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La storia della vaccinazione
Quattro passi tra i vaccini di Armando Munaò
LA STORIA DELLA VACCINAZIONE
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A oggi non è facile stabilire quando sia iniziata la storia delle vaccinazioni. Da documenti storici, però, sembrerebbe che il punto d’inizio sia dovuto a Lady Mary Wortley Montagu, nata nel 1689 da una famiglia aristocratica dello Yorkshire. E sempre dai testi di allora si legge che fu proprio lei, nel 1717, quando risiedeva a Istanbul con il marito Edward, nominato ambasciatore, a rendersi conto e osservare una particolare procedura medica sviluppata in oriente: la variolizzazione, ovvero l’inoculazione di materiale prelevato dalle pustole di un paziente in fase di guarigione dal vaiolo che rendeva il soggetto inoculato più resistente a future infezioni. Una malattia, quella del vaiolo, che a quei tempi causava, ogni anno, la morte di centinaia di migliaia di persone anche in Inghilterra. Di questa particolare cura ne informò, per lettera, amici e conoscenti, e una volta rientrata in patria, e sfidando le “dure” resistenze della scettica classe medica, fece in modo di divulgare e promuovere la diffusione. E grazie alla sua tenacia la variolizzazione trovò una certa applicazione, anche in Europa, fino a quando non fu sostituita dalla vaccinazione, una nuova scoperta meno pericolosa della precedente, che ancora oggi è praticata.
L’inizio, lo studio e i risultati della vaccinazione Il 14 maggio 1796 un medico e ricercatore inglese, Edward Jenner, inserì nel braccio di un bambino, di nome James Phipps, una soluzione contenente materiale purulento che aveva prelevato dalla ferita di una donna malata di “Vaiolo Vaccino” che in quel tempo colpiva i bovini, e non di rato anche i coltivatori. La sua fu una felice intuizione determinata dalla quasi consapevolezza che il corpo del bambino si sarebbe difeso creando particolari anticorpi e che nel tempo sarebbe diventato immune alla malattia. Cosa che di fatto avvenne. Jenner aveva creato la vaccinazione, ovvero una particolare tecnica medica grazie alla quale s’impediva il contagio con persone sane. Jenner invio' alla Royal Society di Londra i 14 casi di soggetti che erano stati immunizzati. La Royal, dubitosa e diffidente, rifiutò di pubblicare gli studi, cosa che il medico fece a sue spese superando le diffidenze dei colleghi. Il metodo da lui scoperto ebbe grande risonanza e ampia diffusione, tant'è che oltre 100mila persone furono disposte a farsi vaccinare e quindi immunizzarsi dal vaiolo. Più tardi, nel 1805, Napoleone impose alle sue truppe la vaccinazione che fu poi estesa alla popolazione francese. Per la cronaca in quel periodo la malattia in Europa stava causando una situazione allarmante. Secondo documenti di allora nel 1753 a Parigi morirono di vaiolo 20.000 persone; a Napoli nel 1768 ne morirono 60.000
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in poche settimane e ogni anno a causa del virus Variola l'Inghilterra contava 40.000 decessi. In Italia, il merito della vaccinazione anti vaiolo si deve a Luigi Sacco, laureato a Pavia e primario dell’Ospedale Maggiore di Milano. Alla fine del 1799 vaccinò se stesso e poi cinque bambini con il pus raccolto da due vacche affette dalla malattia. A distanza di qualche tempo, verificò la sua immunità e quella dei bambini. Nel 1806 Sacco comunicò di aver vaccinato oltre 130.000 persone, tutte con esito positivo d’immunizzazione. Sempre per la cronaca, i vaccinati del Regno d’Italia furono più di un milione e mezzo, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo. La vaccinazione antivaiolosa fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888 dalla legge Crispi Pagliani. L’obbligo è stato abolito in Italia nel 1981, dopo che nel maggio 1979 l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha decretato eradicato il vaiolo dalla Terra. E sempre in Italia le vaccinazioni furono introdotte verso la fine del 1800 sulla spinta delle esperienze acquisite in Europa e nel nostro Paese con il vaccino contro il vaiolo e le ricerche sui batteri di Pasteur e Koch. Nel 1939 venne resa obbligatoria la vaccinazione antidifterica entro i primi due anni di vita del bambino. Una seconda importantissima tappa sulla strada dei vaccini si deve a Louis Pasteur, studioso francese riconosciuto oggi come il padre e fondatore della moderna