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Marketing sopra le righe

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STORY OR DIE

Autore: Lisa Cron Editore: Flaco Edizioni Gorup, 2021}

“Non sarai mai ascoltato fino a che i destinatari del messaggio non saranno ascoltati a loro volta. Se quello che stai dicendo non è parte della loro visione del mondo, di ciò che a loro importa veramente, di come vedono loro stessi, l’unica cosa di cui li persuaderai è che tu, di loro, non sai assolutamente niente”.

Vorrei potere ribadire il concetto della centralità della conoscenza, ma non riuscirei a dirlo meglio di Noah Harari che ci ricorda come in un mondo alluvionato da informazioni, la lucidità sia il vero potere. Nel suo libro, Lisa Cronn, ritorna sull’argomento sottolineando come esista sempre una connessione tra le storie che raccontiamo (storytelling) e le persone a cui le raccontiamo. Questo significa che se vogliamo costruire quel legame tra esperienza e memorabilità tanto caro a Pine e Gilmore nella loro “Economia delle Esperienze”, è dalle persone che dobbiamo partire.

Inostri acquisti hanno sempre più a che fare con i legami che costruiamo con le aziende, pertanto l’esperienza per costituire una reale fonte di vantaggio competitivo deve rispondere a cinque requisiti: gestire, conoscere e superare le aspettative delle persone, rendere semplice la fruibilità di qualsiasi processo, essere coerente rispetto al posizionamento scelto, instaurare con il cliente una relazione profonda e trasformarlo da semplice spettatore ad attore del cambiamento. Il tutto in una cornice di sostenibilità che, lungi dall’essere declinata solo con caratteristiche ambientali, rappresenta la fattibilità nel tempo delle iniziative per le aziende. A ciò vorrei aggiungere due osservazioni. La prima riguarda la ricaduta di qualsiasi idea in ambito esperienziale rispetto alle comunità di appartenenza dei punti vendita e delle organizzazioni (industriali o distributive): un adattamento territoriale che non solo è auspicabile ma traduce in strategia concreta quella necessità di conoscenza con cui ho voluto aprire questo articolo. La seconda è invece legata ad una osservazione presente nel libro che oggi ci accompagna, ovvero al fatto che la storia (ovvero l’esperienza) debba attingere dal pubblico stesso a cui si rivolge. Aggiungo che la storia deve essere vera. E per essere vera deve risultare credibile (e fattibile).

Elisa Fabbi, Università di Modena e Reggio Emilia

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