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L’opinione

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Prontuario

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di Anna Zottola

Da tempo pensavo di scrivere un articolo dedicato a Emilio Trabella, il Giardiniere paesaggista che ci ha lasciato nel 2019, da poche settimane raggiunto dalla sua fedelissima moglie Clelia. È una testimonianza che ci può essere di insegnamento, a partire dalle sue qualità umane: passione e disponibilità. Passione, che alimentava con la curiosità di conoscere, capire, apprendere. Studiava la località che accoglieva il suo prossimo giardino, pensava quali piante avrebbe conservato e quali avrebbe sostituito, si aggiornava sulle innovazioni di prodotto e sulle tecnologie. Ascoltava i racconti dei più anziani per conoscere le storie sullo sviluppo dei giardini che voleva riqualificare, e acquistava stampe e libri antichi e contemporanei provenienti da ogni parte del mondo. Era sempre disponibile per tutti. Generosità senza limiti, per clienti e colleghi. Dopo i suoi studi a Minoprio, Emilio ha poi sviluppato cultura e competenza professionale, maturata nell’azienda comasca Ratti. Una straordinaria professionalità, accresciuta dalle numerose esperienze in tutta Italia. A lui erano particolarmente care quelle nei giardini affacciati sul

Lago di Como. Giardini che ritrasformava solo dopo lunghe soste, e frequenti osservazioni dalla barca, per raccogliere i particolari offerti da ogni terrazza o balconata, la vista sui viali, e lo specchio che riflette con tinte irreali le ville e i parchi che si affacciano sul Lario. Era la ricerca continua per percepire l’insieme, il paesaggio. Quel paesaggio ricostruito con minuziosi particolari che ricomponeva solo con il gusto del bello, e che riproponeva ai suoi clienti nei progetti che presentava sotto forma di acquarelli. Una tecnica, questa, poco utilizzata dai giardinieri. L’acquarello incantava i proprietari, che si trattasse di nobili o di uomini della finanza. Lo stesso incanto che creava quando faceva da cicerone agli appassionati di giardinaggio – per la storica Società Ortofloricola Comense che ha presieduto per tanti anni – per l’evento Orticolario, per diversi Garden Club italiani e per il Fai, del quale è stato consulente. Nessuno escluso: lui faceva da guida agli studenti delle scuole agrarie e insegnava la botanica, quella vera, che nasceva dalle sue osservazioni giorno dopo giorno della vita delle piante. Aggiungendo curiosità, aneddoti e favole. Tra le numerose piante che Emilio proponeva nei suoi giardini lacustri, c’è la Camellia. Una nuova varietà di sasanqua, selezionata dalla Società Italiana della Camellia, ha preso il nome di “Emilio Trabella” (ne abbiamo parlato sul numero 20 a pag. 60): cresce nel Parco della Villa del Grumello, uno dei giardini sul lago che più amava. Il ricordo di Emilio non svanirà tra i professionisti del verde, sarà solido come la scultura permanente a lui dedicata da uno dei suoi fratelli d’adozione, Pierluigi Ratti. Un albero artistico installato nel bosco della Tenuta dell’Annunziata a Uggiate Trevano (CO).

Il Giardiniere CHE RACCONTA IL GIARDINO

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