microbiologia. I suoi studi s’indirizzano verso molteplici direzioni: sul Colera, il Carbonchio, ma soprattutto nello studio della Rabbia, una malattia molto diffusa la cui prognosi, quasi sempre, era la morte dell’infettato. Uno studio difficile e di non facile attuazione perché l’agente infettivo della Rabbia era un virus molto più piccolo dei batteri e non facilmente individuabile con i microscopi di allora. I suoi studi gli fecero comprendere che questa tremenda malattia si trasmetteva con il morso del cane ma che aveva la sua sede di sviluppo non solo nella saliva ma anche nel cervello. Partendo da questo presupposto decise di creare, con le diverse metodologie del caso, un vaccino utilizzando il midollo di un coniglio morto di rabbia. Ottenuto il vaccino sperimentale il 6 luglio 1885 fu iniettato su Jospeh Meister, un bambino di 9 anni morso da un cane rabbioso. Dopo 12 iniezioni e dopo circa 3 settimane e nonostante la ferma incredulità di moltissime persone contrarie a questa metodologia, il bambino guari definitivamente. Per la cronaca il 1° marzo 1886 Pasteur comunicò all’Accademia delle Scienza che su 350 persone sottoposte alla vaccinazione si era verificata una sola morte. Nel 1888 Pasteur fondò a Parigi l’Istituto Pasteur per lo studio e la cura delle malattie infettive che ancora oggi è un polo mondiale della ricerca biologica e offre contributi importanti per la conoscenza e la sconfitta delle vecchie e nuove malattie Infettive. Nel 1880 altra scoperta di un vaccino contro due grandi “peste” dell’800: la difterite e il tetano. Un vero progresso nella lotta contro malattie allora ritenute incurabili. Il merito si deve sia agli studi del tedesco Emil Adolf von Behring e sia alle specifiche scoperte del giapponese Shibasaburo Kitasato, suo collega all’interno dell’Istituto di Igiene di
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Berlino dove lavoravano insieme su queste ricerche. Behring è a tutt’oggi considerato uno dei padri fondatori dell'immunologia. Purtroppo la difterite non è stata del tutto debellata e ancora esiste nei paesi di sviluppo. In Italia la vaccinazione antidifterica è obbligatoria dal 1939. L’ultimo caso risale al 1996. In merito poi al tetano, nel nostro paese, il numero dei malati è drasticamente diminuito anche e soprattutto perché dal 1968 la vaccinazione è stata resa obbligatoria. A oggi si contano pochissimi casi, circa 60 ogni anno. Un posto di merito tra le figure più importanti nella storia moderna dei vaccini spetta sia ad Albert Sabin, un medico ricercatore americano, di origine polacca, cui si devono gli studi sul virus della Poliomielite e la successiva scoperta del vaccino e sia a Jonas Salk che il 12 aprile 1955 presentò il suo vaccino antipoliomielite da somministrare per via intramuscolare. Salk non volle mai brevettarlo perchè, diceva, “deve essere a disposizione di tutti”. Più tardi, nel 1957, Sabin, grazie ad approfonditi studi e a una particolare tecnica per attenuare il virus, ne sviluppò un altro con caratteristiche diverse e somministrabile per via orale. Il vaccino Sabin divenne la prima e più importante arma, utilizzata in tutto il mondo, per la lotta alla Poliomielite. Sabin, passerà alla storia anche e soprattutto perchè egli non volle
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mai trarre benefici economici dalle sue scoperte e anche lui si rifiutò sempre di brevettarle dicendo che “esse appartenevano ai bambini di tutto il mondo”. La poliomielite, per la cronaca, tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta, uccideva o paralizzava, ogni anno, più di mezzo milione di persone nel mondo. L’americano Maurice Hilleman passerà alla storia perché nel 1971 fu l’ideatore del famoso vaccino trivalente contro il morbillo, la parotite e la rosolia, tre malattie che colpivano quasi tutti i bambini. E in merito al morbillo i dati ci dicono che fino a quando la vaccinazione non è stata resa obbligatoria a livello mondiale (anno 1980) ha causato la morte di oltre 2milioni e mezzo di bambini, Per la cronaca il primo vaccino contro il morbillo fu creato nel 1963, quello contro la parotite nel 1967, e nel 1969 contro la rosolia. Hillerman e la sua equipe nel corso degli anni parteciparono e svilupparono altri importantissimi vaccini quali quelli contro l'epatite A, l'epatite B, la varicella, la meningite, la polmonite e contro il batterio emofilo dell'influenza.