE

Storia di un mito moderno Maurizio Oviglia Ph. Sam Bié

Biographie è una delle vie di arrampicata più difficili e famose del mondo. Questa fama è certamente dovuta alla sua difficoltà, ma soprattutto alla sua linea, di una purezza ed esteticità inarrivabili. Proviamo dunque a ricostruirne la storia e scopriamo come Biographie, da semplice e anonimo progetto, attrezzata da un famoso himalaista, sia ora diventata una delle vie più ambite del mondo. La via si trova a Céüse, sopra Gap, una delle falesie più rinomate di Francia e d’Europa, dove al trapano si sono avvicendati, nel corso degli anni, alcuni tra gli arrampicatori più famosi del momento. Celebri sono infatti le vie di Patrick Edlinger, ad esempio, mentre pochi conoscono i nomi degli altri artefici di questa meravigliosa falesia. Tra essi c’è anche un certo Jean-Christophe Lafaille, più conosciuto per le sue imprese alpine e himalayane che per la sua attività in falesia. Jean-Christophe era un alpinista visionario e a questa sua qualità non rinunciava nemmeno in falesia. Sua è infatti l’intuizione di quella incredibile linea che si sviluppa per una quarantina di metri su uno strapiombo regolare inclinato a trenta gradi di colore grigio-azzurro, una linea immaginaria destinata a divenire una delle vie più famose del mondo. Nel 1989, nonostante la difficoltà della via, Jean-Christophe decide di attrezzarla e di non scavare prese, lasciandola interamente naturale. Il nome Biographie, nato dalla fantasia di Jean-Christophe, tenta di esprimere in una sola parola il carattere di questa linea, che sembra racchiudere in essa tutta l’essenza dell’arrampicata. Ecco cosa Jean-Christophe ebbe modo di scrivere a proposito del nome, in una lettera di congratulazioni inviata a Sylvain Millet il giorno della sua riuscita sulla via: «..ho immaginato di dare questo nome a questa linea perché secondo me presentava tutti i tipi di prese e di movimenti che un arrampicatore può incontrare nella

tiro mitico UP /36

sua vita. Ed io, che all’epoca ero capace di salirne solo alcune sezioni, potevo solo immaginare che questa via potesse essere “La via” nella vita di un arrampicatore.» Negli anni novanta diversi arrampicatori si interessano al progetto. Uno di questi è Arnaud Petit, venticinque anni, già vincitore della Coppa del Mondo di arrampicata. Arnaud ritiene il progetto futuristico e sicuramente fuori dalla sua portata. Ma la via è troppo bella e non riesce a togliersela dalla testa: decide così di spezzarla in due, mettendo una catena a circa 18/20 metri dal suolo. Nel 1996, Arnaud, riesce finalmente sulla prima parte della via, che grada 8c+. È una soddisfazione con un poco di amaro, ma comunque meglio di niente! Nel 1997 si interessa al progetto l’americano Chris Sharma, che allora ha solo sedici anni ma ha fama di essere un fenomeno, soprattutto nel bouldering. In soli tre giorni concatena anche lui la prima parte della via e inizia timidamente a tastare la seconda. Piano piano, provando e riprovando, riesce a dividere il progetto in diverse sezioni. Sono circa sessanta movimenti, con un passaggio di 7c boulder (7c+ secondo alcuni) compreso nella seconda parte della via, che viene stimata a 8b+. Il tutto senza possibilità di riposo. Il progetto di Chris è ormai al centro dell’attenzione della comunità internazionale, considerato che ormai l’americano ritorna regolarmente a Céüse a provare, sbagliando però sempre al passaggio chiave, il boulder nella seconda parte della via. Il 19 luglio 2001 è il grande giorno e Chris concatena la via: «Già, è stato fantastico. Ero davvero contento, perché è stata dura, molto dura. Ora posso partire davvero soddisfatto, anche se so che questa sensazione non durerà a lungo. È un’emozione destinata a sfumare, come per tutte le altre vie. Cercherò la vera felicità altrove… Di mattina il tempo era brutto, pioveva e


Sylvain Millet

(ph. Sam Bié)

«…ora la sosta intermedia è stata tolta: Biographie e Realization sono tornate a essere una cosa sola. Ma poco importa il nome, rimane una via mitica. Non è importante neppure il grado, basta dire che ci sono state solo sei ascensioni in otto anni. Visto il numero di pretendenti e il livello attuale direi che non sono molte... Aspettiamo con impazienza il tentativo a vista di Adam Ondra». S. Millet

