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Gruppo Felsineo fra plant based e nuovi canali
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di Armando Brescia e Maria Teresa Giannini
Il gruppo bolognese è protagonista di un'eclatante diversificazione. Come si passa dalla mortadella alle proteine a base vegetale?
Prossimo a spegnere 60 candeline e bolognese nel dna, come si evince dal nome (toponimo etrusco della “rossa”), il Gruppo Felsineo è specializzato nella produzione di mortadella dal 1963, tanto da aver ottenuto il riconoscimento di Marchio Storico di Interesse Nazionale. Società Benefit dalla fine del 2021, Felsineo è anche entrato nel business del plant based dal 2017, quando a Zola Predosa (Bo) è stato inaugurato un secondo stabilimento a pochi metri dal primo. Il direttore sales & marketing Arnaud Girard ha tracciato un quadro dell’azienda negli ultimi 12 mesi, degli investimenti in innovazione e dei desiderata per il futuro.
CheannoèstatoquellodapococonclusoperilGruppo Felsineo?
Siamo soddisfatti della positiva chiusura dello scorso anno, grazie a un mercato che si è ripreso rispetto al 2021: nulla di strano, poiché parliamo di un prodotto meno costoso rispetto ad altri salumi come il prosciutto crudo. Tuttavia, per comprendere a che punto siamo oggi, bisognerebbe parlare della nostra storia sessantennale: siamo un esempio di eccellenza alimentare italiana e il nostro lavoro è da tempi non sospetti all’insegna della sostenibilità a 360 gradi, perché solo così si riesce a stare sul mercato ad alti livelli.
Inchepercentualelavostraproduzioneèdirettaallamarcaprivata?
Siamo partner delle insegne della Gdo da tanti anni: sul totale, il 60% a volume è diretto a loro come private label, dove siamo più orientati verso il banco taglio. Adesso il momento è critico a causa degli incrementi dei costi della materia prima, dell’energia, degli imballaggi, del trasporto, ma siamo anche consapevoli di dover offrire ai nostri clienti soluzioni adatte a soddisfare le esigenze dei consumatori.
Qualisoluzioni?
Mi riferisco, per citarne alcune, alla diversificazione dei prodotti e alla riduzione del sale, un argomento molto sentito. Se pensiamo al segmento premium, per esempio, a Marca 2023 abbiamo presentato la mortadella Km Rosa che risponde a tutto ciò che viene richiesto oggi a un’azienda agroalimentare: benessere animale, attaccamento al territorio, ridotta sapidità, mangimi di filiera e suini allevati al pascolo. Nel corso del 2022 abbiamo anche lanciato una linea di cubetti vegetali di 4 referenze: simil pancetta dolce, simil pancetta affumicata, simil pollo arrosto e simil salmone, anch’esse presentate alla fiera bolognese lo scorso gennaio. Quello dei cubetti è un mercato molto ampio, ma manca ancora un’offerta vegetale articolata.
Comesistasviluppandoequantopesa,sulfatturatototale,ilvostrocompartoveg?
Oggi oltre alle persone vegane ci sono i flexitariani, cioè coloro che nella propria dieta limitano sensibilmente la quantità di proteine animali pur non eliminandole del tutto.
Questi consumatori cercano molto i nostri affettati vegetali per gli ingredienti e il profilo nutrizionale che presentano: contengono il 30% di proteine “verdi” nella ricetta e pochissimo grasso. I lanci del 2021 hanno portato a una crescita del 36% durante l’anno successivo nel canale Gdo (quasi il doppio della media del comparto, che è circa il 20%, ndr). Attualmente il nostro plant based vale intorno ai 5 milioni di euro sul fatturato totale. Non male per un ramo d’attività con solo 6 anni alle spalle.
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InItaliaFelsineoVegèpresenteanchenelfoodservice?
Ci stiamo avvicinando a questo canale. Il prodotto incontra molto l’interesse di gestori e ristoratori, ma dobbiamo essere anche noi a promuoverlo attraverso la collaborazione con gli chef. Ci vuole un approccio diverso rispetto alla Gdo, perché bisogna concepire i menù dalle ricette fino al costo previsto per i piatti. Quando parliamo di “food service” pensiamo più alla ristorazione collettiva, ma non escludiamo quella commerciale, i bar, i ristoranti, come pure le industrie che fanno pizze, surgelati, piatti pronti, panini, sandwich e tramezzini.n