Isola gentile

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isola gentile

Sergio Toppi

Isola gentile di Sergio Toppi © 2016, Mosquito – Eredi Toppi © 2022, Solone srl Tutti i diritti riservati. Collana Sergio Toppi, 15

Direttore editoriale: Nicola Pesce Ordini o informazioni: info@edizioninpe.it Caporedattore: Stefano Romanini Ufcio stampa: Gloria Grieco ufciostampa@edizioninpe.it

Coordinamento editoriale: Valeria Morelli Trascrizione testi e correzione bozze: Cristina Fortunato

Si ringrazia Erasmo Frascaroli per la gentile consulenza.

Stampato tramite Tespi srl – Eboli (SA) nel mese di dicembre 2022

Isola gentile fu pubblicato per la prima volta su «Corto Maltese» nn.3-4, nel 1987.

Edizioni NPE

è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) edizioninpe.it facebook.com/EdizioniNPE twitter.com/EdizioniNPE instagram.com/EdizioniNPE #edizioninpe

Isola gentile di Sergio Toppi

Sergio Toppi e la claustrofobia della creatività, ovvero: un autore senza limiti

L’Isola che non è solo un’isola

Se la sconfnata produzione di Sergio Toppi fosse una spiaggia, e ogni sua opera fosse un granello di sabbia, Isola gentile (storia che vi apprestate a legge re nel caso abbiate generosamente e incoscientemente scelto di indugiare su questa prefazione), in quella distesa di capolavori, brillerebbe di una luce di versa, con una intensità maggiore, quasi ipnotica.

Perché? Perché consolida e testimonia un moto dell’anima o un manifesto ideologico del Maestro del fumetto di cui, in questo 2022, si celebrano i dieci anni dalla scomparsa e i novanta dalla nascita.

Apparsa per la prima volta nel 1987 sui numeri 3 e 4 della quinta annata della gloriosa e mai troppo lodata rivista «Corto Maltese» (Ed. Milano Libri/Rizzoli) si inserisce nel così detto “Filone fantastico toppiano”, che proprio nelle pub blicazioni della blasonata casa editrice milanese trova la sua culla.

Già in «Alter Alter» con Little Big Horn 1875 nel 1978 o con Sharaz-de del 1977, avevamo potuto apprezzare il desiderio di Toppi di indagare i misteri dell’immaginifco, di raccontare l’irreale dando forma a storie che oscillano tra l’iconico e il mistico, spesso velate di un manto di ineluttabilità.

Come nasce questo impulso nella volontà dell’autore? Per comprenderlo va indagato il percorso di questo fabuloso narratore.

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C’era una volta… Sergio Toppi

Di solito questo incipit, così evocativo, tipico di favole e fabe, introduce un’iper bole o un archetipo illogico: una bellissima principessa confnata in una torre, uno splendido principe azzurro non ancora accasato, o un saggio mago alla ricer ca di altro potere. Si adatta perfettamente anche al Maestro Sergio Toppi, perché qualcosa di iperbolico, fortemente inconsueto, assolutamente iconico permea tutta l’esistenza e l’arte dell’autore di alcuni dei più grandi capolavori della storia del fumetto. Non a caso lo studioso Giulio Cesare Cuccolini parla, per descrivere lo stile di questo placido rivoluzionario, di “Realismo magico”, defnizione che inquadra perfettamente l’autore, anche se Sergio Toppi, negli spazi defniti – che siano fatti di parole o di vignette – non ha mai amato abitarci. Anzi.

Toppi era un illustratore prestato al fumetto, o un fumettista che declinava il linguaggio della Nona Arte attraverso vignette, piccole, grandi, medie, ognuna della quale aveva la valenza di un’illustrazione? Per rispondere a questa doman da, per capire come e quanto l’autore di Sharaz-de e de Il Collezionista abbia in fuito sull’immaginario collettivo mondiale, sul modo in cui epigoni e maestri si siano abbeverati e dissetati alla sua fonte, bisogna fare un passo indietro, fno al 1954. In quell’anno, chi ebbe la fortuna di stringere tra le mani la nuova edizione dell’Enciclopedia per ragazzi della Mondadori, potette assistere all’esordio di Sergio Toppi, che all’epoca si frmava ancora solo con una semplice sigla “-T.-”. Tre anni dopo inizierà a lavorare per gli studi di animazione Pagot, gli stessi che diedero alla luce il celebre Calimero. Nel 1960 Toppi approda sul «Corriere dei Piccoli», per dare vita alla versione a fumetti del Mago Zurlì, su testi di Carlo Triberti, ispirato ovviamente al personaggio interpretato da Cino Tortorella sul piccolo schermo. Quello che troviamo in opere come Mago Zurlì e l’ipercubo (1961) è un tratto infuenzato dalla scuola di Pagot e dalla forte impronta culturale e artistica che Carosello imponeva in quell’epoca.