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CASSIN-RATTI TORRE TRIESTE 2999 m. Elogio al pensiero concreto Ivo Rabanser Ph. Ivo Rabanser, Alessandro Baù Si sta facendo sera, sulla nord-ovest della Civetta, quando due uomini escono dalla parete e cercano riparo fra i massi della cresta sommitale. Non conoscono la via di discesa sul versante opposto e con questa nebbia che risale i fianchi della montagna, risulta tutt’altro che facile da individuare. Sono Riccardo Cassin e Mario Dell’Oro, detto Boga, reduci della terza salita alla Comici/Benedetti sulla “parete delle pareti”, come negli ambienti alpinistici viene chiamata la muraglia della Civetta. Nei giorni precedenti due austriaci, Fritz Kasparek e Josef Brunnhuber, avevano compiuto la prima ripetizione di questa via, che negli intenti degli autori triestini doveva surclassare per impegno e audacia la Solleder/Lettenbauer, che proprio su questa parete aveva inaugurato nel 1925 la stagione del Sesto Grado. “Questo era il mio sogno, la mia aspirazione: porre in testa l’alpinismo italiano sulle Dolomiti” (E. Comici). Sentono delle voci, che vengono e vanno. È una cordata che esce dalla vicina via Solleder. Seguono dei richiami e si fanno le presentazioni. Sono un italiano e un francese: Giusto Gervasutti e Lucien Devies. Gervasutti conosce la discesa per averla percorsa una volta, ma la nebbia che si fa più fitta e la notte che incombe consigliano di rimandare le ricerche a domani e di accomodarsi dietro un masso. Gervasutti e Devies – che contavano di salire e scendere in giornata – non dispongono di un sacco da bivacco. Cassin offre loro il suo, un’elegante tre posti di tela gommata Pirelli, che divideranno col Boga. “Iniziate a dormire voi, poi ci daremo il cambio.” Intanto Riccardo si sistema al riparo di un blocco, dormicchia un po’, si batte i fianchi per riscaldarsi, pensando al tepore del suo comodo sacco. Ma quando viene la sua ora non sveglia gli altri. Loro sono dei signori e lui è stato abituato da piccolo alle privazioni. Così aspetta infreddolito che giunga l’alba, che in quei casi sembra avere un considerevole ritardo… In quell’estate del 1935 Riccardo Cassin aveva ventisei anni. Sentiva dentro di sé un’energia e un entusiasmo deflagrante. Ma in cuore suo era rimasto un timido. Ancora non sapeva, non poteva saperlo, che proprio lui sarebbe diventato una leggenda dell’alpinismo mondiale.

via mitica UP /42

Infanzia all’insegna delle privazioni. Nato il 2 gennaio 1909 a Savorgnano, una minuscola frazione di San Vito al Tagliamento, nella pianura friulana, la vita si fece sentire da subito sotto gli aspetti più aspri. Come successe a tanti di quella generazione, il padre s’imbarca per l’America, con la speranza di potervi trovare un futuro migliore per la moglie Emilia e i due piccoli di casa: Riccardo, a cui si era presto aggiunta Gina. Ma la buona stella non sarà dalla sua parte. Infatti oltre oceano non troverà né gloria né tesori, ma solo la morte a seguito di un incidente sul lavoro. Sarà una laconica lettera che nel 1913 comunica alla famiglia la funesta notizia che “il cavatore della Canadian Pacific Railway, Signor Cassin Valentino, è morto in una cava del British Columbi.” La vita si fa ancora più dura, ma a casa non c’è tempo per il lutto. La guerra incombe, poi la ritirata di Caporetto, con il piccolo Riccardo che va sugli argini del Tagliamento per cercare di recuperare qualcosa di utile dai cadaveri portati in braccio dalla corrente. Il ragazzo cresce imparando sulla propria pelle il valore delle cose. Quest’infanzia all’insegna delle privazioni forgia un carattere deciso e vigoroso. “Se si bussa, tutte le porte si aprono”, dirà in età matura guardandosi indietro. Ma occorre impegnarsi, essere volutivi e caparbi. La scuola non corrisponde alle sue inclinazioni. Preferisce scoprire il mondo che gli si schiude attorno, correndo nei campi ed esplorando i boschi. Ma dovrà crescere in fretta. All’età di dodici anni comincia già a contribuire al magro bilancio familiare, lavorando come garzone nella bottega di un fabbro del paese. Per dodici ore al giorno Riccardo maneggia il mantice dell’officina, rafforzando le sue braccia battendo sull’incudine. Sarà la lettera di un’amico, a cambiare il corso della sua vita. A Lecco ci sono serie prospettive di lavoro e in breve tempo è possibile diventare qualificati operai meccanici. Malgrado la giovane età, forza di decisione e energia non gli mancano. L’ignoto non gli incute paura, al contrario, lo stimola e lo fa sperare. Si avvia quindi per un futuro che ancora non può immaginare, ma nel quale sarà sempre protetto dalla sua buona stella, che gli riserverà gloria e una discreta sussistenza economica. Tutto quello che a suo padre era stato negato. A Lecco non trova la situazione propizia che gli era stata prospettata. La crisi economica non gli permette di trovare un’occupazione nelle officine meccaniche o metallurgiche. Allora si adatta per due anni a fare il manovale


Nel diedro prima della seconda cengia

(ph Alessandro Baù)

Uomo nel senso più completo e più bello della parola, Riccardo Cassin non era uno scalatore eccezionale, era soprattutto un uomo eccezionale. Certamente, non ha superato passaggi tali da scoraggiare gli atleti del free climbing, non ha realizzato nelle sue scalate tempi da primato, ma le cordate che conduceva all’assalto delle più dure pareti delle Alpi hanno sempre dimostrato, grazie a lui, un’efficacia impressionante. Georges Livanos

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REMY BROTHERS Premiata ditta

