di Benito Jacovitti
Jacovitti, uno dei capisaldi del fumetto italiano, ci trasporta a bordo di un treno carico di nevrosi e pulsioni in una metaforica “cavalcata” nel cuore degli anni Settanta. Lasciato senza freni, il Jac spazia dalla politica più becera all’italietta fatta di scaramucce, nudi fugaci, quasi estemporanei e crisi coniugali — con corna di tutti le forme e per i più disparati motivi — mescolando il piglio leggero e le “freddure di spirito” che hanno contraddistinto buona parte della sua produzione fumettistica (da Zorry Kid a Jak Mandolino a tutta quella serie di personaggi ‘minori’ nati sulle pagine de «Il Vittorioso» e delle altre riviste). Piccoli spaccati di quotidianità, tutta quella serie di vignette nonsense in cui l’autore si tuffa in una propria realtà parallela pregna di immagini all’apparenza futili, ricolme invece di un profondo significato.