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In filigrana: il rapporto Censis 2021

In filigrana di Nicola Maccagnan

Scienza, dubbi e irrazionale: dove stiamo andando? Il rapporto del Censis 2021 ci dice che...

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Il rapporto annuale del Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali, rappresenta ogni anno un appuntamento ricco di contenuti e suggestioni. Lo studio, arrivato quest'anno alla sua 55esima edizione, costituisce una sorta di fotografia molto dettagliata del Pese-Italia, analizzato da diversi punti di vista: economico, politico e soprattutto sociale. Una bella occasione, insomma, per guardaci un po' “da lontano” e capire chi siamo e soprattutto dove stiamo andando. Anche quest'anno, similmente a quanto accaduto nelle edizioni passate, non mancano gli spunti di interesse, ma anche le sorprese. Così ha fatto molto discutere nelle settimane passate soprattutto l'analisi che riguarda “Gli Italiani e l'irrazionale”. Ebbene, emerge chiaramente che, e i sentori erano peraltro chiari, accanto ad una maggioranza di Italiani che potremmo definire “ragionevole e saggia”, cresce in maniera esponenziale il numero di chi manifesta convinzioni e comportamenti che vanno nella direzione opposta. Qualche esempio? Partiamo dal tema di dominante attualità da oramai un paio danni, ovvero la pandemia da Covid-19. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni di persone) - sottolinea il rapporto del Censis - il Covid semplicemente non esiste. Per il 10,9% il vaccino è poi inutile o totalmente inefficace. Per il 12,7%, infine, la scienza produce più danni che benefici. Spaziando poi a quelle che potremmo definire la “tecno-fobie”, il 19,9% degli italiani considera il 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone. Ma c'è di più: il 5,8% (oltre 3 milioni e mezzo di italiani!) è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% è convinto che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna. Il tutto si giova naturalmente dell'effetto-valanga (o “panna montata” come preferite) generato da movimenti più o meno organizzati e soprattutto dal web, dove opinioni, ipotesi, pareri, anche i più azzardati o infondati, vengono rilanciati spesso senza nessuna verifica di fondamento scientifico. Un dòmino senza fine in cui si accavallano voci riportate e, talora, storture create ad arte. Sin qui alcuni dati, sui cui i Censis non risparmia un giudizio secco e perentorio: “Si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni pre-moderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste”, dice l'autorevole centro studi. Il passo successivo, doveroso, è chiedersi da dove tragga origine tutto questo e perché il fenomeno si alimenti con questa forza. Siamo di fronte ad un nuovo sonno della ragione, per così, dire 4.0? La risposta non può essere semplicistica, vista anche la portata e gli effetti, attuali e potenziali, del fenomeno. Qualcuno cerca di addossare la responsabilità di questa ondata anti-scientifica alla pandemia da Covid-19, alle paure generate nelle

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persone più psicologicamente esposte e alle conseguenze di due anni di limitazioni, chiusure e forzature sociali. Certo, la situazione che stiamo vivendo da oramai due anni ha “stressato”, e non poco, dinamiche personali, familiari, economiche e sociali, esponendo chi è più fragile ai venti del “dubito di tutto e tutti, sempre e comunque” e addirittura del “non credo più a nulla”. A ben guardare, però, la pandemia non appare da se stessa la causa del fenomeno, ma - questo sì - un suo potente acceleratore, che ha trovato terreno fertile in uno stato diffuso di disagio che tocca da almeno un paio di decenni molte persone. E non in maniera univoca, visto che la questione non riguarda da vicino solo chi è culturalmente meno attrezzato. C'è poi un altro tema, ben più subdolo e preoccupante, ed è quello che riguarda l'uso strumentale (a fini commerciali, politici e non solo) da parte di società, enti ed organizzazioni di questa situazione di disagio diffuso. Esiste un antidoto? Riaprire i libri, verrebbe da dire; in senso lato, ma anche strettamente materiale. Suona un fortissimo campanello d’allarme, in questo senso, anche il maldestro utilizzo a cui assistiamo quotidianamente della nostra meravigliosa lingua italiana, a volte un vero e proprio scempio. E non è solo questione di stile, di “fare i fighetti” insomma; la parola è lo specchio della mente e dei suoi processi. La dilagante incapacità di mettere insieme un periodo di senso compiuto e corretto è una straordinaria cartina al tornasole di un vero e proprio degrado culturale che riguarda non solo le giovani generazioni, ma che interessa trasversalmente tutta la nostra società, basti pensare alle storture in cui ci imbattiamo spesso anche su autorevoli testate giornalistiche o libri di vario tipo. Riaprire la grammatica, insomma, e con essa il sussidiario delle scuole medie. Lì troveremo scritto in maniera incontrovertibile che la terra è sferica, ma non solo perché lo asserisce qualche oscuro scienziato, bensì perché così è stata fotografata persino (!) dai satelliti. E che la penicillina, scoperta in una muffa (immaginate che cosa penserebbero al riguardo oggi i dubbiosi del terzo millennio!!!) ha salvato dal suo primo impego a scopi medici milioni di vite umane.

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