Maurizio Oviglia Ph. arch. Remy Traduzione Annamaria Foli Nel mondo della scalata ci sono molti fratelli famosi. Abbiamo i teutonici Huber, forse i più famosi, poi gli spagnoli Pou o i francesi Petit, mentre i tedeschi Bindhammer sono dediti soprattutto alla falesia. Se parliamo però di aperture, son solo loro che vengono in mente, gli svizzeri fratelli Remy che, a ben vedere, erano già famosi quando gli altri che abbiamo menzionato poco fa non erano ancora nati... I Remy sono originari di Losanna, ma loro precisano che la loro discendenza proviene da Charmey, nella Svizzera francese. Il paese del cioccolato, taglia corto Claude! I loro primi passi in montagna si perdono nella notte dei tempi, agli inizi degli anni sessanta, quando il padre li portò per la prima volta a camminare e a sciare. Poi, nel 1965, la prima volta legati a una corda su vie alpinistiche di carattere classico. Con lo stesso paio di scarpe, ricorda Claude, facevamo tutto: trekking, scalata e sci! Il padre era un semplice operaio, costruiva vagoni ferroviari, lavoro difficile, pericoloso, ovviamente sottopagato. Nel 1969 venne operato di ernia del disco e poi rimase per molto tempo malato. I due fratelli cominciarono a rendersi indipendenti nel 1970 e particolarmente Yves iniziò ad aprire vie, affascinato da Renè Desmaison. Ancora Claude ricorda: «Eravamo solo dei ragazzi incoscienti affascinati dallo scoprire un mondo dove ancora non era passato nessuno. E lo siamo ancora!» Impossibile calcolare quante vie hanno aperto, a oggi, i due fratelli, conosciuti come gli apritori più prolifici della storia dell’arrampicata. Solo loro tengono il conto, maniacalmente, come solo degli svizzeri possono fare. Al di là della qualità indubbia di certe loro creazioni, come Motorhead, la via che presentiamo, ci interessa anche capire quale è la filosofia e il motore inesauribile che li spinge. Abbiamo quindi provato a punzecchiarli un po’, toccarli sul vivo, con dieci domande un po’ critiche... Claude e Yves si sono presi un mese per rispondere, hanno detto che dovevano riflettere bene su quello che scrivevano. E poi, come era prevedibile, hanno scritto le risposte a due mani...

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Siete conosciuti come i fratelli più prolifici del mondo riguardo all’apertura di vie. C’è un filo conduttore, una filosofia che vi guida in questa attività? Grazie, molto gentile, ma ci sono poche cordate attive composte da fratelli. Quattro o cinque anni fa, la rivista Klettern, pubblicata in Germania, paese di cui non conosciamo la lingua e in cui non abbiamo aperto nuove vie, ha chiesto ai lettori di fare la classifica dei migliori apritori di vie (tra tutti gli apritori). Noi siamo risultati secondi dietro ai fratelli Huber, che sono di gran lunga migliori di noi. Esiste un unico filo conduttore o filosofia: passione e motivazione. Molti apritori di vie cambiano nel corso degli anni, un po’ come i gruppi musicali. Diventano più “commerciali”, meno “elitari”, aprono vie meno impegnative e spesso aggiungono spit nelle vie che hanno tracciato. Fate parte di questa categoria? Con il passare del tempo, sì, cambiamo, sembra sia il destino di tutti (tranne che per Lemmy Kilmister). Inoltre l’arrampicata si evolve, quindi il poterla praticare e conoscere è una cosa aperta a tutti, a seconda delle voglie/capacità, e questo è buono. Ciò permette, per esempio, a nostro padre di 86 anni di scalare il Miroir d’Argentine da primo, e di cercare a Kalymnos vie alla sua portata. È vero, a volte aggiungiamo degli spit nelle nostre vie: oggi mettiamo più spit di una volta, come fanno quasi tutti, ma il termine “commerciale” non mi sembra adatto. Infatti il ritorno economico è ridicolo, dato che non riceviamo soldi dagli sponsor; certo, ci danno il materiale, ma una parte di esso l’abbiamo sempre comprato noi, anche adesso. Cambiamo, e quindi facciamo vie con stili molto diversi. Negli anni settanta, c’era l’artificiale, con o senza spit, o la libera molto esposta sotto l’influenza del più grande: René Desmaison. Nel 1974, un soggiorno in Gran Bretagna ci ispirò: praticavano un’arrampicata libera più dura che da noi, usavano i nut, e naturalmente c’era la rivista di riferimento, Mountain (poi scomparsa)... Come allenamento per andare


(arch. Remy)

ÂŤCarpentiere? Ăˆ un bellissimo mestiere, io ho studiato da meccanico e Yves da muratore, il che ci ha permesso di occuparci personalmente di una parte della nostra attrezzatura, chiodi, nut... Âť

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13 Gennaio/Svizzera – Il forte alpinista svizzero Ueli Steck ha stabilito un nuovo record sulla parete nord del Cervino, percorrendo i 1100 metri della classica via “Schmidt” in soli 1 ora e 56 minuti. Con questa performance, assieme ai precedenti record su Eiger e Grandes Jorasses, Steck ha raggiunto l’obiettivo della salita in velocità delle tre grandi nord delle Alpi. 10 Febbraio/Spagna – Nella valle del Chistau, nel Sobrarbe, Israel Blanco e Francisco Maturana sono riusciti a concatenare “Titàn” con “Osadía”, quest’ultima mai salita integralmente, creando quella che probabilmente è la via di misto puro più dura della penisola iberica. Lo sviluppo dell’itinerario è di circa 95 metri ed i gradi proposti, M10+ e WI6, la portano allo stesso livello dell’estrema “The empire strikes back”, in Italia. 27-28 Febbraio/Italia - Sulla parete est del Sass Maor, nelle Pale di San Martino, Rolando Larcher e Fabio Leoni hanno effettuato la prima salita invernale di “Masada”, una via impegnativa di oltre 1200 metri di sviluppo, con difficoltà prossime all’VIII°, ed un difficile tratto ancora da liberare. Masada, che era stata aperta nel 2001 da Marco Canteri, Davide De Paoli e Samuele Scalet, ha impegnato i due forti alpinisti trentini con 2 giorni di scalata. Febbraio/Spagna - Mikel Zabalza e Manu Córdova hanno aperto “Shakelton”, che hanno definito la più dura scalata di misto da loro effettuata nei Pirenei. La via è lunga 170 metri e per salirla i due alpinisti iberici hanno superato difficoltà fino al WI6 ed M9. L’itinerario si trova nella valle di Izas, ed è stato un progetto a lungo accarezzato per via delle condizioni della parete, raramente favorevoli alla scalata. Febbraio/Francia - L’inglese Tim Emmett e il francese Jérôme Blanc-Gras hanno effettuato la prima salita in libera di “Sous l’oeil du choucas”, il capolavoro di Christophe Moulin sulla parete della Tete de Gramusat, nella valle di Freissinieres. Grazie alle condizioni favorevoli della parete, evento raro negli ultimi