L’autore iniziò il percorso che lo portò a sviluppare il segno che conosciamo e amiamo ancora oggi in seguito al suo incontro con un altro Maestro della Letteratura disegnata, Mino Milani, che lo introdusse al rapporto che lega fu metto e racconto storico, elemento che caratterizzerà a lungo la sua produzio ne. Primo passaggio è sicuramente un racconto dedicato a Pietro Micca, ap parso sul «Corriere dei Ragazzi». Se da un lato Milani, che aveva la grandissima capacità di misurare, capire e rapportarsi nel modo più corretto con i disegna tori con cui collaborava, lasciò assoluta libertà al suo compagno di viaggio, la stessa libertà veniva a mancare dalla redazione del «Corriere dei Piccoli». A tal proposito, Toppi ebbe a dire: «Per loro tutto era quadrato, mentre ci sono cose che non lo sono». In questa dichiarazione c’è una parte dell’essenza più intima dell’autore, la consapevolezza, già all’inizio del proprio percorso, che la

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potenza immaginifca a cui aspirava, che voleva trasmettere nelle sue tavole a fumetti, non sopportava i confni di una vignetta. Questa cifra stilistica, negli anni, si manifesterà in uno stile unico e irripetibile che porterà il ragazzo che aveva iniziato il proprio percorso nello studio Pagot a creare tavole spesso pri ve di closure, cioè lo spazio bianco che separa una vignetta dall’altra. Toppi sovrappone, mischia, evoca quinte che ripudia e poi esalta, senza tuttavia di sperdere o sacrifcare il senso della narrazione. Lo fa, con progressiva volontà, durante tutto il proprio percorso artistico, che passa dal «Corriere dei Ragazzi», dove realizza, tra le altre cose, una raccolta di storie, I Grandi del giallo, di una valenza artistica e narrativa potente e coinvolgente. Ma prima di arrivare a questa consapevolezza creativa ci saranno diversi passi che l’autore, nato a Milano l’11 ottobre del 1932, dovrà compiere. Un incontro fondamentale av verrà nel 1974. Toppi inizia a collaborare con il «Messaggero dei ragazzi», di retto da padre Giovanni Colasanti che dà all’autore totale libertà creativa. Le vignette quadrate, le tavole rigide, si spezzano e il genio grafco erutta in una volontà di potenza che genererà quello che oggi viene chiamato lo “stile Toppi”. Di lì è solo un crescendo, un fume di lava innovativa che spazza tutto ciò che incontra. Nel 1975 giunge il premio Yellow Kid da parte del Salone Internazionale dei Comics di Lucca. È solo il primo di una lunga serie di premi, una parabola ascendente che culminerà nel 2007 con il Gran Guinigi come Maestro del Fumetto. Tra il 1976 e il 1978 vengono alla luce tre capolavori per la collana Un Uomo Un’avventura della Cepim (L’Uomo del Nilo, L’Uomo del Messico, e l’Uo mo delle paludi). Toppi è già mito, ma il suo viaggio non è ancora neppure a metà. Un’ulteriore doppia svolta per questo poliedrico e mai domo autore ar riva nel 1976/1977: da una parte le collaborazioni con «Il Giornalino», dall’al tra Oreste Del Buono gli chiede di collaborare con le Edizioni Milano Libri. Inizia il così detto f lone fantastico, prima su «Alter Alter», poi su «Linus». Qui nasce il racconto che vi apprestate a leggere.

