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L’editoriale: Sergio Mattarella Presidente

L'editoriale di Waimer Perinelli

MATTARELLA PRESIDENTE, SALVATO IL SOLDATO DRAGHI

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Sergio Mattarella è il nuovo Presidente della Repubblica. Proprio nuovo non direi, visto che ha ricoperto la stessa carica negli ultimi sette anni, ma l'entusiasmo manifestato dai suoi "grandi" elettori lo ha rigenerato. Saprete già tutto sulla sua vita pubblica ma per i distratti mi sembra giusto ricordare che compie quest'anno 81 anni, essendo nato a Palermo il 23 luglio del 1941. Accademico e avvocato è cresciuto nella Democrazia Cristiana di cui è stato anche vicesegretario, per arrivare al Partito Democratico passando dal Partito Popolare e la Margherita. Oggi è considerato indipendente e così deve essere un Presidente della Repubblica: "super partes". Aveva per 14 volte avvertito e ribadito che non chiedeva e non voleva essere rieletto, lasciando il Quirinale con i bagagli personali trasferendosi in un vicino appartamento romano. L'essere richiamato, malgrado la Costituzione non lo preveda o non lo neghi espressamente come dimostra il caso precedente di Napolitano, è una bella soddisfazione per lui, ma una grave sconfitta per i partiti nei quali malgrado il frenetico, stressante lavoro di consultazioni, sono prevalsi i veti immolando alcune vittime eccellenti come la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. E allora ben venga Mattarella Bis. Parafrasando un antico motto: il re è morto, viva il re, oggi aggiungiamo il re è risorto. Questo miracolo si è svolto con un rito complesso, drammatico a volte comico. In questa tragica commedia dove sono spirati venti di guerra, la stampa ha svolto un ruolo magistrale. Un grande statista inglese ha scritto che gli italiani vivono una partita di calcio come una guerra e una guerra come una partita di calcio. I media radio televisivi ci hanno rappresentato le sedute del Parlamento e le contorsioni dei leader dei partiti come la storica trasmissione radiofonica "Tutto il calcio minuto per minuto". Un vantaggio per i politici che hanno goduto di un vasto palcoscenico, per i politologi che, come i virologi, hanno profuso previsioni e interpretazioni, per i giornalisti, ospiti o cronisti, passati da uno schermo all'altro, con grande soddisfazione dei programmisti che, non pagando alcuno, hanno realizzato programmi a basso costo. Ora, sistemato il Quirinale, inizia la vera guerra della politica. Mario Draghi, il più accreditato successore di Mattarella, resta al suo posto e, davanti alla guerra economica in atto nel Paese e nel mondo, è probabilmente la cosa più bella che ci potesse capitare. I veri vincitori sono però loro i dannati, le anime che s'aggiravano smarrite nell'aula di Montecitorio, perché molti di loro l'anno prossimo non vi ritorneranno a causa del loro partito andato alla deriva se non allo sbando e perché loro stessi si sono suicidati votando la legge che riduce il numero dei seggi. Su di loro ha giocato la partita Silvio Berlusconi, un sognatore, a cui tutti i partner di un centro destra dove la destra è destinata a portare la fascia di capitano, ha dato la corda per impiccarsi mentre Sgarbi, il grande illusionista, per lui ha fatto lo scoiattolo racimolando i voti smarriti. La sinistra non è pervenuta se non per Matteo Renzi che si è speso apertamente per Draghi al Quirinale o il tandem che è ora sul podio. Infine, una fortuna per tutti noi: abbiamo salvato il soldato Draghi. Nell'anno che verrà alcuni partiti cercheranno di massacrarlo per recuperare visibilità pronti a uccidere la poca fiducia che ancora ci resta nella politica. Noi speriamo che ce la caviamo.

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