anni, i due alpinisti sono riusciti a scalare in libera i 300 metri di ghiaccio sottile e misto impegnativo della via, superando difficoltà fino ad M9 e WI7. 13-14 Marzo/Italia – Sulla Cima Grande della Scala, nelle Alpi Giulie, Luca Vuerich e Massimo Laurencig hanno effettuato la prima salita invernale della difficile “Fessura Lomasti”, aperta dal giovanissimo e visionario alpinista friulano negli anni ‘70. La via, che ha uno sviluppo di 400 metri, ha impegnato Vuerich e Laurencig per 2 giorni e testimonia il talento degli apritori che con un equipaggiamento arcaico superarono passaggi che oggi rasentano l’VIII° grado di difficoltà! 15-19 Marzo/Italia – Sulla parete settentrionale del Monte Gallo, alle spalle di Palermo, Luca Giupponi, Rolando Larcher e Maurizio Oviglia hanno aperto “Kaos”, una via spettacolare e strapiombante con uno sviluppo superiore ai 300 metri e difficoltà fino al 7c. 21 Marzo/Italia – Nell’ultima e fredda giornata di inverno, Luca Maspes, Emanuel Panizza e Christian Turk, hanno effettuato la prima salita della parete est del Morteratsch, nel gruppo del Bernina, aprendo “Il grande freddo”. La nuova via ha uno sviluppo di 600 metri ed è stata salita con l’utilizzo di qualche protezione mobile e pochi chiodi, superando tratti difficili di scalata su ghiaccio e terreno misto. Marzo/Italia - Gualtiero Colzada e Rossano Libèra sono andati a caccia di nuove cascate in Val Codera, nel remoto circo di Sivigia, e sono riusciti a salirvi il “Mostro”: una colata di ben 180 metri, in gran parte verticali, con difficoltà che dovrebbero raggiungere il grado WI6. Marzo/Scozia - Andy Turner e Tony Stone sono riusciti, con 11 ore di scalata impegnativa, nella prima salita invernale di “Sassenach” sul Ben Nevis, una gran classica aperta negli anni ‘50 dalla cordata del mitico Joe Brown e valutata, in condizioni esti-

alpinismo e ghiaccio 2009 Ueli Steck (arch.Ueli Steck) UP /66


alpinismo e ghiaccio 2009 ve, E3 6a. Quella di Turner e Stone rappresenta, al di là del grado e dello sviluppo, una salita molto impegnativa ed un riferimento assoluto, nel suo genere, per impegno e complessità. Aprile/Italia – I fratelli Florian e Martin Riegler hanno messo a segno due salite estreme in stile tradizionale sulle Dolomiti: Il 7 aprile hanno scalato onsight i 300 metri di “Karies”, sul Dente del Sassolungo, che impone difficoltà fino al 7c, mentre l’11 aprile hanno effettuato la prima libera in giornata di “Zauberlehrling”, alla cima Scotoni. Quest’ultima ha uno sviluppo di ben 750 metri e difficoltà che raggiungono il 7c+, tanto da aver impegnato i due alpinisti per oltre 15 ore di scalata con discesa finale a notte fonda. Aprile/Spagna – Con soli quattro mesi di esperienza alle spalle come drytooler, il forte climber spagnolo Erlantz Díaz ha realizzato la rotpunkt di “Brutal Fang”, una delle vie più dure di Spagna, nella Valle de Pineta. L’itinerario era stato aperto nel gennaio del 2005 da Xavier Teixidó e Albert Salvado, segue una linea audace con uno sviluppo di 160 metri ed è valutato D12+. 15 Giugno/Italia – Rolando Larcher e Maurizio Oviglia hanno liberato la loro “Umbras”, sulla parete Nord di Punta Cusidore, via di 300 metri che avevano aperto nel 2008 con difficoltà fino all’8a e con un obbligatorio di 7b+. “Umbras”, insieme con “Hotel Supramonte” e “Mezzogiorno di Fuoco” rappresenta una delle vie più affascinanti ed impegnative della Sardegna, su roccia sempre ottima e compone una ideale trilogia che potrebbe divenire nei prossimi anni un classico dell’alta difficoltà su multipitch nell’isola. 16-19 Giugno/Svizzera - Jean Troillet ha portato a termine il progetto che aveva iniziato con il compianto Sébastien Gay, cui è stato dedicato, sulla nord del Cervino. Per la difficile impresa, la guida svizzera è stata affiancata da Jean-Yves Fredriksen e Martial Dumas, con i quali ha superato i 600 metri della insidiosa parete, con una via di impegno classificabile come ABO.