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Per «Orient Express» crea Il Collezionista, personaggio che dedica la propria esistenza alla ricerca di oggetti unici, per la Sergio Bonelli Editore disegna Julia e Martin Mystère, per Astorina alcune storie di Diabolik destinate al mercato delle librerie, valica i confni italici e diventa un punto di riferimento nell’afol lato e ricco mercato della bande dessinée, cioè il fumetto francese, per il quale produce nuove storie inedite. Ammirato e studiato dai più grandi artisti del mondo, viene chiamato a realizzare copertine e illustrazioni per le major ame ricane, tra cui la Marvel Comics, casa editrice di Spider-Man e degli Avengers… Lo fa a modo suo, adattando i personaggi al suo tratto, e non il suo tratto ai personaggi. Un’ultima nota, forse amara, ma necessaria: per capire chi fosse davvero Sergio Toppi per il mondo del fumetto e dell’arte, citiamo le parole del Dio dell’editoria italiana a fumetti, il mai troppo compianto Sergio Bonelli, for te dell’umiltà che lo contraddistingueva: «Quando, da perfetto sconosciuto quale sono, grazie al cielo, al di fuori del piccolo mondo fumettistico italiano, mi presento a qualche manifestazione dedicata ai comics (a New York come a Buenos Aires, Barcellona come ad Angoulême), mi basta una semplice dichia razione per suscitare l’interesse e la stima dei miei interlocutori: “Mi chiamo Sergio Bonelli, pubblico fumetti in Italia e sono l’editore di Sergio Toppi”».

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Tuttavia, quando le riviste, da «Corto Maltese» a «Comic Art», sparirono dalle edicole, divenne sempre più complesso leggere nuovi lavori inediti di Sergio Toppi, che concentrò fortemente la sua produzione solo su illustrazioni, anche legate ai Tarocchi, spesso riproposte in edizioni limitate, che privarono il grande pubblico del piacere di godere delle sue opere. Oggi l’eredità di Sergio Toppi è immensa. Il suo tratto granitico, la sua costruzione della tavola, i suoi bianchi infniti, le fughe verso l’assoluto dei suoi neri sono oggetto di studio: in molti cercano di comprendere i segreti della luce e delle ombre che per Toppi non erano più tali.

Un problema di claustrofobia creativa

Sofermandosi sul percorso di vita dell’artista, il cui nome e la cui arte ha spinto tutti i possessori di questo splendido volume a leggerne il contenuto, emerge con prepotenza un dato: Toppi non amava i limiti.

Potremmo dire che sofrisse di claustrofobia creativa, nel senso che non accettava che la propria arte e la propria creatività venissero in qualche modo limitate, tanto dalla struttura di una tavola, quanto dalle imposizioni o dalle richieste di un edito re o dalla necessità di legarsi a un solo personaggio, magari per fdelizzare i lettori. Ma non solo. Neanche la realtà e il reale potevano essere una barriera. Da qui nasce il desiderio di narrare l’impossibile, l’improbabile e, ovviamente, l’irreale, senza tuttavia perdere di vista un concetto importante: l’ineluttabilità della sconftta.

Lottano e perdono i personaggi delle storie di Sergio Toppi. Lottano con tutte le loro forze, con disperazione, a volte con cupidigia, con intensità e conosco no, di tanto in tanto, un’efmera vittoria, che nel tempo e nella temporaneità trovano la propria, mortale, nemesi. Succede anche al protagonista di Isola gentile, che dopo una vita meschina, trova la sua occasione, non richiesta ma imposta dal destino (identità che assumono le divinità quando non vogliono essere nominate), di essere eroico, di essere più forte del più forte, per poi, inesorabilmente, fare ritorno alla propria esistenza, dove la sconftta, spesso nella forma della morte, è imperatrice imbattibile.

Piena libertà immagini f ca, nel narrare, ineluttabilità del destino, nel narrato

Quest’ossimoro è uno dei manifesti creativi di Sergio Toppi, che nell’Isola gentile trova massima afermazione.

Ovviamente, l’immensità di Toppi non può essere racchiusa in un solo aspet to della sua arte, ma una rotta d’intenti è fatta di più punti, che collegati tra di loro disegnano una mappa, che se seguita ci porta a un forziere stracolmo di storie, di valore infnito. Buon viaggio a tutti.

