Conosciamo il territorio di Chiara Paoli
Dolomiti o Monti Pallidi? Alle origini del patrimonio montuoso Unesco
L
e Dolomiti furono scoperte o, per meglio dire, studiate per la prima volta da un geologo francese di nome Déodat de Dolomieu (Dolomieu, 1750 – Châteauneuf 1801). Alcuni campioni di roccia vengono inviati a Ginevra per essere analizzati da Théodore-Nicolas De Saussure, sarà lui a denominare questo minerale Dolomia in onore del suo scopritore. In realtà la definizione "Dolomiti" appare per la prima volta nel 1837, all’interno della guida intitolata “A Handbook for Travellers in Southern Germany”, edita da Murray a Londra. L’incredibile e curiosa descrizione riportata in merito alle montagne di dolomite, delineate quali «cime che s’ergono come pinnacoli ed obelischi arditi; mentre altre si estendono in creste seghettate e dentellate, simili alla mandibola irta di zanne di un alligatore», incuriosiscono altri studiosi. Vede così la luce nel 1864 l’opera: “The Dolomite Mountains: excursions through Tyrol,Carinthia, Carniola and
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Friuli in 1861, 1862 and 1863”, frutto delle escursioni di Josiah Gilbert e G.C. Churcill. Il volume farà sì che in tutta Europa queste montagne vengano riconosciute come Dolomiti, nome che ancor oggi le connota. Ma quelli che ci circondano vengono anche definiti Monti Pallidi, e qui entrano in gioco le leggende che fioriscono in ogni valle. Pare che ai tempi dell’antico Regno delle Dolomiti regnassero felicità e armonia, manchevoli però nel castello del re. Il principe aveva preso in sposa la principessa della luna, ma i due giovani innamorati erano costretti a vivere separati. Lui non riusciva a tollerare la luce della luna che lo avrebbe accecato,
mentre lei non poteva stare tra le montagne e i boschi che la rendevano così triste da farla ammalare. A risolvere la situazione giunge uno gnomo, il re dei Salvani, che in cambio di un luogo dove poter vivere con la propria gente rende le montagne del regno lucenti, così che la giovane sposa possa ricongiungersi con il suo principe. È proprio il biancore e la lucentezza conferita dai nani a questi monti che li