Sass Maor (arch.R.Larcher)

Giugno/Svizzera - Stephan Siegrist ha effettuato la prima libera di “Magic mushroom”, una via di ben 21 tiri di corda, sulla nord dell’Eiger. Siegrist ha proposto la valutazione di 7c+ per il passaggio più impegnativo ed ha effettuato la discesa con un base Jump dalla cima del fungo roccioso che caratterizza la via. Giugno/Italia – Florian Riegler, accompagnato da Rebecca Finch, ha salito in libera ed in sole 12 ore la “Via della cattedrale”, sulla parete Sud della Punta Rocca, in Marmolada. La via fù aperta nel 1983 con protezioni tradizionali e difficoltà sino all’A4, è lunga 850 metri e venne liberata nel 2004 da Pietro Dal Prà, che dichiarò di aver superato difficoltà sino all’8a+. Comune a tutti i ripetitori è l’opinione in merito alla bellezza della via, a quanto pare una delle più affascinanti delle Dolomiti. Giugno/Italia – Sulla verticalissima Torre Trieste, in Civetta, Andrej Grmovsek è riuscito nella prima ripetizione in giornata di “Donnafugata”, aperta nel 2004 da Christoph Hainz e Roger Schäli e liberata nel 2007 da Mauro Bole, con uno sviluppo di ben 750 metri e difficoltà fino all’8a. Il climber sloveno, in cordata con Luka Krajnc, ha scalato gran parte dei tiri da capo cordata e ha raggiunto la vetta in tarda serata dopo quasi 18 ore passate in parete. 10-11 Luglio/Svizzera – Sulla parete nord della Dent Blanche, nella val d’Hérens, il veterano Patrick Gabarrou e Simon Deniel hanno aperto “Merci“, una nuova via su terreno misto impegnativo di ben 950 metri di sviluppo. 11-12 Luglio/Spagna – Il veterano delle Asturie, Andrés Villar, insieme con Ramón Figueira e Daniel Herráez, ha aperto una nuova via sulla parete nord del Naranjo de Bulnes, nel massiccio centrale dei Picos de Europa. La nuova via si chiama “El último eslabón”, ha uno sviluppo di 700 metri con difficoltà fino al 6c/ A2 ed è il frutto dell’esperienza e della dedizione che l’alpinista spagnolo ha dedicato negli anni a questa montagna.

Florian Riegler (rieglerbrothers.com)

R. Larcher, Umbras (M.Oviglia) UP /67


Gennaio/Spagna – Con l’inizio del nuovo anno Eduard Marin ha subito messo a segno notevoli realizzazioni: il 2 gennaio è riuscito nella salita onsight di “Marroncita”, un 8b+ di continuità, in Oliana, mentre il 16 ha salito rotpunkt “Open yuor mind”, 8c+, al grottone di Santa Linya. 3 Gennaio/Francia – Adam Ondra ha effettuato la prima ripetizione di “Roby in the sky”, difficile via liberata da Francois Legrand nella grotta dell’Eremita, nelle Calanques, nel 2001. Il grado di difficoltà proposto inizialmente da Legrand era 8c+/9a ma dopo la ripetizione di Ondra sembra si tratti addirittura di un 9a severo. 5 Gennaio/Francia – Il giovanissimo talento francese Enzo Oddo, di soli tredici anni, ha salito “Alien carnage”, 8c+, la via più difficile di Castillon. Gennaio/Inghilterra - Dave Macleod ha sfruttato sapientemente le condizioni meteorologiche del North Devon ed è riuscito nella prima ripetizione della celebre “The walk of life”, liberata lo scorso anno da James Pearson. Dave ha lavorato la via per quattro giorni prima del tentativo dal basso e nonostante ne abbia confermato il grande impegno ha proposto un ridimensionamento della difficoltà indicata da Pearson al grado E9 6c. Pearson non ha gradito la cosa dichiarandosi in netto disaccordo con la pesante svalutazione e tra i due è nata una piccola polemica. 10 Gennaio/Inghilterra – Ryan Pasquill ha scalato “Gerty Berwick”, nello Yorkshire, probabilmente una delle ultime grandi sfide offerte dal gritstone. Degno di nota è il fatto che il muro in questione, per cui Pasquill ha proposto il grado E9 7a, in passato aveva respinto talenti del calibro di McClure, Pearson e Moffatt. 11 Gennaio/Italia – Nella grotta dell’Arenauta, a Sperlonga, Gianluca Daniele ha salito “Grandi gesti”, una lunga linea naturale che ne attraversa per intero la volta concatenando diverse sezioni impegnative di vie pre esistenti, per cui ha proposto il grado 9a.

25 Gennaio/Spagna – A riprova del suo grande talento, Adam Ondra è riuscito al secondo tentativo nella rotpunkt di “Llamps i trons”, a Margalef. La via presenta una sezione molto dura con bloccaggio su mono dito, ed è valutata 8c+. 31 Gennaio/Inghilterra – Jordan Buys è riuscito nella prima ripetizione della “Widdop Wall”, E9 7a, una difficile sfida sul gritstone vinta dieci anni fa dal mitico John Dunne e rivelatasi assai ostica per gli aspiranti ripetitori che si sono succeduti nel tempo. 1 Febbraio/Spagna – Sull’onda del suo strepitoso stato di forma, Adam Ondra ha salito a vista l’8c di “Identificacion y placas”, l’unico tiro trovato asciutto nella falesia di Oliana… 13 Febbraio/Inghilterra – Dopo due intense giornate di tentativi, James Pearson ha effettuato la prima ripetizione di “Gerty Berwick”, la via che John Dunne aveva profetizzato come una delle più difficili sfide del gritstone e liberata poco prima da Ryan Pasquill. La via presenta una difficile sezione su micro tacche distanziate ed è protetta precariamente, tanto da aver richiesto l’utilizzo di alcuni crash pad alla base del tiro. Nello stesso periodo James è anche riuscito nell’onsight di “The End of the Affair”, E8, a Curbar. 18 Febbraio/Spagna – Geoffray De Flaugergues, giovane promessa francese, ha sfruttato le vacanze scolastiche per chiudere i sospesi con un vecchio progetto: “El templo del cafè”, ad Alquezar. La via ha uno sviluppo di ben 45 metri, richiede notevole resistenza, ed è valutata 8c+/9a. 20 Febbraio/Spagna – Grazie alle favorevoli condizioni meteorologiche, Chris Sharma è riuscito a liberare il primo 9a+ di Margalef: “Demencia senil”, durissima pancia strapiombante con prese mono e bi dito, che conferma il livello sempre altissimo del top climber americano. 21 Febbraio/Spagna - Ramón Julian Puigblanque ha effettuato la rotpunkt di “Sin domesticar”, 8c+ della grotta Soleiada di Margalef, in soli 4 tentativi ripartiti su 2 giornate.

