Feltrino News n. 12/2021 Dicembre

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In ricordo di Raffaella Carrà di Laura Paleari

“A FAR LA MODA COMINCIO IO” "Io non mi sono fatta problemi a farlo vedere in tv (l’ombelico). Ero libera. Anche i 'colpi di testa' erano il segno della libertà dalla lacca, dalle sovrastrutture, dalla rigidità. Io ero così, senza costrizioni”

L

a sua scomparsa ha sconvolto tutti, perché Raffaella Carrà non era solo una star ma un vero e proprio simbolo di cambiamento e rivoluzione. Di sangue bolognese, nata il 18 giugno del 1943, sotto il nome di Raffaella Maria Roberta Pelloni, studiò danza e recitazione per poi dedicarsi completamente al mondo della spettacolo. Negli anni ’60 assunse lo pseudonimo di Raffaella Carrà, sotto consiglio del regista Dante Guardamagna, il quale, decise di omaggiarla con il nome e cognome di due grandi pittori: Raffaello Sanzio e Carlo Carrà. La carriera di attrice, tuttavia, non ebbe particolare successo e riscontro nel pubblico, fu solo in seguito, negli anni ’70, che ebbe il suo esordio con il programma televisivo “Canzonissima” dove, non solo si esibì in una mise con l’ombelico scoperto (nessuna aveva mai osato tanto), con un completo bianco composto da crop top e pantalone attillato, ma venne addirittura censurata dalla Rai, per il suo iconico “Tuca Tuca” ,considerato troppo osè.

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La sua figura e il suo stile divennero presto iconici e indimenticabili, un vero e proprio segno distintivo. Pochi sanno, o si ricordano, che il simbolo per eccellenza della Carrà, il caschetto biondo, non fu presente fin dai suoi esordi; Raffaella nasce con dei capelli ondulati di colore rosso mogano; è solo in seguito alla sua apparizione in un programma Rai dove sfoggiava una parrucca bionda, che decise di “darci un taglio netto”. È incredibile come un taglio di capelli possa essere così incisivo, eppure fece la storia. Rosso, nero, bianco ed oro erano i suoi colori; collaborò con i più importanti costumisti del tempo, tra i quali: Renato Balestra, Gai Mattiolo e Gattinoni. Abiti iconici e uno stile personalissimo, tanto che, ancora oggi, i tessuti crepe con maniche strette e lunghe e grandi scollature sulla schiena vengono chiamati in Rai: “il crepe Carrà”. Esibendosi con i look più “futuristici” dell’epoca, anticipò le mode che arrivarono in seguito, con tute in pelle, spacchi vertiginosi ma anche look composti da blazer e pantaloni, preferiti dalla Carrà rispetto ai vestiti, per la loro comodità nel ballo; giocando con più stili, dal pop al rock, fino ad uno dei suoi più celebri look: il vestito rosso con maniche a sbuffo che

Luca Sabatelli creò appositamente per lei, per l’uscita di uno dei brani più famosi del repertorio della Carrà: “Fiesta”. Nel 2018, curata da Fabiana Giacomotti, a Cinecittà, venne addirittura realizzata una mostra dedicata ai costumi televisivi della Carrà; vennero esposti 40 degli oltre 400 indossati in scena dalla mitica Raffaella, la quale non ha fatto solo la storia della televisione ma anche del costume e della moda. La sua carriera venne infine consacrata negli anni ’90, con il programma televisivo su Rai 1: “Pronto, Raffaella?”, il quale mise finalmente in mostra le sue doti da conduttrice televisiva, una donna di spettacolo a 360 gradi, facendole vincere il titolo dell'European TV Magazines Asso-


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