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P.S.: Questa prefazione potrebbe, per manifesta incapacità di chi la redige, trasmettere l’immagine di un autore privo di ogni leggerezza calviniana. Sarebbe un crimine, perché l’ironia, ricercata, non manca mai nelle pagine dei grandi Maestri. Per provare quanto afermato e per smentire questa visione, sfdiamo il lettore a individuare nelle pagine a venire la parodia di un grande personaggio dei fumetti, avatar del concetto di avventura gloriosa, qui rappre sentato, da un Toppi pungente quanto mai, come diverso da un contrario, in una “laida” versione di sé stesso.

le sterne riempiono l’aria con le loro strida: gridano così forte da coprire il rumore della risacca. Guardo il mare vicino all’imbarcazione con la quale, non so come, sono arrivato a questa spiaggia. È stato un viaggio incredibile, e lo provano la vela a brandelli e lo scafo che sembra un relitto…

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ma sono ancora vivo, anche se non so dove il vento e le onde mi abbiano portato… ma intanto qualcosa mi è successo…

a meno che l’avventura non consista nel fare da segretario a un missionario metodista, che mi cacciò poi perché la sua amante mezzosangue mi aveva preso in antipatia, delusa da certe mie prestazioni…

…qualcosa che ha spezzato il cerchio di giorni senza storia che mi avvolgeva. Potrei chiamarmi john nothing o pedro ninguno per quello che mi è capitato in questo mondo di isole che chiamano incantate e dove tutti dicono di aver assaggiato il sapore dell’avventura; io sono vissuto con il cibo agro della peggiore banalità, non mi è mai capitato nulla. Niente.

l’elenco dei convertiti va aggiornato e il tetto della veranda rifatto… dopodiché si ritenga libero…

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accadde una notte. Meditavo sulla mia sorte con l’anima cariata come quegli orribili denti che dovevo maneggiare… il richiamo giunse improvviso, un pulsare fondo come di tamburi, perentorio come un comando…

ho vagabondato poi su e giù per l’arcipelago, da malaita a ponape, sempre con la speranza di qualche affascinante imprevisto, per finire al servizio di un dentista cinese che mi adibiva alla lucidatura della sua collezione di molari, in verità ero suo schiavo, proprietà di quella carogna soave.

miei denti tu tieni con cura e mangi… non tieni bene, molto male per te…

mi trovai a correre verso la spiaggia, nella notte carica di improv viso di un’aspettativa sconosciuta, qualcosa da tanto tempo attesa…

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ehi, tu, dove credi di andare… il padrone non vuole che si vada in giro di notte… fermati, mi hai sentito?

presi il largo, al buio, e della successione di giorni e notti che seguirono non ricordo se non quel battito implacabile che mi guidava a una meta sconosciuta, attraverso le voci del mare e del vento.

fammi passare, maledizione, non posso fermarmi…

e ora sono qua, su questa spiaggia che non conosco, un’isola forse… ma per la prima volta mi sento dentro un gioco dal quale sono sempre stato escluso.

cominciavo a temere per la tua sorte, ma vedo che sei arrivato in buone condizioni.

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sei il benvenuto.

Questa è un’isola gentile con chi ha la sorte di essere chiamato e risponde all’appello. Molti lo attendono tutta la vita, e quando viene non lo sentono, o lo sentono e si perdono per la via.

Tu hai sentito e sei arrivato: è un grande dono per chi sa capire, e spero che tu capisca…

e tu chi sei? Come sono arrivato a questo posto? Ho navigato giorni e notti senza mangiare o bere e sono ancora vivo: perché?

troppe domande: la tua razza sembra nata per chiedere… come, cosa, quando… sei stato chiamato, sei arrivato, accetta il gioco che ti viene offerto e non chiedere altro. Non temere, vienimi vicino.

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le trame del possibile sono larghe e infinite: può trascorrere una vita intera senza incontrare i nodi che ne formano il tessuto. Ma ora, nella mia mano, i nodi del possibile sono fitti e vicini… prendine uno e scioglilo, e vivi quello che la tua scelta ha comportato, fino in fondo… avanti, cosa aspetti?

è un grande dono questo che ti viene concesso. Lo hai atteso da anni, dovresti apprezzarlo… addio, per ora…

ehi, un momento, ma chi sei…? Accidenti, sparito…

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aiutatemi, vi prego… fatemi scendere da qui… presto… 17

pochi istanti dopo.

vi sono

grato, signore. Mi avete tolto da una situazione incresciosa per la mia sicurezza e dignità. Le costrizioni

di qualsiasi natura mi sono insopportabili…

a dopo le spiegazioni: ora dobbiamo pensare a nasconderci da qualche parte prima che ci trovino… siamo in pericolo, amico mio…

ma che facevate appeso lassù… Chi vi ha messo in gabbia?