falesia 2009 Adam Ondra UP /72


falesia 2009 24 Febbraio/Spagna – Adam Ondra ha scalato il suo terzo 9a+: “Papichulo”, in Oliana. La via era stata liberata da Chris Sharma nella primavera precedente ed i suoi 45 metri di continuità estrema si sono rivelati assolutamente congeniali al fuoriclasse ceko. 26 Febbraio/Slovenia – Lukasz Dudek ha ripetuto “Martin Krpan”, liberata nel 2001 da Jure Golosa, a Misja Pec, diventando così il primo climber polacco ad aver scalato una via gradata 9a. Febbraio/Spagna – Il climber tedesco Markus Bock ha ripetuto il duro 8c+ di “24 h party people”, a Margalef. Il tiro era stato aperto alla fine dello scorso anno da Dave Graham ed offre uno stile di scalata simile a quello del Frankejura e quindi decisamente congeniale a Markus. Febbraio/Inghilterra – L’ex campionessa inglese di bouldering Katy Whittaker è riuscita a ripetere “Braille trail“, E7 6c, a Burbage, la celebre ed aleatoria via aperta da Johnny Dawes nell’84. 2 Marzo/Spagna – Alla Cova Boix di Margalef, Adam Ondra ha salito il suo quarto 8c a vista: “l’Espiadimonis”, un tiro particolare su piccolissime prese, liberato nel 2006 dallo spagnolo Ramonet. 9 Marzo/Austria - Beat Kammerlander è riuscito a liberare “Prinzip Hoffnung”, 8b+ trad, E9/E10, sulla Bürser Platte nel Vorarlberg. Il fortissimo climber austriaco, da sempre un riferimento nell’alto livello per etica e stile, ha messo a frutto la sua esperienza ed è riuscito a tracciare una linea estrema che unisce due esili fessure con un difficilissimo traverso in placca su micro tacche. 14 Marzo/Italia – Nella falesia di Erto, Luca Zardini è riuscito in un progetto a lungo accarezzato, scalando “La linea dei sogni”, prolungamento in placca della super strapiombante “Sogni di gloria”. La via che ne risulta è una difficile lunghezza di 30 metri, interamente naturale, che gli è valsa la rotpunkt di un 8c+.

Lukasz Dudek (lukaszdudek.wspinanie.pl)

19 Marzo/Francia – La giovane promessa francese Kévin Aglaé ha centrato un notevole obiettivo, liberando “Wrc”, il suo primo 9a, a Castillon. 20 Marzo/Spagna – Eduard Marin ha salito il suo primo 9a della stagione: “Selecció natural extensión”, a Santa Linya, che unisce alla via originale, gradata 8c+, un difficile boulder poco prima di raggiungere la catena. 20-21 Marzo/Italia – Di ritorno dal suo tour in Francia e Spagna, Adam Ondra è approdato in Lombardia e in soli due giorni è riuscito a scuoterne l’ambiente falesistico con diverse prestazioni di alto livello: inizialmente si è recato alla falesia dell’Angelone, nel lecchese, dove ha liberato “Riti tribali”, 8c+ e “Nonono” 8c, entrambi al secondo tentativo; mentre Il giorno seguente è stata la volta di Cornalba, storica falesia bergamasca, dove ha ripetuto “Les sindacalistes”, il celebre 8c+ liberato da Beppe Dallona nel 1995, che contava soltanto 2 ripetizioni. 21 Marzo/Spagna – Dopo alcune giornate di tentativi, Ramón Julian Puigblanque è riuscito a concatenare “Papichulo”, il 9a+ di gran continuità liberato da Chris Sharma lo scorso anno e recentemente ripetuto da Ondra. 28 Marzo/Spagna – Sacrificio e grande motivazione sono stati gli ingredienti che hanno permesso allo spagnolo Daniel Moreno di realizzare la rotpunkt di “Supernowa”, alla grotta di Vadiello. Il tiro ha una lunghezza di 25 metri, unisce una prima parte molto atletica e continua ad una seconda in placca con difficile allungo finale, ed è valutata 9a. Marzo/Francia - Fred Rouhling ha messo a segno un nuovo progetto: “Empreintes”, che reputa più impegnativa della sua Hugh, un 9a di stile analogo. Per quanto riguarda il grado ha proposto una valutazione indicativa di 9a/b, per evitare ulteriori polemiche dopo il discusso 9b proposto per Akira nell’ormai lontano 1995.

