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Editoriale

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Real estate

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Italia: sempre meno BAMBINI sempre più PETS Nel corso della tavola rotonda che ho moderato il 28 ottobre al Forum Retail sul tema Foodgrocery e Petcare uno degli speaker, nel corso di un intervento che analizzava i settori più perfomanti nel grocery e l’andamento del petfood durante e post pandemia, ha detto una frase che mi ha particolarmente colpita e cioè che in Italia i pet sono il triplo dei bambini. La sua voleva indubbiamente essere una simpatica provocazione che però mi ha indotto a riflettere. I numeri parlano chiaro: nelle case degli italiani Euromonitor stima la presenza di oltre 62 milioni di animali d’affezione, di cui quasi 30 milioni di pesci, più di 16 milioni di cani e gatti, circa 13 milioni di uccelli e oltre 3 milioni e mezzo tra piccoli mammiferi e rettili. I cosiddetti pet sono parte integrante delle famiglie in cui vivono, e questo si riflette ovviamente sull’andamento positivo del mercato del pet food e pet care che nell’ultimo anno hanno registrato, secondo IRI, +8% e +4,1%. A questi dati si aggiunge la forte accelerazione che la pandemia ha impresso all’e-commerce. Anche i numeri dell’altro versante parlano altrettanto chiaro: i nati in Italia nel 2021 per la prima volta scenderanno sotto la soglia dei 400mila. Cosa ci spinge a preferire un animale domestico a un figlio? Di primo acchito verrebbe da dire che “mantenere” un cane o un gatto è decisamente meno oneroso di crescere un bambino, ma se si pensa al mondo di servizi legati ai pet che ha preso vita negli ultimi anni (dai dog sitter per quando non puoi occuparti delle loro passeggiate, alle pensioni che se ne prendono cura quando vai in vacanza, agli accessori più disparati) viene da chiedersi se la ragione sia effettivamente economica. Una cosa è certa, il mercato rispecchia perfettamente questo trend. I supermercati riducono gli spazi dedicati ai prodotti per bambini a fronte di scaffali sempre più ricchi di crocchette, ciotole, tappetini. Inoltre, a fronte di una crescita inarrestabile delle catene specializzate (+19,7% a valore e +13,8% a volume rispetto all’anno precedente), molte insegne della grande distribuzione hanno deciso di investire sui loro pet store (che hanno raggiunto un fatturato di 43,6 milioni di euro, con un’incidenza sul mercato totale pari all’1,8% tra canali fisici e online), puntando non solo sull’assortimento, ma anche sui servizi con personale qualificato in grado di consigliare i clienti, servizi di toelettatura e, in alcuni punti vendita, anche di veterinaria, coperture assicurative e la possibilità di fare donazioni a canili e gattili. Abbiamo quindi davanti a noi un futuro costellato di anziani che porteranno a spasso cani e compreranno crocchette e guinzagli online? Si spera di no, o almeno, non solo quello. Stefania Lorusso, Responsabile Editoriale DM

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