Feltrino News n. 12/2021 Dicembre

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Viaggio nel futuro per conoscere il passato di Alvise Tommaseo

IL TURISMO GENEALOGICO NEL BELLUNESE

A

lla vigilia del Natale di 145 anni fa, più precisamente il 21 dicembre 1876,iniziava l’epopea dell’emigrazione bellunese verso le mitizzate, lontanissime “Meriche”. Dalla piccola ed, all’epoca, poverissima frazione di Fastro D’Arsiè partiva un gruppo di 58 persone, con destinazione la regione del Rio Grando Do Sul, nel sud del Brasile. In tutto 11 famiglie guidate dal parroco don Domenico Antonio Munari. Quel giorno le campane della locale chiesa suonarono ripetutamente a morto; tutti i 319 abitanti di quel borgo sapevano che si trattava di una partenza senza ritorno, l’addio a parenti ed amici era definitivo. Alle loro spalle, chi se ne andava, lasciava, malinconicamente, un paese stremato dalla miseria, dalle malattie, dalle calamità naturali. Il viaggio, durato quasi cinque mesi, fu una vera odissea che costò la vita a vari migranti. I superstiti sbarcarono a Porto Alegre il 10 maggio 1877. Da allora furono migliaia i Bellunesi, in particolare i residenti della vallata feltrina, a lasciare la loro terra. Fino all’epoca fascista le mete preferite furono Brasile, Argentina e Stati Uniti, a cui poi si aggiunsero Canada ed Australia; nel secondo dopo guerra l’emigrazione s’indirizzò verso Francia e Belgio, per poi, dagli anni ’60,virare verso Milano e Torino, dove le

nascenti industrie cercavano mano d’opera di qualità. Quando si parla dell’emigrazione dei bellunesi non si può non menzionare la storia di Anna Rech, che recentemente ha,addirittura, preso vita in un fumetto storico pubblicato dall’Associazione Bellunesi nel mondo dal titolo “Oltre l’ignoto le avventure di Anna Rech e Jack Costa” scritto da Andrea Barattin. Il successo di Anna Rech rappresenta nel migliore dei modi quei seicento Feltrini

che lasciarono i loro paesi ed i loro borghi nel triennio tra il 1875 ed il 1878 per raggiungere l’America, di questi, quasi la metà, proveniva da Seren Del Grappa. E l’emigrazione da questo Comune proseguì in modo massiccio negli anni successivi, basti pensare che tra il 1876 e il 1897 vennero rilasciati ai residenti ben 1015 nulla – osta validi per l’espatrio.

Molti di loro raggiungessero il Brasile in particolare la cittadina di Santa Caterina. Nell’epopea dell’emigrazione bellunese merita sicuramente un ricordo anche la storia di Giovanni Guido Conedera, giovane originario di Taibon Agordino che partì, alla volta del Sud America, nel 1879, ma che, per un imprevisto, sbarcò, suo malgrado, in Guatemala, dove, alla fine, decise di rimanere con il nome di Juan. E proprio quel nome venne dato ad un suo pronipote nato nel 1922 che, entrato giovanissimo nel seminario di Città di Guatemala, fu ordinato sacerdote nel 1946. Uomo di grande fede e di ottima cultura divenne vescovo e guidò, con grande carisma, varie diocesi del Paese centro americano. Sempre dalla parte degli ultimi, si schierò con coraggio a difesa dei diritti umani contro le violenze e le sopraffazioni messe in atto dai militari e dai guerriglieri. Monsignor Juan Conedera venne brutalmente assassinato il 26 aprile 1998 ed oggi, ad onorare questo discendente di emigrati bellunesi, è stato aperto il processo di beatificazione come

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