Ryan Pasquill, Gerty Berwick

Markus Bock (climbing.com UP /73


Gennaio/Svizzera – Il forte blocchista austriaco Bernd Zangerl si è aggiudicato la prima ripetizione di “Entlinge”, un problema boulder di 6 movimenti aperto da Fred Nicole nel 2005, in Murgtal, e valutato 8c blocco. Gennaio/Svizzera – Pochi giorni dopo la ripetizione di Zangerl, anche lo svizzero Franz Widmer è venuto a capo di “Entlinge”, 8c, aggiudicandosi la seconda ripetizione. 27 Febbraio/Germania – A Kochel, Toni Lamprecht è riuscito nella prima salita di “Meer is doch noch”, 8b+, variante con partenza sit di “Meer is nicht”. 2 Marzo/Francia - Michele Caminati ha ripetuto “Khéops assis”, aperto a Fontainebleau nel 2007 da Antoine Vandeputte. Il boulder era stato inizialmente valutato 8c ma alcuni fuoriclasse che l’hanno ripetuto, quali Graham e Landman, hanno proposto un ridimensionamento della difficoltà ad 8b+. 7 Marzo/Germania – Ancora nella sua Kochel, Toni Lamprecht ha concatenato “Bokassa’s Fridge” e “Assassin, monkey and man” creando un percorso intensissimo, messo a punto dopo molti tentativi, per cui ha proposto il grado 8c+. 17 Marzo/Svizzera - Bernd Zangerl è riuscito nella prima ripetizione di “From dirt grows the flowers”, a Chironico. Il blocco è una combinazione di ben 14 movimenti ed era stato aperto nel 2005 da Dave Graham che aveva proposto la valutazione di 8c. Dopo varie ripetizioni da parte di altri top climber, tra cui anche Daniel Woods, sembra che la difficoltà possa essere ancora più elevata!

Marzo/Francia – Il giovane talento inglese Tyler Landman ha raggiunto un livello elevatissimo e ne ha dato prova a Fontainebleau, dove ha risolto boulder durissimi: in primis “Satan i helvete assis”, 8c aperto nel 2005 da Sébastien Frigault ed irripetuto fino al suo passaggio. Successivamente è stata la volta di “Khéops assis”, gradato 8b/+, e poi del capolavoro di Olivier Lebreton: “Gecko assis”, 8b+. 15 Aprile/Austria – Bernhard Schwaiger ha risolto il suo progetto ultra strapiombante a Saalachtal: “Dust devil”, una sequenza estrema di 10 movimenti per cui ha proposto la valutazione 8c/+. Aprile/Galles - Pete Robins si è aggiudicato la seconda ripetizione di “Silk cut”, 8b/+, nella grotta di Parisella, nel nord del Galles. La linea è il risultato di un triplo concatenamento che parte dall’interno della grotta e ne esce sul lato destro, con sviluppo ed esposizione più simili a quelle di un tiro di corda che a un boulder… 3 Maggio/Finlandia – Nella sua Finlandia, a Sipoo, Nalle Hukkataival ha scoperto e salito “The globalist”, un bellissimo blocco per cui ha proposto la valutazione 8b+. Maggio/Svizzera - A Morchelstock, Franz Widmer ha salito “Kryptos”, per il quale ha proposto il grado 8c. Franz aveva tentato il boulder più volte in passato, ma dal momento in cui era riuscito a trovare una soluzione le condizioni ambientali gli sono rimaste ostili… fino alla scorsa primavera, quando è riuscito a salirlo mettendo a frutto l’intensa stagione di allenamento che aveva alle spalle.

23 Marzo/Italia – Il boulderista polacco Dominik Kobryn ha ripetuto “Gandalf il grigio”, 8b+, a Varazze.

Maggio/Germania – Il tedesco Markus Windisch ha effettuato la seconda ripetizione di “Gossip”, un 8c del Frankenjura aperto nel 2002 da Markus Bock e ripetuto solamente da John Gaskins.

Marzo/Inghilterra – Sul gritstone di Almscliff, nello Yorkshire, Tom Peckitt ha risolto il difficile concatenamento di “Bulbhaul”, un problema più di resistenza che di blocco, proponendo il grado 8b+.

14 Giugno/Austria - Bernhard Schwaiger ha realizzato la prima salita di “Hurricane”, a Birgkar. Per Berhard si tratta del secondo boulder di 8c risolto dall’inizio della stagione. Giugno/Austria – Il giovane blocchista austriaco Kornelius Obleitner

bouldering 2009 Michele Caminati, Khéops assis (arch. Caminati) UP /82


bouldering 2009 è riuscito nella seconda ripetizione di “Anam cara”, il durissimo 8c liberato nel 2008 da Bernd Zangerl nell’area boulder di Silvretta.

di “Kryptos”, 8c, liberato pochi mesi prima da Franz Widmer, a Morchelstock.

Luglio/Spagna – Dopo anni di tentativi, ad Apellàniz, il top climber basco Iker Pou è riuscito a risolvere “Aker”, un boulder di ben 17 movimenti che ha valutato 8b+ blocco.

Ottobre/Francia - Alle Rocher des Demoiselles, nella zona sud di Fontainebleau, Arnaud Ceintre ha risolto “Misti”, un boulder estremo per il quale ha proposto il grado 8c.

Luglio/Svizzera – A Magic Wood, Peter Würth è riuscito a concatenare le tre parti di “Neverending story”, che consiste in lunga traversata orizzontale con successiva rimonta e superamento di un tratto verticale ed esposto, per il quale è previsto l’uso della corda. Dopo la ripetizione delle prime due parti, ad opera di Chris Sharma, e la prima ripetizione integrale di Julius Westphal, il grado dovrebbe essersi assestato sull’8c.

7 Novembre/Austria – Nell’area di Saalachtal, Bernhard Schwaiger ha salito un altro blocco estremo: “Crazy glue”, aggiungendo l’ennesimo 8b+ al suo ricco palmares. 25 Novembre/Austria – Il climber statunitense Daniel Wood ha aggiunto una variante d’uscita a “Camorra”, nella foresta di Sundergrund, creando “American Gangster”: 5 movimenti esplosivi che valgono un 8b+.