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buona caccia, oggi.

io, yabitok, cercavo un maialino bianco scappato dalla gabbia e ne trovo un altro, più grosso. il grande padrone sarà contento di yabitok: qualcuno un poco meno… come te, piccola testa pelata… e adesso, marsch!

maledetti… ti ripescherebbero dal fondo dell’inferno…
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avanti, siamo arrivati… entrate là dentro…

io, yabitok, ho riportato il piccola testa pelata, e con lui un altro maiale bianco…

il piccola testa pelata è scappato dalla gabbia con l’aiuto dello straniero, ma yabitok li ha presi. yabitok vede tutto.

sopporto ogni cosa ma non di venir vilipeso da un sudicio papua e pertan…

basta con questo cicaleccio… ho qualcosa da dire al nostro amico piovuto dal cielo, a quanto mi sembra: aprite le orecchie, giovanotto.

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vi parla il frigattekapitÄn conte savius von habst-ermolli, proprie tario di quest’isola e di quanto essa contiene, uomini e cose: voi incluso, naturalmente.

ci conosciamo da pochissimo tempo e già mi avete profondamente contrariato, entrando clandestinamente nel mio territorio e ostacolando il corso inappellabile della mia giustizia con la liberazione di un prigioniero punito per la sua oltraggiosa riottosità.

Voi non mi piacete affatto, e ciò tinge di nero il vostro avvenire.

quanto a voi, piccola testa pelata, conoscerete i rigori della mia ira troppo a lungo trattenuta. è la sesta volta che tentate di scappare per sottrarvi ai miei voleri, e poiché una settimana in gabbia non vi ha convinto, passeremo a metodi più radicali…

protesto: sono trattenuto qui in spregio di ogni norma civile…

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le uniche norme vigenti sono le mie. Yabitok, taglia la testa al qui presente signore… in nome di dio non potete fare una cosa simile… non si può uccidere in questo modo… è mostruoso…

vedo che siete un sentimentale: se tenete tanto alla vita di quest’uomo sareste disposto a ricomprarla?

ditemi le condizioni, e farò tutto il possibile…

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Volumi di Sergio Toppi già pubblicati in questa collana:

Sharaz-de – isbn: 978 88 88893 86 0

Blues – isbn: 978 88 88893 94 5

Bestiario – isbn: 978 88 88893 98 3

Lo spazio dentro il corpo – isbn: 978 88 94818 66 6

Finché vivrai – isbn: 978 88 94818 08 6

Il Collezionista – isbn: 978 88 94818 16 1

Tanka – isbn: 978 88 94818 39 0

Solitudinis Morbus – isbn: 978 88 94818 48 2

Chapungo – isbn: 978 88 36270 20 0

Ogoniok – isbn: 978 88 36270 33 0

Il dossier Kokombo – isbn: 978 88 36270 53 8

Dio Minore – isbn: 978 88 36270 71 2

Myetzko – isbn: 978 88 36270 87 3

Krull – isbn: 978 88 36270 93 4

La casa editrice del fumetto d’autore edizioninpe.it

«Questa è un’isola gentile con chi ha la sorte di essere chiamato e risponde all’appello».

Un uomo dall’identità ignota sembra essere condannato a una vuota esistenza. Per quanto si sforzi di modificare il proprio destino, nessuna avventura, imprevisto o emozione ac carezzano la sua vita. Finché una notte un improvviso richiamo, come un battito di tam buri, lo spinge a mettersi in viaggio verso una meta sconosciuta.

Guidato dal mare e dal vento, l’uomo approda su un’isola sperduta. Ad accoglierlo, uno spiri to tribale che gli ofre uno strano dono. Cominciano così una serie di incontri e scontri che condurranno a un fnale inatteso. Sergio Toppi trascina il lettore in questo percorso di rinascita, imprimendo le sfumature del sen timento umano sui volti dei protagonisti.

Sergio Toppi (Milano 1932 – 2012), è stato un illustratore ed un fumettista italiano. Oggi è considerato uno dei più grandi autori mai esistiti. “Dalle sue tavole così incise e così bulinate, dalla ricchezza traboccante delle sue storie misteriose e tragiche ci viene costantemente il conforto che può esistere un uomo così responsabile, così pronto a rispettare il suo impegno. Come una religione. Il suo lavoro tende alla perfezione, per semplice senso del dovere”. edizioninpe.it

euro 16,90 ISBN:978-88-36271-02-3

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