16 Settembre/Repubblica Ceca – Ad Holštejn, Adam Ondra ha messo a segno il suo secondo 8b+ blocco: “Sedni si na kost”, che a differenza del primo gli si è concesso soltanto dopo due anni di attento studio per decifrarne i movimenti.

Novembre/Svizzera – Il garista francese Romain Desgranges è riuscito a ripetere un blocco mitico: “Radja”, il primo a essere stato valutato 8b+, salito nel ‘96 da Fred Nicole a Branson, nel Vallese.

18 Ottobre/Francia - Olivier Lebreton ha ripetuto “Cicatrice de l’Ohm”, un blocco di 8b+ a Corneilles, nella foresta di Fontainebleau. Il boulder era stato aperto nel 2008 dal francese Arnaud Ceintre e ripetuto anche da Christophe Laumone.

12 Dicembre/Repubblica Ceka – In una sessione notturna a Petrohrad, Adam Ondra ha effettuato la seconda salita di “Barevný svet“, 8b+, un problema di forza pura che ha risolto dopo due giornate di tentativi.

Ottobre/Austria – Il climber inglese Stewart Watson ha ripetuto uno dei boulder più famosi del mondo: “Memento”, 8b+, nell’area di Silvretta.

21 Dicembre/Svizzera – Appena in tempo prima dell’arrivo della neve, Nalle Hukkataival è riuscito a risolvere “Ninja skills”, 8b+, suo bel progetto con movimenti acrobatici, a Sobrio, nella zona di Chironico.

Ottobre/Inghilterra - Sam Davenhall si è aggiudicato la prima ripetizione di “Kaizen”, 8b+, uno dei blocchi più duri del Regno Unito, aperto da John Gaskins nel 2001, a Woodwell. Ottobre/Italia - In valle Ellero, nel cuneese, Christian Core ha scoperto e salito una nuova sequenza estrema: “Toki”, difficile traverso per cui ha proposto il grado 8b+. Ottobre/Svizzera – Il fuoriclasse francese Fred Nicole ha sfruttato le favorevoli condizioni autunnali ed è riuscito nella prima ripetizione

Bern Schwaiger, Hurricane (Christina Dalla-Bona)

Dicembre/Svizzera – A Cresciano, Adam Ondra ha reso evidente che pur praticando il bouldering come attività ludica le sue prestazioni sono da specialista di livello mondiale: il 18 dicembre ha risolto “The dagger”, 8b+, e il 21 dicembre ha effettuato la prima salita con sit start della nuova versione di “Dreamtime”; nel mese di novembre dal celebre blocco si era infatti staccata una presa fondamentale e Adam si è trovato costretto a inventare una nuova sequenza per salirlo, senza tuttavia rilevarne un aumento della difficoltà che a suo dire rimane di 8b+.

Iker Pou, Aker (wspinanie.pl) UP /83


FALESIE

VIE LUNGHE

ÁGER (Spagna)

ITALIA LA MEMOIRE DU GLACIER (Zoccolo dell’Eveque) ANEMOFOBIA (Gruppo del Coglians) ANIMAL HOUSE (Gruppo del Coglians) MIAMI BEACH (Gruppo del Coglians) PINA GELADA (Gruppo del Coglians) TUTTO PER LA CASA (Gruppo del Coglians) RIGOGOLO (Gruppo del Coglians) OCUS POCUS (Piz Serauta, Marmolada) LINEA MAGINOT (Gruppo del Sella) BATAJAN (Torri del Sella) SPIGOLO DELLE STELLE (Torri del Sella) VECI MULONI (Monte Popena) IL CRISTO PENSANTE (Pale di S. Martino) SKYLUKE FOR ALEX (Pale di S. Martino) SOLE ROSSO (Dolomiti Orientali) BABUDRI-SAIN (Dolomiti Orientali) GRANDE LUNA (Dolomiti Orientali) BABUDRI-SAIN (Dolomiti Occidentali) VIA DEL GIARDINO PENSILE (Dolomiti Occidentali) NUOVA VIA ANDREA E PAOLO (Rocca du Fò) VIA GIOVANNI CORDANI (Rocca del Prete) PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA (Muzzerone) C’E’ POCO DA RIDERE (Sasso Rosso) VITA BASSA (Monte Procinto) EL DUENDE DEL TOCAOR (Sperlonga) I GUERRIERI DELLA LUCE (Sperlonga) UMBRAS (Punta Cusitore) PHARTENIA (Punta Giradili) CHIACCHERE E DISTINTIVO (Monte Pellegrino) FATTI NON FOSTE (Monte Gallo) KAOS (Monte Gallo) LA LINGUA PURA (Monte Monaco)

PAJKOVA STREHA (SPIDER’S ROOF) (Slovenia) TELENDOS (Grecia) S. VITO LO CAPO (Italia) Antalya (Turchia) Schattenreich (Austria) Pembroke (Galles UK)

relazioni 2009 Antalya-Turchia (ph.Oviglia) UP /86


relazioni 2007 VIE LUNGHE

GHIACCIO E MISTO

SPAGNA ORBAYU (Picos de Europa)

GONDO GULLY (Gole di Gondo) PER LEILA (Val Riofreddo) EROS (Val Riofreddo) THE PROPHET (Val Riofreddo) LEBEN IST JETZT (Zillertal)

FRANCIA L’AVENIR DERRIERE SOI (Presles) SVIZZERA ZAHIR+ (Wendenstöke) INGLOURIOUS BASTARD (Karwendelgebirge) HUNDERT WASSER (Karwendelgebirge) WOODSTOCK (Karwendelgebirge)

Gondo Gully-Svizzera (ph F. Vaudo)

Eveque-Monte Bianco (ph.Bonfanti)

Presles-Francia (ph.Fara) UP /87


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